Dream Magazine

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Contrappongo il mio lato classico (attualmente sto leggendo un libro molto interessante su un reportage fatto da Margherita D'Amico in Uganda. Racconta la storia di questo travagliato Paese africano a partire dagli anni '80 fino al 2003. Direte voi: "che palle!!!"- "invece no" - rispondo io) al mio lato tecnologico (amo internet: ho un sito, un profilo su Windows Live Space, uno su MySpace ed ovviamente, sono anche su Facebook). Direte voi: "Ma questa non ha un cavolo da fare?". Il problema è che invece ce l'ho. Sì, lo ammetto, sono dannatamente BANALE. Oggi sarebbe più chic non avere un blog, visto che tutti ce l'hanno, ma io non sono CHIC, neanche lontanamente. Utilizzo questi mezzi per il mio lavoro, soprattutto. Promuovo i miei spettacoli o un lavoro televisivo; pubblico interviste, video, foto; informo; ritrovo compagni di classe (giusto per vedere se hanno perso i capelli o messo su qualche chilo di troppo, per poi essere soddisfatta di sentirmi cattiva e felice) ma soprattutto CONDIVIDO. Nel "gergo internettiano", CONDIVIDERE significa mettere al corrente di un fatto coloro che FANNO PARTE DELLA TUA RETE. C'è , però, chi questo verbo (condividere, appunto) lo interpreta alla lettera. Ed è qui che inizia il DIVERTIMENTO. C'è gente che pubblica su Facebook parole, pensieri o fatti

che non avrebbe mai il coraggio di dire o fare a casa: c'è quello che lascia la fidanzata tramite bacheca (anche l'sms è superato); chi crede di trovare l'amore accettando un'amicizia di una sconosciuta, la cui foto lascia poco all'immaginazione, e poi si

ritrova a dover pagare il conto; c'è il macellaio che crea da solo un suo fan club, a cui aderiscono solo i suoi parenti o, se gli va bene, i clienti; c'è chi crede che se qualcuno ti dice che sei un “dio” questo sia vero solo perché è scritto su FACEBOOK. Gente che si lascia, per colpa di Facebook. Gente che… è FACEBOOKDIPENDENTE. La nuova droga viaggia sul filo della ragnatela (il WEB). Mi credete se vi dico che ogni tanto vado a controllare i miei contatti, per evitare di trovarmi a CONDIVIDERE le mie cose con persone che si sono presentate in un modo e dopo qualche giorno si sono trasformate in qualcos'altro?Uomini che diventano donne o fumetti… o icone. Facebook è un “grande fratello”.Tutto ciò che scrivi diventa PUBBLICO. È un paese, dove tutti sanno tutto di tutti e dove l'INCIUCIO ha un suo valore assoluto.Visto così, potrebbe essere un ritorno al passato: invece di affacciarti al balcone, ti affacci alla finestra virtuale e spii… invece di aprire la posta nelle cassette altrui vai sulla bacheca e spii… invece di indagare sulle amicizie del vicino vai sul suo profilo e… spii. Siamo un popolo di SPIONI o, per usare una terminologia più chic ( questa volta e solo per questa volta), siamo un popolo di Voyeur? Direi che siamo un popolo di IMPICCIONI DISOCCUPATI. Ma, almeno questo, NON È COLPA DI FACEBOOK! Buona vita a tutti. dream m a g a z i n e 5


È giunta l’ora per molti di mettere ordine nella sfera affettiva. Questo comporterà un rimescolamento dal punto di vista emotivo, perché ci sarà qualcosa da abbandonare per raggiungere il nuovo obiettivo. La pazienza potrà essere la chiave di volta che porterà a risultati positivi.

Parlerete, dialogherete con la persona amata con grande spontaneità e sincerità, trovando così nuove vie per rafforzare un’intesa già tanto soddisfacente. Mercurio sul campo sarà un potente stimolo a vederci chiaro nelle questioni di lavoro e a chiarire i punti oscuri.

Anche se vi sentirete piuttosto originali, cercate di non trascurare le forme più tradizionali e convenzionali di dialogo con il partner, che potrebbe restare sconcertato di fronte a certe vostre inaspettate performance. I transiti planetari stimoleranno l’intraprendenza professionale.

Venere sarà pronta a rendere piacevole il vivere quotidiano, tingendolo di sapienti emozioni e sfumandolo con romantiche intenzioni. Il successo passa dalle piccole cose anche in amore. Non mancherà però qualche scambio vivace di opinioni anche tra le coppie più affiatate.

L’umore, non sempre coerente, potrà influire sui comportamenti e sulle decisioni di alcuni di voi. Cercate di evitare che gli stati d’ansia provochino incomprensioni tra voi e gli altri. Evitate, per questo, di penalizzare la sfera erotica, anzi, mantenete vivo il desiderio che vi unisce al partner.

Potrà essere un buon periodo per quanti tra voi sono felicemente in coppia. L’intesa con il partner sarà vivacissima sotto tutti i profili, da quello intellettuale a quello sensuale. Se siete single vi innamorerete di punto in bianco come per un colpo di fulmine. Godetevi questa stagione felice.

Vi accorgerete che le emozioni sono un modo per comunicare per la persona amata e non sono così rovinosamente destabilizzanti come inconsciamente temete. In questo clima, chi è single, potrebbe avere una crisi di solitudine ed essere spinto a guardarsi un po’ attorno.

Incentivi o gratificazioni natalizie, se avete qualcosa da chiedere, fatelo ora. Anche le attività di equipe prenderanno un ritmo più vivace del solito grazie alle buone intese tra i membri del gruppo. Sentirete una fame d’amore che tuttavia non sempre riuscite a gestire.

Grazie al vostro temperamento aperto, riuscirete ad essere affabili e comunicativi quanto basta per riscuotere consensi ed ottenere l’attenzione delle persone con cui dovete collaborare. Il risultato sarà quello di conquistare una posizione eminente all’interno del gruppo di lavoro.

Alcune situazioni potranno sbloccarsi per incanto e mettersi in moto a velocità sostenute, altri tra voi saranno travolti da un insolito destino sotto forma di un colpo di fulmine, tanto inaspettato quanto transitorio. La situazione potrebbe complicarsi per chi ha legami scricchiolanti.

Ci potrà essere un periodo buono a livello professionale, soprattutto a quanti di voi svolgono un lavoro alle dipendenze altrui. Agirete con creatività e fermezza. L'intesa di coppia sarà fondata sulla fiducia e sulla confidenza reciproca: parlerete di tutto con il partner, senza riserve.

In questo momento la vostra spinta in avanti è la forza dell'ambizione che vi permette di rompere gli indugi e di compiere i passi necessari per la propria realizzazione. Continuate a girare a vuoto, chiedete consiglio e aiuto a destra e a manca, ma poi non ascoltate nessuno.


È stato un anno tremendo, non ci è mancato nulla, un anno da dimenticare. La crisi economica, terremoti, le alluvioni, le solite guerre che ormai non fanno più notizia, i nostri soldati innocenti che continuano a morire e non si sa perché, la questione del lodo Alfano, il rientro dei capitali dall'estero, le solite faide camorristiche, la nuova finanziaria, l’oro e la benzina che sono aumentati vertiginosamente come la disoccupazione, scandali e ancora scandali. Tra poco è Natale e di solito diventiamo tutti più buoni: ci scambiamo regali, auguri e strette di mano, ci vogliamo tutti bene, tra letterine, pranzi, fuochi, panettoni e spumante. Ma un minuto dopo la mezzanotte del 31 dicembre, ecco che ricominciamo a fare le stesse s…te, a partire dai soliti feriti e a volte anche qualche morto per i fuochi d'artificio. Ma non voglio fare l'uccello del malaugurio. Spero che questo 2010 porti veramente un po' di serenità, di pace e soprattutto un po' di dignità alla nostra bella Napoli ed alla Nazione che in questi ultimi anni è stata molto screditata a livello internazionale. Non voglio essere retorico, ma spero veramente che il nuovo anno possa ridare speranza ai giovani che sempre più numerosi sono costretti ad andare via per trovare una sistemazione. Spero che finiscano queste guerre assurde che durano da decenni, provocando stragi di innocenti. Spero che nel mondo possa

cominciare un'era nuova. Spero, come sempre accade, che dopo la tempesta arrivi il sereno. E con questo augurio, cari lettori di Dream, vi saluto e vi ringrazio tutti per aver letto quello che ho scritto in questi mesi, dimostrandomi attenzione ed affetto e, consentitemi di ringraziare Virginia Maresca, la quale mi ha dato la possibilità di godere della vostra attenzione. Scusate se non vi do appuntamento per l'anno prossimo, ma per ragioni di lavoro non posso più occuparmi di questa rubrica. Il mio, però, non è un addio perché, comunque, rimarrò sempre a disposizione di Dream Magazine, qualora si decidesse di pubblicare un mio articolo sulla rivista. Vi abbraccio tutti con l'affetto di sempre, il vostro umile amico Ernesto Mahieux dream m a g a z i n e 7


Il Natale ha sempre rappresentato un’ottima occasione commerciale per molte attività sul mercato, ma da un sondaggio svolto dal Confesercenti-Swg si segnala una forte crisi per questa festività, tanto che si pensa che le famiglie spenderanno un miliardo di euro in meno per i regali. Nello specifico, Confesercenti spiega che, su un totale di quasi 38 miliardi di euro delle tredicesime, quasi 17 miliardi saranno

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investiti in acquisti che risultano però in calo di 1 miliardo e 173 milioni rispetto al 2007. In salita le quote destinate al pagamento dei mutui (+318 milioni di euro) e dei conti in sospeso (+550 milioni di euro). Questo è il motivo per cui sotto l’albero gli italiani preferiranno mettere regali “utili”, come ad esempio quelli inerenti al settore dell’abbigliamento (circa il 43%), del cibo, dei libri, dei giocattoli e


(Pescasseroli e Roccaraso, ma anche Campitello Matese e Campo Felice). Per quanto riguarda, poi, la scelta dell’alloggio, questa dipende senz’altro dal numero di persone. È consigliabile fittare case o villini se ci si sposta con la famiglia, per ammortizzare i costi, mentre l’albergo e il residence possono essere possibilità comode per coloro che viaggiano in coppia, con amici o in situazioni in cui ciascuno paga la propria quota. Del resto, l’influenza del carovita sui viaggi si è avuta già nello scorso 2008, ma quest’anno salirà comunque il numero di italiani che rinuncerà alla vacanza natalizia. Si cercherà di eliminare il superfluo per fare scelte sempre più giudiziose sugli acquisti, anche se verranno mantenute e rispettate le tradizioni. meno dei gioielli rispetto agli anni precedenti. Si sta parlando, di conseguenza, di un assassinio del povero vecchio Babbo Natale, ma tagliare sui regali sembra la scelta più ovvia per poter permettere agli italiani di poter gestire meglio la crisi e far fronte a spese più necessarie. In definitiva, gli italiani, seppur disposti a spendere, non sono molto propensi a contrarre debiti. Infatti, alla domanda se ricorreranno o meno al credito per il consumo, l'81% del campione ha risposto decisamente "no". Oltre ai regali, un altro punto da prendere in considerazione è la tanto attesa settimana bianca. Stime recenti stanno dimostrando che, nonostante il desiderio di trascorrere qualche giorno di vacanza, milioni di italiani, intenti a partire, trascorreranno solo qualche giorno in località turistiche, massimo due o tre notti, scegliendo mete non molto lontane. Tra quelle più consigliate dalle agenzie di viaggio, troviamo il Trentino Alto Adige (Madonna di Campiglio, Campitello di Fassa, Passo Tonale), il Veneto (Cortina d’Ampezzo, l’Altopiano di Asiago), gli Appennini dream m a g a z i n e 9


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A vederti in video e in foto sembri molto giovane, quanti anni hai? «Di anni ne ho appena compiuti trentuno ad ottobre.» Come nasce la tua passione per la cucina? «La passione è arrivata con il tempo. Ho cominciato a tredici anni, frequentando la scuola alberghiera, ma a quell'età non avevo le idee molto chiare su quello che volevo fare da grande. I miei nonni avevano dei ristoranti di cucina tipica locale a Roma, quindi, ho voluto rispettare la tradizione familiare. A

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scuola ho avuto al mio fianco un ottimo insegnante, il nostro attuale presidente della Federcuochi (Alessandro Caldan, n.d.r.) e dopo il diploma ho seguito degli stage in Francia e a Strasburgo. Da lì non mi sono più fermato.» Il tuo incontro con i media, in particolare con la tv, com'è avvenuto? «Con la televisione ho cominciato circa sette anni fa con un programma su Alice channel (Sky). Subito dopo ho avuto la possibilità di preparare alcune ricette nel programma Mattina in famiglia. Per un periodo sono stato anche a Vivere meglio su Retequattro, e da quest'anno Michele Guardì, mi ha richiamato per I fatti vostri, dove curo una rubrica quotidiana, che va in onda tutti i giorni dal lunedì al venerdì alle 12:00, insieme al professor Migliaccio, il quale mi dà delle linee guida, con degli ingredienti da utilizzare settimanalmente, mirati a una dieta o a delle patologie. Di recente abbiamo realizzato un menù ideale per i bambini, due ricette ogni giorno, mirate al pranzo, alla cena, alla colazione dei bambini, con consigli su come realizzare snack sani.» Cosa ne pensi della cucina in tv, da cosa nasce tutta l'atten-

zione che le è riservata? «Ultimamente la cucina sta andando molto di moda. A differenza di prima, di quando c’erano solo dei libri che costavano molto, esclusivamente per professionisti di cucina, oggi c'è un fiorire di programmi televisivi e di riviste. Adesso tutti parlano di cucina, a volte anche persone che non fanno i cuochi cucinano in tv, dando spesso dei messaggi sbagliati. Ad esempio è fondamentale spiegare che la frittura si fa a 190 gradi, piuttosto che a 130, poiché crea danni al fegato.» Cosa ti piace mangiare? «Nei miei piatti cerco di valorizzare la frutta e la verdura di stagione. Dal punto di vista nutrizionale, preferisco consumare i prodotti soprattutto in relazione al luogo in cui mi trovo, mare piuttosto che montagna.» Cosa ti rifiuti categoricamente di cucinare? «Cerco di evitare cose che fanno male, il fastfood ad esempio. Non intendo criticare le multinazionali, affidabili dal punto di vista igienico/sanitario, ma sicuramente non da quello nutrizionale. L'Italia è tra i Paesi in


Europa a maggior rischio di obesità, quindi preferisco dedicarmi alla filosofia dello slowfood.» Che cosa potresti consigliare ai lettori come ricetta per le festività natalizie? «A Natale non si devono trascurare i grandi classici della nostra cucina. L'Italia è bella proprio perché contempla diverse cucine, una per ogni Regione, e ognuna di queste offre dei piatti tipici. Il pensiero va, durante le feste, ai tradizionali tortelli cotti nel brodo di cappone, quindi, al posto di cucinare il solito brodo che, risultando irrimediabilmente grasso, andrebbe ad appesantire il tutto, quest'anno propongo un'idea diversa, leggermente insolita: preparare un ripieno per i tortelli con una base di patate bollite, delle erbe aromatiche fresche, polpa di cappone, in un brodo più leggero, fatto con il cappone stesso e delle verdure. Altra ricetta interessante da proporre è l'insalatina di baccalà, finocchi ed arance.»

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Come stati vivendo questa esperienza con Affari tuoi? «Mi sto divertendo tantissimo. Affari tuoi è una scelta, un grande cambiamento a quarant'anni. Sono felice di lavorare per Raiuno, il cui direttore, il giornalista Mauro Mazza, quando facevo teatro, veniva sempre in camerino per farmi i complimenti. Affari tuoi è un lavoro di squa-

dra, realizzato da un affiatato gruppo di autori ed io come conduttore cerco di essere me stesso. Affari tuoi - Speciale per due La Lotteria è un gioco, un varietà, un game show semplice, che entra all'ora di cena in casa degli italiani, raccontando storie di gente comune.» Ogni sabato una coppia di promessi sposi partecipa al

programma cercando di vincere un milione di euro, per festeggiare nozze da sogno. «Mi sono sposato da poco, quindi, mi sento maggiormente coinvolto. Nel corso del programma la coppia di fidanzati apre venti pacchi insieme ai parenti, dieci dello sposo e dieci della sposa, dando vita ad una festa prematrimoniale. L'obiettivo è di vincere il milione di euro, cercando di assicurarsi un futuro tranquillo con l'opportunità di comprare una casa, senza pagare il mutuo, di mandare i figli a scuola, in piscina o in palestra, senza alcuna difficoltà. 18


Attraverso Affari tuoi ti rendi conto delle necessità del nostro Paese, della crisi che sta vivendo in questo periodo e allora capisci cosa vuol dire aprire un pacco positivo o negativo e di come cambia totalmente la vita di qualcuno.» Affari tuoi è anche un'esperienza a livello umano, che ti permette di conoscere storie vere, ogni settimana con protagonisti diversi. «Al programma partecipano concorrenti di diversa estrazione sociale. Basti pensare che per alcuni venire in trasmissione è la prima vacanza della propria vita.

Conosci le realtà più disparate, gente con un'umanità che traspare. Affari tuoi, per altri, è un'occasione, l'ancora di salvezza. Comprendi, così, il valore del denaro e quanto sia diverso l'impatto che possono avere 500 mila euro in Basilicata rispetto che in Emilia Romagna. In questi anni, per colpa della televisione, abbiamo smarrito il senso della normalità. Il ruolo di questa trasmissione è di raccontare storie di coppie ad un passo dal matrimonio. Raiuno è una rete famiglia che ha il dovere di portare in prima serata storie semplici, normali, capaci di trasmet-

tere valori sani.» A fine trasmissione ti è mai capitato di dover confortare qualcuno? «Si, mi è capitato molto spesso, ma in definitiva è il minimo che si possa fare. Magari può capitare che quel concorrente arrivi ad un passo da una vincita milionaria e poi in un attimo perde tutto.» Hai una settimana lavorativa intensa. Com' è la giornata di Max Giusti? «Mi sveglio alle nove, faccio colazione a casa. Alle dieci e trenta arriva la macchina e vado in studio fino a sera.» dream m a g a z i n e 19


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Questa nuova edizione di Domenica In segna la tua sesta avventura con L'Arena. «Quando si arriva a condurre un programma, nel mio caso un talk, si fanno sempre dei bilanci. Ricordo quando siamo partiti, L'Arena era un prodotto in cui a crederci erano in pochi, la sua durata era di 25 minuti e a lavorarci eravamo in quattro. Oggi L'Arena dura un'ora e mezza e ha un carico di responsabilità maggiore, sia per quanto riguarda i contenuti, sia per la resa. In tutti questi anni ho visto crescere professionalmente tanti ragazzi che hanno lavorato con me, e che oggi occupano dei ruoli importanti all'interno dell'azienda. Forse per qualcuno questo non conta, ma per me è una soddisfazione vedere che ci sono delle figure che nascono in un contesto, maturano la loro esperienza e diventano sempre più forti e bravi nel loro settore. Anch'io sono un prodotto di questa rete e ritengo di aver portato il programma, grazie all'aiuto ed al sostegno di validi collaboratori, a divenire un prodotto di qualità. Siamo cresciuti moltissimo, l'anno scorso abbiamo raggiunto i quattro milioni di ascolti pari al 3% di share. Quest'anno puntiamo a mantenere gli stessi risultati e se questi dovessero migliorare, ben vengano.» Prima L'Arena era quella di Domenica In, oggi di arene simili se ne vedono anche in altri programmi. «Questo è quello che succede con tutti i format proposti dalla Rai che hanno un seguito positivo. Ad esempio, in riferimento alla mia Arena e premettendo che ho un grandissimo rispetto per Barbara D'Urso, una delle poche conduttrici con cui ho un rapporto personale, mi provoca fastidio vedere che a Domenica 5 si mette in scena una vera e propria "arena due". In questo modo deduco che mi hanno clonato il programma. Non mi aspettavo una cosa del genere, stesso emiciclo, stessi ospiti portati via da me, bene o

male stessi tempi. Stimo Mediaset perché a mio avviso propone programmi interessanti come Striscia la notizia, gradirei, però, che ci fosse più creatività.» Cosa ti aspetti da questa nuova edizione? «Mi aspetto di poter lavorare bene come d'altronde ho sempre fatto in questi anni, di trattare argomenti anche delicati senza far scaturire successive polemiche. Insomma, desidero poter fare il mio lavoro senza intralci né limiti. Spero di fare un buon lavoro, puntando sempre alla qualità e tenendo conto di tutto quello che succede intorno. Cercheremo di andare al di là di quello che è il gossip. Ci saranno sempre Gianni Ippoliti e il professor Di Maio.» Tra i diversi temi trattati finora in trasmissione ce n'è qualcuno in particolare che non hai ancora avuto modo di presentare? «A dire la verità tocchiamo un po' tutti gli argomenti di attualità. Il nostro è un programma che si permette di parlare di sprechi in piena campagna elettorale, dando dei messaggi piuttosto forti sia a destra che a sinistra. L'importante è essere corretti. Non faccio una tv contro, non è una mia caratteristica, questo lo lascio fare ad altri che lo fanno anche piuttosto bene. Nel mio piccolo cerco di dare degli elementi per riflettere, se si riesce, anche se molte volte non è così, ma sembra che al pubblico tutto questo piaccia.» Hai mai pensato di cambiare genere, di dare un taglio all'Arena e condurre un programma di genere completamente diverso? «L'Arena è un prodotto molto delicato perché con i temi che trattiamo ti porta via tutta la settimana. Certo un pensiero di cambiamento c'è, questo non posso negarlo. Credo che a maggio andrà in onda un progetto che ho creato e che verrà trasmesso in prima serata su Raiuno. Non posso, però, anticipare altro.»

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Cosa puoi dirci di questa nuova esperienza. «Mi è piaciuta l'idea così come'è stata pensata, quella di intrattenere, in uno spazio di venti minuti, personaggi illustri dell’universo femminile, donne che hanno sfondato nel loro settore. Si approfondiscono temi importanti, con serietà ed allo stesso tempo con leggerezza, il tutto racchiuso in un'intervista speciale, o comunque così mi piace definirla.» Ti ritroviamo in una veste insolita. «Bisogna sempre trovare nuovi modi per proporsi al pubblico. Quella del salotto al femminile è un'idea che mi frullava già da un bel po' e quando ho saputo che Pippo stava pensando ad uno spazio del genere all'interno di Domenica In ho accettato senza esitazioni.» Ci saranno anche donne del mondo della politica nel tuo salotto? «Della politica avrei voluto intervistare le donne ministro poiché l'Italia è rappresentata da grandi donne con una forte personalità ed intelligenza, sia per quanto riguarda la destra, sia per la sinistra. Purtroppo, c'è una legge che non lo consente, quindi non possiamo. Comunque sia, si alterneranno nel mio salotto tantissimi personaggi 24

che avranno tante cose da raccontare. L'universo femminile è infinito, pieno di sorprese.» In quale Valeria ti identifichi di più? «In tutte. Mi piace tantissimo sperimentare, ma soprattutto mettermi in gioco. Valuto sempre attentamente ogni singola proposta che mi è sottoposta.

Sono una di quelle che solitamente ha fiuto per i progetti di una certa valenza.» C'è qualcosa che ancora non hai fatto e che magari ti piacerebbe realizzare? «Tante cose. Per il momento voglio concentrarmi a condurre al meglio questo spazio, per il resto si vedrà.»







Un nuovo cambiamento nella tua carriera. Questa volta ti vediamo alle prese con un talk d'atmosfera, in una veste completamente inedita. «Faccio quello che mi chiede la Rai. In effetti nessuno si aspettava che io fossi così solare, irriverente. Lo Studio 2 di Via Teulada si trasforma ogni domenica mattina, nel salotto di casa mia. Ospito tre personaggi che potrebbero essere miei amici e che inviterei tranquillamente a casa: personalità della politica, della televisione, dello sport. Li racconto attraverso quello che c'è nel loro frigorifero, quello che dice di loro il portiere del palazzo, i figli, i vicini. Cerco di scoprire le loro manie, i tic, le fobie, senza per questo fare e parlare scandali.» Parliamo del tuo compagno di viaggi, il simpatico pappagallo che porti sempre con te. 30

«Si, Giorgio. Siamo insieme da dieci anni e lo porto sempre con me. Ogni giorno lo infilo sotto la mia giacca e usciamo di casa. Anni fa me l'hanno regalato perché soffriva di depressione e non voleva più mangiare. Il negoziante mi disse che solo io potevo tirargli su il morale. E così è stato. Oggi è in perfetta forma, guarito del tutto: fa colazione con tè al limone e fette biscottate e va pazzo per la pasta alla carbonara.» Cosa ha significato per te passare da un programma come Ricomincio da qui ad uno come Ci vediamo domenica? «È semplicemente un cambiamento, un passaggio da un format, dove si affrontavano dei problemi, ad uno con uno stile molto più leggero, divertente. La scenografia rappresenta quella che è la mia vera casa, riportata in studio e con il mio pappagallo

che svolazza dappertutto. Nel programma, oltre agli ospiti c'è Anna Longhi, l'attrice che interpretava nei film di Alberto Sordi la parte di sua moglie. Il suo ruolo è quello della governante, disturbatrice, ma simpatica e piuttosto spiritosa.» Perché dici che il tuo è un programma antigossip? «Semplicemente perché questa che la televisione italiana sta vivendo è l'era del gossip, dove tutti vogliono sapere le cose più scandalose di un personaggio anziché imparare a scoprire quello che è realmente. Nel mio salotto passerò all'incirca un'ora e mezza, facendo raccontare dagli amici che ospito le loro storie, quelle vere.» Questo programma ti fa sentire a casa tua. Cosa rappresenta per te la casa? «La mia casa è la mia tana, il luogo della solarità e delle energie positive. Ho una casa molto simile a quella dello studio, con i divani bianchi, quasi tutta bianca, un colore che rappresenta positività, luminosità. Credo che la casa sia il posto dove entrare, chiudere la porta e mettere la cattiveria fuori.» Solitamente cosa fai nel tempo libero? «Sinceramente non ero più abituata ad avere tutto questo tempo per me stessa. Condurre questo programma una volta a settimana mi lascia la possibilità di vivere in maniera tranquilla e serena la mia vita privata. Preparo i cornetti e le pastarelle per la domenica e finalmente posso dedicarmi agli amici, alla lettura, al cinema, al mio pappagallo Giorgio. Quando posso vado a fare una passeggiata, guardando le vetrine, ho sempre un pensiero per le persone che mi sono care. Per me è molto importante il calore degli amici.»


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Partiamo dalla Mostra del Cinema di Venezia, dove BaarÏa è stato presentato in anteprima mondiale tra i film in concorso. Pur non riuscendo ad aggiudicarsi alcun premio, sappiamo che questo suo ultimo lavoro è stato particolarmente apprezzato dal grande regista e presidente della giuria Ang Lee. Spesso i film che non hanno molto successo ai festival piacciono in particolar modo al pubblico. D'altronde, lo stesso presidente della giuria ha affermato 34


che Baarìa probabilmente vincerà numerosi premi altrove. Speriamo che questa sua previsione sia di buon auspicio.» Sappiamo che un regista, pur facendo un lavoro diverso e molto più impegnativo rispetto ad un attore, ha solitamente meno contatti con il pubblico che guarda il film. Com'è attualmente il suo rapporto con gli spettatori? «In queste periodo ho incontrato molte persone, in occasione di conferenze programmate e devo dire che il riscontro è sorpren-

dente. Nel mio ultimo film tratto di un soggetto ambientato nella piena provincia di Palermo e temevo che il progetto non interessasse al pubblico del resto d'Italia. Fortunatamente le mie paure sono state smentite dall'affetto e dall'interesse crescente delle persone. Sono davvero felice, questo è per me un periodo molto importante e significativo per la mia carriera, tutti mi sono vicini e mi ringraziano per le emozioni che sono riuscito a trasmettere con questa pellicola. In particolare mi ha colpito l'accoglienza ricevuta a Trieste, dove in molti mi hanno raccontato che guardando il film hanno visto narrata la propria vita. Questo a testimonianza del fatto che con Baarìa non ho girato un film sulla Sicilia, ma sull'umanità in generale che si vede raccontata in maniera sincera. Penso che, così facendo, ho toccato la sensibilità del pubblico.» Si può dire che è la stessa umanità e lo stesso mondo narrati in Nuovo Cinema Paradiso? «Si, anche se in questo lavoro la tematica è molto più complessa. Però, è vero, anche all'epoca molta gente del nord si sentiva rappresentata dal piccolo Totò.» Nei prossimi mesi il film dovrebbe uscire in diverse versioni, persino doppiato in dialetto siciliano. Come vede la questione del dialetto nel cinema? «Molti giornalisti credevano che avessi girato il film in dialetto per ribattere alla Lega e alla legge che vogliono far approvare in merito all'insegnamento dei dialetti nelle scuole. Amo il dialetto del mio paese e credo che in ogni regione rappresenti un patrimonio culturale da preservare. In Sicilia il mio film già è uscito in dialetto, nel resto d'Italia ancora no, poiché quello italiano, purtroppo, a differenza degli altri popoli europei, è un pubblico che non ama vedere film con sottotitoli.» Nel suo film ci sono parecchi

attori napoletani. Come si trova a lavorare con loro? Ricordiamo che lei ha iniziato la sua carriera da regista con un film come Il Camorrista. «A me Napoli porta tanta fortuna. Il mio produttore era napoletano, anzi voglio ricordare il suo nome, Goffredo Lombardo. Il cinema italiano deve molto a questa figura. Devo ringraziare anche il giornalista napoletano Giò Marrazzo, dal quale comprai i diritti del film Il Camorrista. Una delle cose più importanti per cui adoro stare a Napoli è proprio il dialetto, che mi ha conquistato come quello siciliano. Nel mio ultimo film è stata stupefacente Lina Sastri che ha lavorato tantissimo per apprendere al meglio il dialetto bariotra. Mentre Vincenzo Salemme è stato generosissimo, con lui mi sono divertito tantissimo, anche se inizialmente avevo previsto per lui solo una scena. Il risultato di questa parte andò ben oltre le mie aspettative al punto tale che fui interpellato dal mio produttore, il quale mi fece notare che Salemme era stato bravissimo e non aveva voluto nessun compenso per quella scena. Allora decisi di richiamarlo chiedendogli di girarne altre, ero sicuro che sarebbero andate ben oltre le mie aspettative. Oltre alla sua bravura, fui convinto anche del fatto che non voleva essere pagato (a questo punto dell’intervista ride e racconta questa cosa con tono scherzoso n.d.r.). Questo che ti ho raccontato è solo un episodio che riguarda il mio ultimo film, ma nella mia carriera ce ne sono davvero tanti che dimostrano quanto sia amalgamato con Napoli e la sua gente. Il mio amico e regista napoletano, Francesco Rosi, mi dice sempre che lui tradisce Napoli per Palermo ed io tradisco Palermo per Napoli. Ogni volta che penso a questa sua frase, devo ammettere che ha ragione.» dream m a g a z i n e 35


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E tu mi manchi è il singolo, dopo La dolce fragola, che anticipa l'uscita del tuo nuovo album. «È un pezzo che amo molto. Parla di un rapporto d'amore finito e di questa nostalgia così grande che lui ha di lei. Il pezzo in realtà non è mio. Si tratta di un vecchio brano di Francesco Calabrese, da me molto amato e che risale a circa trent'anni fa. Era da qualche tempo che avevo in mente di proporlo e alla fine ci sono riuscito.» E cosa puoi dirci del tuo prossimo album? «Il disco in realtà è già pronto. Il titolo provvisorio del progetto è A…, che rappresenta l'iniziale di tante parole come amore, amicizia, affetto, ed essendo la prima lettera dell'alfabeto, descrive anche l'inizio di un percorso (titolo e data di uscita sono provvisori poiché l'intervista è stata realizzata nel mese di ottobre n.d.r.). Sono ormai quasi due anni che lavoro all’album, poiché ho voluto che ogni singolo brano venisse fuori in modo naturale, senza la pressione di una cadenza. In effetti, quando lavoro in questo modo, le cose mi vengono meglio. Ascoltando l'album si avverte la voglia di rinnovare il mio stile, di andare avanti e di sperimentare sia nei testi, sia nell'arrangiamento. Si tratta di un progetto che si è evoluto pian piano, come del resto la mia carriera. Quando parlo di evoluzione, intendo soprattutto di linguaggio, non tanto nei concetti, ma nel modo di esprimerli. Come tutti i musicisti sono sempre alla dream m a g a z i n e 39


ricerca di un qualcosa in più da offrire attraverso la mia musica. Tra i brani anche uno in napoletano. Mi piace inserire in ogni mio disco un pezzo che ricordi le mie origini, anche se il tema non è, com'è capitato già in passato, Napoli o i problemi ad essa legati, ma l'amore, che tra l'altro è il tema centrale di tutto il disco.» Quali sono le differenze più evidenti tra il tuo nuovo lavoro e quello passato? «I musicisti non sono cambiati. Parlo di Dario Velotti e Cesare Chiodabasso. Qualche brano l'ho suonato con la mia band, come ho sempre fatto. Quello che cam40

bia è l'idea, il modo di utilizzare gli strumenti, il concepire tutto con una visione diversa.» L'amore è il tema principale delle tue canzoni. Cosa rappresenta per te questa parola? «L'amore è il tema portante della vita, può essere trattato, spiegato e vissuto in molti modi. Si possono comporre tante canzoni, con un qualsiasi tema, ma alla fine quello che conta veramente è scrivere con amore. I più giovani vivono l'amore in modo diverso da quello classico che solitamente noi artisti raccontiamo nelle canzoni. Uno dei brani dell’album, parla di storie

d'amore vissute tra i ragazzi e della loro forma di comunicazione attraverso gli sms.» Corre voce che vorresti partecipare al Festival di Sanremo. Che cosa puoi dirci in merito? «Ogni cantante e soprattutto ogni cantautore cerca di partecipare a Sanremo. Il festival resta una delle poche occasioni in cui la musica è al centro dell'evento, l'unica vetrina, dove puoi far ascoltare e diffondere un tuo inedito. Non so ancora cosa farò, in ogni caso troverò comunque un modo per fare arrivare le mie canzoni al pubblico. In fondo il percorso di un artista non può


essere legato solo al palcoscenico dell'Ariston.» Non sei d'accordo, quindi, con chi sostiene che il festival abbia perso il suo fascino? «È evidente che la kermesse non è più quella di una volta, fatta solo di musica. Oggi tutto ruota intorno al gossip. Bisogna stare attenti perché una partecipazione può diventare un'arma a doppio taglio. Sono dell'idea, però, che se hai un buon pezzo, vincente, il festival resta la miglior vetrina in assoluto.» Nel 2006 hai partecipato a Sanremo con I Ragazzi Di Scampia, presentando il brano

Musica e Speranza. A tre anni di distanza i ragazzi presentano l'album Parla Potabile, che pone in primo piano l'attenzione sullo sviluppo sostenibile. Ultimamente, la professoressa Astarita, che si occupa del progetto, ha sottolineato che l'iniziativa potrebbe cadere per mancanza di fondi. Cosa credi si possa fare a riguardo? «Potrei fare qualcosa anche io in prima persona. Ad esempio, a settembre con Alessandro Siani ho portato in scena all'Arena Flegrea di Napoli uno spettacolo intitolato Si può fare, i cui incassi sono andati alla popolazione d'Abruzzo. Già allora pensai che questo tipo di spettacolo/concerto si potesse portare in pianta stabile a teatro. Facendo questo, potremo devolvere una parte dell'incasso ai napoletani e naturalmente ai Ragazzi di Scampia. Diciamo pure che valuterò la situazione attentamente. Cercherò di fare del mio meglio affinché il progetto dei ragazzi vada avanti, anche se è chiaro che da solo non ce la posso fare. Dobbiamo sperare anche nell'aiuto delle istituzioni, anche se per loro il momento non è dei migliori. Si aspetta una ripresa che speriamo arrivi presto.» E restando in tema di solidarietà, possiamo dire che molto spesso sei protagonista di iniziative benefiche. Cosa rappresenta per te la solidarietà? «Per me è importantissima, a capo di tutto. Chi vive di emozioni non può che mettere al primo posto la sensazione che ti dà il fare qualcosa per gli altri e allo stesso tempo anche per te stesso.» Il tuo nome è salito alla ribalta dopo la partecipazione al musical Masaniello. Hai intenzione di prendere parte a qualche altro musical? «Mi piacerebbe molto proporre un musical più innovativo rispetto a Masaniello. Ho questa idea di un musical dall'ambientazione fantascientifica, dove tutto è molto inverosimile. Però in quest'ambiente così futuristico

voglio che gli elementi fondamentali, quali il soggetto, la base, le musiche siano qualcosa di primordiale che possa essere ancora plasmato. Per ora è solo un'idea, magari un giorno diventerà anche una realtà.» Il 26 novembre cade l'anniversario della morte di Mario Merola. Come lo ricordi e cosa pensi abbia lasciato agli artisti napoletani? «Inutile dire che Mario Merola è stato ed è ancora un pilastro di Napoli. A settembre ho partecipato al memorial in suo onore organizzato dal figlio Francesco. Sono stato contattato direttamente dalla famiglia Merola, questo per far capire quanto sono legato alla figura di Mario. Ha rappresentato e rappresenta ancora molto per me. L'ho incontrato tante volte, soprattutto alle feste di piazza, ai concerti, insomma nei "campi di battaglia". La mia "preparazione", la mia forza è dovuta anche a lui. Insieme abbiamo affrontato queste "battaglie" sull'"università del marciapiede". Mi manca tanto.»

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Siete finalmente tornati. È stato difficile lavorare di nuovo tutti insieme dopo così tanti anni? «Assolutamente no. Quando ci siamo separati eravamo sotto pressione a causa della nostra rigidissima tabella di marcia, non riuscivamo a gestire il nostro successo. Adesso è diverso, ci sentiamo tutti più saggi. Tornare insieme è stato bellissi42


mo, è come se il tempo non fosse mai passato. Siamo prima di tutto grandi amici, poi membri di una band. Sapevamo che la pubblicazione di una nostra raccolta era in programma e che l'etichetta avrebbe potuto farla uscire con o senza di noi, così ci siamo incontrati per discuterne. Gli Skunk hanno sempre avuto a che fare con energia ed eccitazione. Ci siamo accorti di averle ancora entrambe. Tutto è successo passo dopo passo a questo punto.» I vostri tre inediti sono qualcosa di musicalmente nuovo per voi, o avete voluto semplicemente realizzare qualcosa "alla Skunk Anansie"? «I brani inediti raccontano sonorità e suggestioni consolidate nel bagaglio degli Skunk Anansie nel corso del tempo. Queste tre canzoni vogliono essere un ponte tra la band di ieri e quella di domani. Because Of You richiama Charlie Big Potato, Squonder evoca Secretely. Sembrano proprio enfatizzare quelle che sono le virtù della band: grandi testi, grandi incisi, grandi arrangiamenti e qualche stranezza qua e là.» Compilando la raccolta avrete sicuramente dovuto riascoltare i vostri vecchi pezzi. Quali preferite? «Sicuramente Weak, Selling Jesus e Charity.» L'album si intitola Smashes & Trashes (Successi e Robacce). Quali tracce sono "i successi" e quali "le robacce"? «Sono tutti successi (scherza, n.d.r.).» Siete sempre stati molto amati in Italia. Cosa pensate dei vostri fan? «I nostri ammiratori italiani

sono meravigliosi. Ci hanno supportato sin dall'inizio con grande entusiasmo e calore. Il nostro successo lo dobbiamo soprattutto a loro. Quando abbiamo saputo che i concerti di Milano e Firenze erano sin da subito soldout siamo rimasti esterrefatti, non vediamo l'ora di osservare le reazioni del pubblico dal vivo. Abbiamo affinato molte qualità lontani dal gruppo e ognuno porterà un contributo valido e diverso allo spettacolo.» Raccontaci qualcosa sul prossimo disco in studio... «Ci lavoreremo a partire da dicembre o gennaio. Per ora vogliamo concentraci sul tour, successivamente ci rimetteremo in studio e lavoreremo con continuità, anche se abbiamo già diversi pezzi pronti. Ci sarà dentro sicuramente della roba strana perché così è come noi siamo soliti scrivere. Ci sono alcune canzoni che risultano più facili da cogliere e spesso si tratta di singoli, ma esiste una straordinarietà in quello che facciamo e noi l'abbiamo mantenuta. Per me questo è ciò che

caratterizza la band. L'album, comunque, dovrebbe uscire nel 2010.» Quali ricordi hai del vostro esordio? «Quando inizialmente siamo comparsi sulla scena, ovunque era brit-pop: Oasis, Blur e band simili. Eravamo diversi allora e, guardandomi attorno, non vedo perché non lo dovremmo essere oggi. Nessuno si è davvero avvicinato alle nostre sonorità da quando siamo usciti dalla scena musicale. A noi piace essere outsider. Credo che la gente sia pronta per un po' di armonioso rock dritto in faccia.» Solo Skunk Anansie nel tuo futuro, o hai intenzione di portare avanti anche i tuoi progetti solisti? «Continuo a fare la DJ, ma solo per divertimento. Non ricordavo quanto fosse dura la vita on the road: dormire sul tour-bus, prendere aerei, ma ne sono felicissima. La tensione positiva che scorre tra di noi è una ricetta formidabile. Questo è l'inizio di una nuova band. Ripartiamo da zero, o quasi.»

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Nel tuo nuovo disco cosa c'è di diverso rispetto ai lavori precedenti? «Tantissimo. Il suono è aggressivo, un mix di rap, rock, punk ed i testi non sono da meno: società, politica,razzismo, ronde, televisione e ambiente. A questi vanno aggiunti un paio di brani più intimisti, caratterizzati da un’atmosfera molto riflessiva e da una componente fortemente autobiografica.» Molte le influenze musicali che negli anni ti hanno caratterizzato. Sei passato dal rap scanzonato a sonorità quasi da surfista californiano, fino ad un rap impegnato e politicizzato. Come nasce l'idea di un pezzo? «Forse, più che l'idea di un singolo pezzo, nasce un mondo. In S(u)ono diverso, che mi piace definire periodo "post rap", la forte componente di vita vissuta è stata quella del Warped Tour negli USA come unico italiano.» Hai icevuto numerosi riconoscimenti, più all'estero che in Italia. Pensi che fuori dal nostro Paese il tuo lavoro o il 44

rap in generale siano più considerati? «Penso che all'estero sia molto apprezzata la voglia e la capacità di rinnovarsi, e che il livello culturale musicale della massa sia più alto rispetto a quello dell'Italia, dove la musica non si studia a scuola e non la si impara altrove.» Sei diventato, ad un certo punto della tua carriera, anche produttore. Come mai hai sentito questa esigenza? «Sempre per passione. Ho cominciato per gioco ed è diventato un secondo lavoro. Poi c'è il terzo che è la radio ed il quarto che è la scrittura. Sicuramente non avrò la pensione come tanti miei coetanei, viste le magre casse degli enti previdenziali.» Nel 2006 hai scritto il libro Pioggia che cade, vita che scorre, prima, poi Troppo Avanti Come sopravvivere al mondo dello spettacolo. C'è qualcosa che la tua musica non poteva esprimere come può la scrittura? «La musica coglie l'attimo, la prosa lo dilata: è descrizione, riflessione, la rima è circoscritta

ed immediata. Emozionano entrambe. Oggi, a differenza delle canzoni, i libri di poesia non li legge più nessuno.» Hai partecipato anche al Festival di Sanremo. Solitamente le partecipazioni come la tua e quella degli Afterhours risultano ancora un po' fuori tema. Tu come ci sei finito? «Non so se siano del tutto fuori tema perché in teoria il tema è la musica. Il fatto è che spesso non è affatto la musica la protagonista. A me il Festival è servito per un motivo legato ad un drammatico momento della mia vita personale, e se ascoltate la traccia Stiamo tutti bene capirete il nesso.» Quali sono i tuoi progetti per il prossimo periodo? «Ho ricominciato Troppo Avanti, il programma in radio. Sarò direttore artistico dell'Hip-Hop MEI e comincerò il tour a fine novembre. Il nuovo live è una bomba, abbiamo riarrangiato tutti i pezzi storici in chiave rock, non mancheranno ovviamente quelli nuovi.»


Fin dall'inizio la vostra musica ha fuso jazz, classica, rock e pop. Com'è avvenuta la vostra formazione e a cosa è dovuto questo sound sperimentale? «Ci siamo incontrati per caso, essendo tutti della stessa zona e studenti di conservatorio, con in comune il desiderio di suonare anche altro, non solo classico. Inizialmente ci dedicavamo a pezzi di Elvis, rock&roll, poi abbiamo deciso di unire la nostra formazione classica per suonare nei pub, e di lì in poi la nostra storia è andata in crescendo.» Nel 1999 avete presentato Rospo a Sanremo, ricevendo il premio Tenco. Quanto è stata importante la vostra partecipazione al Festival? «Direi determinante, anche se

non siamo un gruppo sanremese, e quell'edizione fu particolarmente originale. Il Festival ha molti difetti e negli ultimi anni è anche peggiorato. Nonostante tutto, vorremmo ritornare, proponendo la nostra musica senza compromessi.» Tante collaborazioni, tra cui Battiato, Rava, Consoli, Fossati. C'è un artista o un gruppo con cui suonereste? «Certo. Abbiamo ancora sogni nel cassetto. Per esempio ci piacerebbe realizzare un duetto con Daniele Sepe, che ha un sound sperimentale, con i Subsonica, oppure con realtà più europee poiché in Italia c'è poco.» Quando John De Leo ha lasciato la band, vi siete dedicati a un progetto su Charles Mingus, con la voce di Luisa Cottifogli, poi, la collaborazione con Luca Sapio. Quanto hanno influito questi cambiamenti sul gruppo? «Molto, soprattutto sul nostro sound. Prima che Luisa entrasse nel gruppo, il nostro sound era più rock, dopo si è un po' addolcito. Il passaggio da una voce maschile ad una femminile ha allontanato il vecchio pubblico, ma ha contribuito a farci guadagnare un'altra tipologia di fan. Stiamo lavorando al nuovo disco e, con la collaborazione di Luca Sapio, andremo a ripresentare

un sound prima maniera. Nel tempo siamo cambiati, maturati, abbiamo fatto nuove esperienze, ma la nostra filosofia è rimasta immutata. Chi ci ascolta con attenzione sa che guardiamo al panorama musicale, sia del passato, sia del presente, con grande apertura e senza pregiudizi.» Parliamo di questo nuovo album in arrivo. «Abbiamo già realizzato sei brani molto interessanti, con influenze rock d'autore, dai Radiohead al brit-pop inglese. Speriamo che il pubblico riesca a capire e ad apprezzare i nostri sforzi. Cercheremo di ritornare a Sanremo, anche se è difficile.» È tempo di crisi. Come può sopravvivere la musica e in che modo combattere la pirateria? «È una crisi generale e arte e spettacolo ne risentono. Oggi è difficile fare musica e noi siamo fortunati essendo ancora qui dopo dieci anni. Certo, la crisi della musica si è avuta anche a causa della pirateria. Come combatterla? Non lo sappiamo, quello che è certo è che in paesi come Stati Uniti e Inghilterra, la musica si scarica da internet pagando un giusto prezzo. Credo che sia fondamentale far capire alla gente che il lavoro di un artista va pagato, con costi non eccessivi, come finora hanno proposto le case discografiche.» dream m a g a z i n e 45


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Il tuo volto e la tua voce sono diventati noti grazie allo scorso Festival di Sanremo. Che cosa è successo dopo? «I riconoscimenti che non ho ricevuto a Sanremo, li ho avuti dopo. Mi hanno assegnato il Premio Lunezia per il valor Musical-Letterario del mio album Egocentrica, e sono arrivata finalista al Premio Mogol insieme a nomi importanti come Battiato, Capossela e Jovanotti. Poi ho fatto molte ospitate in diverse manifestazioni e festival, ed alcuni concerti che mi hanno portato in gito per l'Italia.» A quale genere musicale ti vuoi avvicinare di più? «Sarà sempre un miscuglio di musicalità, con influenze jazz. Prendo quello che nasce estemporaneamente, non decido se una canzone deve essere funky piuttosto che pop.» Come hai iniziato? «Ho cominciato a studiare canto all'età di otto anni, mentre a sedici mi sono specializzata nella musica leggera e nel jazz. Mi sono diplomata al Conservatorio Alfredo Casella de L’Aquila ed ho fatto tanti anni di gavetta come interprete nei piano bar. Le diverse esperienze maturate e gli incontri giusti hanno dato il via alla mia passione nello scrivere

testi. Scrivo veramente tanto, alcune cose le cancello e le butto via, altre restano solo delle frasi, e quelle che mi piacciono le utilizzo per tirar fuori un testo.» Come stai vivendo questo momento della tua vita? «Adesso si sta accumulando un po' di stanchezza. Da gennaio, da quando abbiamo saputo di partecipare a Sanremo, non mi sono fermata un attimo. Però, nonostante tutto, non posso mollare. Sono alle prese con il mio nuovo disco ed è mia intenzione propormi per il prossimo Festival.» Da cosa nascono i tuoi testi? «Particolarmente dagli incontri con le persone. Amo viaggiare e raccontare attraverso le mie canzoni tutto ciò che mi accomuna e mi rende simile alla gente che incontro. Spazio davvero tanto. Dall'egocentrismo alla lussuria, dal dolore per un amico perso all'innamoramento, anche se di amore non parlo molto. Finora non ho ancora scritto canzoni che parlano d'amore.» Come mai? «Forse perché dell'amore non ci ho ancora capito niente. Non mi sento ancora degna di parlare d'amore, è un argomento troppo vasto. Ho scritto di alcuni aspetti dell'amore, come la lussuria, o l'amicizia, che, se vogliamo, è anche una forma di amore.» Qual è stata la prima canzone che hai scritto? «Nell'aria, presente anche nell'album. È una canzone che dedico a L’Aquila, dove sono cresciuta, e che scrissi per un amico che ora non c'è più.» Come hai vissuto la tragedia del terremoto? «Tutti i miei familiari sono lì, sono da poco ritornati a casa dalla tendopoli. Non sto mai ferma più di due giorni, ma appena posso, corro per dar loro una mano. La situazione non è facile. La Protezione Civile ed i Vigili del Fuoco sono stati fantastici e

stanno facendo veramente l'impossibile, ma le cose non sono cambiate molto. C'è ancora tanto da fare, per di più a dicembre la Protezione Civile andrà via e rimarrà tutto nelle mani dei locali, tra le altre cose anche la ricostruzione, che non è ancora iniziata. L'Aquila è rimasta nelle stesse condizioni del 6 aprile, con la differenza che ci sono i prefabbricati. Purtroppo quello che arriva fuori è diverso, la gente crede che sia tutto sistemato, ma in realtà non è così.» Cosa hai provato nel girare il video di Nell'aria tra le macerie della tua città? «Un'emozione davvero fortissima. Quando lo abbiamo presentato a L'Aquila, la gente si è commossa, ricordando quei posti che ora non ci sono più. È una sorta di preghiera ad un angelo, le parole della canzone dicono: "vorrei una voce che possa arrivare lontano da questo silenzio, che possa arrivare oltre il cielo e trovarti lassù, dove sei un angelo tu".» Puoi anticiparci qualcosa del tuo prossimo album? «Sarà sempre su questo genere. L'uscita è prevista per l'inizio dell'anno prossimo.» dream m a g a z i n e 47


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