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MAGAZINE DI VERONA
Editoriale U C’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti.
Henry Ford
L’industria 4.0 è democratica: la rete, la tecnologia, i nuovi strumenti digitali sono alla portata di tutti, non solo di un’elite di soggetti
na nuova cultura d’impresa figlia della cosiddetta quarta rivoluzione industriale, quella delle macchine intelligenti, interconnesse e collegate a internet. Si potrebbe sintetizzare così il concetto ampio e articolato di “Industria 4.0”, un neologismo che sta entrando molto rapidamente nel nostro vocabolario e che, finalmente, dopo anni di blackout, ci proietta con la mente e con lo sguardo in uno scenario prossimo di ripresa morale ancor prima che economica. L’utilizzo e l’analisi dei dati, la potenza di calcolo, la connettività, l’internet delle cose (IOT) l’interazione sempre più stretta tra uomo e macchina per mezzo delle interfacce “touch”, la realtà aumentata, la manifattura additiva, la stampa 3D sono solo alcuni dei paradigmi innovativi che stanno investendo da qualche tempo il nostro sistema produttivo e le nostre aziende. E di questo dovremmo esserne estremamente felici. Per diversi motivi. Partirei da quello più semplice: l’Industria 4.0 è democratica, nel senso che la rete, la tecnologia, i nuovi strumenti digitali sono alla portata di tutti, non solo di un’elite di soggetti; pensiamo, ad esempio, ai giovani che negli ultimi anni hanno avviato start up o attività di successo. Spesso si trattava di ragazzi senza grossi capitali alle spalle, ma con ottime idee vincenti supportate magari in un secondo momento anche da un impianto economico messo a disposizione da terzi; oppure di persone, piccoli imprenditori o artigiani, che hanno introdotto novità tecnologiche nel proprio lavoro beneficiandone in termini di efficienza. L’industria 4.0, quindi, come contesto ideale per lo sviluppo della creatività e
matteo.scolari@giornalepantheon.it
di Matteo Scolari @ScolariMatteo
di soluzioni migliorative e sostenibili. Secondo aspetto: ci troviamo di fronte a una grossa possibilità di riscatto per il settore manifatturiero italiano, trascurato negli ultimi anni nonostante abbia rappresentato (e lo sia ancora) un’asse portante della nostra economia. Le PMI e le grandi aziende produttive, con le nuove tecnologie hanno finalmente un’occasione irrinunciabile per aggiornarsi e tornare ad essere competitive all’interno di un mercato globalizzato in cui vengono richieste, sempre di più, maggiore flessibilità, maggiore velocità di esecuzione, maggiore produttività e maggiore qualità. Terzo: si torna a parlare dopo anni di Piano industriale per il Paese e di investimenti nel settore. Condizioni indispensabili per valorizzare le eccellenze italiane e la grande capacità, tutta nostra e innata, di eccellere in diversi ambiti. Quarto: non è vero che le macchine sostituiranno le persone, semplicemente nasceranno professionalità che oggi non esistono e posti di lavoro che oggi non riusciamo nemmeno ad immaginare. Ci sarà un cambiamento che, se contenuto in tempi brevi, porterà a saldo positivo la differenza fra posti lasciati e posti acquisiti. Quinto: siamo entrati in un contesto di correlazione e di scambio a 360 gradi tra mondo dell’impresa, mondo della ricerca e sviluppo e mondo giovanile; un dialogo a tre sempre più stretto e proficuo dal punto di vista dei risultati. Sesto e ultimo aspetto, quello legato alla speranza di cui accennavo all’inizio: con l’industria 4.0, e in senso lato con le nuove opportunità offerte da questo scenario di innovazione, abbiamo l’occasione di tornare a sognare un futuro migliore anche per le generazioni che stanno arrivando. Un augurio di Buon Natale.
Registrazione Tribunale di Verona n.1792 del 5/4/2008 - Numero chiuso in redazione il 02/12/2016
INDICE 6 14 16 18 20 22 24 28 30 36 40 48 52
PRIMO PIAN0 La r i vo luz i o n e è g ià qu i Industria 4.0 & dintorni IN ROSA la m o da v e s t e i s o g n i GIOVANI Da i b a n c h i d i s c uo l a a l R it z SALUTE I l vac c i n o a n t i - H PV SGUARDI La C o s ta d 'Avo r i o d i L in o P of f e LINEAMENTI Un d o t t o r e s pe c ia l e SCORCI H a i ku, i v e r s i c h e n o n f in isc on o TENDENZE G li i n v e s t i gat o r i ( v e r on e si) d e l pa r a n or m a l e FOTOGRAFIA I l b o s c o m ag i c o d i St e fa n o Sig n or in i SPORT L'a m a zz o n e d e lle d ue r u ot e TERRITORIO Fe s s ur e d i pr e i st or ia LETTERATURA Pr e m i o S a lga r i, c om ' è a n dA ta PERSONAGGIO A t u pe r t u c on il r a p p e r Z a m pa
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LIBRO DEL MESE - BOX OFFICE
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pantheon Underground
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Brevi da Verona
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Bellezza al Naturale
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IN CUCINA CON NICOLE
P ERDIT I C ON NO I T RA G L I ALBERI M ONU MEN TALI DEL TERRIT O RIO DA PA G 3 2
Inse gu i i nos t r i a e r op l an i d i c ar ta e sc o p r i su w w w. v erona-pantheon.c om i c ontenu ti mu lti m edi al i c he abbi amo p reparat o per t e Er r o r i da seg n al are? redaz i one@g i ornal epantheon. i t Direttore responsabile
M at t e o S c o l a r i
D I R E Z I O N E E D I T O R I A L E M i r ya m S c a n d o l a
Redazione e Collaboratori
R e d a z i o n e M at t e o S c o l a r i , M i r ya m S c a n d o l a F l av i o B r u t t i , C h i a r a B o n i , M A R C O M E N I N I H a n n o c o l l a b o r at o a l n u m e r o d i d i c e m b r e 2 0 1 6 - g e n n a i o 2 0 1 7 a d i c o n s u m , M at t e o B e l l a m o l i , M a r ta B i c e g o , C H I A R A B O N I , C L A U D I A B U C C O L A , G i o r g i a C a s ta g n a , A N N A G I R A R D I , f e d e r i c a l ava r i n i , M A R C O M E N I N I , M a r c o N i c o l i s , E m a n u e l e P e z z o , E r i k a P r a n d i , M I R YA M S C A N D O L A , N i c o l e S c e va r o l i , A l e s s a n d r a S c o l a r i , I n g r i d S o m m a c a m pa g n a , G i o va n n a T o n d i n i , G I U L I A Z A M P I E R I , r i c h a r d z a n o n i , v e r o n a g r e e n , M at t i a Z u a n n i . C o p e r t i n a F l av i o B r u t t i P r o g e t t o g r a f i c o F l av i o B r u t t i S o c i e tà e d i t r i c e I n f o Va l S . r . l . R e d a z i o n e V i a T o r r i c e l l i , 3 7 ( Z A I -V e r o n a ) - P. I va : 0 3 7 5 5 4 6 0 2 3 9 - t e l . 0 4 5 . 8 6 5 0 7 4 6 - fa x . 0 4 5 . 8 7 6 2 6 0 1 m a i l : r e d a z i o n e @ g i o r n a l e pa n t h e o n . i t - w e b : w w w.V E R O N A - PA N T H E O N .C O M - Fa c e b o o k : / Pa n t h e o n - T w i t t e r : @ pa n t h e o n v r ufficio commercialE: SARAH SALGARELLI 045 8650746 S ta m pat o d a V e n e ta R o t o s . r . l . - V i a T o r r i c e l l i 3 1 - V e r o n a C o n t r i b u t i p e r Pa n t h e o n M a g a z i n e c / c p o s ta l e 9 3 0 7 2 2 6 2 i n t e s tat o a : I n f o va l s r l – V i a l e d e l L av o r o 2 , 3 7 0 2 3 G r e z z a n a ( V R )
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AUTORIZZATE LE PERSONE A USARE LA LORO CREATIVITÀ
miryam.scandola@verona-pantheon.com @miryamscandola
di Miryam Scandola
Potrebbe essere il titolo più che di un articolo, forse, di un'era. Quella che apre la quarta rivoluzione industriale, come probabilmente la chiameranno nei libri di storia (se libri, ancora, avremo). Un'innovazione che non toglie lavoro, ma che spalanca prospettive, ripetono senza sosta alcuni. Per altri, il vento del cambiamento spira, forse, troppo forte. Di certo c'è che serve una bussola per districarsi tra Internet of Things, Smart Manufacturing e Open Innovation.
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O TROVATO 1999 modi con cui non si fa una lampadina». Diceva Edison con in mano la lampadina numero duemila. Vive di tentativi l'innovazione e quelli riusciti li affida alle rivoluzioni. Quando si parla di cambiamento, tocca scomodare una parola, ormai quasi abusata: tale “resilienza”. Preso in presito dalla tecnologia dei materiali, ora, questo termine è diventato flessibile come il suo significato: in architettura, si dice resiliente un edificio che resiste, per esempio, ad un terremoto. Nei sistemi informatici, resiliente è ciò che sopporta l'usura, in biologia, invece, indica l'essere vivente che è in grado di riparare un danno o di tornare allo stato precedente ad un'aggressione esterna. Inutile dire, che questa parola polivalente ha contagiato anche la sfera personale: resilienza è la capacità individuale di affrontare stress e di uscire dalle avversità con le consapevolezze fortificate. In tempi di intelligenza artificiale, questo amato e citato aggettivo deve trovare il modo di qualificare anche le imprese e le filiere produttive nostrane. Di tempo, ce n’è poco. GIA’ NEL 2020 saranno 50 miliardi gli oggetti connessi e regolati dall’automazione. Al netto dello spazzolino intelligente e della auto che si guida da sola, cosa cambierà per noi? Il McKinsey global Institute sostiene che l'intelligenza artificiale stia contribuendo ad una formazione della società «dieci volte più veloce e trecento volte più grande, e quindi con conseguenze tremila volte maggiori». Sempre secondo
la multinazionale di consulenza, la nuova vulgata digitale toccherà in maniera decisiva quattro ambiti. Il primo sarà il grandissimo capitolo dell’utilizzo dei dati, la potenza di calcolo e la connettività, leggi: Big Data, Open Data, Internet of Things, machine-to-machine e cloud computing per la centralizzazione delle informazioni e la loro conservazione. Segue, come logica conseguenza, il nodo dell’Analytics, ovvero, cosa fare di tutti i dati raccolti? Bisogna ricavarne valore, certo. Le macchine possono imparare dai loro errori, utilizzando i dati analizzati, per esempio. Una miniera, ancora in parte da esplorare, quella del “machine learning”, se si pensa che solo l’1% dei dati raccolti viene utilizzato dalle imprese. Il terzo filone della rivoluzione 4.0 toccherà l’interazione tra uomo e macchina. Tra interfacce “touch” e realtà aumentata: si lavorerà meglio con i Google
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V e r o n a 4 . 0 , i s t r u z i o n i p e r l’ u s o Guarda il nostro speciale "Giovani e impresa, dove comincia il domani", in occasione della 56^ Assemblea del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria su www.verona-pantheon.com
Glass? Di certo, la quarta direttrice di sviluppo che già sta facendosi notare è quella che lega il digitale al “reale”, vedi la manifattura additiva, la stampa 3D, la robotica e le nuove tecnologie per immagazzinare e utilizzare l’energia in modo mirato, razionalizzando i costi e ottimizzando le prestazioni. OTTIMIZZAZIONE farà, però, alla lunga, rima con disoccupazione? Una ricerca molto citata, condotta da Carl Benedikt Frey e Michael Osborne dell'università di Oxford e pubblicata nel 2013, rende noto che il 47% dei posti di lavoro correrà il rischio di essere “occupato dai computer”. Le macchine produrranno disoccupati, dunque? Che lavoro faremo nel 2020? Beh, i bambini che oggi frequentano la prima elementare saranno assunti per profili che ora neanche esistono e che i loro genitori faticano anche solo ad immaginare. UNA PROSPETTIVA se non fantascientifica, di certo sfidante. Arriva appena in tempo, il Piano del governo per l’Industria 4.0 presentato dal Presidente del Consiglio Matteo
Renzi lo scorso settembre, anche a Verona. In particolare, il piano italiano, sulla falsariga delle iniziative avviate negli Stati Uniti, in Germania e in Francia, si propone di mobilitare un impegno pubblico di 13 miliardi di euro spalmato tra 2018 e 2024, dove non figurano incentivi a bandi prestabiliti ma piuttosto incentivi fiscali “orizzontali” attivabili dalle imprese nel proprio bilancio. Tra le linee
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strategiche tracciate dal governo, spazio soprattutto al sostegno agli investimenti privati su tecnologie e beni 4.0, incremento della spesa privata in termini di Ricerca, Sviluppo e Innovazione, supporto al Venture capital e diffusione della banda ultralarga. Uno scenario composito in rapida evoluzione che potrebbe smuovere dal timido torpore della tradizione il mondo dell'impresa, PMI incluse. «I pilastri del piano sono: governance con investimenti dall’alto, infrastruttu-
re abilitanti come la banda larga, competenze digitali che devono essere standardizzate non solo per il pubblico ma anche dell’uso industriale, ricerca- finanziata, difesa della competitività, innovazione open» ha spiegato l'Onorevole Alberto Bombassei, tra i più convinti promotori insieme al Ministro Calenda del Piano nazionale Industria 4.0, al convegno di Verona Network che, il 25 novembre, ha tentato di focalizzare la situazione scaligera. «Bisogna puntare su aggregazione e contaminazione per rendere attuabile il paradigma 4.0» . Perché la tecnologia può fare molto ma non abbastanza, se non cambia il modello di business.
A G G R E GA Z I ON E E CONTA MINA ZIONE IL CONVEGNO DI VERONA NETWORK
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ll'alba della quarta rivoluzione industriale, aziende e imprenditori sono chiamati ad interrogarsi sulle nuove prospettive d’investimento e produttività con una certa urgenza. Da questa consapevolezza è partito l’incontro Verso Verona 4.0. L’8^ Settimana Veronese della Finanza, Economia e Lavoro, organizzato da Verona Network, venerdì 25 novembre, dalle ore 12.00 alle 14.00 presso la sede dell’Ordine degli Ingegneri di Verona. Tanti e “trasversali” i relatori: dall'On. Alberto Bombassei, presidente Brembo S.p.a e promotore con i ministro dello Sviluppo Economico del piano I4.0,
a Fabio Venturi, presidente di AGSM Verona che ha presentato il nuovo progetto Smart City. Del plafond di oltre 20 milioni di euro che Banca Valsabbina ha deciso di mettere a disposizione per le imprese innovative scaligere ha parlato, invece, Paolo Gesa, direttore Pianificazione Strategica Banca Valsabbina che ha contribuito a completare le proposte pragmatiche di Bruno Giordano, delegato all’Innovazione di Confindustria Verona, e le puntuali riflessioni di Domenico Galia, delegato Confimi Nazionale per l’Innovazione tecnologica. Le case history di Alberto Ferrari, presidente Ferrari Granulati, ideatore del prodotto “Sabbiarelli” e Riccardo Bertagnoli, presidente Verona FabLab, hanno, infine, ricordato che pensare con gli occhiali dell'innovazione qualche vantaggio può portare davvero.
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4.0, NOI CI PROVI AMO
di Miryam Scandola
La ricerca come diventa business? Le strade sono tante. In fin dei conti, il sacro diktat di ogni realtà imprenditoriale, a prescindere dalle dimensioni, è quella di saper anticipare il cambiamento e non ridursi, con il fiato corto, ad inseguire il mercato. Il sentiero del futuro è, però, tutt'altro che lineare. Rimane da superare il gap dimensionale e del digital divide delle aziende italiane e veronesi. Ma la sfida più provocatoria è, neanche a dirlo, di natura culturale: serve formazione per imprenditori e manager, ma anche una cosiddetta digitalegy (digital strategy) e un’economia circolare, che fornisca sempre più servizi e non si arresti ai prodotti. Vi raccontiamo tre esempi veronesi.
PE N SA R E OP E N L 'IM P RESA - M E RO &M O RE
Paola Mero ha alle spalle tanti anni di lavoro nel mondo del fashion. L’azienda veronese che porta il suo cognome da decenni è terzista per un marchio di abbigliamento italiano. Nel novembre 2015, con i soci dell’impresa, visti i ridi-
mensionamenti dei volumi di produzione, la coraggiosa imprenditrice, insieme al socio Paolo Annecchini, ha iniziato un percorso originale. Supportata operativamente dal team di consulenti di Lino’s &Co, Paola ha rivoluzionato gli spazi e gli schemi aziendali, creando un luogo aperto di ricerca e sviluppo per il sistema del fashion con coworking, laboratori per le scuole, spazio food e negozio. Contaminazione, neanche a dirlo, la parola d’ordine. L'innovazione nasce dalle scintille dell'ascolto e quindi dal mese di maggio è partito un ciclo di incontri di co-progettazione per capire insieme le esigenze dei futuri coworker. Il risultato sono uffici stile, macchinari, set posa e la possibilità di utilizzare materiali. Opportunità non da poco per le piccole realtà che non hanno la possibilità di fare grandi investimenti. Cosa torna a Mero, ora ribatezzata con un gioco di parole piuttosto esplicito “Mero&More”? «La possibilità di entrare in contatto con nuove energie e idee dinamiche» spiega la proprietaria. Intanto, lunedì 5 dicembre sono entrati i primi coworker. «A marzo, ci piacerebbe essere pronti con lo shop e con l’area ristorazione. Il sogno è riuscire ad approntare anche un servizio tailor made», sorride Paola Mero, che già si è prepara a partecipare a tutti gli workshop di fotografia, «la mia seconda passione» confida, che si terranno nella sua azienda “contaminata” dall'innovazione. www.meroandmore.com
“ I TA LI A NI D I FRO N T IE RA D A L W E S T A L W E B : U N ’A V V E N T U R A I N S I L I C O N V A L L E Y ” Il libro di Roberto Bonzio, pubblicato da EGEA, casa editrice dell’Università Bocconi racconta con uno sviluppo narrativo l’avventura del viaggio in California e di come interviste, incontri e storie combinino la scoperta dei segreti di Silicon Valley ad una chiave di interpretazione dell’Italia di oggi, delle sue potenzialità e degli ostacoli da superare. La prefazione è di Gian Antonio Stella.
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«Ci siamo arrivati mantenendo le promesse che avevamo fatto ai nostri fondi di investimento». Fabio Zecchini, Co-Founder di Musement, spiega così il terzo round di investimento pari a 10 milioni che la pluripremiata start up italiana è riuscita ad ottenere. Musement è un portale che offre un servizio di booking internazionale attraverso una piattaforma online che aggrega tour, musei, attrazioni, eventi, visite guidate in tutto il mondo dai Musei Vaticani a Disneyland, per dire. Ufficialmente ancora una start up (serve una maturazione aziendale di almeno cinque anni a sancire il passaggio
ad “impresa”, ndr), malgrado la quasi ottantina di dipendenti sparsi per tutto il mondo, Musement oltre alla sede fisica a Milano, ha aperto un ufficio anche a Barcellona, e in cantiere vede già Londra e gli States. Fabio, originario della Valpantena, è salito a bordo del progetto nel 2013 quando aveva solo la forma stilizzata di un'idea condivisa con gli amici Alessandro Petazzi, Claudio Bellinzona e Paolo Giulini. Ora, Fabio e i soci vivono a pane e innovazione. «Ci facciamo i conti ogni giorno. Stiamo lavorando per rendere elettronici tutti i biglietti dei servizi che offriamo o che offrono i nostri partner. Sembra un passaggio banale oggi, ma vi assicuro che è tutt'altro che semplice convincere il signore che siede nella biglietteria della Torre Eiffel a convertirsi al digitale. Serve un cambiamento culturale». Un fatturato triplicato rispetto al 2015, e mezzo milione di utenti che usufruiscono dei loro servizi, stanno dalla loro parte.
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PENSARE INSIEME L'UNIVERSITÀ - ECONOMICS LIVING LAB Chi l'ha detto che a bussare alla porta del mondo universitario non possano essere (anche) le imprese? Economics Living Lab (ELL), nuovissima realtà che fa dell'interconnessione il suo mantra, le porte le spalanca per vocazione. Aziende, pubbliche amministrazioni, enti pubblici e privati sono i benvenuti nel laboratorio di aggregazione portato avanti dallo spin off accreditato dell'Università degli Studi di Verona. Co-creazione, esplorazione, sperimentazione e valutazione sono le parole chiave che guidano il team interdisciplinare composto da docenti, ricercatori, professionisti e imprenditori. «Sono quattro le aree di riferimento: sociale, Big Data e servizi informatici, innovazione e progettazione, sviluppo economico so-
stenibile e valutazione di impatto - ci spiega Maikol Furlani, referente di ELL - I nostri programmi sono orientati alle future Smart Cities e alle prossime sfide che le società dovranno affrontare, come quella dell'energia e della scarsità di risorse, del progressivo subentro nelle città di tecnologie digitali basate sull'informazione, dell'impatto dei cambiamenti demografici e climatici, e della competitività in un mondo sempre più globalizzato». Un ambiente di innovazione aperta il loro, nel quale a vincere è il coinvolgimento attivo degli utenti finali che permette, letteralmente, di co-creare nuovi servizi, prodotti e infrastrutture sociali. www.econlivlab.eu
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VE R SO LA VERONA DEL FU TU RO, ANCH E AGSM Al Palazzo della Gran Guardia il primo dicembre scorso è stato presentato il nuovo progetto del Gruppo Agsm, realizzato in collaborazione con il Comune. Verona Smart City comprende una serie di iniziative che hanno l’obiettivo di rendere Verona una città smart. Si comincia con la creazione di un’unica rete wifi gratuita e illimitata: il primo dicembre è iniziato il processo di unificazione delle attuali due reti gratuite presenti nel centro cittadino, la rete Guglielmo e FreeWifiAgsm: dal-
la loro unione nascerà, in poche settimane, ((freewifi@ verona)), una rete ad alta velocità (500 Mbps) gratuita ed illimitata. Per accedervi basterà scaricare gratuitamente Verona SmartApp, la nuova applicazione della città, che diventerà una sorta di piazza virtuale in cui tutti gli utilizzatori (cittadini o turisti) possano trovare informazioni essenziali come gli orari degli autobus, le farmacie di turno, i parcheggi liberi più vicini, le mostre, gli spettacoli e gli esercizi commerciali nella zona.
LE CHIAMANO COMPETENZE E SI FORMANO ANCHE IN VENETO Un Competence Center veneto in tutto e per tutto. Questo il progetto reso ufficiale dal Memorandum d'intesa firmato lo scorso 30 settembre tra gli Atenei regionali con capofila l'Università di Padova e con il Parco Scientifico di Venezia come primo insediamento delle attività, cui poi faranno eco il modello padovano e quello scaligero. Le direttrici strategiche di intervento del Piano nazionale Industria 4.0 sono: investimenti innovativi e competenze, infrastrutture abilitanti e strumenti pubblici di supporto, governance e awareness. Il Competence Center costituito dagli Atenei veneti si propone come centro di eccellenza, di valore internazionale, per promuovere i processi di ricerca e innovazione di una delle aree industriali più vitali del Paese.
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IN ROSA
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the yellow peg, OVVERO LO SHOPPING CONTROCORRENTE
QUANDO LA MODA VESTE I SOGNI
chiara.boni@verona-pantheon.com @chiarettaboni
di Chiara Boni
Nato come blog di cucito, ora è un brand di abbigliamento e accessori fatti a mano: vintage e di qualità sono le parole d’ordine di The Yellow Peg, il fashion world creato da Simona Ullo, che dal suo laboratorio nel cuore di Verona vuole cambiare le regole della moda. Simona Ullo
È
NATO circa un anno fa come blog di moda per dispensare consigli e novità sul cucito, ma lo stile unico di The Yellow Peg, e della sua creatrice, ha fatto subito breccia nel cuore degli appassionati di vintage e handmade. È nato così questo brand di abbigliamento e accessori ispirati alla moda d’altri tempi ma resi attualissimi dalle mani di Simona Ullo, sua ideatrice. “Cuci il tuo stile, vesti i tuoi sogni” è il motto di Simona. Perché, se lo chiedete a lei, indossare un vestito non è un semplice gesto quotidiano, ma molto di più: «la moda è il nostro statement, la personale affermazione di ciò che siamo». E The Yellow Peg della moda vuole dare una definizione nuova, che va controcorrente: non più “shopping off the peg”, ovvero l’acquisto quasi compulsivo di capi a basso costo nel tentativo di cavalcare l’onda delle ultime tendenze, ma creazioni personali e originali, fatte a mano e fatte bene. NEL REGNO di Simona non è più la moda a dettare le regole, ma solo la passione: basta dare un’occhiata alle collezioni di The Yellow Peg per trovare abiti, bluse, gonne, ma anche guanti, fasce per capelli e orecchini ispirati alla moda anni ’50 e ’60, ma comunque moderne e attuali. Navigando il sito online si scopre un universo fatto di consigli, guide passo a passo, istruzioni per il cucito: una generale chiave d’accesso al magico mondo dell’abbigliamento handmade. Che, rassicura Simona: «non è magia nera, ma è a portata di tutti». D’altra parte lei stessa fino a pochi anni fa non si sarebbe mai vista con ago e filo in mano: dopo una laurea in ingegneria
The Yellow Peg in trasferta all’ex Arsenale
Fino al 18 dicembre gli spazi dell’ex Arsenale Asburgico di Verona ospitano “Natale in Arsenale”, l’esposizione artigianale di oggettistica dedicata al mondo dell’artigianato e dell’handmade. Tra i pezzi unici e creativi esposti alla fiera troverete anche quelli di Simona Ullo che sarà presente con uno stand targato The Yellow Peg.
informatica e un master in visione artificiale, la carriera di Simona aveva preso una strada decisamente diversa da quella della stilista. Ma rispolverata una macchina da cucito praticamente inutilizzata, e sempre validi consigli della nonna, è arrivata la rivelazione: The Yellow Peg ha fatto il resto. LASCIATO un lavoro che non dava più soddisfazioni, Simona ora taglia e cuce nel suo laboratorio nel cuore di Verona pezzi unici destinati allo shop online: potete sbirciare (e acquistare) le sue creazioni su theyellowpeg.com/shop/.
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DAI BANCHI DI SCUOLA AL RITZ
COME TI CUCINO UN SOGNO
giulia.zampieri@verona-pantheon.com
di Giulia Zampieri
Beatrice Ledda, giovanissima 19enne di Cologna Veneta, partirà presto per Londra per realizzare oltremanica il sogno di diventare cuoca. Una favola moderna che ha inizio ai fornelli di un prestigiosissimo hotel.
«M
I È CAPITATO spesso di vedere su Facebook le foto di Londra delle mie amiche e di pensare che non sarei mai riuscita a visitare quella città!». Poi però, e meno male, ci ha pensato il destino, anzi, la passione e l’impegno di questa giovanissima a fare il resto. Doti che non mancano di certo a Beatrice Ledda, 19 anni e da poco diplomata in enogastronomia all’Istituto alberghiero “Jacopo da Montagnana”. Dopo numerose borse di studio e varie esperienze di stage in ristoranti e hotel tra Italia, Inghilterra e Irlanda, a giugno ha concluso 5 intensi anni di studio con un eccellente 100, per poi mettersi subito alla ricerca di un lavoro per aiutare la famiglia composta da papà Pierluigi, operaio part-time, mamma Paola, casalinga, e il fratellino Leonardo. CENTINAIA i curricula inviati e, neanche a dirlo, nessuna risposta ricevuta. Le cose cambiano però quando Beatrice decide di varcare i confini nazionali: dopo qualche candidatura, arriva un’email dal rinomato hotel Ritz di Londra, e assieme a questa l’incredulità di Beatrice. «Quasi non ci credevo quando ho letto la email, anzi, pensavo fosse uno sbaglio». E invece, dopo due colloqui in lingua inglese, arriva finalmente il contratto da firmare: un impiego a tempo indeterminato in sala, la possibilità di frequentare nel frattempo corsi di for-
«Quasi non ci credevo quando ho letto l'email, anzi, pensavo fosse uno sbaglio» mazione, e soprattutto, la fiducia riconosciuta «anche se sono giovane e alla mia prima esperienza lavorativa, cosa che purtroppo non ho trovato qui in Italia». L’ennesimo talento perduto per colpevole mancanza, la nostra, di lungimiranza? Sembra di no, perché Beatrice il suo futuro, possibilmente come pasticciera e magari in Sardegna, lo vede ancora, e nonostante tutto, qui nel Bel Paese.
Beatrice Ledda
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SALUTE
UNA BARRIERA CONTRO I L CANCRO
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di Marta Bicego
È un’arma diretta, efficace, sicura nel proteggere da alcune malattie oncologiche e neoplasie. In Veneto viene somministrato gratuitamente, fino al diciottesimo anno di età, a ragazze e ragazzi dodicenni per prevenire l’infezione.
Stefania Gori
G
IOCARE d’anticipo contro il cancro è possibile. Uno degli strumenti a disposizione, oggi, è il vaccino anti-HPV (Papilloma virus umani, dall'inglese Human Papilloma Virus): arma diretta, estremamente sicura ed efficace nel proteggere non soltanto da alcune malattie oncologiche, come i tumori al collo dell'utero, ma anche da neoplasie a vulva, vagina ed altre parti del corpo quali ano, pene e del distretto testa-collo. Quando si parla di salute, informazione e prevenzione sono indispensabili. Su ciò insiste la dottoressa Stefania Gori, direttore dell’Oncologia Medica dell’ospedale Sacro Cuore-Don Calabria di Negrar e presidente eletto dell’Associazione italia-
na di Oncologia Medica (Aiom). Questi virus, spiega, «si trasmettono sessualmente e vengono ad essere responsabili, in alcuni tipi, di patologie benigne della sfera genitale come i condilomi o di infezioni pre neoplastiche di cervice utero, vulva, vagina, pene ed ano e di tumori che possono comparire in queste sedi o a livello orofaringeo». DAL 2008 tutte le Regioni italiane hanno avviato piani di vaccinazione contro l'infezione da Papilloma virus. «Il vaccino viene somministrato gratuitamente a ragazze e ragazzi dodicenni, prima dell’inizio dell’attività sessuale: per prevenire l’infezione da virus Papilloma, per
Si stima che il 75% delle donne sessualmente attive si infetti con il virus HPV
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Il vaccino anti-HPV
breve periodo notiamo una riduzione delle infezioni benigne, delle infezioni da Papilloma virus, delle lesioni benigne che derivano dalle infezioni da Papilloma virus».
Giocare d’anticipo contro il cancro è possibile ridurre l’incidenza futura di forme neoplastiche della cervice e dell’utero, per diminuire nei decenni l’insorgenza del cancro della cervice», prosegue Gori. La gratuità è valida, senza chiamata, fino al diciottesimo anno di età. L’immunità, indica, «è mantenuta per circa dieci anni, ma dobbiamo avere in merito ulteriori dati a livello scientifico». Per gli adulti, donne e uomini dai 19 ai 26 anni, è previsto invece un ticket agevolato. In particolare, nel Veneto il vaccino anti-HPV è di tipologia quadrivalente: protegge dai due tipi di virus, 16 e 18, maggiormente responsabili delle forme neoplastiche e dai tipi 6 e 11, causa di condilomi.
SOLTANTO il 70% delle dodicenni italiane viene vaccinato: dato ancora lontano da quel 95% indicato dal Piano nazionale delle vaccinazioni. «Sicuramente siamo posizionati abbastanza bene rispetto a quanto si verifica in altri Stati europei. L’adesione deve comunque aumentare: maggiore è il numero di popolazione vaccinata, migliori saranno ovviamente i risultati che otterremo in termini di riduzione futura dei tumori di cervice, utero, vagina, vulva, pene, ano, orofaringe. Esiti che potremo vedere, in forma documentata, a lunga scadenza; nel
IL VACCINO è uno degli strumenti utili ad evitare la comparsa di alcuni tipi di tumore: «L’Oncologia si sta affacciano alla pratica della prevenzione primaria: è fondamentale investire su di essa, sia economicamente sia come sforzo intellettuale della comunità scientifica, perché significa evitare che i nostri figli si ammalino», sottolinea. Il resto della strategia si attua in famiglia: «I ragazzi devono essere informati dai genitori su regole e cautele da osservare durante la loro vita. In caso di prurito genitale o anale, di bruciore o perdite, è sempre raccomandato consultare il medico», conclude. L'infezione da HPV si trasmette soprattutto attraverso rapporti sessuali non protetti con partner portatori. È più frequente di quanto si possa immaginare: si stima che il 75% delle donne sessualmente attive si infetti con il virus HPV, sebbene poi la maggior parte delle infezioni sia transitoria, perché il virus viene eliminato dal sistema immunitario.
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SGUARDI
LA COSTA D'AVORIO CHE HO VISTO IO
di Federica Lavarini
«Disposizioni dall’alto» riportano Padre Lino Poffe a Sezano, dopo oltre quarant’anni in Costa d’Avorio. Una nebbia leggera e soffice, un paesaggio autunnale dai colori caldi e melanconici, abbiamo passato una giornata in sintonia con il sentimento di stanchezza, colorato di simpatia, di Padre Lino.
L
ino Poffe arriva preparatissimo all’incontro con Pantheon: ci mostra una cartellina blu dove ha raccolto tutto il materiale che ha pensato potesse servire per l’intervista. Soprattutto foto, scattate molti anni fa, alcune rovinate dal tempo e dall’acqua, ricordi preziosi della sua vita in Africa. Partiamo dal primo. Siamo negli anni Settanta, dieci anni dopo l'indipendenza della Costa d’Avorio dalla colonizzazione francese. Ha scelto lei di partire per la Costa d’Avorio? Sì, la mia partenza era prevista il 17 dicembre del 1973, ma quel giorno fu drammatico. Forse sono in pochi a ricordarlo: all’aeroporto di Fiumicino avvenne l’attentato di un gruppo di terroristi palestinesi, rimasto alla storia come “Strage di Fiumicino”. Il mio volo venne cancellato e riuscii a partire poco dopo, nel gennaio dell’anno successivo. Come descriverebbe la Costa d’Avorio? Nei quarant’anni in cui ho vissuto nella regione di Aboisso, al confine con il Ghana, ho visto moltissimi cambiamenti. I padri Stimmatini hanno lavorato molto sia sotto l’aspetto della diffusione del cristianesimo, sia nella costruzione di scuole, asili e presidi sanitari. Nel 1985 sono riuscito a fondare il primo asilo nido dopo aver ricevuto una donazione molto importante: un mio nipote di 23 anni, durante i festeggiamenti di laurea, fu vittima di un incidente stradale e il suo regalo di laurea, una moto molto costosa, mi venne donato dalla mamma. Un gesto forte, che mi ha dato il coraggio di proseguire per ottenere quello per cui stavo
lottando. Dopo trent’anni dalla costruzione di quel primo asilo, oggi abbiamo 15 tra asili nidi e scuole materne. Ma la sua attività non si è fermata qui... Mi sono impegnato per la creazione di una struttura dedicata al recupero di bambini disabili, che altrimenti verrebbero abbandonati a se stessi: malformazioni alla nascita, manovre ostetriche errate che provocano danni permanenti al neonato. Sono tanti i casi che vengono trattati in questa struttura e le mamme, sapendo di poter contare su medici preparati, hanno meno paura di affrontare una situazione per loro drammatica. Grazie all’aiuto dell’Ong olandese Liliane Fonds più di 350 bambini disabili sono stati curati attraverso interventi chirurgici e riabilitativi. C'è stato un episodio che l'ha colpito particolarmente? Stavo passando in un villaggio e mi colpì il viso di una bambina che si nascondeva dietro una tenda tutte le volte che i nostri sguardi si incrociavano. Passai più volte dal quel villaggio e un giorno notai che la bambina aveva una
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L'Africa di Padre Lino Poffe
Da sapere
Padre Lino Poffe
Il 30 ottobre scorso 6,3 milioni di elettori ivoriani sono stati chiamati alle urne per un referendum sul testo promosso dal presidente Alassane Ouattara. La riforma costituzionale che dovrebbe introdurre l'obbligatorietà dell'istruzione e l'uguaglianza tra uomini e donne oltre che la creazione di un posto di vicepresidente, del senato e l'abolizione della clausola del “carattere ivoriano” del presidente della repubblica, costituisce, secondo gli esperti, un ulteriore passo in avanti per tentare di scrivere una pagina nuova dopo i disordini politici cominciati nel 2002.
«Stavo passando in un villaggio e mi colpì il viso di una bambina che si nascondeva dietro una tenda tutte le volte che i nostri sguardi si incrociavano»
gamba malformata. Con tutta la cautela necessaria in queste situazioni (noi siamo soggetti estranei in quei posti )ho chiesto il permesso ai genitori di poter vedere Akassy Constance (questo il nome della bimba, ndr). Proposi loro di portare Akassy al Centro Bambini Disabili e con il loro assenso siamo riusciti a curarla. Si è mai sentito in pericolo? Sì, un giorno fui bloccato da un gruppo di “santone” che mi sbarrarono la strada. Mi intimarono di andare dal capo del villaggio. Impaurito, scesi dalla macchina, ma alla fine mi chiesero di fare un rito di pacificazione. Inutile dire che trovai il fatto
piuttosto divertente. Come vede il futuro dei giovani in Costa d’Avorio? Nonostante, in virtù di accordi commerciali, sia ancora, nei fatti, una colonia francese, la Costa d’Avorio si sta organizzando molto bene: ci sono attività economiche locali e anche la situazione sanitaria è migliorata rispetto a quando sono arrivato nel 1974. Tuttavia, molte guerre civili si sono succedute e, purtroppo, i giovani scappano in Europa, vista come simbolo di ricchezza. Alcuni riescono anche a integrarsi, ma il loro cuore è sempre in Africa, dove vorrebbero tornare per sempre.
“noi ci mettiamo la firma” duecento anni di scuola libera, solidale, vicina duecento anni di missione con i giovani a Verona
Giovanni, diplomato al Liceo Classico nel 2016 Marco, diplomato al Liceo Scientifico nel 2016
Istituto Alle Stimate Scuola paritariaa cattolica Scuola Primaria, Scuola Media (Sec. I Grado) Liceo Classico, Liceo Linguistico Liceo Scientifico tradizionale e opzione Scienze Applicate
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LINEAMENTI
STORIA DI UN DOTTORE SPECIALE
ingrid.somma@verona-pantheon.com @ingridsomma89
di Ingrid Sommacampagna
Lorenzo Carcereri è un medico chirurgo veronese che a 30 anni ha sentito il desiderio di aiutare gli altri lavorando in Africa e durante la guerra in Bosnia come volontario, concludendo poi il suo percorso di studi, nel 1986, con un diploma in Inghilterra in Medicina Osteopatica. Ora si divide tra la medicina generale nell'Ulss di Verona e la sua professione di Osteopata in uno studio associato.
«D
OMANI SARÓ ciò che oggi ho scelto di essere». La vita, infatti, è costituita da scelte che vanno a cambiare il proprio futuro, e lungo il suo tragitto si incontrano e si incrociano i destini di altre persone, che vanno ad arricchirci. La scelta di un lavoro a volte è affidata al caso, altre volte dipende da un dono, come quello di Lorenzo Carcereri, un dottore che ha vissuto numerose esperienze tra le corsie degli ospedali e le strade, occupandosi poi della salute muscolo-scheletrica. Si è laureato nel 1978 in Medicina a Padova e nel 1981 ha partecipato, assieme al fratello Giovanni, anch'egli medico, ad un progetto di cooperazione internazionale in Zimbabwe e in Sudafrica, lavorando per due anni in vari ospedali di centri abitati europeizzati e in villaggi chiamati “Tribal Trust Land”. Il suo primo giorno di lavoro è cominciato all'Harare General Hospital, un ospedale inglese di buona qualità, con 1800 parti al mese, in cui ha seguito i reparti d'urgenza, di pediatria e ostetricia e ginecologia, praticando parti e tagli cesarei da solo. «La cosa che mi ha colpito e scioccato di questo ospedale era la coda interminabile di persone di 700 metri che partiva dal Pronto Soccorso fino ad arrivare in centro, presente notte e giorno; molti provenivano dai villaggi e facevano il viaggio a piedi, accampandosi, non dormendo e aspettando il loro turno per essere visitati. Una situazione allucinante», spiega Carcereri. NEL 1983 ha iniziato a lavorare nel più
grande ospedale del Sudafrica, situato a Soweto, un'area urbana della città di Johannesburg, al Baragwanath Hospital. Qui ha cominciato a soffrire di mal di schiena, viste le lunghe ore di lavoro in piedi, interessandosi così alla Medicina Manuale e decidendo di partire nell'84 per l'Inghilterra, per curarsi e studiare. Una volta ottenuto il diploma ed essere entrato a far parte del Collegio di Medicina Osteopatica di Londra, è tornato in Italia ad occuparsi di persone che soffrono di mal di schiena, dolori cervicali, sciatalgie, colpi di frusta, scoliosi, emicranie, vertigini, ansia, stress, artrosi, formicolii, parestesie, ernie discali e molto altro; inoltre, pratica: tecniche di trazioni, manipolazioni vertebrali, massaggi e
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U n a v i ta a s e r v i z i o d e g l i a lt r i Alcuni scatti dai viaggi del dottor Carcereri
Lorenzo Carcereri
rilassamento per il trattamento del dolore acuto e cronico, ginnastica posturale e riabilitativa e dietoterapia. Con l'Osteopatia si ottengono risultati in tempi brevi senza utilizzare farmaci che, in alcuni casi, possono intossicare l'organismo e provocare effetti collaterali. NON È NUOVO ad esperienze di viaggio, infatti, negli anni giovanili, ha fatto parte di un progetto di vita collettiva, durato un'estate, in un villaggio indiano degli Algonchini del Canada. Lì ha imparato a costruire la canoa indiana in corteccia di betulla associandosi poi ad un club di canoisti canadesi che organizzano a livello dilettantistico dei viaggi
laboratorio prova e vedrai che la differenza si sente
turistici nella laguna veneta. «Porterò per sempre nel cuore la storia di un bimbo albino, incontrato al Rusape Hospital, morso da una vipera alle dita della mano che stavano andando in necrosi. Il primario aveva proposto un'amputazione per il fatto che allora non esisteva la chirurgia plastica e non vi erano abbastanza medicinali disponibili; mi opposi usando un sistema di terapie da me comprate e il bimbo guarì diventando, durante il suo ricovero di un mese, la mascotte dell'ospedale. Girava con me in tutti i reparti, tirandomi il camice, per farmi capire la sua riconoscenza», conclude il dottore, che mai dimenticherà l'esperienza vissuta in Africa.
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L ' A R T E D E G L I H A I K U, S P I E G A TA D A U N H A I J I N
«LA VISIONE PERIFERICA» DELLA POESIA
di Miryam Scandola
Un pomeriggio a soffermarsi sull'istante. Questo il sottile esercizio che Francesco De Sabata, tra i più affermati poeti di haiku italiani, ha proposto durante il laboratorio "Haiku e dintorni" organizzato da Luigi Licci della libreria Gulliver, lo scorso 19 novembre. Ci siamo fatti spiegare anche noi «l'arte di spegnere il pensiero» nella fessura di tre versi.
«L
E HA VISTE le Ginkgo Bilobe, questa settimana? Sembrano principesse vestita d'oro». Che Francesco De Sabata, uno degli haijin (poeta di haiku, ndr) più riconosciuti a livello internazionale, abbia lo sguardo allenato a cogliere la poesia del quotidiano, forse, potevamo aspettarcelo. Scrive ai semafori pensieri ritagliati. “Traffico fermo/ Il fiore dell'autunno/ l'ultimo sole”, appunta in fretta il suo haiku, prima che inizi il rituale dei clacson. Ha cominciato venti anni fa, quando ha incontrato questo raffinato genere giapponese impigliando lo sguardo in un libricino di Matsuo Bashō (massimo maestro della poesia haiku, ndr). «MI HANNO COLPITO le sue immagini profonde e avvicinabili» confida Glauco Saba, come si fa chiamare quando si dedica alle parole. Celato dallo pseudonimo, scelto perché ricorda il mare, lui professore di Matematica e Fisica in un liceo veronese, scrive liriche che sono frammenti piccoli eppure infiniti. Negli anni, le soste dai numeri, gli sono valse la pubblicazione nel 2002 dell'antologia di poesie Orme e nel 2015 dell’antologia trilingue Suite per Haiku, che oggi si trova anche negli scaffali della libreria di viaggio Gulliver. Attualmente, semafori permettendo, sta lavorando ad una nuova antologia personale di haiku in italiano per la casa editrice “La Ruota”. Una distaccata e pacata leggerezza pervade le sue raccolte. E proprio le atmosfere dei suoi componimenti, che scrive in inglese e francese, gli hanno portato, negli ultimi 7 anni, oltre a premi italiani, anche svariati riconoscimenti nei concorsi europei (Lituania, Croazia, Romania, Francia) ed extraeuropei (Giappone, Florida). Nel 2013 e 2015 è stato pure incluso tra gli
L O H A I K U , U N A P O E S I A M I N U S C O L A E I N F I N I TA È una forma poetica giapponese molto sintetica che si sviluppa su tre righe e, nella forma tradizionale, dovrebbe contenere 17 sillabe totali; 5 sillabe il primo verso, 7 il secondo e 5 l’ultimo. Un haiku può dirsi tale solo se contiene un kigo: il riferimento ad una delle quattro stagioni.
“European TOP 100 most creative haiku authors”, graduatoria internazionale a cura della Società Polacca di Haiku. MA COME SI SCRIVE un haiku indimenticabile? Per prima cosa, non bisogna cedere all'intimità di un verso autobiografico. «È un genere impersonale», così prova ad essere universale. «Ma non sempre ci riesco» ammette De Sabata, quando pennella con le parole un albero invernale, il profumo dei mandarini, il canto che si spegne delle cicale. «Lo haiku è un gioco a due, chi scrive getta l'esca, chi legge finisce il pensiero». Una poesia che chiamano non finita, per definizione, perché richiede che il lettore la termini con il suo cuore. Due cose, entrambe rare, insegna questa cesellata tipologia di lirica che deve molto al satori del Buddhismo Zen. La prima è la sintesi, quell'esercizio puro che è riuscire ad essere «significativi con pochi mezzi». La seconda è l'attenzione, vera protagonista di ogni manciata di sillabe. «Scrivere haiku aiuta a guardare meglio le cose. Permette, come dire, la visione periferica».
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TURISMO
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U N A G U I D A P R A T I C A E “ L E N T A”
VERONA, MON AMOUR
di Chiara Boni
Se è vero che ogni parola è un’immagine, quelle che Sara Rovera ha dedicato alla città scaligera in Verona una guida sono vere e proprie finestre spalancate su un luogo da scoprire, prima, e da amare, poi: dalle piazze centralissime, seguendo i vicoli più nascosti, scoprendo scorci mozzafiato e incantandosi di fronte alle architetture merlate, l’autrice dipinge un ritratto di Verona, che è un po’ una storia d’amore.
P
RIMA ANCORA di essere la città degli innamorati, Verona è una città che fa innamorare: da Shakespeare a Goethe, da John Ruskin a Lawrence Ferlinghetti, le mura scaligere hanno raccolto nel corso dei secoli parole d’amore in ogni lingua e in ogni forma, sussurrate, sospirate, trascritte, incise. A dedicare alla città scaligera le parole che merita ci pensa ancora Sara Rovera con questa guida, ultima addizione della collana incentro (Odos Editrice), che raccoglie il meglio delle città italiane, e non solo, in una cornice contemporanea, mai banale, un po’ imprevista. E I GIOIELLI di Verona, dentro, li trovate tutti: ci sono i musei, i palazzi, le gallerie d’arte imperdibili. I ponti, le scale, le strade più celebri. Anche le osterie e i ristoranti, perché il risotto all’Amarone non è un’opinione. Ma poi ci trovate anche gli scorci più inaspettati, i vicoli nascosti, le pietre in cui inciampare, se vi va. I luoghi ideali per rubare un bacio e le panchine perfette dove perdersi nei propri pensieri. Un ritratto di Verona che ne raccoglie la storia, la cultura, le tradizioni, ma che è anche un’ode e una storia d’amore. Verona una guida traccia, tra classifiche di luoghi imperdibili ed eventi irrinunciabili, un sentiero per la meraviglia: ne esce una città di cui i precedenti duemila anni di storia non si possono ignorare, ma che resta indomita ai ritmi del tempo e risulta imprevedibile anche per il turista più navigato. LE PASSEGGIATE lente sono lo strumento con cui Sara Rovera ha deciso di consegnare il meglio della città ai suoi visitatori: perché la bellezza richiede il suo
La presentazione della guida si tiene il 13 dicembre alle ore 17 nella Sala Farinati della Biblioteca Civica
Verona una guida
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Collana: incentro Autore: Sara Rovera Formato cm: 11,5 X1 6,5 Pagine: 224 Prezzo: 14,50 isbn: 978-88-96303-38-2 In libreria: da dicembre 2016
tempo e non c’è modo migliore di vivere un luogo che non sia quello di consumare la scarpe tra i vicoli che lo compongono. Sono dodici gli itinerari con cui scandagliare ogni angolo di Verona, ma senza fretta. L’autrice ha stillato anche una serie di classifiche, che con la regola del 5 mettono in fila gli “irrinunciabili” veronesi: dai cinque luoghi più romantici dove darsi un bacio, perché pochi posti parlano d’amore quanto Verona, ai cinque ponti più suggestivi, per godersi le trasparenze dell’Adige sotto ogni luce, ma anche i migliori cinque modi di dire veronesi, per un’immersione completa nel folklore locale.
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TENDENZE
GLI INVESTIGATORI DEL PARANORMALE
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di Giovanna Tondini
Verità nascoste, verità soprannaturali. Tutto ciò che non si può intendere, penetrare o spiegare chiaramente è diventato un po' il mestiere di Stefano Facci e Antonella Giselli, tra i fondatori di Ghost hunters Verona, un'associazione che manda avanti indagini sui fenomeni inspiegabili che sembrano avvenire anche sul suolo scaligero.
C
OS'È il mistero? Un mondo, forse, irraggiungibile dai nostri schemi mentali e dalle leggi scientifiche. Ma che è parte di un bisogno ancestrale dell’uomo di interrogarsi sul senso della vita. «Un bisogno collegato agli stessi meccanismi di sopravvivenza del nostro sistema nervoso», come lo definisce Piero Angela, insieme ad altri studiosi, fondatore del C.I.C.A.P., Il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze. CONOSCERE L'IGNOTO, dunque. Ricercare il perché di sensazioni inspiegabili, di rumori strani, di eventi misteriosi. Questo è ciò che ha portato Stefano Facci a riunire un gruppo di persone con la volontà di cercare risposte. «Tre anni fa, dopo avere vissuto una certa esperienza, ho deciso di pubblicare un annuncio per trovare persone che mi aiutassero a capire». L’incontro con Antonella Giselli fu senz’altro il tassello indispensabile per portare avanti l’iniziativa. Difficile e tortuosa, se si pensa che quello del mistero, del paranormale, è un mondo dove passa di tutto. «Spesso la mancanza di certezze scientifiche lascia spazi aperti a opinioni di ogni genere, più o meno credibili, basate solo su esperienze». Le teorie su questi argomenti sono innumerevoli. A ciò si aggiunge il venire meno della credenza religiosa, che porta molti a cercare il trascendente ovunque. Oggi improvvisamente tutti hanno avuto esperienze legate al soprannaturale: tutti sono Ghost Hunters. Mode alimentate ancor più dai mass media, che da soli trasformano molti eventi in notizie sensazionalistiche. E il tutto si complica.
PER QUESTO MOTIVO Stefano e Antonella hanno visto passare dal loro team tante persone. Da quello più fanatico, a quello che vuole approfittarne per fare business. Loro invece, fedeli alla loro originale intenzione, sono cresciuti cercando il confronto e dotandosi di strumenti sempre più sofisticati, per puntare alla scientificità. Ad avere prove materiali, visive e uditive di quello che cercano. Registratori, telecamere a infrarossi, macchine fotografiche modificate. E poi le ore di ascolto, per rilevare quanto registrato. «C’è chi ha un udito più affinato e riesce a captare anche frequenze molto basse», con le quali comunicano le presenze. Chi invece si occupa principalmente della rilevazione sul campo, oppure dell’indagine storica sul luogo investigato. «Più è vecchio e vissuto più è facile trovarvi certe energie», ci spiegano. MA DI COSA si tratta in fondo? «Ci sono energie che rimangono imprigionate in un luogo», dice
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Ghost Hunters, di che parliamo
TUTTE LE INDAGINI FINORA SVOLTE SONO CONSULTABILI SU SITO: GHOSTHUNTERSVERONA2016.JIMDO.COM «Ci sono energie che rimangono imprigionate in un luogo»
Antonella. Possono essere energie residuali, dove si assiste a scene che si ripetono continuamente, come un loop. «È come essere di fronte a un film», puntualizza Stefano. «Oppure energie intelligenti», quelle cioè che rispondono alle domande. Risposte che non svelano però il motivo della presenza di quell’energia in una determinata zona. Non sono in tanti quelli che si rivolgono ai Ghost Hunters. «In Italia l’argomento è ancora tabù, a differenza di altri paesi». La paura dell’ignoto è la prima causa. Alla quale si aggiunge una tradizione cristiana che limita la conoscenza in questo settore. Spesso quindi sono loro stessi che, venendo a conoscenza di alcune leggende, si propongono per svolgere l’indagine, per esempio in un castello. Una volta contattati prima si accertano, con un sopralluogo, che non ci siano interferenze reali, come la presenza di un elettromagnetismo, e che l’eventuale rumore non sia provocato da “motivi razionali”. Una volta esclusi, si passa all’indagine vera e pro-
Il castello di Salizzole, teatro di una recente indagine
pria, che è svolta di notte, quando i disturbi esterni diminuiscono e la registrazione audio, così come la fotografia al buio, risultano più efficienti. «La nostra è prima di tutto passione», conclude Antonella. «Non c’è alcuna intenzione di fantasticare o inventare qualcosa che possa fare notizia». Quella dei Ghost hunters Verona è dunque una ricerca mossa dalla curiosità, con la consapevolezza che «non si finirà mai di comprendere».
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FOTOGRAFIA
«VI SVELO IL MIO BOSCO MAGICO «
erika.prandi@verona-pantheon.com
di Erika Prandi
Il 18 dicembre la libreria Il Minotauro inaugurerà un’altra personale del fotografo veronese, già apprezzato per le sue vedute paesaggistiche e per gli scatti umoristici. Questa volta ci presenterà una ricerca diversa, ambientata in un bosco non molto distante da noi, dove vivono creature magiche.
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FERE DI LUCE colorata avvolte nel buio della notte rischiarano la natura circostante: enormi faggi, prati, acque cristalline, rocce muschiate. Sembrerebbe l’inizio di una fiaba invece è la descrizione delle fotografie che Stefano Signorini è riuscito a scattare nei boschi della Lessinia, precisamente in località Sega di Ala. Guardandole si ha la sensazione di entrare in un posto incantato, dove vi è magia e stupore. E, in effetti, un po' è così. Come precisa l’artista «non sono dei fotomontaggi. Le sfere sono state create facendo ruotare intorno a me delle luci a led». Ma come è possibile se, nel risultato finale, non si vede la sua persona? «La tecnica è abbastanza difficile – continua – perché le foto sono fatte completamente al buio. Per orientarmi mi servo di una torcia. Una volta individuato il punto posiziono il cavalletto e inquadro la zona interessata, poi utilizzo l’autoscatto con una esposizione di cinque minuti il che mi permette di scomparire del tutto dal risultato finale. È come entrare in una dimensione di magia». E IN EFFETTI è quello che appare vedendo queste sfere che sembrano muoversi nell’oscurità di una notte silenziosa. Si viene catturati dalla loro luce colorata e dalla perfezione della loro figura. Signorini le descrive come «magiche e gentili creature che trasmettono perfezione, bellezza e serenità. Sono molto schive, non amano il rumore e la confusione e, una volta che ti sono diventate amiche, ti possono accompagnare nella vita. Le sfere di luce si formano attorno a noi e ci avvolgono facendoci entrare in una dimensione di magia». ECCO SPIEGATO il senso di quello che vediamo: la bellezza e la perfetta armonia delle sfere sono virtù che compaiono nella quiete di un ambiente naturale e ci avvolgono trasmettendoci quel
«Non sono dei fotomontaggi. Le sfere sono state create facendo ruotare intorno a me delle luci a led»
Stefano Signorini
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La nuova mostra di Stefano Signorini
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sentimento di stupore e di magia. Lo stesso che proviamo di fronte alla bellezza di certi paesaggi montani. Per Signorini la sfera colorata che emerge dal buio del bosco è un espediente per farci avvicinare al misterioso fascino di certi luoghi che alla penombra del crepuscolo assumono nuova connotazione. Come racconta: «Quest’estate andando per i sentieri di questo bosco ho immaginato vi fossero delle creature magiche e le ho immaginate di sera, isolate, mentre emettono una fortissima luce colorata». LUCE CHE NON abbaglia ma cattura mostrando l’ambiente circostante in maniera diversa, magica appunto. Per Signorini la magia e lo stupore vanno a braccetto con l’ironia, come la sua precedente ricerca intitolata “Obiettivo allegro”. Qui la fanno da padrona scatti di vita quotidiana in cui è l’humor il soggetto principale, ripreso in varie forme e sfaccettature. Anche questa è ancora visibile alla libreria Il Minotauro. Ancora prima vi è la fotografia dei paesaggi di Verona, lago di Garda e Venezia visti ad ampio spettro. Non manca nei suoi lavori l’utilizzo delle ultime tecnologie come i droni per le riprese aeree. Lui stesso si definisce «molto dinamico e in continua evoluzione. Faccio foto di tutti i generi, anche sferiche».
IN MOSTRA SI potranno ammirare quaranta fotografie scattate nei mesi di luglio e agosto. L’inaugurazione è il 18 dicembre alle 18 ma due giorni prima verrà fatta una cena con delitto incentrata sulla mostra insieme alla compagnia teatrale The Elp. La cena, per un massimo di trenta persone, è possibile prenotarla al numero 0458034019 oppure andando direttamente alla libreria Il Minotauro. La mostra, invece, rimarrà in modo permanente nelle sale del piano superiore fino a nuova esposizione e sarà possibile ammirarla tutti i giorni dalle 8.30 alle 20.30 con ingresso libero e gratuito.
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SPECIALE NATURA
GLI ULTRACENTENARI CUSTODI DEL TERRITORIO
matteo.bellamoli@verona-pantheon.com @MatteoBellamoli
DI Matteo Bellamoli
Un progetto della Regione Veneto ha catalogato gli alberi monumentali di tutta la regione. 24 sono nella nostra provincia tra la città, le colline e la Lessinia. Siamo andati alla ricerca di alcuni di questi monumenti storici alla scoperta di un'iniziativa che fa della natura un museo a cielo aperto.
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L SENTIERO è stretto, costeggiato da due scenografiche barriere in pietra della Lessinia. Davanti si apre un piccolo altopiano che domina la vallata. Gli alberi sono tutt'intorno: faggi, castagni e qualche ciliegio. Tra le sagome delle fronde colorate dall'autunno una svetta su tutte in un connubio di maestosità e potenza. Abbiamo trovato il nostro primo albero monumentale, incastonato tra due file di muri a secco, silenzioso guardiano di un pascolo d'alta quota. Siamo a Roverè Veronese, in contrada Vilio, non troppo distanti dalla SP15 che collega Roverè con San Francesco e sotto ad un freddo sole di metà novembre abbiamo scoperto un piccolo tesoro. TUTTO nasce da un progetto della Regione Veneto, Sezione Economia e Sviluppo Montano, dal titolo “Tutela e Valorizzazione degli alberi monumentali”. Con grande lungimiranza è stata incaricata la gestione tecnico operativa di Veneto Agricoltura all'attività di protezione degli alberi di particolare pregio al fine di valorizzarli turisticamente e salvaguardare il patrimonio genetico della biodiversità. Il gruppo ha adottato delle procedure di evidenza scientifica utilizzate in tutta Italia per catalogare questi affascinanti giganti della natura, ricavando una lista di 88 piante distribuite in tutto il Veneto. Sono gli alberi monumentali selezionati per dimensione, età, stato fitosanitario, valore storico culturale, rarità e valore paesaggistico.
ammirarli. Non si tratta ovviamente di un percorso turistico prestabilito, andarne alla ricerca ha il sapore dell'esplorazione e della scoperta. Spesso sorgono su terreni privati, nei boschi, fra i pascoli o immersi nelle colline, e per trovarli occorre destreggiarsi con le coordinate GPS che permettono di arrivare nelle vicinanze. Ognuna di queste piante è stata fotografata, così quando sarete nei pressi sarà facile distinguerne la chioma o i possenti rami centenari.
OLTR E 600 AL BER I CENSITI PER OTTENER E I MAG NIFICI 8 8 Per dare un'idea dell'importanza e della rarità di questi alberi si consideri che meno del 15% fra tutte le specie censite ha ottenuto l'etichetta di “monumentale”. Molti altri alberi hanno evidenziato caratteristiche rilevanti ma non sono stati considerati idonei alla monumentalità. Per tutelare anche questi esemplari è stato creato un secondo elenco, definito “alberi di pregio” contenente ben 74 soggetti distribuiti su tutto il territorio regionale. Questo per far sì che anche queste piante possano rientrare, forse un giorno, nella lista dei “monumentali”.
GRAZIE alla lista di queste piante messa a disposizione su www.alberimonumentaliveneto.it chiunque può rintracciarli e
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I l n o s t r o v i a g g i o t r a g l i a l b e r i m o n u m e n ta l i QUESTO BELLISSIMO progetto non si ferma qui. Lo Sportello Regionale Alberi Monumentali prosegue infatti il suo lavoro anche nella realizzazione di attività di divulgazione e promozione di questo patrimonio. Anzitutto organizza corsi specifici per aggiornare i tecnici esperti nella manutenzione e cura di questi tesori, in modo da assicurare professionalità forestali specifiche per garantire integri-
tà e longevità a questi esemplari. Oltre a questo vengono organizzate attività di divulgazione, promozione e animazione turistica. Non da ultimo vanno incoraggiati i proprietari, sia pubblici che privati, a rendere fruibile la conoscenza del proprio albero monumentale così da rendere possibile a tutti i cittadini rintracciarli e raggiungerli per apprezzare ed ammirare questi spettacolari giganti della natura.
I CITTADINI SONO I PRIMI SEGNALATORI Se anche voi avete una particolare pianta da segnalare o conoscete un esemplare che a vostro avviso potrebbe meritare di essere censito, potete segnalarlo tramite lo sportello regionale al sito www.alberimonumentaliveneto.it. Potrete registrarvi al portale oppure inviare un'email a alberi.monumentali@venetoagricoltura.org
LA STORIA: IL P L A TA N O D E I 1 0 0 B E R S A GL I E R I
La storia si fa leggenda e la leggenda storia. Si narra che nel 1937, durante un’operazione svolta dall’Esercito Italiano, tra le ampie fronde di questo splendido platano che si erge a Caprino Veronese si nascosero 100 bersaglieri. Con i suoi 450 anni di
AN C HE LE S C U OL E PR O TAG O N IS T E
età è il platano più vecchio d’Italia. A causa della sua antichità presenta una forma completamente differente dai platani giovani, alti e svettanti che solitamente si incontrano sul territorio veneto.
Il MIUR (Ministero Istruzione Università e Ricerca) e l'Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto hanno bandito un concorso, rivolto alle classi 4° e 5° delle scuole primarie e alle classi delle scuole secondarie di primo grado della nostra regione, per riflettere sui temi della tutela e della valorizzazione del paesaggio regionale, sulla salvaguardia del patrimonio genetico e sulla biodiversità. Le scuole che parteciperanno al progetto coinvolgeranno gli alunni nella realizzazione di elaborati dedicati proprio agli alberi monumentali.
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ALBERI DEL VENETO 1
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*Alberi ripresi nel servizio Pantheon TV - **Dati e foto da www.alberimonumentaliveneto.it
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TERRITORIO
IL NUOVO SERVIZIO TRA I MONTI
ANCHE LA LESSINIA HA IL SUO ELIPORTO Da un’idea del vicesindaco di Cerro Veronese, Rino Brunelli, subito sostenuta dall’Amministrazione comunale e da alcune realtà locali, è stata realizzata poche settimane fa un piazzola regolamentare per l’elisoccorso. È la prima in questa zona, aiuterà gli operatori del Suem 118 nelle operazioni di intervento con l’eliambulanza. di Matteo Scolari
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NA PIAZZOLA verde in cemento ruvido di cento metri quadrati, dieci per lato. Al centro un grande cerchio giallo di otto metri di diametro contenente una “H” (di helicopter, in inglese) rivolta in direzione nord così come impongono le normative internazionali. Siamo in via dello Sport, in contrada Lonico, a Cerro Veronese. Da qualche settimana, a pochi passi dall’ingresso del campo sportivo, campeggia questa opera tanto semplice quanto importante per la comunità, non solo di Cerro, ma dell’intera Lessinia centrale. L’IDEA di realizzare la piazzola è nata all’attuale vicesindaco Rino Brunelli, subito condivisa con la sindaca Nadia Maschi e con gli altri componenti dell’Amministrazione comunale: «Quest’estate, una signora in villeggiatura a Corbiolo si è sentita male» racconta Brunelli «Allertato immediatamente il 118, si è reso necessario chiamare l’intervento dell’elicottero di Verona Emergenza. Il pilota ha individuato il campo da calcio di Cerro come punto di atterraggio più sicuro. Una volta giunta sul posto l’ambulanza, i soccorritori si sono accorti che il cancello di recinzione era chiuso da un lucchetto. Fortunatamente c’erano alcune persone che in pochi minuti hanno recuperato una trancia dando accesso al personale di soccorso con la barella».
Rino Brunelli
«DOPO AVER saputo di quanto era successo, mi è venuto in mente che in quel punto dove adesso sorge la piazzola, in passato c’era una piastra che nel tempo era stata ricoperta da materiale di riporto» prosegue il vicesindaco «Grazie alla pronta collaborazione del Gruppo Alpini di Cerro e di altri volontari abbiamo ripristinato il quadrato, ripulendo l’area attorno da sterpaglie e potenziali ostacoli. Poi abbiamo dipinto con il colore offerto dalla ditta Casati di Poiano, ovviamente rispettando le ferree indicazioni fornite direttamente dai responsabili dei Suem del Polo Confortini di Borgo Trento». «SPERIAMO CHE non serva in futuro, tuttavia, oggi abbiamo un punto “ufficiale” e sicuro in cui gli uomini del Suem e i volontari della Croce Verde sanno dove incontrarsi in caso di necessità» conclude Rino Brunelli «Pensate che una volta ripartito da qui, l’elicottero raggiunge il Pronto Soccorso in città in tre minuti. Un servizio fondamentale e di un’importanza enorme per la tutela della salute delle persone».
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di Emanuele Pezzo
Un amore nato a 19 anni ad un passo da un incidente, quello della veronese Francesca Gasperi per la moto. Un sentimento fattosi strada tra tante passioni, che l'ha portata sulle dune del Sahara, sui circuiti a testare bolidi giapponesi e a correre a fianco di icone della storia del motociclismo sportivo. Oggi è test rider e guide rider freelance, spesso anche per Kawasaki.
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UR ESSENDO un sostantivo femminile, la "velocità" non ha sesso. Francesca Gasperi, fotografa, videomaker, giornalista pubblicista veronese, è una donna letteralmente innamorata delle due ruote. Lo trasmette con ogni parola indirizzata verso quel mezzo, la moto, che utilizza non solo per passione, ma anche e soprattutto per lavoro. «Tutto è partito per caso, a 19 anni» ci racconta, «Ero passeggera di mio fratello, al rientro da un viaggio in Grecia: lui si addormentò in autostrada e, arrabbiata per aver sfiorato una tragedia, decisi di acquistare la mia prima moto, una Honda XL 125. Se doveva accadermi qualcosa, volevo fosse per mano mia: così è partita la mia avventura su due ruote». Francesca è stata istruttrice federale di guida sportiva in pista, scrive tuttora per la rivista "Motociclismo" e collabora come tester, è test rider e guide rider freelance, spesso impiegata in Europa da Kawasaki. AVVENTURA. Lavoro e passione, il confine è sfumato. Avventura è una parola che entra spesso nelle sue frasi, quelle di una persona a cui piace vivere, viaggiare e fare esperienze emozionanti. Costretta quindi ad accettare anche il lato ruvido delle due ruote: «Dopo le prime dieci cadute ho deciso di non contarle più. Gli infortuni però si ricordano: significano non poter guidare. Ricordo quando in Francia, per non spaventare mio figlio che era in sella col mio compagno, strinsi i denti fino al pronto soccorso, dove mi diagnosticarono una frattura scomposta
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al polso. Il medico mi chiese come avessi fatto a guidare per 90 km in quelle condizioni». Tanti amano il motociclismo per il senso di libertà che sa dare. Per Francesca il discorso è diverso: «Sono libera anche quando fotografo o quando sto con mio figlio. A me invece piace giocare con la moto. Motore, sospensioni, velocità, frenata, uscita e entrata in curva, salite: c'è sempre da imparare, non si finisce mai». UN VIAGGIO CONTINUO. Quindi, sempre sulla strada, anche all'estero. Un amore che si concilia con la passione per i viaggi. Francesca ha partecipato alla Desert Logic 2008, gara in quel Sahara tunisino che adora; tra qualche giorno partirà per Siviglia per una presentazione; è reduce dal festival motociclistico di Glemseck 101, dove ha corso al fianco di icone come
Francesca Gasperi
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La guide rider Francesca Gasperi Troy Corser e Carl Fogarty. Un altro idolo è Valentino Rossi: «Dopo uno degli ultimi titoli mondiali voleva festeggiare a Misano assieme ai fan. Ero tra gli istruttori che lo scortavano, su Yamaha, con centinaia di motorini che cercavano di sorpassarci per avvicinarlo. In quell'occasione mi accorsi di quanto fosse una persona e un pilota speciale. Io non idolatro nessuno, ma lui ha qualcosa di speciale». VISTA DALL'ESTERNO. Sentendo tutti i suoi racconti, così vivi e pieni di colore, viene quasi da dimenticarsi che Francesca è anche altro. Tra famiglia, lavoro e passioni, ci sarebbe di che impazzire: «Non credo di avere schemi mentali. Per questo mi piace cambiare ogni giorno, incastrare gli impegni nei buchi di tempo». Anche a costo di sembrare totalmente fuori dal comune, come ogni donna alle prese con attività considerate non femminili: «Credo di essere considerata solamente come una mamma un po' particolare, tutto qui. L'essere femminile è una cosa che viene da dentro: non sono i pantaloni che porti, le scarpe che usi, quello che fai... Essere don-
na è la tua anima, quello che hai dentro. Non è l'abito». Una donna speciale, Francesca Gasperi, che racconta i suoi ricordi con la passione di chi li riesce a rivivere, che si emoziona parlando di enduro e di Kawasaki H2R. Una donna che ti dedica tutta la sua attenzione per il tempo dell'intervista. Perdi per un momento il contatto con i suoi occhi azzurri solo quando si sente il rombo del motore della due ruote dell'impiegato dell'ufficio accanto, che va in pausa pranzo.
il Territorio incontra i suoi protagonisti
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PRECIPIZI E DISCESE DA BRIVIDO
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di Marco Menini
Leggere, interessarsi, appassionarsi e partire alla scoperta delle mountain bike che per prime hanno scollinato le montagne. Così Remo Campagnola, assieme ad una troupe composta da sei amici, atterra in California per conoscere la storia degli artefici di questo sport rocambolesco. Il gruppo che porta il nome di Raccoon Riders, giovedì 24 novembre, al Centro Tommasoli ha caricato tutti in sella – almeno con la fantasia - grazie al racconto dell'esperienza su due ruote in Marin County.
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RE MONTAGNE da scalare, sette ragazzi, uno scopo in comune: «lanciarsi a rotta di collo» giù dalle vette che per prime negli anni settanta hanno ispirato e portato alla nascita della mountain bike. Un'avventura, quella di Remo Campagnola, Daniele Bianchi, Simone, Damiano, Stefano, Carlo e Luca che comincia a settembre nella regione del Marin County, a nord di San Francisco, ma che matura già da tempo. L’interesse del fondatore dell'associazione sportiva Raccoon Riders, Remo Campagnola, nei confronti della disciplina prende forma già negli anni novanta, quando oltre all’acquisto della prima Mtb decide di approfondirne l'aspetto storico. Legge libri e consulta riviste, tra le quali il prestigioso Mountain Bike Action, primo magazine della categoria. È un curioso di natura Remo, e i suoi sei compagni di viaggio non sono da meno. «La mountain bike è esplorazione, unità e gioco di squadra», ce lo insegnano Joe Breeze, Gary Fisher e Charlie Kelly, i primi che nella storia, almeno ufficialmente, si siano lanciati da una montagna con una bicicletta da strada. Grazie alle sperimentazioni e al lavoro di squadra, il celebre trio sviluppa passo passo, discesa dopo discesa, mezzi sempre più adatti ad affrontare terreni scoscesi. «È COSÌ che alleggeriscono il telaio, eliminano il portapacchi e cambiano i poco resistenti freni a tamburo delle biciclette
«La mountain bike è esplorazione, unità e gioco di squadra» da strada», riferisce Daniele Bianchi, che traduce con queste parole il racconto di Joe Breeze, incontrato dal gruppo al Mountain Bike Hall of Fame. All'interno del museo, il gruppo ripercorre l'evoluzione delle biciclette seguendo i cambiamenti apportati da Breeze, Fisher e Kelly, e «l'emozione è straordinaria». Dalla bicicletta da strada alla prima Specialized, conosciuta (da pochi) come la “Breeze numero 3”. I Raccoon Riders passano presto però alla prova su strada e attraverso le accoglienti pendenze del monte Tamarancho, del China Camp e del monte Tamalpais rivivono l'esperienza della prima gara - la leggendaria Repack del 1976 - di Downhill (disciplina che si svolge completamente in discesa lungo piste dai 2 ai 5 chilometri preparate su pendii anche molto ripidi, ndr). Dalla vetta più alta del Marin County si scende fino alla spiaggia: ben 792 metri di dislivello e suggestivi sentieri a biliardo, per uno sport che continua ad emozionare da più di quarant'anni.
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TERRITORIO
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di Alessandra Scolari
Sul sito Neolitico di Campagne di Lugo, è ritornata l’Università di Trento per un progetto di sperimentazione del Laboratorio "B. Bagolini". Lo scopo: verificare l’uso di antiche strutture di combustione per la cottura delle ceramiche antiche rinvenute nel sito stesso.
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E RICERCHE. Gli interventi di scavo, a Campagne di Lugo (Grezzana-VR), sono iniziati da Luciano Salzani della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Veneto (1991) e continuati, dal 1996, in collaborazione con la prof.ssa Annaluisa Pedrotti, docente di Preistoria del Dipartimento di Scienze Filologiche e Storiche dell'Università di Trento, fino al 2006. Quest’anno la dottoranda in Beni Culturali, Annalisa Costa, sempre dell’Università di Trento, collaboratrice della prof.ssa Annaluisa Pedrotti, con il dott. Il sito di Campagne di Lugo, viene storicamente interpretato quale «emporio della cultura di Fiorano per lo smistamento della selce dei Lessini».
Fabio Cavulli (Laboratorio “B. Bagolini”) e alcuni studenti di Ferrara è tornata sul sito per una serie sperimentazioni, rese possibili grazie alla disponibilità del proprietario del terreno, Giandomenico Scala e alla collaborazione di Franco Bertoldi. LE ATTIVITÁ SPERIMENTALI. Durante gli scavi del 2003/2004, vennero alla luce strutture di combustione in fossa, quasi tutte circolari (o leggermente ellissoidali), profonde circa 50 cm, con evidenti tracce dell’uso del fuoco: probabilmente usate per la cottura della ceramica. Quindi il gruppo di lavoro del Laboratorio “B. Bagolini”, le scorse settimane, sul sito di Campagne di Lugo, ha scavato tre buche circolari ed effettuato la cottura di ceramiche, monitorando le temperature, osservando le tracce formatesi sul terreno, per confrontarle con quelle trovate durante gli scavi precedenti. Ciò per capire come sono state usate e che funzione avevano: cuocere ceramica - che è un'ipotesi - o altro? Ovviamente, serviranno altri approfondimenti. GLI INSEDIAMENTI. La più antica frequentazione, in località Campagne, è attribuita alla cultura di Fiorano (dal sito Fiorano Modenese) che si sviluppa tra il 5300 e il 4900 a. C.. Tuttavia, tra il 4900-4700 a. C., sono attestati contatti con i gruppi della «cultura dei vasi a bocca quadrata», molto diffusa in Veneto. La presenza dei resti attribuiti ad una palizzata lignea a difesa dell’abitato, fa pensare ad un’occupazione del villaggio permanente di gruppi che lavoravano la selce, vicino alle aree di affioramento e la ceramica. La seconda fase di frequentazione sembrerebbe sporadica. Nel Neolitico, con il passaggio a modi di vita stanziali, il sistema produttivo è cambiato. A Lugo i dati
Dott. Fabio Cavulli
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Il sito Neolitico di Campagne di Lugo
archeobotanici indicano un’agricoltura basata sulla coltivazione di orzo, farro, frumenti nudi, quelli archeozoologici riflettono un’economia basata sull’allevamento di bovini, capre, pecore e suini (Pedrotti et al 2015). I REPERTI. Importanti le strutture rinvenute su questo sito: concentrazioni di buche di palo (forse una palizzata lignea), un complesso di focolari, un fossato e aree dove si lavorava selce e ceramica. L'industria litica è costituita soprattutto dalla selce “sudalpina” affiorante sui Monti Lessini (Bagolini & Pedrotti, 1998). Si tratta di selce di ottima qualità, pregiata e oggetto di scambio tra le popolazioni del Neolitico antico dell’Italia settentrionale. Gli strumenti usati
Dott.ssa Annalisa Costa
per la lavorazione erano i bulini ad incavi e stacco laterale (Bulini di Ripabianca), grattatoi frontali a muso, romboidi, troncature, perforatori e denticolati. La maggior parte dei prodotti di scheggiatura erano ottenuti con la tecnica a pressione (Battisti, 2000). La pietra levigata era di piccole e medie dimensioni. Nel Neolitico si diffuse anche la ceramica. Così, anche a Campagne di Lugo, furono rinvenuti boccali carenati, decorati con motivi ottenuti ad incisione ed impressione, scodelle troncoconiche aperte (con piccola ansa sopraelevata all'orlo), con decorazioni interne e orci ornati con cordoni plastici. Una classe di ceramica, definita figulina che, sulla base di recenti analisi, è stata considerata di produzione locale (Fermo et al 2013).
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L'ASSOCIAZIONE NOI DI POIANO RICORDA UN GIOVANE EROE
P E R SE M P R E G I A C OMO
di Matteo Scolari
Intitolata al giovane Giacomo Slemer la rinnovata sala teatro parrocchiale inaugurata lo scorso 27 novembre. La comunità della Valpantena ricorda così il ragazzo dal cuore buono che il 15 agosto 2012 mise in salvo la propria fidanzata dalle correnti del Sarca, a Torbole, pagando questo gesto eroico con la sua stessa vita.
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N GRANDE portone rosso, dipinto con il colore della passione. La stessa che aveva Giacomo Slemer per la vita. E poi una targa, con inciso sopra il suo nome, affinché il ricordo del giovane eroe rimanga indelebile nella memoria di tutti, anche di chi non l’ha conosciuto. Si presenta così l’ingresso della rinnovata sala teatro parrocchiale di Poiano inaugurata lo scorso 27 novembre alla presenza di moltissimi cittadini del paese, di tanti ragazzi, del parroco don Flavio, degli iscritti all’associazione NOI e, soprattutto, di Roberto e Daniela, i genitori di Giacomo. UN RAGAZZO dal cuore immenso che il giorno di Ferragosto del 2012, nel tentativo, riuscito, di portare in salvo la propria fidanzata dalle forti correnti del fiume Sarca, a Torbole, pagò con il bene più prezioso questo suo gesto di estremo altruismo. «Lo abbiamo fatto per tenere vivo il suo ricordo. Per sempre. Anche tra i ragazzi delle generazioni che verranno» afferma Federico Ballarin, presidente dell’associazione NOI di Poiano «Un ragazzo che amava la vita, impegnato nello sport e nell’arte delle rievocazioni storiche. Giacomo aveva molto in comune con questo spazio in cui oltre 400 iscritti cantano, ballano, recitano, svolgono attività di formazione». «ABBIAMO SCELTO il colore rosso come filo conduttore in tutti gli spazi che compongono il teatro. Rosso come il colore della passione, la stessa che abbiamo messo in cinque mesi di lavoro, su base volontaria, e di cui siamo tutti orgogliosi» prosegue Ballarin «Ringrazio tutte le persone che da luglio scorso ad oggi han-
no contribuito a realizzare questo sogno». «Qui si recita, si danza, si canta, si proiettano film...è uno spazio dedicato ai giovani che abbiamo cercato di ammodernare e di impreziosire con dettagli che esprimessero eleganza, vitalità, forza ed energia» aggiunge la vicepresidente Laura Avanzi. «UN GUSCIO da metterci dentro tanta vita, una casa in cui i nostri giovani possano entrare liberamente ed uscirne migliori» conclude don Flavio, il parroco di Poiano «L’esempio di Giacomo diventi uno stimolo, un punto di partenza per tutti noi». Anche l’Ordine delle Lame Scaligere, il gruppo di rievocazione storica di cui Giacomo faceva parte, ha voluto rendere omaggio al giovane consegnando un quadro ai genitori con la scritta “Valerius semper”, il nome di battaglia di Giacomo. Eroe e guerriero per sempre.
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ARIA DI NATALE
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IL CONCERTO DELLA FONDAZIONE CAMPOSTRINI
MU S I CA S EN ZA T EMPO I L G I A R D I N O D E L L A P I E T R A F I O R I TA di Chiara Boni
Sarà in concerto a Verona, nella sede della Fondazione Campostrini, il prossimo 20 dicembre: l’ensemble di organetti Il giardino della pietra fiorita, ideato e diretto da Alessandro Parente, metterà in scena in occasione del Natale un repertorio di musiche e poesia che accosterà culture, tradizioni ed epoche diverse.
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rà un repertorio fatto di storia, poesia e musica, che accosterà culture, tradizioni, lingue, dialetti o epoche, insegnati o trasmessi davanti ad una cattedra o davanti ad un camino.
IL GIARDINO della pietra fiorita sarà in concerto a Verona il prossimo 20 dicembre alle ore 21.00, presso la sede della Fondazione Campostrini in via Santa Maria in Organo, 4. A celebrare il Natale saranno le musiche messe in scena dall’ensemble di organetti, la cui bravura tecnica e virtuosistica è già riconosciuta a livello nazionale. Il complesso propor-
ALESSANDRO PARENTE, organettista e compositore, è erede in via diretta di un vasto patrimonio culturale legato in particolare alla tradizione dell’organetto, svolge stabilmente attività didattica e di ricerca nell’ambito della sperimentazione timbrica dello strumento. Da anni si dedica allo studio, alla riscoperta e alla trasmissione, anche in chiave inedita, dei contenuti artistici della cultura popolare della propria terra. Gli organetti sono Giulia Urgera, Maria Del Mar Ragucci, Francesco Berrafato, Natasha Miorelli, Clara Maiolati, Viviana Coreno, Filippo Ruggiero, Anna Cisternino, Federica Lombardo, Miranda Del Sasso, Renato Musante e Axel Joachim Costenada. Il concerto del 20 dicembre, patrocinato da Regione Veneto, Comune di Verona e Provincia di Verona, è a ingresso libero. Per informazioni: info@centrostudicampostrini.it
’HANNO CHIAMATO così, Il giardino della pietra fiorita, in onore di quel luogo nel cuore del Lazio, Coreno Ausonio, “paese di marmo e organetti” dove tre generazioni di organisti hanno potuto far fiorire la propria arte senza tempo, intrecciando musiche ed esperienze: l’ensemble ideato e diretto da Alessandro Parente riunisce una dozzina di musicisti di provenienze e esperienze diverse, risultato di un lavoro decennale di didattica e ricerca.
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EVENTO
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U N A S E R A TA M U S I C A L E P E R C O N O S C E R E I D S A
COME TI CANTO (E SPIEGO)
LA DISLESSIA
di Anna Girardi
L’associazione di promozione socioculturale Il Cigno di Lavagno, presenta, venerdì 23 dicembre, “LibrInCanzoni” una serata di musica e racconti dedicata alle famiglie, per divertire e appassionare i ragazzi alle storie e sensibilizzare sul tema delle difficoltà di apprendimento.
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CHI NON è mai capitato di venire rapiti dalle storie narrate a voce da nonni o genitori? E se questi racconti venissero tradotti in musica e canzoni? Questa l’idea alla base del concerto per famiglie LibrIncanzoni, che si terrà venerdì 23 dicembre nella Sala Civica di Vago di Lavagno (ingresso libero), organizzato dall’associazione Il Cigno. A partire dalle 21 l’Orso Grigio & The Salmon Band (Simone Roncoletta, Alessio Schivi e Gianluca Garavaso) intratterranno i bambini e le famiglie presenti con le loro canzoni originali, tratte da racconti classici e come le avventure di Peter Pan o di Sinbad il marinaio, scritte, arrangiate ed eseguite dalla band. RACCONTARE IN MUSICA, per “mettere ordine nei cassetti della mente” spiega Elisa Zoppei, vicepresidente dell’associazione Il Cigno e grande esperta di educazione alla lettura «perché le storie, per loro natura sanno appassionare, ma anche dare sistemazione, assegnare un senso logico agli elementi. In questo mondo pieno di stimoli i bambini possono essere disorientati, non hanno modo di riflettere, metabolizzare e dare ordine a tutti questi input, per questo a volte faticano a concentrarsi e le storie, specialmente quelle raccontate a voce o cantate, divertono ma insegnano anche a fermarsi e ascoltare».
tramite questa serata offrire sì un’occasione di svago, ma anche sensibilizzare sul tema della dislessia e dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), che sono purtroppo in aumento negli ultimi anni. Un concerto, quindi, ma anche un momento informativo per saperne di più su questi casi, che sono spesso fonte di preoccupazione e disagio per bambini e famiglie, ma che, se affrontati con competenza e, perché no, un po’ di leggerezza e divertimento, possono cambiare il percorso educativo di molti ragazzi.
IL CIGNO che opera dal 2001 nel campo della promozione della lettura, intende
Per informazioni: www.cignoreading.it/librincanzoni
presenta il concerto per famiglie
LibrInCanzoni Ingresso Libero
CANZONI “LETTERARIE” PER ADULTI E BAMBINI DI
Orso Grigio & The Salmon Band
(Simone Roncoletta, Alessio Schivi, Gianluca Garavaso)
Venerdì 23 Dicembre 2016 - ore 21.00 presso la Sala Civica di Vago di Lavagno Viale S. G. Bertoni, 2 - sulla destra della scuola in collaborazione
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LETTERATURA
L A F IN E D I U N ' AVVE NTU R A È IL SUO INIZIO
di Anna Girardi
Villa Rizzardi ha accolto sabato 12 novembre l’atto finale del Premio di Letteratura avventurosa Emilio Salgari: ad aggiudicarsi l’ambito premio dedicato allo scrittore veronese è stato Marco Steiner, con il libro Oltremare (Sellerio). A Jean-Christophe Grangé, scrittore e giornalista francese, ospite d’onore, è stato assegnato il premio “Ilcorsaronero”.
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EL CUORE della Valpolicella, nella splendida cornice di Villa Rizzardi di Negrar, si è svolto, il 12 novembre scorso, il capitolo conclusivo dell’edizione 2016 del Premio Salgari: la cerimonia di premiazione. Ad aggiudicarsi le preferenze della giuria popolare composta da oltre 30 gruppi di lettura e dai lettori sparsi in tutta Italia, dalla Sicilia al Friuli e anche dalla Francia (Bordeaux), è stato Oltremare di Marco Steiner, spuntandola su La Carovana dei Prodigi di Alberto Custerlina e Roderick Duddle di Michele Mari. Il romanzo vincitore, che racconta le avventure di un giovane Corto Maltese imbarcato sul Dedalo, nave mercantile comandata dall’impenetrabile capitano Robart Kee, è un viaggio imprevedibile e avventuroso che parte dal Mediterraneo per finire tra le acque misteriose del Mekong, tra colonialisti francesi, ribelli cambogiani e guerrieri khmer. «UN ONORE ESSERCI, un sogno vincere», così ha commentato Marco Steiner la vittoria, annunciata durante una serata di gala che ha visto una platea di oltre 120 appassionati, tra cui il sindaco di Negrar Roberto Grison, l’assessore alla Cultura Camilla Coeli e l’On. Diego Zardini, tenuta a battesimo dal grande scrittore francese Jean-Christophe Grangé, autore del bestseller internazionale I fiumi di porpora. Oltremare si è aggiudicato, poi, anche un premio molto speciale: quello
Jean-Christophe Grangé premia Marco Steiner
assegnato dal gruppo di lettura creato all’interno della Casa Circondariale di Montorio, grazie all’impegno dell’Associazione Microcosmo e del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale. Un vascello, che nasce dalle pagine di un libro, appoggiato su una struttura che ricorda le celle, realizzato con bastoncini, carta e stoffa (gli unici materiali ammessi in carcere), a testimoniare come la lettura possa portare anche oltre i muri e le sbarre. Le attività legate alla figura di Salgari non si fermano però qui: sono in fase di elaborazione, infatti, anche una serie di iniziative sul territorio di Negrar che accompagneranno gli appassionati di letteratura avventurosa lungo il 2017, in attesa della settima edizione del Premio Biennale, che si terrà nel 2018, appunto. Per informazioni, consultate il sito www.premiosalgari.it
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Speciale Premio Salgari 2016
Premio Salgari anche a Roma Il Premio di letteratura avventurosa “Emilio Salgari”, in quest’edizione 2016 rinnovata e resa multimediale, ha anche potuto affacciarsi su una vetrina di prestigio nazionale: il 10 novembre è stato infatti presentato presso la sala conferenze della Camera dei Deputati a Montecitorio, alla presenza della Presidente della commissione cultura della Camera, On. Flavia Piccoli Nardelli, del rappresentante della Commissione ambiente e territorio On. Diego Zardini, del sindaco di Negrar, Roberto Grison e dello scrittore e critico letterario esperto salgariano Dario Pontuale. «Un tassello prezioso per rende-
re omaggio a uno scrittore che ha fatto sognare intere generazioni, e che, al pari di Conrad e Stevenson nei rispettivi paesi, è stato il maggiore rappresentante del romanzo d’avventura ai suoi albori», ha dichiarato Matteo Scolari, direttore di Pantheon, media partner dell'iniziativa. Punto d’onore del Premio letterario dedicato all’autore veronese, come ha sottolineato l’On. Nardelli, è il fatto che esso contribuisca a tutelare e valorizzare il patrimonio immateriale italiano, quale è la cultura e ad attivare una serie di iniziative positive che coinvolgono tutto il territorio.
Jean-Christophe Grangé «Marcò Steinèr, Oltremare» l’annuncio, con elegante accento francese, del vincitore dell’edizione 2016 è stato fatto proprio dallo scrittore di thriller e autore di bestseller internazionali (I fiumi di Porpora, L’impero dei lupi, Misere) Jean-Christophe Grangé, l’ospite d’eccezione della serata, in Italia per presentare il suo ultimo romanzo, Il rituale
del male edito da Garzanti. Il romanziere d’Oltralpe, che non visitava l’Italia da oltre dieci anni, è stato insignito del prestigioso premio “Ilcorsaronero” in passato attribuito a grandi scrittori quali Jeffery Deaver, Van De Sfroos, Francesco Guccini, Joe R. Lansdale, Björn Larsson e Mino Milani, solo per citarne alcuni.
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Titolo: Topiopì Autore: Andrea Camilleri Illustratrice: Giulia Orecchia Edizioni: Mondadori ragazzi 2016 Prezzo: 16 Euro Età: dai 5 anni in su
L LIBRO: Narra la storia di Nenè che si affeziona ad un pulcino. Diventerà un gallo o una gallina? È il ricordo dell’autore che da bambino, durante le vacanze scolastiche, va dai nonni a Porto Empedocle (Agrigento). Si alza presto e va con Rosalia a dare da mangiare agli animali: la mula, il cavallo, l'asino, e poi il gallo, le galline, i conigli e le capre. Un giorno trovano una dozzina di pulcini appena nati. Nenè accarezza questa massa di piume gialle, zampette e piccoli becchi. In disparte un pulcino solitario e spelacchiato lo guarda e fa Piopì, poi lo segue... L’AUTRICE: Andrea Camilleri, uno dei più amati e conosciuti scrittori italiani contemporanei, ideatore del Commissario Montalbano, nel giorno del suo novantunesimo compleanno ( 6 settembre 2016) ha proposto Topiopì. Una favola corta per i più piccoli, illustrata da Giulia Orecchia. Un'illustratrice che merita una menzione. Nata a Torino, vive a Milano e, prima di dedicarsi a disegnare libri per bambini, ha lavorato in un colorificio e ha studiato molto: Accademia di Brera, corso di Visual Design alla Scuola Politecnica del Design di Milano, corsi di incisione all'Accademia Estiva di Salisburgo e alla Scuola d'Arte estiva di Urbino, fino ad ottenere (1982) il Kleine Deutsche Sprachdiplom all'Università di Monaco di Baviera. Ha già illustrato più di 150 libri per ragazzi ed è stata insignita del Premio Andersen nel 1986 e nel 2001. CURIOSITÀ: Ad Andrea Camilleri venne in mente la storia di Topiopì, quando una dottoressa gli chiese di scrivere un racconto per i bambini africani. La prima versione è stata inserita (2006) all’interno della pubblicazione Burkina-Tanzania (tradotta in lingua Moorè e in Swahili). Camilleri con la sua maestria instaura una magica intesa - tra umano e animale - resa ancora più intensa dalla freschezza dell’infanzia. Le illustrazioni evidenziano gli episodi sottolineando i momenti fantastici, emotivi e coinvolgenti. Un piacevole libro-cadeaux alle neo mamme: i loro bimbi rimarranno incantati da questa storia.
BOX OFFICE
a cura di Mattia Zuanni
IL FILM
Milano, 2041: Giacomo è in sedia a rotelle, e gira con una pistola giocattolo, Giovanni ha la memoria che fa cilecca e parla con i piccioni, Aldo viene abbandonato dai figli proprio la mattina di Natale. Si ritrovano tutti lì, al Reuma Park, una casa di ricovero improvvisata all'interno di un Luna Park dismesso, dove imperversa l'energica Ludmilla, un'infermiera russa taglia XXL. Arresi? Perduti? Tutt'altro: la notte di Natale, mentre si fa festa con ospiti a sorpresa, musica, tombolata e panettone, il trio ricomposto mette in atto una rocambolesca fuga.
CURIOSITÀ
Sarà interessante vedere se tornerà ad essere positivo l’impatto che questo film avrà al box office; gli ultimi due lavori cinematografici del trio comico più famoso d’Italia, hanno incassato rispettivamente 21,5 milioni di euro (“La banda dei Babbi Natale”, 2010) e 13 milioni (“Il ricco, il povero e il maggiordomo”, 2014). Dai commenti che possiamo vedere sotto il trailer, sembra un’impresa ardua.
Titolo: Fuga da Reuma Park Genere: Commedia Durata: 90 minuti Regia: Aldo, Giovanni & Giacomo, Morgan Bertacca Attori: Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Silvana Fallisi Uscita (Italia): 15 dicembre
fotografa il
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C LASSICI DA NON PERDERE Titolo: American Beauty Genere: Drammatico Durata: 121 minuti Regia: Sam Mendes Attori: Kevin Spacey, Annette Bening, Thora Birch, Wes Bentley Lester e Carolyn Burnham appaiono dall'esterno una coppia perfetta, con una casa perfetta e un vicinato perfetto. In realtà Lester è un uomo insoddisfatto della sua vita familiare e professionale, che sta cadendo in una sempre più profonda disperazione, quando improvvisamente conosce Angela, un'amica di sua figlia e se ne infatua. Nel frattempo Jane, la figlia di Lester ha conosciuto il loro timido e misterioso vicino di casa Ricky che vive oppresso da una figura paterna ossessiva.
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IL PERSONAGGIO
U N A S T R O FA D I M I L L E PA R O L E
giorgia.castagna@verona-pantheon.com @CastaGiorgia
di Giorgia Castagna
Raggiungiamo telefonicamente il rapper veronese Zampa, all’anagrafe Alessandro Zampini, che proprio in questi giorni sta per chiudere un importante tour che l’ha visto impegnato nel lancio del suo ultimo album Il richiamo della Foresta uscito ad aprile di quest’anno. L’artista veronese conosciuto anche come Mr Zampini, classe 1979 e da quasi vent’anni attivo nel mondo della musica rap italiana, si racconta in questa intervista parlando del suo ultimo disco, del suo amore per la musica ed in particolare per il rap che «ti permette di dire mille cose in una sola strofa».
C
ORREVA L'ANNO 1998 quando Zampa, da poco maggiorenne, entrava ufficialmente nel panorama della musica italiana con il suo primo album Ritorno alla realtà in collaborazione con Shen, DJ Kris e Kata. A questo segue, nel 2001, il suo primo lavoro da solista Gorilla Guerriglia ma il vero boom lo mette a segno con Lupo Solitario, LP nel quale il musicista racconta la propria prospettiva visiva, unita al suo flow rauco e consistente ad opera di collaboratori d'eccezione come Bassi Maestro, Supa, Rido, Frank Siciliano, Jap, Spregiudicati, Mistaman ed Il Maniaco con produzioni affidate a Bassi Maestro, DJ Zeta, Mace, Rubo, Jimbo e Hakeem. Nel 2006 porta a compimento una collaborazione con il beatmaker Jack the Smoker realizzando l'album Il Suono Per Resistere e a questo segue, nel gennaio 2009, La lunga e tumultuosa via per Bisanzio caratterizzato da toni più cupi ed intimisti e da un forte contenuto autobiografico. Nel maggio del 2012 I giorni del condor, realizzato insieme a Capstan, per arrivare poi ad aprile 2016 a firmare quello che lui definisce come «la fine di un capitolo, per un nuovo inizio», che decide di chiamare: Il richiamo della foresta celebrando cosi l’omonimo romanzo di Jack London. Mr Zampini, quale è stato il percorso che ha portato alla realizzazione di Il richiamo della foresta? Tutto è partito da un mio desiderio di ricerca nel passato, suggestioni, emozioni e tematiche che avevo già toccato in passato, ai tempi dei miei lavori Gorilla Guerriglia e di Lupo Solitario e che ho voluto raccontare nuovamente ma in un ottica diversa. La trama e le situazioni raccontate nell’omonimo libro di Jack London mi hanno fatto da guida: la storia del lupo, le dinamiche del branco, l’incapacità
di mettere a tacere l’istinto, il desiderio di scappare da certe situazioni. Per questo motivo, ma non solo, ho chiamato così il mio ultimo lavoro che per me segna la fine di un capitolo, per un nuovo inizio. Ci spiega meglio? Il Richiamo della Foresta è stato un rimettersi in gioco, riscoprirmi guardandomi indietro ma, allo stesso tempo affacciandomi al futuro. Rappresenta anche a livello di vita personale un’attrazione e un desiderio forte di un ritorno alla natura. Una rielaborazione personale fatta alla fine di un viaggio, quando, riguardando le foto scattate si metabolizzano persone, luoghi, emozioni personali, suoni. Il tour per la promozione dell’album è ormai agli sgoccioli. Quali feedback ha raccolto? Entro fine anno chiudo questa incredibile tournée in giro per l’Italia, ultima tappa a Ravenna. Poi per
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A tu per tu con il rapper Zampa
qualche mese penso di fermarmi, staccare aiuta a riordinare pensieri e a ripartire più forti. I feedback per me sono importantissimi. Proprio per questo sono solito coinvolgere amici rapper prima di uscire con un album per avere considerazioni obiettive; quando finisci di scrivere un pezzo ti senti svuotato e di conseguenza tendi ad essere debole, fragile. Chi meglio di loro, musicisti di professione, possono giudicare? Il pubblico poi regala il resto. Cosa pensa dell’uso dei social network e che rapporto hai con questi, visto che il mestiere di musicista oggi si veicola anche e soprattutto su queste piattaforme ? I social network sono strumenti meravigliosi per condividere musica, esperienze di vita e personali. Grazie a loro ho promosso il mio ultimo album, ho segnato le mie date e venduto oltre l’80% dei miei dischi. Personalmente non ne abuso, in parte perché sono riservato ed in parte perché, non lo nego, faccio parte della generazione dei nostalgici, di quelli cioè che la musica amano suonarla e ascoltarla. Chiudiamo con qualcosa di banale: Mr. Zampini cosa è per lei la musica? La musica? La magia più straordinaria al mondo.
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«Coinvolgo i miei amici rapper prima di uscire con un album per avere considerazioni obiettive; quando finisci di scrivere un pezzo ti senti svuotato»
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ROCK, ROCK E ANCORA ROCK
marco.nicolis@verona-pantheon.com
di Marco Nicolis
Venti interviste ad artisti e a band che hanno movimentato in questi anni le nostre serate. La cantautrice Veronica Marchi, ex-concorrente di X-Factor, i punk A.c.t.h, ma anche i C+C=Maxigross, i Los Fastidios, gli Arthemis, i Riul Doamnei, Bullfrog e tanti altri ancora trovano spazio nel libro scritto a quattro mani da Francesco Bommartini e Gianni Della Cioppa.
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CCOCI QUI, preparati e puntuali per il nostro mensile appuntamento underground. Questo mese però abbiamo deciso di regalarvi una piacevole sorpresa, curando la nostra sezione dedicata alla musica in modo leggermente diverso ed originale rispetto al consueto. Questo mese infatti non saremo direttamente noi a parlarvi e introdurvi le novità musicali della scena veronese ma lo lasceremo fare a qualcun altro. Infatti, vi parliamo di Verona Rock, un libro interamente dedicato alla scena rock veronese, alla sua storia ed ai suoi numerosi interpreti. Il libro, scritto da Francesco Bommartini e Gianni Della Cioppa, curato nella grafica e nell’impaginazione da Enrico Gastaldelli, pubblicato da Delmiglio
Editore all’interno della collana Urbs Picta, è stato presentato sabato 19 novembre presso il Jack the Ripper di Roncà, locale attivo da oltre 20 anni nella promozione musicale sul territorio veronese. «LA NOSTRA intenzione è riunire e unire quella che è la scena musicale veronese, mettendo a contatto tra loro le band e i locali che hanno fatto la storia dell’underground di Verona, interagendo attivamente con giornalisti e gli addetti ai lavori – ci spiega Francesco Bommartini - La scena rock ha bisogno di una spinta per riprendere slancio e freschezza e questo libro può essere d’aiuto, un modo per dire 'noi ci siamo, proviamoci tutti insieme'. Il libro inoltre non vuole essere solo uno scritto isolato, unico nel suo genere, ma vuole essere un inizio, il primo libro di una ben più lunga collana dedicata al rock a tinte gialloblù». A SUPPORTO è stato creato anche il sito www.veronarock.it, ideato per aggiornare gli utenti riguardo le novità relative alla Verona musicale. Inoltre Luca Tacconi, dello studio "Sotto Il Mare" di Povegliano, ha messo in palio una registrazione che sarà estratta tra coloro che acquistano il libro, previo invio di foto e dati personali. Ad ogni serata saranno presenti, oltre agli autori del libro, anche alcune band che hanno contribuito con la loro storia ad impreziosire le pagine del primo volume di Verona Rock.
Ospiteranno la presentazione di Verona Rock: 7 gennaio 2017 - Officina degli Angeli 27 gennaio 2017 – Circolo Arci Cao de Sora 4 febbraio 2017 – Isola Rock Winter 14 febbraio 2017 – Teatro Camply
info: info@veronarock.it - Facebook.com/VeronaRockBook
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Territorio a Spicchi Brevi da Verona e Provincia
È nato un riccio…culturale - SAN ROCCO DI PIEGARA Da un’idea di Nicolò Vedovi, educatore con esperienza pluriennale con i bambini e i ragazzi, in collaborazione con il Comune di Roverè Veronese e l’I.C. di Bosco Chiesanuova, è nata l’associazione culturale “Il Riccio” impegnata principalmente nell’accompagnamento allo studio nei comuni di San Rocco e Roverè Veronese. Il via ufficiale lo scorso settembre con l’apertura dei doposcuola per bambine, bambini, ragazzi e ragazze dai 7 ai 14 anni articolati in due pomeriggi, il
mercoledì e il venerdì, dalle 15.00 alle 17.00 nella scuola primaria di San Rocco di Piegara. «Da quanto mi occupo di educazione» ha detto l’ideatore del progetto, «ho riconosciuto nella maggior parte degli studenti la necessità di essere affiancati da una figura adulta. Sarò affiancato da Nicolò Boniolo con esperienza come educatore scout; da Anna Marascotti, educatrice di San Rocco, molto attenta alle esigenze dei bambini e forte di una lunga esperienza sul campo; da Valeria Mazzai, insegnante di sostegno nella
scuola dell’infanzia di San Rocco di Piegara, che metterà a disposizione gli studi conseguiti e la sua esperienza per impostare percorsi mirati di identificazione e superamento di particolari difficoltà nell’apprendimento. Non vorrei dimenticarmi di Giovanni Vedovi che ci sta aiutando a portare avanti il progetto». I prossimi appuntamenti saranno il 5 dicembre dalle 16:00 alle 18:00 nella Biblioteca di San Rocco di Piegara per incontrare il gruppo de Il Riccio mentre sabato 28 gennaio sarà organizzato un laboratorio dal titolo “Inverno 3D – Disegnare e toccare la neve”. Altre info su www.ilriccio.org
Le Chiese: tesori da riscoprire - GREZZANA «Conoscere per valorizzare» Questo il primo obiettivo delle visite guidate nelle chiese del comune di Grezzana, progetto nato dal Comitato della biblioteca e (in parte) inserito nel concorso nazionale Wiki Loves Monuments di Wikimedia, a cui ha partecipato l’assessorato alla Cultura. Il secondo (non secondario) intento, quello di rendere partecipi gli abitanti delle frazioni alla vita della comunità. Il risultato di quest’iniziativa è stato più che positivo. Si è iniziato quasi in sordina a Lugo (9 settembre), con la visita della chiesa e del mulino di
A cura di Matteo Bellamoli
Bellori, guidati dal professor Bruno Avesani; seguita (il 18 settembre) dalla visita della chiesa parrocchiale di Grezzana e degli scavi archeologici di Piazza C. Ederle, guidati dalla prof. ssa Silvia Fenzi (moltissimi i presenti) e il 24 settembre, della chiesetta di San Micheletto, accompagnati da Marco Guglielmi. Ad ottobre (domenica 16), è stata la volta delle chiese di Stallavena guidati dall’architetto Gianfranco Dalle Pezze e ad Alcenago, accompagnati da Bruna Taviani che si è soffermata anche sui particolari. A novembre (domenica 13) sono state
A cura di Alessandra Scolari
visitate: la chiesa di Romagnano, affrescata dal pittore Angelo Zamboni e quella di Azzago con gli affreschi del suo maestro Carlo Donati, con la guida Marco Guglielmi. Molto interesse anche dell’antica fontana di Romagnano, illustrata da Renzo Cobelli. Domenica 20 novembre Wikigite si è conclusa alla chiesa di Rosaro, raccontata nei dettagli dal professor Angelo Andreis. Visita completata con la visione del video di Marcellino Dal Dosso «La messa è finita», che sottolinea lo stretto legame territorio-chiesa.
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LA FAMIGLIA NELLA SOCIETÀ CHE CAMBIA La famiglia sta vivendo un momento storico di trasformazione che va di pari passo con la società che cambia. Quindi parola d’ordine: formazione. Conoscere i nuovi meccanismi che la coinvolgono. Perché no, un piccolo Vademecum? A cura di Alessandra Scolari
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ocus sulla famiglia, nell’incontro svoltosi lo scorso 30 novembre al Centro «E. Turri» di Grezzana, promosso dal comune di Grezzana, settore servizi sociali alla famiglia e alla persona. Relatori: il Notaio Mario Sartori per gli aspetti giuridico-patrimoniali, Paola Di Nicola, docente di sociologia all’Università di Verona, per gli aspetti sociali, e monsignor Bruno Fasani, per le ricadute etico-morali. Moderatore Matteo Scolari, direttore di Pantheon. «La famiglia per questa amministrazione è importante. Dobbiamo essere preparati ai suoi cambiamenti», ha detto il sindaco Arturo Alberti nel salutare relatori e pubblico; mentre il consigliere Guido Lonardoni ha aggiunto «I nuovi nuclei famigliari hanno un costo per la società. Spesso i figli hanno problemi. Ci arrivano bisogni nuovi a cui dobbiamo dare delle risposte». Molto interessante la dettagliata relazione del Notaio Sartori (che da alcuni anni collabora con il comune) sulle ricadute giuridiche e patrimoniali delle diverse tipologie di convivenza. Matrimonio religioso e civile, convivenza di fatto, unioni civili, contratto di convivenza e legge sul “dopo di noi”. La professoressa Di Nicola ha esordito: «nella nostra società c’è un invecchiamento della popolazione, sono diminuiti i figli. Mancano le giovani famiglie, a causa della mancanza di lavoro sicuro e del sostegno pubblico. Quindi arrivano a formare una famiglia avanti negli anni, con le conseguenze sulle nascite che questo implica». Ha confermato monsignor Fasani: «Oggi non esiste più la famiglia, quella che si inseriva nella società e cresceva. Oggi prevale l’interesse individuale, mentre il ruolo del padre e della madre nell’educazione dei figli è fondamentale. Il cambiamento in atto è antropologico ed è iniziato alla fine degli anni Sessanta» ed ha concluso ricordando Papa Francesco «e la necessità di vivere il Vangelo all’interno della coppia».
STRUTTURE FAMILIARI. DATI ISTAT 2011
Famiglie senza nucleo: 33,7% Una sola persona: 31,1% Famiglie con un nucleo: 64,8% Coppie senza figli: 20,2% Coppie con figli: 34,6% Monogenitore: 10,1% Famiglie con due o più nuclei: 1,4% Totale famiglie: 24.642.000
IL CAMBIAMENTO DELLE FORME FAMILIARI
6.866.000 i single non vedovi, i monogenitori non vedovi, le coppie non coniugate e le famiglie ricostituite coniugate. Sono 12 milioni le persone che vivono in queste famiglie, dato raddoppiato rispetto al 1998. 194.057 i matrimoni nel 2013, di cui 18.273 misti (italiano e straniero), con una diminuzione dal 2008 al 2014 di 57.000 unità. Nel 2014 sono 502.596 i bambini nati, di cui 138mila nati da genitori non coniugati e meno74mila rispetto al 2008.
BELLEZZA AL NATURALE Bombe da bagno di Natale Le bombe da bagno sono un ottimo regalo di Natale dell’ultimo minuto: ho scelto di proporvi una ricetta emolliente e che nutre la pelle durante il bagno, personalizzabile a piacere con gli oli essenziali e le spezie tipiche del periodo natalizio come arancio, cannella, chiodi di garofano, zenzero e anice stellato. Insomma, perfette per creare una calda atmosfera nei giorni delle feste!
INGREDIENTI · 120 gr di bicarbonato di sodio · 120 gr di acido citrico · 240 gr di amido di mais · 90 gr di burro di karité · 3 cucchiai di olio di cocco · 3 cucchiai di olio di mandorle dolci · 10 gocce di olio essenziale (a piacere)
Preparazione Mescolate tra loro gli ingredienti asciutti: amido di mais, bicarbonato e acido citrico. Aggiungete poi gli ingredienti liquidi, quindi gli oli e il burro di karité, e incorporate tutto mescolando con le mani fino ad ottenere una pasta modellabile. Infine aggiungete l’olio essenziale e le spezie, a vostro piacimento. Se volete che le bombe da bagno siano colorate potete aggiungere un colorante alimentare, o usare un colorante naturale come la cannella o il cacao in polvere. Disponete il composto negli appositi stampi di plastica sferici (vanno benissimo, ad esempio, quelli da decoupage) oppure, più semplicemente, in stampi di silicone come quelli per il ghiaccio o per i muffin. È importante premere benissimo il composto all’interno dello stampo, in modo che una volta asciutto non si rompa. Aspettate almeno 24 ore che le bombe si asciughino e si solidifichino, prima di toglierle dagli stampi e utilizzarle o incartarle come regalo.
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in cucina con Nicole
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Cucinare è amore che si può assaggiare senzalattesenzauova.ifood.it
Guarda la video ricetta su http://bit.ly/cioccolatini-home-made
Ho pensato di darvi qualche idea per festeggiare il Natale preparando voi stessi i dolcetti!
CIOCCOLATINI home made INGREDIENTI • 150gr di cioccolato fondente, al latte o bianco • stampino in silicone (per 15 cioccolatini)
Sciogliete il cioccolato a bagnomaria, trasferitelo nello stampino. Fate raffreddare in freezer per almeno 15 minuti.
PASTE DI MANDORLA INGREDIENTI • 1 albume • un pizzico di sale • 150gr di farina 1 • 70gr di zucchero di canna • 70gr di olio di girasole • 50gr di mandorle • 1 cucchiaino di lievito per dolci • aroma mandorla • 30gr di acqua • ciliegie candite Le Ricette dal Mondo di
NICOLE
Cucinare
è amore
che si può assaggiare
Nicole Scevaroli
Montate l'albume a neve con un pizzico di sale, aggiungete tutti gli altri ingredienti e mescolate. Trasferite in un sac a poche con una punta a stella e formate i biscotti. Decorate con le ciliegie. Infornate a 180 gradi per 15 minuti. 15 nuove creazioni e tantissimi ingredienti “multimediali”. Ci piace mantenere le promesse e la ristampa de “Le Ricette dal Mondo di Nicole” è disponibile e acquistabile online dal 15 dicembre su www.veronanetwork.it. A breve inizierà anche il roadshow con tanti appuntamenti sfiziosi sul territorio.
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A QUALCUNO PIACE TECNOLOGICO
di Carlo Battistella per Adiconsum Verona
Per le festività 2016 i gadget hi-tech sono in cima alla lista dei desideri degli italiani. Ma in pochi sembrano prendere in considerazione il rischio che si nasconde nell'utilizzo dei dispositivi connessi.
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a stagione dei regali si è aperta con il black friday di novembre, il nuovo appuntamento consumistico di derivazione statunitense, ed è ora nel massimo fermento prenatalizio. Secondo i sondaggi anche quest'anno la tecnologia rappresenterà la categoria di regalo più ricercata. Niente di cui stupirsi, la deriva tecnica della società odierna, in cui anche i libri hanno perso le pagine di carta, è evidente. Che si parli di industria, commercio o tempo libero, infatti, non esiste strumento che rifiuti di volgere lo sguardo all'automazione. Ciò che stupisce, però, è il basso grado di consapevolezza dei consumatori circa la vulnerabilità degli strumenti che utilizzano. Lo afferma lo studio annuale denominato Most Hackable Holiday Gifts realizzato da una nota società di sicurezza informatica che, raccogliendo le risposte di un vasto campione su base globale, è giunta alla conclusione che solo il 42% dei consumatori adotta adeguate misure di salvaguardia a tutela dei propri gadget tecnologici. È un dato preoccupante visto che su questi dispositivi vengono riversati dagli utilizzatori una quantità di dati personali inimmaginabile. Che si parli di fotografie, dati bancari, documenti d'identità o impronte digitali poco cambia, nelle mani sbagliate il danno può essere irreparabile. Il rischio a cui si espongono i gadget connessi è rappresentato, appunto, dall'accesso non autorizzato di terzi ai propri
dati personali, dal furto di identità e dall'utilizzo fraudolento dei dispositivi stessi. La lista dei devices a rischio è lunga e comprende, oltre ovviamente a smartphone, computer e tablet, tutti gli altri oggetti dotati di connessione con il mondo online: fitness tracker, droni, dispositivi per la domotica, fino ad arrivare ad alcuni giochi per bambini. Niente allarmismi però, pochi basilari accorgimenti possono già bastare ad evitare alcune di queste sgradevoli infiltrazioni (cambiare la password di default, mettere in sicurezza il wi-fi, usare PIN complessi). Anche se, considerando che il 90% degli intervistati ha dichiarato che inizierà ad usare i dispositivi connessi non appena scartati dalla carta regalo, si comprende perché valga la pena rivolgere un po' di attenzione al rischio hackeraggio. Maggiori informazioni su www.adiconsumverona.it
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