Caro direttore, Noto con piacere che la vostra iniziativa di sostenere la musica emergente sta prendendo sempre più piede. Ho apprezzato moltissimo l’album di Sergio Favo, ma in definitiva mi ha colpito il fatto di aver distribuito in allegato alla rivista, un album musicale, senza costi aggiuntivi. Spero che questo abbia un seguito, anche perché condivido la scelta di aiutare i giovani artisti che non sempre vengono considerati. Marco B. ... Sono entusiasta, anzi siamo entusiasti, e parlo a nome di tutta la redazione, che questo progetto sia stato visto di buon occhio. L’idea di sostenere la musica emergente è da sempre uno dei nostri interessi. Come Sergio Favo, anche i Malatja hanno voluto distribuire l’album “48” in allegato alla rivista. Quindi, posso assicurarti che questo progetto non si fermerà, andrà avanti, con una pianificazione sempre più interessante.
Non ne posso più di Raffaella Carrà Ma per quanto ancora saremmo costretti a dover subire Raffaella Carrà? Credo che ognuno ha il suo tempo, superato quello, la cosa migliore da fare è dare spazio ai giovani. Trovo che “Carrambà che fortuna! sia diventato un formati
vecchio e ripetitivo. Non se ne può più di vedere queste famiglie che si ricongiungono dopo anni, anche perché i soggetti sono diversi, ma il copione è sempre lo stesso. Per non parlare dei “carramba boys”, che forse, e non ho remore ad affermarlo, sarebbe meglio definire “carramba girl”. Paola ... Cara Paola sono d’accordo con te, ma solo in parte. Raffaella Carrà, come Pippo Baudo sono un po’ i pilastri della televisione italiana, e quando gli viene affidata una conduzione, il programma assume un altro fascino, uno stile quasi inconfondibile. Purtroppo, la colpa non è della Carrà, ma di chi decide il format. “Carramba che fortuna” ha avuto il suo momento di gloria nelle prime edizioni, ora sarebbe meglio metterlo da parte e sostituirlo con qualcosa di interessante, più vicino alle esigenze dei telespettatori.
Più spazio al cinema Finalmente uno spazio per i lettori! Non so se la mia mail verrà selezionata e pubblicata sulla rivista, ma è da tempo che avevo intenzione di scriverle. Sono uno studente universitario di 22 anni e leggo Dream da diversi anni. Mi piace e la leggo molto volentieri, anche se, essendo un appassionato di cinema,
mi piacerebbe che venisse dato più spazio alle interviste ed alle uscite cinematografiche, non so se sono l’unico a pensarla così, forse è soltanto la mia passione che mi porta a vedere le cose sotto un’altra ottica. Davide T. Di richieste così ne abbiamo ricevute, come quelle per la musica, la moda e via dicendo. Dare più spazio al cinema, significherebbe sacrificare un’altra rubrica e non credo che tutti siano d’accordo. Comunque sia, ci sono delle uscite in cui viene dato ampio spazio al cinema, come ci sono anche quelle in cui ad avere la meglio è la musica. Su questo numero, ad esempio, abbiamo raccolto alcune interviste ed uscite cinematografiche riguardanti il mese di gennaio e febbraio.
Alzi la mano chi non ha detto almeno una volta la parola “crisi” in questo periodo. Ma la parola è come se avesse cambiato significato: crisi = depressione povertà disoccupazione. Invece “crisi” ha dentro tante cose positive, è il momento in cui un equilibrio non c'è più ma è anche l'eccitante momento in cui se ne sta creando un altro. La vera domanda è: il nuovo equilibrio sarà migliore del precedente? Per uscire in modo convincente da qualsiasi crisi, che sia economica, personale, di rapporti, di coppia, c'è un solo sistema: devi decidere chi vuoi essere. Se sai che uomo o che donna vuoi diventare, se sai quale rap-
porto di coppia vuoi instaurare, se sai che impresa, che Paese, che Mondo vuoi, allora puoi ripartire. Il rischio vero è quando non sai quello che vuoi, come persona o come popolo. Auguriamoci tutti che chi ha in mano le leve del potere nel mondo risulti lungimirante e ispirato, ma anche la nostra vita sta cambiando verso un modello diverso di consumi. E nei consumi ci esprimiamo. Scegliendo di spendere il ricavato del nostro lavoro in un oggetto o in un servizio piuttosto che in un altro spesso stiamo decidendo a che cosa diamo importanza, che cosa vale. Mi permetto di consigliarvi –
qualora foste costretti a scegliere che cosa tagliare – di non togliere quello che vi permette di mantenervi in contatto col mondo e vi permette di comunicare, di essere nella “rete” e di tracciare il vostro percorso. Forse si può rinunciare a un vestito nuovo, ma non a un computer, non a un telefonino, non a una connessione internet, magari in un net-point: quello ci dà la libertà, ci apre, ci dà conoscenze e strumenti che ci possono dare una bella mano per esprimere al meglio noi stessi e le aperture da riversare poi nel rapporto con gli amici, in famiglia, per confrontarsi, per capire e superare qualsiasi crisi.
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Giove passa in aspetto positivo. Dopo un anno turbolento pieno di ostacoli e rallentamenti, preparatevi ad un anno di riscossa e di buoni risultati. Gennaio sarà un mese agitato. Non sarete in gran forma. Vi rifarete subito a febbraio che sarà un gran mese pieno d'amore e soddisfazioni.
Il 2009 sarà un anno controverso. Da una parte dovrete mettere a posto delle cose. Dall'altra, a fine anno, metterete le basi per qualcosa di nuovo e strepitoso. L'anno comincia bene a gennaio con Sole e Venere positivi. Febbraio con Sole e Marte in quadratura sarà problematico.
Nel 2009 avrete Giove positivo e Saturno cambierà segno. Avrete la possibilità di ottenere qualche successo lavorando tantissimo nella prima parte dell'anno. L'anno inizia con un gennaio con Venere in quadratura. Vi sentirete un po' soli. Vi rifarete a febbraio. Il mese sarà fantastico.
Dopo un anno davvero complicato, finalmente ritrovate la serenità che vi era tanto mancata. Questo sarà un anno di passaggio prima di un 2010 fortunato. Gennaio e febbraio non saranno tuttavia ancora facili. Sarete di cattivo umore e a febbraio sarà l'amore a mancarvi.
Giove non sarà dalla vostra parte nel 2009. Ma nella seconda parte dell'anno avrete l'appoggio di Saturno. La positività sarà orientata nel campo delle associazioni. Gennaio comincia maluccio. A febbraio non sarete ancora in forma ma con il transito positivo di Venere l'amore sarà favorito.
Avrete Saturno nel segno fino a tutto ottobre e Urano ancora contro. La fortuna toccherà il settore del lavoro e della salute. A gennaio tutto comincia bene anche se in amore non sentirete tutto il calore di cui avete realmente bisogno. Febbraio procederà, invece, tranquillamente.
Giove da negativo diventa positivo e vi rifarete di un anno difficile. La fortuna toccherà il settore dei flirt, del gioco, della gioia di vivere. Gennaio comincerà in sordina. A febbraio comincerete a sentire gli influssi di Giove anche se Venere inizia un transito complicato.
Quest'anno Giove si mette di traverso ma Urano resta favorevole. Sarà un anno di tagli necessari prima di un 2010 strepitoso. Gennaio sarà un mese pieno d'amore e di buon umore. Febbraio non è mai un gran mese per voi. Lo affronterete quindi con qualche difficoltà.
Il 2009 sarà un anno importatissimo per voi. Giove sarà positivo per 12 mesi e Saturno smetterà di infastidirvi. Potrete davvero ottenere molto. Gennaio comincia con una brutta Venere ma da febbraio inizia un transito positivo lunghissimo. Vivrete una passione molto bella.
Dopo un anno di grandi cambiamenti in tutti i piani esistenziali e tante soddisfazioni, dovrete vivere di rendita per poi prepararvi ad un nuovo anno fortunato. Godetevi tutto gennaio positivo. Da febbraio Venere inizia un brutto transito e sarà l'amore a mancare nella vostra vita.
Siete decisamente e senza tema di smentite il segno superfavorito di questo nuovo anno appena iniziato. Lasciate trascorrere gennaio che sarà un mese in definitiva tranquillo. A febbraio cominceranno i fuochi d'artificio. Vi sembrerà davvero di poter toccare il cielo con un dito.
Urano si ritrova ancora a sostare nel vostro segno e finalmente vi libererete di Saturno in aspetto negativo. Con il mese di gennaio questo 2009 comincia benissimo. Avrete amore, fortuna al lavoro, guadagni, tutto quello che speravate. Febbraio invece procede senza infamia e senza lode.
Il 2008 si è concluso nel peggiore dei modi... e il 2009 ha ereditato tutte le problematiche dell'anno appena passato. La galoppante recessione che ci sta portando indietro di quasi mezzo secolo, con milioni di perdite di posti di lavoro e milioni di miliardi di perdite economiche che, giorno per giorno le borse di tutto il mondo mandano in fumo, con conseguenze catastrofiche, sta affamando sempre di più i poveri. Chi c'è dietro tutto questo?... Chi sta speculando?... Chi sta giocando sporco? Come si è arrivati a questo?... E perché? Domande molto difficili alle quali pochi sanno dare risposte convincenti. Ormai ci troviamo in una situazione quasi irreversibile, dove tutti ci dobbiamo passare una mano sulla coscienza e ricominciare, una ricostruzione onesta, nell’interesse di tutti… smetterla con guerre inutili che procurano tante perdite umane e di denaro che potrebbe essere utilizzato in modo migliore, portando acqua, cibo, medicinali a quei popoli che gli è stato negato ogni diritto, tranne quello di morire. Riconosciamo i diritti umani!!! Sforziamoci ad essere meno egoisti… La crisi è mondiale e questo lascia sperare che prima o poi si risolverà, i governi di tutto il mondo e sopratutto quelli che contano stanno cercando strategie per addrizzare il tutto, con leggi drastiche e serie. Da noi invece c’è il solito scarica
barile, quelli che hanno governato, danno la colpa a quelli che governano, quelli che governano, danno la colpa a quelli che hanno governato... E così di seguito noi poveri comuni mortali continuiamo a votare questa gente che poi alla fine è sempre la stessa... Persone spietate senza scrupoli che passano da un partito all'altro, ma non per un ideale, solo per interessi... sporchi interessi... spesso personali! Rispettiamo almeno uno dei dieci comandamenti che abbiamo ereditato, il settimo: NON RUBARE... Basta signori!
Ricominciamo veramente una ricostruzione onesta e seria, creando leggi che guardano gli interessi di tutti e non di qualcuno… e finiamola con periodici assistenzialismi e con rimedi MORTIFICANTI… Ridiamo la dignità alla gente onesta, creando cultura, informazione. I problemi di una nazione non si risolvono con tagli all’istruzione, alla cultura nel senso lato della parola… Ricordiamoci che la cultura è la ricchezza dei popoli… un popolo senza cultura, è come un corpo senz’anima. 7
Quanti napoletani, almeno una volta nella vita, si sono detti: “ma sì, adesso vado via da questa città caotica, disordinata, minacciosa e difficile…” E quanti, degli stessi, hanno poi deciso di restare, nonostante tutto. Perché? Per il solito motivo? ’O sole , ‘o mare, ’o mandulino e ‘A PIZZA? Non credo. A parte il fatto che il sole e il mare li troviamo anche alle Maldive e che il mandolino a Napoli non lo suona più nessuno (purtroppo!!). A parte il fatto che, anche a Napoli, per mangiare una pizza che sia degna del nome che porta devi saper scegliere dove andare. A parte il fatto che… e mi fermo qui. Era da tempo che mi ponevo questi interrogativi, senza, in verità, trovare una risposta soddisfacente. Poi, l’illuminazione: ci sono delle cose che possono succedere solo a Napoli. Ci sono delle emozioni che puoi vivere solo qui. “E brava a scema!!”, starà pensando qualcuno di voi… E invece no. Perché, non sto parlando delle emozioni che ti suscita vedere un Castel Dell’Ovo illuminato di notte in mezzo al mare o di una Posillipo che si affaccia sul Golfo gremito di barche a vela. Sarei banale e alquanto retorica. Parlo degli incontri. Quelli che si fanno quotidianamente e che, nel loro piccolo, danno un senso a tutto ciò. Parlo del tassista che mi porta sempre al Tam quando ho lo spettacolo e che nei 20 minuti di corsa mi teorizza sull’importanza della scaramanzia. “Signò me credite? Io senza ‘a 8
superstizione nun putesse campà… mia moglie va ‘o manicomio perché io se la mattina mi sveglio e non trovo prima la scarpa sinistra so capace e rimanè scalzo per tutta la giornata… nu vaco manco a faticà… m’a pigli ‘e malatia”. Parlo del Bar Capodichino (permettemi una piccola pubblicità) dove trovo I FROLLA BOYS (così si sono ribattezzati i ragazzi dello staff) che, nonostante la pesantezza del loro lavoro, ti accolgono sempre col sorriso sulle labbra, commentando, con la mano sinistra sul cuore, un giorno le gesta del FAVOLOSO NAPOLI di Lavezzi: “Signò, dicite a verità, che Napule!!” e l’altro gli errori di questo o quell’altro difensore: “Signò, dicite a
verità, che munnezza”. Parlo del fruttivendolo che approfitta del tuo ingresso per fare uno show: “Signò, faciteme fa ‘o cabaret accussì a fennesca e ammunnà e friarielli”. Parlo di questi e tanti altri incontri che mi fanno gioire e mi commuovono al tempo stesso. Forse (e sottolineo forse), come diceva mio nonno, a Napoli puoi restare solo se “o si fetente o si poeta”. La domanda da farci allora è: io a quale di queste due categorie appartengo? Sono fetente o so’ poeta? Sapete che faccio? Adesso scendo e ne vado a cercare una terza di categoria. Così… per salvarmi la faccia. Buona vita a tutti.
Parliamo del tuo personaggio, Klara… «Klara è una ragazza molto determinata con un carattere forte, una studentessa che vive con un musicista, Luca (interpretato da Claudio Santamaria), ossessionato da una gelosia quasi patologica che gli renderà la vita non molto facile, non solo per colpa del mio personaggio.» Nel film veste i panni di una ragazza infedele. «Vivere una storia o per meglio dire una situazione come quella di Klara, non è cosa semplice. Klara non si può definire una donna infedele. Il suo atteggiamento, tutto quello che vedrete nel film, è frutto di uno stimolo causato dal voler assumere un comportamento uguale a quello per il quale la ragazza è sempre stata incolpata.» È stato difficoltoso recitare in lingua inglese? «Roberto Faenza ha avuto molta fiducia in me e mi ha dato una grande possibilità. Inizialmente ero veramente spaventata all’idea di dover recitare in inglese, primo perché non è la mia lingua madre e non lo mastico con facilità, secondo perché avevo paura che il recitare in una lingua straniera potesse in qualche modo far perdere di espressività al mio personaggio.» Diverse sono le scene erotiche: hai avuto difficoltà nel girarle?
«Anche in questo il regista ha avuto un ruolo predominante. Roberto ha saputo creare un ambiente dove noi attori abbiamo realizzato delle belle scene erotiche in maniera molto naturale, che risultano essere per niente porno. Da parte mia, credo che il corpo sia uno strumento di lavoro che spesso riesce a trasmette quello che magari uno sguardo o una parola non possono trasmettere, e quindi spero che ne derivi veramente un risultato ottimo.» 9
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Sbirri ti ha visto impegnato in scene d’azione, insieme ad una squadra vera di polizia, come infiltrato. «In Sbirri interpreto un reporter d’assalto, ispirato alla figura di Fabrizio Gabbi, famoso reporter che ha seguito importanti fatti di cronaca tra cui l’imbarco di clandestini. Come tanti altri cronisti, che per dedizione alla notizia, spesso sono assenti da casa, tralasciando il rapporto con i figli, il mio personaggio, sottrae tempo alla famiglia, trovandosi poi a vivere la drammatica morte del figlio per droga. Un tragica vicenda in cui il protagonista non riesce ad accettare la triste verità, così, come di solito succede in questi casi, la famiglia invece di unirsi, si separa. Cerca di trovare delle risposte ponendosi strazianti interrogativi e decidendo di aggregarsi al gruppo dell’antidroga UOCD di Milano, che opera contro il piccolo spaccio, quello per strada, che dalla Colombia arriva in Europa, smerciata a Milano e in tutta Italia. L’ultimo anello di congiunzione è dato dai famosi “cavallini”, per lo più extracomunitari che consegnano la droga ai ragazzi. E’ stato filmato ogni incontro con il capo della Mobile Messina, l’incontro con i ragazzi, le uscite, gli arresti, i pedinamenti e le irruzioni in casa, tutto vero, tutto abbastanza rischioso. Il mio personaggio vede e vive tutto questo. E’ una pellicola fatta di emozione, azione, adrenalina, suspance, un thriller, con azioni vere, in cui si dormiva poco, per essere sempre pronti alle chiamate della polizia, che ci avvisava quando c’era un arresto in corso.» Immaginavi di doverti scontrare con situazioni così drammatiche? «E’ stato un lavoro intenso, non sono mai uscito dal personaggio. Per un mese e mezzo ho vissuto quel dolore, confrontandomi con gli agenti. Girando Sbirri sono venuto a conoscenza di una realtà spaventosa, quella di bambini di dieci anni che fanno uso di
droga. Il film porta a capire e comprendere gli “sbirri”, termine dispregiativo utilizzato dai ragazzi per definire i poliziotti. Sono giovani che guadagnano solo 1.300 euro al mese rischiando la vita quotidianamente.» Come hai vissuto le riprese notturne, hai provato paura nel corso delle retate? «Durante le riprese no, solo quando tornavo in albergo, riflettevo e mi rendevo conto del rischio che avevo corso.» Hai potuto conoscere personalmente i ragazzi minorenni arrestati… «Si, minorenni che usavano e spacciavano droga sin dalle scuole elementari; è scioccante vedere giovani lasciati liberi di spacciare, come se vendessero caramelle. Non c’è più controllo, non esistono regole, i giovani non hanno più ideali, le strade diventano un far west e in una città come Milano si vedono bambini che sniffano e spacciano cocaina. Mettersi nei panni di un genitore che ha perso il figlio per un’overdose di droga, ti fa riflettere e ti porta a chiedere: di
chi è la colpa? Dei genitori che non controllano i figli, della polizia che non arresta, dello Stato che non dà certezze o degli insegnanti che forse dovrebbero avere una maggiore autorità. Quello che è inquietante è il fatto che sul mercato stanno per immettersi nuove droghe altamente rischiose.» Quanto questo genere di film può aiutare il mondo dei ragazzi di oggi? «Guardando Sbirri vieni a conoscenza di casi sconcertanti: di un ragazzo che per comprarsi le scarpe va a spacciare cocaina, di un altro, invece, per andare ad Ibiza e addirittura di un operario stanco per il lavoro, che usava la cocaina per restare sveglio a giocare con i figli.» Essendo padre, questo film ti ha fatto riflettere sul rapporto con tuo figlio? «Mi ha fatto capire quanto devo stare attento a mio figlio, conoscendo i suoi insegnanti, gli istruttori. Occorre un po’ di attenzione in più, da parte dei genitori, cercando di parlare il più possibile con i ragazzi.»
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Anne Hathaway è la protagonista di “Passengers”, un thriller sopranaturale diretto da Rodrigo Garcia. Nel film, l'attrice de “Il diavolo veste Prada” sarà una giovane donna che aiuta sei sopravvissuti ad un incidente aereo a superare lo shock, e con uno di loro stabilisce un rapporto speciale. Sono iniziate in Germania le riprese del nuovo film di Quentin Tarantino con Brad Pitt. Il sexy divo interpreta Aldo Raine “The Bastard”, capo di una squadra composta da soldati ebrei americani, che è incaricato di una missione ben precisa: torturare e uccidere tutti gli ufficiali nazisti che riesce a stanare. Alla “missione” parteciperà un cast ricco di star tra cui Samuel Jackson e Diane Kruger.
Ritorna il grande Danny Boyle che molti ricorderanno per aver diretto ”Trainspotting” e “28 giorni dopo”. L’eclettico regista scozzese arriva nelle nostre sale con un irriverente commedia che avrà come bersaglio il quiz televisivo “Chi vuol essere milionario”.
Wim Wenders farà un tributo a Fabrizio de Andrè. Non nuovo a film dedicati a musicisti, Wenders ha dichiarato che presto a New York verrà realizzato un imponente concerto che raccoglierà numerose star per omaggiare il cantautore genovese.
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Joaquin Phoenix avrebbe deciso di ritirarsi dal cinema per dedicarsi alla musica. Ha rivelato che “ Two lovers”, il film di James Gray che lo vede come protagonista insieme a Gwyneth Paltrow e Isabella Rossellini potrebbe essere il suo ultimo film. Di recente Phoenix ha firmato parte della colonna sonora di “Walk the line”, e ora sarebbe in precinto di registrare un album tutto suo. Trova spazio in Italia “Never back down”, film incentrato sulle arti marziali tutto made in Usa. Tra i numerosi premi che poteva aggiudicarsi questa pellicola ha vinto quello più curioso: l’ Mtv Movie Awards assegnato al film con migliori combattimenti.
Tratto da una storia vera molto toccante, il film, di Mark Herman, narra l’amicizia tra Bruno, figlio di un comandante nazista e un bambino ebreo rinchiuso nei campi di concentramento. Questo rapporto speciale con un ragazzo ebreo porterà a conseguenze allarmanti e inaspettate Seguendo l’onda di “Sin city” arriva nelle nostre sale “Max Payne", poliziotto spericolato e voglioso di vendetta interpretato da Mark Wahlberg. Anche in questo caso le numerose scene da azione lasciano pensare a un prodotto destinato più ad un pubblico amante del’action movie che del noir poliziesco.
Jim Carrey torna in una nuova commedia piena di situazioni esilaranti per sfidarese stesso ed imparare a cogliere al volo tutte le occasioni che la vita gli offre. L’attore interpreta il ruolo di Carl Allen il quale decide di provare un nuovo approccio: per un anno interorisponderà sempre “si” a tutto quello che gli viene proposto. 13
Parliamo di Due partite e di Sara, il tuo personaggio. «Il titolo del film è ancora provvisorio. Due partite è tratto dalla commedia teatrale di Cristina Comencini. Sono Sara la figlia di Margherita Buy, una donna troppo concentrata sul lavoro, in giro a fare concerti. Il film è diviso in due atti: uno che vede le madri degli anni sessanta, l’altro le figlie degli anni ’90. Si vedono a confronto le mamme che hanno rinunciato a tutto per essere madri di famiglia e le figlie che hanno scelto di essere donne in carriera. E’ un film divertente, ma a mio avviso 14
anche drammatico, in cui ho riscontrato aspetti che nel corso delle riprese sul set non avevo notato, cioè che le donne prima erano piene di sogni pronte a riscattarsi dalla loro condizione, noi, invece, sprofondiamo in un cinismo sconvolgente, che ci ha costretto a non costruire nulla, ponendo come priorità l’essere donne in carriera indipendenti, ma terribilmente sole. Sono onorata di interpretare la figlia di Margherita Buy, un’attrice che da sempre stimo. Purtroppo, non abbiamo recitato insieme perché il film è diviso in due parti, le madri e le figlie, quindi
non ci siamo incontrate. Sul set mi sono divertita e con le altre attrici siamo diventate amiche.» Invece tu nella vita reale che donna sei? «Sono una donna assolutamente indipendente, concentrata sul lavoro, ma piena di sogni. E’ importante tornare a casa ed essere abbracciati, la vita non è fatta solo di lavoro e di viaggi e poi, la solitudine mi fa paura.» Sono previsti altri impegni cinematografici nel futuro? «Il film Generazione mille euro di Massimo Venier, una commedia sentimentale, sullo sfondo dell’attuale situazione lavorativa
dei trentenni, la generazione dei mille euro, che per alcuni restano un miraggio. Nel film interpreto un vicedirettore di marketing che ha rinunciato alla sua vita pur di diventare qualcuno, ma quando incontra un ragazzo della sue età sembra sua zia.» Stai interpretando ruoli che ti provano molto… «Tutti i film, anche la commedia, tutti i personaggi con cui ti relazioni ti costringono a metterti in discussione, questa è la cosa bella dell’attore. Non a caso, i primi anni di recitazione sono al limite con la psicoterapia, poiché per dare qualcosa al personaggio, devi sbloccarti, come se cambiassi pelle, dopo ogni film.» C’è un libro, un personaggio che ti piacerebbe portare al cinema? «Quello che vorrei fare è Alice, il testo fondamentale per ogni donna, perché analizza il senso di inadeguatezza di una donna, il tentativo di inventarsi parole nuove, mangiare qualcosa che ti renda più grande o più piccola, giusta per la situazione, ma pur sempre sbagliata. Walt Disney la racconta in un modo, ma in realtà Alice è tante altre cose. L’ho letto tante volte ed insieme ad alcune mi amiche attrici volevamo fare uno spettacolo, Alici sott’olio.» Come vedi le fiction tv? «Credo che un bel ruolo possa essere interpretato sia in televisione che al cinema, raccontato in modo sincero. Guardo poca televisione poiché penso ci siano cose che sottovalutano lo spettatore, la tv entra nelle case, quindi, dovrebbe avere una responsabilità maggiore.»
so, vendicativo, gli hanno tolto ciò che secondo lui gli spettava di diritto e fa di tutto per riprenderselo. E in questa guerra senza confini tira fuori l’unica arma che ha a disposizione, l’intelligenza, non avendo modo di combattere contro le ricchezze e il potere di Desdemona, di Otello e di tutti gli altri rappresentanti del gruppo. L’unica cosa che può fare è utilizzare la furbizia e l’intelligenza in modo scorretto.» «Questa di Iago è una seconda bellissima esperienza, con Volfango. Come tutti sanno è un dramma della gelosia, ma anche un film sull’amore, un amore diverso, violento. Un amore che può essere vissuto in modo passionale, ma allo stesso tempo duro, forte. È un ragazzo che per amore è capace di scatenare una guerra senza confini. È ambizio16
«Interpreto Desdemona, una ragazza viziata, ambigua, con una seduzione innata. Una ragazza che nasconde però una grande fragilità, un senso di solitudine forse, anche, a causa della sua appartenenza ad una famiglia importante che, da un lato l’ha privilegiata e dall’altro le ha fatto
sentire una forte responsabilità. Desdemona è contesa da due uomini, diversi tra loro, Iago, un poveraccio che lotta per i suoi diritti, che vuole raggiungere un sogno, quello di diventare un architetto, sperando che gli venga assegnato l’incarico del progetto per la Biennale, e Otello, un raccomandato che ha una vita più agevolata. Entrambi mi contendono fino alla morte.
Cosa pensa della televisione di oggi? «Credo che sia una tv popolare né migliore né peggiore di quella di altri paesi. Penso che oggi la televisione non sia altro che un elettrodomestico e neanche il primo pensiero della gente. Non è certamente il mio primo pensiero, tanto in televisione non c’è spazio per me, non mi prenderebbero in nessuna produzione perché in quasi tutte le serie televisive gli attori non sanno recitare. Penso di sapere fare bene l’attore, di conseguenza mettermi in una qualunque serie vorrebbe dire fare sfigurare troppe persone.» Nel 2006 ha partecipato a La fattoria, come spiega la voglia di politici, sportivi, di prendere parte a questi format televisivi un tempo prerogativa di personaggi dello spettacolo? «C’è un grande bisogno di gua-
dagnare ed un’avidità diffusa. Questi reality ti fanno guadagnare molto bene e tu partecipi, ecco tutto. Anche se la mia partecipazione a La fattoria non ha cambiato di una virgola la mia vita. Comunque sia, per soldi lo rifarei» Cosa pensa del teatro a Napoli? «Penso che la politica comandi il teatro senza nessuna attenzione artistica. Credo che Mastelloni abbia riportato Napoli all’attenzione di tutta l’Europa e adesso i politici si sono dimenticati questa cosa. Ma questo è l’atteggiamento che i politici a Napoli hanno con tutti gli artisti che non entrano nelle loro grazie. Del resto non è un caso se il Teatro Sannazaro resta sistematicamente fuori da tutti i sovvenzionamenti istituzionali.» A cosa sta lavorando? «Mi sono dedicato ad un progetto per Radio Tre, precisamente alla lettura radiofonica di Amore ginnastica di Edmondo De Amicis. Attualmente sto portando in scena lo spettacolo Metti una sera con… Leopoldo Mastelloni, che ripercorre i miei maggiori successi e festeggia i quarant’anni di carriera, tra Giuseppe Patroni Griffi, Raffaele Viviani, Eduardo De Filippo e Bertolt Brecht. A marzo sarò al Teatro Bellini con Due dozzine di rose scarlatte di Aldo De Benedetti per la regia di Livio Galassi, e al Teatro Sannazaro con una serata speciale che stiamo ancora organizzando.» 17
Cosa pensa della televisione e dei suoi format? «Credo che il successo de I migliori anni sia incredibile. Oggi fare una trasmissione che si attesti su uno share del 10-20 per cento è un’impresa epica, perché c’è una grande offerta, una grande varietà ed il pubblico può scegliere cosa vedere. Non è più come una volta. Anche i mezzi di comunicazione sono cambiati, basta pensare all’avvento del digitale, di internet ed il quadro del cambiamento è delineato nella sua interezza.» A questo grande varietà nell’offerta crede che corrisponda anche una grande qualità? «La qualità bisogna saperla cercare; è come quando si va in una libreria e si cerca la rarità o la 18
bellezza in mezzo a tanti scaffali, così è in televisione: grazie al telecomando, l’utente può sempre operare la sua ricerca della qualità. Chi fa televisione, deve ricordare che alla base di un qualsiasi programma bisogna ci sia senso della responsabilità.» Dopo il grande successo della scorsa stagione è tornato a condurre I migliori anni, il varietà di Raiuno che mette a confronto in ogni puntata due decenni, dagli anni ’50 ad oggi. È soddisfatto di come sta andando la trasmissione? «Molto, perché è una trasmissione che piace al pubblico ed anche a noi che la facciamo.» L’altra trasmissione che conduce, L’Eredità, migliora ogni anno di più, quale è il segreto
del programma? «Intanto sono molto soddisfatto dei risultati che stiamo ottenendo con L’Eredità, perché sta andando fortissimo. Cerchiamo sempre di migliorarla stando al passo con i tempi, sostituendo i giochi che riteniamo siano superati, con altri più in linea con i tempi e la formula è vincente.» Che rapporto ha con Napoli? «Napoli è una città che si può solo amare ed io ho molti amici napoletani, Vincenzo Salemme, Gigi D’Alessio, che cementano
in me l’idea che questa città va amata intensamente.» Come commenta l’annullamento dello show su Raiuno di Gigi D'Alessio e Anna Tatangelo? «Non ne conosco i motivi, ma siccome Gigi è un mio amico dico che per me è un guaio perché mi tocca fare un’altra puntata de I migliori anni, mentre volevo pensare ad altro!» Quando viene a Napoli dove le piace andare? «Purtroppo vengo in città solo
per una “toccata e fuga” e non ho il tempo di gustarmela pienamente; solo in occasione di Telethon ho potuto godermela un po’ di più.» I media danno sempre l’immagine giusta di Napoli? «Forse rispetto al grosso problema dei rifiuti non c’è stata una comunicazione veritiera, ma ritengo che bisognava darsi una smossa perché la situazione era davvero critica. Per quanto riguarda la città in genere, ritengo che Napoli sia uno dei simbo-
li dell’Italia nel mondo e come tale debba essere trattata.» Si ritiene soddisfatto dal punto di vista lavorativo? «Si, mi sono tolto tutte le mie soddisfazioni: scelgo tutti i miei programmi che poi coccolo come se fossero miei figli; spero di continuare a lavorare così, ad essere apprezzato per quello che faccio e a potere regalare momenti di svago alle persone.» Quali sono i progetti futuri? «Penso al presente, ho tante cose da finire.» 19
Valletta, ballerina, attrice ed infine conduttrice. Quanto è stata importante questa formazione poliedrica? «Moltissimo. E’ un bagaglio che ti permette di vivere con maggiore responsabilità, esperienza e consapevolezza tutto quello che ti capita. Poi, la poesia della gavetta è meravigliosa. Con certe esperienze alle spalle, comunque, riesci a gestire meglio sia le cose negative che quelle positive». Nonostante le tue passioni sei riuscita a trovare il tempo per laurearti, tra l’altro, a pieni voti. Insomma, un esempio per i ragazzi di oggi… «Se lo sono mi lusinga esserlo. Mi ha fatto effetto una bimba che una volta mi disse “da grande voglio fare la Bianchetti”. E’ stata una grande soddisfazione. Spero di essere apprezzata per quello che sono, ma devo dire che la strada è stata difficile. Non sono state sempre rose e fiori però il
messaggio forte che mi sento di dare, soprattutto ai giovani, è quello di non mollare mai quando c’è il fuoco della passione». Piacere Rai Uno, Il Gioco dell’Oca, Ci Siamo: che ricordi hai dei tuoi inizi? «Ricordo ancora l’emozione della mia prima pubblicità quando mi uscì un herpes per la gioia o quando cantavo su palcoscenici dove fischiavano i microfoni e mi davano due lire. E’ un bagaglio che mi ritrovo quando faccio le dirette. In quel periodo lavoravo e studiavo. Da un lato, c’era la gioia del sogno che prendeva man mano forma e, dall’altro, la fatica di portare avanti un discorso di vita importante come la laurea». Nel ’97 sei stata valletta nella famosa Corrida di Corrado, come fosti scelta? «Andai al provino col mio agente di allora. C’erano, tra le tante, anche Anna Valle ed Ela Weber. Ero la più bassa di tutte. Volevo andare via ma lui mi convinse. Mi disse di rimanere. Era sicuro che avrei colpito Corrado e così fu. Iniziammo a prenderci in giro ma in modo carino perché Corrado era sempre molto elegante. Nacque una grande collaborazione e una grande amicizia. Corrado è stata la prima persona che ha creduto in me. Purtroppo però è venuto a mancare, ma sono felice che il battesimo mi sia stato dato da uno come lui, unico nel suo genere». Nel 2000 iniziano le prime trasmissioni legate in qualche modo alla religione con Giubileo 2000, poi A sua Immagine, I viaggi del Papa, Padre Pio. Da dove nasce questo legame con la religione? «Dopo l’esperienza con Rai International ero rimasta senza lavoro e feci vari provini tra cui quello per A sua immagine. Tutti mi dicevano di non andare. Io,
però, sentii forte di dover fare quel provino che fu particolare. Improvvisai domande, risposte e perfino applausi. Sembravo un pazza. Fu quasi comico. Dissi che il Vangelo era gioia e che non bisognava essere tristi. Colpii la commissione per il mio linguaggio giovanile». Quanto è importante per te la religione? «Per me la religione non è strumento scaramantico né una “medicina” da utilizzare quando le cose vanno male. La fede è un amore forte che hai dentro e che vuoi trasmettere e condividere con gli altri. E’ un dono. A volte è una luce, a volte un silenzio. E’ il lievito della vita stessa e la vivo con grande semplicità e senza ostentazione». Infine, Domenica In. Quali segreti sei riuscita a strappare ai tuoi colleghi più esperti? «Ho scoperto che se sei te stesso e non usi il telespettatore come un consumatore ma come persona, il pubblico ti apprezza. La telecamera è un metal-detector e legge tutto: quando trasmetti verità trasmetti anche serenità». Attualmente stai conducendo 100 e lode, un gioco riservato agli studenti che hanno conseguito il massimo dei voti alla maturità. Che obiettivo ha questo spazio? «Quello di dare risalto alla meritocrazia e di dare voce agli altri giovani, che non sono necessariamente quelli che i fatti di cronaca ci raccontano, quelli che si impasticcano. C’è anche un’altra realtà positiva che è la più grande. Poi com’è bello ricreare insieme l’atmosfera della scuola che tutti abbiamo vissuto!» Sei stata colpita da qualcosa in particolare? «Dalla loro freschezza ed educazione. Tutti partecipano con grande responsabilità. Mi sento molto legata a loro».
Progetti futuri in campo lavorativo e personale… «A marzo riprenderò con Radiodue. Spero, nel frattempo, di trovare la persona giusta per costruire una famiglia». Spasimanti fatevi avanti... «Ho un bel caratterino quindi non so come se la passerebbero.» 21
Hai da poco compiuto 30 anni. Avresti mai immaginato di diventare un professionista della televisione e padre di famiglia in così poco tempo? «No. A 20 anni ho iniziato a fare un programma per Disney Channel e non immaginavo di fare in 10 anni tutta questa carriera. Sono sempre stato uno di quelli che vorrebbe fare le cose con tranquillità. Conducendo Linea Verde già da tre anni ed avendo tre figli, posso dire di aver già bruciato tante tappe.» Quali sono state le persone importanti che per prime hanno creduto in te? «I primi a darmi il la, sono stati Massimo Fusi e Alessandro Baracco, entrambi lavoravano a Disney Channel. Aver condotto per cinque anni programmi per ragazzi mi ha dato una forza, utile ad affrontare qualsiasi tipo di programma.» Come è nato l’incontro con la televisione? «Inizialmente volevo fare l’attore, infatti fin da piccolo ho recitato a teatro. Poi, mi sono dedicato alla pubblicità, perché pagavano tanto, e grazie ad uno spot per una nota casa automobilistica giapponese, mi sono pagato ben tre anni di scuola di recitazione. Casualmente ho fatto un provino per Disney Channel, dal quale sono stato scelto ed ho così iniziato. Mi sono divertito fin dall’inizio, avevo riscontro con i telespettatori e da sei mesi di contratto sono passato a sei 22
anni e a quel punto ho capito che la mia vocazione è la conduzione e non la recitazione.» Sei un napoletano trapiantato a San Benedetto del Tronto. Nostalgia della tua città? «A Napoli non ho mai vissuto, ci sono solamente nato, però mi piace ricordare che sono di Napoli. Ci ritorno due volte all’anno, appuntamenti fissi da quando sono piccolo, tanto che il maschietto, l’ultimo nato, volevo che nascesse a Napoli. E’ un legame che spero di non abbandonare mai e soprattutto di trasmettere anche ai miei figli.» Per la terza volta sei alle prese con la conduzione di Linea Verde. Puoi raccontarci un’esperienza che ti ha colpito, girando l’Italia? «Quest’anno ho notato un maggiore interesse da parte dei giovani verso l’agricoltura. Nel primo anno di Linea Verde, nel seguire i servizi nelle varie regioni, incontravamo persone adulte, che si lamentavano del fatto che i giovani non si interessavano minimamente dell’agricoltura. Devo dire invece che c’è in corso un vero e proprio cambiamento, ci sono ragazzi che puntano proprio economicamente sull’agricoltura, diventando imprenditori agricoli. Poi ci sono le bellezze italiane. L’Italia è un pozzo infinito di bellezze, risorse, ricchezze, di gente onesta, gentile, che ti vuole sempre ospitare, persone che non conoscerei mai se
non facessi questo programma. Oggi è più facile andare in giro, poter viaggiare, te ne vai ovunque, all’estero, ma secondo me bisognerebbe riuscire a fare anche la stessa cosa in Italia, magari nel fine settimana, per vedere e scoprire gli scorci stupendi del nostro Paese.» Hai rivelato di portare con te sempre un testo sacro e di pregare con i tuoi bambini. Cosa significa per te pregare? «Qunado sei credente e praticante ci sono dei momenti in cui, un po’ come accade per chi pratica lo yoga, e lo fa per sentirsi bene, ci si mette in contatto con il Signore per avere dei momenti di tranquillità, in cui rifletti sulla giornata, su te stesso, su quello che stai facendo. A mio avviso, nell’arco della giornata, bisognerebbe sempre dedicare del tempo alla preghiera, anche poco, poiché ti aiuta a stare bene fisicamente e di animo e anche quando hai problemi e sei stressato, con la preghiera riesci a trovare soluzioni, come se ci fosse una forza che ti dà una mano, che ti spinge.» Come ti vedi a 40 anni? «Spero di rivedermi uguale ad adesso. Sicuramente saranno cambiati i programmi, non so se ci sarà qualche bambino in più per casa, ma non credo che sarò tanto diverso. Fino a quando avrò voglia di comunicare, voglia di imparare, questa sarà l’energia che mi farà star bene.»
Saranno 5 i concerti in Italia il prossimo febbraio che gli Oasis hanno annunciato, a supporto del loro nuovo album “Dig Out Your Soul”. Il tour parte il 12 gennaio e si conclude il 3 marzo. Le cinque date italiane: Milano - 2 febbraio Roma - 20 febbraio Treviso - 21 febbraio Bolzano - 23 febbraio Firenze - 24 febbraio I biglietti sono disponibili su Ticketone dalla fine di dicembre.
Eros Ramazzotti ha scritto, per sé stesso e per altri, alcune tra le canzoni più belle del repertorio pop italiano. Oggi è uno dei musicisti nostrani più apprezzati all'estero con all'attivo duetti di altissimo livello e invidiati da tutti , basti ricordare Tina Turner, Anastacia e ultimi, solo in ordine di tempo Ricky Martin e Ornella Vanoni. In occasione del suo tour australiano, che vanta già il tutto esaurito, Eros ha dichiarato: “Oramai ho composto tutti i pezzi per il nuovo album, resta il lavoro finale e la registrazione. Sarà un album che segue il mio stile ma con una impronta leggermente diversa rispetto al passato”. Per l’uscita bisognerà attendere aprile.
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J Ax, ha già pronto il prossimo album, il cui titolo è ancora top secret, si sanno poche ma importanti informazioni. La prima è il giorno di uscita, prevista per il 23 gennaio 2009, la seconda e sul pacchetto. In effetti il nuovo album sarà un doppio per una suddivisione delle 20 tracce che l'artista ha creato per la sua prossima uscita. J Ax ha deciso così di dividere le 20 tracce in due album da 10 che usciranno a distanza di pochi mesi l'uno dall'altro alla modica cifra di 10 € ciascuno. Anche questa una rivoluzione. Ma non è l’unica visto che il primo singolo estratto “Limonare al Multisala” non è solo una presa in giro dei modelli adolescenziali alla Moccia ma dimostra anche una maggiore verve rock'n'roll del messia dell'Hip Hop Italiano che sperimenta così una veste musicale, in parte nuova.
Il grande pubblico lo ha conosciuto ed apprezzato lo scorso anno a Sanremo con il singolo “Rivoluzione”. In alto alle classifiche italiane per un bel po’ di settimane e con un modo tutto suo di fare musica, Frankie parla poco, preferisce lanciare messaggi attraverso la sua musica. Il rapper italiano Frankie Hi Energy partirà per il suo Tour 2009 a Gennaio. Queste le date: 23 gennaio 2009 Roma, Alpheus 24 gennaio 2009 Modugno (BA), Demodè Club 30 gennaio 2009 Bologna, Estragon 31 gennaio 2009 Roncade (TV), New Age 06 febbraio 2009 Firenze, Viper 07 febbraio 2009 Cesena, Vidia 12 febbraio 2009 Napoli, Duel Beat 13 febbraio 2009 Taneto Di Gattatico (RE), Fuori Orario 14 febbraio 2009 Seriate (BG), Cineteatro Gavazzeni 19 febbraio 2009 Milano, Rolling Stone
A dispetto di quanto annunciato recentemente, i Kiss, la leggendaria rock band di NY, potrebbe tornare presto in studio per iniziare le registrazioni di un nuovo album. Questo almeno è quanto ha raccontato il chitarrista Paul Stanley durante un’intervista. La nuova line-up con Tommy Thayer alla chitarra e Eric Singer alla batteria si è rivelata talmente forte nello spirito che sarebbe interessante vedere cosa riuscirebbero ad ottenere in studio. I Kiss saranno impegnati in un tour americano ed europeo per gran parte del 2009, ed è proprio durante il tour che, secondo Stanley, potrebbe uscire il nuovo album.
Sanremo 2009 sarà condotto da Paolo Bonolis, che ha già cominciato a rivoluzionare il regolamento, eliminando la categoria dei Big, rinominandola con l’appellativo “Artisti” e modificato il nome della sezione “Giovani”, in “Proposte 2009” di cui faranno parte otto giovani artisti, due dei quali provenienti da SanremoLab. Per la prima volta i concorrenti non proporranno brani inediti perchè le canzoni, una settimana prima del Festival, saranno trasmesse in radio dalla Rai. Grandi novità anche per quanto riguarda le giurie: la demoscopica sarà direttamente al teatro Ariston. Abolita la giuria di qualità. I professionisti dell’Orchestra del Festival daranno la loro preferenza. Altre novità riguarderanno le vallette: pare che Bonolis voglia con sé sul palco ogni sera una donna diversa e famosa. 29
Sin dal tuo esordio nel 2001 hai sicuramente rappresentato una novità nel panorama musicale italiano discostandoti un po’ dal genere melodico che ha sempre contraddistinto la canzone nostrana. Con quale musica sei cresciuto? «Tutta. Compro più dischi di quelli che poi riesco davvero ad ascoltare, però non rinuncio a nulla. La musica è la cosa più stimolante che abbia, mi aiuta sempre e ha la capacità di interpretare le esigenze di ogni mio momento. E' per questo che ogni genere trova il suo spazio nel mio ipod. Gli stili che amo di più sono l' Hip-Hop, la musica italiana e il brit-rock.» Prima di Rosso Relativo pochi avrebbero scommesso su un 30
pezzo R&B cantato in italiano. Hai trovato difficoltà ad emergere, non rappresentando il tipico cantautore melodico nostrano? «In principio si. Ho faticato a trovare un contratto discografico. L'R&B non era di moda nel 2000 e i discografici si mostravano scettici, riluttanti. E' stato un periodo faticoso, avevo quasi rinunciato all'idea di cantare, volevo proporre i miei brani come autore.» Lo stile Ferro è contraddistinto da testi, alcune volte non immediati, ma sempre molto intimisti. L’ispirazione per quello che scrivi è sempre frutto di esperienze personali o ti lasci influenzare anche da fattori esterni ed eventual-
mente quali? «Il mio punto di vista, il mio interiore e la mia soggettività sono necessari utensili ai fini del mestiere dello scrivere. Espormi aiuta le mie canzoni a rimanermi vicine nel tempo , a vederle somiglianti a me anche a distanza di anni. A volte racconto episodi che non ho vissuto, ma filtrarli con i miei occhi li rendono cose solo mie.» A vederti sembreresti un ragazzo molto semplice e forse anche timido, come affronti la tua grandissima popolarità e che rapporto hai con i fan? «Sicuramente sono molto timido ma semplice direi... per niente. Di semplice ho l'attaccamento ai valori essenziali della vita ma generalmente sono fin troppo complesso e di conseguenza complico la vita a me e a chi mi sta accanto. Non lo faccio apposta. Diciamo che ho imparato a convivere con lo “squilibrio quotidiano”. I “fan” invece mi piace viziarli ed ascoltarli. Leggo sempre tutta la posta che ricevo, non sono in grado di rispondere a tutti, ma dedico molto tempo alle missive che i ragazzi mi scrivono. Spesso mi aiutano a capire veramente a fondo ciò che faccio e scrivo, è un meccanismo difficile da spiegare, però ammetto che devo a loro molto del lavoro che conduco su me stesso e sulla mia auto-analisi personale.» Hai già avuto modo di sperimentare collaborazioni illustri italiane e non. Come nasce un sodalizio musicale con personaggi del calibro di Franco Battiato, Laura Pausini e Ivano Fossati, presenti nel tuo ultimo disco? «Le collaborazioni nascono dalla stima reciproca, non c'è nessun’ altra possibilità di riuscire ad interagire altrimenti, soprattutto nelle distanze fisiche o generazionali. Laura è un'amica da anni quindi tutto è stato semplice, spontaneo ed immediato. Ivano e Franco sono persone con le quali ho avuto la possibilità di confrontarmi, parlare, dire la mia e ascoltare le loro opinioni. Nella
loro diversità mi hanno insegnato la cosa più importante: la capacità di saper rimanere integri e fedeli ai propri principi di vita.» Sempre parlando di collaborazioni, hai duettato con Jamelia e Kelly Rowland. Com’è lavorare con artisti pop di calibro internazionale, e se c’è, qual è la differenza nel loro modo di affrontare la musica rispetto ad un cantautore italiano? «Non parlerei di differenza, piuttosto di attitudine. Gli artisti internazionali hanno nel sangue un grande spirito di collaborazione; noi come popolo mediterraneo tendiamo ad essere più passionalmente gelosi dei nostri territori e difficilmente li condividiamo. E' un atteggiamento molto affascinante che denota forza di carattere e personalità coriacea ma è al contempo fortemente limitante per la musica e la sua diffusione su piani diversi. In Inghilterra e in America la cultura della collaborazione è all'ordine del giorno, è cosa comune.» L’album Alla mia età è stato pubblicato il 7 novembre contemporaneamente in 42 paesi, e nell’arco di tre giorni ha venduto 180mila copie, conquistando due dischi di platino, rispettivamente in Italia ed in Svizzera. Secondo te perché questo successo così immediato e come lo vivi? «Sono estremamente felice delle reazioni che pubblico e stampa specializzata hanno dedicato al mio disco. E' bello, dopo 7 anni e tanto lavoro, poter contare su un gruppo di sostenitori così consistente, caloroso, appassionato e fedele. Credo sia un privilegio quello di avere attorno tante belle vibrazioni e lo vivo come tale. E' un bel periodo e tento di godermelo al massimo, alla salute di chi mi vuole bene.» Vivi ormai stabilmente fuori dall’Italia, questa scelta ha fondamenti puramente lavorativi, o forse c’è anche il desiderio di una realtà un po’ diversa
da quella di “casa nostra”? «Credo sia necessario un periodo di isolamento quando il mestiere che fai diventa tanto invasivo, forse troppo. Io scrivo di “vita quotidiana” e ho bisogno di vivere la città, mimetizzarmi con lei e riappropriarmi di tante piccole
«Penso sia stato l'ultimo concerto allo stadio di Latina, la mia città. C'erano quasi 20mila persone, gente di tutte le età. Nell'aria si respirava amore e l'atmosfera era vibrante e commovente. Indimenticabile.» Un grande successo, una car-
abitudini. In Italia era diventato complicato.» Sei al tuo quarto album e quindi puoi cominciare a volgere lo sguardo indietro: qual è il momento più emozionante della tua carriera, ovviamente fino a questo momento?
riera assolutamente lanciata, se potessi esprimere i classici 3 desideri, cosa chiederesti al genio della lampada? «Di avere una casa in ogni città del mondo. Di parlare tutte le lingue. Di sapere che le persone che amo sono davvero felici.» 33
Prima di soffermarci sui tuoi progetti attuali, parliamo della partecipazione al varietà Volami nel cuore, condotto da Pupo ed Ernestino Schinella. «Sicuramente è stata una bellissima esperienza, che mi ha permesso di incontrare e conoscere molti colleghi, con alcuni dei quali sono rimasto in contatto. Tutto sommato un’occasione interessante sia per il confronto musicale, sia per la popolarità che un programma del genere riesce a darti, la possibilità di 34
mettere in mostra in quei pochi minuti che hai a disposizione quello che vuoi che arrivi al telespettatore. Fondamentalmente, però, preferisco comunicare la mia musica, la mia arte in un teatro, come ho sempre fatto, poiché c’è più spazio per parlare e per raccontarsi. » Per l’appunto hai allestito un nuovo spettacolo musicale Canto per amore, che ti vede nuovamente protagonista, ed un album che prende lo stesso nome…
«Canto per amore è una canzone scritta tanti anni fa in collaborazione con i miei amici musicisti Gianni Guarracine e Maurizio Morante. Come spesso succede non sempre quello che scrivi lo proponi subito. L’ho tenuta in archivio per diverso tempo, e solo oggi ho capito che era il momento giusto per tirarla fuori. A questa idea, poi, ho aggiunto quella di mettere in piedi uno spettacolo musicale che portasse lo stesso nome ed un album. Lo spettaco-
lo è nato in collaborazione con il Teatro Diana di Napoli, che ha da subito sposato questo mio sogno. In seguito ho contattato Gino Landi (che ha curato la regia e le coreografie n.d.r.)al quale ho parlato del progetto e del fatto che avrei voluto portare in scena uno spettacolo musicale, una specie di circo colorato, ma che non fosse un circo, come la parola lascia intendere, ma un ambiente pieno di colori, di divertimento, di entusiasmo, con un Sal Da Vinci che la gente non
ha mai visto. Quindi, anche lui ha voluto accompagnarmi in questo viaggio composto da dieci musicisti, otto ballerini, con scene e costumi curati da Cappellini e Licheri. Tutte le sere ci divertiamo e cerchiamo con la musica di raccontare un mondo fasciato d’amore, un mondo che non saprei vedere diversamente.» Diversi sono gli omaggi in Canto per amore da Pino Mauro a Totò e Carosone. Com’è avvenuta la scelta visto
che il territorio napoletano è veramente vasto? «Molte di queste canzoni non le ho mai cantate in pubblico, le ho fischiettate in casa, o strimpellate al pianoforte, alcune non hanno neanche avuto un riscontro importante, forse è stato proprio questo uno dei motivi che mi ha spinto a pubblicarle su questo nuovo album che ha due inediti, Canto per amore e Nammuraté, scritta con Vincenzo D’Agostino pochi mesi fa. Trovo stimolante il poter far rivivere delle canzoni scritte da grandi artisti della canzone napoletana, dandogli la giusta risonanza. » La tua capacità nel saper comporre delle canzoni napoletane che rispecchiano il passato, ma anche il presente, sembra una dote innata… «È un amore quasi viscerale che nutro nei confronti della musica napoletana, e puntualmente mi capita di inserirla nei mie progetti lavorativi, l’ho fatto con Anime napoletane e ora con Canto per amore, anche se in chiave diversa. Cercherò di portare avanti questo amore fino a quando avrò la possibilità di farlo.» Un nuovo album, una nuova etichetta discografica, la GGD di Gigi D’Alessio. Cosa ne pensa di questo progetto? «Gigi è uno molto attento e rispetta moltissimo la mia scelta. Oggi lui è diventato il mio discografico, e questo ha fatto sì che, oltre ad un rapporto di amicizia che ci lega da anni, si venisse a creare anche un rapporto professionale, basato sul lavoro.» Un’ultima domanda prima di salutarci. Nella scorsa intervista hai parlato di un album di inediti, che ancora non è uscito. Hai previsto una nuova data di uscita? «L’album di canzoni inedite in realtà è già pronto, solo che ho dovuto momentaneamente mettere da parte il progetto per dare spazio all’attuale Canto per amore. Non appena, però, avrò concluso questo, partirò subito con la distribuzione del disco.» 35
Com'è nato il progetto musicale de Il Genio? «Nasce per caso, visto che non eravamo intenzionati a fare un gruppo musicale. Ci siamo ritrovati insieme e, conoscendoci da tanti anni, abbiamo condiviso dei pezzi che avevamo, fino a farne delle canzoni vere e proprie. Così abbiamo deciso di riarran-
uscito quel che è uscito, contaminato sicuramente dagli ascolti che abbiamo in comune della musica francese, specificamente quella degli anni sessanta. L'influenza del francese nell'album è dovuta al fatto che volevamo dare delle tonalità vintage all'album stesso, infatti, abbiamo registrato il disco usando
«Il video non richiama Pulp Fiction. Tutti pensano che richiami quel film per via del taglio di capelli di Alessandra, ma in realtà porta i capelli in quel modo da ormai dieci anni. Il video, si ispira ad un film del 1967, Vivre sa vie, ed è l'esatto rifacimento di una delle scene del film. Su Youtube è possibile
giare Pop Porno, un brano che per gioco è nato più di sei anni fa, e l'abbiamo messo su Myspace. La nuova etichetta indipendente della Cramps, la Disastro Record, ci ha notati ed ha deciso di produrre il disco. Il nome del gruppo non ha un significato specifico, semplicemente Gianluca l'aveva in testa da tempo ed, essendo un bel nome, abbiamo deciso di chiamarci così.» Siete stati paragonati ad attori e gruppi del passato. C'è qualcuno a cui vi siete ispirati nei vari pezzi? «No nessuno. Non c'era nessuno scopo nel fare queste canzoni, è
strumenti vintage, senza l'uso del digitale. Altro approccio vintage è stato rifare La Pathétique di Beethoven.» Myspace riesce a dare visibilità a tutti. Secondo voi ha cambiato il modo di far musica? «Di sicuro c'è più possibilità di essere ascoltati, anche perché su Myspace non trovi solo artisti, ma anche persone comuni, con le quali si possono scambiare messaggi, condividere interessi. Myspace ci ha portato molta fortuna, ed è grazie ad esso se la Disastro Record ci ha notati e contattati.» Come mai avete deciso di fare un video alla Pulp Fiction?
vedere quella scena e rendersi conto che è effettivamente così.» Alessandra, quando canti hai una voce molto delicata e sensuale. Rispecchia il tuo modo d'essere? «Forse rispecchia una parte del mio carattere che non esterno nella vita reale. Il cantare in questo determinato modo non è stata una cosa voluta da me, ma neanche studiata poiché "funziona". Semplicemente, avendo dei testi con delle tonalità molto alte, nel cantare mi è venuto inconsciamente di usare quel determinato tono, forse anche rimarcando un po’ gli anni sessanta. »
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Parliamo della tua ultima collaborazione ai testi del nuovo disco di Placido Domingo, Amore infinito, in cui le poesie e gli scritti di Papa Wojtyla si traducono in musica… «Il disco, distribuito in tutto il mondo, è un progetto importante che nasce dalla passione di Domingo per Papa Wojtyla. Non è stato facile rendere canzoni pensieri filosofici di così grande spessore. Personalmente ho collaborato alla stesura di quattro pezzi, in cui ho tentato di riportare la parte più comunicativa di questi pensieri, cercando di mantenere invariate le parole di Karol Wojtyla.» Andiamo ai tuoi primi lavori discografici da solista, dai quali si evince l’amore per la tua terra, la Sicilia. Cosa puoi dirci a riguardo? «Ogni regione ha le sue tradizioni, il suo fascino. Nel 1991 il mio tentativo è stato quello di unire il dialetto siciliano alla canzone d'autore, come aveva già fatto De Andrè con Creuza de mà. Ho tratto ispirazione anche da grandi letterati siciliani come Pirandello, Sciascia, Brancati, cercando di scrivere canzoni d'autore con una componente dialettale e un'altra non propriamente folk. Vivo lontano dalla Sicilia, ma nonostante tutto è sempre al centro della mia attività.» Che tipo di spettacolo porti in giro? «E’ uno spettacolo da camera, spesso incentrato solo su me e un chitarrista, ma a volte si aggiungono altri elementi. Canto le mie canzoni classiche e alcune inedite in chiave acustica con momenti parlati, rispolverando anche la mia sicilianità.» Da diversi anni sei uno degli autori italiani più richiesti. Hai scritto per Ramazzotti, Antonella Ruggiero, Mietta, Mario Venuti, Anna Oxa, ottenendo anche grossi consensi. Come nascono queste collaborazioni? «Un autore scrive conoscendo la personalità dell'artista, la sua vocalità o le sue esigenze. Con alcuni c'è già un rapporto di amicizia e questo favorisce il risultato prefissato. Personalmente riesco ad interpretare mondi anche diversi tra loro.» Tra i vari artisti per cui hai scritto, con chi ti sei trovato più in sintonia?
«Tra i tanti il rapporto più solidale c’è stato con Mario Venuti, ma anche con Antonella Ruggiero, Eros Ramazzotti. Poi, ci sono collaborazioni sporadiche, come ad esempio con la Oxa.» Il tuo repertorio personale è impegnativo, di nicchia. Non temi di essere etichettato oggi per esserti specializzato in pezzi destinati a un mercato più commerciale? «Corro volentieri questo rischio anche perché i giornalisti mi apprezzano, sanno che faccio questo lavoro nella maniera più onesta e professionale.» Perché hai scelto lo pseudonimo di Kaballà? «Risale all’epoca del mio primo album. In quel momento pensai alla Kabala, la dottrina che si fonda sulla numerologia e che un po’ appartiene alla zona mediterranea. E’ uno pseudonimo che mi ha portato anche fortuna e tale è rimasto.» 37
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PAOLO SESSA I tre album finora realizzati hanno tra loro un filo conduttore, tutti affrontano tematiche riguardanti la provincia. «Riteniamo che la provincia, a differenza della città, sia un luogo fatto di opportunità , capacità di creare del nuovo. Dalle grandi città possiamo attingere qualcosa, poi si cerca di recuperare questi temi e di rielaborali in chiave provinciale. Un aspetto fondamentale del nostro lavoro è di credere che la provincia sia altamente formativa, nel senso che avendo meno opportunità, rispetto a chi vive in città, abbiamo l’esigenza di dover sgomitare per uscire fuori. Quindi, questo ti forma, tempra il carattere artistico. I Malatja hanno sempre lottato e continuano a farlo per uscire dalle insidie della provincia.» Secondo te fin dove riesce ad arrivare la musica, soprattutto se parliamo di temi particolari che non riguardano l’inizio o la fine di una storia d’amore? Pensi che un libro o un film, con le stesse tematiche, possano suscitare più interesse? «La canzone in generale ha una forza dirompente, ma ha comunque dei grossi limiti, mentre invece un libro, un film hanno una comunicatività più grande. La canzone può anche esaurirsi in quei due minuti e tu puoi dare spazio a cose che non sono strettamente connesse alla comunicazione. Quindi, devi ascoltare e non sentire una canzone, per capirne tutta l’essenza. Mentre invece la lettura presuppone un impegno maggiore, una comprensione più approfondita del problema. Dal mio canto posso creare una canzonetta piena di significato, ma purtroppo l’ascoltatore medio in quel momento no ha la capacità mentale o l’at-
titudine a coglierne il senso profondo. Chiaramente sarebbe preferibile leggere un libro, sono un fautore della lettura.» La vostra musica possiamo definirla come una sorta di “urlo”, che tende più alla rabbia o alla speranza? «Chi ascolta le nostre canzoni si rende conto che c’è sempre una luce. È molto felice come musica anche se abbraccia degli argomenti difficili. Oggi le nostre canzoni, a differenza delle prime, hanno subito un’evoluzione sia dal punto di vista tematico, che da quello musicale. Oggi, abbiamo imparato a gridare le verità in modo molto più razionale, rispetto a prima che le canzoni venivano in qualche modo “vomitate”, interpretate come se si volesse tirar fuori una rabbia che in sostanza, forse, non porta soluzioni positive. Possiamo dire che la rabbia è la stessa, solo che viene tradotta in chiave completamente diversa, verso qualcosa di più significativo, più mirato.» L’ultimo album si intitola 48, che nella smorfia significa “il morto che parla”… «Esattamente. Noi abbiamo adoperato proprio questo numero della smorfia napoletana, perché in realtà ci sono due sfaccettature di questo morto, la prima riguarda i morti ammazzati tipici delle nostre zone, la seconda si riferisce al morto come colui che non ha la possibilità di esprimere il proprio parere. Forse noi ci sentiamo un po’ vicini a questo paradigma umano, il morto è un personaggio che ha serie difficoltà ad esprimere quello che è nella sua natura umana, non per colpa sua, ma per le istituzioni, per la società in generale.» Tra i brani dell’ album avete realizzato il video di Tu che ne sai addò fa juorn?
«Si, per la regia di Gianfranco Esposito, direttore della fotografia Paki Perna. Il titolo può essere tranquillamente tradotto in cosa ne sai di ciò che funziona realmente nella vita. Il video è stato girato in due giorni, nelle periferie tra San Marzano, Angri e Pagani. Un’esperienza bellissima dalla quale abbiamo raccolto diversi consensi, anche perché ad una settimana dall’uscita, il video su Youtube ha registrato circa duemila visite e per ben due domeniche di seguito è stato trasmesso su All Music.» Sergio Favo ha aperto la porta ad un nuovo modo di distribuire la musica emergente, alle-
gando il suo primo album a Dream Magazine. Ora tocca a voi con l’album 48… «Penso sia la svolta alla decadenza della distribuzione, l’alternativa. Sono anni che cerchiamo di uscire da questo problema, anche perché oggi distribuire un disco e lasciarlo morire sugli scaffali dei negozi non è il massimo per un artista. Dopo internet che ha completamente distrutto il music-business, bisognava creare un’altra soluzione e credo che questa sia quella giusta.» 39
Come hai vissuto l’esperienza del tuo primo album? «L’esperienza di fare un disco è straordinaria. Sto vivendo questo periodo tra il tour radiofonico e le interviste in tutta Italia proiettandomi in situazioni nuovissime ed emozionanti.» Sei riuscito a fare un bel po' di rumore con l’iniziativa di distribuire l'album in allegato a Dream Magazine, in particolar modo tra gli addetti ai lavori. Pentito della scelta? «Abbiamo davvero fatto tanto rumore. L’iniziativa mi ha portato inimicizie ma anche tanti nuovi amici musicisti e non, che mi chiamano e vogliono sapere le modalità di questo nuovo modo di distribuire musica, soprattutto come ho fatto a vendere 20.000 copie. Non mi sono pentito di aver fatto questa scelta, perché è stata la più immediata ed efficace, l’unica alternativa alla distribuzione classica». Senza questa opportunità, in che modo avresti distribuito Relativamente libero? «Non saprei. La trafila per distribuire è molto lunga e non 40
sempre facile, ma i numeri che farei sono sicuramente meno significativi di quelli che sto realizzando.» L’album nasce da un'esperienza musicale maturata negli anni. Perché hai aspettato tutto questo tempo prima di uscire allo scoperto? «Relativamente libero è uscito nel momento più opportuno della mia carriera, penso che dopo tanti anni di live ero pronto e maturo. Oggi non è facile costruire un progetto fatto da tanti musicisti che credono nella tua musica ed io fortunatamente ho incontrato professionisti che mi hanno dato tanto. Le esperienze che mi hanno segnato nel mondo della musica, hanno sicuramente rallentato, ma mai bloccato la mia voglia di fare musica.» Hai inaugurato anche il tuo sito ufficiale, che a quanto pare ha registrato un bel po' di visite... «Si, il web mi ha dato tanta visibilità, ho ricevuto milioni di contatti sul mio sito www.sergiofavo.com grazie anche alle pro-
mozioni fatte su Myspace e Facebook. Il cd è uscito in 30 Paesi e in 400 negozi di musica online, questo mi ha permesso di essere contattato da chi ha acquistato il cd, dalla Finlandia all’America latina.» Questo album ha suscitato un certo interesse da parte di critica e pubblico. Ti aspettavi tale risultato? «Non mi aspettavo tanto interesse, soprattutto da parte della critica. Dal pubblico invece si, mancavo da qualche anno dalla scena musicale e le persone che mi hanno sempre seguito aspettavano questo lavoro, ed è anche grazie a loro se la divulgazione del mio cd sta andando bene.» Dove porterai adesso il tuo Relativamente libero live? «Insieme con Alfredo Franciosa e Giuseppe Spinelli stiamo lavorando alla realizzazione dello spettacolo che porterà il Tour Realtivamente libero in giro per l’Italia... adesso non ricordo le date, ma partiremo da Napoli verso l’inizio dell’anno e sicuramente ci esibiremo alle Scimmie di Milano il 31 gennaio.»
Una vita divisa tra Caserta e Lecce per questa band. Se siete affascinati dalla musica spagnola classicheggiante, questi ragazzi fanno al caso vostro: i loro pezzi strumentali sono ricchi di chitarra acustica, contrabbasso e calde percussioni. Per intenderci, suonano un po’ come i Gotan Project (specialmente in “Arpa”). Dopo aver partecipato a vari concorsi ed aver ottenuto consensi da pubblico e critica, è giunta l’ora di rilasciare il loro album “Musica Alla Rovescia”, disponibile esclusivamente online. www.myspace.com/agonieduquatrieme Buona musica, tanti spettacoli ed un contratto con la Defacement Records non sono di certo roba da qualsiasi emergente campano. Per Pako Parisi invece sì. Il DJ/produttore ha alle spalle anni di esperienza nei quali ha maturato uno stile rigorosamente minimal techno. Costantemente alla ricerca di miglioramento sonoro e live set, Pako ha già all'attivo sul mercato diverse produzioni, tra cui "Pupy e Stone".
La loro storia comincia nell’estate del 2005 come i Nameless (Senza Nome). Il 2007 porta a questa band nuovi componenti, tanta ispirazione ed un nuovo nome: nascono gli Intro. Affondano le proprie radici nel post-rock e l’alternative music, affiancando le loro composizioni a temi come il disagio e la sofferenza. Aspettando il loro primo album per intero, potete gustarvi due malinconici brani sul MySpace del gruppo stesso. www.myspace.com/introweb
Un ottimo consiglio per scaricare qualcosa di diverso da iTunes. www.myspace.com/atreio
Che sia un musicista particolare lo si intuisce già dal nome. Atreio è uno di quei compositori che si possono definire eclettici: il suo non è uno stile ben definito, ma non è difficile restare incantanti dalla sua musica. Il ragazzone di Montepulciano (Siena) si presenta con un vincente mix di rock, funk e qualcosa di lounge che riesce a rilassare e distrarre l'ascoltatore. 41
Il progetto A Spirale nasce nel 2002 dall’incontro di due musicisti con radici completamente diverse. Questo fattore contribuirà alla loro ricerca di una dimensione sonora basata sull’utilizzo di strumenti suonati dal vivo e campionamenti. Gli A Spirale hanno avuto diverse collaborazioni col mondo delle arti figurative e teatrali che hanno influenzato le loro atmosfere musicali. www.myspace.com/aspirale
Lo scatenato quartetto napoletano dei The Whirl ha inciso otto brani per il proprio demo "To The Otherside", disco distribuito gratuitamente durante i loro spettacoli. Sul MySpace sono ascoltabili cinque brani in cui dimostrano di viaggiare tra inglese ed italiano, ma sempre mantenendo una adrenalinica linea rockettara. www.myspace.com/thewhirltw Un interessante quintetto della scena musicale napoletana. Le loro chitarre elettriche si muovono adrenalinicamente in pezzi come “Extension” o “Cambia”, mentre è la particolare voce della cantante Ale a prevalere nella tenera “La La La”. Nessuna pretesa sperimentale o d’avanguardia, solo del sano pop-rock. www.myspace.com/ilgruppo
Ecco una proposta rigorosamente ambient. Grovekingsley è un artista napoletano che fa della musica uno strumento per raggiungere la calma e la serenità, senza però dimenticare i beat tipicamente dance, i versi rap e le atmosfere più cupe. Ha all'attivo tre progetti per la Takutai, tra cui il primo scaricabile gratuitamente dal web. Un nome da tenere sott'occhio. www.myspace.com/grovekingsley 42
Quella di Gianni è musica da ascoltare davvero senza alcuna premessa. Vi sarà più volte capitato di cogliere il suo nome in trasmissioni come "Mai Dire TV" o il "Maurizio Costanzo Show". Le sue canzoni sono rigorosamente ironiche, con temi spesso allusivi ma mai volgari. Gianni Drudi è una proposta da ascoltare con piacere per passare momenti di allegria con la giusta compagnia, o per farsi delle sane risate se si è giù di morale. www.myspace.com/giannidrudi
Ed eccovi serviti con un po’ di rock alternativo. I Weltraum fanno al caso di tutti coloro che amano il genere. La loro musica è completamente strumentale, con accenni di psichedelica ed ispirazioni a temi spaziali. Reduci da diversi contest, i ragazzi hanno suonato sul palco del Neapolis Festival e pubblicato il demo “Traum/Trauma” su etichetta Lona Records. www.myspace.com/weltraum
Se c'è qualcuno che può permettersi di parlare in fatto di esperienze, quelli sono i Polina. Il gruppo elettronico è all'attivo dal 2000 col disco "Pulsanti", pubblicato dalla NuN. Negli anni successivi i napoletani vengono inseriti nei crediti di diversi film indipendenti per la creazione di colonne sonore, e nell'album di remix dei 99 Posse per una propria produzione. I Polina sono in giro coi loro live set, da non perdere per tutti gli amanti dell'elettronica. www.myspace.com/polinaband
Giovanissima promessa della scena dance napoletana, il piccolo produttore vive un passato dedicato allo studio della batteria, che lascia in seguito per dedicarsi alla consolle. Dopo vari esperimenti con la musica hip-hop, sembra che Frenkie abbia trovato la giusta vena con la musica minimal techno: è già all’attivo il suo EP coi remix di “Mysterious Quartier” di Federico Milani. www.myspace.com/frenkievdj
Carmine Capasso è una giovane proposta del pop-rock italiano. Il cantante casertano sta già muovendo i primi passi verso il successo: il suo singolo "Io Lo so" è in rotazione radiofonica su diverse stazioni locali, ed il suo primo album "Immerso Nel Tuo Mondo" è acquistabile su richiesta tramite MySpace. Piccoli interpreti crescono... www.myspace.com/carminecapasso
Le Mal D'Archive è un progetto del tutto particolare. Ispirato da grandi nomi italiani come Battisti e Fossati, il gruppo napoletano fonde gli elementi della canzone d’autore italiana a quelli dell’elettronica sperimentale, raggiungendo una dimensione sonora a cavallo tra il trip-hop e la musica d’avanguardia. I cultori del genere ritroveranno in loro persino un po’ di Emilie Simon, anche perché il cantante sembra essere particolarmente interessato al francese. Da ascoltare assolutamente. www.myspace.com/lemaldarchive 43
sento spesso parlare di afrodisiaci e mi chiedevo quale fosse l’origine di questo termine e quale sia stato il primo afrodisiaco... Antonio ... Caro Antonio, il termine afrodisiaco deriva dal nome della dea greca Afrodite, identificata dai romani come Venere, che nella mitologia era protettrice d’amore, bellezza, sessualità e lussuria. Gli uomini, già 60.000 anni fa adoperavano piante più tardi definite come afrodisiache. Le prime testimonianze scritte dell'uso di afrodisiaci si trovano nella scrittura a caratteri cuneiformi dei Sumeri, negli antichi papiri egizi e nelle incisioni su osso degli antichi oracoli cinesi. Il primo afrodisiaco, comunque, è stato con molta probabilità l’odore del corpo. Il corpo, infatti, emana delle impercettibili fragranze chiamate feromoni. Si tratta di sostanze chimiche, secrete da ghiandole specifiche, in grado di attirare individui della stessa specie ma di sesso opposto. Grazie al sistema di interconnessione cerebrale (sistema libico), gli odori hanno il potere di creare intense sensazioni erotiche e quindi sono dei potenti afrodisiaci.
Salve dott.ssa, ultimamente ho dei problemi sessuali con il mio fidanzato. Mi sembra che mi desideri troppo poco. On-line ho trovato dei prodot48
ti naturali dal potente potere afro- o emozioni particolari come la gelosia, o certi abiti che esaltano disiaco. Lei li consiglia? Carla le forme del corpo, uno sguardo, ... Un afrodisiaco è una sostanza una parola, gli odori emanati ritenuta (popolarmente) capace dalle secrezioni delle ghiandole di accrescere il desiderio e la delle regioni ascellare e pubica, etc.. prova, in primis, a parlarne potenza sessuale. Si tratta, però, per lo più di un con lui, poi, a te la scelta. fenomeno di suggestione, placebo (se credi che funziona, funzionerà), dato che dal punto di vista farmacologico non è scientificamente e completamente provata l'efficacia dei prodotti venduti Cara Dott.ssa, in internet ci sono come afrodisiaci. tantissime notizie discordanti. Ma, Il miglior afrodisiaco sembra secondo Lei, esistono davvero alirimanere l'essere coinvolti dal menti afrodisiaci? Quali potrebbeproprio partner non solo dal ro essere? Pietro punto di vista sessuale ma anche da quello emotivo, affettivo, pro- ... Caro Pietro, la scienza dell’aligettuale. L’effetto “afrodisiaco” mentazione non conosce alcun può essere esercitato da tantissi- cibo in grado di migliorare in mi comportamenti di seduzione modo specifico il desiderio e il
piacere sessuale. Il desiderio sessuale, infatti, ha due componenti fondamentali, una fisiologica legata a fattori metabolici ed una psicologica, legata a stimoli emotivi. Quest'ultimo aspetto è fondamentale in quanto agisce potenziando i meccanismi fisiologici che danno origine al desiderio. I cibi afrodisiaci agiscono probabilmente su questa componente "mentale" contribuendo a scatenare fantasie e ad attivare circuiti vascolari in grado di migliorare l'intimità di coppia.
Detto questo, mi limito ad elencare una serie di alimenti a cui la tradizione popolare attribuisce proprietà afrodisiache, lasciando libero il lettore di sceglierne l’utilizzo alla luce di quanto detto e di viaggiare con la propria immaginazione. Il gruppo di alimenti e bevande è variegatissimo, si va dall’assenzio al cioccolato, dalle lenticchie alle ostriche, dai tartufi al peperoncino. Bisogna ricordare, poi, che gli alimenti dotati di forma o aspetto simile a quello dei genitali sono da sempre considerati ottimi stimolanti sessuali. Da qui, ad esempio, i molti vegetali e frutti che richiamano i genitali maschili: banana, carota, asparagi, cetriolo, sedano, o quelli che richiamano i genitali femminili, l’ostrica, ad esempio, che ha un effetto stimolante scientificamente legato all’elevata concentrazione di zinco e mucopolisaccaridi, come pure altri prodotti ittici. Inoltre, è vero che alcuni cibi sono buoni alleati della sessualità per le loro caratteristiche vasodilatatorie o migliorative dell'umore, ma un concreto effetto di attivazione sessuale fisiolo-
gica non è stato mai dimostrato. Esistono, oltretutto, molte differenze culturali che suggeriscono come il contesto di assunzione sia cruciale. Mentre il cioccolato è l’emblema dell’amore nelle culture occidentali, in Cina credono che siano le lumache farcite o le pinne di squalo ad accendere il fuoco della passione.