Dream Magazine

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i contadini non hanno nemmeno denaro sufficiente a comprare i fertilizzanti. Poi, l’aumento di richiesta sul mercato del cacao, ha fatto in modo che si sviluppassero sempre di più le monocolture, talvolta anche su terreni inadeguati; tale condizione stressa comunque le piante, che in più soffrono a causa della siccità del terreno, indebolendosi al punto da diventare sempre più soggette ad infezioni. Anche se quest’anno le uova di Pasqua sono arrivate nei supermercati e nei vari negozi, non deve essere dimenticata l’eventualità di una loro assenza nei prossimi anni insieme a tanti altri prodotti. Sembra quasi surreale pensare alla “morte” del cioccolato, eppure l’allarme lanciato dall’American Cocoa Research Institute va preso in seria considerazione: il seme di cacao, che è l’ingrediente principale nella preparazione del cioccolato, è in pericolo. Se non si prenderanno seri provvedimenti, infatti, nel giro di 5-10 anni le riserve saranno destinate ad esaurirsi, e tra poco il prezzo del cacao salirà alle stelle. È necessario, però, osservare le cause che hanno comportato questo declino. I principali nemici li dobbiamo riscontrare nelle malattie e negli insetti: dal fungo monilia, che attacca le piantagioni del Costa 10

Rica, al virus causa del rigonfiamento dei germogli del cacao (CSSV), fino ad arrivare alla malattia detta “scopa della strega” che sta decimando le coltivazioni di Bahia, in Brasile. Per anni i coltivatori hanno cercato di contenere l’assalto, muovendo periodicamente le piantagioni in nuove aree dei tropici, addirittura in altri paesi o continenti, ovunque, insomma, fosse possibile trovare le giuste condizioni di crescita per queste piante che prediligono l’ambiente della foresta vergine, ma invano. Oggi, inoltre, il 70% del cacao viene prodotto soprattutto in Costa D’Avorio, dove le piantagioni sono coltivate in estreme condizioni di povertà, in quanto


Le piantagioni di cacao rappresentano un paradiso della bioconservazione, favorendo la sopravvivenza di un gran numero di specie animali e vegetali. Si prospetta insomma, una insolita alleanza con i gruppi ambientalisti. Inoltre, i genetisti sono da un po’ di tempo impegnati a completare la mappa genomica del cacao per scovare al suo interno i geni per la resistenza a virus e parassiti. Molti ricercatori statunitensi

sono coinvolti in questa ricerca e cercano di essere ottimisti sui possibili miglioramenti delle condizioni delle piantagioni. Le industrie, e di conseguenza anche la sfera commerciale, sono le piÚ preoccupate per la fine del cacao, ma si può anche dire che in questa lotta non sono soli: ecologisti e gruppi di ricercatori mettono a disposizione sia le proprie doti sia il proprio sapere per evitare una scomparsa tanto lenta e al tempo stesso dolorosa. dream m a g a z i n e 11


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Qual è lo stato attuale della canzone napoletana oggi? «Si scava sempre nell'antico, perché di attuale non c'è nulla al momento. Non ci sono più autori che scrivono canzoni come Era de Maggio ed I’ te vurria vasà. Oggi al massimo troviamo bravi autori che non riescono ad esprimersi perché non ci sono case discografiche disposte ad investire sulle loro canzoni, sulla canzone napoletana in generale. Fortunatamente Napoli ha un patrimonio classico molto ricco ed io che sono un’interprete, mi posso sbizzarrire e cantare le canzoni che voglio.» Ha pubblicato un nuovo album Comm' faccio senza 'e te. Cosa rappresenta per lei questo nuovo lavoro discografico? «Questo nuovo album riassume un po' tutte le cose che ho fatto, ci sono le canzoni dei dischi precedenti che hanno segnato il mio percorso artistico. È un po' la raccolta di tutto ciò che ho fatto finora in napoletano, anche perché in futuro ho intenzione di proporre qualcosa di diverso. Il prodotto napoletano sembra facile, ma in realtà è difficile da portare in radio, in televisione, e allora si cerca sempre di fare qualcosa di un po' più italianizzato, come ha fatto anche Pino Daniele, per entrare sul mercato nazionale. Una volta raggiunto il successo, si può cantare qualsiasi canzone, andrà sempre bene.» In questo album ci sono anche pezzi meno classici della canzone napoletana? «Sì, faccio un pezzo di Beppe Vessicchio e Rino Giglio, dal titolo Nu' penziero, cantato in passato magistralmente dal compianto Antonio Sorrentino.» Nella sua carriera artistica quasi trentennale ha sempre interpretato canzoni napoleta16


ne. Qual è il suo rapporto con la canzone italiana? «Direi ottimo, perché amo molto la canzone italiana. Nei miei concerti metto sempre qualche pezzo in italiano e sto preparando per il futuro anche un disco tutto in italiano.» Ha mai pensato di partecipare a Sanremo, oggi più che mai

esordito con grande successo al teatro Cilea di Napoli. In questo show, recito e canto in francese, portoghese, spagnolo, accompagnata da una grande orchestra, con suggestivi effetti scenici. Inoltre, sto preparando lo spettacolo per il prossimo anno.» Quali sono le sue passioni nel tempo libero?

aperto alla canzone dialettale? «Ci ho pensato più volte, però mi occorre prima una bella canzone in italiano. Un interprete non ha bisogno di cantare per forza in dialetto per descrivere le sue caratteristiche e potenzialità.» Oltre al disco, sta lavorando anche ad altri progetti? «Ho messo su uno spettacolo che si chiama Nu’ penziero, con il quale sono in tournée in Campania e nel resto d’Europa. Lo spettacolo, che ha richiesto due anni di preparazione, ha

«Spesso il mio tempo libero lo dedico alle persone sole, che non hanno niente, neppure il piatto da mettere a tavola. Opero presso la comunità Sant’Egidio, faccio volontariato in una casa di accoglienza per anziani, e mi occupo di cucinare e lavare. Sin da bambina ho avuto questa vocazione, andavo a fare la spesa e facevo compagnia agli anziani.» È abituata ad aiutare gli altri, infatti, leggiamo dalla sua biografia che è sedicesima di venti figli. Chi cucinava in

famiglia e che spazio ha il cibo nella sua vita? «Mia madre e mio padre cucinavano per tutti. Il cibo è una cosa importante, però non mi accanisco, nel senso che cerco sempre di avere un equilibrio, di mangiare bene e nel modo più naturale possibile. Anche se ad essere sincera le più saporite sono le ricette “povere”. Non amo i dolci, però ci sono quelli semplici, antichi, le graffette fritte ad esempio, che costano poco, sono buonissime e fanno malissimo.» E cosa le piace cucinare? «Le mie sorelle, "le figlie di Iorio", perché così ci chiamano, che hanno tutte dei ristoranti, risponderebbero che io sono quella famosa per il ragù e la pasta e fagioli.» Tutti possono fare bene in cucina? «Vorrei dire a quelli che affermano: "Io non so cucinare, non ho questa passione", che se c'è un po' di buona volontà, si può scoprire che con un pizzico di fantasia e amore, qualcosa alla fine riesce a venirne fuori, perché il cibo si cucina da solo, basta soltanto stargli vicino.»

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Il due aprile sarà nelle sale La vita è una cosa meravigliosa, una commedia divertente che ti vede tra i protagonisti. Finalmente di ritorno al cinema. Quale sarà il tuo personaggio? «Il mio ruolo è quello di un banchiere sconclusionato che si fa corrompere anche contro la pro18


pria volontà, ma che poi alla fine si redime. È una storia a lieto fine, come si deduce dal titolo La vita è una cosa meravigliosa. Un film di buoni sentimenti, tratto ed ispirato dall’ indimenticabile pellicola di Frank Capra.» Come hai vissuto questa esperienza cinematografica al fianco di Gigi Proietti? «È stato entusiasmante e divertente lavorare con Proietti, ma come del resto lo è stato con Enrico Brignano, Nancy Brilli e Luisa Ranieri.» A quale stesura teatrale e cinematografica stai lavorando in questo periodo? «Sto lavorando al mio prossimo film Non gioco più, in uscita nel 2011, di cui curerò la regia, la sceneggiatura e sarò anche attore protagonista. Inoltre, sono attualmente alle prese con la preparazione di una commedia teatrale che sarà pronta per la prossima stagione, il cui titolo è L’astice al veleno. Purtroppo non posso dire altro, anche perché entrambi i progetti sono ancora in fase di elaborazione.»

Artisticamente sei nato come attore teatrale, l’aver calcato per anni il palcoscenico ha influito nella tua carriera? «Certamente. Credo che il teatro sia un’ottima scuola per ottenere una buona formazione artistica. Consiglierei vivamente a tutti quelli che intendono intraprendere la recitazione, di iniziare dal teatro. È una disciplina che aiuta e facilita l’attore.» Quanto è cambiata la comicità negli anni? È difficile stare al passo con i tempi e cercare di soddisfare il pubblico con l’evolversi della società? «La comicità è sempre uguale, cambiano i temi. La difficoltà sta nel cercare novità, per presentarsi sempre in maniera sorprendente e non diventare scontato.» Riesci brillantemente a passare dal comico al drammatico. «Non vi trovo alcuna differenza. Mi piacciono entrambi i ruoli. Recitare un copione che sia comico o drammatico non fa differenza, l’importante e farlo bene, al fine di coinvolgere lo spettatore.»


Che ruolo interpreta in questo film? «Una signora borghese molto viziata, sposata con un chirurgo, non plastico (ride, n.d.r.) di quel20

li che noi a Roma li racchiudiamo in una categoria di quelli un po’ volgari, abituati a passare davanti alle file e ad una vita di privilegi. Una situazione bizzar-

ra con dei retroscena molto divertenti.» Prendendo in considerazione il titolo del film, cosa rappresenta per lei la vita? «Credo che la vita sia fatta di tante cose, positive e negative. È fondamentale, da parte di ogni individuo, sapere assaporare gli attimi, giorno dopo giorno, vivendo la vita al meglio.» Parliamo ora di un altro film al quale prenderà parte, A Natale mi sposo di Massimo Boldi. «Le riprese sono iniziate. Anche in questo film sarò la moglie di Salemme, ormai siamo una coppia affiatata, cinematograficamente parlando. Nella nostra vita subentrerà il ciclone Boldi che sconvolgerà totalmente la nostra esistenza.» Dal drammatico è passata alla commedia brillante. «In questo momento va benissimo la commedia. Di ruoli drammatici ne ho fatti tanti in passato, specialmente per la televisione. Credo che la commedia sia una scelta azzeccata, stiamo vivendo un periodo molto difficile, c’è troppa negatività in giro, la gente è stanca e triste e se c’è qualcuno che può portare nelle loro vite qualche ora di felicità, che ben venga.» Sono davvero tanti i personaggi da lei interpretati per il cinema, la televisione, ma anche per il teatro, quale le è piaciuto di più e quale avrebbe evitato di interpretare. «Tutto quello che ho fatto per il teatro lo ripeterei di nuovo, senza esitazioni. Per quanto riguarda invece i film, ce ne sono alcuni che non sono neppure usciti. Ecco quelli, se avessi saputo il loro destino, non li avrei girati.» Considerata la sua passione per il teatro, la vedremo in scena la prossima stagione? «Certamente e non vedo l’ora. In questo periodo sto provando una fantastica commedia inglese di Alex Johnson dal titolo Se fossi in te.»


In La vita è una cosa meravigliosa, ti vediamo ancora una volta al fianco di Gigi Proietti. «Gigi Proietti è stato il mio maestro, ho frequentato la sua scuola di recitazione, mi ha visto nascere artisticamente. Devo ammettere che è strano lavorare a progetti cinematografici in cui c’è anche lui. Anche se, a dirla tutta, a differenza del teatro, nei film non ci s’incontra quasi mai. Parlando di Proietti, sia sul set di Un’estate ai Caraibi, sia su quello de La vita è una cosa meravigliosa, non ci siamo incontrati.

Un film tiene a distanza gli attori e li riunisce solo in occasione della presentazione ufficiale o della promozione alla stampa.» E sempre in ambito di vecchie collaborazioni, anche l’incontro con i fratelli Vanzina non è il primo. «Posso dire che La vita è una cosa meravigliosa è l’ennesimo con Carlo ed Enrico Vanzina. Ormai lavoriamo insieme da una decina di anni. I fratelli Vanzina affrontano con amore e cura il mondo del cinema e in particolare amano gli attori. Ogni qualvolta ritorno sul set è sempre una piacevole conferma. Vanno annoverati tra i maestri del cinema che fanno un genere difficilissimo, quello della commedia, perché non è facile far ridere.» Qual è il tuo personaggio? «È un poliziotto che intercetta telefonate, un personaggio divertente che si innamora di una ragazza, interpretata da Luisa Ranieri. Tra loro nasce una storia d’amore. Il resto lo vedrete al cinema.» Possiamo dire che questo è un momento importante per la tua carriera. «Fortunatamente sì. I miei impegni mi portano via tanto tempo, ma alla fine mi diverto ed è questo quello che conta veramente.» Ti sei sposato da poco. Cosa ne pensa tua moglie dei tuoi innumerevoli impegni? «Sotto quest’ aspetto mi reputo molto fortunato. Mia moglie mi capisce, mi supporta e mi sopporta allo stesso tempo. Anche lei vive dei miei stessi sogni, è un’insegnante di danza, quindi abbiamo entrambi una carriera decisamente intensa.»


rispettive famiglie, che sotto inganno, li accompagnano ignari a Sharm el Sheik, dove il loro capo si trova in vacanza.» Negli ultimi anni si è affermata la sua popolarità al di là della collaborazione con Vincenzo Salemme. Lavorerete ancora insieme? «Con Vincenzo ho un rapporto bellissimo. Per lavorare assieme bisogna che entrambi siamo liberi da

È nelle sale La valigia sul letto, il nuovo film di Tartaglia. Cosa può dirci a proposito. «Il regista e protagonista del film, Eduardo Tartaglia, è stato un allievo della scuola di recitazione di mio padre. Era più giovane di me di qualche anno e mi colpì per determinazione e impegno. Dopo anni, mi ha chiamato per questo film. Il progetto mi ha convinto da 22

subito. Non ho ancora visto il film finito, ma posso dire che è carino, divertente, fresco.» Qual è il suo ruolo nel film? «Sono un poliziotto. Il film è incentrato su una persona che perde lavoro, casa e disperato inventa di essere parente di un boss pentito (interpretato da Biagio Izzo) rientrando nel programma di protezione dei testimoni.» Altro film in cui la vedremo quest’anno è Sharm el Sheik. «Anche questo è incentrato sul lavoro. Evidentemente è un periodo storico nel quale la commedia è colpita da queste difficoltà della società. I protagonisti sono due dirigenti, interpretati da me ed Enrico Brignano, che lavorano per un’azienda rilevata da un nuovo padrone, un imprenditore alla Cecchi Gori “vecchia maniera”, interpretato da Giorgio Panariello. Il nuovo proprietario decide di tagliare la parte dirigenziale e uno dei due verrà licenziato. Comincia la lotta tra i due, per accaparrarsi le grazie del capo, coinvolgendo le

Basilicata coast to coast segna la tua prima esperienza con un lungometraggio. Parliamo di come nasce l’idea. «Molto spesso mi è capitato di avere delle idee e di scrivere delle sceneggiature per alcuni film che sono anche usciti. Questa volta, in collaborazione con Valter Lupo, il mio braccio destro da sempre, che ha da subito appoggiato la mia idea, abbiamo scritto la sceneggiatura di questo film comico. La pellicola narra la storia di quattro musicisti che attraversano la Basilicata per partecipare ad un festival, che si svolge sulla costa Ionica. Caricano un carretto pieno di strumenti e attrezzature per accamparsi e con un cavallo partono all’insegna dell’avventura, della sospensione, per vivere un tempo più dilatato che consenta una maggior introspezione. Il film è stato girato in Basilicata dalla costa tirrenica a quella ionica. Inizialmente ho immaginato questo percorso,


impegni. Ma credo che ancora qualcosa di buono riusciremo a fare.» Progetti artistici futuri? «Quest’anno mi sono dedicato anima e corpo al cinema, la mia vera passione. Lo amo nella sua interezza e vorrei cominciare a lavorarci in maniera più personale.» Sono trascorsi dodici anni dal suo debutto al cinema. Come si vede tra altri dodici anni?

calcolando anche la durata in macchina o in moto e il risultato è stato circa un’ora e mezza. Così per far sì che il viaggio durasse un po’ di più abbiamo deciso di farlo a piedi. Così mi limiterò a dire che sono deciso ad affrontare il viaggio cinematografico sedendomi al posto dell’autista perché dentro la mia immaginazione si è formata una storia.» Cosa dovrebbe cogliere il pubblico vedendo la pellicola? «Dovrebbe innanzitutto divertirsi e prendere spunto dalle sfaccettature poetiche. Il film offre uno spunto di riflessione sul tempo che stiamo vivendo, spinge verso l’essenza delle cose. I protagonisti fanno questa esperienza dalla quale escono diversi, insomma vivono un cambiamento.» In molti ti conoscono come attore e sceneggiatore, ma se parliamo di regia Basilicata coast to coast, non è la tua prima volta. Ricordiamo due corti, Senza Parole del 1996 e Cecchi Gori Cecchi Gori? del 2000. «Sì, in effetti sono diversi anni che desidero avvicinarmi alla regia ed è stata proprio l’esperienza dei corti a darmi una spinta. La realizzazione filmica di un cortometraggio, e parliamo di Cecchi Gori Cecchi Gori?, mi ha fatto scoprire un modo tutto nuovo di vedere il cinema, ha scavato in me ed ecco che è nata l’esigenza di realizzare un lungometraggio.» Come cade la scelta degli atto-

«Sono dell’idea che si possa sognare anche a 90 anni, perché si può arrivare a 90 anni e un giorno, e quel giorno può essere il migliore di tutta la vita. Mi diverte recitare anche se mi piacerebbe passare dall’altra parte della macchina da presa, perché amo lavorare con gli attori. Non sarebbe male l’idea di vedermi tra dodici anni fare un bel cameo in un film diretto da me.»

ri, tra i quali ricordiamo Max Gazzè, Alessandro Gassman, Paolo Briguglia e Giovanna Mezzogiorno? «Mi sono rivolto ad attori che apprezzo molto e con cui ho un rapporto di amicizia e stima professionale. Giovanna è una mia amica da tanti anni, Alessandro lo stesso, ho sempre seguito Paolo Briguglia, mentre Max Gazzè lo conosco da quando eravamo ragazzi, ho intravisto in lui un’espressività e la possibilità di recitare un ruolo. Tutti mi hanno ripagato, hanno saputo offrire una delle loro migliori performance attoriali.»


Parliamo del Fantasy Horror Award e della tua partecipazione con il film Shadow. «La notizia di questo festival ha incuriosito non poche persone. Credo che questo evento sia un'ottima vetrina per il genere e poi, ci sono nomi di grande spicco sia a livello nazionale che internazionale, come Dario Argento, Carlo Lucarelli, Brian Yuzna, Robert Englund, tra gli altri.» A tal proposito, cosa significa per te prendere parte ad un evento italiano, ma che è di respiro internazionale? «Presentare il mio film in occasione del Fantasy Horror Award è come un ritorno a casa. Mi incuriosisce vedere le reazioni del pubblico, come reagisce al fatto che in Italia venga presentato per la prima volta un festival cinematografico dedicato esclusivamente all'horror. Tutta la prima fase del lancio di Shadow è stata fatta all'estero, toccando Inghilterra, Spagna, Portogallo, Belgio e anche Sud America, per cui posso dire che il mio film è nato con un respiro internazionale.» Dopo Nero Bifamiliare, questo 24

è il tuo secondo film. Come e quando è nata l'ispirazione? Il primo era un noir, quest'ultimo invece è un horror. «Ho sempre desiderato realizzare un horror. Sono cresciuto guardando i capolavori del cinema italiano, da Argento a Bava, apprezzando i grandi classici. L'horror è un genere che ancora continuo a seguire con passione. Se fosse stato per me, anche Nero Bifamiliare sarebbe stato più cupo e violento, ma la produzione decise di avvicinarsi di più alla commedia. Ed è stato in quell'occasione che pensai che il mio prossimo lavoro sarebbe stato un horror.» In Italia il cinema è rappresentato per la maggiore dalla commedia. Perché secondo te nel nostro Paese non viene dato spazio ad altri generi? «Perché un film è prodotto quando è vendibile anche in televisione. Il cinema horror incontra più difficoltà rispetto alla commedia, poichè, essendo spesso violento, inquietante, non trova grandi spazi in prima serata, poi, conosciamo benissimo la qualità della tv di questi ultimi anni.»

Hai curato le musiche anche per Shadow? «Questa volta no. La colonna sonora è stata composta dagli Alvarius, gruppo guidato da mio fratello Francesco. Il mio è stato un ruolo da supervisore musicale, in più mi sono divertito a suonare qualche strumento.» Sono diversi i premi musicali e cinematografici che hai ricevuto. Quanto ti lusingano i riconoscimenti e quanto ti interessa il giudizio di pubblico e critica? «Vivo le cose che faccio in maniera molto intensa. Mi lascio trasportare dall'aspetto creativo e non sono portato a pensare a certe cose.» Sono più di quindici anni che porti avanti i tuoi progetti con i Tiromancino. A cosa state lavorando ultimamente? «Stiamo lavorando al nuovo album di brani inediti, la cui uscita è prevista per l'estate. I pezzi li stiamo registrando con il coarrangiatore Andrea Pesce, ed insieme stiamo producendo questo disco. Dopo aver viaggiato nel mondo dell'horror è sempre un piacere ritornare alle mie radici.»






La vostra comunicatività vi farà regnare incontrastati nell’ambiente delle amicizie. La vostra impulsività caratteriale, però, potrebbe finire per rendervi antipatici agli occhi degli altri, in alcuni momenti in cui è richiesta una maggiore sobrietà nel comportamento. Non polemizzate.

Con il prossimo si concluderà un periodo economico negativo. Vivrete ottimi rapporti con le amicizie e potrete guardarle con serenità. Non mancheranno riunioni allietate da ottime cene. L'ultima settimana l'occuperete ad organizzare incontri e ad approfondire rapporti.

Ciò che potrà essere causa di nervosismo durante il prossimo periodo, sarà il crescente disaccordo con i parenti. Alcuni familiari, infatti, metteranno a dura prova la vostra stabilità nervosa. Cercate di essere pazienti. Tutto in perfetta armonia, invece, sul fronte sentimentale.

Sta per arrivare un periodo in cui vi sentirete emotivi, spontanei e non vi andrà di fare nulla. Deliziandovi nella vostra passività lascerete andare per conto loro le cose. Tutti vi apprezzeranno per la dolcezza che esprimerete e offrirete un'immagine di voi rassicurante e tenera.

Vi toglierete soddisfazioni molto costose e nello stesso tempo metterete su, contando sulle vostre ottime capacità organizzative, progetti importanti dai costi elevati. Nel contempo, molti progetti impiantati si concretizzeranno in un grande successo economico e professionale.

Il vostro impegno nelle faccende quotidiane, dalla terza settimana di marzo, migliorerà, ottenendo buoni risultati che giungeranno attraverso l'ingegno e la precisione a voi soliti. Raccoglierete consensi soprattutto dai familiari e reagirete alle loro richieste con notevole spirito pratico.

Volgerete il vostro interesse verso diverse espressioni di arte, sotto il profilo più squisitamente del gusto. Il piacere si allargherà alle cose raffinate. A questa armonia si combinerà anche quella dell'equilibrio sentimentale, anche se potreste correre il rischio di annoiarvi e annoiare.

Ancora una po’ e le noie nel lavoro termineranno e ritornerete ad un clima distensivo. Ciò che vi impegnerà sarà la forte passione che metterete nel manifestare la volontà di esprimervi. L'amore per il rischio non vi risparmierà azzardi nell'esprimere il vostro talento in svariati settori.

Penserete che sia giunto il momento di cambiare attività. Sarete interessati ai lavori liberi e ai cambiamenti di luogo per portare aria nuova e nuovi orientamenti professionali. Dovrete tenere sotto controllo le vostre qualità di buongustai e l'amore per la cucina di tipo esotico.

La vostra vita di coppia rappresenterà per voi, ma anche per gli altri, un sano esempio di stabilità e serietà. Il rapporto avrà solide basi sorrette da passione. Questa stabilità si estenderà anche fra soci in affari e collaboratori, pertanto saranno destinati a buon fine eventuali affari.

Verrete apprezzati molto per la sicura riuscita di qualche vostro progetto sociale orientato sulle vostre qualità personali. Il successo avverrà all'estero o fra gente straniera, quindi in un certo qual modo ne risulteranno favoriti anche i viaggi, che prenderanno pieghe inaspettate.

Sarà un periodo di confusione e noie professionali che si alterneranno a buoni momenti di creatività e sensibilità nel lavoro. La volontà perderà forza e sarà influenzabile, soggetta ai diversi stati d'animo che potranno alternarsi in voi. Avrete bisogno di essere incoraggiati. 29


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Come è nata l'idea di entrare nel cast di Precious? «Ho avuto l'occasione di conoscere il regista Lee Daniels durante le riprese di un altro film di cui lui era produttore, da lì siamo diventati amici. Crede molto in me e quando ha cominciato a pensare alla realizzazione di Precious, mi ha chiesto di partecipare, anche se sono stata avvertita solo due giorni prima delle riprese. Non sapevo nulla, 32

ed è stato difficile prepararmi in così poco tempo, non solo perché mi ha imbruttita, accentuandomi le occhiaie e facendomi delle rughe, ma anche perché ho dovuto rinunciare a molte aspetti di me per riuscire ad interpretare questa donna. Alla fine però ci siamo riusciti. Sono davvero grata per avere avuto l'opportunità di far parte di questo progetto, difficile da guardare, molto duro, un tema attuale di

cui bisogna ancora parlare.» Si parla di abuso di un padre sulla figlia… «Diciamo pure che è la questione profonda del film. Conosco molte persone che hanno subito questo tipo di violenza e il mio personaggio, Mrs Weiss, non è capace ad aiutare la protagonista del film, lo dice la stessa Preciuos alla fine, forse perché in definitiva non hai mai creduto nella ragazza. Il mio è un perso-


delle volte drammatici e toccanti, ad essere forte e severa al tempo stesso, come del resto lo sono tutti gli assistenti sociali.» Come ha reagito del fatto che l’hanno imbruttita? «Bisogna lasciar fare ai registi. Lee mi disse: "ti renderò così brutta che nemmeno mamma ti riconoscerà", ed io accettai senza esitare. Quando mi sono vista la prima volta, ero davvero sorpresa. Il mio aspetto sembra molto naturale, ma in realtà mi hanno imbruttita parecchio. Bisogna sapere perdere la vanità, dimenticare chi siamo.» Lei è una grandissima cantante, ora anche attrice, non teme che il pubblico possa confondersi tra questi due ruoli? «Non credo. Anche Barbra Streisand, Diana Ross e tanti altri artisti hanno avuto una carriera duplice. Ho scelto di fare film indipendenti come Wise Girls con Mira Sorvino e Tennessee, anche se tutti me lo sconsigliavano poiché sono troppo famosa. Da lì ho cominciato a studiare recitazione ed ho scoperto che mi piace tantissimo. Onestamente, non credo che i miei veri fan possano rimanere disorientati. La musica è una cosa e il cinema ne è un'altra. La prossima volta, però, spero di

naggio difficile, un assistente sociale molto provata dal suo duro lavoro. È stato molto difficile calarmi nei panni di questo personaggio, ho dovuto lavorare molto interiormente. Mrs Weiss è una donna stanca, che non si sforza nemmeno di rendersi più presentabile agli occhi della gente. Sicuramente prova interesse per le persone che chiedono il suo aiuto, riuscendo, nonostante la difficoltà dei casi, il più

fare una parte meno in cui sono meno brutta.» Qual è la vera Mariah, la diva capricciosa o la donna molto disponibile verso gli altri? «Credo che non si debba essere monodimensionali, nessuno di noi deve essere una cosa sola, qualcuno può essere disponibile, tentando di aiutare gli altri nel mondo e, al tempo stesso, fare esperienze creative, magari diverse rispetto all'immagine pubblica, questo vale per ognuno di noi. Alcuni cambiano idea, aspetto, acconciatura continua-

mente, io ad esempio non l'ho mai fatto. Forse perché sono una cantautrice e vorrei ribadirlo, perché molti non sanno che i testi che canto sono scritti da me personalmente.» Quali sono i suoi progetti futuri riguardo al cinema? «Mi piacerebbe lavorare con Scorsese o con Woody Allen, ma la mia vera intenzione è quella di continuare a recitare in film indipendenti. Mi hanno proposto anche due progetti commerciali, anche quelli mi piacerebbero, però dovrei fare molta attenzione ed essere certa di scegliere le cose giuste e appropriate, ecco perché scelgo sempre film indipendenti.» La colpisce qualcosa del cinema e della musica italiana? «Mi piace La Dolce Vita e Fellini, ma sono ancora tantissime le cose che devo imparare della cinematografia di altri paesi, in particolare dell'Italia. In Precious, c'è una scena che è una citazione da La Ciociara. Quando l'ho vista la prima volta ero con un’amica carissima e lei ha cominciato a ridere così forte perché aveva riconosciuto immediatamente la citazione cinematografica. È stata davvero un'idea geniale.» All'uscita di un disco o un film c'è molta attenzione mediatica. Lei è un personaggio che accetta le sfide ed i risultati per quello che sono o spera sempre nel successo? «Finché sono fiera e orgogliosa del lavoro che faccio va tutto bene. È chiaro che non tutto può essere Via col Vento. Quest'ultimo film è davvero un po' sul genere, duro da guardare ma anche divertente. Lee Daniels è stato fantastico ecco perché gli sono grata, ha messo insieme due mondi diversi, la vita difficile, ma anche il mondo della fantasia. Sono lieta di far parte di questo progetto e spero che il mio prossimo film possa essere ancora un successo.» Per quelli che amano la sua musica, smetterà mai di cantare? «Mai! Anche se devo cantare solo nella doccia o con l'mp3.» dream m a g a z i n e 33


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Dopo Ranieri e Morandi anche tu hai avuto l'opportunità di portare in prima serata su Raiuno un one man show. Raccontaci questa tua nuova esperienza che ti ha visto per la prima volta in veste di conduttore. «Sono state due serate di grande musica, incontri e duetti con i miei amici e con i miei miti di sempre, personaggi che ho ammirato sin dall'infanzia e che mi hanno dato la forza di intraprendere questa carriera. Ho accolto gli artisti proprio come se stessero a casa mia, cercando si essere me stesso, senza indossare nessuna maschera, perché prima o poi l'artista passa, ma è l'uomo che rimane. Ed è proprio da questo concetto di vita che nasce Gigi, questo sono io, dapprima il titolo del mio libro autobiografico e del mio penultimo disco, oggi anche del mio primo show televisivo. Per questa grande opportunità devo ringra-

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ziare la Rai, ma anche gli autori e tutti quelli che mi sono stati vicino e hanno reso possibile la realizzazione di questa mia esperienza televisiva.» Il programma doveva andare in onda già un anno fa. Come mai è slittato? «Non era ancora il momento giusto. Poi, cambiando la direzione e tutta la scala gerarchica della Rai, è stato possibile inserire nel palinsesto questo programma di due serate.» Il tuo successo negli anni ha preso sempre più piede. Oggi ti ritrovi ad essere uno tra i personaggi musicali più polari in Italia, ma anche nel resto del mondo. Sembra assurdo che solo adesso ti abbiano dato la possibilità di presentare uno show tutto tuo. «Purtroppo tutti quelli che arrivano da Napoli sono sempre guardati con un occhio diverso. Ho sempre fatto fatica a promuovere la mia musica rispetto ad un

artista che veniva per esempio da Belluno. Oggi posso ritenermi soddisfatto poiché, pur essendo di Napoli, la mie vendite vanno fortissimo anche al nord. Sono amato da molti e non solo in Italia, infatti ho girato il mondo già cinque volte. Quest'anno la Rai ha deciso di darmi piena fiducia, ha creduto in me, dandomi questa grande responsabilità. Ad essere sinceri, non posso dire se questa occasione la meritavo prima, se non la meritavo proprio o se mi spettava qualcosa di più. Sono contento così e questo è quello che più conta.» Il 6 novembre è partito dal Palalottomatica di Roma un nuovo tour mondiale. Quali sono le difficoltà e le differenze tra l'esibirsi in uno stadio o in televisone? «La mia tournée prosegue. Tra novembre e dicembre ho toccato diverse città italiane, ora mi aspetta il resto del mondo. Le difficoltà tra il cantare in uno stadio o in televisione ci sono eccome! Chi solitamente viene a sentire la mia musica dal vivo ha già pagato un biglietto, quindi, si ha la certezza che quelle persone stiano lì per te. In televisione il discorso cambia: il pubblico sta a casa e con un semplice clic sul telecomando, può decidere di non vedere più la tua faccia. L'ideale è trovare il modo per farli restare sintonizzati sullo stesso canale per tutta la durata del programma.» Parliamo della campagna di comunicazione Adesso basta. Vinciamo la violenza a gran voce in cui, attraverso un incontro fatto di "parole e musica", affronti il tema del bullismo. «È un'iniziativa promossa dal Comune di Roma, che ha scelto me come testimonial al fine di dare ai ragazzi, attraverso le parole e la musica, un messaggio di incoraggiamento e di esempio di sano stile di vita. Credo che la musica serva a questo. Noi artisti siamo raccoglitori di folle ed è proprio attraverso la nostra popolarità che possiamo lanciare dei messaggi importanti ai gio-


vani che si affacciano alla vita, una vita che diventa sempre più difficile, oggi più di ieri. La musica è una missione e come diceva Sant’Agostino: "chi canta prega due volte". Personalmente sono nato e cresciuto in un quartiere alquanto difficile, fortunatamente, però, ho provato fin da piccolo un grande amore per la musica, ed è stata questa passione che mi ha salvato, mi ha aiutato a non intraprendere una strada sbagliata.» A quanto pare però, a qualcuno non è andato giù il fatto che tu sia il testimonial di questa campagna. «Quel qualcuno ha a che fare con la politica e sinceramente non mi interessa. Sto dedicando un po' del mio tempo a dei ragazzi che non hanno avuto la mia stessa fortuna. Di questa iniziativa realizzeremo un finale allo stadio Olimpico di Roma il 4 giugno e l'ingresso per i ragazzi sarà del tutto gratuito.» Questo progetto verrà proposto anche a Napoli? «Per il momento questo è un progetto promosso solo dal Comune di Roma.» Questo è il messaggio che porti ai ragazzi disagiati, quelli meno fortunati. Ma da padre, come ti rapporti con i tuoi figli? «Mi considero un uomo semplice che apprezza quotidianamente tutto quello che negli anni è riuscito a costruire. Quando mi rapporto con i miei figli, quello che più volte affermo con loro è di apprezzare le cose che hanno e di sapersele mantenere anche in futuro. Questo perché, a me il tornare indietro non spaventa, ma per chi come loro è nato già negli agi e nella comodità, sarebbe assai difficile.» I tuoi inizi raccontano di un cantautore napoletano neomelodico, che ad un certo punto della sua carriera ha deciso di accompagnare le sue note con testi in italiano. «Napoli sarà per sempre protagonista della mia vita attraverso la musica. Il dialetto napoletano è quello più conosciuto al

mondo, anche perché non so quanto possa emozionare una canzone cantata in dialetto torinese o milanese. Col tempo, e consapevole che cantare solo ed esclusivamente in napoletano non mi avrebbe portato molto avanti, ho deciso di scrivere i testi in italiano, ma questo non vuol dire che rinnego la mia origine. Anche Napoli è cambiata, oggi i napoletani si “sentono” anche italiani, non è come prima.» Sei napoletano, ma come molti dei tuoi colleghi, vivi a Roma. Che cosa rappresentano queste due città per te? «Napoli è come mia madre, quando torno in questa città mi sento protetto, coccolato, proprio come un bambino tra le braccia della mamma. A Roma devo molto, questa città ha portato dei vantaggi al mio lavoro, forse se fossi rimasto a Napoli non avrei avuto tutte queste opportunità.» Oggi il modo di fare carriera per un cantante è un tantino cambiato. Forse, grazie a questi talent show, si è più avvantaggiati. Cosa ne pensi a riguardo? «Diciamo che i talent-show danno molta più visibilità, rispetto a quando ho iniziato io. Purtroppo quello che manca a questi giovani è la gavetta. Ad esempio, quando partecipai a Sanremo ero emozionatissimo e mi ha sorpreso vedere quest'anno Valerio Scanu arrivare primo senza emozionarsi minimamente. Io avrei pianto per una settimana, forse perché ho costruito tutto pian piano.» Il pubblico ti ama con quella intensità, quasi come se tu facessi parte della famiglia. «In passato ho fatto un album dal titolo Uno come te proprio perché mi reputo uno vicino alla gente, che riesce ad esprimere i propri sentimenti attraverso la musica. Anche se mi trovo su un palco, mi sento comunque uno schiavo a servizio del pubblico che mi segue. Sono vicino alla gente perché amo stare tra la gente.» dream m a g a z i n e 39


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Hai partecipato al Festival di Sanremo con Per tutte le volte che, canzone vincitrice, scritta dal tuo amico Pierdavide Carone, che é anche tra i protagonisti di Amici 2010. «Per tutte le volte che è una canzone maturata e cresciuta assieme a me, è un brano di notevole difficoltà vocale, ma al tempo stesso che risulta essere di un'immediatezza unica. Il ritornello è esplosivo, avvolgente e da togliere il fiato. Con Pierdavide ho avuto già modo di lavorare e, dopo avergli fatto ascoltare il pezzo, lui ha deciso di apportare delle modifiche in base al mio tipo di vocalità. Il brano è stato inciso a Londra e con me hanno lavorato il maestro Peppe Vessicchio e il maestro Perris.» Cosa ha significato per te questa partecipazione a Sanremo? «Sicuramente è stato un punto d'arrivo, ma anche uno di partenza. Ho cercato di lasciare un segno. Cantare sul palco dell’Ariston è stata un’esperienza sensazionale. Ogni volta ho interpretato la canzone in maniera diversa, anche se credo la migliore interpretazione sia stata, a mio avviso, quella insieme ad Alessandra Amoroso. Il mio più grande obiettivo, però, è di continuare a crescere, confermando quanto di buono ho fatto finora e sperando di proseguire quel percorso che ho intrapreso fin da bambino. Questo è un modo per ringraziare tutti quelli che hanno creduto in me ed ancora lo fanno.» È vero che durante uno shooting fotografico con tutti i cantanti in gara, Morgan non ti ha riconosciuto? «Sì, è vero. Avevo con me un mio

cd gliel'ho dato e gli ho detto: “Tieni te lo regalo, così almeno mi conosci".» Il Festival ha fatto anche da traino al tuo terzo album. «Ho scelto Londra per terminare di registrare il mio terzo cd, uscito il 19 febbraio, proprio in concomitanza con il Festival. Il titolo prende il nome della canzone sanremese. A breve partirà un tour, che mi porterà in giro per l'Italia.» A proposito di tour, tu ne hai già fatto uno che ha coronato uno straordinario 2009. «L'anno scorso è stato favoloso. È stata una bellissima soddisfazione arrivare a 100.000 copie vendute (con 70.000 prenotate in prevendita). Altrettanto bello è stato avere la canzone Ricordati di me nel gruppo di quelle che hanno composto la colonna sonora del film Amore 14, di Federico Moccia.» Dalle interviste che rilasci si nota la tua netta preferenza per il live, come mai? «A cantare in studio possono sembrare tutti abili, ma è dal vivo che si possono dimostrare le proprie qualità.»

Hai ottenuto grandi successi nel 2009, ma dai l'impressione di guardare esclusivamente al futuro. «Si è vero. Bisogna sempre guardare avanti. Se non ci si migliora di giorno in giorno purtroppo è difficile durare a lungo in questo mondo.» Com'è oggi il tuo rapporto con Maria De Filippi? «Abbiamo uno splendido rapporto, è rimasto intenso, anche dopo la fine di Amici. Ci sentiamo molto spesso e lei viene a vedere le mie prove, ma soprattutto mi dà consigli preziosi.» Di questa nuova vita cosa ti gratifica maggiormente? «È tutto bellissimo: da Amici, al Disco d'Oro, passando per il Festival di Sanremo, tutto è stato meraviglioso, davvero tutto, compresa anche la serata più normale.» Hai vissuto un anno favoloso quindi, ma un sogno nel cassetto ce l'hai? «Si ho un mio sogno nel cassetto: spero di fare una colonna sonora per la Disney, è una passione che ho sin da bambino e sarebbe davvero fantastico.»

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Hai pensato veramente di abbandonare Sanremo? «Sì. La prima sera, quando prima di entrare sul palco ho provato un'emozione devastante, avevo la fortissima tentazione di prendere e scappare via ed è stato l'unico momento in cui ho pensato, ma chi me l'ha fatto fa’. Fortunatamente ho cambiato idea ed ho vissuto tutta l'energia che solo il palco dell'Ariston riesce a trasmettere.» Per tutta la vita è un amore finito male? «Assolutamente no. Lo percepisco in maniera diversa, ma ognuno interpreta il testo a modo suo. È una canzone sulle relazioni in generale, su ciò che ci lega agli altri, tipo un rapporto padre figlio, un rapporto con le persone con cui condividiamo uno spazio. Una sorta di inno a darsi agli altri, alle cose che facciamo con passione, pensando che possano durare tutta la vita.» Come sei arrivata ad incidere un primo album? «La mia è stata una lunga gavet-

ta perché amo la musica fin da piccola. Ho fatto pianobar da quando avevo tredici anni ed ho sempre avuto un gruppo con cui suonavo nei locali. Nel 2007 ho partecipato a Sanremolab e nel 2008 ho avuto l'opportunità di entrare ad X Factor, un'esperienza fantastica. Poi c'è stato il duetto con Fiorella Mannoia, il Festival di Sanremo, insomma tutto questo percorso è allucinante, però mi ha permesso di arrivare fin qui.» A proposito di Fiorella Mannoia, cosa puoi dirci di questa grande collaborazione? «È una grandissima artista, una donna determinata, simpatica, ma anche un po' capocciona, come è giusto che sia. È inutile dire che avevo bisogno di questa esperienza fantastica e di entrare in relazione con un’interprete così forte. Credo nella collaborazione fra artisti, le canzoni più belle nascono sempre da mondi diversi che entrano in contatto. In futuro mi piacerebbe collaborare con autori come Ivano

Fossati o Gaetano Curreri, come si dice, se bisogna affogare è meglio l'acqua alta.» A quale musicalità ti senti più vicina? «Amo jazz, R&B, ma anche la musica italiana degli anni '50 e '60 ed artisti come Tenco, Bindi, Endrigo, e su questo devo ringraziare Morgan, che mi ha fatto capire l'importanza di cantare in italiano.» Tra le prime cose che hai fatto, sei apparsa con tua sorella Arianna nel video di Pier Cortese. «Ero andata con mia sorella a firmare il contratto come corista nel tour teatrale di Gabriele Cirilli e il regista ci propose di prendere parte al video.» Ma eri già stata in video da bambina? «A 19 mesi, ero la controfigura delle chiappe del bambino della Pampers.» Stai già lavorando a nuovi pezzi? «Mi piacerebbe fare un nuovo album, ma vorrei una lavorazione degna di questo nome, quindi avrò bisogno di un bel po' di mesi almeno nove, poi vedremo.» dream m a g a z i n e 43


Il tuo nuovo lavoro discografico If è partito benissimo, con 70.000 copie vendute in prevendita. «È un album di respiro internazionale con grandi nomi della musica internazionale e penso subito a Sonny Thompson, che è stato il bassista di Prince, ma anche a Jacques Morelembaum, l'Ennio Morricone brasiliano. Non ho fatto copia/incolla, ci siamo contaminati a vicenda.» Come mai questo titolo If? «È un titolo significativo e il disco è molto vincolato al sé che forse non avrebbe mai visto la luce se non avessi fatto certe scelte, se non avessi incontrato certe persone.» Dai l'idea di esserti divertito nella preparazione di quest'ultimo album. «Sì, è vero. Ho lavorato con musicisti strepitosi anche dal punto di vista umano, c'era sempre grande allegria, non solo perché abbiamo trascorso parte del tempo in 44


Brasile, ma soprattutto perchè sono riuscito a riunire tutti i musicisti che mi hanno accompagnato durante la mia carriera.» Il primo singolo It's be lonely è finito rapidamente in testa alla chart dei singoli. «Mi piace molto è una storia di vita vissuta che insegna a non volere qualcuno a tutti i costi.» Serenity, invece, sembra rappresentarti in questo particolare momento. «Sì, in effetti è un periodo in cui sono molto sereno. Questo brano me lo ha consigliato un mio amico dj, ed è un rifacimento di Sudden Senelity di Herb Geller.» Parlaci della collaborazione con il grande Burt Bacharach. «Burt mi ha regalato due brani, Something was Beautifu che ho inserito in If ed un altro che ho messo da parte. È nata una bella amicizia, mi sono guadagnato la sua fiducia, per me è un grande onore lavorare insieme.» In questo tuo terzo cd è presente anche il rifacimento di E se domani. «L'idea è nata quando ho cantato al Teatro degli Arcimboldi in memoria di Carlo Alberto Rossi, autore della canzone. In quell'occasione ho cantato con l'arzillo Fausto Cigliano, il primo che ha interpretato E se domani. Questo voglio sottolinearlo, perché tutti pensano ingiustamente a Mina. Comunque, ho cercato di modellare il brano a modo mio, con uno stile più caraibico.» Hai lavorato anche con la Walt Disney nel rifacimento degli Aristogatti. «È stato piacevole, mi hanno chiesto di partecipare ed ho interpretato i due brani Everybody wants to be a cat e Thomas O'Malley, a modo mio, ma in ogni modo sempre rigorosamente in inglese.» Sempre rigorosamente in inglese. Perché non canti in italiano? «Da giovane pensavo al perché in Italia dobbiamo ascoltare gli altri che cantano in inglese, magari anche imposti dalle grandi major, mentre poi noi non

possiamo uscire fuori dai nostri confini. Così, ho scelto di cantare in inglese, per potermi imporre anche all'estero. Non è assolutamente bello che noi italiani andiamo a Zara e lì non ci conosce nessuno.» Anche se poi in realtà un tuo brano in italiano c'è. «Sì, è un tributo ad Alex Baroni. Ci conoscevamo, ma in realtà non eravamo amici. Avevamo in comune i musicisti che quando decisero di pubblicare un disco commemorativo, mi chiesero di cantare un pezzo meno noto, tra l'altro prodotto da Eros Ramazzotti.»

Assieme a Renato Zero sei l'unico big della musica italiana a non essere in una major, come mai questa scelta? «Nel mercato musicale la crisi si sente, per loro (le major) ci sono grandi difficoltà, qualcuno ha chiuso. Ho scelto di essere indipendente per essere più libero. Comunque si ha a che fare sempre con il promoter radio, con il promoter tv, esiste sempre un produttore. Alla fine è uguale, cambia l'ambiente, che è più ristretto, al massimo si lavora con sei o sette persone, è sembra di stare in un ambiente molto più familiare.» dream m a g a z i n e 45


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Come mai tre anni di assenza dalle scene musicali? «In realtà in questi tre anni abbiamo continuato a suonare e a fare concerti fino al settembre 2008 con il tour di En Vivo, raccolta live uscita dopo Officine meccaniche. Nella raccolta c'era Insolita, colonna sonora del film di Sergio Rubini Colpo d'occhio e Drammaturgia, rifacimento del Rocky Horror Picture Show, nel cui video erano presenti tra gli altri Riccardo Scamarcio e Paolo Bonolis. Dopo 500 live abbiamo deciso di prenderci una pausa.» In questi anni come si è evoluto il vostro modo di fare musica? «Il nostro modo di fare musica si basa soprattutto sul live, è fondamentale per noi sunare insieme. La novità di questo disco è stato il fatto di rimanere un anno fermi a lavorarci su, cosa che non avevamo mai fatto. Abbiamo avuto modo di confrontarci moltissimo. Ci siamo soffermati su ogni giro, su ogni canzone e alla fine sono venute fuori undici pezzi molto più corposi. È cambiato forse anche il mio modo di scrivere. Se prima era più introspettivo, ora ho esternato, in maniera più semplice e razionale i miei pensieri.» Cosa rappresenta quest'album e cosa vi aspettate in termini di risultati? «Devo dire che ho imparato a non farmi più aspettative, perché vengono sempre deluse. Non ho

neppure più l'ansia da prestazione che si ha in genere quando si è in competizione con altri gruppi, visto che in Italia lo spazio musicale è sempre più ristretto. Spero di aver raggiunto un inizio di maturità anche grazie alle esperienze di vita che abbiamo vissuto. Le strade del tempo è una presa di coscienza dell'importanza del tempo e del fatto di non sprecarlo.» Hai detto di essere stato più libero, più razionale nello scrivere. Ci sono state delle limitazioni o delle censure? «No, magari delle auto-censure. Il rapporto con la casa discografica è molto libero, non abbiamo restrizioni. Ho detto di essermi auto-censurato in maniera ironica perché ho toccato argomenti anche spirituali, in un Paese profondamente Cattolico.» Quali argomenti hai toccato nello specifico? «Ho parlato di dei, del fatto che un tempo c'era più rispetto per ogni elemento naturale e l'uomo aveva un certo timore, in quanto

era più rispettoso nei confronti del mondo. Probabilmente c'erano molte meno "schifezze" rispetto ad oggi. Oggi è l'uomo che fa paura, non è più di Dio che si ha timore. Si è persa un po' la fede e, quello che mi spaventa di più, ripeto, è proprio l'uomo.» La canzone Le sirene del mare è nata attraverso una rilettura dell'Odissea. Che cosa ci hai visto di nuovo? Cosa ti ha colpito? «Leggendola a scuola, in maniera forzata, ometti alcuni concetti. Rileggendola a distanza di anni, devo dire che mi ha veramente colpito. Mi ha appassionato il coraggio di quest'uomo che aveva litigato con gli dei per poi ritrovare la fede dopo un lungo viaggio. Ha affrontato qualcosa che ogni uomo dovrebbe essere in grado di fare per ritrovare la fede. Le sirene del mare sono paragonabili con il loro canto a molti aspetti della vita moderna che ammaliano l'uomo e lo fanno cadere inesorabilmente.» Queste canzoni sono nate grazie anche alle esperienze maturate in questi anni? «Si, probabilmente avevamo tenuto tutto dentro ed ora siamo giunti a una nuova maturazione.» Non è difficile per un musicista restare lontano dal pubblico per così tanto tempo? «Certamente. L'adrenalina che ti provoca il pubblico in un concerto è unica, crea dipendenza in un certo senso. È paragonabile solo ad un salto da un aereo. Il pubblico ci emoziona ancora tanto è questa è bello, perché vuol dire che siamo ancora genuini.»

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