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Il mercato accoglie la bolla no-alcol
di Giambattista Marchetto
I PRODUTTORI SPINGONO SUGLI SPARKLING PER IL CONSUMO ALTERNATIVO AL VINO ALCOLICO E PER LA MISCELAZIONE. LE ESPERIENZE DI HOFSTÄTTER, SCHENK E LES GRANDS CHAIS DE FRANCE. È il mercato bellezza. Sì, perché i produttori che si sono orientati allo sviluppo di progetti enologici destinati al segmento alcohol-free muovono dalla consapevolezza di un target ben chiaro: quel 74% della popolazione mondiale non consuma alcolici (per motivi di salute, culturali, religiosi) e che potrebbe dirottare dai soft drink tradizionali verso un consumo nuovo, che si avvicini alla passione per vino e miscelati. HOFSTÄTTER LANCIA LE BOLLICINE “VIRGIN” DA RIESLING L’eclettico Martin Foradori Hofstätter, oggi alla guida della tenuta altoatesina di famiglia, ha compiuto una scelta inattesa scegliendo di spingere sul vino dealcolato. Steinbock Alcohol Free Sparkling (una bollicina ottenuta dealcolizzando il vino dai vigneti lungo la Saar, in Germania) non è il primo spumante senza alcol sul mercato, ma rivendica l’utilizzo di un’apposita tecnica per mantenere intatti gli aromi della materia prima.
Secondo Foradori Hofstätter, il Riesling, varietà alla base di questa novità, e le potenzialità di quest’uva si esprimono infatti anche in versione ‘virgin’. L’etichetta esce con il marchio Steinbock Selection Dr. Fischer e “non è un succo d’uva, ma una bollicina ottenuta da vino – puntualizza il produttore di Termeno – perché nasce da un’attenta selezione in vigna e poi in cantina. La tecnica che utilizziamo preserva gli aromi del vino, togliendo l’alcol”. Il macchinario riduce la pressione atmosferica (a circa 15 mbar) e abbassa il punto di ebollizione dell’alcol a circa 25-30 gradi. Alla fine del processo, si ottiene una bevanda con un contenuto alcolico inferiore a 0,25 per cento. “Rispetto al passato - aggiunge - oggi si sono fatti passi da gigante. I sentori e le caratteristiche del frutto rimangono praticamente inalterati. Diventati tecnicamente possibili, i vini dealcolati ci consentono di dialogare con quella maggioranza silenziosa rappresentata dagli astemi, proponendogli una valida alternativa di consumo. A subirne la concorrenza non sarà infatti il vino tipicamente inteso, bensì altre bevande oggi scelte da chi si tiene lontano dagli alcolici, per le più svariate ragioni”. Si tratta dunque di una opportunità “capace di accrescere il valore complessivo della nostra filiera”, evidenzia Foradori Hofstätter. Rispetto alle vendite, “non possiamo lamentarci – dice - considerando che hanno bisogno di tempo per affermarsi. Fa ben sperare l’interesse degli operatori, anche come ingrediente della mixology”. E non si parla solo degli astemi: il vino dealcolato va bene per brindare se devi guidare, abbassa l’alcol anche dello spritz e nei cocktail in generale, inoltre ha poche calorie, quindi funziona per gli sportivi. “Per questa prima annata abbiamo prodotto 20mila bottiglie e non ho dubbi che le venderemo tutte entro dicembre – spiega Foradori – dato che i nostri clienti di alto posizionamento hanno risposto subito con interesse, proprio per dare un prodotto di qualità a chi lo richiede. Buono il riscontro anche sulle piattaforme online: abbiamo fatto una prova con un sito di vendite e in 2 ore abbiamo venduto 120 bottiglie. Stanno arrivando gli ordini dei ristoranti: su 120 bottiglie normali, ne acquistano in media 12 di Steinbock Alcohol Free Sparkling. Puntiamo a raddoppiare la produzione già dal 2022, allargando il mercato a partire da Germania e Stati Uniti, dove esiste già una consolidata tradizione di consumo, e naturalmente rivolgendoci ai paesi arabi e all’Asia”.
Dall’alto, lo spumante Jp Chenet firmato firmata Les Grands Chais de France, tre bottiglie Princess di Lavis e lo spritz di Schenk
In apertura, lo spumante senza alco di Steinbock
SCHENK PUNTA SU SPARKLING E SPRITZ Sempre dall’Alto Adige, il gruppo Schenk con base a Ora ha di fatto già un mercato consolidato nel segmento alcohol-free. Certo, a fronte di una produzione complessiva di circa 60 milioni di bottiglie, si parla di una piccola quota che però arriva a centinaia di migliaia di bottiglie. “Attualmente non abbiamo in listino alcun dealcolato fermo, ma solo due spumanti – riferisce l’amministratore delegato Daniele Simoni - che proponiamo nei mercati internazionali presidiati”. Ai vini si aggiunge uno spritz già miscelato, prodotto grazie all’aggiunta di aromi naturali come colorante, che stiamo lanciando sul mercato italiano con il sostegno di un’intensa campagna promozionale. “Crediamo che i vini dealcolati non puntino ad aggredire il segmento dei vini tradizionali bensì quello del beverage – aggiunge il manager – nel quale si annida quel 74% di persone che, a livello globale, non beve alcolici. Tanti potenziali clienti, capaci di aiutare un settore afflitto da surplus di produzione, per raggiungere i quali serve un grande sforzo comunicativo. Non si tratta, infatti, di convincere un consumatore a spostarsi da una tipologia di vino all’altra, bensì a mutare radicalmente abitudini di acquisto alcohol-free spesso consolidate”. Per riuscirci Schenk (fatturato Italia a 112 milioni) ha puntato su una comunicazione che ne valorizzi il basso tenore zuccherino, in linea con le tendenze salutiste della società, ma anche quella voglia di emulare chi beve vino che esiste in chi è costretto all’interno di limiti legati a stili di vita o a professioni religiose. “Non manchiamo di sottolineare, infine, come i vini alcohol-free sono prodotti naturali – conclude - derivanti cioè da un processo di dealcolizzazione, per norme e logica comparabili ad un vino tradizionale”.
Da sinistra, Martin Foradori Hofstätter e Daniele Simoni
PRINCESS, STARTUP CON FOCUS DEALCOLATI Partita nel 2012 da un’intuizione lungimirante, la Princess di Lavis in Trentino ha bruciato le tappe e cresce
di anno in anno (nel 2020 ha raggiunto 100mila euro di fatturato) conquistando fette di mercato nel mondo con i soli vini alcohol-free. Lavora vini a base Pinot grigio e Montepulciano d’Abruzzo per produrre vini fermi e frizzanti, ma l’ultimo nato è un vero ‘supertuscan’ (con le virgolette d’obbligo) lavorato da un blend di Sangiovese, Merlot, Colorino e Petit Verdot. “Noi siamo partiti subito con vini dealcolati che agli inizi abbiamo venduto come bevanda analcolica a 1 grado alcolico, arrivando dopo un anno a produrre a zero”, racconta l’amministratore delegato Michele Tait. Dopo un periodo di ricerca e sviluppo, nel 2016 è partita la commercializzazione e nel 2018 Princess vendeva 40mila bottiglie, nel 2019 oltre 70mila e nel 2020 ha raggiunto le 110mila bottiglie. “Quest’anno siamo già oltre le 90mila bottiglie - riferisce Tait - dato che la risposta del mercato è in accelerazione. Noi siamo una piccola azienda, non abbiamo mai fatto una fiera e non abbiamo una rete commerciale diretta. Spingiamo sui social e cresciamo grazie al rapporto con distributori che abbiamo attivato dal Canada al Giappone, dalla Cina al Quatar”. Princess vende in tutto il mondo e le aree trainanti sono Usa, Europa, Medio Oriente e Cina, ma la geografia dei suoi dealcolati sembra in rapida espansione.
LES GRANDS CHAIS GIOCA SU BLANC DE BLANCS E BLANC DE NOIR Il traino della nuova tendenza si fa sentire anche oltralpe. Il gruppo francese Les Grands Chais de France – 1 miliardo di fatturato per 550 milioni di bottiglie nel 2019 - produce una gamma di spumanti senza alcol tra cui la linea firmata JP Chenet, quinto marchio al mondo per volumi di vino venduti, che produce due bolle dealcolate con base Chardonnay e Pinot Noir Rosé. “I vini alcohol-free sono un prodotto in crescita su scala mondiale – rimarca Romina Romano, country manager Italia per il gruppo - grazie alla spinta di decine di milioni di giovani che, alla ricerca della propria identità, si affacciano a nuovi orizzonti beverage. Chiara anche la loro empatia riletto al tema della salute. Non mancano poi imposizioni religiose che nel vietare il consumo di bevande alcoliche generano milioni di potenziali consumatori di vino senza alcol. Un gruppo delle nostre dimensioni non può precludersi alcun dialogo, in linea con una visione di business aperta a cogliere tutte le occasioni offerte dai mercati mondiali”. Da gennaio 2020 ad oggi Les Grands Chais de France ha venduto 7,5 milioni di bottiglie di prodotto alcohol-free nel mondo e la prospettiva è di toccare quota 9,5 milioni entro il 2022. “Il 21% della popolazione Uk non consuma alcolici e il trend per questo segmento è in crescita soprattutto tra i millenials che, secondo i nostri dati, bevono un quinto in meno delle generazioni precedenti – specifica Romano - I nostri mercati principali sono Svezia, Germania, Inghilterra e Stati Uniti e ora stiamo valutando il lancio di queste linee anche in Italia, nel secondo semestre del 2021, vista la crescente richiesta dei nostri clienti. Questo tipo prodotti infatti interessa un gruppo trasversale di consumatori e non sono gli astemi”.
Dall’altro, Romina Romano e Michele Tait
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