Camminiamo Insieme maggio 2022

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Camminiamo

Insieme

Dodici Morelli, Bevilacqua, Galeazza e Palata Pepoli

CHIESA MINISTERIALE

MAGGIO n. 12 2022

EDITORIALE

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CATECHESI

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UCRAINA

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FORMAZIONE

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Camminiamo

editoriale

Insieme

È

UNA CHIESA MINISTERIALE

il sogno nel cassetto: camminare contribuendo alla costituzione di comunità partecipative, in cui laiche e laici assumono servizi a tutti i livelli, dalla catechesi, alla liturgia e dove il presbitero svolge il ruolo di formatore, a servizio della comunione e del dialogo. Comunità in cui il principio di uguaglianza è scritto nelle scelte fatte e condivise, dove si lavora affinché tutte e tutti possano sentirsi a casa loro. È stato leggendo insieme il libro degli Atti degli Apostoli, settimana dopo settimana, capitolo dopo capitolo, che abbiamo sentito il desiderio di lasciarci guidare dallo Spirito e permettere al Signore di guidarci in questo cammino. Oltre alla lettura degli Atti degli Apostoli abbiamo dedicato due sabati interi allo studio di alcuni documenti importanti del Concilio Vaticano II. Sacra Scrittura e tradizione della Chiesa sono i nostri punti

di riferimento che ci aiutano a sgretolare le nostre idee religiose, spesso formatesi assimilando ciò che abbiamo trovato senza prenderci il tempo per approfondirle e verificarle. È questa superficialità che emerge tutte le volte che permettiamo alla Parola di Dio e all’insegnamento della Chiesa di penetrare dentro di noi. Spesso le incomprensioni nei consigli pastorali nascono proprio da qui, dal voler difendere tradizioni antiche delle quali non sappiamo nemmeno l’origine. Pensare a cammini nuovi per portare il Vangelo nell’attuale contesto sociale e culturale nel quale viviamo, esige la disponibilità a permettere allo Spirito Santo di agire in noi. La ministerialità nelle nostre comunità è in questa prospettiva. Lasciamo che lo spirito Santo ci guidi e sgretoli le nostre fantasie religiose. Don Paolo

PRIMA COMUNIONE A DODICI MORELLI

Nella giornata di domenica 24 Aprile, nella parrocchia di Dodici Morelli, le campane suonavano a festa. I bambini di classe quarta hanno ricevuto il sacramento della Prima Comunione. Essi erano desiderosi e gioiosi di quell’incontro intimo con Gesù e la loro emozione mi ha scaldato il cuore fino a lacrime di gioia. La cerimonia, molto bella ed organizzata da don Paolo, è stata animata da un balletto di bambine con teli, che riportavano simboli di

pace e dai canti gioiosi del coro dei giovani. È stata possibile anche grazie alla partecipazione attiva dei genitori e delle catechiste che mi hanno aiutato. La collaborazione di tutti ha reso questo giorno speciale in modo indelebile. Cari bambini, il catechismo per adesso è terminato, il 7 Maggio inizierà l’oratorio con la presenza degli animatori di estate ragazzi, una bella opportunità di relazione con gli altri e con Dio. Un affettuoso saluto e un augurio di praticare sempre il bene. Manuela

24-04-2022………. E’ FESTA

Il 24-04-2022 la messa a Bevilacqua è iniziata con il canto “E’ FESTA” per celebrare il sacramento della prima Eucarestia a 7 bambini della nostra parrocchia: Noemi, Elena, Riccardo, Davide, Gabriele, David, Diego. E’stata una giornata ricca di stati d’animo diversi. Per noi catechiste, ma credo di parlare anche a nome dei genitori, l’ansia e la paura di sbagliare hanno lasciato il posto all’emozione di vedere i 7 bambini emozionati nell’aprire il loro cuore a Gesù ricevendo per la prima volta il CORPO DI CRISTO . Molto significativo è stato vedere i genitori partecipare attivamente alla messa. Grazie a don Paolo che ha suggerito di fare “apparecchiare” la mensa ad una coppia di genitori, è stato sicuramente un momento bello e particolare. L’augurio che questa giornata sia, per questi bambini, l’inizio del loro cammino nella CRISTIANITA’. Ringraziamo inoltre quanti hanno reso speciale questo giorno in modo particolare don Paolo, il coro e Michele Santi che ha invitato l’organista Riccardo Galli rendendo ancor più speciale la conclusione di questa giornata di festa. Morena Pirani Manuela Ferioli

Comunioni a Palata Pepoli Domenica 24 aprile a Palata, come anche a Bevilacqua e a XII Morelli, si sono celebrate le prime comunioni. Tutte le volte che viene amministrato un sacramento è una gran festa per la comunità, è una gioia per tutti accompagnare in un momento così importante chi accoglie Gesù. Nel nostro caso è stato veramente un evento eccezionale, perché c’era solo una bambina a ricevere l’eucarestia. È stata una cerimonia semplice ma molto sentita; Francesca, con la sua tunica bianca, sull’altare non era sola, ma era circondata dai suoi compagni di catechismo, che si sono offerti di animare la liturgia, in modo da far sentire la loro vicinanza all’amica.

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catechesi

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IL “LORO” DON MILANI “Buongiorno a tutti, siamo alcuni bambini di classe quinta di Dodici Morelli e Galeazza che stanno frequentando il quarto anno di catechismo, ed in questi ultimi mesi, con l’aiuto di Don Paolo e dei nostri catechisti, abbiamo conosciuto un personaggio con un forte carisma che si chiama Don Lorenzo Milani.” Con questa introduzione avrà inizio la rappresentazione che porterà in scena la vita di un uomo carismatico ma anche scomodo, esigente e provocatore, un parroco che a causa di screzi con la Curia di Firenze viene nominato, nel 1954, priore di Barbiana, un piccolo paesino sui monti del Mugello ed è proprio qui che, in mezzo al nulla, fonda una scuola per giovani operai e contadini fra i quali figurano diversi bambini impegnati ad aiutare le rispettive famiglie nei campi. A loro si dedica anima e corpo incessantemente. Don Milani sa che, a quei tempi, avere una cultura non è solo un fatto di sapere ma anche un modo per crescere più scaltri e attenti a quello che ti circonda; il motto della sua scuola è I CARE, ovvero mi riguarda, mi sta a cuore, mi interessa e su queste parole insiste particolarmente, il suo scopo è quello di riuscire a far emergere i desideri sul futuro dei bambini ed aiutarli così a costruirsi la vita che sognano. Nel 1967 scrive assieme insieme ai ragazzi della sua scuola il libro dal titolo “Lettera ad una professoressa” denunciando l’arretratezza e la disuguaglianza presenti nella scuola italiana di allora, una scuola che scoraggiava i più deboli spingendo avanti

i più forti; un vero e proprio atto d’accusa verso l’intero sistema scolastico, questo libro diviene simbolo del cambiamento per una scuola veramente per tutti, ma solamente dopo la sua morte avvenuta il 26 giugno 1967 quando Don Milani aveva solo 44 anni a causa di una grave malattia. Ai nostri bambini, dopo aver visto il film assieme ai loro catechisti e genitori, è stato chiesto di riassumere alcuni dei concetti che più li hanno colpiti di Don Milani e di rappresentarli in una recita. Si sono trovati per diverse sere facendo le prove a teatro sotto la supervisione dei catechisti e dei genitori che hanno contribuito all’allestimento delle scene e non solo e nonostante le fatiche dell’anno scolastico ormai in chiusura porteranno in scena Il “loro” Don Milani mercoledì 1° giugno presso il teatro parrocchiale di XII Morelli dalle ore 20.00 alle ore 21.00. Luca Govoni

LE PRIME MEDIE DELLE 4 P INCONTRANO LE CONSACRATE DI CA’ DE COPPI

Domenica 15 maggio le ragazze e i ragazzi delle 4 parrocchie che si stanno preparando alla cresima hanno fatto visita, assieme ad alcuni genitori, a Cecilia e Giorgia, due consacrate che da qualche anno vivono in una casa vicino alla chiesa di Cà de Coppi. Ci hanno parlato della vita di san Francesco e di santa Chiara, santi ai quali s’ispirano, per condurre una vita sem-

plice, in fraternità e aperta al dialogo con tutti e tutte. Dopo aver trascorso buona parte dell’anno a sfogliare le pagine del libro degli Atti degli Apostoli per capire come sono nate le prime comunità cristiane, quali erano le loro caratteristiche principali, assieme alle figure di Paolo e Pietro, abbiamo pensato di confrontarci con qualche testimonianza di persone che nella loro vita hanno fatto scelte ispirandosi al Vangelo. In sostanza, il percorso della Cresima prevede non solo parole, ma anche la possibilità di toccare con mano la verità di ciò che si legge nella Bibbia. La prossima tappa sarà la casa della carità di San Giovanni in Persiceto, domenica 5 giugno alle ore 16. Ringraziamo Cecilia e Giorgia per la loro disponibilità e un arrivederci a presto.

Ieri è stato bello. A me è soprattutto piaciuto quando hanno parlato dell’amicizia, che le amicizie che abbiamo fatto ora rimarranno anche quando saremo più grande (Sara). Le suore erano anche simpatiche e gentili (Ilaria).

LETTERA AI GENITORI ALLA FINE DEL PERCORSO DI CATECHISMO 2022 Carissimi genitori, alle 18,30 del sabato c’è la messa che, per noi cristiani è il centro del cammino di fede. Vorrei supplicare alcune mamme di risparmiarci quello spettacolo raccapricciante di vederle entrare in chiesa a prelevare i propri figli durante la messa: semplicemente allucinante. Come ho già spiegato altre volte, il cammino di catechesi ha come obiettivo aiutare i bambini a conoscere Gesù e a vivere la messa, che è l’incontro con Lui presente nella Parola di Dio e nell’eucarestia in modo più partecipato. Senz’altro avrete notato lo sforzo di alcune mamme e delle catechiste/i di rendere più bella la messa, con la cura del canto e della liturgia. Vedere deturpare questo momento sacro con l’entrata in chiesa di mamme che, senza scrupoli, prelevano i propri figli è uno spettacolo che non avrei mai

immaginato di vedere. Lo ripeto ancora una volta: il cammino di catechesi non è obbligatorio, ma una scelta libera di famiglie che desiderano che i propri figli conoscano Gesù e la comunità cristiana. Che senso ha portare il proprio figlio/a a catechismo e poi venirlo a prelevare prima della messa o peggio, dentro la stessa messa? Che spettacolo orrendo vedere fuori dalla chiesa i genitori che aspettano i propri figli dopo la messa. Se vi dà così fastidio la chiesa, perché li portate a catechismo? Pensate che i vostri figli che vi vedono fuori dalla chiesa non percepiscano la vostra incoerenza? Ormai quest’anno è andata così, anche se speravo di essermi spiegato bene negli incontri fatti con i genitori. Il prossimo anno non accetteremo che il giorno del Signore sia maltrattato da adulti senza scrupoli che calpestano il luogo sacro e il nostro momento di fede comunitario, come si va in un campo di patate. Don Paolo

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caritas e missioni

Viaggio in Ucraina

Domenica 6 marzo un vecchio amico mi chiama e mi chiede di essere il suo compagno di viaggio per portare abbigliamento e farmaci al confine con l’Ucraina. L’assistente familiare di suo padre è ucraina, due dei suoi figli che lavoravano e vivevano in Polonia sono tornati in Ucraina per partecipare alla resistenza contro l’esercito russo, mentre la figlia lavora come infermiera presso un ospedale di Kiev. Un’amica le ha parlato di tutta la disperazione che stanno vivendo i profughi in Ucraina, patiscono un gran freddo, hanno bisogno di abiti e giacconi caldi. Così il martedì sera partiamo con un’auto stipata di abbigliamento e farmaci; sono il frutto di un passaparola fatto tra amici e la collaborazione di una Caritas parrocchiale. Abbiamo messo tutto sottovuoto per farci stare il possibile, anche perché non abbiamo trovato un pulmino disponibile per il trasporto. Fatto questo sono emersi interrogativi sull’opportunità di andare direttamente per non intralciare le organizzazioni umanitarie, ma meditando la frase di madre Teresa di Calcutta “se avrai aiutato anche una sola persona a vivere meglio non avrai vissuto invano” mi sono detto che valeva la pena partire per aiutare, anche se solo con un piccolo gesto, questo popolo. Contrariamente a quanto previsto giunti alla frontiera ungherese, a Zahony, chi doveva raggiungerci non poteva uscire dal territorio ucraino e quindi dopo molte titubanze e diversi controlli, abbiamo deciso di entrare

in territorio ucraino dove, dopo qualche centinaio di metri, abbiamo incontrato Christine, con la sua auto bianca alquanto scassata, ed abbiamo provveduto a caricare stringendo e pigiando per farci stare tutto. Abbiamo consegnato anche un po’ di denaro. Per capirci parlavamo via cellulare con Alina che ci faceva da interprete. Un selfie, un abbraccio e qualche lacrima, mentre consegnavo anche alcuni peluche che mi aveva dato all’ultimo momento mia moglie, ci siamo salutati ed abbiamo guardato l’auto ripartire. I giorni seguenti li abbiamo trascorsi in Polonia prima a Przemysl, poi alla frontiera di Herbenne, poi a Medyka, presso centri di accoglienza e protezione dove il numero dei profughi giunge più numeroso. A Przemysl, dopo un primo contatto con giovani della Caritas locale, siamo andati alla stazione dove arriva il treno (binario 5) che trasporta i profughi e vi è una prima accoglienza con ristoro di cibo e bevande. Dalla stazione di Przemysl con pulmini e pullman le persone vengono trasportate in un centro commerciale dove vengono registrate in base alla destinazione che loro indicano e dove hanno un contatto (mamma, nonna, ecc.). Ci siamo registrati ed abbiamo incontrato il responsabile dell’area Italia. Trattasi di volontari di una sottosezione della protezione Civile (ROE). Ci siamo quindi offerti per trasportare una mamma con figli assicurando loro l’alloggio. Al momento non c’era nessuno con queste necessità: tutti avevano una destinazione. Pertanto siamo andati alla frontiera di Herbenne dove arriva il treno da Leopoli. Qui c’è un altro punto di accoglienza in una palestra dove le persone sono stipate all’inverosimile, per poi essere anche esse trasportate o in Polonia – per chi ha contatti con famiglie polacche – o all’altro centro di smistamento. Tornati a Przemysl, dopo diversi tentativi, abbiamo trovato un posto per dormire e alle 23 stavamo man-

giando una cotoletta. Sveglia alle 6 del venerdì 11 marzo e decidiamo di andare alla frontiera di MedyKa dove abbiamo toccato con mano la marea di gente che entrava in Polonia a piedi, donne e bambini. La frontiera ucraina di notte non lascia passare nessuno. È stato guardando quelle persone che ho visto il volto del Cristo crocifisso. Il mio amico che è ateo mi chiedeva: Dimmi Cleto dove è il Tuo Dio? Non sapevo come rispondere e dopo un primo tentennamento gli ho risposto: È qui nel volto di queste persone ed in te e in tutti i volontari che li aiutano. Il bene da chiunque provenga è sempre da Dio! Siamo quindi ritornati al centro commerciale di Przemysl affollato all’inverosimile, ma essendo arrivati diversi pullman vi era un gran fermento e movimento delle persone per potere rientrare tra quelli che avrebbero potuto partire. Nonostante il gran numero di persone ammassate - le brandine erano una attaccata all’altra - non ho mai sentito un lamento e/o un grido o un’imprecazione. Che dignità e che lezione per me che a volte mi lamento per nulla! Qui abbiamo incontrato madre e figlia (circa 12 anni) che volevano raggiungere una località della riviera adriatica, dalla rispettiva mamma e nonna. A mezzogiorno siamo partiti per rientrare in Italia. Causa un guasto all’auto in Slovacchia, abbiamo perso 5 ore e, trovata un’auto a noleggio, siamo partiti per poi lasciare mamma e figlia tra le braccia amorevoli di babushka (la nonna) e finalmente abbiamo visto per la prima volta il sorriso sul loro volto. Alle 15 di sabato 12 marzo eravamo a Persiceto. Ora sappiamo che le persone da noi accompagnate si stanno già inserendo e frequentano un corso per apprendere la nostra lingua. Le guerre nel mondo sono innumerevoli, difficile tenere il conto. Ci sono 82 milioni di persone nel mondo in fuga da persecuzioni, catastrofi climatiche e guerre dimenticate. Lo dice Oxfam Italia, l’organizzazione no profit che si dedica alla riduzione della povertà globale. Secondo l’ONU questa è la crisi di rifugiati che cresce più velocemente in Europa dalla seconda guerra mondiale. “Essere servi inutili, cioè senza pretese di essere ringraziati, senza rivendicazioni” ce lo ricorda Papa Francesco. Cleto e Marina

Il nostro amico GIANLUCA 4


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caritas e missioni

Insieme

NOTIZIE DAL BRASILE Gli amici e le amiche del Brasile ogni tanto mandano alcune foto per mostrare come stanno utilizzando i fondi che lo scorso anno abbiamo inviato loro. Quando si mandano soldi in missione, o per alcune azioni umanitarie, è sempre meglio conoscere qualcuno sul posto. In quindici anni di missione in Brasile ne ho visto davvero di tutti i colori sui soldi inviati dall’Italia per le cosiddette adozioni a distanza! Da Miguel Calmon, una città dello Stato della Bahia, in una zona semiarida (nel senso che piove pochissimo) con un mio amico di Reggio che si chiama Gianluca, nell’anno 2000, su richiesta dei giovani del posto, abbiamo lentamente costruito una biblioteca, che negli anni ha permesso a tanti giovani di studiare e leggere. Sono stato parroco di Miguel Calmon dal 2000 al 2005. Dieci giorni prima della mia partenza da questa città per andare in un’altra, con Gianluca e altre persone del posto abbiamo costituito un’associazione che avesse l’obiettivo di custodire il patrimonio della biblioteca, che negli ultimi anni ha costruito una sede nuova ed è quotidianamente visitata dalle scolaresche del posto. Qui a fianco una recente foto della biblioteca. d. Paolo

CENTRO D’ASCOLTO – DISOCCUPAZIONE 2-0 e palla al centro! Lo scudetto del campionato di calcio è roba da milanesi, ma una vittoria l’abbiamo ottenuta anche noi del Centro d’Ascolto delle 4 parrocchie. O meglio, l’abbiamo ottenuta assieme a voi. Noi siamo stati i finalizzatori di qualcosa che voi, con la vostra generosità, avete sostenuto. Che state sostenendo. Che speriamo vogliate continuare a sostenere. In questi mesi, oltre a fornire aiuti economici attraverso il pagamento di bollette, affitti, buoni spesa e qualche sporta di generi alimentari, si sono rivolte a noi persone che hanno perso il lavoro o che peggio, un lavoro

non lo hanno mai avuto. Ecco quindi che con grande soddisfazione possiamo dire che attraverso la nostra rete di conoscenze siamo riusciti a trovare lavoro a due persone relativamente giovani. Non scendiamo nei particolari perché “non sappia la destra ciò che fa la sinistra”, ma pensiamo che questa bella notizia, densa di speranza per tanti, andasse data. Con ancor più entusiasmo, pur consapevoli delle enormi difficoltà che il protrarsi della guerra porterà a tanti di noi, cerchiamo di aiutare chi diversamente si sentirebbe è aperta in ambo i sensi: per chi ha bisogno di ancor più solo e smarrito. Ricordando a aiuto ma anche per chi ha tempo da spendere e tutti, che la porta del Centro d’Ascolto regalare agli altri. Chiara e Grazia

CONSIGLI DI LETTURA

La Tenda di Gionata (a cura di), Genitori fortunati. Vivere da credenti il coming out dei figli, Effatà, Torino 2022.

Recensione di: Paolo Cugini Non c’è verità più grande che quella sperimentata di persona. La forza della testimonianza personale non ammette discorsi che tentino di confutarla: è la forza dell’evidenza. È questo dato che si percepisce leggendo le testimonianze di alcuni genitori “fortunati”, per dirla con il titolo del libro, testimonianza che ribalta il modo di sentire comune, impastato di pregiudizi a basso prezzo. È il principio di realtà che è capace di scardinare le presunte certezze, che sembrano invincibili quando sono sorrette da dottrine religiose e supportate dalla cultura patriarcale. È il cuore di una mamma, l’amore di un padre che sono capaci di cogliere la realtà delle cose, comprendere la verità di un figlio, una figlia che fa coming out, liberandoli, così, dal dolore provocato dall’isolamento e dal giudizio del mondo circostante. Le testimonianze di Mara e Agostino, Dea, Corrado e Michela, Maria Rosaria, Anna, Serenella e Salvatore, in modi diversi sono rivelative, nel senso che manifestano la presenza del Mistero nelle situazioni più impensabili. Leggendo queste pagine si coglie tutta la sofferenza e il timore dei giovani che vanno dai loro genitori per dire-rivelare la propria identità e, dall’altra parte, la sofferenza, lo smarrimento di adulti impreparati dinanzi a tali rivelazioni. Pagine

cariche di amore, di persone che decidono di lasciarsi guidare dal cuore, di dar valore ai propri sentimenti, alle proprie sensazioni, di ascoltare la propria coscienza, per mettere in grado l’intelligenza di riconoscere ciò che è autentico e, in questo modo, iniziare il processo di smascheramento e di decostruzione delle pseudo verità assimilate inconsciamente dalla cultura e dalla religione. Accettare il coming out dei figl*, soprattutto per chi vive in un ambito religioso, esige coraggio, amor proprio, fiducia in se stessi, fede in Dio e nei suoi progetti misteriosi, la percezione che non si è mai arrivati e che le verità più profonde esigono umiltà, disponibilità all’ascolto, la decisione intelligente di dedicare tempo alla novità emersa. Tutto questo percorso non è segnato esclusivamente dalla sofferenza interiore, da un malessere generalizzato, dalla sensazione di aver sbagliato tutto. Il cammino intrapreso da questi genitori li conduce ad essere persone nuove, a scoprire mondi nuovi e, così, a giungere a ringraziare Dio per il dono di una figlia lesbica, di un figlio omosessuale e di essere, in fin dei conti, dei genitori fortunati, sommamente fortunati, benedetti da Dio. C’è di più. Leggendo queste testimonianze e ascoltandole di persona, come in alcuni casi mi è capitato, c’è la percezione che questi genitori avvertano la responsabilità di non tenere solamente per sé questa gioia, questa preziosa scoperta inaudita, ma di comunicarla, di aiutare altri genitori ad avere l’umiltà e la pazienza di mettersi in cammino con i propri figl*.

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pastorale giovanile

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GITE FORMATIVE-AGGREGATIVE

Abbiamo proposto e realizzato due gite: una rivolta a ragazzi/e delle superiori e una a quelli di seconda media. Siccome nella proposta formativa stiamo coinvolgendo ragazzi/e di quattro parrocchie, la gita l’abbiamo vista come momento in cui i ragazzi/e hanno la possibilità di conoscersi, oltre che conoscere una nuova città. Ci siamo resi conto che due anni di pandemia hanno inciso molto sui costumi dei giovani, degli adolescenti e pre-adolescenti. Fanno molta fatica non solo ad uscire di casa, ma anche a mettersi in gioco per conoscere persone nuove. La proposta di una gita, tra le altre cose, vuole significare anche questo: tirare fuori un adolescente dalle quattro mura della propria stanza, metterlo in situazione di poter conoscere mondi nuovi, persone nuove, in una parola: sperimentarsi. Lo dicono da decenni gli psicologi che, nell’adolescenza, elemento fondamentale nella strutturazione dell’identità è il gruppo, la relazione con gli altri. Ci siamo, purtroppo, resi conto, che spesso anche gli stessi genitori non capiscono il significato di questa proposta e, di conseguenza, non investono

su quello che noi proponiamo. Qui si tocca con mano l’idea di famiglia che con il tempo viene maturata e cioè, non come parte di una comunità, ma come nucleo a sé stante. È difficile vedere nelle nostre parrocchie famiglie che hanno capito un dato fondamentale dell’esistenza, indipendentemente dal credo religioso, vale a dire, che la comunità, qualsiasi essa sia, è un’occasione stupenda per crescere, interagire, vivere umanamente. Senza dubbio la famiglia ha bisogno anche di momenti propri: ci sta. In ogni modo, quando una famiglia capisce che dare del tempo alla vita di comunità non è toglierlo alla vita famigliare ma, anzi, significa un grande arricchimento umano per tutti i membri, inizia ad attivarsi per collaborare, creare insieme, mettersi in sinergia. Aiutare le famiglie ad uscire dall’isolamento è uno dei grandi compiti della comunità cristiana. don Paolo Cugini nella foto qui sopra Gita a Chioggia dei ragazzi/e superiori 4 P nella foto in alto a sinistra Gita a Padova seconde medie 4 P

Gita a Padova Per il giorno 25 Aprile la parrocchia di Dodici Morelli ha organizzato una gita a Padova. Siamo partiti da Dodici Morelli con il pullman alle 9:00 di mattina, i nostri accompagnatori erano Don Paolo e Don Pietro, il viaggio è stato regolare e siamo arrivati verso le 11:00. Durante

il viaggio Don Paolo ci ha spiegato quello che saremo andati a visitare. Nella prima tappa abbiamo visitato l’Abbazia di Sant’Antonio, per poi proseguire a piedi verso il parco giochi Città dei Bambini, dove abbiamo mangiato al sacco e giocato a pallone.

Nella seconda tappa abbiamo visitato il Palazzo della Regione e il Palazzo delle Erbe. È stato tutto molto bello e interessante, un’esperienza da ripetere, grazie ancora ai nostri organizzatori Don Paolo e Don Pietro. Eduardo Govoni

I LUPETTI AGESCI DI CENTO DI PASSAGGIO A DODICI MORELLI Nei giorni 23 e 24 aprile i Lupetti del Branco Fiore Rosso del gruppo scout AGESCI Cento hanno fatto un’uscita presso la Parrocchia della SS. Trinità di XII Morelli: ogni anno approfittiamo dell’arrivo della primavera per passare due giorni con giochi, canti e preghiere, anche se con il covid erano due anni che non riuscivamo a farlo. Nonostante il meteo non sia stato il migliore possibile, abbiamo comunque potuto giocare e svolgere le nostre attività nei luoghi che gentilmente la parrocchia ci ha concesso, i bambini si sono divertiti molto e noi non avremmo potuto chiedere di meglio. Non ci resta che ringraziare dell’accoglienza, della disponibilità e della gentilezza che abbiamo ricevuto dalla comunità parrocchiale. Grazie di tutto e, come diciamo tra di noi, buona caccia!

GLI ADULTI A ESTATE RAGAZZI servizio di ER e, per questo, oltre ai cammini formativi rivolti a coloro che desiderano essere animatori e aiuto-animatori, ci sono anche gli incontri con gli adulti. In questi incontri si cerca di capire le modalità e, soprattutto, ci si organizza per gli aspetti pratici. Far sentire ai bambini e agli adolescenti che parteciperanno a Estate Ragazzi che attorno a loro ci sono degli adulti che s’interessano a loro è molto importante. È vero che ci sono dei genitori che vengono a Estate Non ci sono solo gli adolescenti che si prepara- Ragazzi per scaricare (letteralmente) i propri fino a Estate Ragazzi, ma anche gli adulti. Questo gli e così sono a posto tutto il giorno (!). È anche aspetto va sottolineato ed è importante. Sono le vero, però, che ci sono adulti e, nelle nostre parcomunità parrocchiali che attivano in estate il

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roc c hie s o n o molti, che s’interessano non solo dei propri figli, ma si mettono a disposizione per fare in modo che ER 2022 sia un’esperienza bella, positiva, accogliente. A tutti questi il nostro grazie. don Paolo


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pastorale giovanile ORATORIANDO 2022

Nell’incontro con le catechiste e i catechisti del giugno 2021, dopo aver letto le indicazioni dei Vescovi e la lettera del Papa ai catechisti, abbiamo deciso di suddividere la catechesi in tre tappe. La prima tappa (accoglienza) va da settembre alla fine dell’anno liturgico (ultima domenica di novembre, circa): ha come obiettivo quello di curare i legami tra i catechisti e i bambini, conoscere le loro famiglie, prepararsi alla messa domenicale meditando insieme il Vangelo. La seconda tappa (Vangelo) va dall’avvento alla Pasqua: è il periodo in cui si affrontano i temi specifici della catechesi, cercando di farlo nel modo più coinvolgente possibile. Questa seconda tappa termina con la domenica in cui i bambini ricevono la prima eucarestia. La terza tappa l’abbiamo chiamata: oratoriando e vuole coin-

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volgere i bambini nel gioco con quelli che saranno i loro animatori di Estate ragazzi: questo periodo copre sostanzialmente il mese di maggio. Il centro di tutto questo percorso è la messa domenicale, che dà senso al cammino intrapreso. Nelle foto da sinistra a destra oratorio Bevilaqua, Dodici Morelli, Palata pepoli

I LABORATORI ALL’ORATORIO DI DODICI MORELLI Continuano con molta partecipazione i laboratori rivolti ai bambini delle elementari, attivati dall’oratorio di Dodici Morelli. È stata una scelta maturata nel coordinamento oratorio, per fare in modo che gli spazi organizzati dalla parrocchia per i bambini e i ragazzi,

divenissero non solo spazi aggregativi, ma anche formativi. E così si sono attivati due laboratori: uno d’inglese con Diana e uno di robotica con Salvatore. La foto è stata scattata nel giorno del laboratorio di robotica.

MOMENTI FORMATIVI PER ESTATE RAGAZZI Il percorso formativo per la preparazione di Estate Ragazzi 2022 è iniziato nel mese di gennaio con i dialoghi personali con tutti coloro che desideravano diventare animatori. Il percorso è poi continuato con diversi incontri realizzati negli spazi messi a disposizione e riorganizzati come oratori dalle parrocchie di Palata Pepoli, Dodici Morelli e Bevilacqua. Ultimamente gli incontri sono stati rivolti anche ai ragazzi di seconda media: a loro è stato affidato il compito di aiuto-animatori.

Incontro 2009 delle 4 parrocchie a Dodici Morelli da sinistra a destra: Incontro superiori 4 P 2009 4 P. a Bevilacqua

APPUNTAMENTI ESTATE RAGAZZI Man mano passa il tempo e il progetto Estate Ragazzi diventa sempre più chiaro. Dopo aver preso in mano il sussidio, abbiamo suddiviso i compiti in base alle fasce di età. Oltre ai laboratori, preparati nella prima fase di preparazione, abbiamo cercato di lavorare su quelle parti che richiedono una preparazione specifica e faticano a decollare. Ogni anno sperimentiamo strategie nuove e, anche quest’anno, ci proviamo.

2007: gioco legato alla scenetta (prima settimana) 2006: gioco legato alla scenetta (seconda settimana) 2005: caccia al tesoro (dividere in due gruppi)

Incontri specifici (per verificare la realizzazione dei compiti assunti per ER) Mercoledì 25 maggio Dodici Morelli (oratorio) ore 17,45: 2009 ore 18,30: 2005-6 DODICI MORELLI ore 20,45: 2007 2009: scenette divisi in gruppi Venerdì 27 maggio Bevilacqua 2007: gioco legato alla scenetta ore 16: 2009 2006-5: caccia al tesoro da svolgere a Galeazza ore 17: 2007 BEVILACQUA ore 17,30: 2005 2009: scenette ore 18,15: 2006

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Feste per il dono di Estate Ragazzi 2022 animatori: lunedì 6 giugno ore 19,30 Dodici Morelli (teatro) aiuto-animatori (2009): martedì 7 giugno ore 19,30 Dodici Morelli (teatro) Incontro animatori, aiuto-animatori e adulti Dodici Morelli (in teatro): martedì 31 maggio ore 20,45 Bevilacqua: DOMENICA 29 MAGGIO ore 20,45


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formazione

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CREDO NELLA RESURREZIONE DELLA CARNE

Tre serate con la teologa Cristina Simonelli

insieme a loro non vengono spezzate, non si cancellano come sabbia spazzata via dal vento, ma restano. Così il nostro corpo: tutto il nostro corpo: tutta la persona nella sua interezza (basàr), viene consegnata ma non perduta, viene trasformata, non annientata. Tutto ciò che è fisico quindi non viene cancellato ma resta e viene trasformato come “un seme che diventa una pianta” (cfr. 1 Cor 15): non c’è identità tra loro perché una cosa è il seme e una cosa è la pianta, ma c’è continuità perché la pianta deriva da quello stesso seme. Di fatto possiamo salutarci con una certezza: tutta la nostra vita non sarà perduta ma riscattata da Colui che ha vinto la morte. Giorgia

Insieme a don Paolo Cugini e alle quattro parrocchie, abbiamo vissuto, per tre venerdì, una formazione sulla Risurrezione della carne in cui ci ha accompagnato la teologa Cristina Simonelli, che, tra le altre esperienze e competenze, ha vissuto dal 1976 al 2012 in un accampamento Rom, prima in Toscana poi a Verona. È una figura di spicco nel mondo femminile ecclesiale italiano e internazionale; è stata la Presidente del Coordinamento delle Teologhe Italiane; esperta della Chiesa antica, insegna Patristica a Verona. Cristina, con una naturalezza incredibile, spaziando dall’Antico al Nuovo Testamento, ci ha guidati attraverso le diverse forme del Credo su quella che resta la domanda fondamentale di ogni persona: cosa significa “Credo la resurrezione della carne?” “Risorgeremo con il corpo, con una carne?” e ancora: “Cosa ne sarà del nostro corpo?”. Nel presentarci i vari modelli, è stato bellissimo vedere in lei la libertà di riuscire a tenerli tutti insieme: il nostro corpo è sacro e ogni esperienza, incontro, relazione che viviamo qui ed ora, resterà anche nell’eternità. L’esempio che ci conduce nel credere la resurrezione della carne è la Resurrezione di Gesù, la tomba vuota ed il fatto che il Signore risorto e vivente si fa vedere ai suoi discepoli, si fa riconoscere chiamandoli per nome: le relazioni che lui intesse quando è

SESSO E ADOLESCENTI: ISTRUZIONI PER L’USO Don Paolo ha avuto la bellissima idea di organizzare un incontro per i ragazzi con la sessuologa e pediatra Elena Ferrari, che ha affrontato con loro un tema tanto importante e delicato come la sessualità. In seguito il don ha dato la possibilità anche ai genitori di incontrarla perché il dialogo in famiglia e l’atteggiamento su questo tema siano fatti di apertura, accoglienza, comprensione e affiancamento. La dottoressa ha finalmente sdoganato un tema che nella chiesa cattolica è da anni motivo di imbarazzo, rigidità, forse perfino ipocrisia ovvero il sesso e tutte le sue sfumature, fatte di umanità, di dubbi, di cadute e di riprese. Le regole vanno bene, perché è importante avere una morale che ci guida e ci consente di discernere un atteggiamento superficiale e frivolo da un atteggiamento consapevole ma fondamentalmente libero, non fatto di schemi ma di sensazioni, non fatto di divieti (o comunque non solo) ma di

prese di coscienza, non fatto di paure ma di delicatezze (il sesso è anche delicato), non fatto di fughe e di silenzi ma di dialogo tra generazioni. La dottoressa Ferrari ha ascoltato i dubbi dei genitori, ci ha insegnato ad accompagnare i figli senza giudicarli, fianco a fianco, per portarli a essere persone sessualmente mature. È stato significativo l’aneddoto di un papà che si è ritrovato faccia a faccia con la figlia adolescente che gli ha detto di sentire attrazione per un’amica; la reazione di questo genitore è stata degna di nota da parte della dottoressa in quanto, senza spaventarsi e spaventarla, questo padre ha detto alla figlia di stare tranquilla, di aspettare e vedere come questo rapporto speciale si sarebbe evoluto, senza affrettare le conclusioni. La ragazza si è sentita “normale”e accolta, e ha potuto continuare il suo percorso verso una maggiore chiarezza. Insieme abbiamo trattato anche il tema della pornografia che viaggia su internet

alla velocità della luce, fuori (e questo a volte è davvero un problema!) dal nostro controllo. La pornografia restituisce un’immagine del sesso molto brutale, con donne sempre sottomesse e in condizioni estreme, con una sessualità svilita da ogni sua bellezza emotiva, dai gesti di affetto come gli abbracci, fatta solo di urla vuote. Tra l’altro, diceva Elena, il pericolo è di pensare che quel sesso sia reale, di averne dipendenza e di fare confronti con la realtà in cui, invece, la donna è un corpo bellissimo fatto anche di dignità e di rispetto. Abbiamo anche riso ascoltandola perché, a volte, siamo così vulnerabili davanti a un tema che ci tocca nel profondo ma che è tanto difficile da condividere con i nostri figli. Bellissimo incontro davvero per avere nuove luci e camminare insieme tutti, genitori, figli e comunità. Lucia Garuti

Un solo precetto “ Portare i pesi gli uni degli altri: così adempirete la legge di Cristo” (Galati 6,2) Sono andata al cimitero di Renazzo a portare dei fiori sulla tomba di un’amica. Un epitaffio ha colpito la mia attenzione: su una tomba di un giovane era incisa una poesia dedicata ad altri giovani, volontari, che si erano presi cura di lui con amore, pur non essendo legati a lui da vincoli di parentela o amicizia. Prendersi cura degli altri, portare i loro pesi, come ha scritto san Paolo, è adempiere alla legge di Cristo. Non è un insieme di valori etici o di norme morali la legge di Cristo, ma è il dinamismo dell’amore, comunicato ai credenti, mediante lo Spirito Santo, dono del Signore risorto. L’amore è più forte della morte, l’epitaffio di questo giovane, che muore ringraziando chi in vita lo ha amato e accudito, è una preziosa testimonianza. Lia Mancone

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formazione La Transustanziazione

Il termine è difficile da pronunciare, tuttavia il suo significato linguistico ci suggerisce la trasformazione di una sostanza in un’altra. Più propriamente si riferisce al mutamento della sostanza del pane e del vino in quella del corpo di Cristo (Corpus Christi). È quanto avviene nella celebrazione della Messa in conformità ai riti ecclesiastici e culmina con il sacramento della Comunione. I riti cristiani si differenziano nelle varie forme di liturgia in sintonia ai costumi dei “luoghi-culla” della Chiesa di Cristo. Quindi esistono le liturgie armene, coopte, ortodosse e universali (o cattoliche) solo per citare le principali. Tuttavia, tutte fanno capo alle “parole-lascito” di Gesù Cristo, nell’ambito dell’Ultima Cena con i 12 apostoli, poco prima del supplizio sulla Croce. Senza alcun dubbio, ciò che più dobbiamo comprendere, è il significato dei gesti e delle parole che Gesù Cristo compie durante l’Ultima Cena. Ad esempio, con la lavanda dei piedi degli apostoli, intende indicare loro non solo un atto di purificazione ma soprattutto un gesto di propensione all’altruismo, specie nei confronti dei propri cari e di tutti coloro che ne costituiscono il proprio prossimo. Lascia poi intendere che gli esseri umani, oltre ad essere di passaggio su questa terra e in questa vita, sono nati per essere al servizio degli altri (figli, anziani, amici e nemici). Ciò per trasmettere il meglio di se stessi nel solco della fede, nelle proprie doti e nella propria intraprendenza. In altri termini, come un grande atto di amore. Un altro aspetto di cui Gesù intende dare testimonianza fa perno sul passaggio dalla vita terrena alla vita ultraterrena. Dalla consapevolezza dell’imminente fine fa capire agli apostoli come la morte sia solo un passaggio tra un tipo di

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vita (a tempo) e quella di un altro tipo di vita (in eterno). Parla infatti di Risurrezione, non tanto in riferimento a se stesso, ma relativamente a tutti gli uomini e donne nel giorno del Giudizio Universale. Indica quindi ai 12 apostoli di confidare nei suoi insegnamenti al fine di propagarli in ogni dove, poiché il suo Verbo è il verbo di Dio. Egli sarà tra loro anche dopo essere passato a miglior vita! Subito dopo la sua dipartita dal sepolcro, gli apostoli rimpiazzeranno Giuda Iscariota con Mattia, per poi dedicarsi alla propagazione dei suoi insegnamenti. Gesù farà diverse apparizioni fra di loro confermando di essere il Dio sceso in terra e persino l’incredulo Tommaso (detto Didimo) potrà toccare con mano le ferite ai polsi e al costato del suo grande Maestro. Lo Spirito Santo (sotto forma di colomba) scenderà sui 12 apostoli nel cinquantesimo giorno dalla Risurrezione e darà vigore alla loro intraprendenza di divulgatori specialmente tra i popoli di altra religione. Essi si meraviglieranno di essere compresi e accolti da genti che parlavano lingue diverse da quella da loro parlata: proprio come Egli aveva promesso! Perciò la transustanziazione (18 lettere) non è altro che la sintesi del mutamento del pane e del vino. Accompagnata però da quel propulsore che si chiama “amore per il prossimo” e il cui propellente è la “fede” verso il Redentore. Il suggello di tutto ciò si verifica allorché i fedeli si accingono all’Eucarestia pronunciando un semplice Amen. Con ciò confermiamo di accettare il Corpo di Cristo. Pertanto possiamo dire che la parola (difficile a pronunciarsi) ha inizio il Giovedì Santo e si protrae fino al Corpus Domini (il Corpo di Cristo) passando per la Pentecoste. Lucio Garutti

ACCOLITATO Attuando il rinnovamento liturgico richiesto dal Vaticano II, il 15 agosto 1972, papa Paolo VI ha riformato la disciplina dei ministeri ecclesiali con la lettera apostolica in forma di motu proprio Ministeria quaedam. Paolo VI ricorda come alcuni ministeri furono istituiti nella Chiesa fin dai tempi più antichi, per il culto e il servizio al popolo di Dio. Alcuni di essi, più legati alle celebrazioni liturgiche, col tempo furono considerati preliminari al ricevimento del sacramento dell’Ordine e nella chiesa latina furono interpretati come «ordini minori». L’accolito è un ministro di culto in aiuto del diacono e a servizio del sacerdote all’altare e nelle processioni e in altri atti di culto in alcune Chiese cristiane: nella Chiesa cattolica, nelle Chiese della Comunione anglicana, nelle Chiese luterane, in alcune Chiese metodiste e nelle Chiese armene. È compito dell’accolito curare il servizio

dell’altare, aiutare il diacono e il sacerdote nelle azioni liturgiche, particolarmente nella celebrazione della Santa Messa; inoltre, distribuire, come ministro straordinario, la Santa Comunione in mancanza di ministeri ordinari o quando essi sono impediti o in numero insufficiente. Chi è destinato al diaconato e al presbiterato deve anteriormente ricevere ed esercitare, per un periodo appropriato, il ministero dell’accolitato. Questo ministero può essere affidato anche a chi non è candidato al sacramento dell’Ordine e possiede l’età minima e gli altri requisiti, determinati dall’ordinario del luogo, e ha avuto una specifica formazione. Con la Lettera Apostolica in forma di motu Spiritus Domini del 10 gennaio 2021 nella Chiesa latina al proprio ministero dell’accolitato possono accedere indistintamente uomini e donne.

Introduzione all’accolitato e al lettorato Abbiamo deciso di dedicare il mese di maggio alla presentazione dei ministeri del lettorato, accolitato e diaconato permanente. Dopo la comunione i nostri accoliti Brunino e Giovanni e il lettore Eugenio saranno presenti nelle comunità per spiegare, in poche battute, il significato ecclesiale di questi ministeri. L’obiettivo è giungere a domenica 12 giugno quando i fedeli di ognuna delle quattro parrocchie saranno invitati ad indicare delle persone che potrebbero assumere questi servizi nelle nostre comunità. Questi nomi, dopo un dialogo con don Paolo per capire se le persone indicate accettano l’indicazione delle comunità, verranno presentati al Vescovo Matteo Zuppi, il quale ci dirà come procedere.

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formazione

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Il lettore nella Chiesa cattolica

Nella Chiesa cattolica il compito di proclamare la parola di Dio nelle assemblee liturgiche è affidato a persone adulte che hanno ricevuto il ministero del lettorato (lettore istituito, al quale sono conferiti anche altri compiti) e, in mancanza di lettori istituiti, a uomini e donne che non hanno ricevuto tale ministero (lettori di fatto). Con la lettera apostolica Ministeria quaedam di Paolo VI[, datata 15 agosto 1972, il lettorato è diventato il primo ministero laicale, anche se ancora riservato ai soli maschi adulti, e passaggio da compiere per poter accedere successivamente all’accolitato, al diaconato e al presbiterio. Con la lettera apostolica Spiritus Domini del 10 gennaio 2021, papa Francesco ha esteso, per la prima volta, il ministero del lettore anche alle donne.

lizzazione. Presupposto fondamentale è la conoscenza, la mediazione e la testimonianza della parola di Dio. In mancanza di accoliti, i lettori possono svolgere il compito di straordinario ministro della Comunione e impartire alcune benedizioni che non richiedono l’ordinazione. Il rito con cui viene conferito il lettorato è un sacramentale; esso viene conferito dal vescovo per i diocesani (dal superiore maggiore per i membri degli istituti religiosi clericali) mediante una formula di benedizione, preferibilmente durante la Messa. Segno esplicativo del ministero è la consegna del libro della Sacra Scrittura.

Compiti del lettore nella Liturgia Il lettore istituito svolge il proprio compito nelle ceIstituzione del ministero del lettore lebrazioni comunitarie indossando il camice, mentre La Chiesa cattolica prevede il conferimento del letto- l’uso di una veste liturgica non è obbligatorio per i rato a coloro che proclamano le letture nell’assemblea lettori di fatto. liturgica, in particolare nella Messa e nella Liturgia delle ore. A costoro viene affidata anche la prepa- Nella Liturgia delle ore è compito del lettore proclarazione dei fedeli alla comprensione della parola di mare le letture e le preci. Nel rito romano i compiti del lettore nella Messa Dio. Si tratta quindi di un ministero con compiti di catechi- sono indicati nell’attuale Ordinamento Generale del sta, di educazione alla vita sacramentale e di evange- Messale Romano come segue. Riti iniziali - Nella processione all’altare, in assenza del diacono, il lettore, indossata una veste approTU.. che credi di saper cantare,ballare , vata, può portare l’Evangeliario; in tal caso suonare,imitare o chissà cos’altro .. procede davanti al sacerdote; altrimenti, incede con gli altri ministeri. Sei OBBLIGATO a partecipare gratuitamente alla - Giunto all’altare, fa con gli altri un profondo inchino. Se porta l’Evangeliario, accede all’altare e ve lo depone. Quindi va ad occupare il suo posto in presbiterio con gli altri ministeri. - Liturgia della Parola: proclama dall’ambone le letture che precedono il Vangelo. In mancanza del salmista, può anche proclamare il salmo responsoriale dopo la prima lettura. - In assenza del diacono, dopo l’introduzione del sacerdote, può proporre dall’ambone le Che si terrà il giorno 24 Giugno, Alle ore 21:30 dopo la santa messa intenzioni della preghiera universale. che avrà luogo alle ore 20:30 presso la Chiesa di Se all’ingresso o alla Comunione non si inPalata Pepoli (BO) tona un canto, e se non vengono recitate dai Info e iscrizioni : fedeli le antifone indicate nel Messale, le può 371-521 82 97 dire il lettore al tempo dovuto. ISCRIZIONI APERTE FINO AL GIORNO 23 GIUGNO

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PERCHÈ VEGLIARE?

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LE VEGLIE DI PREGHIERA PER LE VITTIME DELL’OMOTRANSFOBIA

Ogni anno a metà maggio, i gruppi di cristiani LGBT+, in Italia e in Europa, organizzano delle veglie di preghiera per le vittime dell’omotransfobia. Queste veglie, di natura ecumenica, vengono organizzate a partire da un versetto che viene scelto in rete per mezzo del Progetto Gionata, il portale nazionale di fede e omosessualità attivo dal 2007. Il versetto scelto per le veglie di quest’anno è un brano di Paolo: “Dove c’è lo spirito del Signore c’è libertà” (2 Cor 3,17). Secondo il report di omofobia.org dal 2013 ad oggi in Italia ci sono state 1384 vittime di omofobia, di cui 147 solamente quest’anno. “Il numero di vittime di violenza fisica – commenta il sito - precedentemente inferiore a quello delle vittime di episodi non aggressivi, rappresenta il 56%”. Siamo dunque, dinanzi ad un fenomeno che non può essere taciuto, né banalizzato. Queste veglie di preghiera hanno come primo obiettivo di rompere il muro di silenzio, che si riscontra non solo nella società, ma anche nella Chiesa su questo tema. Allo stesso tempo, è uno strumento per aiutare la comunità cristiana a camminare nella realizzazione di relazioni autentiche, accoglienti verso ogni uomo e donna. Il tema dell’omosessualità è senza dubbio un tema delicato, che non

può essere banalizzato né tanto meno affrontato in modo superficiale. Sono tante le comunità cristiane che in questi ultimi anni hanno aperto le loro porte ai gruppi di cristiani LGBT+, segno che un lavoro di sensibilizzazione e di formazione è stato fatto e sta producendo frutti. Chi nega l’omofobia, spesso proviene da percorsi esistenziali e anche spirituali in cui il problema non è stato affrontato oppure è stato letto alla luce di pregiudizi radicati nella nostra cultura patriarcale, difficili da scalfire, se non attraverso un serio cammino di approfondimento. Chi veglia crede che la preghiera abbia una grande forza per scardinare gli ostacoli che la ragione crea e che il pregiudizio rafforza. È nella preghiera che le comunità cristiane sperimentano la presenza della luce del risorto che passa attraverso qualsiasi muro, penetra qualunque resistenza, trasforma ogni cosa. Partecipare a queste veglie significa immettersi in un cammino di conversione, disponibile a lasciarsi plasmare dall’amore del Signore, che ci aiuta a vedere fratelli e sorelle là dove l’ignoranza ci mostra dei nemici. Nel retro del foglietto preparato per le veglie di quest’anno sono indicate alcune motivazioni di questi particolari momenti di preghiera: “Vegliamo perché nessuno sia lasciato mai più indietro, per quelli che sono caduti, per quelli che sono e per quelli che verranno, per chi chiede diritti, per chi vuole essere se stesso, per chi vuole giustizia e un posto nel mondo. Vegliamo per le vittime dell’omotransfobia e per la fine dell’omotransfobia. Vieni a vegliare con noi“ (Alessandro Previti). Chi volesse partecipare a una di queste veglie può consultare il sito del Progetto Gionata: www.gionata.org Paolo Cugini

Referendum del 12 giugno 2022: quali sono i quesiti e cosa si vota Sono 5 i quesiti ammessi dalla Corte Costituzionale per i referendum abrogativi sul tema della giustizia del 12 giugno 2022 (si vota SOLO DOMENICA dalle 7.00 alle 23.00). È quindi previsto il quorum perché l’esito delle urne sia valido: dovrà esprimersi almeno il 50% più uno degli elettori. Sotto tale soglia, il risultato del referendum sarà nullo e non ci saranno cambiamenti alle leggi. Vediamo per cosa si vota e la spiegazione di cosa cambia tracciando una X sul Sì: 1. Incandidabilità dopo la condanna – il primo quesito del referendum chiede di abrogare la parte della Legge Severino che prevede l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per parlamentari, membri del governo, consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali nel caso di condanna per reati gravi 2. Custodia cautelare durante le indagini – il secondo dei cinque quesiti del referendum 2022 chiede di togliere la “reiterazione del reato” dai motivi per cui i giudici possono disporre la custodia cautelare in

carcere o i domiciliari per una persona durante le indagini e quindi prima del processo 3. Separazione delle carriere – Questo terzo quesito chiede lo stop delle cosiddette “porte girevoli”, impedendo al magistrato durante la sua carriera di passare dal ruolo di giudice (che appunto giudica in un procedimento) a quello di pubblico ministero (coordina le indagini e sostiene la parte accusatoria) e viceversa 4. Valutazione degli avvocati sui magistrati – il quesito chiede che gli avvocati, parte di Consigli giudiziari, possano votare in merito alla valutazione dell’operato dei magistrati e della loro professionalità 5. Riforma Csm – si chiede che non ci sia più l’obbligo di un magistrato di raccogliere da 25 a 50 firme per presentare la propria candidatura al Consiglio Superiore della Magistratura* * Se prima delle votazioni per il referendum 2022 passasse in parlamento la riforma Cartabia che prevede l’abolizione di questa soglia di firme, il quesito decadrebbe in automatico. Massimiliano Borghi

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Dieci anni dal terremoto del 2012

Ripensando a quel maggio di dieci anni fa ricordo ancora come rimasi colpito e stordito dalla fragilità del nostro vivere quotidiano. Cosa che si è ripetuta due anni fa con la pandemia ed ora con la guerra in Ucraina. Allora come ora, in pochi minuti, secoli di storia spazzati via. Ora come allora, se ci ripenso, una domanda riempie i miei pensieri e si impossessa del mio cuore: quale senso ha la nostra vita? Gli occhi lucidi, la mente annebbiata, un fremito di paura che non riesci a controllare. E più pensi e più la testa sembra non sopportare il peso di quei pensieri. E poi un flash. Un bagliore. Un nome. Isaia. Questo profeta ebreo nato otto secoli prima di Cristo, ha pronunciato una frase che da anni mi accompagna nei momenti bui. In quegli istanti in cui anche tu come il terreno sottostante vacilli, mi son ricordato che: “Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affetto.” L’amore del Signore, la sua bontà e la sua tenerezza sono per noi. Sono per sempre. Anche quando ce ne dimentichiamo. La cultura in cui viviamo sta facendo di tutto

per farci dimenticare la nostra condizione di fragili creature. E così il terremoto di quei giorni ci ha assestato, con tutto il suo vigore, un tremendo colpo. Terremoto che ti colpisce se in quei luoghi in cui si manifesta, ci vivi. Se lo provi sulla tua pelle. Perché la tv, i giornali e i media in generale, non possono farti toccare con mano ciò

che i tuoi piedi non hanno sperimentato. Il tremolio sempre più forte, prolungato, preoccupante, devastante. E poi le macerie. E, ahimè, la morte. E la pandemia e la guerra ora, sembrano riportarci con

sorprendente crudeltà a quel maggio del 2012. Ripenso a quei giorni. Pur nel dolore e nella preoccupazione, come dicevo all’inizio, ci si interroga sull’importanza delle cose. Ci sono beni che passano e beni che restano. E più la tua vita è piena dei secondi, con maggior facilità riesci a ripartire. In quei giorni ho visto tante espressioni di bontà reciproca, di aiuti che un amico, un conoscente, un estraneo ti offriva. La carità si faceva persona. Aveva un volto, un sorriso, una mano. E tu potevi guardarla, corrisponderla, toccarla. La scala Richter aveva riposizionato la scala dei valori. Girando per le strade a noi vicine, vedevi case e chiese crollate. Gli edifici comunali rovinati. Il simbolo del potere temporale e quello spirituale ugualmente distrutti. Il volto di Dio e la società giusta oscurati. Siamo ripartiti. Le aziende, le scuole, le case e le chiese sono state ricostruite. Dopo dieci anni vediamo come mettendo da parte i nostri egoismi e gareggiando tutti assieme per la ricostruzione, ce l’abbiamo fatta! Si vince solamente stando uniti. Stando insieme. Anche da un terribile evento può nascere qualcosa di buono: una lezione di vita. Massimiliano Borghi

SPRITZ E CONOSCENZA

1 maggio festa del lavoro e S. Giuseppe artigiano Le macchine stanno sempre più lavorando al nostro posto e così c’è sempre meno bisogno di energia umana. Questo fatto ci pone una domanda: “Che ne faremo dell’energia umana disponibile?” L’economista Keynes nel suo libro, Possibilità economiche per i nostri nipoti (1930) scriveva che con il progresso tecnologico, nel 2030 il lavoro necessario alla produzione sarebbe stato pochissimo e ci sarebbe stato un solo rimedio per evitare la disoccupazione di massa ed i conseguenti conflitti: ridurre l’orario di lavoro. Intendeva dire che nel 2030 sarà necessario passare dalle 50 ore settimanali dei suoi tempi, a 15 ore settimanali. Secondo Keynes si salveranno soltanto coloro, che con le ore libere dal lavoro, avranno la capacità di nutrire la loro cultura utilizzando tutte le tecnologie disponibili, potendo così soddisfare i bisogni meta economici: introspezione, amicizia, gioco, bellezza, convivialità. Bisogni che si soddisfano gratuitamente attraverso la cultura. Questa visione di Keynes con la globalizzazione è da riconsiderare.

La globalizzazione da Keynes ha preso il concetto di mercato, la mano invisibile che avrebbe dovuto governare con equilibrio l’economia, ma così non è. Lo sviluppo economico della globalizzazione, tra i suoi effetti collaterali, ha portato l’ansia e la paura della perdita d’identità, sia negli individui sia nei gruppi. Questa paura suscita un nuovo tipo di nazionalismo che ricorre spesso alla retorica, alle emozioni e ai simboli religiosi. Chi governerà questa nuova situazione? Una possibile risposta viene da una riflessione del filosofo francese Thomas Halik: “…l’occidente per tanto tempo ha creduto che il pericolo di un’unione tra religione e potere politico fosse impedito dal principio di separazione tra le Chiese e lo Stato. Ma la situazione è cambiata, perché ormai gli Stati nazione hanno perduto il monopolio della politica; e le Chiese quello della religione. Ormai forze sovranazionali s’impegnano nella vita politica sotto forma di potenti società economiche, di iniziative civiche internazionali e di organizzazioni non governative.” Quest’anno 2022, festeggiamo il 1° MAGGIO con gioia e speranza, ma alla luce di quanto scritto sopra, ruminiamo un poco sul valore del lavoro e sulle possibilità economiche per i nostri nipoti e le nostre. Entrambe si possono tutelare con scelte personali faticose e impopolari, ma nutritive: più conoscenza e meno spritz, ma va bene anche spritz e conoscenza. DR 04/22

Partecipanza di Pieve: Isabella entra in Consiglio Catechista, farmacista e ora anche consigliera della Partecipanza di Pieve! Isabella Alberghini, seguendo le orme dell’indimenticato papà Gianfranco, domenica 8 maggio è riuscita ad essere eletta in Consiglio. Per la prima volta nella storia del glorioso Ente di Pieve, si poteva infatti votare anche una donna. Poche, a dire il vero, le candidate. Ad ogni modo, dei quindici consiglieri eletti, tre sono donne. Si sa che le rivoluzioni non sempre avvengono in modo tumultuoso. Basti pensare che nella vicina Cento le donne sono ancora escluse dalla Partecipanza. Ora Isabella avrà modo di dimostrare le sue capacità, come già ha

fatto nei tanti consessi in cui ha potuto esprimersi. Per la cronaca, la lista di Isabella, che potremmo definire di Renazzo-XII Morelli ha visto 5 Consiglieri eletti. Di questi, altri due sono di XII Morelli: Carpeggiani Giuseppe e Alberghini Leonardo. La lista di candidati di Pieve, ha avuto fra le sue fila 10 eletti. Se si pensa che Pieve ha 1120 elettori e XII Morelli-Renazzo ne hanno 609, la vittoria della lista di Pieve appariva scontata. Speriamo che i vincitori sappiano dar ascolto alle minoranze. Massimiliano Borghi

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eventi

ROSARIO NELLE FAMIGLIE A… BEVILACQUA Il mese di maggio è il mese nel quale il popolo di Dio esprime con particolare intensità il suo amore e la sua devozione alla Vergine Maria. È tradizione, in questo mese, pregare il Rosario oltre che nel santuario della Madonnina della valle e in chiesa, anche a casa e nelle famiglie. Lo si può fare insieme ai familiari, parenti, amici e

conoscenti e il segreto per farlo è la semplicità. Il Rosario è preghiera contemplativa accessibile a tutti: grandi e piccoli, persone più o meno istruite, laici, ecc. È vincolo spirituale con Maria per rimanere uniti a Gesù, per conformarsi a Lui e assimilare i suoi sentimenti e comportamenti. Il Rosario è “arma” spirituale nella lotta contro il male, contro ogni violenza, contro la guerra, per la pace nei cuori, nelle famiglie, nella società e nel mondo. Riprendere a recitare il Rosario in famiglia, dopo un periodo di pandemia, significa immettere nella vita quotidiana le immagini del mistero che salva, del Redentore e della sua Madre Santissima. Alla fine non manca mai un piccolo momento conviviale in cui, con due chiacchiere accompagnate da un po’ di ciambella e vino, si chiude la giornata e si ritorna contenti nelle proprie case. Gianni Battaglioli

Mercatino delle piante fiorite a Bevilacqua Il giorno 15 Maggio è stato organizzato il mercatino delle piante fiorite per beneficenza in favore dell’oratorio di Bevilacqua. Persone volontarie del nostro paese si sono riunite per preparare e organizzare questo mercatino. Tante confezioni di fiori variopinti in vasetti confezionati per evitare fuoriuscita di terriccio durante la movimentazione, hanno fatto bella mostra di sé sui tavoli del mercatino. La giornata soleggiata e gradevole ha permesso a tante persone di visitare il mercatino e acquistare fiori da portare a casa oppure da regalare a

parenti e amici. Il ricavato di questa giornata è stato un successo ed è stato donato interamente alla parrocchia per l’oratorio. Questa iniziativa continuerà nel tempo e sarà implementata con altri progetti aventi temi diversi poiché la beneficenza aiuta a sostenere le tante spese necessarie al mantenimento delle parrocchie. Si ringraziano tutte le persone che hanno organizzato il mercatino e quanti hanno contribuito economicamente al buon risultato. Gianni Battaglioli

Le nostre foto del triduo Pasquale

Dall’alto in basso: • Giovedì Santo a Dodici Morelli • Il coro a Pasqua a Dodici Morelli • Liturgia della Veglia Pasquale a Palata Pepoli • Liturgia della Luce a Palata Pepoli 13


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la parola al vicario

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LA PAROLA DEL VICARIO Churchill, già 60 anni fa, amava dire che, tendenzialmente, la gente preferisce essere importante piuttosto che essere utile. Magari aveva ragione ma nemmeno “utile” è un aggettivo che mi piace per definire una persona. Ma prendiamo un attimo queste parole per quello che sono e stabiliamo se possiedono del vero: è possibile che la gente ami piuttosto valere qualcosa, anche agli occhi di pochi, piuttosto che spendersi per il bene di molti? Presa in questo modo ha un altro peso la frase e diventa difficile non darle un certo valore e negarne una certa se non totale verità. E che questa ricerca di prestigio, onore ed importanza sia un male dei tempi, come si suol dire, un male che avvolge sottilmente tutti noi, che resta fare se non adeguarsi? Adeguarsi. Questa è la trappola e l’inganno del Mondo (in senso giovanneo): infondere in ciascuno di noi una resa giustificata e razionale. Chi cade nell’inganno non riesce a comprendere il Vangelo. Intendiamoci: la reazione all’adeguarsi non è per forza la rivoluzione. La “Rivoluzione” ha il limite che, pur partendo da Principi, passa molto, troppo dalle passioni umane che, nel tempo, rischiano di essere più importanti dei Principi stessi. La “rivoluzione” vede nemici ovunque, trasforma in pessimo o irrecuperabile ciò che invece può essere solo cambiato. Il Vangelo non crea rivoluzioni ma conversioni ovvero “movimenti” di convergenza verso l’unico Maestro. Nella “conversione” Cristo regna, non io. La conversione vede fratelli ovunque, trasforma in buono ciò che può essere cambiato. Il Vangelo non chiede di adeguarsi al “tanto non cambia nulla” ma di convergere su “tutto posso in Colui che mi dà forza”! Chi cade nell’inganno dell’adeguarsi non riesce nemmeno a concepire la Speranza che è invece la

Grazia della Parola, unità alla Verità. Chi cade nell’inganno non vede la potenza del seme piantato nel terreno che è la Parola che dà Vita; chi cade nell’inganno vede la Croce ma non vede il Crocifisso, vede l’ostacolo e non l’opportunità, vede l’estraneo e non il fratello. Dio ha rotto la logica di questo Mondo e ha effuso il suo Spirito per plasmarlo con un potere di eternità in cui ciò che conta è la Carità non il podio. Allontaniamoci dai podi per tornare a sporcarci per le strade: questa è la conversione, questo è ciò che grida la Pentecoste. Ai persecutori viene donato Cristo, Luce e Salvatore del Mondo, non giudizio e condanna. I discepoli pieni di Spirito hanno il potere di farsi intendere dai loro persecutori ma quell’intendimento non lo usano per rivendicare ma per condividere. Torniamo ad essere “utili” nel senso di spesi piuttosto che sentirci indispensabili. Anche nelle nostre Chiese. Questo è il primo passo per una Pentecoste necessaria e necessariamente vissuta. Don Marco Ceccarelli

Le nostre foto del 25 Aprile

Dal sinistra a destra: • 25 aprile a Dodici Morelli • 25 aprile a Palata Pepoli • Pranzo del 25 Aprile a Dodici Morelli 14


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notizie dalla diocesi

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IL VENTO DELLA PENTECOSTE

La festa della Pentecoste è una ricorrenza molto importante nella chiesa, completa il cammino pasquale della Resurrezione di Cristo con la discesa dello Spirito Santo. Esprime gioia, forza, comunità radunata, apertura agli altri, desiderio di incontro per creare relazioni con chi è più distante dalla fede. Per dare risalto a tutti questi contenuti nel 2010 alcuni laici e i Sacerdoti delle parrocchie di Renazzo, Bevilacqua, Dodici Morelli, Galeazza, Palata, Alberone, Reno Centese raggruppati in Unità Pastorale, alla quale dopo si sono aggregati Corporeno e Dosso hanno cominciato ad organizzare la festa della Pentecoste con varie iniziative. Si iniziava con la veglia all’aperto il Sabato sera che continuava con adorazione notturna del Santissimo presidiata da almeno due persone fino alla celebrazione eucaristica della domenica mattina sempre all’aperto in piazza. Ogni anno parrocchia diversa e tutte le parrocchie collaboravano nella preparazione che iniziava già dopo il Natale perché erano tantissime le cose da preparare e condividere: canti, testi delle preghiere, rappresentazioni, scelta del tema da trattare, coinvolgimento delle varie realtà parrocchiali, allestimenti tecnici all’aperto, intrattenimento conviviale dopo la veglia, ricerca di testimonianze particolari per la

Il 14 Aprile il Cardinale Zuppi ha festeggiato il decennale dell’ordinazione episcopale presso la casa del clero con i sacerdoti anziani. In elaborazione i primi dati raccolti dalle varie relazioni di zona degli incontri Sinodali. Il Sindaco di Bologna ha lavato i piedi ad alcuni bambini in segno di servizio il Giovedì Santo. 150 ragazzi di Bologna incontrano il Papa in Piazza S. Pietro il Lunedì di Pasqua. Il Cardinale Zuppi ha incontrato l’8 Maggio le famiglie che accolgono profughi dall’Ucraina presso la chiesa del Corpus Domini. Dal 21 al 28 Maggio la Madonna di San Luca scende nella città di Bologna presso la Cattedrale di S. Pietro.

veglia o la celebrazione, ed altro ancora. Chi legge queste righe probabilmente è stato coinvolto a suo tempo nell’organizzazione o ha partecipato agli eventi e ha tanti ricordi ancora vivi di quanto si è vissuto. Io ho vivo il ricordo dei cortei che da vari punti del paese confluivano in piazza al sabato con suono di campane, canti, fiaccole per accendere il fuoco, segno della discesa dello Spirito Santo; dell’adorazione notturna in cui si alternavano anche ragazzi e giovani che dormivano (si fa per dire) poi nei locali vicini; delle tante discussioni per identificare la grafica del manifesto, dividere i compiti crescendo in capacità di ascolto e conoscendo volti nuovi e realtà umane preziose; del terremoto nel 2012 che non è riuscito a fermarci perché già si era abituati alla festa fuori dagli spazi ristretti di una edificio, come ci richiama la Pentecoste (andate fuori e predicate il Vangelo). Il ricordo più bello sicuramente per me è stata la celebrazione in piazza a Renazzo nel 2016 con il Vescovo Zuppi da pochi mesi a Bologna; la proposta azzardata di chiamarlo in zona sì è realizzata tramite il contatto giusto e la grande umanità del nostro Vescovo che ha sempre il desiderio dell’incontro diretto con le persone (quando è arrivato in piazza mentre si vestiva per la processione ci ha chiesto una penna e un foglietto per appuntarsi i nomi delle parrocchie interessate all’evento che ancora non conosceva bene, non voleva sbagliarsi). Ho scritto al passato perché dal 2018 non si è più ripetuta questa iniziativa causa il cambio di alcuni sacerdoti e la riorganizzazione in zone più ampie con altre scelte pastorali. Sicuramente i semi piantati in quegli anni hanno fruttificato e lo Spirito Santo continua a soffiare dove vuole anche se a volte noi non lo avvertiamo. Eugenio Curati

Notizie dalla Diocesi

Articolo sulla pace del Cardinale Matteo Zuppi su “La Stampa” “Esiste il diritto alla legittima difesa, ma ancora di più c’è il diritto alla pace. La spada non la vinci con la spada. Anzi, una nuova spada produce altre spade. Certo non possiamo considerare mai allo stesso modo la vittima e il carnefice. Occorre promuovere la pacificazione attraverso la riconciliazione, in modo da fermare l’aggressore e salvare la gente. Ogni

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minuto quanti sono uccisi, feriti, sfollati? La prima mossa deve essere - oltre alla preghiera e al nostro, personale, disarmo interiore - umanitaria: proteggere i più deboli, le vittime. E poi cercare attivamente il modo di interrompere la catena malefica dell’occhio per occhio. Per questo il simbolo del pensiero cristiano sono Irina, infermiera ucraina, e la sua amica Albina, studentessa russa, che insieme hanno portato la croce con il Papa. Simbolo decisivo nel presente che aiuta a preparare il futuro.”


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IL VOLTO DI DIO NELLE PAROLE DEI GIOVANI

Qualche settimana fa abbiamo avuto la grazia di incontrare una ventina di giovani Scout che hanno fatto la loro “uscita con il Clan” qui da noi. È stato un incontro molto interessante che verteva tutto sul tema del consumismo. Partendo dalla nostra esperienza e dalla vita di San Francesco abbiamo affrontato insieme questo tema così attuale. Dopo un lungo confronto, in un momento di pausa, alcuni di loro, spontaneamente, si sono raccontati nel loro cammino di fede. È stato bellissimo poter raccogliere quelle loro confidenze così genuine e trasparenti, scevre da ogni idea di un Dio “castrante” – come dicevano loro. Nell’ascoltarli abbiamo avuto la netta sensazione che i giovani oggi, rifiutano categoricamente l’idea di un Dio “del terrore”, un Dio cioè che punisce, che crea il disastro atmosferico o che ti manda una malattia perché te lo sei meritato con un tuo comportamento. Questi sono solo alcuni degli “appellativi” di Dio che sono stati erroneamente tramandati nel passato e che ancora oggi serpeggiano tra gli adulti. È interessante contemplare nei loro sguardi, nei loro sogni e nelle loro parole accompagnate dai comportamenti, questa “nuova”, anzi, reale visione del Volto di Dio. Alcuni di loro, an-

che se non frequentano la parrocchia, hanno una tale consapevolezza e sicurezza “che Dio è certamente così”, che ci hanno spiazzate: “come se” lo Spirito Santo li avesse istruiti interiormente, in modi a noi sconosciuti. Se stavamo aspettando una generazione nuova e apportatrice di libertà: forse è già arrivata; forse non dobbiamo attendere altri anni o cercare su internet il vero volto di Dio: è sufficiente creare situazioni di incontro con i ragazzi del nostro tempo e ascoltare il loro pensiero. Con questo non vogliamo dire che il nostro apporto è insignificante o inutile, anzi! Forse bisogna solamente iniziare nuovi processi di collaborazione con loro, di dialogo e di confronto con queste belle generazioni che hanno già scolpito nel cuore il Dio della Misericordia. Questi incontri ci hanno fatto comprendere che i giovani sono realmente in grado di aiutare gli adulti a credere in un Dio che riabilita l’uomo, che lo rialza, che cammina sempre con noi, che sa includere e non escludere. “Ti concedo un cuore saggio e intelligente” - disse Dio al giovane re Salomone: ed è così che la Parola si compie ancora oggi. Cecilia e Giorgia

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SALUTO “TERRENO” ALLA CARA MAMMA

Galeazza 14 aprile 2022 giovedì Santo, funerale ore 15.00

Ciao nonna Marietta, ero solito chiamarla così, e in modo particolare in questi ultimi due anni che l’ho assistita. Noi tre insieme Giovanni, Andrea e Luca ringraziamo il Signore di essere i tuoi figli. Così pure Natascia ed Elisabetta lo ringraziano di essere le tue nuore; Beatrice e Lucia lo ringraziano di essere le tue nipotine. Uso il presente perché la cara mamma è tornata alla Casa del Padre, ma è viva nei nostri cuori e sempre presente in mezzo a noi. Il prossimo 21 aprile, ricorre l’anniversario (21 aprile 1977 ovvero 45 anni), del ritorno alla Casa del Padre del nostro caro papà Archimede. Come la mamma, papà è sempre presente nella nostra vita, perché la mamma ce lo ha fatto sentire sempre in mezzo a noi. Come leggerete nel ricordino: “Fare del bene sempre, del bene a tutti, del male a nessuno”; questo è stato il suo stile di vita fino al passaggio alla vita eterna. Cara mamma, in questi giorni, abbiamo scoperto di avere tanti parenti “acquisiti”, oltre ai parenti naturali, con i tantissimi messaggi di vicinanza, di affetto e di stima che ci sono arrivati e lo dimostra anche la vostra numerosa presenza oggi e ieri sera alla recita del rosario. Tu sei stata amica, mamma, zia, nonna, sorella, confidente… di

tante persone, perché hai sempre avuto una buona parola per tutti indistintamente. La tua grande fede nel Signore è sempre stata la tua leva per evangelizzare. Ci siamo accorti di quanto bene hai seminato. Ce lo hai insegnato da sempre di essere sempre in pace con tutti, di voler bene anche alle persone che magari ci hanno fatto dei torti e di perdonare. Cara mamma per noi sei un grandissimo esempio; la nostra promessa è che ci impegneremo a seguire il tuo stile di vita. La provvidenza immensa del Signore ha voluto che negli ultimi giorni che sei stata a casa, tu abbia potuto confessarti, ricevere la comunione e il sacramento dell’unzione degli infermi e poter vedere tutta la tua famiglia. Ringrazio il Signore che ho potuto portarti la tua ultima comunione terrena. Ti sei preparata al passaggio nel modo che tu cara mamma, hai sempre voluto e desiderato. Cara mamma ti salutiamo, adesso sei insieme al tuo “piron”, al nostro caro papà che tanto desideravi rincontrare, al tuo angelo custode, ai tuoi parenti e amici, al beato Ferdinando Baccilieri, a san Luigi Orione a tutti i santi e soprattutto al Signore e alla Vergine Maria. Riposa in pace e salutaci papà. Ciao nonna Marietta, ti vogliamo un sacco di bene, grazie di tutto e auguri di Santa Pasqua. Giovanni, Andrea, Luca Maccaferri e tutta la famiglia

CASA FERDINANDO MARIA BACCILIERI

Cogliamo volentieri l’occasione di poter scrivere queste poche righe relativamente alla presenza, presso la canonica della parrocchia di Galeazza, di una realtà che vuole essere omaggio alla memoria del fondatore delle Serve di Maria di Galeazza e nel contempo concreta possibilità di conoscenza della sua vita e delle attività che con coraggio, fiducia e coinvolgimento del laicato, seppe intraprendere nel corso dei quasi quarantadue anni da parroco e pastore d’anime. Come si è giunti alla realizzazione della “casa-museo”?

Si può affermare che, sin dall’indomani della sua scomparsa, le suore della comunità si preoccuparono di considerare la possibilità di acquistare la canonica al fine di destinarla soltanto alla memoria di don Ferdinando M. Baccilieri. Sul finire degli anni ottanta del secolo scorso, maturò infine il progetto di un “ripristino dei locali in base ad una descrizione datata all’epoca della morte del padre Fondatore”. La parrocchia di Galeazza venne autorizzata dalla Curia bolognese a cedere alle suore il primo piano della canonica “per adibirlo a luogo di custodia delle memorie” del Baccilieri. Si dava inizio così alla ristrutturazione. Si è trattato di un lavoro lungo e complesso soprattutto per la precisa volontà di rimanere fedeli ai riferimenti storici conosciuti (fonti d’archivio reperite presso la Curia di Bologna – Inven-

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tario del benefizio di S. Maria di Galeazza – 19 febbraio 1894). Di quel tempo sono rimaste originali solo le porte in legno debitamente restaurate. Le pavimentazioni sono state ripristinate nella medesima tipicità dei materiali presenti all’epoca. Mentre è stata possibile ripristinare una fedeltà architettonica, nulla si è potuto fare per il recupero dell’arredo. Da ciò la soluzione che unisce la tradizione museale, con l’introduzione di arredi nuovi che consentano quest’ultimo, lasciando quasi inalterato il quadro ambientale. Non aggiungiamo altro se non un sincero invito a tutti gli eventuali interessati a recarsi a Galeazza per una visita alla “casa-museo” inaugurata fin dall’ormai lontano 14 maggio 1993 e purtroppo ancora poco conosciuta nel nostro territorio. Le occasioni tradizionali di apertura sono in concomitanza con la festa del Beato Ferdinando M. Baccilieri, il primo luglio di ogni anno, e durante la festa parrocchiale dell’Addolorata attorno alla metà di settembre. Esiste anche la possibilità di concordare delle visite in altri momenti dell’anno previa prenotazione telefonica al numero del Centro di Spiritualità F.M.B. 051-985367 con congruo anticipo di tempo. 3 aprile 2022 La commissione del Centro di Spiritualità


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1° CAMMINATA DELLA PACE DELLE SCUOLE DI BEVILACQUA

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È possibile vedere il video dell’iniziativa all’interno del contributo realizzato per il Flic Day sul sito dell’Istituto Comprensivo Ferruccio Lamborghini di Renazzo. h t t p s : / / w w w. flic.edu.it/pagi-

“Maestra tu sei proprio convinta che non la faranno la terza guerra mondiale?” “Ma no, figurati, chi penserebbe mai che nel 2022, con tutte le tecnologie a disposizione, gli interpreti di tutte le lingue, con gli accordi, i trattati e le organizzazioni che a livello mondiale si occupano di garantire la pace, chi mai si sognerebbe di prendere in mano le armi? Senza parlare dei morti e dei danni che una guerra porta sempre con sé! No, io non ci voglio proprio credere che vedremo ancora una guerra in Europa.” 24 Febbraio 2022: “Maestra, tu non ci volevi credere, ma oggi al telegiornale hanno detto che è appena iniziata una nuova guerra!” “Hai ragione, io proprio non avrei mai voluto vedere a colori e su uno schermo gigante, quelle stesse immagini che già in piccole foto in bianco e nero sulle pagine dei nostri libri di scuola, mi hanno sempre messo così tanta tristezza, immagini di distruzione e di morti: popoli innocenti in fuga dalle loro terre, con gli sguardi smarriti di chi è perseguitato e punito per una colpa che non sa nemmeno quale sia.” “Maestra, mi sento così triste, vorrei poter fare qualcosa per aiutare tutte quelle persone che stanno soffrendo.” “Hai ragione, sai, lo vorrei tanto anche io.” “Maestra, lo sai che io l’ho conosciuta una ragazza che veniva dall’Ucraina, si chiamava Natasha, è stata la badante di mia nonna, poi mia nonna è morta e lei è dovuta andare via, per cercare un nuovo lavoro; mi era simpatica, aveva i capelli neri e gli occhi azzurri. Ogni tanto preparava i piatti tipici della sua terra, mi ricordo una torta con tanti strati, che faceva per il giorno della sua Pasqua, che non era il giorno della nostra, ma celebrava sempre la resurrezione di Gesù. Natasha mi raccontava che in Ucraina c’è spesso la neve, mi sarebbe piaciuto andarla a trovare a casa sua un giorno e fare un pupazzo di neve gigante. Maestra, secondo te, la casa di Natasha ci sarà ancora quando la guerra sarà finita?”

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“Io spero davvero con tutto il cuore, che ogni ucraino possa tornare un giorno e ritrovare la propria casa e le persone a cui vuole tanto bene.” “Maestra, io ho un’idea: quando diranno: “La guerra è finita!” andremo tutti in Ucraina e insieme a Natasha e alla sua famiglia, ricostruiremo le loro case e li aiuteremo a cercare gli amici che si sono nascosti per sfuggire alle bombe, che non sono morti, si erano solo nascosti per la paura. Io quando ho paura dei tuoni, mi nascondo sempre sotto le coperte.” “Hai ragione, sono d’accordo, la tua mi sembra una bellissima idea! Intanto, secondo te, cosa potremmo fare per far sapere a tutti che noi siamo per la PACE?” “Maestra dici che potremmo fare una bella passeggiata per le vie del paese, attaccando messaggi di pace in ogni buchetta e ogni cancello, così che per un giorno, tutti si trovassero a sorridere, guardando i nostri bigliettini colorati, pensando che se tutti hanno la PACE tra le mani, non ci sarà MAI più guerra per nessuno? Potremmo anche cantare e ballare quella bella canzone che abbiamo ascoltato in inglese dal titolo: “WE ARE THE WORLD”, mi piace perchè in una frase ci ricorda che la scelta, the choice, di quello che vogliamo fare ed essere, è sempre nelle nostre mani.” “Ok, mi piace, facciamolo!” E allora, io e le mie maestre, insieme ai compagni di classe e a tutti i bambini della Scuola Primaria e agli amici della Scuola dell’Infanzia, abbiamo deciso di seminare PACE nel nostro paese e dire a tutti che c’è sempre una scelta e dobbiamo ricordarci di fermarci a riflettere e se una cosa non ci piace, lo dobbiamo dire, cantare e far sapere a tutti! LA PACE di Gianni Rodari Ci sono cose da non fare mai né di giorno né di notte né per mare né per terra per esempio la guerra. Valeria Foceri insieme alle maestre e ai bambini delle Scuole di Bevilacqua


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Don Giorgio Govoni: il “Prete camionista” Ricorre in questo periodo l’anniversario della morte di Don Giorgio Govoni. Era esattamente il 19 maggio dell’anno duemila quando il cuore del sacerdote di San Biagio, frazione di San Felice e di Staggia, frazione di San Prospero, si fermò. Alcuni giorni prima il Pubblico Ministero aveva formulato la richiesta di 14 anni di reclusione nell’ambito del processo sui “pedofili della bassa”. Le indagini erano iniziate nel 1997 e il peso della croce aveva fatto crollare Don Giorgio, di fronte a una delle accuse più infamanti: pedofilia, messe nere con sacrificio di bambini, aggravate dal fatto che il sacerdote veniva indicato come l’organizzatore dei riti satanici. Nato il 24 aprile del 1941 a Dodici Morelli, dove è cresciuto con la sua famiglia, Don Giorgio, per non gravare economicamente sulle spalle dei genitori, lavorava presso l’azienda del padre che si occupava di autotrasporti, attività che ha proseguito anche dopo essere diventato sacerdote così da avere risorse da destinare a quella che era la sua missione: aiutare gli ultimi, i bisognosi, le famiglie in difficoltà. Nella sua prima e ultima intervista, apparsa sul Resto del Carlino il 20 maggio, il giorno dopo la sua morte, alla domanda della giornalista: “dicono i parrocchiani che lei ogni anno aiuta circa 130 famiglie”, così rispose: “Sono un sacerdote. Non vedo la straordinarietà della notizia; i miei colleghi fanno altrettanto. Noi sacerdoti siamo a disposizione di chi ha bisogno e aiutiamo i poveri, gli oppressi, i reietti della società. Non ha forse detto Gesù: gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date?” In questo articolo, non è mia intenzione entrare nelle pieghe giudiziarie, a riguardo esistono vari testi, il più conosciuto è il libro scritto da Pablo Trincia “Veleno”, dal quale è seguito un podcast televisivo in diversi episodi. Personalmente ritengo che il testo illuminante, e che consiglio a qualche giovane studente che voglia intraprendere la facoltà di giurisprudenza, è quello uscito nel 2003, ma frettolosamente ritirato dalle librerie e poi ristampato nel 2021 dal titolo: “Don Giorgio Govoni. Martire della carità vittima della giustizia umana”, scritto da Mons. Ettore Rovatti (19342015), già parroco di Finale Emilia. Negli anni ho avuto la possibilità di ascoltare tante testimonianze su Don Giorgio che mi hanno permesso di esprimere un giudizio personale nei suoi confronti di assoluta innocenza, tesi questa sostenuta dalla sentenza d’appello dell’11 luglio 2001, con la quale furono assolti tutti gli imputati per i misfatti dei cimiteri, di cui Don Giorgio sarebbe stato l’organizzatore, in quanto: “il fatto non sussiste”. Riporto due testimonianze fra le tante, la prima è di un “camionista”, Tiziano, il quale alcuni mesi dopo la morte di Don Gior-

gio così mi parlò; “Io non mi compatisco i preti, non frequento la chiesa e anche verso Don Giorgio ero molto diffidente. L’ho conosciuto allo zuccherificio di Massa Finalese, mentre si attendeva di scaricare le bietole, lui ci chiedeva dei favori, di farlo passare perché doveva andare a fare un funerale o ad accogliere qualche sbandato nella sua comunità “Il Porto” di San Biagio; lui per ripagare di questi favori ci invitava a mangiare alla trattoria da “Marta”, a Mortizzuolo, che era per lui la seconda canonica. Posso dire che se mi avesse chiesto di andare in chiesa, con lui ci sarei andato e un po’ mi spiace che non me l’abbia chiesto.” La seconda testimonianza è di Giuseppe, uno fra i cofondatori, con Don Giorgio, della comunità “Il Porto” che racconta di una riunione molto concitata. “Era un consiglio per prendere delle decisioni su certe procedure, la discussione era accesa, i toni un tantino esagitati. Don Giorgio era in disparte, non interveniva, sembrava deluso o forse stava pensando come porre fine a tutto ciò. Ad un certo punto si alza, chiede ai presenti di seguirlo e così facciamo. Usciamo dalla canonica, attraversiamo il piazzale ed entriamo nella chiesa di San Biagio, ci chiede di sedere, prende il Vangelo e, fra lo stupore di tutti, comincia a leggere. Conclusa la lettura, ci guarda e con voce calma ci dice: “Solo il vangelo ci può indicare la giusta scelta, ogni discussione è superflua se non ascoltiamo la parola di Dio che ci sa indicare la strada che dobbiamo seguire”. In queste due testimonianze c’è l’essenza di Don Giorgio: persona umile che, con l’esempio, il sacrificio e le parole giuste e dette con il cuore, sapeva farsi voler bene anche da coloro che con diffidenza guardavano la chiesa, il clero e il Don Giorgio servitore di Dio e della Sua Parola. Giulio Bedendi

XII Morelli e il campanile che non c’è: IIIª puntata Seconda porta a destra, questo è il cammino E poi dritto, fino al magazzino Poi la strada la trovi da te: Porta al campanile, che non c’è… Parafrasando una nota canzone di Edoardo Bennato, possiamo così descrivere la breve storia delle campane di Tiramolla. In un punto non precisato della parrocchia ci sono le 4 campane intonate secondo la tradizione bolognese (come quasi tutti i doppi circostanti). Le campane originali sono state oggetto di requisizione bellica, e le attuali poi rifuse dopo la guerra sono opera della Fonderia Cavadini di Verona. Si tratta dell’unica fornitura di questo Fonditore che, pur godendo delle grazie dei campanari scaligeri, non trova particolari encomi nella nostra terra. Un po’ come bere un vino rosso d’oltralpe: buono sì ma… è meglio il nostro!

Le campane sono provviste dei regolari battagli ma ahimè spoglie dell’armatura in legno necessaria per il suono a doppio. La campana maggiore (grossa) pesa poco più di 2 q.li. Diversi anni fa si era fatta mostra delle stesse posizionandole su un traliccio fisso a fianco della chiesa per la festa della parrocchia, poi sono tornate nell’oblio. Stiamo cercando di creare un progetto di recupero e di possibile installazione del doppio secondo i canoni del territorio (secondo la tradizione bolognese): alcune persone del paese si sono già rese disponibili a collaborare e alcune maestranze sono già state individuate. La quadra dei campanari centesi (alla quale il sottoscritto appartiene) si è resa disponibile al supporto tecnico e strutturale. Il sogno sarebbe quello di creare una struttura al piano terra a fianco della chiesa, laddove sorgeva l’antico campanile, e finalizzare il castello con le campane funzionanti,

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creando la locazione ideale per l’approccio e l’apprendimento della tecnica di suono. Ci lavoriamo e ci lavoreremo, per trovare le risorse necessarie e per ridare alla comunità la voce delle campane mediante i campanari. Concludiamo con estratto di ciò che Cesarino Bianchi (storico Presidente della Unione Campanari Bolognesi) raccontava, a chi gli chiedeva cosa significa essere campanari. Oltre a sottolineare e solennizzare l’aspetto liturgico, oggi essere campanari significa far vivere una disciplina sportiva, artistica, spirituale e tecnica. Tradizione dei nonni e dei padri, oggi e domani nostra e di quanti vorranno seguirci. Nicola Malaguti


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LA MADONNA DI S.LUCA ED IL SUO PORTICATO

Nell’anno 1143 una nobile donna di nome Azzolina della nobile famiglia bolognese dei Guezi, donna buona e religiosa, volle ritirarsi dal mondo che la circondava e, con il consenso dei genitori, iniziò sul Monte della Guardia il suo ritiro, consacrandosi a Dio con una vita solitaria e penitente. La sua famiglia possedeva dei fondi su questo Monte e la Azzolina qui eresse una capannuccia per sua abitazione ed una piccola e attigua cappelletta ad onore dell’ Evangelista S. Luca. Qualche anno dopo si unì la sorella Beatrice e, aggiunta una seconda celletta, le due eremite vi passavano una santa vita, dedicata interamente alla penitenza e alla meditazione. Verso la metà del XII secolo viveva in un angolo della Grecia un eremita di nome Teocle Kummia al quale venne l’ispirazione di visitare il celebre Tempio di S. Sofia a Costantinopoli. L’ultima sera in cui ripetè la sacra visita, alzando al cielo gli occhi venne a posarli sopra una tavoletta in cui era dipinta una Vergine con il Bambino. Guardandola con più attenzione lesse nella parte sottostante le seguenti parole: “ Questa è opera fatta da S. Luca Cancelliere di Cristo che deve essere portata alla Chiesa di S. Luca, sopra il Monte della Guardia ed ivi sopra l’altare collocata”. Pellegrinò per Grecia ed Albania e, nonostante tante Chiese e Monasteri la richiedessero, egli non la concesse e si diresse a Roma. Camminava nelle strade della città con il dipinto pendente sul petto fino a quando, passando di fronte al palazzo del cavaliere Passipovero, ambasciatore del Senato di Bologna, questi lo invitò nelle sue stanze per ammirare meglio il dipinto. Vista allora la Sacra Immagine e le parole in quella descritte esclamò: “Oh bella, il Monte della Guardia ve lo dico io dov’è, è presso la città di Bologna!”. Il giorno 8 maggio dell’anno 1160 fu grande festa a Bologna e Teocle Kummia, alla presenza di Rambertino dei Guezi, del Marchese Ottonello Giudice, di Angioletto degli Orsi, di Gerardo I, Vescovo di Bologna e di tante altre persone, consegnò questo tesoro alle sorelle Azzolina e Beatrice dei Guezi senza chiedere nessun compenso. Con questo atto si dimostrava la predilezione di Dio nei confronti della Città di Bologna e delle eremitesse Azzolina e Beatrice che custodirono l’Immagine nel piccolo Oratorio annesso alle loro piccole celle per ben 34 anni. Con la morte del padre le due sorelle ebbero in dono del denaro con l’obbligo di destinarlo all’acquisto di un bosco attiguo all’Eremitario ed al mantenimento dei lumi accesi davanti alla Santa immagine. Alle sorelle si aggiunse anche una loro cugina, Angelica Bonfantini, che, alla morte delle cugine, divenne Superiora e padrona di questo luogo. A lei si deve la costruzione sul Monte della Guardia della prima Chiesa edificata in onore di Maria Santissima. Nel mese di luglio dell’anno 1192 Angelica andò a Roma ad incontrare il Pontefice Celestino III e, tanto era il talento e la compostezza dimostrata, che il Papa benedisse personalmente una pietra che diede ad Angelica perché la portasse a Bologna ed ordinò anche al Vescovo di Bologna Gerardo II di portarsi sul Monte della Guardia ed in suo nome posasse la prima pietra della nuova Chiesa. La cerimonia avvenne il 25 maggio 1194 alla presenza di molti Ecclesiastici e Secolari.

Alla morte del padre di Angelica, la sua mamma donò una vigna ed un bosco per mantenere i lumi accesi davanti alla Santa Immagine e queste donazioni permisero di accrescere la rendita ed i beni di questa Chiesa e della Canonica fino all’anno 1226. Dopo aver acquisito gloria, credito ed applausi ed essere andata per 7 volte a Roma, in età avanzata, rese la sua anima al Creatore. Il Priore Alfredo di questa Canonica del Monte della Guardia rimise nelle mani del Cardinale Ottaviano Ubaldini il suo Priorato e soppresse la Canonica concedendo tutti i privilegi e le pertinenze della Chiesa a suor Balena, suor Dòna e suor Marina che furono trasferite dal Monastero della Trinità di Ronzano nella Canonica del Monte della Guardia. L’immagine della Madonna, per la prima volta nell’anno 1302 fu trasportata, per motivi di necessità pubbliche, in processione con i fedeli nella Città di Bologna e addirittura nell’anno 1779, in occasione del terremoto che durò 3 anni, protesse la Città di Bologna ed il suo contado a differenza delle città vicine che tanto soffrirono. Nell’anno 1603 Monsignor Poletti ornò solennemente,alla presenza di un numeroso pubblico, la Santa Immagine con una corona d’oro. La Chiesa, nel tempo, subì vari interventi per proteggerla dalla vetustità delle mura e delle fondamenta e nell’anno 1481 fu solennemente consacrata da Monsignor Andrea Monaldi , Vescovo di Sarsina. Nell’anno 1672 Don Ludovico Zanaroli, Sacerdote della Pieve di Cento presentò al Senato Bolognese un memoriale in cui chiedeva il consenso ad iniziare la costruzione dei portici che avrebbero collegato la Città al Tempio dentro il quale si conservava la Santa Immagine, ma la richiesta non fu accolta. Ma il Canonico non si perse d’animo e nell’anno 1674, con il supporto del Marchese Girolamo Albergati, dell’egregio pittore Giacomo Monti e di Giacomo Landi, presentò nuovamente la supplica e questa volta il Senato non poté opporsi alla richiesta. Finalmente il 28 giugno 1674, alla presenza di un numerosissimo pubblico, fu posta la prima pietra e sulla stessa il Canonico Zanaroli pose una medaglia di bronzo avente su di un lato l’immagine del Pontefice regnante Clemente X e dall’altro lo stemma delle città di Bologna. Sopra la medaglia fu posta un’altra pietra benedetta dallo stesso Canonico con una Croce incavata e contenente varie reliquie ed il tutto venne coperto da una lamina di latta. Con un sublime slancio di fede ogni classe sociale della Città portò il suo obolo e finalmente, nell’anno 1716, fu terminata la costruzione composta da 690 arcate di portico, da 12 ratte e da 514 gradini, sviluppati su una lunghezza di oltre 4 chilometri. Sotto le arcate del portico si trovano 15 Cappelle, equidistanti tra loro, sulle cui pareti furono dipinte a “ fresco” i misteri del S. Rosario. Terminato il porticato, si evidenziò la necessità di erigere un nuovo e più imponente Tempio. La prima chiesa, edificata dalla Bonfantini ed abbastanza grande per quei tempi, ormai non corrispondeva alla celebrità del luogo di culto ed alla magnificenza del porticato. Fu pertanto presa la risoluzione di edificare un nuovo Tempio di cui si pose la prima pietra il 26 luglio 1723 e si vide portato a termine nell’anno 1763. Franco C.

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SACERDOTI DEFUNTI NATI A PALATA Malaguti don Giacomo gesuita figlio di Gaetano e di Maria Cavicchi, nato a Palata (1874/1951) era molto colto, aveva padronanza di 7/8 lingue, fu Rettore del collegio San Luigi di Brescia, era apprezzato e stimato in tutta la Lombardia.

di diventare prete.

Mons. Colombo Capelli (1927/2011) 1941 Mons. Colombo seminarista insieme ai ragazzi di Palata Nella foto, da sx in alto: Paltrinieri Cleto, Vincenzi Mario, Vecchi Romeo, Ottani Giovanni, Guerzoni Renato – fila centrale: Amadei Ovidio, Gallerani Gino, Lodi Sergio, Corsini Carmine. – in basso: Luppi Vittorio, Capelli Colombo (vestito da seminarista). Dopo pochi anni dall’ordinazione, l’Arcivescovo di Bologna il Cardinal Giacomo Lercaro gli diede il compito di creare una parrocchia nella zona di via della Pietra. Don Colombo (fondatore della parrocchia di San Pio X in via della Pietra) già nei primi mesi del 1955 andò ad abitare in quella zona per espletare il mandato affidatogli. All’inizio per Don Colombo furono anni molto duri, ma ben presto le persone ne constatarono l’onestà, la dedizione e la capacità di saper ascoltare i problemi dei parrocchiani, di aiutarli nel possibile a risolverli. Entrò nei loro cuori. Dopo due anni di S. Messa celebrata in una cantina e otto in un prefabbricato in cui d’inverno si moriva dal freddo e d’estate si bolliva dal caldo, nell’ottobre del 1964, per necessità di spazio, don Colombo iniziò celebrare nel salone sottostante la chiesa (in fabbricazione). Nel 1969 finalmente ci fu l’inaugurazione. In questa chiesa Monsignor Colombo Capelli festeggiò i suoi 50 anni di permanenza come pastore della parrocchia. Morì nel 2011 e volle essere tumulato nel cimitero di Palata, suo paese natale. Alle sue esequie la chiesa di “San Pio X” era piena,

Malaguti don Giacomo 1927, Brescia collegio S.Luigi, don Giacomo con gli allievi (durante la guerra del 1915) più piccoli vestiti da paggetti. Don Vittorino Preti nacque a Palata nel 1920 da Antonio e Alfonsina Fregni. Vittorino era l’ultimo di sei fratelli: Mafalda (1904), Clearco (1906), Tonino (1909), Otello (1911), Aleardo (1918). La famiglia

Preti, di profess i o n e esercenti, abitava in una casa nel cortile dove aveva sito il vecchio macello (abitava nell’attuale casa di Vecchi Matteo). Don Vittorino Preti fu ordinato sacerdote nel 1943 dal Cardinale Nasalli Rocca, divenne cappellano a Castelfranco Emilia dove morì (1945) appena due anni dopo l’ordinazione sacerdotale. Notizie ricevute dalla parrocchia di Castelfranco: Don Vittorino, celebrò il primo battesimo nella parrocchia di S. Maria Assunta il 15/08/1943 e l’ultimo il 29/02/1944 Celebrò i funerali dal 19/08/1943 al 03/03/1944. Don Vittorino Preti (1920/1945) durante una processione a Palata Monsignor Colombo Capelli nacque a Palata Pepoli nel 1927 da Umberto e da Elvira Preti, ultimo nato della famiglia (Aniello 1916, Giovanni 1919, Giancarlo 1922 ed Ernestina 1924). Colombo, subito dopo la licenza di 5ª elementare, su consiglio dell’allora parroco Don Lodovico Avoni, andò nel Seminario della Diocesi di Bologna per continuare gli studi e per realizzare la sua volontà

stracolma. Dopo la messa celebrata da sua eminenza il Cardinal Carlo Caffarra, il corteo funebre in macchina, si avviò verso Palata. Mons. Colombo negli ultimi anni, su invito del nostro parroco Mons. Romano Marsigli, specialmente per la festa di San Giovanni Battista nostro patrono, veniva a celebrare la Santa Messa seguita dalla processione. Era bello vedere prima della Santa Messa monsignore in abiti borghesi sedersi sulla panchina vicino alla chiesa e discutere animatamente con i suoi amici d’infanzia come se il tempo si fosse fermato. Tratto dal libro “Palata nella Storia II” di Daniele Gallerani (finito di stampare Dicembre 2021)

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NELSON MANDELA

musica e fede

L’uomo che trasformò il sogno dell’uguaglianza in realtà

Nell’articolo di questo mese vorrei poter condividere, non tanto il testo di un brano, ma a chi esso è dedicato e riflettere su quanto questa meravigliosa persona sia riuscita a fare e a trasmettere durante la sua travagliata vita. In realtà potrebbero essere più brani perché infatti sono diversi i sensibili artisti che si sono prodigati a comporre canzoni a lui dedicate. L’uomo, che ha speso interamente la sua vita per la giustizia nel suo Paese, diventando poi missionario di pace in tutto il mondo è Nelson Mandela. Presidente, il primo di colore, del Sudafrica dal 1994 al 1996, ha vissuto in carcere per 27 anni (alcuni dei quali costretto addirittura ai lavori forzati) perché, nonostante inizialmente la sua causa fosse guidata da uno spirito pacifista, fu poi costretto ad armarsi e divenire un fuorilegge e quindi ritenuto pericoloso dall’allora governo sudafricano. Il Sudafrica fu una colonia olandese poi nel 1814 divenne dominio inglese e la popolazione di colore iniziò ad essere razzialmente segregata, nacque così l’apartheid: l’aberrante legge che impediva la convivenza (lavoro, scuola, sport...) fra persone con la pelle bianca e persone con la pelle nera... l’assurda condizione contro cui Mandela, insignito del Nobel per la pace nel 1993, si batté. Nel 1995, durante la sua presidenza, in Sudafrica si disputarono i mondiali di Rugby. In quel periodo questo sport era “odiato” dalla popolazione nera perchè giocato esclusivamente dalla minoranza bianca, ma Mandela riuscì a coinvolgere tutta la nazione esprimendo il sentimento del perdono e facendo diventare il rugby (uno sport da selvaggi giocato da galantuomini, disse) lo sport di tutto il Paese, trovando in esso lo stimolo per unire il Sudafrica. La nazionale vinse la Coppa del Mondo battendo i mostri sacri della Nuova Zelanda e l’immagine di Mandela che indossa la maglia numero 6, quella del capitano François Pienaar, consegnandogli la coppa, rimane per me una delle icone più emblematiche dello sport. Una volta il presidente affermò: “Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di ispirare, di unire le persone in una maniera che pochi di noi possono fare. Parla ai giovani in un linguaggio che loro capiscono. Lo sport ha il potere di creare speranza dove c’è disperazione. È più potente dei governi nel rompere le barriere razziali, è capace di ridere in faccia a tutte le discriminazioni”. Purtroppo il discorso riguardante l’apartheid e l’Africa in generale potrebbe essere molto più complesso, perché alla base di tutto, come sempre siamo costretti a constatare con amarezza, c’è lo spregevole e bieco interesse materiale dei potenti (il Sudafrica continua a vivere tutt’oggi una terribile crisi economica), ma per ora vorrei solo ricordare Mandela con la musica e le canzoni che mi vengono in mente: Ordinary Love degli U2, Nelson Mandela

degli Specials, Gimme Hop Jo’anna di Eddy Grant e Mandela Day dei Simple Minds. In alcune di esse c’è la richiesta di giustizia per ciò che la loro gente sta subendo, in altre si canta la speranza che il messaggio ed il sacrificio di quell’uomo possa diventare realtà ed in quella che più mi piace (Mandela Day) si celebra la sua liberazione, sottolineando quanto sia importante per il mondo intero il riconoscimento della sua libertà, un osanna per il popolo africano che aveva vissuto fino ad allora gli orrori e la crudeltà dell’apartheid. Nelson Mandela è morto nel 2013. Ogni anno, il 18 luglio, anniversario della sua nascita, si celebra il Mandela Day; magari, accendendo la radio e sentendo il suo nome intonato da Jim Kerr, potremmo provare a pensare su come ci si batte davvero per i diritti scegliendo la strada del bene o sul perché, ancora oggi, a noi, popolo emancipato del XXI secolo, sembra comunque più facile aiutare i bianchi piuttosto che i neri. MANDELA DAY 25 anni fa presero quell’uomo Ora la libertà si avvicina giorno per giorno Asciuga le lacrime che scendono dai tuoi occhi tristi Dicono che Mandela sia libero perciò andiamo fuori Oh oh oh il giorno di Mandela Oh oh oh oh Mandela è libero Il vero giorno è stato 25 anni fa Trattenuto dietro quattro mura giorno e notte Anche i bambini conoscono la storia di quell’uomo Ed io so cosa succede nel vostro paese 25 anni fa Na Na Na Na il giorno di Mandela Oh oh oh Mandela è libero Se le lacrime stanno scendendo... Asciugatele dal vostro viso Posso sentire il suo battito muoversi dentro Sono passati 25 anni da quando lo presero Ed ora il mondo scende in piazza per dire che Mandela è libero Oh oh oh oh Mandela è libero Il sole che sorge porta Mandela sulla sua strada Sono passati 25 anni fino al vero giorno Oh oh oh oh Mandela è libero Na Na Na Na il giorno di Mandela Na Na Na Na Mandela é libero 25 anni fa Cosa succede Noi sappiamo cosa sta succedendo Perché sappiamo cosa sta succedendo

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Elisa Ardizzoni


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grideranno le pietre

YESHUA IL MESSIA

Il Giudaismo Messianico è la fede in Gesù-Messia da parte di ebrei convertiti al cristianesimo, che cioè riconoscono in Gesù il Messia, il Figlio di Dio. Tale riconoscimento li porta ad essere esclusi totalmente dalla società ebraica, ma, sostenuti dallo zelo e dalla fede in Gesù-Messia, annunciano la resurrezione di Gesù anche in mezzo a forti opposizioni religiose ebraiche.

Nel 2020 è nata in Israele la prima tv cristiana di Giudei convertiti al cristianesimo dal nome Telanu Tv, ed insieme molti social networks che diffondono il Vangelo di Gesù di Nazareth. Una pagina Facebook dal nome “One for Israel Ministry” raccoglie testimonianze video di conversione, catechesi e articoli che esprimono la fede in Gesù di Nazareth il Messia. La grande familiarità con l’Antico Testamento e l’ispirazione divina ricevuta fanno dei Giudei Messianici zelanti evangelizzatori. Essi infatti riconoscono ogni prefigurazione di Gesù di Nazareth, e della sua venuta sulla terra quale Messia, presenti nei testi dell’Antico Testamento della bibbia ebraica. Lontano da ogni forma di proselitismo, il Giudaismo Messianico annuncia appassionatamente la salvezza, riconoscendo che essa proviene da Gesù il Messia e proclamandolo al mondo intero: “Non con la potenza nè con la forza, ma con il mio spirito”, dice il Signore”. (Zac 4:6).

quale era anche sposato, e dovettero vivere tutti insieme in una situazione familiare altamente disfunzionale. Non riesco a immaginare come abbia affrontato il costante rifiuto e l’umiliazione che deve essere stata per Lia, ma un giorno... “Concepì ancora e partorì un figlio e disse: «Questa volta loderò il Signore». Per questo lo chiamò Giuda”. (Gen 29:35)”.

to cruciale in cui una donna in grave dolore ha distolto tutta la sua attenzione dal suo dolore, anche se non era stato risolto, e ha deciso di LODARE DIO COMUNQUE. La lode sacrificale nel mezzo dell’agonia è dinamite spirituale. Duemila anni dopo Paolo e Sila in prigione picchiati, con la schiena sanguinante. Cosa fanno? Gridano? Protestano? No! Cantano! Cantano lodi a Dio, perché tutta la prigione possa ascoltarli. E cosa succede? Un terremoto! I prigionieri giungono alla fede, le porte si aprono e persino il carceriere si converte e porta tutta la sua famiglia a riconoscere Gesù come Signore e Messia”.

Dalla discendenza di Giuda nascerà il Messia: “Non sarà tolto lo scettro da Giuda nè il bastone del comando tra Yehuda - Judah - Giuda = Lodare - i suoi piedi, finchè verrà colui al quale esso appartiene e a cui è doRingraziare. Importanza della lode a Dio, tratto da vuta l’obbedienza dei popoli”. (Gen 49:10). (Tratto da: One For Israel Ministry, una catechesi Giudeo-Messianica: “La misteriosa scelta di Giuda”). “Giacobbe era follemente innamorato della sorella di Lia, (Rachele), con la “Penso che sia stato questo momen23


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si è sempre detto che

“PRIMA IL DOVERE E POI IL PIACERE” -Mamma vado fuori a giocare. Prima finisci i compiti. -Vado fuori a camminare Hai fatto la lavatrice? -Questo fine settimana andiamo a fare una gita fuori porta? Prima dovremmo ridare un’imbiancata alla sala… Di fronte a tutte queste cose abbiamo replicato con la solita domanda: perché? La ragione era spesso questa: prima il dovere e poi il piacere. Il dovere riguarderebbe le cose importanti e che vengono prima. Non possiamo immaginare che lo studio, i lavori di casa o la sistemazione degli ambienti siano messi all’ultimo posto. Quale paura nasconde? Che, se non fai le cose doverose per prime, allora non le fai più. Il primo corollario che ne consegue è che le cose doverose sono pesanti, quelle che nessuno farebbe o vorrebbe fare, sono la medicina amara che è da assumere in fretta tappandosi il naso. Quello successivo è che il piacere viene inteso come il lato ludico della vita, un po’ superficiale e che le persone mature dovrebbero concedersene poco e non anteporlo al resto. Nella realtà dei fatti veniamo a conoscere il lato oscuro di questa medaglia; ovvero che in questo modo i compiti, di scuola o di lavoro, li si fa in fretta e male, o ci si mette tanto tempo perché nel mentre, si cercano mille distrazioni per compensare quel piacere che si vorrebbe vivere ma si deve posticipare. Facilmente, il 24

dovere così inteso, assume un’aria triste, qualcosa da sbrigare, cercando di non pensare in modo da farlo passare in fretta. Mi sento di dire che questo detto è da ribaltare completamente, che dobbiamo avere il coraggio di mettere prima il piacere e poi il dovere. Il piacere è la ricerca di ciò che ci fa apprezzare la vita, l’interesse che scaturisce di fronte a qualcosa che ci stupisce e incuriosisce, è il paziente cammino alla ricerca dei nostri desideri più veri, delle nostre qualità perché possiamo portare frutto ed esprimere la bellezza che custodiamo. Il piacere non è lo svago dagli impegni, ma è quella dimensione che ci fa gustare la vita e alimenta il desiderio di viverla con intensità. Sappiamo bene, ce lo dice ancora una volta la vita, che è questo gusto che mette in moto le nostre energie, alimenta la creatività e ci porta a dare il meglio di noi. Allora il dovere non diventa il peso insopportabile che ci fa lamentare e porta alla trascuratezza; piuttosto diventa quella costruzione che poggia su una base solida. Non c’è apprendimento senza l’interesse, non c’è cura senza simpatia o compassione, non c’è ricerca né scoperta senza il desiderio. Quanta gente ingannata nel cercare un lavoro come fosse “il dovere” da fare, per accorgersi che metà dello stipendio andava speso per remunerarsi di quel tempo del lavoro che interiormente era vissuto come tempo perso. Proviamo ad avere fiducia nel piacere, perché la nostra vita merita di essere vissuta solo con gusto; quando c’è, allora l’impegno assume un valore e un significato per cui vale la pena applicarsi con dedizione e costanza a quello studio, al gioco, a quella relazione, o al lavoro che sia. Pietro Rabitti


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cicloturismo culturale

DALLA CHIESA DELLA SS.MA TRINITÀ AL CONVENTO DI SAN FRANCESCO AL RENO

La Spirale della Curiosità

cazione in legno. Venne ricostruita in muratura nel 1330 e raddoppiata poco dopo. La struttura ospita due sale dedicate agli oltre 100 anni dell’archivio fotografico del paese. Vi è poi una parte dedicata al fotografo Nino Migliori.

(In giro per la bassa alla scoperta di… Pieve di Cento – terzo capitolo) Dopo aver visitato la Chiesa della Ss.ma Trinità, inoltrandoci verso sx in via L. Galuppi, subito dopo l’Ospedale Civile (ora chiuso e sede soltanto di vari Ambulatori), incontriamo la Chiesa di Santa Chiara, già del Monastero pievese delle Clarisse. Nella chiesa vi è uno splendido Organo Trieri del 1687 ed una splendida Pala d’Altare (VESTIZIONE DI SANTA CHIARA) di Benedetto Gennari (1657). Proseguendo su via Galuppi raggiungiamo la Chiesa della Ss.ma Annunziata, ex CONVENTO DEGLI SCOLOPI. Fondata nel 1648, rappresenta l’impegno dei Padri Scolopi nella promozione dell’Educazione presso le classi meno abbienti. Nel Convento c’erano circa 1000 volumi fra i quali alcuni molto antichi e preziosi. Per questa Chiesa fu realizzata la tela dell’Annunciazione del Guercino, che poi passò al Comune di Pieve e dal 1940 è conservata nella Collegiata.

PORTA FERRARA: si trova alla fine di via G.B. Melloni. Costruita in muratura nel 1328 e rinforzata nel 1342. Con il contiguo ex-Macello è oggi una sede della Scuola di Artigianato Artistico del Cento-Pievese: la scuola di Liuteria.

CONVENTO DI SAN FRANCESCO AL RENO Sicuramente già dal 1278 si sa che un Convento di FRATI MINORI FRANCESCANI era presente nella Terra di Pieve. Esso era ubicato presso l’Argine del Reno attuale. Ma dopo il cambio di rotta del Reno del 1451, era troppo esposto alle alluvioni. Dopo il 1453 venne ampliato ed ebbe una grande importanza per il fatto che si tennero lì vari capitoli della Provincia di Bologna. Ma viste le continue inondazioni, nel 1538 i frati decisero, per i gravi danni della struttura, di trasferirsi a Cento nel Convento di San Pietro. Ed il Convento allora venne restaurato dai Pievesi ed entrarono nuovi frati (molti di Pieve). Ma il Convento divenne poi un avamposto della ostilità pievese nei riguardi dei Centesi e degli Estensi. Nelle successive piene del Reno i frati erano obbligati a rifugiarsi nella Chiesa di San Rocco a Pieve. Nel 1797 poi il Convento fu soppresso dai Francesi. Tutti i frati andarono in San Pietro a Cento e nel 1798 l’edificio venne raso al suolo.

CASA DEGLI ANZIANI: anticamente ricovero per pellegrini e posta per cavalli. Risale al 1272 e conserva l’antica trabeazione (struttura orizzontale che, sovrapposta agli elementi verticali (colonne) serve a collegarli). Pare che in questa piazzetta vi fosse il porticciolo di attracco delle barche che giungevano a Pieve da Ferrara o Bologna. Degna di nota è una colonna in marmo con capitello, il cui originale è custodito in Pinacoteca, e che sembra indicasse il Centro del Cardine Mediano di un Territorio susseguente alla Divisione Romana in 100 CENTURIE. Le altre porte: PORTA CENTO: è stata costruita in muratura nel 1336, in sostituzione della precedente in legno e fu restaurata nel ‘700.

Antonio Gallerani (Fonte: G. Magnani, Un Comune della Bassa Bolognese: PIEVE DI CENTO )

PORTA BOLOGNA: alla fine di via Matteotti, era definita “Beltresca” quando era ancora una fortifi25


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l’angolo della poesia

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LA PRIMAVERA Troppo lungo questo inverno che ci gela i cuori e ci logora come l’inferno La neve ha sepolto anche i fiori. Voglio rivedere i colori, i colori dei fiori, i colori dei cuori. Voglio la neve sciogliersi sui fiori, per rivedere i colori, assaporare gli odori, e rigermogliare di dentro e di fuori A.P.

PARROCCHIA XII MORELLI Festa patronale della Ss.TRINITA’ 6 – 12 giugno 2022 Lunedì 6 giugno ore 19.30 – Festa di inizio Estate Ragazzi (solo per gli animatori) Martedì 7 giugno ore 19.30 - Festa di inizio Estate Ragazzi (solo per aiuto animatori)

Mercoledì 8 giugno ore 21.00 in chiesa “Veglia di preghiera per le vittime dell’omotransfobia”

Giovedì 9 giugno ore 21.00 in teatro Conferenza di Laura Bandiera (scienziata morellese) “Cosa cercano gli scienziati al CERN di Ginevra: dalla particella di Dio alla caccia alla materia oscura”

Venerdì 10 giugno ore 20.45 nel Campo Parrocchiale “Giochi di una volta” organizzati dalla Pro Loco “Tiramola” e dall’ass. Bimbilacqua

Sabato 11 giugno ore 20.15 nel Cortile retrostante la chiesa “dall’Anti-Pasto alla Paella”, cena gourmet (su prenotazione, Gloria 349 801 9156). A seguire al Bar Sogno da Cristina - Concerto della band “Chevrolet ‘57”

DOMENICA 12 giugno ore 10.00 solenne S. MESSA Alla sera della Domenica, dalle ore 19.00 Cena Concerto all’Adelande Summer Arena con la band canadese “The history of Gunpowder”. (Prenotazioni Adelante 333-3243292)

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l’intervista del mese

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DAL PICCOLO ALLO SCONFINATO Andrea Gallerani è originario di Palata Pepoli, dove ha vissuto fino a non molti anni fa. È un Collaboratore Tecnico a tempo indeterminato presso ISMAR (Istituto Scienze marine) del CNR Bologna. Al di là delle sigle si occupa di ricerca, ha partecipato a 11 esplorazioni oceanografiche nel ruolo di addetto a campionamenti acqua-sedimento. Partiamo dagli studi superiori. Mi sono diplomato all’istituto tecnico Odone-Belluzzi di San Giovanni in Persiceto con l’idea di fare l’informatico ma, nel corso del tempo, le idee sono cambiate grazie a mio fratello che mi ha fatto innamorare della matematica, facendomi uscire dalla mediocrità in quella materia, tra l’incredulità della professoressa che pensava copiassi. Quindi pensavo di iscrivermi alla facoltà di matematica o fisica. Ma poi mi sono detto Ma nella vita io voglio vedere solo dei numeri o voglio fare qualcosa di più interessante? Quindi mi sono buttato sulla geologia perché c’era tanta fisica, tanta chimica. Facoltà molto impegnativa. E l’approdo al CNR? È la mia tesi che mi ha portato lì. L’argomento era il delta del Po (proprietà magnetiche dei sedimenti del Po) e ho pensato che il CNR fosse il luogo adatto dove prepararla: era un modo anche per saggiare il mondo della ricerca e per capire se poteva esser parte del mio futuro. Nello specifico della tesi è stato eseguito un carotaggio di fronte al Po della Pila perchè nel 2000 c’è stata una piena molto importante e nei primi 20 cm di sedimenti era registrato questo evento straordinario. I sedimenti sono archivi, sono come libri di tanti eventi che si sono sovrapposti.Con i miei studi sono riuscito a risalire alle diverse piene del Po, riuscendo anche a dare qualche datazione. Esempio: il disastro alla centrale nucleare di Chernobyl del 1986 è identificabile nel picco di cesio riscontrato. L’esperienza al CNR è stato determinante: uscito dall’università non sei in grado di scrivere un articolo scientifico. Eseguendo questa ricerca sono stato seguito passo a passo: ero parte di un progetto e mi era stato assegnato un tutor. Da lì è partita la mia carriera. Poi qualche contratto di collaborazione, qualche assegno di ricerca. Qualche ricerca che vorresti ricordare? Ho lavorato per diversi anni al ripascimento costiero (versamento artificiale di sabbia su una costa in erosione), ricercando depositi sabbiosi in Adriatico idonei per carat-

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teristiche granulometriche al ripristino delle spiagge che hanno subito un fenomeno di tipo erosivo. Si individuano banchi sabbiosi relitti, quelle che vengono definite paleospiagge, si procede al campionamento e qui intervengo io che mi occupo di carotaggi. Poi in istituto si analizzano i materiali raccolti e si consegnano i dati alla Regione che ci commissiona questi studi. È pensiero corrente che la ricerca non produca nulla di “toccabile con mano”: basterebbe questo esempio, con un pizzico di ironia, per far capire alla gente che se si può andare in spiaggia a “Cesenatico” è proprio per questo tipo di indagine. I costi della ricerca? Intanto un ricercatore deve essere mosso da una grande passione: ti devi procurare il lavoro e i relativi fondi per finanziare la ricerca. Una nave oceanografica, ad esempio, costa sui 20.000 euro al giorno: dalla strumentazione scientifica, al carburante, al personale, la cucina (non si attracca mai). Tante persone ruotano attorno a una campagna scientifica. Chi sono i vostri committenti? Progetti nazionali finanziati dallo Stato ed europei. Il progetto in Antartide è sostenuto dal MIUR. Dell’Antartide si parla molto come indicatore dei cambiamenti climatici. È un ambiente preservato, unico, non antropizzato e per queste caratteristiche ben si presta a studiare il clima. Ho fatto 5 spedizioni in Antartide e una in Artico. Ogni nave ospita diversi progetti, diversi team e diverse strumentazioni. La base logistica è Ravenna poi in un mese, un mese e mezzo arriva in Nuova Zelanda. I ricercatori usano l’aereo poi in Nuova Zelanda salgono a bordo della nave che in 7-8 giorni raggiunge il Polo Sud. La prima tappa in Antartide è la base Mario Zucchelli (ingegnere crevalcorese Mario Zucchelli è stato presidente del Consorzio per l’Antartide dell’ENEA, per sedici anni principale organizzatore del programma nazionale di ricerche del MIUR in Antartide (PNRA). A lui è intitolata la stazione scientifica situata nell’area denominata Baia Terra Nova, sul Mare di Ross). Quando si arriva c’è ancora il pack: la nave è ferma a qualche centinaio di metri dalla stazione e tutti i trasferimenti avvengono su ghiaccio, anche di attrezzature su mezzi pesanti. Sullo stesso pack atterrano anche i C-130. Una pista natu-

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l’intervista del mese

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CONTINUA A PAGINA PRECEDENTE rale: dopo pochi mesi ritroviamo acqua. Da lì parte la campagna oceanografica di circa un mese con più gruppi di ricerca di diversi istituti italiani con qualche ricercatore straniero ma sempre all’interno di nostri progetti. Negli ultimi anni si è stretta una collaborazione con l’Osservatorio dei mammiferi della Colombia: i ricercatori, armati di cannocchiali e macchine fotografiche, attendono di avvistare e monitorare gli esemplari marini. Le condizioni meteorologiche in Antartide. Cambiano repentinamente: si può abbassare in poco tempo di 20-40 gradi. Vento gelido, onde alte 6-7 metri. In queste condizioni non puoi lavorare. Devi calibrarti sulla base del tempo: se le previsioni indicano una finestra oraria di bel tempo devi investire tutto il tuo impegno per sfruttare al massimo quell’occasione. Ci vuole anche molta accortezza: in caso di freddo occorre tutelarsi. Quando si incomincia a provare insensibilità alle mani, prontamente bisogna rientrare. Sui social ho visto, sul tuo profilo, foto di incontri particolari. Stavo preparando un carotaggio quando vedo una macchia bianca in mare. Pensavo a una foca invece era la pancia di una megattera. Quando si è girata, questa enorme balena ha fatto uno sbuffo davanti ai nostri occhi e sollevato la pinna caudale: un’emozione incredibile. Così grande, dal vivo, fa impressione. L’estate scorsa, in Artico, abbiamo visto l’orso polare: non è facile vederlo. Cosa richiede il tuo lavoro nello specifico? La capacità di calibrare carotaggi sulla base dei sedimenti da analizzare, conservare e archiviare il materiale raccolto al fine di renderlo “leggibile” anche a distanza di tempo, dotarsi delle attrezzature necessarie per la spedizione. La mancanza di qualcosa di necessario e non reperibile in loco

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manda in fumo il buon esito della campagna. Al ritorno in istituto si apre la cella refrigerata che contiene il materiale che deve essere intonso, preservato. Dai sedimenti si può risalire agli ambienti del passato. Andrea ed io siamo stati collegati in Meet un’ora abbondante. Gli avevo “estorto” questo tempo: in parte me ne sentivo responsabile. All’inizio della nostra chiacchierata mi ero impegnata a non sottrargli più di mezz’ora del suo tempo: il giorno dopo doveva partire per una campagna oceanografica in Tirreno: per la valigia occorreva lavare e stirare. In realtà avevo tutti i motivi per sentirmi colpevole: il tempo si è molto dilatato. È stato molto gradevole ascoltarlo anche per me digiuna di molti argomenti e refrattaria ai contenuti scientifici. Quando l’avevo cercato per chiedergli l’intervista, ha provato a dirmi che “non gli piace esporsi”. Io ho pensato che, a volte, piccole “violenze” sono necessarie. E ho avuto ragione: appassionato del suo lavoro, tecnicamente molto preparato, con un lessico specifico e settoriale che mi ha creato qualche imbarazzo solo smaltito da una rapida ricerca in rete. Ma ciò che ho più apprezzato è stato il taglio divulgativo e la capacità, brillante, di rendere attraenti contenuti complessi. Intervista raccolta da Mariarosa Nannetti


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SAGRA DEL PESCE DI MARE A GALEAZZA UNA REALTÀ ORMAI CONSOLIDATA Da venerdì 17 a domenica 26 giugno, si svolgerà la QUARANTUNESIMA edizione della sagra del pesce di mare, organizzata dall’ASD (associazione sportiva dilettantistica) GALEAZZA. Per diversi e svariati motivi, soprattutto si spera di avere un clima meno torrido, la società ha pensato e deciso di anticiparla al mese di giugno e per la prima volta di fare 10 giorni consecutivi con la speranza che le persone che verranno a degustare dell’ottimo pesce, sia alla sera che nelle due domeniche solo a pranzo, possano mangiare e gustare il pesce senza dover patire per il caldo. Fiduciosi e speranzosi, vi aspettiamo numerosi. Di seguito il volantino con le date e i contatti Giovanni Maccaferri socio/vicepresidente ASD Galeazza

La Festa della Santissima Trinità di XII Morelli acquista un respiro internazionale. La festa patronale si svolgerà dal 6 al 12 giugno e sarà caratterizzata dalle funzioni religiose per festeggiare la Ss.Trinità, patrona della nostra parrocchia ma sarà anche occasione di svago e collaborazione. •

Il lunedì 6 giugno ore 19.30 - Festa di inizio Estate Ragazzi (solo per gli animatori)

Il martedì 7 giugno ore 19.30 Festa di inizio Estate Ragazzi (solo per aiuto animatori)

Il mercoledì 8 giugno alle ore 21.00 in chiesa “Veglia di preghiera per le vittime dell’omotransfobia”

Il giovedì 9 giugno alle 21.00 in teatro, conferenza di Laura Bandiera, scienziata morellese, dal titolo “Cosa cercano gli scienziati al CERN di Ginevra: dalla particella di Dio alla caccia alla materia oscura”

Il Venerdì 10 giugno alle ore 20.45 nel Campo Parrocchiale ci saranno i “Giochi di una volta” organizzati dalla Pro Loco “Tiramola” e dall’ass. Bimbilacqua

Il Sabato11 giugno alle ore 20.15 gran cena gourmet “dall’Anti-Pasto alla Paella” nel cortile retrostante la chiesa (su prenotazione, Gloria 349 801 9156). A seguire al Bar Sogno ci sarà il concerto della band “Chevrolet ‘57”

DOMENICA 12 giugno ore 10.00 solenne S. MESSA Alla sera della Domenica, dalle ore 19.00 Cena Concerto all’Adelande Summer Arena con la meravigliosa band canadese The history of Gunpowder. (Prenotazioni al 333-3243292) John Strada

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IL CORO JOYFUL GOSPEL: TRA CANTO E SOLIDARIETÀ

Il Coro JOYFUL GOSPEL mantiene fede alla sua “missione” iniziata nel 2002 con i seguenti obiettivi: Diffondere il messaggio di amore e solidarietà fraterna insegnato da Gesù Cristo Raccogliere fondi economici da destinare a progetti che sostengano persone in difficoltà o che promuovano una migliore assistenza socio sanitaria in zone del mondo svantaggiat. Il coro si esibisce a titolo gratuito chiedendo al pubblico presente un’offerta libera; i componenti del coro non trattengono alcun compenso per le loro rappresentazioni sostenendo in proprio le spese vive. Il coro è formato da 30 elementi ed accompagnato dal vivo da una BAND di 5 elementi. Le rappresentazioni si svolgono quasi sempre nelle chiese; la maggior parte degli eventi ha gravitato in parrocchie delle province di Ferrara, Bologna e Modena. 30

Dal 2002 ad oggi sono stati confezionati 3 RECITAL con i seguenti titoli: • Andiamo alla Roccia • E sarà Gioia • È bello star con te Gesù Con l’ultimo RECITAL “È Bello star con te Gesù” (del quale sono già state eseguite 38 repliche), il coro ha deciso di sostenere il progetto di Padre Guido Fabbri (missionario Centese) per la costruzione di un Ospedale in Tanzania, Regione Shinyanga, Provincia Kahama. Con l’arrivo della guerra in Ucraina, il coro ha deciso di destinare per un certo periodo i ricavi del RECITAL a favore dell’associazione CENTO SOLIDALE che li utilizzerà a sostegno delle necessità delle famiglie ucraine arrivate sul nostro territorio.


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Galeazza, Palata Pepoli, Bevilacqua e Dodici Morelli

PELLEGRINAGGIO MARIANO DELLE 4 PARROCCHIE DOMENICA 29 MAGGIO dalle ore 17

chiusura del mese di maggio Madonnina della Valle


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