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Luglio - Agosto 2016
Anno 9, Numero 6
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IL MAGAZINE DI VERONA
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della prossima generazione secondo il
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(ed è veronese) SALUTE
LA STARTUP CHE SCOVA LE MALATTIE RARE
AUSTRALIA EL DORADO? LA VOCE DI ALCUNI GIOVANI
RIO 2016 I (NOSTRI) VERONESI ALLE OLIMPIADI
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Acqua: dieta perfetta
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EDITORIALE di
Matteo Scolari
@ScolariMatteo
Se non iniziamo a fare un percorso di aggregazione e di sistema forte, difficilmente si potranno trovare risposte in futuro a quelle che sono le principali criticità della montagna veronese.
Scegli la strada in salita, è quella che ti porterà alla felicità. Jean Salem
S
ono sempre più convinto, senza mai averlo messo in dubbio, neanche per un secondo, che il modello a rete, il cosiddetto “network”, specie se applicato a livello territoriale, rappresenti una grande occasione per tornare ad essere felici. Proprio così, per tornare ad essere felici. Perchè? Secondo l’autorevole Rapporto mondiale sulla felicità, stilato anche quest’anno dal Sustainable Development Solutions Network (organismo dell’Onu), nel 2015 l’Italia è scivolata in classifica al cinquantesimo posto. Tanto per essere chiari, siamo stati superati da paesi quali la Malaysia, il Nicaragua e l’Uzbekistan. Ai vertici dei Paesi col “sorriso”, invece, la Danimarca, la Svizzera e l’Islanda. Ma quali sono i fattori utilizzati come parametro per stabilire questa particolare graduatoria? Sei variabili: reddito, libertà nelle scelte di vita, assenza di corruzione, aspettativa di una buona salute, qualità delle relazioni umane e generosità. E proprio il valore delle relazioni umane e della generosità tra le persone sembra essere preponderante tra le nazioni in testa. Secondo l’economista Jeffrey Sachs, direttore dell’Earth Institute presso la Columbia University, «al posto di adottare un approccio incentrato esclusivamente sulla crescita economica, dovremmo promuovere società prospere, giuste e sostenibili dal punto di vista umano, relazionale e ambientale» per tornare nei piani alti della scala della gratificazione personale. Parlando di impresa, il professore di economia politica all’Università di Bologna, Stefano Zamagni, sostiene che si è civilmente responsabili quando insieme ad altri soggetti, non necessariamente politici, ci si adopera per modificare le regole che non funzionano più, leggi comprese, e si punta verso il bene comune. Ed è proprio questo lo spirito che
contraddistingue il cosiddetto network di cui parlavo all’inizio. Una rete o più reti territoriali che favoriscono le relazioni e i rapporti tra le persone e che promuovono la condivisione di idee, iniziative, opportunità ci rendono più felici e portano, senza dubbio, valore aggiunto sul territorio in cui operano. Venerdì 15 luglio siamo tornati in Lessinia dopo l’evento degli Stati Generali del 2013. Questa volta con una consapevolezza maggiore e con la spinta e il supporto dei 58 soci di Verona Network. Abbiamo voluto incontrare i sindaci e gli amministratori dei comuni montani, ma anche i protagonisti di questo meraviglioso territorio, ragazzi e ragazze che da tempo stanno spingendo per un brand territoriale, quello appunto della Lessinia, declinato in diversi settori. Il messaggio chiaro che ci siamo sentiti di dover condividere con gli ospiti in questa speciale sede è che se non iniziamo a fare un percorso di aggregazione e di sistema forte tra enti istituzionali, imprese, associazioni e cittadini privati, difficilmente si potranno trovare risposte in futuro a quelle che sono le principali criticità della montagna veronese. Abbiamo portato anche due esempi straordinari di cooperazione e di lungimiranza amministrativa, ovvero i casi di Sulzano e di Valsamoggia di cui leggerete. In questi comuni si è collaborato a più livelli ottenendo nel primo caso un evento di portata mondiale, la passerella di Christo, nel secondo il primo comune fuso d’Italia, quello di Valsamoggia, che ha permesso di sbloccare tante situazioni in stallo da anni. Il Lessinia c’è tantissima gente di buona volontà, abbiamo delle eccellenze straordinarie, prima fra tutte Francesco Sauro, lo speleologo al quale abbiamo dedicato la copertina di questo numero, considerato dal TIME uno dei dieci giovani più influenti al mondo. Insomma, di motivi per essere felici ce ne sono molti. Basta esserne consapevoli e, soprattutto, volerlo. Insieme.
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Registrazione Tribunale di Verona n.1792 del 5/4/2008 - Numero chiuso in redazione il 21/07/2016
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PRIMO PIANO « Mo d el l o L ess i n i a », q u a n t o m a n c a? INTRA PR E ND E NZ A FE M MI N I L E A m m i n i s t r a zi o n i i n r o s a IL PERSONAGGIO L a L essi ni a i n t i m a di F r a n c e s c o S a u r o SCORCI Lessinia Psych Fest Spiegato bene dai C+C=Maxigross SALUTE Diamante La startup che scova le malattie rare SOLIDARIETà Villa Are Patrimoni della comunità a rischio
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Verona Green
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LIBRO DEL MESE - BOX OFFICE
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Brevi da Verona
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Bellezza al Naturale
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IN CUCINA CON NICOLE
AGROALIMENTARE M e t o di n at u r a li Quando anche la terra “soffre” il caldo A T TU AL I Tà E l Do r a do ? Luci e ombre dall’Australia SCHERMI Cinema di città (svelati) Diamante, K2, Fiume, Pindemonte ST OR I E D E L T E R R I T O R I O Cittadinanza attiva A lezione da Cellore di Sezano GI OVA NI & LAVOR O Una mappa per l’altra Verona USE-IT e altre meraviglie R I O 2016 I l b r ac i e r e c a r i o c a E i (nostri) veronesi alle Olimpiadi
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In s eg u i i nos t ri aer o pl a n i d i ca r ta e sco pr i su w w w. verona-pantheon.c om i c o nte nuti multime d ia l i c he a b b ia mo pr e pa r ato p er t e Errori da segnalare? redazione@giornalepantheon.it Direttore responsabile
M at t e o S c o l a r i
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R e d a z i o n e M at t e o S c o l a r i , M i r ya m S c a n d o l a F l av i o B r u t t i , C h i a r a B o n i , M A R C O M E N I N I H a n n o c o l l a b o r at o a l n u m e r o d i l u g l i o -a g o s t o 2 0 1 6 a d i c o n s u m , M at t e o B e l l a m o l i , M a r ta B i c e g o, C H I A R A B O N I , C L A U D I A B U C C O L A , G i o r g i a C a s ta g n a , v e r o n a g r e e n f e d e r i c a l ava r i n i , F r a n c e s c a M a u l i , m at t e o m e l o t t i , M a r c o N i c o l i s , E m a n u e l e P e z z o , E r i k a P r a n d i , M I R YA M S C A N D O L A , N i c o l e S c e va r o l i , A l e s s a n d r a S c o l a r i , I n g r i d S o m m a c a m pa g n a , L U C A S PA Z I A N I , G i o va n n a T o n d i n i , G I U L I A Z A M P I E R I , M at t i a Z u a n n i . C o p e r t i n a F l av i o B r u t t i P r o g e t t o g r a f i c o F l av i o B r u t t i FOTO DI COPERTINA MARCO MENINI - COLLABORAZIONE GRAFICA MICHELE CAMPEDELLI S o c i e tà e d i t r i c e I n f o Va l S . r . l . R e d a z i o n e V i a T o r r i c e l l i , 3 7 ( Z A I - V e r o n a ) - P. I va : 0 3 7 5 5 4 6 0 2 3 9 - t e l . 0 4 5 . 8 6 5 0 7 4 6 - fa x . 0 4 5 . 8 7 6 2 6 0 1 m a i l : r e d a z i o n e @ g i o r n a l e pa n t h e o n . i t - w e b : w w w.V E R O N A - PA N T H E O N . C O M - Fa c e b o o k : / Pa n t h e o n -T w i t t e r : @ pa n t h e o n v r direzione marketing commerciale: ANDREA PIZZIN 346 8195782 UFFICIO COMMERCIALE: federico mainenti: 045 8650746 C o n t r i b u t i p e r Pa n t h e o n M a g a z i n e c / c p o s ta l e 9 3 0 7 2 2 6 2 i n t e s tat o a : I n f o va l s r l – V i a l e d e l L av o r o 2 , 3 7 0 2 3 G r e z z a n a ( V R )
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Il dizionario degli eventi estivi, una lettera per volta
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PRIMO PIANO «Modello Lessinia», quanto manca?
LASSÙ,
di Miryam Scandola
DOVE TIRA ARIA DI CAMBIAMENTO Pantheon, un po' per le origini, un po' per il sogno dell'altezza, ha sempre avuto uno sguardo attento, quasi di riguardo, verso la montagna veronese. Gli Stati Generali della Lessinia, giorni di impegno intenso nel lontano 2013, ne sono un esempio. Con il supporto operativo e la forza associativa di Verona Network, il 15 luglio scorso, a Bosco Chiesanuova, il nostro giornale ci ha riprovato e ha riunito i sindaci pedemontani per lanciare una sfida: stringere le fila e creare un modello di rete territoriale.
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’abbiamo guardato tutti. Alcuni si sono messi in coda, altri hanno permesso agli occhi di godere della bellezza visionaria dell’artista Christo solo online, rovistando tra le foto di chi, il piede ce l’ha messo davvero sulla fluttuante opera che ha tagliato, per il tempo semplice di 15 giorni, il lago d’Iseo. «Lo rifaremmo subito, al netto delle notti insonni». Nessun rimorso nella voce tenace di Paola Pezzotti, sindaca di Sulzano (BS) ora che il “floating piers” arretra dalle trasparenze del suo comune di neanche 2.000 anime. «Christo ci ha fatto un regalo immenso proponendoci quest’opera. Noi abbiamo avuto coraggio ed incoscienza ad accettarlo» ha
ribadito la Pezzotti nella video intervista che è stata proiettata venerdì 15 luglio al Teatro Vittoria di Bosco Chiesanuova, durante il focus di Verona Network, e Pantheon, sulla Lessinia. L’esperienza della sindaca che con il “collega” di Monte Isola ha detto sì all’installazione del ponte galleggiante, percorso da quasi 1 milione e mezzo di persone, in qualche modo, potrebbe fare scuola anche tra le nostre montagne, con i dovuti distingui. D’altronde, quel che non si può inventare si può sempre copiare, e il secondo esempio mostrato a Bosco del primo comune fuso d’Italia, diverso nei tempi e nei modi, di imitabile, come dire, ha molto. «21 milioni di investimenti sul
territorio, nuovo polo scolastico per 1500 studenti, risparmio di bilancio per due milioni di euro, rispetto a quella che era l’amministrazione dei cinque comuni prima della fusione, da reinvestire sul territorio». Questo il risultato, a due anni dell’esperimento tentato (e riuscito), che ha spiegato Daniele Ruscigno, attuale sindaco di Valsamoggia (BO), amministrazione nata nel 2014 dalla fusione di cinque piccoli municipi dei colli bolognesi. Un tentativo, quello di Verona Network di offrire alla platea eterogenea – tanti i sindaci ma anche gli imprenditori coinvolti - case history extraterritoriali forti, per trovare sentieri di collaborazione cuciti sulle potenzialità della
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PRIMO PIANO «Modello Lessinia», quanto manca?
Lessinia. L’obiettivo? Valorizzare quel brand territoriale «che già esiste», come ha sottolineato uno dei relatori presenti che si sono alternati durante il convengo, «ma di cui non siamo ancora pienamente consapevoli». Le premesse sembrano esserci, come ha sottolineato Petra Bruni, responsabile progetto “Insieme” del GAL Baldo Lessinia che potrebbe portare circa 9 milioni di euro per mezzo di bandi europei spendibili sul territorio montano dal 2017 al 2022. Che fanno eco ai fondi regionali (i bandi saranno disponibili tra settembre e ottobre) per il sostegno alla montagna veneta, legati in particolar modo all’ammodernamento dell’offerta ricettiva, che la Regione Veneto si è impegnata a stanziare attraverso una strategia coordinata tra associazioni di categoria delle imprese turistiche, i Gruppi di azione locale (GAL) e l’amministrazione provinciale. Si va dai microinterventi per strutture e dotazioni (50-60 mila euro di importo) con le apposite coperture finanziarie previste per i GAL; agli interventi di maggiore consistenza (da 100 a 600 mila euro) che saranno finanziati dalla Regione con contributi a fondo perduto fino al 40%; agli interventi di grandi dimensioni
La criticità riscontrate già nel 2013 (Stati Generali della Lessinia) • Invecchiamento della popolazione • Calo demografico con bassa natalità • Disoccupazione • Servizi limitati (Comuni troppo piccoli)
• Infrastrutture inadeguate • Offerta turistica non coordinata • Scarse risorse finanziarie • Assenza totale di «Sistema» e di «Rete»
Alcuni temi importanti per il futuro da affrontare con una logica di network • Waste Management (gestione rifiuti) • Turismo ambientale ed culturale • Gestione Risorse Idriche • Banda Larga • Co Working • Banca del Tempo • Sharing Economy
(da 600 mila a oltre un milione di euro) per i quali sarà prevista in parte una copertura con contributo regionale e in parte con il ricorso a mutuo o fondo di rotazione. Ma torniamo per un attimo alle trasparenze del lago d’Iseo. «È stata un’occasione gigantesca per far lavorare un territorio intero e creare un modello territoriale a rete che sta già la-
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Mobilità e trasporti Logistica Last-Mile Car Pooling / Car Sharing Telelavoro Smart Grids Efficienza energetica Architettura sostenibilie Sicurezza del Territorio Salvaguardia dell'Ambiente
vorando per l’eredità che ci ha lasciato l’arte di Christo», ha assicurato la sindaca di Pezzotti, parlando di indotti, neanche a dirlo, record. Il nostro “floating piers” non deve per forza avere le fattezze effimere di un’opera straordinaria. Ma può avere lineamenti più longevi, quelli di un territorio che conosce le sue possibilità e le disegna.
GUARDA LA VIDEO INTERVISTA A PAOLA PEZZOTTI SU
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STUDIO DENTISTICO A GREZZANA - Via Enrico de Nicola 34 L’igiene orale professionale viene eseguita dal professionista (dentista, odontoiatra, igienista dentale) al fine di eliminare tutti i residui di placca e tartaro accumulatisi nel tempo. Si suddivide in: ABLAZIONE TARTARO: Rimozione del tartaro sopra-gengivale POLISHING: Lucidatura delle superfici dentarie ed eliminazione meccanica di pigmenti mediante pasta abrasiva, coppette di gomma, o spazzolini rotanti, air-polishing getto d’acqua e polveri sotto pressione. LEVIGATURA RADICOLARE: rimozione del tartaro a livello delle tasche paradontali (si può utilizzare anestesia locale)
MA L’IGIENE A CASA COME DOVREBBE ESSERE FATTA? Una buona igiene orale è garantita da un corretto spazzolamento mediante lo spazzolino da denti in senso gengi-dentale, (da rosa a bianco) dalle superfici dentali esterne ed interne, nonché della superficie occlusale. Da ultimo ma non meno importante è la detersione con spazzolino della superficie della linguale, che per la sua conformazione trattiene parecchi residui alimentari e batteri, predisponendo allo sviluppo di una alitosi. Passaggio successivo è l’utilizzo del filo interdentale in modo da detergere gli spazi tra un dente e l’altro.
OGNI QUANTO VA CAMBIATO LO SPAZZOLINO DA DENTI? Lo spazzolino manuale dovrebbe essere cambiato non appena le setole appaiono larghe e consumate, indicativamente una volta ogni mese e mezzo/due
QUANTE VOLTE DOVREI ANDARE DAL DENTISTA A FARE L’IGIENE PROFESSIONALE L’ igiene orale professionale andrebbe fatta due volte all’anno circa ogni sei mesi, per i pazienti che invece hanno una corretta igiene domiciliare è sufficiente eseguirla una volta all’anno e in questo modo si tiene sempre la situazione sotto controllo per quel che riguarda la formazione delle carie. Ci sono però pazienti che possono aver bisogno di controlli d’igiene ravvicinati anche a quattro mesi, solitamente è il medico o l’igienista che suggerisce al paziente quando eseguire il richiamo.
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PRIMO PIANO «Modello Lessinia», quanto manca? di Miryam Scandola
LA LESSINIA, PROVE GENERALI E ora veniamo a loro. I coraggiosi esempi nostrani che, con iniziative private, stanno cercando di creare valore aggiunto al territorio della Lessinia in vari settori: sport, cultura, enogastronomia, promozione turistica. Come per ogni rassegna, il peccato della sintesi è dietro l'angolo. Tantissime sono, infatti, le iniziative in atto che stanno contribuendo ad affrescare il futuro della montagna veronese, qui ve ne proponiamo alcune delle più significative che sono state raccontate durante il convegno promosso da Verona Network e Pantheon.
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La cultura illumina quel che guarda. Così prova a fare da oltre due decadi con i paesaggi della montagna veronese, che, trovano voce (e suono) nel calendario ricchissimo di Lessinia Fest – meglio noto come Voci e Luci in Lessinia – che ha coinvolto in questo gioco di bellezza molte amministrazioni del territorio. Alle porte anche la 22ma edizione del Film Festival della Lessinia, dal 19 al 28 agosto. «Si parlerà di grotte, anfratti, che si confondono con gli orizzonti diafani della nostra montagna» sottolinea con passione, Vito Massalongo, presidente del Curatorium Cimbricum Veronense, tra le anime di Lessiniafest e Velofestival che assieme al rodato Film Festival della Lessinia completano un'offerta culturale sempre più apprezzata anche a fondovalle.
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Paese che vai, cucina che trovi ha pensato Alessio Ferrari quando ha ideato Lessiniafood, il primo motore di ricerca enogastronomico per valorizzare online le bontà della Lessinia. «L'eccezionale qualità dei prodotti della cucina pedemontana aveva bisogno di trovare posto anche negli 'scaffali' del web» commenta l'ideatore che pare avere proprio ragione, stando ai numeri, sempre in crescita, del turismo che insegue le tipicità del territorio, per soddisfare il palato.
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Un portale di promozione turistica territoriale coordinata che ha visto la luce lo scorso anno e che, da allora, si impegna nella valorizzazione e nel marketing territoriale con l'organizzazione trasversale di eventi tra ciaspolate, escursioni e gite enogastronomiche. «Stiamo lavorando ad una guida che elencherà tutte le grandi attrattive della Lessinia. La distribuzione? In tutta Italia» spiega Riccardo Zanini di Altalessinia.com.
800 presenze da tutta Italia. La marathon più lunga d'Italia in mountain bike che ha richiamato appassionati da tutta la penisola per l'edizione dello scorso 26 giugno, quest'anno ha scelto di collocare partenza e arrivo proprio nel centro di Bosco Chiesanuova. Il futuro? «Anche nel running e in altre discipline sportive» rivela Fulvio Valbusa, tra gli organizzatori della kermesse sportiva. Ottime premesse per il futuro della Lessinia, che, potrebbe iniziare ad avere contorni leggendari.
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Michela Canteri alla promozione coordinata della montagna veronese ci crede e anche parecchio. www. montilessini.it è un portale di eventi che trattiene tutti gli spettacoli, le manifestazioni, gli workshop nati ad alta quota. «Un impegno quotidiano, ma necessario. La Lessinia, in tutta la sua estensione, merita una narrazione unitaria anche in tema di eventi».
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Una realtà nata nel 2014, a fondovalle ma che conserva la vertigine dell'altezza tra droni, stampanti 3D e tanto artigianato digitale. «La tecnologia può e deve essere al servizio della montagna, creando soluzioni ad hoc per questo territorio così particolare; penso, ad esempio, ai cestini intelligenti che sono arrivati a Milano: adattati all'ambiente montano, potrebbero costituire un'importante ottimizzazione in termini di raccolta di rifiuti» assicura Riccardo Bertagnoli, presidente di Verona FabLab.
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PRIMO PIANO «Modello Lessinia», quanto manca?
INTRAPRENDENZA FEMMINILE
di
Chiara Boni
IN LESSINIA LA POLITICA È ROSA (FINALMENTE)
Sono Nadia Maschi, neo eletta sindaca di Cerro Veronese, e Alessandra Caterina Ravelli, nuova prima cittadina di Roverè Veronese, l’elemento di novità delle ultime elezioni amministrative in Lessinia: per la prima volta a guidare i due comuni sono due donne e, credeteci o meno, nella storia della Lessinia non era mai successo. In linea con la tendenza delle ultime elezioni in Italia, che hanno ridato alle donne il giusto spazio in politica, anche i due comuni veronesi approdano a un’amministrazione in rosa: quali sono le sfide future che aspettando le due sindache?
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uali sono i punti chiave della sua amministrazione? N.M. Innanzitutto direi i rapporti con le associazioni e i cittadini: è importante la nostra presenza sul territorio e anche per questo abbiamo riattivato gli appuntamenti con assessori e sindaco aperti alla cittadinanza. Per noi è fondamentale la trasparenza dell’amministrazione. A.R. Trasparenza, condivisione e disponibilità sono le tre parole chiave che più ci rappresentano. Con la squadra ci siamo messi in gioco perché crediamo che il nostro territorio possa offrire prospettive di futuro concrete per noi e per i nostri figli. Fare di queste prospettive una realtà è compito nostro. Da neo eletta sindaca della Lessinia, pensa che il fatto di essere donna sia stato uno svantaggio per la sua carriera politica? N.M. Nel corso della mia carriera non ho mai trovato particolare ostruzionismo. È certo però che se per un uomo entrare in politica può essere quasi naturale, una donna per riuscirci deve dimostrare di esserne capace. Dipende molto dal carattere della donne: in
Alessandra Caterina Ravelli e Nadia Maschi
politica serve molta determinazione. A.R. Non credo che il fatto di essere donna sia stato uno svantaggio: basta guardare i risultati nelle grandi città, dove la politica al femminile è stata sdoganata. Per il futuro non ho intenzione di fare carriera in politica, ma voglio concentrarmi sull’amministrare bene il nostro Comune. Quali sono i suoi punti di forza? N.M. Il primo (e più importante) è la pazienza. Ma anche la capacità di ascoltare e la sensibilità nel farlo sono doti
“femminili” che non vanno sottovalutate quando si ricopre una posizione importante. A.R. Innanzitutto la capacità di ascoltare le esigenze dei cittadini e dei miei collaboratori, e poi essere in grado di cogliere le occasioni che mi si presentano. Ma anche trovare le soluzioni più adeguate ai problemi che si presentano è importante per una buona amministrazione. I piani per il futuro? N.M. Si comincia tenendo unita la squadra, che fino ad oggi ha lavorato molto bene. E poi vogliamo coinvolgere le per-
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INTRAPRENDENZA FEMMINILE
sone il più possibile: so che i cittadini di Cerro amano il loro paese e sono pronti a mettersi in gioco per renderlo un luogo migliore. A.R. Ci è stato dato un bene da amministrare per la nostra comunità e vogliamo consegnarlo ai nostri figli migliore di come l’abbiamo ricevuto. Pensa che le prossime elezioni amministrative vedranno tra le file dei candidati qualche volto femminile in più? N.M. Spero di sì. Con le ultime elezioni amministrative, che hanno visto elette due donne in due grandi città italiane (Chiara Appendino a Torino e Virginia Raggi a Roma, n.d.r.),
ma anche con la nomina di Theresa May a premier del Regno Unito il ruolo delle donne nella politica sta effettivamente cambiando. Ora tocca a me
alla collega Ravelli dimostrare che sì, anche le donne sono perfettamente in grado di fare politica, e di farla bene. Se potessi dare un consiglio alle future candidate sarebbe quello di presentarsi preparate: la politica, anche a livello locale, non è uno scherzo. E poi, non avere paura: entrare in politica significa esporsi, e quindi essere preparate ai rischi che questo comporta: per le donne può essere più difficile, ma ne vale la pena. A.R. Non saprei dirlo, ma forse è irrilevante: la buona politica non deriva dall’essere maschi o femmine, ma dall’umiltà, dalla sincerità e dalla voglia di fare.
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La Lessinia intima di Francesco Sauro
IL PERSONAGGIO
di
Giorgia Castagna
NEL CUORE DELLA MONTAGNA
Incontriamo Francesco Sauro, giovane speleologo originario di Bosco Chiesanuova, in un periodo davvero particolare della sua vita, che vede la sua carriera professionale proiettata in un orizzonte di grande crescita visti i tanti riconoscimenti ottenuti negli ultimi anni. Una storia di eccellenza la sua, che parte dalle esplorazione fatte in casa, tra i Monti Lessini.
N
egli ultimi sei mesi oltre ad essere stato scelto dal Time come uno dei giovani più influenti del pianeta, Francesco è stato ospite d'onore al TEDx Verona 2016 dove, dal palco della Gran Guardia ha parlato di speleologia, affascinando tutta la platea narrando di grotte e abissi, raccontando di meraviglie nascoste nelle montagne della Lessinia e di tutte le diverse esplorazioni effettuate negli abissi del mondo. Riassumere in un breve profilo Francesco Sauro è già, di per sé, una bella sfida: lo scopriamo speleologo, geologo, istruttore nazionale di speleologia del Club Alpino Italiano, membro del CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico) e vicepresidente dell’Associazione di Esplorazioni Geografiche La Venta, (associazione italiana di cui fanno parte anche esploratori argentini, messicani e statunitensi che ha raggiunto negli anni dimensioni e prestigio internazionali grazie ai successi ottenuti nel corso di spedizioni in regioni remote della Terra). Ma non è tutto: Sauro è guida di gruppi multidisciplinari di ricercatori e ancora, consulente dell’Agenzia Spaziale Europea per l’addestramento di astronauti per future missioni di esplorazione planetaria. Lo raggiungiamo telefonicamente proprio di ri-
torno da una missione tenuta in Sardegna con un gruppo di astronauti. Come scatta la scintilla della passione verso questo mondo? Ad accendere in me la famosa scintilla è stato mio padre, anche lui speleologo e amante del mondo sotterraneo. A questo vanno aggiunte le mie estati passate in Lessinia, con mio cugino Giovanbattista, e tutte le meraviglie viste e scoperte fin da adolescente. Professore di Geologia all’Università di Bologna, guida di gruppi multidisciplinari di ricercatori, allenatore di astronauti per missioni di esplora-
zione planetaria: in quale veste si riconosce di più? In effetti, mi tengo occupato spaziando in diversi ambiti ma tutti “racchiusi” nel mondo della speleologia. Inutile dire però che l’adrenalina, quella vera, scorre in me nel corso delle spedizioni che tengo con il mio team La Venta. Grazie a questo gruppo sono cresciuto e mi sono spinto ai confini del mondo e in tutti i suoi abissi. Ho visto grotte e canyon del Sud America e dell’Asia Centrale, sono stato in UzbekistanTagikistan, nelle Filippine e in Russia. Una menzione importante
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IL PERSONAGGIO Francesco Sauro
«Fin da piccolo mi recavo al suo museo a Camposil vano e passavo diverso tempo con Attilio Benetti che mi spronava ad andare a scoprire nuovi posti e mi svelava piccoli segreti». quella del Time, come ha appreso la notizia? Sono stato contattato da un giornalista brasiliano del magazine per via di una spedizione tenuta in Venezuela con l'associazione La Venta, per la quale già nel 2014 avevo ricevuto il premio Rolex Award for Enterprise. La reazione è stata positiva, non nego di essere stato contattato diverse volte in passato da media stranieri, ma le ripercussioni riportate in Italia da questo articolo sono state tante e, oltre alla soddisfazione personale, c’è un grande entusiasmo per aver risvegliato l’attenzione italiana a prestare più attenzione anche a ciò che c’è “sottoterra”. Cosa la lega alla Lessinia?
Più che cosa mi lega, direi: «Chi mi lega alla Lessinia?», perché una persona c’è! Sono affezionato a questa terra perché qui tutto ha avuto inizio, ma c'è stata una persona in modo particolare che mi unirà per sempre a queste montagne. Un maestro, una figura presente nel mio percorso di crescita: mi riferisco ad Attilio Benetti. Fin da piccolo mi recavo al suo museo a Camposilvano e passavo diverso tempo con lui che mi spronava ad andare a scoprire nuovi posti e mi svelava piccoli segreti. Nel primo fine settimana di settembre in Lessinia, e più precisamente a Velo Veronese, si terrà un grande evento che prende il nome di “Tutti giù in Lessinia: antri, grotte, splughe” di cui lei è promotore e in parte organizzatore.. L’idea dell’evento è nata da mio cugino Giovanbattista e dalla ProLoco di Velo Veronese, l‘organizzazione è della Commissione Speleologia Veronese, mentre il motore del progetto è un intreccio di idee avute con il regista e direttore artistico del Film Festival della Lessinia, Alessandro Anderloni. Una settimana prima dell’evento “Tutti giù in Lessinia” si terrà a Bosco Chiesanuova la rassegna cinematografica come da
tradizione, che quest’anno avrà come tema centrale il cuore delle montagne. Ma se Anderloni porterà questa magia sul “palco” noi porteremo voi spettatori proprio lì, nel cuore della montagna. Quali sono le sue aspettative per questo evento? Grazie alle tante escursioni e conferenze che si terranno sono certo che accenderemo la curiosità nei partecipanti. Non mancheranno poi tanti incontri sul tema rivolti a novizi e ad esperti con professionisti specializzati e preparati. E se proprio volete una notizia in anteprima, sarà con noi uno dei fotografi di grotte più conosciuti al mondo, con cui ho già condiviso numerose avventure, direttamente dal National Geographic: lo speleologo inglese Robbie Shone.
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PRIMO PIANO La manifestazione speleologica dal 2 al 4 settembre a Velo Veronese
L’INCANTO È SOTTOTERRA Si scenderà nelle viscere della terra per il tempo semplice di un weekend. La prima edizione di “Tutti giù in Lessinia” permette a tutti, addetti ai lavori e non, di approfondire, attraverso convegni, workshop e spettacoli, i segreti del patrimonio carsico che si cela sotto i nostri piedi. di Miryam Scandola
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’ esplorazione è la scintilla di ogni avventura, c’è poco da fare. E proprio della meraviglia che conduce alla scoperta si parlerà durante “Tutti giù in Lessinia”, il primo fine settimana di settembre . Unicum a livello regionale, la rassegna speleologica è stata pensata e promossa dall’Associazione G.E.S. Falchi e dall’impegno dei gruppi della Commissione Speleologica di Verona. Non è un caso che sia stato scelto Velo, «un paese perfetto per fare convegni di questo tipo» a detta dei tanti speleologi veneti che sono giunti in perlustrazione del piccolo centro che vanta strutture nuove e funzionali come il Teatro Orlandi. Proprio nelle sale di quest’ultimo si terranno le conferenze per gli appassionati, mentre, in contemporanea, presso la Sala dei Centomila si alterneranno conferenze riservate a chi della speleologia ha fatto il suo mestiere. Spazio anche ai bambini con workshop creativi come la scheggiatura della selce e l’avventurosa esplorazione di una grotta artificiale. Sempre per i più piccoli (ma anche per i loro genitori) alle 16 di sabato 3 settembre, sarà proiettato Grotto, il film di Micol Pallucca, premiatissimo al Giffoni Film Festival 2015. «La natura della speleologia è per definizione trasversale e tocca aspetti che sfiorano il mondo scientifico, ma anche quello sportivo», ci spiega Giovanbattista Sauro, uno degli appassionati organizzatori. E
GUARDA LA VIDEO INTERVISTA SU verona-pantheon.com/Pantheontv
proprio la varietà intrinseca di questa attività, «che di proposito non sceglie i confini di una disciplina unica», si tenterà di imitare con mostre, laboratori, conferenze e spettacoli. Gli appuntamenti da segnarsi? Venerdì 2 settembre alle 22.30 il concerto della band Snaeffels in Piazzale Crosara, un gruppo interregionale che si costituisce in occasione delle feste speleo e dei raduni nazionali. Segue, il giorno dopo, il convegno sul potenziale esplorativo del mondo sotterraneo con Francesco Sauro, speleologo nostrano riconosciuto a livello internazionale (l’intervista a pag. 14). Infine, per dimenticare gli occhi negli scorci della profondità, domenica 4, sempre al teatro parrocchiale, sarà proposta la straordinaria proiezione degli scatti di Robbie Shone, fotografo del National Geographic. Ma il cuore della tre giorni, resa
possibile dalla Pro loco di Velo in collaborazione con l’Associazione Culturale “Le Falìe” di Velo Veronese, Associazione “Amici del Museo” di Camposilvano, sarà proprio la presentazione del lavoro dei gruppi veronesi e veneti di speleologia che cercheranno di puntare una luce sulla loro attività ancora sconosciuta ai più. Per i più intraprendenti ci sarà anche la possibilità, al netto della mostre e dei convegni, di visitare la grotta di Roverè Mille aperta per tutta la durata della manifestazione. Tra aree camper, punti ristoro e persino uno speleo market, “Tutti giù in Lessinia” sarà di certo una vetrina per questa affascinante realtà, ma anche uno spazio d’incontro. Perché lo insegna pure la speleologia: una nuova scoperta conduce sempre, piano, ad un’altra. Facebook.com/TuttiGiuInLessinia
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A cura di Eliana Rapisarda, direttore Veronagreen.it
IL CUORE VERDE DELLA CITTÀ BATTE A FORTE GISELLA Cambiamento climatico, resilienza, spreco alimentare, obsolescenza programmata; argomenti attualissimi che verranno affrontati, durante la terza edizione del Verona Green Festival, il 3 e 4 settembre a Forte Gisella.
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i sono temi ambientali importanti di cui si sente parlare spesso da fonti lontane da noi. Sarebbe utile poterli conoscere più da vicino, incontrando di persona esperti locali e nazionali che possono arricchirci con la loro esperienza. È proprio questo l’obiettivo del Verona Green Festival, evento annuale dedicato all’ecosostenibilità e al basso impatto ambientale organizzato dal nostro giornale online Veronagreen.it, la cui 3^ edizione si terrà il 3-4 settembre nell’affascinante cornice di Forte Gisella a Verona. Una due giorni per affrontare argomenti di rilievo in un contesto piacevole, favorendo la diffusione di una maggiore sensibilità ambientale e di abitudini quotidiane più ecocompatibili. Il Verona Green Festival vuole essere infatti un momento
di incontro per coinvolgere e incuriosire il più vasto numero di persone possibili attraverso non solo conferenze e presentazioni, ma anche laboratori pratici e attività formative, spettacoli e intrattenimento. Oltre ai temi accennati sopra, quest’anno si parlerà di agricoltura sostenibile, che crediamo sia uno dei primi aspetti da cui partire per un vero cambiamento, di come ridurre l’impatto ambientale della nostra alimentazione e delle grandi potenzialità della canapa in diversi settori, dall’edilizia all’abbigliamento e all’industria alimentare. I laboratori pratici per adulti e bambini permetteranno poi di sperimentare di persona tanti di questi temi: dalla cucina naturale all’autoproduzione, dal riuso creativo ai giochi ecologici, dal compostaggio all’edilizia in terra cruda.
E per conoscere da vicino le realtà del territorio (e non solo) impegnate per ridurre l’impatto ambientale della nostra società, sarà allestita una mostra-mercato eco-bio, con aziende, artigiani e associazioni attive nei principali settori della sostenibilità: agricoltura biologica, cosmesi bionaturale, detersivi ecologici, abbigliamento bio, riuso creativo, ecoedilizia, mobilità sostenibile ed energia pulita. Senza dimenticare gli stand gastronomici con prodotti biologici e a km0, vegetariani e vegani. Vi aspettiamo per incontrarci di persona a settembre: per il programma completo visitate la sezione dedicata sul nostro sito www.veronagreen.it oppure seguite gli aggiornamenti sulla pagina: facebook.com/ veronagreen.it.
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PRIMO PIANO Lessinia Psych Fest
SCORCI
di
Miryam Scandola
PASCOLI&MUSICA (PSICHEDELICA)
Pochi paletti, ancora meno confini, ma un’origine chiara e certa. Si portano addosso la Lessinia, anche quando dicono di averla lasciata per «trasformarsi, trasbordare, mutare». Loro sono i C+C= Maxigross, musicisti veronesi che hanno fondato Vaggimal Records, un’etichetta discografica che parla (qualche volta) pure in cimbro, nata tra le pietre bianche di una contrada piccolissima, a Sant’Anna d’Alfaedo. L’ultima trovata? Un festival di musica internazionale a Camposilvano.
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veri musicisti preferiscono le armonie alle parole, si sa. Non per niente, i C+C=Maxigross quando parlano di Lessinia scelgono bene le frasi. «Un luogo in cui crediamo» ma anche «un posto in cui ci piace andare. Ci abbiamo investito molto» confida Filippo Brugnoli, uno dei fondatori, quando lo incontriamo su una panchina del Parco di Santa Toscana di Veronetta. «Lo dovevamo alla bellezza intrinseca di quelle montagne». Un esercizio di restituzione che questo collettivo psichedelico ha preso davvero sul serio. Neanche un mese fa i C+C hanno portato gli echi delle alture veronesi persino al Primavera Sound di Barcellona (appuntamento unico nel panorama della musica d’avanguardia). E poi, dal 22 al 24 luglio, hanno trascinato la musica psichedelica internazionale tra i pascoli di Camposilvano. Un paradosso? «Il fatto che non sia il luogo più indicato, lo rende lo spazio giusto» anticipa una domanda nata scontata, Tobia Poltronieri voce e anima insieme a Filippo Brugnoli a Niccolò Cruciani e a Francesco Ambrosini di quello che più che un gruppo, è un progetto musicale dagli svariati profili. Uno dei più recenti, ideato nel 2014, è Lessinia Psych Fest «un festival internazionale a 40 minuti dal centro», dove i paesaggi puliti della montagna, a volte mitizzata, altre tralascia-
ta, si fanno palcoscenico. E così, contrada Valle a Velo Veronese, nel penultimo weekend di luglio, si è lasciata invadere dalla terza edizione di una rassegna originale, pulita, amata in ogni suo dettaglio. Ma veniamo a loro. «La Lessinia la frequentiamo fin da piccoli», spiega Brugnoli che ricorda con sfumata nostalgia le domeniche a casa della nonna, dove, si può dire, è iniziato tutto. Perché certi destini si fanno futuro e neanche te ne accorgi. Il loro mestiere è arrivato così,
tra il camino e le 114 anime della frazione di Vaggimal, a Sant’Anna d’Alfaedo, nel 2008. Quattro EP, concerti da non tenere il conto, un tour per mezza Italia e oltre 200 live, con una sosta anche negli States e una tappa nel prestigioso CMJ Music Festival di New York. Fa sorridere pensare che è cominciato tutto a 732 metri s.l.m., tra le pareti di quella «finestra di libertà» necessaria per far germogliare la loro cesellata ricerca musicale, piena di contaminazioni. Gli
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SCORCI
GUARDA LA VIDEO INTERVISTA SU verona-pantheon.com/Pantheontv A noi ci hanno conquistato quel giorno lì, mentre sorridevano dentro una casetta rubata ai giochi dei bambini, al Parco di Santa Toscana. elementi del gruppo, «a volte 4 a volte 22, perché ci piacciono le collaborazioni», sono abituati a fare scelte particolari. Lo si capisce dal nome che si sono dati, ispirato ad una catena di supermercati che «tanto non ha depositato il brevetto», ma anche dalla scenografia dove ambientano la loro psichedelia con richiami folk. Ma, soprattutto, dalla scelta di usare il cimbro per disegnare i titoli. Il loro inizio, infatti, si scrive con l’EP Singar «il nostro diamante grezzo» che nella antica lingua significa cantare. Nel 2013, è la volta di Ruvain, che vuol dire rumoreggiare ed è, se si vuole andare di sicure definizioni, il primo album, quello «spontaneo». Infine, arriva nel 2015 Fluttarn, il loro lavoro «consapevole e colorato» dove tutto si fonde in quel vigoroso “svolazzare” che
traduce il titolo, ancora e sempre, in cimbro. «Ci siamo chiusi nella nostra casa a Vaggimal»; è tutta qui la genesi di questo secondo lavoro che socchiude, per il momento, l’esperienza in Lessinia. In mezzo, nel 2014, il loro viaggio che è diventato EP con l’artista norvegese Martin Hagfors (An instantaneous Journey with Martin Hagfors & C+C=Maxigross). Il prossimo piccolo gioiello musicale? «Entro il 2026- promettono – perché al cor non si comanda». In attesa dell’ispirazione, le cose da fare si affollano tra concerti in giro per l’Italia e all’estero. Perchè i C+C svestono i panni della musica solo, ed esclusivamente, per diventarne un poco gli artigiani con Vaggimal Records, l’etichetta discografica che hanno creato nel 2009 ad alta quota. Nello studio di re-
gistrazione dimenticato tra le alture, hanno inciso gruppi locali come Contradà Lorì ma anche artisti internazionali, uno tra tutti, il cantante americano Miles Cooper Seaton con il suo nuovo album Phases in Exile. Quando riescono a ritagliarsi del tempo «per salire su», si fanno lunghe passeggiate tra i sentieri della montagna che, negli anni, li ha un poco adottati. Il luogo preferito? «Un rudere nascosto tra Vaggimal e il Ponte di Veja» risponde, veloce, Filippo, mentre uno scoiattolo, interrompe per un attimo, la nostra intervista. Riassumere in qualche nome lui e gli altri è un piccolo peccato di riduzione. Loro sono un’etichetta discografica, un gruppo e un’associazione culturale. E poi, tutto quello che la loro musica riesce a tratteggiare. www.vaggimal.com
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PRIMO PIANO Il matrimonio tra ITaste & Lesster di Chiara Boni
FIORI D’ARANCIO IN VALPANTENA ITaste, primo food concept dedicato all’hamburger gourmet di Verona, e Lesster, birreria artigianale nata nel cuore della Lessinia, celebrano la loro partnership con due pregiate birre, l’Ambrata e la Bionda. Alta qualità del prodotto e amore per il territorio uniscono le due realtà made in Valpantena, che sugellano così un matrimonio destinato a durare.
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are insieme, e fare meglio. Nella consapevolezza che condividendo competenze ed esperienze il risultato è assicurato. Chiedete a ITaste e Lesster, due giovani realtà che dalla stessa culla, la Valpantena, sono diventate grandi nel mondo enogastronomico local e gourmet di Verona e provincia. La forza che nasce dal creare sinergie ha portato i due marchi a stringere un’importante partnership che vede Lesster firmare le due birre ITaste, l’Ambrata e la Bionda. Un sodalizio reso perfetto dal fatto che i due brand condividono, oltre alla terra natale, molto di più: l’attenzione alla qualità delle materie prime, l’importanza delle proprie radici, la centralità del cliente. «Abbiamo creduto da subito in questo progetto: fare rete significa sempre potenziare i risultati. ITaste e Lesster hanno in comune la professionalità del prodotto, ma anche la valorizzazione del territorio. – spiega Alessandro Ferrari, socio fondatore e responsabile ITaste - La Valpantena è stata la culla ideale dove entrambi i nostri prodotti sono nati e hanno potuto svilupparsi. Ma ora è arrivato il momento di espandersi». Primo food concept dedicato all’hamburger gourmet di Verona, ITaste ha fatto della ricercatezza dei prodotti il proprio punto di forza, con due ristoranti, a Grezzana e nel cuore di Verona. Acqua di fonte purissima, malti di prima scelta, i migliori lup-
poli e lieviti: alla base dei prodotti della birreria artigianale Lesster ci sono qualità e amore per il territorio. «Il territorio della Valpantena ancora una volta ha fatto da legante. – dice Ivano Ferrari, presidente di Lesster - Abbiamo voluto cogliere le straordinarie opportunità di visibilità offerte dal co-branding dando vita a questo sodalizio basato sulla forza del credere negli stessi valori».
Il matrimonio tra queste due realtà arriva dunque in conclusione di un percorso che vede tra le trappe principali la promozione di un territorio ricco di potenzialità, da valorizzare puntando su qualità e ricercatezza. Senza dimenticare l’importanza della condivisione, del fare rete, dei legami. Perché come diceva Henry Ford «Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme un successo».
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bbiamo mai pensato seriamente al significato reale della parola “salute”? L’Organizzazione mondiale della sanità ce lo spiega bene. Secondo l’OMS, infatti, la salute è «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o di infermità». Perché è importante questa definizione? Perché ci fa capire che la salute è una risorsa fondamentale della nostra vita quotidiana; è anche un bene che va promosso, tutelato, preservato e recuperato con cure adeguate ove necessario. Una definizione importante anche perché ci ricorda che la salute è una risorsa imprescindibile per la vita di ognuno di noi, un bisogno che necessita di essere soddisfatto per consentirci di lavorare e vivere in modo soddisfacente ed appagante. Di questo sono convinti i medici specialisti di Target Salute, il Poliambulatorio con sede a Grezzana, in via Enrico Da Porto 6, attivo dal gennaio 2016. Si tratta di una struttura che prevede la presenza di un Direttore Sanitario e che si distingue per garanzie di professionalità, qualità ed efficienza del servizio e delle prestazioni erogate e per l’integrazione delle attività dei vari specialisti. Direttore Sanitario di Target Salute è il dott. Plinio
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Piante che diagnosticano patologie poco conosciute
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Marta Bicego
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La salute dell'uomo è legata alla ricerca e, a stretto filo, alle piante. Grazie ad esse la società veronese dal team operativo tutto al femminile ha ideato un kit diagnostico per individuare con certezza, e in tempi rapidi, la sindrome di Sjögren.
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on si parla di un gioiello. O forse, in un certo senso, sì. Perché Diamante, start-up nata nei laboratori dell'Ateneo scaligero, già brilla di luce propria e ha collezionato vari premi, tra i quali un riconoscimento consegnato dalle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il segreto? Servirsi delle piante per rivelare l'esistenza di patologie rare. Tutto è iniziato nel 2012 «da un finanziamento ottenuto dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (Miur) finalizzato allo studio di strategie per la terapia e la diagnosi di malattie autoimmuni: diabete, artrite reumatoide, sindrome di Sjögren» premette Linda Avesani, ricercatrice di Genetica agraria all'Ateneo scaligero e responsabile scientifico di Diamante. Il team operativo della giovane società è tutto al femminile: la presidente è la dottoranda in Biotecnologie Roberta Zampieri, mentre l'amministratore delegato è la neolaureata in Economia aziendale Valentina Garonzi. E destino ha voluto che la loro attenzione si focalizzasse, in particolar modo, su una patologia che colpisce soprattutto le donne: la sindrome di Sjögren. Il primo innovativo prodotto che, a fine anno, lanceranno sul mercato è infatti un kit diagnostico utile ad identificare questa patologia infiammatoria cronica
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che ha una incidenza alta nella popolazione e «il cui impatto diagnostico non è diretto, poiché un paziente prima di arrivare ad una diagnosi definitiva deve passare dall'incontro con vari specialisti e da vari test ed esami, molti dei quali inutili». La sindrome di Sjögren, chiarisce Zampieri, si manifesta con «secchezza oculare ed orale: sintomi abbastanza comuni e spesso sottovalutati che possono avere complicanze a livello dell'intero organismo quali dolori articolari, senso
di spossatezza». L'iter diagnostico comprende svariati step, inclusa la biopsia, tuttavia perché un malato possa arrivare ad una risposta certa l'attesa è in media di 4 anni. Ad accorciare le tempistiche intervengono allora le piante, bioreattori naturali per la produzione sostenibile di virus vegetali modificati, dice la dottoranda: «Una tecnologia flessibile, applicabile ad altre malattie e per la quale c'è ampio spazio di ricerca». Il marker specifico della sindrome era stato preceden-
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SALUTE & BENESSERE
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Animass, per attraversare (insieme) la malattia Ha sede a Verona, in via Santa Chiara, l'Associazione nazionale italiana malati sindrome di Sjögren: onlus creata per essere punto di riferimento per i malati e i familiari delle persone affette da tale patologia, a disposizione dei quali mette il numero verde 800896949. L'associazione offre informazioni, ascolto, assistenza psicologica per affrontare il percorso della malattia. È attiva inoltre sul fronte della ricerca scientifica e della sensibilizzazione, per far riconoscere i diritti dei pazienti e fare informazione.
malattie autoimmuni mediante nanotecnologie”, produce innovativi nanomateriali che possono trovare applicazione nei più svariati ambiti. «Stiamo lavorando da tempo su Valentina, Roberta e Linda
La sindrome di Sjögren è una malattia autoimmune caratterizzata dall'autodistruzione delle ghiandole lacrimali e salivari che causa secchezza oculare ed orale con conseguenti complicazioni a livello dell'intero organismo. temente scoperto. Il passo successivo è stato creare un ponte tra biotecnologie e parte medica: servirsi cioè delle piante per produrre tale marcatore e di virus vegetali per esporlo, riassumendo il tutto in un pratico kit che dal laboratorio universitario di Verona potrà arrivare ad essere diffuso negli ospedali di tutto il mondo. Lo strumento, rapido nell'utilizzo perché basato su un'analisi del sangue e dalle ottime prestazioni per l'alto grado di sensibilità e specifi-
cità, non esisteva ancora. Ma il suo funzionamento nasconde altri vantaggi, sottolinea Garonzi: «Uno dei punti di forza della tecnologia della quale ci serviamo è che si basa su virus vegetali i cui costi di produzione sono bassi. Ciò assicura un risparmio anche per la sanità: il prezzo del kit è contenuto ed assicura una riduzione delle visite specialistiche che la persona deve effettuare per avere una diagnosi definitiva». Diamante, le cui lettere stanno ad indicare “Diagnosi delle
vaccino per il diabete autoimmune e, a livello clinico, sulla prevenzione della trasmissione del virus dell'Aids» interviene Avesani. Altra frontiera, conclude, «è usare piante commestibili e darne porzioni per la vaccinazione, abbattendo i costi di realizzazione». Insomma: la salute dell'uomo è legata alla ricerca e, a stretto filo, pure alle piante.
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Patrimoni in pericolo
SOLIDARIETÀ & NO PROFIT
VILLA ARE di
Francesca Mauli
VUOL TORNARE A SPLENDERE
Una scuola materna comunale, un’azienda agricola biologica che impiega lavoratori svantaggiati, un percorso tra le bellezze della natura delle nostre colline adatto a tutti: questo il potenziale di Villa Are, splendida tenuta sulle Torricelle, un’oasi di pace in mano al Comune di Verona grazie al lascito Achille Forti, che rischia di essere venduta al miglior offerente a discapito della comunità, che perderebbe così un importante pezzo del proprio patrimonio collettivo.
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illa Are è un insieme di diverse realtà: è una villa storica, circondata da 8 ettari di terreno, con tanto di giardino all’italiana, immersa nel verde delle Torricelle; è, dagli anni ’70, una scuola materna comunale, frequentata da generazioni di piccoli, entusiasti di poter correre tra le sue stanze e i suoi giardini; è stata una delle prime aziende polifunzionali venete a unire in sé un’azienda agricola biologica, una fattoria didattica e un progetto di inclusione sociale a favore di lavoratori svantaggiati. Un fiore all’occhiello per la nostra comunità, frutto del buon utilizzo, da parte del Comune di Verona, di questo bene che fa parte del lascito di Achille Forti per “l'assistenza a favore di ammalati e inabili di ambo i sessi poveri o di disagiate condizioni economiche”. Eppure, Villa Are rischia oggi di essere venduta dal Comune al miglior offerente, togliendo ai veronesi un pezzo importantissimo del proprio patrimonio collettivo. «Nel 2002, fresco di laurea in scienze agrarie, con alcuni colleghi ho sviluppato un progetto per dare vita a una fattoria sociale didattica. Lo abbiamo presentato al Comune, che ci ha concesso l’utilizzo del terreno a Villa Are» spiega Emanuele Tisato, agronomo. «Abbiamo iniziato un’opera di recupero e
La situazione in cui versa oggi Villa Are
valorizzazione di quella terra e degli spazi della villa e di inserimento lavorativo di persone svantaggiate attraverso la collaborazione con una cooperativa sociale e con il SIL (Servizio Integrazione Lavorativa), aprendo al pubblico una fattoria didattica, biologica e sociale, con percorsi tematici, adatti anche a persone disabili, per la conoscenza dell’ambiente rurale della collina, dell'agricoltura biologica, del giardino all'italiana, con punti di osservazione, aree pic-nic, locali-laboratorio per la didattica e l'accoglienza, dando vita a una realtà frequentata da piccoli e adulti, da scuole, grest, scout». «In quattro anni si è creato un circolo virtuoso di volontari, oltre a uno scambio continuo con i bambini della scuola, le insegnanti, i genitori» prosegue Tisato. «La cooperativa purtroppo ha avuto poi delle
difficoltà che hanno portato all’allontanamento dei volontari, impedendo il proseguimento del progetto. Ora non solo la fattoria didattica non esiste più, ma gran parte del lavoro di sistemazione fatto sta andando in rovina». Una rovina che potrebbe essere facilmente recuperata, con una nuova gestione del fondo: «Eravamo sulla buona strada e c’era l'idea di sviluppare ulteriormente il progetto offrendo ristorazione agrituristica e la trasformazione dei prodotti agricoli, per esempio in marmellate. Un’idea fattibile ed economicamente autosostenibile. L'azienda agricola può produrre molto e quindi dare reddito, un reddito che, come già sperimentato, può essere prodotto in maniera etica». «Villa Are è inserita in un contesto ambientale unico. Qui i bambini della scuola materna possono godere di uno speciale
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SOLIDARIETà & NO PROFIT alternative sostenibili alla vendita», prosegue. Come il progetto già portato avanti, nello scorso decennio, con la fattoria agroambientale. «La gestione andrebbe affidata ad associazioni di esperienza comprovata nel settore agricolo e alcune fondazioni, che già ci hanno dimostrato il loro interesse, si potrebbero far carico dei lavori necessari agli edifici e al fondo. Nessuna manutenzione infatti è stata fatta su di essi finora, ma le strutture non si trovano in cattive condizioni: interventi di manutenzione sulle finiture e l'adeguamento degli accessi ai disabili sarebbero già sufficienti». «Villa Are e il terreno che la circonda sono un bene inestimabile perché condiviso con la comunità e la città» conclude Tisato. «Possiamo tornare ad avere un'azienda polifunzionale aperta ai cittadini, per visite, scampagnate, ma anche per serate ed eventi, insieme
Villa Are come era un tempo e come potrebbe tornare ad essere
rapporto con la parte agricola e, in passato, del legame con i volontari che si occupavano della fattoria e del fondo agricolo , con gli animali e con la natura stessa, attraverso la raccolta delle olive, dell'uva e l'osservazione del ciclo della natura. Molti genitori sceglievano di mandare qui i figli anche per questo. I problemi con l'attuale gestione del fondo agricolo hanno spinto alcuni genitori a proporsi per cercare delle alternative, ma non vi è stata nessuna risposta positiva da parte dell'amministrazione comunale per risolvere questo aspetto». A dirlo è Giovanni Castiglioni, architetto e padre di tre allievi. Insieme ad altri genitori e a privati cittadini ha dato vita a un comitato spontaneo contro la vendita all’asta della villa, che ha finora raccolto 700 firme, sia cartacee che online tramite una petizione su change.org. «Non ci limitiamo a protestare, ma stiamo costruendo delle
a una scuola materna unica. Serve però una squadra motivata di volontari di persone che si impegnino in questa realtà». E ovviamente la volontà, da parte della pubbliche istituzioni, di mantenere vivo questo progetto.
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“LUCENSE 1923"
L’impianto realizzato dai 90 Soci di Finval, soddisferà il fabbisogno di 250 famiglie. Come avvenuto per Energyland, anche i cittadini e le famiglie veronesi potranno unirsi al progetto e diventare protagonisti nel settore delle rinnovabili grazie all’adesione alla cooperativa WeForGreen Sharing
DATI TECNICI Sono state installate 2 turbine Kaplan di potenza pari a 56 kW. La prevista produzione annua di energia è di circa 700.000 kWh (equivalente al fabbisogno di 250 famiglie). La centrale gode di incentivi statali per 20 anni dalla data di allaccio alla rete. L’impianto porterà ad un abbattimento di anidride carbonica in atmosfera pari a circa 350 tonnellate di CO2 all’anno.
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rodurre energia elettrica nel rispetto del territorio e dell’ambiente. Questo l’obiettivo di “Lucense 1923” il piccolo impianto di 112 kWp situato a Montorio, che entro l’estate, dopo un fermo di quasi 40 anni riprenderà a produrre energia elettrica grazie all’apporto delle limpide acque del torrente Fibbio. L’opera è realizzata completamente da aziende locali e finanziata da Finval Spa (Finanziaria Valpantena Lessinia), la public company veronese che dal 2010 impiega le proprie risorse in progetti di rilancio territoriale in vari settori, tra cui quello delle
energie rinnovabili. La realizzazione della struttura, denominata “Lucense 1923” in onore di una analoga iniziativa realizzata quasi 100 anni fa, è alle battute finali. Malgrado le forti precipitazioni dei mesi scorsi, l’iter è stato molto rapido poiché non ha comportato nessuna modifica di tipo volumetrico, ma solo il recupero architettonico dell’edificio da decenni fatiscente e la conseguente riattivazione della piccola centrale. Finval negli anni scorsi aveva già finanziato e promosso il progetto Energyland a Orsara di Grezzana, che oggi consente a 89 famiglie di autoprodursi energia
elettrica pulita grazie ad un impianto fotovoltaico condiviso. Seguendo questo modello di cooperazione energetica, molto forte in Germania ma in grande sviluppo anche in Italia, Finval ha accolto di consentire di entrare nel progetto “Lucense 1923” anche alla cooperativa WeForGreen Sharing, che oggi rappresenta un modello cooperativo che porta in dote oltre 460 soci da tutta Italia, di cui oltre 180 sono di Verona, che condividono progetti di sostenibilità ed investono sul futuro, nel rispetto del territorio e dell’ambiente, in linea con lo spirito di Finval e del territorio in cui opera.
L A C O O P E R A T I VA W E F O R G R E E N S H A R I N G SPOSA IL PROGETTO LUCENSE 1923
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eForGreen Sharing è una cooperativa energetica nata a Verona il 24 luglio 2015 con l’obiettivo di raccogliere l’eredità di altre due cooperative scaligere: Energyland e la cooperativa Energia Verde WeForGreen. Un modello di condivisione dell’energia sviluppato da ForGreen a partire dal 2009 prendendo ispirazione dalle esperienze europee, e che oggi ha unito oltre 460 soci provenienti da tutta Italia accomunati dall’idea di poter prodursi elettricità rispettando l’ambiente. La sfida che sta dietro la cooperativa consiste nel permettere alle persone che credono nelle rinnovabili ma vivono in affitto, in condominio o magari sulla casa gravano vincoli della sovrintendenza che proibiscono l’installazione dei pannelli sul tetto, di autoprodursi la propria energia grazie all’acquisto di quote di impianti condivisi. Un modello che oggi ha portato alla realizzazione di 3 impianti fotovoltaici con una potenza complessiva di 3 MWp ed una produzione annua di 4.200.000 kWh, equivalente al fabbisogno energetico di oltre 1.500 famiglie. “Abbiamo richiesto a Finval di poter partecipare alla Lucense 1923 a livello di cooperativa, poiché soprattutto i nostri 180 soci di Verona hanno dimostrato interesse a questo progetto di riqualificazione territoriale”, dichiara Gabriele Nicolis, Presidente di WeForGreen Sharing. “Siamo convinti che questa iniziativa sia assolutamente in linea con i nostri obiettivi di promuovere e realizzare opere nel settore dell’energia rinnovabile, non solo in favore dei propri soci, delle loro famiglie, ma anche delle comunità in cui operiamo. Nel nostro oggetto sociale abbiamo definito che queste attività possiamo svolgere di-
Mi associo alla cooperativa WeForGreen Sharing e sottoscrivo il prestito sociale
Assieme partecipiamo al progetto territoriale della Lucense 1923
rettamente, come nel caso della realizzazione dei 3 progetti di produzione che abbiamo sino ad oggi sviluppato, sia attraverso la nostra partecipazione societaria in realtà, come quella della Lucense 1923, dove possiamo essere tra i soci del progetto assieme ai soci da Finval”. L’ENERGIA PRODOTTA DALLA LUCENSE 1923 L’energia elettrica pulita che verrà prodotta dalla centrale è stimata in circa 700.000 chilowattora annui, una quantità equivalente al consumo energetico di 250 famiglie. Il sistema di incentivi statali ai quali accederà la Lucense prevede che tutta l’energia prodotta sia ritirata dal GSE e utilizzata per la collettività. Questo modello di contributi consente di produrre energia elettrica a favore del territorio, ma al tempo stesso permette a chi sta facendo questa attività di ricevere un incentivo economico che va a ripagare il suo investimento. Oltre a questo, i soci di WeForGreen Sharing che parteciperanno al progetto, avranno la possibilità di aderire alle tariffe energetiche per casa riservate alla cooperativa. Queste sono condizioni economiche estremamente convenienti in quanto sono prezzi che hanno i produttori che operano al “mercato all’ingrosso dell’energia” e che
Ricevo ogni anno parte del prestito sociale che ho versato e in più accedo a tariffe energetiche convenienti che mi fanno risparmiare sulla bolletta
Grazie alla cooperativa posso produrre e consumare energia verde nel rispetto dell’ambiente
hanno portato ad un risparmio medio ottenuto dai soci nell’ultimo triennio superiore al 17% sulla componente energia, rispetto alle tariffe di Maggior Tutela. COME FUNZIONA LA PARTECIPAZIONE NELLA LUCENSE 1923 Lucense 1923, essendo una partecipazione societaria, prevede che i soci aderiscano alla cooperativa e sottoscrivano il prestito sociale che verrà utilizzato per finanziare la realizzazione del progetto. Trattandosi di un prestito, questo verrà restituito ai soci in quota parte ogni anno per 20 anni e remunerato ad un tasso definito. COME ADERIRE AL PROGETTO Per consentire a tutti i veronesi lettori di Pantheon di partecipare al progetto, è sufficiente collegarsi alla pagina internet dedicata www.weforgreen.it/ lucenseverona e lasciare la propria manifestazione di interesse. Raccolte tutte le richieste, verrà presentata a Finval la quantità dell’apporto che la cooperativa WeForGreen Sharing sarà in grado di dare al progetto. Per chi volesse avere maggiori informazioni è possibile chiamare anche il numero verde 800 999 211 o scrivere un’email a cooperativa@weforgreen.it
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Quando anche il terreno “subisce” il caldo
AGROALIMENTARE & ALIMENTAZIONE
SICCITÀ E AGRICOLTURA
METODI NATURALI di
Matteo Bellamoli
matteo.bellamoli@verona-pantheon.com @MatteoBellamoli
La colonnina di mercurio si è impennata nelle ultime settimane e diventa fondamentale l'aspetto della gestione idrica per l'agricoltura. Esistono dei metodi naturali che possono aiutare il terreno a sopportare il calore. Proviamo a capire di cosa si tratta parlando per la prima volta di Agricoltura Biodinamica.
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bbiamo parlato qualche numero fa (Pantheon 69, pagine 14-15, ndr) di come ottenere cippato dall'alto potere calorifero durante il lavoro in vigna. Ovvero, utilizzare gli “scarti” della potatura come alternativa al pellet. Ebbene, non finisce qui. In questi giorni in cui le temperature hanno iniziato nuovamente a crescere, oltrepassando le medie stagionali e affaticando i terreni di coltivazione, torniamo a parlare di utilizzo ragionato dei cippati. Questa volta facciamo riferimento ad una delle declinazioni dell'agricoltura biodinamica, fenomeno che ha iniziato a
L'utilizzo di cippato consente al terreno di trattenere meglio l'acqua e limitare l'impatto ambientale delle irrigazioni. prendere piede anche in Veneto e del quale si sente discutere anche in convegni abbastanza importanti (ultimo in ordine di tempo il convegno dedicato al tema tenutosi a Milano dal 18 al 20 marzo scorsi). Nel nostro caso specifico, facciamo riferimento all'utilizzo di cippato per consentire al terreno di trattenere meglio l'acqua e limitare l'impatto ambientale delle irri-
gazioni. La tecnica è quella di mescolare al terreno di semina anche ramaglie sminuzzate in modo da aumentarne la sostanza organica (humus, ndr). Quanto emerso da una ricerca dell'Università di Sydney è straordinario: i terreni così trattati hanno la capacità di trattenere il 50% in più di acqua rispetto a quelli diciamo “tradizionali”. Un cambiamento epocale se consideriamo che l'agricoltura assorbe il 70% dei consumi mondiali, gran parte di questi rintracciabili nel consumo di acqua. Questo aspetto è ovviamente estremamente attuale nelle zone veronesi. Con oltre 27mila ettari coltivati a vite nella nostra provincia superiamo agevolmente le 54mila tonnellate di legno da potatura prodotte ogni anno. Un solo ettaro di
vigneto ne produce in media venti quintali all'anno, che spesso vengono seccati, bruciati o semplicemente non utilizzati. Il potenziale di questo prodotto di scarto diventa a questo punto altissimo, in quanto permette di abbattere l'impatto ambientale dell'irrigazione agricola ma anche i costi per gli approvvigionamenti idrici. Non si tratta, chiaramente, di una sostituzione ma di un procedimento che permette una riduzione netta della necessità di irroramento diretto dei terreni. L'agronomoforestale Guido Pagan Griso, intervistato nell'approfondimento scorso sui cippati, aveva sottolineato che la produzione di ramaglie di scarto nelle nostre zone è probabilmente molto più alta rispetto a quanto potrebbe servire per la produzione di agripellet (per il riscal-
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AGRICOLTURA BIODINAMICA, COS'È? L'agricoltura biodinamica è un metodo di coltivazione che unisce elementi di filosofia e agraria. Si basa sull'idea che noi tutti abbiamo il compito di riportare l'ecosistema terrestre ad un livello di maggiore equilibrio tra le parti, considerando come un unico sistema il suolo e la vita che si sviluppa su di esso. Ad ideare questo approccio fu Rudolf Steiner che sui principi del compostaggio e delle fasi lunari per la coltivazione fondò il proprio pensiero per quanto riguarda il campo agricolo. I principi dell'agricoltura biodinamica trovano quindi efficacia in tutte quelle pratiche che “naturalizzano” i processi produttivi, sfavorendo processi industriali complessi che puntano alla quantità rispetto alla qualità. Si tratta di principi che molto spesso collidono con l'agronomia, in quanto non hanno sempre fondamenti scientifici di riferimento.
NON SOLO IL CIPPATO Per aumentare la “resa idrica” dei terreni tutto parte da una buona pacciamatura (operazione consiste nel ricoprire il terreno con uno strato di materiale, ndr) che sia efficace sia in inverno, quando il terreno va protetto dal freddo, sia in estate, quanto appunto occorre immagazzinare più acqua possibile. Nelle coltivazioni domestiche si possono usare paglia, corteggia, erba sminuzzata (dopo aver tagliato il giardino), segatura o altri scarti vegetali. L'irrigazione migliore è sempre quella “a goccia” ovvero già a livello terreno che vanno ad irrorare direttamente la zona vicino alle radici senza sprecare acqua sulle foglie o sulla vegetazione circostante che poi sarà soggetta ad evaporazione.
E NON SOLO AGRICOLTURA Avere dei terreni che sanno trattenere l'acqua in modo più efficace non è solo un vantaggio dal punto di vista agricolo. Pensiamo ad esempio alla funzione drenante dei nostri terreni quanto si verificano piogge e rovesci improvvisi. Questo è solo uno degli aspetti collegati ad una più saggia e responsabile gestione dei terreni e della terra, aspetto sul quale l'Agricoltura Biodinamica insiste dimostrandosi una visione collaterale che tiene conto anche di aspetti non direttamente connessi alla produzione agricola.
damento). Questo nuovo orizzonte amplia quindi gli utilizzi e strizza l'occhio a tutti quei piccoli e medi produttori che devono fare i conti per capire se l'investimento nell'acquisto di una cippatrice valga la candela. L'investimento iniziale c'è, non solo per le grandi coltivazioni. L'Associazione Italiana per l'Agricoltura Biodinamica ha però diffuso un comunicato in cui si legge chiaramente che «un terreno ricco si comporta come
una vera e propria spugna: impregnandosi trattiene l'acqua più a lungo nel suolo ed evita il compattamento tipico dei cambi convenzionali». Sembra comunque evidente che questo processo comporti alcuni vantaggi: diminuisce l'impatto ambientale, abbatte i costi, sposta il quotidiano agricolo più verso il lavoro della natura che verso le forzature artificiali. C'è come sempre da fare dei distinguo per non cadere nell'uto-
pia naturalistica. Questi procedimenti hanno la loro efficacia nell'orto sotto casa e nelle piccole e medie proprietà, ma per una diffusione a macchia d'olio che coinvolga anche la grande produzione industriale, occorrono purtroppo investimenti di una certa importanza da parte di grandi holding che siano in grado di spostare le attuali procedure verso un approccio più naturale. Forse altrettanto utopico?
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In omaggio il vademecum di 16 pagine per gli anziani
LA SICUREZZA È UN DIRITTO DI TUTTI Si rinnova l’impegno da parte della Federazione Nazionale Pensionati CISL Veneto, in collaborazione con la segreteria provinciale di Verona, nei confronti di una fascia di cittadini considerata tra le più deboli. Alcune regole contenute in un libricino staccabile al centro della rivista Pantheon che possono tornare utili ai nostri anziani per prevenire raggiri e truffe. Reati, purtroppo, in costante crescita. di Chiara Boni
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e truffe nei confronti degli anziani, in questo momento, rappresentano una vera e propria emergenza». A lanciare l’allarme, nei giorni scorsi è stato il Maggiore Antonio Mancini, comandante della Compagnia Carabinieri di Verona, il quale ha convocato presso la sede di via Salvo d’Acquisto i rappresentanti delle principali associazioni di categoria, tra cui FNP CISL, per proporre la costituzione di una vera e propria a rete territoriale coordinata dall’associazione Verona Network che vada ad intensificare l’informazione nei quartieri al fine di prevenire reati che negli ultimi tempi hanno subito una vera e propria impennata. Secondo i dati Istat, infatti, negli ultimi dieci anni il reato di truffa in Italia è salito da un 1,8% a un 7,6% e settanta vittime su cento sono anziani. Proprio per questo, qualche mese fa FNP CISL Veneto, per volontà del Segretario Luigi Bombieri, ha lanciato una campagna informativa sulla sicurezza per gli anziani diffusa a livello regionale. È stato distribuito in migliaia di copie un vero e proprio vademecum di 16 pagine contenente alcune regole semplici e basilari per evitare raggiri e spiacevoli sorprese. La direttiva è stata recepita e divulgata anche da parte della Segreteria FNP provinciale di Verona. «Gli anziani, considerati tra le fasce più deboli della cittadinanza, purtroppo vengono sempre più spesso presi di mira da persone senza scrupoli che si prendono gioco di loro per raggiri e vere e proprie
Matteo Scolari - Luigi Bombieri - Maggiore Mancini Raffaella Moretto - Carlo Bellomi
truffe a domicilio» commenta Raffaella Moretto, Segretaria generale FNP CISL di Verona «Anche per questo, in collaborazione con la segreteria regionale, abbiamo pensato a un libretto che vorremmo fosse messo a fianco del telefono di casa, come accadeva una volta, in caso di necessità». «Oltre ad alcune regole fondamentali per la sicurezza, in seconda di copertina abbiamo segnalato quei numeri di pronto intervento che, quando capita di essere truffati, presi dal panico, ci dimentichiamo di fare» prosegue Raffaella Moretto, che aggiunge «Per l’anziano che rimane vittima di truffa, oltre al danno economico, si aggiunge un contraccolpo pensante dal punto di vista psicologico e dell’autostima personale. Quindi si aggiungono anche preoccupanti risvolti sociali che vorremmo assolutamente evitare»
«Da sempre siamo vicini alle fasce deboli della cittadinanze. Come FNP CISL Verona abbiamo suddiviso il territorio provinciale in dieci zone, in ognuna delle quali abbiamo un coordinatore e circa una decina di “agenti sociali” a disposizione degli anziani per qualsiasi esigenza, anche per espletare alcune pratiche burocratiche non semplici quali domanda di invalidità, la reversibilità in caso di vedovanza o altre questioni legate ad esempio al rapporto con l’INPS che noi cerchiamo di favorire». FNP CISL Veneto ed FNP CISL Verona, in collaborazione con Pantheon Magazine di Verona, regalano il libricino per la sicurezza anziani che potete trovare qui a fianco. Da staccare e conservare vicino al telefono di casa. Per maggiori informazioni e servizi: 045.8096928 – fnp.verona@cisl.it
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CINEMA A tu per tu con il presidente del cineclub più longevo d’Italia
( Q U A S I ) S E T TA N T ’A N N I D I F I L M “CHE LASCIANO IL SEGNO”
di Erika Prandi
Il circolo del cinema di Verona è stato fondato nel lontano 1947 ed è stato guidato a lungo dal professor Pietro Barzisa, finché non è venuto a mancare due anni fa. Da allora ne ha preso le redini Roberto Bechis che ci ha raccontato di questa straordinaria associazione che opera ancora al cinema Kappadue.
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residente, ci riveli il segreto di questa incredibile longevità Abbiamo sempre puntato su film di qualità con un significato non solo estetico ma anche di contenuti, guardando alla cinematografia internazionale. Siamo tutti volontari per cui c’è lå’entusiasmo e il fatto di voler dare un contributo alla cultura cinematografica di Verona. Chi è l’iscritto medio? Ci sono iscritti di tutti i tipi e di tutte le estrazioni. Ci sono molte persone adulte perché il circolo è un’associazione storica; ma vorremmo ringiovanirlo. Stiamo studiando delle tariffe agevolate che partiranno con le iscrizioni di settembre. Chi si iscrive da noi ama il cinema d’autore, un cinema non facile da vedere. Noi proiettiamo solo prime visioni cercando di dare spazio anche al cinema internazionale con film di au-
Roberto Bechis
tori validi, ma non conosciuti come meriterebbero. Spesso invitiamo registi, attori oppure professionisti del cinema. Mandiamo un notiziario a casa tutti i mesi ai nostri iscritti in cui, oltre alla programmazione, parliamo di cinema, di festival. Il circolo ha sempre investito su libri di cinema: ha una delle maggiori biblioteche della regione riconosciuta dalla Regione Veneto. Come vi sostenete? Raccogliamo sia il 5x1000 che il 2x1000 anche dai non soci. Chiunque voglia provare a vedere una nostra serata per testare che tipo di cinema facciamo, è sempre accolto con piacere. Dal 1947 ad oggi è cambiato qualcosa nei gusti delle persone? Nel corso del tempo non ci
sono stati grandi cambiamenti nelle esigenze dello spettatore. Sicuramente, c’è più curiosità per il mondo asiatico rispetto a un tempo. Siamo sì storici ma ci siamo anche rinnovati attraverso l’utilizzo dei social. Costante è la richiesta di un cinema che lasci il segno, non solo dal punto di vista estetico. Sono sempre meno le persone che cercano di guardare film con contenuti. Purtroppo, il cinema è sempre più ricerca di svago per cui è difficile non tanto avere i film quanto le persone che vi partecipano. I nostri soci sono molto affezionati all’associazione ma vedo che il ricambio generazionale è difficile. Mi piacerebbe avere più giovani ma è difficile avvicinarli e portarli verso questo tipo di cinema. www.circolodelcinema.it
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ATTUALITÀ
EL DORADO? LUCI E OMBRE DALL'AUSTRALIA di Federica Lavarini
Un libro scritto da due italiani residenti da diversi anni nel Paese affresca i lineamenti di una vera e propria tendenza. Abbiamo raccolto la testimonianza di tre giovani veronesi che, al netto del fascino, non nascondono la fatica del sole e del lavoro nelle farm.
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e ti piace il lavoro che fai, è come non avessi mai lavorato un giorno nella vita tua». Ne è convinto Giuseppe Vraca, siciliano emigrato in Australia molti decenni fa «perché in Italia c’era crisi». Dopo anni di duro lavoro, nella sua nuova isola è diventato proprietario di una farm, un’azienda agricola. Di mese in mese, di anno in anno, vede passare davanti ai suoi occhi decine di giovani che, come lui tanti anni fa, ancora oggi scappano dall’Italia in cerca di una nuova opportunità di vita. È questo il tema della ricerca appena pubblicata da Michele Grigoletti e Silvia Pianelli, residenti in Australia, dal titolo Giovani italiani in Australia. Un “viaggio” da temporaneo a permanente, edito dalla Fondazione Migrantes. Ai dati, numeri e statistiche presentati, si è voluto dare un volto con il reportage 88 giorni nelle farm
australiane di Matteo Maffesanti. 88 giorni consecutivi di lavoro nelle farm sono, infatti, obbligatori per ottenere il Working Holiday Visa che permette di restare in Australia per due anni consecutivi. Tra il 2013 e il 2014, 3150 italiani (un + 77,5% rispetto all’anno prima) hanno lavorato nelle farm per comple-
tare i giorni necessari al fine di prolungare la permanenza in Australia. Sono perlopiù ventenni che hanno deciso di tagliare con una situazione di precarietà, insoddisfazione e frustrazione lavorativa. Non tutti però decidono di restare. Ce lo raccontano tre ragazzi di Verona che hanno scelto di ritornare.
GUARDA LA VIDEO INTERVISTA SU VERONA-PANTHEON.COM/PANTHEONTV
TIZIANA VINCO
ETÀ: 21 ANNI - PERIODO DI PERMANENZA:12 OTTOBRE 2015 – 12 APRILE 2016
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Il programma era di stare un anno. Sono andata con una mia amica a Noosa, un paesino sulla Sunshine Cost. I primi tre mesi abbiamo lavorato in una farm dove abbiamo raccolto e lavorato lo zenzero. Le prime tre settimane abbiamo raccolto la pianta nei campi, poi siamo state spostate nel capannone dove veniva tagliata, pulita e inscatolata per la vendita. Finiti i tre mesi obbligatori, abbiamo trovato subito un altro lavoro in città in un ristorante, dove guadagnavamo molto poco rispetto alle farm. I soldi iniziavano già a scarseggiare quando anche l’assicurazione sa-
nitaria, 600 dollari, era scaduta. A quel punto, la mia amica decise di tornare. Io, invece, decisi di rimanere, lavorando in una caffetteria a 60 km da casa. Dovevo svegliarmi alle quattro di mattina e a un certo punto capii che non sarei mai riuscita a farcela da sola. Non sono mai stata trattata come una straniera, anzi, tutti quanti mi accoglievano con mille domande quando dicevo che ero di Verona, perché la conoscono molto bene. Tuttavia, il progetto iniziale di girare l’Australia in macchina con la tenda, pur non avendo paura a stare sola, non mi sembrava adatto alla mia situazione».
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Giovani che emigrano in cerca di futuro
GIOVANNI ROSSATO
ETÀ: 26 ANNI - PERIODO DI PERMANENZA: OTTOBRE 2013 – APRILE 2015
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Sono partito per l’Australia dopo il triennio all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Pur avendo iniziato la specialistica, sentivo un calo di interesse e, allo stesso tempo, la pressione del mondo lavorativo. Ho dei cugini che vivono nella Mornington Peninsula, a sud i Melbourne perché negli anni Cinquanta, un fratello di mio nonno
era partito in nave per l’Australia con tutta la famiglia. Sono stato accolto con entusiasmo e ho iniziato a lavorare in una cantina vinicola. Trovata subito la mia indipendenza, ho voluto fare le farm, un’esperienza grazie alla quale ho capito, attraverso la conoscenza della permacultura, che adoro lavorare in campagna. E da allora non ho più smesso».
BARBARA ALBERTI
ETÀ: 32 ANNI - PERIODO DI PERMANENZA: LUGLIO 2014 – SETTEMBRE 2015
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Ho iniziato a lavorare in un bar a Melbourne dopo una settimana dall’arrivo. Poi ho lavorato tre mesi nelle farm. L’idea era quella di fermarsi un paio d’anni perché volevo fare un’esperienza all’estero, ma poi ho capito che si sta meglio qui. A Melbourne ho fatto una piccola esperienza in uno studio di architettura, perché io sono architetto. Ma era come iniziare da capo. Inoltre, mi mancavano i fratelli, gli amici: se l’avessi fatto a 25 anni, appena dopo l’università, probabilmente sarei rimasta là, adesso no. Mi sono resa conto che non era il posto dove volevo vivere
il resto della mia vita. Tutti pensano che l’Australia sia il paese dei balocchi e lo è, ma fino a un certo punto. Le persone sono molto disponibili, però ti mettono tanti paletti, come il Working Holiday Visa. Poi sono tutti di stampo inglese: lavorano fino alle cinque e poi vanno a correre nei parchi, il che è bellissimo. Ma se chiedi: “Posso passare per bere un caffè?”, ti rispondono: “Ma come, me lo dovevi dire in anticipo”. Non hanno quel senso dell’amicizia che esiste da noi ed è forse per questo motivo che tanti italiani stanno con gli italiani. Se ci tornerei? In vacanza, non per viverci».
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Intervista a Lucia Botturi del cineforum Pindemonte
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DIETRO LE QUINTE DEI CINEMA DI CITTÀ Gestisce i quattro cinema di Verona con il fratello Alberto e la zia Renata Ceresini Berzacola. Lei, li ha visti nascere e diventare quello che ora sono: un appuntamento irrinunciabile per chi è veramente appassionato di film d’autore. Lucia Botturi ci ha aperto le porte del suo «quartier generale», come definisce lei il cinema Fiume e ci ha mostrato l’affascinante mondo dei cinema di quartiere. A conduzione famigliare.
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ucia, ci racconti la storia dei quattro cinema: Fiume, Pindemonte, Diamante e Kappadue Il primo cinema che mio zio, Bruno Berzacola, ha preso in gestione è stato il Pindemonte negli anni Sessanta. All’inizio era un cinema parrocchiale e lo gestiva insieme al parroco di allora, don Riccardo Bortolotti, poi ha creato un cineforum – che oggi è davvero partecipato perché coinvolge quattro sale -. Questo dà ancora luce al cinema di qualità e a quella funzione che aveva un tempo a livello associativo. Dopo il Pindemonte, mio zio ha comprato il Fiume negli anni Novanta. Si chiama così perché i proprietari venivano dalla città di Fiume, in Dalmazia. Infatti, una volta all’anno organizziamo una Giornata della Memoria a ricordo delle Foibe. Il cinema è stato ristrutturato e ora ha uno degli impianti audio migliori del Veneto. Il Diamante, invece, era in gestione dagli anni Novanta, poi l’abbiamo acquistato nel 2007, mentre il Kappadue è in gestione dal 2001. L’abbiamo rinnovato completamente e ora nel Veneto è la sala di riferimento del cinema d’Essai. Il mio obiettivo è proporre a Verona tantissimi film, anche sconosciuti, ma che vale la pena vedere, perché credo
che il cinema sia un grande interprete della realtà. È un po' come leggere tanti libri o andare a teatro. Come avviene la scelta dei film? Innanzitutto non mi rivolgo alla casa produttrice perché i film vengono venduti tutti ai vari festival. Quelli che arrivano qui sono stati comprati dalla casa di distribuzione che ha i diritti di sfruttamento al cinema o in televisione. Le più importanti sono la Warner, la Universal, la Fox, la Rai e poi ci sono le case più indipendenti che sono quelle che preferisco. Come vede la concorrenza con i grandi cinema? All’inizio avevamo un po' paura delle multisale ma in realtà
abbiamo visto che il pubblico si è differenziato. Noi abbiamo molti anziani. Nel pomeriggio ci sono gli over 60 mentre la sera ci sono i professionisti di 40-45 anni che ricercano un tipo di film culturalmente più vicino alle loro corde. Come si è trasformato il cinema in questi anni? Sono cambiate molte esigenze perché oggi anche le donne lavorano: ci sono i figli, le babysitter. Una volta aprivamo il cinema alle 14 mentre adesso c’è una tendenza a spostare l’orario per venire incontro alla nuova vita frenetica. La mia impressione è che oggi la gente voglia pensare un po' meno: i film “tristi”, infatti, non sono i prediletti. C’è una grandissima richiesta di commedie di qualità che è la cosa più difficile da trovare. Le persone vogliono vivere più un cinema di distrazione e di qualità. Per il cineforum, poi vengono anche dal lago e dalla provincia di Mantova perché funziona come una sorta di abbonamento e il film resta
C’è chi viene per tagliare l’aria, per stare al buio, per stare in compagnia, per stare in pace.
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SCHERMI
in programmazione per tre settimane. Qual è il futuro dei cinema di quartiere, secondo lei? Conservo, ancora oggi, molto entusiasmo per questo lavoro e, a mio avviso, il cinema non morirà mai perché è un’e-
sperienza diversa. È vero che dopo un mese ritrovi le pellicole su dvd o su i canali televisivi, però, il cinema è diverso. C’è chi viene per tagliare l’aria, per stare al buio, per stare in compagnia, per stare in pace. È un motivo per uscire di
casa anche per tanti anziani. Poi un film visto al cinema è un’esperienza più coinvolgente. Io lo vedo un futuro per il cinema di città. I veneti rispondono bene a questo prodotto. www.cinemafiume.it www.cinemadiamante.it
ABBIAMO I NUMERI Per essere la Banca di riferimento al tessuto economico e sociale.
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La compagnia scaligera premiata alla Biennale
STORIE DI TEATRO
di
Giovanna Tondini
giovanna.tondini@verona-pantheon.com
LA FRAGILITÀ DELLA VITA SCEGLIE IL PALCOSCENICO
Una sorta di “teatro necessario”, quello che la compagnia veronese Babilonia Teatri porta in scena nei palcoscenici di tutta Italia e una compagnia, quella di Enrico Castellani e Valeria Raimondi, che riceverà, il prossimo 28 luglio, il Leone d'Argento per l'innovazione teatrale alla Biennale di Venezia. Enrico Castellani e Valeria Raimondi
Babilonia Teatri sono Enrico Castellani, Valeria Raimondi, Luca Scotton e Alice Castellani.
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In principio era il caos. E oggi è ancora così: una Babilonia millenaria, «la madre delle prostitute e degli orrori della terra». Non possiamo evitarla. Ci viviamo, ne facciamo parte. Ne siamo espressione. Dunque, come comunicarla? Valeria Raimondi ed Enrico Castellani si sono posti queste domande fin da subito. Era il 2006 quando «volevamo raccontare il carcere. Inizialmente parlavamo con persone che comunque non potevano rappresentare i carcerati. Come fare allora?». Da qui la scelta di lavorare direttamente con una carcerata, Biuti, una ragazza nigeriana. Ne è nato lo spettacolo Panopticon Frankestein con una scrittura che accosta punti di vista diversi, «che vengono giustapposti e lasciano al pubblico il giudizio». E una scelta tecnica della voce «intimamente legata a questa scrittura», priva di qualsiasi artificio. Alla ricerca dell’essenzialità, come sulla scena, dove tutto è ridotto al minimo. Dove i segni sono solo quelli importanti, quelli che servono: dove tutto è svelato. L’attore-non attore, dunque, diventa un contenitore aperto, da cui fluiscono le parole, con intenzione, ma prive di interpretazione che potrebbe limitarne il significato. È una narrazione che accompagna alla consapevolezza, ad aprire gli occhi.
«Il nostro lavoro è con le persone. Con loro si cerca di trovare relazione, empatia, si cerca di mettersi in ascolto, di creare fiducia». Difficile? No, «in questo modo si incontrano meno filtri rispetto ai professionisti, caricati delle loro sovrastrutture». Certamente sono richiesti tempi di lavoro più lunghi. «Un anno circa», fatto di giorni di prova diluiti nel tempo, «in modo che la dialettica tra pensiero e palcoscenico possa dare i suoi frutti». Perché «l’arte va sempre sedimentata». E poi magari accade che «certe idee che avevi in testa non funzionano sul palcoscenico». Il tentativo è quello di innescare discussione, dubbi, lasciare domande. «Il nostro messaggio
non vuole essere consolatorio o provocatorio. Ci sentiamo parte di questo mondo che raccontiamo. Non siamo borghesi elevati che giudicano». Da qui anche la scelta di chiamarsi Babilonia Teatri, un nome negativo e non edificante, come solitamente accade per le compagnie teatrali, ma coerente con ciò che si vuole portare in scena. E coerente con la vita di Enrico e Valeria. Scarna, essenziale, ai margini della città, vissuta con i loro due figli nella campagna veronese. Così sul palco vanno in scena persone, non categorie di persone. Chiunque esse siano, con questioni aperte, difficoltà sociali, fisiche e mentali. «Pinocchio, per esempio, racconta un
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STORIE DI TEATRO
«Il nostro messaggio non vuole essere consolatorio o provocatorio. Ci sentiamo parte di questo mondo che raccontiamo».
mondo attraverso persone emarginate. Sono gli Amici di Luca, usciti dal coma. All’inizio lo spettacolo può spiazzare. Poi si crea empatia tra loro e il pubblico. L’incontro avviene sul palco e la fine è una liberazione». Niente di pietistico, nessuno messo su un piedistallo per essere compatito. Altre volte in scena ci sono loro, Enrico e Valeria, con lavori non autoreferenziali, ma aperti il più possibile alla condivisione, come Made in Italy e Jesus. Per un teatro necessario, che racconta i mondi sommersi, pieni di contraddizioni. La reazione del pubblico? «Quello preparato partecipa con ironia. Alcuni si identificano. Altri si rifiutano di vedersi rappresentati in un certo modo». L’importante comunque è che non rimanga un teatro di nicchia, per pochi eletti. Certo è
un teatro che può piacere o meno. Ma Enrico insiste: «Ci sono infiniti modi di fare teatro: dipende dalla propria sensibilità». Di chi lo propone e di chi lo segue da spettatore. «Sarebbe bello che ciascuno potesse scegliere il teatro che gli piace». Ma, soprattutto in Italia, le proposte sono poche e si pensa che il teatro sia solo di un certo tipo, «deve esserci consapevolezza che se si sta guardando un classico, questo non è l’unico teatro possibile». Non ci deve essere neppure una sola definizione di attore. «Deve esserci libertà di scegliere come fare e cosa fare». C’è tuttavia un problema istituzionale di fondo che ostacola ciò che all’estero è un sistema normale, dove in un unico teatro si programmano spettacoli molto diversi tra loro. Forse però uno spiraglio di luce
c’è. Il 28 luglio Enrico, Valeria, Luca e Alice riceveranno un riconoscimento importante. Il più prestigioso finora, dopo i premi UBU e altri assegnati loro in 10 anni di attività. Il Leone d’argento della Biennale di Venezia accade nel momento giusto. «Avevamo molti dubbi per la testa ultimamente - ci svela Enrico. «Questo premio, inaspettato, ci dà la forza di andare avanti», aggiunge Valeria. Perché loro hanno ancora qualcosa da dire. Da dire di quel caos che viviamo, ogni giorno. Quello che non puoi racchiudere in una scatola. Quello che non puoi limitare in grafismi: devi solo ascoltare, sentire, percepire. E lasciare essere.
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OPPORTUNITÀ
USCIRE DI CASA A 18 ANNi, PERCHÉ NO?
di Luca Spaziani
Sei appartamenti destinati a giovani tra i 18 e i 29 anni: la cooperativa Energie Sociali promuove un progetto di co-housing rivolto a ragazzi e ragazze con storie diverse e obiettivi comuni.
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iovani con un passato diverso chiamati a crescere insieme sotto lo stesso tetto, perché non conta ciò che si è stati ma ciò che si potrà essere domani: è questo l’obiettivo di “Giovani Abitanti in Rete”, il progetto di co-housing giovanile promosso dalla cooperativa Energie Sociali con il contributo di Fondazione CariVerona. Sei alloggi, situati nei quartieri Veronetta, Santa Lucia e Borgo Roma, saranno affittati, al costo di 150 euro al mese, a giovani compresi tra i 18 e i 29 ani. In ciascun appartamento convivranno tre ragazzi: un “care leaver”, proveniente cioè da una delle comunità per minori gestite dalla cooperativa, un giovane che al momento non studia e non lavora e, infine, un giovane precario, con una situazione lavorativa instabile. Insieme dovranno imparare a gestire una casa, ma anche a condividere spazi, attività e risorse, aiutandosi a vicenda a raggiungere quell’autonomia che, specie per alcuni di loro, rappresenta un traguardo fondamentale. “Fatti buttare fuori di casa!” è lo slogan del bando. Un’esortazione quanto mai attuale in un Paese nel quale, come certificato dall’Istat non più tardi di due mesi fa, un trentenne su tre risiede ancora a casa con i genitori. Quello proposto da Energie Sociali è un approccio innovativo, frutto dell’esperienza di una realtà che
opera da anni nel settore dell’housing sociale, come racconta la presidente della cooperativa Chiara Castellani: «Questo progetto è l’evoluzione di un’attività che svolgiamo da qualche anno e che finora era rivolta ai soli ragazzi delle nostre comunità per minori, che, dopo aver compiuto 18 anni, non beneficiano più dei servizi di tutela. Noi non li abbandoniamo e restiamo al loro fianco per condurli verso un’autonomia professionale e abitativa. Ultimamente ci siamo chiesti se non fosse il caso di proporre a questi ragazzi una convivenza con dei loro coetanei cresciuti in famiglia, affinché non si sentano diversi né tanto meno emarginati. Da qui è nato questo progetto che mette insieme giovani con esperienze diverse ma esigenze
e obiettivi molto simili». Un percorso non facile, soprattutto all’inizio, nel quale però i giovani coinquilini non saranno lasciati soli: «I ragazzi - spiega Castellani saranno seguiti da un coach che li supporterà per gli aspetti pratici legati all’abitazione e alla convivenza. Non sarà un accompagnamento educativo ma una supervisione. Supporteremo i ragazzi nella ricerca di un lavoro in modo che, al termine dei 18 mesi previsti dal progetto, siano in grado di pagarsi da soli un affitto. Inoltre, vorremmo che i sei gruppi di ragazzi non fossero isolati ma che anzi facessero rete tra loro, di qui il titolo del progetto». Ma cosa dovranno offrire i partecipanti in cambio di quest’opportunità? «Chiederemo
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Un progetto di co-housing in salsa veronese
CHI SONO I CARE LEAVERS, IN SINTESI:
loro un impegno di cinque ore settimanali in una realtà che sceglieremo insieme ad ognuno, in base alle proprie attitudini, perché il volontariato non è un qualcosa che si può imporre. È una restituzione
stati allontanati e fuori dalla comunità che non li può più accogliere per raggiunta maggior età. Due le soluzioni che la cooperativa Energie Sociali mette in campo: · Durante la permanenza nelle comunità: interventi preventivi per preparare i ragazzi/e a saper gestire una vita autonoma dal punto di vista lavorativo, affettivo e abitativo; · Appena compiuti i 18 anni: interventi di supporto all'inserimento nel mondo del lavoro e nella ricerca di soluzioni abitative. che non fanno a noi – precisa Castellani – ma al territorio in cui vivono, come segno di partecipazione alla comunità». I primi giovani sono già stati individuati e, a fine giugno, si è
tenuto l’incontro di lancio del progetto, il bando per quest'anno è chiuso, ma ci si potrà candidare in qualsiasi momento per essere inseriti in lista d’attesa. www.energiesociali.it
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Sono ragazzi e ragazze neo maggiorenni che escono dai percorsi di tutela sociale presso comunità residenziali per minori, nelle quali hanno trascorso alcuni anni della loro vita dopo essere stati allontanati da famiglie problematiche e perciò inadeguate a prendersi cura di loro. Per la maggior parte di questi giovani il passaggio alla vita adulta oggi è particolarmente difficile poiché, terminata la fase di presa in carico da parte dei servizi sociali, si trovano da soli nel dover costruire la propria autonomia fuori dalla famiglia da cui erano
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Un esempio di cittadinanza attiva
STORIE DAL TERRITORIO
di
Alessandra Scolari
SENSIBILITA’ E CONDIVISIONE SALVANO I NOSTRI TESORI
La Sacra Famiglia nel capitello di Cellore di Sezano è tornata a splendere! I residenti di Sezano (un centinaio di anime) mantengono vivo il loro amato paese. Un’oasi di pace, dove il tempo sembra non aver intaccato l’armonia scenografica, delle verdi tondeggianti colline che lo rendono unico. Quando la partecipazione sbaraglia l’indifferenza!
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due capitelli di Cellore di Sezano, un tempo proprietà Bertani e oggi Rizzardi, sono tornati a testimoniare la fiducia nella famiglia e nel Crocefisso. La loro posizione, sull’antichissima (un tempo unica) strada di collegamento Verona, Grezzana e la Lessinia, segna il crocevia di confine ed è punto di riferimento di molte persone (a piedi e in bici), le quali di fronte alla bellezza di questa Sacra Famiglia recitano il «Mater divine gratie» pensando alla propria famiglia. All’inaugurazione, lo scorso 31 maggio, era presente una folla in preghiera; era anche l’ultima sera della recita del Rosario Mariano che, nel paese da tempo immemorabile, è itinerante (ogni sera una postazione diversa) e, durante la quale, è nata l’idea del restauro dei due capitelli. Don Paolo Dal Fior - parroco di Santa Maria in Stelle e Sezano - ha intercettato subito questo desiderio, condividendolo con tutti gli abitanti (durante la messa domenicale), i quali concordarono: «II capitello grande ne ha assoluto bisogno». E da quel momento l’interesse tra gli abitanti è stato unanime. Così l’architetto Stefano Brunelli ha redatto il progetto (poi ha diretto i lavori) per la Sovrintendenza (l’autorizzazione è pervenuta l’11 marzo), quando già era tutto pronto per la realizzazione dell’opera.
Sezano: panoramica dal libro "il monastero di Sezano in Valpantena"
Hanno collaborato attivamente l’ingegner Gilberto Avanzi, Mauro Bagnoli (che ha ristrutturato le pietre e i tufi), l’impresa edile Giorgio Ballini, aiutato (in questa occasione) dal fratello Luca – ora prezioso “custode” - Leone Butturini per il restauro del cancelletto ligneo e molti altri si sono resi disponibili. L’artista di Arcole, Antonella Burato, ha proposto una sua versione della Sacra Famiglia, rifacendosi alle fotografie risalenti ad una trentina di anni fa. Il progetto è stato subito apprezzato dagli architetti e dalla Sovrintendenza ai Beni Ambientali e l’opera, orgoglio dei residenti di Seza-
no, è stata fin da subito amata anche da tutti i “viandanti”. Sezano è un piccolo paese, l’ultimo a Est di Verona, aggrappato alle verdi pendici delle colline ad Est della Valpantena, lungo la linea delle risorgive, seminascosto, a poca distanza da Grezzana, un paesaggio (finora) salvaguardato dalla grande edificazione e dal traffico. Un paese vissuto dai suoi residenti, che negli anni hanno saputo intelligentemente tenere unite forze e capacità per valorizzarlo: le sue antiche stradine sono ordinate e fiorite, hanno anche (nel 2002) provveduto al restauro dell’antica chiesa dedi-
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STORIE DAL TERRITORIO
cata a San Lorenzo. Perché ciò non avviene in altri paesi? Una risposta, a nostro risposta, a nostro avviso, sta nell’amore degli abitanti per il loro territorio che ne ha potenziato lo spirito di appartenenza, quindi, presentarlo decorosamente agli ospiti (tanti) che lo frequentano, è un fatto naturale. Non è un caso che a Sezano siano in piena attività due importanti famiglie religiose: i Missionari Passionisti e gli Stimmatini. La casa e chiesa dei Missionari Passionisti a Cellore accoglie ragazzi, studenti, missionari e i tanti fedeli - con una grande aiuola di bellissime rose (colore rosa), quasi a confermare che una vita a servizio degli altri è bella oltre che utile. Nel centro di Sezano il monastero, voluto dai Benedettini nel IX secolo è passato (nel 1500) agli Olivetani e (nel 1838) agli
Stimmatini: tre realtà che hanno vissuto per servire Dio e l’uomo. Ancora oggi il chiostro del monastero è aperto a Sud, sulla città, quasi a vegliare su di essa e se, nei secoli ha ospitato i giovani che studiavano per avviarsi alla vita religiosa, all’inizio del Novecento la scuola è stata aperta ai giovani studenti della Valpantena: per loro una grande opportunità. Oggi è chiamato «Monastero del bene comune». Scrive padre Silvano Nicoletto «siamo una piccola luce, una debole fiammella di stoppino posta in un angolo della geografia di Dio» e la comunità religiosa si mescola agli amici e alle tante persone che giungono in questo luogo. È domenica. Appena si varca il cancello si respira l’armonia, fatta dalla bellezza dei colori del paesaggio, dai silenzi e da persone attive e sorridenti che dialogando serene.
Il Capitello di Cellore restaurato nel 2016
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L'arte di Giovanni Massagrande
LINEAMENTI DI TERRITORIO
di
Ingrid Sommacampagna
PROVE DI SCULTURA
Dopo una ricerca sul corpo e sulla sofferenza durata anni, Giovanni Massagrande, scultore e restauratore di arredi d'arte sacra, ha reinterpretato la crocefissione del Cristo. L'opera è stata presentata in due convegni e quello finale si svolgerà a Venezia nell'aula delle conferenze della Scuola Grande di San Rocco, dal titolo “Dialogo tra due crocifissioni del Tintoretto e di Giovanni Massagrande”, tenuta da Don Antonio Scattolini e dalla Prof.ssa Ester Brunet.
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a società cambia di secolo in secolo e alcuni valori sembrano vacillare. Ma ciò che non sembra essersi modificato nel tempo è un emblema a noi caro che rappresenta l'evento culminante della storia umana e della sua salvezza: la crocifissione di Gesù Cristo. Molti artisti hanno interpretato a loro modo la passione del Messia, la sua morte e resurrezione, e ad ogni epoca storica è stata associata una croce simbolo, che costituisce per i cristiani un ricordo del suo sacrificio, la speranza della vita dopo la morte terrena, e un invito ad imitarlo accettando anche il dolore. La croce cristiana è la rappresentazione stilizzata dello strumento di tortura utilizzato dai romani per l'esecuzione capitale, preceduta dalla flagellazione, rituale straziante per il condannato. È sulla scultura di gesso di Giovanni Massagrande, che ruota tanto stupore e tanta curiosità, ritrovata per caso un anno fa dall'amico Gaetano Patuzzo, a Palazzo Malmignati a Bovolone, sede del laboratorio dell'artista dal 1990 (accreditato dal ministero dei Beni Culturali). L'idea nel bozzetto di allora, negli anni Settanta, era quella di un crocefisso da posizionare dietro all'altare di una chiesa moderna costruita in cemento armato. L'opera raffigura un Gesù Cristo che appartiene all'iconografia classica di tipo
La mia arte è “artigianale” e nasce dalla co noscenza dei materiali per dar loro poi for ma. La fisionomia del Cristo, senza volto, sen za dettagli, si riferisce a ciò che ho vissuto in gioventù nella campagna e durante il periodo del terrorismo degli anni di piombo.
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LINEAMENTI DI TERRITORIO
votivo, spogliato e appeso, però, con una sola mano alla croce, e quest'ultima non è più la parte importante visto che diventa un'ombra proiettata, che sembra non sostenere il corpo. Ognuno può interpretare a suo modo la figura, associando anche altre personificazioni a seconda del proprio vissuto: sembra che Cristo non voglia lasciarsi cadere, continuando a salvarci anche se ormai è allo stremo delle forze, oppure è come se volesse scendere per aiutare i suoi fedeli, o, per certi versi, sembra dare l'impressione di scivolare perché il mondo ha smesso di credere in lui. «La mia arte è “artigianale” e nasce dalla conoscenza dei materiali per dar loro poi forma. La fisionomia del Cristo, senza volto, senza dettagli, si riferisce a ciò che ho vissuto in gioventù nella campagna e durante il periodo del terrorismo degli anni di piombo. Allora, infatti, si usava macellare gli animali nelle corti delle case e in questo modo ho acquisito culturalmente dei ricordi di sofferenza, uniti a quei sentimenti, che hanno caratterizzato gli anni '70, tra morti violente, mancanza di sicurezza e paura, che danno vita alla scultura», spiega Massagrande, un artista con una
profonda cultura dell'arte sacra, che si autodefinisce uno “scultore amante della pittura”. Gianni ha frequentato l'Accademia Cignaroli e la scuola di pittura e scultura di Bovolone, collaborando, inoltre, con il C.F.P. del suo stesso paese come insegnante di scultura lignea. È iscritto al ruolo dei periti e degli esperti alla Camera di Commercio, nella categoria legno e fa parte della società delle Belle Arti di Verona. Nel 1974/1975 ha realizzato per l'Ente Lirico Arena di Verona le parti scultoree delle scenografie di Aida, Turandot, Sansone e Dalila, partecipando negli anni a mostre personali e collettive. «Per far conoscere al pubblico e alla critica quest'opera unica, assieme a Don Antonio Scattolini, responsabile per l'arte sacra della Diocesi di Verona, abbiamo organizzato alcuni convegni. Il primo si è svolto nell'aula magna del Seminario Vescovile di Verona, il secondo a Bovolone a Palazzo Malmignati. Il terzo e conclusivo, a data da destinarsi, si svolgerà a Venezia nell'aula delle conferenze della Scuola Grande di San Rocco, con la presenza di Ester Brunet, curatrice artistica dell'antico edificio, dal titolo 'Dialogo tra due crocifissio-
ni del Tintoretto e di Giovanni Massagrande', in cui verranno confrontate le due opere, la cui prima è un dipinto a olio su tela del 1565, lì conservato», afferma Patuzzo. L'arte è un mondo infinito di scoperte continue, nel quale, talvolta, non si riesce a tenere “i piedi per terra”. La maestria di Massagrande consiste, invece, nel non auto-celebrarsi e nell'affermare che la vita è un progetto in cui la curiosità regna sovrana e permette di continuare a conoscere.
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VALPANTENA Grande successo per la visita guidata a Villa Arvedi
ART E E M US I C A PER UN T URI SM O C H E P I A C E di Redazione
Il turismo attivo, quello che offre emozioni, scoprendo il suo passato, la sua collocazione artistica, la poesia e la musica, potrà portare il ritorno all’affezione del proprio territorio e recuperare la propria identità. All’evento di chiusura della stagione 2015/2016 delle attività culturali della biblioteca comunale di Grezzana hanno partecipato oltre 200 persone, incuranti del cielo plumbeo.
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onoscere per amare! L’evento - svoltosi domenica 12 giugno - promosso dalla biblioteca comunale, nei suoi tre momenti, resterà nella storia delle attività culturali della biblioteca comunale. Ciò grazie all’accoglienza ed all’ospitalità dei conti Arvedi, che, generosamente, hanno concesso (gratuitamente) Villa Arvedi, emblema della Valpantena e delle bravissime guide - il conte Paolo Arvedi e Silvia Fenzi – che ne hanno raccontato la storia dei suoi abitanti. L’idea di una domenica “turistica” proposta da Alessandra Scolari, al Comitato di gestione della biblioteca comunale, è stata accolta con entusiasmo. Progetto perfezionato, con l’appoggio di Rosamaria Conti e Barbara Proske, che ha emozionato le oltre 200 persone partecipanti. Già alle 9 del mattino, la sala Bodenheim, del Centro culturale «Eugenio Turri» era gremita e Isabella Rossi ha recitato le bellissime poesie inerenti alla domenica, giorno dedicato alla famiglia che interrompe la frettolosa vita quotidiana. E il campanile di Grezzana? Simbolo di un passato anche recente (la sua ricostruzione dopo la Seconda Guerra Mondiale) e i rintocchi delle campane, compagne festose della domenica. Sullo schermo Giovanni Pascoli e Pier Paolo Pasolini, entrambi poeti che hanno valorizzato la domenica. Poi la passeggiata da Via A. Segni (sede della biblioteca)
L'evento della biblioteca comunale di Grezzana del 12 di giugno 2016
a Villa Arvedi, attraverso Via G. Marconi, Piazza C. Ederle e Via Roma fino a Cuzzano rinomata in tutto il mondo per l’arte e l’architettura della sua dimora principale e il secolare giardino all’italiana, i suoi saloni, gli affreschi del pittore francese Louis Dorigny (Parigi, 1654 – Verona, 1742) e la chiesetta dedicata a San Carlo. Qui la comitiva è stata accolta dalla musica offerta dalle bravissime Julia Nagj e Nicoletta Bortolamai, rispettivamente chitarra e violino e dalla voce di Rosamaria Conti. Musica che ha allietato gli ospiti (divisi
in due gruppi), accompagnati, oltre che dalle due preparatissime guide, dalla signora Alda Bertani Arvedi che ha preparato ed offerto anche un piccolo rinfresco. L’attenzione dei partecipanti (bambini, in prima fila) è stata massima. Tante le attestazioni di gratitudine e le emozioni trascritte nel libro di Villa Arvedi. L’abbinamento tra passato e presente, arte, musica e passione per le bellezze che ci circondano, sono gli ingredienti del nuovo turismo che le persone cercano.
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Dizionario dell’estate veronese
A cura di Giulia Zampieri
Dalla A alla Z: ecco gli appuntamenti
che la città ci suggerisce per questi mesi estivi. 21 lettere per comporre la vostra estate, su misura.
A
All’INSÙ
dopo il letargo invernale, tutti fuori. E col naso all’insù! Basta una coperta sul prato del Pestrino per Operaforte Festival: ogni sera, dal 24 luglio al 21 agosto, una diversa pellicola. Sempre COOL!
BASTIONI
B
in bilico tra commedie ecologiche, thriller e fantastico, Bastione San Francesco si trasformerà in teatro per Bastiòn Teatrò, dal 14 luglio al 10 settembre.
C
CORTILI
a Chiostro S. Eufemia, Arsenale e Chiostro S. Maria in Organo fino a settembre ci penseranno Molière, Cervantes e Goldoni a portare, ancora, il Teatro nei Cortili.
DANZE
D
per l’Estate teatrale veronese 2016 delicati passi di danza al Teatro Romano con Romeo e Giulietta e i Momix.
E
(E)VENTO TRA I CAPELLI
una bella novità: Circus Fest! Il circo degli anni ’30 che sbarca a Sommacampagna, il 29 e 30 luglio. Un evento da non perdere perché porta aria nuova… e ci scapigliano le idee.
FOSSE/A
F
perdetevi nei fumi della frenesia e lasciatevi raccontare dalla storia. In caso di sonno, si può pure dormire nel fossato del Castello di Sanguinetto, dal 16 al 17 settembre.
G
GIARDINI
meglio se colorati, come il Giardino Magenta di Villafranca. Un’oasi di pace per sfuggire alla calura padana e svagarsi tra giochi, corsi di massaggio e imperdibili workshop.
HOSTARIA
H
siete in vacanza, birretta in mano. E qui si parla…di autunno! Ma per un buon motivo: Hostaria 2016. 14, 15 e 16 ottobre per gustare il frutto della vendemmia settembrina. Ora, tornate pure alla vostra trappista.
I
INCONTRI
Cosa aspettarsi da quello, bello inaspettato, tra il Duca Bianco e il Bardo dell’Avon, in Corte Sgarzerie? Avete avuto a disposizione ben quattro repliche il 4, 11, 18 e 25 luglio di BowieVsShakespeare per scoprirlo.
LESSINIA
rigogliosa, e poi generosa quando ci regala, tra gli altri, la musica di Lessinia Fest, dal 6 luglio al 14 agosto, e ancora, le immagini di poesia del Film Festival della Lessinia, dal 20 al 28 agosto.
L
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Dizionario dell’estate veronese
M
MAG(ma)
che ribolle, MAGMA incandescente che ha infiammato la notte bianca di Caldiero, il 16 luglio. E ancora, Musica Arte Giovani ma, stavolta, una sillaba in meno: MAG Festival di Sona, dal 25 al 28 agosto.
NAMASTÈ (mochieti)
ieri sera avete esagerato? Vestitevi comodi e raggiungete Parco San Giacomo. Ogni giovedì sera, e per tutta l’estate, troverete chi fa Yoga al Parco. E magari anche la pace dei sensi.
O
N
OCHE
ma di quelle serie, al Goose Festival Zevio. Tre giorni di arte, musica e cultura il 5, 6 e 7 agosto. E tanti meravigliosi ospiti. Dalle zampe palmate.
PONTI
nella Verona cinta da mura, c’è chi è al lavoro per costruire nuovi ponti. In prima linea, Bridge Film Festival. Liquidità il tema esplorato quest’anno per l’edizione che, dal 13 al 16 luglio, avrà luogo lungo le rive dell’Adige.
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QUESTIONI DELICATE
non lo capite? Forse non fa proprio per voi? Peccato però, perché Verona ama il jazz. Un amore dichiarato a luglio, dal 2 al 31, in sei appuntamenti in piazza Erbe. Un corteggiamento moderno, tra un aperitivo e l’altro.
ROCK
Verona amerà il jazz, ma non disdegna di certo il rock. Verona Sound Fest è l’attesa prima edizione del festival che celebra il lato duro della musica. Dal 21 al 24 luglio, ai Bastioni in via Città di Nimes
S
R
SPAKEMOtUTTO
un nome roboante per la festa che sconquassa la bassa e risveglia la provincia. Spakemotuto Festival. A Sanguinetto: 28, 29, 30 luglio! Andateci: d’estate qualche zanzara, ma zero nebbia!
TREKKING
anche in città con gli itinerari di Trekking Urbano organizzati da Comitato per il Verde. Una volta al mese, percorsi alla scoperta della città e delle sue molteplici identità. Seguiteli.
U
P
T
USE-IT
una città a nostra completa disposizione. E adesso anche una nuova mappa, per scoprirla (leggete di più a pag. 50). E un imperativo, che vale doppio: usiamola, questa (USE-IT) Verona!
VIOLA & SOFIA
lassù lei, sicuro rifugio dalla calura estiva con la Festa Grande a Santa Viola. Quaggiù, Forte Sofia, e il suo Cinema Sotto le Stelle: quattro serate, dal 5 luglio, per scoprire il nuovo cinema italiano.
Z
ZENO A ZONZO
anche il nostro patrono fugge dall’afa cittadina e se ne va in villeggiatura. Versione estiva: San Zeno di in Montagna. Con lui, un manipolo di artisti di strada per Street Food & Busker: sabato 6 e domenica 7 agosto.
V
M VERONA
are famous for ended up with …as long as it elieve it is due mountains, the nd the alwaysers that fill us ictable. Others uthouses, San e like the first
ere’s another e two official as, are sworn ny things in n derbies, their the legendary al times, their low and they
GIOVANI & LAVORO di
UNA NUOVA MAPPA PER UNA VERONA DIVERSA
Giulia Zampieri
Arriva anche a Verona la mappa europea USE-IT, pensata per finire dritta dritta nelle tasche dei viaggiatori moderni: giovani, curiosi e cosmopoliti. Come la città che prende vita qui.
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Il– progetto è stato sostenuto finanziariamente dall'ufficio Europe Direct_Filodiretto con l'Europa_di Verona
d Juliet. That’s t come to our more than a t Verona is the even for locals hidden alleys on a bench in atue in piazza e. To help you better half all on the few
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Sentirsi veronesi (anche) da turisti
ella sua prima versione, anno 1971, latitudine Copenaghen, si fa chiamare così: Huset. Ci pensa poi lo spirito di adattamento del backpacker (i viaggiatori low cost, ndr) a riconoscere in quelle lettere il più familiare richiamo della lingua inglese e quel nome diventa, così, un azzeccatissimo invito: USE-IT! Dopo la pioniera Ghent, anno 2005, e altre 40 città sparse in tutta Europa, anche Verona ha finalmente risposto a questo accorato invito con la coloratissima mappa che è nata 1 10 dall’impegno appassionato di Alessandra Goio, coordinatrice del progetto, assieme al prezioso sostegno di Europe Direct, 11 2 Diplomart e Salmon Magazine. 69 Dopo un indaffarato anno di lavoro, ci confida Alessandra, ecco il (tascabile) risultato: un VIA BALDASSARE LONGHENA 3 variopinto quadrato di carta, 12 135 x 135 mm, distribuito gratuitamente, e creato dai giovani 4 veronesi per quei giovani viaggiatori che vogliono vivere 65 66 Verona, vera, anche da 67 quella turisti. 13 Al centro, l’Adige che abbrac5 cia la città e, tutt’intorno, quei luoghi imperdibili per poter accarezzare, ammirare e assag6 giare l’anima veronese, proprio come farebbe un local. 14 Più di 70 i luoghi consigliati che custodiscono, lontani dai soliti7 frenetici itinerari turistici, come piccoli scrigni, il bello 15 della Verona romana, con l’Arco
MOBY DICK WAS HERE Are you crossing the gate which connects Piazza Erbe with Piazza dei Signori? Then stop right there and look up: see the big bone hanging above your head? You’re below Arco della Costa (the rib’s arch) which is deemed to have belonged to a whale. It was hung around the 17th century but it’s unclear why. Many like to refer to legends, but more probably it was the pharmacy (still existing!) next to the arch that placed the rib there only to mark its presence.
A VERY DEEP LOVE Apart from Romeo and Juliet, there’s another love story that is worth telling. Corrado, a young Veronese noble, felt deeply in love with Isabella who kept rejecting him. Tired of her refusals, Corrado told her she was cold like the water of the well on which they were sitting. Isabella decided to challenge him and asked him to prove how cold the water was by throwing himself into the well. And he did! Isabella suddenly regretted having lost her Corrado and followed him in the dark hole, which is now known as the love’s well. No need to say that’s another spot to kiss passionately away from people’s gaze. Don’t be scared to end up like the two lovers by falling into the well. It’s closed with a big grill. Vicolo San Marco in Foro
NIGHT JUGGLERS Officially known as Piazza dei Signori, we call it Piazza Dante because of the poet’s statue placed in the middle of the square. Under his serious gaze something special happens on Wednesday nights. Guitars, ukuleles and bongo drums start to play and there are also people juggling, dancing or just sitting on the floor having a chat. Unfortunately, it often happens that the police tries to stop this event due to disturbance of public peace. Despite this, people keep gathering to enjoy the community vibe and the great sense of freedom this event transmits. During the year the square is animated by other cultural events like flamenco, folk dances, music festivals and the Christmas markets in December. Piazza Dei Signori (in Summer, every Wednesday night)
and generous hills of Valpolicella, a land located in the North-Western province, for making our wine famous throughout the world. The fact that the city hosts one of the greatest world wine fairs every year proves this. Although Vinitaly is an event addressed to wine connoisseurs, we always try to be present at this fair. During this occasion we all turn Dionysus gods. Rather than acting like true experts, who taste and then spit the wine, we drink whatever they pour in our glass. For us it’s a ritual to get out of the fair completely wasted after a couple of hours. Normally, tickets are very expensive but we always find a way to get super discounts. Honestly, it’s very hard to get a cheaper ticket if you don’t have contacts in town… unless you manage to bewitch a Veronese who’ll pay it for you.
FOLLOW THE RIVER Although Verona is a small town, we always find new ways to walk around it. The city center is our favorite destination and there are many paths you can follow. One of our favourite is that along one of the many Lungadige (embankments of the river Adige). It is a fascinating experience. Especially during spring nights, when the street lamps enlighten the embankments, the trees along the way are flowering and the air is filled with the smell of linden. SAGRE FEVER Not only are we fond of our city, but we like to express our devotion in the way we prefer: eating and partying. People of all ages gather together in the sagre (local fairs) organised in every neighbourhood. Be sure to stop by and sit with us on a rustic bench, tasting our traditional food, listening to folk music and dancing together with the old couples. It is a highly enjoyable moment and the best occasion to feel like a true Veronese. Check out the complete sagre calendar on cittadiverona.it/eventi/sagre.
SEE YA AT THE BEACH! If you come to Verona on a sunny Sunday afternoon, don’t be surprised if you can’t find us. We’ll be stuck in the traffic jam on the way to Lake Garda. It is our favourite destination during the weekend. Here you can put your towel on one of the stony beaches,
DIG IN Tired of the crowded via Mazzini, where all the crazy shopping stops only late in the evening? Then take shelter in via Quintino Sella, where you won’t help notice La Bancarella dei Libri (the Books stall). We like to think of it as a small version of the Parisian bouquinistes. A father and his son have been running this stand for 68 years and they still sell their well-preserved second-hand books (all are strictly at half of the original price) with passion. All the books are in Italian, but many of them are illustrated and nice to leaf through. So have patience and dig to find the perfect book for you! Via Quintino Sella
AN HISTORICAL BAKERY Panificio De Rossi has been running since 1948 and since then it has served many generations of locals on a daily basis. They sell hundreds of types of bread and sweets. Despite the mass of tourists flocking in this bakery at every hour, we like to stop here as well for a quick pastry or to buy the bread we promised our mum we’d have brought home. Corso Porta Borsari 3 (Every day, 07.45–19.30)
HISTORY PACKED IN ONE PLACE In Roman times Piazza delle Erbe was the beating heart of the city’s economic and political life and it has remained the main market square through the centuries. It is full of elegant houses with Renaissance frescos on the walls. And yes, there’s the typical Italian fountain too. It’s Madonna Verona, a crowned lady and the symbol of our city. She holds a scroll with a Latin inscription (which is also the city’s motto): “Est iusti latrix urbas haec et laudis amatrix” (the city bestows justice and admires praise). See the winged Lion as well? No, it’s not a mismatch, it’s the symbol of the Veneto region. Piazza delle Erbe THE HAPPIEST HOUR OF THE DAY When we say we wanna drink, we really mean it. And what best moment to freshen our palate if not at happy hour? When the sun is almost setting and people get off work, Piazza Erbe becomes the loudest spot of the city. Locals gather in the lined-up small bars until late. The square and the adjacent streets are so crowded that buses and bikes always have trouble cutting their way through the river of people. Happy hours normally start at 18 and finish at… well, when we’re done.
TUTTI FRUTTI Like all the other Italian cities, Verona has been keeping the tradition of local markets. Once a week each neighbourhood hosts several stalls of food and clothes. Among them, the one in Piazza Erbe is the most well-known fruit and veggies market due to its central location. At least it was. Now there are only two or three sellers as the space was gradually occupied by souvenir stands. Make your way
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LONG LIVE THE LORDS Wherever you go in Verona, you’ll bump into the symbol of a staircase. It’s everywhere: on the walls, on the sidewalks, on the flags of the Verona Province and of the Verona football team. Is it to warn people to mind the steps? As persuasive as this explanation may seem, the answer is another one. It’s the coat of arms of Della Scala family (literally meaning “from the staircase”), a noble family who ruled Verona in medieval times. During the rule of Scaligeri (that’s how we call them), Verona managed to impose itself as one of the most powerful cities in Northern Italy. Today many members of this family rest in this openair mausoleum called Arche Scaligere (Scaligere tombs). When you’re there pay homage to their graves, in particular to Cangrande’s, the most famous ruler of the city, who granted Dante protection during his exile from Florence. Via Arche Scaligere
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FOOD
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DEAR PEN PAL… The atmosphere at Gelso is one of magic and cosiness. Apart from books, the true specialty of this shop is the art of writing. Look at their hundreds of types of pens, books, diaries, all strictly hand-crafted and looked after in every detail. Even wrapping up in gift paper is considered an art form here. Via G. Zambelli 4/b (Every day, 9-19)
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SHOPPING
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A MELTING POT OF GENERATIONS Pampanin is the perfect place for rendez-vous for locals of all ages. If it’s a hot summer day, try their delicious Eis Spaghetti (€ 5). It’s not the real pasta but vanilla icecream in a spaghetti shape topped with strawberry icing and pieces of hazelnut and filled with whipped cream. You can go there also in winter to sip a good and cheap hot chocolate. Via Garibaldi 24 (Mon to Sun, 7.30-00)
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CHAIRS AND THE CITY There’s a neighborhood in Verona and it’s called Carega. In this neighborhood there’s also a street and it’s called Carega. In this street there’s also a bar and it’s called Carega. Simple to remember, but what the hell is Carega? It’s the Veneto way of saying “chair”. And why is everything here called Carega? Some believe it’s because of the chair on which tailors and tanners living in this district sat to make shoes. Others say it’s because the Ostrogoth king Teodorico used to sit on the throne made out of stone and located in this area to take a break from his walks. But if you go to Carega to have a drink, the owner will be delighted to tell you his and most plausible version of the story. Apparently Carega refers to a memorial stone in honor of a magistrate living in Verona in Roman times. The stone was carved to resemble a desk, which in Italian is called “cattedra”, which in Veneto becomes “carega”. Have fun discovering these urban myths by walking around this city’s neighborhood. Via Cadrega WATCH OUT FOR THE GIANT There’s a place where it’s mathematically sure we’ll meet someone we know. When we go to Le Piere we always stop by to say hi to our acquaintancies and we literally colonize the area around it. We stay everywhere: inside, on the sidewalks, outside holding the unmissable glass with one hand and a cig with the other. Sometimes it gets so crowded that the bar hired a massive guy to keep the street clear and let the cars pass. When he’s around make sure not to bother him by standing in the middle of the street. Via Sant’Egidio 16 (Mon to Sat, 8-2; Sun, 15-00)
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FOR A GOOD CAUSE Progetto Quid is not the usual shop you’ll expect to find in the chic Via Mazzini. The project started in 2012, when a few young professionals from Verona decided to put together their energies for an amazing social initiative, which combines the fight against social exclusion and love for. In fact, they produce clothes made of recovered fabric and produced by women with a troubled past, so they can reintegrate into the job market. Via Mazzini 2a, second floor (Every day, 10-19.30) A SAD STORY Porta Leoni is one of the many city’s ancient doors 23 . It is also infamously known as the spot where the young Nicola Tommasoli was killed in 2008. He was asked for a cigarette by a neo fascist gang and refused. Flowers and a wall inscription are placed next to the door to remind us of the event and the silliness of violence. Corticella Leoni
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SIGHTSEEING
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TELL US WHO YOU ARE AND WE’LL LET YOU IN There are loads of gates scattered at the edges of the city. In Italian we call these monuments Porta (door), but of course they’re not doors like home. But since these gateways did serve to control who was getting in and who was going out of the city, it makes sense that the same word was used. Most of them were built in the 16th century, but some date back to the Roman times. The most famous one is Porta Borsari (Corso Cavour, 2) or Portoni as we call it. Today it’s a very busy hub and youngsters’ main meeting point.
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5 MINUTES WALK
“HEAVEN IS HERE, WHERE JULIET LIVES” In the crowded Via Cappello you’ll notice a river of tourists standing in front of a gate leading to a small tunnel. Walk through it and observe that its walls are filled with heart-shaped post-its and loads of graffiti with the words TI AMO. Here it’s the spot where the most romantic words were pronounced by the most famous couple of the world. Although it’s still a mystery whether the two lovers really existed, their families, the Montagues and the Capulets, truly did and this balcony was part of the Capulets’ residence. In the courtyard, Juliet’s statue is supposed to bring you good luck in love if you touch her right boob, but we believe it’ll rather transmit you infectious diseases as thousands like you hope to get lucky in this way. Via Cappello 23 (Every day, 08.30-18:30; Mon 13: 30–18:30; the courtyard closes at 19:00 / € 7; € 4 for students. Free entrance to the courtyard)
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aiutare tutti coloro che viaggiano “in tandem”: dieci “kissing spots” perché in fondo, tra un “Sa vuto?” e l’altro, il romanticismo ci piace…"a buso!" Per avere la mappa in versione digitale e per rimanere aggiornati: www.use-it.travel/cities/detail/ verona/ 41 Facebook.com/USE-IT Verona
40 Un variopinto quadrato di carta, 135 x 135 mm, distribuito gratuitamente, e70creato dai giovani veronesi per quei giovani viaggiatori che vogliono vivere Verona, quella vera, anche da turisti.
WOOL’S HEAVEN There’s a secret courtyard in the middle of the city centre and it’s called Corte Sgarzerie. Seven hundred years ago, this was the economic district of the city, where the woollen goods manufacturers, Verona’s main commercial activity during the Middle Ages, had their laboratories. There’s a loggia in the middle of the courtyard and below its roof expensive restaurants put their tables, using the perfect setting for a romantic dinner.
MAZEL TOV Leave the crowded shopping street via Mazzini and venture into what remains of the old Jewish ghetto. It first opened in 1599 and since then the Jewish community has strengthened its ties. However, after the Nazi persecutions the Jewish families of Verona were displaced and now the city counts only a hundred of them. After the arches of Via dei Portici, turn left and you’ll find the Synagogue (accessible only for religious rituals, Shabbath service is on Fri at 10 and 19).
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dei Gavi e Ponte Pietra, che poi diventa scaligera nell’eleganza delle Arche e infine multietnica nell’antico ghetto ebraico e nella poliedrica Veronetta. E poi osterie, salumerie, mercati, luoghi di cultura urbana e divertimento, così come lo intendono i veronesi: tutti un po’ matti, dicono. E, qui e là, qualche cuore, per
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C 27 ALESSAndra AL T IP
FEEL THE ENCHANTMENT It’s spring, late afternoon, the sun i s setting and everybody is going home. Suddenly piazza Duomo is filled with the smell of supper and the sounds of conversations coming from the surrounding houses and with swallows making incredible spins in the air. I go to this square when I want to stop the clocks and reflect upon life before walking home. This is one of the times when I’m glad I forgot my iPod home. Otherwise I couldn’t enjoy this magic moment in this magic place.
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SEARCH FOR THE PINECONE What would you say if we tell you that there’s a gigantic pinecone in the middle of the street? Yes, we also have that, but it’s not a miracle of nature. It’s a sculpture. Many think we put it there just to show off some contemporary art, but in reality it dates back to Roman times when it used to be the decoration for a grave. Via Pigna
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OSTERIA OR CAFÉ? OR BOTH? Caffé Monte Baldo has a particular story. After being a dairy shop at the end of 20th century, it was turned into an osteria at the end of the Second World War. Later, in the 60s, it also became a café. Today it’s a vibrant place, especially around aperitivo time, when it’s always packed to bursting. Locals come here to eat the irresistible tartine (small open sandwich topped with different ingredients) and drink a gòto (a glass of wine), which is very affordable. Via Rosa 12 (Sun to Thu, 10-00; Fri to Sat, 10:30 – 01)
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ALL’ALBA VINCERÒÒÒ The Arena is the smaller version of Rome’s Colosseum, but that doesn’t make it less special. In Roman times people gathered in this amphitheatre to watch shows and games. The people of Verona resumed this tradition more or less a century ago, but they replaced the lions and gladiators with concerts and cultural performances. The events are very popular, particularly the Opera season (between June and August). While walking in Piazza Bra it’s funny to spot the
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ESCAPING THE TOURIST MASSES Just round the corner from the huddled Piazza Bra, where all the tourists are busy taking a selfie with the Arena, La Mandorla is a peaceful haven. Two years or so ago, this tiny wine bar was nothing more than a lousy watering hole, but then two new owners, Leonardo and Lorenzo, took over and managed to clean up and revitalize the place without losing any of the unique atmosphere. They serve a wide selection of regional wines, generous plates of affettati
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LOCAL TIP
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SAXOPHONE VIBES NEAR THE RUINS If you’re into live music you’ll deeply enjoy listening to some jazz performed live a few meters from
GRANNIES’ STYLE While walking in via Oberdan, it’s impossible not to notice La Tradision. It’s our dialect expression for tradition, so don’t try to pronounce it in the French way. Maybe it’s the cheap espresso (90 cents) or the tasty appetizers, but this bar is busy and lively at every hour. Pay attention to the interior design and you won’t find two identical objects. They come from the flea market and grannies’ basements. Via Oberdan 6 (Every day, 08-00)
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EAT LOCAL Maybe it’s not the best to eat a typical Veronese lunch if you are planning to walk around the city for the
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Dal 5 agosto i Giochi olimpici in Brasile
SPECIALE RIO 2016
ATLETI VERONESI ALL'OMBRA DEL BRACIERE DI RIO di
Emanuele Pezzo
emanuele.pezzo@verona-pantheon.com @Manupegaso
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l conto alla rovescia è ormai agli sgoccioli: a due anni dalle Olimpiadi invernali di Sochi, tra pochissimo verrà riacceso il braciere olimpico. Ad ospitare i giochi della 31ma Olimpiade sarà, come noto, Rio de Janeiro, che in sede di assegnazione ha sbaragliato la concorrenza di Madrid, Tokyo e Chicago. Ventotto le discipline in scena, due in più che a Londra 2012: agli sport già presenti verranno aggiunti il golf e il rugby a 7. L'Italia punta a mantenere il bottino di Londra (8 ori, 9 argenti, 11 bronzi, ottava nel medagliere), mirando soprattutto ai palcoscenici storicamente più generosi: pedane di scherma, corsie acquatiche, poligoni per il tiro a segno. Ma, com'è naturale, si attendono anche exploit inattesi alla vigilia. L'olimpiade è da sempre occasione di pace e fratellanza, eppure l'avvicinamento ai giochi carioca è stato turbolento. Casi di doping, atleti costretti a gareggiare senza bandiera e sospetti di corruzione nelle alte sfere delle federazioni nazionali e sportive hanno avvelenato il countdown. Ma ormai ci siamo: prepariamoci a tre settimane in cui lo sport sarà sinonimo di festa.
L'estate è la stagione dei grandi avvenimenti sportivi. Gli anni bisestili, come a voler bilanciare la loro fama funesta, mettono in calendario l'evento principe del panorama sportivo: le olimpiadi estive. A Rio saranno di scena anche alcuni atleti veronesi, tra cui il ciclista Elia Viviani, il ranista Luca Pizzini e il pallavolista Filippo Lanza.
L'Italia, ottava nel medagliere quattro anni fa, punta a mantenere il bottino di Londra
I VERONESI Finora i veronesi qualificati sono quattro, anche se potrebbero aggiungersene altri nelle ultime settimane. Luca Pizzini (nuoto, 200 rana) intende dare seguito al bronzo degli ultimi europei di Londra, mentre Gloria Hooper cercherà fortuna nei 200 m di
atletica. Il veronese che ha maggiori probabilità di medaglia sarà comunque il ciclista su pista Elia Viviani, già sesto alle passate Olimpiadi e a medaglia ai mondiali. Promette bene anche il pallavolista Filippo Lanza, convocato proprio nei giorni scorsi.
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SPECIALE RIO 2016
Elia Viviani: nel mirino l'Omnium Come sta vivendo l'avvicinamento a Rio? È una grande chance. Ho già fatto un'olimpiade, con una medaglia persa all'ultimo. Sto provando a gestire la preparazione in modo che sia di alto livello. Ho 27 anni e credo di essere nel momento migliore della mia carriera. Non sto lasciando niente al caso, lavorando anche più del necessario per arrivare in alto. Non voglio avere rimpianti e, una volta a Rio, punto ad essere al 110%. Lei è già stato a Londra 2012. Cosa vuol dire partecipare a un'olimpiade?
Significa essere al di fuori del tuo sport: non vai a rappresentare solo il tuo paese per il mondo del ciclismo, ma tutti gli italiani. È la massima aspirazione di ogni sportivo. Poi, la medaglia è per pochi e già giocarsi la possibilità di arrivarci è un buon risultato. Ha un obiettivo minimo? Dopo aver sfiorato la medaglia a Londra, vorrei centrarla a Rio. Qualcosa può sempre andare storto perché la prova è lunga ed imprevedibile. Siamo tra i cinque più forti al mondo: sarà una gara di poten-
za, resistenza e tattica... e a volte la tattica può danneggiare. L'obiettivo minimo è la medaglia, di qualsiasi colore sia, ma ovviamente spero nella vittoria.
Luca Pizzini, limare il proprio personale per andare in finale Come si sta preparando a Rio? Penso sempre a migliorarmi. So bene dove posso lavorare e in allenamento cerco di fare in modo che in gara le cose vadano meglio. Come vede la sua partecipazione alle Olimpiadi? L'ideale per me sarebbe centrare la finale olimpica. Mi sono prefissato di abbassare il mio limite a 2'09"50 e così facendo la finale sarebbe alla mia portata. Poi, in allenamento non si fanno mai i tempi della gara: man-
cano l'adrenalina, la tensione e gli avversari che ti costringono a fare qualcosa in più. Potrebbe capitare anche di andare in finale con tempi più alti o di essere esclusi con crono più bassi. Come vede la squadra azzurra di nuoto? Agli Europei ci siamo fatti valere. È vero che mancavano nazioni forti come Stati Uniti, Australia e Giappone, ma poi in gara conta come si arriva alla competizione. Magari una na-
zione ha problemi di fuso orario e si trova fuori dalla corsa alle medaglie. La nostra squadra penso sia pronta: ha un paio di nomi che potranno sicuramente andare a medaglia.
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LO SPORT CHE NON TI ASPETTI Karate in montagna, BMX in città
LE DISCIPLINE (E LE STORIE) DI QUESTO MESE di Emanuele Pezzo
Sulla montagna veronese il maestro Daniele Sartori ha portato il karate e da subito è iniziata una pioggia di medaglie per gli atleti della Lessinia. Invece, Verona si è concentrata sui campionati europei di BMX, che, come antipasto, hanno avuto il progetto "Scuola BMX" con gli studenti di elementari, medie e superiori.
L O S H O G U N È A R R I VA T O I N L E S S I N I A
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rti marziali e montagna, sembra un binomio bizzarro. Invece, quello che la palestra Shogun Karate-Kobudo del maestro Daniele Sartori sta facendo in collaborazione con la Polisportiva Cerro fa ricredere anche i più scettici. L'insegnante, già maestro del Bukwai Karate e fondatore dello Shogun Karate Do a Grezzana, in pochi anni sta portando decine di atleti della Lessinia a togliersi soddisfazioni in gare regionali e interregionali. Il club conta 40 iscritti fra i 6 e i 20 anni, di cui 25 agonisti, guidati da uno staff arricchito dalla presenza del maestro Monica Garibbo, che cura il per-
fezionamento tecnico del kata, dell'allenatrice Maria Luisa Ledri, la quale segue l'apprendimento del karate nei bambini e nei ragazzi, e dell'atleta Pietro Casteller, che studia per il corso di aiuto allenatore. Una crescita che sta portando
Shogun e Polisportiva oltre le aspettative, grazie a un forte senso di squadra e di condivisione dei valori tipici del karate: disciplina, rispetto, autocontrollo, correttezza e lealtà. Romeo Todeschini 340 9124605 info@polisportivacerro.it
A VERONA NON SI PEDALA SOLO SU STRADA!
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nteressante preludio ai campionati europei di BMX che si sono tenuti dall'8 al 10 luglio a Verona. Il Comitato BMX European Championships 2016 Verona, su proposta di DNA Sport Consulting e con la collaborazione del Comune di Verona,
ha realizzato il progetto "Scuola BMX". Il programma aveva lo scopo di promuovere la cultura della ciclabilità, coinvolgendo 1500 studenti della scuola primaria e secondaria di primo grado e oltre 4000 degli istituti superiori. Gli studenti sono sta-
ti protagonisti di momenti di elaborazione creativa inerenti all'utilizzo delle due ruote per spostarsi in città e provincia. A testimoniare la passione crescente per la bici, poi, ha riscosso un buon successo la Prima Rosarobike, gara di mountain bike per giovanissimi disputata il 26 giugno sulla nuova pista della frazione di Grezzana. Sessanta atleti hanno gareggiato sul circuito collinare di 600 metri, con tanta soddisfazione per gli organizzatori della Valpantena, associati alla Bruno Gaiga C.A.M.P.I. ed aiutati per la manifestazione dal Circolo NOI di Rosaro, da Basile Giocattoli e da Redoro Frantoi Veneti.
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per adulti
a cura di Alessandra Scolari
TITOLO: Il drago e le farfalle e le altre storie AUTORE: Italo Calvino ILLUSTRATORE: Fabian Negrin EDIZIONI Mondadori Oscar Junior 2014 PREZZO: €9,50- PAGINE: 92 ETÀ DI LETTURA: da 7 anni
a cura di Mattia Zuanni
Jonathan Franzen Purity (Einaudi)
Fotoracconto di un viaggio in Iran Sangue e melograni
Libreria Gulliver 1 agosto ore 21
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I consigli della Redazione
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EDITORIA PER RAGAZZI I
L LIBRO: Inizia con la storia del drago che vorrebbe diventare farfalla, ma sulla sua strada trova Valdemaro, il quale deve conquistare il tesoro nascosto e sposare la bella Biancaperla. Il drago incontra per primo Biancaperla la regina della farfalle, la quale gli fa osservare «Tu sei un drago!», e lui ribatte: «Non togliermi tutte le speranze!». Ci sono poi il soldato Casimiro e la dolce Consuelo ai quali la luna svela una profezia d'amore. Quale? Nel terzo episodio Giromìno, il mozzo di una barca a vela che ha promesso alla nonna di arrivare all'Isola Lontana per recuperare il tesoro che dovrà dividere con la cugina «d’amore e d’accordo», come aveva raccomandato la nonna. Ma in mezzo al mare si imbatte in tre pirati, molto strambi, che non sanno dove dirigersi. Gironìmo si ritrova nella gola di un vulcano e qui, tra un’avventura e un’altra, incontra Algamarina... L’AUTORE: Italo Calvino, nato a Cuba nel 1923, è considerato uno dei più grandi scrittori del Novecento. Visse quasi tutta la sua vita in Italia. «Un intellettuale impegnato politicamente, socialmente e culturalmente», dissero i colleghi quando, nel 1985, prematuramente morì a Siena. Nelle sue opere traspare sempre la riflessione sulla storia e sulla società contemporanea (senza mai scendere nella cronaca) che riesce a rendere, specie nei libri per ragazzi, usando la dimensione mitico-fiabesca. CURIOSITÀ: I tre racconti - "Il drago e le farfalle", "L'ussaro e la luna", "Le tre isole lontane" si leggono d’un fiato e trasportano il piccolo (anche l’adulto) lettore nell'incanto, nel mistero. Sono episodi magici, in cui prevalgono gioco e ironia. La scrittura, comprensibile a tutti, è accompagnata dal rigore stilistico e, a tratti, sembra quasi classica (tipica grandezza di Calvino). Tutti i personaggi (specie gli adulti) sono strampalati, però da loro traspare qualcosa di mitico. Questo volume (stampato dopo la morte di Calvino), è stato ristampato nel 2015, segno che bambini e ragazzi amano ancora entrare nelle avventure e si divertono, in questo caso, grazie anche alla maestria dell’illustratore Fabian Negrin, un argentino nato nel 1962, a Cordova e trasferitosi in Italia nel 1989. Un libro davvero piacevole.
BOX OFFICE
IL FILM:
Non parliamo di un singolo protagonista, ma di una squadra suicida formata da supercriminali dell'universo DC, incaricata di portare a termine delle rischiose missioni, per ridurre le proprie pene. Se la Marvel sceglie i vendicatori, la DC comics vuole portare sullo schermo la Suicide Squad, team di villain (ovvero “cattivi”, ndr) che vengono ingaggiati per una missione e costretti a cooperare in cambio di clemenza per le loro pene detentive. CURIOSITÀ: Nella squadra spicca Will Smith (MIB - Men in Black, La ricerca della felicità) nel ruolo di Deadshot, Margot Robbie (The Wolf of Wall Street) nei panni di Harley Quinn e soprattutto vedremo l'atteso Joker con un nuovo look, interpretato da Jared Leto (Mr. Nobody). Nel cast anche Ben Affleck ovvero Batman in Batman v Superman: Dawn of Justice.
TITOLO: SUICIDE SQUAD GENERE: FANTASCIENZA REGIA: DAVID AYER ATTORI: JARED LETO, BEN AFFLECK, WILL SMITH, MARGOT ROBBIE DURATA: 130 MINUTI USCITA (Italia): 18 AGOSTO 2016
fotografa il codice QR per vedere il trailer
CLASSICI DA NON PERDERE Titolo: Hellboy Genere: Azione Durata: 122 minuti Regia: Guillermo del Toro Attori: Ron Perlman, Selma Blair, Doug Jones È grosso, è forte, è rozzo, ma ha un cuore d’oro. Hellboy è un Demone evocato dai nazisti come arma di distruzione, ma gli Alleati lo hanno catturato ed affidato alle cure del professor Broom, che l'ha trasformato in un eroe a servizio dell’umanità. Sono passati molti anni, e le forze del Male sono tornate per regnare sulla terra. Purtroppo per loro, dovranno vedersela con Hellboy!
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PANTHEON
UNDERGROUND marco.nicolis@verona-pantheon.com
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Marco Nicolis
Z U GA B E LA M U SI CA F I N DAL L E F ONDAM ENTA Verona, anno 2012, dal sottosuolo musicale underground scaligero nasce un nuovo progetto, il suo nome è Zugabe.
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artiamo dal sottosuolo, perché l’inizio del nostro racconto mensile è ambientato proprio in un buio e umido garage. In quelli spazi, quattro ragazzi uniscono le forze, le idee e gli accordi per la prima volta, strimpellando davanti ad un gruppo di studenti in Erasmus, tedeschi per la precisione (saranno proprio loro a coniare il nome della band), ed iniziano la loro personale avventura nel mondo della musica. Personalmente io già me li vedo tutti riuniti attorno alla batteria, belli carichi di entusiasmo. Da lì cominciano i primi accordi, poi un riff di chitarra, un giro di rullante, un nuovo spunto per l’assolo e così la sala prove diventa, ogni giorno, sempre più una grande fucina di idee. Infine, arrivano le prime registrazioni e, proprio come è successo nel 2013, nasce il primo Ep. Nel caso degli Zugabe, il primo lavoro prende il nome di Melodies beside the railway, un esperimento musicale tutto avvolto in un’atmosfera underground, strumentale, ripiena di influenze italiane ed internazionali, per intenderci alla maybeshewill e 65daysofstatic (nomi magari poco, anzi, pochissimo conosciuti ai più). Un genere più da locale che da
A L B E R T O B R I G N O L I - C H I TA R R A , V O C E ANTONGIULIO CERUTI - BATTERIA FLAVIO MARTINI - KEYBOARDS, SYNTH MICHELE PEDROLLO - BASSO grandi palchi, del tutto intimo. Un genere che gli Zugabe si sono cuciti addosso. Ma tornando a loro, nonostante la buona verve creativa iniziale, dobbiamo aspettare qualche tempo per arrivare alla seconda incisione su disco. Anno 2015, Fragments vede la luce accompagnato dal videoclip di Connected memories, traccia di apertura dell’album. Proprio durante la registrazione inizia uno scambio di idee con Michele Zamboni (Debris Hill). Scambio proficuo che indiriz-
za i nostri quattro ragazzi verso un cambio di passo, verso il “giusto sound” da plasmare attorno agli Zugabe. Quindi ora, se il genere di cui stiamo parlando lo sentite vostro, se volete sentire come si è evoluto il loro suono negli anni, oppure se volete semplicemente ampliare un po’ il vostro orizzonte musicale, ci vediamo il 28 agosto al MAG Festival di Sona: gli Zugabe saranno là. Andiamo a sentirli insieme? zugabe.bandcamp.com
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UNDERGROUND
AGORÀ S UO N I ( E PA R O LE ) C H E A F F R E S C A NO I L P R E S E NT E Agorà, dal greco antico significa raccogliere, radunare, ma è anche il termine con il quale nell'antica Grecia si indicava la piazza principale della città. Un luogo di scambio di idee e di pensieri, un luogo di contatto e di “raccolta”.
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n concetto che, forse, ai giorni nostri, fatica a sopravvivere. Ma, attraverso la semplicità della musica, c’è chi prova a fermare il declino di questa antica forma di partecipazione. Con testi, idee e parole curate e nessuna distanza tra cuore e pubblico, gli Agorà, il secondo gruppo che fa capolino sulle nostre pagine, si ritagliano un proprio posto nel sempre più complicato mondo della musica moderna. A braccetto con De Andrè, cicerone della musica rock cantautorale, i nostri cinque ragazzi veronesi portano avanti la loro personale rivoluzione musicale, dove le parole tornano ad avere un valore predominante, quasi frontale. Pronte ad erigersi come una sorta di sfogo alla banalità moderna, prefiggendosi di scardinare la piattezza culturale del ventunesimo secolo attraverso le raffinate forme del rock indipendente. Idee e concetti, come detto, simili ad uno sfogo che però non risulta mai banale, mai fuori
D A V I D E L O R D C A P P E L L E T T I - V O C E E C H I TA R R A A C U S T I C A C R I S T I A N T R U Z Z O L I - C H I TA R R A E L E T T R I C A E V O C E GIANMARCO CAPPELLETTI - BATTERIA L O R I S E R C O L E - TA S T I E R E E V O C E SIMONE REX COELI - BASSO ELETTRICO E VOCE luogo, recentemente culminato in Ordinaria Follia, primo lavoro della band. Composto da cinque tracce, profonde e curate, dove la visione della band prende vita diventando simile ad un grido di libertà che sembra sfidare l’attuale idea di musica e di spettacolo del nostro decennio, dove il divario tra artista e pubblico si fa sempre più profondo (talent show e simili ne sono un esempio lampante) e dove si cerca di accontentare
la massa, tralasciando la vera natura della musica. Ma, forse, ulteriori descrizioni non servono. Bisogna toccare con mano, ascoltare questi brani per rendersi conto e capire davvero chi sono gli Agorà. Quindi, senza ulteriori indugi, vi invito a passare da qui: soundcloud.com/agoraband-315691420 e ad ascoltare quello che i nostri ragazzi hanno da dirci. Facebook.com/bandagora
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L'ottava edizione di Overloud Festival in tutto il suo splendore - PESCANTINA Il festival nasce dall’idea di un gruppo di amici appassionati di musica che, gratuitamente, ogni anno si mettono in gioco per ritagliare ai giovani uno spazio semplice dove esprimersi. Overloud Festival si articola in cinque serate, dal 4 all’ 8 agosto nei giorni della Sagra di San Lorenzo. Sul
palco della piazza dell’ex mercato a partire dalle 21 circa si alterneranno complessivamente 14 band, con un totale di oltre 60 musicisti, che proporranno prevalentemente pezzi inediti. Gli aggiornamenti sull’evento si trovano sulla pagina facebook. Facebook.com/overloudfestival
Gli gnocchi “scendono” in piazza a Valdiporro - BOSCO CHIESANUOVA Appuntamento (imprescindibile) dell'estate in montagna che vede protagonisti, neanche a dirlo, proprio gli gnochi sbatui, prelibatezza locale. La “Festa degli gnocchi di malga”, domenica 31 luglio, dalle ore 11 alle 24, regalerà a tutti i presenti assaggi gustosi e tanta musica nel cortile parrocchiale del paese, grazie all'impegno del gruppo
XIII Comuni. Valdiporro, nella giornata di sabato 30 luglio, offrirà anche un tripudio di musica per tutte le orecchie: dalle 14 alle 19.30 si terrà l'ottavo corso internazionale di interpretazione della letteratura organicistica. Mentre, dalle 21, gli spazi del piccolo paesino si riempiranno dei ritmi originali con Djset in collaborazione con Joker Event.
TORNA LA CAPRINO-SPIAZZI - CAPRINO VERONESE Il 4 settembre 2016 tornerà, dopo qualche anno di assenza, la popolare cronoscalata Caprino-Spiazzi nell’anno in cui si celebra il 50simo anniversario dalla prima edizione, datata 1966. Sarà un’edizione completamente inedita, voluta dall’Automobile Club Verona e organizzata in collaborazione con l’HCC Verona, il Comune di Verona e il Comune di Caprino Veronese. Si tratterà della prima edizione della “Rievocazione Storica Caprino-Spiazzi”, come è stata ribattezzata dagli ideatori. Due manches su strada chiusa, nessun rilevamento cronometrico, partecipazione aperta a qualsiasi tipologia di vetture incluse sport, formula, barchette, gran turismo, rally e quant’altro. Uno spettacolo di suoni e motori che tornerà ad accendere di entusiasmo i cuori degli appassionati veronesi e non solo. L’appuntamento si dividerà in due eventi paralleli: un
Raduno Rievocativo Dinamico e una Parata Classica. Il primo avrà come fulcro Caprino Veronese e ammetterà qualsiasi tipo di vettura dell’epoca 19501990: stradale, corsa, con o senza targa, prototipi e via dicendo. I partecipanti al Raduno si ritroveranno a Caprino Veronese domenica 4 settembre e disputeranno due manches sul tracciato della Caprino-Spiazzi. Tra la prima e la seconda manche i partecipanti saranno ospiti del bellissimo territorio per un pranzo riservato in cui potranno assaporare la tipica cucina locale. La Parata Classica, aperta invece alle vetture dell’epoca 1919-1990 ma in questo caso stradali, targate e in regola con il codice della strada, partirà invece dalla centralissima Piazza Bra. I partecipanti si ritroveranno a Verona nella mattinata di domenica 4 settembre e dalle 9:30 partiranno alla volta di Caprino. La
Un paese da dipingere- ROSARO Promotrice ne è la Parrocchia di S. Barnaba Apostolo che, in occasione di “Rosaro in festa 2016” ha istituito il primo concorso di pittura estemporanea. Il nuovissimo appuntamento nasce per dare un volto fresco e originale al paese, e darà la possibilità a chiunque si presenterà alla timbratura sabato 30 luglio, di esprimersi in assoluta libertà. Tema centrale della sfida è la rappresentazione di Rosaro, un piccolo paesino che spicca sulle colline
tappa di avvicinamento prevede il passaggio su altre strade legate alla cultura motoristica veronese, come la Salita delle Torricelle ma non solo. All’arrivo a Caprino i partecipanti della Parata si accoderanno a quelli del Raduno Rievocativo Dinamico per disputare, sempre su strada chiusa e senza rilevamenti, le medesime sue manches intervallate dal pranzo. www.caprinospiazzi.com di Marco Menini
della Valpantena. “Rosaro in festa” rappresenta da sempre un momento conviviale per i cittadini che escono di casa per godere di musica, drink e da quest’anno, anche pittura. Libera scelta artistica è concessa a tutti i partecipanti alla sfida, che potranno scegliere tra tutte le tecniche di pittura possibili: olio, tempera, acquarello, acrilico, pastelli su supporti di tela, faesite, cartone e carta. “Contrade, scorci di Rosaro e la sua gente” è dunque libertà di espressione,
concessa al pubblico per ottenere una visione nuova e pura di Rosaro, tramite un concorso che si concluderà con il lancio dell’ultima pennellata alle 21 di sabato 30 luglio. Per le premiazioni si dovrà poi attendere le 17 di domenica 31 luglio. Per info e prenotazioni pranzo e cena visitate la pagina Facebook “Rosaro in Festa” e/o contattate i numeri: Luca 340/3423371 o Manuel 366/5345556.
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BELLEZZA AL NATURALE Il gel d'aloe vera Un alleato immancabile per una routine di bellezza estiva ed eco-bio è l'aloe vera: il gel contenuto all'interno delle foglie della pianta di aloe vera è un portento per pelle e capelli. Il gel è facilmente reperibile sia nelle erboristerie sia nei supermercati più forniti (l'importante è controllare che sia puro, cioè che nell'INCI ci sia scritto solo Aloe Barbadensis), ma se a casa avete una pianta di almeno tre anni potete estrarlo direttamente dalle foglie, conservandolo in frigorifero fino ad un massimo di due settimane.
5 usi del gel d'aloe vera Impacco per alleviare le scottature È il doposole migliore per lenire scottature e ustioni provocate dal sole. Si può applicare direttamente massaggiando sulla zona interessata, oppure creare dei veri e propri impacchi con garza sterile, da applicare sulla scottatura per almeno venti minuti.
Maschera per capelli nutriente Mescolatelo con il succo di mezzo limone oppure con un cucchiaio di olio di semi di lino, applicate sui capelli prima dello shampoo, lasciate in posa per almeno mezz'ora e procedete con il lavaggio: i capelli risulteranno nutriti e lucenti.
Gel fissante per capelli ricci È un'alternativa naturale a schiume e gel fissanti per ricci: basta applicarlo sui capelli umidi prima di procedere alla normale messa in piega.
Post-depilazione È ottimo applicato dopo la depilazione contro peli incarniti, irritazioni e follicolite.
Sul viso Per le sue proprietà astringenti e purificanti è particolarmente indicato per pelli miste e grasse, sia da applicare sul viso direttamente al posto della crema, sia per "alleggerire" creme troppo corpose e nutrienti: in questo caso basterà aggiungere un po' di gel d'aloe e la vostra crema sarà perfetta.
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Ci vuol e un attimo ed è buonissimo Mettete in ammollo le mandorle per una notte intera. Buttate l'acqua di ammollo. Frullatele in 500ml di acqua fresca. Filtrate con un colino a maglia fine ed addolcite con il miele*.
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Un dolce fresco, l eggero ed invitante. Lasciate filtrare lo yogurt in un colino a maglia fine per 2 ore. Mescolate farine, zucchero, lievito, sale, olio, acqua. Stendete l'impasto usando un mattarello. Adagiate in una teglia ed infornate a 180 gradi forno ventilato per 15 minuti. Fate raffreddare, farcite con lo yogurt rappreso e decorate con i frutti di bosco.
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di Carlo Battistella per Adiconsum Verona
SPIEGATE AI “PRINCIPIANTI” Se c'è un tempo giusto per partire, è proprio questo. Affidarsi al brivido dell'avventura va bene ma non bisogna scordarsi, anche sotto l'ombrellone, di tenere alta l'attenzione così da farsi travolgere solo dalle onde e non anche da piccoli e fastidiosi problemi.
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'estate è tempo di vacanze e di viaggi. Più di ogni altro periodo dell'anno le persone decidono di lasciare la città e recarsi in luoghi di villeggiatura. Ad affollare gli aeroporti troviamo non solo viaggiatori esperti ma anche turisti alle prime armi. Proprio questi ultimi si trovano spesso indifesi di fronte ad alcune prepotenze degli operatori turistici. Non è raro, infatti, che agenzie, tour operator e vettori aerei traggano giovamento da tale inesperienza mettendo sul piatto clausole contrattuali non sempre legittime. Esistono poi diritti che anche i più avvezzi al viaggio non conoscono e che vengono cautamente taciuti dalle controparti interessate. Ecco un paio di esempi che, nell'esperienza di tutela dei viaggiatori, l'associazione si è trovata più volte ad affrontare e che potrebbero essere utili al turista per ottenere ciò che gli spetta. 1) Impossibilità sopravvenuta Quando si prenota un viaggio con mesi di anticipo può capitare che un evento avverso impedisca la partenza. Il caso tipico è il problema di salute che colpisce il turista o un suo familiare. È probabile che il tour operator neghi il rimborso e chieda invece il pagamento di una penale. Ma non sempre è legittimo. Nel caso in cui
l'impedimento sia grave e non dipenda dalla volontà del viaggiatore la prestazione diventa impossibile e si ha diritto alla risoluzione del contratto di viaggio. Ciò significa che il prezzo versato dovrà essere restituito. È un principio che la Corte di Cassazione - e anche i giudici del foro di Verona- hanno diverse volte espresso nelle loro sentenze. 2) Compensazione pecuniaria Quando un volo viene cancellato o il passeggero viene respinto all'imbarco per overbooking (sono stati venduti più biglietti rispetto ai posti effettivamente disponibili sull'aeromobile, ndr) il vettore aereo imbarcherà il passeggero sul primo volo successivo disponibile e gli fornirà la dovuta assistenza durante l'attesa: questo ormai è abbastanza pacifico. Ciò che invece viene spesso dimenticato dalle compagnie aeree è che questi pas-
seggeri hanno anche diritto ad un indennizzo monetario stabilito dal regolamento europeo 261/2004. Si va dai 250 ai 600 euro a seconda della lunghezza della tratta. Ed è bene ricordare che anche in caso di ritardo superiore alle tre ore si ha diritto ad un risarcimento di medesima entità. Lo ha stabilito la Corte di giustizia europea con la sentenza del 19/11/2009. Questi due esempi rappresentano solo una piccola parte dei diritti che devono essere riconosciuti ai turisti durante le loro vacanze. L'importanza che questo fuggente momento di svago ha assunto nella frenetica società odierna si rispecchia nell'attenzione che il legislatore gli ha riservato. Per questa ragione una buona informazione e un approccio conciliante possono garantire la giusta dose di relax in ferie, anche nell'eventualità di qualche disagio.
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Anno 8, Numero 6
Luglio - Agosto 2015
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MA QUANTO COSTA VIVERE DA SOLI?
CRISI GRECA
ESTATE
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ILLUSTRAZIONI
Intervista al Prof. Federico Testa
Itinerari e percorsi in Lessinia
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Il talento di Giacomo Bagnara
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