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Anno 9, Numero 2
Marzo 2016
www.verona-pantheon.com
VER NA
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INTRUSIONI, FURTI, REATI CONTRO LA PERSONA, MICROCRIMINALITÀ... QUALI INSIDIE PER VERONA?
IDEE E STRUMENTI PER LA NOSTRA
SICUREZZA PROFUGHI
COMUNI 2.0
8 MARZO
YOUTUBE
Cosa prevede il progetto accoglienza
Il portale dell'Italia che funziona
Speciale Festa della donna
A tu per tu con la star Andrea Baglio
EDITORIALE di
Matteo Scolari
@ScolariMatteo
“Uno dei valori che emergerà di più nell’era digitale 2.0 e nella società sarà la trasparenza”.
La tendenza a giudicare gli altri è la più grande barriera alla comunicazione e alla comprensione. Carl Rogers
A
bbiamo un estremo bisogno di essere informati correttamente, di conoscere la realtà delle cose, dei fatti. Senza filtri, senza strumentalizzazioni politiche, senza iperboli, senza secondi fini. Il cosiddetto “Quarto potere”, espressione pronunciata per la prima volta in Inghilterra nel 1787 da un deputato della Camera dei Comuni del Parlamento inglese, Edmund Burke, per indicare il peso specifico che detiene la stampa a sostegno della vita politica del Paese, sta dimostrando i propri limiti e il proprio anacronismo. La società cambia e la comunicazione con essa. Secondo il filosofo contemporaneo di origine belga Derrick De Kerckhove (allievo del celebre sociologo Herbert Marshall McLuhan), uno dei valori che emergerà di più nell’era digitale 2.0 come elemento distintivo tra i media, tra le fonti di informazione e tra le persone in generale, quindi nella società, sarà la trasparenza. È proprio questo che, a mio avviso, cerca la gente oggi. Trasparenza dell’informazione, e non solo. Stanca o forse assuefatta da una disonestà intellettuale e istituzionale che provoca squilibri, tensioni, frustrazioni a vantaggio sempre e solo di pochi. Artifizi linguistici, informazioni incomplete, non verificate, tendenziose o peggio, manipolate. Pensiamo, ad esempio, a quanto sta accadendo con il tema profughi. Quali sono le cause reali che spingono decine di migliaia di cittadini stranieri a tentare le terrificanti vie (terra e mare) per raggiungere il Vecchio Continente? Chi sono i veri responsabili di una tratta umana che dovrebbe inorridirci per le condizioni disperate cui sono costretti giovani, donne e
bambini che hanno avuto “soltanto” la sfortuna di non nascere al nostro posto? Che responsabilità hanno i Paesi di origine in tutto questo, e quale i Paesi ospitanti o rigettanti? Quali scelte geopolitiche stanno alla base di questo traffico disumano di persone? Chi specula realmente sulla loro e sulla nostra pelle? Viviamo un paradosso: disponiamo di strumenti di comunicazione come mai prima nella storia, e non riusciamo ancora ad ottenere risposte certe, plausibili. Solo supposizioni, teorie, intuizioni che, come vedremo nelle prossime pagine, tendono a generare per lo più “rumors”, confusione. E allora diciamo la nostra, senza sapere, senza conoscere, senza verificare e senza provare a capire o a pensare. Credendo che quello che affermiamo sia semplicemente la verità assoluta, inconfutabile, valida per tutti. C’è, come dicevo, estremo bisogno di trasparenza da parte di chi eroga le informazioni e di onestà da parte di chi vuole arrivare alla conoscenza. Soltanto trovando un equilibrio tra queste due necessità, possiamo evitare barbarie sul piano comunicativo che di riflesso si concretizzano anche sul piano reale della nostra quotidianità. Il fenomeno della cosiddetta “agenda setting”, una teoria della comunicazione che ipotizza la possibile influenza dei mass-media sulle nostre azioni quotidiane, non tiene conto del fatto che i media sono sì in grado di spostare l'attenzione dell’opinione pubblica su determinati temi, ma non sembrano, per fortuna, in grado di poter dire alle persone cosa pensare. Ecco, è proprio questa una delle poche grandi libertà che ci è ancora rimasta: il pensare. Non rinunciamoci. Mai.
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Registrazione Tribunale di Verona n.1792 del 5/4/2008 - Numero chiuso in redazione il 29/02/2016
SOMMARIO 6 14 16 18 20 22
BOX OFFICE
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LIBRO DEL MESE - BOX OFFICE
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Brevi da Verona
PRIMO PIANO Si a mo dav v ero a l s i c u r o ? Emergenza furti a Verona 60 IN CUCINA CON NICOLE PROFU GHI " l a pa ura va ac c o ltA " Dentro una struttura ricettiva 62 Bellezza al Naturale C OMU NI A mmi ni stra z i o ne 2. 0 Il portale dell'Italia che funziona INTRAPRENDENZA FEMMINILE Parità di genere? ne parliamo con "isolina e..." A G ROA LI M E NTA R E Speciale Festa della Donna L'agricoltura si fa rosa SOLIDARIETà Chiara, nata con con la “camicia” Il libro e l'associazione per i bimbi prematuri
SALUTE&BENESSERE D i sl essi a , q u e s ta s c o n o s c i u ta Disturbi specifici dell'apprendimento TERRITORIO Il cacciatore dei luoghi abbandonati Gli scatti del fotografo Devis Vezzaro PE R S ONA GGI O S ta r de l w e b A tu per tu con il YouTuber Andrea Baglio CINEMA Unlearnig, il valore di disimparare Il documentario che invita (gentilmente) alla decrescita TE RRITORIO T R A LE R I GHE Il libro "La Herbària" Un esempio letterario di amore per Molina S POR T A bba sso l a d i s t i n zi o n e Il baskin, la disciplina che vuole tutti in campo
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Un m es e, l o s a p p ia m o, è lu n g o. Vu o i r i m a n e r e s e m p r e aggiorn ato? Dai un o sguardo al n ostro portale: www. verona-panthe o n .co m Errata corrige: A pagina 42 di Pantheon 67 è stato erroneamente indicato come Franco il signor Renato Bonomi, socio e responsabile commerciale di Bonomi SpA. A pagina 56 di Pantheon 67 è stato inserito come riferimento per i contatti il sito www.la-goccia.it che appartiene invece ad un'altra realtà, non legata all'iniziativa raccontata
Direttore responsabile Direzione editoriale Redazione
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F l av i o B r u t t i , C h i a r a B o n i . H a n n o c o l l a b o r at o a l n u m e r o d i M A R Z O 2 0 1 6 Mat t eo B el l a m o l i, Ma r ta B i ce g o, CH I A R A B O N I , CLA U D I A BUC C OLA, Giorgia C astagn a, Fran c esc a Mauli, Marc o N ic olis, Em a n u el e P ezzo, Er i ka Pr a n d i , S A LM O N M A GA Z I N E , M I RYAM SC AN DOLA, N ic ole Sc evaroli, Alessan dra Sc olari, Ing rid S o m m ac a m pag n a , LU CA S PA Z I A N I , G i ova n n a To n d i n i, GIULIA ZAMPIERI, Mattia Zuan n i. Copertina
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P r o g e t t o g r a f i c o F l av i o B r u t t i S o c i e tà e d i t r i c e I n f o Va l S . r . l . Redazione
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V i a T o r r i c e l l i , 3 7 ( Z A I - V e r o n a ) - P. I va : 0 3 7 5 5 4 6 0 2 3 9 - t e l . 0 4 5 . 8 6 5 0 7 4 6 - fa x . 0 4 5 . 8 7 6 2 6 0 1
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m a i l : r e d a z i o n e @ g i o r n a l e pa n t h e o n . i t - w e b : w w w.V E R O N A - PA N T H E O N . C O M - Fa c e b o o k : / Pa n t h e o n - T w i t t e r : @ pa n t h e o n v r direzione marketing commerciale ANDREA PIZZIN 346 8195782 - boris puggia 331 1069348 - UFFICIO COMMERCIALE: SARAH SALGARELLI: 045 8650746 C o n t r i b u t i p e r Pa n t h e o n M a g a z i n e c / c p o s ta l e 9 3 0 7 2 2 6 2 i n t e s tat o a : I n f o va l s r l – V i a l e d e l L av o r o 2 , 3 7 0 2 3 G r e z z a n a ( V R )
Sco pri i l gi ovane tal ento di marzo scovato da
Salmon Magazine
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PRIMO PIANO
S I A M O DAV V E R O A L S I C U R O? Entrano nei nostri luoghi, tra i nostri oggetti, violano la nostra intimità. Quando si tratta di furti è subito, per forza, allarme sociale. C'è un dato fisiologico dal quale è impossibile prescindere oppure, in effetti, i numeri sono altri e il crimine sta aumentano anche tra le belle vie e i quartieri di Verona? di Miryam Scandola
U
no sportello sradicato, a terra vetri e qualche banconota dimenticata dalla fretta. Non siamo nel Far West, ma bensì nell'angolo tra via Ponchielli e via Puccini, in Borgo Venezia. La “vittima” del colpo, in questo caso, è il supermercato IN'S. Sono le 1.30 della notte tra il sette e l'otto febbraio e la cassa continua dell'esercizio pubblico viene fatta saltare con un'esplosione che ha svegliato molti dei residenti. Ma il negozio non è certo il solo ad aver subito angherie criminali; il problema tocca tutti i quartieri della città, dal centro alla periferia. Decine gli appartamenti “visitati” da San Michele alla Valpantena, da Borgo Trento a Ponte Crencano. Un palazzo del quartiere Stadio ha dovuto affrontare tre volte l'assedio dei ladri nell'arco di 10 giorni. Inutile dire lo stato di vulnerabilità con il quale devono convivere i residenti del povero condominio. I dati sulla criminalità in tempi di crisi economica affrescano i reali pericoli per i cittadini. Le statistiche dell’ultimo rapporto dell’Istat, fermo al 2014, dimostrano la grande crescita dei reati di tipo predatorio con un incremento del 67 per cento dei furti in abitazione, del 34 degli scippi. E addirittura un aumento pari all’85 per cento delle rapine in abitazione, in confronto al periodo che va dal 2009 al 2013. Il prefetto di Verona, Salvatore Mulas, durante un incontro di qualche settimana fa che ha riunito sindaci, polizie locali,
carabinieri e cittadini ha ribadito che l'aumento dei furti è stimato al 2,5 per cento, cifra che non solo non deve creare allarme ma che è pienamente fisiologica. Di altro avviso Flavio Tosi per il quale «l'emergenza furti è palese; il dato della prefettura fotografa piuttosto uno scenario di mancate denunce». Non a caso, venerdì 19 febbraio scorso, proprio il sindaco ha scritto al ministro
dell’Interno Angelino Alfano per chiedere l'incremento del contingente assegnato alla città per il servizio di pattuglie miste tra Esercito e Forze dell’Ordine. «Un aumento necessario - sottolinea il Primo Cittadino - in considerazione del perdurare dell’emergenza profughi, dell’incremento di rapine e furti nelle abitazioni in particolare nei quartieri della periferia urbana».
Una questione di serratura... L'escalation di furti lascia ben poco margine all'inerzia. E, infatti, la corsa al cambio di serratura è ormai cronaca quotidiana. Molte famiglie, secondo gli esperti, mantengono ancora il vecchio tipo di serratura, ovvero la serratura a doppia mappa, di fatto poco sicura, che continua però ad essere venduta in Italia. Per sentirsi protetti, almeno tra le mura domestiche, la soluzione, secondo i professionisti del settore, è adottare quella a profilo europeo. Ma non finisce qui. Bisogna fare attenzione anche alla qualità dei cilindri montati, in modo che siano prodotti garantiti e di massima sicurezza. La spesa in questo fran-
gente è particolarmente indicativa. Si va dai 400/500 Euro, minimo per avere un prodotto di buon livello, e si arriva fino a 2.000 euro. Con la somma minima si riesce comunque ad installare un cilindro di tipo europeo, passando dalla chiave a doppia mappa a quella piatta. I ladri sono disincentivati ad “aprire” porte con questo tipo di serratura. Se si vuole stare in una botte di ferro, e non solo metaforicamente, c'è anche la possibilità di dotare l'esterno della serratura di un defender, un disco di tungsteno che resiste sia al trapano che alla fresa. Da non dimenticare, ovviamente, per chi abita ai piani bassi, le inferriate alle finestre.
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Emergenza furti e rapine sul territorio
LA PR E V E NZ I O N E CO RRE S U FA CE B O O K I cittadini diventano sentinelle e presidiano il territorio attraverso un monitoraggio in tempo reale, grazie a gruppi specifici nati su Facebook e WhatsApp. Si va da segnalazioni di auto sospette ad allerte di vario tipo, ma anche a fiaccolate con le candele in mano, per passare, davvero, dalla solidarietà online a quella offline.
VA LPA NT E NA PI Ù S I CU R A
BORGO VENEZIA PIÙ SICURA
Valpantena più sicura esiste dal 2014 e, da subito, ha riscosso un forte successo sul territorio, fino a raggiungere gli oltre tremila membri. Il gruppo è nato, negli intenti degli amministratori della pagina facebook, per condividere esperienze personali, segnalando furti o situazioni sospette, per difendersi a vicenda, tra vicini di casa.
Anche questo gruppo, di nascita più recente, ha avuto fin da subito un buon risultato in termini di popolarità: più di 1200 membri, un numero piuttosto alto per un gruppo riferito alla sola zona del quartiere di Borgo Venezia. Notevole il suo impegno anche “fuori” dalla rete: venerdì 12 febbraio i responsabili del gruppo hanno organizzato una fiaccolata per le vie del quartiere: quasi 200 persone hanno sfilato con delle semplici candele bianche, per portare, simbolicamente, la luce dove a volte manca.
3129 MEMBRI
FURTI I N VA LPOLI CE LLA
1276 MEMBRI
6945 MEMBRI
Nato circa un anno fa con l’intento di raccogliere segnalazioni di furti da parte dei cittadini, il gruppo conta ad oggi quasi settemila iscritti. Come gli amministratori ci hanno spiegato, lo scopo del gruppo è anche quello di comprendere le dinamiche con cui avvengono i reati, raccogliendo dati e statistiche sui furti che si verificano nella zona della Valpolicella. Con la loro esperienza vogliono creare una cultura della sicurezza, che dai cittadini arrivi fino alle istituzioni: anche per questo motivo i rappresentanti del gruppo si sono presentati alla Prefettura con 3500 firme, per creare un osservatorio sui furti in Valpolicella. Partendo dalla convinzione che più dati attendibili si hanno sul fenomeno, maggiori strumenti si possono mettere a disposizione dei cittadini per difendersi.
OC I V E R T I GRUPPO WHATSAPP Con la consapevolezza che la tempestività è fondamentale in situazioni di emergenza, alcuni cittadini di San Michele hanno creato questo gruppo sulla piattaforma di messaggistica WhatsApp: riservato ai momenti di necessità, Oci Verti è lo strumento con cui le segnalazioni possono viaggiare, istantaneamente, tra cittadini e forze dell’ordine.
VAL D’ I L L ASI P I Ù SI C U R A 464 MEMBRI
Sull’esempio di altri esperienze di Facebook, anche la Val d’Illasi ha deciso di costituire il proprio gruppo: nato molto recentemente, il gruppo conta quasi 500 iscritti ed è uno strumento per segnalazioni e avvistamenti.
ALT R I G R U P P I Furti Povegliano Veronese e limitrofi (809 membri) Furti e altre segnalazioni - Villafranca (3270 membri) Furti e altre segnalazioni - Mozzecane (1684 membri) Furti e altre segnalazioni – Peschiera (1639 membri) Furti e altre segnalazioni - Castelnuovo del Garda (1481 membri) Furti e altre segnalazioni – Sommacampagna (968 membri) Per ragioni di spazio non sono stati pubblicati tutti i gruppi Facebook del territorio ma solo alcuni dei principali, in modo da rendere conto del fenomeno. I dati sono aggiornati al 26.02.2016
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PRIMO PIANO
LA S I CUR EZZA S I FA ( A N C H E ) I N S I E M E NASC E “VER O N A P I Ù S I C U R A” di Chiara Boni
Solidarietà tra cittadini e senso di appartenenza ad una comunità: sono le basi su cui si fondano i gruppi territoriali che negli ultimi mesi hanno raccolto sui social segnalazioni e consigli per far fronte ad una situazione che in molti percepiscono come insostenibile. VeronaExpo Network ha accolto l’appello dei cittadini e ha proposto un incontro per discuterne con i diretti interessati. Durante l'occasione è stata presentata l'associazione “Verona più sicura”.
S
icurezza, prima di tutto: il primo dei dieci incontri tematici promossi da VeronaExpo Network si è aperto con un argomento vicino al cuore di molti cittadini e sempre più attuale, guardando all’escalation di furti in casa che negli ultimi mesi ha colpito il nostro territorio. L’incontro si è tenuto venerdì 19 febbraio nella sede ell'ente ed è stato il primo appuntamento dei dieci in calendario, a cadenza mensile, finalizzati a condividere idee, progetti, iniziative che vedranno affrontare temi diversi ma sempre attuali: il prossimo si terrà il 18 marzo e si concentrerà sull’agroalimentare, vista la prossimità di Vinitaly. La discussione sul tema della sicurezza non poteva non partire dalle voci più vicine al territorio. Per questo a prendere la parola sono stati i rappresentanti dei gruppi territoriali che sui diversi social hanno unito le proprie forze per far fronte alla situazione: Andrea Massimo Cavestro di “Valpantena più sicura”, Alessandra Zantedeschi di “Borgo Venezia più sicura”, Alexandro Todeschini di “Furti in Valpolicella” e Elena Mosconi di “Oci Verti” per l'area di San Michele. Ciò che è emerso dalle dichiarazioni dei referenti è innanzitutto il senso di appartenenza ad una comunità, a cui ci si appella sempre nelle situazioni che mettono in difficoltà: diven-
SAVE THE DATE 15 marzo serata in Cantina Valpantena Dopo le fiaccolate, i sit-in e le iniziative di raccolta firme dei gruppi Facebook di Borgo Venezia più sicura, Furti in Valpolicella e Valpantena più sicura, questa volta è il turno di FNP (Federazione Nazionale Pensionati) CISL a scendere in campo organizzando un’assemblea pubblica prevista per martedì 15 marzo alle ore 20.30 in Cantina Valpantena. All’incontro, organizzato in collaborazione con l’8^ Circoscrizione, con ADCONSUM Verona (Associazione Difesa Consumatori e Ambiente promossa dalla CISL) e con Valpantena più sicura, ha lo scopo di informare i cittadini, in
particolar modo la fascia delicata degli anziani e pensionati, su come difendersi dalle truffe porta a porta, via internet, telefoniche, bancarie, ma anche dai tentati furti o rapine. Dopo i saluti del presidente dell’8^ Dino Andreoli, del responsabile di zona FNP Flaviano Bonetti e del presidente della Cantina Valpantena Luigi Turco, interverranno in qualità di relatori un esperto del Nucleo dell’Arma dei Carabinieri, il presidente di ADCONSUM Verona Davide Cecchinato e Massimo Cavestro di Valpantena più sicura. Modera l’incontro Matteo Scolari, direttore di Pantheon.
Andrea Massimo Cavestro ai nostri microfoni
ta quindi comprensibile l’enorme successo di questi gruppi “anti-crimine”, che rendono protagonisti i cittadini prima ancora che le forze dell’ordine o le istituzioni. Durante l’incontro è stata annunciata anche la costituzione dell’associazione no profit “Verona più sicura” che dall’esperienza del gruppo facebook “Valpantena più sicura” vuole fare della prevenzione ai crimini e del mutuo aiuto tra cittadini i propri punti di forza. Come Massimo Cavestro, amministratore della pagina facebook e ideatore di “Verona più sicura”, ci ha spiegato: «Vogliamo difenderci a vicenda, tra vicini di casa, in una situazione in cui le istituzioni a volte vengono a mancare. Anche per questo motivo abbiamo deciso di costituirci in una associazione no
profit, “Verona più Sicura”, che possa dare garanzie effettive a tutti i membri e che presenteremo nei prossimi giorni non appena l’iter burocratico si sarà concluso. Con “Verona più sicura” non parleremo solo di furti, ma anche di ambiente, traffico, qualsiasi cosa possa rendere più difficile la nostra vita e la nostra quotidianità».
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PRIMO PIANO
SOC I AL, Q U AL I IN SID IE ?
di Miryam Scandola
Sono numerosi quanto attivi i gruppi Facebook dove ci si scambia segnalazioni, ma anche allarmi per fronteggiare il problema della criminalità. Abbiamo chiesto un parere al dott. Mattia Garau, E-Therapist e psicologo clinico e dell'emergenza, per capire gli eventuali rischi che questi canali potrebbero nascondere.
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ott. Garau, gli strumenti social sembrano rappresentare una vera risorsa per le esigenze pragmatiche del territorio; emblematico il caso dei gruppi Facebook nati per favorire le segnalazioni dei furti. É come se infondessero maggiore sicurezza tra le persone? Sentirsi parte di un gruppo, seppur virtuale, è un modo per sentirsi più sicuri. Il soggetto di una specie sociale, com'è l’essere umano, senza un gruppo di supporto è più vulnerabile. Se il gruppo, inoltre, condivide un medesimo problema al quale cerca di porre rimedio (in questo caso il senso di insicurezza) avrà ancor più importanza per i suoi membri. In questo modo si percepisce anche più controllo su un elemento della realtà che non si conosce e dal quale ci si sente "minacciati". Uno dei limiti della comunicazione scritta nei gruppi sui social network, a fronte di svariati vantaggi, è però la povertà comunicativa. Il dialogo diretto tra persone permette di avere contenuti verbali e non ver-
Mattia Garau, psicologo clinico e dell'emergenza, E-Therapist
bali che arricchiscono e dettagliano la comunicazione. In una comunicazione solo scritta manca tutta l’area non verbale e soprattutto manca l’interazione che permette approfondimenti e specifiche in tempo reale. Ciò facilita la nascita di “rumors”: notizie che circolano insistentemente, in modo più o meno confuso, prive di conferme o verifiche ufficiali. Le conseguenze possono essere svariate: alimentare inutilmente pregiudizi, generare paura e panico, innescare azioni incontrollate da parte dei membri del gruppo, oppure, nei casi più estremi, rasentare alcuni reati quali la diffamazione, il procurato allarme, la calunnia, l’istigazione all'odio razziale, ecc. La notizia, non ancora diramata da fonti ufficiali, del presunto arrivo di 80 profughi ospitati presso una struttura alberghiera dismessa del territorio della Valpantena, ha generato preoccupazione e tensione tra i cittadini. Quanto incide psicologicamente sulle persone una non corretta o addirittura mancata comunicazione nei confronti dei residenti? Più una “notizia” è condivisa di persona e/o sui social e più
è percepita attendibile anche se non lo è totalmente o lo è solo parzialmente (rumors). Quando vi è invece un effettivo vuoto comunicativo da parte di chi dovrebbe farsi carico dell’emissione dell’informazione ufficiale, sarà il ricevente (i residenti, in questo caso) a colmarlo attraverso interpretazioni personali molto sensibili allo stato emotivo del momento e al senso di sicurezza soggettivamente percepito: fantasie, sentito dire (rumors), stereotipi e pregiudizi personali o sociali. Spesso la realtà dei furti viene attribuita, in maniera piuttosto arbitraria, agli stranieri immigrati in Italia. Quali motivazioni si celano dietro a queste generalizzazioni? Il motivo principale delle generalizzazioni è la mancata conoscenza diretta delle persone immigrate. Conoscere qualcuno, infatti, lo fa percepire più prevedibile e controllabile. Il controllo di qualcosa/ qualcuno aumenta il personale senso di sicurezza nei suoi confronti. Inoltre prendere ad esempio alcuni individui che magari hanno commesso un reato del quale si è saputo attraverso i giornali, la TV o i
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Emergenza furti e rapine sul territorio
social, e generalizzarne le caratteristiche a tutti gli altri individui che consideriamo nella stessa situazione (immigrati) è un errore di pensiero, poiché una o due persone non sono rappresentative di migliaia di persone diverse, provenienti da contesti socio-culturali diversi e con storie personali diverse.
Inoltre la comunicazione dei media punta molto i riflettori sui temi dell'immigrazione, che sono strategici per l'audience. La ricetta per superare la paura degli altri e l’ostilità alla loro presenza è la conoscenza reciproca unita all’inclusione sociale. L’esclusione porta solo rabbia e tristezza nelle perso-
ne escluse, e rinforza un falso senso di coesione e l’ostilità in coloro che le escludono (sentirsi "uniti" solo perché si ha un “capro espiatorio”). La condivisione delle reciproche diversità e la collaborazione nel rispetto reciproco sono le risorse più importanti per il futuro dell’essere umano.
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PRIMO PIANO
«LA PA U R A È L E GI TTI MA E VA ACCO LTA» La notizia che un gruppo di profughi sarà ospitato presso l'ex hotel Capriolo di Quinto ha creato grande preoccupazione nei residenti, che percepiscono, ulteriormente, minacciata la loro sicurezza. Per non lasciare la scena alle supposizioni, abbiamo intervistato Nadia Gobbo, coordinatrice del Progetto Immigrazione della Cooperativa Spazio Aperto che segue negli aspetti di mediazione socio-linguistica i rifugiati ospiti di alcune strutture ricettive di Verona. di Miryam Scandola
«L
a paura va accolta». Ce lo ripete con insistenza Nadia Gobbo, nella piccola stanza adibita ad ufficio dell'albergo che ospita oggi 80 profughi. «Anche mia madre, che abita qui vicino, quando ha saputo degli arrivi era terrorizzata dall'aumento della criminalità e dei furti». Timore condiviso anche dai dipendenti stessi della struttura che erano spaventati dall'incognita pesante di non sapere chi avrebbero esattamente incontrato. Il lavoro del Progetto Immigrazione della Cooperativa Spazio Aperto «è anche quello di accogliere, capire e poter trasformare la rabbia dei cittadini che si trovano come vicini, ospiti inaspettati». La paura viene, soprattutto, dalla non conoscenza dei migranti. Partiamo, allora, da qui. Da chi sono loro. Innanzitutto non sono profughi, «ma cittadini richiedenti asilo in attesa che la Commissione territoriale decida se assegnare loro il diritto di asilo» (che è sancito dalla Con-
venzione di Ginevra del 1951 ed è esteso a tutti i Paesi firmatari, Italia compresa, ndr). Nel periodo transitorio che precede il riconoscimento o meno dello status, lo Stato italiano, attraverso il Ministero dell'Interno, se ne prende carico, provvedendo a proteggerli attraverso svariati progetti di accoglienza come quello della Cooperativa Spazio Aperto, che ha iniziato a collaborare con la Prefettura il 30 ottobre 2014 con l'arrivo di 17 persone dal Bangladesh, poi accolte a Bussolengo. «Sono undici le strutture in tutta la provincia con le quali collaboriamo per la gestione dei profughi - spiega la presidente della cooperativa Lucia Zanoni - alcune di piccole dimensioni, altre medie, altre più grandi come Costagrande a Grezzano di Mozzecane che supera le 200 persone. Non ci si può improvvisare in questo lavoro, per questo sottoponiamo a verifica costante la nostra attività e investiamo molto nella formazione degli operatori ma
anche dei volontari». Ma chi sono loro, gli ospiti? «Vengono dalla Nigeria, dal Mali, dalla Costa d'Avorio, dal Gambia, dal Togo, dall'Afghanistan, dal Pakistan», ci risponde Nadia Gobbo. Hanno tra i 18 e i 23 anni, il che vuol dire che molti di loro sono nati nel 1997 e, se le cose andassero per il verso giusto, nel paese che lasciano frequenterebbero l'ultimo anno delle superiori. Invece di pianificare il viaggio di maturità, loro si sono consegnati al mare. Durante il giorno, le attività che li vedono impegnati sono molte. «Non bighellonano in giro. Hanno tutti la scuola di lingua obbligatoria», precisa la coordinatrice. Alle lezioni si aggiungono i lavori socialmente utili - mentre scriviamo si sta discutendo con l'assessore Anna Leso la possibilità di impegnarne alcuni nella pulizia delle mura scaligere - e poi ci sono le varie attività tra musica, teatro, cucina e calcio che una squadra di ben ottanta volontari organizza ogni giorno.
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PROFUGHI Una questione di sicurezza?
Ex hotel Capriolo, chi, quando e perché Occhio di bue sull'albergo della Valpantena che, a differenza di altre strutture ricettive del territorio, è oggetto di un'informazione non completa riguardo la proprietà e la gestione dell'immobile che dovrebbe ospitare decine di profughi. I proprietari, stando al comunicato diramato da Civica Attiva dell'ottava circoscrizione, sarebbero di origine cinese. Mentre la cooperativa, che ha vinto il bando per la gestione dell'accoglienza dei richiedenti asilo, sembra essersi costituita da poco con il nome di Free Men. Non si conoscono ancora modalità e termini, per questo il fatto ha destato molto clamore in zona. Si spera di arrivare, in tempi brevi, se non ad una soluzione, quantomeno a maggiore chiarezza.
«Abbiamo dovuto creare una vera e propria associazione che si chiama Terra Aperta continua la referente - vista la grande solidarietà della gente, che voleva collaborare a tutti i costi». Molte persone si sono candidate dopo aver ascoltato le testimonianze dei migranti in occasione di uno dei tanti incontri nelle le scuole per «sciogliere la paura». I compiti della cooperativa, nonostante l'aiuto dei volontari, sono innumerevoli e vanno dalla fornitura di vestiario al momento dell'arrivo, visto che «alcuni scendono dai bus avvolti solo da un lenzuolo», alla stesura di un regolamento condiviso tra l'albergatore e Spazio Aperto che viene firmato dai migranti, con alcune regole standard come quella che impedisce il consumo di alcolici dentro e fuori la struttura. Le responsabili del progetto si occupano anche di tutto l'iter sanitario necessario, dallo screening per la TBC a quello per l'HIV passando per le vaccinazioni, ma anche dell'aspetto burocratico, come il rinnovo dei permessi fino al momento della commissione. Il lavoro non si conclude con il "semaforo verde" da par-
te dello Stato. Una volta che i richiedenti ricevono il diritto d'asilo si mette in moto la rete per posizionarli e dar loro una vita dignitosa fuori dalla realtà di accoglienza. Come si intuisce, se le cose non vanno, hanno molto da perdere. E la delinquenza è la via di chi invece, da lasciare ha ben poco. «In quest'anno e mezzo di progetto non ho visto nemmeno un caso di furto o reato per mano dei ragazzi. Sono tutti consapevoli che comprometterebbero il riconoscimento dello status e sarebbero espulsi dal progetto e poi - spiega Gobbo - quelli accolti sono i più controllati; devono firmare mattina e sera in un registro e noi stiliamo un report ogni giorno. I cittadini sono garantiti». Conoscere è la via per non avere paura, ma anche per non scadere in una compassione imprecisa e, solo, di posizione. Si tratta di sommare i diritti, invece di metterli in competizione. Di fare addizioni invece di sottrazioni. Perché il diritto di un altro non nega il mio. Per informazioni: terraaperta@allcoop.it
Fotografa il codice QR per vedere la video intervista a Nadia Gobbo
Nigeria, ecco da cosa scappano La provenienza di molti profughi ospitati nelle strutture ricettive veronesi è la Nigeria, nazione oggi insanguinata dagli orrori del gruppo Boko Haram. «La parte settentrionale del Paese è assolutamente compromessa, – ci spiega padre Efrem Tresoldi, direttore di Nigrizia -le violenze che il gruppo islamico manda avanti da diversi anni non accennano a diminuire. Esplosioni, autobombe, rapimenti e uccisioni; questa la triste quotidianità dal 2011». Proprio la « carenza di mezzi, unita alla costante insicurezza generata dalla ferocia di Boko Haram sono i motivi che spingono gli abitanti a fuggire». Un milione e mezzo gli sfollati interni, centinaia di migliaia i profughi che riparano in Ciad e in Camerun, solo i più coraggiosi sfidano il mare.
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PROFUGHI Una questione di sicurezza?
«GRAZIE A TUTTE LE PERSONE CHE MI STANNO AIUTANDO» Fuggito dal Gambia per paura di essere arrestato come tanti suoi coetanei, Mamadou è arrivato sulle coste italiane la scorsa estate e ora sta ricostruendo la sua vita al centro d’accoglienza Spazio Aperto: a cominciare dalla scuola, il suo sogno più grande. di Chiara Boni
«S
ono molto grato all’Italia» ci dice Mamadou, che nel centro di accoglienza Spazio Aperto sta, piano piano ritrovando la sua strada e la voglia di fare di chi ha vent’anni e tutta una vita davanti. «E a tutte le persone che qui mi stanno aiutando». Mamadou Bah ha 23 anni e circa un anno fa ha lasciato la sua terra, il Gambia: dopo gli attacchi nei confronti del presidente Yahya Jammeh, tantissimi giovani dell’età di Mamadou sono stati arrestati perché sospettati di essere coinvolti. Un rischio troppo grande, più grande persino della paura che si prova a lasciare tutto ciò che si ha per fuggire verso un posto migliore. Ci racconta del suo viaggio,
A migrant’s tale: Mamadou’s journey from Gambia to Italy «I’m very grateful to Italy and Italian people». Mamadou says when we meet him at the immigration center Spazio Aperto that welcomed him six months ago. Mamadou Bah is 23 years old and he left Gambia on February 2015, when it became too dangerous for students and young people, suspected of being involved in the attacks against the president Yahya Jammeh. He told us the story of his journey: he traveled for months across West Africa and the Sahara Desert («The hardest part»), then he arrived in Tripoli, capital city of Libia, where he
che come sempre in questi casi è più che altro un’odissea: l’autobus fino in Senegal, attraverso il Mali e il Burkina Faso arriva in Niger, poi la Libia, dove comincia la parte difficile: il deserto e il gallone di acqua a testa che deve bastare per tutto il viaggio. E poi la sosta obbligata a Tripoli dove, dopo aver pagato la sua quota per attraversare il Mediterraneo, attende due mesi prima di essere infilato in un container che attraverserà il mare fino alle coste italiane. «Quando mi trovavo su quella barca, al largo di Lampedusa, credevo di morire. Ero sicuro che non sarei mai arrivato a riva». Invece in Italia è arrivato, sano e salvo, e adesso il suo sogno più grande è continuare
gli studi che in Gambia non ha avuto l’opportunità di terminare: nonostante tutto, vuole andare all'università. Buona fortuna, Mamadou!
Alcune volonarie di "Terra Aperta" con i ragazzi ospitati a Verona
paid the fee to cross the Mediterranean Sea. He waited two months before to have the opportunity to leave: hidden in a container, he traversed the sea and landed on Italian shore in August. «When I was on that boat I thought I would die, I was sure
I would never had the chance to see Italy». But now that he is here, safe and sound, he has the opportunity to make his biggest dream come true: above all, he wants to go back to school and enroll at the university here, in Italy. We wish him good luck!
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AMMINISTRATORI 2.0
QUEL CHE NON SI PUÒ INVENTARE SI PUÒ (E SI DEVE) COPIARE
di Luca Spaziani
Sindaci e Amministratori, provenienti da tutto il Paese, condividono buone pratiche e si scambiano esperienze sulla piattaforma “Italia in Comune”, da poco divenuta associazione. Tra i fondatori anche Carlo Gambino, consigliere comunale di San Zeno di Montagna.
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n un periodo in cui sembra regnare un clima di sfiducia nei confronti della politica nazionale e locale, sembra che una risposta e un segnale positivo possano giungere solo dalla politica stessa, chiamata a mettere in campo le sue energie migliori; magari diffondendo le buone pratiche sperimentate da amministratori volenterosi e appassionati che, mettendo da parte i vessilli di Partito, scelgono di condividerle affinché altri colleghi possano replicarle. “Fare insieme per fare meglio” è lo slogan di “Italia in Comune”, la piattaforma, divenuta da poco un’associazione riconosciuta, fondata da un gruppo di sindaci e amministratori locali provenienti da tutta Italia che hanno scelto di mettere in comune azioni e progetti ad
alto valore aggiunto per la collettività. Tra questi anche Carlo Gambino, giovane consigliere di maggioranza del Comune di San Zeno di Montagna: «Una sera d’autunno del 2014 – racconta – mi trovavo con una quindicina di ragazzi, tutti giovani amministratori, in Val D’Aosta, presso la scuola di alta formazione politica fondata dall’ex presidente della Camera Luciano Violante. Chiacchierando e confrontando le nostre esperienze arrivammo alla conclusione che l’unico modo per fronteggiare una tale scarsità di risorse per i Comuni, con i rubinetti dello Stato centrale sempre più col contagocce, era quello di mettere a fattor comune quanto di buono ciascuno di noi stava portando avanti nel proprio territorio
al fine di replicarlo altrove risparmiando tempo, energie e risorse legate alla fase di progettazione. Decidemmo quindi di tenerci in contatto dopo il corso per iniziare a scambiarci materiali». Di strada, da quella sera, in poco più di un anno quest’iniziativa ne ha compiuta molta: sono stati organizzati tre incontri nazionali, coinvolti 400 amministratori provenienti da 200 Comuni italiani, mentre sono già oltre 40 le buone pratiche condivise e pubblicate sul sito www.italiaincomune.it. Poi, lo scorso 10 gennaio, la nascita dell’associazione con la firma dello Statuto avvenuta a Roma «proprio dietro al Parlamento», sottolinea orgoglioso Gambino. «Siamo partiti con l’obiettivo di ottimizzare le poche risorse disponibili, ora vogliamo rappresentare il volto dell’Italia che funziona e della buona politica vicina ai cittadini che si impegna per cercare soluzioni nuove». Nessun colore politico, nessun prerequisito per entrare nella rete che anzi, ricorda Gambino, «ad ogni convegno vede partecipare un numero sempre maggiore di Comuni». Solo una regola: «Che ad essere condivise non siano idee ma buone pratiche già certificate, deliberate e almeno in parte realizzate». Dalla riqualificazione di aree degradate attraverso la creazione di orti urbani alla con-
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“Italia in Comune”, il portale del Paese che funziona Carlo Gambino consigliere Comune di San Zeno di Montagna
segna a domicilio di pasti per anziani e indigenti, dalla digitalizzazione dell’archivio storico comunale alla gestione del dopo-scuola affidata ai volontari, dai defibrillatori pubblici ai Consigli di Frazione, dal controllo del vicinato al rilancio dei musei: le buone pratiche condivise all’interno di “Italia in Comune” spaziano tra il sociale e l’urbanistica passando per l’arte e la cultura. Presto, nell’elenco potrebbe entrare anche un’iniziativa targata Verona: «A San Zeno e in altri 11 Comuni della zona – racconta Gambino - stiamo sviluppando un progetto per rilanciare il turismo sportivo di montagna uniformando la segnaletica per renderla più comprensibile, evidenziando i punti panoramici e gli itinerari più adatti per le diverse discipline (trekking, mountain
bike, deltaplano etc.…). Se la cosa prenderà piede la porterò certamente all’attenzione dei colleghi». E dal patrimonio di “Italia in Comune” cosa si potrebbe attingere per il Veronese? «Sicuramente - spiega Gambino – alcune buone pratiche connesse all’urbanistica. Nella nostra zona vediamo spuntare ville e palazzi che nulla c’entrano col contesto nel quale sono inseriti. Alcuni Comuni hanno sperimentato la possibilità di emanare il regolamento edilizio con il coinvolgimento degli architetti, per garantire che lo stile di costruzione e i materiali utilizzati siano conformi alle specificità del luogo. Penso che ciò sarebbe necessario anche dalle nostre parti». Di questo ed altri argomenti “Italia in Comune” potrà discutere, nel prossimo futuro,
proprio sui monti della Lessinia: «Tra poco ci ritroveremo a Cerveteri, nel Lazio, per festeggiare il nostro primo anno di attività, poi faremo una puntata sulle Isole e successivamente – promette Gambino - mi impegnerò per organizzare un incontro a San Zeno, magari coinvolgendo anche qualche comune vicino». Visita il sito: www.italiaincomune.it
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SPECIALE 8 MARZO
INTRAPRENDENZA FEMMINILE
IL FUTURO
(NON TROPPO LONTANO) di
Chiara Boni
chiara.boni@verona-pantheon.com @chiarettaboni
È NELLA PARITÀ DI GENERE L’Italia è al 41° posto del Global Gender Gap: meglio dell’anno precedente, ma la strada è ancora lunga. E c’è chi si è già rimboccato le maniche per far sì che le cose cambino (in meglio): intervista a Marisa Mazzi, presidente di Isolina e…
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e le parole sono importanti (e sappiamo che lo sono) dovrebbe far riflettere l’espressione, ancora in largo uso nella lingua italiana, “dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna”. La frase sembrerà innocua ai più, ma svela un’interpretazione del mondo che, se qualcuno pensava ormai estinta, resiste ancora ai nostri giorni: le donne, per quanto grandi, arrivano dopo gli uomini, restando dietro, appunto, nascoste. Oltre vent’anni dopo l’adozione della Piattaforma di Azione di Pechino, ratificato da 189 Paesi nel 1995 con l'obiettivo di ridurre il gap tra i generi, i traguardi raggiunti sono numerosi ma non ancora sufficienti. L’ha ben chiarito anche la direttrice esecutiva dell'Ente delle Nazioni Unite per l'uguaglianza di genere e l'empowerment femminile, Phumzile Mlambo-Ngcuka: nessun Paese del mondo ha raggiunto ad oggi una piena uguaglianza tra uomo e donna. E, forse, ci toccherà aspettare ancora un po’ perché succeda: 118 anni, per essere più precisi. Questo è quanto ha calcolato il World Economic Forum, che ogni anno pubblica una ricerca che quantifica le disparità di genere in vari paesi del mondo, il Global Gender Gap Report. Il rapporto relativo al 2015 piazza l’Italia al 41° posto. Non
Dal film Suffragette (2015). Quest'anno cadono i settant'anni dal riconoscim ento del diritto di voto per le donne. Era il 1946.
male, considerato che l’anno precedente eravamo in 69^ posizione. Ma con uno dei ranking più basso riguardo a parità salariale e partecipazione economica abbiamo poco da festeggiare. Anche in vista dell’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, abbiamo voluto affrontare l'argomento da un'angolatura particolare, facendo due chiacchiere con Marisa Mazzi, presidente dell’associazione Isolina e… che a Verona si occupa di contrastare la violenza sulle donne e il femminicidio. Isolina e… è nata con un obiettivo tanto nobile quando difficile, dichiarare guerra alla violenza di genere. Ci parli dell’associazione e di cosa si occupa. Isolina e… è un’associazione di
donne e di uomini, costituita a giugno 2013 per contribuire ad affrontare la gravissima emergenza umana, sociale, culturale e politica dovuta al fenomeno dei femminicidi. L’associazione prende il nome da Isolina Canuti, giovane donna veronese uccisa ai primi del ’900 da un capitano dell’esercito perché non rimanesse traccia della sua gravidanza. Isolina opera su due fronti: da una parte lotta per diffondere una cultura del rispetto della libertà e della vita delle donne che demolisca innanzitutto la violenza contro le donne e tutti gli aspetti della cultura patriarcale che ostacolano la parità tra donne e uomini; dall’altro operiamo “sul campo” per difendere le donne dalla violen-
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INTRAPRENDENZA FEMMINILE LO SAPEVI CHE: In occasione dell'8 marzo per le donne di tutte le età l'ingresso ai Musei Civici della città sarà gratuito. Visite guidate gratuite fino ad esaurimento posti con prenotazione obbligatoria entro il 7 marzo. Info: 045 8036353 segreteriadidattica@comune.verona.it
za, nella consapevolezza che quando una donna viene offesa tutta la comunità subisce un torto: per questo motivo ci siamo costituiti parte civile nel processo Ciccolini. La violenza domestica è uno dei fenomeni sommersi per eccellenza: reperire dati al riguardo è particolarmente difficile in Italia. Secondo lei può essere un sintomo di una scarsa attenzione al fenomeno? In Italia manca un osservatorio nazionale sui dati della violenza di genere, che però sappiamo essere un fenomeno dilagante nel nostro paese, figlio di una cultura che troppo spesso relega le donne in una posizione subalterna: questo è il primo passo verso una violenza sistematica che si traduce, troppe volte, in femminicidio. Sono però numerose le associazioni e le iniziative, anche nel nostro territorio, che si
occupano di assistere donne maltrattate o in situazioni di difficoltà: per esempio il Centro Petra o il Telefono Rosa, con cui abbiamo collaborato in diverse occasioni, ha fatto e continua a fare tanto in questo senso. Isolina e… si occupa in modo particolare di prevenzione: la nostra è una battaglia culturale contro la moltitudine di aspetti che compongono la violenza di genere. Quali sono le “armi” con cui combattete la vostra battaglia per la promozione dell’uguaglianza? C’è qualche evento in programma dell’8 marzo? Crediamo fermamente che l’unica soluzione per un mondo più giusto per bambine e ragazze sia l’educazione alla parità e al rispetto delle differenze: per questo lavoriamo con diversi in progetti in tante scuole superiori (ma prevediamo di spostarci anche in scuo-
le primarie). Tra i vari eventi che abbiamo promosso, l’anno scorso abbiamo proposto la lettura delle lettere scritte da una donna iraniana, Reyãneh Jabbãri Malãyeri, condannata a morte per aver ucciso l’uomo che le stava usando violenza. Da questa iniziativa è cominciata una collaborazione con Amnesty International, con cui condividiamo molte battaglie. Per l’8 marzo di quest’anno, invece, saremo presenti al fianco di Cigl e Udu, l’unione degli studenti di Verona, che organizzano in Università un ciclo di conferenze dedicate alle conquiste che le donne hanno ottenuto negli ultimi decenni: cade quest’anno il 70° anniversario dell’acquisizione del diritto di voto per le donne. Noi vogliamo ribadire che se è vero che tanti progressi sono stati fatti, ancora tantissimi traguardi sono da raggiungere.
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SPECIALE 8 MARZO
AGROALIMENTARE & ALIMENTAZIONE
TERRA ROSA di
Matteo Bellamoli
matteo.bellamoli@verona-pantheon.com @MatteoBellamoli
U
n terzo delle aziende agricole italiane, secondo Coldiretti, è guidato da una donna. I numeri sono superiori rispetto al dato medio nazionale di presenza femminile nelle aziende e soprattutto più alti della media Europea. Ma cosa significa spostare il lavoro agricolo verso le mani gentili delle donne? Molto interessante, a questo proposito, quanto sostenuto da Barbara Zanetti, ricercatrice INEA ed esperta di imprenditoria femminile. «Il sistema imprenditoriale agricolo italiano presenta delle problematiche comuni che nei confronti delle donne assumono un peso differente» ha sostenuto al seminario “Donne e agricoltura: un connubio di qualità” organizzato dal MIPAAF facendo riferimento all'accesso al credito, ai servizi alle imprese e soprattutto
Crescono i numeri delle donne in agricoltura. Se il settore agricolo un tempo era prerogativa degli uomini, oggi questa tendenza si sta livellando, tra innovazione, idee e la tipica creatività femminile. Facciamo un piccolo focus sul valore aggiunto che questo fenomeno potrebbe portare nella vita di tutti noi.
alla formazione ed assistenza tecnica. Queste imprenditrici spesso soffrono di una scarsa visibilità del loro operato rispetto ai colleghi uomini, oltre al permanere di un orientamento culturale che tende a considerare la donna ancora un soggetto debole. Altrettanto deficitaria la presenza risicata delle donne negli organi di rappresentanza politica ai quali l'impresa agricola deve fare riferimento. Ecco allora che si capisce l'importanza dell'associazionismo di settore che lavora ogni giorno per garantire equità e parità per le imprese agricole femminili. Il gruppo Donne Impresa di Coldiretti Verona, guidato da Franca Castellani, cerca di favorire l'inserimento delle donne nel mondo agricolo, realizzando attività culturali di promozione e diffusione in materia di
politiche sociali. È riscontrabile un rapporto svantaggiato con le aziende maschili se il termine di paragone è l'economia di grande scala, ma la creatività e l'attenzione ai dettagli dell'universo femminile sta aiutando a spostare la lancetta del mondo agricolo verso lidi più equi. A testimoniarlo la ricerca di Cecilia Manzi e Annalisa Pallotti di Istat. Secondo la loro indagine, pur essendo diminuite le aziende agricole tra il 2010 e il 2014, quelle femminili hanno resistito maggiormente incentivando il biologico. Se le aziende maschili biologiche sono calate dell'8%, quelle “in rosa” sono cresciute del +20%. Su 45.167 imprese italiane biologiche registrate (Censimento 2010) ben 13.578 sono “rosa”. Il Veneto, purtroppo, non brilla in questa classifica. Sul totale delle aziende bio della nostra regione, poco meno del 2% sono a conduzione femminile, ma il dato è orientato alla crescita. Sempre dai dati Istat, fa riflettere che più del 50% delle aziende ha una dimensione media economica inferiore ai 4mila Euro. Colpisce anche l'età media. Il 32,7% ha un'età dai 60 ai 74 anni, mentre il 23,7% ha un'età tra i 50 e i 59 anni. Non si tratterebbe, quindi, solo di giovani e giovanissime, ma anche di donne con una maturata esperienza nel settore, probabilmente testimoni di una tradizione familiare già radica-
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AGROALIMENTARE & ALIMENTAZIONE
ta. Uno scenario, quello prettamente agricolo, dove l'età è un valore discriminante per garantire diversificazione delle attività produttive e per l'adozione di modelli organizzativi e gestionali orientati ad una maggiore efficienza delle risorse. Attenzione però a non cadere negli stereotipi. Non si tratta infatti solamente di donne con vanga e trattore. Il 28% conduce un'attività agrituristica, quindi con finalità più ricettive, contro il 45,8% impegnato invece in attività di produzione, tra-
sformazione e lavorazione. Si unisce una piccola parte (totale 9,5%) che è invece impegnata in attività di contorno all'attività agricola, come fattorie didattiche, produzione di energia rinnovabile e altro ancora. Ma quale potrà essere, alla luce di tutto questo, la tendenza del prossimo futuro? «Nella loro attività imprenditoriale le agricoltrici italiane hanno dimostrato la grande capacità di coniugare la sfida del mercato con il rispetto dell’ambiente la tutela della qualità della vita,
l’attenzione al sociale e la valorizzazione dei prodotti tipici» ha detto la responsabile di Donne Impresa Coldiretti Lorella Ansaloni. Perché se la sensibilità di donne e di madri si ripercuoterà anche sul mondo agricolo, allora non vi sono dubbi che l'aumento degli orti scolastici, degli agri-asili, delle iniziative in difesa della bio-diversità e per la riduzione degli sprechi nelle filiere produttive diventeranno sempre più un classico nel lavoro della terra. C'è davvero da augurarselo.
Numeri e cifre del fenomeno 215.000 sono le imprese agricole guidate da imprenditrici* 29% rispetto al totale delle imprese agricole italiane* 22% le imprese italiane guidate da donne** 1.3 milioni le donne italiane alla guida di un'impresa** 20,6% totale della superficie agricola italiana utilizzata da imprese femminili*
16,3% il totale del valore della produzione di queste aziende* Numero di imprese agricole femminili in Italia per regione. Dove il colore viola è più scuro le imprese “in rosa” sono in numero maggiore * dati Coldiretti ** dati Unioncamere
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SOLIDARIETÀ & NO PROFIT
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LA BIMBA NATA CON LA CAMICIA… E GLI OCCHIALI!
Dalla forza della piccola Chiara, nata di trenta settimane, e dei suoi genitori, Siri e Davide, nasce un’associazione onlus dedicata alle famiglie dei bambini prematuri. Illustrazione a cura di Alia Verba
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lcuni bambini nascono due volte. La prima, all’improvviso, settimane, se non mesi, prima della data prevista. Nemmeno il tempo di preparare il corredino e ci si ritrova in sala parto, aggrappati alla speranza che, nonostante tutto, vada bene. La seconda, quando finalmente si esce dall’ospedale dopo mesi di terapia intensiva, in cui ogni respiro, ogni grammo guadagnato è una conquista per questi piccoli fagottini leggeri come piume, eppure già forti come leoni. Siri Guariento è l’orgogliosa mamma di un'ex bambina prematura; ex perché oggi Chiara è uno scricciolo vivace, sano, felice, in crescita. Frequenta l’asilo e sorride alla vita e al nuovo fratellino, Francesco, arrivato da pochi mesi. Anche Chiara è nata due volte. La prima volta, quando la sua mamma era incinta di 30 settimane. Un parto non solo improvviso, ma fulmineo: nemmeno il tempo di entrare in reparto, e Chiara faceva già il suo ingresso nel mondo, vestita di tutto punto. Sì, perché Chiara è nata con la camicia, completamente avvolta nella sacca amniotica. Dall’esperienza di genitori di una bambina prematura, vissuta per i primi mesi 24 ore su 24 nel reparto di terapia intensiva pediatrica di Borgo Trento prima, e a Negrar poi, è nato un libro, Chiara con la Kamicia e i
magici occhialini invisibili, che ha portato a sua volta alla nascita dell’associazione “Chiara con la Kamicia onlus”, che mira ad aiutare e accompagnare i genitori che si trovano a vivere
un parto pretermine. Una “K”, quella della Kamicia di Chiara, messa non a caso, ma suggerita proprio dai medici che hanno seguito la piccola nei suoi primi giorni di vita
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SOLIDARIETÀ & NO PROFIT
La copertina del libro («questa bambina è troppo cazzuta per avere una sola C!»), e che è simbolo della forza che questi piccoli (i prematuri lievi, a Verona, sono 1 su 10 nati; quelli gravi, 1 su 100) trovano in se stessi, nelle cure dei medici, ma soprattutto nell’amore dei loro genitori, che soffrono, lottano, sperano accanto a loro. Durante quelle lunghe giornate, scandite da terapie, visite mediche, apnee (nascere troppo presto, infatti, significa avere polmoni poco sviluppati) e crisi respiratorie, pannolini che sembrano sempre troppo grandi per quei piccoli corpicini, ma anche dalle coccole del contatto pelle a pelle, finalmente fuori dall’incubatrice, durante la marsupioterapia, Siri ha trovato un po’ di normalità rifugiandosi nella lettura. Leggeva per sé, per alleviare mente e spirito e coprire i rumori delle macchine e dei respiratori, e insieme ad alta voce per la sua bambina e per le altre mamme e le infermiere, per tutto quel microcosmo che vive nei reparti di terapia intensiva. Da Cappuccetto Rosso a Montalbano, la lettura è stata il filo conduttore di quei giorni. Accanto ad essa, la scrittura è venuta di conseguenza: lunghe e-mail per amici e familiari, scritte da Chiara in prima
persona attraverso le parole di mamma, resoconti tragicomici di ogni piccola conquista, con quel pizzico di ironia che Siri e suo marito Davide hanno cercato di tenere sempre vivo, anche nei momenti più bui. Proprio quelle e-mail, divenute un appuntamento fisso per un gruppo di lettori sempre più vasto, si sono trasformate, arricchite di particolari e di nuovi episodi, nel libro Chiara con la Kamicia e i magici occhialini invisibili, quegli occhialini che consentono di vedere il mondo a colori anche quando tutto sembra grigio e triste. Stampato inizialmente per uso familiare, questo libricino, illustrato da Alia Verba, è stato talmente apprezzato da aver richiesto la stampa di molte altre copie, dopo le prime. È nata così, in Siri e Davide, l’idea di utilizzarlo come veicolo per raccogliere fondi per progetti da portare avanti a favore dei piccoli nati pretermine e dei loro genitori e per far conoscere la realtà di questi bambini e delle loro famiglie. Ogni euro ricavato dalla vendita è quindi destinato a questo scopo, attraverso l’associazione onlus creata nel 2015. Il primo progetto, ora in fase di realizzazione presso l’Azienda Ospedaliera di Vero-
na, è proprio legato alla lettura; ne seguiranno altri dedicati alla marsupioterapia (che consiste nel creare un contatto pelle a pelle tra la mamma – ma anche il papà! - e il neonato, che viene fatto adagiare sulla pancia e sul seno materno, ndr) e all’allattamento; tutti modi per rendere i genitori protagonisti attivi della cura dei loro piccoli «nati piccini picciò». Perché i medici ci mettono esperienza e cure, ma solo le voci, gli abbracci e i baci di mamma e papà possono compiere il miracolo. Pagina Facebook: Chiara con la Kamicia Onlus
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RICORRENZE 19 marzo, Festa del Papà
PER SEMPRE GENITORI, PER SEMPRE PADRI Tra qualche giorno nelle famiglie di tutta Italia si celebrerà la festa del papà. C’è chi non potrà essere a fianco dei propri figli, come nel caso dei padri carcerati. Un’iniziativa dell’Associazione MicroCosmo ha reso possibile un incontro davvero speciale pensando proprio a un amore di genitore che è per sempre e comunque. di Matteo Scolari
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ella vita si possono commettere molti errori, si può cadere e ricadere. Il nostro cuore può irrigidirsi e talvolta diventare di pietra. Non si può estinguere, tuttavia, un sentimento di amore così forte come quello che lega un genitore al proprio figlio o ai propri figli. Proprio per non annullare anche quest’ultimo legame speciale di cui anche i figli dei genitori detenuti hanno estremamente bisogno, l’associazione MicroCosmo, aderendo a un’iniziativa nazionale promossa dall’associazione piacentina “Verso Itaca Onlus”, nel mese di novembre 2015 ha dato vita a un progetto denominato “In nome del Padre", che ha avuto un suo momento finale particolarmente significativo lo scorso 13 febbraio presso la casa circondariale di Montorio. «Il progetto nasce a Piacenza, ma ha avuto la sua prima applicazione concreta qui a Montorio» spiega Paola Tacchella, presidente dell’Associazione MicroCosmo, che aggiunge «Grazie alla piena collaborazione con la dott.ssa Maria Grazia Bregoli, direttore del Carcere di Verona, con la garante Margherita Forestan e con il sostegno di Fondazione Cattolica e della società di consulenza Axing, siamo riuscite ad attivare un laboratorio che ha messo a confronto, in vari momenti, dodici padri detenuti e sei padri liberi, genitori di bambini e di adolescenti».
«Se la genitorialità è compito difficile per un adulto che quotidianamente segue e indirizza il divenire della vita di una figlia o di un figlio, per la persona detenuta è impresa quasi impossibile: il senso di impotenza, il rischio di divenire giorno dopo giorno estraneo, il dramma di una colpa che fa del male alle persone che più si amano rischiano di recidere legami e annullare ogni possibile recupero» prosegue Paola. «Attraverso un percorso di scritture autobiografiche sul tema della paternità, seguendo la metodologia della LUA - Libera Università dell'Autobiografia di Anghiari, i padri (carcerati e liberi, ndr) hanno recuperato nelle loro memorie i ricordi dei loro papà, i momenti in cui loro stessi sono diventati padri, gli atti di cura nei confronti dei figli, la scelta di dire o non dire la verità sulle proprie cadute e/o fragilità».
Il progetto “In nome del padre” ha come scopo il mettere a confronto i problemi del dentro e del fuori dal carcere cercando, attraverso il racconto delle proprie esperienze vissute, soluzioni condivisibili comuni o diverse. «Il laboratorio ha avuto il suo culmine nel pomeriggio dello scorso 13 febbraio, in cui i padri liberi e i padri detenuti, assieme ai rispettivi figli, si sono incontrati all’interno della casa circondariale e hanno letto, condiviso, commentato queste testimonianze autobiografiche che, con molta probabilità, faranno parte di un futuro libro o di una raccolta» conclude la presidente dell’associazione. Un pomeriggio particolare aggiungiamo noi, in cui, nonostante le difficili prove che ci mette di fronte la vita, ci si ricorda il piacere e il dovere di essere per sempre genitori, per sempre padri.
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DISLESSIA
SALUTE & BENESSERE
DSA di
Marta Bicego
marta.bicego@verona-pantheon.com @MartaBicego
QUESTI SCONOSCIUTI Si stima che, in Italia, almeno un alunno per classe soffra di disturbi del neurosviluppo che riguardano la capacità di leggere, scrivere, calcolare in maniera corretta e fluente. Ad aiutare ragazzi, genitori, insegnanti è l'Associazione italiana dislessia, presente a livello nazionale e anche a Verona
«I
l bambino è intelligente, ma non si applica». Quante volte può essere capitato, a un genitore, di sentirsi rivolgere questa frase ad un colloquio con gli insegnanti del figlio. Talvolta non è questione di pigrizia: dietro alle difficoltà si può nascondere un disturbo del neurosviluppo che si manifesta, proprio nell'età della scolarizzazione, nella difficoltà del bimbo di leggere, scrivere e fare i conti in modo corretto e fluente. Problematiche che si raggruppano nel contenitore dei Dsa, i disturbi specifici dell'apprendimento, riconosciuti dall'Oms: possono interessare le competenze ortografiche e fonografiche, della disortografia; l'abilità motoria nella scrittura, della disgrafia; il comprendere e l'operare con i numeri, della discalculia; la decodifica del testo, della dislessia. Sulla carta, appare tutto semplice e schematizzato. Nella realtà, non è sempre facile per i genitori riconoscere il problema, per i docenti intervenire precocemente, per i ragazzi giungere alla consapevolezza che con un approccio adeguato ostacoli all'apparenza insormontabili si possono superare. In tal senso, punto di riferimento è l'Associazione italiana dislessia che ha in riva all'Adige una sezione presieduta da Francesca Fertonani. Il
supporto può essere telefonico, contattando il numero 340 1728310 nei giorni lunedì e giovedì, dalle 17 alle 19; il martedì, dalle 14.30 alle 17, al civico 39 di via Romagnoli è aperto, su appuntamento, uno sportello di consulenza. Perché l'approccio alla questione deve essere mirato. Anche in considerazione del fatto che, in Italia, i disturbi del neurosviluppo riguardano il 3-4% della popolazione e si stima che almeno un alunno per classe ne soffra. «Oggi esistono linee guida
precise per accompagnare diagnosi e percorso di studi, ma è necessario un cambio di mentalità» premette Fertonani. A far chiarezza è intervenuta in particolare la legge 170 del 2010, fortemente voluta da Aid. Ma è importante proseguire a operare su più fronti coinvolgendo famiglie, mondo della scuola, giovani generazioni. Esempio di operatività dell'associazione è il progetto di formazione, ricerca-azione e monitoraggio “Dislessia Amica” avviato in sei città italiane.
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SALUTE & BENESSERE
Anche a Verona: negli Istituti comprensivi di Chievo, Cadidavid, Colognola ai Colli, nell'Istituto agrario Stefani Bentegodi di Caldiero e al Liceo di Scienze umane Montanari. La sperimentazione, realizzata con Fondazione Telecom Italia in collaborazione con il Miur,
«mira a mettere a punto protocolli, procedure, metodologie nel passaggio dalla diagnosi al piano didattico personalizzato per le persone con Dsa» chiarisce. Porterà alla nascita, da una parte, di una piattaforma di elearning per impartire corsi di formazione per docenti e dirigenti scolastici; dall'altra, di una mappa delle scuole “Amiche della dislessia”. Altra attività che vede impegnata la sezione scaligera di Aid riguarda la formazione, iniziata a ottobre, di dodici tutor che saranno coinvolti in un doposcuola specialistico per alunni con disturbi dell'apprendimento. Attività già avviate, con il supporto di docenti provenienti da altre regioni in attesa che i tutor veronesi completino l'iter formativo, all'Istituto comprensivo di Pescantina: con trenta iscritti, che si ritrovano due pomeriggi a
settimana, per essere accompagnati nello studio e nell'uso degli strumenti informatici che li possono agevolare nel superare le difficoltà. I volontari stanno organizzando laboratori informatici rivolti a ragazzi e genitori, aggiunge: «Le famiglie devono essere accompagnate ad avere le capacità di affrontare il percorso scolastico con facilità, perché altrimenti può essere molto faticoso». La neurodiversità non è una malattia, conclude, «non si può guarire, ma è possibile intervenire efficacemente per ridurre gli aspetti dei disturbi». Aid organizza per giovedì 21 aprile alle 20.30, nella Sala Lucchi di Piazzale Olimpia, una serata sul tema della dislessia evolutiva e della riabilitazione con la logopedista Eleonora Pizzocaro. Per informazioni: http://verona.aiditalia.org
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SGUARDI DIVERSI
CULTURA
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Erika Prandi
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TRA PAESAGGI URBANI E CITTÀ INVISIBILI L’associazione Alba Pratalia organizza da tre anni seminari per promuovere la tutela e la valorizzazione della natura, dell’ambiente e dei beni culturali con particolare riguardo alla cura, alla salvaguardia e al recupero del paesaggio, oltre che alla divulgazione di aspetti trascurati del patrimonio storico, letterario, artistico ed etnografico. Con questo obiettivo, oltre al convegno del 4 marzo, sono previste anche due uscite a Verona: il 13 e il 19 marzo.
Ephemicropolis di Peter Root. Per realizzare l'opera sono state utilizzate 100.000 graffette da spillatrice.
Una scena tratta dal film "Before Midnight" (2013)
U
no sguardo attraverso il paesaggio urbano tra scienza, arte e letteratura. La rassegna culturale ideata dall’associazione di promozione sociale Alba Pratalia ha lo scopo di divulgare la conoscenza del paesaggio italiano e Veneto in particolare. Non solo attraverso seminari, dibattiti e convegni, ma anche attraverso la pubblicazione di ricerche, memorie e scritti vari. Così, dal 2014 ad oggi sono stati ideati
vari seminari, ognuno con un argomento diverso: da Sguardi in cammino. Viaggiatori e spirito dei luoghi a Il paesaggio trasfigurato: luoghi e memorie della Grande Guerra coinvolgendo ricercatori, professori universitari e direttori di musei. Oltre a questo, l’associazione si è impegnata in alcune iniziative editoriali curate dal promotore e fondatore Giuseppe Sandrini, docente di Letteratura Italiana all’Università degli Studi di Ve-
rona e nell’organizzazione di itinerari naturalistici e culturali grazie anche alla collaborazione di altre associazioni come il Club Alpino Italiano di Verona. Dal 2013 Alba Pratalia è riuscita a coinvolgere anche le istituzioni locali come il Comune, l’Ufficio Scolastico di Verona e l’Ordine degli Architetti pianificatori paesaggisti conservatori della Provincia di Verona. I tre enti hanno patrocinato la terza edizione di Attraverso il pae-
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I seminari e le escursioni di Alba Pratalia per scoprire il territorio di ieri
saggio che si intitola Paesaggi urbani svoltasi in Gran Guardia il 4 marzo. La prima sessione del convegno si è aperta con la relazione di Riccardo Mauroner (docente di storia e filosofia al liceo classico Agli Angeli) su La notte illuminata. Altri sguardi sul paesaggio, è proseguita con Nunzia Palmieri, docente di letteratura italiana all’Università di Bergamo che ha parlato di Le città invisibili ed è terminata con Franco Riva, docente di filosofia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano che ha affrontato l’argomento Leggere la città con i testi di Paul Ricoeur. La seconda sessione, invece, è stata aperta da Elena Pontiggia (docente di Storia dell’Arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Brera e al Politecnico di Milano) che ha parlato di Paesaggio e paesaggio urbano nella pittura italiana del Novecento, è proseguita
con Renato Bocchi (docente di Composizione architettonica e urbana all’Università Iuav di Venezia) che ha discusso su Progettare la città-paesaggio ed è terminata con Raffaele Milani (direttore del laboratorio di ricerca sulle città, docente di Estetica all’Università degli Studi di Bologna) che ha presentato il suo nuovo libro L’arte della città. Per meglio comprendere il tema del paesaggio urbano, l’associazione ha programmato anche due escursioni gratuite che si svolgeranno il 13 e il 19 marzo a Verona. La prima si intitola La città vista dall’alto: con John Ruskin sulle colline di Verona, è a cura di Giuseppe Sandrini e si svolgerà insieme al CAI di Verona. Il ritrovo è previsto a San Zeno in Monte alle 9 per poi dirigersi verso un itinerario che parte dalle mura scaligere e segue idealmente le orme del critico d’arte ingle-
se. Si passerà per le Torricelle fino a Villa Are per proseguire poi per Avesa e Quinzano coincidendo con la dorsale delle frazioni e toccando, infine, il punto panoramico del Monte Crocetta. Al ritorno si continua sulla dorsale fino a Poiano e, attraverso la strada Castellana, si raggiungono le mura scaligere. La seconda escursione, invece, Tra paesaggio e vuoto urbano. Il caso della Zai storica, è a cura dell’architetto Lorenzo Agosta e consta di una passeggiata attraverso elementi emergenti e spazi da ridefinire con lo scopo di percepire le varie problematiche e assumere maggiore consapevolezza per migliorare il paesaggio di quella parte della città semi periferica. Il ritrovo è alle 10 nel piazzale della fiera. Per iscriversi alle escursioni si può chiamare il numero 3318864146.
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INGEGNERI Al via la rassegna culturale promossa dall’Ordine
OPEN 2016: AL CENTRO LO SVILUPPO URBANO SOSTENIBILE di Matteo Scolari
È questo il tema principale scelto per la quinta edizione di Open. Ingegneri aperti alla città. Numerosi appuntamenti previsti da marzo a novembre. Si parte con una mostra sui disegni di Gianni Ainardi dedicati alla Verona medievale e scaligera, visitabile in Biblioteca Civica fino al 31 marzo.
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itorna anche quest’anno Open. Ingegneri aperti alla città, la rassegna culturale promossa dall’Ordine degli Ingegneri di Verona giunta alla sua quinta edizione. Diciassette appuntamenti ufficiali, di cui tre mostre, otto convegni, tre visite tecniche e percorsi, un corso sull’Architettura rurale, un workshop e “Talk” evento Slidingdoors. Cuore della Rassegna OPEN5 sarà la mostra “L’Adige e Verona. Ingegneria e città nell’Ottocento” in cui si dimostrerà come l’Ottocento sia stato il secolo in cui l’Ingegneria ha assunto un ruolo fondamentale nelle trasformazioni urbane, ma il primo evento in calendario è la mostra sui disegni di Gianni Ainardi dedicati alla Verona medievale allestita
Ing. Luca Scappini
in Biblioteca Civica fino al 31 marzo. “Scenari urbani. Metamorfosi & rigenerazione” è il tema di Open5: «Abbiamo scelto il tema importante dello sviluppo urbano sostenibile perché ci sta a cuore la città – spiega il presidente Luca Scappini - e, in particolare, ci sta a cuore Verona cui chiediamo di diventare a tutti gli effetti una città europea e vivibile per le generazioni future. E i due grandi nodi, inscindibili, su cui occorre lavorare e investire sono quelli di una mobilità sostenibile e del recupero urbano del costruito. Il tutto in una pianificazione strategica di lungo periodo e a largo raggio che, senza abdicare alla primaria vocazione agroindustriale della città e dunque ad un necessario sviluppo dell’asse fiera/ aeroporto/ferrovia/autostrada, sappia scommettere sul recupero e sulla rigenerazione urbana di aree dismesse come strategia attrattiva e turistica della città, in cui si prevedano anche ampie aree verdi e piste ciclabili europee». Obiettivo della rassegna 2016 è dunque quella di mettere al centro della riflessione pubblica il tema della trasformazione della città e del paesaggio urbano e rurale come risposta all’evoluzione della moderna civiltà industriale, sociale e culturale. «La rigenerazione urbana come pratica urbanistica consolidata deve essere intesa a tutti gli effetti come scelta “po-
Ing. Ilaria Segala
litica” per uno sviluppo sostenibile delle città. Recuperare gli spazi abbandonati dai processi produttivi o restituire nuova qualità a quartieri degradati risponde perfettamente a questo concetto di città sostenibile che limita la dispersione urbana e riduce gli impatti ambientali insiti nell'ambiente costruito – sottolinea Ilaria Segala, ingegnere e coordinatore delle Rassegne Open - Il consumo di suolo, non precedentemente urbanizzato, pone infatti la questione dei costi vivi diretti e indiretti per l'ambiente, che non possono essere sottovalutati se la prospettiva in cui ci poniamo è appunto quella della sostenibilità». Il calendario completo della rassegna è disponibile su: www.ingegneriverona.it
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GREEN ECONOMY ForGreen Spa lancia un nuovo modello di business
SO STENIB I L ITÀ
di
Chiara Boni
UNO STILE, NON SOLO UNA SCELTA L’azienda veronese, impegnata da anni nel settore energetico, in occasione di GreeNordEsT ha presentato le novità per il triennio 2016-2018. Nuovo piano industriale, nuovo AD e nuovo approccio al mercato che offre ancora tante opportunità.
S
viluppo di “sustainable communities”: è questo l’elemento di grande novità introdotto dall’azienda veronese ForGreen Spa presentando il nuovo piano industriale 2016-2018 e Vincenzo Scotti, il nuovo amministratore delegato. L’occasione per lanciare la notizia è stata GreeNordEsT, l’evento organizzato a fine febbraio da Energheia Magazine e dedicato al ruolo delle imprese di pubblica utilità nel promuovere comunità sostenibili. Sustainable communities, ovvero un approccio innovativo e pionieristico per cambiare le tradizionali regole del gioco nel mercato energetico, per mezzo del quale è possibile affrontare l’energia da un nuovo punto di vista: quello del prosumer sostenibile, ovvero del consumatore che diventa parte attiva nel processo di produzione e fruizione dell’energia stessa. «Oggi ForGreen ha un modello unico che guarda a quella parte del mercato delle imprese che fanno della sostenibilità il proprio stile di business per competere sui mercati nazionali ed internazionali e alle persone che scelgono uno stile di vita sostenibile» spiega proprio il neo AD Vincenzo Scotti «Abbiamo sviluppato un progetto che si fonda su tre elementi cardine: l’ottenimento della sostenibilità energetica, economica ed ambientale da parte di imprese e persone. Siamo riusciti a cortocircuitare la produzione ed il consumo di
Vincenzo Scotti
energia rinnovabile effettuata direttamente da imprese, siano essi consumatori che produttori di energia, e da persone, che si producono e consumano la propria energia grazie alle cooperative energetiche». Il piano triennale di ForGreen prevede il raggiungimento di 40 milioni di euro di fatturato tra fornitura e acquisto di energia alle imprese e lo sviluppo di progetti di energy sharing sulle persone attraverso la cooperativa WeForGreen Sharing. L’obiettivo è quello di arrivare nell’arco del triennio a 2.000 imprese che consumano e producono energia verde e sostenibile, e oltre 1.200 persone socie di WeForGreen Sharing. «Ho deciso di entrare in ForGreen perché condivido i valori di sostenibilità che guidano l’azienda e la volontà di innovare, attraverso un modello organizzativo molto diverso rispetto a quello di altri operatori» prosegue Scotti, che da gennaio
2016 è alla guida della società dopo aver maturato un’esperienza quindicinale nel settore e dopo aver dato un contributo determinante per la crescita di uno dei mercati emergenti di maggiore sviluppo - quello dell’energia rinnovabile e della green economy come modello di business etico e leva di innovazione nel modo di fare impresa. «Nonostante i 15 anni di esperienza nel settore energia maturati da me, dal Presidente del nostro gruppo (ForGreen Life Spa) Germano Zanini e dal management, abbiamo deciso di ripartire come una start-up, per trovare un senso nuovo al modo di fare impresa in modo sostenibile e rispondere a quelle esigenze per le quali il mercato non ha ancora trovato risposta. L’energia, se è rinnovabile e sostenibile, deve essere un veicolo per crescere, per migliorare il posizionamento sul mercato delle imprese».
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FOTOGRAFIA
TERRITORIO
IL CACCIATORE di
Ingrid Sommacampagna
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omanticismo e realismo, immaginazione e tangibilità. Questi connubi di parole sono alla base degli scatti del vicentino Devis Vezzaro, fotografo raconteur, che riesce a cogliere dal degrado di luoghi abbandonati storie di vita vissuta che sono documenti visivi di ricordi e di storia. Una ricerca della memoria, di un tempo passato che non può più tornare ma che si può rivivere attraverso ciò che resta di edifici fantasma rischiosi, tra polvere, rovine e oggetti a cui si vuole dare un'altra veste, prima che arrivino al completo decadimento e all'autodistruzione. Guardando le sue foto ci sembra di udire il silenzio ma anche i sordi rumori di quella desolazione. Come essere catapultati in un'era post guerra nucleare. È stato a Consonno, paese abbandonato di Lecco, che Devis ha scoperto la sua passione, continuando, da allora, a cer-
Devis Vezzaro
DEI LUOGHI ABBANDONATI Devis Vezzaro, 40 anni, di Dueville (Vi), appassionato di fotografia, va alla ricerca di luoghi dismessi e lasciati nel degrado, ricavando da essi, attraverso gli scatti, emozioni e ricordi. E poi li fa rivivere alle persone attraverso le sue istantanee, le escursioni e le mostre organizzate dalla sua associazione “I luoghi dell'abbandono”. care nuovi posti da scoprire. Dagli scatti nei locali notturni passa al racconto, attraverso le immagini, di storie di luoghi abbandonati, come fabbriche in disuso, ville e case diroccate, ex hotel e ospedali psichiatrici dimenticati, basi militari dismesse e sale da ballo. Le immagini, prima elaborate attraverso l'effetto di “miniaturizzazione” a cui aggiunge poi le atmosfere dark, seguono un determinato percorso emotivo e vengono successivamente caricate sulla sua pagina Facebook “I luoghi dell'abbandono”, nome dell'omonima associazione culturale da lui fondata, e seguita da circa 32 mila followers; sul noto social network pubblica anche le foto inviate dai seguaci. Di Devis ne hanno parlato quotidiani cartacei e online, come “La Nuova Ferrara” che gli ha dedicato una rubrica settimanale con suoi album di foto. Ha esplorato oltre 200 posti anche fuori dal Veneto, assieme ad altri fotografi, nostalgici o semplici curiosi, organizzando visite guidate nel rispetto dei limiti di legge. Infatti, dopo essersi informato da un legale, se le recinzioni sono aperte e non vengono rotte porte e forzati lucchetti, non c'è violazione della proprietà privata e in ogni caso, di regola lui non si addentra in luoghi dove non è permesso entrare.
«L'associazione, di cui fanno parte 72 soci, è nata nell'ottobre del 2015 perché molta gente voleva seguirmi nelle escursioni e serviva dunque una copertura assicurativa. Le visite guidate sono sì affascinanti ma anche pericolose, perché si possono trovare bivacchi di abusivi, tossicodipendenti e mura pericolanti; bisogna saperle affrontare nel modo giusto e a volte neanch'io mi sento di rischiare. Per esempio, nella cascina Crosara di Montecchio Precalcino, abbiamo trovato galline decapitate, croci rovesciate, simboli e scritte che facevano pensare a riti satanici; mentre il posto più inquietante visitato è stato l'ex manicomio di Rovigo in cui è ancora intatta la stanza dell'elettroshock», spiega Devis. Tra i luoghi dismessi visitati nel veronese troviamo: la base Nato Back Yard di Grezzana, lo zuccherificio Eridiana e l'Hotel Gran Viale di San Bonifacio, la fabbrica Omep di Soave, il Castello di Monte Rocca e l'Istituto Agrario Villa delle Terme di Caldiero, il complesso monastico Corte Lepia di Lavagno, la fabbrica Tiberghien e il poligono di Tiro di Verona, la discoteca Cosmic di Colà di Lazise, il casermato Nato di Montecchia di Crosara, il Sanatorio “Grola” di Sant'Ambrogio di Valpolicella, l'ospedale psi-
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SCORCI DIMENTICATI DELLA VAL D'ILLASI (ma non solo)
Il complesso monastico Corte Lepia di Lavagno Dalle Nogare Marmi di Cogollo di Tregnago
Italcementi
chiatrico, quello Civile e Corte Quari di Cologna Veneta, la parte rimasta dell'Italcementi, Dalle Nogare Marmi di Tregnago e Villa Ferrari Dalle Spade. «Tra l'odore delle rovine, l'umidità, i rumori, gli spifferi del vento tra i vetri rotti, questi luoghi ci rendono malinconici perché ci immedesimano in quelle scene di vita passata. La mostra fotografia multimediale organizzata all'interno della Lanerossi di Dueville, nel luglio del 2015, grazie a installazioni
particolari tra musica e fumo, ha accolto ben 4023 visitatori; questa mostra, non è stata solo una ricerca tra luoghi dismessi e abbandonati, ma un modo per far percepire l'azione umana e la storia, usando gli scatti e le emozioni che esse suscitano, tra telefoni appesi ai muri, macchine da lavoro rotte, intonaci fatiscenti, imposte rotte che hanno illuminato a lungo i tavoli da lavoro. Chi guarda vuole capire un'eredità che nessuno più vuole e che sta per
scomparire. A questa mostra ha partecipato anche mio padre Giampietro, perché in questa fabbrica ci lavorò quando aveva 15 anni: i suoi occhi tremavano e riviveva i ricordi, raccontandomeli come se fossero successi il giorno prima», conclude Vezzaro. Il ricordo, tenuto vivo dalle foto, va trasmesso di generazione in generazione, prima che scompaia sotto cumuli di macerie. La pagina Facebook: “I luoghi dell'abbandono”
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TWITTER E LINKEDIN
di Chiara Boni
CHI SEGUIRE E COME FARLO BENE Dopo il successo della prima lezione della Pantheon Academy, che il 15 febbraio ha svelato ad un’affollatissima sala tutti i segreti di Facebook, il 7 marzo la seconda lezione parlerà di Twitter e Linkedin, due social network meno immediati ma altrettanto fondamentali per la comunicazione 2.0.
A
bbiamo parlato di come creare una pagina Facebook, come utilizzarla a servizio delle nostre aziende, come una campagna pubblicitaria su Facebook possa fare miracoli (o quasi) e come saper usare questo strumento al giorno d’oggi sia fondamentale per chi fa impresa, ma non solo. Ecco in sostanza ciò di cui si è discusso il 15 febbraio durante la prima lezione di questo nuovo ciclo della Pantheon Academy, che prevede due moduli per un totale di sei lezioni dedicate ai professionisti della comunicazione digitale e agli strumenti a loro disposizione. La seconda lezione è fissata per il 7 marzo: i protagonisti di questo incontro saranno di nuovo i social network, ma questa volta ci si focalizzerà sull’uso professionale di Twitter e Linkedin. Anche questi due social network sono ottimi strumenti di marketing, a patto di saperli usare al meglio: se avete ancora qualche dubbio, o se proprio non sapete da dove partire, questa lezione fa per voi. Twitter, il servizio di microblogging che dal 2006 “cinguetta” quotidianamente nelle nostre vite, e Linkedin, il social network “serio”, che parla di lavoro e mette in contatto persone e aziende, possono risultare ostici quando si tratta di usarli per lavoro: i docenti preparatissimi della Pantheon Aca-
demy avranno tutte le risposte alle vostre domande. Nel frattempo, segnatevi in agenda i prossimi appuntamenti: il 21 marzo la terza lezione verterà sui blog, veri protagonisti della comunicazione 2.0. Si continua con il secondo modulo il 4 aprile, con una lezione sul video editing, sempre più importante per chi si occupa di comunicazione. La quinta lezione sarà il 18 aprile e ci insegnerà come gestire al meglio un ufficio stampa, mentre la sesta e ultima lezione, il 2 maggio, parlerà dello Storytelling, argomento impre-
scindibile per chi si occupa di comunicazione multimediale, ma con ancora molti segreti da svelare. Le lezioni della Pantheon Academy si svolgeranno in via Torricelli 37, in ZAI, dalle 18.30 alle 22.00. Il costo della singola lezione è 69€, acquistando 3 lezioni (1° o 2° modulo) il prezzo è 195€, mentre il costo per l’intero corso (6 lezioni) è 350€. Per info e iscrizioni: www.verona-pantheon.com www.verona-expo.com
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UNIVERSITÀ
GIOVANI & LAVORO
di
Giulia Zampieri
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JEBV, L’IMPRESA DEGLI STUDENTI CHE GUARDANO LONTANO JeBV è la giovane associazione studentesca dell’ateneo veronese che avvicina il mondo dell’università a quello del lavoro. Abbiamo incontrato chi anima questo progetto proprio in vista di un imperdibile appuntamento: il recruitment di primavera, l’invito rivolto a tutti quegli studenti che vogliono «applicare il presente, per costruire il proprio futuro».
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l Corriere della Sera li ha definiti così, “studenti-consulenti”, gli universitari d’Italia che, sempre più numerosi, non aspettano la laurea per avvicinarsi al mondo del lavoro. Giovani intraprendenti, prima che studenti preparati, che scelgono di arricchire il proprio percorso universitario mettendo alla prova la teoria studiata sui libri seguendo il principio del learning by doing, quel sapere che diventa competenza grazie alla migliore delle insegnanti: l’esperienza. Per farlo, questi lungimiranti giovani scelgono le così dette “Junior Enterprises”, associazioni studentesche senza scopo di lucro, che funzionano come vere e proprie aziende e che offrono servizi di vario tipo ad imprese e clienti reali. In tutta Europa se ne contano ormai 300 e, tra queste, dal maggio 2015, è comparsa anche JeBV (Junior Enterprise Business Verona), la neonata associazione studentesca dell’Università degli Studi di Verona. È Vittoria Nicolis, laureanda in Economia e Commercio presso l’ateneo scaligero e presidente di JeBV, a presentarci questa interessante iniziativa. «JeBV è un’associazione noprofit facente parte del network europeo di Junior Enter-
I soci fondatori di JEBV durante un meeting di Jade Italia
prise JADE e nata per colmare quel divario creatosi tra l’università, il mondo dello studio e della teoria, e il mondo lavorativo, il mondo della pratica. Con JeBV non solo abbiamo l’opportunità di mettere alla prova quanto appreso sui banchi universitari ma, allo stesso tempo, possiamo sviluppare competenze e soft skill, lavorando a progetti concreti rivolti a imprese e istituzioni». Sì, perché JeBV funziona davvero come una vera e propria azienda: attualmente sono
quattro le aeree organizzative (commerciale, marketing e comunicazione, audit e risorse umane) che si impegnano per offrire diversi servizi ad aziende, PMI e istituzioni: dalla creazione di un business plan, all’analisi di mercato, fino a piani di comunicazione e anche consulenza e supporto in fase di start-up. Tra i progetti seguiti dal team, Satispay, l’applicazione che permette di inviare pagamenti direttamente dal cellulare, è tra quelli di cui i ragazzi di JeBV van-
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GIOVANI & LAVORO
Il team insieme all'ingegner Vito Titaro durante un workshop organizzato dall'associazione
no più fieri. «Come membro dell’associazione» prosegue Emanuela Salica, responsabile Comunicazione e Marketing in JeBV, «credo che il vantaggio di far parte di una simile realtà non stia soltanto nell’esperienza lavorativa che si può maturare con il confronto diretto con i clienti ma, soprattutto, nell’arricchimento personale che deriva dal lavoro di gruppo. Grazie all’associazione infatti, io per prima ho imparato che cosa significa davvero fare “team working”, questa espressione tanto usata e ricercata in ambito lavorativo che richiede un impegno continuo, e la voglia di mettersi in gioco e di condividere conoscenze, competenze e anche divertimento, perché siamo amici prima che colleghi!». Il team ad oggi conta nove membri ma non ✓ aspetta altro
che accogliere altri studenti, assieme al loro entusiasmo per il futuro: con lo spring recruitment 2016 fino al 31 marzo sarà possibile inviare il proprio CV all’associazione e, magari, entrare a far parte di questa azienda a conduzione… studentesca. Quattro le aeree di selezione: Marketing e Comunicazione, Legale, Commerciale e Risorse Umane. I requisiti? Basta essere iscritti
all’Università di Verona, dal secondo anno in poi, e, soprattutto, avere tanta voglia di mettersi in gioco e condividere! Affrettatevi perché, a quanto pare, la primavera porterà con sé profumo di futuro. Se vuoi inviare il tuo CV o desideri conoscere meglio JeBV: www.jebv.it Facebook: JEBV - JuniorEnterprise Business Verona
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YOUTUBE l'ascesa di Andrea Baglio
IL PERSONAGGIO
di
Giorgia Castagna
LA NUOVA STELLA DEL WEB Dalla passione per la poesia trasmessa dal nonno all'arrivo sulla piattaforma web più amata dagli utenti. In mezzo, come si conviene, tanto, tanto teatro. Abbiamo fatto due chiacchiere con un (apprezzatissimo) YouTuber scaligero.
A
ndrea Baglio, veronese d’adozione, nasce in Sicilia, più precisamente a Niscemi (CL) il 10 aprile 1985. Frequenta il Centro Internazionale di Arti Sceniche dove si diploma come attore nel 2007. Nel suo percorso di studi ha la fortuna di essere illuminato da grandi personaggi come Toni Servillo, Tony Tarantino (padre di Quentin), Michael Mann ed eminenti nomi dell'Actor Studio di New York tra cui Michael Margotta, Viviana Di Bert e molti altri ancora. Lo incontriamo affascinati dai numeri collezionati nel giro di pochi anni. Andrea, infatti, colleziona oltre 70.000 iscritti sul suo canale YouTube, oltre 20.000 fan sulle rispettive pagine Facebook per non parlare del grande successo riscosso dai suoi video che hanno avuto circa tre milioni di visualizzazioni, decretandolo YouTuber Partner. Da dove nasce la sua passione di artista? L’amore per l’arte nasce grazie a mio nonno. È grazie a lui, e al suo ricordo che porto sempre vivo in me, che traggo ispirazione, una linfa continua. L’immagine che più ho impresso nella mia mente risale a quando ero ancora piccolo e lui, poeta per passione e professione, mi prendeva sulle sue ginocchia, si avvicinava alla sua Olivetti e iniziava a battere a mano la sua arte. La
poesia è una delle prime forme d’arte e da quei suoi gesti, da quel ticchettio, dalla ritualità e dal suo ispirarsi quotidiano alla vita io ho preso ispirazione e ho fatto nascere la mia passione. Pensate che da poco ho recuperato una vecchia Olivetti e nei momenti di pausa amo rispolverarla e battere a macchina i miei pezzi. Il suo primo lavoro artistico, quello che più ha segnato il suo percorso di artista? Il lavoro che più mi ha segnato come artista si chiama semplicemente “Il dieci Percento” ed è un progetto artistico che ho prodotto per ricordare un amico, un artista scafatese che ha perso la vita troppo in fretta, Claudio Santoriello.
Cosa la lega alla nostra città, Verona? Il mio amore si concretizza sui palcoscenici veronesi. Verona mi ha regalato tanto e proprio per questo rappresenta il mio sentimento artistico. Qui respiro arte ovunque, l’atmosfera shakespeariana avvolge tutto e recitare sui palchi scaligeri nei miei primi dieci anni di professione mi ha formato professionalmente e artisticamente. Cinema, tv, web o teatro? Il cinema è sempre stato un punto da raggiungere, una meta, poi nel corso degli anni è passato in secondo piano, e non perché non fossi interessato, ma perché oggi ho scoperto altre forme di espressione artistica.
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IL PERSONAGGIO
A cosa si riferisce? Al mondo del web, che nel giro di pochi mesi mi ha saputo regalare grandi soddisfazioni. Nel 2011, dopo aver partecipato alla seminale webseries "Freaks!" (vincitrice al Telefilm Festival), ho lanciato su youtube il personaggio di sBAGLIOtubo. In soli due anni ho raggiunto numeri eccezionali che mi hanno decretato YouTuber Partner. Ad oggi, grazie a questi risultati, sono seguito da un’agenzia di Milano che lavora per me e per il mio canale. I successi non finiscono qui, un anno speciale è il 2014… Sì, in quell’anno ho vinto la Stella d’Argento al Rome Web Awards come "miglior personaggio web dell'anno" e al Tolfa Fil Festival come “miglior serie web dell’anno” con il #il10percento.
Che consiglio darebbe a giovani che intendono avvicinarsi a questa professione? La professione dell’artista, come ogni lavoro, ha le sue insidie. È necessario essere tenaci, non abbattersi alle prime sconfitte. Diciamocelo, le ingiustizie non mancano in questo mondo di paillettes e lustrini. La cosa più importante, però, è credere in sé stessi
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Perché non prenotare subito un dolce Pasquale da Infermentum, laboratorio artigianale di bontà dolci e salate, tutte a lievitazione naturale? Spiccano il volo alle porte di Verona dalle mani di quattro ragazzi, da sempre in fermento.
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e nelle proprie capacità. A cosa sta lavorando oggi? Ho da poco concluso un lungometraggio dal titolo “Double Rumble” con l’amico Steven Renso, girato proprio a Verona, mentre per quanto riguarda i miei progetti televisivi sto collaborando con la Rai a un programma che va in onda , in diretta, una volta al mese dal titolo “Quello del web”.
Ti aspettiamo in laboratorio! Ogni sabato mattina dalle 9.00 alle 12.30 dalle 15.30 alle 19.00 Domenica 6 - 13 - 20 marzo dalle 9.00 alle 12.30 Via Copernico 40 37023 Stallavena (Verona) Per info: +39 338 7025550
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PANTHEON
UNDERGROUND di marco.nicolis@verona-pantheon.com
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utto ha inizio sulle sponde del Lorì, ad Avesa. È il 2012 e un gruppo di amici si riunisce per una serata a base di cibo, vino, musica e tanta buona e sana amicizia, ed è proprio da qui che nasce il progetto Contrada Lorì. Un progetto semplice, chiaro, fedele al territorio da cui è nato, un progetto senza compromessi insomma. Un progetto semplice e genuino come solo un buon bicchiere di vino può essere. Ora vi chiederete: ma quindi, questi Contrada Lorì, che genere di musica propongono? Bene, per chi ancora non li conoscesse, i nostri musicisti veronesi spaziano dal folk al jazz, dalla classica al reggae, giusto per citare alcuni di questi enormi “contenitori musicali”. Ma quello che li distingue sono il suono completamente strumentale, niente suoni elettrici, unito alla lingua dialettale veronese che fa da regina al di sopra delle note della band. Riportando il loro pensiero, la formula giusta per definire il genere è: “un po' folk e un po' no”! Ora, proseguendo un po’ con la loro storia, il 2014 segna l’anno dell’uscita del primo disco “Doman l’è festa”, album d’esordio registrato con la nostrana Vaggimal Records. Ed ora, a breve distanza, registrato l’ottimo debutto, i Contradi Lorì tornano sulla scena con un nuovo album, “Eviva il mar”. Un disco che celebra il mare, l’unico elemento naturale che la nostra splendida provincia
Marco Nicolis
CONTRADA LORÌ IL SUONO CHE SALE DALLA CALDA TERRA VERONESE
non riesce ad offrire a noi figli di Giulietta e Romeo. Il mare, proprio quell’elemento che manca un po’ nel nostro cuore veronese. Fatte le valigie e caricati gli strumenti i nostri musicisti sono partiti alla volta della soleggiata Vibo Valentia, destinazione “nuovo disco”. In terra calabrese nasce l’album, un lavoro organizzato in “movimenti” come si faceva una volta, dal sapore salmastro, ma condito perennemente e profondamente dal legame verso la città di Cangrande della Scala. Il disco è un saliscendi tra mood latini e charleston d’altri tempi, in cui si nota la estrema cura nella sua realizzazione, con l’aggiunta di diversi ospiti che arricchiscono ulteriormente questo lavoro. Un disco che sdogana definitivamente i Contrada Lorì nel
panorama musicale nazionale, sottraendoli allo stretto stereotipo di gruppo regionale. Cosa ne dite, facciamo un salto ad ascoltarli? Questo è il loro sito http://contradalori.wix. com/sito. Buon divertimento! FORMAZIONE di CONTRADA LORì Federico De Vittor: pianoforte, vibrandoneon, percussioni e voce. Francesco Scardoni: canto. Massimo Florio: fisarmonica e voce. Roberto Nicolino: contrabbasso e voce. Paolo Marocchio: chitarre, mandolino, percussioni e voce. Giulio De Boni: percussioni e voce. Francesco Ambrosini “Ambro”: tecnico del suono, percussioni e voce. Arturo Pero: violoncello, voce e campanella. Andrea Trevisan: chitarra. Federica Galia: violino. Stefano Saccomani “Sacco”: batteria
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UNDERGROUND
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uando la musica è la tua più grande passione, quando questo sentimento lo senti nascere e crescere fin dalla più tenera età, quando capisci di avere il talento, quello giusto, non ti resta che assecondare questo desiderio e farti trasportare dalla forza della musica e scoprire fin dove ti porterà. Con questa breve ma necessaria introduzione al personaggio, vi parleremo nelle prossime righe di Caterina Bonafè, una ragazza che a quanto pare ha le idee molto chiare. Partiamo dunque dagli esordi. La Fondazione Arena di Verona è la sua prima “casa”, il coro delle voci bianche la sua prima “scuola”, diretta prima da Antonella Bertoni e poi da Marco Tonini. Gli studi al Conservatorio di musica di Verona ' E. F. Dall'Abaco', tra studio dell’arpa e composizione classica. Il diploma all'Accademia Superiore di Canto e Alta formazione musicale di Karin Mensah a cui aggiungiamo il corso di canto jazz presso il Conservatorio di Verona. Un bel curriculum, non c’è che dire. Ma oltre ai libri, alla fatica sui banchi di scuola, abbiamo molto altro di cui poter parlare. Proprio negli ultimi mesi, infatti, sta nascendo il progetto più importante di Caterina, un progetto musicale che la vede come protagonista principale. Un’idea che prende di-
CATERINA BONAFÈ DALLE SCUOLE DI MUSICA AL PALCOSCENICO. QUANDO LA PASSIONE TI TRAPORTA NON SAI MAI FINO DOVE ARRIVERAI.
rettamente il suo nome (se ci metti la faccia vuol dire che hai le idee molto chiare su quello che ti aspetta). Accompagnata dalle basi musicali di altri artisti la voce di Caterina sta risuonando un po’ ovunque, nel veronese e non solo. Uscite live accompagnate spesso in acustico, proponendo cover che spaziano principalmente dal genere pop al blues, ma senza disdegnare l’utilizzo di strumentazione elettrica (quando possibile). Ma come tutti i progetti che si rispettino anche questo è in evoluzione. Infatti, al momento parliamo di brani già conosciuti al grande pub-
blico, ma per il futuro i pezzi saranno molto diversi, originali, nati proprio dal talento e dalle idee di Caterina. Ci vuole solo un po’ di pazienza ed un pizzico di esperienza, quella che solo il palco sa dare. Che altro dire? Le date in programma sono moltissime, specialmente nei prossimi mesi, quindi, se volete ascoltare un po’ di ottima musica e passare qualche ora libera lontani dal solito bar di paese date un occhio alla pagina online di Caterina, scoprite le prossime date e… ci vediamo vicino al palco. www.facebook.com/CaterinaBonafè
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CINEMA
D ISIM PARAR E , PE R I M PA RA RE A V IVE RE M E G LI O
di Francesca Mauli
Un documentario unico nel suo genere, premiato in festival nazionali e internazionali, dimostra come sia possibile vivere con meno – sprechi, condizionamenti, risorse – e avere, in termini di libertà, felicità, armonia e soddisfazione, molto di più.
U
na famiglia. Una vita normale, fatta del solito tran-tran: alzati presto, corri a scuola, litiga col traffico, poi in fretta al lavoro, alle quattro vai a recuperare la bambina e, quando non puoi stare con lei, chiama la babysitter. E sono di nuovo le 20, è di nuovo ora di cena: cucina, mangia, metti a letto la bambina, paga le bollette, e via a dormire. Così, ogni giorno. Finché la routine viene rotta quando Gaia, la bambina, disegna un pollo a quattro zampe. Eh sì, perché i polli al supermercato di cosce ne hanno quattro. Lucio, il papà, e Anna, la mamma, si guardano e capiscono che è ora di cambiare qualcosa. «E se lasciassimo la nostra casa di città, disimparando la religione del conforto, per condividere tempi e spazi con chi ha un concetto diverso di famiglia? – si sono chiesti - Come vedremo la nostra vecchia vita al nostro ritorno?
Ma soprattutto, la vorremmo ancora?». Nasce così Unlearning (disimparando), documentario proposto al pubblico veronese lo scorso 11 febbraio presso il Cinema Valpantena di Grezzana e in replica, nello stesso cinema, il prossimo 18 marzo, vissuto – è proprio il caso di dirlo! -, prodotto e girato da Lucio Basadonne, regista, Anna Pollio, insegnante, e Gaia, la loro figlia di 5 anni. Stanca di quello che sembra essere l’unico modello di vita possibile, questa famiglia genovese ha girato l’Italia per condividere un pezzo di vita con chi, invece, rifugge questo modello, creandone di nuovi. 6 mesi da nord a sud, con un budget di poche centinaia di euro e tre telecamere, tenute in mano di volta in volta dai diversi componenti della famiglia, attraverso ecovillaggi, comunità autosufficienti, famiglie “fuori” dalla scuola, dal consumismo,
dall’approccio scolastico, dai consueti stili di vita. Ad ogni tappa, nuovi amici per Gaia; nuovi approcci alla famiglia, al lavoro, all’insegnamento per i genitori. Per mantenersi, è stato sufficiente il buon vecchio baratto: di casa, competenze, oggetti e tempo. Ed ecco che ci si ritrova a zappare, lavare panni nel fiume, vendere zucchero filato, in cambio di vitto e alloggio, o ancora, a percorrere 5000 km in compagnia di sconosciuti che diventano improvvisamente compagni di viaggio, grazie al carpooling (sistema di condivisione di passaggi auto, ndr). «Ogni incontro – spiegano – è stato vissuto come una possibilità, lasciando a casa paranoie, retaggi culturali imposti, vivendo ogni occasione per crescere come famiglia, per capire davvero cosa conti in una squadra per definirsi tale». Come ama definirlo la famiglia Basadonne, Unlearning è un invito gentile alla disobbedienza, una proposta per tutte le famiglie stanche della propria vita ripetitiva, che si chiedono se un'altra vita sia possibile.
Lucio, Anna e la figlia Gaia
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Unlearning, il documentario prossimamente in replica al Cinema Valpantena di Grezzana
Unlearning, un inno alla Sharing Economy Lucio, Anna e Gaia hanno lavorato in fattorie sociali in cambio di vitto e alloggio (con woofing). Hanno scambiato case (con Airbnb e Homelink) e sono stati ospitati da 38 famiglie. Hanno percorso 5.821 chilometri in auto senza possederne una (con BlablaCar). Hanno raccolto denaro in crowfunding (con indiegogo) per la produzione del documentario. Hanno scambiato talenti (con
Timerepublik) e oggetti (con Reeose). Sono stati invitati a cena (con Gnammo) e hanno dormito gratuitamente sui divani (couchsurfing). Unlearning, infine, viene proiettato ovunque vi sia richiesta da parte del pubblico, al di fuori dei circuiti tradizionali, e attraverso Movieday, la prima piattaforma web italiana che permette a chiunque di organizzare proiezioni al cinema,
un mezzo per i registi italiani che, nonostante premi e riconoscimenti, non trovano una distribuzione. Un inno alla sharing economy, ma anche al ritorno ad un contatto vero, diretto, con l’altro, che può passare – perché no – anche da un appuntamento preso attraverso un “freddo” e “impersonale” sito internet! Per informazioni: www.unlearning.it
Cinema di Grezzana, una ventata di novità Un motivo in più per uscire la sera, ma anche un modo bello per valorizzare il paese. Questa solo una delle tante recensioni che affollano la pagina Facebook del noto cinema di Grezzana. La struttura, negli ultimi tempi, si è vestita di grandi novità. Un nuovo proiettore digitale 4 K, per cominciare. Poi viene il sistema audio di tutto rispetto, appena arrivato. Infine, linfa giovane anche tra le fila del comitato di ge-
stione che ha visto tra la cinquantina di volontari, anche l'arrivo di un team di ragazzi intraprendenti. Proprio da questi ultimi è nata l'idea di creare una collaborazione con Movieday, piattaforma digitale che permette a tutti gli spettatori di proporre un film (tra gli oltre mille in catalogo) che viene proiettato se il numero degli iscritti supera la soglia minima (circa trenta persone) entro una precisa data.
Una sorta di cineforum 2.0, insomma. Piuttosto apprezzato, bisogna riconoscerlo, viste le presenze della prima proiezione di Unlearning, lo scorso 11 febbraio. Numeri che i referenti del comitato confidano di replicare con la prossima proiezione in cartellone il 1 aprile: Sei Vie per Santiago. film, anche questa volta, “scelto” dagli spettatori. Cinema Teatro Valpantena - facebook Sito: parrocchiagrezzana.weebly.com
da così
(Vecchie chiavi)
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L'ESODO DI MIGLIAIA DI ITALIANI OLTRE SETTANT'ANNI FA
STORIE DI STORIA
FOIBE, QUEI PROFUGHI di
Giovanna Tondini
giovanna.tondini@verona-pantheon.com
«E
ravamo sfiniti e a pezzi per il lungo viaggio e ci sbarcarono come sacchi di cemento. Eravamo i primi venuti e la caserma ci accolse con un buio pesto che non si vedeva da qua a un passo in là. Erano le undici di sera ed entrammo in uno stanzino con delle brandine militari, ma non ci eravamo accorti che il pavimento era pieno di acqua. Io ero già febbricitante e mi addormentai con il cappotto per non prendere un accidente». Sì, sono le parole di un profugo. E no, non sono parole di oggi. Edda Salvador fu una profuga partita da Pola per Venezia nel febbraio 1947 sul piroscafo Toscana. Esule, migrante, comunque si voglia chiamare. Scappava dalla sua terra alla ricerca di un luogo
DIMENTICATI La tragedia della persecuzione, della morte nelle cavità carsiche oppure della fuga disperata verso un'Italia fredda e a tratti, ostile. Il 10 febbraio si è tenuta la giornata del ricordo di uno degli esodi più sofferti della nostra storia recente. Per non ripetere bisogna ricordare.
di pace, sicuro. Come lei, altri 300.000 italiani partivano con la stessa speranza. «Sul molo, tinelli, cucine, vecchie camere da letto stavano lì in attesa di un prossimo imbarco, al sole e alla pioggia», scrisse Carlo Sgorlon. Pola è una città in smobilitazione. La comunità italiana di Istria, Dalmazia e Fiume si spopola. Sono 109 i centri di raccolta sparpagliati in tutte le regioni italiane. Sono caserme dismesse, scuole, baraccopoli, dove i profughi vivono per periodi lunghi: cinque, sei, dieci anni in attesa di avere una casa e la prospettiva di un futuro. Nonostante i destini diversi, più o meno fortunati, nel tempo queste persone si integrano e di loro non si parla più. È il marzo del 2004 quando il Parlamento italiano istitu-
isce la giornata del ricordo dell’esodo, fissando la data il 10 febbraio, giorno in cui nel 1947 è stato firmato il trattato di pace che assegnava l’Istria e le isole quarnerine alla Jugoslavia. Sessant’anni per restituire dignità a chi ha vissuto la tragedia della persecuzione e di chi per essa ha lasciato la vita. Tanti anni per superare certe inutili etichette che liquidavano l’esodo come «la fuga di una minoranza nazionalista nostalgica del Ventennio», o le vittime delle foibe come «morti di destra». Un silenzio che ha cercato di nascondere una verità scomoda anzitutto per l’Italia: la condizione di paese sconfitto. Tutto ha inizio con il trattato di Rapallo del 1920. L’Italia acquisisce, oltre a Trento e Bolzano,
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STORIE DI STORIA
anche le terre orientali di Gorizia e Trieste, Istria e alcune zone della Dalmazia. Gli italiani rappresentano più di un terzo della popolazione, formata da sloveni e croati, che con l’ascesa del regime fascista vengono “snazionalizzati”: tutti dovevano diventare “buoni italiani”. Intanto nei Balcani si costituiva una monarchia, il Regno di Jugoslavia, comprendente le tre principali nazionalità: Serbia, Slovenia e Croazia. Dopo un anno dallo scoppio della seconda guerra mondiale, l’Italia insieme agli eserciti dell’Asse invade la Jugoslavia, acquisendo parte della Slovenia, la costa dalmata e la Croazia. La popolazione locale comincia a organizzarsi per resistere alla conquista italiana: nasce il Fronte di liberazione sloveno, sostenuto dalle jacquerie contadine. I partigiani del partito comunista guidato da Tito perseguitano e catturano non solo generali e soldati italiani, ma anche possidenti, impiegati comunali, carabinieri, operai, medici, … tutti considerati fascisti da eliminare. I corpi vengono gettati in grandi cavità carsiche, profonde decine e decine di metri, chiamate “foibe”. Mentre i più fortunati emigrano. Dall’8 settembre del 1943 il
confine nord-orientale diventa un’area di guerra. E il 25 aprile del 1945 non ne sancisce la fine. Il 1 maggio i partigiani di Tito conquistano Trieste e nei giorni successivi anche Gorizia, Monfalcone, Pola, Fiume e tutti i piccoli centri dell’Istria. La persecuzione degli italiani torna a infittirsi. Altri migliaia di cadaveri finiscono nelle foibe. Altri profughi lasciano la loro terra di origine. Il 12 giugno cessano finalmente le violenze. L’Italia
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perde i territori orientali. Fino al 1954 le rimane solo la zona A di Trieste. un epilogo negativo della guerra. Troppo scomodo ricordare gli italiani trucidati e quelli emigrati. Come considerarli, fascisti? E i loro assassini, comunisti, come giustificarli? Troppo complessa questa storia. Meglio lasciarla cadere nell’oblio. Ma fortunatamente «i fatti non cessano di esistere solo perché vengono ignorati» (A.L. Huxley).
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I PAESAGGI DEL CARSO NELLE PENNELLATE DEL PITTORE FANTONI
SCORCI
di
Miryam Scandola
miryam.scandola@verona-pantheon.com @miryamscandola
DOLCI FERITE COLORATE Si terrà da sabato 5 marzo fino a venerdì 18 presso la galleria La Meridiana di Verona, la mostra di Antonio “Tonci” Fantoni, artista goriziano poco conosciuto, ma non certo per ragioni di merito. Gli acquerelli esposti, fissati en plain air, sono spaccati di Gorizia e di Venezia ma anche del Carso, che potranno essere acquistati per finanziare progetti di missione nel mondo.
«A
veva le mani che parlavano», Suor Chiara Casasola della congregazione delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù, amica fraterna del pittore, lo confida con voce un poco commossa. Docente di Filosofia presso l'Istituto Seghetti, è da lei che è partita l’idea di (ri) conoscere il talento di Antonio Fantoni e dei suoi acquerelli. Un'ampia retrospettiva, quella coordinata dalla religiosa con la collaborazione del docente di Arte della scuola scaligera Lamberto Scolari, che si terrà dal 5 al 18 marzo presso la galleria La Meridiana di Verona per rendere omaggio ad uno dei maggiori acquarellisti italiani “post-impressionisti” del secolo scorso. Le opere dell'artista saranno eccezionalmente in vendita e il ricavato, grazie alla mediazione dell'Associazione di utilità sociale Eikon Onlus, andrà alle missioni delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù, impegnate in diversi contesti critici del mondo, dalla Repubblica Centrafricana fino all'India, passando per la vicina Albania. Ad esattamente trentuno anni dalla sua scomparsa, la città accoglie la delicata collezione di tele dell'artista goriziano, proprio tra quelle mura che, nel lontano 1942, lo stavano per consacrare al grande pubblico con la partecipazione al Premio Verona. Contemplando i suoi
Di chi parliamo Nato ad Almissa (Croazia) nel 1898, Tonci Fantoni fu un pittore acquarellista postimpressionista, considerato tra i maggiori della specialità nel panorama italiano del XX secolo. Impigliato in un lavoro che non aveva del tutto scelto, viaggiò tra Nord e Sud l’Italia, per ricoprire posizioni di responsabilità negli istituti bancari fino al suo ultimo impiego presso l’A.C.I. di Gorizia. Nonostante la carriera, non si è mai negato il tempo per la pittura. Partecipa alla Biennale di Venezia del 1948, un anno dopo la sua prima, grande personale nelle sale del castello di Gorizia; tra il 1943 e il 1956 partecipa a tre Quadriennali romane. Muore a Trieste nel 1983. Antonio Fantoni
paesaggi, gli occhi si perdono nelle atmosfere sospese delle terre irredente, profondamente sue (Antonio “Tonci” Fantoni era, infatti, di origine dalmata). Autodidatta, dal carattere schivo e lontano, per disposizione d'animo, alle logiche del mercato, il pittore riuscì comunque ad avere statura europea. Appena un anno prima della sua morte, nel 1982, arriverà il tardivo quanto opportuno riconoscimento con l’esposizione a Trieste assieme al veneziano Guido Guidi e allo sloveno Zoran Music. Quella di Tonci è una ricerca analitica che prende per mano l'impressionismo solo per superarne i tratti; fedele com'è a De Pisis, a Music, a Mirò. Una pittura che si sostanzia di “dol-
ci ferite colorate”. E, infatti, seguendo il suo tratto leggero, «la laguna si tinge di tracce verdi, rosse e turchesi dei palazzi sul canale che le onde dissolvono, proprio come accade tra le cavità delle doline carsiche», spiega con trasporto il professor Scolari. La sua poetica «non rappresenta la sensazione di impressionisti, né di nostalgici post-paesaggisti. Tonci non dimentica l’anima realistica e descrittiva della natura». Pennellate garbate, le sue, che giocano con l'acqua anche quando affrescano paesaggi di montagna, brulli e terrosi. Per svelarci, con la semplicità della forma, panorami interiori di segreta bellezza. eikononlus.wix.com/eikon www.galleriameridiana.com
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Questa pagina è stata realizzata grazie al contributo di Forgreen SpA per l'iniziativa "Adotta un giovane veronese", per maggiori informazioni www.verona-pantheon.com
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Concerti, mostre, conferenze, creatività, feste, workshop, sagre, di tutto di più. Enrico Quinto, tanti cm di statura, pochi anni e ancor meno parole. Conosciuto poco tempo fa, è immediatamente riuscito a far volare anche i salmoni. Orizzonti infiniti che allargano i polmoni e pochi, se non nulli, segni di cività: luoghi di pace o ambientazioni post belliche? Una domanda che sorge spontanea a cui non necessariamente dobbiamo dare una risposta. Fa riflettere, però! Per questo l’abbiamo scelto. Ci lascia con un interrogativo che è segno dei tempi, attuale come solo l’opera di un giovane creativo può essere. Non dare nulla per scontato: anche Leonardo di Caprio l’ha detto. Questo mese è stato lui a convincere noi e ForGreen, azienda del nostro territorio che certe tematiche le ha capite e fatte proprie già da tempo. I matrimoni possono avvenire anche così, sui valori della sostenibilità, dell’innovazione, della condivisione e della creatività. Saluti, baci e approfondimenti su: www.verona-pantheon.com, www.vimeo.com/salmonmagazine www.salmonmagazine.com
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LA HERBÀRIA un esempio (letterario) di amore per Molina
TERRITORIO TRA LE RIGHE
di
Alessandra Scolari
LA PROMOZIONE DEL TERRITORIO SI FA RACCONTO
Conoscere e amare il territorio, il bosco con tutti i suoi esseri viventi, le Cascate di Molina e promuovere un modo di vivere meno frenetico, più umano, più attento e accogliente è l’obiettivo di Barbare Polettini Coffani in questa sua terza opera letteraria La Herbària.
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l libro. La Herbària - che si legge tutto d’un fiato - propone una storia popolare, sottolineando la capacità creativa innata nella donna e il grande amore dell’autrice per la natura. Nel racconto ci sono dei passaggi struggenti. Tra questi, l’indimenticabile: «Ogni azione che si compie ha un peso e delle conseguenze». Già, ma nella vita frenetica di oggi, riusciamo a pensare prima di parlare e agire? Là dove c’è vuoto e confusione, cerchiamo di «trovare la relazione fra le cose, il filo conduttore che crea ponti»? Il racconto, a mio avviso, gira intorno a questi concetti. Protagonisti: il Battimarzo, Malvina (la vecchia che vive nel e per il bosco), Rosa la giovane che nel bosco trova se stessa e alla fine la famiglia. Il re delle capre.
La lezione. La saggia Malvina precisa «Bisogna imparare ad ascoltare», consapevole che si impara, solo dagli anni che passano con le loro lezioni. Tuttavia a Rosa raccomanda «Non fermarti mai a ciò che vedi. Devi ascoltare, sentire e sentirti. Tutto ha una voce e ciò che ha una voce ha un’anima, buona o cattiva che sia, non importa.» E ancora «Ascolta il silenzio del bosco, fatto dal canto degli uccelli, dal fruscio del vento tra le foglie e dal gorgoglio dell’acqua. Ascolta. Sempre. E solo dopo di essere certa di aver ascoltato, pesa le tue parole e parla a tua volta». L’inizio della raccomandazione ricorda Antoine de SaintExupéry nel Piccolo Principe, «L’essenziale è invisibile agli occhi». La trama. Rosa è una giovane,
con capelli neri, carnagione scura e alcuni problemi fisici, seconda di altre due sorelle bionde e belle. La famiglia e la comunità apprezzano Rosa lavoratrice, ma “è diversa”, quindi facile da esporre ai dileggi: la accusano perfino di comandare i temporali e di pensare «di essere un Dio». Solo Malvina la rassicura: «Tu sei tu. Tu sei diversa. Sei una creatura libera, libera davvero. È questa la libertà sai. Fare quello che si desidera, seguire se stessi fino al limite e il limite sono gli altri. Essere liberi ti garantisce la solitudine, stanne certa» poi precisa «È raro che ciò che è diverso venga accolto. Anziché cercare di conoscerlo e farne tesoro o integrarne la ricchezza, si scatena la paura, il rifiuto e l’allontanamento». Con Malvina, Rosa scopre “l’altro mondo”. Quello del bosco, della natura e della responsabilità. Ai Vegri prende la sua grande decisione. Malvina le insegna le funzioni mediche delle piante e la spinge a salvarsi, dal linciaggio di parenti e compaesani, rifugiandosi nell’intricata Valena. La giovane attraversa la radura di rosa canina, i cespugli di artemisia e tenaceto, trova gli alberi, il grande cedro e il vecchio faggio, contro il quale si addormenta, non prima di scoprire che quel terreno «soffice e profumato irradiava benessere».
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TERRITORIO TRA LE RIGHE
IL MARKETING TERRITORIALE È ANCHE FANTASY Sebbene il libro usi il linguaggio del genere fantasy, “La Herbaria” ha delle radici molto solide: quelle delle terre di Molina e della Valpolicella, in cui la storia è ambientata. Tutti i luoghi citati nel libro sono autentici e precisamente localizzati, esplorati ed indagati dall’autrice, Barbara Coffani, in prima persona. La storia narrata è non solo ambientata nel territorio, ma pensata e costruita dall’autrice esplorando il territorio, passeggiando tra i boschi e addentrandosi nelle zone più folte. Il libro per i suoi contenuti e valori ha ricevuto il Patrocinio del Comune di Fumane e di Legambiente Verona, in particolare per la valorizzazione del territorio e dell'ambiente dal punto di vista ecologico, naturalistico e della tradizione.
Risvegliatasi pensa che Malvina sia in pericolo e torna nella sua casa. La trova tramortita: c’è solo il tempo per il passaggio delle consegne. «E’ venuto il momento di onorare il tuo debito. Tu devi prendere il mio posto. Devi portare il mio fardello: non potrai negare aiuto a chi te lo chiederà, qualunque esso sia». Rosa poi ritornò a Valena e incontrò il «re delle capre»: un albero tramutato in ragazzo? Per alcuni anni vivono in una
piccola cavità, casa di lui. Qui Rosa impara a conoscere il bosco, i suoi esseri viventi e le loro leggi, il ritmo delle stagioni; scopre il cammino delle stelle e della luna, la sorgente dei Veraghi che finisce nella spettacolari cascate di Molina: si sente in pace. «Nella buona compagnia non ci sta la malinconia». Tornerà poi nella casa di Malvina ai Vegri a fare il suo lavoro. L’autrice. Barbara Polettini Coffani, insegnante e appassiona-
ta di antropologia, in questo romanzo lancia un importante messaggio: «siamo parte integrante del nostro habitat. Scopriamolo e rispettiamolo» parafrasando Il Piccolo Principe «addomestichiamolo». L’autrice presenterà questa suo libro anche a Grezzana, il 17 marzo, alle 20,45, in sala Bodenheim del Centro “E. Turri” (Via A. Segni 2). Ingresso libero. Il libro è in vendita nella nostra libreria online: www.veronaexpo.com
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per adulti
Charles Baxter Festa d'amore (Mattioli 1885)
Osterime #1 Osteria Barucchi 9 marzo, h 18.30
EDITORIA PER RAGAZZI
a cura di Alessandra Scolari
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l libro: Narra la storia di Rafe Khatchadorian, un ragazzino di prima media, introverso e impiccione, però dotato di un’intensa immaginazione. A scuola le lezioni sono appena cominciate e Raf decide di tenere un profilo basso: basta sopravvivere in questo nuovo universo. Questo non gli impedisce di sfuggire all’attenzione di Miller, il bullo della sua classe. Rafe segue il suo intuito e imperterrito, quando riceve il libretto di comportamento con le 112 regole da rispettare, decide di trasgredirle tutte. L’idea è geniale e merita un titolo: “operazione R.A.F.E.”, alias “Regole assurde finirete eliminate”. Iniziano così le sue avventure rocambolesche descritte ironicamente. Rafe si fida solo della mamma e di Leonardo, perché «Leo è un Pazzo con la P maiuscola, e pure un Fuori-di-testa con la F maiuscola, ma riesce a tenere i piedi per terra». D’altronde ci vogliono gli alleati… Molto pertinenti anche le illustrazioni.
TITOLO: Scuola media. Gli anni peggiori della mia vita. AUTORI: James Patterson, Chris Tebbetts TRADUZIONE E ILLUSTRATRICE Pietro Formenton Laura Park EDIZIONI Salani Ragazzi - 2013 PREZZO: €12,00- PAGINE: 284 ETÀ DI LETTURA: da 11 anni
a cura di Mattia Zuanni
Paul Celan Di soglia in soglia (Einaudi)
evento
I consigli della Redazione
L’AUTORE: James Patterson è un autore di thriller tra i più conosciuti al mondo. È entrato nel mondo degli adolescenti con il libro Scuola media: gli anni peggiori della mia vita, dopo aver pensato che tutti abbiamo frequentato la scuola media. Un periodo della vita che cambia ciascuno di noi: ci stacchiamo dalla famiglia e cominciamo ad entrare nel mondo dei grandi. Questa distanza tra i due mondi (ADO-Adulti) può generare problemi, difficili da cogliere in famiglia e a scuola. Così le aspettative e le speranze di un undicenne (ragazzino/ragazzina), spesso si frantumano. Gli autori entrati in queste tematiche stanno realizzando una serie di libri destinati ai più giovani. CURIOSITÀ: Questa serie con protagonista Rafe, in America sta diventando una saga per gli adolescenti e anche in Italia, seppur arrivata di recente, sta ai vertici dei libri di narrativa per ragazzi. Il lettore (giovane e adulto) entra in empatia con il protagonista Rafe, scoprendo la sua trasgressività e apprezzando il cuore d’oro, l’animo buono e la sua intelligenza. Il suo maggior pregio? Conoscere la differenza tra giusto e sbagliato.
BOX OFFICE
IL FILM:
Temendo le azioni di un supereroe che è quasi un dio e che è rimasto troppo a lungo incontrollato, il formidabile vigilante di Gotham City affronta il salvatore di Metropolis, mentre il mondo cerca di capire di quale tipo di eroe abbia realmente bisogno. E mentre Batman e Superman sono in guerra l'uno contro l'altro, una nuova minaccia emerge rapidamente, mettendo tutta l'umanità nel pericolo più grave mai conosciuto. CURIOSITÀ: La data di uscita del film doveva essere il 17 luglio 2015; nel gennaio 2014 la prima fu posticipata al 6 maggio 2016. In seguito si è deciso di anticipare a marzo di quest’anno per evitare il “sovraffollamento” dato dall’uscita, a maggio 2016, di “Captain America: Civil War”.
TITOLO: Batman v Superman Dawn of Justice GENERE: Avventura, Fantascienza REGIA: Zack Snyder ATTORI: Ben Affleck, Herny Cavill, Amy Adams, Jesse Eisenberg USCITA (Italia): 23 marzo 2016
fotografa il codice QR per vedere il trailer
CLASSICI DA NON PERDERE Titolo: L’alba dei morti viventi Genere: Horror Durata: 101 minuti Regia: Zack Snyder Attori: Jake Weber, Sarah Polley, Ving Rhames, Mekhi Phifer La popolazione mondiale è stata colpita da un flagello misterioso e letale ed un esercito di zombie ha preso il sopravvento. Spinti da un’insaziabile fame di carne umana, i cadaveri si aggirano minacciosi, pronti ad avventarsi sui pochi sopravvissuti. Un piccolo gruppo di persone scampate alla morte si rifugia in un centro commerciale abbandonato fuori città che si trasforma in una fortezza da cui, unendo le loro forze, cercano di restare vivi, e soprattutto umani.
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SCAFFALI Il venticinquesimo della storica libreria Gulliver
UN VIAGGIO NA SCE PRIMA , DU RANT E E DOPO di
Miryam Scandola
Un quarto di secolo portato benissimo che la libreria di via Stella festeggerà il 15 marzo presso la Sala Africa, in una suggestiva serata evento. Noi, nell'attesa, ci siamo fatti raccontare da Luigi Licci, che ne è l'appassionato libraio, come si viaggia sfogliando un libro.
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li piace sostare un poco, tra un cliente e un altro, davanti agli scaffali che trattengono il meglio della letteratura di viaggio. «La mia preferita – rivela - perché un viaggio nasce prima, durante e dopo». E perché, aggiungiamo noi, ci sono pagine che fanno camminare senza la fatica del bagaglio. Luigi Licci, romano ma veronese «per seguire l'amore», dal 2007, con appassionata cura coltiva e dirige Gulliver Travel Books. Fondata nel 1991 da Giorgio Chiavegato, è una delle librerie di viaggio più fornite della penisola, interamente e rigorosamente dedicata al tema dell'andare. Guide, carte, planisferi, libri fotografici, mappamondi e tanta letteratura di viaggio si litigano il posto negli scaffali dell'ambiente che «come la tolda di una nave» è dominato dal legno di un piccolo soppalco. Suona quasi riduttivo chiamarla libreria, visti i numerosi eventi, corsi e incontri che negli anni hanno fatto da corollario all'attività. Forse, è più una "terra giusta", per rubare le parole che le ha dedicato il giornalista e fotografo Andrea Semplici. I viaggi, a volte, si fanno anche all'indietro, e così si tenterà martedì 15 marzo alle ore 20 presso la Sala Africa di Fondazione Nigrizia, ripercorrendo la storia del negozio di libri, nato in Vicolo Stella e poi traslocato, nel 1994, in via Stella 16b dove è oggi punto di riferimento per i viaggiatori, nonché, come recita un'altra felice intuizione di Semplici, "luo-
Luigi Licci in uno scatto del fotografo Andrea Semplici
go di resistenza inconsapevole". Proprio il giornalista insieme al viaggiatore Eddy Cattaneo, durante la serata, inserirà i suoi pensieri tra le note del flauto traverso di Fabio Brugnoli e le armonie dell'arpa di Michela Anselmi. Ma tanti e altri sono i nomi che hanno incrociato Gulliver e il suo gentile libraio; da Angela Terzani fino a Pino Cacucci, passando per Bernard Ollivier e Claudio Giunta. I messaggi di affetto di chi ha amato e conosciuto la libreria, faranno da soste lungo l'itinerario musicale che, con una precisa selezione di brani "etnici", porterà il pubblico in paesi e sonorità lontane.
Un modo anche per rivivere le gioie discrete e i modesti dolori della libreria. «Nelle parole piccola e indipendente si esaurisce tutto», a partire da quell'equilibrio costante tra fatica e passione che permette di arrivare al traguardo dei venticinque anni di attività con il respiro lento di chi del tragitto si è assaporato ogni attimo. «Gran parte di questi libri io li amo». Con questa confessione, Luigi ci costringe a quel piccolo sacrilegio che è domandare a un libraio l'autore preferito. «Kapuscinski», lo dice così, con il piglio sincero, prima che dell'uomo del mestiere, del lettore innamorato.
Safari Urbano, tra cambi e scambi di sguardo Cercare qualcosa di nascosto nei luoghi diventati banali agli occhi. Questa l'originale sfida di “Safari urbano”, divertissement itinerante a squadre organizzato da Gulliver Travel books. Grazie agli stimoli della psicogeografia, i partecipanti saranno invitati a reinventarsi lo spazio urbano in modo leggero e divertente. Il format, creato da Valeria Biasi, guida turistica di lungo corso, viene attualmente proposto con successo come attività di team building per gruppi di management aziendale ed è stato realizzato in città come Vero-
na, Firenze, Venezia, oltre che in molti parchi e ville d’epoca. Il Safari inizierà e terminerà nel cortile accanto alla libreria ed avrà luogo con qualsiasi condizione atmosferica. Il costo è di € 12 ridotti a € 10 per iscritti Gulliver, CAI C. Battisti e Fiab; i bambini sono gratis sotto i 12 anni. Le iscrizioni per l'appuntamento del 19 marzo sono esaurite, ma rimangono aperte quelle per il mese di aprile. Per informazioni: www.gullivertravelbooks.it
IL GIOCO DI SQUADRA CHE UNISCE IL BASKET ALL'INTEGRAZIONE
SPORT
di
Emanuele Pezzo
emanuele.pezzo@verona-pantheon.com @Manupegaso
COME TI SCARDINO LA DISTINZIONE: ECCO IL BASKIN La disciplina sportiva nata a Cremona nel 2003 si propone di abbattere la divisione tra sport per atleti normodotati e sport per atleti diversamente abili. Durante una partita tutti gli atleti possono dare equamente il proprio contributo alla vittoria della squadra.
F
inora ci hanno insegnato che esistono discipline olimpiche e paralimpiche. Le prime sono attività ludicoagonistiche in cui gli atleti posseggono le capacità fisiche e mentali necessarie per partecipare. Possono così lanciarsi in una sfida, talvolta ossessiva e controversa, per stabilire chi sia il migliore. Sul secondo caso invece fa ombra un perenne ed enorme asterisco: spesso a emergere sono infatti le mancanze, poiché a praticare sono atleti disabili. Se in un primo momento la distinzione appare come intelligente e quindi doverosa, dopo un'attenta riflessione ci si pone una domanda: ma sport significa veramente separazione? Il baskin dà una risposta alla questione, scardinando la normale suddivisione tra atleta normodotato e tutto ciò che non lo è. Il nome stesso esplica origine e proposito, fusione tra le parole "basket" e "integrante": prende ispirazione dalla nota pallacanestro, ma soprattutto vuole mettere in campo contemporaneamente diverse abilità motorie, diventando qualcosa di originale. Inventato nel 2003 dall'ingegnere Antonio Bodini e dal docente di scienze motorie Fausto Cappellini, attuali presidente e vicepresidente
dell'Associazione Baskin, questo sport è partito dalla provincia di Cremona e si sta diffondendo, contando squadre in undici regioni italiane. Nel baskin possono giocare assieme atleti in carrozzina e giocatori professionisti, sportivi avvicinatisi da poco alla disciplina e atleti con corsa poco fluida. Ad ogni giocatore viene attribuito un ruolo in base alle proprie competenze motorie. Sul campo da basket sono poste anche due aree laterali, con un canestro alto ed uno basso, esclusive per i giocatori con ridottis-
sime capacità deambulanti e ugualmente determinanti per il risultato finale. Attaccando e difendendo su due fronti, le partite vengono così ad essere estremamente imprevedibili, dinamiche e tattiche. Il baskin vive di integrazione: esiste solo se vi prende parte un ampio spettro di abilità differenti. La squadra è un amalgama in cui tutti concorrono alla vittoria, mentre ognuno migliora sé stesso sotto il punto di vista umano. Il che, probabilmente, è il vero scopo di un'attività sportiva.
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SPORT
L'ASD Ghostbaskin Verona A Bussolengo si allena la squadra dei Ghostbaskin, il cui nome gioca tra lo sport praticato e l'assonanza con i famosi acchiappafantasmi del cinema. I Ghostbaskin partecipano al campionato senior della sezione territoriale del Veneto. Il torneo è composto da cinque squadre, i cui responsabili formano il comitato territoriale: assieme ai
veronesi partecipano le compagini vicentine Karibu Baskin di Montecchio Maggiore, Sei Cesti di Nove, Baskin Bears di Isola Vicentina e PSG Concordia Basket di Schio. Nata nel marzo 2015 da sette soci fondatori, l'associazione sportiva veronese conta 25 atleti provenienti dalla città e dalla provincia. A presiederla è Simone Gironi, ex giocatore professionista con alle
spalle un campionato di A1, molte stagioni tra B1 e B2 e pure la presenza all'Europeo Under 22 del 1996 con la maglia dell'Italia, a fianco di giocatori come Gianluca Basile, Giacomo Galanda, Denis Marconato e Matteo Soragna. Per giocare a Verona: Inviare una e-mail tramite il form alla pagina ghostbaskinverona.it/ contatti
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DISCIPLINE Frisbee, mountain bike e chi ne ha più ne metta
LO SPO RT CHE N ON TI A SPETT I Dalla scatto che accompagna il lancio del frisbee alla bella fatica che sta dietro ad una salita. Abbiamo scovato per voi due piccole chicche in fatto di discipline sportive, che hanno in comune solo, si fa per dire, la grande passione dei loro iscritti. di Emanuele Pezzo
ULTIMATE, OGNI GIOCATORE È ARBITRO È possibile uno sport dove l'assenza dell'arbitro sia prevista dal regolamento, tanto per le amichevoli quanto per la finale dei campionati mondiali? Verso la fine degli anni Sessanta, Joel Silver della Columbia High School del New Jersey rielabora con alcuni amici le regole di un gioco con il frisbee. Nasce così l'ultimate, uno sport spettacolare e senza contatto fisico che negli anni a venire sbarca in Italia. Due squadre da sette giocatori, uomini e donne,
si fronteggiano su un campo da 100 x 37 m. Lo scopo è far arrivare il disco ad un proprio compagno nell'area di meta. Piccolo inghippo: chi porta il frisbee può muoversi solo con piede perno. Manca l'arbitro, appunto: tutti i giocatori devono conoscere il regolamento, per dirimere le questioni di gioco con la più alta imparzialità e in poco tempo. Negli ultimi anni l'ultimate, regolamentato dalla FIFD (Federazione Italiana Flying Disc),
si sta diffondendo a macchia d'olio, tanto che il format dei campionati nazionali è stato ampliato da due a quattro divisioni. L'ultimate si gioca anche nella nostra città con i Discover, squadra del CUS Verona che si allena principalmente nei campi da rugby di Parona. Contatti squadra Discover CUS Verona discover.cusverona@gmail.com ultimateverona.blogspot.it pagina Facebook della squadra
MOUNTAIN BIKE, UNA PASSIONE PER I PICCOLI CICLISTI ANCHE DELLA VALPANTENA Da gennaio anche i giovanissimi amanti della mountain bike possono allenarsi in Lessinia. A Rosaro, frazione di Grezzana, il 31 gennaio è stato inaugurato un circuito stabile per la bici da "fuori strada". Tutto è nato dalla passione di alcuni genitori della Valpantena, assieme alla competenza dell'associazione sportiva Bruno Gaiga C.A.M.P.I. Il circuito, che sfrutta i campi adiacenti alla parrocchia, è stato predisposto con l'assenso del parroco don Ottavio Bir-
tele e grazie al lavoro del Gruppo Alpini. A spiegare l'idea originaria è Manuel Ruzzante, presidente del comitato di frazione: «Pur avendo spazi infiniti per girare in mountain bike, per i ragazzini è faticoso avventurarsi nei prati e nei boschi. Abbiamo pensato di allestire un posto sicuro dove allenarsi, un luogo dove non ci siano problemi di traffico e un allenatore possa controllare a vista tutti gli atleti mentre corrono».
Il prossimo 11 giugno il tracciato avrà un secondo battesimo: su di esso si svolgerà infatti una delle gare del circuito provinciale di mountain bike, cui prenderanno parte un centinaio di mini corridori tra i 6 e i 12 anni. Contatti per l'utilizzo del circuito: Manuel Ruzzante cell. 366 5345556 Claudio Avanzi (resposabile Gaiga) cell. 347 8112355
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ascia la Valpolicella, ma non perde il suo stile. Per la sesta edizione, Valpolicella Vive Vintage si sposta a Peschiera del Garda, presso la Caserma dell’Artiglieria di Porta Verona, e diventa “Vivi Vintage”: due giorni, il 19 e 20 marzo, interamente dedicati allo stile retrò degli anni ’50, ’60 e ’70. Un’occasione, patrocinata dal Comune di Peschiera del Garda, per perdersi tra il fascino di abiti, accessori, vinili, giornali, quadri e illustrazioni d’epoca, e toccare con mano – e acquistare! - un mondo di oggetti provenienti da un passato sempre più vivo e amato, anche dalle generazioni più giovani. Nel corso dell’evento, che sarà inaugurato venerdì 18 marzo, alle 21.00, con la serata-evento Twist and Shout,
sarà possibile partecipare a workshop dedicati ai balli in voga negli anni ’50 e ’60, dal boogie al twist, ammirare auto e moto d’epoca, assistere a spettacoli di hula-hoop, ma anche farsi ritrarre da un fotografo dopo essere passati tra le mani di stylist esperte. Le amanti dello stile vintage potranno inoltre mettersi alla prova con il concorso “Vintage got talent”, in cui saranno premiati i migliori outfit femminili d’epoca. Nella serata di sabato, It Sucks Rock’n’Roll Party, in collaborazione con Emporio Malkovich, mentre domenica, dopo l’Aperitivintage, il party di chiusura si sposterà presso il Pappafico, a pochi metri dalla sede della manifestazione. Per info: www.vivivintage.it.
P remio Vero n a G i ova n i a lla R o n da d e l l a C a r ità - V E R ON A
È
stato assegnato alla Ronda della Carità il Premio Verona Giovani 2016. Il riconoscimento, assieme a un assegno di 5mila Euro, è stato conferito da Daniele Maccari, Presidente del Gruppo Giovani di Apindustria Verona, lo scorso 25 febbraio presso la Sala Convegni della Banca Popolare di Verona di Piazza Nogara. «Come giovani imprenditori veronesi che credono nelle proprie imprese, abbiamo fiducia in queste eccezionali realtà che condividono il nostro stesso desiderio di tutelare e far crescere la Verona del domani e del futuro» ha affermato il presidente di Apigiovani. La Ronda della Carità, che quest’anno festeggia il ventennale, è stata costituita nel febbraio 1995 per iniziativa di un gruppo di amici. Da allora, ogni notte, assiste, sostiene e soccorre gli emarginati e i senzatetto della città di Verona. I volontari sono circa 180 e contribuiscono a distribuire
sul territorio circa 54.000 pasti all’anno, impegnandosi anche ad offrire assistenza notturna e sostegno emotivo alle persone in difficoltà. «Tante persone vogliono toccare con mano ciò che facciamo. Noi stiamo guardando più in là e ragioniamo sulle vite delle persone che incontriamo, che purtroppo sono sempre più spesso italiani e veronesi. Le storie più belle sono quelle di chi, dopo essere stato assistito dalla nostra Associazione, torna ad aiutarci come volontario» ha dichiarato Marco Tezza, Presidente della Ronda della Carità. «Senza le imprese la Ronda non esisterebbe, perché è grazie ad esse che possiamo fornire pasti e beni di prima necessità ai più poveri. Al momento stiamo lavorando per la
S agra del B r o c o lo, m us i c a e ta n t o ( bu on ) c ibo - N ovag l ie
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rriva alla sua 82esima edizione, la festa di paese tra le più amate della Valpantena. L'appuntamento da segnarsi è per il 18, 19, 20 marzo a Novaglie. Si parte con la musica di Luca Olivieri il venerdì, si prosegue sabato sera con la musica dei Half Quartet Trio che passerà poi la palla a dj Matthia. Chiude, domenica sera,
lo spettacolo di musica e cabaret con Jashgawronsky Brothers. Le tre giornate, come da tradizione, saranno arricchite dalla presenza di stand gastronomici con un ingrediente immancabile, e non serve neanche dire quale. Per info: La pagina Facebook è “Sagra del Brocolo”
creazione di un nuovo dormitorio e per l’ampliamento della nostra Asede, ormai insufficiente: l’aiuto degli imprenditori è per noi molto prezioso».
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Il 6 ° L es s inia S po r t da l '1 e 2 A pr i le a i n a st r i d i pa r t e n z a - BOSC O C H IE SA N U OVA
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ornano le autostoriche da rally a Bosco Chiesanuova per il 6° LessiniaSport, manifestazione di regolarità sport organizzata dal Rally Club Valpantena in programma i prossimi 1 e 2 aprile. Dopo il crescente entusiasmo e la partecipazione registrata nelle precedenti edizioni, quest'anno lo staff RCV ha disegnato un percorso in parte inedito per un totale di 195km di gara con 53km di prove cronometrate. Sono proprio le prove la novità più interessante. Oltre ai tratti cronometrati di “Bosco Chiesanuova” e “Velo Veronese” identiche all'edizione 2015, si aggiungono due prove nuove che si disputeranno intorno all'abitato di Corbiolo. La prima, “Anghetal”, scatta poco sotto Bosco Chiesanuova e dopo un primo tratto in salita, scende verso Corbiolo, dove termina dopo aver attraversato Loc. Anghetal. L'altra, “Costa”, scatta invece sotto a Corbiolo e dopo una prima parte di discesa sale
verso C.da Italiani e C.da Girlandi terminando in C.da Cline. Confermato il riordino alla Cantina Valpantena di Quinto, mentre si aggiungono due soste all'Hotel Piccola Mantova (Bosco CN) e al bellissimo Rifugio Bocca di Selva, a 1550mt di quota immerso nel Parco Naturale della Lessinia. Partenza da Bosco Chiesanuova nella serata di venerdì 1 aprile, ore 21:31, con una passerella per le vie del centro prima del riordino notturno nell'area dell'isola ecologia. Sabato 2 le prove cronometrate, nove
in totale. “Bosco Chiesanuova” sarà ripetuta per tre volte, le altre per due. Arrivo a Bosco, in P.zza della Chiesa alle ore 18:31 di sabato. Tutte le altre info su: www.rallyclubvalpantena.it
P remio del la fr at e r n i tà C h i a r a Lubic h , in sie m e p e r u n a c u lt u r a d i pac e - V E R ON A
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unedì 14 marzo 2016 ore 20.30 presso l'Auditorium di Palazzo Gran Guardia il Movimento dei Focolari promuove un evento, aperto alla cittadinanza veronese, con l'obiettivo di dare un contributo per promuovere una cultura di pace alla luce del Carisma dell'unità del Movimento fondato da Chiara Lubich, di cui il 14 marzo ricorre l'anniversario della sua dipartita. Durante l'incontro verrà assegnato il Premio fraternità Chiara Lubich –Per una cultura di pace- alla prof.ssa Marianita Montresor, presidente nazionale del SAE. Premio che viene
insignito a chi si distingue nel gettare ponti di fraternità e di pace nei vari ambiti del vivere civile, culturale, ecumenico e interreligioso. Alla serata interverranno la prof.ssa Shahrzad Houshmand iraniana, teologa musulmana, docente presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma e componente del Consiglio per le relazioni con l'Islam in Italia; e il prof. Giuseppe Milan, docente di pedagogia interculturale e sociale dell'Università di Padova. A condurre l'evento la dott.ssa Aurora Nicosia, giornalista della rivista internazionale“Città Nuova”.
Il canone TV nella bolletta elettrica? Parliamone - STALLAVENA
A
partire dal mese di luglio 2016 l'imposta per la detenzione dell'apparecchio televisivo dovrà essere pagata nel medesimo bollettino della corrente. «Si presume quindi che chi paga la bolletta elettrica (praticamente tutti gli italiani) sia in possesso di una televisione e che debba dunque pagare il canone Rai», riferiscono con perplessità i referenti di “Terra di Mezzo”. L'associazione di promozione sociale da anni impegnata nella difesa dei diritti dei cittadini si è resa promotrice di un incontro informativo relativo alle ultime manovre del governo in materia di
canone Rai, proprio per fare chiarezza sul contestato provvedimento. L'appuntamento, che si terrà venerdì 22 marzo alle ore 20 presso la Locanda Anita di via Chiesuola a Stallavena di Grezzana, entrerà nel merito della Legge di Stabilità 2016. La manovra di Palazzo Chigi «è stata studiata per imporre il pagamento di quella che, ad oggi, ancora non è dato comprendere sia un abbonamento, una tassa sul possesso oppure una prestazione tributaria». L'associazione in collaborazione con “Consumatori Italiani Uniti”, per mezzo dei propri uffici legali, ha intenzione di
prendere posizione e di lottare per impedire quella che, secondo la realtà associativa, è una ingiusta imposizione da parte dello Stato sulle tasche già provate dalla crisi dei cittadini. Per info: Terra di Mezzo. Tel: 3420082954 e-mail a terradimezzo96@gmail.com
INGREDIENTI (per 4-6 crostatine) (per la frolla - tortiera diametro 24cm)
(per la crema)
300gr di farina semintegrale 150gr di farina di riso 6gr di lievito per dolci 100gr di zucchero a velo 100gr di olio di girasole 100gr di acqua un pizzico di sale 1 mela
500ml di latte 40gr di fecola 60gr di zucchero buccia di limone
IN CUCINA CON
TORTINE PASQUALI
CON MELE E CREMA PASTICCERA
NICOLE ZUPPA DI
FINOCCHIO, BELGA, CAVOLO E CAVOLETTI
2 fin oc ch i 2 ce sp i di sa in lata be lg a 1 ci po ll a lo ve rd e vo ca 1 10 ca vo le tt i
(PE R 4 PER SON E)
...pia cciono sempre a tutti! Preparate la crema mescolando fecola, zucchero e buccia di limone grattugiata. Aggiungete il latte, sbattete con una frusta e mettete il pentolino sul fuoco. Continuate a mescolare fino a che addensa. Tagliate le mele a fette sottili, cuocetele al vapore o al microonde. Preparate la frolla mescolando farine, lievito, sale e zucchero. Aggiungete olio e acqua poi impastate. Stendete la pasta e ritagliate 6-8 dischi. Foderate 3-4 stampini, farcite con mele e crema poi chiudete con i dischi avanzati. Infornate a 180 gradi per 40 minuti.
L'ultima vellutata invernal e... Tagliate cavolo e cavoletti a pezzetti. Fateli cuocere per 7 minuti in tre dita d'acqua bollente poi teneteli da parte. Nella loro acqua di cottura fate cuocere finocchio, belga e cipolla tagliati a tocchetti. Quando sono morbidi insaporite con del sale grosso e frullate. Servite la zuppa nei piatti con un filo d'olio, una spolverata di pepe, cavoli, cavoletti interi e qualche cubetto di pane integrale.
Nicole Scevaroli
Le Ricette dal Mondo di
NICOLE
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nicole.scevaroli@verona-pantheon.com
Il Roadshow di “L e Ricette Dal Mondo di Nicol e” i prossimi gustosi appuntamenti Lunedì 14 marzo ore 20, presso lo Sporting Club Verona, Via Corsini, 5. La presentazione del libro sarà accompagnata da cena e laboratorio di cucina Per prenotarsi: 3407730549
Martedì 22 marzo ore 21, presso la sala civica del Centro Culturale di Piazza Umberto I, San Giovanni Lupatoto. Il libro sarà presentato durante l'incontro "Cosa e perché mangiamo per una diversa cultura del cibo".
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BELLEZZA AL NATURALE Scrub al caffè anticellulite La primavera alle porte vi fa già pensare con terrore alla prova costume? Siete stufe di spendere un patrimonio in costose creme che promettono di annientare la cellulite? Lo scrub al caffè per cosce e glutei è un alleato efficace ed economico per combattere questo diffuso inestetismo: usandolo con costanza da qui all’estate potrete sfoggiare gambe lisce e sode. E il vostro portafogli vi ringrazierà, dal momento che per la versione semplice avrete tutti gli ingredienti (o quasi) nella vostra dispensa.
Ingredienti facoltativi
INGREDIENTI • Caffè macinato • Sale fino • Olio di mandorle dolci
• Olio di arnica (sostituisce l’olio di mandorle) • Olio essenziale di cipresso
Procedimento Unire tre cucchiai di sale fino e due cucchiai di caffè. Mescolare bene e aggiungere olio di mandorle dolci quanto basta per creare un composto cremoso ma non troppo liquido. Per una ricetta più completa e più efficace è possibile sostituire l’olio di mandorle dolci con l’olio di arnica e, infine, aggiungere quattro gocce di olio essenziale di cipresso.
Modalità d’uso Applicate il composto esfoliante con movimenti circolari sulla pelle umida di cosce e glutei, massaggiate e lasciate in posa per 5-10 minuti, infine risciacquate. Per un maggiore effetto di attivazione della circolazione si consiglia di fare l’ultimo risciacquo con acqua fredda. Per risultati visibili è necessario utilizzare lo scrub almeno una volta alla settimana per un paio di mesi: la caffeina, elemento presente anche in molte creme anticellulite, con le sue proprietà stimolanti è capace di stimolare il flusso sanguigno e di agevolare una più veloce combustione del grasso nelle zone dove viene applicata. La nostra versione dello scrub più complessa, con olio di arnica e olio essenziale di cipresso, è ancora più potente: entrambi gli olii, infatti, hanno la proprietà di riattivare la circolazione locale.
Conservazione Questo scrub non è adatto ad essere conservato per lunghi periodi: è preferibile preparare sul momento la quantità necessaria per un utilizzo.