Dream Magazine

Page 1



Cari lettori, E’ sicuramente prematuro fare un bilancio sui risultati che il cinema italiano potrebbe ottenere nel 2009, anche perchè molti dei film che le diverse case di produzione hanno presentato, non sono effettivamente ancora usciti. Ma in virtù del fatto che il Festival Internazionale del Cinema di Berlino ha categoricamente bocciato la qualità cinematografica italiana, escludendo ogni sua pellicola (fatta eccezione per poche interpretazioni di qualche attore di casa nostra, come Calvani, Barbareschi e Scamarcio) sembra che il nostro cinema non riesca proprio a decollare come dovrebbe. Sembrerebbe facile puntare il dito contro qualcuno o qualcosa colpevole di fare ostracismo nei confronti del cinema italiano, momentaneamente assente dai mercati internazionali. C’è da dire, comunque, che anche se negli ultimi anni qualcosa è cambiato, la crisi resta. Promuovere il nostro cinema all’estero, in definitiva, però, non costerebbe molto. E non per fare la solita retorica colpevolista contro la classe politica e dirigente nazionale, ma quello che manca è la volontà da parte delle istituzioni che ci rappresentano anche

all’estero, di farlo attraverso la riforma dei canali di distribuzione culturale. Tali canali potrebbero divenire dei veri e propri centri di produzione di cultura nazionale, insomma una vetrina che sia in graado di mostrare il miglior cinema italiano non ancora conosciuto all’estero. Alla luce dei risultati degli ultimi anni, sia nel settore cinematografico italiano, sia in quelli della letteratura, della musica e della cultura in generale, si evince che tali settori possono svilupparsi e rafforzarsi anche in un momento di crisi come quello che il nostro Paese sta vivendo. Ma la questione è che i politici non sembrano aver preso seriamente in considerazione questo dato di fatto. I problemi dell’industria cinematografica, oggi, possono ricondursi in particolar modo a due fattori, uno legale (lo Stato) e l’atro illegale (il download indiscriminato). Proprio per quanto riguarda quest ultima voce, i produttori avvertono l’esigenza della realizzazione di una legge, su modello di quella francese, che possa, in qualche modo, far sì che i film siano venduti in rete a costi contenuti. In assenza di questa, però, non esiste alcun fermo istituzionale che sia in

grado di poter mettere fine ai download gratuiti delle pellicole. E’ anche il caso di dire, però, che il nostro cinema si differenzia da quello internazionale e non sempre con risultati che si avvicinano alle esigenze di un pubblico che sembra essere sempre più globalizzato. In Italia, infatti, si producono, per la maggiore, film di genere drammatico e commedie. Il dramma trionfa sulla commedia con 72 pellicole contro le 52 di quest ultima (risultati ufficiali del bilancio 2007/08). Tutto ciò a discapito dei film di animazione, degli action movie, dei thriller e degli horror che possiamo aspettarci solo da Dario Argento. Comunque sia, forse è arrivato il momento di darci una mossa. Buona lettura a tutti.

3



Non so se qualcuno di voi ha avuto modo di vedere, qualche volta, a Zelig Circus un trio comico che, se non sbaglio, si chiama “il gruppetto” o simile. Comunque sia, la cosa carina del loro pezzo è che portano in tv un dramma quotidiano che alla tv stessa si lega. Vengo e mi spiego: lo sketch in questione vede impegnati un papà ed una mamma pronti ad affrontare la più grande vergogna del secolo. Ossia avere una figlia che non vuole fare né la velina, né l’opinionista né tanto meno la concorrente di un reality. Vuole laurearsi!!! “Ma com’è possibile a mammà? Cosa ti abbiamo insegnato? Cosa dirà la gente?” “No mammà io voglio fare l’ingegnere”. E giù botte da orbi, ma niente, la ragazza è ormai persa: si iscriverà all’università. Lo schema è semplicissimo e divertente ma la realtà a cui que-

sta storia fa riferimento lo è un po’ meno. Una ragazza che non vuole rifarsi, non vuole spogliarsi, non vuole fare la “gallinella” di turno è UNA PAZZA. È fuori di testa. È fuori luogo… insomma, è “fuori come un balcone” come dicono i nostri compatrioti lombardi. Ma se po fa? Secondo voi “questo genere di ragazza” non dovrebbe essere maggiormente tutelata, come è previsto dalla nostra Costituzione, in quanto MINORANZA? La cosa grave è che vengono discriminati all’interno della famiglia stessa: “Nun ‘a dà retta a Concetta, chella è scema vo fa l’ingegnere. Segui l’esempio di Carmela, in arte Natasha. Lei è la quarta volta che fa il provino per l’Isola dei Famosi… prima o poi s’anna sfasterià!!! Quel giorno che la vedremo secca secca con una scorza di

sconciglio in bocca… allora si che potremo gridare orgogliosi: NATASHA È AMICA MIAAAAAA! Venitemi a intervistare, fatemi venire in studio, fatemi parlare… fatemi sfugà!!!”. Nulla contro i reality. Sono anch’essi una forma come un’altra di spettacolo. Ma da questo a considerarli esempi di vita… ce ne passa!!! La causa di tutto ciò? Di questa confusione tra realtà e reality? Di questo Matrix? Vattela pesca!! Mica è così semplice. Sarà l’aumento della disoccupazione? Il consumismo? La crisi dei valori? L’inquinamento? Nientedimeno che io andavo alle medie e questi argomenti già facevano parte dell’elenco dei temi, che andavano svolti durante l’anno. Eppure io sognavo di fare l’archeologa. Direte voi ma non c’erano ancora i reality e le veline. Questo è vero. C’erano “Indietro tutta” e “Drive In”. Ma questo giustifica? Non credo. Anche perché pure là le donne erano comunque soltanto UN ORNAMENTO. La soluzione al quesito non ce l’ho, ma ci penserò tra una puntata di Beautiful ed una dei Simpson. Distanti tra loro come Luxuria e Tonon, ma entrambi (mi riferisco alla soap e al cartone) entrati nella mia vita, in sordina anni fa e mai andati via. Nel bene (per i Simpson) come nel male (Beautiful ovviamente). Buona vita a tutti.

5


Una parte di voi è molto felice del movimento che si è creato dopo alcuni anni di ristagno, ma un’altra parte si rende conto che c’è un po’ di nebbia che indubbiamente sta coprendo non il nulla ma situazioni che stanno prendendo forma, e che richiedono una maggiore consapevolezza.

Finalmente il mese del riscatto, ottimo momento per il lavoro, chi ha in vista di cambiarlo faccia girare sfacciatamente il proprio curriculum. Anche in famiglia torna la serenità e i problemi troveranno un normale appianamento, il Toro si prepara ad un meritato successo sociale.

Potreste trovarvi in una situazione molto difficile dal punto di vista emotivo, che forse tenterete di razionalizzare, come fate di solito. Dovreste usare anche la vostra intuizione, che vi permette di scavalcare schemi mentali che vi condizionano. Cercate anche di guardare oltre.

Anche se le vostre riserve energetiche sono buone è facile che non vi sentiate del tutto a posto, forse perché non percepite un chiaro apprezzamento da parte dei vostri superiori. Da metà marzo i rapporti con il mondo vi sembreranno più facili. Avrete voglia di vedere di più gli amici.

Dalla metà di marzo troverete una bella via di fuga alle vostre energie, che potrete convogliare brillantemente in progetti legati a viaggi da farsi in coppia, oppure legati a studi o corsi che possano far viaggiare la vostra mente. le occasioni di conquista non mancheranno.

Dedicate qualche attenzione particolare a voi ed al vostro corpo, concedendovi un po’ di riposo, una vacanza, una cura disintossicante, un ciclo di massaggi. Ci sono dei limiti da ristabilire, perché è possibile che abbiate abusato delle vostre energie, che ora sono da riequilibrare.

Questo sarà un mese in cui molte energie saranno dedicate al lavoro in cui, però, avrete in mente interessanti novità dovute alla vostra capacità di vedere subito dove potrebbero essere apportati quei piccoli cambiamenti che renderebbero migliore la vita nel vostro ambiente.

Per quanto riguarda l’amore, avrete meno pazienza e questo non deporrà a vostro favore. Cercate di calmarvi e di pensare che la vostra insoddisfazione non dipende dal vostro partner.. ma da una serie di contrattempi che tendono a rendervi meno incisivo ed anche meno simpatico.

Valutate con attenzione le vostre intuizioni.. e non buttatevi a capofitto, soprattutto per quanto riguarda persone che avete appena conosciuto a livello lavorativo che vi propongono progetti troppo a buon mercato. Se ritenete sia il caso, fatevi consigliare da un amico disinteressato.

Per voi non è facile affrontare i sentimenti: preferite gestire situazioni delicate a livello professionale, perché lì siete più abili e coraggiosi; tuttavia, questa volta vi tocca perché, in caso contrario, potreste trovarvi immersi in problemi più grandi di quelli che riuscireste a gestire.

Venere vi accompagna per buona parte del mese, portandovi energia e forza: questo significa che farete incontri nuovi che vi daranno stimoli. State attenti a non sottovalutare qualcosa degli altri e delle persone che conoscete da tanto tempo, amici soprattutto. Non usate sotterfugi.

In linea di massima è un buon mese: che vi riserverà sorprese e piccoli cambiamenti, anche nel vostro look e nell’immagine che volete lasciare di voi agli altri. Una stuzzicante Venere aumenta il vostro fascino sotterraneo, spingendovi a rischiare di più anche sul piano sentimentale.


sperando che finalmente ti faranno riposare in pace, vorrei chiederti scusa a nome di tutti quelli che per 17 anni ti hanno offesa, mortificata, strumentalizzata e altro ancora. In questo mondo che ormai ha perso qualsiasi rispetto per la vita, dove si combattono e si alimentano decine di guerre ingiuste, si costruiscono e si vendono armi di tutti i tipi. In questo mondo dove esistono pene di morte e carestie, per le quali muoiono di fame centinaia di bambini al giorno, dove le mafie uccidono centinaia di persone. In questo mondo dove vendiamo droghe, guidiamo ubriachi uccidendo innocenti, dove esiste la pedofilia combattuta e sconsacrata dalla casa di Dio, quella stessa casa in cui si nascondono preti pedofili, dove spesso la donna è considerata ancora un oggetto. Questo mondo in bancarotta fraudolenta!!! Ed è in questo mondo che il tuo caso è diventato speculazione politica, al punto da far pensare a qualcuno di cambiare la COSTITUZIONE!.. A cosa sarebbe servito tutto ciò?.. A creare solo un pericoloso precedente. Ma grazie alla saggezza di qualcuno al quale va tutto il rispetto e l'ammirazione dell’ Italia perbene, quell’Italia che mi fa sentire ancora fiero di essere italiano, e perché no, napoletano, ho voglia di gridare una sola cosa: “Grazie Presidente!” Cara Eluana, sei stata sottoposta a 17 anni di umi-

liazioni e di torture, tue e della tua famiglia. Mentre invece bastava rispettare la tua volontà, per la quale tuo padre si è battuto in tutti questi anni. A lui va tutta la mia ammirazione, come padre e come uomo. E secondo me non ci sarà mai un indennizzo che potrà risarcire i danni subiti da quest'uomo, che con tenacia e grande coraggio è riuscito a far rispettare la volontà di sua figlia. Riposa in pace piccola Eluana e abbi pietà per tutti quelli che non l'hanno avuta per te!

7


Dopo Matricole e Meteore, Italia1 ha ripescato anche Il protagonista, un reality di nuova generazione, fatto di storie simpatiche e interessanti. Pensavi che le repliche trasmesse a tarda ora potessero riscuotere tanto successo? «Sì, sinceramente ne ero sicuro, perché è un programma andato benissimo già in prima serata qualche anno fa, quando avevamo fatto una media del 13%, che per Italia1 è un ottimo risultato, ma soprattutto perché l'idea è molto forte e regge come un film! Una persona che si ritrova inconsapevolmente ad essere il protagonista di un film, che, senza accorgersi di essere ripreso, si ritrova in situazioni limite, in un'altra città, in mezzo a persone che crede suoi colleghi o passanti, ma che sono tutti attori, ha una grande forza. Si ride parecchio, dall'inizio alla fine, però sei anche incollato alla storia, costruita con maestria.» Perché non riproporre una nuova edizione di questo format in prima serata? «Guarda, credo che sia qualcosa che restituisce genuinità al reali8


ty perché l'inconsapevolezza di essere in tv fa fare scelte più autentiche, i concorrenti dei reality show, invece, ormai sanno perfettamente come comportarsi e gli autori provano a fare sorprese, a spiazzarli, ma è davvero arduo. Quindi, sì, penso che ci starebbe bene. Come ti dicevo è già andato in prima serata e benissimo. Poi Italia1 ha fatto altre scelte editoriali, non di valore del prodotto, perché quello è testimoniato dai dati.» C'è un programma che attualmente ti incuriosisce? «Non ci sono grandi novità in giro, quindi al momento no. Mi incuriosiscono di più i grandi movimenti dei media, dove si stanno giocando belle partite, e mi incuriosisce ciò che accade su internet, su Facebook per esempio, tanto che sta per uscire un mio libro sul fenomeno, edito da Armando Curcio Editore.» Cosa credi sia davvero superfluo, troppo banale in tv? «Le discussioni superficiali e scontate, dove non si riesce mai a fare un passo avanti. Uno, mica tanti! Questo è un momento in cui c'è molta insicurezza in giro e su tante cose cerchiamo rassicurazione cercando la consuetudine, le abitudini, il pensiero consolidato. Ma credo siano false sicurezze, i veri valori sono altri e credo che la tv dovrebbe aiutare tutto questo. Poi c'è una grande frammentazione, una società sempre più multiculturale e quale mezzo più della tv sarebbe perfetto per tornare a legare, a far conoscere?» Cembalo della luna, un film di Salvatore Tuma, avrebbe segnato il tuo debutto al cinema, anche se avevi sfoderato il tuo estro da attore nel corto Ludos Game's Mr Pinky del regista Alessandro Panichi. Cosa ti hanno lasciato queste

esperienze cinematografiche? «Il Cembalo della Luna ho deciso di non farlo, c'erano grosse divergenze e non ho alcun interesse a fare cose nelle quali non credo. Il corto è molto carino e ho scoperto che il cinema è bellissimo perché devi essere vero, credibile e quindi devi realmente entrare nei panni di un'altra persona. Un “giochino” intrigante.» Per sette anni sei stato un pilastro del Grande Fratello. Cosa ne pensi di quest'ultima edizione? Non credi che il format sia ormai superato? «Questa edizione la sto seguendo poco perché sto scrivendo un altro libro e la sera è il momento migliore per scrivere, però non mi sembra assolutamente un programma superato anche perché gli autori sono bravissimi nel farlo evolvere.» Ti ritieni una persona che ama la libertà, ma oggi nella società in cui viviamo, si può essere veramente liberi? «Domandona! Beh, la libertà è certamente un fatto di mentalità e di possibilità. Io ho potuto lasciare Grande Fratello, per esempio, visto che di questo abbiamo appena parlato, anche perché lavorando anche in radio non avevo la necessità di dover dire di sì. Ma il detto che mi piace di più è di Steve Jobs. "Fai solo quello che ti piace, e ascolta la tua voce interiore", sembrerebbe il mantra del disimpegno, ma non lo è per niente, nella vita bisogna cercare sempre di fare qualcosa che ci piace. Se il lavoro non ce lo consente, beh, allora lavoriamo con impegno, ma poi, appena usciti, cerchiamo quello che davvero ci interessa, a costo di dormire poco o di non fare altro. E sempre ascoltando la nostra voce interiore, cioè il pensiero “alto”, la nostra spiritualità, che è quella che davvero ci deve guidare. Almeno per me, il punto di riferimento è questo.» Hai scritto sul tuo Myspace: Avrò iniziato a scrivere decine di "A racconti, non ne ho finito uno! Vado pazzo per la Rete, mi sembra il vero

luogo... delle libertà ". Di che genere sono i tuoi racconti e perché non li finisci? «Beh, adesso le cose sono un po' cambiate. Un libro, quello su Facebook, l'ho finito. Anche se non si tratta di un racconto, o meglio è un racconto a mille voci, quelle dei social network. Ma c'è un altro lungo racconto che sto preparando e quello dovrò finirlo per forza, ho già firmato il contratto, proprio per non divagare più!» Hai due figli, Niccolò ed Emma. Se dovessi guardarti con i loro occhi e descriverti con le loro parole, che tipo di padre ne verrebbe fuori? «Un padre giocherellone, forse un po' troppo apprensivo, ma che parla molto senza tappargli mai la bocca perché vuole che crescano come due individui “pensanti”, con un pensiero il più possibile autonomo e libero.» Quali saranno i prossimi impegni che hai previsto per questo 2009? «La radio tutti i giorni, le presentazioni del libro Facebook in uscita, la scrittura di un romanzo che deve uscire prima dell'estate, un pilot di un programma tv scritto da me. E poi i miei figli e la mia compagna, la metto per ultima, ma lei sa che è ai primi posti nei miei pensieri e naturalmente nel mio cuore!»

9


Com’è nato il film Hurricane Season? «Al tempo lessi quello che era stato abbozzato della sceneggiatura e il regista, Tim Story, mi chiese se mi sarebbe piaciuto interpretare il personaggio. E così abbiamo cominciato a lavorare insieme alla stesura finale della sceneggiatura.» È stato difficile lavorare ad una storia così emozionante? «È stato veramente difficile lavorare su di una storia così delicata come quella dell’uragano Katrina che ha causato disa10

stri, macerie e molte vittime. Abbiamo girato proprio per le vie di New Orleans a contatto con le persone che, malauguratamente, hanno vissuto quell’esperienza. Una città che vive ancora in un clima fragile, diverse sono le case distrutte e le persone che hanno perso i propri cari. Ho visto molti commuoversi nel vedere le scene che giravamo e questo ci ha fatto capire il dramma che hanno vissuto.» Qual è il suo personaggio e quanto è stato difficile calarsi in esso e descrivere tutte le


sue emozioni? «Interpreto Al Collins, un allenatore di basket del liceo di Marrero in Louisiana che, dopo la catastrofe dell’uragano, forma una squadra di ragazzi provenienti da cinque scuole diverse. Mi sono allenato a basket per diversi mesi e documentato su ciò che veramente era successo a New Orleans. La cosa importante di questo film è la parte che racconta la vita privata delle persone, dei ragazzi che hanno vissuto appieno la catastrofe, una parte che mi ha affascinato molto, poiché mi ha permesso di parlare con chi ha vissuto questa drammatica esperienza e di percepirne le angosce, le paure. Mi ci è voluto un po’ prima di sentirmi veramente pronto a calarmi in questo ruolo.» Dopo l’Oscar ha preso parte a diversi film… «Ho sempre recitato, ancor prima dell’Oscar, con registi interessanti e di grande talento. Continuo ad interpretare personaggi che mi interessano e dopo aver ricevuto l’Oscar ho lavorato di più che negli altri anni. Quest’anno ho ben quattro film in uscita, che sono tanti. Ogni volta che lavoro mi entusiasmo molto e non vedo l’ora di vedere il risultato finale, dopo il montaggio. Addirittura ho preso parte ad un film di fantascienza, un’esperienza che non avevo mai fatto prima ed è stato veramente fantastico. La mia priorità è cercare di lavorare in maniera tale da poter crescere come artista, continuando ad affrontare le mie paure, così come ho fatto negli ultimi anni.» Il prossimo film a cui ha deciso di lavorare? «Sarà un biopic sulla vita di Louis Armstrong, dal titolo What a Wonderful World. Stiamo ancora lavorando alla sceneggiatura, saranno vagliati molti aspetti, ma sicuramente esploreremo il modo in cui l’artista ha utilizzato la sua arte per entrare in collegamento con le persone, il come sia riuscito a trascendere dal colore della sua razza e abbia

esplorato le questioni della sua genialità. Questa per me è un’opera davvero illuminante.» Quando inizieranno le riprese di questo film? «Credo nel prossimo autunno, ma tutto dipende dalla sceneggiatura che richiede molto lavoro e tante ricerche, anche per quel che riguarda la scelta della colonna sonora.» Ci può dire qualcosa sui quattro film che usciranno quest’anno? «Ho fatto un film che si chiama Nel paese dei mostri selvaggi Where the wild things are (titolo ancora provvisorio n.d.r.) un mix

di animazione, tra personaggi e pupazzi. Poi, My Own Love Song, che mi vede recitare accanto a Renée Zellweger ed è un film in cui interpreto uno schizofrenico che parte per un viaggio verso Memphis, durante il quale comincia ad analizzare la propria vita, entrando in una specie di mondo magico. Le musiche del film saranno di Bob Dylan. Ancora, Repossession Mambo, insieme a Jude Law, un film di fantascienza piuttosto intenso ambientato nel futuro. Infine, Hurricane Season, di cui abbiamo già parlato.» Qual è il rapporto tra gli attori di colore a Hollywood? Siete da sempre considerati i più potenti e i più belli, come Denzel Washington o Will Smith. Ad esempio, com’è il rapporto tra lei e Denzel, visto che avete un immagine completamente diversa? «Con Will Smith non ho ancora lavorato, ma con Denzel abbiamo girato un film intitolato The Great Debaters. Abbiamo anche discusso della realizzazione di un altro progetto insieme, ed è sua intenzione fare un film su Myspace. Comunque, oramai ci conosciamo, facciamo lo stesso mestiere e quando verrà fuori la storia giusta, penso che lavoreremo insieme. Questo è tutto quello che io posso dire sul mio rapporto con gli attori afro-americani.» 11


Com’è nata l’idea di realizzare questa commedia? «Con Gli amici del Bar Margherita ritorno alla mia Bologna del 1954, raccontando le avventure delle persone che frequentavano il bar, oggi diventato una tavola calda per impiegati, attraverso lo sguardo di un ragazzo di 17 anni. L’idea è scaturita dopo un sogno bizzarro in cui il fattorino del fornaio passava di fronte al bar gridando "abbasso i busoni!", che in bolognese significa omosessuale. Ho cercato di ricostruire la società maschilista di allora. Il Bar Margherita era il bar di fronte alla casa in cui sono cresciuto, un bar che avrei voluto frequentare ma che sono stato costretto ad osservare da fuori. Questo film mi ha dato enormi soddisfazioni. Avevamo voglia di 12

divertirci e divertire, di raccontare la goliardia sfrenata di quegli anni, di spalancare le finestre di quell’appartamento bolognese ai suoni ed alle canzonette di Sanremo e, soprattutto, ad una società, quella dei bar, che era esclusivamente maschile, fatta di personaggi che vivevano la loro giornata, avendo come progetto quello di intrattenere gli amici e basta, dissipando il tempo, una provocazione anche nei riguardi di questa tempesta nella quale siamo costretti a vivere.» Gli amici del Bar Margherita è un film autobiografico in cui rivive la sua giovinezza? «In questo film racconto le suggestioni di quando ero giovane, ma che non riguardano solo il 1954, bensì tutta la mia adolescenza. Racconto di un mondo al quale avrei voluto appartenere


quando avevo 15 anni, un'epoca in cui le giovinezze venivano sperperate con disinvoltura. Lo ammetto: vivo una nostalgia crescente nei confronti di quel periodo storico, vorrei tanto tornare indietro, anche solo per tre giorni, ad avere di nuovo 18 anni e vivere in quella casa di fronte al Bar Margherita. È una sorta di “come eravamo” che esorcizza la preoccupazione per il futuro dei giovani e mi rigenera come autore.» Chi erano gli amici del Bar Margherita? «Gli amici del bar avevano delle regole ferree di appartenenza, un codice d'onore che nessuno poteva infrangere: niente donne né bambini dentro al bar, né orari tardi. Riassumevano un atteggiamento arcaico da cui però non mi vergogno di provenire. Erano degli uomini che nei confronti delle donne avevano un atteggiamento di diffidenza e di difficoltà, la donna era pur sempre il loro oggetto del desiderio ma con molte riserve su certi argomenti, quasi un elemento perturbativo del loro ambiente. Quelli della combriccola del Bar Margherita non erano, poi, così amici tra loro, ma io avrei voluto comunque farne parte. Questi aspetti, di solito, si raccontano con cupezza e malinconia, mi sembrava inutile rendere le cose troppo serie, mi divertiva scherzarci su, e spero che si diverta anche il pubblico.» Come sono cambiati i giovani dagli anni cinquanta ad oggi? «Ai miei tempi i giovani erano del tutto ignorati dalla società, quelli della mia generazione sono cresciuti nell'indifferenza, per questo si cercava di attirare l'attenzione degli adulti con atteggiamenti e look stravaganti, si diffondeva un atteggiamento molto deresponsabilizzato. Oggi, invece, facciamo di tutto per impedire ai ragazzi di sperare nel futuro, i giovani per colpa nostra nascono rinunciatari prima di aver tentato, sono privi di prospettive, e tutto ciò è davvero terrificante.» 13


14


Parliamo del prossimo film in uscita, Diverso da chi? che parla dell’omosessualità, della diversità che ancora oggi risulta essere un tema attuale. «Il film parla della diversità in generale e non solo di quella legata alla sessualità, un enorme punto di domanda per parlare di differenze, mascherando una pungente satira politica con una sorta di storia a tre che si viene ad instaurare tra Piero, che sarei io, Remo (Filippo Nigro) che è il mio compagno e Adele (Claudia Gerini). Tra me e Adele si creerà una situazione lavorativa a stretto contatto e da lì nasceranno scene ed equivoci divertenti.» Questo film potrebbe essere un motivo di discussione? «Speriamo di sì. Il mio personaggio ad esempio è una persona colta e affermata, un uomo realizzato e socialmente integrato che mette in continua discussione se stesso nel portare avanti le sue diversità nella comunità in cui vive. E lo fa in maniera disinvolta, poiché ha un modo aperto di vedere la vita, la società, il lavoro e la politica. Non a caso, si ritrova ad essere eletto sindaco, costretto a lottare contro i pre-

giudizi degli avversari e del suo partito. Anche se la politica di cui parliamo in questo film non va a toccare assolutamente quelli che sono i canoni ed i livelli della politica nazionale, credo che sia un bel ritratto della strana commistione che potrebbe esserci tra la politica reale, quella vera, e quella dove tutto finisce sempre a tarallucci e vino.» Umberto Carteni crede che tu sia tagliato per il ruolo di Piero, infatti sostiene che guardandoti recitare gli viene in mente la frase di Scorsese: “Se vedi un uomo di mezza età per strada che riempie di botte una bambina fino a farle uscire il sangue, e il tuo primo pensiero è chissà che gli ha fatto quella stronzetta, allora lui è il protagonista, perché tu stai subito dalla sua parte”. E lui pensa che tu abbia questo dono. Cosa provi nei confronti di questa affermazione? «Sono felicissimo e sicuro che Umberto mi abbia fatto semplicemente un complimento. Questa per Umberto è la sua opera prima, tecnicamente è bravissimo. Spesso a dirigere delle commedie, se non sia ha una certa esperienza, si rischia

di diventare banali, poiché l’attenzione va a concentrarsi sui tempi e le battute della commedia stessa, invece, Umberto ha trovato delle situazioni originali e questo a mio parere è una grande dote. Quello che posso dirgli e, lo faccio come un complimento, è che questa commedia non sembra assolutamente all’italiana.» Parlando di cinema, secondo te perché la cinematografia italiana non riesce ad emergere, o meglio, non riesce ad essere riconosciuta ed apprezzata all’estero? «Essendo ancora un attore giovane, non me la sento di esprimere un giudizio sulla salute del cinema italiano. Mi viene proprio difficile, poiché mi sento uno spettatore, so quello che mi piace e quello che non mi piace e, secondo me, questa ultima stagione del cinema italiano è stata strepitosa, indipendentemente dai riconoscimenti che si sono avuti o meno. Personalmente penso che dietro ai grandi premi ci siano forse dei calcoli, delle convenienze, dei pesi politici che lasciano fuori prodotti validi.» Non è la prima volta che interpreti un omosessuale, la 15


prima esperienza è stata con Saturno Contro. Hai riscontrato difficoltà nell’interpretare questo tipo di ruolo? «Sono due progetti molto diversi e in nessuno dei due la sessualità è una componente fondamentale. In Saturno contro, per esempio, l’obiettivo non era tanto inscenare una storia omosessuale, quanto la storia in sé, di due persone che si amavano molto. In Diverso da chi? c’è il personaggio di Claudia Gerini che va a scombussolare, una realtà, l’apparente normalità di una coppia consolidata. In realtà siamo una coppia di omosessuali che sta insieme da quindici anni, una famiglia solida che viene scossa e messa in crisi da una persona che la gente considera “normale”, cioè una donna etero di 35 anni moderata tutta d’un pezzo, un simbolo vivente dei valori tradizionali. Il gioco del film sta pro-

bra che tu non capisca nulla. In realtà, ammiro moltissimo Kim Rossi Stuart, questo a dimostrazione del fatto che mi è più congeniale apprezzare le doti artistiche di un attore che appartiene alla mia generazione, rispetto ad un attore del passato.» Un altro film in cui ti vedremo è Il grande sogno di Michele Placido, che racconta la generazione, dal 1968 al 2008. Ci

Era un’epoca in cui sognare era ancora lecito, si sperava davvero di poter riuscire a cambiare qualcosa, protestando e facendo sentire la propria voce. Ed è proprio da quel sogno che nasce il titolo del film.» Ti piacerebbe interpretare il ruolo di un personaggio che magari hai apprezzato leggendo un libro? «Dico sempre che uno dei miei

prio nel far trapelare che in realtà tutto ciò che viene considerato diverso è in realtà è normale, mentre quella che in realtà dovrebbe essere normale, è diverso. Comunque sia, credo che interpretare un omosessuale, non sia altro che la caratteristica del personaggio in sé. Sicuramente ci sono delle difficoltà, ma queste si possono riscontare in qualsiasi altro personaggio, ciò che invece ritengo fondamentale è che da ogni ruolo puoi trarre esperienza.» C’è un attore che stimi in particolar modo? «Ce ne sono tantissimi, per mia fortuna anche quelli che un tempo sognavo di conoscere, li ho incontrati o addirittura con qualcuno ho lavorato. Questa è una domanda che fanno spesso e se non citi un nome sembri quasi un eretico, se non citi un Mastroianni o un Volontè, sem-

descrivi il tuo personaggio? «Nel film interpreto Libero, uno studente che si fa un po’ carico dell’organizzazione del movimento universitario de La Sapienza di Roma. La pellicola è incentrata sulle tematiche riguardanti i primi mesi del ’68 fino ad arrivare alla fine del ’69. Il protagonista è Riccardo Scamarcio, che racconta fatti visti e accaduti in quel periodo, con gli occhi del regista, Michele Placido. Per interpretare il mio personaggio ho dovuto affrontare una grossa mole di lavoro ed in questo Michele, è stato giustamente pretenzioso, facendoci documentare molto. Quello che ho riscontrato nel ripercorrere la storia di quegli anni, è il fatto che oggi, rispetto ad allora, c’è un coinvolgimento, un interesse e un coraggio da parte dei giovani, minore nei confronti della politica.

più grandi sogni è quello di voler vestire i panni di un supereroe, e questo è proprio quello che fantasticavo quando ero ragazzino e andavo al cinema a vedere film di fantascienza, dove il protagonista era appunto un supereroe.» C’è un aneddoto particolare, simpatico che ti sia capitato di recente su uno dei tuoi set? «In Diverso da chi? con Filippo ci siamo dovuti allenare tantissimo, poiché da come vedrai nel film, noi due pratichiamo il canottaggio che secondo me è lo sport più difficile sulla faccia della terra. Finivamo di girare le scene ed andavamo ad allenarci. Eravamo sempre in bilico tra l’essere contenti e il sentirci stressati. Nonostante tutto ci siamo divertiti ed abbiamo vissuto una bella esperienza insieme, oggi se solo ricordo quei giorni, mi viene da ridere.»

16


Il film di imminente uscita è Against the Current, ce ne puoi parlare? «È un film particolare, dove interpreto un uomo che soffre di depressione maniacale e pensa a come suicidarsi, ma prima vuole fare qualcosa di cui essere fiero per pensare che dopo tutto la sua vita non è stata un fallimento. Decide così di fare una traversata a nuoto di 150miglia, da New York fino all’estuario dell’Hudson, portando con sé un amico per compagnia.» Il tuo ultimo film, uscito nelle sale nel 2007, è Il colore della libertà… «Questo è un film completamente diverso, tratto da una storia vera, la prigionia di Nelson Mandela, un uomo che ha vissuto e cambiato la questione Apartheid. La storia viene raccontata attraverso un microcosmo familiare, una famiglia che viene protetta e tenuta salda da questo grande uomo. Interpreto la guardia carceraria di Mandela, James Gregory, che ne subisce l’influenza positiva. È un film interessante, che parla di argomenti pesanti, difficili da trattare, perché troppo preziosi.» A breve ci sarà anche il tuo debutto televisivo? «All’inizio preferivo il teatro, ora mi ritrovo nel cinema e, da un po’ ho scoperto anche la televisione, poiché vedo che ci sono cose bellissime, grandi nomi che vanno al di là del tempo e delle frontiere. Mi piace anche rischiare, fare cose nuove anche se possono essere commerciali, ma fondamentalmente sono anche delle sfide. La televisione è un terreno ancora inesplorato per me, quindi ho accettato di prendere parte a questa serie televisiva, Flash Forward, prodotta dalla ABC. Abbiamo girato per ora solo la puntata pilota, vediamo come va e poi, probabilmente cominceremo ad agosto.» Hai sempre interpretato dei personaggi storici. Come mai questa scelta? «Amo interpretare le grandi figure della storia. L’importante è andare oltre i costumi dell’epoca. Aver interpretato Shakespeare, un personaggio

storico che ha avuto un effetto enorme sull’umanità, è stato eccitante per me così come l’aver interpretato Martin Lutero con la sua riforma protestante. Alla luce di qualche secolo dopo, di questi personaggi si capisce la contemporaneità, l’attualità e il modo in cui hanno influenzato l’umanità.» Quale è il tuo approccio con i personaggi che decidi di interpretare? «Interpretare un ruolo mi dà la possibilità di esplorare la natura umana del personaggio, un viaggio informativo, educativo. C’è una certa volatilità nel processo dell’attore stesso, c’è chi si prende troppo sul serio, chi diventa nevrastenico, chi, invece, capisce che è intrattenimento e si rilassa.» A breve vestirai il ruolo del grande compositore italiano, Antonio Vivaldi… «Mi piacerebbe evitare di fare delle interpretazioni sbagliate, e di Vivaldi, questo grande compositore, non vorrei rovinare la musica. Non sono un grande musicista, ma l’attrazione per questo ruolo è nella personalità umana di Vivaldi. So che era un compositore prolifico che ha salvato molte vite insegnando musica ad un gruppo straordinario di donne, alcune delle quali avevano problemi di maltrattamento, altre erano orfane e venivano assistite nell’Ospedale Pio della Pietà.» 17


18


19


20


Sta conducendo con successo la quinta edizione di Ballando con le Stelle. Possiamo dire che questo varietà è diventato per lei una vera passione? «Una grande passione, una chicca insperata che la carriera mi ha offerto. Sono cresciuta facendo pattinaggio artistico, amando l’esibizione musicale, l’arte del movimento del corpo. Poter fare dei programmi in cui unisco il lavoro televisivo con la passione per il ballo, per la musica, per i costumi e le coreografie, è una vera soddisfazione. Ballando con le Stelle e Notti sul ghiaccio, che ho condotto in passato, per me sono l’apoteosi di una carriera.» Ballando con le Stelle, a differenza di altri format televisivi nazionali, non è stato ancora copiato… «Si, perché la formula è ben precisa. È un varietà in cui i personaggi dello spettacolo si incontrano con il mondo della danza e si trasformano in ballerini spor-

tivi, vip che danzano in coppia con ballerini professionisti, in definitiva un format difficile da copiare.» Come vengono selezionate le canzoni di successo da riarrangiare? «Cerchiamo di capire il brano più adatto ad ogni coppia in gara. I pezzi scelti vengono riadattati al tempo dei diversi stili di danza, rendendoli ballabili.» Attraverso i filmati mandati in onda nel corso della trasmissione, vediamo che i maestri di ballo insieme alle stelle si allenano intensamente tutta la settimana prima di scendere in pista il sabato sera… «Si allenano per ore. Durante le prove loro sanno di essere ripresi. Cerchiamo di raccontare il percorso di un non atleta che diventa un ballerino sportivo e soffrendo si prepara a disputare di settimana in settimana una gara, come fanno i calciatori. Sembra una passeggiata ma non

lo è, non è affatto semplice. Ogni concorrente nell’affrontare questa scalata mette alla prova se stesso, il proprio carattere, le proprie capacità. Alla fine bisogna trovare la forza dentro di sè, con la speranza di vincere.» In gara c’è anche Emanuela Aureli, che da sempre la imita. Come vive il rapporto con lei? «Mi fa morire! In effetti quando lei mi rifà, mi riscopro nei miei difetti, nel mio modo di parlare affrettato, in quello di mangiarmi le parole ogni tanto, mi fa divertire.» Come si è formato il cast di Ballando con le Stelle, ovvero, com’è avvenuta la scelta dei personaggi in gara? «Attraverso il lavoro degli autori e dopo una serie di provini, abbiamo scelto i vip in gara, creando un gruppo di persone eterogenee per età, professione, carattere, ognuna con la propria storia. Valentina Vezzali, ad esempio, la campionessa di 21


scherma è riuscita a trovare uno spazio nella stagione sportiva per partecipare alla gara di ballo. Emanuela Aureli, che ha sempre vissuto facendo l’imitazione di qualcuno, nascondendosi dietro i panni di un personaggio, oggi deve essere Emanuela Aureli che mette in pista se stessa. Emanuele Filiberto che il pubblico ha sempre visto come un personaggio privilegiato, appartenente ad un mondo superiore al nostro, trova il gusto di stare con i piedi per terra.»

22

Valzer, tango, samba, paso doble, jive, bachata, rumba, flamenco, salsa, merengue, cha cha cha, ma qual è lo stile di danza che Milly preferisce? «Decisamente se fossi veramente una brava ballerina danzerei il tango, il genere di ballo più appassionato e appassionante tra tutti. Per questa quinta edizione, poi, è stato inserito il quick step, il famoso ballo di Fred Astaire e Ginger Rogers.» Prima della partenza di un programma riesce ancora ad

emozionarsi? «Si, siamo stati assenti per più di un anno, tornando il sabato sera su Rai Uno, con una concorrenza abbastanza forte, La Corrida, condotta da Gerry Scotti, un po’ di tensione c’è sempre.» Per una professionista come lei quanto conta lo share? «Noi che siamo in televisione non misuriamo il nostro lavoro sui dati auditel, ma mettiamo lo stesso impegno e la stessa determinazione, sempre in ogni caso. Certo alla fine devi fare i conti con i dati auditel ma facciamo il nostro meglio. In Inghilterra, ad esempio, tale problema non sussiste, il programma va in onda dalle 18.30 alle 19.30, mentre quello della concorrenza dalle 19.30 alle 20.30, registrando entrambi un record di ascolti.» Le capita di riguardare la registrazione del programma? «Non amo rivedermi, ma spesso sono costretta nell’eventualità ci siano errori e si debbano fare quindi delle modifiche.» Ha dedicato una vita alla sua carriera televisiva, ma com’è la Milly a telecamere spente? «La stessa persona che vedi sul palcoscenico, sono nella vita. La stessa Milly che lavora in tv, ha dei figli, una casa, un marito, degli amici ed delle amiche.» Riesce a conciliare vita professionale e privata senza sforzi? «Assolutamente no. Conciliare le vite molteplici che noi donne abbiamo è un impresa titanica, ma solo noi sappiamo riuscirci, gli uomini in realtà fanno il loro lavoro e basta. Noi donne, invece, facciamo sempre tutto con il sorriso e avendo anche l’obbligo di essere belle, altrimenti dicono: “come ti sei rovinata!”.»


Sei un artista impegnato su diversi palcoscenici, quello televisivo, ma anche quello teatrale e cinematografico. Quale di queste realtà ti colpisce particolarmente? «Sono tre realtà diverse, ma allo stesso tempo complementari. Sono mondi con ritmi diversi, ognuno è importante e ti insegna qualcosa per affrontare meglio l’altro: se hai imparato il cabaret a teatro puoi sfruttarlo quando ti trovi in tv, adattando tempi e ritmi alla situazione.» Quando hai deciso che dovevi fare della tua vena comica un lavoro? «Non avendo mai brillato nello studio, è stata una scelta quasi di necessità, bisognava trovare un’alternativa valida al lavoro d’ufficio classico e possiamo dire che mi è andata bene.» Di norma ti vediamo in coppia

con Antonio D’Ausilio, ma ti abbiamo apprezzato anche a teatro affiancato da Ciro Villano. Rivedremo ancora insieme Antonio e Michele? «Certamente. Il percorso di Antonio e Michele non è in discussione. C’è stato un momento di pausa nella nostra attività e ne ho approfittato per ritagliarmi uno spazio per il teatro, da sempre una mia grande passione. Con Ciro ci conosciamo ormai da tempo, eravamo entrambi in compagnia con Sergio Solli che metteva in scena degli atti unici di Eduardo. Con Antonio torneremo a Zelig off ad aprile e tra le novità è in cantiere anche un progetto per il cinema.» Cosa pensi di questi personaggi televisivi da reality? «La televisione di oggi ha questo meccanismo improntato 23


stato scritto da me e da Ciro Villano sette anni fa e si chiamava Sequestri di famiglia. Avevamo un periodo di pausa dai relativi impegni e quindi abbiamo deciso di mettere mano a questo lavoro che all’epoca non era decollato, forse perché nessuno dei due era molto famoso. È una commedia molto divertente che parte da questo pretesto originale, per cui il mio personaggio eredita dal padre una casa con dentro questo sequestrato rinchiuso da 25 anni, da lì nascono tutta una serie di situazioni molto divertenti. È uno spettacolo diverso dal solito.

sulla notorietà immediata, poi sta alla bravura ed alle capacità del singolo personaggio, il saper dimostrare di poter fare qualcosa oppure scomparire dopo poco. In questo mestiere quando raggiungi la grande popolarità devi saperla gestire con giudizio, a me e ad Antonio è capitato con il Pippo Kennedy Show: avemmo un successo clamoroso, poi, per inesperienza ci siamo un po’ lasciati scappare delle occasioni; diciamo che abbiamo fatto la gavetta, molto importante, ma dopo esser già stati famosi.» Qual è stata la grande soddisfazione della tua carriera? «La più grande soddisfazione 24

me l’ha data mio padre agli inizi della mia carriera; facevo cabaret e nello stesso tempo i miei amici si laureavano, chi in giurisprudenza, chi in medicina e mio padre puntualmente si lamentava del fatto che io avessi all’attivo un solo esame in un anno. Poi è arrivato il Pippo Kennedy per cui cominciavano a chiamare a casa i giornalisti per chiedere di me, e mio padre a quel punto ha dato il suo “beneplacito” alla mia carriera di attore.» Parliamo della tua esperienza a teatro con lo spettacolo …Ma non è per cattiveria, cosa puoi dirci a riguardo? «Questo spettacolo in realtà è


Sei noto al grande pubblico come attore, ma sei anche uno stimatissimo autore, quale di queste realtà ti prende di più e se fossi costretto a scegliere una strada quale sarebbe? «Sicuramente nasco come autore, mi piace scrivere e per fortuna riesco anche a farlo con buoni risultati. Il teatro è una grande passione e quando riesco a recitare quello che ho scritto mi sento pienamente soddisfatto, poiché il teatro è un mestiere che si impara facendolo e solo sperimentando in prima persona le reazioni del pubblico. Se potessi scegliere, comunque, sicuramente la mia scelta cadrebbe sullo scrivere.» Il tuo impegno come autore spazia dal teatro alla tv e anche di genere in genere... «Sai, essendo noto come attore comico, la gente non si aspetta che io scriva anche cose, diciamo, “serie”. Nella versione teatrale di Io speravo che me la cavo, scritta da me, verso la fine c’era un monologo di Maurizio Casagrande di cui vado particolarmente fiero e che aveva un forte impatto emotivo sul pubblico. Infatti, quando qualcuno mi riconosceva in sala, spesso mi chiedeva del perché non mi cimentassi in qualcosa di così bello invece di fare lo “scemo” in tv. Secondo me l’autore deve emozionare, che poi lo si faccia facendo ridere con una bella commedia oppure piangere con un monologo brillante, questo poco importa.» Hai lavorato a dei documenti teatrali e televisivi scritti e realizzati con i ragazzi “A rischio” di alcune scuole campane. Puoi spiegarci meglio questa iniziativa didattica? «Professionalmente parlando, è stata veramente un’esperienza estenuante, ma anche umanamente unica. Sono ragazzi tosti, molto duri. Ricorderò sempre uno di loro che non andava mai a scuola, ma riusciva sempre a superare la sorveglianza dei

bidelli per venire al laboratorio teatrale. Alla fine dell’anno il ragazzo ha scritto un tema su di me nel quale diceva che gli avevo dato la forza per tornare a scuola e non fare “l’errore del padre”. Anche se non ho mai saputo a cosa si riferisse, è stata una cosa che mi ha riempito d’orgoglio.» Una delle tue ultime fatiche è …Ma non è per cattiveria. «È uno spettacolo particolare, paradossale e parla di un sequestrato che ha passato 25 anni della sua vita chiuso in casa e comincia a recepire la realtà solo attraverso la conoscenza con Mario, il figlio del suo sequestratore. La messa in scena ha un registro assolutamente comico, mette a confronto due mondi, quelli dei due protagonisti. » Parliamo dei tuoi impegni futuri…

«Tornerò in televisione con una striscia quotidiana su Canale 9 e poi sto lavorando con la casa produttrice, tra le altre cose, di Un medico in famiglia, la quale mi ha coinvolto in un progetto molto interessante. Come autori siamo stati scelti in cinque in tutta Italia, per realizzare un format di sit-com italiana.»

25




28


29


30


Che cosa rappresenta per te il tuo nuovo lavoro discografico, Un’altra direzione? «La metafora del viaggio. Delle varie fasi che rappresentano la realizzazione di un nuovo album, quella relativa alla scrittura, all’elaborazione e alla scelta dei brani è per me la più affascinante perché rappresenta una full immersion nel mio io più profondo. La vita è fatta di diversi passaggi. Un’altra direzione, rappresenta tutti i passaggi del mio viaggio. Come e più di sempre, questa volta ho arrangiato cinque canzoni, ho seguito, passo dopo passo, la crescita dell’album in tutte le sue componenti: dai testi, alle melodie, dagli arrangiamenti, ai

missaggi. Ho aggiunto ai brani energici che mi sono soliti, canzoni più intimistiche, riflessive, introspettive. E tutto è nato senza calcoli, sovrastrutture o ragionamenti.» Filippo, dopo quasi tre anni torni a fare concerti nei teatri: è una tua scelta legata alla dimensione più “intima” che ti offrono queste strutture rispetto a quella dei palazzetti dello sport e delle arene o hai pensato alla maggiore qualità acustica che i teatri possono offrire? «Ho lavorato molto su questo nuovo album sotto tutti punti di vista e volevo presentarlo al pubblico nella maniera più “pulita” possibile dal punto di vista della resa acusti31


ca ed in questo i teatri sono il luogo ideale per il live. Inoltre, questo album è molto variegato come genere, si passa dal rock del brano d’apertura Tira su il volume ai ritmi più energici di Quante cose sei con il suo giro ipnotico di chitarra; l’atmosfera eterea di Per non morire mai; l’impronta dark di Un’ora in più e di Nel giorno che verrà; fino all’adrenalina rock di Perdere il controllo e di La musica che c’è. Forse anche la maggiore vicinanza con il pubblico, che i teatri assicurano, mi mancava un po’.» Ci sono due brani nel disco Per non morire mai e Perdere il 32

controllo che sembrano andare in due direzioni opposte ma alla fine sono unite da un unico filo conduttore… «In effetti si: apprezzare la vita in ogni momento, soprattutto in un momento come quello che stiamo vivendo in cui sembra sia lecito discutere in Senato sulla vita di una persona. Cerco di scrivere canzoni con messaggi sull’importanza della vita che va vissuta ogni secondo. Per scrivere Per non morire mai mi sono ispirato a Muere lentamente, una poesia erroneamente attribuita a Pablo Neruda, ma che in realtà è della giornalista e

scrittrice brasiliana Martha Medeiros: mi sono riconosciuto molto nella poesia e, successivamente, la canzone che ho composto è diventata tra le mie preferite.» La voglia che non vorrei, il singolo che ha preceduto l’album, ha un video diretto da Marco Salom, che ha lavorato con Pausini e Ligabue, molto particolare, ce lo spieghi? «Il video ha un taglio cinematografico. Io mi trovo su un campo da rugby fangoso e sono circondato da giocatori che si placcano e lottano per la conquista della palla. I giocatori di rugby rap-


presentano i problemi della vita. È una metafora del nostro percorso di vita sempre in bilico fra momenti positivi e negativi.» Quante cose sei è un brano che hai dedicato a tua moglie Patrizia, è vero che a lei il brano non è piaciuto subito? «Verissimo. Le sono piaciute le parole ma non le è piaciuta la musica. Mi piace molto il fatto che sia una persona diretta e sincera, quindi ascolto i suoi suggerimenti, ma in questo caso, siccome so che Quante cose sei è una canzone che per piacere deve essere ascoltata più volte, le ho detto: “ascoltala più volte e vedrai!”. Si è portata il disco in macchina mentre era in giro per commissioni, l’ha ascoltata cinque volte e alla fine mi ha dato ragione.» Proporre due versioni dell’album, una standard e l’altra economica con sei brani al prezzo speciale di 9,90 euro è stato molto apprezzato dai tuoi fan: di chi è stata l’idea? «È una scelta presa d’accordo tra me e la mia casa discografica. Visto che il momento economico non è dei migliori ho voluto dare la possibilità di avere qualcosa in più, ad un prezzo minore ma allo stesso tempo rispettoso dell’essenza stessa dell’altra versione standard. Però a dire la verità, i ragazzi comunque comprano la versione da 13 tracce.» Cosa fai nel tuo tempo libero? «Ci sono dei periodi in cui sento quasi il bisogno di rifugiarmi nella poesia ed allora mi vengono in aiuto Neruda, Prevert, Rimbaud. Solitamente conduco una vita normale con gli amici e la famiglia.» Hai una squadra di calcio preferita? «Si il Sassuolo, la squadra della città dove sono nato, che gioca in B. Mentre simpatizzo per il Milan.» Cosa pensi del pubblico napoletano che, a detta di molti artisti, è tra i più ostici? «Non ho mai avuto problemi a Napoli. Mi sono esibito una volta al teatro Bellini e i miei fan, su

mio incitamento, hanno rotto una baluastra del Settecento: penso che i proprietari del teatro mi stiano ancor maledicendo, ma il pubblico di Napoli è talmente caloroso che è davvero difficile

tenerlo a freno.» C’è qualcosa in particolare che ti piace fare quando vieni a Napoli? « Fermarmi a prendere qualcosa agli chalet sul lungomare.»

33


34


Perché riproporre vecchi successi della canzone d’autore? «I motivi sono diversi. Pur essendo io tendenzialmente contrario a rifare le canzoni degli altri, poiché la mia indole principale è scriverle, mi aveva colpito il progetto che Battiato aveva proposto anni fa, Fleurs, ovvero partire da canzoni lontane da lui e farle diventare sue. Mi sono sempre riproposto di fare un progetto di questo tipo. Sono un cantautore degli anni ’80 e ci tenevo a raccontare la matrice comune ai cantautori come me, gli anni ’70. Pur non essendo della mia generazione, queste canzoni le ascoltavano i miei fratelli e grazie a loro, queste voci sono entrate dentro di me. Da questa grande sensazione di semplicità della canzone d’autore, da questo incontro delle parole con la musica così entusiasmante, è nato, forse, il sogno di scrivere canzoni.» Ha avuto modo di confrontarsi durante la lavorazione del disco con gli autori originali? «Quando uno fa un album di cover non è tenuto né a chiedere autorizzazioni né ad avvertire, anche se personalmente ho preferito farlo, perché molti li conosco e anche bene e poi ho fatto sentire loro il risultato finale. Devo dire che ho avuto da tutti tranne da Bertoli, che naturalmente non c’è più, un parere molto positivo, questo perché mi sono un po’ impossessato di queste canzoni senza stravolgerle. Forse l’unica canzone che si è un po’ allontanata dall’originale, è la versione reggae di Venderò di Bennato, il quale mi ha detto: “Mi piace molto ma io non l’avrei mai fatta così”.» Musiche Ribelli per un Luca Carboni che non ha mai amato essere negli schemi. In cosa si sente ribelle oggi? «In questo momento mi sento ribelle ad aver fatto un disco come questo. Nel senso che al di là del fatto affettivo di cui raccontavo prima, è interessante riprendere le tematiche di quegli anni e riproporle 30 anni dopo,

scoprendo che ciò che allora era chiuso dentro una visione politica ideologica, oggi è molto più universale ed attuale.» Lei ha parlato di tematiche sociali in questo album. Qual è l’emergenza che sente più viva oggi? «Credo che oggi stiamo vivendo in un mondo molto difficile da comprendere, forse ancora più duro per certi versi di quello degli anni ’70. In quegli anni c’erano grandi tensioni politiche, però, ad esempio, se c’era bisogno di una casa in affitto, la trovavi anche a prezzo ragionevole, se avevi voglia di costruirti un futuro, potevi farlo più facilmente. Era un mondo proiettato verso un futuro positivo con molta speranza anche se era ancora un mondo molto chiuso, non globale come è adesso. Oggi ci sono grandi sfide di integrazione, di risoluzione delle disuguaglianze economiche e nuovi mondi, soprattutto quello arabo e orientale, con cui confrontarsi e che non conosciamo neanche bene culturalmente.» Pensa di aver avuto fortuna

nella vita? «Tanta. Non so se fortuna è il termine giusto, bisogna vedere se ci sono dei destini. È chiaro che io ho avuto fortuna, sono nato a Bologna in un contesto dove c’era una scuola cantautorale e dove c’era anche molta attenzione verso i giovani artisti. Mi sono trovato al momento giusto nel posto giusto. Appena ho voluto fare musica, ho avuto l’opportunità di poterlo fare.» Oltre alla musica coltiva altre passioni? «Da un po’ di anni lavoro sulla pittura, mi piace molto, ma per adesso è uno sfogo mio personale. È una cosa che ho scoperto da grande, staremo a vedere.» Quando uscirà un nuovo lavoro di inediti? «Non credo che passerà molto tempo. Ho voluto proporre prima Musiche ribelli poiché ho avvertito l’esigenza di fare un percorso diverso che mi arricchisse di più, che mi desse qualcosa per lavorare in un modo diverso, in un modo nuovo al mio nuovo album che è in preparazione.»

35


INTERVISTA A THEMA Cosa vi aspettate dopo questa avventura sanremese? «Ci aspettiamo di portare la nostra canzone, di farla conoscere a più gente possibile, a chi magari non conosce ancora i Gemelli Diversi dopo 11 anni di carriera.» Parliamo appunto del brano presentato al festival Vivi per un miracolo... «Voglio sottolineare che non è una canzone che tratta esclusivamente dell’aborto come hanno raccontato tanti giornali, semmai è il tema iniziale che poi si sviluppa in molti altri temi, nelle situazioni della vita di tutti i giorni che possono toccare qualsiasi persona. È una sorta di preghiera moderna, un modo per alzare gli occhi al cielo e chiedere l’aiuto di qual-

36

cuno dall’alto, per non perdere la fiducia e non lasciarsi abbattere dalle situazioni che la vita ti può dare.» Insomma, una sorta di fermo immagine sulle sofferenze di questi tempi. Come avete raccolto gli stimoli che hanno dato corpo a questo brano? «Gli stimoli li abbiamo raccolti vivendo la vita normalmente, giorno dopo giorno, guardandoci intorno senza chiudere gli occhi e tapparci le orecchie.» È il vostro primo Sanremo, perché solo adesso? «Ci sembrava il momento giusto. Comunque, la canzone che abbiamo presentato, non è stata realizzata esclusivamente per il festival, è stata scritta un anno fa. Ci siamo sentiti di proporla perché il pezzo ci rappresenta in pieno e fa parte dell’album Senza fine, un

best of che racconta 11 anni di carriera dal 1998 al 2009.» Il singolo inedito Senza Fine che dà il titolo all’album, è un brano che parla di voi. Cosa vi premeva raccontare con questo brano? «Il pezzo Senza Fine è stato realizzato insieme alla nostra famiglia, con J-ax, ex degli Articolo 31, Space One della Spaghetti Funk e da lì anche il titolo, “S.F.”, Senza Fine, le iniziali di Spaghetti Funk. Questo a testimonianza del fatto che resteremo noi stessi sempre e comunque. Non amiamo guardare chi ci vuol tirare giù, chi ci vuole abbattere, chi ci critica. Andiamo avanti, facciamo il nostro lavoro, perché questa è la nostra vita e ci piace pensare che l’emozione dei live, la voglia di fare, di raccontarsi, sia senza fine.»


Essendo un best of, come è avvenuta la scelta dei brani? Siete andati per esclusione, oppure avete optato per quelli che hanno lasciato un segno? «In questo album ci sono anche 4 inediti, tra cui il pezzo di Sanremo, Senza fine, Nessuno è perfetto e B-Boy, un brano che è stato completamente rivisitato in chiave rock. Per quanto riguarda i brani editi, abbiamo voluto inserire i nostri cavalli di battaglia come Un attimo ancora del ‘98, ispirato al refrain dei Pooh, un pezzo che ci ha fatto conoscere al grande pubblico con 150mila copie vendute. Era nostra intenzione inserire tutti i nostri singoli, ma purtroppo abbiamo dovuto fare una cernita. Comunque sia prossimamente uscirà un dvd contenente con una discografia più completa e

tutti i videoclip girati.» Com’è stato realizzato il video di Vivi per miracolo? «Abbiamo girato il video a Barcellona in cinque giorni, ed è stata un’esperienza bellissima, anche perché è la prima volta che realizziamo un nostro video all’estero. Questa è stata la prima esperienza con il regista Cosimo Alemà e ci siamo trovati veramente a nostro agio, ci sono delle scene a mio parere bellissime.» Quali sono le emozioni che ci tenete a raccontare con la vostra musica? «Nonostante la gente pensi che il successo possa in qualche modo allontanare l’artista dalle solite abitudini e dai vecchi amici, a noi questo non è successo. Viviamo ancora nell’hinterland milanese dove siamo cresciuti, dove ci sono ancora tutti

quanti i nostri amici, che vediamo svegliarsi la mattina alle 6 per andare in fabbrica e per timbrare il cartellino. Vediamo gente che soffre, che fa fatica ad arrivare a fine mese, gente che gira con i macchinoni e ragazzine che crescono ascoltando la nostra musica o che diventano madri. Tutto questo ci emoziona ancora ed è fondamentale farsi emozionare da quello che vivi, da quello che vedi. Ci consideriamo delle persone fortunate a fare questo lavoro, ma tendiamo a non tapparci le orecchie a non chiudere gli occhi perché vogliamo vivere le sensazioni di quattro ragazzi di periferia che hanno mantenuto i piedi per terra e che cercano di camminare sempre ed esclusivamente a testa alta, qualsiasi sia il contesto che li circonda.» 37


Cosa ha provato nel partecipare a Sanremo? «Una grande emozione. È un evento musicale importantissimo ed è stato per me un privilegio poter lavorare con professionisti come Bonolis, davvero una grande occasione.» Al tuo fianco hai avuto un padrino d'eccezione come Pino Daniele. Cosa ti ha insegnato? «Pino Daniele per me è una guida e non è stato solo il mio padrino a Sanremo, ma è anche il produttore del mio disco SILVIAPRILE, scritto e arrangiato da lui ed uscito il 20 febbraio. Si tratta di un mini album contenente cinque pezzi inediti più una cover, Vento di passione, che lui aveva già cantato con Giorgia, in questo disco presentata in versione spagnola. È un prodotto nel quale si avverte tutto il suo inconfondibile stile. In particolare la canzone di Sanremo, Un desiderio arriverà, parla delle donne che cadono, si rialzano e trovano forza anche nelle lacrime, alzando lo sguardo al cielo e invocando un desiderio di rinascita.» Però nasci come cantante jazz, quindi in questo album hai sperimentato un nuovo genere? «Infatti, in questo album canto rock latino, una scelta azzeccata quella di Pino, poiché mi ha dato la possibilità di confrontarmi con un altro genere senza snaturarmi.» Tra gli artisti in gara al Festival ti è piaciuto qualcuno in particolar modo? «Ci tengo a manifestare tutta la mia ammirazione per Sal Da Vinci, tra l’altro napoletano come me, questo perché vorrei che la sua partecipazione al festival fosse un po’ il suo riscatto, è un grande artista e merita tanto.» I progetti per la promozione del disco? 38

«Pino Daniele ha espresso il desiderio di volermi in tourneè con lui e questa mi sembra, un'ottima opportunità per farmi conoscere.» In realtà il tuo debutto televisivo è avvenuto lo scorso anno con la prima edizione di X Factor. «Sono entrata alla terza puntata con una sfida d'ingresso, eravamo un rappresentante per ogni categoria e ci siamo scontrati al televoto. Da lì la mia permanenza nel programma non è durata molto. La mia eliminazione è stata un po’ ingiusta, ma d’altronde sono cose che capitano. Fortunatamente quello era solo un punto di partenza, oggi sono tornata più forte e con un progetto musicale importante. Devo comunque molto a X Factor perchè mi ha dato visibilità.»


39


40


41


Se Varsavia è la capitale amministrativa del paese, quella morale è senza dubbio Cracovia, centro della cattolicità polacca divenuta celebre per il suo vescovo più famoso, Karol Wojtyla. Ma a dispetto di quanto si potrebbe credere, la fama del Papa non è stata utilizzata come attrazione turistica ma a lui è dedicata solo una parte del Museo Arcidiocesano, nella quale sono esposte opere d’arte sacra e oggetti personali di Giovanni Paolo II. La presenza in ogni angolo del centro di chiese di notevole valore artistico è l’indicatore più forte dell’importanza rivestita dall’elemento spirituale in questa città. Simbolo del legame storico tra il potere politico e religioso è la Collina del Wavel, che vede fianco a fianco il Castello reale e la Cattedrale cittadina, la più importante del paese che ospita le tombe dei reali. Procedendo lungo la Grodzka, l’arteria principale, si trova la monumentale chiesa di S. Pietro e Paolo, il cui ingresso è adornato dalle statue dei dodici apostoli, e la medievale Chiesa di S. Andrea, una dei più antichi edifici della città. Giunti nell’ampia Rynek Glowny, piazza principale di Cracovia, spicca la doppia torre campanaria della Chiesa di S. Maria, ricca di opere del gotico polacco ed elemento simbolo del paesaggio cittadino. 42

La storia di Cracovia è legata alle tante influenze che ne hanno fatto un crocevia mitteleuropeo a partire dal XVI secolo. La ricca collezione d’arte del museo Czartosky, che contiene la celebre “Dama con l’ermellino” di Leonardo Da Vinci oltre a numerosi Rembrandt e Bruegel, testimonia l’attenzione delle famiglie nobili verso l’arte europea mentre un giro al Kazimierz, il quartiere ebraico, offre uno spaccato della secolare presenza ebraica nella città. Nel cuore dell’antico ghetto trovano posto sinagoghe ritrasformate in musei come quelle di Tempel o di Isacco ma anche la celebre fabbrica Schindler, dove furono impiegati migliaia di ebrei che riuscirono così a sfuggire alle deportazioni.


Bigos, barcszcz e gli onnipresenti pierogi (piccoli ravioli di carne o formaggio) sono tra i sapori più tipici di una città che offre sempre più alternative internazionali (dalle grigliate alla cucina fusion). Meglio concentrarsi sugli economici piatti a base di carne e verdure, caratteristici della cucina polacca: non saranno sempre facili da digerire ma la qualità è quasi sempre buona e non è raro spendere meno di cinque euro per un pranzo completo. Volendo cambiare genere, particolarmente originale è il ristorante del Manga, centro culturale giapponese tra i più importanti d’Europa. Sushi, tempura e chirashi a prezzi modici su una terrazza che dà sulla Wisla e la collina del Wavel, un incrocio fra Estremo Oriente ed Europa Orientale che affascina decisamente. Città studentesca più grande del paese, Cracovia vanta un’eccitante vita notturna durante tutto l’anno: mediamente interessanti i disco-pub del centro, particolarmente originali alcuni bar come il Wodka, che serve centinaia di tipi della principale specialità alcolica del paese, e il TriBeCa.

L’imponente opera di riqualificazione urbana che ha interessato la zona della stazione centrale ha ridato centralità all’enorme piazza antistante con il Galeria Krakowska, enorme centro commerciale dai corridoi decisamente est-europei. Stesso stile per la Galeria Kazimierz, che ha rivitalizzato una parte a lungo abbandonata del quartiere ebraico. Immancabile la visita all’antico fondaco dei tessuti, la celebre galleria di Rynek Glowny dove è possibile comprare souvenir e oggetti d’ambra di ogni tipo. Per trovare i marchi internazionali basta recarsi lungo la Florianska o la Grodzka, che simboleggia l’alternarsi tra moderno e retrò della città: passeggiando tra i negozi di abbigliamento non è raro imbattersi in singolari banchetti blu dove è possibile acquistare bagel e caciotte venduti da anziane signore delle campagne! 43


INFORMAZIONI GENERALI Come posso contattare Dream Magazine? Se hai domande o hai bisogno di aiuto per ordinare, mettiti in contatto con il nostro servizio clienti. Puoi raggiungerci: - Per email a marketing@dream-magazine.it - Per telefono durante l’orario di lavoro (dalle 10.30 alle 19) al numero 081.881.86.69 - Proveremo a rispondere alla tua email entro uno o due giorni. Naturalmente puoi ordinare i biglietti sul nostro sito 7 giorni alla settimana, 24 ore al giorno! In cosa consiste il nuovo servizio? È un broker online di biglietti, specializzato nel procurare ai nostri lettori biglietti per eventi molto richiesti che registrano il tutto esaurito. La soluzione è facile: basta selezionare l’artista, comprare il biglietto ed entro una settimana il biglietto arriverà direttamente a casa tua. Che vantaggi ci sono a comprare i biglietti da Dream Magazine? - Prenotazione online veloce, facile e sicura - La più grande selezione di biglietti per qualunque concerto, qualunque evento sportivo e qualsiasi spettacolo teatrale e musicale. - Servizio clienti premuroso e attento - Consegne affidabili in tutto il mondo Siamo assolutamente certi di consegnarti in tempo i biglietti che hai ordinato. Nell’improbabile eventualità che ciò non dovesse accadere, ti offriamo un rimborso pari al 120% del prezzo del biglietto! Come faccio a sapere che eseguire un ordine è sicuro? Garantiamo ai nostri clienti una connessione assolutamente sicura. Questo significa che quando compri i biglietti, la transazione online della carta di credito è sicura e gli altri non possono accedere ai tuoi dati personali. Mentre compri i biglietti puoi capire che stai acquistando attraverso una connessione sicura dalla ‘s’ addizionale che compare dopo ‘http’. Il nostro software di sicurezza è sempre aggiornato e controllato continuamente. Il numero della tua carta di credito, il tuo nome e il tuo indirizzo saranno da noi utilizzati esclusivamente per completare l’ordine e non per altri scopi. Per ulteriori informazioni, ti invitiamo a leggere le nostre condizioni sulla privacy.

44


Come posso pagare? Preferiamo ricevere i pagamenti con carta di credito. Può essere utilizzata qualunque delle seguenti principali carte di credito: *PAYPAL * VISA, * MasterCard. La nostra preferenza nel ricevere pagamenti con carta di credito o paypal è dovuta al fatto che i bonifici bancari impiegano tempi più lunghi per essere completati; i pagamenti con carta di credito possono dunque assicurare meglio la disponibilità dei biglietti ai nostri clienti. Accettiamo bonifici bancari per ordini molto grandi. Se preferisci pagare attraverso un bonifico bancario e ritieni che il tuo ordine soddisfi questi requisiti, ti preghiamo di inviare la tua richiesta a marketing@dream-magazine.it o chiamarci allo 0818818669. Costi di spedizione e tasse (IVA) sono inclusi nel prezzo del biglietto? I prezzi elencati sul nostro sito includono tutte le nostre tasse e l’IVA. Quando esegui un ordine, la somma di denaro che ti apparirà include le spese di spedizione e rappresenta l’intera cifra che ti sarà richiesto di pagare. Tieni presente che il prezzo è solo per i biglietti ordinati; non offriamo pacchi che includono spese di viaggio e di soggiorno in un hotel! E' possibile richiedere dei biglietti con un certo numero di posto a sedere o fila? Purtroppo non è possibile richiedere dei biglietti con determinati numeri di posto o fila. Poiché siamo degli intermediari, non ci è possibile conoscere con largo anticipo quali numeri di posto e fila avremo esattamente a disposizione. Possiamo garantire solo 2 posti contigui e siamo spesso in grado di fornire più di due posti contigui. Entrata generale e posti in piedi dipendono generalmente dall’ordine d’ingresso alla strutta che ospita l’evento. I biglietti che vedo elencati sul sito web sono ancora tutti disponibili? Sì, tutti i biglietti che puoi selezionare sul nostro sito sono disponibili, e noi ci impegnamo al massimo per aggiornare la disponibilità il più spesso possibile. Se i biglietti sono esauriti o non possono essere più consegnati in tempo utile, ti accorgerai di ciò sul sito e non potrai più selezionare quei biglietti. Ti preghiamo di tener presente che, nel caso in cui dovessi ordinare i tuoi biglietti in un momento particolar-

45


mente vicino (meno di una settimana) alla data dell’evento, la cosa più saggia da fare è quella di contattarci al più presto per concordare la migliore modalità di consegna. I biglietti per il mio evento preferito non sono elencati sul sito web. Cosa posso fare? Se i biglietti per il tuo evento preferito non sono elencati sul nostro sito, saremo felici di essere contattati e di ricevere una richiesta per tali biglietti. Faremo tutto il possibile, anche per includere il tuo evento preferito nel nostro sito! Inviaci una mail di richiesta a marketing@dream-magazine.it per i biglietti che non sono elencati sul nostro sito web. Perché il prezzo indicato sul biglietto è diverso da quello che ho pagato? Dal momento che siamo degli intermediari e non un punto vendita diretto, i nostri prezzi spesso differiscono dal valore menzionato sul biglietto. Il motivo per cui i prezzi sono più alti dipende da diversi fattori. Prima di tutto, la quantità di tempo e gli sforzi necessari per procurarci i biglietti influenzano il prezzo. I prezzi, inoltre, sono basati sulla legge della domanda e dell’offerta. I biglietti più richiesti, e pertanto più difficili da trovare, sono generalmente più costosi di quelli meno richiesti. Se ordino dei biglietti con posto a sedere, saranno l'uno vicino all'altro? Proviamo sempre a procurarci per i nostri clienti dei biglietti con posti vicini. Dal momento che non siamo un punto vendita diretto, tuttavia, possiamo limitarci a garantire 2 posti contigui. Spesso, però, riusciamo a ottenere più posti insieme. Naturalmente le probabilità di riuscire a trovare dei posti contigui saranno più alte quando la richiesta di tali posti avverrà con un unico ordine! Non può essere garantita la contiguità di posti a sedere appartenenti a diversi ordini! Come vengono spediti i biglietti? Generalmente, i nostri biglietti vengono spediti con FedEx o DHL, ma in casi particolari vengono utilizzati differenti mezzi di consegna. Ogni eccezione al nostro classico metodo di spedizione è finalizzata ad assicurare ai nostri clienti la ricezione dei biglietti in tempo. Talvolta optiamo per Royal Mail Special Delivery e in casi rari ricorriamo addirittura alla consegna o al ritiro di persona senza costi aggiuntivi. Ciascun metodo di consegna implica tempo e lavoro da

46


parte nostra per organizzarlo, pertanto i clienti non hanno diritto a un rimborso dei costi di spedizione, a prescindere dal metodo di consegna che Dream Magazine ritiene migliore. Quando posso aspettarmi di ricevere i biglietti? Generalmente siamo in grado di spedire i biglietti con largo anticipo rispetto alla data dell’evento. Tuttavia, dipendiamo in una certa misura da terze parti e fornitori. I seguenti tempi di consegna debbono pertanto considerarsi delle approssimazioni. Per quanto concerne la maggior parte dei biglietti, il nostro scopo è consegnarli al massimo 10 giorni prima dell’evento. La maggior parte di biglietti per eventi sportivi è recapitata 5-7 giorni prima dell’evento. Per ragioni di sicurezza, i biglietti per il calcio sono generalmente recapitati 1-2 giorni prima dell’incontro. Ti preghiamo di tener presente che, nel caso ti sia necessario viaggiare fino al luogo dell’evento, è consigliabile fornirci per tempo l’indirizzo dell’hotel. E’ assai più conveniente e facile per noi se ci invii i dettagli dell’albergo per e-mail. Posso ottenere un rimborso se l'evento è stato cancellato? Sì. Se un evento è cancellato e non è riprogrammato, ti verrà rimborsato il valore nominale del biglietto. Nell’improbabile eventualità che tu non riceva da noi un’email che ti notifichi l’avvenuta cancellazione insieme ai passi da seguire per ottenere il rimborso, ti preghiamo di contattarci il più presto possibile. Se l’evento è riprogrammato, il biglietto sarà valido per la nuova data. Se hai problemi con l’ora e la data nelle quali l’evento è riprogrammato, ciò non rientra tra le nostre responsabilità e resta al di fuori della nostra sfera di influenza.

47


che può non essere permanente è comunque valido per il tempo in cui è sperimentato. La bisessualità, come l'omosessualità e l'eterosessualità, possono tutte essere un passo di tran... Cominciamo a spiegare cosa sizione nel processo di auto-scointendiamo per bisessualità. La perta sessuale, o una stabile idenbisessualità è il potenziale di sen- tità a lungo termine. tirsi sessualmente attratti e di intraprendere relazioni sessuali o sensuali con persone di entrambi i sessi. Una persona bisessuale può non essere ugualmente attratta da entrambi i sessi, e il grado di attrazione può variare attraverso il tempo. Molte persone intraprendono attività sessuali con individui di entrambi i sessi, eppure non si identificano come bisessuali. Viceversa, altre persone intraprendono relazioni sessuali solo con persone di un sesso, oppure non hanno nessuna attività sessuale, tuttavia si considerano bisessuali. Bisogna sempre ricordare che la creazione e la consolidazione di una identità sessuale è un processo in divenire. Mentre siamo generalmente socializzati come eterosessuali, la bisessualità è uno stadio che molte persone sperimentano come parte del processo di presa di coscienza della loro omosessualità. Molte ... Per “feticismo”, si definisce lo altre persone arrivano ad identi- spostamento della META sesficarsi come bisessuali dopo un suale dalla persona viva nella sua considerevole periodo di identifi- interezza ad un suo sostituto, sia cazione come gay o lesbica. Uno ciò che la sostituisce, una parte studio condotto da Ron Fox su del corpo stesso, o una qualità, più di 900 individui bisessuali ha un indumento o qualsiasi altro trovato che 1/3 di questi si iden- oggetto. tificava precedentemente come Mi piace ricordare le origini di omosessuale. Un orientamento questo termine. Il termine fetici48

smo deriva dal portoghese. Quando nel XVIII secolo i mercanti di schiavi portoghesi entrarono per la prima volta a contatto con le religioni animistiche dell'Africa, applicarono agli oggetti di culto animistici il termine feitico, derivato a sua volta dal latino factitius, artificiale. Il

significato originario era quindi quello di "oggetto prodotto mediante un procedimento tecnico" che raffigura e sostituisce una forza della natura, ad esempio la fertilità, la potenza virile, l'attitudine alla procreazione. Il termine si diffuse negli studi storico-religiosi già alla fine del XVIII secolo in seguito all'interesse suscitato da una delle prime opere di comparazione religiosa, Du culte des dieux fétiches del francese Charles de Brosses pubblicato nel 1760. Tuttavia, soltanto lo psicologo


sperimentale francese Alfred Binet (1857-1911) trasferì il termine dalla ricerca storico-religiosa a quella sessuologica, al fine di fornire una spiegazione al fenomeno per cui numerose persone idolatrano determinate qualità o determinati oggetti esattamente come i popoli primitivi il bastone, la pietra, la clava o l'immagine lignea (Binet, Du fétichisme datis l'amour, "Revue philosophique", 1887). Binet scoprì che praticamente qualsiasi cosa può diventare oggetto di venerazione per il feticista: una certa pelliccia, le pellicce in genere o la pelliccia dei partner; i capelli della persona amata, i capelli in generale o i capelli di un determinato colore; tutte le cinture, o solo quella della persona amata, oppure tutti gli oggetti in pelle; il cappello della persona amata, qualsiasi cappello oppure i cappelli di un determinato tipo. L'elenco è infinito, le possibilità di variazione illimitate.

... Cara Piera, quelle di cui parli si definiscono “mutilazioni dei genitali femminili” (MGF) e, purtroppo, vengono perpetrate in 40 paesi, inclusi Italia e Stati Uniti, e riguardano centoventi milioni di ragazze in tutto il mondo, numero che viene arricchito ogni anno da due milioni di nuovi casi. Le mutilazioni sessuali sono comuni a numerosi gruppi: cattolici, musulmani, protestanti, animisti e atei. Ma resta l'Africa ad avere il triste primato di donne infibulate. Questa pratica ha origine nell'antico Egitto. Secondo una leggenda gli dei erano dotati di una natura bisessuale, natura che viene ereditata anche dall'uomo. Segni di questa doppia natura

sono il prepuzio nell'uomo e il clitoride nella donna. Solo eliminandoli, uomo e donna avrebbero recuperato la loro vera natura. Il clitoride resta comunque uno degli organi umani più demonizzati. Le leggende su di esso sono svariate e curiose. Per molte etnie africane ad esempio era considerato alla stregua di un fallo incompleto che avrebbe danneggiato l'unione sessuale ed un'eventuale bambino. Ma la ragione di tanto chiasso intorno a quest'organo era legato al piacere sessuale della donna. Già gli antichi romani praticavano l'escissione per impedire alle loro schiave di fornicare. In veri-

tà l'escissione nasce come forma di controllo sulla donna. Privata del piacere sessuale, caleranno le possibilità che la donna tradisca il suo uomo. La pratica è ormai entrata nella tradizione, la si fa senza discussione. In Somalia, uno dei paesi con la più alta percentuale di donne infibulate, la donna non infibulata diviene automaticamente una fuori casta, un'impura. Le probabilità che una donna non infibulata trovi marito e si inserisca in società sono quasi nulle. In realtà l'escissione non ha un fondamento religioso, il Corano o la Bibbia non contemplano questa usanza. 49





Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.