C o p i a g r at u i ta
3,50
MARZO 2017
Anno 10, Numero 2
PANTHEON VERONA MAGAZINE VER NA N E T W O R K
ESCLUSIVA INTERVISTA A CARLO VERDONE
RTL 102.5
A tu per tu con Valeria Benatti
8 MARZO
Il coworking al femminile
SANDRO VERONESI
STORIA DI UN
SUCCESSO E D I U N G R A N D E A M O R E P E R L A C I T TÀ
GARDEN MATTARANA Pro f e s s i o n a l i tà
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Marzo 2017
EDITORIALE Ebbi la fortuna di conoscere per la prima volta Sandro Veronesi qualche anno fa, quando fu ospite di una serata organizzata dall’associazione di imprenditori “Innoval” presso la sede di Just Italia, a Stallavena di Grezzana. Ciò che mi colpì di più di quell’incontro era il forte attaccamento che l’imprenditore scaligero, nato a Belluno Veronese, dimostrava nei confronti della sua città.
Mettere insieme cio che eri con quello che sei diventato, vuol dire crescere. (James L. Brooks)
Già allora il suo Gruppo era proiettato verso confini europei e internazionali, ma non scordava, ogni tanto, di tornare con la mente e con lo sguardo sulla sua Verona, tutt’oggi sede del suo quartier generale. Sosteneva che se un’azienda riesce a raggiungere dimensioni importanti, dovrebbe avere l’obbligo, almeno morale, di reinvestire parte di ciò che guadagna, sul territorio in cui è partita o in cui opera. Non mi meraviglia, quindi, che il patron di Calzedonia abbia deciso di sostenere un concorso internazionale di idee per valutare alcune soluzioni futuribili per la salvaguardia dell’Anfiteatro Arena. Al di là di tutte le considerazioni tecniche o sulle reali opportunità o esigenze di copertura, sono quasi certo che Veronesi abbia voluto supportare, come ha fatto tante volte anche per mezzo della Fondazione San Zeno da lui creata nel 1999, un’iniziativa che puntava, in primis, a esprimere creatività, ingegno, fantasia su un soggetto, l’Arena, che è un patrimonio sicuramente da preservare. Potremmo definirla una scelta di un moderno mecenate che, oltre alla formazione, alla cultura e allo sport, mette a disposizione parte del suo successo all’interno della comunità in cui è cresciuto, sia come persona, sia come “organizzatore d’azienda”. Definizione, quest’ultima, che gli affibbiò un frate stimmatino un giorno in cui il giovanissimo Veronesi andò in gita con la scuola, al tempo delle medie, al monastero di Sezano. Una vera e propria premonizione. Il suo legame con la nostra città, ripeto, mi colpì e mi colpisce molto. È lo stesso che vorremmo vedere da altri, in altri settori, con altri ruoli. È di sicuro il legame che spinge la redazione di Pantheon, e ora anche di Tv7, a impegnarsi quotidianamente per il territorio veronese e per i suoi cittadini, lo stesso che lega gli oltre sessanta soci dell’Associazione Verona Network, di cui ho la fortuna di essere presidente, e che lo scorso 16 febbraio ha iniziato il nuovo ciclo di incontri a cadenza mensile (il primo dedicato alla sicurezza), per discutere di alcuni temi che stanno a cuore alla città e ai veronesi. Tra qualche mese ci saranno le amministrative, la corsa a Palazzo Barbieri è già iniziata. L’auspicio è che la prossima amministrazione, qualsiasi essa sia, metta al centro Verona e le sue eccellenze e che apra un dialogo costruttivo con la città e i suoi protagonisti. Soltanto così potremo crescere, sognando in grande. Come fa Sandro Veronesi.
foto di Anna Mainenti
Registrazione Tribunale di Verona n.1792 del 5/4/2008 - Numero chiuso in redazione il 22/02/2017
INDICE 8 14 20 24 32 42 46 48 52 54 58 62
IN COPERTINA S a n d r o V e r o n e si, ST OR IA D I U N M E C E N A T E IN COPERTINA/2 C a r lo V e r d on e si sv e l a RADIO&CO A t u pe r t u c o n Va l e r ia Be n at t i FAMIGLIA CRISTIANA Pr of il o d i u n d ir e t t or e COWORKING IN ROSA La p r im av e r a d e l d ia l og o SCORCI M ur a lo n ga , c o m e e d ov e IN VETTA I l c i n e m a i n q uo ta GIOCHI INATTESI S - c i a n c o a l f e m m in il e DAL MONDO R ao ul, pa r t i r e p e r r e sta r e BOOKABOOK Le s t o r i e le pu bbl ic a n o i l e t t or i BOX336am La c ult ur a v i ag g ia l e g g e r a PET THERAPY La g e n t i le zz a d e g l i a n im a l i
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LIBRO DEL MESE
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Bellezza al Naturale
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IN CUCINA CON NICOLE
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BOX OFFICE
G l i eventi di MARZ O s ec ondo noi a pag 76
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NEWS
dal mondo
di Marco Menini
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Pagat mang
Milka e Oreo Assaggiatori di
la precisione. Se
Zealandia, terra e ancora terra Sarebbe l’ottavo continente presente sul pianeta Terra. La notizia è apparsa nell'ultimo numero della rivista GSA Today e sarebbe stata teorizzata dal geologo neozelandese Nick Mortimer. Si tratterebbe di un singolo, uniforme pezzo di crosta continentale di 5 milioni di km quadrati (circa metà dell’Europa) di cui Nuova Zelanda, Nuova Caledonia e altre isole minori sarebbero le uniche terre emerse.
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Nokia 3310 alla riscossa Qualcuno ce l’ha ancora nel cassetto, qualcun altro l'ha buttato; state certi comunque che il vostro esemplare è ancora in giro, da qualche parte. L’indistruttibile sarà presentato il 27 febbraio al Mobile World Congress 2017 di Barcellona, nella sua versione riadattata al moderno. Insomma, potremmo forse tornare a giocare a “Snake” con la tecnologia touch, wi-fi, e chissà quali altre novità.
PREPARATE
e MAN IL curr
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Cinque curiosità dal mondo che valeva la pena raccontarvi
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ti per giare
o assumono. cioccolato, per
e non ci credete, LO STOMACO
NDATE iculum.
W h at s A p p s i aggiorna (di nuovo) Dopo 8 anni di vita, WhatsApp diventa sempre più multimediale e fa spazio anche ad immagini, video e gif nello status. Dal 22 febbraio è infatti possibile inserire oltre al testo, che per qualcuno è rimasto “Hey there! I am using WhatsApp”, anche contenuti fotografici e video. Aggiornamenti che si cancelleranno dopo 24 ore, sulla falsa riga di Snapchat.
04 Arcobaleni i n p o lv e r e Conosciuta come la festa dei colori, della gioia, dell'amore, “Holi” è una tra le più antiche tradizioni indù della stagione primaverile. Il festival, che quest'anno si festeggerà in India il 13 Marzo, simboleggia la vittoria del bene sul male, l'arrivo della primavera e il consolidamento delle relazioni sociali. In tutta l'India, nel Nepal (ma anche nel mondo occidentale), le persone scendono nelle vie e nei villaggi muniti di polvere e vernice colorata, tingendo il panorama come un arcobaleno.
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IN COPERTINA
Sandro Veronesi
C O P E R T U R A D E L L’A R E N A ? ECCO IL PERCHÈ di Matteo Scolari
Nell’anno del 30° anniversario del Gruppo che ha fondato, l’imprenditore nato a Belluno Veronese è tornato sulla scena pubblica scaligera sostenendo con 100mila euro l’iniziativa promossa dal Comune di Verona: «Un’occasione per la città, un supporto al talento».
«S
IAMO DA SEMPRE legati a Verona. Pensiamo che supportare questo bando sia una grande occasione per la nostra città. Gli agenti atmosferici stanno danneggiando l'Arena e nostro primario obiettivo è salvaguardare l'Anfiteatro. L’iniziativa di sostenere un concorso di idee ci ha permesso anche di proseguire un percorso nel quale da sempre crediamo e investiamo: il supporto del talento, il creare occasioni concrete e reali possibilità professionali per le nuove generazioni». È CON QUESTE PAROLE che l’imprenditore Sandro Veronesi, fondatore del Gruppo Calzedonia, ha motivato la scelta di sponsorizzare con 100 mila euro il Concorso internazionale di idee lanciato dal Comune di Verona per valutare una possibile copertura dell’anfiteatro romano, simbolo della città. Una decisione che ha fatto felici molte persone e che forse ha lasciato anche qualche perplessità tra coloro che sono contrari a qualsiasi intervento su un bene storico di tale importanza. Tra favorevoli e non, quello che emerge è un pensiero, una filosofia propria di Veronesi, da sempre vicino con le sue aziende (e con la Fondazione San Zeno) ai progetti di valorizzazione territoriali volti ad esaltare il talento e la creatività delle persone, specie dei giovani. CON IL SUO GRUPPO, che quest’anno taglia il traguardo dei 30 anni di attività, Sandro Veronesi dà lavoro a più di 32 mila persone con 4000 punti vendita in ben 42 Paesi nel mondo. Un fatturato consolidato che ha superato per la prima volta, nel 2015, i due miliardi di euro (2018 milioni), con un +9,3% rispetto all’anno precedente. Numeri da capogiro, inimmaginabili se pensiamo a quel primo bilancio del 1987 che toccò quota 250 milioni di lire. Dimensioni internazionali che, però, non hanno fatto mancare a all’im-
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I l p a t r o n d i C a l z e d o n i a e i l C o n c o r s o i n t e r n a z i o n a l e d i i d e e p e r l’A n f i t e a t r o
prenditore scaligero, Cavaliere del Lavoro, la voglia di investire sul territorio in cui è nato. ED ECCO I TANTI PROGETTI FINANZIATI a Verona e all’estero, come ricordavamo, ma anche le sponsorizzazioni nel mondo dello sport scaligero, volley e pallacanestro con Calzedonia e Tezenis, e la voglia di mantenere la sede qui e di far crescere il quartier generale dell’azienda proprio nella nostra città. «Le aziende che riescono a raggiungere dimensioni internazionali sono quelle che possono creare valore e benessere nella zona in cui sono inserite» dichiarava qualche tempo fa ai microfoni di Pantheon lo stesso Veronesi «Se la sede, come nel nostro caso, è Vero-
«Cosa distingue l’imprenditore dal manager? La predisposizione a prendersi dei rischi anche se non si è certi del risultato»
na, trovo giusto che i progetti interessanti, quelli di maggiore valore aggiunto, vengano fatti qui». Gli anni dell’infanzia a fianco del papà idraulico, i primi conti, poi gli studi al liceo Galilei di Borgo Roma e tanta gavetta come cameriere e portiere d’albergo d’estate, in Inghilterra, in Francia e in Germania, per imparare le lingue, ma anche perché fortemente attratto dall’internazionalità. Nel 1983 laurea con lode alla Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Verona, subito dopo il matrimonio a 25 anni e un ruolo di responsabile commerciale nell’azienda del suocero, fondatore del Gruppo Golden Lady. «ERO ATTRATTO DAL MONDO DELLE VENDITE. Lo sono sempre stato. Vedevo attorno a me molte aziende, compresa quella in cui lavoravo, concentrate sul prodotto, che perdevano di vista l’obiettivo più importante: vendere. Iniziai a costruire reti commerciali. Mi confrontavo con grossisti nazionali e con quelli della grande distribuzione. Mi accorgevo che il margine restava in gran parte a loro. Troppi fornitori e pochi distributori. Fu così che pensai di vendere direttamente al pubblico». A 26 anni Sandro Veronesi apre il suo primo punto vendita in via San Paolo, a Verona: «Non sapevo nemmeno cosa volesse dire essere un retailer, tuttavia mi buttai in questa avventura. Il primo negozio, vicino all’università, pareggiava le spese; il secondo, in via Fama, andava peggio. A Legnago cominciai ad avere qualche soddisfazione in più e decisi di aprire in via Cappello, di nuovo a Verona. Lì capii che poteva funzionare. L’ostacolo maggiore, allora, era far comprendere alle persone che poteva esistere un negozio specializzato, e fin lì inedito, di sole calze». PIAN PIANO I NEGOZI CALZEDONIA iniziano a proporre anche calzini da uomo e nei mesi estivi, per non trovarsi costretti a chiudere, costumi da bagno: «Prendemmo una stilista, una modellista, comprammo i tessuti e creammo la prima collezione. Investimmo nella produzione per poi occuparci direttamente della distribuzione. È ancora questo l’asse strategico di tutte le nostre aziende». I clienti Calzedonia ben presto si affezionano al marchio che nel 1996 conta 150 negozi. Iniziano a chiedere l’intimo: «Avevo paura di snaturare il marchio Calzedonia e provai con coraggio a creare una nuova
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IN COPERTINA
Sandro Veronesi
azienda con un nuovo brand: Intimissimi. Fu una scelta coraggiosa e al contempo prudenziale». LA CRESCITA DEL GRUPPO CONTINUA: nel 2003 è la volta di Tezenis, con una linea di prodotti giovane, attenta a quello che succede sui social e sul web, per intercettare i veloci cambiamenti che già in quel tempo si intravedono tra i ragazzi, specie con l’ascesa di internet. Poi l’acquisizione di Falconeri nel 2009, il lancio del progetto in un settore completamente diverso, quello dell’agroalimentare, con Signorvino e, infine, l’acquisto di Atelier Emè (abiti da sposa) nel 2015. «Cosa distingue l’imprenditore dal manager? La predisposizione a prendersi dei rischi anche se non si è certi del risultato. È necessaria un po’ di incoscienza nelle scelte, da non confondere con la spavalderia. Sono convinto che l’imprenditore non debba avere l’obiettivo di essere perfetto e di capire tutto, ma piuttosto quello di capire qualcosa in più dei propri concorrenti. È lì il cuore dell’essere imprenditori. Preparazione, perseveranza e un dolce equilibrio tra l’essere contenti di quello che si fa, di quello che si è fatto ieri, e il voler fare di più domani. Creando qualcosa di meglio di ciò che abbiamo e che magari ancora non c’è». OGGI IL 92% DEI DIPENDENTI DEL GRUPPO è costituito da donne e il 68% del personale è sotto i 30 anni: dati significativi per capire l’identità dell’universo Calzedonia. Un modello d’impresa in cui nel tempo si è dato sempre più attenzione persone con la
creazione del Centro d’Infanzia per i bimbi delle mamme lavoratrici e del Centro benessere con spa, corsi pilates, yoga, aquagym: «Finché l’azienda è piccola, l’azienda la fa l’imprenditore stesso. Quando si diventa grandi, l’azienda la fanno le persone che vi lavorano e che credono in quello che fanno. L’ingrediente del successo aziendale è anche quello di farle star bene, che siano felici». E INTANTO, PER FESTEGGIARE IL TRENTESIMO anniversario, nel 2017 il Gruppo Calzedonia farà il suo debutto assoluto in Cina con i primi negozi monomarca. Una notizia che è stata comunicata pochi giorni fa sulle pagine di FashionNetwork.com dallo stesso Veronesi: «Nel mese di aprile apriremo a Shanghai uno store dedicato ai nostri marchi storici, Calzedonia e Intimissimi. Si tratterà del primo opening cinese, all'interno di un progetto che vedrà la nascita di vari nostri monomarca nel Paese, dove le consumatrici sembrano avere una predilezione per Calzedonia. Siamo già presenti con nostri punti vendita ad Hong Kong e in Giappone, lo sviluppo in Cina è un passo importante per la nostra crescita nell'area asiatica». UN NUOVO PROGETTO di espansione che segue di due mesi l'annuncio della prima apertura negli Stati Uniti, a New York, cui seguirà, sempre nel corso del 2017, l’inaugurazione di una decina di negozi, nell'area della Grande Mela. «Vogliamo testare la risposta di un mercato dove ci sono concorrenti molto forti, che però non ci spaventano, c'è bisogno di alternative».
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MAURIZIO DANESE
LA FIERA: "UN PATRIMONIO P E R L’ I N T E R A C I T TÀ " di Matteo Scolari
Da poco trasformata in Società per azioni, la Fiera prosegue il suo percorso di crescita e di coinvolgimento di Verona e dei suoi protagonisti istituzionali e non, proponendosi come uno dei punti di riferimento per lo sviluppo del territorio scaligero.
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residente, il 26 novembre scorso la storica trasformazione in Società per azioni. Se ne parlava da almeno dieci anni. Quali sono le sensazioni dopo questi primi tre mesi “di rodaggio”? Tra i soci pubblici e privati della Fiera di Verona c’è stata una grande coesione d’intenti e convinzione nel portare a termine con successo la trasformazione di Veronafiere da ente pubblico di diritto economico a società di capitali. Con la forma giuridica della società per azioni, si apre un ventaglio di possibilità che prima erano precluse. Quali sono state le motivazioni principali che vi hanno spinto verso questa direzione, trovando un’accelerazione importante proprio alla fine dell’anno scorso? È un progetto che è stato più volte affrontato negli anni scorsi, dal momento che la legge lo consentiva da tempo. La Fiera lavorava già con un’ottica privatistica. Lo sono sempre stati, ad esempio, i contratti di lavoro dei dipendenti. Oggi era una condizione necessaria e improcrastinabile dettata dalla competizione interna e, soprattutto, internazionale. Come si vince la partita fieristica nazionale. E quella internazionale? Sicuramente, si vince continuando a lavorare con impegno, serietà, valorizzando le risorse interne e la grande cultura organizzativa in campo fieristico che la Fiera di Verona ha maturato in 120 anni di attività. Poi serve un “territorio”, nell’accezione più ampia del termine, che comprenda sino in fondo il valore materiale ed immateriale che l’attività fieristica genera per molte categorie economiche e sociali. La vera competizione oggi si gioca sullo scacchiere internazionale e in questo caso il sistema Italia è chiamato, pur nel rispetto della peculiarità delle rassegne di ciascun quartiere, a trovare forme di aggregazione
ed alleanze per affrontare la competizione dei quartieri stranieri, molto “protetti” e finanziati dai loro sistemi Paese e si stanno muovendo anche sul nostro mercato interno. Si parla di un piano industriale, da qui al 2020, di circa 94 milioni: quali sono gli investimenti principali previsti, tangibili e intangibili? Il piano industriale prevede 94 milioni di euro di investimenti entro il 2020, dei quali 72 per le infrastrutture e 22 per lo sviluppo delle manifestazioni, e si articola su cinque pilastri. Il primo si focalizza sul consolidamento delle rassegne esistenti e della leadership mondiale nelle filiere wine&food e marmo-costruzioni, con una crescita sostenibile e mirata anche in alcuni Paesi esteri, quali USA, Cina, Brasile-America Latina e Africa.
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I n t e r v i s ta a l P r e s i d e n t e d i V e r o n a f i e r e S pa
Il secondo poggia sul rafforzamento nel settore dell’agricoltura e delle relative tecnologie, sulla crescita degli altri settori dove abbiamo un primato nazionale, attraverso nuove iniziative, in Italia e all’estero, e la razionalizzazione del portafoglio eventi. Il terzo mira allo sviluppo integrato dei servizi, con particolare riguardo a ristorazione, allestimenti, per l’internazionalizzazione delle imprese e della innovazione digitale, nei processi e nella gestione dei rapporti con i clienti e il mercato. Il quarto pilastro è rappresentato dalla disciplina dei costi. Il quinto riguarda il potenziamento e l’ammodernamento del quartiere, senza aumentare la superfice, con il rafforzamento del lato Sud, la costruzione di nuovi parcheggi, la riqualificazione degli ingressi e delle Gallerie Mercatali e l’acquisizione di aree adiacenti alla Fiera. Proprio in tema quartiere fieristico, c’è un quadro urbanistico che sta cambiando volto: c’è consapevolezza e quindi anche senso di responsabilità da parte vostra nell’essere tra gli attori principali di questo cambiamento? Ogni progetto che riguardi l’area della Zai e di Borgo Roma, deve tenere conto delle necessità che l’attività fieristica comporta. Da parte nostra, la responsabilità è nei confronti di un patrimonio, la Fiera, che è di tutta la città e non solo, per preservarne le eccellenze, sviluppare ancora di più il business e fare in modo che tutto questo continui ad avere ricadute positive sul territorio per il quale, considerando la sola provincia di Verona, rappresentiamo il 5% del totale del Pil con un indotto in media di 1,4 miliardi di euro annui.
Lei ha più volte dichiarato di voler mettere Veronafiere a disposizione della città. I fuori salone sono un tentativo chiaro di coinvolgere tutti i veronesi (e non solo) negli eventi da voi organizzati. Crede che con il nuovo corso societario possa rafforzarsi questa volontà? Più che la veste giuridica, in questo caso contano volontà e progetti. Dopodiché, come ho sottolineato in altre occasioni, la forma societaria della Spa ci consente di muoverci sul medesimo piano normativo di molti attori del sistema, fieristico e non. Ci sono alcuni nodi intricati che riguardano la cronaca veronese, ci riferiamo, ad esempio, al Festival Lirico. Pensa che Veronafiere Spa possa avere un ruolo compartecipato con altri enti per sbrogliare alcune situazioni che sembrano senza soluzione? La Fiera e la Fondazione sono due importanti motori dell’immagine internazionale di Verona. Non possiamo prescindere, però, dal fatto che ogni progetto deve essere condiviso, realizzabile e sostenibile. Come immagina la Verona del futuro? Verona ha, da sempre, grandi valori nella società civile, nell’imprenditoria e nella cultura. È una città europea e nell’Europa è il suo futuro. Ha un sogno nel cassetto professionale o personale? Sì, per entrambi gli ambiti. E i sogni li tengo ben chiusi nel cassetto, per fare in modo che poi si avverino.
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IN SCENA
Carlo Verdone si svela
IL MIO MESTIERE?
di Valentina Bazzani
PEDINARE GLI ITALIANI E LE LORO DEBOLEZZE Carlo Verdone è stato l’ospite d’eccezione del Love Film Fest 2017. Sabato 11 febbraio l’attore e regista romano, mito indiscusso del cinema italiano, ha incontrato un pubblico entusiasta alla Gran Guardia, prima della proiezione del suo film Maledetto il giorno che t’ho incontrato, pellicola che ha vinto cinque David di Donatello, due Globo d’Oro, un Ciak d’oro e un Premio Flaiano. Noi l'abbiamo intervistato.
L
'amore, raccontato in modi diversi, è il filo conduttore di moltissimi dei suoi film. Cosa rappresenta per lei? È sempre una sorta di conflitto. Se non c’è ostilità tra me e il personaggio femminile, il film non scatta. Facendo commedia l’amore deve avere degli scontri veri, divertenti, seri. Tanti miei film cominciano con una grande antipatia iniziale, poi l’amicizia e infine l’innamoramento. Personalmente rendo meglio quando sono messo all’angolo da una donna. Per un comico è faticoso parlare di amore; credo però di averlo raccontato nelle sue criticità attraverso vari decenni: le separazioni, i dubbi, il piattume della coppia. Riuscendo a cogliere anche molti aspetti della fragilità umana… Penso di essere stato un attento pedinatore degli italiani e del costume della nostra società. In gran parte dei miei film ho raccontato con sincerità gran parte delle nostre debolezze.
Come nascono le sue storie? È necessario apprezzare anche i dettagli e le sfumature del quotidiano, anche in momenti complicati come quello che stiamo vivendo. Cerco di sfruttare la giornata vivendo il mio quartiere e la gente: osservo le persone, ascolto, studio. Fino a quando avrò questa passione, continuerò a raccontare. È importante stupirsi continuamente e amare la vita! Noi scrittori dobbiamo diventare una sorta di antidepressivo naturale. Il film più importante per la sua carriera? Maledetto il giorno che t’ho incontrato rappresenta una svolta significativa che mi ha permesso di diventare conosciuto a livello nazionale e internazionale. La sceneggiatrice Francesca Marciano mi ha introdotto in un
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IN SCENA
Carlo Verdone si svela
Personalmente rendo meglio quando sono messo all’angolo da una donna
sentiero raffinato; ho avuto un’ottima partner, Margherita Buy. In quel film ho rappresentato me stesso: le medicine, (ricordo che non sono un ipocondriaco, ma un appassionato di farmaci. Alla sera me li studio tutti, mi hanno dato una laurea honoris causa in medicina!) la passione per Jimmy Hendrix, l’amore per l’Inghilterra, le mie fragilità. Insieme a Compagni di scuola lo ritengo uno dei film più importanti nel mio percorso artistico.
Quanto sono importanti per lei le radici? Ho avuto una famiglia splendida, la fortuna di vivere al massimo i pittoreschi anni ’60 a Roma e capire l’ironia della gente. In quel contesto ho cominciato a studiare diversi personaggi: il ciabattino, il fornaio, il calzolaio. Quando ha capito che questa passione sarebbe divenuta una professione? All’epoca non avrei mai pensato di fare l’at-
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LA PIETRA NELLE PIAZZE È la prima piazza che s’incontra arrivando a Verona in treno. È in Pietra della Lessinia prodotta dalla Guardini Pietre Srl - Fane di Negrar. È alla vista di migliaia di visitatori che ogni anno arrivano in città per ammirare le nostre bellezze storiche. Il piazzale XXV Aprile, fra il palazzo ferroviario e il Tempio Votivo, è stato realizzato in Pietra della Lessinia. Ampie aiuole rettangolari e una fontana di spruzzi completano l’arredamento della piazza particolarmente suggestiva per tutti i visitatori e per i veronesi. La pavimentazione è rigata sulla superficie con uno spessore di 10 cm rende la zona carrabile anche ai mezzi pesanti.
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IN SCENA
Carlo Verdone si svela
tore, ero una persona estremamente timida. Mia madre l’aveva capito, rideva tanto quando facevo le imitazioni e sapeva captare certi dettagli. Le facevo delle voci particolari e, cogliendo la psiche del personaggio, andavo avanti con dei discorsi ipotetici. Era il lontano 1971 e ci esibivamo in una gelida cantina, un posto angusto e freddissimo. Una sera si ammalarono quattro attori e quel giorno decisi di sostituirli tutti io! I primi passi come regista invece? Quasi laureato in storia delle religioni, cambiai la tesi all’ultimo minuto quando Rossellini mi prese alla scuola del centro sperimentale di cinematografia. Su suggerimento di mio padre, docente di storia e critica del cinema, affrontai una tesi sull’influenza della letteratura italiana nel cinema muto del nostro Paese. In quegli anni cominciai a sperimentare. Mia madre mi spinse a fare qualcosa di importante in un piccolo teatro underground, il Teatro Alberichino. Mi vide Enzo Trapani, che mi portò a Torino a fare “Non stop”. Avevo 28 anni e mi chiamò Sergio Leone: «Ti ho visto in tv ma non ho ancora capito perché mi fai
ridere! Hai un mondo tutto tuo, vediamo se riusciamo a fare un film». Per sei mesi tutte le mattine andai a lezione da Sergio Leone che aveva scommesso su un giovane come me. Com’è lavorare con lei? Quando giro un film sono molto concentrato, non sopporto gli orari lunghi. Comincio la mattina presto, acceleratore spianato e idee chiare. C’è sempre allegria sul set, non mi piace chi urla: ci dev’essere un bel clima per lavorare bene. Il personaggio al quale è più legato? Non c’è un personaggio al quale mi sento particolarmente legato, ci sono delle situazioni in alcuni film che mi sono piaciute particolarmente. Certamente mi ha divertito Ivano, il bullo di Viaggi di nozze, un grande personaggio. Ha mai pensato di girare un film a Verona? Certo, mi piacerebbe molto in futuro poter girare una pellicola tra Verona e Brescia. Fino ad ora non c’è stata l’occasione, ma prima o poi succederà!
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RADIO&DINTORNI
I N T E R V I S TA A VA L E R I A B E N A T T I
I MIEI DOLCISSIMI RICORDI (VERONESI)
alessandra.scolari@verona-pantheon.com
di Alessandra Scolari
La scrittrice e giornalista veronese Valeria Benatti, di stanza a RTL102.5 da ben 15 anni, sarà ospite del “Gruppo Donne Insieme” nell’ambito de "Il mondo in rosa" con il suo ultimo libro “Gocce di veleno”, un romanzo «sofferto e duro» realizzato con il supporto del centro antiviolenza “Cerchi d’acqua”. Verona e Bosco Chiesanuova restano, però, nel suo cuore.
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Grezzana, a marzo, a cura della biblioteca comunale si terrà "Il mondo in rosa" in collaborazione del “Gruppo Donne Insieme e del Circolo Artisti”. Eventi sui temi delle donne. Sarebbe bello se l’esperienza di Valeria, nata a Bosco Chiesanuova «in una bella estate di 55 anni fa», e divisa tra Verona, Toscana e, infine, Milano, diventasse contagiosa, così come il suo amore per Verona e per i più deboli. Lei segue personalmente tra l’altro il Child in need Institute (da 25 anni), il Centro Aiuto famiglia (occupandosi di bambini abusati) e un Centro per rifugiati (insegnando italiano). Valeria niente università, solo la maturità? Dopo il liceo scientifico al Messedaglia, mi sono sposata e trasferita in Toscana. Qui mi sono iscritta a Siena, a Scienze Politiche, ma non ci ho messo mai piede. Tornata a Verona, ho frequentato Psicopedagogia. Ricordo l’ultimo esame della mia vita. Psicologia Prenatale: presi un bel 30 e lode. Avevo il pancione per il mio secondo figlio. Talvolta mi
rammarico di aver lasciato, ma ero più interessata alla mia indipendenza che allo studio. Nel 1993, dopo la collaborazione in testate e radio veronesi, Milano. Perché? Milano per me è sempre stata la città dove si avverano i sogni. Fin da giovane ho capito che, se ambivo alla carriera, dovevo andare a lavorare là. La prima volta, avevo 25 anni, per un lavoro a Mediaset: ero ingenua e poco aggressiva. Tornai a Verona delusa e un po’ spaventata dall’agguerrita concorrenza. Non ero attrezzata. A 32 anni, più matura e determinata, dopo un periodo da pendolare, decisi di trasferirmi a Milano. È stato uno strattone doloroso, ma necessario: le occasioni professionali non erano paragonabili a quelle veronesi. Oggi, sia i miei due figli che io, siamo molto contenti della scelta, pur conservando ricordi dolcissimi di Verona. Qual è il suo rapporto con Bosco Chiesanuova? A Bosco la mia famiglia ha una bellissima casa:
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RADIO&DINTORNI
I N T E R V I S TA A VA L E R I A B E N A T T I
Bosco Chiesanuova? Il mio luogo dell'anima, “il posto delle fragole”
Valeria Benatti e i due figli
ancora vissuta da tutti noi in estate. Ci torno sempre molto volentieri: è un paese accogliente che amo tantissimo. Io e i miei figli ci veniamo per le vacanze (fin da bambini): per noi è il luogo dell'anima, il "posto delle fragole". Oggi da milanese quali prospettive intravvede per Verona e le sue donne? È una domanda impegnativa! Verona è diventata una meta turistica ambita e ricercata: frotte di turisti, in tutte le stagioni, la attraversano e godono delle bellezze di un centro storico davvero unico. Per mantenere questo ambito primato, dovranno continuare a gestirla con criterio. Le donne, come altrove, necessitano di maggiore consapevolezza e forza. Per troppi anni siamo state snobbate e messe da parte al punto che abbiamo quasi perso il coraggio di osare. Invece possiamo ambire a ruoli importanti. Abbiamo saggezza e capacità di cura, mettiamo a disposizione i nostri punti di forza, senza più chiedere permesso. Qual è il filo conduttore che lega i suoi libri? È sempre l'amore. Ho iniziato, timidamente, con Kitchen in love, perché credo davvero
che cucinare per gli altri sia un bellissimo gesto d'amore. Poi, incoraggiata anche dalla casa editrice, ho scritto Fulminata dall'amore: una storia raccontata in modo ironico e scanzonato. Love Toys è un romanzo che ripercorre le avventure di una madre che, per sbarcare il lunario, vende oggetti erotici. In Gocce di veleno racconto l'amore malato, che molte donne non sanno abbandonare, anche se fa male, malissimo. L’ho scritto per tutte loro, auspicando che leggerlo le aiuti ad alzare la testa. Nel suo futuro c'è un altro libro? C’è molta sofferenza in giro. Nel mio piccolo, umilmente, faccio ogni giorno qualcosa per alleviarla. Per altri libri ci vuole tempo, ispirazione e tanta fatica. Vedremo. Resterò a RTL 102.5, dove lavoro da ormai 15 anni con grande soddisfazione. Valeria Benatti sarà presente, il 10 marzo (alle 20,45), a Grezzana al Centro culturale “Eugenio Turri” (Via A. Segni 2), in sala Bodenheim, con il suo libro Gocce di Veleno, di cui parte degli introiti saranno devoluti al centro anti-violenza Cerchi d’acqua di Milano. Ingresso libero.
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PRIMO PIANO
S CR IV E R E
È UN MODO DI PREGARE
miryam.scandola@verona-pantheon.com @miryamscandola
di Miryam Scandola
Dalle loro colonne, dal 1931, si scrive di tutto, ma soprattutto della famiglia, «cenerentola delle politiche sociali» che annaspa in tempi di «cultura del provvisorio». Dirige il settimanale da dicembre, il veronese Don Antonio Rizzolo e, ogni giorno, pratica il giornalismo cristianamente, che per lui vuol dire, in poche parole, farlo «seriamente».
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egarsi storie facili, per scegliere storie naturali. Toni pacati per sfidare l'era della post-verità. E soprattutto, non solo «preti e suore» ma un giornale che «forma e informa». Agli increduli bastano alcune copertine audaci e indigeste al bigottismo di superficie per convincersi. Don Antonio Rizzolo continuerà il sentiero editoriale, per certi versi temerario, del direttore di ieri, Don Sciortino. Un
compito non semplice, il suo, visto che, stando a Papa Francesco, il bravo giornalista deve essere prima di tutto «artefice di riconciliazioni». Famiglia Cristiana, perché leggerla? Il nome è una carta d'identità. Ma posso garantire sullo sguardo ampio. Anche se il Santo Padre in copertina ci sta bene, noi scriviamo di tutto quello che interessa alla gente. Le storie di bene sono tante e fanno notizia.
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I n t e r v i s ta a l d i r e t t o r e d i Fa m i g l i a C r i s t i a n a
Ad essere decisamente notiziabile è anche Papa Francesco. A volte viene frainteso e strumentalizzato, come l'intervista con Scalfari, dove sono uscite dichiarazioni piuttosto eterodosse... Il Papa è ben cosciente di quello che fa e di quello che dice. Segue la via del Vangelo, magari non in maniera teologicamente perfetta, per avvicinarsi alla gente comu-
ne. La sua è una lezione di essenzialità che, malgrado l'attuale cultura del provvisorio dica il contrario, legittima quel desiderio di felicità che tutti hanno nel cuore. Lui accetta di correre il rischio di essere anche frainteso per un bene maggiore. Da giornalista ha il polso dell'attualità. Cosa si deve temere oggi più di ieri? I pericoli invisibili come l'uccisione facile
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PRIMO PIANO
I n t e r v i s ta a l d i r e t t o r e d i Fa m i g l i a C r i s t i a n a
Le lettere che ci scrivono? Ci sono dei santi sconosciuti in quei pezzi di carta
del web. Quel ritorno alla piazza che fa da giudice aldilà delle giurie. Bisogna sempre tenere presente che la folla ha condannato Gesù e liberato Barabba. Le conquiste civili non possono essere compromesse e ridiscusse dalla rabbia di una tastiera. Qualche speranza? Tutte quelle persone buone che tengono in piedi questo nostro Paese. E sono tante. In tempi di aggressione digitale, lei crede ancora nell'editoria cartacea? La rivista da sfogliare è qualcosa di personale, i contenuti dispersi nel web, invece, sono di tutti e di nessuno. Certamente l'editoria è in crisi. Ma questo vale anche per il mondo digitale. Il problema è nato in partenza quando si è immaginato Internet come una grande vetrina per mettere in mostra i propri prodotti, dando per scontato che i lettori avrebbero continuato a comprarli. Colloqui con il padre è la rubrica storica di Famiglia Cristiana. Forse, uno tra i passaggi di consegna più gravosi con il suo predecessore, don Antonio Sciortino. Ancora prima di prendere il suo posto, aiu-
tavo Don Antonio (Sciortino è stato direttore responsabile dal 1999, ndr) nella selezione delle missive dei lettori. Mi ha sempre commosso la solitudine delle persone, che riescono ad affidare solo alla carta. Uno sfogo che aiuta anche chi li ascolta: oggi c'è assoluto bisogno di vicinanza. Mi colpiscono molto anche quelle bontà nascoste che sono patrimonio di tutti. Ci sono dei santi sconosciuti in quei pezzi di carta. Veniamo a lei. Prima giornalista o prima uomo di Dio? Sono entrambe vocazioni. Non ho avuto l'illuminazione sulla via di Damasco. La mia storia è stata piuttosto una via illuminata man mano. Diciamolo con una metafora: l'erba germoglia senza che nessuno se ne accorga, eppure continua a crescere. La fede, come l'amore per la lettura, sono stati sentieri del tutto naturali per me. I pensieri brevi del giornalista e i pensieri lunghi della preghiera. Riesce a conciliare? Salto i vespri, qualche volta. Ma non la messa alla mattina. Sono sempre convinto che la miglior preghiera sia fare con amore il proprio mestiere.
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PERUCCI: LA “BUONA SCUOLA” TUTTA DA VIVERE! Come si valuta la qualità di una scuola? Le risposte a questa domanda possono essere molte: dall’apprezzamento dell’offerta formativa, all’osservazione degli ambienti didattici, alla valutazione dei risultati delle prove standardizzate. Uno dei metodi migliori, però, è chiedere a chi la scuola l’ha già frequentata e, a qualche anno di distanza, può dare la sua opinione obiettiva sul servizio che è stato offerto. Abbiamo per questo voluto raggiungere le famiglie di diversi ex allievi, oggi frequentanti gli ultimi anni delle scuole superiori, rivolgendo loro alcune domande sia sulle motivazioni della scelta che sulla soddisfazione di quanto avuto. Alla sig.ra Annalisa, mamma di Giovanni Sportelli, oggi studente del CFP San Zeno, abbiamo chiesto: “Per quale motivo lei e suo marito avete scelto la scuola Perucci?” - “È stata scelta per i valori educativi e morali cristiani che rispecchiavano quelli della nostra famiglia”. Le stesse motivazioni, avere un ambiente familiare, attento alla persona, hanno guidato nella scelta Milva e Lucio Dal Corso, genitori di Gianmarco (oggi all’università) e Beatrice (liceo scientifico Messedaglia). A loro abbiamo chiesto anche cosa è rimasto dell’esperienza delle medie: “Sicuramente la preparazione che ha avuto riscontri nei primi anni delle superiori e la serenità con cui hanno affrontato gli impegni scolastici del liceo e degli anni successivi”. La qualità dell’insegnamento viene sottolineata anche da Gianantonio Rossi, papà di Edoardo, oggi alunno del Liceo Scientifico “Don Bosco”: “la scuola ha lasciato l’educazione, la preparazione, il metodo di studio a nostro figlio che è contentissimo”. Alla domanda “Rifareste la scelta di investire sul futuro dei vostri figli iscrivendoli alla scuola media Perucci?” la sig.ra Luisa, mamma di Bombieri Sofia e Sara (liceo linguistico), risponde: “Sicuramente sì, per la buona preparazione e per i tre anni di condivisione e amicizia bellissimi”. Anche per il sig. Alessandro Benedetti, papà di Giorgia, studentessa dell’IT Cangrande, la scelta è stata “azzeccata” in particolare “per la sicurezza in se stessa data dall’accoglienza avuta nella scuola e per la solida formazione ricevuta”. Ecco perché la medesima scelta è stata fatta per Giulia, seconda figlia attualmente alunna della Perucci. La sig.ra Beatrice, mamma di Marco, Letizia e Miriam Tozzi, tutti ex allievi della scuola, sottolinea in particolare come fin dalla prima riunione del Preside con i genitori abbia compreso la continuità tra i valori umani e spirituali proposti dall’ambiente scolastico e la loro famiglia; ecco perché lei e il marito hanno deciso di iscrivere anche l’ultima figlia, Chiara. Queste testimonianze sono di certo un ottimo “biglietto da visita”. Per conoscere la nostra scuola, siamo sempre a disposizione per un appuntamento con le famiglie interessate.
“...valori educativi e morali cristiani...”
“...un ambiente familiare...”
“...metodo di studio...”
“...condivisione e amicizia...”
“...solida formazione..”
“...continuità tra i valori umani e spirituali...”
Quando sono le giornate di scuola aperta? La scuola incontra ciascuna famiglia interessata con appuntamenti individuali: in questo modo può non solo presentare l’offerta formativa e i servizi disponibili, ma rispondere anche alle specifiche richieste ed esigenze di ognuna. Per fissare un appuntamento, chiamateci o scriveteci!
Telefono: 342.7175127 e-mail: info@scuolaperucci.it - www.scuolaperucci.it La Scuola fa parte della Cooperativa Sociale “Cultura e Valori”
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PERSONE di Valentina Bazzani
V I E TA T O D I R E N O N C E L A F A C C I O È il titolo del suo libro e della sua vita. Sforzi costanti e quotidiani hanno reso Nicole Orlando campionessa mondiale di atletica leggera. Nel discorso di fine anno, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella l'ha citata tra le italiane che hanno reso grande in nostro Paese all'estero. A Papa Francesco ha dato persino un consiglio: «Continua così con il tuo lavoro e spacca!».
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uesta è la favola di Nicole Orlando, una principessa di Biella, che sta coronando il suo sogno. Nicole ha 23 anni, è un’atleta e il fatto di essere nata con la sindrome di Down le ha sempre imposto di correre in salita. La sua energia, la sua vitalità e il suo carattere determinato, infatti, l’hanno portata a raggiungere dei traguardi importantissimi. Fin dalla tenera età ha praticato diversi sport. Nel 2015 ai Mondiali in Sudafrica, organizzati dalla FISIDIR, ha collezionato quattro medaglie d'oro e nel 2016 ai Trisome Games a Firenze ha vinto tre ori, due argenti e un bronzo. Non sono solo sportivi però i successi raggiunti. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel discorso di fine d'anno, l'ha citata insieme all’astronauta Samantha Cristoforetti e alla direttrice del Cern Fabia Giannotti, come esempio di italiana che si è distinta nel mondo. A ottobre è uscito il libro autobiografico Vietato dire non ce la faccio, scritto insieme alla giornalista Alessia Cruciani ed edito da Piemme. Come definirebbe la disabilità? La disabilità non è quella disgrazia che tutti credono, solo l’ignoranza è una disgrazia. Io sono unica, esattamente come unico è ognuno dei 7 miliardi di abitanti nel mondo. Spesso chi ha la sindrome di Down viene etichettato come “sofferente, affetto da, ecc.”. Servirebbe una rivoluzione culturale che metta in primo piano la persona e le sue potenzialità. Per noi la vita è possibile e non ne vogliamo una straordinaria, ci basta dimostrare quanto sia meravigliosa la normalità. Vietato dire non ce la faccio, un libro scritto a quattro mani con Alessia Cruciani. Ci racconta quest’avventura... Alessia è venuta a conoscermi a Ballando con le stelle, poi è stata a Biella per parlare con la mia famiglia, i miei professori, gli allenatori per ricostruire la mia storia. Abbiamo ricostruito insieme le tappe più significative della mia vita.
Per noi la vita è possibile e non ne vogliamo una straordinaria, ci basta dimostrare quanto sia meravigliosa la normalità
Cosa rappresenta lo sport per lei? Un amore che mi accompagna da sempre; mi alleno con costanza. Ho cominciato sin da piccola a praticare ginnastica artistica con la grande Anna Miglietta. Poi ho provato nuoto, tiro con l’arco, golf, basket, pallavolo e, infine, l’atletica che mi ha portata fin qui. L'abbiamo vista anche ballare il sabato sera su Raiuno… È stata un’esperienza meravigliosa! Mi hanno invitata Milly Carlucci e Paolo Belli. In queste puntate ho ballato con Stefano Oradei e dietro ogni serata c’erano ore di lezioni, prove, allenamenti. Grazie a quest’esperienza sono cresciuta e sono riuscita a familiarizzare anche con telecamere e interviste. Cos’è per lei la vita? Per me la vita è amore. Il senso della vita si manifesta nello stare accanto alle persone a cui vogliamo bene. Quali sono le persone che l'hanno aiutata ad arrivare fin qui? La mia famiglia e nonno Sandro al primo
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Una campionessa nelle sfide della vita
posto. Gli allenatori, i professori, le maestre. Ognuno di loro mi ha insegnato ad andare avanti inseguendo i miei sogni. Ai Mondiali ho dedicato la vittoria a mia nonna Fiorella, che non c’è più, ma è sempre viva nel mio cuore e sento davvero tanto vicina. Il suo leoncino portafortuna ora è nelle mani di una persona speciale… Quel peluche mi era stato regalato ai Mondiali in Sudafrica e l’avevo soprannominato “lo scrigno delle gioie”. Io ho voluto donarlo a Papa Francesco, insieme alla mia foto e a una dedica: «Continua così con il tuo lavoro e spacca!». Progetti futuri? Un musical con la compagnia “Overdrive” de La Marmora, il tour di presentazione del libro, gli allenamenti. E poi sogno un lavoro. Insomma, sono molto impegnata ma è Vietato dire non ce la faccio!
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ECONOMIA
C R E D I T O A LT E R N A T I V O
FINANZE (IM)POSSIBILI
di Miryam Scandola
Parlare di soldi, di prestiti, di interessi in un monastero. Il Monastero del Bene Comune di Sezano, per essere precisi. L'11 marzo, l'associazione Jak Italia ci proverà, anche solo per dimostrare che non ci sono posti sbagliati per parlare di cose giuste.
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A ACCESO la tv, ha visto il programma di Report e si è illuminato. Giancarlo Cioli, come molti altri, nel 2008, ha scoperto che in Svezia esiste una banca, la JakMedslembank, che da oltre una quarantina di anni lavora senza utilizzare gli interessi. Subito, il sogno di replicare il modello anche in Italia si trasforma in una rete che parte da Firenze ma si intreccia in giro per tutto il Paese. «L'esempio della nostra mamma svedese» da una parte, dall'altra la consapevolezza che la speculazione finanziaria è il «male del secolo». L'obiettivo? «Un'economia di bellezza», perché la sfida dell'Associazione di Promozione culturale Jak Italia parte dagli attributi, meglio se imprevisti. Si insegue l'idea di una finanza pubblica che «superi il concetto di interesse e partecipi al rischio» spiega il presidente Cioli. Oggi invece, «i profitti sono dei privati, mentre le perdite se le accollano tutti», decreto salva banche insegna. Superare il dogma del tasso di interesse e stendere un testo unico della Finanza Etica sono i temi chiave che Jak Italia ha presentato anche durante un'audizione della VI Commissione Finanze della Camera dei Deputati lo scorso settembre, per il riassetto del sistema finanziario.
per l'economia reale il sottotitolo, invece, di un'evoluzione ancora da scrivere. Ma non è mai troppo tardi per abbozzare quel futuro dove, forse, ci sarà spazio anche per banche al servizio di tutti. Libere dalle speculazioni che «spostano i soldi dai più poveri ai più ricchi». interessante@jakitalia.it
MA NON sarà solo una bella utopia? «Nel 2011 abbiamo provato a costituire un primo soggetto bancario di questo tipo nel Comune di Milano». Nel 2013 il progetto viene congelato e si decide di seguire la via della promozione per diffondere la cultura del credito etico, prima di provare a radicarlo. L'11 marzo, al Monastero del Bene Comune di Sezano, si tracceranno semplicemente ipotesi alternative con l'aiuto di modelli paralleli come la finanza islamica e quella mutualistica e solidale che è alla base delle attività dello sportello del Microcredito di Mag Verona. Il denaro come bene comune, il titolo del convegno, la finanza come strumento
ore 9.30 I BENI COMUNI, IL LORO RAPPORTO CON L’ECONOMIA ED IL CONCETTO DI VALORE Luca Cecchi del Monastero del Bene Comune
Il programma, cosa non perdere Dove: Monastero del Bene Comune Quando: sabato 11 marzo
ore 11.15 FINANZA SOLIDALE A MATRICE MAG: IL DENARO COME BENE COMUNE Gemma Albanese e Stefania Colmelet dello sportello Microcredito di Mag Verona ore 14.30 LA FINANZA ISLAMICA: ETICA ED ECONOMIA REALE Abd al-Sabur Turrini, direttore generale di Co.Re.Is. ore 16.15 IL DENARO COME MEZZO PER UN’ECONOMIA DI BELLEZZA – DAL BENE ILLECITO AL BENE COMUNE Roberto Tommasi, referente regionale Veneto
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Il mercato elettrico sta cambiando e noi guardiamo al futuro con un nuovo modello per l’energia di casa In un momento in cui le tariffe tutelate dall’autorità stanno scomparendo e le bollette sono “transitorie” verso il libero mercato, scegli di metterti al riparo. Non essere solo un utente ma diventa socio della cooperativa che produce la tua energia 100% rinnovabile e conveniente, perché la paghi al prezzo del “mercato all’ingrosso”. Dal 2010 stiamo cambiando l’energia di Verona. Ad oggi siamo la prima cooperativa energetica europea di cittadini che è stata certificata EKOenergy, per l’elevato standard di qualità e di sostenibilità della nostra energia. Centinaia di veronesi hanno già scelto WeForGreen: cambiare l’energia di casa è un’azione semplice, che non comporta alcun disservizio, ma migliora la qualità dell’energia che consumi. Tu cosa aspetti?
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INIZIATIVE/1
LA PRIMAVERA DI OGNI
DIALOGO
chiara.boni@verona-pantheon.com @chiarettaboni
di Chiara Boni
Aprirà le porte in primavera, a Borgo Roma, il primo spazio di co-working veronese pensato per promuovere l’integrazione tra donne italiane e straniere, anche grazie a un percorso di formazione e orientamento al lavoro.
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VOLTE sono i luoghi a creare le storie che li abitano, e a volte le storie più belle hanno bisogno dello spazio giusto per diventare realtà. Il luogo di questa storia sono i 90 mq di una palazzina in via Lussino, in Borgo Roma, quasi pronti per ospitare il primo co-working veronese basato sull’integrazione: Genera-Lab è il nome del progetto che tra le quattro mura che lo accoglierà darà spazio e voce a donne migranti e italiane insieme, per unire i talenti, le storie, le culture. Promosso dal Comune di Verona, in sinergia con l’assessorato per le Pari Opportunità, e co-progettato dall’atelier di riuso creativo D-Hub e l’associazione Le Fate Onlus, insieme con altre realtà veronesi, Genera-Lab sboccerà in primavera, come tutti i fiori più belli, grazie a un finanziamento di 60mila euro stanziato dal Dipartimento Pari Opportunità e Antidiscriminazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a cui si aggiunge una compartecipazione del Comune di Verona, proprietario dei locali, di altri 15mila euro. COME CI spiega Cinzia Albertini, responsabile dei Servizi Pari Opportunità e Cultura delle Differenze del Comune di Verona, Genera-
Lab accoglierà «tutte le donne che hanno voglia di mettere in gioco le proprie capacità e i propri saperi per inventare una risposta creativa al bisogno di occupazione, minimizzando i costi e imparando a darsi forza e sostegno reciprocamente». Parallelamente al progetto di co-working, a febbraio è partito un corso di formazione e orientamento al lavoro per donne migranti, con l’obiettivo di aiutarle a riconoscere le proprie capacità e attitudini, ma anche a ottenere autonomia nella ricerca attiva del lavoro. Nel mese di maggio partirà una seconda fase di formazione, questa volta dedicata all’auto-imprenditoria, per tutte le donne che prenderanno parte al co-working. «GENERA-LAB è anche un progetto per la comunità. – spiega Maria Antonietta Bergamasco, responsabile dell’atelier D-Hub – Sarà un luogo di integrazione, non solo dal punto di vista lavorativo per le donne italiane e straniere che parteciperanno: vogliamo che questo spazio di coworking diventi anche luogo di dialogo, dove le persone possano avere momenti di integrazione e di convivialità». Postazioni Internet, uno spazio dedicato alla sartoria, una sala riunioni, un punto di ristoro e soprattutto uno spazio baby, per permettere alle mamme lavoratrici di continuare il
«Il lavoro non è solo una necessità economica di sopravvivenza, è anche una necessità di espressione di sé»
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G e n e r a- L a b, s p i e g at o p e r b e n e
CHI C’È DIETRO A GENERA-LAB
«È importante creare luoghi di ascolto e incontro tra diverse culture e generazioni»
proprio percorso lavorativo: all’interno dello spazio in via Lussino 23 c’è tutto quello che serve per raccontare una bella storia di integrazione. «È importante creare luoghi di ascolto e incontro tra diverse culture e generazioni perché permette di superare le tensioni create dai diversi problemi sociali e trasformare le fragilità in ricchezza. – prosegue Cinzia Albertini - Il lavoro non è solo una necessità economica di sopravvivenza, è anche una necessità di espressione di sé e di dare un contributo alla società in cui si vive; cominciando a fare questo, crescendo umanamente e professionalmente, siamo convinte che arriverà anche il riconoscimento economico»
Casa di Ramìa: è il Centro Interculturale delle Donne promosso dall’assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Verona. È nato nel 2004, ha sede in via Nicola Mazza 50 ed è un luogo di incontro per donne italiane e straniere e per i loro figli. Atelier D-hub: è un’Associazione di Promozione Sociale nata nel 2013 che si occupa dell’inserimento lavorativo attraverso la valorizzazione dei talenti delle persone coinvolte (soprattutto donne) grazie a percorsi di auto-impresa. Oltre ai laboratori urbani nella sede di via Trezza 32/34, l’impegno di D-hub si è esteso anche all'animazione del giardino “I Nani” di via XX Settembre, con attività per bambini, giovani e famiglie. Le Fate Onlus: è l’associazione che dal 1999 a Verona si occupa di promuovere il benessere di famiglie, bambini e bambine, ragazzi e ragazze, donne e uomini, attraverso progetti che mirano a favorire l’empowerment della persona. A partire dal 2007, in collaborazione con il Centro Interculturale Casa di Ramia, ha iniziato un percorso di recupero e valorizzazione dei Saperi Tradizionali, grazie a un progetto sostenuto dal Comune di Verona.
TORNANO LE AGEVOLAZIONI NELL'ACQUISTO DI TERRENI AGRICOLI E MONTANI coltivatori diretti allo scopo di accorpamento o arrotondamento di proprietà diretto coltivatrice e riguardano i fondi rustici (terreni agricoli e/o fabbricati rurali) posti in zone montane, di altitudine superiore ai 700 metri s.l.m., o facenti parte di comprensori di bonifica montana (esempio della Lessinia) o compresi nell’elenco compilato dalla Commissione Censuaria Centrale. Agevolazione valida non solo per gli atti onerosi, ma anche per gli atti a titolo gratuito (es: donazioni e successione). Tassazione: imposta fissa di registro (Euro 200) esente dall’imposta catastale e imposta ipotecaria fissa (Euro 200).
1. PROPRIETÀ MONTANA Con la legge di stabilità 2017 (L. 232/2016) sono state ripristinate le agevolazioni, che erano cessate il 31/12/2013, per l’acquisto di terreni agricoli nei territori montani. Ne possono beneficiare i
2. PICCOLA PROPRIETÀ CONTADINA (P.P.C.) Introdotta nel 1949 è diventata definitiva nel 2010 con la legge n. 25 del 26 febbraio 2010. Agevolazioni per coltivatori diretti, o imprenditori agricoli professionali, iscritti all’INPS per acquisti onerosi di terreni agricoli e/o di fabbricati rurali accessori e di pertinenza del fondo (es: deposito attrezzi, stalle, fienile, abitazione rurale). Per 5 anni non si può vendere il terreno o cessare la coltivazione, pena la perdita delle agevolazioni e il pagamento delle sanzioni pecuniarie. La p.p.c. è l’agevolazione più diffusa e prescinde
dalla localizzazione del terreno in territori montani; fondamentale è la destinazione agricola che deve risultare dal certificato di destinazione urbanistica (allegato al rogito). Tassazione: imposta di registro fissa (Euro 200), imposta catastale 1% e imposta ipotecaria fissa (Euro 200). 3. ACQUISTO DA PARTE DEL CONIUGE DI COLTIVATORE DIRETTO Con la legge di stabilità 2016, può usufruire delle agevolazioni p.p.c. anche l’acquisto da parte del coniuge del coltivatore diretto benché non iscritto alla gestione previdenziale INPS, a condizione che sia già proprietario di un appezzamento di terreno agricolo, sia convivente al coltivatore diretto il quale assume l’obbligo di coltivare il terreno che per 5 anni non potrà essere alienato o dismesso dalla coltivazione Tassazione: la stessa della p.p.c. 4. ACQUISTO DI TERRENI AGRICOLI SENZA AGEVOLAZIONI L’acquisto di terreni agricoli da parte di un privato o di ente (società che non godono di agevolazioni) è soggetta all’imposta di registro del 15% e all’imposta catastale e ipotecaria in misura fissa di Euro 50,00 ciascuna.
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INIZIATIVE/2
L'esperienza al femminile di Gaia3
L'INTEGRAZIONE NON SI DICE, SI RICAMA
di Claudia Buccola
Ricordi, speranze e progetti delle 7 donne migranti accolte da una cooperativa di Grezzana. Storie che si impigliano nelle trame di una coperta patchwork davvero speciale, in occasione dell'8 marzo.
A
Le ragazze al Verona FabLab mentre partecipano al progetto "Viva la Vittoria – La coperta di Giulietta".
NGEL, CYNTHIA, Florence, Hope, Joy, Juliet e Sali sono arrivate in Italia dal mare fra maggio e giugno dello scorso anno. Ciascuna ha percorso il proprio viaggio da sola, scommettendo sui propri anni migliori. Oggi queste donne vivono insieme, a Grezzana. Le ha accolte la Cooperativa Gaia3 Onlus, centro di prima accoglienza per richiedenti asilo fondato a maggio 2016 con uno scopo ben preciso: «Spesso le donne migranti sono nate e cresciute in società che non valorizzano la figura femminile spiega il presidente, Emanuele Leso – noi volevamo che qui si sentissero protagoniste attive di un progetto d’integrazione volto a garantire loro il pieno inserimento nella società. Volevamo offrire loro una vera casa, un ambiente raccolto, intimo e familiare: da qui la scelta di accogliere solo sette donne». E IN QUELLA CASA, oggi, a mesi di distanza, è ancora difficile per loro parlare di come sono arrivate qui. Affrontano il racconto in modo discreto, evitando di toccare i punti più dolorosi di una trama che si ripete, nei suoi termini comuni, per tutte loro: un viaggio estenuante durato mesi, dalla Nigeria (dalla Costa d’Avorio, nel caso di Sali) attraversando il deserto fino in Libia, paese di passaggio, inospitale, terra di giorni sofferti che è meglio lasciarsi alle spalle. Dalle coste libiche sono arrivate in Italia a bordo di una lapalapa, la parola esatta con cui indicano la barca in cui ci si stipa, rannicchiati, senza potersi muovere. LA RETICENZA sparisce quando, invece, si chiede a queste donne del futuro che contano di poter costruire qui, e un sincero e talvolta ingenuo entusiasmo anima i loro pensieri riguardo l’Italia, rivolti ora principalmente alla necessità dei documenti e all’eventuale ricerca di un lavoro (Hope vorrebbe continuare il lavoro che faceva in Nigeria, la parrucchiera, Angel, la più giovane, vorrebbe studiare economia e lavorare in banca). Tuttavia, a volte si rivela difficile trasmettere
loro il senso dell’impegno per quelle tappe intermedie ma necessarie, una fra tutte, imparare l’italiano. Lo sa bene Malice Olimondi, mediatrice culturale di Gaia3: «Spesso anche per me è difficile capirle e motivarle! Noi che lavoriamo quotidianamente con loro dobbiamo affrontare alcuni momenti frustranti, ma questo non pregiudica il nostro impegno. Abbiamo infatti in cantiere due bellissimi progetti: il primo si chiama “Viva Vittoria - La coperta di Giulietta” e, in collaborazione con l'associazione Ad Maiora e con Catherine Blanchard di Verona FabLab, le nostre ragazze stanno creando dei quadrati a maglia o uncinetto, che uniti a quelli di altre donne, formeranno un’unica grandissima coperta patchwork in occasione dell’8 marzo; il secondo è in collaborazione con il registra Walter Peraro, che a fine anno metterà in scena uno spettacolo per diffondere la conoscenza della cultura africana a Verona. Le ragazze si esprimeranno nella loro lingua nativa e racconteranno le loro storie, che verranno poi tradotte o sottotitolate per il pubblico. Partecipare a questi progetti permette loro di uscire, lavorare e confrontarsi con la comunità locale, e questo è essenziale nell’ottica della piena integrazione di queste donne nella nostra società». Leggi il testo integrale su verona-pantheon.com
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CARTA DI VERONA
il convegno di Verona Network
VERON A CI T TÀ S IC UR A G R A Z I E A N C H E A I S U O I C I T TA D I N I
di Marco Menini
Si è tenuto presso la sede dell’Ordine degli Ingegneri il primo incontro tematico dell’Associazione scaligera che da oltre due anni promuove momenti di incontro tra istituzioni, imprese, cittadini e associazioni. Il prossimo appuntamento il 16 marzo in Gran Guardia.
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ERONA È UNA CITTÀ SICURA? A quanto pare sì. A dirlo è stata il tenente dei Carabinieri Martina Perazzolo, intervenuta lo scorso 16 febbraio al convegno sulla sicurezza organizzato dall’Associazione Verona Network presso la sede degli Ingegneri di via Santa Teresa 12, in Borgo Roma. «Verona la consideriamo una città molto sicura. Questo anche per meriti del cittadino e della sua piena collaborazione con le forze dell’ordine» ha affermato il tenente «Molte volte ci è capitato di essere al telefono con una persona che stava inseguendo un malvivente, dandoci indicazioni precise per far sì che arrivassimo in tempo e prendere il ladro in flagrante. È successo in occasione di furti, di rapine, anche di truffe. Purtroppo i reati ci sono, fortunatamente non sono così frequenti come in altre parti d’Italia». «TALVOLTA MANCA LA PERCEZIONE di sicurezza tra la gente» ha aggiunto Massimo Cavestro, dell’Associazione Verona più Sicura «Rispetto a qualche tempo fa la situazione generale sembra migliorata anche se non bisogna mai abbassare la guardia. I cittadini devono sorvegliare il proprio territorio e di fronte a qualche anomalia o volto sospetto, chiamare subito il 112 o il 113. I gruppi Facebook che sono nati in questi anni nel veronese, tra cui Valpantena più sicura di cui sono fondatore, sono serviti tantissimo a creare rete e vicinanza tra le persone». AL CONVEGNO si è parlato di sicurezza a tutto tondo. Nel corso della serata sono intervenuti anche Eddy Campanella, responsabile commerciale di Aci Verona, il quale ha ricordato quanto l’Automobile Club si attiva sul fronte del sicurezza stradale, formando i giovani e i bambini con alcuni eventi specifici tra cui quello importante al Job&Orienta. Il medico del lavoro Plinio Menegalli e il figlio Francesco, formatore, hanno ricordato quanto oggi l’azienda sia un luogo in cui le persone ritrovano serenità, all’interno di una società che invece è esposta a sempre maggiori fragilità e mancanze di punti di riferimento. L’impresa, quindi, come luogo da salvaguardare
Tenente Marina Perazzolo
e da tutelare con misure per la sicurezza delle persone che vi lavorano. Nisio Paganin, direttore di Agriform, ha sottolineato l’attenzione che ognuno di noi dà alla sicurezza alimentare e del cibo: «Nessuno di noi si sognerebbe di mangiare un prodotto scaduto». Il professor Fausto Spoto, ideatore del progetto di sicurezza informatica Julia, nato in seno all’università di Verona e ora esportato anche Oltreoceano, ci ha evidenziato quanto la tecnologia sia preziosa, ma al contempo vulnerabile. All’incontro ha presenziato anche il neopresidente dell’Ordine degli Ingegneri Alessia Canteri. Prossimo appuntamento in Gran Guardia, il 16 marzo, con il tema agroalimentare. I relatori del convegno
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SOLIDARIETÀ
CENTINAIA DI CHILOMETRI E NON SENTIRLI
marta.bicego@verona-pantheon.com @MartaBicego
di Marta Bicego
Nel tempo libero, Marco Mazzi è un ultramaratoneta di quelli tenaci. Dalla scrivania alle competizioni “estreme” il passo è veloce, ma per una buona causa: è infatti un atleta dal cuore grande perché donatore di Fidas Verona.
«I
L SEGRETO? È nella motivazione». Marco Mazzi è uno che punta dritto ai propri obiettivi. A passo svelto. Tant’è che la sua passione per la corsa a piedi è evoluta, un chilometro dopo l’altro. A dare l’energia non è solo il desiderio di sfidare se stessi, alzando l’asticella della difficoltà fino a portare a termine imprese sportive singolari. Di base c’è il desiderio di aiutare il prossimo. Perché Marco è sì un atleta, il cui palmarés conta varie ultramaratone portate a termine con successo. Dal 2002 è donatore di sangue di Fidas Verona nella sezione di Agsm, azienda in cui lavora come impiegato. Passioni, per sport e volontariato, che si sono intrecciate. E corrono alla stessa velocità. «Tutto è nato per caso», esordisce lo sportivo di Valeggio sul Mincio, ricordando il debutto nelle ultramaratone, quando nel 2000 affrontò la sfida con la bandierina dell’associazione al seguito. Oggetto divenuto un portafortuna, da non abbandonare. Anzi, il legame con la Fidas si è rafforzato, portandolo a diventare testimonial della campagna “Da meno 50 a più 50 gradi per il dono del sangue”. LA PRIMA IMPRESA l’ha conclusa tra il 30 gennaio e il primo febbraio come unico italiano e uno dei due atleti europei in competizione alla Arrowhead 135 mile Winter Ultramarathon in Minnesota, negli Stati Uniti: 220 chilometri di corsa a temperature proibitive. Con il pettorale 91, ha tagliato il traguardo per undicesimo in 46 ore e 31 minuti: «Una grandissima emozione. Un giorno e una notte sono passati senza che me ne accorgessi, immerso com’ero nella natura incontaminata. Quando la stanchezza si faceva sentire, ho alternato la corsa al passo sostenuto, ma non mi sono mai fermato». Neve fresca e vento, assieme al fatto di dover trainare una slitta con i viveri, non hanno facilitato le cose. A ripagare la fatica è stato il calore che sentiva da oltreoceano, con la moglie Maddalena e i figli Niccolò e Martina a fare il tifo assieme al supporto della grande famiglia di Fidas Verona e degli sponsor Agsm Verona e Canadiens.
IL 27 GIUGNO Marco spegnerà 50 candeline: altra tappa all’insegna di un numero che caratterizza l’avventura che lo attende. Quest’estate toccherà l’estremo opposto: più 50 gradi sotto il sole californiano per la Badwater Ultramarathon, nella Death Valley, corsa che aveva già sperimentato nel 2012 e 2013. Condizioni fisiche permettendo, a marzo affronterà i 280 chilometri della Milano-Sanremo e a maggio i 220 chilometri della sua settima Nove Colli Running; a settembre percorrerà i 246 chilometri della Spartathlon, già rodata quattro volte; a novembre si cimenterà nella Asa Atene-Sparta-Atene. Iniziative che hanno una finalità: sensibilizzare
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L ' u lt r a m a r a t o n e t a c h e c o r r e p e r l a F i d a s
«Se riuscirò a completare tutte le ultramaratone nel 2017, sarò il primo al mondo a raggiungere questo record: non è un’impresa impossibile, così come non lo è donare il sangue». la donazione di sangue. «Non è la prima volta che partecipo a ultramaratone: per me la corsa è divertimento e libertà. Se riuscirò a completarle tutte nel 2017, sarò il primo al mondo a raggiungere questo record: non è un’impresa impossibile, così come non lo è donare il sangue. Basta volerlo, in qualsiasi campo uno si voglia cimentare», ripete. «L’IMPRESA DI Marco racchiude tanti significati in comune con la donazione di sangue: la passione, la tenacia, i sani stili di vita che consentono di stare bene e di fare del bene agli altri», fa eco al maratoneta il presidente di Fidas Verona, Massimiliano Bonifacio. «Con la stessa passione nel 2016 i nostri donatori hanno teso il braccio 21.949 volte, con un aumento di quasi l’1% rispetto all’anno precedente». E la sfida, tanto nell’affrontare una gara con le scarpe da running ai piedi quanto un imprevisto che può capitare nella vita, è (non a caso) anche l’anagramma di Fidas.
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È L’ORA DELLA PREVIDENZA INTEGRATIVA: TUTTI I VANTAGGI DEL FONDO PENSIONE
Matteo e Stefano Farina
L
’ultimo campanello d’allarme è arrivato lo scorso 16 febbraio dalla Corte dei Conti: «Per la prima volta in quasi 120 anni di storia, l’INPS ha azzerato il suo patrimonio netto». Un dato a dir poco preoccupante registrato nel 2016, e relativo al bilancio 2015, che sottolinea ancora una volta lo stato di cattiva salute dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. Negli ultimi sei anni, attingendo dal proprio tesoretto, l’ente ha mandato in fumo quasi 50 miliardi di euro. Un saldo negativo che tocca oggi quota -1,73 miliardi, e si stima si arrivi a -7,8 miliardi a fine 2017. Il presidente dell’INPS Tito Boeri ha dichiarato che non esiste alcun allarme e che le pensioni sono garantite dallo Stato. Dello stesso avviso il ministro Giuliano Poletti, il quale ha aggiunto che il sistema previdenziale è assolutamente sostenibile e che non sono richiesti interventi da parte del Governo. Sarà, ma come ipotizzato dallo stesso Boeri in un convegno dello scorso maggio, a fine 2023 il saldo negativo potrebbe arrivare a - 56 miliardi. PATTO GENERAZIONALE. Gli scenari demografici e le condizioni attuali del lavoro non ci aiutano ad essere ottimisti dal punto di vista delle pensioni future. In Italia la popolazione sta invecchiando molto: si assottigliano le nascite (1,4 in media per ogni donna) e aumenta l’età media delle persone. Nel nostro Paese i maschi sono al secondo posto nella classifica europea della longevità dietro alla Svezia, e le femmine al terzo posto dietro a Francia e Spagna (Fonte: Istat 2011). Questo significa che saranno sempre di più gli italiani che avranno bisogno di una pensione e purtroppo pochi, o non sufficienti, quelli dovranno contribuire alla sostenibilità del sistema pensionistico.
SOLUZIONI DI FRONTE ALL’INCERTEZZA. Con queste premesse ci si chiede giustamente chi potrà pagare, un domani, le pensioni a noi e ai nostri figli. Preoccupazioni a cui possono far fronte i fondi pen-
sione, strumenti di previdenza complementare che sono in notevole crescita. Secondo la Covip (Commissione di Vigilanza su Fondi Pensione), le adesioni ai fondi pensione continuano ad aumentare. Nei primi nove mesi del 2016, gli iscritti sono saliti del 5,3%, a quota 7,6 milioni, con una massa gestita degli enti previdenziali pari a 146,4 miliardi di euro (+ 4,5% rispetto al dato 2015). PERCHÈ UN FONDO PENSIONE? Innanzitutto il fondo pensione, nell’ordinamento giuridico italiano, è lo strumento tecnico appartenente al cosiddetto sistema pensionistico privato in Italia che serve a garantirsi, su base volontaria, una pensione complementare da affiancare a quella che spetterebbe ai sensi di legge erogata dagli enti previdenziali obbligatori. Lo possono sottoscrivere tutti i 22 milioni di lavoratori italiani, sia autonomi che dipendenti. Quest’ultimi hanno anche la possibilità di versare nel proprio Fondo Pensione il TFR (Trattamento di fine Rapporto) ottenendo ampi vantaggi fiscali. In realtà anche se il dato è ogni anno in crescita per ora solo il 25% dei dipendenti versa il TFR in un fondo pensione I VANTAGGI FISCALI. Sono notevoli i benefici fiscali concessi al fondo pensione che lo rendono la solu-
Azimut la maggiore realtà italiana indipendente nella gestione del risparmio
zione migliore sotto un profilo economico. Giusto per fare un esempio, la tassazione degli accantonamenti annui di Tfr destinati al fondo pensione viene assoggettata ad un’aliquota finale variabile dal 9% al 15% mentre il Tfr in Azienda subisce una tassazione che va da un minimo del 23% e può arrivare nel caso dei redditi più elevati al 43%. PATTO LAVORATORE – AZIENDA. Il versamento del Tfr nel proprio Fondo Pensione può avvenire su base individuale o anche attraverso specifici “patti” tra lavoratori e azienda detti accordi collettivi. In quest’ultimo caso le imprese e i lavoratori decidono di comune accordo di destinare il TFR a un Fondo pensione. L’adesione è su base volontaria e ogni singolo lavoratore può decidere se aderire o meno. I vantaggi degli accordi collettivi risiedono nel fatto che se il dipendente cambia azienda può farsi liquidare interamente il fondo pensione, come in caso di licenziamento. Inoltre se oltre al Tfr l’Azienda e il lavoratore dipendente, in base agli accordi, versano altri importi gli stessi son deducibili dal reddito fino a 5.164 euro. Altri vantaggi per il dipendente sono la liquidazione esentasse agli eredi in caso di decesso, controllo dei versamenti del TFR da parte dell’Azienda e nel caso siano previsti dei premi produzione se gli stessi vengono destinati al fondo pensione non pagano aliquote Irpef a carico del lavoratore. Inoltre i fondi pensione sono impignorabili e insequestrabili.
FONDI PENSIONE AZIMUT. Lo scorso anno, in un contesto di mercato caratterizzato da volatilità, i prodotti di previdenza complementare hanno ottenuto rendimenti medi dell’1,76% con picchi superiori al 6% (Fonte Fida, Milano Finanza). Il rendimento medio del Tfr, pietra di paragone, è dell’1,5%. Azimut, nella classifica dei primi 15 fondi pensioni aperti per rendimento 2016, occupa i primi quattro posti e sulle linee “Crescita” ed “Equilibrata”, ha fatto registrare il rendimento migliore in Italia: 7,68%* la prima, 6,9%* la seconda. Inoltre Azimut Capital Management ha ottenuto il prestigioso premio come “Top intermediario nella categoria Consulenza Previdenziale” assegnato da PF Awards. SERVIZIO RAP PRIVATI. Tra i servizi esclusivi che Azimut propone ai propri clienti c’è anche il nuovo servizio i RAP (Report Analisi Previdenziale): qualsiasi lavoratore può richiedere la propria posizione dei contributi versati all’Inps, in modo tale da verificare sia quando andrà in pensione sia quanto sarà l’importo dell’assegno pensionistico (fac-simile busta arancione che ancora molti lavoratori non hanno ricevuto). In tal modo si potranno evidenziare le eventuali “scoperture previdenziali” ed intervenire quantificando le risorse da dedicare alla previdenza integrativa. SERVIZIO RAP AZIENDE. Abbiamo pensato anche alle imprese in un’ottica di maggiore sensibilizzazione che il tema della previdenza integrativa sta riscuotendo. Pensare al wealfare aziendale può aiutare a migliorare la relazione tra imprenditore e lavoratore fondamentale per lo sviluppo delle aziende in tale contesto di mercato. Con il servizio RAP Aziende è possibile individuare le criticità legate alla gestione del Tfr in Azienda e cogliere in modo comprensibile i benefici qualitativi e quantitativi e fiscali previsti dalla legge, iniziando assieme al dipendente un processo virtuoso di pianificazione previdenziale attraverso lo strumento del fondo pensione.
LAVORATORI AUTONOMI. Il versamento nel Fondo pensione su base volontaria permette di costruire la propria previdenza integrativa e nel contempo defiscalizzare il premio fino all’importo massimo di 5.164 euro annui. L’ importo versato è deducibile dal reddito imponibile. Il versamento può essere modulato di anno in anno. I vantaggi si estendono anche ai famigliari lungimiranti che intestano un fondo pensione ai propri figli, in questo caso le quote versate sono deducibili dal reddito sempre per un imponibile fino a 5.164 euro annui.
* non vi è garanzia di ottenere gli stessi rendimenti per il futuro, prima di sottoscrivere il fondo leggere il prospetto informativo
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MARZO
n d a ri o le
e
di Giorgia Castagna
Una passeggiata nella storia prima di tutto. 10 chilometri per abituare gli occhi (e le gambe) alle bellezze segrete di Verona: si chiama Muralonga, compie quattro anni e, tra un passo e l'altro, da tempo è anche un modo concreto per finanziare il recupero della Cinta Magistrale.
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erona, da sempre città di frontiera, crocevia e punto d’incontro e di scontro tra diverse culture, si racconta e si lascia scoprire non solo grazie alle pagine di vecchi libri ma anche attraverso le sue mura, in una storia che prende forma lungo la sua cinta muraria. Per scoprire la città in tutta la sua storica magia vi basterà partecipare all’iniziativa “Muralonga". La manifestazione, in programma per domenica 26 marzo, consiste in una passeggiata che si sviluppa su un tracciato di dieci chilometri con la consueta partenza da Porta Palio alla scoperta del “Parco delle Mura” di Verona con i suoi bastioni, le gallerie di contromina, le porte monumentali e le rondelle. A parlarci dell’ormai famosa passeggiata tra le mura, giunta quest’anno alla sua quarta edizione, Francesca Toffali vice presidente dell’associazione “Società Mutuo Soccorso Porta Palio” promotrice e organizzatrice dell’evento. Da dove nasce l’idea? Il primo promotore della Muralonga Verona è la Società Mutuo Soccorso di Porta Palio, antica società benefica veronese fondata nel 1882 che, dalla metà degli anni ottanta, ha sede e custodisce il monumento cinquecentesco Porta Palio. In collaborazione con diverse associazioni cittadine e con
i loro volontari ogni anno si prefigge di rimettere in piedi questa manifestazione frutto della volontà e dell’impegno di tantissime persone che credono nel nostro patrimonio artistico e culturale. Conoscerlo, d'altronde, è il primo passo per salvaguardarlo. Quali finalità ha questa manifestazione? L’evento nasceva quattro anni fa con lo scopo da un lato di avvicinare i veronesi a quei gioielli del passato troppo spesso trascurati e dall’altro riportare l’attenzione su questi ultimi per far sì che siano rivalutati e dove necessario “rivalorizzati” con gli interventi del caso. I proventi di Muralonga, infatti, sono sempre indirizzati a progetti di recupero ed intervento di parte della cinta. Il primo anno sono stati investiti su Porta Palio, il secondo sulla Batteria di Scarpa, il terzo su Porta Vescovo e su un progetto di ricerca in collaborazione con l’Università di Pavia, progetto che contiamo di poter proseguire anche in collaborazione e con l’aiuto dell’amministrazione comunale. Come si svolge la giornata? I partecipanti sono suddivisi in gruppi guidati da un esperto che avrà il compito di far loro da Cicerone illustrando i principali siti e monumenti che incontreranno durante le tappe del percorso, che van-
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La 4^ edizione di Muralonga
Adatta a tutti, permette a grandi e piccini di trascorrere una giornata tra il verde e la cultura no dall’epoca scaligera all’epoca austriaca. Ma non è tutto. La Muralonga unisce al percorso culturale momenti d’intrattenimento e ristoro con piatti tipici veronesi: dall’antipasto, a due primi, per arrivare a un secondo, dolce e caffè con tanto di degustazione vini. Possono partecipare tutti? La partecipazione a Muralonga è adatta a tutti avendo un livello di difficoltà basso, che permette di trascorrere una giornata nel verde e nella cultura ad adulti e bambini. La terza edizione ha visto la partecipazione di quasi seicentocinquanta persone segnando il tutto esaurito e chiudendo le iscrizioni prima del previsto. Dal momento che tutti coloro che rendono possibile la manifestazione sono volontari, non si
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oltrepassa mai il numero massimo di partecipanti. Quali le novità di questa Muralonga 2017? Lo scorso anno il pubblico ha potuto visitare finalmente il Bastione delle Maddalene, da pochi mesi aperto al pubblico mentre quest’anno: chi parteciperà vedrà! Ci sarà anche quest’anno una sorpresa. L’entusiasmo è sempre molto, e speriamo che l’impegno di tutti i volontari sia apprezzato. Un invito quindi a tutti a provare la Muralonga, per poi innamorarsi del progetto e non solo della manifestazione in sé. E, magari, perché no, prendervi parte non più come utente ma come volontari nelle prossime edizioni perché l’unione fa la forza soprattutto nel mondo del volontariato. muralongaverona.it Facebook/ muralongaverona
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GIORNATE FAI
LA BELLEZZA PRIMA SI GUARDA
Po i si S p i ega
Il 25 e 26 marzo Verona e Sommacampagna, così come molte altre città italiane, apriranno le porte di alcuni luoghi inaccessibili, in occasione delle Giornate FAI di primavera. Ad accompagnare i visitatori, insieme alle guide ufficiali, i ragazzi del progetto “Apprendisti Ciceroni”.
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IUNTO ALLE NOZZE d’argento, il tradizionale appuntamento alla scoperta del patrimonio culturale, artistico e architettonico organizzato dal Fondo per l’Ambiente Italiano coinvolgerà anche quest’anno la città scaligera, e il paese di Sommacampagna, proponendo due itinerari che si snodano tra antichi palazzi, chiese e ville venete. Ancora un mistero i luoghi che si potranno visitare: come da tradizione, saranno rivelati solo una settimana prima delle Giornate. Sappiamo solo che a Verona il fil rouge sarà il ‘500, mentre a Sommacampagna saranno coinvolti una chiesa storica, un oratorio di campagna e una villa padronale, tutte legate a un’importante famiglia del territorio. AD ACCOMPAGNARE i visitatori saranno le esperte guide del FAI giovani, che arricchiranno la visita con spiegazioni sugli artisti, sulle architetture e sul contesto storico. Ma, come già da qualche anno, ad affiancare le guide ufficiali ci saranno gli studenti del progetto “Apprendisti Ciceroni”: ragazzi e ragazze delle scuole superiori, appassionati di storia dell’arte, che hanno scelto di dedicare tempo ed energie alla missione del FAI, ovvero far conoscere le bellezze italiane per poterle difendere e valorizzare. Un’esperienza preziosa, che consentirà loro di mettersi alla prova nella difficile arte di presentare opere e luoghi storici, e toccare con mano cosa comporta un mestiere tanto bello quanto impegnativo, anche nell’ottica di una futura occupazione. Ma non saranno solo i ragazzi a ricevere vantaggi da questo progetto: i visitatori potranno infatti apprezzare la freschezza e la spontaneità di questi giovani che, con il loro entusiasmo, porteranno una ventata di freschezza tra le mura antiche di musei, chiese e ville storiche. «Sono molto preparati e precisi, tanto che non si coglie differenza tra le nostre spiegazioni e le loro» ci racconta Andrea Cervellin, guida ufficiale del FAI di Verona, «i visitatori sono entusiasti e ci hanno sempre fatto molti complimenti: fa piacere vedere dei ragazzi così giovani appassionarsi alla cultura». Un “passaggio di testimone” di vitale importanza, come ci conferma la capo delegazione FAI di Verona, Annamaria Conforti Calcagni: «Credere nei giovani è sempre stato nel DNA del FAI, e d’altra parte è necessario, affinché siano le nuove generazioni a portare avanti la nostra missione». www.giornatefai.it
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I l p r o g e t t o “A p p r e n d i s t i C i c e r o n i ”
Fai giovani, cosa è meglio non perdere È stato presentato lo scorso 23 febbraio il calendario delle attività del FAI giovani di Verona per il 2017: da segnalare, in aprile, la visita guidata all’ex-carcere militare di Peschiera (Caserma XXX maggio), con la presenza di alcuni ex detenuti, e, in luglio, la visita all’orto botanico e all’osservatorio astronomico di Novezzina, con cena e osservazione notturna. Facebook.com/ faigiovaniverona
Ragazzi delle scuole superiori, appassionati di storia dell’arte, che hanno scelto di dedicarsi alla missione del FAI, da veri e propri custodi del bello. LAZZARETTO, OVVERO LA STORIA DI UNA RISCOPERTA La delegazione FAI di Verona da qualche anno si è posta a tutela dell’area del lazzaretto, luogo di grande interesse storico, naturalistico e paesaggistico a pochi minuti dal centro di Verona. Dopo i primi lavori di bonifica, ora gli esperti dell’Università di Verona e del FAI sono al lavoro per operare una seria rilevazione dell’esistente, che ha già portato i suoi frutti. Tuttavia l’effetto più importante di questa attività è il rinnovato interesse verso quest’area da parte dei veronesi, che stanno riscoprendo questo “piccolo gioiello architettonico e tecnologico”, come lo ha definito l’arch. Anna Braioni, responsabile FAI.
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Luglio - Agosto 2015
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MA QUANTO COSTA VIVERE DA SOLI?
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CINEMA
QUOTE
DI CIELO
marco.menini@verona-pantheon.com @menini_marco
di Marco Menini
Cinque giornate per promuovere e valorizzare le cosiddette “terre alte”. Si svolge dal 28 febbraio al 4 marzo, presso l’Auditorium della Gran Guardia, la seconda edizione del Verona Mountain Film Festival, rassegna internazionale del cinema di montagna.
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SPLORATORI, diciamo a voi. Voi che amate il brivido, l’arrampicata, l’alpinismo. Anche quest’anno avete l’opportunità di osservare le montagne attraverso lo sguardo di registi provenienti da tutto il mondo. Venti le pellicole proiettate, tra corti e lungometraggi, più cinque opere selezionate sul tema dei “Grandi alpinisti”. Storie che vanno raccontate, insomma, e che narrano le singolari avventure sulle vette più aspre del nostro arco alpino. In programma per le cinque giornate, dal 28 febbraio al 4 marzo, presso l’Auditorium della Gran Guardia a Verona, la manifestazione mette il focus sull’alpinismo, lo sport millenario che prende il nome dalle catene montuose del nord Italia. Elemento centrale della kermesse sono le storie, le difficoltà e le grandi emozioni che gli alpinisti provano durante una scalata. VERONA MOUNTAIN FILM FESTIVAL nasce nel 2016 con il fondamentale sostegno delle sezioni CAI (Club Alpino Italiano) di Verona, Legnago, San Bonifacio, Caprino Veronese, il Gruppo Escursionistico Alpino Cai Zevio e il Gruppo Alpino Scaligero Verona e con la Direzione Arti-
stica dell’Associazione Montagna Italia. Sesto di una serie di appuntamenti organizzati dall’associazione, quello di Verona guarda alle alture che per la loro storia e la loro bellezza, sono diventate patrimonio dell’Unesco: le Dolomiti. La rassegna insegue tutto l’arco alpino, da Bergamo alla Svizzera, passando per il Milano Mountain Film Festival. Durante l’anno passa di città in città per fare luce su questi colossi del pianeta Terra, ancora per la maggior parte inesplorati. Ma passiamo a noi. L’edizione veronese racconta di spedizioni estreme, come quella dell’Alta Via delle Leggende, il cammino d’alta quota sulle Dolomiti, con l’omonimo film (lungo “solo” due intensi minuti) realizzato da Umberto Guerra. Il regista mostra qui alcune delle più imponenti vette dolomitiche come il Gruppo del Sella, la Marmolada e le Pale di San Martino, contrapponendo alla realtà ciò che lui immagina di vedere. Un dualismo che permette di comprendere i sentimenti che l’esploratore prova, mentre scala la cima. PROIETTATE durante l’evento, anche pellicole che ci accompagnano fuori dai confini italiani, per atterrare in Groenlandia, con Between Hea-
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V e r o n a M o u n ta i n F i l m F e s t i va l , i n s i n t e s i
DA VEDERE, SECONDO NOI 1 | Bhagirathi IV Game on di Arianna Colliard 2016, Italia, 38’, lingua italiana, Produzione Iceberg Film 2 | K2 and the invisible footmen di Iara Lee 2015, Pakistan-Usa-Brasile, 54’ lingue balti-urdu-inglese-portoghese con sott. in italiano Produzione Caipirinha 3 | Grimpeurs film di Andrea Federico 2015, 86’, Produzione Out Cinema, con gli alpinisti P. Mazeaud e W. Bonatti
ven and Ice, del regista italiano Federico Modica. Equilibrio e concentrazione, queste le doti che emergono dai movimenti difficili dei protagonisti. Gli atleti documentano, infatti, la scalata degli iceberg che galleggiano sull’acqua, dal fissaggio della fune fino all’attraversa-
mento, camminando su di una highline, sospesi nel vuoto. Poi storie italiane dall'Himalaya, con Himalayan last day, di Mario Vielmo, per scendere di altitudine al Nanga Parbat, la nona montagna più alta al mondo, con il lungometraggio Verso l’ignoto di Federico Santini. Una rassegna, quella di Verona Mountain Film Festival, che si rivela quindi sportiva e movimentata, adrenalinica, si potrebbe azzardare.
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GIOCHI INATTESI
LA VERITÀ VI PREGO SULLO S-CIANCO (AL FEMMINILE)
emanuele.pezzo@verona-pantheon.com @Manupegaso
di Emanuele Pezzo
Le altre squadre le chiamano "le butelete": sono le ragazze del Parona, una delle due squadre totalmente femminili del campionato veronese di s-cianco. Abbiamo raccolto le parole di Margherita, Caterina e Marianna, che raccontano la bellezza di questo gioco rinato grazie all'Associazione Giochi Antichi di Verona.
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UEST'ANNO IL CAMPIONATO veronese di s-cianco parlerà anche femminile: ci saranno ben due compagini del cosiddetto "gentil sesso", tra cui quella del Parona, già presente nelle precedenti edizioni sebbene con un organico misto. Tra di loro si chiamano "le paciose", poiché al momento di decidere il colore distintivo della squadra, essendo tutti gli altri già utilizzati, hanno scelto l'arcobaleno. Le altre squadre, molte delle quali composte da gente più esperta, le chiamano invece "le butelete", con atteggiamento decisamente paterno. Nata nel 2014 per iniziativa di Martina Dalla Mura, la squadra del Parona ha dovuto far fronte alle defezioni obbligate dei giocatori maschi. Nonostante questo, le ragazze hanno confermato la loro presenza, per proseguire con entusiasmo la pratica di questo gioco della tradizione. Il perché ce lo spiega il capitano, Margherita Camillo: «Ci piace sperimentare strategie alternative alla forza fisica per fare punti, come l'astuzia, la capacità di distrarre l'avversario e anche la voglia di prendersi in giro». Le ragazze partono costantemente svantaggiate, ma non demordono, anzi. «Quando riusciamo nel nostro intento – prosegue Margherita – con un pizzico di fortuna possiamo anche far tremare i forzuti dello s-cianco!». MAI DIMENTICARE che si tratta di un gioco. Come ci dice Caterina Parona, altra componente che, ironia della sorte, ha il cognome che coincide con il nome della squadra: «Lo scianco è un'occasione per fare festa. Si gioca per vincere, ma comunque non mancano mai pane, salame e qualche bicchiere di vino». Non essendo uno sport, lo s-cianco può prendersi molte libertà, come mettere da parte l'agonismo per divertirsi e basta. E soprattutto è universale, come conferma la sua presenza, con altri nomi e regole leggermente diverse,
«Nello s-cianco l'adulto ha lo stesso
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I l c a m p i o n at o v e r o n e s e , a n c h e i n r o s a
Il campionato prenderà il via domenica 19 marzo
in molte zone d'Italia e pure all'estero. Marianna Bellamoli, giocatrice e mamma, vede in questo gioco antico altri significati, che provano a scassinare le attuali consuetudini: «Oggi è difficile giocare in cortile: forse c'è paura a far uscire i propri bambini e sono pochi quelli che lo fanno. Lo s-cianco riporta il gioco nelle piazze, luogo d'aggregazione, dove personalmente vedo nell'adulto lo stesso atteggiamento del bambino, ossia di saper giocare con poco o nulla». Tornare all'infanzia, quindi. Come Martina, Margherita, Caterina e Marianna, che assieme a Matilde Anzolin e Anna Pasetto hanno già iniziato a prepararsi per le nuove sfide che le attendono. associazionegiochiantichi.it
o atteggiamento del bambino: giocare con poco o nulla»
"Le paciose" quando c'era ancora un componente maschile
VENTI SQUADRE E DIECI GIORNATE Il 15esimo campionato veronese di s-cianco prenderà il via il 19 marzo e proseguirà per dieci domeniche di incontri e festa, sino alla finale del 28 maggio in piazza San Zeno. Le squadre quest'anno saranno ben 20, due in più dell'ultima edizione: rientrerà il Valgatara, altra squadra completamente femminile, e ci sarà anche il Porto San Pancrazio. Paolo Avigo, presidente dell'Associazione Giochi Antichi, ci parla degli ultimi preparativi: «Stiamo ancora definendo le sedi, ma vorremmo coprire per metà date la provincia e per metà la città, andando soprattutto a giocare nei suoi quattro punti cardinali: Borgo Venezia, Borgo Milano, Borgo Trento e Borgo Roma». Un gioco della tradizione, non solo veronese, che nella nostra provincia è risorto negli ultimi due decenni grazie all'AGA. Anche se è ancora presto per ipotizzare una sorta di "palio dello s-cianco" sulla falsariga di quello di Siena, come ci conferma Avigo: «Loro hanno una storia ben più lunga e, inoltre, da noi non è così semplice coinvolgere i quartieri per questo evento e per manifestazioni correlate. Inoltre non disponiamo di grandi risorse. Ma sono convinto che, una volta preso piede, lo s-cianco possa essere un volano per Verona e provincia».
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IMPRESE SPORTIVE
MISSIONE (IMPOSSIBILE)
matteo.bellamoli@verona-pantheon.com
C O M P I U TA !
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di Matteo Bellamoli
9000 chilometri in meno di due settimane, dal mare fino ad oltre 4000 metri di quota tra Paraguay, Bolivia e Argentina. Graziano Scandola e Gianmarco Fossà ci sono riusciti al primo tentativo insieme, e questo è il racconto di come ce l'hanno fatta.
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L GRIZZLY è forse l'orso bruno più feroce e, pare, non teme in modo particolare l'altitudine. Graziano Scandola scelse questo pseudonimo quando, all'inizio degli anni novanta, iniziò a correre nei rally come gentleman. Ed è proprio con la prestanza e la determinazione del Grizzly che ha festeggiato i suoi primi cinquant'anni. Originario della Lessinia, zio del rallyman Umberto, oggi conosciuto ai più, Graziano è riuscito in un'impresa che molti hanno inseguito per una vita: concludere il rally raid più duro al mondo, la Dakar, per giunta al primo tentativo. L'avventura inizia quasi per scherzo per festeggiare il compleanno con un'esperienza fuori dal comune, che segni il percorso sportivo e soprattutto umano. Graziano sceglie la Dakar nell'edizione da tutti definita la più dura da quando l'evento si è spostato dall'Africa al Sud America. 9000 chilometri in dodici giorni fra deserto, rocce e canyon con unico riferimento un sistema GPS che segnala i punti check da
superare obbligatoriamente. TROVA IL TEAM, Rteam ralliart, che gli mette a disposizione una Ford Raptor SVT, un bestione con un motore V8 6210cc da 385 cavalli. Trova gli sponsor per coprire le spese e inizia a prepararsi. Ma la Dakar non la può fare da solo. Serve anche un navigatore. Lo trova nel vicentino Gianmarco Fossà, che fino a ieri era il suo rivale nelle corse con i quad nelle quali Scandola si è laureato Campione Europeo e Fossà è giunto secondo. Nelle corse d'auto funziona così: ci si scontra finché non sventola la bandiera a scacchi, poi si festeggia insieme e alla fine, addirittura, si decide di condividere un'impresa come la Dakar, uno sforzo sportivo e fisico che metterebbe in crisi anche le coppie più longeve. Una sfida contro se stessi prima che contro gli altri. Scandola alla Dakar non ci è mai stato, Fossà sedici anni fa, nel 2001, con un camion, ma non ha mai fatto il navigatore. Rispetto a molti altri non hanno esperienza. Per chi ha la passione di scommettere forse in pochi avrebbero detto che
Fare la Dakar è un po' come seguire le stelle in mezzo all'oceano
U N A SF IDA C ON T RO SE ST E SSI P R IMA C H E C ON T R O G L I A LT RI
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Due veronesi alla Dakar 2017
potessero resistere alla prima settimana di gara. Loro si preparano al meglio possibile. Fanno delle sedute in officina, perché alla Dakar, quando la macchina ti si pianta in mezzo al nulla con una ruota forata sotto alla pioggia torrenziale del Paraguay, devi sapere come fare. Poi vanno in quota, per provare il fisico, perché la Dakar 2017 arriva a superare i 4000 metri di altitudine in Bolivia, e anche se sei originario di Erbezzo, nella montagna veronese, come Graziano, a quelle altezze non lo sai cosa ti succede. Poi vanno in Marocco, per provare il sistema di navigazione della Dakar, perché correre questo rally raid non vuol dire spingere a più non posso fino alla fine, ma navigare in territori desolati cercando di superare tutti i check point che gli organizzatori forniscono la sera prima di ogni tappa su un sistema GPS allestito su ogni vettura. Un po’ come seguire le stelle in mezzo all’oceano. Poi, quando l'attesa si fa spasmodica, partono per Asuncion, in Paraguay, da dove il 2 gennaio, sotto alla pioggia, inizia la loro Dakar 2017. L'IMPONENTE Ford Raptor subisce da subito dei pesanti rallentamenti per problemi tecnici, tra cui la quasi rottura della guarnizione della testa, che li costringe a correre con il riscaldamento accesso pur essendoci
temperature esterne che sfiorano i 50 gradi. A Graziano si cola una scarpa. Bevono fino a 14 litri di acqua al giorno, ma non fanno pipì nemmeno una volta. Perdono 8 chili l'uno e 4 l'altro. L'altitudine rende tutto più complesso, Gianmarco soffre la mancanza di ossigeno, ma i nostri non si arrendono, stringono i denti e continuano. Alla penultima tappa arrivano al bivacco di fine giornata meno di un'ora prima della tappa successiva. Riposano solo cinquanta minuti e poi tornano in auto per gli ultimi estenuanti ottocento chilometri sino a Buenos Aires. A 400 metri dal traguardo si guardano e non ci credono. Ce l'hanno fatta. Piangono e si abbracciano. «Non credevamo che fosse così dura» ammettono scherzando ai nostri microfoni, «quando ti ci trovi in mezzo cerchi di fare tutto il possibile per non arrenderti. La fatica è stata davvero tanta, ma quando abbiamo visto il traguardo ci siamo dimenticati di tutto e forse saremmo pronti a rifarlo. Credo che questo ci abbia fatto apprezzare ancora di più il fatto di averla conclusa, abbiamo vissuto delle emozioni che nemmeno chi ha vinto ha potuto provare. Abbiamo spinto il limite oltre noi stessi ma l’abbiamo raggiunto e superato».
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VERONESI NEL MONDO
PARTIRE È UN MODO PER RIMANERE
claudia.buccola@verona-pantheon.com
di Claudia Buccola
Fotografo di successo per brand d’alta moda e fondatore dell’Hellas Verona NYC Football Club, Raoul Beltrame ha coronato il suo sogno nella Grande Mela (ma porta Verona sempre nel cuore).
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ERONESE DOC e tifosissimo dell’Hellas, Raoul Beltrame oggi vive e lavora come fotografo a New York. Ma la sua storia non segue il noto copione del cervello in fuga. A Raoul il lavoro qui non mancava: gestiva, infatti, l'impresa di famiglia a Colognola ai Colli assieme al fratello. «È stata la fine del mio matrimonio a darmi una scossa – racconta Raoul – ho ritrovato la passione per l'arte che mia madre mi ha trasmesso fin da bambino, così mi sono comprato una telecamera e mi sono iscritto all'Accademia nazionale di cinema di Bologna». E da quel corso, frequentato nel tempo libero dall'attività di imprenditore, è sbocciata la passione per l'editing e il montaggio di video e, soprattutto, per la fotografia. Un amore che Raoul ha portato avanti qui a Verona, iscrivendosi a quanti più corsi possibili per dare solide basi a quello che tuttavia, inizialmente, era solo un hobby. Poi nel 2012 la svolta, la decisione di partire per la Grande Mela: «È stata una decisione impulsiva, volevo seguire finalmente il mio sogno: far diventare la fotografia il mio mestiere». E OGGI, A CINQUE ANNI DI DISTANZA, cinque anni di formazione ad alti livelli e di duro lavoro, si può dire che ci sia riuscito. La prima copertina è arrivata quasi per caso: «Ho conosciuto una ragazza in un bar qui a New York, che poi ho scoperto essere un’istruttrice di yoga famosa in tutto il modo. Dopo aver visto alcuni dei miei scatti ha voluto che la fotografassi, e così le mie foto sono finite sulle copertine di magazine inglesi, spagnoli, tedeschi e americani». Da lì in avanti è stato un crescendo, soprattutto nel settore della moda, settore che ha visto Beltrame ingaggiato da brand d’eccellenza come Karl Lagerfeld, Manolo Blahnik e MMissoni. I suoi lavori sono stati pubblicati su Vogue Italia, Marie Claire Mexico, GQ Italia e altri importanti magazine internazionali. A tutti questi incarichi nel mondo della moda se ne è aggiunto, ultimamente, anche uno davvero speciale. A dicembre, in-
fatti, Raoul è volato in India per un importante progetto sociale: «Ho avuto il piacere fotografare i bambini indiani che partecipano alla campagna Because I’m free di Kailash Satyarthi, Premio Nobel per la pace 2014, che da sempre si batte contro il lavoro minorile in India». IL SUCCESSO, però, non gli ha fatto dimenticare casa, e la passione per l’Hellas Verona, nasce così a ottobre 2014 l’Hellas Verona NYC Football Club: «All’inizio ho pensato che sarebbe stato bello creare un gruppo di tifosi qui a New York e trovarci per vedere le partite, così ho fondato il Club, che ad oggi conta circa 40 soci. Alcuni di loro abita-
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Da Colognola ai Colli a New York Raoul Beltrame con il Console Italiano a NY Francesco Genuardi
Ho pensato che sarebbe stato bello creare un gruppo di tifosi qui a New York e trovarci per vedere le partite.
no anche a Miami, Washington, Los Angeles! È venuto poi naturale estendere il network oltre la passione sportiva: tutti noi abbiamo avuto delle difficoltà iniziali quando abbiamo deciso di trasferirci qui e ora aiutiamo i veronesi che vogliono seguire i nostri passi». Proprio per questo pochi mesi fa l’estensione del progetto è stata ufficializzata con l’inaugurazione del Circolo di New York dell’Associazione Veronesi nel mondo, di cui Beltrame è stato nominato presidente: «Finalmente il 22 novembre scorso
abbiamo inaugurato il Circolo in presenza di una piccola delegazione dell’Associazione arrivata da Verona e del Console generale d’Italia a New York, Francesco Genuardi, cresciuto a Verona e anche lui tifoso dell’Hellas. Ora stiamo lavorando per ampliare ulteriormente il nostro campo d’azione: il prossimo passo sarà quello di creare un network di professionisti per le aziende veronesi che vogliono iniziare a investire qui negli States». Facebook/ HellasVeronaNYC
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PAGINE
LE STORIE
LE PUBBLICANO
I LETTORI
giovanna.tondini@verona-pantheon.com
di Giovanna Tondini
L’incontro ha già insito il movimento. Quando si incontrano cose o persone, avviene una nascita. Quando a incontrarsi sono storie e lettori nasce Bookabook, un'esperienza unica in Italia.
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’INIZIATIVA ha le sue origini nel 2014, dall’incontro – appunto – di sei giovani menti, che formano la redazione. Insieme, ciascuno con un proprio passato nel mondo dell’editoria, hanno intrapreso una strada innovativa, che per alcuni potrebbe sembrare rischiosa. Sì, perché in un ambito molto tradizionale - quello dell’editoria - in un contesto italiano, dove osare è faticoso e si preferisce rimanere sicuri nel proprio nido, in un momento storico di passaggio, di “crisi” del settore, fare un passo come questo significa spingersi oltre, verso nuovi orizzonti. In realtà, ci spiega Tomaso Greco, uno dei fondatori, «in Italia il numero di lettori è rimasto costante negli ultimi decenni. Il pubblico è forte, appassionato e generoso. È anche ricettivo nei confronti della novità, ed è critico». Quindi cosa manca? «Il problema è il sistema dell’editoria tradizionale, che non è disposta a mettersi in gioco, a innovarsi dunque. In Italia rispecchia un atteggiamento generale, una pigrizia congenita: i paradossi sono innumerevoli». EPPURE, a ben vedere, non è poi così rischioso il sistema del crowdpublishing, che sta alla base di Bookabook. Anzi, al contrario, potrebbe risultare una strategia molto accorta. Bookabook infatti si fonda su un duplice giudizio: qualitativo, che risponde alla domanda “mi piace, non mi piace?”; e di commercialità che si chiede, invece, se il libro venderà oppure no. Come funziona dunque? Un autore si rivolge alla casa editrice in questione e presenta la sua bozza. Questa viene anzitutto vagliata dalla redazione, «che vuole mantenere un livello qualitativo alto». Poi, in un secondo momento, se il giudizio è positivo, viene proposta al pubblico sulla piattaforma online. Sarà quindi la risposta degli utenti a confermare o meno il proseguo della pubblicazione cartacea del libro. Dopo quindi la prenotazione di una copia dell’opera da parte del lettore, la bozza segue il
Tomaso Greco
normale iter editoriale, fino alla stampa e immissione sul mercato librario. Il vantaggio non è solo per l’editore, ma anche per l’autore, che non solo avrà un riscontro immediato a livello critico, ma, soprattutto se esordiente, potrà superare lo scoglio iniziale per la pubblicazione, che tradizionalmente gli impone il sistema, penalizzandolo. E a giovarsene è pure il lettore, che potrà accedere alla forma originaria dell’opera, prima che questa sia modificata nella fase di editing. BOOKABOOK si presenta come l’opposto dell’auto-pubblicazione e dell’autore che paga per essere pubblicato. Con il suo modo innovativo invece non c’è nessun rischio di perdita della mediazione, del filtraggio. Anzi, qui la mediazione si fa duplice, distinguendosi dalla distribuzione libera online. Sebbene quest’ultima sia gratuita, accessibile e con costi ridotti, porta con sé il rischio di fare perdere qualità e autorevolezza alle case editrici, o comunque al professionista che ha una certa preparazione per garantire la qualità di un prodotto. Siamo di fronte al più che attuale dibattuto tra «tutti possono dire tutto» e un riconoscimento di autorità, che non deve confondersi, si badi bene, con l’autoritarismo, cioè con l’imposizione di una linea dall’alto. La tendenza che privilegia la libera informazione porta alla situazione odierna, in cui l’offerta è ormai superiore alla richiesta. Come afferma Luca Lo Pinto, «conta più piantare che far
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B o o k a b o o k l a p i at ta f o r m a d i c r o w d p u b l i s h i n g
LIBRI, ABITI E SGUARDI VISIBILI Di recente Bookabook è stato protagonista di un evento aziendale organizzato dall’agenzia veronese di comunicazione Pensiero Visibile, dove il trait d’union tra l’azienda di abbigliamento promossa e Bookabook era proprio l’incontro tra tradizione e innovazione. Come ci spiega Gaia Passamonti, la serata è stata anche l’occasione per fare cultura a 360°. «La letteratura, infatti, è stata portata in una cornice nuova, aperta e inclusiva, perché ha coinvolto pubblici diversi, e non solo i lettori». Una contaminazione tra arti, dunque, dove l’incontro è essenziale e necessario. www.pensierovisibile.com
Bookabook si presenta come l’opposto dell’auto-pubblicazione e dell’autore che paga per essere pubblicato
sedimentare. E la tecnologia non fa altro che esasperare questo aspetto». Oggi Bookabook è un caso unico in Italia, quando nel mondo anglosassone l’incontro tra innovazione e tradizione ha già avuto i suoi frutti. «La comunità di lettori intorno a questo nuovo sistema aumenta di giorno in giorno», sottolinea Greco. «Molto si farà in termini di marketing per farlo co-
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noscere, e diffonderlo ancora di più». L’importante è provare e insistere, diremmo noi. Dopotutto gli ingredienti ci sono, il piatto pure. E i palati pronti ad assaggiare cibi diversi, nati da nuovi accostamenti, non mancano. È solo questione di apparecchiare la tavola. www.bookabook.it
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LIBRI
A tu per tu con Dacia Maraini
D IE T RO L A P ER F E Z IO N E D ELLA P EN N A
di Miryam Scandola
Amata da Alberto Moravia lo lasciò perché «non potevo più andare dietro a lui». Ha sfiorato il Nobel per la Letteratura tantissime volte. Di Bob Dylan dice che «se lo merita, ma non l'avrei messo tra i poeti». Eppure lo ammette che avrebbe fatto la musicista, se non avesse incontrato le parole. La scrittura per lei è una melodia di pensieri.
«F
ACCIAMO in fretta», anni di interviste hanno reso decisa la sua gentilezza. Non a caso sogna «una giornata libera da richieste», Dacia Maraini. È rimasta da sola «a masticare la strada», come direbbe Gianmaria Testa. Gli amici di ieri se li è presi il tempo, accanto, ora, come sempre, ha la sua scrittura: condanna e insieme cura. Ombretto azzurro sugli occhi perché «è il mio colore preferito», sorriso breve e indeciso. L'ha detto lei per prima, sceneggiatrice, poeta, scrittrice, che un personaggio senza i suoi dettagli, è poca cosa. Sotto il profilo narrativo certo, ma anche, in generale, nella vita. Sono loro che bussano alla sua porta, non il contrario. Ci ha scritto un libricino di recente (Se un personaggio bussa alla mia porta, RaiEri) sull'incespicare all'uscio di quelli che diventano i nomi delle sue storie. «Guardatevi dal disprezzarli», scrive nel suo decalogo, perché si può considerarli orribili ma «si deve sempre in qualche modo comprenderli». Quello che le è rimasto nel cuore? «L'ultimo, ogni volta è l'ultimo». E I PROTAGONISTI della sua vita? La sua «lunga storia di tenerezza e amore» con Moravia e l'amicizia semplice con Pasolini le contiene insieme, in una frase: «Erano compagni di viaggio meravigliosi, mai brontoloni; abbiamo dormito per terra e abbiamo guardato un'Africa che non c'è più». Li confonde, mentre li racconta, perché l'amicizia è sempre amore. Anche e soprattutto per lei, che, negli anni sessanta e settanta quando il femminismo germogliava assieme al boom economico, ha passato la vita a denunciare la cosiddetta normalità. Autonoma, indipendente, bisessuale, dice che «per amore si fanno delle cose che non si farebbero mai per nessuna altra ragione». Lo chiama «rigenerante» quel sentimento che ha affrescato libro dopo libro. E, visto che «il futuro è molto inquietante» meglio rifugiarsi nelle scrittura «amata», non a caso pure il titolo di un altro suo volume (Amata scrittura, Bur). Una vita con la penna in mano passata a leggere tantissimo. «I classici, i classici» li invo-
A VERONA, PERCHÉ Dacia Maraini ha raccontato la sua Bambina e il sognatore (Rizzoli, 2015) all'incontro promosso da Rete Prospettiva Famiglia in collaborazione con la Libreria Jolly e l'associazione “Isolina e...”che si è tenuto il 9 febbraio presso l'Ites Pasoli. La storia di una paternità negata e di un maestro che impara prima di insegnare, si è lasciata leggere, non a caso, davanti ad un pubblico di genitori e insegnanti.
Alberto Moravia e Dacia Maraini
ca e li tiene sul comodino da sempre, lei che ha contribuito ad accrescerne la mole con capolavori come il premio Campiello La lunga vita di Marianna Ucrìa o il premio Strega Buio. Avrebbe fatto la musicista se le cose fossero andate diversamente. «Mia sorella era compositrice e io studiavo pianoforte». Eppure il Premio Nobel, Bob Dylan «se lo merita davvero, ma non l'avrei messo tra i poeti». Perché «la poesia vera è musica in sé», con buona pace delle note.
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GIRLANDA IMPRESA (E PASSIONE) DI FAMIGLIA
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i padre in figlio, una passione per l’edilizia che si tramanda da tre generazioni. È la storia dell’Impresa Girlanda di Corbiolo, nel Comune di Bosco Chiesanuova. Se più di 40 anni fa fu Mario a trasferire al figlio Gianfranco l’amore per un lavoro come quello del muratore, oggi è proprio Gianfranco ad avere al fianco nell’impresa di famiglia il figlio Fabio. Forte di esperienza sul campo il primo, ragioniere con una qualifica di “Esperto CQ” (Costruire in Qualità), riconosciuta dall’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili), il secondo.
Lessinia, il nostro primo desiderio è sempre stato quello di valorizzare gli immobili rurali, in particolare quelli costruiti con muratura in sasso. La lavorazione delle pietre della Lessinia e la realizzazione di manti iso-ventilati in legno con copertura in laste, tipiche di questa zona, ci ha dato grandi soddisfazioni in questi anni. Ovviamente, per quanto riguarda i restauri, ma anche per le costruzioni di nuovi edifici, siamo attrezzati di tutti i mezzi e degli strumenti necessari per garantire risultati in qualsiasi contesto, con un elevato regime di qualità e un ottimo standard di sicurezza.”
«Abbiamo iniziato nel bel mezzo della crisi, cinque anni fa, nonostante non fossero tempi facili per il settore » racconta Fabio, che sta frequentando la scuola ESEV-CPT per acquisire, su carta, il titolo di capomastro, capocantiere e caposquadra «Questo lavoro ci ha sempre appassionato e lo facciamo con gioia e soddisfazione. Anche se il periodo per l’edilizia non è dei migliori sembra che qualcosa lentamente si stia muovendo sul mercato, permettendoci così di ritagliarci il nostro spazio per continuare a crescere anno dopo anno, e di incrementare l’impiego non solo di risorse strumentali, ma soprattutto di quelle umane, come è avvenuto in questo anno».
RIQUALIFICAZIONI ENERGETICHE. Di pari passo ai restauri, seguono le riqualificazioni per il risparmio energetico. «Aspetto non meno secondario è proprio questo» conclude Fabio Girlanda «Quante volte vediamo una casa rivestita esternamente col famoso “cappotto” e con un tetto non isolato? È come se avessimo una pentola di acqua calda senza il coperchio, si raffredda più in fretta, aumentando l’esborso economico per il mantenimento della temperatura all’interno delle abitazioni. Importante, dunque, accompagnare il cliente in un percorso di sensibilizzazione nei confronti delle nuove metodologie costruttive e delle nuove tecnologie dei materiali che permettono, a fronte di un investimento leggermente più elevato all’inizio, di risparmiare di molto a lungo termine».
RESTAURI. «Punto di forza della nostra azienda sono i restauri» prosegue Fabio «Abitando in
GIRLANDA DI GIRLANDA GIANFRANCO Via Dante Alighieri, 4 – Bosco Chiesanuova (VR) Cell. 348 6046842 – 338 9769913
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IDEE BUONE
L A C U LTUR A VIAGGIA LE GGE R A
di Federica Lavarini
In collaborazione con Unesco Giovani, parte da San Zeno, fulcro della Verona medievale, un’idea per fare rete in Italia tra associazioni, giovani e territorio. Con uno sguardo di solidarietà alla ferita di Amatrice.
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OX336am è un’iniziativa voluta e promossa da oltre venti associazioni culturali veronesi a pochi giorni dal terremoto di Amatrice, avvenuto nella notte del 24 agosto 2016 alle 3.36. Il 25 e il 26 marzo Box336am dà appuntamento in Piazza San Zeno per raccogliere fondi a favore delle vittime del terremoto e per lanciare il messaggio che con la solidarietà si possono ricostruire sì le abitazioni, ma anche la speranza. AD AMATRICE sono morte 299 persone. Dopo quella tragica notte, secondo gli esperti si sono verificate oltre 20mila eventi di magnitudo uguale o maggiore di 3. Il 30 ottobre, a Norcia si è registrato un sisma di magnitudo 6.5, il più grave dal primo episodio e maggiore di quello dell'Irpinia del 23 novembre 1980. Gli sfollati, secondo la Protezione Civile, sono 17mila: 4.700 sono rimasti nel proprio paese, 9.400 sono stati accolti in alberghi lungo la costa adriatica e il lago Trasimeno, 2.900 in strutture ricettive distribuite sul territorio e
326 in tende. NUMERI CHE da soli descrivono l’emergenza che ha colpito Abruzzo, Umbria, Marche, Lazio e che rappresentano il punto di riflessione e di svolta per le associazioni di Box336am: «Che cosa possiamo fare per le persone colpite dal terremoto?» si sono chieste. Quasi guidate da un moto spontaneo, le associazioni si sono riunite in pochissimo tempo grazie al passaparola e Box336 di marzo a Verona sarà il progetto capofila di una serie di iniziative che, grazie alla collaborazione con Unesco Giovani, si ripeterà, con modi e tempi diversi, anche nei luoghi del sisma. Tanti box 3x3x3, facili da montare per rendere l’esperienza ripetibile e trasportabile nelle zone del terremoto. Box contenitori di idee, di attività culturali, di spazi per bambini. Per costruire un messaggio di solidarietà, contenuti e valori. Facebook.com/box336am
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Box336am, di che parliamo
LE ASSOCIAZIONI, SPIEGATE BENE
ADIGE RAFTING
ARMILLA
Punto di riferimento a Verona per la discesa guidata del fiume attraverso la città, nasce dall’esperienza dei canoisti del Canoa Club Verona.
Si occupa di progetti di ricerca e pratica teatrale e artistica, con speciale attenzione verso le nuove generazioni e le persone in situazioni di handicap e disagio.
BOGON
CAESURA TEATRO
Promuove l’arte, la musica, il teatro e la cultura enogastronomica di alta qualità con l’obiettivo di finanziare il Premio Roberto Rizzini, dedicato al patrimonio musicale locale, nazionale e internazionale.
Promuove il teatro, sul fronte della formazione e della produzione/organizzazione di spettacoli e eventi teatrali. Progetta e realizza brevi audioracconti scaricabili online.
DÈSEGNI
D-HUB
Promuove e sensibilizza sulla salvaguardia dei Beni Culturali. Organizza eventi di carattere culturale e popolare, come il Lessinia Psych Fest e Balera Veronetta.
Promuove percorsi di capacitazione e formazione al lavoro. Ha attivato una piattaforma di laboratori urbani di artigianato (una sartoria sociale e un atelier), di comunità e di idee.
DOGANA DI FIUME
G Laboratorio per l’arte e la cultura indipendente nato a Verona nel 1992. Promuove le espressioni della scena artistica indipendente nella musica, nelle arti performative e visive.
MURMURE
IMPROSCHEGGE
Collettivo di pratica artistica e culturale indipendente. Si occupa di teatro, danza, scrittura e attività per l’infanzia.
Organizza spettacoli, prevalentemente comici, di improvvisazione teatrale e corsi di formazione sull'improvvisazione teatrale.
MORSE
TEATRO SCIENTIFICO LAB.
Promuove eventi di musica contemporanea nel territorio veronese per incentivare i linguaggi espressivi contemporanei in ambito musicale.
Compagnia teatrale professionale, costituita ed operante dal 1969. Si occupa di produzione, promozione ed ospitalità di spettacoli ed eventi. Ha fondato e gestisce il Teatro Laboratorio di Verona.
RIVER PRIMAVERE URBANE
SDV
Organizza eventi artistici, culturali, ricreativi e aggregativi, crede nei rapporti umani vissuti in maniera semplice e spontanea. Perché arte e cultura si esprimono attraverso divertimento ed originalità.
Persegue l’obiettivo di riattivare spazi urbani ad alto potenziale culturale attraverso la contaminazione di musica e arte.
LUDICA CIRCO
EMPORIO MALKOVICH
CANOA CLUB VERONA
Nato a Verona nel 1963, è una delle società più importanti nel panorama canoistico italiano. Qui si sono cresciuti atleti che hanno partecipato a edizioni dei Giochi Olimpici e Campionati del Mondo.
DIPLOMART
Progetto di diplomazia culturale che organizza eventi, iniziative, workshop e ha lo scopo di avvicinare le diverse culture attraverso tutte le arti, in particolare quella del cinema.
EXP/AREWEHUMAN
INTERZONA
Organizza e gestisce appuntamenti culturali presso la Dogana ai Filippini con l'obiettivo di promuovere la conoscenza e la pratica dei fiumi e dell'Adige in particolare.
BLUES MADE IN ITALY
Promuove dal 2010 la diffusione del Blues in Italia, diventando negli anni un punto di riferimento in Italia.
ROCKET RADIO
Progetta, organizza e promuove eventi con attenzione particolare alla cultura come modo di fare società civile e fattore di rinnovamento sociale.
RETRÒBOTTEGA
Opera dal 2010 nel modo del vintage, dell’antiquariato e del retrò, promuovendo e organizzando numerose manifestazioni come fiere, mercati, esposizioni e mostre a livello nazionale.
SALMON MAGAZINE
È il sito internet che comunica, giorno dopo giorno, le iniziative più interessanti di Verona e provincia. Musica, teatro, arte. Non solo Romeo e Giulietta.
VENICEBERG
Centro culturale di convergenza esclusivo per gli amanti della musica elettronica in tutte le sue più curiose espressioni.
SPAKEMOTUTO FESTIVAL
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TRA I QUARTIERI
NON DI SOLI LUOGHI
erika.prandi@verona-pantheon.com
di Erika Prandi
Non gli piace definirsi “l’anima” del quartiere ma, di fatto, San Rocco non sarebbe lo stesso senza di lui. Grazie a Carli si è dato il via a una lunga serie di pubblicazioni sul santuario e sul territorio di Quinzano che hanno il grande pregio di ricordare e di tramandare ai più giovani. Ma sono solo una piccola parte di ciò che viene fatto per questo luogo. Ci sono gli incontri culturali, le feste religiose, le serate musicali e una ricca biblioteca con più di 5mila libri. Il tutto gestito dai volontari del Comitato parrocchiale di San Rocco.
Il mio motto: se non lo scrivi va perso Giorgio Carli
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uando è iniziato il suo rapporto con San Rocco e per quale motivo? Mio nonno ha sempre abitato a San Rocco e così tutti i miei parenti. Tutto è iniziato nel 1983 su sollecitazione di mio padre e del suo amico Tita Cordini che volevano fare qualcosa per il santuario. All’epoca avevo ventisei anni e già lavoravo nella casa editrice. Così, insieme alla giornalista Emma Cerpelloni, al fotografo Claudio Righetti e a Fulvio Residori per la pubblicità, è nata la pubblicazione “San Rocco 1983” di cui mio padre ha fatto in tempo a vedere, purtroppo, solo la bozza. In seguito, abbiamo allestito in chiesa anche una mostra fotografica con sessanta opere, incoraggiati dal parroco don Luigi Tebaldi. E dopo cos’è successo? Dopo qualche mese viene da me Raffaello Corsi per propormi un libro sulla storia di Quinzano. Io accetto, nonostante le difficoltà sui costi e i tempi. Grazie a quella pubblicazione abbiamo potuto re-
cuperare un’opera d’arte scomparsa dalla chiesa: un tondo in legno dipinto del 1400 che in origine si trovava nella lunetta del trittico di destra. A confermarlo un articolo del 1927 con la fotografia del monumento completo. Il tondo si trovava a casa di una signora e grazie all’intervento di mio padre, di don Rino Carli e di Isidoro Cerpelloni il 1 gennaio 1985 l’ho riportato finalmente in chiesa. Nel 1986 abbiamo festeggiato i 500 anni del passaggio di proprietà della chiesa dal capitolo dei Canonici alla città di Verona con una rievocazione storica poi confluita nel libro “San Rocco 1987”. Tutte le pubblicazioni sono state fatte per ricordare, per lasciare traccia della memoria affinché non si dimentichi la nostra storia. Con questo spirito è nato l’opuscolo “Sant’Alessandro”, edito in occasione della realizzazione delle formelle in tufo sulla vita dell’eremita, opera dello scultore locale Giuseppe Garonzi. Nel 1999, sempre insieme a Raffaello, decidiamo di fare “Renga, ovi duri e nose”, riferimenti simbolici di un periodo a cavallo tra Ottocento
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Giorgio Carli e l'amore per Quinzano
OGNI CHIESA HA LA SUA STORIA
Il santuario sorge su una preesistente costruzione edificata a nome di Sant’Alessandro e risalente all’844, anno in cui venne consacrata. Prese il nome di San Rocco, il santo protettore della peste, quando una terribile calamità colpì la popolazione locale tra il 1478 e il 1480. Ancora oggi viene festeggiato il 16 agosto. La forma attuale della chiesa si deve alla Città di Verona che ne prese possesso nel 1486. Le due opere più importanti sono i trittici posti nelle due tribune laterali in marmo rosso e attribuite a Girolamo Benaglia. Rappresentano, una, la Madonna con Bambino tra i santi Sebastiano e Rocco, e l’altra la Madonna e San Giuseppe che adorano il Bambino accanto a San Sebastiano e a San Martino. Fino alla metà degli anni Ottanta del secolo scorso i locali attigui al santuario erano dimora di famiglie, poi il Comune decise di ristrutturarli. Sono diventati agibili verso la fine degli anni Novanta e sono ad oggi gestiti dal comitato parrocchiale grazie ad una convenzione ventennale con Agec.
e Novecento che rispecchiano la vita contadina del posto. Nel 2004 esce “La valle di Quinzano” e, due anni dopo, “Quella lapide sul Municipio” per ricordare i nostri caduti in guerra. Nello stesso anno esce il catalogo fotografico della mia mostra e, nel 2009, a dieci anni dalla scomparsa del pittore Domenico Zangrandi, un libro biografico a cui è stata accompagnata una sua personale.
Le Ricette dal Mondo di
Poi è nato “Quinzano nella Grande Guerra”, un omaggio a mio nonno che ha prestato servizio come infermiere e, infine, con la cooperativa Pericoti “La venerabile pieve della decollazione di San Giovanni Battista in Quinzano”. Tutte queste pubblicazioni seguono il mio motto: se non lo scrivi va perso. San Rocco è anche considerato un importante centro culturale... Dieci anni fa abbiamo iniziato a collaborare con la cooperativa Pericoti per le serate nei cortili perché crediamo che solo con la sinergia tra le varie associazioni si riesca a fare qualcosa, essendo le risorse molto poche. Da li abbiamo organizzato le serate culturali. Da due che erano oggi ne abbiamo in calendario diciotto, ma ogni settimana se ne aggiunge un’altra. Per noi è importante che la gente si senta in famiglia. Vogliamo che questo luogo non venga dimenticato. Per questo abbiamo aperto anche una biblioteca che contiene più di 5mila libri e altrettanti aspettano di essere catalogati. Questo lavoro, nato tre anni fa, è merito di Lorella Lugoboni e di Anna Bertasini che ogni giorno ci mettono passione per migliorarlo. Il nostro obiettivo è che possa diventare anche una sala studio così da coinvolgere le nuove generazioni e mantenere vivo il posto. Facebook/ Amici Festa San Rocco
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PET THERAPY
LA GENTILEZZA CHE CI INSEGNANO GLI ANIMALI
ingrid.somma@verona-pantheon.com @ingridsomma89
di Ingrid Sommacampagna
Valentina Armani è un'educatrice ed istruttrice cinofila veronese che ha fondato nel 2010, a Colognola ai Colli, la «Nagual Asd» con il compagno Filippo Marchesini, e nel 2015 ha unito la sua associazione alla «Ohmydog» di Luca Traverso, creando «Il piccolo campo», a Mantova. Valentina, inoltre, sarà un operatore degli interventi assistiti dagli animali nella Fattoria Sociale del progetto «Da Zero a Cento: Percorsi di vita», che verrà realizzato a Corte Marini di Verona, in collaborazione con università internazionali.
Valentina con un asinello
S
OLO CHI POSSIEDE un animale sa cosa vuol dire ricevere amore incondizionato, di quello che cambia le proprie abitudini, migliora il benessere psicofisico e arricchisce la vita, diventandone parte integrante, come un figlio. Valentina ha cominciato come grafica pubblicitaria, ma gli animali sono sempre stati una parte costante della sua vita, senza inizialmente vederli come una possibilità di lavoro, perché un loro impiego in attività economiche significava spesso «sfruttamento». Quando il fidanzato Filippo le regalò un libro sull'onoterapia, capì che ci poteva essere un modo etico di lavorare con le creature, intraprendendo dei corsi in zooantropologia didattica e di educatrice, istruttrice cinofila, e operatrice di pet therapy (oggi definita, da normativa sotto la dicitura «interventi assistiti dagli animali») alla Siua, Scuola Intera-
zione Uomo Animale, fondata da Roberto Marchesini a Bologna. NEL 2015 si è trasferita a Mantova diventando vicepresidente dell'associazione «Il Piccolo Campo», un centro di promozione della relazione Uomo-Animale, a Gazzo di Bigarello, che prevede formazione per i proprietari e professionisti del settore, pensione ed asilo per cani, educazione e riabilitazione comportamentale degli animali domestici con approccio cognitivo relazionale, consulenze, fattorie didattiche e sociali, interventi assistiti, attività di gruppo e sportive, supporto sanitario e organizzazione di eventi, come il «Dogfest». «La pensione è innovativa perché non ha box, ma delle camerette, ossia stanze grandi chiuse con una porta e una finestra, durante gli interventi, i cani sono assistiti da educatori cinofili. Al momento ci sono anche due cagnoline che cercano casa: Orsetta, una maremmana paraplegica di un anno e Milly, un incro-
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LA STORIA DI VALENTINA cio Shiba Inu. Tutti i quattro zampe fanno prima un inserimento per abituarsi a non vivere gli esercizi come un'esperienza ansiosa; cerchiamo anche di portare cultura legata agli animali, infatti, abbiamo anche galline, tre maiali e un asino salvati dal macello, educando così i bambini al rispetto di tutti gli esseri viventi», spiega Valentina. L'ISTRUTTRICE collaborerà con gli interventi assistiti dagli animali per la Fattoria Sociale di Corte Marini, un nuovo progetto che verrà inaugurato a fine anno, realizzato dall'associazione "Continuando a crescere" in collaborazione con la Fondazione "I bambini delle fate", che prende il nome di "Da Zero a Cento: Percorsi di Vita". Quest'ultimo vuole rispondere alle esigenze di diversi gruppi di persone come bambini, ragazzi, famiglie, anziani e persone con disabilità, promuovendo iniziative diverse all'interno di un'unica sede di riferimento, mettendo a disposizione servizi educativi, sociali e ricreativi, per aiutare chi si trova in difficoltà, supportando le strutture pubbliche; il progetto è realizzato in collaborazione con il Comune di Verona, grazie a donazioni e sponsorizzazioni da aziende private e non. «Saranno coinvolti tanti professionisti, con competenze in ambito pedagogico, psicologico e sociale, accompagnando e sostenendo i pazienti nel corso della crescita personale, professionale e sociale, attraverso interventi educativi e formativi personalizzati, seguendoli in maniera continuativa per tutto l’arco della vita», conclude
Monica Meda, referente del progetto "Da zero a cento» e presidente di «Continuando a crescere". La cultura cambia ed è d'obbligo una riflessione morale sul rapporto tra umani ed animali, perché siamo consapevoli che l'uomo è responsabile nei confronti della natura, e l'uguaglianza deve esserci per creare rispetto. info@ilpiccolocampo.it - www.dazeroacento.org continuandoacrescere@gmail.com
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TEATRO
La Spin-Off Company in scena
DEBUTTI, AFFETTI E GHIACCI
di Alessandra Scolari
Nei tempi in cui il lavoro non c’è, specie per i giovani, si moltiplicano le associazioni culturali e le compagnie musicali e teatrali, il cui ruolo sembra essere quello di mitigare il disagio dei cambiamenti che viviamo. Tra queste Veronamusical e le sue “succursali”. foto di Marianna Bellamoli
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ERONAMUSICAL è un'associazione culturale, nata una decina di anni fa che vede al suo interno la Compagnia del Geco, i cui spettacoli sono molto conosciuti, che si definisce «una famiglia» e la Spin-Off Company, partita lo scorso settembre, «con l’obiettivo di offrire l’opportunità a tutti i suoi componenti di partecipare allo spettacolo, con le loro competenze e capacità», ha precisato Valentina Dal Col. SPIN OFF COMPANY debutterà con il musical "La Regina dei Ghiacci". Sul palco si alterneranno attori, cantanti e ballerini (25 persone), la cui fascia di età va dai 22 ai 35 anni. Attorno a loro un nutrito team operativo: Valentina Da Col (regia), Marianna Bellamoli e Rossella Pirro (scenografie), Marta De Battisti e Luisa Crema (costumi), Linda
De Pascali (coreografie), Matteo Turra (vocal coach), Enrico Vantini (cori), Marta Dall'Ara (comunicazione e logistica), Giulia Giacomazzi (trucco), Vincenzo Mabboni (amministrazione) e Valentina Pesci. PER QUESTO SPETTACOLO, la Spin-Off Company si è ispirata alla fiaba La regina delle nevi, di H. C. Andersen, una delle più apprezzate di tutti i tempi (l’originale è del 1844). Racconta l’avventura delle due sorelle Elsa e Anna, principesse costrette a vivere separate fin da bambine a causa degli incontrollabili poteri magici di Elsa: ogni cosa diventa ghiaccio al suo passaggio. Anna non si arrende, va a trovare la sorella e porta con sé il giovane estrattore di ghiaccio Kristoff e Sven la sua renna. La morale? L’amore e l’affetto superano gli ostacoli e possono migliorare il mondo. La compagnia Spin-Off Company con «La regina dei ghiacci» sarà l’11 marzo, al Teatro Nuovo San Michele Extra (VR) alle 16,30, con replica alle 20,30; poi lo porterà, prima dell’estate, anche al Teatro Valpantena di Grezzana.
LA PIZZA BUONA PROPRIO COME LA VUOI TU
U
n trionfo di colori e di profumi che spalancano le porte ai cinque sensi. Un banco allestito di tutto punto, con pizze e panini di ogni tipo e sapore. È questo il primo impatto che si ha varcando la porta della nuova Pizzeria da Nico, in via Roma 46, a Grezzana. Una nuova attività inaugurata lo scorso 11 febbraio con una grande festa a cui hanno partecipato moltissimi cittadini grezzanesi assieme ai tanti amici dei titolari Adriana e Nicolae. PIZZA AL TAGLIO E PANINI. A caratterizzare l’offerta della Pizzeria da Nico, senz’altro l’ampia scelta di pizze al taglio. Ce n’è davvero per tutti i gusti. Il pezzo forte è la pasta, preparata con farine selezionate e lieviti di qualità superiore che garantiscono un assaggio morbido al palato e una parte inferiore della pizza croccante quanto basta. Deliziosi i panini e le stirate in pala alla romana, ideali per uno spuntino o per la pausa pranzo.
PIZZE VEGAN E FARINE PARTICOLARI. Accanto alle pizze tradizionali, Pizzeria da Nico ha voluto dare un giusto spazio anche alle alternative per persone vegetariane e vegane: tante verdure fresche, formaggi vegetali e addirittura wurstel e salamino piccante in versione “veg”. Tutte le pizze, tonde e al taglio, sono disponibili con farine integrali e di kamut. Per gli insaziabili, la versione “panara”. SERVIZI E PROMOZIONI. Con 20 Euro di spesa, 1 bibita a sorpresa in omaggio. Ogni 5 pizze tonde ordinate, 1 con la nutella da degustare in compagnia. Consegna gratuita a domicilio con un ordine minimo di 10 Euro. Si accettano buoni pasto.
PIZZE TONDE CON FORNO A LEGNA. Da Nico è possibile ordinare e portare a casa anche pizze tonde cotte sul forno a legna. Si va dai gusti più classici, passando da quelli speciali fino ad arrivare alle pizze bianche, baby e vegan.
PIZZERIA DA NICO – VIA ROMA 46 - GREZZANA - 045.4571796 Aperto tutti i giorni dalle 11.00 alle 14.00 e dalle 17.30 alle 22.00
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UNDERGROUND
L a m u s i c a d e i T h e M at t P r o j e c t
INTR ECCI A STELLE E ST RISCE
marco.nicolis@verona-pantheon.com
di Marco Nicolis
C'è Prince, ci sono i Led Zeppelin e fanno capolino pure i Beatles. Tante influenze per uno stile unico, fresco e decisamente orecchiabile.
A
VOLTE BUTTARE un occhio su un post di Facebook, su un volantino, oppure raccogliere un semplice invito ad una serata con musica dal vivo può dimostrarsi molto più piacevole di quanto si immagini. Infatti, quasi per puro caso, ho avuto recentemente il piacere di incontrare un gruppo molto interessante che propone una musica fresca, giovane e divertente. Ne sono rimasto così colpito che ho voluto parlarne anche con voi di questi The Matt Project. Inizialmente posso dirvi che stiamo parlando di un sound che si mescola tra soul, funk e pop, con decise influenze rock. Per rendere l’idea parliamo di uno stile che può prendere in parte spunto dalle idee del compianto Prince oppure dal rock targato Led Zeppelin o dal classico suono dei Beatles. THE MATT PROJECT nasce nel 2012 dalle idee di Matteo Breoni e Carlo Poddighe, rispettivamente batterista e “polistrumentista” (Carlo si divide, infatti, tra voce, basso e chitarra). Un progetto cresciuto originariamente grazie alle idee dei nostri due musicisti, supportate da collaborazioni con altri artisti del panorama musicale e dall’aggiunta di cover di grandi pezzi della musica internazionale. The Matt Project si è poi ulteriormente allargato con l’ingresso di Jury (terzo classificato ad X-Factor 2009), anch’egli polistrumentista e cantante, portando a tre i componenti della band. Dalla sua nascita del progetto ad oggi, sono tre i dischi targati The Matt Project, rispettivamente due album e un live. Il primo lavoro nasce tra l’Italia e gli Usa. Infatti la registrazione avviene all’interno del Poddighe Studio, il laboratorio di Carlo Poddighe. Poi, finite le registrazioni nel Bel paese, biglietto aereo alla mano, il lavoro è stato successivamente mixato e completato a New York grazie alla collaborazione di Steve Greenwell, il quale ha lavorato tra gli altri con artisti del calibro di Joss Stone. Alla fine eccolo qui, l’italo-americano “It makes…” prende vita. La spola America - Italia però si ripeterà anche per “Tripping Out”, secondo album della band mentre “Live in New York City”, come dice il nome d'altronde, è stato registrato interamente nella Grande Mela, sul palco del Bitter End, uno dei locali che hanno fatto la storia della
musica americana. Oltre a un sound coinvolgente, anche i testi dei pezzi non contengono mai banalità o meglio, parlano di vita vissuta, di temi delicati come l’ambiente e il suo sfruttamento oppure si rifanno alla velocità e a caos che il nostro tempo impone all’essere umano. Quindi musica di qualità, testi mai scontati. Ora il prossimo passo sarà un nuovo album che uscirà a breve, l’attesa sarà solo di qualche mese. Infatti, tra aprile e maggio uscirà il quarto lavoro della band. Tra i nuovi pezzi alcuni sono già stati proposti al pubblico che, a quanto pare, li ha apprezzati. Segno che quanto di buono fatto fino a qui non è stato dimenticato.
Ora, in attesa dell’uscita del quarto lavoro firmato The Matt Project, ecco le prossime date live della band: 10 marzo Dal Conte (Monzambano) 11 marzo Ca’ Bottona (Costermano) Facebook.com/themattproject2014
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ARIA DI NEVE
di Emanuele Pezzo
D I S N O W B O A R D E A LT R E M E R A V I G L I E
CAP OG IRI CELEST I
Nicola Liviero è un ragazzo di 17 anni diverso dai suoi coetanei: studia all'istituto politecnico di Castelletto di Brenzone, ma passa gran parte della settimana ad allenarsi sulla neve per portare in alto i colori azzurri con la nazionale italiana di snowboard.
L
EVARE I PIEDI da terra per tornarci il più tardi possibile. E magari dopo averli fatti roteare assieme, paralleli, dietro e sopra la testa, da un lato all'altro del proprio corpo, a 360 gradi e più, incollati ad una tavola. Questa è la vita di Nicola Liviero, veronese di Albarè non ancora diciottenne e membro della nazionale italiana di snowboard. Già nella squadra di Coppa Europa, questa stagione Nicola ha avuto l'opportunità di gareggiare in prove di Coppa del Mondo. L'obiettivo di stagione è arrivare fra i primi tre della classifica continentale, con accesso illimitato al circuito più importante per la prossima stagione. «Ho scelto lo snowboard – ci dice Liviero – perché amo il suo ambiente, che vuol dire girare il mondo e conoscere sempre gente nuova. C'è competizione, ma non esasperata: quando hai saltato ti fermi e fai il tifo per l'avversario a cui tocca dopo di te».
È arrivato primo in Coppa Europa nella categoria Big Air
foto di Lorenzo Fizza Verdinelli
IL CAMPIONE veronese si allena quattro, a volte cinque giorni a settimana sull'Alpe di Siusi, dove la nazionale ha una convenzione con la stazione sciistica. Le sue specialità sono il Big Air e lo Slopestyle, quest'ultimo entrato nel programma olimpico da Sochi 2014. Spiega Nicola: «Ho scelto il freestyle perché mi diverte di più, anche se è più difficile emergere. È una continua evoluzione: non si smette mai di imparare nuovi "trick" (le evoluzioni con la tavola, ndr) e gli allenamenti sono sempre diversi. Quando ero piccolo facevo anche slalom, ma non vedevo l'ora di cambiare tavola». E la scuola? Nicola studia amministrazione, finanza e marketing e, spesso assente per allenamenti e gare, è costretto a veri tour de force di studio quando non ha la tavola ai piedi. E sa bene quanto sia dura: «Il primo quadrimestre è andato bene, ma ora che la stagione entra nel vivo arriva il difficile...». Nulla di impossibile, però, per chi rimane in aria a vorticare con una tavola ai piedi.
«Il freestyle è una continua evoluzione e non si smette mai di imparare» Nicola Livero In questa stagione Liviero ha gareggiato in Coppa del Mondo a Milano, Mosca, Kreischberg e Seiser Alm. foto di Alessandro Benussi
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a cura di Chiara Boni
Pagine per i grandi
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L LIBRO: Il primo capitolo di quella che è forse la più famosa saga italiana dedicata alla vita nella sua interezza, narrata al passo delle età che la compongono. Infanzia e adolescenza di Lina e Lenù, l’una l’amica geniale dell’altra, prendono vita tra le pagine di questo primo volume attraverso un racconto lento, morbido, coinvolgente, che tratta ogni dettaglio di questa amicizia, che è anche amore, competizione, bisogno, odio, limite. AUTRICE: Elena Ferrante è lo pseudonimo con cui la scrittrice ha firmato l’intera saga, oltre che a l’Amore molesto e I giorni dell’abbandono. Le speculazioni sulla sua vera identità non sono mancate, fino alla notizia, di pochi mesi fa, della presunta scoperta da parte del giornalista Claudio Gatti, poi pubblicata da The New York Review of Books. Potete correre a fare ricerche al riguardo, oppure lasciarvi affascinare dal mistero che avvolgono la Ferrante e i suoi scritti (noi vi consigliamo la seconda).
Titolo: L’amica geniale Autrice: Elena Ferrante Casa Editrice: Edizioni e/o Pagine: 327
CURIOSITÀ: Tra i best-seller del New York Times, in cima alle classifiche di tutto il mondo L’amica geniale è stato tradotto e amato un po’ ovunque, tanto che il Time ha inserito Elena Ferrante tra le 100 persone più influenti del 2016. L’amica geniale è uno di quei romanzi epocali, che parla a una generazione di una generazione, un formidabile Bildungsroman (romanzo di formazione, ndr) che si fa fatica ad abbandonare. Anzi, come ha brillantemente detto Marina Vitale su Letteratu.it: «Se potessi tornare indietro, non lo leggerei, m’è piaciuto troppo».
a cura di Alessandra Scolari
Pagine per i (più) piccoli
I
L LIBRO: Racconta la storia di una foglia, che papà Tiglio (l’albero) chiama Lina. Lei, spuntata su un ramo isolato, soffre di solitudine però è coraggiosa. Un giorno incontra Ippi, una foglia di Ippocastano e se ne innamora. Lina quindi non vuole cadere in Autunno. Non le bastano le risposte di Tiglio sulle leggi naturali, così convince il Vento a voltarsi da un’altra parte. Il vento riflette e la fa riflettere e accetta. Così insieme ad Ippi promuovono una campagna elettorale democratica a sostegno della vita perenne delle foglie. Vince con il 99 %. Le foglie fiere del risultato e «curiose di conoscere l’inverno, gli stenti e la fatica di sopravvivere», conoscono il dolore e la solidarietà e diventarono forti. Poi c’è Squirri, la scoiattolina timida che si confida con Carlo, ovvero il tarlo, sulla sua simpatia per Volpo.
Titolo: L’anno che non caddero le foglie Autore: Paola Mastrocola Editore: Guanda Pagine: 155 Età di lettura: 8-12 anni
AUTRICE: Paola Mastrocola in questo suo ultimo libro ci stupisce: disegna una favola, metafora di vita con linguaggio raffinato e moderno. Senza remore spiega le leggi della natura con garbo, nei dettagli, avvalendosi dei suoi lievi disegni ed è convincente. Nata a Torino nel 1956, laureata in Lettere, ha insegnato all'Università di Uppsala e poi al liceo scientifico di Chieri (Torino). Con il suo primo romanzo La gallina volante, (Guanda, 2000), ha vinto numerosi premi. Con il libro Palline di pane è risultata finalista allo Strega 2001, mentre con, Una barca nel bosco, ha vinto il Campiello 2004. Da allora una dozzina i suoi libri (compresi quelli graffianti sulla scuola, vedi Togliamo il disturbo). CURIOSITÀ. L’equilibrio, compromesso dalla mancata caduta delle foglie, genera altri problemi per insetti, uccellini e altri animali, tra cui la piccola Squirri che è molto timida (al contrario della coraggiosa fogliolina Lina) e dietro alle foglie sta ad osservare una volpe maschio detto Volpo. Il vento, «che non ama l’immobilità», insieme alla pioggia «tipa sveglia», troveranno insieme la soluzione per il ritorno di un armonioso autunno e inverno e salveranno l’amore di Lina e Ippi (le due foglie) e quello tra Squirri e Volpo.
Se vi serve un po ' di poesia
Bonus del poeta islandese Andri Snær Magnason (Nottetempo)
DA OGGI LE NEWS DI VERONA E DI GIORNALE PANTHEON LE TROVI ANCHE SU I-REPORTER
VERONA MAGAZINE LA NUOVA TV DEI VERONESI PROTAGONISTI IN ONDA SU
CANALE 12 OGNI SABATO ALLE ORE 18:40 - 20:00 OGNI DOMENICA ALLE ORE 07:00 - 20:00 SE NON CI VEDI, RISINTONIZZA IL TUO DECODER O CHIAMA IL NUMERO 049.807.77.55 dalle 10.00 alle 14.00 o dalle 15.00 alle 19.00
P E R R I C E V E R E G R AT I S L A V E R S I O N E D I G I TA L E D I PA N T H EO N V E R O N A M A G A Z I N E VA I S U W W W.V E R O N A - PA N T H EO N . C O M TV7 TRIVENETA NETWORK (LCN 12 VENETO) 7 PASSAGGI SABATO 18:40 - 20:00 DOMENICA 04:00 - 07:00 -20:00 LUNEDÌ 04:00 - 07:00
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BELLEZZA AL NATURALE Lo Shikakai Avete mai pensato di lavarvi i capelli senza usare lo shampoo? Può sembrare un’idea bizzarra e lontana dai nostri usi occidentali, ma il segreto delle bellissime chiome delle donne indiane è una polvere estratta dall’Acacia concinna, utilizzatissima in Oriente per la sua proprietà riequilibrante: lo shikakai.
L e proprietà Lo shikakai ha una naturale funzione detergente, perché ricavato dalla corteccia dell’Acacia concinna, che è ricca di saponine. È indicato soprattutto per chi ha una cute grassa, ed è ottimo in caso di forfora. Ma, essendo la sua azione adatta anche a pelli sensibili, può essere utilizzato su tutti i tipi di capelli, per rinforzarli e stimolarne la crescita.
Come usarlo Lo shikakai si presenta, appunto, in forma di polvere, quindi per usarlo dovrete miscelarlo con acqua tiepida, creando un composto che risulti cremoso. Procedete massaggiando il composto sulla cute e sulle lunghezze, poi lasciate agire 10-15 minuti e infine risciacquate bene.
Curiosità • Il tradizionale rituale indiano prevede, prima del lavaggio con shikakai, un massaggio del cuoio capelluto con olio di cocco, lasciato agire per almeno un paio d’ore. • Lo shikakai può essere usato puro, oppure combinato con altre erbe indiane come l’amla o la reetha. • Lo shikakai aiuta anche a rinforzare il naturale pigmento dei capelli, per questo non è indicato per chi ha capelli molto chiari, perché potrebbero scurirsi. D’altra parte questa proprietà lo rende adatto a prevenire la comparsa dei capelli bianchi, se usato con costanza.
OSTEOPATA
GIULIA MARCOLUNGO NUOVE FRONTIERE DELL’OSTEOPATIA NEONATALE E PEDIATRICA
È
un dato di fatto che sempre più persone, specie negli ultimi anni, si rivolgano al trattamento osteopatico per attenuare e risolvere problemi di varia natura: cervicali, vertebrali, dolori articolari e non solo. L’Osteopatia, infatti, così come viene definita dall’ISO (Istituto Superiore Osteopatia), è “un sistema consolidato di assistenza alla salute che si basa sul contatto manuale per la valutazione, la diagnosi ed il trattamento di diverse patologie”. Si tratta di una forma di assistenza incentrata sulla salute della persona piuttosto che sulla malattia e si avvale di un approccio causale e non sintomatico, ricercando le alterazioni funzionali del corpo che portano al manifestarsi di segni e sintomi che possono poi sfociare in dolori di vario genere. OSTEOPATIA PER I NEONATI E I BAMBINI. Quello che molti non sanno, però, è che tanti pediatri consigliano alle mamme di portare i loro bimbi dall’osteopata già in tenerissima età, al manifestarsi di alcune criticità. Ad esempio le coliche, il reflusso, ma anche i disturbi del sonno, l’irrequietezza, il sovreccitamento o il pianto inconsolabile. E ancora nei casi in cui ci sia stato un parto traumatico, in cui si siano verificate asimmetrie craniche da posizionamento, oppure anche quando ci si dovesse accorgere di piccoli disturbi posturali o di ritardi nel gattonamento o del cammino. PERCHÉ. «Il nostro obiettivo, in questi casi, è di far ritrovare al bimbo un nuovo equilibrio e di eliminare alcune tensioni accumulate che lo disturbano» spiega Giulia Marcolungo, osteopata iscritta al Registro di categoria dal 2012 con un master biennale in osteopatia pediatrica ottenuto presso l’Istituto di Osteopatia di Milano (SOMA) nel 2014 «Allo stesso tempo forniamo alla mamma alcune indicazioni per applicare al bam-
bino semplici manovre di massaggio che aumentano il benessere del proprio figlio». DA QUALE ETÀ? «Ci si può rivolgere a un osteopata fin dalle prime settimane di vita, anzi tanto più i bambini sono piccoli e tanto più possono rispondere bene, e in tempi rapidi, al trattamento, che è indicato comunque in tutte le fasi di crescita» conclude Giulia Marcolungo «Importante sottolineare che l’osteopatia non ha effetti collaterali, se svolta da mani competenti». Per accogliere i piccoli pazienti e farli sentire a loro agio, nello studio di Grezzana, in via Roma 9, è stata allestita una nuova stanza colorata e piena di giochi. Giulia riceve su appuntamento anche a San Massimo, in via G. Anselmi.
OSTEOPATA GIULIA MARCOLUNGO
388.7267756
giulia.marcolungo.osteopata@gmail.com Osteopata iscritta al Registro Osteopati d’Italia. Master biennale in osteopatia pediatrica. Specializzazione in riflessologia.
Riceve su appuntamento nelle sedi di: Grezzana, in via Roma 9 San Massimo, via G. Anselmi 9
PROMOZIONE: la prima visita informativa è gratuita (valida per i bimbi fino ai 3 anni).
in cucina con Nicole
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Prepariamo l'aperitivo!
LA MAIONESE SENZA UOVA INGREDIENTI • 150ml di latte di soia (senza zucchero) • 300ml di olio di girasole • 1 cucchiaio di aceto • 1 cucchiaio di succo di limone • un pizzico di curcuma • sale
Emulsionate con un frullatore ad immersione latte, olio, aceto e limone. Aggiungete il sale, la curcuma per colorare e mescolate. Fate riposare in frigorifero per 2 ore.
SALSINA DI RADICCHIO GRIGLIATO cipolla rossa e noci INGREDIENTI • 1 radicchio tondo • 1 cipolla rossa • 5 noci • prezzemolo • 6 cucchiai di olio • sale, pepe
Tagliate il radicchio e la cipolla. Grigliate entrambi, frullate con le noci, il prezzemolo, sale, pepe ed olio. È ottima sul pane!
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ADICONSUM
L'OSCURO POTERE DEI BIG DATA
di Carlo Battistella per Adiconsum Verona
La libertà di ciascuno è insidiata da forme sottili e pervasive di controllo che noi stessi più o meno consapevolmente alimentiamo per l'incontenibile desiderio di connessione e condivisione continua e per effetto di profilature sempre più puntuali e analitiche in un gioco che finisce per annullare l'unicità della persona, il suo valore, la sua eccezionalità. Se sino ad oggi non avete mai sentito parlare di Big Data è arrivato il momento di scoprire di cosa si tratta, parola del Garante della Privacy.
IN OCCASIONE della Giornata Europea della protezione dei dati personali – 30 gennaio 2017 - si è tenuto alla Camera dei Deputati un convegno che ha dato voce ad importanti esperti in materia di dati personali dalle cui relazioni è emerso un quadro a tratti inquietante. Chiariamo, innanzitutto, il significato di Big Data. Sebbene questa locuzione non sia di nuova coniazione è un concetto che sino ad oggi, almeno in Italia, pare essere rimasto confinato nelle letture degli addetti ai lavori. Il tema in sé è semplice. Big Data identifica quell'infinito volume di informazioni che viene raccolto, elaborato, immagazzinato ad ogni istante per il tramite di fonti di natura eterogenea, quali ad esempio e-mail, social network, GPS, immagini, motori di ricerca, accelerometri, sensori intelligenti ecc... DA ALCUNI ANNI, negli ambienti che si occupano di Privacy, si discute e si pone l'attenzione sui rischi derivanti dalla disponibilità e dall'utilizzo di questa incredibile mole di dati e, in particolare, sulle implicazioni dipendenti dal fatto che solo pochi colossi del web siano
i manovratori di questo prezioso e delicato strumento. In questa discussione si è inserito, appunto, il convegno organizzato dal Garante della Privacy, Antonello Soro, il quale nel suo intervento introduttivo ha delineato con estrema chiarezza ed onestà la situazione odierna. Con l'obiettivo dichiarato di svegliare l'attenzione dell'opinione pubblica su questo tema così importante e, purtroppo, così poco conosciuto, il Garante non ha lasciato spazio a mezzi termini o, se vogliamo, a false speranze, sottolineando senza timore la necessità di un'immediata risposta istituzionale e sociale ad un problema che sta già sfuggendo al nostro controllo: «Un numero esiguo di aziende possiede un patrimonio di conoscenza gigantesco e dispone di tutti i mezzi per indirizzare la propria influenza verso ciascuno di noi, con la conseguenza che un numero sempre più grande di persone - tendenzialmente l'umanità intera - potrà subire condizionamenti decisivi». Per leggere l'intervento integrale di Antonello Soro e vedere il video dell'evento www.adiconsumverona.it
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BOX OFFICE
a cura di Mattia Zuanni
IL FILM
Madrid, estate del 2007. Curro è l'unico di una banda di quattro criminali che viene arrestato per una rapina in una gioielleria. Otto anni più tardi, la sua fidanzata Ana e il loro figlio sono in attesa che lui esca di prigione. José è un uomo chiuso e solitario, che non sembra trovare il suo posto nel mondo. Una mattina di inverno si reca nel bar gestito da Ana e da suo fratello e da quel giorno la sua vita si intreccia con quella degli altri frequentatori abituali del bar, che lo accolgono come uno di loro. In particolar modo, è Ana a vedere nel nuovo arrivato una speranza per la sua penosa esistenza. Scontata la pena, Curro viene rilasciato e nutre la speranza di iniziare una nuova vita con Ana. Tornando a casa, però, Curro trova una donna confusa e insicura e si troverà a dover affrontare un uomo che, distruggendo le sue aspettative, cambierà tutti i suoi piani.
Titolo: La vendetta di un uomo tranquillo Genere: Drammatico, Thriller Durata: 92 minuti Regia: Raùl Arévalo Attori: Antonio de la Torre, Manolo Solo, Luis Callejo, Ruth Dìaz Uscita (Italia): 30 marzo
CURIOSITÀ
«Anche se la mia carriera si è concentrata fino a questo momento sulla recitazione, ho sempre sognato di dirigere un film. Negli anni, ogni film a cui ho preso parte è stato come una lezione di regia. Con La vendetta di un uomo tranquillo esaudisco finalmente il mio desiderio». Questo il commento di Raùl Arévalo, alla prima assoluta da regista.
fotografa il
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CLASSIC I DA NON PE RDERE Titolo: Vicky Cristina Barcelona Genere: commedia sentimentale Durata: 96 minuti Regia: Woody Allen Attori: Rebecca Hall, Scarlett Johansson, Javier Bardem, Penèlope Cruz Due giovani turiste statunitensi, Vicky e Cristina, si trovano a Barcellona per l'estate. Ad una mostra d'arte, intravedono il pittore spagnolo Juan Antonio, che incontrano anche la sera stessa in un ristorante. Qui l'uomo si fa avanti e propone alle due ragazze di trascorrere con lui un fine settimana a Oviedo, bevendo, mangiando e facendo l'amore. Vicky, con forte riluttanza e antipatia verso l'artista, rifiuta per l'imminente matrimonio con Doug, mentre Cristina accetta e riesce a convincere l'amica a partire per Oviedo. Scatti d'arte
foto
notizia
foto di Colato Cesar
Una foto e una storia Il progetto si chiama La bellezza del passato; una caccia al tesoro per ritrovare e (ri) conoscere le meraviglie culturali del nostro territorio grazie alla luce della fotografia, un mese per volta. Per febbraio, il fotografo veronese Colato Cesar ha ritratto l'Arena di Verona che ha ospitato l'opera il Terzo Paradiso dell'artista Michelangelo Pistoletto. Facebook.com/Cesarphoto
Marzo 01
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2017 02
MERCOLEDÌ
Vendere online: le alternative al sito e-commerce Luogo: Aula Corsi Bellissima Terra Ora: 19.30-22.30
Barcelona Gipsy balKan Orchestra Luogo: Teatro Camploy Ora: 21.00
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08
MARTEDÌ
Il fenomeno dello stalking Luogo: Circolo Ufficiali di Castelvecchio Ora: 17.00-19.00
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LUNEDÌ LUNEDÌ
Magiate una pizza con qualcuno che non vedete da almeno 4 settimane
19
20
Safari Urbano tra le vie di Veronetta Luogo: Chiesa di San Giovanni in Valle (ritrovo) Ora: 14:45-16.45
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SABATO
Shakti Power Il femminile sacro Luogo: Marano di Valpolicella Ora: 21.00
MARTEDÌ
Genesi ed evoluzione del linguaggio iconografico Luogo: Ufficio Guide Center Verona Ora: 20.30
DOMENICA
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MERCOLEDÌ
FESTA DELLA DONNA Onorate con un sorriso le donne della vostra vita
Le otto montagne con Paolo Cognetti Luogo: Pensiero Visibile, Parona Ora: 21.00
13
GIOVEDÌ
LUNEDÌ
Napoleone eroe romantico Luogo: Teatro Filarmonico Ora: 21.00
03
VENERDÌ
Densità della democrazia Luogo: Istituto Don Bosco Ora: 20.30 Reality Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30
09
GIOVEDÌ
Instagram: il social delle immagini: segreti e strategie Luogo: Aula Corsi Bellissima Terra Ora: 19.30-22.30
15
MERCOLEDÌ
Infedeltà sentimentale oggi Luogo: Circolo Ufficiali di Castelvecchio Ora: 17.00-19.00 Streicher Akademie Bozen Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30
21
MARTEDÌ
La crisi iconoclasta ieri e oggi Luogo: Ufficio Guide Center Verona Ora: 20.30
non ce li siamo dimenticati: non ci stavano
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DOMENICA
Il significato dell’icona oggi Luogo: Ufficio Guide Center Verona Ora: 20.30
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LUNEDÌ
Sid Griffin Luogo: Verona Secret Tour Ora: 21.00
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gli eventi del mese secondo noi 04
SABATO
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DOMENICA
Visita alle Ville Venete Luogo: Stazione Porta Nuova Ora: 8.00
Prima domenica del mese: ingresso a 1 euro per tutti i Musei Civici
Notti in bianco, baci a colazione con l’autore Matteo Bussola Luogo: GAIA (Soave) Ora: 16.00
Strumenti d’Amore Luogo: Teatro Filarmonico Ora: 11.00
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VENERDÌ
Linkvolo, Festival dell’arte Luogo: Gran Guardia ex Arsenale Asburgico Rapporto a Kazantzakis Luogo: Museo Africano Ora: 20.30
16
GIOVEDÌ
SABATO
Presentazione: Le Ricette Dal Mondo di Nicole Luogo: Minotauro Ora: 18.00
17
VENERDÌ
Workshop Verona Network L'agroalimentare a Verona Ora: 18.00 Luogo: Gran Guardia
Reverend Beat-Man in concerto Luogo: Colorificio Kroen Ora: 21.00
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MERCOLEDÌ
State a casa con chi amate (che puo' essere anche Netf lix e il divano a fiori)
30
MARTEDÌ
Leggete il libro che continuate a rimandare
06
LUNEDÌ
Chaplin in Jazz Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30
12
DOMENICA
Corso di cucina vegana con Foodblogger Simone d’Ambrosio Luogo: Scelta Etica Lab Ora: 11.00 Corso di calligrafia in corsivo Luogo: Palazzo della Gran Guardia Ora: 10.00-18.00
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SABATO
Una merenda.. alla moda! Luogo: Museo Lapidario Maffeiano Ora: 16.00 Giornata Mondiale del Sonno Ora: 10.00 - Centro Sacro Cuore
GIOVEDÌ
La corsa dalla A alla Z Straverona Ora: 20.30 – 22.30
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VENERDÌ
Movies Experience Luogo: Palazzo Camozzini Ora: 20.00 Un mondo alla rovescia, appunti da un ambulatorio per immigrati Luogo: Museo Africano Ora: 20.30
legenda
MARTEDÌ
Il sentiero degli eroi Luogo: Museo Africano Ora: 20.30 Gabo. Il mondo di Garcia Marquez. Ora: 22.00 Luogo: Da definire
MOSTRE/ARTE
CINEMA
LIBRI
MUSEO
SPORT
INCONTRI
FIERA
DANZA
MUSICA
AMORE
CARNEVALE
TEATRO
A CURA DI
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Andrea Nale
L'OROSCOPO ALLA NOSTRA MANIERA
ARIETE
TORO
GEMELLI
CANCRO
Le lucciole sono bellissime ma hanno bisogno del buio assoluto per essere viste. Apprensioni, desideri, speranze, problemi…sono tutti fari che illuminano la vita artificialmente, prova a spegnere qualcosa.
Hai fatto un elenco di quante cose tu stia aspettando davvero, nella tua vita?
Non essere spaventato dalle incombenze quotidiane: gli altri lo sanno che ti spaventano le cose più piccole, ma non ti accorgi di essere forte nelle grandi prove della vita.
Lo scrittore Musil, sdraiato sui prati con la sua amata, si disperava chiedendosi: «Come posso fare perché quella nuvola sia la stessa per me e per te?». Provate a superare i problemi comunicativi con le persone importanti, indossate le loro parole e capirete il loro mondo.
LEONE
VERGINE
BILANCIA
SCORPIONE
Vorresti che esistesse un negozio dove poter comprare tutte le cose che più desideri al mondo? Pensaci bene, forse finirebbe tutto. Passare le giornate a rincorrere qualcosa senza mai raggiungerla non è così male, forse.
Forse stai girando un po’ troppo, con il corpo e con la testa, non trovi? Prova a fermarti, prova a scrivere le parole che ti vengono in mente guardando Verona di notte.
Hai abbandonato il tuo sogno dell’infanzia per poter campare? Nessun problema, prova ad immedesimarti in quel sogno nel tempo libero…volevi fare l’astronauta? Leggi, studia, segui i canali della NASA. Volevi salvare il mondo? Inizia a capire come funziona l’inquinamento. Niente è perduto, hai tutto a disposizione.
Paul Valery scriveva: «Solo quando arriviamo allo scopo crediamo che la strada sia stata quella giusta»; distruggi questa regola, convincitene già ora e tieni duro.
SAGITTARIO
CAPRICORNO
ACQUARIO
PESCI
Non sentitevi inadeguati al mondo questo mese, forse non siete voi quelli sbagliati: ricordate che è un’ottima cosa apparire brutti in uno specchio deformato.
Ti senti solo perché pensi che la maggior parte delle persone che incontri quotidianamente non capiscano niente di te? Devi fare tu il primo passo, aumenta la qualità dei rapporti e ti sentirai a “casa” anche in giro, anche sul lavoro.
Verranno tempi di pioggia, verrà la primavera, potete rattristarvi o pensare alla pioggia come ad un anestetico.
Ulisse, Colombo, Jack London, Armstrong…l’uomo ha sempre voluto essere un pioniere, scoprire quel che stava oltre. Questo mese tocca a te completare questa lista, e non sto parlando di geografia.
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Dal primo organizzatore diretto di fiere in Italia: tanti eventi da non perdere, tanti appuntamenti per farsi trovare.
VERONAFIERE CALENDARIO 2017 MANIFESTAZIONI IN ITALIA GENNAIO 20-22 MOTOR BIKE EXPO - The international motorcycle show FEBBRAIO 04-05 ELETTROEXPO - Fiera dell’elettronica, dell’informatica e del radioamatore 05 MOSTRA SCAMBIO DEL GIOCATTOLO D’EPOCA 09-12 LEGNO & EDILIZIA - Mostra internazionale sull’impiego del legno nell’edilizia 15-20 CONCORSO SOL D’ORO 22-25 SAMOTER - Salone internazionale macchine per movimento terra, da cantiere e per l’edilizia 22-25 TRANSPOTEC & LOGITEC - Salone dei trasporti e della logistica 22-25 ASPHALTICA - Salone delle soluzioni e tecnologie per produzioni stradali, sicurezza e infrastrutture 25-26 SALONE DEL TURISMO RURALE* (Roma) - La natura i luoghi le bontà MARZO 01 CONCORSO INTERNAZIONALE DI PACKAGING 04-05 PASSION ART TATTOO CONVENTION 11-12 MODEL EXPO ITALY - Fiera del modellismo 18-20 SPORT EXPO - La fiera dello sport giovanile 24-26 ITALIA LEGNO ENERGIA* (Arezzo) - Soluzioni tecnologiche per il riscaldamento e la produzione di energia con le biomasse agro-forestali 25-26 IO BENE - Fiera del benessere 31 WINE WITHOUT WALLS 31/03 - 02/04 5 STAR WINES APRILE 07-11 VINITALY AND THE CITY - La magia del fuori salone nel centro di Verona 08 OPERAWINE - Finest Italian wines, 100 great producers 09-12 VINITALY - Salone internazionale del vino e dei distillati 09-12 SOL&AGRIFOOD - Rassegna internazionale dell’agroalimentare di qualità 09-12 ENOLITECH - Salone internazionale delle tecniche per la viticoltura, l’enologia e delle tecnologie olivicole ed olearie 30 MOSTRA MERCATO DEL DISCO E DEL FUMETTO MAGGIO 05-07 VERONA LEGEND CARS - Fiera delle auto d’epoca 08-11 FRUIT & VEG INNOVATION (Milano) 08-11 WINE DISCOVERY BY VINITALY - @ Tuttofood Milano 16-18 AUTOMOTIVE DEALER DAY - Informazioni, strategie e strumenti per la commercializzazione automobilistica 19-21 VERONAFIL - Manifestazione filatelica, numismatica, cartofila 20-22 VAPITALY - Fiera internazionale del vaping 23-25 PULIRE - Mostra internazionale delle produzioni e delle tecnologie per le attività dell’igiene ambientale 23-25 PULIRE OUTDOOR - Focus città 26-28 VERONA MINERAL SHOW GEO BUSINESS - Fiera internazionale di minerali, fossili e preziosi GIUGNO 21-24 METEF - Expo of customized techology for the aluminium, foundry castings & innovative metals industry 22-23 ENOVITIS IN CAMPO - Vigneti Villabella, Calmasino di Bardolino Verona - Prove di macchine nel vigneto SETTEMBRE 15-18 COSMOBIKE SHOW - International bike exhibition 27-30 MARMOMAC - Mostra internazionale di marmi, design, macchine e tecnologie OTTOBRE
07-08 SAYES - Salone degli sposi 11-12 OIL&NONOIL-S&TC (Palazzo dei Congressi, Roma) Energie, carburanti e servizi per la mobilità 13-16 ARTVERONA - Art project fair 18-19 HOME & BUILDING - Domotica & building technologies 18-19 ACQUARIA - Tecnologie per l’analisi, la distribuzione e il trattamento dell’acqua e dell’aria 18-19 SAVE - Soluzioni e applicazioni verticali di automazione, strumentazione, sensori 18-19 MCM - Manutenzione industriale 26-29 FIERACAVALLI - International horse festival NOVEMBRE EUROCARNE - Salone internazionale della filiera della carne 04-05 IO BENE - Fiera del benessere 24-26 VERONAFIL - Manifestazione filatelica, numismatica, cartofila 24-26 VERONA MINERAL SHOW GEO SHOP - Fiera internazionale di minerali, fossili e preziosi 25-26 ELETTROEXPO - Fiera dell’elettronica, dell’informatica e del radioamatore 30/11 - 02/12 JOB & ORIENTA - Mostra convegno nazionale - Orientamento, scuola, formazione, lavoro DICEMBRE 05-06 WINE2WINE - Il forum sul business del vino 16-17 ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE CANINA DI VERONA
MANIFESTAZIONI ALL’ESTERO 18-20 GEN STONEXPO/MARMOMAC AMERICAS @ TISE - Las Vegas - USA The international surface event 13-15 FEB CASAMÉDINIT - IDF Oman - Muscat - Interior design décor & furniture expo 19-22 MAR VINITALY INTERNATIONAL CINA - Chengdu - Shangri La Hotel 18-23 APR FIERAGRICOLA MAROCCO @ SIAM - AREA ITALIA - Padiglione internazionale 28 APR VINITALY INTERNATIONAL CANADA - Vancouver 02 MAG VINITALY INTERNATIONAL CANADA - Edmonton 09 MAG VINITALY INTERNATIONAL USA - Taste of Hope - New York 11-15 MAG FIERAGRICOLA INTERNATIONAL PAVILION @ AGRIFEX - Adis Abeba - Etiopia LUG MS AFRICA - Il Cairo - Egitto - Fiera internazionale di pietre, design, tecnologie, macchine movimento terra e per l’edilizia LUG PROJEX AFRICA - Il Cairo - Egitto - The future building and construction trade fair 18-20 LUG MEC SHOW - Vitória - Brasile - Salone della metalmeccanica, dell’energia e dell’automazione 22-25 AGO CACHOEIRO STONE FAIR - Cachoeiro de Itapemirim - Brasile Fiera internazionale del marmo e del granito 22-24 SET VINITALY INTERNATIONAL CINA - Shangai - Wine & dine festival 26-28 OTT MÉDINIT EXPO - Casablanca - Marocco - Salone italiano del design e delle tecnologie per la decorazione d’interni e la costruzione 09-11 NOV VINITALY INTERNATIONAL HONG KONG - International wine & spirits fair NOV VINITALY INTERNATIONAL RUSSIA - Mosca
* Organizzata da Società del Gruppo Veronafiere (PIEMMETI Spa)
veronafiere.it