Camminiamo Insieme maggio 2021

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Dodici Morelli, Bevilacqua, Galeazza e Palata Pepoli APRILE n. 2• 2021

MARIA LA DONNA DEL SI? PARLIAMONE di Don Paolo Cugini

MARIA, UNA DONNA DIVERSA TEMA DEL MESE

da pagina 2 a pagina 5

PREIME EUCARESTIE

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CATECHESI

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Capire Maria, il senso della sua presenza nella storia della salvezza, al di là delle fantasie religiose, delle devozioni devianti, che la collocano su di un piedistallo idolatrico, è forse una delle grandi sfide della Chiesa oggi. E allora chi è Maria? Ci viene spesso presentata dalla spiritualità popolare, come la donna del sì, come colei che si è messa umilmente a servizio della volontà del Signore, che si è piegata al suo volere. Maria, in questo modo, diviene immediatamente il prototipo della perfetta donna di casa, tutta dedita alla famiglia, devota al marito, instancabile lavoratrice, attenta all’educazione dei figli. Forse, però, per fare questo, per avere un simile modello culturale tipicamente patriarcale, marcato da un maschilismo e un paternalismo di fondo, non era necessario scomodare la Madre di Dio. Certamente, Maria pronuncia un sì importante a Dio, offrendogli la propria disponibilità ad un progetto, che accetta e assume liberamente. Allora, è a questa libertà che bisogna guardare, e cioè interrogarsi sulla scelta libera di Maria per seguire la proposta del continua a pag. 2

GIOVANI FORMAZIONE pagina 8

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tema del mese

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MARIA LA DONNA DEL SI? PARLIAMONE continua da pag. 1 contro i potenti della terra. Questi

Signore. Probabilmente, troviamo una serie di no il cui significato diviene comprensibile a partire dal testo del Magnificat, che la Tradizione le pone sulle labbra nel momento dell’incontro con la cugina Elisabetta. Nel testo del Magnificat, infatti, incontriamo una serie impressionante di affermazioni che testimoniano un no chiaro di Maria alla proposta arrogante e violenta del mondo, all’ingiustizia provocata da un modo disuguale di considerare i beni terreni. Nel Magnificat, più che una donna sottomessa, appare una donna forte, che prende posizione, che dice quello che pensa, che non ha paura di schierarsi

no di Maria alla proposta del mondo, sgorgano da un cuore innamorato del Signore, che non si lascia illudere dalle lusinghe del mondo. Per questo motivo, Maria è anche la donna della memoria, che fonda la storia presente a partire dagli eventi passati, da quello che Dio ha fatto per il suo popolo, di come è intervenuto nella storia, sempre a favore dei poveri, degli esclusi. È il no di Maria alla logica della forza e della prepotenza, che nel corso dei secoli ha diviso i popoli, ha snaturato il piano di Dio, creando un piccolo gruppo elitario che domina sulla moltitudine di poveri. Maria, nel Magnificat, dice no a questa logica di sopraffazione, per affer-

mare il suo sì al disegno del Padre, il suo sì alla logica della giustizia e della fratellanza tra i popoli. Per cogliere tanto a fondo il senso della storia, così come ha fatto Maria, è necessario essere persone attive, che non si accomodano agli schemi del mondo e che, di conseguenza, più che subire passivamente gli eventi, contestano l’ordine stabilito, manifestando, in questo modo, una libertà possibile solamente a persone di grande profondità umana e spirituale. È da queste considerazioni che occorre ripartire per comprendere il messaggio evangelico di Maria e, coglierne, in questo modo, la sua diversità e novità rispetto agli stereotipi comuni. don Paolo Cugini

CARO VECCHIO ROSARIO

vorrei: che i cristiani riscoprissero il valore della preghiera comunitaria, della preghiera popolare; che scoprissero la bellezza e la grazia di una preghiera così semplice, calma e ristoratrice, quale era il “vecchio Rosario” appunto. Una preghiera da innamorati: infatti è l’innamorato che non si stanca mai di ripetere “quanto ti amo” alla persona amata; e così ogni volta che dice le dolcissime parole in esse include tutta intera la sua anima, ed è come se le dicesse per la prima volta. Così l’innamorato che prega, non ripete mai le stesse cose anche se dice sempre le stesse parole: Ave Maria … Ave Maria …, ma è sempre come se fosse un nuovo saluto. Così per il Padre nostro: è come se il regno dovesse sempre venire in forma nuova; così per il Gloria: è come se fosse sempre un nuovo cantico di tutte le creature. E poi quei misteri gaudiosi, dolorosi, gloriosi: per riassumere tutta l’esistenza di ogni uomo, e tutta la storia del mondo, per dire che la vita va oltre. E tu che puoi passare di mistero in mistero mentre ricordi e contempli; ricordi amici e fanciulli e malati e sventurati e vivi e morti … Una preghiera serenatrice, semplice e grande, un piccolo poema per il popolo. Ma il male è che oggi non esiste più popolo, esiste piuttosto questa massa sempre più in via di massificarsi, sempre più privata del suo fondamentale valore, che è quello di possedere una coscienza: di sapere chi siamo e per che cosa si vive, per che cosa si deve continuare a soffrire e a vivere.

RIFLESSIONI di Davide Maria Turoldo - POETA INNAMORATO della “DONNA” Su questo n. di “Camminiamo Insieme” offriamo una riflessione di padre Davide M. Turoldo, servo di Maria, con la quale il “vecchio e caro Rosario” è letto come il filo rosso che lega ogni uomo e ogni donna, ogni condominio senza distinzioni, per sentirci tutti “popolo di Dio” in cammino verso il cielo. (Suore Serve di Maria di Galeazza)

- di Davide Maria Turoldo Cominciamo dunque col ricordo del Rosario. È però non tanto per evocare scontri e trionfi di popoli che si uccidono in guerre di religioni; non credo infatti che si renda tanta gloria a Dio nel ricordare eccidi e massacri, specialmente quando consumati nel nome santo del Signore. Infatti nella storia non si parla mai di guerre di fede, ma solo di guerre di religione, e ciò avviene quando si impone un Dio contro un altro Dio, una concezione di Dio contro un’altra concezione di Dio, rese tutte e due egemoni; e così, nel rischio di battersi per un Dio sbagliato, è sempre l’uomo che va di mezzo, come è avvenuto per il Cristo. Non dunque per ricordare vittorie di fedeli contro infedeli, io vorrei che il Rosario tornasse un’amata preghiera di tutta la gente, di ogni cristiano e di ogni famiglia. Dio, tornasse la famiglia a pregare come in antico: quel tempo di aggregazione e di pace, la sera, tutti intorno alla mensa o al focolare, con i ceppi che ardono nel centro, specialmente nei lunghi inverni!... Invece ora tutti anonimi in questi appartamenti, in questi condomini di solitudini senza fine; case che non sono più case, ma appena alberghi dove i familiari sono estranei ai loro familiari. Questo

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L’assurda ricerca della parità Al giorno d’oggi è estremamente comune sentir parlare di movimenti, femministi e non, protestare per la parità dei diritti. Questo genere di pratiche sono, a mio parere, assurde, dal momento in cui ci si domanda: togliendo l’aspetto esteriore, in cosa siamo poi diversi io e te? perché dovrei avere diritti che tu non hai? perché dovrei permettermi di comportarmi in una certa maniera nei tuoi confronti e tu no? In questo senso il concetto di diversità svanisce, e diventa quindi automaticamente assurdo cercare di far diventare uguale ciò che uguale lo è già, o che per lo meno dovrebbe essere. Una ulteriore assurdità la si trova osservando ad esempio i moti femministi, dove nelle loro manifestazioni, per quanto il messaggio di base che si intende trasmettere sia estremamente giusto, si utilizzano toni aggressivi e arroganti, che lasciano emergere una grande incoerenza, e che in alcuni casi diventano addirittura visioni estremiste. Un per esempio è il libro << Odio gli uomini >> di Pauline Harmange, nel quale vengono elencate in chiave quasi Hitleriana una serie di motivazioni sul perché la donna sia migliore dell’uomo. La causa dell’apparente differenza tra i sessi è la mancanza di umiltà e l’arroganza

nel sentirsi migliore di altri racchiusa in certi individui, paradossalmente fomentata alle volte da risultati economici e sociali raggiunti. Secondo me quindi, il concetto di cui si deve far tesoro, è che la diversità di opinioni, interessi e risultati ottenuti, debba essere, oltre che accettata, completamente slegata dal concetto di diritto. Non bisogna perciò professare una parità di diritti, in quanto sono solo i ramo del problema, ma professare un modo rispettoso di rapportarsi all’altro, in quanto potenziale radice del problema. Emiliano

Società matriarcali Uno degli argomenti più discussi al giorno d’oggi è il ruolo che la donna assume nella nostra società (e non mancano spunti giornalieri per arricchire il dibattito). Ma se volessimo focalizzare la nostra attenzione su altri tipi di società? Cosa sappiamo del ruolo che assumono le femmine all’interno delle società animali? Forse, molto di più di quanto sappiamo sulle società degli uomini. L’etologia, la disciplina che studia i comportamenti animali, ha portato molta chiarezza sul ruolo che la femmina di molte specie assume nel contesto della sua comunità: non è difficile imbatterci in quelle che vengono definite “società matriarcali”, guidate da un’esemplare femmina (detta matriarca). L’esempio più noto è, forse, dato dall’organizzazione di una colonia di api: un sistema diviso in caste dove ogni insetto ha un suo preciso compito da svolgere, il tutto al servizio del “capo”, l’ape regina. Ma in una colonia di api, ogni singolo esemplare è femmina: i fuchi, i maschi delle api, “compaiono” solo quando si avvicina il momento dell’accoppiamento con

una nuova regina. Strutture matriarcali possiamo trovarle non solo tra gli insetti: meno note, ma comunque numerose, sono società matriarcali di mammiferi come leoni, iene o elefanti: questi giganti della savana, infatti, vivono in gruppi composti esclusivamente da femmine e giovani, guidati dalla più anziana del gruppo. I maschi, raggiunta l’età adulta, acquisiscono un carattere solitario e si allontanano, formando eventualmente gruppi con altri maschi adulti. Gli animali nella Bibbia sono citati 3.594 volte, più che in ogni altro libro sacro; qui assumono un valore simbolico, per aiutare l’uomo in una miglio-

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re comprensione del progetto che Dio ha per loro. Anche oggi il loro studio è importante per l’uomo, che ad essi si ispira per molte più attività quotidiane di quante immaginiamo. Approfondire l’impatto che essi hanno nelle Sacre Scritture e il loro stile di vita è quello che vorremmo provare a fare, partendo da qui. Federica Balboni


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DONNA

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La donna che per ultima fa parte delle creature nella Creazione che Dio ha pensato di affiancare all’uomo come compagna di viaggio. Grande è Dio l’onnipotente quando ha voluto nascere dal grembo di una donna, ma non da una donna qualunque, bensì da una vergine di nome MARIA, la vergine per eccellenza alla quale si possono attribuire i più svariati titoli come Santissima, Purissima, Immacolata etc. etc….. Donna è la donna sposata che porta nel suo grembo per 9 mesi la creatura che concepisce per opera del seme che il marito le dona per amore. La donna che farà crescere questo seme annaffiandolo con premura, dedicandole tempo, passione, ascolto, dandogli consigli, lasciandolo libero nelle proprie scelte anche se a volte le procurano lacrime in abbondanza. Non è da trascurare la donna che per sua spontanea volontà rimane nubile che: o da laica o da religiosa dedica tutta la propria vita agli altri, facendosi madre di tanti figli educandoli soprattutto con quell’amore infinito dal quale si sente amata: cioè da Dio. Maria Luisa Garuti

D come Donna Dolcezza e Dono di sé La donna che dovrebbe specchiarsi nella figura di Maria e nelle discepole che sono state al fianco di Cristo nel suo percorso terreno, è ancora oggi una figura non riconosciuta per il suo valore. Da un lato sarebbe lei a doversi riscoprire come Dolcezza infinita e Dono al mondo, mentre a volte lo dimentica; d’altro canto dovrebbe essere la società a metterla al centro, sostenerla, valorizzarla. Ci sono ambiti in cui ancora troppo poco la donna viene coinvolta, con refusi di quella società patriarcale che la voleva ai margini, al servizio inteso come attività di secondaria importanza, meglio se zitta o trasparente. La chiesa stessa a volte pecca di maschilismo. L’uomo che dice di amarla e ritiene di poter fare ciò che vuole sul suo corpo, usandole violenza. Il mondo del lavoro quando la mette in difficoltà se decide di fare la più alta e bella cosa possibile: dare alla luce un figlio. Noi riscopriamoci serve perché il servizio ci avvicina a Dio ma con la dignità, la forza e il coraggio di Maria e meditiamo nel nostro cuore ogni parola che ci ferisce ma che ancora di più può svilire chi non ha capito chi siamo. Donne Dolcezza Doni. Morena Pirani e Lucia Garuti

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MAGGIO MARIANO

E’ il mese delle consacrazioni a Maria madre di Gesù. Quando rivolgiamo una preghiera alla Madonna non facciamo altro che chiedere la Sua Intercessione per meglio accompagnarci nelle nostre umane aspirazioni. Tuttavia, assillati dagli impegni quotidiani, ben di rado ci capacita di riflettere in maniera più approfondita su quell’alone di Santità che avvolge Colei che ha generato il figlio di Dio. Anzitutto se apprezziamo in Lei la maternità, non ci potrà sfuggire quanto essa si manifesti nelle più comuni apprensioni e preoccupazioni tipiche di tutte le mamme. In un secondo tempo alleverà Gesù con la cura di crescerlo al meglio nel suo mondo e concedendogli la libertà di ampliare le sue conoscenze fino ad interloquire con i dotti del Tempio. D’altra parte le sue pene e le sue gioie si protrarranno per tutta la sua vita fino ad acuirsi con la Crocefissione nel calvario. Se si valutano le peripezie di questa Signora si è spinti a fare un paragone con le altre donne di questo mondo. Si direbbe che le differenze non siano poi tante, essendo la maternità un fatto eccezionale che accomuna tutto il mondo al femminile: eppure nel nostro immaginario è un punto fermo della spiritualità dell’essere umano. Maria madre di Gesù è la regina dei cieli; è Colei che rappresenta la Natività, la Maternità, la capacità di crescere ed educare al mondo la prole di tutte le generazioni. In altri termini è la personificazione di quella parte di mondo “al Femminile” che ha l’idoneità di procreare e di vigilare sulla vita degli esseri umani. In una parola simboleggia il “non plus ultra” di quella creatura che si chiama Donna: Madonna per l’appunto. Questo ci dice che è bene che l’altra parte del mondo “al maschile” abbia buona considerazione e grande rispetto nei confronti della Donna: sempre e comunque. Io non mi stupisco che la Chiesa cattolica e il Cristianesimo in generale abbiamo osannato questa Signora al di sopra di tutte le donne, beatificandola e glorificandola: credo semplicemente che si sia voluto evidenziare quanto la femminilità possa essere costruttiva nella vita terrena e ultraterrena dell’essere umano, oltre che in quella spirituale. Che siamo fatti di anima e corpo dovemmo rendercene conto più spesso: solo allora riusciremmo a capire e apprezzare l’importanza dell’arte figurativa, ovvero quell’arte che la Chiesa di Roma, nei secoli, ha celebrato evocando a sé i migliori artisti della pittura e della scultura per stigmatizzare la grandiosità della Madonna.

Le opere di Raffaello, del Correggio, del Perugino o di tanti altri dovrebbero educarci alla riflessione e all’esercizio spirituale. La Madonna di San Luca, di Loreto, dell’Impruneta, della Neve, del Buon Consiglio sono solo alcuni esempi di quanto sia stata magnificata questa Signora. Molto spesso nelle nostre case abbiamo in bella mostra delle riproduzioni dei dipinti originali proprio a testimoniare la devozione che le portiamo. Lucio Garutti

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prime eucarestie

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L’EUCARESTIA TANTO ATTESA Sembrava di essere nel romanzo dei Promessi Sposi quando Don Abbondio diceva “Questa eucarestia non sà da fa”, ma noi alla fine ce l’abbiamo fatta. Questo sacramento era stato programmato per il 7 giugno 2020 ma purtroppo rimandato, a causa delle restrizioni Covid, all’11 aprile 2021 con la speranza che non ci fosse più la pandemia. Ad un paio di settimane dalla Comunione, un mondo di incertezze: da parte del Governo perché non si sapeva di che colore saremmo stati, la paura che la Diocesi introducesse altre ristrettezze e per ultimo le preoccupazioni delle famiglie. Dopo una settimana intensa di preparativi e prove, ecco finalmente arrivare il tanto atteso giorno! Ore 9,30 dell’11 Aprile, i bambini arrivano in Chiesa, tutti bellissimi con le tuniche addosso ma più che altro emozionatissimi come noi catechiste e poi… si entra in scena. La cerimonia è splendida, sembra veramente una grandissima festa per questi bambini che per tanto tempo si sono preparati. Si dispongono in due semicerchi sul sagrato assieme a Don Paolo, prima della liturgia della parola, cinque bambini di altre classi del catechismo, entrano con quattro cartelloni con scritto: pane, parola, poveri e Gesù, e uno che porta il Vangelo, poi si prosegue con l’eucarestia. Per via delle restrizioni Covid, ai bambini il sangue di Gesù viene dato dentro a dei calici personali. Un’altra cosa strepitosa è stata, per la prima volta, il coro dei piccoli “Trinity Angels”, composto da bambini dalle elementari alle medie, che hanno animato la cerimonia in maniera sublime. La Celebrazione è stato un successo e qui vi voglio riportare qualche impressioni della mamme post-comunione. Una mamma scrive:” Finalmente è arrivato il giorno della Prima Comunione dei nostri bimbi. Avrebbero voluto festeggiarlo con i nonni, i cugini ma ancora una volta il Covid ha deciso per loro… Ci hanno pensato allora Anna Gloria e Don Paolo a rendere speciale questo giorno. Hanno organizzato una cerimonia bellissima, intima e commovente. I bimbi sono entrati in chiesa in processione con Don Paolo, bellissimi

ed emozionati con le loro tuniche. A rendere ancora più speciale questa celebrazione è stato il coro dei ragazzi. Grazie a tutti per aver reso speciale questa celebrazione.”. Un’altra scrive: “Dico la verità io ero contraria visto il periodo ma devo ricredermi. É stata semplicemente bella davvero e ho visto mia figlia contenta. Grazie a voi catechiste a Don Paolo e alle mamme che si sono prestate”. Ma oltre alle famiglie, tante persone della comunità, che hanno assistito alla cerimonia anche da casa, hanno espresso pareri favolosi. Quello più ricorrente è stato “Finalmente una cerimonia giovanile, una vera festa”. Detto ciò noi catechiste vorremmo ringraziare i nostri bambini e le loro famiglie, Don Paolo, il coro e la comunità per aver partecipato con grande gioia a questa “Prima Comunione” un po’ innovativa. Gloria e Anna

Comunioni a Palata Pepoli Domenica 11 aprile la comunita’ di palata pepoli si e’ riunita in preghiera, per celebrare la prima comunione di sette bambini. L’amministrazione di questo sacramento e’ sempre importante perche’ ci ricorda il valore,che per noi cristiani,ha l’eucarestia, oltre a cio’questo evento, per la nostra comunita,’e’ stato vissuto come un fatto eccezionale ,perche’ era da parecchi anni che non si celebrava, a causa della scarsita’ di bambini e dovremo attendere 6

ancora molto prima che si ripeta. La cerimonia e’ stata semplice ma sentita e soprattutto e’ stata l’ espressione di una collaborazione tra la parrocchia di palata pepoli e quella di XII morelli. I bambini,infatti,a causa dell’esiguo numero, si sono preparati a ricevere questo sacramento insieme ai bimbi di xii morelli. Un grande ringraziamento va ai catechisti , che nonostante tante difficolta,’sono riusciti a raggiungere il traguardo. Angela Balboni

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prime eucarestie

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Prime Comunioni di domenica, 18 aprile

E’ arrivato finalmente il giorno!! Oggi, 18 Aprile 2021, terza domenica di Pasqua, Alice B, Alice N, Alessandro, Asia, Ilaria, Giulia e Matilde hanno ricevuto per la prima volta il sacramento dell’Eucaristia. Oggi, scaldati da un tiepido sole primaverile, accompagnati dal suono festoso delle campane i bambini di quinta elementare, vestiti con le loro tuniche bianche, con al collo un Crocefisso di legno, hanno atteso sul sagrato della chiesa di Bevilacqua l’inizio della Santa Messa. Con il Parroco in testa, attorniati dalla comunità, sono entrati in processione ed hanno raggiunto i loro posti attorno all’altare. Erano visibilmente emozionati e felici come i

loro famigliari che li seguivano con il loro affetto. Tutto riportava al momento importante che stavano vivendo: i fiori bianchi, simbolo di purezza, i canti gioiosi, ma allo stesso tempo solenni, e il suono dell’organo che giungeva come una preghiera. Tutta la celebrazione si è svolata con partecipazione; al momento della Comunione i bambini hanno ricevuto, visibilmente emozionati, per la prima volta il Corpo di Gesù e acceso una candela dal Cero Pasquale, simbolo dell luce di Cristo. Si respirava un clima di tranquilllitè e di serenità e tutto si è svolto senza il minimo imprevisto. Al termine, don Paolo ha lasciato a ciascun bambino un piccolo regalo da parte della comunità: un Vangelo, perchè la Parola del Signore li possa accompagnare nel loro cammino. Alcuni genitori e bambini hanno voluto condividere le loro impressioni ed emozioni di questo giorno: Ilaria: oggi sono stata emozionata ed è stato molto bello. Alice: oggi ero molto agitata per la paura di fare brutta figura, ma dopo è stato tutto abbastanza semplice. E’ stato molto bello fare un’altra bellissima espeirenza con imiei amici. Matilde: è stata una bellissima cerimonia, emozionante e profonda; ancora più bella perchè ad accompagnarmi c’erano le mie più grandi amiche, il nostro nuovo e simpatico Parroco e la nostra cara catechista. Peccato che la giornata sia gà finita. Mamma Giulia: E’ stata una bellissima cerimonia, i bambini sono stati bravissimi. Giulia era molto emozionata! Tutto perfetto. Grazie!

“Dico la verità: io ero contraria visto il

periodo, ma devo ricredermi. É stata semplicemente bella davvero e ho visto mia figlia contenta. Grazie a voi catechiste a Don Paolo e alle mamme che si sono prestate. Buon proseguimento e arrivederci presto” (una mamma).

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catechesi

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CHE GIOIA! TRE BATTESIMI

Oggi , dopo un lungo percorso tre mille difficolta’,ha una bella famiglia e il paese gli vuole bene. E’ cosi’che ha maturato il desiderio di battezzare i suoi due bambini di 6 e 2 anni, unitamente al figlio del fratello di anni 3. E’ con gioia che il Parroco Don Paolo ha accolto questa richiesta e finalmente , dopo parecchio tempo in cui nella nostra Chiesa e’ mancata la celebrazione di questo Sacramento , la comunita’ si e’ potuta stringere attorno a queste famiglie , la sera del 12 aprile ,assistendo con emozione , cantando e gioiendo . Auguriamo a Sara Ergi e Roan una vita illuminata dalla luce di Cristo! Lucia Bernagozzi

Anni orsono un giovane di diciassette anni , dall’Albania venne in Italia in cerca di una vita migliore, lasciando i suoi affetti piu’ cari. Il caso volle che si fermasse dapprima nei dintorni, poi a Palata Pepoli

ORATORIANDO 2021 È un progetto pensato per i bambini che frequentano la catechesi (aperto, comunque, anche a coloro che non frequentano). e che hanno terminato il percorso accostandosi ad un sacramento (confessione, eucarestia, cresima). Non si tratta, dunque di continuare la modalità catechesi, ma di proporre uno spazio in cui tutti i bambini possono interagire trovandosi a contatto con ragazzi e giovani. Si svolgerà nei pomeriggi del sabato a partire da sabato 8 maggio e andrà avanti sino all’inizio di Estate Ragazzi 2021. Ogni parrocchia fisserà gli orari precisi. Luogo: Il progetto verrà realizzato nei locali delle parrocchie di Palata Pepoli, Bevilacqua e Dodici Morelli. Responsabili del progetto: saranno i giovani universitari e i ragazzi delle superiori.

Ai genitori viene chiesta una presenza per garantire la tutela dei bambini, oltre che garantire un’accoglienza adeguata (verificare la pulizia dei locali, ecc.). Obiettivi: • creare un momento in cui i bambini interagisco con i ragazzi delle superiori e dell’università • Offrire l’opportunità ai ragazzi delle superiori e agli universitari di essere protagonisti di un progetto educativo messo a disposizione della parrocchia • Imparare giocando Schema del pomeriggio:  Accoglienza  Momento di spiritualità  Gioco o attività del pomeriggio previamente preparata  Momento finale di saluti (ogni tanto una merenda preparata dalle mamme)

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pastorale giovanile

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Un senso umano alla politica: i giovani IN CAMMINO contro la corruzione Continua il cammino del gruppo giovani e universitari alla ricerca del significato umano di fede e politica. Siamo ormai giunti al quarto incontro del nostro percorso e l’argomento affrontato si avvicina sempre di più alla nostra realtà quotidiana: come nasce e si sviluppa la corruzione in Italia. Don Paolo ha deciso di sfruttare le fresche conoscenze di noi giovani universitari, pertanto ha organizzato l’incontro richiedendo un contributo storico e giuridico sul tema a noi ragazzi. Dal lato storico abbiamo analizzato le origini della corruzione, da fine 1800 e primi anni del 1900, e il suo sviluppo. Per un’analisi più critica il Don ci ha esposto le riflessioni del professore della facoltà di Giurisprudenza, dell’Università di Roma “La Sapienza”, Guido Melis. La cosa che più ci ha stupiti sulla corruzione, è il suo sapersi radicare in ogni epoca e in ogni fase storica importante per il nostro Paese, fino a circondarci nella nostra quotidianità. Eppure il termine corruzione è un termine che indica degenerazione spirituale e morale, abbandono della dignità e dell’onestà. Noi giovani, ci chiediamo come mai il nostro Paese in tutte queste epoche non si sia saputo tutelare e non abbia saputo arginare con politiche mirate questo problema. L’incontro è proseguito analizzando la corruzione dal punto di vista giuridico. Abbiamo approfondito il tema valutando le misure di prevenzione attuate in ambito politico-giuridico per arginare al massimo questo fenomeno. L’Anac è l’Autorità Nazionale Anticorruzione, la quale ha tra i suoi obiettivi quello di definire un

set di indicatori in grado di individuare il rischio di corruzione in Italia. Nel recente rapporto “La corruzione in Italia (20162019) - Numeri, luoghi e contropartite del malaffare” l’Anac analizza la situazione in Italia: le ragioni, gli ambiti, i settori, le amministrazioni coinvolte e la tipologia degli indagati. Grazie a questo rapporto, ancora una volta ci siamo resi conto di quanto la corruzione sia considerata una dinamica normale, di come regola le nostre vite e non ce ne accorgiamo e restiamo inerti… questo modo di fare, o meglio di “non fare” si traduce però in un’inerzia complice e sostenitrice di questo sistema disonesto. L’obiettivo di noi giovani e del nostro percorso “Un senso umano alla politica”, è quello di concretizzare nelle nostre vite la lotta alla corruzione, quello di allearci per i diritti di tutti, per eliminare l’egoismo e l’omertà già presente nel nostro territorio. Federica Licciardi

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ORATORIA

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PERCORSO FORMATIVO CATECHESI

b. Ripartiamo Insieme. Linee guida per la catechesi in Italia in tempo di COVID,2020. Il confronto con il pensiero dei vescovi italiani dovrebbe aiutarci a orientare il nostro stile di catechesi, a renderlo sempre più aderente al vangelo, attento alle nuove sfide e, in modo particolare, ai cambiamenti in atto nella società e nella cultura. Luogo: Dodici Morelli (dopo, chi vuole, può restare alla messa prefestiva) https://www.chiesacattolica.it/wp-content/uploads/sites/31/2020/09/04/Ripartiamo_insieme.pdf

Incontri per i catechisti di Dodici Morelli, Bevilacqua, Palata Pepoli e Galeazza SABATO 22 MAGGIO: 16,30-17,45 SABATO 24 MAGGIO: 16,15-17,45 Obiettivo: in questi due incontri cercheremo di approfondire la proposta dei vescovi italiani. In modo particolare, prenderemo in esame i seguenti documenti: a. Incontriamo Gesù. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia, 2014-

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Molti gio chi, tan to diver un'ottim timento a mere e nda ins Vi aspe ie m ttiamo e... GRA numero TIS! si per p un pom assare eriggio in comp agnia


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pellegrinaggio

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Dodici Morelli, Bevilacqua, Galeazza e Palata Pepoli

PROVIAMOCI! PELLEGRINAGGIO IN CHIUSURA DEL MESE MARIANO MADONNINA DELLA VALLE DOMENICA 30 MAGGIO ORE 16,30 Alla fine del mese di maggio le nostre comunità si riuniscono in pellegrinaggio alla Madonnina

della Valle per chiedere la protezione di Maria sul nostro cammino di fede. Ogni parrocchia

deciderà in che modo partire per trovarsi insieme sul luogo, all’ora stabilita per recitare un rosario.

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quarant’ore

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Le quarant’ore nella Settimana Santa delle nostre parrocchie Nelle nostre quattro parrocchie a partire dalla domenica delle palme sino al martedì santo, si sono svolte le tradizionali quarantore. Il calendario dettagliato lo trovate nel blog Vita Pastorale: https://vitapast.blogspot.com/2021/03/settimana-santa-2021.html . Qui di seguito alcuni dati che spiegano l’origine di questa tradizione. Le Quarantore sono una delle forme di esposizione eucaristica, come ve ne erano tante e varie dal tardo Medioevo in poi. Si può dire che esse furono la forma tipica che l’adorazione solenne del Sacramento prese in Italia verso il principio del sec. XVI. Esse si richiamano in particolare alle 40 ore che Nostro Signore passò nel sepolcro, e forse traggono la loro origine nell’adorazione che si faceva tra il Giovedì santo e il Venerdì Santo davanti alla reposizione del Sacramento, che appunto veniva erroneamente, chiamata Sepolcro. Si cominciò a praticarle a Milano nel 1527, come pio esercizio per scongiurare le calamità belliche del momento, dietro la spinta di Gian Antonio Bellotti, che ottenne che venissero praticate quattro volte in un anno. In tale occasione però il SS. Sacramento non veniva esposto, poiché l’adorazione avveniva davanti al tabernacolo chiuso. È controverso chi abbia per primo incominciato ad esporre per l’occasione il Sacramento, tra speciale rilievo di luci e di addobbi. Sembra che la cosa sia ad ogni modo cominciata a Milano, o nel 1534 per opera di P. Bono da Cremona, barnabita, o nel 1537 per opera del cappuccino P. Giuseppe da Fermo, al quale ad ogni modo va soprattutto il merito, oltre che di aver diffuso la pratica in altre importanti città italiane, di aver disposto che l’esposizione e l’adorazione del Sacramento passasse da una chiesa all’altra nella stessa città, in modo da creare un ciclo completo di adorazione durante tutto un anno (Adorazione perpetua) - fonte: https://www.amicidomenicani.it/il-significato-delle-quarantore/ (Red.)

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tradizioni

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La tradizione della benedizione delle uova pasquali

Sabato 3 Aprile nella parrocchia di Bevilacqua si è svolta la tradizionale Benedizione delle uova pasquali. Qualunque sia l’origine dell’associazione dell’uovo alla festività Pasquale una cosa è certa: per la famiglia che partecipa alla celebrazione religiosa la benedizione delle uova rimane un momento molto sentito. Erano presenti tantissime persone e tantissimi bambini con cestini pieni di uova colorate, decorate e tante uova di cioccolato. Le uova come simbolo pasquale hanno origini molto antiche, legate soprattutto alla primavera, come stagione feconda. L’uovo rappresenta la Pasqua nel mondo intero: dipinto, intagliato, di terracotta e di carta pesta. Quelle colorate hanno origini molto più antiche rispetto a quelle di cioccolato. La tradizione di decorare le uova risale già ai primi cristiani che coloravano le uova di rosso per ricordare il sangue di Gesù, decorandole con croci o altri simboli. La simbologia dell’uovo è evidente: dall’uovo nasce la vita che, a sua volta, veniva associata con la rinascita del Cristo e quindi con la Pasqua. L’abitudine di mangiare uova di cioccolato, invece, è nata con il tempo perché si regalavano solo uova vere con il guscio colorato. Ogni cultura ha sviluppato un proprio modo di decorare le uova. A volte si usano le uova sode, colorate con colori vegetali e alimentari se si intende mangiarle, oppure si svuotano facendo un forellino con un ago ad ogni estremo dell’uovo, così si usa soltanto il guscio. In Grecia si usa scambiarsi uova rosse in onore del sangue di Cristo. In Germania e Austria si regalano uova verdi il Giovedì Santo. In Armenia si usa dipingere le uova con immagini di Gesù, della Madonna o con scene della Passione. Nei paesi dell’Europa orien12

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formazione

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La comunità secondo il Vescovo Matteo Zuppi

Continuando negli incontri di formazione abbiamo avuto l’occasione di avere fra di noi, anche se solo in video, il nostro Vescovo Matteo che ci ha comunicato la sua gioia nell’incontrare le persone. Partendo dalla constatazione delle reali difficoltà delle comunità per la pandemia e la mancanza di riferimenti nella persona del sacerdote, che non può garantire sempre la sua presenza, il Vescovo invita a trovare nel cambiamento nuovi stimoli per crescere personalmente e, di conseguenza, nella comunità e nella Chiesa: crescere nella comunione per fare forza. La Chiesa, chiamata a testimoniare la grandezza del messaggio evangelico in una società in continua trasformazione che sembra rifiutare la proposta di fede, non si omologa al mondo,

tale si utilizzano motivi stilizzati geometrici bicolore: blu e bianco, rosso e bianco… Una tecnica antica per decorare le uova consiste nell’attaccare piccole piante e foglie intorno alle uova e nel bollirle con colori vegetali. Staccando le piante, sul guscio rimangono delle impronte più chiare. Gianni B.

ma sta nel mondo e cerca di incontrare le persone, creando relazioni umane che portino sollievo alle tante richieste di giustizia, pace e fraternità. Serve costruire piccole o grandi comunità dove si vive, si ascolta e si testimonia la passione per la parola di Dio, riconosciute da come i partecipanti a queste comunità si amano e amano gli altri in particolare quelli più fragili, deboli e bisognosi di vicinanza. Il vescovo ha evidenziato che oltre ai sacerdoti c’è bisogno di ministri laici, uomini e donne, in grado di svolgere i servizi che aiutano le comunità a crescere, che si prendano cura dei fratelli, che siano costruttori di relazioni. Ha ribadito inoltre come le comunità siano sollecitate a condividere idee, esperienze, iniziative, collaborando per unire gli sforzi e le risorse, togliendo i confini per aprire nuovi orizzonti (zone pastorali). È stato molto bello che il Vescovo abbia ricordato, come esempio di comunità che camminano insieme, la celebrazione della Pentecoste da lui presieduta in piazza a Renazzo nel 2016 con le varie parrocchie della zona. L’intenzione dei laici che con i sacerdoti avevano organizzato quella celebrazione era proprio di unire le varie parrocchie camminando insieme (la foto è stata fatta in quella celebrazione). Il Vescovo infine ha proposto di chiederci sempre: cosa posso fare io per far crescere la nostra comunità? In giugno avremo la gioia di incontrare il Vescovo Matteo in visita, per alcuni giorni, nella nostra zona di Renazzo-Terre del Reno: un’occasione da non perdere per conoscerlo meglio come nostra Guida e Pastore. Eugenio Curati

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PATTO SAN PETRONIO

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Patto in cui, a fronte di un contributo economico, la micro-impresa si impegna a mantenere i posti di lavoro per il periodo concordato ed a creare una rete sociale nel territorio accompagnata dalla Caritas diocesana. Il “Patto San Petronio” comincerà ad operare a maggio 2021 quando sul sito www. caritasbologna.it verranno pubblicati la modulistica necessaria a fare domanda ed i riferimenti di contatto per ricevere informazioni dettagliate. Con la disponibilità del fondo sarà possibile sostenere 30 - 40 imprese, circa 100 famiglie, che possono diventare di più grazie alla generosità sempre dimostrata da imprese e privati cittadini. Per contribuire al “Patto San Petronio”: Iban IT27Y0538702400000001449308 - intestato a Arcidiocesi di Bologna - Caritas Diocesana - Causale: Patto San Petronio.

ASSOCIAZIONE CULTURALE MORINGA Dal Brasile i ringraziamenti per le offerte inviate L’associazione Culturale Moringa ringrazia le comunità parrocchiali che hanno contribuito con la vendita del libro di ricette, per il restauro degli edifici di alcuni progetti. In modo particolare, sono iniziati i lavori per il restauro dell’edificio che ospita il progetto CAMPO DELLA VITA, posto in uno dei quartieri più poveri della città di Tapiramutà-Bahia, che ospita i bambini del quartiere e della biblioteca che l’ACMOR amministra nella stessa città. Oltre a ciò, sono iniziati i lavori di recupero dell’edificio della biblioteca principale dell’ACMOR, dove c’è anche la sede della stessa nella città di Miguel Calmon. Que Deus vos pague!

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LA MISSIONE DI VANESSA

Sostegno ai titolari di micro-imprese per non licenziare i dipendenti La Chiesa di Bologna offre un proprio contributo oltre a quello ricevuto da Caritas nazionale attraverso la donazione della Cassa Centrale Banca L’Arcidiocesi di Bologna offre un concreto contributo attraverso il “Patto San Petronio” con un fondo creato per aiutare le famiglie dei lavoratori in difficoltà attraverso il sostegno ai titolari di micro-imprese per non licenziare i dipendenti. Il perdurare della pandemia continua a determinare difficoltà crescenti per tantissime famiglie e destano particolare preoccupazione i provvedimenti con cui verranno sbloccati i licenziamenti e terminerà la cassa integrazione. La Caritas diocesana di Bologna ha ricevuto un importante contributo di 100 mila euro, attraverso la Caritas Italiana, da parte di Cassa Centrale Banca-Credito Cooperativo Italiano insieme alle società del Gruppo Allitude (ICT e back office), Assicura e Claris Leasing da destinare ad alleviare il disagio economico. Insieme a fondi messi a disposizione dall’Arcidiocesi di Bologna, 200 mila euro dagli utili Faac, si offrirà così un aiuto alle famiglie dei lavoratori in difficoltà attraverso il sostegno ai titolari di micro-imprese affinché non licenzino i dipendenti. Per questo viene istituito il fondo denominato “Patto San Petronio”. Destinatari saranno titolari di aziende con massimo 3 dipendenti, interessate dalle restrizioni dei decreti, con sedi legali e produttive nel territorio diocesano, che hanno dipendenti in cassa integrazione e/o con contratto a tempo determinato in scadenza. Con loro verrà stipulato un

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Ciao a tutti, mi chiamo Vanessa e ho 31 anni. In molti già mi conoscono un po’, ma è da un anno che non scrivo e quindi mi sembra giusto fare un piccolo riepilogo degli ultimi anni della mia vita. Sono originaria della provincia di Matera, ma ho vissuto 6 anni a Reggio Emilia, dove mi sono laureata in Scienze dell’Educazione e ho lavorato qualche anno come educatrice. Nel 2015 grazie al Centro Missionario Diocesano di Reggio Emilia, sono partita per il Brasile, precisamente verso un piccolo paesino delle Bahia, nel caldo e secco nord est brasiliano, che si chiama Nova Redenção. Negli anni mi sono occupata di diverse attività : in parrocchia ho aiutato nella gestione della segreteria, insieme alle suore e al parroco ho collaborato nell’organizzazione parrocchiale, mi sono occupata della pastorale dei bambini e la pastorale dei giovani, ho aiutato ogni volta ce ne fosse bisogno; in ambito sociale ho collaborato con il comune, dapprima nelle scuole aiutando nelle attività con i bambini disabili, successivamente attraverso i servizi sociali ho seguito il gruppo di anziani, il gruppo delle donne incinta e un gruppo di inclusione di bambini e ragazzi di diverse età e con di-

versi problemi fisici, mentali e familiari; a livello personale ho accompagnato varie famiglie con cui ho creato dei legami e che ho continuato a visitare negli anni per aiutarle nei loro bisogni. Come ho detto all’inizio non ho scritto per un anno, perchè a marzo dell’anno scorso ho avuto il grande dono di diventare mamma. La mia piccola Rebeca ha avuto tutte le mie attenzioni: in epoca di pandemia e con la mia famiglia lontana, le energie e le attenzioni sono state tutte rivolte a lei, a me stessa e al mio sposo, per cercare di trovare un nuovo equilibrio personale e familiare, in un periodo storico non di certo facile per nessuno. E oggi con una tranquillità maggiore mi ritrovo a scrivere, con una mente sicuramente diversa e con una consapevolezza maggiore in diversi aspetti della mia vita come missionaria e come madre. Un anno in casa con una figlia piccolina ti regala tanto tempo per pensare e riflettere; il primo grande passo è stato scrivere un progetto: generalmente ci si aspetta che un missionario collabori in una struttura già avviata o che se ne apra una nuova, ma nel mio caso non è stato così; la mia missione è sempre stata STARE con il popolo, aiutando con le risorse che si aveva in parrocchia o che il comune offriva e con aiuti economici dall’Italia. Dopo una gravidanza e 11 mesi come madre, mi è chiaro come le donne incinta e i bambini purtroppo hanno un’assistenza sanitaria che soddisfa poco le reali esigenze; è una cosa che sapevo già prima, ma è diverso viverla sulla propria pelle. Forse un giorno scriverò sulla mia esperienza durante la gravidanza, il parto e questo primo anno di mia figlia, perchè di cose da raccontare ce ne sono, ma sicuramente l’aver potuto vivere da una parte alcuni benefici grazie al fatto di essere missionaria e dall’altra parte aver vissuto situazioni come qualsiasi donna del posto, mi hanno portata oggi a capire che c’è bisogno di fare di più. Il progetto si chiama “La cura del bambino sin dal ventre materno” e ha come obiettivo accompagnare e aiutare le donne incinte e i bambini nei primi anni di vita, per poter garantire a questi ultimi una salute migliore negli anni più importarti dello sviluppo di una persona. Io ci credo tanto e spero che i miei amici italiani e brasiliani, possano aiutarmi a realizzarlo. Un abbraccio dal caldo Brasile. Vanessa Leccese, missionaria laica a Nova Redenção Bahia Brasile E-mail: vanessa.leccese.n@gmail.com

CENTRO DI ASCOLTO:AL VIA LE PRIME COLLABORAZIONI. Sabato 27 marzo presso il neo nato Centro di Ascolto Caritas delle Quattro Parrocchie si e’ tenuto un’incontro tra l’assessore alle politiche sociali del Comune di Cento Grazia Borgatti e i responsabili del Centro, Chiara, Grazia e don Paolo. L’incontro e’ servito per dare inizio ad un percorso reale e concreto di collaborazione con le Istituzioni gia’ presenti sul territorio che operano in ambito di politiche sociali, familiari e di servizi alle persone. L’Assessore Borgatti, si e’ dimostrata fin da subito molto disponibile illustrandoci i servizi e i canali di riferimento a cui poter rivolgersi per coordinare le eventuali richieste di sostegno che si presenteranno nell’ambito dell’attivita’ del Centro, infatti si e’ gia’ attivata programmando una serie di incontri tra le Istituzioni e le altre Realta’ Caritas parrocchiali presenti sul territorio.

Sara’ inoltre organizzato a breve anche l’ incontro con l’Assessore alle politiche sociali del Comune di Crevalcore, poiche’ come ben sappiamo le nostre quattro parrocchie sono comprese nei due Comuni. Il Centro di ascolto Caritas ha come finalita’ la “ presa in carico comunitaria” dei bisogni,ed e’ nello stile Caritas la capacita’ di attivare e condividere responsabilita’ e risorse con i soggetti locali e istituzionali sociali, per garantire risposte ai bisogni delle persone in difficolta’, accompagnandole nel cammino di uscita dalla fragilita’ in una logica di condivisione del percorso, a partire dall’ascolto. Ricordiamo a tutta la comunità che il centro di ascolto e’ attivo dal 10 Aprile, e si invitano tutti coloro che vorranno collaborare o segnalare eventuali casi a rivolgersi presso la sede di Dodici Morelli. In queste due settimane sis ono già presen-

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tate cinque persone ed abbiamo aiutato una signora pakistana che aveva difficoltà a fare la spesa perchè senza macchina. Il lavoro non manca. Chiara Ferioli Riportiamo le date di apertura (orario: 1011,30) SABATO 08 MAGGIO SABATO 22 MAGGIO SABATO 5 GIUGNO SABATO 19 GIUGNO Chiunque volesse contribuire al fondo Caritas, può fare un versamento sul conto Caritas delle 4 parrocchie il cui Iban è IT72F0850936790010009438964 Responsabili: Chiara, Grazia, don Paolo.


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ADELANTE!

È il nome del circolo Arci di XII morelli, nome suggestivo e mai come adesso alquanto appropriato. Mi presento, sono Vittorio attuale presidente del circolo. L’Adelante esiste da molti decenni ed è affiliato ad Arci dal 1978. Il circolo a causa dell’emergenza sanitaria legata al covid19 è chiuso dal 27 ottobre scorso, in questi giorni il governo centrale sta elaborando il piano riaperture per i locali commerciali ed il terzo settore, suppongo quindi che anche per noi la riapertura sarà imminente. Il circolo nel corso dei decenni ha cambiato tante gestioni e modificato più volte il suo aspetto. Tante persone, in maniera superficiale vedono il circolo semplicemente come un bar, visione comprensibile da parte di chi non ci conosce; in realtà l’Adelante è un insieme di tante cose tra le quali il bar. Le attività nostre e dei soci sono diverse, sportive, culturali, ludico ricreative per citare le principali. il circolo ha due sigle di identificazione, APS associazione di promozione sociale e ASD associazione sportiva dilettantistica. Io sono all’Adelante da due anni e tutto sommato ho trovato una situazione con una buona stabilità e con un’impronta sportiva e ricreativa di buon livello; l’attività sportiva del biliardo, delle freccette, i giochi da tavolo, carte ecc.. Però la mia idea di circolo era diversa. Partendo dalla base già buona ereditata da Sante, il mio predecessore, ho iniziato da subito a cercare di portare a compimento la mia idea. La visione che io ho di circolo, dell’Adelante in particolare è quella di creare un luogo aperto alle esperienze culturali di ogni genere, un luogo aperto a chiunque abbia qualcosa da comunicare, un luogo aperto a chi vuole fare musica e spettacolo, a chi ha qualche arte da far conoscere alla comunità ed infine ma soprattutto un luogo che sia un riferimento anche per i giovani. In questo mio intento ho avuto una grande fortuna, quella di mettere insieme una squadra meravigliosa; a partire dalla mia compagna, Gloria che, con tanta fatica, ha scelto di essere sempre

a mio fianco, le collaboratrici, tutte bravissime ed estremamente motivate come anche tutti i volontari che con tanta determinazione sono fondamentali nelle attività del circolo. Abbiamo fatto tanta roba in questi due anni, probabilmente qualcuno di voi ricorderà le serate all’aperto che abbiamo fatto la scorsa estate, serate che avevano lo scopo di aiutare la nostra giovane amica Gaia, abbiamo fatto concerti, spettacoli con i ballerini, la bella serata con il mago Van Denon ma anche cinema all’aperto con la rassegna cinematografica dedicata ad Ennio Morricone. In precedenza abbiamo fatto tante cose anche all’interno del circolo. la serata della memoria dedicata a Bartali, le serate dialettali, le rassegne musicali con gruppi locali, la rassegna cinematografica di Natale e tante tante altre cose. Il nostro intento è quello di fare ancora tantissime cose, in questi giorni siamo tutti quanti concentrati sulla riapertura e impegnati a programmare una ricca serie di iniziative per la prossima estate. Grazie a tutti. Vittorio Prendin.

IL CASTELLO DI GALEAZZA

Bellezza che fu e (si spera) tornerà Il terremoto del 20 maggio 2012 ha distrutto il Castello di Galeazza. Da nove anni uno dei monumenti più antichi del nostro territorio è inagibile. La parte più antica del castello, la torre, fu costruita infatti alla fine del XIV secolo da Galeazzo Pepoli, condottiero nella battaglia di Marino del 29 Aprile 1379. Le sue truppe difesero Papa Urbano VI e, vincendo, liberarono Roma dalla minaccia dell’invasione dei Bretoni. Chi ha avuto la fortuna di percorrere i 122 gradini che dal piano terra conducono alla terrazza, è stato ripagato da una splendida veduta della fertile campagna circostante. I più temerari, che hanno proseguito salendo i 37 gradini all’interno di Anna (dal nome della moglie di Galeazzo Pepoli), una torre più sottile, hanno potuto ammirare gli Appennini e le Alpi e le altre torri dell’immensa pianura

che si perde all’orizzonte. A questa torre, sono state poi aggiunte nel corso dei secoli le altre parti che danno vita al castello. Le più recenti delle quali risalgono alla seconda metà del 1800, quando il marchese Taddeo Pepoli vendette la torre ed il terreno circostante a Luigi Gallerani. Il nipote di Luigi, Alessandro, un gentiluomo di Cento, famoso per il suo buon gusto e l’amore per l’arte e la cultura, desideroso di creare una residenza estiva di lusso per la sua numerosa famiglia, costruì attaccato alla torre il castello neo-gotico, seguendo il progetto architettonico del Conte Annibale Bentivoglio e fece affrescare i soffitti da Giuseppe Rovagnani. Le sculture che si trovano all’interno sono invece di Stefano Galletti. Gli attuali proprietari del Castello di Galeazza, Arnaldo Falzoni Gallerani e sua moglie, Anna Bettini, due farmacisti ora in pensione, vivono a Bologna. Massimiliano Borghi

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Primo Maggio

Per il secondo anno consecutivo il Primo Maggio non vedrà, nelle piazze, le manifestazioni dei sindacati CGIL-CISLUIL. L’ultima l’abbiamo fatta unitariamente, nel 2019, in piazza Maggiore a Bologna. La FESTA dei LAVORATORI e del lavoro ci sarà comunque, anche in questo momento tragico di pandemia. Il PRIMO MAGGIO rimane un punto di riferimento per tutti, ognuno di noi dovrebbe farla propria, come festa che unisce, che sancisce dei diritti. Il primo fra tutti è il diritto al LAVORO, non lo sfruttamento della povertà, per dare dignità ad ogni persona che non deve essere assistita, ma diventare ed essere parte attiva della società. A volte, molti si dimenticano che la nostra Costituzione all’art 1 cita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. È il lavoro pertanto il perno di tutto. Negli anni Cinquanta c’era l’Italia Repubblicana da edificare, insieme a una Comunità Europea tutta da costruire. L’una e l’altra, per la Cisl, andavano erette sulle fondamenta di una politica inclusiva e di un’economia mista. È la base di un’economia sociale di mercato che vede nella partecipazione, nella responsabilità e nella competenza dei corpi intermedi il motore primario dello sviluppo: una stella polare che orienta da sempre l’agire Cisl. Spirito che ha dato vita ai grandi momenti di rigenerazione e riscatto nazionale, che ci ha fatto superare le grandi crisi economiche e politiche degli anni ’70 e ‘80 per arrivare, negli anni ’90, alla grande stagione della concertazione. Seguendo questa bussola, noi oggi dobbiamo nuovamente ridefinire equilibri che in questi anni sono andati spostandosi altrove: nelle rendite speculative e parassitarie, nella svalutazione del ruolo del lavoro, in politiche comunitarie ciecamente rigoriste, antisociali e tecnocratiche. Nell’incedere di quella “logica dello scarto” denunciata da Papa Francesco che privilegia l’economia di carta e tratta la

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persona e il lavoro come ingranaggi residuali del circuito produttivo. Il risultato di questa deriva è stato l’aumento vertiginoso delle disuguaglianze, l’avanzare della marginalità e della povertà nelle nostre comunità, specialmente tra gli anziani. Questo modello individualista, egoista, antisolidale ha fallito clamorosamente, producendo effetti devastanti per tutti. Oggi, in questo primo maggio, viviamo l’assoluto bisogno di invertire la rotta, di riallacciare i fili della coesione, di riscattare le fasce deboli, le povertà presenti nel nostro Paese. Per farlo bisogna rilanciare il dialogo sociale, riconnettere l’azione pubblica ai corpi intermedi, al sindacato, a chi ogni giorno è impegnato a rappresentare necessità e aspettative di milioni di persone e a rendere il Paese più unito. C’è la necessità di costruire un nuovo rapporto intergenerazionale con i giovani, intraprendere la via della partecipazione, rendendo protagonisti le donne, gli uomini, i giovani e i pensionati, per sostenere una ripresa che riscatti le realtà più deboli. Il baricentro di questo non può che essere il territorio, mentre una strategia della prossimità la chiave di un sindacato capace di mettersi al servizio delle persone; di rappresentare facendosi carico delle fragilità, della non autosufficienza, dell’esclusione sociale nelle nostre comunità. È qui, tra i più deboli, che vogliamo far sentire di più la nostra presenza. Specialmente in questi giorni tragici, intrisi di paure e di incertezze e disinformazione, anche su come uscire da questa pandemia e crisi sociale. Crisi che assegna ai decisori pubblici e sociali la sfida anche del recupero di una credibilità e fiducia che sembrano essere smarrite. Sembra più grande di noi, non è così, perché noi ne facciamo parte. Un primo Maggio importante di festa, ma anche di riflessione ed impegno. Viva il Primo Maggio! FNP CISL Ferrara

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ANFFAS CENTO A.P.S.

Nella cittadina di Cento, l’associazione Anffas Onlus (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con disabilità intellettiva e/o relazionale), prende vita verso i primi anni ’90. Circa una quindicina erano le famiglie coinvolte che per la prima volta si trovavano a confrontarsi e a condividere la propria esperienza con altre simili alla loro. Gli incontri, le attività di sensibilizzazione, aiuto alle famiglie, integrazione col territorio e promozione dell’autonomia dei figli, hanno sempre impegnato l’associazione. E’ proprio grazie alla loro grande forza di volontà che è nata “Coccinella Gialla” un centro socio riabilitativo residenziale di proprietà dell’Associazione ANFFAS ONLUS CENTO, che accoglie persone con disabilità. La struttura è di recente costruzione. Inaugurata nell’ottobre 2006, ha accolto i primi ospiti nel marzo 2007. Ad oggi sono 38 gli uomini e le donne che vivono Coccinella Gialla come fosse casa loro. Anzi, per meglio dire, Coccinella Gialla è casa loro. L’associazione offre servizi diversificati, a seconda delle esigenze, per persone con disabilità adulte dai 14 ai 65 anni. Attraverso il Centro Socio Riabilitativo- Residenziale “Coccinella Gialla”, accreditato presso la Regione Emilia Romagna, le persone con disabilità ricevono un’assistenza sanitaria ed educativa all’interno di un ambiente il più possibile famigliare. Coccinella Gialla tende a favorire e stimolare tutte le occasioni per potenziare e conservare le diverse autonomie personali e le capacità relazionali e cognitive, garantendo in questo modo la massima inclusione sociale possibile in struttura e sul territorio in cui il servizio è inserito, lavorando sempre in stretta collaborazione con questo. Nell’area cortiliva retrostante la struttura principale sorgono inoltre cinque villette le quali rappresentano un’alternativa interessante alla degenza in struttura. Ogni villetta infatti, funzionale e autonoma nei servizi, è in grado di rispondere ad esigenze diverse quali, ad esempio, quelle di un nucleo famigliare con genitore anziano e figlio con disabilità che, in questo modo, possono continuare ad avere una propria autonomia, sapendo comunque di poter contare sulla presenza e sul sostegno costanti degli operatori del Centro. Nel novembre 2017, inoltre è stata inaugurata un’altra struttura per ospitare persone con disabilità sia a fini residenziali che per eventuali “ricoveri di sollievo” ossia per periodi di tempo programmati a seconda delle necessità. A gennaio 2018 è iniziato anche il “Progetto Mansarda”. In un appartamento ubicato nel centro storico di Cento, donato alla nostra associazione, dal venerdì alla domenica sera, a weekend alterni per sei mesi, due gruppi di persone con disabilità provano l’esperienza della convivenza e della gestione autonoma della casa, con il sostegno di un operatore sempre presente per ogni necessità.

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Gli odori dei viaggi “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi” Marcel Proust Incontro Gianni Bandiera in un uggioso sabato pomeriggio di aprile. Io lo conoscevo già: avevo partecipato a due serate in cui, attraverso fotografie e video, aveva parlato, a una platea incuriosita, di alcuni dei tanti viaggi che aveva affrontato nella sua vita. Affrontare, termine forte ma non fuori luogo. Viaggiare per Gianni rappresenta sempre una sfida: con se stesso e con la realtà sempre nuova e diversa che decide di incontrare. Incontrare non visitare, per entrare in contatto con le persone negli spazi nei quali vivono. Trovavo davvero singolare e curioso che, da un piccolo paese della bassa padana, Galeazza, un intraprendente viaggiatore esplorasse luoghi così lontani: dal piccolissimo all’immenso.

Questo percorso è importante per il potenziamento dell’autonomia e dell’integrazione della persona con disabilità, valori fondamentali della mission di Anffas. Inoltre Anffas organizza delle attività pomeridiane, le Attività di Tempo Occupato, alle quali possono partecipare le persone con disabilità del territorio dal lunedì al sabato quali musica, fotografia, cucina, teatro, danza creativa e ginnastica ritmica ed anche le vacanze sia invernali che estive. Purtroppo la pandemia in corso ci ha costretto a sospendere questi due progetti che speriamo di riattivare a pieno ritmo quando la situazione migliorerà! Indispensabile, è il supporto dei tanti volontari che quotidianamente mettono a nostra disposizione un po’ del loro tempo per dedicarlo alla nostra associazione. Di recente, seguendo il percorso indicato nelle nuove normative che regolano gli Enti di Terzo Settore, Anffas Onlus Cento si è trasformata in Anffas Cento A.P.S. ma nonostante il nuovo nome…..siamo sempre noi! Tutto questo ma soprattutto i “nostri ragazzi” sono Anffas Cento A.P.S.. Giordana Govoni

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Gianni presentati. Sono Bandiera Gianni di Galeazza, ho 65 anni, sono pensionato e di mestiere facevo il camionista, prima come dipendente e poi da padroncino per 38 anni. L’azienda chiudeva per tutto il mese di agosto e io ne approfittavo per viaggiare. Come nasce la tua passione per i viaggi? La mia passione più grande è sempre stata la montagna. Dal 1972 ho scalato tantissime cime (trekking, alpinismo), ho fatto qualche ghiacciaio. Se uno ha questa passione poi il suo obiettivo diventa l’Himalaya. Quando capita l’occasione giusta? Nel 1997 Giovanni Maccaferri mi dice: “Io ad agosto vado in Tibet”. Ed io: “ Ma dove vuoi andare tu che non sei mai andato neppure sulla montagnola di Galeazza (n.d.r. ghiacciaia all’interno del parco del castello)??!!”. E così mi fa conoscere Don Arturo Bergamaschi (n.d.r. conosciuto come il prete alpinista http://donarturobergamaschi.blogspot.com/p/le-spedizioni-edi-trekking.html) e ho viaggiato con lui, il grande don. Sono partito per il Ladakh, nord dell’India, insieme a Giovanni: per allenarci, il fine settimana, andavamo in montagna. Di questo primo, importante viaggio devo ringraziare mia moglie Maria Cristina che, dicendomi che non avremmo potuto andare in ferie insieme ad agosto perchè voleva stare accanto a sua sorella che avrebbe partorito, mi ha incoraggiato a partire. A 42 anni, per la prima volta, prendevo un aereo e andavo all’estero per un trekking di 10 giorni: abbiamo superato i 5000 metri. Cosa ti aspettava? Non sapevo di andare incontro a tanti disagi: non riuscivo a mangiar niente, acqua sempre da bollire, il dormire in tenda per terra. Fu un battesimo di fuoco. Quando sono tornato a casa ho detto a mia moglie che mai più avrei fatto una cosa del genere. Le ultime parole famose... Sì, l’anno dopo don Arturo partecipa ad un’iniziativa a Cento per illustrare il suo ultimo viaggio. Mi mette in mano un foglio: ”Io il prossimo anno vado qui”. Era il campo base del K2. Mi sento rispondere: ”No, allora devo venire”. Insieme ad altri due amici ci siamo aggregati per il viaggio in Pakistan: trekking sul ghiacciaio del Baltoro, uno dei più belli che abbia mai fatto. Come affronti questa tua seconda volta? Sapevo a cosa andavo incontro. Conoscevo già i disagi. Per questi viaggi non devi allenare solo il corpo, ma anche la testa. Per me è andata bene, invece il mio amico è dimagrito di 12 kg. Avevo cercato di prepararlo dicendogli che, per quanto potesse immaginare, i disagi sarebbero stati superiori. Le guide e i portatori facevano il thè con l’acqua del ghiacciaio: più sabbia e terra che altro. Ho visto 9 dei 14 8000 metri e una miriade di 7000 metri: fantastici! E da lì è stato un tutt’uno, sempre con Don Arturo.

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Gianni mi porge alcuni fogli: per tre pagine sono annotate, con minuziosa precisione, date e destinazioni dei suoi viaggi. Nella foto si vedono, indicate dalle bandierine sul planisfero, tutte le sue mete. Cosa ti ha particolarmente affascinato? I deserti: li trovo magici. Ho camminato nel deserto del Sahara per 130 Km, ho dormito in tenda: un buio, quando il cielo è coperto, che non si può spiegare né comprendere, silenzio, se è sereno stelle che illuminano la notte. Da viaggiatore per caso a viaggiatore che pianifica ogni anno un viaggio. Sì, dopo una serie di trekking con Don Arturo, ho convinto mia moglie ad esplorare il Marocco con “Avventure nel mondo”: 15 giorni veramente meravigliosi, una grande varietà di paesaggi. Lo consiglio molto. Come viaggi? Organizzo viaggi con altri, membri come me del CAI. Una volta ho conosciuto una signora di Sant’Agata Bolognese che, con il marito, mi ha chiesto se mi aggregavo a loro per un trekking nel deserto tunisino. Si creano occasioni che io colgo: questa come altre. Viaggiare ti permette di conoscere tante persone e, con molte, resto in contatto. L’anno successivo con mia moglie, a dicembre, andiamo nel deserto dell’Hoggar in Algeria, sempre dal catalogo “Avventure nel mondo”. Osservavo la nostra capogruppo, Simona Garibaldi: apprezzavo le sue capacità organizzative. Ne ero così ammirato che le ho detto: “Simona, io con te vengo dappertutto!”. Lei ribatte: “Gianni, sto preparando un viaggio per agosto, è una prima, è denominato KLK (da Kirgyzstan a Kathmandu passando per

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dalla pagina precedente Lhasa)”. Sono andato. Lei è per me la mia terza figlia. Dopo con lei abbiamo organizzato tantissimi viaggi, tra i più singolari: Uganda e Ruanda per vedere i gorilla, Irian Jaya (Nuova Guinea occidentale) per le tribù di cannibali. Quanti Stati hai fatto, quanti viaggi hai intrapreso? 14 Stati in Africa, Sudamerica (Transandina e quindi Ecuador, Perù, Bolivia, Cile, Argentina), Asia (Transmongolia e quindi Kirgyzstan, Uzbekistan, Turkmenistan, Iran)... Azzardo: più o meno una cinquantina di Stati.

Puoi fare una classifica dei posti visti? Non non si può fare. Mi piace tutto, mia moglie dice che mi esalto con tutto. Se ami la montagna, però, il Pakistan senza dubbio. Ho visto luoghi non battuti che non vengono proposti dalle agenzie. Dove vado, mi piace affrontare tutte le esperienze.

In Italia? A un certo punto mi sono dedicato ai cammini: in Italia ne abbiamo dei bellissimi. Il primo è stato una parte della Via francigena. Il più bello è quello di San Benedetto: da Norcia a Montecassino: 17 giorni e 340 km poi la Via degli Dei, la francigena da Bolsena a Roma, la Lauretana, il coast to coast da Ancona ad Orbetello (in Perchè viaggi? Per passione, l’ultimo in India, il 29 febbraio 2020, a Orissa. due tappe). Mia moglie era con me. Ci hanno mandato a casa 3 giorni prima. Sono riuscito a vedere ciò che volevo: le donne tribali. A me non interessano le città, Sei fortunato ad avere una moglie che asseconda la tua pasa New York penso di non andarci mai. A me piace la natura, le sione. montagne, ho camminato anche con i ramponi sul Perito More- Sai cosa mi ha detto lei??? “Ho capito che se voglio stare con te no. Ho fatto cose che voi umani non potreste neppure immagi- devo adeguarmi” e ha aggiunto: “Se avevo un marito che andava a pesci, andavo con lui e prendevo il sole”. nare. Quali i maggiori ostacoli? La lingua no, avevo già cominciato a studiare l’inglese. La lingua non è mai un ostacolo: io mi sono sempre fatto capire. E poi trovi sempre qualcuno che ti aiuta. Io mi adatto molto: mangio tutto, dormo dappertutto. Ci sono momenti duri: in Asia centrale abbiamo viaggiato con un pulmino per 26 ore con tre sole soste. Adesso farei fatica a dormire in tenda ma ho dormito dappertutto: sulle palafitte, tra ragni e topi. Mi metto i tappi nelle orecchie, la mascherina e via.

Quando torni a casa da un mondo così grande, a Galeazza un mondo così piccolo…. E’ fatica ma per fortuna torno a Galeazza; a me Galeazza piace perché io sono nato qui, a San Pancrazio. Non l’ho mai disdegnata, è il mio paese. Non vivrei mai in un’altra realtà, in un condominio. Galeazza ha qualcosa del mondo che hai visto? Le suore che vengono da luoghi lontano e vanno in missione in luoghi lontani.

Come ti ha cambiato questa passione? Il bello del viaggiare è che ti apre la mente, si aprono spazi per Che religiosità hai visto nel mondo? Di tutto: induismo, buddismo, islamismo. Sono entrato in templi tutto e tutti. sikh, moschee e sinagoghe. Ho pregato con Don Arturo in paesi islamici. Non abbiamo mai avuto problemi per la nostra religioEpisodi particolari? In Pakistan a una manifestazione religiosa, vedo una processio- ne. Ho però visto bruciare le bandiere americane nei momenti di ne con un cavallo addobbato, una fila di uomini a petto nudo che tensione tra Stati Uniti ed Afghanistan. si autoflagellano. Non resisto: salgo su un terrapieno per fotografare. In pochi attimi ci troviamo circondati da un centinaio di La pandemia ha bloccato i tuoi viaggi. Dove avevi programmato di andare? uomini armati. Ho avuto paura: pensavo ci tagliassero la gola. Dovevo andare in Afghanistan a luglio per percorrere la famosa autostrada del Pamir, 1000 km di sterrato. Mi manca il Pamir, Che cosa ti porti dai viaggi? Colori, odori, sapori? Mi porto la “puzza”. Dopo il trekking in Nepal sempre sotto la dopo le ho viste tutte le montagne del mondo. pioggia, al ritorno avevo marcio tutto il mio equipaggiamento. Ho aperto la sacca fuori casa e ho lasciato tutto all’esterno per E quando si riapre? due giorni. L’odore me lo sono portato nel naso per almeno un Ho in programma l’Indocina: Vietnam, Cambogia, Laos. Vorrei anno. Quando sei là non ti rendi conto: arrivi e lo senti il cattivo andare a vedere l’Angkor Wat, un tempio khmer all’interno del odore ma, dopo mezz’ora, ne sei già così impregnato che non sito archeologico di Angkor in Cambogia. lo senti più. Dopo il viaggio in Ladakh, all’aeroporto di Nuova Delhi ci siamo lavati e messi un ricambio che avevamo lasciato, Quando Gianni smetterà di viaggiare? sigillato, in agenzia. Eravamo puliti e sbarbati o almeno così Quando sarò nel cimitero di Galeazza. pensavamo. Andrea Maccaferri, che ci aspettava a Bologna, la prima cosa che ci ha detto quando ci ha visti è stata: “Ma che Cosa consiglieresti a un viaggiatore? puzza che fate!!!”. Mi porto a casa anche i momenti di canto e Di godersi il viaggio, già desiderandolo e sognandolo. L’organizzazione del viaggio è una parte importante: hai comindi ballo con i portatori. Sai cosa ho visto in tanti viaggi? Molta miseria e quando torno a ciato già a gustartelo. casa e mi guardo attorno, penso a quanto possediamo, a quanto Poi grande rispetto per il luogo in cui ti trovi, non sei a casa tua. siamo fortunati. Abbiamo tanto superfluo. Gianni hai mai pensato di scrivere un libro? Sì avevo già scritto la prefazione. Cominciava così: “Io ad agosto Sei un turista o un viaggiatore? Sono un viaggiatore: non amo gli agi, gli orari definiti, gli ap- vado in Tibet”... puntamenti scanditi. Un anno abbiamo deciso, io e mia moglie di andare a Petra, in Giordania; lei aveva scelto l’agenzia. Intervista raccolta da Mariarosa Nannetti Mai più: ci siamo sentiti intrappolati. Per sfuggire alla rigidità dell’organizzazione ci siamo mossi in taxi, rientrando in albergo a nostro piacere.

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arte e fede

LA MADONNA NELLA PITTURA: ALCUNE INTERPRETAZIONI

dell’umiltà, dove Maria siede per terra. Un esempio significativo è la Maestà di San Francesco di Cenni di Pepo, meglio conosciuto come Cimabue (1240-1302) (fig.1) databile attorno al 1280 ed oggi conservata al Louvre ma inizialmente pensata per la chiesa di San Francesco a Pisa. Uno degli aspetti più interessanti è l’innovativa e convincente resa dello spazio: suggestivo è il modo in cui l’angelo centrale di sinistra cinge con le mani una colonna dello schienale del trono lineo. Ed è proprio il trono che meglio definisce un’idea di spazio tridimensionale: secondo i canoni della prospettiva inversa è posizionato in tralice, presentato di tre quarti con la parte anteriore vista come se fosse frontale e il fianco scorciato. Per arrivare a una più convincente mimesi della natura bisogna approdare nel Rinascimento, convenzionalmente situato nell’epoca moderna. Anche qui tanti artisti si sono confrontati con il tema della Vergine, ed in particolare le opere d’esordio -negli anni ‘60 del XV secolo- di Alessandro di Mariano Filipepi, detto Botticelli (14451510) vertono sul tema della Madonna col Bambino. Questa serie di opere, caratterizzate tutte da un modellato delicato e da una grande cura per il dettaglio, risentono ancora dell’influenza del suo maestro, nella cui bottega Botticelli fu apprendista, Filippo Lippi. Se già nelle prime opere si poteva osservare un linguaggio tutto personale caratterizzato da un tratto leggero culto mariano, soprattutto dall’Italia cen- di una linea fluida e ritmica, la personalità trale, in regioni come l’Umbria e la Tosca- del Botticelli raggiunge l’apice nella Mana, si sviluppa e diventa di moda la cosid- donna del Magnificat (figura 2) realizzata detta Maestà. Un’iconografia mariana che aveva già avuto un discreto successo nella pittura bizantina, dove Maria era però ancillare a Gesù bambino il quale veniva rappresentato perfettamente al centro. Ora Maria è rappresentata seduta su un trono, con Gesù bambino tra le braccia posto di lato -cosicché da lasciare il protagonismo della scena anche alla Madre- e circondata da santi o angeli. Le maestà non erano quasi mai su tela ma erano sempre dipinte su tavole lignee, spesso rettangolari con terminazione a cuspide, di grandi dimensioni. Questo era dovuto al fatto che erano pensate e commissionate come pale d’altari, dovendo quindi essere posizionate sopra agli altari maggiori delle chiese e delle cattedrali necessitavano di essere tra il 1480 e il 1481. Nell’opera sono preben visibili. Tutti i grandi maestri me- senti Gesù bambino e la Madonna mentre dievali, i senesi Duccio di Buoninsegna, è incoronata e affiancata da sei personagAmbrogio Lorenzetti e Simone Martini, gi, che gli studiosi pensano essere membri i fiorentini Coppo di Marcovaldo, Giotto della famiglia Medici, mecenati di Bottie molti altri, si confrontarono con questa celli. La straordinarietà dell’opera sta nel iconografia mariana, molto più famosa fatto che allo spettatore sembra di trovarsi della sua controparte ovvero la Madonna davanti ad una superficie convessa, dove

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La Vergine Maria è sicuramente tra i personaggi più importanti per quanto riguarda la religione cristiana, questo le ha permesso un posto di spicco nell’iconografia dell’arte occidentale, è senza dubbio tra i soggetti più raffigurati e amati. Esistono infinite interpretazioni della Madre di Dio tra i pittori, vediamone alcune. Partendo dal periodo medievale: dal XIII secolo, quando gli Ordini Mendicanti promuovendo un cambiamento delle pratiche religiose fecero acquisire grande valore al

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lo strumento della prospettiva rinascimentale è piegato alla visione mentale e personale dell’artista. Botticelli equilibra qui il naturalismo di matrice classica con l’artificio intellettuale. Volendo trattare infine un’opera dell’epoca contemporanea il campo di scelta si restringe. Se, nel Medioevo, l’arte occidentale era quasi interamente religiosa, nei secoli conosce una progressiva laicizzazione fino ad arrivare alla quasi assenza nel Realismo, iniziato nel 1848. Mai dimenticandosi che l’arte è un processo storico e sociale, il 1848 - anno di forti sconvolgimenti politico-sociali, che vede la pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista di Karl Marx e Friedrich Engels e l’insurrezione dei moti rivoluzionari in tutte le principali città europee - non poté non influenzare profondamente l’arte. Gli artisti iniziano a rifiutare i temi religiosi e allegorici per rivolgersi al mondo concreto, visibile. Uno dei più grandi interpreti del Realismo, Gustave Courbet (1819-1877), aveva come motto “mostratemi un angelo e io lo dipingerò!”. Una frase quanto mai esplicativa della poetica realista. È però errato pensare che dalla metà del XIX secolo l’arte abbandoni completamente i soggetti religiosi, ma è sicuramente più facile trovarli nella pittura accademica. Non c’è forse artista di tradizione accademica più acclamato dai contemporanei e dai posteri del francese William Adolphe Bouguereau (18251905). In Vergine della Consolazione (figura 3) del 1875 è evidente l’influsso di Raffaello Sanzio, le cui opere Bouguereau aveva visto a Roma, nello schema compositivo a piramide, dove sono iscritte le figure della Madonna, di una madre disperata e di un bambino morto. Con un grande naturalismo il pittore proietta su questa tela un tragico avvenimento che colpirà lui stesso, nella vita reale, qualche anno dopo. Giulia Galeotti


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musica e fede - avvisi

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Patty Smith: la sacerdotessa del Rock Quando il Rock si può coniugare alla Spiritualità In occasione del mese mariano è appropriato inaugurare questa rubrica omaggiando una donna che nella musica ha certamente dato il suo importante contribuito e, cosa che potrebbe stupire molti, con i suoi testi si avvicina meravigliosamente alla spiritualità e trasmette così un importante messaggio di pace. Patty Smith è una poetessa e cantautrice nata a Chicago 74 anni fa, artisticamente è esplosa negli anni ‘70 con i suoi brani punk e new wave che ha sempre interpretato e “celebrato” con un’empatia tale da ottenere l’appellativo di “sacerdotessa”. Dopo l’incontro con Papa Francesco ha dichiarato: “Voglio dire a Papa Francesco: grazie.... Vigila affinché il mantello della carità di San Francesco possa essere donato a chi è nel bisogno, specie ai mendicanti. Il modo più nobile possibile d’essere l’imitazione di Cristo. Voglio soltanto ringraziarlo, sarò con lui sempre”. L’artista ha anche dichiarato che una delle sue canzoni più celebri, People have the power (1988), esprime molte idee condivise dal Santo Padre e, sì, il rock si può quindi coniugare alla spiritualità! Di seguito parte del brano sopra citato: “... Mi svegliai al grido che la gente ha il potere di redimere l’opera dei pazzi fino alla mitezza, alla pioggia della grazia è stabilito, è la gente che guida

Gli atteggiamenti vendicativi diventano sospetti e si sono piegati come per ascoltare e gli eserciti hanno smesso di avanzare perché la gente fu ascoltata e i pastori e i soldati giacciono sotto le stelle scambiando visioni e deponendo i gagliardetti per disperderli nella polvere per diventare come vallate splendenti dove l’aria pura si percepisce e i miei sensi sono di nuovo aperti al mondo …” Dimenticavo... Patty Smith è dichiaratamente non cattolica! Elisa Ardizzoni

Lectio del martedì Tutti i martedì alle 20,30 in meet momento di spiritualità biblica in preparazione delle letture della domenica successiva, per tutti coloro che desiderano crescere nella conoscenza della Parola di Dio, per meglio vivere la messa domenicale. Non perdere questo importante appuntamento! https://meet.google.com/bsi-kzzr-ssx

cicloturismo culturale

VIA MATER DEI

La Via Mater Dei è il cammino dedicato ai Santuari mariani dell’Appennino bolognese. È un percorso di circa 160 km che si sviluppa in sette tappe, su crinali di collina e media montagna e che collega la città di Bologna a nove comuni dell’Appennino bolognese: Pianoro, Monterenzio, Loiano, Monghidoro, San Benedetto Val di Sambro, Castiglione dei Pepoli, Camugnano, Grizzana Morandi, Vergato e Firenzuola, in territorio toscano. Quando il vescovo Matteo Zuppi ha nominato mio fratello Don Marco parroco di San Benedetto Val di Sambro, non avevo idea della bellezza di quei luoghi; insieme al vescovo e ad altri sacerdoti hanno studiato la Via Mater Dei in onore di Maria e dei santuari della zona eretti per Lei, fino all’inaugurazione, nel maggio 2019. I Santuari visitabili sono: Santuario di Santa Maria della Vita, Santuario della Beata Vergine di San Luca, Santuario di Santa Maria di Zena, Santuario della Madonna dei Boschi, Santuario della Madonna di Lourdes, Santuario della Madonna di Pompei, Santuario della Madonna della Neve, Santuario della Beata Vergine di Boccadirio, Santuario della Beata Vergine della Consolazione, Santuario della Beata Vergine della Serra.

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Nel sito dedicato a questo percorso (https://viamaterdei.it/), Don Marco Garuti e Don Massimo Vacchetti, parlano di pellegrinaggio come metafora della vita: il pellegrino non è una persona che sta fuggendo dalla realtà o da sé stesso, ma che cerca nel cammino qualcosa di più grande di sé, il senso della vita stessa, il desiderio di infinito, il volto di Dio. Anche chi non compie il cammino con un’intenzione propriamente spirituale, si ritrova a fare un bellissimo viaggio dentro il proprio cuore e, giunto ai Santuari, riposa non solo il corpo ma anche l’anima. Lucia Garuti

LA SPIRALE DELLA CURIOSITÀ In giro per la Bassa: alla scoperta di… Dalla Madonnina della Valle a Palata Pepoli

BIBBIE IN VENDITA Prendiamo come punto di partenza il Chiesolino della Madonnina della Valle in territorio di Bevilacqua (di cui si è già parlato nel 1° numero di Camminiamo Insieme).

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Tornati sulla strada principale svoltiamo a dx e, dopo pochi metri sempre sulla dx, incontriamo il “Palazzo BevilacquaAriosti” con la chiesa dedicata alla Madonna di Loreto. Si tratta di una tipica dimora nobiliare bolognese. La struttura, fortificata da due torri negli angoli, è stata costruita dal Conte Onofrio Bevilacqua nella seconda metà del XVI° secolo. In questi mesi si stanno ultimando le opere di restauro a seguito dei danni del terremoto del 2012. Ripresa via Provane verso Palata Pepoli, superato il canale di bonifica, svoltiamo a sx per una strada secondaria non asfaltata (all’inizio chiamata via Provane e poi via Provanone) giungiamo a Palata Pepoli affiancando il Canale Collettore delle Acque Alte. Svoltando quindi a sx si giunge, dopo poche centinaia di metri alla Chiesa di Palata intitolata a San Giovanni Battista, la cui inaugurazione, al termine del ripristino dopo il sisma, è recente. Di fronte si staglia la sagoma del Castello di Palata che, per volere del Conte Filippo Pepoli (m. 1554), venne costruito a partire dal 1540. Venne in seguito definito palazzo imponente e da annoverarsi fra gli edifici più nobili d’Italia. Rimase di proprietà dei Pepoli fino al 1857 quando la vedova del

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marchese Guido Taddeo, Letizia Murat (figlia di Gioacchino Murat e quindi nipote di Napoleone Bonaparte) cedeva il palazzo e i terreni delle tenute “Palata”, “Filippina” e “Guisa Valbona” ad Alessandro Torlonia. Questi e i suoi eredi fecero di Palata una dimora principesca, ricchissima di mobili antichi, quadri (tra cui alcune tele del Canaletto), preziosi tavoli da gioco e altri oggetti di incalcolabile valore. Tutto fu ceduto e disperso nel 1967 quando tutto venne venduto al Barone Giancarlo Nannini. È ora di proprietà dell’ingegner Bonfiglioli: a lui si deve il ripristino e il restauro. Proseguendo su via Provanone lungo la ciclabile in direzione Crevalcore, prima della zona artigianale, prendiamo a sinistra via Leonardo da Vinci, indicata dal cartello “Itinerario ciclistico Ciclovia del Sole e dei Colori”. Dopo circa 500 metri (sterrato rovinato) svoltiamo a dx fino ad arrivare alla Madonnina delle A.C.L.I. (nella foto), costruzione votiva fatta edificare dai cooperatori agricoli nel lontano 1954. All’altezza della Madonnina, ancora su sterrato, svoltiamo a dx fino a tornare sulla strada principale asfaltata ed attraverso questa torneremo a Palata Pepoli. Questo percorso ha una lunghezza di km. 10.3 e si può effettuare con le dovute soste/ visite in 1 ora e 30 minuti. Antonio Gallerani


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NOVEMBRE 1983

Dieci anni, nella campagna umida e fredda del bolognese, in una casa di contadini ci si ritrova intorno ad un tavolo all’ora di pranzo, dopo un’intera mattinata dedicata al macello del maiale, si ringrazia. A capotavola il nonno, capo famiglia, che guardando la piccola icona della Madonna appesa al muro intona una vecchia e incomprensibile canzone. Mi viene da ridere circondata da tanti uomini che cantando stonano. Li osservo, seri, devoti, pieni di gratitudine, raccolti e con lo sguardo rivolto a chi li ha aiutati ad affronatre i giorni più faticosi. Una preghiera semplice, cantata con il cuore, che rimarrà indelebile, scolpita nei miei ricordi di bambina, in memoria di quelle tradizioni perse nel tempo. Federica Facchini

Collabora con il giornale delle 4 parrocchie Ogni prima domenica del mese, a partire dalla domenica di Pasqua, sarà disponibile nelle parrocchie di Palata Pepoli, Dodici Morelli Bevilacqua e Galeazza un giornale formativo e informativo. Tutti sono invitati a partecipare. Raccogliamo i contributi entro il giorno 15 di ogni mese al seguente indirizzo email: quattroparr@gmail.com Per rendere più agevole il lavoro di redazione, indico alcuni accorgimenti editoriali. • Mettere sempre un titolo all’articolo che si vuole pubblicare • Firmare l’articolo • Scrivere articoli di 15-25 righe al massimo • Formato 12, new roman • Sarebbe sempre allegare una foto all’articolo

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RUBRICHE e RESPONSABILI 1. Arte-Fede: giulia 2. Cicloturismo culturale: Antonio 3. Situazione socio-politica zona e dintorni: Massimiliano 4. Catechesi 5. Formazione: Paolo 6. Mondo giovani: Federica e Alice 7. Intervista del mese: Mariarosa Nannetti 8. Caritas e Missioni: Chiara, Grazia, Paolo 9. Avvisi: Paolo 10. Musica-fede: Elisa 11. Recensione libri e Film

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Il progetto teatro di XII Morelli continua.. “sostenuto” dall’Asilo Ebbene sì! Siam sempre più determinati a realizzare il nuovo teatro parrocchiale di XII Morelli. Che non servirà solo alla nostra parrocchia ma all’intera zona pastorale di Renazzo – Terre del Reno, non essendocene nella zona pastorale nessun’altro di queste dimensioni. Don Paolo lo ha confermato al Vicario Generale della Diocesi di Bologna Mons. Silvagni e ai tecnici responsabili dei lavori delle opere parrocchiali, con cui ha avuto un lungo e fruttifero incontro (in meet) all’inizio del mese di aprile. Non va nascosto che inizialmente lor signori della Curia, siano apparsi un po’ recalcitranti. D’altronde, dovendo occuparsi di 400 parrocchie, appare evidente come se ad ognuna di queste si permettesse di partire con una qualsivoglia opera edilizia e queste sforassero anche solo di qualche migliaio di euro, la Diocesi rischierebbe il tracollo finanziario. Il progetto pastorale che Don Paolo ha tratteggiato a grandi linee ai responsabili della Diocesi è stato molto apprezzato. Dal punto di vista della sostenibilità economica, la comunità parrocchiale ha dato seguito a quanto emerso sin dai Consigli Parrocchiali del 2019 di mettere in vendita l’Asilo parrocchiale. Appare evidente come questo edificio, costruito dopo il 1950 grazie ad un generoso lascito testamentario di Leonida Benea, dopo quasi dieci anni di inutilizzo rischi di restare vittima del logorio del tempo. Se vendendolo si riuscisse a finanziare, in parte, la costruzione del teatro parrocchiale di cui usufruirebbe l’intera comunità della zona pastorale, crediamo che la donazione di Leonida di 70 anni fa risulterebbe ulteriormente impreziosita a sua perenne memoria. Massimiliano Borghi

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La parrocchia di XII Morelli si fa bella

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APPUNTAMENTI MENSILI MESSE E PREGHIERA LITURGICA MESSE DOMENICALI 10: Dodici Morelli e Galeazza 11,30: Bevilacqua 18,30: Palata Pepoli

Da marzo la parrocchia ha intrapreso una serie di lavori per la riqualificazione dei locali e del sagrato antistante la chiesa. Per sistema il locale adibito a Segreteria parrocchiale, sono stati spesi 2200€ per togliere le piastrelle, risanare i muri, costruire un vano caldaia e tinteggiare il locale. I lavori, come potete veder dalle foto, sono riusciti bene. Per quanto riguarda il sagrato, si è provveduto allo smantellamento delle lastre ormai rotte e pericolose che ricoprivano le alzate e a preparare un massetto in cemento sul quale, a giorni, verranno posizionate le lastre di granito che sono già arrivate in cantiere per esser tagliate secondo misura. Al momento abbiamo dato un acconto di 4000€ alla ditta che ci fornisce il granito e 8400€ sono stati spesi per lo smantellamento delle vecchie lastre, il loro smaltimento e

il massetto in cemento. Don Paolo ha inoltre chiesto e ottenuto dal Consiglio Pastorale il via libera per sistemare le sale superiori del palazzo parrocchiale che ospiteranno l’oratorio, partito stabilmente da sabato 24 aprile. Un’altra sala sarà utilizzata da un gruppo di giovani per fare e insegnare musica ai più piccoli, così che il coro parrocchiale dei bambini abbia nuovi “apostoli” della fede. Con il mese di settembre e l’inizio del nuovo anno scolastico, c’è in progetto di approntare un’aula multimediale – libreria, dove i ragazzi delle superiori e università possano venire a studiare. Infine, per andar incontro alle richieste dei ragazzi delle medie e superiori, sono state acquistate due porte con reti per il campo da calcetto, per una spesa di 870€. A breve verrà ripristinata anche la recinzione. Massimiliano Borghi

Consiglio pastorale Dodici Morelli 26

MESSE NELLA SETTIMANA LUNEDI: 18,30 Palata Pepoli MERCOLEDI: 16,30 Galeazza GIOVEDI: 8,30 Galeazza 18,30: Bevilacqua VENERDI: 18,30: Dodici Morelli SABATO: 18,30 Dodici Morelli (prefestiva) LITURGIA DELLE ORE LUNEDI: 7 lodi Palata Pepoli 18,15: vespri Palata Pepoli MARTEDI: 7 lodi Palata Pepoli MERCOLEDI: 17 vespri Galeazza GIOVEDI: 8 lodi Galeazza 18,15: vespri Bevilacqua VENERDI: 7,30 lodi Bevilacqua 18, 15 vespri Dodici Morelli SABATO: 8,30 lodi Dodici Morelli DOMENICA: 9,30 lodi Dodici Morelli

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Dodici Morelli, Bevilacqua, Galeazza e Palata Pepoli


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