Si può diventare "femmine" a quarant'anni? Alt! Già so cosa state pensando. Ma vi sbagliate. Non voglio parlare di trans. Se n'è parlato fin troppo. Voglio invece sottolineare il fatto che sotto i quaranta (ed io purtroppo o per fortuna sono quasi lì) si può vedere rifiorire una femminilità che la giovinezza spesso nasconde perché non crede di averne bisogno. Questo non capita a tutte le donne. Ci sono femminoni che lo sono già a sedici anni e continuano ad esserlo fino agli ottanta. Io mi riferisco invece alle donne come me. Quelle che hanno sempre amato vestirsi carine ma sportive, alla moda, ma comode. Scegliendo tra un tailleur attillato ed una mini di panno militare, quest'ultima. Quando avevo vent'anni, sentivo sempre dire: "Le donne? A loro basta avere un armadio pieno di borse e scarpe…". A queste parole io restavo interdetta. Ma che fesserie!!! Io ho l'armadio pieno di jeans e mi bastano poche scarpe per stare a posto. Ed è stato così fino a qualche anno fa. Fino a che non ho avuto LA METAMORFOSI. Al compimento dei 35 anni ho cominciato ad avere un irrefrenabile desiderio di comprare scarpe decolté e borse da intonare ai vestiti. Cosa mi stava succedendo? Dal mio armadio cominciavano a scomparire i pantaloni con i tasconi e gli anfibi. Apparivano sempre più gonne e stivali con tacchi alti. Per non parlare del fatto che mi sono fatta regalare da mio marito un
BEAUTY CASE professional da fare invidia a Diego della Palma. Io? Che, nonostante ne avessi bisogno (ahahah n.d.r.), non mi sono mai truccata? Come direbbe De Filippo: "Concetta te si fatta vecchia". In verità non credo sia questione di anzianità ma, al contrario,
meno femminili, questo no. Prima di chiudere il pezzo, volevo avvisare i lettori che prenderò una pausa dalla rubrica per motivi di lavoro (sono impegnata nella pubblicazione del mio primo libro e nelle prove del nuovo spettacolo e queste due cose insieme, oltre al mio lavoro
penso che oggi le donne sotto i quaranta, ma anche sotto i cinquanta, comincino ad apprezzare di più il loro "essere femmine". Vedi Madonna in primis. Certo, noi non siamo Madonna. Abbiamo meno soldi, meno amanti, meno case, meno figli, ecc. ma non siamo certamente
di mamma, mi prendono molto tempo). Volevo ringraziare tutti voi ed in particolare Virginia Maresca che mi ha dato la possibilità di conoscere i lettori di Dream Magazine e di divertirmi con loro. Un abbraccio e buona vita a tutti Maria Bolignano dream m a g a z i n e 5
Ogni festa racchiude in sé un significato positivo e gioioso, ma ancora di più il tanto atteso 14 febbraio, il giorno di San Valentino, che celebra la festa dell’amore per eccellenza, durante la quale gli innamorati sono soliti scambiarsi doni e gesti affettuosi. Anche in Italia, San Valentino celebra coloro che si amano: coppie di fidanzati, coniugi, conviventi, sono i veri protagonisti di questo giorno. Spesso, romantiche cene per due a lume di candela contraddistingono l’evento, accompagnate dall’immancabile profusione di rose rosse, lettere e biglietti d’amore, dagli imperdibili cioccolatini tipici di questa festività, e perché no, se San Valentino cade, come quest’anno, in coincidenza di un fine settimana, si può pensare di trascorrere un weekend in una bella località romantica. Ma volendoci affacciare un po’ sul resto d’Europa e dando un’occhiata anche agli altri continenti, possiamo scorgere diversità di tradizioni, di usi e costumi legati alla festa. Può destare curiosità, infatti, il sapere che non in tutto il mondo San Valentino è stata eletta a festa degli innamorati in senso stretto, ma che in molti Paesi questo è il giorno dell’affetto e dell’amore in generale. 6
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Come è nata la tua passione per la cucina? «È una passione trasmessa geneticamente. Tutti gli uomini della famiglia Rispo sono appassionati di cucina. Nel mio libro Un pasto al sole (Edizioni Graf) racconto di questa tradizione familiare che si trasmette da generazioni.» In quali occasioni cucini? «Cucino spesso e non solo quando ricevo persone, ma anche quando mi invitano. Il più delle volte mi chiedono di cucinare.» Il tuo personaggio in Un Posto al Sole, Raffaele Giordano, ha tentato l'avventura malriuscita di aprire un ristorante. Ci hai mai pensato? «Per il lavoro che faccio, sarebbe un'utopia pensarlo ora. Persone a me care hanno gestito dei ristoranti e mi hanno detto che è un lavoro molto sacrificato. Per far sì che un ristorante vada bene devi dedicarci tempo, amore, cosa per me assolutamente impossibile. Forse dovrei mettere su una società, come fanno artisti e calciatori, ma non potrei 12
assicurare la mia presenza.» Cosa ti piace cucinare? «Sono un improvvisatore. Ogni membro della famiglia Rispo ha una caratteristica, io e mio padre abbiamo quella di essere degli improvvisatori. Ad esempio, comincio a cucinare la genovese, poi la finisco con quello che trovo sottocchio. Diciamo che lo sfogo maggiore in questo tipo di cucina, lo trovo nei primi.» Cosa non ami assolutamente mangiare? «Sicuramente le cose molli al palato, cervello, fegato.» C'è un segreto per mangiare sano e allo stesso tempo in maniera gustosa, o le due cose sono inconiugabili? «Certamente, gli ingredienti sani sono alla base della buona cucina. Mi hanno regalato dei pomodorini del Vesuvio e adesso li metto ovunque, nella pasta e fagioli, nella pizzaiola. In questo modo si possono cambiare completamente i sapori, rendendo i piatti più gustosi. In casa mia sono banditi gli aromi artificiali, ho una moglie che acquista tutto rigorosamente "biologico". Bisognerebbe evitare delle cose che sono anche buone, come lo strutto, anche se qualche volta di nascosto, un po' ne aggiungo alle cose che cucino.» Cucinare può anche essere un modo per sedurre? «La gola è una delle vie più seducenti che esistano.»
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Considerato uno dei volti più bello del cinema italiano, ma anche della televisione, grazie alla sua umiltà e all'impegno prestato in ogni sua interpretazione, Raoul Bova è riuscito negli anni a farsi largamente apprezzare, come pochi dei suoi colleghi, sia dal pubblico sia dalla critica. Una delle sue caratteristiche è, infatti, quella di sapersi mettere in gioco, sempre e comunque, interpretando anche ruoli tutt’altro che facili. Nell’arco del 2010 lo vedremo al cinema in La nostra vita (di Daniele Luchetti), in Dare to love me (di Alfonso Arau), nella pellicola Night Train (di Nicolas Roges) e in Ti presento un amico, un film di cui attualmente si stanno ultimando le riprese. Dopo il grande successo riscosso dalla commedia romantica di Federico Moccia, Scusa ma ti Chiamo Amore, Raoul Bova torna a vestire i panni del quarantenne pubblicitario Alex, nel sequel del film dal titolo Scusa ma ti voglio sposare. La trama vede Alex, sempre più innamorato di Niki (interpretata anche questa volta da Michela Quattrociocche) e dopo tre anni passati accanto a lei, capisce che, nonostante la loro differenza di età, è la donna 16
della sua vita, quella che desidera sposare. Niki, che in un primo momento acconsente alla proposta di matrimonio, all'avvicinarsi del grande evento viene presa dal panico e finisce per mandare a monte le nozze. Da qui prendono le mosse una serie di divertenti e romantiche vicende, tipiche delle commedie sentimentali di Federico Moccia. In Scusa ma ti chiamo amore, avevamo lasciato i due protagonisti al faro e, a distanza di un anno, li ritroviamo alle prese con i preparativi del loro matrimonio. «Ho trovato che girare il film Scusa ma ti Chiamo Amore è stato più bello ed emozionante rispetto alla prima storia. Erano anni che non recitavo in una commedia sentimentale, da quando, nel 1993, ho preso parte al film di Carlo Vanzina Piccolo Grande Amore, in cui interpretavo Marco, un maestro di surf che conquista una bella principessa. Grazie a Federico Moccia ho riscoperto questo genere. Quando mi è stata proposta l'idea del sequel, non ho esitato ad accettare. L'anno sorso, non avendo più tanta dimestichezza con questo tipo di commedia, mi sono sentito un po' impacciato. Quest'anno è stato tutto molto più semplice e accattivante. Quello che emerge dal film è il modo in cui un quarantenne, rispetto a una ventenne affronta il matrimonio, il rapporto di coppia. Per la realizzazione del film c'è stato un grande impegno da parte di tutti. Ringrazio quelli che mi hanno sostenuto e che hanno reso possibile la realizzazione del film, in particolare Rita Rusic, la produttrice.» Oltre a Raul Bova e a Michela Quattrociocche, rivedremo nel sequel anche gli altri attori che hanno preso parte alla precedente pellicola: Francesco Apolloni, Luca Angeletti, Pino Quartullo, Cecilia Dazzi, Ignazio Oliva, Michelle Carpente, Beatrice Valente e Francesca Ferrazzo. Tra gli altri interpreti, troviamo anche il giovanissimo Andrea Montovoli, che nel film impersona un ragazzo innamorato di Niki, il quale cercherà di conquistarla e portarla via ad Alex. dream m a g a z i n e 17
Nel prossimo film Io, loro e Lara, ti vedremo nelle vesti di un prete. Non è la prima volta. «Infatti, non è la prima volta che vesto la tonaca sul grande schermo. L'ho fatto in passato, con delle caratterizzazioni che tutti sicuramente ricordano: in un Sacco bello, in Acqua e Sapone e in Viaggi di nozze. Interpretare il ruolo di un prete in maniera seria e inserirlo all'interno di una commedia brillante, piena di colpi di scena, non è stato facile,
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bisognava trovare un equilibrio. Il mio è un sacerdote visto all'interno dei problemi della famiglia, in mezzo agli altri. Molti dei miei amici sono stato sacerdoti, ed è proprio da loro che ho tratto ispirazione. Scrivendo il soggetto insieme con Francesca Marciano e Pasquale Plastino, abbiamo scoperto che la storia, man mano che andava avanti, ci appassionava sempre di più.» Parlaci in maniera più dettagliata del tuo personaggio.
«Il mio personaggio è quello di don Carlo Mascolo, un sacerdote missionario in Africa che, in un momento di profonda crisi esistenziale e di fede, decide di tornare a Roma per ritrovare il calore della sua famiglia. Al suo ritorno a casa, però, si rende conto che a nessuno dei suoi familiari importa niente di lui e così rimane solo con i suoi problemi, investito violentemente da tutti quelli della famiglia: un fratello cocainomane, una sorella psicologa che avrebbe bisogno di un neurologo, un padre che si è sposato la badante, insomma, una famiglia presa dalla follia. Don Carlo si sente come un pugile all'angolo che prende continuamente cazzotti allo stomaco, implicato in situazioni paradossali incredibili per un sacerdote. Ad un certo punto della storia c'è l'ingresso di Lara, interpretata da Laura Chiatti, un personaggio che ha un suo mistero, una guida turistica atipica, una ragazza con dei problemi neurologici, tant'è che viene seguita da una psicologa interpretata da Angela Finocchiaro.» Come definiresti questo tuo nuovo lavoro? «Un film pieno di colpi di scena, uno dietro l'altro. Non si tratta della tipica commedia verdoniana, né di quella classica all'italiana, ma di un film corale e di stampa prettamente teatrale. Il punto di forza è la straordinaria recitazione da parte di tutti gli attori del cast. Questo è uno dei miei migliori cast in assoluto. Ringrazio Laura Chiatti che mi ha sorpreso come persona, ma soprattutto come attrice, sia nei momenti malinconici che nei momenti comici, ringrazio Anna Bonaiuto, Angela Finocchiaro, Sergio Fiorentini e Marco Giallini, che ha dimostrato di
essere un validissimo comico.» Che cosa rappresenta per te questo film? «Ha un valore inestimabile, non solo perché è il lavoro della maturità, ma anche perché l'ho dedicato a mio padre, scomparso mentre stavo ancora girando. Lui non voleva che perdessi tempo, che lo andassi a trovare, diceva che non dovevo permettere a niente e nessuno di farmi perdere la concentrazione, di distrarmi dal lavoro. A quel punto, mi sono impegnato ed ho portarlo avanti le riprese nel
migliore modo possibile, cercando di realizzare un film pieno di umanità.» Quale messaggio gli spettatori dovrebbero coglierne? «Viviamo in una società schizofrenica in cui manca il rapporto umano e tutto gira intorno alla psicanalisi. Ecco il messaggio è di cogliere le cose belle e di vivere appieno la vita, in maniera serena. Ogni volta che vedo il finale di questo film, mi tocca molto, e penso a quanto sarebbe bello se tutto potesse essere realmente così.»
Il volto femminile che accompagnerà Carlo Verdone nella sua nuova avventura cinematografica è quello di Laura Chiatti, la giovane attrice che abbiamo visto lo scorso anno nei film Iago, Il caso dell'infedele Klara, Gli amici del bar Margherita e Baarìa. Per l'attrice l'incontro con Carlo Verdone è stato un vero e proprio sodalizio artistico, una grande occasione che aspettava da tempo: «Ringrazio Carlo per avermi scelto e per avermi reso partecipe sotto tutti i punti di vista, sia professionalmente sia umanamente. È un ruolo che speravo di interpretare da tempo - racconta con emozione l'attrice e continua - Carlo ha mantenuto la promessa fattami due anni fa, ovvero quella di interpretare il ruolo di Lara, una ragazza particolare, figlia dei giorni nostri, che ha dei conflitti interpersonali, dei veri e propri problemi esistenziali, dovuti a un passato burrascoso e particolare.» Il suo è un ruolo chiave nella storia, una ragazza che entrerà nella vita di don Carlo e rivoluzionerà la sua esistenza, portandolo quasi alla scomunica. Anche se alla fine qualcosa cambierà, infatti, sarà proprio Lara l'anello di congiunzione tra don Carlo e la sua famiglia. Oltre a vederla in Io, Loro e Lara, Laura Chiatti reciterà in un piccolo ruolo nel nuovo lavoro di Sofia Coppola, Somewhere, girato in parte in Italia.
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A dicembre l'abbiamo visto alle prese con una nuova ed esilarante commedia natalizia di Neri Parenti Natale a Beverly Hills con cui l'attore spera di raggiungere il successo dello scorso anno, aggiudicandosi magari l'ennesimo Biglietto d'oro, come film italiano più visto. Il calendario di Christian De Sica, però, sembra essere ricco di impegni anche nel 2010. Ben presto lo vedremo in un insolito ruolo drammatico, quello di un padre senza scrupoli che intesta la sua società, sull'orlo del fallimento, al figlio, tenendo tutti all'oscuro della situazione e non lasciando trapelare nulla. Il figlio più piccolo, questo il titolo di questa commedia amara, segna un traguardo molto importante per l'attore romano, che a distanza di trentaquattro anni, torna a lavorare in un film diretto da Pupi Avati. Un incontro che De Sica descrive con molta enfasi: «Finalmente dopo tanti anni ho avuto di nuovo il piacere e l'onore di lavorare con Pupi Avati, che ritengo un grande maestro di recitazione. È stato facile per me interpretare questo personaggio ed il merito e di Pupi, che mi ricorda tanto mio padre, che era un bravo maestro di recitazione e sapeva far recitare anche i sassi. Ecco, Pupi ha fatto recitare un sasso come me, il merito è solo suo.» Secondo quanto dichiara De Sica, anche il regista sembra ritenersi davvero molto soddisfatto di questa collaborazione artistica con il comico romano: «Christian ha preso parte ad un mio film del '76, Bordella, era ragazzino, ma anch'io ero molto giovane. Ci eravamo ripromessi di rincontrarci e devo dire che sono contento che ci sia stata quest'opportunità. Ho cercato di tirar fuori una commedia amara capace di far riflettere, sorridere, ma anche commuovere, prendendo in considerazione il passato e il presente. È evidente che si parte da un pro-
getto molto ambizioso e questo film lo è. Per quanto riguarda Christian, gli ho dato un copione attraverso il quale lui potesse dare il meglio di sé. Per un comico passare al genere "drammatico", è più semplice che per un attore tradizionalmente considerato serio passare al comico, l'impresa è davvero impossibile, la comicità è qualcosa di assolutamente innato.» Dopo La cena per farli conoscere e Il Papà di Giovanna, Pupi Avati conclude la trilogia dei padri con Il figlio più piccolo. Nel film Christian De Sica veste i panni di un’ immobiliarista senza scrupoli che, trovandosi nella catastrofe più totale, con il fiato sul collo della magistratura e della finanza, chiede consigliato al suo ragioniere, uno straordinario Luca Zingaretti. Quest'ultimo, ancora più spietato, gli consiglia di scaricare il problema finanziario sul figlio, un ragazzino di un' ingenuità totale. Il film, nelle sale dal 19 febbraio, vedrà nel cast anche la brava Laura Morante.
Questa conversione alla commedia è un passo dovuto o lo aspettavi da tanto tempo? «Diciamo semplicemente che è un periodo della mia vita in cui avverto l’esigenza di ridere e di far emozionare il pubblico in qualche modo. Insomma questo film è un po’ più commedia de Le Fate ignoranti, caratterizzato da momenti di risate, ma fatto anche di lacrime. Spero soltanto che questa mia sensazione sia avvertita anche dal pubblico in sala. Come dico sempre, noi registi, possiamo giudicare un film bellissimo, ma il vero giudizio è quello decretato da chi va a vedere il film, o meglio da chi sceglie un film piuttosto che un altro.» Possiamo dire che Mine vaganti è una storia corale che ruota intorno a una famiglia? 22
«Sì, una famiglia del sud, precisamente di Lecce. La scelta della location è stata dettata dalla mia esigenza di passare due o tre mesi della mia vita proprio nel modo che piace a me, in una città meravigliosa, con degli attori straordinari. In definitiva, posso dire che ho trascorso un bellissimo periodo, davvero molto intenso e pieno di soddisfazioni.» In che modo in definitiva
nasce la storia di questo film? «L’idea è nata da una storia di un mio amico e del suo rapporto con il fratello e con la famiglia. Per quanto riguarda invece il personaggio che interpreta Ennio Fantastichini, mi sono ispirato molto a mio padre, alla mia famiglia. In questo film c’è molto di me della mia vita e del modo in cui ho sempre visto le cose. Ora non aspetto altro che il risultato sul grande shermo.»
La ricerca della felicità e Sette anime hanno arricchito senz'altro il curriculum artistico di Gabriele Muccino che, a distanza di dieci anni, dirige il sequel de L'ultimo bacio, Baciami ancora. «Il mio mondo è cresciuto e così, ho voluto girare un'altra pellicola in Italia dichiara il regista - pensavo fosse giusto per la mia crescita professionale in America. Baciami ancora nasce da quella volontà forte e creativa che portò alla nascita de L'ultimo bacio, da quell'esigenza di raccontare quella crescita simile alla mia. Il film è più intenso del primo, comico e drammatico allo stesso tempo, ma anche commovente e ottimista. L'ultimo bacio aveva un cinismo e una sorta di vigliaccheria intrinseca nei personaggi, in Baciami ancora sono tutti più dolenti e romantici. Il film riflette sul senso della vita, su quello che siamo stati e che vorremmo essere, sugli errori commessi e sul desiderio utopistico di guardare avanti.» Nel cast al fianco di Carlo (Stefano Accorsi) ritroviamo Paolo (Claudio Santamaria), Marco (Pierfrancesco Favino), Alberto (Marco Cocci), Adriano (Giorgio Pasotti), Livia (Sabrina Impacciatore), Veronica (Daniela Piazza), e nel ruolo di Giulia Vittoria Puccini. Per la colonna sonora, Muccino ha proposto a Jovanotti di scrivere un testo che sposasse quelle che erano le sue idee e raccontasse il film attraverso una canzone.
L'inizio del nuovo anno sarà caratterizzato da rapidi movimenti di denaro e da una particolare intraprendenza economica. Vivrete un desiderio di valori materiali che soddisferanno la vostra esteriorità. Vi attaccherete alle vostre cose. Sarete intraprendenti e molto dinamici.
Sentirete fin dai primi giorni del mese un piacevole sentimento di amore per la famiglia e l'intimità che ne scaturirà. Gusterete la vostra femminilità e il senso materno. Avvertirete amore vivo per la natura, gli alberi, la terra, la campagna. Insomma un idillio di vita pacifica e tranquilla.
Il periodo stressante appena trascorso vi farà pensare che un viaggio, una meritata vacanza, saranno il premio concesso alla vostra natura più istintuale, quella che mostrerete, finalmente appagata, alle persone più care che frequentano il vostro ambiente di vita più ristretto.
La voce che ascolterete da dentro vi chiederà insistentemente di trovare, di stabilizzare la vostra unione sentimentale. Voi continuerete, invece, come il gioco dell'altalena, a mostrarvi incostanti nei vostri affetti. In questo contesto, la famiglia assumerà un significato assoluto.
L'inizio del nuovo anno vi vedrà subito molto attivi nel campo del lavoro. Mostrerete autorità e decisionismo fulminante. La responsabilità dei ruoli che vi competeranno non conoscerà tentennameti. Tutta questa iperattività vi farà consumare molte energie, fisiche ed intellettuali.
In amore il vostro cuore inseguirà la maturità. Il sentimento crescerà, attraverso le prove, per consolidarsi in autentico amore. In campo lavorativo l’eccesso di disciplina richiesta a se stessi e agli altri, potrebbe sfociare in fanatismo. Questo potrebbe portare problemi sul lavoro.
Passata un’iniziale maretta che caratterizzerà i primi giorni del mese, i rapporti nella vita matrimoniale e di coppia tenderanno alla distensione. Relazioni appaganti e tranquille anche con gli altri. Anche nell’ambito professionale si produrranno buone occasioni per ottimi affari.
Grazie ad un particolare attaccamento ai ricordi, nella mente potrebbe nascere l'idea di un nuovo orientamento di vita in seguito ad alcuni conflitti emotivi. Vi ritroverete a vivere un inizio di gelosia nella vita di coppia e matrimoniale che potrebbe portarvi a diffidare del partner.
L’inizio dell’anno nuovo porterà a tutti voi una forza inaspettata che sosterrà le ragioni delle vostre idee, dei vostri propositi più nobili e niente e nessuno potrà contrariarvi. Vi sentirete trasformati in meglio da una cieca fiducia verso la società, addirittura verso l'umanità.
Il nuovo anno vi libererà dall'essere autoritari, egoisti, avari, cultori della propria personalità, rigidi formalmente. Ora, invece, vi attenderà, per un lunghissimo decennio, una profonda introspezione che scenderà nel più profondo del vostro essere. Sarà una trasformazione generazionale.
Finalmente si scioglie il laccio che teneva legato il vostro spirito di indipendenza. Nuova aria ossigenerà il vostro modo di essere e comportarvi. Questa libertà favorirà le vostre capacità artistiche. Vi presenterete come persone originali, suscitando ammirazione e meraviglia.
Farete felici quanti vi staranno vicini. La vostra dolcezza creerà un caldo ambiente di serenità. La vostra fantasia li farà restare meravigliati e felici, come la vostra impressionabilità, sarà talmente spontanea da stringere intorno a voi le persone maggiormente care e non.
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Cominciamo a parlare di questo tuo nuovo album. Con quale criterio sono state scelte le canzoni? «Tutto è nato in seguito alla proposta da parte della casa discografica di lavorare ad un album di cover. Ho dato la priorità ad un repertorio ricercato, rendendo omaggio a diversi cantautori italiani e stranieri, storici e attuali. Le mie esigenze principali erano quelle di cantare canzoni come Il Mare Verticale di Paolo Benvegnù, I was made to love Magic di Nick Drake (tradotta da Tiziano Ferro in La Magia è la mia amante) e Yesterday, cantata da Billie Holiday. Poi, ho deciso di omaggiare Luigi Tenco con l’indimenticabile canzone Ciao Amore Ciao, Rino Gaetano con Il cielo è sempre più blu, Bruno Martino con Estate e Vinicio Capossela con Con una rosa. Questo bagaglio musicale è stato arricchito anche da Tiziano Ferro, il quale mi ha proposto un panorama di cantautrici femminili internazionali. Di Marisa Monte abbiamo scelto Villarejo, di Rosario Flores Como quieres que tu quieras, entrambe tradotte in italiano da Tiziano (Il piccolo villaggio e Come pensi possa amarti). C'è anche Ms. Dynamite, sempre tradotta da Tiziano in Miss Dinamite, che è un brano in esclusiva per iTunes. Anche la casa discografica ha proposto una canzone, E di amare Te, scritta da Charles Aznavour e cantata originariamente da Iva Zanicchi.» Non è la prima volta che collabori con Tiziano Ferro. Che 34
rapporto hai con lui? «È un rapporto molto stimolante dal punto di vista artistico e professionale, ed ovviamente, per quelli che sono i ritmi di questo mestiere, è un rapporto finalizzato soltanto al lavoro. I nostri incontri si sono concretizzati esclusivamente durante riunioni di lavoro in studi di registrazione. Per il resto, avendo due vite impegnate, non c'è la possibilità di avere tanti spazi per frequentarsi meglio.» Non molto tempo fa, hai dichiarato che questo album nasce da una duplice esigenza, quella di far conoscere ai tuoi fan il tuo bagaglio culturale e musicale e quella di non lasciar passar troppo tempo prima di un nuovo lavoro. «Far conoscere il mio bagaglio musicale era sicuramente molto importante, avendo esordito con un programma come X Factor, dove ho interpretato un repertorio che mi era stato proposto, che ho fatto ben volentieri, ma che non faceva parte del mio mondo. Con questo album ho avuto la possibilità di cantare dei pezzi proposti da me, che avevo già avuto modo di affrontare nel mio passato, dall' adolescenza ad oggi. Ho scelto pezzi con una chiave introspettiva e malinconica, ho un debole per quelle che sono le ritmiche gothic, dark, new wave, rock e blues. Per quanto riguarda la tempistica, è stata una scelta e un consiglio da parte della casa discografica, secondo la quale non doveva passare troppo tempo tra una pubblicazione e l'atra.»
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Hai dichiarato che gli altri ti vedono dolce e solare, anche se c'è un lato di te più malinconico, sexy e aggressivo. «Diciamo che per rispetto e condivisione di quelli che sono i luoghi pubblici e il rapporto con le persone, manifesto sempre una certa solarità e mi viene anche in maniera molto spontanea, poiché sono anche gratificata da quello che può essere uno scambio reciproco di tipo sociale. Il mio istinto creativo viene fuori dalla malinconia, dall'introspezione, dall' aggressività e dalla rabbia.» Hai fatto tanta gavetta prima di arrivare al successo. 36
Secondo te cosa ti era mancato prima? «X Factor mi ha dato una grande visibilità. Nel 2005 ho cercato di propormi alle case discografiche con il brano Il party e il nome d'arte di Gaetana, ma non è andata come speravo. Credo che sia mancata la visibilità. Una buona pubblicità è davvero fondamentale, ma può anche darsi che, se avessi avuto la stessa promozione nel 2005, non avrei ottenuto ugualmente il risultato che ho oggi.» Com'è cambiata la tua vita? «Mi sento più gratificata. Ho sempre vissuto con la passione
per la musica, con l'obiettivo di concretizzare un percorso, anche se non avrei mai mirato ai risultati tanto elevati che sono poi giunti. Quello della musica è un ambiente dove non hai mai la certezza di potercela fare, di arrivare al momento giusto, alle persone giuste. Avere ora un riscontro positivo, non ha fatto altro che gratificarmi e farmi mettere da parte tutte quelle che erano le delusioni degli anni precedenti, alle quali, un po', mi stavo abituando, dando per scontato il fatto di non riuscire.» Il tuo prossimo lavoro sarà un album di inediti, la cui uscita è
diversi generi musicali. Sto cercando di far conoscere le diverse sfaccettature del mio lato artistico e ancora ne manca una gran parte. Finché non avrò esposto anche quello che è il mio repertorio, la mia dimensione, la mia scrittura, preferisco non presentarmi al Festival di Sanremo.» Oltre a progettare il tuo futuro album, per il prossimo anno, stai anche cercando casa, poiché hai intenzione di metter su famiglia. «Oltre a portare avanti un percorso musicale, a 30 anni, condividendo una relazione sentimentale positiva, appagante ed equilibrata, spero di poter metter su famiglia e, sicuramente, farlo nel monolocale dove vivo adesso, è un po' difficile.» Il tuo compagno come vive il successo che stai vivendo? «Molto bene. Lui è appagato dal suo lavoro e mi sostiene nel mio, mi aiuta in quelle situazioni di difficoltà, nelle quali c'è bisogno di avere un equilibrio. Mi dà una serenità che per me è molto importante, dovendo sostenere dei ritmi di vita così elevati.»
Come preferisci trascorrere il tuo tempo libero? «Di tempo libero ne ho davvero molto poco e sfrutto l'occasione per ascoltare la buona musica. Un tempo i miei hobby erano disegnare, lavorare a maglia, leggere tantissimi libri. Ora sto dando la priorità a quello che è il semplice ascolto, dedicandomi, nei miei momenti di pausa, a quella che è la creatività degli altri artisti che mi piacciono in particolar modo.» Quali sono i tuoi sogni al momento? «Di portare avanti sempre questa professione, di farla con passione. C'è in me una grande ambizione, di lavorare al fianco di Linda Perry, l'autrice del brano La Scala, presente nell'album Gaetana. In un prossimo futuro, dopo aver realizzato un percorso musicale anche abbastanza lungo, vorrei potermi vedere anche come produttrice, talent scout, per vivere appieno questo mestiere. Non sogno d'invecchiare su un palco, bensì di fare un investimento su altri artisti.»
prevista per l’autunno 2010. Parteciperà ancora una volta Tiziano Ferro o taglierai questo cordone ombelicale? «A lavoro finito vorrei sentire un parere del mio "padrino", cosa ne pensa di quello che ho tirato fuori. D'altronde, nell'album Gaetana, i quattro pezzi scritti da me sono stati scelti da lui.» Ha mai pensato di partecipare al Festival di Sanremo? «Se non avessi esordito con un programma come X Factor, forse l’avrei fatto. Per il momento preferisco crearmi un percorso artistico più chiaro, visto che sto spaziando in dream m a g a z i n e 37
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per quello che sei e per la tua musica. La soddisfazione più grande è essere amata non soltanto dagli adolescenti, ma anche da tante persone adulte.» Promuovere il tuo primo disco, immagino ti stia portando via tempo e soprattutto privacy. Riesci ancora a godere della tua vita privata? «Per realizzare un sogno devi mettere in conto anche qualche sacrificio. Rispetto ad un anno fa sono cambiate sicuramente tante cose. Gli impegni lavorativi mi portano via tanto tempo ma, nonostante tutto, riesco a gestire la mia vita privata e a concedermi i piccoli piaceri di cui non si può fare a meno.» Il brano Senza nuvole ha fatto da colonna sonora ad Amore 14, l'ultimo film di Federico Moccia. Che effetto fa “sentirsi” sul grande schermo? «Senza dubbio è emozionante sentire la propria voce sul grande schermo. Era uno dei miei sogni e sono felicissima si sia concretizzato con una pellicola
che mi è piaciuta tanto e che, sono convinta, ha conquistato in molti.» Dal grande al piccolo schermo, il passo è breve. Hai diviso il palco con uno dei più grandi artisti italiani, Gianni Morandi nel programma di Rai1 Grazie a tutti. Cosa ti aspetti da questa esperienza? «In primis ho vinto l'emozione di stare al fianco di uno dei più importanti artisti italiani. Ho cercato, come mia abitudine, di prendere tutto. Mi ritengo molto fortunata ad aver vissuto un'esperienza simile. Spero che il programma sia piaciuto al pubblico, ma soprattutto siano piaciute le mie performance.» Sanremo, meta turistica per le vacanze 2010, o un traguardo da raggiungere a breve? «Non voglio volgere lo sguardo troppo in avanti. Per il momento potrebbe essere una meta per una vacanza o per andare a trovare i miei zii che abitano lì. Se dovesse accadere qualcosa di diverso... ben venga.»
Senza nuvole è il titolo del tuo primo album. Che effetto fa vederlo esposto nelle vetrine? «Sicuramente una bellissima sensazione. Non ho mai visto così tante volte la mia faccia in giro. Rimango ancor più colpita quando leggo che i miei singoli sono in cima alle classifiche, superando quelli di un'artista internazionale come Madonna.» Inserendo il tuo nome su Google sono numerosissimi i fansite a te dedicati. Ti aspettavi così tanti ammiratori? «Non nascondo che è immensamente gratificante trovare così tante persone che ti apprezzano dream m a g a z i n e 41
L'ultimo singolo si chiama Casa casa mia. Dari:«È un azzardo, abbiamo lavorato sull'arrangiamento rendendolo un po' elettro-folk, discostandoci dagli altri arrangiamenti. Le mie frasi s'interscambiano con quelle di artisti famosi, tipo Vasco, Jovanotti.» Il vostro stile lo chiamate emotronick, potete spiegarlo? Dari: «Nel 2005 c'era bisogno di un'etichetta elettronica emozionale, ovvero di canzoni elettroniche che avevano la vena un po' cantautoriale, quindi è diventata emotronica, che ha avuto un 42
grande boom con il trend emo, a cui siamo stati associati, ma quando abbiamo cominciato non era ancora di tendenza come lo è oggi.» Qual è il motivo per cui non siete stati accettati al Festival di Sanremo? Cadio:«Abbiamo provato per ben due volte consecutive. La prima volta abbiamo presentato Wale (tanto Wale), il singolo che ci ha lanciato, e la seconda Lei al centro %, ma anche questa è stata rifiutata dalla giuria.» Quali sono le emozioni che vi danno più carica? Cadio:«Sicuramente stare su un palco davanti a tanta gente che sta lì e canta le nostre canzoni. È un'emozione grandissima.» Parliamo del vostro incontro con Max Pezzali. Dari:«Dopo aver scelto il terzo singolo Non pensavo, la casa discografica ci propose di presentare il pezzo insieme ad un artista, e abbiamo scelto Pezzali, che avevamo già avuto modo di conoscere ed apprezzare.» Ma la vostra musica sembra essere più legata a quella di Alberto Camerini. Dari:«Eravamo a Scalo 76 per la
promozione di Tutto regolare, e l'autore del format ci propose di duettare con Alberto Camerini. Quella si è rivelata un’esperienza davvero divertente.» Qual è stata la peggiore e la migliore critica ricevuta? Cadio:«Un anno fa c'è stato un commento che ci ha illuminato: “Dopo il vuoto generazionale arriva il sottovuoto”. L'abbiamo utilizzato a nostro favore per fare il titolo del disco.» Il critico Marinella Venegoni, dice che siete quasi dei pensatori. Cosa ha visto in voi? Cadio:«Siamo rimasti stupiti, forse perché tutti ci criticano in maniera negativa. È bello quando qualcuno scorge qualcosa di positivo in te e ti fa capire che ha un senso quello che fai.» Qual’è il motivo che vi ha spinto a pubblicare l'autobiografia TuttodARIfare? Cadio: «La voglia di dire quello che vogliamo fare nel futuro, oltre a quello che siamo stati e che stiamo vivendo.» Prossimo disco? Dani: «Nel 2010. Sarà un disco differente, un'evoluzione nella musica, stiamo già ascoltando i provini.»
Dove è nato questo album? «Il disco è nato nel Golfo di Napoli, nello studio che ho in barca, dove passo l'estate, e con me ci sono tutti i miei collaboratori. A Napoli non ci si annoia mai, qui ho amici fraterni, si respira l'aria di mare.» Tutti conosciamo il suo legame con Napoli. Ci vivrebbe? «Conosco tante persone che amano Napoli, come me, ma non ci vivrebbero, io, invece dico loro, magari potessi vivere a Napoli. Sono affascinato dalla sua cultura, per me Napoli è come mia madre. Questa città è nel mio cuore. Pensa che una delle mie più grandi soddisfazioni da artista è stata quella di incidere, per l'Inghilterra, con la London Orchestra, Malafemmena.» Angoli nel cielo, che dà il nome al disco, ha un significato particolare per lei? «Ognuno di noi vorrebbe stare un po' di tempo da solo, io non riesco mai ad essere solo, ben inteso sono contento, però, mi piacerebbe sentire dal mio terrazzo il fischio del treno o il venticello che soffia. Penso che tutti desideriamo un angolo di cielo dove vivere con il nostro amore, il cielo, poi, non ha angoli.» In questo album tra i suoi preferiti c'è il brano Controvento, perché? «Qui io, come se fossi un padre, 44
un nonno o uno sciamano, indico la via ai giovani. L'immagine è quella di un gozzo a vela che va controvento, difficile da timonare. Qui dico: impara a conoscere i venti, ascoltali e controllali. Così imparando a governare il gozzo in qualsiasi condizione, s'impara a controllare la propria vita in qualunque situazione, senza subire alcun vento, perché vai solo dove decidi tu.» Ci parli di Fiuto, che vede un bel duetto con Toni Servillo. « È un brano beatlesiano, con gli archi, uno stile di fine anni sessanta. Ho scritto Fiuto navigando nel Golfo. È una canzone divertente dove in modo ironico, spiritoso, ho voluto parlare del problema dei rifiuti a Napoli.» Come se l'è cavata il protagonista de Il Divo e Gomorra in veste di cantante? «Lui aveva cantato ne L'uomo in più (il primo film di Paolo Sorrentino) si è divertito tantissimo, ha iniziato a cantare, ha provato una prima volta e poi ha continuato per mezz'ora senza fermarsi mai; è uno dei più grandi attori al mondo, ora ho scoperto anche uno straordinario cantante.» Oggi, molti suoi colleghi preferiscono cantare cover, significa che c'è crisi nel mercato musicale o c'è meno voglia di rischiare? «La responsabilità non è dei can-
tanti, forse della discografia, ma non c'è crisi, di dischi belli nel mondo ce ne sono tantissimi, basta cercarli.» Ha detto che farà poche apparizioni televisive per promuovere l'album, come mai? «Ho scelto di andare solo da Fazio e dal mio grande amico Morandi, perché la televisione è troppo rigida, hai i minuti contati, così ho deciso di dare l'esclusiva a SKY, che non presenta limiti di tempo, si è più liberi.» Nella storia della musica Napoli dove la colloca? «Le cose migliori nella musica del novecento, se si esclude l'Inghilterra, sono arrivate da Napoli e dal Nord Europa, pensiamo all'Islanda e a Bjork o agli Sugar'Ros, forse sarà il freddo che li ispira. Per la fine del secolo scorso la Repubblica scelse come canzone del secolo Let it be dei Beatles, ed in quella occasione scrissi un articolo, sempre su la Repubblica, dicendo che la canzone più bella del secolo era Era de Maggio. Meravigliosa.» Un consiglio ai giovani dall'alto di oltre quarant'anni di carriera: come si "devono" vivere gli alti e bassi? «Con allegria, sempre con allegria, quando le cose vanno bene si deve gioire, ma non esaltarsi, quando le cose non girano, bisogna gestire tutto con allegria!»
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Nanni Loy di lei ha detto: «E' un po' come la Magnani, sempre scontenta e autocritica, dotata di una grande sensibilità, di una esigenza di creatività che l'hanno spinta magari ad avere un rapporto difficile con il proprio lavoro, ed anche con gli altri, ma nello stesso tempo a migliorare sempre.» È ancora così o il tempo ha cambiato alcune delle sue spigolosità? «Purtroppo è ancora così.» Di cosa è fatta la sua vita quotidiana, al di là dei suoi innumerevoli impegni artistici? «È fatta quasi esclusivamente di impegni artistici, perché tra il teatro, la musica e il cinema, ho pochissimo tempo per me.» Qual è il valore e lo spazio che deve occupare l'arte nella vita degli uomini e delle donne? «Quello che scelgono, quello che sceglie il proprio cuore, perché non c'è uno spazio definito. Può essere poco, moltissimo, dipende dalle persone.» Com'è nato il progetto della collana Il teatro di Lina? «È nato grazie agli amici della casa discografica Lucky Planets, che hanno ancora il gusto e la cultura della bellezza. Avevo questa possibilità con loro e ho ideato quello che si chiama Il teatro di Lina, perché sono 46
stata io a pensarlo, a scriverlo, a realizzarlo e naturalmente a produrlo ed interpretarlo. Con Melos, previsto per l’anno prossimo, si concluderà il ciclo de Il teatro di Lina.» Quanto ha senso riportare il teatro in un dvd? «Ha il senso soltanto della memoria. Un'opera ha un senso teatrale se è fatta in teatro e la vedi dal vivo. Ciò che è contenuto nel dvd è in presa diretta, non sono spettacoli fatti a posta, sono stati ripresi una sera. Queste riprese conservano anche gli errori, le imperfezioni, sono un archivio visivo di qualcosa che, se non hai visto in teatro, te lo puoi comunque rivedere.» In Mese Mariano, come pure in Baarìa, interpreta il ruolo di una madre. Qual è il suo rapporto con la dimensione della maternità?
«Purtroppo io non sono madre nella vita, a sua volta l'arte mi consente di esserlo sul palcoscenico o nel cinema.» E proprio in tema di maternità, parliamo deLa casa di Ninetta, il suo ultimo libro che ha scritto di getto e senza correzioni non molto tempo fa, in cui parla di sua madre. «In parte d'ispirazione autobiografica, come tutti gli scritti di chi scrittore non è di professione, è un tributo alla donna più bella e straordinaria che io abbia mai conosciuto, Anna, detta Ninetta, che era mia madre. È un racconto che descrive la vita di una donna, che ripeteva sempre di volersene andare in America, ma che alla fine, ha terminato la sua esistenza, crocifissa da una malattia che non perdona, che umilia il corpo e la mente, l'Alzheimer.»
Parlaci del tuo nuovo romanzo Il Tempo Che Vorrei. «È un libro in cui ci sono due storie che s'intrecciano perfettamente. In una il protagonista deve cercare di abituarsi al suo nuovo rapporto col padre: dopo un infanzia poco felice, i due cominciano a conoscersi per davvero. Nell'altra, invece, c'è di mezzo il tentativo di riconquistare un'ex ragazza.» Il tema del viaggio ricorre spesso nei tuoi scritti come punto di partenza per ricominciare a farsi una vita. Credi che evadere sia un modo per risolvere i problemi? «Sicuramente, ma viaggiando, non andando in vacanza. Sono due cose ben diverse, perché per viaggiare non bisogna per forza essere ricchi. Quando ho lasciato casa mia non avevo un soldo, però sono arrivato lontano, con qualche sacrificio, ma ce l'ho fatta.» In giro ci sono moltissime trasposizioni cinematografiche di romanzi famosi. A te è mai venuta voglia di scrivere un libro per poi vederlo sullo schermo? «Non ho mai scritto con questo intento, anche se in questo periodo sto lavorando alla sceneggiatura del film Il Giorno In Più, il
mio romanzo precedente.» Devi anche ammettere che sei un ragazzo piuttosto fortunato: ci sono tanti aspiranti scrittori che non vantano della tua notorietà e di una casa editrice affermata come la Mondadori. Cosa consigli ai giovani che vogliono affermarsi nel settore editoriale? «Essere un personaggio famoso assicura la vendita di 15 mila libri, il resto è da guadagnare con le proprie forze. Esistono determinati editori in grado di garantire una promozione massiccia, ma è anche vero che libri come Va' Dove Ti Porta il Cuore sono sbucati dal nulla. I ragazzi hanno tante possibilità: basta avere un profilo su Facebook per far sì che un qualsiasi testo diventi di dominio pubblico. A parte questo, credo che le case editrici siano abbastanza aperte nei confronti di nuovi talenti. Basti pensare a Paolo Giordano e al suo Premio Strega.» Sei un personaggio a cui piace fare un po' di tutto. Qual è la tua più grande soddisfazione? «Scrivere, non solo libri, ma in generale. È un'attività a cui
dedico molto tempo, ma la trovo estremamente comoda: puoi decidere dove e quando farlo.» Cosa ti dà la radio che la scrittura non può? «Innanzitutto la sveglia alle 7, poi mi piace da matti perché è continuamente in rapporto con il cinema e la letteratura. È in radio che riesco a tirare fuori la mia parte più infantile, credo sia il mezzo di comunicazione di massa più potente di tutti.» Nei tuoi romanzi citi spesso titoli di canzoni. Qual è il tuo rapporto con la musica? «È la mia seconda grande passione. Lavorando in radio, ho a che fare con artisti e generi musicali diversi. Quando scrivo, metto sempre un sottofondo musicale, se mi piace particolarmente, decido di citarlo.» Cosa c'è nel tuo futuro immediato? «Vorrei trascorrere un mesetto senza pensieri, anche se ho già delle idee per la prossima storia. A breve condurrò un programma radiofonico dall'America, e visto che andrò in diretta alle 9 del mattino, dovrò cominciare alle 3 di notte. Per passione questo ed altro.» dream m a g a z i n e 47
In ogni numero vi presenteremo un autore contemporaneo come invito alla lettura e lo faremo citando una frase di un suo libro Ecco un passo tratto da “Tsugumi” non il più famoso, ma sicuramente uno dei più intensi romanzi dell’autrice nipponica Banana Yoshimoto:
“Tsugumi era cresciuta con dei gravissimi problemi di salute, ma mai, nemmeno per scherzo, aveva detto dove e quanto male provasse. Scaricava la sua rabbia chiudendosi in un silenzio assoluto oppure offendendo le persone.........Nel suo comportamento c'era qualcosa di eroico ma anche esasperatamente irritante”.
Avete voglia di un’avventura fatta di mare, loschi porti e donne di malaffare? Allora, l'ultima fatica nata dalla penna di Michael Crichton è quello che fa per voi. Il romanzo, ambientato nei Caraibi nel ’600, racconta di un regno incontrastato di pirati e marinai, tutti al servizio di sua maestà la Regina d'Inghilterra. L'oro è un richiamo troppo forte per gli uomini di ventura e se per arrivarci bisogna affrontare le temibili forze spagnole poco male, siamo pirati. Si tratta di un’avventura a tutto tondo, piena di suspense, azione e colpi di scena, in particolar modo nella seconda parte del libro.
Se all'arrivo del freddo torna la voglia di stringersi sotto una coperta e farsi conquistare dalla trama di un giallo ben strutturato, è il caso di affidarvi a chi di gialli se ne intende veramente. È uscito da poco sugli scaffali delle migliori librerie, il nuovo thriller di James Patterson. Lo scrittore statunitense ha deciso, anche per questa volta, di mostrarci cosa succede se una mente criminale ne incontra un'altra. In realtà non si assiste ad una mera somma delle due, ma al nascere di un mostruoso patto volto a punire la ricca America del lusso. Un romanzo scorrevole e ricco di colpi di scena.
Siamo all’inizio del XIV secolo. L’antico ordine dei Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone è in pericolo. Il re di Francia e Papa Clemente V vogliono impossessarsi della reliquia più sacra dell’ordine: l’anello del gran maestro Jacques de Molay. Jacques affida il sacro sigillo al suo siniscalco Etienne de Congost. Mentre Jacques e i confratelli templari vengono torturati e bruciati sul rogo, Etienne attraversa un mondo in rovina, incalzato senza tregua dalle spie papali. Riuscirà Etienne a resistere al potere del sigillo? Qual è il segreto indicibile che porta con sé?
Giunto alla sua quattordicesima edizione, Il Farinotti continua ad essere un cult per gli amanti del cinema. Per chi ancora non lo conoscesse Il Farinotti è un puntuale e completo dizionario di tutti i film distribuiti in Italia con la particolarità, che lo ha reso grande, di unire sempre al giudizio spesso distaccato di autorevoli critici cinematografici al parere di chi il cinema lo vede per passione, con uno sguardo ai risultati dei botteghini.
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Dopo "Tutto ricominciò con un'estate indiana" arriva il secondo lavoro nato dalla fusione del tratto di Manara e la fantasia di Pratt. La storia si svolge nel sud America ai primi dell'ottocento. Sullo sfondo lotte e beghe coloniali, al centro una romantica avventura che ha come protagonisti il giovane Tom Browne, tamburino del 71° cacciatori scozzesi e la bella e leggera irlandese Molly Malone. Violenza, armi ma sopratutto passione sensuale per un'avventura senza paragoni frutto di due grandi maestri.
Non sarà una lettura impegnativa, ma senza ombra di dubbio divertente e stimolante al punto giusto. Il romanzo è adatto ad un pubblico di lettori in erba (meglio se piccoli anche di età compresa tra dieci e undici anni). Questo libro, dedicato ad una classe IV LILAC di una Primary School, che ne ha apprezzato tantissimo la prima versione, fonde tutte le tematiche care ai più piccoli: la scuola che diventa giallo e fantascienza, proprio come succede spesso nel loro immaginario, anche se solo per gioco. Del resto chi non ha mai pensato che la prof di matematica avesse qualcosa di molto strano?
“Dirò qualcosa che non ho mai detto prima e questa è la verità. Non ho motivo di mentirti e Dio sa che ti sto dicendo la verità. Penso di aver voluto fama e successo perché volevo essere amato. Questo è quanto. Volevo che la gente mi amasse, che mi amasse veramente, perché non mi sono mai sentito amato”. Una confessione a cuore aperto rilasciata dall’indimenticabile Re del pop, Michael Jackson, al suo amico e padre spirituale Shmuley Boteach. Questo libro, in cui Jako si racconta come non aveva mai fatto prima, sarà imperdibile per i milioni di fan che, nonostante la sua prematura scomparsa, lo seguono e lo adorano come se fosse ancora in vita.
La guerra contro gli Elfi non è finita e il mondo emerso deve ancora trovare la strada per uscire dall'ombra della distruzione che aleggia su di esso. Ancora spade, incantesimi, potenti regine e disperati amori per il secondo volume di questa saga che in poco tempo ha già stregato milioni di lettori. Affondando le radici nel fantasy più classico questa avventura ha il grande pregio di affrontare tematiche magari non originalissime, ma sicuramente ben strutturate, il destino e il sacrificio, l'amore e la guerra, la sfida di concepire la propria esistenza come arma e non come donna.
Forse l'opera più nota dell'autore, è un romanzo breve pubblicato per la prima volta nel 1912. Noto ai più per la trasposizione cinematografica firmata da Luchino Visconti nel 1973, La morte a Venezia è un romanzo fortemente evocativo e pregno della grande maestria dell'autore tedesco nel raccontare la passione sopratutto quella celata e mai dichiarata. Ad un passo tra amore e follia racconta una vita che si spegne (l'anziano Gustav von Aschenbach) osservando e bramando la forza di una vita nel fiore degli anni (l'adolescente e bellissimo Tazio)
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