Portogruaro.Net Magazine

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| SETTEMBRE | OTTOBRE | 2016

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A4: fermate la strage! L’editoriale di Giulio Serra

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SOMMARIO EDITORIALE

Mai come nell’estate 2016 il tratto dell’A4 Latisana-San Donà di Piave ha fatto tanti morti e feriti. Urge la terza corsia, ma le prospettive non sono affatto buone

l 14 giugno 2016 va a fuoco un camion: traffico in tilt e ore di coda. Il 5 luglio perde la vita in un incidente il politico Fievoli. Il 19 luglio scontro tra camion. Il 28 luglio un’automobile tampona un Tir. Il giorno successivo ennesimo tamponamento. Il 3 agosto scontro tra auto con diversi feriti. Il 10 agosto ancora traffico in tilt e code lunghe chilometri. Il 5 settembre dodici chilometri di coda a causa di un camion incidentato. Non è un bollettino di guerra (o forse sì, se visto da un certo punto di vista) ma la cronaca quasi giornaliera degli incidenti avvenuti nell’estate 2016 nel tratto di A4 LatisanaSan Donà di Piave. Una sequenza impressionante di sinistri che ha letteralmente messo in ginocchio l’autostrada più trafficata del nostro comprensorio, provocando morti e feriti oltre a giornate intere di disagi ad automobilisti e camionisti. Una situazione, questa, non più tollerabile. Una piaga che si è fatta infezione e che va curata al più presto; nel caso contrario continueremo ad aggiornare il bollettino con incidenti mortali e code lunghe decine di chilometri.

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(ahinoi!) 2023. Ma è davvero così importante la terza corsia? Per rispondere a questa semplice domanda non basta far altro che “appoggiarci” ai dati oggettivi di Autovie Venete: nel tratto in cui la terza corsia è già attiva, quello tra Quarto d’Altino e San Donà di Piave, gli incidenti sono diminuiti di 2/3 rispetto a prima. Da gennaio a giugno 2011, infatti, gli incidenti registrati su questo particolare tratto di autostrada sono stati 28 con 26 persone ferite e 2 decessi. Da gennaio a giugno 2016, invece, gli incidenti sono stati 9, con 12 feriti e nessuna persona deceduta.

UNA STRAGE (IN)EVITABILE Chiudo questo mio editoriale con un esempio purtroppo amaro. Un esempio di ritardi, errori e… di un triste epilogo. È l’8 agosto del 2008. Nei pressi di Cessalto un camion sbanda di colpo, abbatte lo spartitraffico dell’autostrada, invade la carreggiata opposta e inghiotte un’au-

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Urgenti lavori in A4 IN COPERTINA

Le “nipoti” di Marta Marzotto 4

tomobile e un altro camion. L’incidente è una vera apocalisse: sette persone decedute e una sequenza video (fatta dalle telecamere dell’autostrada) che fa il giro dei telegiornali nazionali. È il 2011. A tre anni di distanza le carte dell’inchiesta ci dicono che quell’incidente era prevedibile e che Autovie Venete era nelle condizioni di poterlo evitare: il camion che sbanda, infatti, non avrebbe invaso la carreggiata opposta se nello spartitraffico vi fosse stata una barriera con classe di contenimento analoga a quella installata negli altri tratti dell’A4. La barriera lì sistemata aveva una capacità di contenimento molto ridotta, pertanto il salto di carreggiata era un evento prevedibile e vi erano tutte le conoscenze tecniche per evitarlo. La società, oltretutto, era stata già sollecitata in varie occasioni a sostituire le barriere tra Quarto d’Altino e Portogruaro ma l’adeguamento era iniziato soltanto a metà del 2008 partendo però dal bordo laterale anziché dallo spartitraffico.

RITORNO AL FUTURO

Le aziende incontrano la scuola 6 MA SARÀ VERO?

Il miracolo di Valvasone-Gruaro 7 FUORISCENA

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Intervista al Mago Forest INSERTO SPECIALE

Festa Madonna del Rosario 9 STIAMO IN SALUTE

La medicina fai-da-te

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LA PAROLA A

Poliambulatorio Odontoiatrico 14 Visystem 14 PRATICHIAMO

La bio-economia

SIGNORI, SI CAMBIA

I “nuovi” portogruaresi

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L’ACQUOLINA IN BOCCA

Cibo e Olimpiadi

GIOCHERELLANDO

Cruciverba e crucipuzzle

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QUALCHE CIFRA Ma perché questo tratto di autostrada è così pericoloso? Anzitutto per il traffico. Autovie Venete ha registrato infatti un aumento sostanziale del traffico nella prima parte del 2016 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In particolare i veicoli transitati da gennaio a maggio del 2015 sono stati 16.652.877 a fronte dei 17.608.520 (aumento del 5,74%) transitati dal 1° gennaio al 29 maggio di quest’anno. Sono aumentati, poi, sia il transito dei veicoli leggeri: +5,96% che quello dei veicoli pesanti: +5,14%. Appare evidente, dunque, come questo incremento del flusso di vetture e di camion abbia portato a un’inevitabile congestione - e di conseguenza all’aumento del rischio di incidenti - dell’autostrada stessa, “famosa” oltretutto per essere un’autostrada che nel tratto San Giorgio di Nogaro-San Donà di Piave possiede ancora due sole corsie per senso di marcia. Sessanta chilometri, circa, tra i più trafficati d’Italia in cui non esiste una terza corsia e in cui i lavori di ampliamento sono stati costantemente rimandati negli anni o cancellati del tutto.

Portogruaro.Net Magazine Supplemento a: www.Portogruaro.Net del 19/09/2016 Reg. Trib. di Venezia - n. 10 del 05/05/2006 Iscrizione al ROC n. 17423 Direzione e Redazione: Borgo San Gottardo, 55 - 30026 Portogruaro (VE) Tel. e Fax 0421 280444 Email: magazine@portogruaro.net

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QUALCOSA SI MUOVE… A RILENTO La presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, (nonché commissario per l’emergenza della mobilità riguardante l’A4) lo ha dichiarato più volte: “In autunno partiranno i lavori di ampliamento per la terza corsia da Alvisopoli di Fossalta di Portogruaro a Gonars”. Il lotto in questione è lungo 26 chilometri, avrà un costo di circa 400 milioni di euro e prevede undici sottopassi, otto cavalcavia e diversi attraversamenti fluviali. Va detto che del vecchio piano finanziario del 2009 finora è stato realizzato solamente il lotto che va da Quarto d’Altino a San Donà di Piave ma il tratto San Donà di Piave-Portogruaro è ancora congelato e le prospettive, ad oggi, sono di un suo completamento per il lontano

Direttore Responsabile: Giulio Serra Direttore Editoriale: Vincenzo Zollo In redazione: Leandro Costa, Vito Digiorgio, Massimiliano Drigo, Francesco Fratto, Gianni Marella, Gloria Morettin, Andrea Pavan, Riccardo Rodriquez, Andrea Rubin “LA PAROLA A...” è una rubrica di inserzioni promozionali redazionali a pagamento. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere utilizzata in alcun modo, incluse le inserzioni pubblicitarie che sono di proprietà dell’editore che ne vieta la riproduzione anche parziale con qualsiasi mezzo. Manoscritti, fotografie e disegni anche se non pubblicati, non si restituiscono. Portogruaro.Net lascia agli autori degli articoli l’intera responsabilità delle loro opinioni; garantisce la riservatezza dei dati forniti e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione, scrivendo o telefonando alla redazione. L’editore rimane a disposizione di altri eventuali aventi diritto di copyright su testi o immagini che non è stato possibile contattare. Stampa: Centro Servizi Editoriali Distribuzione gratuita

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IN COPERTINA

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L’Italian Dream della Marta Nazionale e delle sue nipoti Dal piccolo paese di provincia alle passerelle di Milano. Marta Marzotto: un modello per molte donne, anche portogruaresi

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a mondina a mondana”, “dal casello al castello”. Sono questi i titoli che negli anni della sua strepitosa carriera sono stati affidati alla contessa Marta Marzotto, che da un passato da semplice contadinella è divenuta la regina di tutti i “salotti” d’Italia. Tra questi vi è anche Portogruaro, che lei ha ben conosciuto in seguito al matrimonio con il conte Umberto Marzotto. “Quando si sono sposati spiega il nipote Umberto Vacondìo - a mio zio Umberto è stata affidata la gestione della Zignago e per questo sono andati ad abitare nell’attuale Villa Comunale di Portogruaro. È stata la base di famiglia. Qui, infatti, sono cresciuti tutti i loro cinque figli: Paola, Vittorio Emanuele, Annalisa, Maria Diamante e Matteo”. Marta Marzotto ha sempre avuto un ottimo rapporto con la cittadina del Lemene, dove è stata anche presidentessa della Croce Rossa locale. “Il rapporto con la gente era ottimo, faceva del bene a tutti indistintamente e in qualsiasi occasione. Era una super donna - così Umberto Vacondìo descrive la zia -, non si stancava mai. Tutti pensavano che facesse solo pranzi e cene con gente illustre, ma in realtà univa le persone, cosa non proprio facile. Aveva una grande gioia di vivere, era felice, sorrideva sempre. Era una persona umana, diretta, infondeva passione. Ho un ricordo molto bello di mia zia - racconta ridendo -. Una volta mi portò con lei in una trasmissione in Spagna con Raffaella Carrà. Io sapevo molto bene lo spagnolo e avrei dovuto farle da interprete mentre presentava una sua nuova collezione di gioielli. Peccato che io servii a poco dato che mia zia, da tanta passione, cercava di presentare le sue creazioni con il suo spagnolo incomprensibile, interrompendomi di continuo. Ad un certo punto la Carrà, ridendo a crepapelle, mi disse: “Umberto, lascia stare va’”. Marta Marzotto è sempre stata nel cuore dei portogruaresi che hanno avuto il piacere di conoscerla. “I funerali di zia Marta sono stati celebrati a Milano, ma la famiglia ha voluto riportarla in Veneto - svela Umberto Vacondìo - vicino ad uno dei suoi “sa-

lotti” più importanti. Zia Marta, infatti, è sepolta a La Salute di Livenza, accanto alla figlia Annalisa, morta nel 1989 di fibrosi cistica”.

LO STILE DI MARTA E LE SUE “NIPOTI” “Cinque figli e nove nipoti, ma poi con le famiglie allargate sono anche più di

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duecento”. Così Marta Marzotto, in un’intervista al programma “Invasioni Barbariche” condotto da Daria Bignardi descriveva la sua enorme famiglia, di sangue e non. La fama e lo stile di questa “nuvola bionda”, come era stata definita da uno dei suoi più grandi amori, il pittore realista Renato Guttuso, si era estesa a migliaia di ragazze e donne che l’ammiravano per la sua grande storia. Il mondo della moda, l’allora Marta Vacondìo, lo ha iniziato a corteggiare prima lavorando come apprendista sarta e poi facendo da modella a Milano, nella sartoria delle sorelle Aguzzi. Proprio nell’ambiente milanese, come una “Cenerentola” moderna, conobbe il ricco industriale Umberto Marzotto, dal quale, in seguito al matrimonio, prese il cognome e il titolo di contessa. Marta Marzotto si è fatta conoscere per i velluti damascati che indossava e con cui creava le sue collezioni e per quei monili tintinnanti che ha sempre sfoggiato nelle più svariate occasioni. È sempre stata se stessa, semplice e “leggera”, e questo suo carattere lo esprimeva anche nelle sue sfilate. Negli anni ’80, ad esempio, per la sua linea d’abbigliamento creata per il gruppo Standa, “Marta da legare”, la Marzotto portò sulle passerelle ben cento casalinghe appena scese da un pullman, non curante delle critiche che avrebbe potuto ricevere in seguito. Nel tempo è diventata una vera e propria icona: una vita che sembrava scritta da un romanziere, piena d’arte, d’amore, passioni, famiglia e successo. Quel successo a cui molte, definite sue “nipoti”, tuttora ambiscono. Tra di loro vi sono anche alcune portogruaresi che, come Marta Marzotto, dal piccolo paese di provincia hanno tentato di spiccare il volo verso il mondo dello spettacolo.

CLAUDIA GREGO Milano è la città della moda per definizione, trampolino di lancio per moltissime ragazze che sognano di fare le modelle per mestiere. La stessa città lombarda diede a Marta Marzotto tutta la notorietà necessaria per diventare la donna di stile che noi tutti conosciamo. Un percorso simile lo ha fatto la portogruarese Claudia Grego


IN COPERTINA che, determinata a sfondare nel mondo dello spettacolo, si trasferì, a soli 19 anni, a Milano. “A 17 anni ho iniziato con i primi concorsi di bellezza racconta Claudia -. Poi ho partecipato ai primi provini. In uno di questi sono stata notata da degli agenti di Mediaset che mi presero per affiancare Mike Bongiorno nel programma “La Ruota della Fortuna” nell’annata 1996/1997. L’anno successivo ho lavorato per Rete4 per alcuni programmi giornalieri come “Sabato4” dove facevo l’inviata. Tra il 1999 e il 2000, invece, ho iniziato a lavorare per un’agenzia di Milano. Qui ho partecipato a numerosi spot pubblicitari, come ad esempio per la Nivea, e ho avuto delle parti in alcune fiction come “Camera Caffè”, “Piloti” e “Call Center”, l’unica sit-com in cui ho girato tutte e trenta le puntate della serie”. Claudia ha fatto anche delle esperienze teatrali grazie al marito che ha una scuola di teatro. Ad oggi Claudia partecipa ancora a qualche spot pubblicitario, il più recente è stato quello di Vodafone.

ELEONORA VENTRIGLIA, DA PORTOGRUARO A MEDIASET Contattata al telefono, Eleonora Ventriglia non sembra rinnegare il proprio passato, anzi. Senza tanti indugi, racconta la sua carriera passata tra concorsi di bellezza e televisione. “Tutto è iniziato - ci spiega - quando un amico di mio padre, che al tempo possedeva un’attività a Caorle, mi ha proposto di partecipare a Miss Caorle 1983. Mi iscrissi, nonostante non fossi mai stata interessata prima d’allora a concorsi di bellezza, e vinsi la mia prima fascia”. Eleonora, sempre nello stesso anno, gareggiò anche per Miss Veneto: la vittoria di questa seconda fascia la portò sul palco di Miss Italia a Salsomaggiore Terme. “In quell’anno (1984, ndr) - racconta Eleonora - sfiorai di poco il podio perché arrivai quarta, aggiudicandomi la fascia di Miss Linea Sprint, lo sponsor dei costumi indossati nelle serate dalle ragazze, per il quale continuai a fare da modella anche successivamente. Partecipare a questo concorso era un sogno - ricorda emozionata Eleonora -. Eravamo trattate come dive, vestivamo gli abiti delle Sorelle Fontana ed eravamo pure scortate dalle guardie del corpo”. Nel 1985 Eleonora venne rieletta Miss Veneto e partecipò per la seconda volta a Miss Italia. “Non riuscii a classificarmi - afferma - ma in compenso firmai un contratto con Mediaset. Lavorai in programmi come “M’ama, non m’ama” e “Ok, il prezzo è giusto!” con Iva Zanicchi. Inoltre, feci da “spalla” a Paolo Villaggio in “Che piacere averti qui” nel 1987 e da valletta in “Televiggiù”, il programma condotto da Gianfranco D’Angelo nel 1989. Mi proposero anche un contratto in Spagna, ma non accettai: troppi spostamenti, non faceva proprio per me”. L’ultima importante esperienza per Eleonora è stata a “Casa Vianello”, con i fantastici Sandra e Raimondo. Dopo sei anni il mondo dello spettacolo iniziò a starle stretto, la voglia di famiglia prevaleva sempre più, tanto da farle lasciare la carriera televisiva. “Non mi sono mai pentita di aver fatto quello che ho fatto - confessa Eleonora -, anche se quel mondo non mi apparteneva. Ho avuto una famiglia che mi

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Eleonora Ventriglia (la seconda da sinistra) valletta di “OK il prezzo è giusto!” nel 1986 ha sempre tenuta con i piedi per terra, non mi ha mai montato la testa. Credo che questa sia stata la mia più grande fortuna”.

MODELLE PER CASO I concorsi di bellezza non passano mai di moda, figuriamoci una nota competizione come Miss Italia. Salire su quel

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palco è stato ed è tuttora un sogno per molte ragazze. C’è chi partecipa per vincere e chi, invece, coglie un’occasione che gli si è presentata. Tra queste vi è la 22enne di Portogruaro Giulia

Cesarini, che ha partecipato quest’anno alla selezione per “La Curvy di Miss Italia Keyrà”. “Il mondo delle sfilate e della moda non sono proprio il mio ambito - spiega Giulia -, infatti studio Medicina e Chirurgia, un mondo ben lontano dallo spettacolo. Mi si è presentata l’occasione e ho provato. Mi sono qualificata alle pre-finali ma, ahimè, la mia taglia 44 non è stata considerata abbastanza curvy e sono stata scartata. È stata un’esperienza bellissima, ma se in futuro mi si ripresentassero altre occasioni del genere, le ignorerei”. A Miss Italia, quest’anno, ha partecipato un’altra ragazza portogruarese, Veronica Giolo, iscritta dalla famiglia. Veronica si è qualificata tra le prime 40 Miss accedendo alla serata finale a Jesolo lo scorso sabato 10, ma purtroppo è stata scartata alla prima eliminazione. Per una Miss portogruarese, insomma, dovremo aspettare ancora. Gloria Morettin |


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RITORNO AL FUTURO

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Quando le aziende incontrano la scuola Le aziende del portogruarese a caccia di profili professionali ben delineati. E la scuola come risponde a queste esigenze? Provando a combinare la propria missione educativa con le esigenze economico-industriali

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e l’edilizia piange, il commercio non ride. I dati Istat hanno recentemente confermato la debolezza dell’economia nazionale. L’Istituto Nazionale di Statistica, dopo aver precedentemente confermato la crescita zero nel secondo trimestre, guarda al futuro con scarso ottimismo. Ci sono tuttavia settori che sentono meno il peso della crisi e hanno un programma di sviluppo più florido. I processi di riorganizzazione delle attività produttive indotti dalla grave crisi economica degli scorsi anni e tuttora in corso - in un contesto internazionale piuttosto incerto - stanno determinando un marcato cambiamento nella domanda di lavoro, non solo in termini quantitativi ma anche in termini qualitativi, ovvero con riferimento alle caratteristiche e alle competenze richieste alle figure professionali ricercate. Una recente indagine condotta da Unacma (Unione Nazionale Commercianti Macchine Agricole) ha stimato la necessità di circa 2.000 giovani unità, da inserire nel settore della meccatronica in Italia. Nonostante la disoccupazione giovanile raggiunga il 30 % (Istat), vi sono difficoltà nel reperire tecnici specializzati in meccanica, elettrotecnica, elettronica, informatica e agraria. In particolare tra Veneto e Friuli ci sarebbe la disponibilità di circa 800 nuovi posti di lavoro in questo settore emergente. E Portogruaro che occupa geograficamente una posizione strategica tra le Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia non poteva rimanere immobile dinanzi alla possibilità di generare impiego giovanile in settori strategici del sistema economico-produttivo come le coltivazioni in campo aperto o il settore vitivinicolo che - stando alle previsioni fatte dall’Unione Italiana Vini, assieme a Ismea e presentate recentemente presso il Ministero dell’Agricoltura - anche per l’anno 2016 vedrà l’Italia leader mondiale nella produzione di vino. Come sarà possibile impiegare i giovani del territorio con i profili richiesti dalle aziende? Con la scuola.

AZIENDA CHIAMA. ITIS RISPONDE L’Istituto Tecnico “Leonardo da Vinci” ha visto nascere qualche anno fa al proprio interno l’Associazione AITP2012, presieduta dal professor Alvise Innocente, con le finalità di favorire le relazioni dell’Istituto scolastico con il

mondo produttivo, sociale ed economico attraverso una serie di contatti e di confronti per instaurare una collaborazione continua e costruttiva tra scuole e mondo del lavoro; divulgare i risultati ottenuti dagli studenti e soci in merito alle capacità, alla qualità dell’applicazione e delle competenze degli allievi ed ex allievi emerse

nel corso degli studi, nonché alla loro partecipazione a progetti, concorsi, manifestazioni, e attività didattiche e lavorative; oltre a valorizzare la formazione tecnico-scientifica. Oggi l’Associazione è tra i partner del nuovo corso in Automazione e sistemi meccatronici per l’industria agromeccanica che prenderà avvio il prossimo otto-

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bre presso la sede dell’Istituto Tecnico cittadino. “Qualche anno fa siamo stati contattati da alcune aziende che necessitano di assumere del personale specializzato e ci hanno riferito le loro esigenze. Dopo esserci informati e confrontati con altri Istituti scolastici sparsi sul territorio nazionale abbiamo contattato l’Istituto Statale di Istruzione Superiore “Malignani” di Udine, che da qualche tempo ha avviato corsi di meccatronica, per un progetto comune» ci ha riferito il professor Innocente. Il corso completamente gratuito, per chi intendesse iscriversi, si pone l’obiettivo di colmare la richiesta di nuove competenze necessarie anche in seguito all’ormai massiccio ingresso dell’elettronica e dell’informatica nella meccanica agraria e allo sviluppo dell’agricoltura di precisione: GPS, telerilevamento con droni, mappe di produzione e attuatori sito‐specifici. Finanziato dalle imprese e dalla Regione Veneto e dalla Regione Friuli Venezia Giulia con i Fondi Sociali Europei, il nuovo corso proposto dall’ITIS portogruarese formerà un supertecnico con competenze specifiche in agromeccanica colmando il vuoto attorno a una figura professionale or ora assente, la cui richiesta è in costante aumento. Lo sviluppo delle nuove tecnologie meccaniche fa si che le moderne competenze non siano più solo quelle classiche, ma comprendono a pieno titolo l’informatica e l’elettronica. “L’avvio del corso ci fa ben sperare visto che gli alunni impiegati in corsi simili hanno un ingresso nel mercato del lavoro pari quasi al 100%” ci ha detto fiducioso il professor Innocente. Ora non resta che attendere le iscrizioni da parte di ragazzi e ragazze interessati. Un corso completamente gratuito che permette di acquisire anche crediti universitari. Tra lezioni teoriche e pratiche gli studenti passeranno circa 2.000 ore tra i banchi di scuola e le sedi delle aziende con un corso dedicato all’acquisizione del patentino per la guida dei droni. Un collante, quello tra scuola e aziende, che trova oltre alla neointrodotta “alternanza”, finalmente l’occasione di produrre un interessante percorso formativo che con oltre 650 ore di stage in azienda offre l’alta possibilità d’impiego nella filiera dell’agromeccanica. Andrea Rubin |


MA SARÀ VERO?

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Un miracolo che unisce e divide

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Il miracolo eucaristico della Tovaglia ha legato indissolubilmente le vicende storiche di Gruaro e Valvasone. Due località allacciate in un itinerario spirituale che attraversa i secoli

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uoghi e itinerari improntati alla spiritualità, santuari la cui fama è legata a miracoli accaduti nei secoli passati. L’Italia, culla del Cattolicesimo, è una terra che per tradizione conserva memoria di eventi prodigiosi, spesso inspiegabili per la scienza, ma riconosciuti dalle autorità ecclesiastiche. Attraversando la nostra penisola si ha la conferma di quanti siano i siti e le località la cui storia è intrecciata a miracoli di vario genere. Pensiamo, ad esempio, ai miracoli eucaristici, quelli che secondo la dottrina della Chiesa cattolica coinvolgono il sacramento dell’Eucarestia. Asti, Bolsena, Firenze, Macerata, Torino - solo per citare alcune città - ne conservano un riferimento vivo. Nel novero di questi prodigi rientra anche un miracolo che attraversa il territorio di Veneto e Friuli, annodando le fila della storia di due località, Gruaro e Valvasone, tappe di pellegrinaggio collocate lungo la romea Allemagna, la via che dai Paesi baltici scorreva l’Europa per approdare a Roma.

IL MIRACOLO Il documento più autorevole che descrive il miracolo eucaristico di Gruaro è quello redatto dal notaio valvasense Antonio Nicoletti, che nel 1765 trascrive la leggenda in uno studio storico intitolato “Ecclesiastica Monumenta Castri et terrae Valvasoni”. Il cosiddetto “Miracolo della Tovaglia” risalirebbe all’anno 1294. Questa la ricostruzione dei fatti. Una donna, probabilmente una giovane perpetua, è intenta a lavare una delle tovaglie dell’altare della chiesa di San Giusto nei pressi del lavatoio costruito sulla roggia Versiola. Improvvisamente la donna si accorge della presenza di macchie di sangue sul lino della tovaglia. Osservando attentamente, essa realizza come il sangue esca da una particola consacrata rimasta impigliata tra le pieghe della tovaglia. Spaventata dall’accaduto, si reca dal parroco, il quale decide di organizzare una processione per portare tovaglia e particola in chiesa. Ma - come da prassi - il parroco si premura di informare il vescovo di Concordia Sagittaria, Monsignor Giacomo Ottonello da Cividale. Quest’ultimo accerta la veridicità del prodigio e chiede di poter conservare la tovaglia sacra presso la cattedrale concordiese. Ma lo stesso desiderio di possedere la reliquia attraversa anche l’animo dei nobili signori di Cuccagna e di Valvasone, giuspatroni della chiesa e padroni di quelle terre. Ne nasce un litigio, risolto grazie all’intervento dei tribunali apostolici di Roma, che autorizzano i conti a conservare gli oggetti sacri a Valvasone, a condizione che essi facciano

erigere una chiesa da dedicare al Santissimo Corpo di Cristo. “Indi - annota il notaio Nicoletti - cento e più anni dopo fabbricarono la v.da chiesa, ora archipresbiterale del SS.mo corpo di cristo, dove in un ricco vaso d’argento quella sacra tovaglia intrisa del sangue miracoloso di Gesù Cristo Signor nostro si venera”. La nuova chiesa viene costruita a Valvasone più di un secolo dopo e consacrata nel 1484. Ma la rivalità tra le comunità di Gruaro e Valvasone non si placa, anzi si protrae nel corso dei secoli. Viene superata soltanto nel 1967, quando i gruaresi decidono di partecipare alla Festa della Sacra Tovaglia celebrata nel paese rivale, e i due comuni si uniscono in gemellaggio.

Cippo della rappacificazione tra Gruaro e Valvasone

I DUBBI STORICI Se il prodigio possa essere realmente accaduto è materia di dibattito tra gli storici. Ricordiamo, a tal proposito, le obiezioni sollevate dallo storico gruarese Ariego Rizzetto, secondo il quale quando si parla del Miracolo della to-

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vaglia bisogna sgombrare il campo da una serie di inesattezze che incrostano la ricostruzione storica. Nell’opera “Gruaro. Dalle origini al Medioevo” lo storico sostiene che il miracolo debba essere sposato di almeno un secolo e collocato nel 1394. Un errore attribuibile a svista del notaio Nicoletti impegnato nelle operazioni di trascrizione. Queste le ragioni che giustificherebbero lo slittamento della data in cui il miracolo sarebbe avvenuto. Innanzitutto, il fatto, storicamente documentato, che i signori di Valvasone in una supplica inviata al Papa nel 1449 chiedono di poter edificare una nuova chiesa per esporre ai fedeli una reliquia prima custodita in una vecchia pieve. Assodato questo, argomenta lo storico, “non si capisce come possa nascere a distanza di un secolo e mezzo, la necessità di spostare la reliquia in un’altra chiesa a meno che: 1) non vi sia stata una notevole affluenza di fedeli (e questo stando alle cronache non è accaduto) o 2) la custodia della tovaglia nella vecchia chiesa sia stata garantita qualche decennio prima col carattere della provvisorietà e con l’intenzione dei signori locali di erigere un nuovo tempio che avrebbe consentito prestigio al loro casato”. “In secondo luogo – continua Ariego Rizzetto – l’esperienza insegna che, dove si sono manifestati miracoli, non si attendono 150 per celebrarli degnamente”. Ma c’è un altro argomento, ritenuto più probante. L’abbazia di Sesto al Reghena dal 1293 era retta da Ermanno d’Attimis dei signori di Gruaro. “È impensabile - conclude lo storico - che egli abbia tolto la signoria del castello di Gruaro ai suoi congiunti per trasmetterla ai signori di Valvasone”. I rapporti tra le casate di Gruaro e Valvasone sono accertati almeno un secolo dopo la presunta data del miracolo, quando i signori di Attimis giungono a un compromesso con il conte Rizzardo di Valvasone per il possesso del castello gruarese. Al di là delle dispute storiche, rimane l’eccezionalità di un evento, il miracolo eucaristico, che ha unito e diviso due località legate prima ancora che da rapporti feudali, da un itinerario spirituale, da un percorso solcato nei secoli da pellegrini e viandanti. Vito Digiorgio |


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FUORISCENA

settembre/ottobre 2016

Sono un siculo-lombardo-veneto Lui è il Mago Forest, storico conduttore di programmi altrettanto storici come “Mai dire Gol” e “Zelig”. Al Teatro Russolo di Portogruaro ha presentato lo spettacolo “Motel Forest”, andato in scena sabato 12 marzo

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ato in Sicilia (a Nicosia), vive a Milano e ha una moglie di Treviso. Chi è? Lui è Michele Foresta, per tutti il Mago Forest. Il suo personaggio è scolpito nella mente e nei cuori di chiunque abbia amato le trasmissioni di culto degli anni Novanta e Duemila firmate dalla Gialappa’s Band. Parliamo di “Mai dire gol”, “Mai dire Maik”, “Mai dire Grande Fratello”. Una batteria di programmi che ha fatto ridere un’intera generazione, la stessa che alle tre voci più irriverenti della televisione italiana ha sempre associato la conduzione di un mago tanto improbabile quanto straordinario nella comicità e nel ritmo della battuta. Ora il Mago Forest torna al suo primo amore, il teatro, e lo fa con uno spettacolo che nasce da un’ispirazione lontana migliaia di chilometri. “Motel Forest” e la mitica Route 66. Cos’hanno in comune? Si può dire che “Motel Forest” nasce dalla Route 66, la mitica strada di collegamento degli Stati Uniti d’America usata dai centauri fin dalla notte dei tempi. Di recente, infatti, ho fatto un viaggio percorrendo proprio la Route 66, attraversando coast to coast l’America, da Chicago a Los Angeles. Lì, ogni notte, per tre settimane, ho dormito in motel diversi, quelli molto semplici nei servizi ma con insegne luminose spettacolari. In ognuno di quei motel i proprietari si fregiavano di avere avuto ospiti Gregory Peck o Elvis Presley. Ed è proprio durante quel viaggio che ho avuto l’ispirazione per dar vita a “Motel Forest”. Nello spettacolo, quindi, attraverso la metafora della magia accompagnerò il pubblico lungo un viaggio immaginario nelle stanze della mente. Ogni stanza è a tema e rappresenta un sentimento umano. Naturalmente sarà un viaggio tutto da ridere. Lei nasce come comico nei cabaret. Il contatto con il pubblico, quindi, è sempre stata una parte fondamentale nella sua attività di attore. Il fatto di ritornare a fare teatro dopo diverse esperienze televisione può essere inteso come una volontà di ritrovare quel contatto? A dire il vero non ho mai smesso di

averlo, quel contatto. Se ci pensi bene anche nelle trasmissioni che ho fatto in televisione ho quasi sempre avuto un pubblico di fronte a me. Con la Gialappa’s Band, nei vari “Mai dire…”

c’era un pubblico in studio e poi con “Zelig” eravamo su un vero e proprio teatro con un pubblico pagante. Certo, il teatro ti dà modo di avere quel contatto diretto che la televisione o il

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1-2 ottobre 2016

FIERA DEL ROSARIO DI BORGO SAN GIOVANNI A PORTOGRUARO

Inserto speciale a cura di Riccardo Rodriquez

Ritorna anche quest’anno l’appuntamento della Fiera del Rosario di Borgo San Giovanni a Portogruaro, una tradizione antica e molto sentita ed attesa dalla popolazione. La Regione guarda con grande attenzione alle iniziative che hanno come finalità quella di promuovere la conoscenza e la valorizzazione del nostro patrimonio culturale, costituito anche da storia, lingua e tradizioni, parallelamente all’impegno per il recupero e la salvaguardia dell’inestimabile patrimonio artistico e architettonico che abbiamo avuto la grande fortuna di ereditare. Sottolineo questi aspetti per rendere più evidente l’impostazione con cui queste tematiche vanno seguite e sostenute e che caratterizza anche l’attenzione nei confronti di questa fiera a Portogruaro.

BORGO SAN GIOVANNI RINNOVA LA FESTA!

I festeggiamenti della Madonna del Rosario in Borgo San Giovanni a Portogruaro rappresentano uno dei momenti più sentiti dai portogruaresi e ormai fanno parte, di diritto, della storia culturale del Nostro Comune. Portogruaro ha una naturale “vocazione” per la valorizzazione dei suoi colori, la musica e i profumi che i numerosi eventi, nel tempo, hanno sviluppato nel calendario della Nostra Città. Borgo San Giovanni è il salotto più bello ed elegante di Portogruaro e nessuna zona della Città si illumi-

Tuttavia, anche se si tratta di dare continuità a un evento che prosegue una tradizione di vecchia data, l’obiettivo di carattere storico-culturale non va disgiunto da quello di creare un clima di festa per la comunità che lo vive. Ecco perché la Fiera del Rosario è un bellissimo esempio di queste manifestazioni che coniugano perfettamente entrambi questi aspetti. È un nostro preciso dovere non dimenticare quali sono le nostre origini e come siamo arrivati ad essere quello che siamo oggi. E sotto questo profilo la realtà dei borghi è ancora oggi quella dove meglio si esprimono valori e contesti che sono propri di una comunità come la nostra: qui la gente si conosce, intreccia relazioni che vive più intensamente rispetto ad una grande città. Il potenziale umano del borgo permette quindi un radicamento maggiore e la capacità di conservare più a lungo tradizioni, consuetudini e valori che si stanno perdendo sempre più nel mescolamento tipico e spersonalizzante di realtà urbane più grandi. Il fatto che nel Veneto eventi tradizionali, come fiere e rievocazioni storiche, siano numerosi e abbiano

tanto seguito è un punto di forza a cui si affianca lo sforzo costante di migliorare la qualità complessiva delle manifestazioni sul piano organizzativo. Sono manifestazioni in cui la gente si sente veramente coinvolta e a cui partecipa attivamente. In un’epoca di globalizzazione dei mercati e delle mode e di dipendenza televisiva e telematica si corre il pericolo di perdere le grandi ricchezze "immateriali" che abbiamo ricevuto. Ben vengano quindi feste come questa che ogni anno, in centri piccoli e grandi, prendono forma per ricordare eventi o semplici ricorrenze popolari di cui la nostra terra è stata teatro. Fanno parte del nostro DNA culturale e identitario e ci aiutano a ritrovare, anche nella dimensione della festa e delle cose più semplici, il senso di appartenenza ad una comunità.

na a festa come in questa occasione, che quest’anno cade proprio nei due primi giorni di Ottobre: il modo migliore per aprire uno dei mesi più belli dell’anno, in quanto ci prepara pienamente ad accogliere la stagione autunnale. I festeggiamenti della Madonna del Rosario a San Giovanni mi auguro possano essere di grande letizia e gioia dopo che i primi due terzi dell’anno non sono stati certamente dei migliori sotto tutti i punti di vista, a cominciare dagli eventi internazionali fino ad arrivare a calamità naturali non prevedibili come il terremoto che a fine agosto ha raso al suolo interi paesi del centro Italia. Ecco allora che momenti come quelli dei festeggiamenti della Madonna del Rosario debbono essere un’occasione imperdibile per rievocare ricor-

di, desideri, quasi stessimo dipingendo un quadro, per stare assieme, fare festa ed accogliere l’arrivo dell’ultima parte dell’anno nel modo migliore. Anche quest’anno l’instancabile Comitato organizzatore ha dato il meglio di sè con i volontari, attività commerciali e associazioni affinchè Borgo San Giovanni, il “salotto” d’ingresso della Città, si vestisse con tutta la sua bellezza per festeggiare la Madonna del Rosario, e ci sono sicuramente riusciti.

Gianluca Forcolin Vicepresidente della Regione del Veneto

Riccardo Rodriquez

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UNA FESTA PER I PORTOGRUARESI

La Festa della Madonna del Rosario è una delle feste più sentite dai portogruaresi ed è l’occasione per vedere Borgo di San Giovanni vestito a festa e riempito di colori, suoni, profumi che riportano in auge antiche tradizioni, facendole conoscere anche ai più giovani e ai visitatori.

LA CITTÀ SI VESTE A FESTA

Borgo San Giovanni, nel condividere e collaborare a favore della propria Città. A tutti loro un ringraziamento sentito da parte dell’Amministrazione Comunale, perché riescono a rappresentare il meglio della nostra Comunità.

ni e i visitatori. Questo è reso possibile da un tessuto associazionistico particolarmente ricco e vivace, che con la passione, la volontà e molto lavoro, fa sì che tutti possano trovare l’occasione per godere delle bellezze portogruaresi. Sono il lavoro e la passione dei volontari che rendono possibile tutto questo: ognuno di loro dona il proprio tempo per far crescere il nostro territorio e per questo non posso che ringraziarli. A tutti coloro che verranno in Città per la Festa della Madonna del Rosario e a tutti i portogruaresi che

continueranno a perpetrare la tradizione di questa celebrazione, auguro di potersi godere le bellezze architettoniche, artistiche, paesaggistiche di Borgo San Giovanni e di tutta Portogruaro.

Maria Teresa Senatore Sindaco di Portogruaro

Ketty Fogliani Assessore alla Cultura

(foto tratta da La

anni in Portogr Chiesa di S. Giov

ro, 1982) dran - Portogrua uaro, Arrigo Se

La Festa della Madonna del Rosario rappresenta una delle occasioni più importanti del folto calendario di eventi, iniziative e manifestazioni che propone Portogruaro. La nostra Città si dimostra ancora una volta viva e pronta ad accogliere ed intrattenere i propri cittadi-

Importante è l’aspetto religioso di questa festa, a cui i cittadini di Portogruaro sono molto legati: la devozione alla Madonna del Rosario risale a molti secoli fa, probabilmente alla prima metà del 1300, quando ebbero inizio i lavori per la costruzione della Chiesa di San Giovanni, dove è custodita una splendida statua della Madonna che rappresenta solo una delle opere d’arte che è possibile ammirare. La Festa della Madonna del Rosario, oltre a mettere in mostra la parte viva e vivace della Città, dimostra anche lo spirito dei portogruaresi, in questo caso di

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UNA SENTITA RICORRENZA RELIGIOSA

La devozione alla Madonna è molto sentita nella Chiesa e non potrebbe essere diversamente. Maria è e rimane Madre di Cristo, uomo - Dio e da Cristo stessa affidata all’apostolo Giovanni come sua madre e con lui tutta la Chiesa e l’umanità intera. Nelle immagini più popolari della Madonna, ritorna frequente la Vergine che accoglie sotto il suo mantello i fedeli che a lei ricorrono. Infatti la più antica invocazione a Maria, dopo la preghiera dell’Ave è il “Sub tuum praesidium” ovvero “Sotto il tuo manto e protezione”. Le ricorrenze mariane della nostra Città di Portogruaro sono diverse ma assumono maggiore rilievo la Festa della Madonna Assunta nell’incantevole scenario storico-naturalistico della Pescheria e la Festa della Madonna del Rosario ambientata nel

Borgo più bello, quasi romantico, di San Giovanni, purtroppo ultimamente turbato dalla nuova viabilità. La chiesa di San Giovanni, vero gioiello di arte e di tradizione mariana (sono venerate addirittura quattro immagini della Madonna: Madonna del latte, la Madonna del Rosario del Terilli (1612), la Madonna del Rosario del Pizzi (1896) e la Madonna Addolorata del Settecento) da sempre dedica la prima domenica di ottobre alla Madonna del Rosario. Un folla di fedeli provenienti da tutte le parti partecipa alla S. Messa e segue devota la processione con l’immagine della Madonna lungo un percorso addobbato a festa. E’ in qualche modo una manifestazione popolare di devozione e di tradizione che si rinnova di anno in anno. A tutto ciò anche il Borgo San Giovanni si veste in gran gala di fiori e di composizioni di piante e striscioni che rendono accogliente il “salotto di Portogruaro” che è il vecchio borgo, attorniato dai bei palazzi e dalla torre omonima che porta ancora i segni del leone di Venezia scalpellato dall’orda napoleonica. Le bancarelle offrono una va-

PROGRAMMA

DOMENICA 2 OTTOBRE SABATO 1 OTTOBRE ore 10.00 Apertura festeggiamenti e chioschi, ore 10.00 Apertura festeggiamenti e chioschi, con esposizione bancarelle e auto fino con esposizione bancarelle e auto alle ore 23.00, apertura parco giochi fino alle ore 23.00 in Piazza S. Tommaso dei Battuti ore 15.00 Apertura parco giochi ore 10.00 Prove di tiro con l’arco con ore 16.00 Torneo PlayStation “Arcieri Curtis Vadi” Cordovado, ore 17.00 Il Palio dei Borghi fino alle ore 18.30 ore 18.30 Spettacolo danze medievali ore 11.00 Fase finale torneo PlayStation, “Corte Gaudia” Valvasone fino alle ore 19.00 ore 20.45 Concerto d’organo con Coro ore 15.00 Messa solenne e Processione “Città di Portogruaro” con l’immagine della Madonna del Rosario diretto dal M° Giuseppe Russolo seguendo il tradizionale tragitto ore 16.30 Concerto Banda Fondazione Santa Cecilia ore 17.30 Il Palio dei Borghi ore 18.30 Giochi della tradizione ore 19.00 Spettacolo di ballo a cura di Future Lab Dance ore 19.30 Premiazioni del Palio dei Borghi

I ACCADEVA A SAN GIOVANN

are degli aneddoti, rese in grado di ricord ua gr rto po hio cc ve he sario. Tante di quelle degli anni, trovare qualc nna della Fiera del Ro do Ma lla de nti Non è facile, col passare me gia teg osa di ciò che erano durante gli antichi fes più. A raccontare qualc no so ci n no nti degli episodi avvenuti me mo ti ordare - esordisce -, ntribuito a creare ques bero tante cose da ric reb sa i “C . rgo persone che hanno co Bo l de ” rcando di riunire gli io, una delle “colonne sviluppati nel tempo ce no so si o, os igi i festeggiamenti è Anton rel ta vis iglie, che arrivavano , oltre che dal punto di fa era la festa delle fam ni an di na nti questi festeggiamenti tre a un a io - all’indimenticata ti di San Giovanni. Fino erisco - prosegue Anton rif Mi i. ist on abitanti e i commercian tag pro ri coli anche se pesca, i quali diventavano i ve Patrizio, dove i più pic n Sa di zzo Po con i bambini per mano al e a bambini, compresi i all’albero della cuccagn certe scene gioiose di ma o, an str à gara della pastasciutta, rer mb Se sima Tombola della quaderno erano felici! non ricordare l’attesis me co e lud nc vano una matita o un co i po a calare il sipario sui aste ben impresse. E no, che, di fatto, facev oli mb To tto de miei figli, mi sono rim sid co il , ensando al Borgo e al premio di consolazione nte ritorna indietro rip me a mi la ta, domenica sera con il fes ta es ra per molti anni”. anno, quando arriva qu festeggiamenti. E ogni Mi auguro continui anco to. as rim è , nte me ata fortun sano divertimento che,

rietà di prodotti e non manca il profumo delle prime caldarroste. Tutta la Città sembra trasferirsi per un pomeriggio in quel Borgo antico dove la storia rivive con tutti i suoi ricordi. Non si trascura neppure il momento culturale, rimanendo fedeli alla tradizione di un concerto che regolarmente viene proposto il sabato sera, vigilia della grande festa. E’ curato come sempre dal M° don Giuseppe Russolo e dal coro della Città di Portogruaro da lui diretto che attira un pubblico attento e numeroso. Non mancano quindi ogni anno novità e qualità di proposte che non riducono la festa a banale sagra ma un’offerta di iniziative che coniugano insieme bellezza e cultura, gioco e vita di comunità. Il Parroco Mons. Pietro Cesco

RICETTA

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dalle interiora e L’anitra domestica già pulita anche fatta rosolare su un fiammeggiata, va tagliata a pezzi e e burro, un trito di fondo di olio extra vergine d’oliva cipolla, un gambo di sedano. la si pone a cuocere La si insaporisce con sale e pepe, e riscaldato a temin una pentola coperta, in forno pre o a fuoco lento). peratura moderata (ma anche su fornell ddare la carne e poi A cottura ultimata, lasciare raffre pentola per prepadisossarla, ponendo le ossa in una con una cipolla, rare a parte un brodo bollito e salato , Bagnare il fondo un gambo di sedano ed una carota a parte e filtradi una zuppiera con il brodo preparato germente tostate; to, e disporvi delle fette di pane leg natra tagliata a coprirle con uno strato di carne d’a no, irrorarvi solistarelle e spolverata con parmigia azione creando più praabbondante brodo e ripetere l’oper gredienti. Si copre strati fino all’esaurimento degli in formare una zuppa tutto irrorando con il brodo fino a ivamente brodosa. abbastanza consistente e non eccess peratura moderata Ultimare la cottura al forno a tem necessario ancora per un paio d’ore, aggiungendo se à un sapore molto brodo. La zuppa da servire calda, avr ompagnare con un delicato e saporito e la si può acc e e anche un bianvino Merlot o Cabernet Franc giovan co con una buona acidità fissa. Leandro Costa

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Dottor Google e la medicina fai-da-te

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Facciamo chiarezza sulle medicine “alternative”

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iamo nell’era del web 2.0. Il nostro stile di vita sta cambiando radicalmente. Ora possiamo navigare in internet, trovare una strada, acquistare un libro, prenotare una visita e molto altro ancora direttamente dal nostro cellulare. Senza uscire di casa. In pochi istanti. È notizia di questi mesi che negli Stati Uniti il colosso delle ricerche online, Google, ha potenziato il suo motore di ricerca per aiutare gli utenti ad ottenere una prima diagnosi attraverso l’inserimento dei sintomi. Una sorta di Dottore Virtuale a portata di “clic” che potrebbe presto sbarcare anche in Europa ed in Italia. Considerando che circa l’1% di tutte le ricerche effettuate su Google sono relative a sintomi o malesseri e che tale percentuale, seppur apparentemente esigua, si traduce in milioni di ricerche giornaliere, è facile comprendere come questo strumento si appresti a diventare in poco tempo molto popolare. Tuttavia, il nostro benessere non è cosa da prendere con “approssimazione”. Se è indubbio che il progresso e la tecnologia in campo medico ci stiano aiutando a migliorare gli strumenti terapeutici e le possibilità di prevenzione di molte malattie un tempo incurabili, è altrettanto vero che il web, quando si tratta di salute, rischia di produrre molta confusione se non talvolta di indurci a comportamenti che possono risultare alla lunga profondamente scorretti o poco salutari. Ricette miracolose, ma non dimostrabili, articoli creati ad hoc, pubblicità astutamente occultate in redazionali pseudoscientifici, bufale salutiste acchiappa-clic sono tra le tante insidie che si nascondono tra le pagine virtuali del web. Non è facile districarsi e seguire i consigli più corretti se non si ha una solida capacità di confutare le tante “verità” contenute in internet. Tra i tanti equivoci che nascono con la medicina fai da te, c’è indubbiamente la tendenza ad affidarsi sempre di più alle cosiddette medicine alternative, spesso ammantante da un’aura di fascino esotico e di “totale sicurezza”. Molto spesso, però, omeopatia, fitoterapia, naturopatia, medicina ayuverdica, medicina cinese, omotossicologia vengono confuse e raggruppate indistintamente sotto il termine di medicina “naturale”. Pur senza addentrarci nella validità scientifica di ognuno di questi metodi naturali, è bene evidenziare tuttavia che ognuna di queste pratiche ha approcci ed origini diversi.

LA FITOTERAPIA In particolare, si tende molto spesso a confondere la fitoterapia con l’omeopatia, utilizzando i due termini come due sinonimi piuttosto che considerarli come approcci terapeutici in buona parte dissimili. La fitoterapia si fonda sull’utilizzo di erbe o piante per la cura di patologie o per il mantenimento dello stato di benessere. È certamente la prima e più antica forma di medicina utilizzata dall’uomo. Ogni pianta medicinale ha una sua propria composizio-

ne chimica che comprende un numero più o meno ampio di sostanze (principi attivi) in grado di esplicare un’azione terapeutica, grazie ad un’attività di tipo “farmacologico”. Molti dei farmaci venduti in farmacia derivano da principi attivi di tipo fitoterapico. Ad esempio, dal salice si produce la salicina, precursore “naturale” della più famosa Aspirina (acido acetilsalicilico) così come dalla Serenoa Repens, pianta della famiglia delle Arecaceae, si ottiene uno dei farmaci sotto ricetta medica più utilizzati nel trattamento della ipertrofia prostatica benigna. Le stesse farmacopee (il testo ufficiale con cui ogni Stato indica le caratteristiche e la qualità dei farmaci utilizzabili in quel paese) si avvalgono di principi attivi derivati da piante medicamentose sulla base di consolidati e dimostrati utilizzi clinici nell’uomo. Pertanto quando parliamo di fitoterapia (così come di prodotti erboristici)

stiamo parlando di sostanze in grado di esplicare una determinata azione farmacologica in grado di indurre una risposta terapeutica più o meno evidente, se utilizzate ai dosaggi opportuni. Non è quindi possibile affermare che le sostanze “naturali”, o meglio i prodotti derivati dal mondo vegetale, siano tout court esenti da eventi indesiderati. In quanto dotati di attività farmacologica tutti i prodotti fitoterapici, sia quelli venduti in farmacia che quelli reperibili in erboristeria o direttamente sugli scaffali del supermercato possono indurre reazioni avverse se utilizzati ai dosaggi sbagliati o impropriamente. D’altronde, chi potrebbe mai sostenere che la cocaina o la stricnina (due prodotti “naturali” estratti da due piante, rispettivamente dalle foglie dell’Eritroxylon Coca e dai semi della noce vomica e della fava di S. Ignazio) siano sostanze “innocue”? È invece general-

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mente vero che in confronto alle specialità medicinali l’azione dei fitocomplessi è più lenta, ma aggiungendoci una serie di meccanismi accessori a quello dell’azione principale si ha un’azione finale terapeuticamente efficace e meno tossica. Tuttavia, non è certamente possibile affermare che “tutto quello che è naturale non fa male”.

L’OMEOPATIA L’omeopatia d’altro canto rappresenta un ulteriore approccio terapeutico piuttosto dissimile dalla medicina “convenzionale” e quindi anche dalla stessa fitoterapia (anche se con quest’ultima “condivide” l’impiego di alcuni rimedi, quali ad esempio le tinture madri). L’omeopatia tuttavia ha una caratteristica più olistica, basata sul principio del “simile cura simile” (similia similibus curantur) così come definito dal medico che per primo introdusse questa pratica nel XIX secolo, ovvero il dott. Samuel Hahnemann. Secondo i principi dell’omeopatia ogni patologia va curata somministrando a bassissime dosi (infinitesimali) quelle sostanze che sono in grado di provocare gli stessi disturbi o sintomatologie nel soggetto sano. Questo stimolerebbe il nostro organismo a produrre una reazione in grado di rispondere efficacemente alla manifestazione dei sintomi fino alla guarigione. Per certi versi, l’omeopatia è più simile ad un vaccino che non ad un antibiotico o ad un antifiammatorio. Per esempio, si usano gli estratti diluiti del veleno di ape (apis) per curare le punture di ape e tutte le punture di insetto che provocano sintomi simili a quelli della puntura dell’ape (similimum). Diluendo in acqua fino a quantità infinitesimali le varie sostanze e scuotendo di volta in volta le soluzioni ottenute alle diverse concentrazioni (dinamizzazione) si possono eliminare le proprietà tossicologiche esaltando invece quelle terapeutiche, grazie all’energia trasmessa dalla dinamizzazione. L’infintesimale diluizione dei rimedi omeopatici rappresenta tuttavia il principale motivo di perplessità sul funzionamento dell’omeopatia da parte della medicina “ufficiale”, ovvero quella che si basa sul “metodo scientifico”, dal momento che in un granulo omeopatico non è possibile determinare chimicamente la presenza di molecole attive che non siano il solvente (l’acqua) o il mezzo di dispersione (lattosio). Da queste sintetiche e non sicuramente esaustive considerazioni si può però facilmente comprendere come sia l’omeopatia che la fitoterapia siano approcci terapeutici per molti tratti diversi e che necessitano di uno studio approfondito per essere utilizzati al meglio. Piuttosto che dedicare troppo tempo a ricerche fai da te, rischiando equivoci o fraintendimenti sulla nostra salute, è bene sempre ricordare che un medico, così come un farmacista, che abbia approfondito queste materie sia senza dubbio la risorsa migliore per un consulto sul nostro benessere. Francesco Fratto |


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LA PAROLA A

settembre/ottobre 2016

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Qual è l’apparecchio più giusto per mio figlio?

Spesso capita di vedere bambini, ragazzi e persino adulti con diversi tipi di apparecchio ortodontico (mobile, fisso, più o meno visibile…). Ma qual è l’apparecchio ideale per “raddrizzare i denti”? Naturalmente ogni diverso tipo di apparecchio ha indicazioni diverse, che lo specialista (l’ortodontista) ben conosce. A grandi linee, vanno distinti due grandi gruppi di apparecchi: quelli fissi (cioè quelli che il paziente non può rimuovere dalla bocca) e quelli mobili, che si possono togliere, ad esempio quando ci si lava i denti. Questi possono sembrare più comodi, più pratici, ma non sono molto consigliati, perché non spostano i denti ma li inclinano solamente, e non è facile avere un buon controllo sulla loro azione. I primi invece, sono usati più frequentemente, perché consentono allo specialista di controllare perfettamente lo spostamento dentale: possono inclinare, derotare, spostare i denti corporalmente (cioè corona e radice dentaria insieme) o addirittura possono spostare la sola radice, senza avere apprezzabili spostamenti della corona (solo

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una leggera rotazione). Possono interessare una arcata od entrambe, e possono essere applicati solo ad un settore della bocca (quattro o cinque denti, come capita a volte con i pazienti adulti, per migliorare i risultati di una successiva protesizzazione), possono presentare attacchi (quelle “piastrine” che si incollano ai denti) bianchi (in ceramica, per motivi estetici), o addirittura possono essere invisibili, perché questi attacchi vengono applicati alla superficie interna, linguale o palatale, dei denti (ortodonzia linguale). Nel caso degli apparecchi fissi, la loro azione non varia molto al variare dell’estetica: funzionano egualmente bene anche quelli con attacchi in ceramica, bianchi, e così pure gli apparecchi linguali. Questi ultimi non sono usati molto frequentemente, per il loro costo mediamente maggiore e perché più difficili da applicare. Presso il nostro centro, opera una specialista in ortognatodonzia in grado di valutare quale tipologia di apparecchio è più indicata caso per caso.

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Ma quanto mi costano i “professionisti della comunicazione”? La gran parte delle piccole e medie aziende ritiene che i professionisti della comunicazione lavorino con tariffari troppo alti, per questo le stesse tendono ad affidarsi a figure improvvisate che promettono prezzi bassi ed efficienza. A conti fatti, tuttavia, si scopre che i professionisti della comunicazione abbattono di gran lunga i costi rispetto a chi si improvvisa grazie ad interventi mirati fatti da figure preparate, andando subito a bersaglio ed evitando così un inutile spreco di denaro per il cliente. VISYSTEM lavora in quest’ottica fin dal 1997, puntando sulla qualità dei servizi e sul rapporto di fiducia con il cliente. VISYSTEM garantisce servizi per lo sviluppo e la promozione dell’immagine: • • • • • • • • • •

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PRATICHIAMO IL FUTURO

settembre/ottobre 2016

Ora anche davanti ad Economia ci si mette la parola Bio Dove sta andando la nostra economia? E il nostro lavoro? Perché lavorare meno e meglio sarebbe la soluzione giusta

L’

interesse per la cosiddetta bio-economia deriva dal fatto che la produzione di merci a livello mondiale ha superato la capacità del pianeta di fornire le risorse rinnovabili di cui necessita la produzione stessa. Nel 2016, il giorno in cui l’umanità ha consumato tutte le risorse rinnovabili rigenerate annualmente attraverso la fotosintesi clorofilliana è arrivato l’8 agosto! E non si può sottacere che la maggior parte della popolazione mondiale consuma meno di quanto sarebbe necessario per vivere dignitosamente. La crescita della produzione di merci è la causa della crisi ecologica che sta minacciando la sopravvivenza dell’umanità. Fino a quando si continuerà a finalizzare l’economia alla crescita della produzione di merci, la crisi ecologica sarà destinata ad aggravarsi. La finalizzazione delle attività produttive alla crescita della produzione è anche la causa di fondo della crisi economica in essere, la quale non è un’anomalia temporanea ma la conseguenza inevitabile del modo di funzionare del sistema. Se il fine delle attività produttive è la crescita della produzione di merci, le aziende sono obbligate a investire in tecnologie che consentano di produrre di più per unità di tempo, riducendo l’incidenza del lavoro umano sul valore aggiunto. Ciò non comporta automaticamente, come in genere si pensa, una riduzione dell’occupazione. L’occupazione non diminuirebbe se in conseguenza degli aumenti di produttività si decidesse di ridurre l’orario di lavoro. Tuttavia, la concorrenza non consente di fare questa scelta, per cui diminuisce inevitabilmente il numero degli occupati. Nei trent’anni di crescita economica dalla fine della Seconda guerra mondiale, la riduzione del numero degli occupati in agricoltura è stata assorbita dagli incrementi degli occupati nell’industria, la successiva riduzione nell’industria è stata assorbita dai servizi, la riduzione nei settori industriali maturi e nei servizi è stata infine assorbita dalla produzione delle tecnologie che riducono l’incidenza del lavoro umano sul valore aggiunto, dalla produzione di oggetti progettati per non durare a lungo (obsolescenza programmata), al fine di accelerare i processi di sostituzione. Tutto ciò ha ritardato la crisi economica ma ha aggravato la crisi ecologica perché, di fatto, ha aumentato i rifiuti e le emissioni di sostanze non biodegradabili dalla biosfera. Se in conseguenza de-

gli aumenti di produttività non si riduce l’orario di lavoro ma il numero degli occupati, diminuisce la domanda a fronte di incrementi dell’offerta di merci. Questo problema è stato affrontato, dagli anni Sessanta, incentivando l’indebitamento pubblico e privato per aumentare la domanda. Quando l’aumento della produttività non accompagnata da una riduzione dell’orario di lavoro si è estesa al settore terziario, l’occupazione ha ini-

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ziato a diminuire. La globalizzazione è stata indispensabile al sistema per continuare a crescere, aumentando sia il numero dei produttori e dei consumatori, sia i mercati in cui vendere, da cui attingere le materie prime e in cui delocalizzare gli impianti per sfruttare i costi inferiori. Le leggi con cui il padronato dei Paesi europei presume di riuscire a sostenere la concorrenza con i costi del lavoro nei Paesi in via di sviluppo riducendo le tutele

sindacali degli occupati e aumentando i contratti di lavoro precari - il jobs act in Italia e la loi travail in Francia - non fanno crescere l’occupazione, contribuendo ad aggravare la crisi. A complicare il quadro è intervenuto ora un rallentamento delle economie dei Paesi emergenti. Se la crescita della produzione di merci è la causa sia della crisi ecologica, sia della crisi economica che stanno minacciando il futuro dell’umanità, l’attenuazione di entrambe presuppone l’abbandono della finalizzazione dell’economia alla crescita. La crisi economica non può essere superata con le politiche economiche tradizionalmente utilizzate per rilanciare la crescita, perché nessun problema si può risolvere rafforzando le cause che l’hanno provocato. Se si valuta che per far ripartire la crescita occorre prioritariamente ridurre il debito pubblico, si tagliano le spese dei servizi sociali scaricando i costi del risanamento economico sulle classi subalterne. In questo modo però si accentua la crisi, perché le politiche di austerity deprimono la domanda interna. Se invece si ritiene che per far ripartire la crescita sia necessario sostenere la domanda incentivando l’aumento della spesa pubblica in deficit o aumentando i redditi più bassi, non si tiene conto del fatto che l’aumento dei debiti monetari è solo l’epifenomeno di un aumento del consumo di risorse e delle emissioni di sostanze di scarto nella biosfera; il che comporta un aggravamento della crisi ambientale. Per ridurre queste conseguenze negative si propone di incentivare la green economy. Tuttavia, se queste scelte vengono fatte allo scopo di rilanciare la crescita economica nell’ottica del cosiddetto sviluppo sostenibile, i vantaggi ambientali che si ottengono per unità di prodotto sono vanificati dall’aumento della quantità dei prodotti in valori assoluti. Le tecnologie che riducono il consumo di risorse e l’inquinamento possono attenuare la crisi ecologica solo se sono finalizzate a ridurre il consumo delle risorse e le emissioni riconducendole a valori compatibili con il flusso energetico inviato dal sole e utilizzato dalla vegetazione per effettuare la fotosintesi clorofilliana. Solo se l’economia inizierà a conteggiare l’ecosistema planetario e una certa decrescita come dice ora anche Papa Francesco potrà innescarsi un cambiamento positivo della situazione ecologica ed economica. Andrea Pavan |


SIGNORI, SI CAMBIA

settembre/ottobre 2016

Quando la Terra Promessaè qui

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Laura, da Barcellona, segue il suo cuore e arriva a Concordia Sagittaria; due giovani africani in fuga dalla fame cercano un riscatto a Portogruaro: il viaggio come metafora della vita

I

l fascino del viaggio nasce dal suo mistero. Ogni passo verso una nuova destinazione cela una scommessa sul futuro: come sarà l’arrivo? E quante possibili combinazioni di circostanze influenzeranno la percezione del cammino? In questa strana ricetta prodotta dalla mescolanza di luoghi e vita, l’unica certezza è il desiderio di “puntare”. Proprio quello che ha fatto Laura, ormai tredici anni fa.

UNA SPAGNOLA A CONCORDIA È il 2003 e questa ventiseienne, residente a Barcellona, decide di calare sul piatto la carta del cuore: collaborando con una ditta tricolore impegnata nel passaggio della fibra ottica in Spagna, conosce un giovane italiano e se ne innamora. Lo Stivale è lontano, ma Laura, ragazza tenace e fortemente attaccata ai propri valori, non si lascia intimorire. “Non ho mai avuto preconcetti di nessun tipo. - spiega - Ogni cultura ha le sue testimonianze e la sua storia, mi piace scoprirle. Inoltre, tutte le esperienze all’estero rappresentano una possibilità d’arricchimento”. Qualche base nel sacco c’è, non resta che prendere il respiro e tuffarsi. Laura carica la sua vita su una piccola auto e parte, diretta verso Concordia Sagittaria. “Mia madre era triste, ma contenta perché facevo quello che mi dettava il cuore. Mio padre, invece, non l’ha presa affatto bene, ma ha dovuto rassegnarsi. Sono sempre stata molto indipendente. Probabilmente, se non fosse stato per questo, non avrei mai affrontato un’esperienza del genere”. Quando arriva, l’impatto con l’Italia è positivo. Barcellona, con la sua frenesia, la sua architettura, i suoi colori, è rimasta chilometri più indietro, sostituita da una più piccola e tranquilla località veneta. “Non mi è mancato molto il caos, perché prima di trasferirmi lavoravo a Barcellona, ma abitavo in una località collinare molto piccola. chiarisce Laura - Comunque adoro la pace e la tranquillità. Anzi, oggi non riesco a stare più di un giorno intero in città”. Ora si tratta di ripartire: migliorare la lingua, ambientarsi, trovare nuove amicizie. Sfide che è più facile affrontare insieme, mentre, poco a poco, nasce una famiglia. Ed ecco, dopo soli quindici giorni arrivare il lavoro, seguito dal matrimonio e dai figli: tappe che segnano la continuazione del viaggio di Laura verso la felicità. Oggi Laura lavora come insegnante di spagnolo e traduttrice, mentre i suoi figli iniziano già a comunicare in due lingue.

grande continente africano. Il primo vive in Nigeria e lavora nel settore informatico, il secondo in Gambia ed è figlio di un coltivatore. La vita non è semplice nei loro paesi d’origine, segnati da gravi conflitti politici e religiosi che si aggiungono a una struttura sociale complessa ed eterogenea. Entrambi sono uniti dallo stesso sogno: inseguire un’esistenza più sicura e tranquilla. Una possibilità si prospetta al di fuori dei confini nazionali, in Libia: così lontana, separata da chilometri di Sahara, è uno Stato grande e ricco, dove da più di dieci anni vivono persone di varia etnia, che sono riuscite a trovare un lavoro e ricostruirsi una vita. E’ tempo, dunque, di fare i bagagli. Quello che attende E.E. e J.J., però, è una realtà ben diversa. Al loro arrivo in Libia, esplode la guerra civile. Non è più possibile tornare indietro, perché

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IN FUGA PER LA VITA Talvolta, però, per raggiungere il jackpot, è necessario versare una posta assai più cara. Il viaggio, allora, diventa l’unica alternativa a una vita di paura e sofferenza. Lo sanno bene J.J. ed E.E., due ragazzi originari del

la via verso casa si è trasformata in una zona di guerra, controllata da gruppi paramilitari che monitorano il passaggio di beni, uomini e armi. Gli stranieri si trasformano in un capro espiatorio per la popolazione locale e in potenziali schiavi per i gruppi armati presenti sul territorio. Il gioco è semplice e macabro al tempo stesso, come chiarisce un operatore della CSSA, cooperativa che si occupa della gestione dei richiedenti asilo a Portogruaro: gli stranieri - in particolare quelli di colore - vengono spogliati del loro riconoscimento sociale, imprigionati e ceduti, a pagamento, come manodopera. In alcuni casi, sono addirittura costretti a portare munizioni alle milizie impegnate al fronte. “In certe zone capita che ti diano la possibilità di uscire se paghi un riscatto, ma non è detto che, se ti lasciano andare, il giorno dopo non ti

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riarrestino”. Questo destino è quello che attende E.E. e J.J. “Era un venerdì ed ero a letto. - racconta il primo - Erano circa le tre di notte. Sono arrivati dei soldati, armati, nel posto in cui stavo, a Gargaresh. Sono entrati nelle case e ci hanno preso televisioni, telefoni e soldi. Se opponevi resistenza, ti colpivano con il calcio del fucile. Dopo averci derubati, ci hanno caricati su un camioncino e trasportati presso un campo militare. Eravamo costretti ogni giorno a camminare, senza cibo e sotto la minaccia di violenze fisiche e verbali. Quand’ero in prigione un uomo mi ha chiesto: Sei musulmano? Io gli ho risposto di sì. Allora lui, mi fa: Perché ti sei fatto questo tatuaggio sui capelli? Prima ancora che io potessi rispondere, ha preso un grossa stecca e mi ha colpito sugli occhi. Ho ancora il segno e ogni tanto i miei occhi diventano rossi e mi danno problemi”. La vita in prigione è dura, ma fuori le cose non vanno meglio. L’unica possibilità è fuggire, ma dove? La necessità spinge verso la costa. J.J. viene comprato dal suo datore di lavoro, che, però, teme un’aggressione da parte dei soldati. Il solo modo per aiutarlo è fargli lasciare il paese, ma non si può circolare liberamente in auto: il rischio di essere fermati e riportati in prigione è troppo grande. J.J., quindi, viene trasportato di nascosto verso la costa e qui caricato su un barcone. E.E., invece, fugge dalla prigione, approfittando dell’attacco di un altro gruppo paramilitare. Poi, il viaggio, attraverso il mare… ma la destinazione? Sconosciuta. “Ero nella barca insieme a persone che nemmeno conoscevo. - racconta E.E. - Eravamo in mezzo all’acqua e non sapevamo dove stavamo andando. Ogni barca che vedevamo ci spaventava. Quando abbiamo raggiunto Lampedusa, è stato come respirare di nuovo. Sono arrivato e ho detto: Anche se mi lasciano a dormire per strada, va bene. Da Lampedusa ci siamo spostati in Sicilia e poi a Portogruaro, in cui sono ritornato dopo una breve parentesi a Fiesole”. Stesso iter per J.J., che però è approdato direttamente sulle coste siciliane, prima di raggiungere la palestra dell’Istituto Luzzato. “Tutto mi sembrava strano, non riuscivo a credere di essere in salvo. - spiega - La mia partenza per l’Italia non è stata intenzionale. A Portogruaro ho potuto finalmente sentirmi libero e sono veramente riconoscente verso tutti per questo”. Oggi E.E. ha 24 anni, mentre J.J. ne ha solo 21. Entrambi vivono a Portogruaro e sono seguiti dalla cooperativa CSSA. Vanno a scuola per apprendere l’italiano e s’impegnano a svolgere piccoli lavori volontari, sognando di riuscire a realizzare le proprie aspettative: lavorare la terra per E.E. e continuare a costruirsi una professionalità nel mondo dell’informatica per J.J. Buon viaggio. Massimiliano Drigo |


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L’ACQUOLINA IN BOCCA

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i sono da poco concluse le Olimpiadi di Rio de Janeiro e la spedizione italiana si è comportata discretamente bene, conquistando 28 medaglie come nella precedente edizione di Londra 2012. Dicono che è stato un buon risultato (?), anche se non c’è stato un miglioramento quantitativo, e nello sport principe dei giochi, l’atletica, si registrano zero medaglie, peggio di tanti paesi da cosiddetto “terzo mondo”. Insomma, l’Italia a Rio non si è migliorata ma in tempi magri come questi va lo stesso bene! Personalmente, una delle più belle sorprese l’ho trovata nella medaglia d’oro di Elia Viviani, trionfatore nel ciclismo su pista, in una disciplina in cui l’Italia ha fatto sempre la figura di comprimaria, prima di cadere in un anonimato lungo due decenni. Un’altra bella sorpresa è stata rappresentata, nel nuoto, dal genio di Gregorio Paltrinieri, vincitore dei 1500 s.l., elogiato anche dalla leggenda Michael Phelps, il quale a Rio ha chiuso la carriera con 23 ori olimpici totali. Ciclismo e nuoto sono due discipline sportive agli antipodi fra loro, come possono essere le gare di tiro e la pallanuoto, la scherma e il volley,… tutte discipline in cui gli Azzurri hanno saputo farci divertire, facendoci restare incollati allo schermo tv per buona parte del mese di agosto.

DALLA GARA ALLA TAVOLA Dalla qualificazione alle Olimpiadi fino alla conquista della medaglia d’oro, oltre alle qualità naturali degli atleti, all’intensità e ai metodi di preparazione sportiva, per raggiungere certi traguardi è fondamentale l’alimentazione, la quale varia da disciplina a disciplina. Avendo programmato con scrupolo l’aspetto nutrizionale degli atleti, per quest’ultima spedizione olimpica una medaglia d’oro spetterebbe sicuramente anche al Made in Italy, per la prima volta presente a un’Olimpiade. Sulle tavole degli atleti Azzurri e degli ospiti di Casa Italia, infatti, ci sono stati menu con i prodotti forniti direttamente dagli agricoltori italiani, grazie all’accordo tra Coni e Coldiretti, che in questa iniziativa ha avuto al suo fianco gli olivicoltori con l’olio extravergine, gli allevatori del Grana Padano, i coltivatori di pomodoro Pomì e una grande azienda agricola emiliana che ha portato in Brasile riso, meloni e cocomeri. Immancabile la pasta, con ricette inedite ideate in collaborazione con Barilla, fornitore ufficiale del ristorante dell’Italia team con 2700 kg di pasta (classica, integrale o senza glutine) a disposizione per i menù Azzurri. In questo modo, a tutti gli ospiti di Casa Italia sono state servite eccellenze agroalimentari italiane, e gli stessi atleti Azzurri si sono proposti come ambasciatori dell’italianità nel mondo, che trova proprio nell’alimentazione il suo carattere più distintivo. Come ha sottolineato il presidente CONI Giovanni Malagò prima della partenza, questa è un’operazione che è finalizzata anche a contrastare il gravissimo fenomeno dell’agropirateria che costa all’Italia oltre 60 miliardi di euro di mancati guadagni per gli agricoltori, a fronte

Olimpiadi e cibo A Rio il Made in Italy ha dato ottimi risultati, non soltanto sui campi di gara. A trionfare è stata anche la cucina italiana… con un’eccezione di un valore (crescente) dell’export che però vale la metà del business realizzato con i “falsi”. Per sottolineare la gravità del problema, una task force di Coldiretti ha scoperto che a Rio si è creata una rete di commercializzazione di prodotti come il Gran formaggio tipo grana, la Pomarola, il Parmesao e il salame tipo Milano rigorosamente Made in Brasile. Tutti prodotti che possono trarre in inganno sulla reale origine, anche perché spesso le confezioni richiamano nei colori al tricolore e nelle immagini all’Italia.

A OGNI DISCIPLINA IL SUO CIBO La scelta del cibo italiano ha dimostrato, una volta ancora, come la dieta mediterranea sia la migliore per ottenere contemporaneamente una buona forma fisica e la potenza necessaria a fare sport. Un preparatore atletico e nutrizionista ci dice che ogni piatto di cibo deve essere

anzitutto leggero e digeribile, in secondo luogo bilanciato in tutti i suoi nutrienti, infine deve saper fornire tante calorie quante la disciplina ne richiede. Ogni sport ha esigenze energetiche notevolmente differenti: quelli che richiedono meno apporto calorico sono la ginnastica artistica e le arti marziali, anche perché in alcuni casi gli atleti devono rimanere al di sotto di un certo peso per poter competere. Al contrario, gli atleti impegnati in competizioni di resistenza fisica, come nuotatori, podisti, canottieri e maratoneti hanno bisogno di moltissima energia a disposizione, tipicamente sotto forma di carboidrati. Un altro tipo di atleti sono quelli il cui sport si basa sulla forza, come i partecipanti al getto del peso o i sollevatori di pesi; in questi casi i pasti sono comunque sostanziosi, ma invece dei carboidrati sono le proteine ad essere molto presenti: carne magra con un po’ di riso e verdure ad

a COMUGNE di Pramaggiore L’ASSOCIAZIONE RICREATIVA COMUGNE ORGANIZZA LA

25ª Festa d’Autunno volete degustare e rivivere i sapori dei nostri nonni con piatti tipici della civiltà contadina

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Ossi de porsel Pie de porsel Radici e fasioi Fasioi coe tirache Fasioi alla texana Lingual - Muset Saame in tecin Pansal ai ferri Frico Stinco al forno Trippe alla parmigiana El poastrel de a nona in tocio

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accompagnarla. Molto particolare è la “dieta del ciclista” per il fatto che l’atleta deve rimanere in sella alla bicicletta a lungo, e ciò lo porta a consumare pasti bilanciati nel corso della giornata, della pasta o del riso in bianco a colazione, il tutto accompagnato da uova o carne per ottenere il giusto apporto proteico. Il pasto ideale degli atleti, mi spiega un medico nutrizionista sportivo, prevede un giusto bilanciamento di carboidrati, protidi e grassi, e non devono mancare le vitamine e gli antiossidanti. Tutto ciò si ottiene consumando una buona quantità di frutta e verdura e anche carni bianche che contengono ferro, vitamine del gruppo B e grassi polinsaturi. I carboidrati sono consumati per creare agli atleti una buona riserva di energia. Ma qui andiamo troppo nello specifico e ci vorrebbe un capitolo a parte per approfondire...

L’ECCEZIONE CHE CONFERMA LA REGOLA Vi racconto una curiosità che spezza tutte le regole scientifiche e diventa una vera eccezione, e riguarda il più grande nuotatore di tutti i tempi, l’americano Michael Phelps, la cui dieta sembra quella di una persona normale... o quasi. Lo stesso Phelps ha indicato che la sua giornata inizia con una colazione composta da tre panini all’uovo fritto con aggiunta di formaggio, lattuga, pomodori, cipolle fritte e maionese. Poi prosegue con due tazze di caffè, una frittata fatta con cinque uova, una ciotola di fiocchi d’avena, tre toast allo zucchero a velo e tre pancake al cioccolato. A pranzo, poi, il nuotatore statunitense di solito si concede circa mezzo chilo di pasta e due panini con prosciutto, formaggio e maionese, aggiungendo come bevande l’equivalente di mille calorie di drink energetici. Infine, per cena il menu prevede un altro mezzo chilo di pasta e una pizza intera, per un totale giornaliero di circa 12mila calorie, ovvero più o meno cinque volte tanto quello che viene raccomandato dai dietologi! Michael Phelps, però, durante i massacranti giorni della preparazione per le Olimpiadi praticamente “mangia e dorme” nuotando. Leandro Costa |

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Lessate dell’orzo in acqua poc o salata; affettate e grigliate una melanzan a tonda, la tagliate e cubetti e la bagnate con un goccio d’olio e.v.o.; tagliate a pezzetti dei pomodorini secchi e ponete tutto in una cio tola assieme alle lenticchie (in barattolo) pre cotte. Aggiungete un po’ di aceto balsamico , un cucchiaio di olio e.v.o., un po’ di pepe e me scolate tutto con uno yogurt magro. Lasciate riposare per amalgamare i sapori e poi servite guarnendo con foglioline di prezzemolo. La quantità degli ingredienti la fate a vostra discre zione.


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Con quale nome nasce nelle zone di risorgiva ad est di Casarsa il fiume Lemene? Risolvi lo schema e la soluzione apparirà nelle caselle cerchiate.

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VERTICALI 1. Corre su binari in città - 2. Istituto di statistica (sigla) - 3. Club, circolo - 4. La discute il laureando - 5. Abitudini consolidate - 6. Capo coronato - 7. Che coprono dodici mesi - 8. Capitale dell’Estonia - 9. Ha gli spiriti in cantina - 10. Tra Mao e Tung - 11. I limiti dell’onore - 14. Levata, asportata - 16. Dotate di qualità inarrivabili - 19. Bocche di vulcani - 20. Lugubre, tristissimo - 21. La Lilli giornalista - 22. Il supplizio per le streghe - 23. Il mese della canicola - 24. Centro delle Langhe - 25. Uccello di palude - 27. Comprende Pola - 28. Macchinetta da competizione - 30. La Buenos capitale - 32. Reparto (abbrev.) - 34. Il Paese del Dalai Lama - 37. Deserto della Mongolia - 38. Argilla colorante - 41. Federale in breve - 43. Il petrolio a Dallas - 46. Iniziali di Arbore - 48. Coda di aspide

39 43

46

44 48

50

49

A D C O S T A O I H C C E V O G

10

14

27 31

36

35

9

19

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8

17

18 21

7

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12

N D O L C E L R A T T U A L E R

I O R M R D O E A D O S O G N O

M D S C E E U B P D I T T R S U

A O O I U S C I R E I R N T E A

E T N E M C S L S T N V E O O R

A R E T R O V A R E O S M T R I

U C I M E E R A E L S O A A T P

T I P R E F P A A O U D I R E O

O V O L E R E R L I P N G B E R

R I I O R F E O E E O E G M R T

E L A P I C N I R P N R E O A A

M T I O U C I P P T A N T O S R

U A O N G A B M E M M T T U U E

N I N T E R N A Z I O N A L E R

D I F E S A T T C E R C A R E O

CRUCIPUZZLE

LE SOLUZIONI DEI GIOCHI DEL NUMERO PRECEDENTE

Qual è la manifestazione ciclistica nazionale appena conclusasi in città, quest’anno disputata in notturna? Le lettere rimanenti daranno la soluzione della domanda.

AMPIO ANIMA ATTEGGIAMENTO ATTUALE AUTORE BAGNO CAUSA CERCARE CIVILTÀ COMPIERE CORSO COSTA CUORE DIFESA DIRETTO DOLCE FERIRE FRASE

GENTE INTERNAZIONALE LIBERO LINEA LUNGO MENTE MESSA MONTE MORALE NUMERO OMBRA PARTITO PENSARE PIENO PONTE PRINCIPALE PRONTO REALE

RIPORTARE ROMANO SCUOLA SEGUIRE SOGNO STESSO TANTO TEDESCO TEMERE TITOLO TROVARE UDIRE USARE USCIRE VECCHIO VOLARE VOLERE

Sabato 24 Settembre

A D A T T A

M A R I N I

E L R I I A C C U T

S A C R I A O P C A A R I

V A T A F A T E O P C H I A V E

A E T V U P R C A P E L L O O A

F C D L M D C R O O S L A T T E

R A P P R E S E N T A R E E S R

Con il contributo di

O O O E A I U T A R E R A S U T

A P O R E L G I O B E R I T A T A M A T T B E R T O A N T E R R D A R E C E R I A L I E N

Z O O U E E R A S O P S S G F E

A T S T R A O R D I N A R I O N

M S S O T T I L E N O I G E R O

O T A C R E M A G G I O R E Z I

c/o TEATRO LUIGI RUSSOLO

VIA SILVIO PELLICO - PORTOGRUARO (VE) www.portogruaroeventi.com INGRESSO LIBERO SU PRENOTAZIONE: Confartigianato V.O. Tel. 0421244962 - formazione@coveor.it

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TESTIMONIAL D'ECCEZIONE

ARRIGO SACCHI TEAM BUILDING: Il giusto modo di fare squadra h 10:00 PREVENZIONE

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IL TAO DELL'ALIMENTAZIONE Il cibo che cura, riequlibra, sostiene, rafforza, depura.

COME NASCE UN SORRISO Conosci la tua bocca per parlare al tuo corpo.

Dott. Raimondo Pische

h: 11:00 SALUTE-MENTE-CORPO

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COME GUARDARE OLTRE I TUOI LIMITI La corretta postura e la sua influenza sul benessere dell'uomo.

h: 11:30 CAMBIAMENTO

Andrea Sales

IL POTERE DEL CAMBIAMENTO Ridefinire se stessi.

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A R N A T I A N I C O S O M A I I N I S S A T I S A N I T B E N E F I A A T O N

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I A R E P O R U G D E T R G U N

Con il patrocinio di

LIFE, HEALTH AND PERFORMANCE SHOW

Dott. Mauro Mario Mariani

19

settembre/ottobre 2016

CONDUCE

Roberta Ferrari

S L E R D I V E N T A R E E E I

N O A I A O S O R T S I N I S M

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