Biancoblù Magazine NR50

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MAGAZINE

L’EDITORIALE A CURA DI massimo moscardi

MATCH PREVIEW la treviso dai mille volti

CIAO GIANNI

nr.50

FotoGORINI

edizione speciale di cantù basket


BIANCOBLù MAGAZINE - NR. 50

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L’EDITORIALE Cantù-Treviso, passa da qui la nobiltà del basket tricolore

Massimo Moscardi L’Universo Treviso Basket è una società nuova, differente dalla Pallacanestro Treviso, alias Benetton. Lo sappiamo. Ma l’incontro tra Cantù e la squadra veneta continua a mantenere un suo “appeal” per chi ha avuto il piacere di seguire dal vivo il basket di qualche decennio fa. Preso atto dei cambiamenti societari, rimane il fascino del confronto tra le realtà Cantù e Treviso, città che nella loro storia, con i loro scudetti, hanno nobilitato l’albo d’oro del campionato tricolore di pallacanestro. Il primo titolo italiano giunto in Brianza risale al 1968, con un modello di società che - a parte qualche eccezione a tutti ben nota - è stato portato avanti nel tempo e di fatto è ispirazione anche per l’attuale dirigenza. Di quel club faceva parte anche Gianni Corsolini, scomparso pochi giorni fa, che vogliamo ricordare con grande affetto e a cui sono dedicate pagine speciali in questa pubblicazione. Un’icona non soltanto per Cantù, ma per tutto il nostro basket. Differente l’impostazione del gruppo Benetton, con una polisportiva e un impegno in più sport, con grandi investimenti, però in un periodo di tempo più limitato. E con il brusco stop nel momento in cui l’azienda ha deciso di chiamarsi fuori dal basket professionistico e la ripartenza affidata all’Universo, che però non ha ereditato i titoli e ha costruito in indipendenza il suo cammino verso la Serie A. Ciò non toglie che - qualunque squadra si tifi - negli anni ‘90 sia stato un piacere vedere nei palazzetti italiani con la casacca biancoverde personaggi del calibro di Vinny del Negro e Toni Kukoc. Quest’ultimo era giunto nel torneo italiano nel 1991 dalla Jugoplastika Spalato, con cui, negli anni precedenti, aveva vinto tutto nell’allora Jugoslavia e in Europa. Era già un “grande”, destinato a una carriera di altissimo livello, suggellata poi da tre titoli NBA, che sarebbero giunti in seguito con la maglia dei Chicago Bulls. Momenti di uno sport magico che nel nostro Paese ha esaltato tante realtà non metropolitane, la cosiddetta “provincia”. Cantù e Treviso sono in prima fila in questo elenco e con loro Varese, Caserta, Pesaro e Sassari, per citare società che hanno conquistato lo scudetto in tempi più o meno lontani. Ecco perché, al di là di tutto, da qualunque angolazione la si veda, Cantù-Treviso rimane per la sua nobiltà una partita segnata sul calendario con il cerchio rosso per chi continua a seguire questo sport con spirito romantico. Una volta era uno scontro di vertice, oggi gli obiettivi delle due contendenti sono differenti: per l’Acqua S.Bernardo si tratta di una sfida di grande importanza nel cammino verso la salvezza, obiettivo che il presidente Roberto Allievi, lo ha sottolineato più volte, vuole raggiungere sul campo, al netto di eventuali decisioni sul blocco delle retrocessioni; per gli avversari il traguardo è cercare di consolidare una classifica sostanzialmente tranquilla, che guarda alla zona playoff. Per coach Piero Bucchi, peraltro, una gara da ex con bei ricordi nella Marca, visto che con la succitata Benetton vinse una Coppa Italia e una Supercoppa tricolore. Ma, in questo caso, non ci sarà troppo margine per i sentimenti: il valore della posta in palio è troppo alto per la sua squadra. BIANCOBLù MAGAZINE - NR. 50

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CLASSIFICA PT.

1 2 3 4 5 6 7 8

A|X ARMANI EXCHANGE MILANO HAPPY CASA BRINDISI BANCO DI SARDEGNA SASSARI VIRTUS SEGAFREDO BOLOGNA UMANA REYER VENEZIA CARPEGNA PROSCIUTTO PESARO ALLIANZ TRIESTE GERMANI BRESCIA

30 24 24 24 24 18 18 16

PT.

9 10 11 12 13 14 15

DE’LONGHI TREVISO FORTITUDO LAVOROPIÙ BOLOGNA UNAHOTELS REGGIO EMILIA DOLOMITI ENERGIA TRENTINO VANOLI BASKET CREMONA ACQUA S.BERNARDO CANTÙ OPENJOBMETIS VARESE

16 14 14 12 12 10 10

Classifica aggiornata alla diciannovesima giornata

NUOVO AUXOLOGICO MEDA POLIAMBULATORIO PUNTO PRELIEVI CHECK UP SSN Tariffa SMART Plus/Privati Convenzioni

Via Umberto Pace 18 Vicino alla stazione FN Meda www.auxologico.it/nuovomeda BIANCOBLù MAGAZINE - NR. 50

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CALENDARIO TURNO ODIERNO: 20^ GIORNATA virtus segafredo bologna - openjobmetis varese 27/02/2021 ore: 19:30

banco di sardegna sassari - umana reyer venezia 27/02/2021 ore: 20:30

happy casa brindisi - allianz trieste 27/02/2021 ore: 20:30

vanoli basket cremona - dolomiti energia trentino 28/02/2021 ore: 12:00

a|x armani exchange mi - fortitudo lavoropiù bo 28/02/2021 ore: 17:00

acqua s.bernardo cantù - de’longhi treviso basket 28/02/2021 ore: 18:30

germani brescia - unahotels reggio emilia 28/02/2021 ore: 20:45

turno di riposo: Carpegna Prosciutto Pesaro

PROSSIMO TURNO: 21^ GIORNATA openjobmetis varese - banco di sardegna sassari 06/03/2021 ORe 19:00

virtus segafredo bologna - umana reyer venezia 06/03/2021 ORe 20:00

fortitudo lavoropiù bologna - happy casa brindisi 07/03/2021 ORe 12:00

dolomiti energia trentino - a|x armani exchange mi 07/03/2021 ORe 17:00

vanoli basket cremona - carpegna prosciutto pes 07/03/2021 ORe 18:00

de’longhi treviso - unahotels reggio emilia 07/03/2021 ORe 19:00

allianZ trieste - acqua s.bernardo cantù 07/03/2021 ORe 20:45

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turno di riposo: Germani Brescia

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GAME DAY

28.02.2021

18:30

Paladesio

Eurosport player

radio cantù

ACQUA S.BERNARDO CANTÙ GIOCATORE

RUOLO

NATO NAZ

#0

Frank Gaines

Guardia

1990

USA

#1

Donte Thomas

Ala

1996

USA

#2

Jaime Smith

Playmaker

1989

USA

#3

Sha’markus Kennedy Centro

1998

USA

#9

Gabriele Procida

Guardia

2002

ITA

#10 Maarty Leunen

Ala/Centro

1985

Allenatore:

#11 Andrea La Torre

Ala

1997

Assistente:

#13 Kavell Bigby-Williams Centro

1995

#18 Tommaso Lanzi

Playmaker

2002

#22 Jazz Johnson

Play/Guardia

1996

#23 Jordan Bayehe

Ala/Centro

1999

#25 Biram Baparapè

Guardia

1997

#32 Andrea Pecchia

Guardia/Ala

1997

#36 Simone Caglio

Guardia/Ala

2002

USA ITA ING ITA USA ITA ITA ITA ITA

Piero Bucchi Marco Gandini

Assistente:

Antonio Visciglia

DE’ LONGHI TREVISO BASKET

Allenatore:

Massimiliano Menetti

Assistente:

Francesco Tabellini

Assistente:

GIOCATORE

RUOLO

NATO NAZ.

#00 DeWayne Russell

Playmaker

1994

USA

#1

David Logan

Play/Guardia

1982

POL

#8

Giovanni Vildera

Centro

1995

ITA

#9

Vittorio Bartoli

Ala

2002

ITA

#12 Matteo Imbrò

Play/Guardia

1994

ITA

#13 Lorenzo Piccin

Guardia

2002

ITA

#15 Matteo Chillo

Centro

1993

ITA

#21 Christian Mekowulu Centro

1995

NGR

#24 Michal Sokolowki Ala

1992

POL

#45 Nicola Akele

Ala

1995

ITA

#52 Trent Lockett

Ala/Guardia

1990

USA

Lorenzo Pomes

ARBITRI: Michele Rossi, Gianluca Sardella, Andrea Bongiorni BIANCOBLù MAGAZINE - NR. 50

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MATCH PREVIEW: CANTù-TREVISO la De’Longhi Treviso dai mille volti

FotoGORINI

Simone Dalla Francesca Come un fiume in piena che dai monti scorre verso valle, come un corso d’acqua compatto che, quando si trova di fronte un ostacolo, trova sempre, in un modo o nell’altro, una via per proseguire il proprio percorso. È questa l’evocativa immagine che viene in mente pensando alla stagione della De’Longhi Treviso. Una squadra imperfetta, come normale, visto il budget ridotto, ma che coach Massimiliano Menetti ha saputo compattare e modellare per disputare una stagione tranquilla, fuori dalla zona pericolosa e stabilmente a un passo da quella playoff. Il tutto nonostante il cambio di due americani. I veneti sono stati capaci di creare un sistema che funziona e, di fronte alle difficoltà, è in grado di trovare, giornata dopo giornata, un protagonista diverso per supportare la stella David Logan, sfondare il muro difensivo avversario e provare a portare a casa i due punti. A partire dall’esordio in campionato, al PalaVerde, contro la Dolomiti Energia Trento: nella vittoria per 84-80, spiccano le prove da 15 punti e 9 assist di DeWayne Russell e i 14 punti in 18 minuti di Matteo Imbrò. Nelle tre gare successive sono arrivate tre sconfitte preventivabili contro Milano, Brescia e Brindisi. Poi uno stop di tre settimane, dovuto ai rinvii delle partite con Cantù e Reggio Emilia, che ha permesso alla squadra di Menetti di lavorare in palestra e di trovare la quadra. Al ritorno in campo, Treviso ha, infatti, battuto la Fortitudo Bologna in trasferta, grazie a 35 di Logan e 18 di un Nicola Akele da 31 di valutazione finale. Nel recupero con l’Acqua S.Bernardo è arrivato il bis, questa volta con una solidissima prova di Matteo Chillo (16 punti BIANCOBLù MAGAZINE - NR. 50

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MATCH PREVIEW: CANTù-TREVISO e 6 rimbalzi). La pesantissima sconfitta con la Reggiana ha riportato momentaneamente i veneti con i piedi per terra, ma il doppio successo contro la buonissima Pesaro di quest’anno (23 punti del nuovo arrivato Michal Sokolowski) e Cremona (doppia doppia di Christian Mekowulu a supportare i 26 del solito Logan), intervallato da una sconfitta di misura a Sassari, hanno restituito entusiasmo all’ambiente. L’altalena, però, è tutt’altro che finita: a fine dicembre, forse anche a causa del calendario fittissimo di recuperi, sono arrivati altri due ko con Trieste e Virtus Bologna. E se il valore delle due avversarie era comunque molto alto, l’ultima partita dell’anno con Varese ha rischiato di essere un terzo pesantissimo stop consecutivo. Tuttavia, un antisportivo a Scola a pochi secondi dalla fine ha regalato alla De’Longhi altri due punti d’oro. Il nuovo anno si è aperto con un combattutissimo derby contro la Reyer Venezia, perso di misura per 86-88. Convincente la vittoria a Trento, con Logan e Sokolowski ancora sugli scudi, ancora di più la partita persa solo nel quarto parziale con la corazzata Olimpia Milano della settimana seguente. Impressioni confermate nel successo esterno contro Brescia (29 di Imbrò), oggi tra le principali rivali nella corsa ai playoff. Prima della pausa per la Final Eight e la finestra della Nazionale, gli uomini di Menetti sono incappati in una brutta partita difensiva, concedendo 108 punti a una Brindisi priva di Harrison e Willis. Otto vittorie e dieci sconfitte il comunque positivo bilancio dei biancoazzurri, utile per ottenere un momentaneo ottavo posto. A Desio, Treviso vorrà certamente riscattare l’ultimo stop e continuare a sognare degli inaspettati playoff. Per Cantù, tuttavia, è una partita da vincere, per mettere in cascina punti preziosi nella lotta alla salvezza e per mostrare i frutti del lavoro di coach Bucchi. Non sarà facile per i brianzoli, chiamati ad arginare una squadra, come detto, capace di trovare sempre protagonisti diversi e inaspettati, ma il rush finale parte da qui. Che si alzi la diga, perché nessun fiume, domenica, dovrà invadere Desio.

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www.pallacanestrocantu.com

CANTÙ BASKET S W E N

SPECIALE

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UN ANIMO NOBILE E GENTILE

“Missionario del pessimismo”. Così si autodefiniva Gianni Corsolini. Mica vero. Il Gianni, tra le molteplici sfaccettature del suo essere, era un burlone, un goliardico, con la battuta pronta e lo scherzo in canna. Poteva sembrare un burbero, un brontolone al primo impatto, ma conoscendolo bene era un compagnone, tipo “Amici miei”. Ho sempre pensato che l’ironia e l’auto ironia fossero una componente inscindibile dell’intelligenza. E il Gianni ne possedeva in abbondanza. Ecco perché fargli degli scherzi mi veniva spontaneo. Per me era una manifestazione d’affetto e un concreto riconoscimento alla sua intelligenza e alle sue capacità relazionali. Come quella volta che sottraendo – involontariamente - dalla sede della Pallacanestro una lettera in bianco, e relativa busta, con l’intestazione della Clear, sponsor di allora, la compilai spedendola ad un tifoso molto vicino alla società, complimentandoci per il suo attaccamento ai colori sociali e indirizzandolo dal dott. Corsolini per ritirare un dovuto riconoscimento. Il soggetto, non prima di aver sventolato la lettera in famiglia e al bar con gli amici, si presentò gasato in sede. La segretaria, dopo un rapido sguardo alla lettera, lo indirizzò al piano superiore da Corsolini che leggendo quanto c’era scritto, ed essendo ovviamente all’oscuro di tutto, gli schizzò la pressione a 200. Chiese un attimo di pazienza all’interlocutore e, da un’altra

stanza, telefonò immediatamente in sede Clear, per parlare con tale Elisabetta Fisherman, responsabile marketing dell’azienda. Così era firmata la lettera. Non essendoci tale figura nell’organigramma societario capì ben presto che si trattava di uno scherzo. Anche perché la data riportata, dopo il luogo: Milano, era il 1 di aprile. Morale: senza farsi scoprire prese una scatola vuota e la riempì di shampoo, saponette e un asciugamano marchiato Clear presi furtivamente dal ripostiglio. E, visto che c’era ancora un po’ di spazio, anche due bottiglie di Gatorade. Il gratificato tifoso se ne andò beato, il Gianni non dormì tutta notte per cercare di scoprire chi fosse l’autore. Altri scherzi che mi venivano bene erano le telefonate spacciandomi per qualche giocatore o allenatore. Ultimamente sono stato anche il direttore della Posta di Vedano Olona che gli comunicava che c’erano problemi a pagargli la pensione, oppure il parroco del paese, don Backy. Ovviamente, dopo qualche battuta, il gioco finiva in una risata e passavamo un po’ di tempo al telefono. Sempre mi chiedeva della famiglia e se i nipoti crescessero bene. Ha sempre avuto un pensiero per gli altri e un gran rispetto per le persone. Il Giannicorsolini (tutto attaccato) era un amabile oratore. Poteva parlare per ore sempre tenendo


UN ANIMO NOBILE E GENTILE 3 desta la platea con studiate pause e, all’occorrenza, diverse modulazioni di voce. Ogni volta che avevo occasione di vederlo e sentirlo all’opera cercavo di rubare i segreti della sua eloquenza, considerando che la mia professione mi porta sovente a parlare in pubblico. Al di là del tema trattato iniziava sempre con un saluto garbato al pubblico femminile. Primo passo per ingraziarsi metà platea. E poi largo alla sua gestualità, alla sua mimica, e a un sorriso sornione che gli illuminava il volto. E anche l’altra metà della platea era conquistata. Come fai a non volere bene a uno così? Ma il Gianni non era solo forma. Era anche e soprattutto sostanza. Uomo colto e curioso dall’animo nobile e gentile. Caro Gianni sono sicuro che dove sei ora, dove non c’è tempo, sarai come sempre un grande intrattenitore. E ci scommetto che inizierai la tua conversazione salutando prima di tutti gli angeli, abbozzando un sorriso… Ciao Gianni, con affetto, stima e amicizia. Dino Merio

________________________ CB NEWS PER GIANNI ________________________ Era il 1986, anno delle celebrazioni per i 50 anni della Pallacanestro Cantù. Tante le iniziative per quello storico evento: un libro commemorativo, una mostra fotografica, un raduno di ex protagonisti in maglia canturina. La realizzazione di un “giornalino” societario da distribuire al Pianella frullava già nelle menti di tre giornalisti che già seguivano le gesta della prima squadra. E così, Maurizio Losa, Dino Merio e Pietro Terraneo, la proposero a Gianni Corsolini, general manager di allora, e braccio destro di Aldo Allievi, che subito si entusiasmò all’idea. Il 12 ottobre di quell’anno vide così la luce il primo numero di Cantù Basket, fedele compagno di viaggio dei tifosi per 29 anni senza sosta, sino a maggio del 2015. Cantù Basket ritorna ora con uno speciale dedicato a Gianni Corsolini, uno dei quattro moschettieri fondatori, che ci ha lasciato. Questo grazie ad una illuminazione di Luca Rossini che ha ricongiunto gli altri ideatori dell’house organ per un sentito omaggio ad una persona amata e apprezzata, che ha dato tanto a Cantù e al mondo del basket.


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CAPITANO, MIO CAPITANO Capitano, mio Capitano. Oppure, Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un pò. Cosa si scrive, soprattutto come si scrive a un padre appena scomparso? Marco Klinger, più di altri, mi ha detto quello che in effetti sto sperimentando: vedrai che Gianni sarà ancora più presente nei tuoi pensieri. Forse perché prima non avevo bisogno di immaginarti, sapevo ad esempio quali erano i tuoi posti al Pianella, vicino alla panchina a farti dire dai giocatori che dovevi lamentarti un pò di più con gli arbitri (e tanti di loro mi hanno telefonato e scritto in questi giorni), oppure dietro al tavolo negli ultimi anni. Adesso dove sei? Stai lottando per la salvezza aggrappato a Procida, perché ti son sempre piaciuti i giovani giocatori grintosi, e ti è sempre piaciuta l’idea che Cantù dovesse essere un serbatoio per alimentare la prima squadra, ma anche e forse soprattutto per garantire identità e continuità al progetto che ti chiamarono a interpretare? O guardi in alto, a quegli stendardi che raccontano di tante vittoria e ancor più di tanti uomini? Stankovic, me lo hai sempre detto, lo sei andato a cercare al Macello di Belgrado; il Tau te lo sei scelto come compagno di viaggio per motivi non solo tecnici, per un’affinità anche umana che qualcuno potrebbe chiamare cazzeggio e invece si dovrebbe definire la libertà senza confini che permette un’amicizia; Carletto prima, Charlie poi, Recalcati infine è sempre stato una tua bussola, come giocatore, come allenatore, maxime come persona, il prototipo della persona che ti piace, diciamo pure della persona ideale. In quegli stendardi c’è anche quello della Korac del 91: dicono che i successi in età matura si godono di più. È vero, hai pesato il primo scudetto con quella coppa vinta ai supplementari? Sono il Pierlo, Fabrizio, Pace, Roosevelt e poi tanti italiani, dal Rossini che era il nuovo Recalcati preso in prestito dalla famiglia, al Gianolla che non lo sapeva di buttarsi per terra per te, perchè ti sono sempre piaciuti quei giocatori, ai tanti ragazzi di casa, il Beppe, l’Angelone, Zorro, e poi Pessina e Dal Seno, la tua squadra del cuore? Lo sanno loro che quando ti venni incontro quella sera, felice di pensarti felice, tu mi dicesti con tono drammatico: “Speriamo che la gente non finisca di festeggiare oggi, perché se non facciamo un buon

incasso anche domenica sono guai”? Perché la festa te la tenevi dentro e fuori tenevi la maschera del missionario del pessimismo? Ti devo raccontare una scena: al tuo funerale, quello senza musica di Gershwin in sottofondo, ma con le tue donne, tutte, dalla Mara alla Vittoria passando per Claudia, Chiara, Francesca e Giulia, tutte con lo smalto rosso sulle unghie, un rosso Madrid che ti avrebbe fatto impazzire, Roberto, il tuo fratellone Roberto, perché bisogna proprio dirlo che il sciur Aldo non aveva impostato una squadra di basket ma una famiglia allargata, come quando facevate le riunioni sulla tromba delle scale, insomma Roberto si è presentato con una maglia di Cantù. Con il tuo nome stampato sulla schiena come quello del giocatore che non sei mai stato e del canturino che non smetterai di essere adesso. Quando abbiamo appoggiato la maglia sulla bara mi è sembrato il gesto più naturale da fare in quel momento. Così quando ti alzerai dal tuo posto e mi verrai incontro vestito in quel modo e mi chiederai se siamo in Paradiso io ti potrò rispondere: “No, siamo a Cantù”. Ciao Uomo dei Sogni. Luca Corsolini


“PRONTO, SONO GIANNI CORSOLINI” 5

Pronto, sono Gianni Corsolini. Cominciavano sempre così le tue telefonate, come se non sapessi che all’altro capo del telefono non ci fossi tu, con quel tuo vocione, con quell’intercalare, con le tue pause. Mi hai telefonato ovunque e dovunque in questi ultimi 35 anni, da quando nel 1986 ci incrociammo la prima volta per varare quello che tu amavi definire “l’house organ” e che io, Dino e Pietro, che lo avevamo pensato una sera d’estate sul terrazzo di casa mia, chiamavamo semplicemente il giornalino, il nostro e tuo “Cantù Basket”. Non esitasti un momento a sposare quell’idea, a far diventare Cantù Basket la voce ufficiale della Pallacanestro Cantù. Non potrò mai dimenticare le nostre riunioni, con Carluccio Lietti, Dino, Pietro e tu, non attorno ad un tavolo d’ufficio, bensì con le gambe ben riposte sotto un tavolo di ristorante. Un bel modo per fare riunioni di Redazione. Ma vuoi mettere abbeverarsi, oltre che del buon vino Aziano (la scelta spettava sempre al mai dimenticato Carluccio), del tuo sapere, della tua cultura, della tua esperienza e dei tuoi racconti, della tua ironia, del tuo essere falsamente assente.

Mi hai di fatto accompagnato nella mia carriera in Rai iniziata proprio nel 1986 quando proprio per dimostrarmi quanto eri felice per la piega che aveva preso il mio cammino professionale ogni volta che mi vedevi o mi chiamavi concludevi sempre allo stesso modo: “Ma io posso dire che sono tuo amico, vero?”. Ogni evento di cronaca che ho seguito, ogni fatto che ho raccontato in Tv è sempre stato accompagnato da una chiamata, da un commento, dalla richiesta quasi di un elemento in più di quanto non avessi già raccontato nel servizio che avevi visto nel Tg. Le tue chiamate potevano arrivarmi in qualsiasi momento. Si, in qualsiasi momento, come quando mi svegliasti nel cuore della notte a Melbourne dove mi trovavo per l’inizio del mondiale di Formula 1. “ Pronto, sono Gianni Corsolini”. E io:” Gianni, ma che ore sono ?”. “Sono le sei”. “Ma le sei del mattino o della sera ?” E solo a quel punto hai realizzato che c’era qualcosa di strano: “Ma, ma, ma che domande fai Maurizio, non starai dormendo?”. E io che, a quel punto capii che era notte fonda, per la precisione erano le 4 del mattino, ti risposi: “Non ci crederai ma stavo proprio dormendo perché sono in Australia, e qui è notte piena”. Non ti sei particolarmente sorpreso e a quel punto mi hai risposto: “Quindi ti ho svegliato? Non lo sapevo che eri in Australia, ma se ormai sei sveglio allora ti devo raccontare questa cosa”. Incredibile Gianni. Solo a pensarci ci rido ancora, perché rimanemmo al telefono una buona mezz’ora e sinceramente non so cosa può essere costata quella chiamata. Anche in questo sei stato unico, come uniche erano le tue battute quanto ti si chiedeva come stavi: “Sto come il caro estinto” rispondevi. Ma era sempre un piacere stare ad ascoltarti o raccogliere qualche perla di saggezza. Negli ultimi anni ci siamo visti o a bordo campo delle gare di Briantea 84 o a qualche evento canturino per la presentazione di qualche libro, non ultimi i tuoi. Ma quel ritrovarsi è sempre stato una gioia. E ancora oggi, mi sembra impossibile che tu non ci sia più, che non squilli il telefono, che non risuoni il tuo proverbiale e inconfondibile “Pronto, sono Gianni Corsolini”. Ciao Gianni, sarà impossibile dimenticarti. Maurizio Losa


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UN PILASTRO DELLA STORIA DEL NOSTRO CLUB

Non è semplice condensare in un articolo tutto quello che Gianni Corsolini ha rappresentato per la Pallacanestro Cantù. Un ottimo allenatore, capace di chiudere la sua esperienza in bianco- blu con stagioni sempre vincenti. Un dirigente illuminato, che con la geniale intuizione di firmare Boris Stankovic come coach ha regalato al club il suo primo scudetto nel 1968. Uno scopritore di talenti, che convinse i genitori di Carlo Recalcati a far giocare il figlio a pallacanestro, permettendo a Cantù e al basket italiano di poter godere di un autentico fuoriclasse, o “Ciccio” Della Fiori a scegliere la Brianza invece che l’Olimpia Milano trovando un altro protagonista di un’epopea di successi. Un eccezionale uomo di marketing e relazioni, che ha sempre perseguito l’obiettivo di far conoscere a tutti la bellezza di questo sport. Una persona di raffinata cultura, che invitò nientemeno che lo scrittore Luciano Bianciardi ad assistere a una gara contro il Maccabi. Un maestro per coloro che hanno avuto l’onore di lavorare per questo club e che hanno potuto contare su suoi consigli e su una considerazione della loro professionalità perfino esagerata, ma legata alla fiducia incrollabile che versava nei giovani e nel loro operato. Una guida per i ragazzi del PGC, che dovevano si sorbirsi degli interventi fiume nelle

serate che periodicamente venivano organizzate, e in cui Gianni era il grande protagonista, ma che uscivano da quegli incontri con degli insegnamenti preziosi per il loro futuro. Gianni è stato inoltre sempre un innamorato e un tifoso della Pallacanestro Cantù di cui, finché ha potuto, ha seguito dal vivo tutte le partite e su cui non ha mai smesso di informarsi. Anche in questa stagione così logisticamente complessa ha costantemente chiesto come andassero gli allenamenti, come si comportava questo o quel giocatore, i possibili motivi di una prestazione non soddisfacente, senza mai perdere, lui che si dichiarava il profeta del pessimismo, la ferrea convinzione che la sua Pallacanestro Cantù sarebbe stata capace di raggiungere il traguardo prefissato. Gianni mancherà a questo club, che deve però saper fare tesoro della sua lezione. Il basket non deve essere sport di élite, ma aprirsi alla società e ai media, coinvolgere tutti, interagire con la cultura popolare perché la sua bellezza possa essere interamente compresa. Mentre i ragazzi del nostro vivaio non devono mai dimenticarsi una delle sue ferme convinzioni: non basta essere bravi giocatori se non si diventa delle persone di valore. Luca Rossini


LE TELEFONATE CON IL DUCA 7 Mancherà tutto di Gianni. Anche le piccole cose, le più banali. Non meno importanti di altre, però, perché in alcuni casi sono proprio quelle a farti sorridere, ad alimentare il ricordo di una grande persona che non c’è più. Per tutti coloro i quali vivono quotidianamente gli uffici di Pallacanestro Cantù - un tempo in via Volta a Cantù, da qualche anno a Cermenate - le telefonate con sua maestà Corsolini rappresentavano senz’altro un momento mistico dal quale non era concesso sottrarsi. Una sorta di seduta spirituale, in cui il tempo pareva fermarsi prepotentemente. Spesso un giro intero di lancette di orologio non bastava per stancare la calda e graffiante voce di Gianni, in preda, il più delle volte, a voli pindarici da medaglia d’oro olimpica. Il “Duca”, infatti, era capace di passare dagli albori degli anni ’80 facendo una breve tappa nel periodo cestistico prebellico e postbellico - ai giorni nostri, con una semplicità a tratti disarmante, senza freni e con una lucidità invidiabile. Un’enciclopedia vivente della palla a spicchi, racchiudente aneddoti sovente conosciuti solo da lui. Altri, invece, sconosciuti ai più, li custodiva gelosamente, non risparmiandosi comunque dal raccontarli a chi ascoltava dall’altra

parte della cornetta; sempre però vietandone, in maniera categorica, la divulgazione, se questi era giornalista. Per Pallacanestro Cantù, Gianni, era questo e tanto altro. Un vortice di ricordi, emozioni e suggerimenti. Gianni era anche curioso, estremamente curioso. Le sue ultime telefonate erano spesso incentrate sull’ultimo gioiello prodotto dal vivaio canturino, Gabriele Procida, del quale “il Duca” si era innamorato e che, con grande interesse, voleva conoscere maggiormente. Lo chiamava “Il Golden Boy”, senza fare nomi e cognomi; spettava all’interlocutore capire a chi si riferisse. Non solo: il compito più arduo era, tuttavia, quello di saziare il suo instancabile coinvolgimento, raccontando ogni aneddoto sul ragazzo di Lipomo che aveva totalmente rapito il suo interesse. Gianni - questa era la parte divertente - era pieno di domande e, ogni volta, andava dettagliatamente convinto; diversamente non sarebbe certo mancata un’altra telefonata. Che bellezza. Ciao Gianni, mancherà tutto di te. Alessandro Palermo


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È STATA UNA BELLISSIMA PARTITA ROBERTO ALLIEVI «Ho condiviso con Gianni una avventura sportiva che è cominciata oltre cinquant’anni fa. Abbiamo vissuto momenti felici e altri complicati. Gianni è stato - in ogni momento - un prezioso collaboratore, oltre che un saggio consigliere. Con lui perdiamo un pilastro della nostra storia» PIETRO TERRANEO «Hai portato il certificato di esistenza in vita?”. Con questa frase conobbi Gianni Corsolini. Io tifoso, appassionato di basket e con qualche esperienza radiofonica alle spalle, rimasi spiazzato. Non sapevo cosa rispondere e soprattutto come dirgli che non sapevo nemmeno cosa fosse quel certificato (a proposito caro Gianni, non l’ho ancora richiesto…) e con uno stile assolutamente fantozziano riuscii appena a sbiascicare qualche frase di circostanza. Ecco questo era il Gianni, ironico anche se lui si definiva pessimista, sempre pronto alle goliardate, alle supercazzole che dispensava a destra e a manca. Ti faceva amare il basket sopra ad ogni altra cosa. Ora che non c’è più, mi consola pensare che quando starà per arrivare un temporale ed il cielo brontolerà sarà il Gianni che borbotterà qualcosa a tutti noi. Ciao amico.» CARLO BESANA «Sai, Carlo, mi è bastato dire che ti conoscevo per ottenere immediatamente ascolto e disponibilità … ho pensato che mi possa convenire far ristampare i miei biglietti da visita … farò scrivere ‘Gianni Corsolini, amico di Carlo Besana’… Beh, caro Gianni, sono certo che lassù avrai già fatto amicizia con un mare di gente oltre a quelli che conosci già, il Padreterno avrà già avuto conferma che è arrivato, oggi, un personaggio di assoluto rispetto, quindi… non ho mai avuto miei biglietti da visita, ma ora me li farò stampare e farò scrivere: “Carlo Besana, amico di Gianni Corsolini» FABRIZIO DELLA FIORI «Era la primavera del 1967. Io, non ancora diciasettenne. ero alto e grosso. Gianni mi vide e mi portò a vedere gli Harlem Globetrotter al Palalido di Milano dove mi convinse a firmare per la Pallacanestro Cantù. Il college, il poter studiare (allora lavoravo già…), fu la chiave vincente nonostante mi fosse arrivata un’offerta dall’Olimpia Milano. La rifiutai, ed in questo ritengo di essere stato l’unico giocatore nella storia, proprio perché Gianni fu così convincente che fu impossibile dire di no…Da quell’incontro nacque un legame che non si è

mai interrotto soprattutto quando i “suoi ragazzi”, così come gli piaceva definirci, lo cercavano. In quelle occasioni era la persona più felice di questo mondo…» PIERLUIGI MARZORATI “Senti un po’ una cosa…”. Questo era l’incipit quando mi convocava nel suo ufficio. Una ‘cosa’ che, detto per inciso, durava sempre dai trenta minuti in su. L’inizio del mio rapporto con Gianni sta tutto in questa frase. Da buon bolognese aveva la grande dote dell’ironia nonostante si professasse pessimista di natura. Nei momenti meno belli di una stagione ha sempre saputo dare segnali di tranquillità e di sicurezza a tutto l’ambiente. Aveva, e questo credo che questo sia stato il suo grande punto di forza, un equilibrio fuori dal comune.» FABRIZIO FRATES «Un Camogli, una Rustichella Mediterranea, una Sprite, un Magnum al caramello, un pacchetto di Ringo e un caffè. Paga il signore robusto che chiude la fila” Ultimo, Gianni. Uno scontrino lungo un metro e mezzo, per totali 274.900 lire. E Gianni borbottando con Carluccio, paga. Paga sapendo che quello scontrino, sempre a patto di non perderlo, rimarrà per anni sulla sua scrivania senza trovare la via della nota spese mensile per evitare di tornare respinto al mittente. Ma in fondo che importa, se i ragazzi, i suoi ragazzi, l’indomani giocano bene. Noi mangiavamo e tu pagavi. Come fa un amorevole padre di famiglia, ed in famiglia noi ci sentivamo. Ecco perché si vinceva spesso. Grazie Giannone, non lo dimenticheremo.»


È STATA UNA BELLISSIMA PARTITA 9 CHRISTIAN DI GIULIOMARIA «Ho appreso ora della scomparsa di una persona a cui dovrò sempre dire grazie, Gianni Corsolini. Fu lui che mi portò a Cantù e che mi fu vicino in tutto il mio percorso canturino e non solo… Persona dolce, educata, solare e sempre pronta ad aiutare i giovani e non solo, che si facevano notare per il loro impegno in palestra e per la loro bontà di cuore, cosa a cui Gianni teneva molto!» OSCAR ELENI «Adesso che, purtroppo, è diventato davvero il caro estinto, come gli piaceva aprire una chiacchierata, una conferenza, la presentazione dei suoi bellissimi libri, sentiamo dentro una grande solitudine. Era il nostro ultimo samurai per il basket. Per il basket è stato tutto, geniale elfo in una foresta dove ha allenato, conosciuto l’amore, inventato uno stile dirigenziale che ha ingigantito la storia della grande Cantù dove ha fatto tutto.» EDOARDO CERIANI «Con Gianni ho fatto di tutto: aperto aeroporti prima di una trasferta, pranzi e cene luculliani, presentato libri (i suoi) e raccontato la vita e lo sport (sempre i suoi) a giovani e famiglie. E tante, tante risate. A Gianni ho fatto di tutto: scherzi telefonici, finti articoli, domande trabocchetto e visite improvvisate, sui campi e in una casa sempre aperta agli amici. Sempre con il sorriso. Di una cosa sono certo: Gianni non mi ha mai detto una bugia, se non a fin di bene e se non per tutelare

non certo lui, ma la sua Pallacanestro Cantù. Gianni è tutto quello di bello il mio mestiere più bello del mondo mi ha fatto toccare con mano.» WERTHER PEDRAZZI «Se ne è andato Gianni Corsolini: la grande anima, per noi il Mahatma Gandhi del basket italiano. Con la sua incontenibile passione e la cultura altrettanto vasta e profonda. La sua intelligenza e la sua ironia… Andato, ma poi … Dove? Resterà ed accompagnerà per sempre quelli che lo hanno conosciuto.» CARLO RECALCATI «Conosco Gianni dal 1958 quando venni a giocare come avversario alla Parini con la formazione allievi. Nel 1962 smisi di giocare perché a quei tempi per le famiglie era importante che i figli lavorassero… Non so esattamente cosa disse ai miei genitori per convincerli a farmi giocare con Cantù, di sicuro da Milano dove abitavo andavo tutti i giorni a casa Corsolini dove Mara mi insegnava diritto privato poi filavo diritto agli allenamenti con le giovanili e subito dopo con la prima squadra…Ero il più giovane e, forse anche in virtu’ di questo, quando dovevamo andare in trasferta un posto in auto con lui era assicurato. Fu durante quelle lunghe trasferte automobilistiche, dove in pratica parlava sempre e solo lui, che mi formai come uomo prima e come giocatore poi. Perché la forza di Corsolini era proprio questa: anteporre l’uomo al giocatore.» ANTONELLO RIVA «Corsolini è stato “UN GRANDE”! Volete sapere perché? Ho “lavorato” con lui 3 anni e, pur essendo io un giocatore non facile da gestire, con il suo modo di fare, mi ha sempre messo nelle condizioni migliori per svolgere la mia attività. È stato un abile tessitore nel gestire il mio passaggio a Milano, muovendosi tra fragili equilibri. Ci sarebbero davvero tantissimi aneddoti da raccontare su di lui. Me ne ricordo uno che mi fa tanto sorridere ancora oggi: eravamo in trasferta a Mosca ed un giorno tutta la squadra arrivò in ritardo all’appuntamento per tornare dalla piazza Rossa e lui si arrabbiò molto con tutti tranne che con me, anzi mi chiese gentilmente se mi era piaciuta. Ciao Gianni.»


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L’ANGOLO DEI GUERRIERI LA GOLDEN AGE: VINNY DEL NEGRO E TONI KUKOC Fabrizio Provera L’avvento della De’Longhi Treviso a Desio ci porta irrimediabilmente a ricordare - per noi e per chi non c’era in quanto troppo giovane - i tempi d’oro della pallacanestro italiana, un’epoca marchiata per anni dal connubio fra Treviso e la famiglia Benetton. Fu soprattutto la passione e la visione di Gilberto Benetton a segnare quegli anni, specie grazie alla Ghirada, cittadella dello sport che sorse nel 1982. Una decina d’anni dopo arriverà il primo scudetto per i trevigiani, quello segnato da un roster con pochi eguali: i due stranieri erano Toni Kukoc e Vinny Del Negro. E se tutti o quasi ricordano le prodigiose evoluzioni del campione croato, che da Treviso spiccherà il volo per Chicago e l’NBA facendo la sua parte di storia a fianco di MJ, non tutti hanno celebrato la grandezza di Vincent Joseph Del Negro, nome di culto per gli appassionati di pallacanestro trevigiana. L’ex playmaker nativo di Springfield gioca in maglia Benetton dal 1990 al 1992, contribuendo, come detto, al primo tricolore e formando assieme a Kukoc una delle coppie più forti mai viste in Europa. Al termine della sua fantastica esperienza a Treviso, ritornò in NBA dove giocò ben sei stagioni nei San Antonio Spurs pre Tim Duncan. Al termine della sua carriera diventa un ambito coach, allenando i Chicago Bulls di Derrick Rose dal 2008 al 2010. Costruttore di gioco dall’eleganza, leadership e carisma senza precedenti, Vinny Del Negro è nell’empireo della storia del nostro basket. Infine, prima di questa storica sfida, il ricordo più emozionante (e purtroppo già denso di nostalgia) non può che andare a Gianni Corsolini. Di lui mancherà quella sua camminata solitaria, lungo il tunnel del Pianella: un’immagine plastica che restituisce esattamente quello che la Pallacanestro Cantù ha rappresentato, rappresenta e rappresenterà sempre; molto più di una società, molto più di un team di pallacanestro. Cantù rassomiglia a un’epitome guerriera, a una leggenda che riverbera la sua luce inestinguibile. E Gianni, di quella leggenda, è stato testimone, custode e fine dicitore.

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THROWBACK GAME: SUPERCOPPA 2003

LA SUPERCOPPA VINTA IN CASA DI TREVISO CONTRO LA BENETTON DI COACH MESSINA

Alessandro Palermo Non è la stessa Treviso: dai colori societari al nome del club, da dirigenza e giocatori al title sponsor. Una era la Pallacanestro Treviso, meglio nota come Benetton e auto-esclusasi dalla Serie A nel 2012 per concentrarsi esclusivamente sui giovani, salvo poi fare retromarcia partendo dalla Serie C; l’altra, quella che negli ultimi anni figura ai vertici del panorama cestistico nazionale è, invece, la Universo Treviso Basket, promossa per la prima volta in massima serie nel 2019 e oggi alla seconda stagione in Serie A. Tuttavia, una cosa è certa: se parli di basket con chiunque e dici Treviso, il ricordo va subito ai fasti di un tempo. Il periodo biancoverde più splendente è stato senz’altro quello tra gli anni ’90 e i primi anni duemila, che coincide anche con le grandi vittorie. Il palmarès è ricco di titoli: 5 scudetti, 8 Coppe Italia, 4 Supercoppe italiane e 2 Coppe Saporta, ma anche 4 Final Four di Eurolega, di cui due consecutive tra il 2002 e il 2003, in cui figuravano nell’organico nomi altisonanti come Bostjan Nachbar, Jorge Garbajosa, Trajan Langdon, Marcelo Nicola, Tyus Edney e il trio italiano Bulleri-Pittis-Marconato. Altri tempi. Per non parlare degli allenatori che ebbe quella Treviso, intesa sempre come Benetton: da “Dado” Lombardi e Riccardo Sales negli anni ’80 ai primi anni duemila con Mike D’Antoni, Ettore Messina e David Blatt, passando, poi, per i più recenti Oktay Mahmuti, Frank Vitucci, Jasmin Repesa e “Sale” Djordjevic; senza dimenticare, però, gli anni ’90 con Fabrizio Frates e la leggenda Zeljko Obradovic. Tra questi spicca anche il nome del nuovo coach di Cantù, Piero Bucchi, che in Veneto, tra il 1999 e il 2001, vinse una Coppa Italia, una Supercoppa italiana e il premio di “Miglior Allenatore dell’anno”. Una lunga storia cestistica, quindi, dalla quale è piuttosto semplice rapire un istante. Il primo “ricordone” che salta in mente per la rubrica non può che essere un Benetton Treviso-Oregon Scientific di diciotto anni fa, finale di Supercoppa. Sul leggendario parquet del “PalaVerde” di Villorba, il 27 settembre del 2003, Cantù vinse la sua prima Supercoppa, ripetendosi poi nel 2012 contro Siena. L’impresa dei biancoblù fu fragorosa: 85 a 79 per i canturini con Nate Johnson, autore di 21 punti in 23’, MVP del match. Dal playmaker al pivot, il quintetto di Cantù era così composto: Tyson Wheeler; Dante Calabria, l’anno prima in maglia Benetton; Sam Hines; Shaun Stonerook; e il “centrone” britannico Mike Bernard, visto in seguito anche a Napoli (dove ebbe Bucchi come allenatore). Dalla panchina, in aggiunta a Johnson, uscivano lo svedese Mats Levin e capitan Dan Gay; Pino Sacripanti il coach. Nello staff tecnico, inoltre, figurava già Marco Gandini, oggi assistente allenatore dell’Acqua S.Bernardo. Sulla panchina di Treviso, invece, sedeva coach Messina; due anni dopo al CSKA Mosca, con cui iniziò un ciclo vincente, conquistando due volte l’Eurolega nel 2006 e nel 2008. BIANCOBLù MAGAZINE - NR. 50

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