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PREZZO €3,50 - COPIA GRATUITA
EDIZIONE MAGGIO 2018
ANNO 10 - NUMERO 04
NUMERO NOVANTA
IN PRIMO PIANO LA SO LIDARIETÀ BELLA (E BUONA) DIECI ANNI SENZA NICOLA IL RICORDO DI TOMMA SOLI A SA N FERMO L'ULTIMO SEGRETO DEI TEMPLARI RIAPRE L'IPOGEO DI SANTA MARIA IN STELLE
ALBERTO MINALI
L’ASSICURATORE DELL’ANNO L’accordo con Banco BPM e poi con l'investitore numero uno al mondo, Warren Buffett. I colpi da novanta del nuovo AD di Cattolica che gli valgono l'ambito premio agli MF Awards e riaccendono i riflettori su Verona.
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MAGGIO 2018
di
MATTEO SCOLARI
EDITORIALE
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a Nazionale di calcio italiana, quest’anno, andrà al Mondiale. Non stiamo parlando della squadra di Buffon, Bonucci, Verratti, Insigne…e nemmeno del campionato che si svolgerà in Russia, al quale l’Italia, come sappiamo, non parteciperà. Ci riferiamo a un altro torneo internazionale, che si disputerà in Messico dal 24 ottobre al 5 novembre 2018, e a un’altra formazione, questa sì, costellata di veri campioni. A Guadalajara, a tenere alto il tricolore in un Campionato del Mondo e a cantare a squarcia gola l’inno di Mameli ci penseranno gli azzurri della selezione italiana amputati. Ragazzi - alcuni adolescenti, altri già uomini maturi - capaci di contrastare e abbattere il muro della disabilità, il pregiudizio della gente, il vento contrario della sfortuna, e di inseguire il sogno più grande: giocare a pallone. Nonostante tutto. La Nazionale Italiana Calcio Amputati nasce dalla volontà di Francesco Messori, un ragazzo nato senza un arto inferiore, ma con una infinita passione per questo sport. Nel 2011 il CSI (Centro Sportivo Italiano) concede a Francesco di giocare in un campionato di normodotati. Utilizzando Facebook, Francesco recluta una squadra di persone amputate provenienti da tutto il territorio italiano e nel 2012 la squadra si costituisce sotto l’egida della presidenza nazionale proprio del CSI. Oggi la selezione azzurra è ufficialmente parte della WAFF (World Amputee Football Federation) e dal dicembre 2017 è fra le discipline di competenza della FISPES (Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali). Lo scorso ottobre l’Italia ha partecipato ai primi Campionati Europei conquistando un quinto posto e la qualificazione diretta al Mondiale 2018.
Alla spedizione messicana parteciperà anche il veronese Alessandro Pighi, 28 anni, di Cavaion Veronese. «Gioco a calcio dall’età di 6 anni. – spiega - Facevo il difensore con discrete qualità, ma nel marzo 2014, mentre lavoravo, due scariche da 18.000 volt attraversarono il mio corpo. A causa di questo incidente mi dovettero amputare la mano destra». «Il colpo fu tremendo per me che vivevo di calcio, ma non mi sono abbattuto. – prosegue - Ho ricominciato a giocare a “calcio a 7” in una squadra di amatori nel campionato CSI e successivamente nell'”ASD Calcio Veneto For Disable”. Giocando con questa squadra ho avuto modo di conoscere la realtà della Nazionale Calcio Amputati e ho deciso di buttarmi in una nuova sfida in un ruolo per me insolito: il portiere. Ho subito trovato una famiglia e questo è l’aspetto più bello di questa esperienza. Grazie a una deroga, gioco regolarmente anche in Seconda categoria, in mezzo al campo, ma rappresentare la propria nazione non ha eguali». Alessandro, così come Carlo, Paolo, Lorenzo e tutti gli altri giocatori azzurri li potremmo ammirare la mattina di sabato 19 maggio sul sintetico di Grezzana, in una delle ultime amichevoli prima della partenza per il ritiro di Guadalajara. Gli avversari saranno i nazionali amputati scozzesi. Noi saremo lì, a tifare per loro, e a dirgli che per noi il Mondiale, quello più bello, lo hanno già portato a casa. nazionalecalcioamputati.it
PENSO CHE TALVOLTA I VERI LIMITI ESISTANO IN CHI CI GUARDA.
CANDIDO CANNAVÒ
matteo.scolari@veronanetwork.it @ScolariMatteo
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REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI VERONA N.1792 DEL 5/4/2008 - NUMERO CHIUSO IN REDAZIONE IL 26/04/2018
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Indice
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PILLOLE DI MAMMA
IN COPERTINA Alberto Minali, l'assicuratore dell'anno
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ANGOLO PET
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IN PRIMO PIANO La solidarietà bella (e buona)
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BELLEZZA AL NATURALE
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IL PERSONAGGIO Valeria Favorito, la “sorellina” di Frizzi
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A TU PER TU Dieci anni senza Nicola Tommasoli
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STORIE DI STORIA
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SCOPERTE L’ultimo (o penultimo) segreto dei Templari
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IN CUCINA CON NICOLE
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GIOIELLI L’ipogeo di Santa Maria Stelle splenderà
L'OROSCOPO
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MONTAGNA L’epica segreta delle grotte
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IL FESTIVAL DELLA BELLEZZA
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LIFESTYLE Il Medioevo si indossa
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AUTOCOSTRUZIONE Le cento anime delle cose
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MILLE MIGLIA Una primavera amarcord
e le riflessioni di cui abbiamo bisogno
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ERRORI O SEGNALAZIONI: WHATSAPP 347 1058318 - REDAZIONE@GIORNALEPANTHEON.IT
ERRATA CORRIGE
A pagina 67 del numero 89 di Pantheon (aprile 2018) è stato scritto per errore «tra i mammiferi lo sono poche specie: il lupo, il gibbone dalla mano bianca, l’urubù dalla testa nera, l’albatros, il pappagallo, il pesce angelo dei Caraibi, il cigno e la tortora». Ovviamente, come si nota, non tutti gli animali elencati appartengono alla classe dei mammiferi.
DIRETTORE RESPONSABILE MATTEO SCOLARI DIREZIONE EDITORIALE MIRYAM SCANDOLA
REDAZIONE E COLLABORATORI
REDAZIONE MATTEO SCOLARI, MIRYAM SCANDOLA, MARCO MENINI. GIORGIA PRETI HANNO COLLABORATO AL NUMERO DI MAGGIO 2018 SARA AVESANI, CARLO BATTISTELLA, VALENTINA BAZZANI, MATTEO BELLAMOLI, MARTA BICEGO, CHIARA BONI, CLAUDIA BUCCOLA, MICHELA CANTERI, GIORGIA CASTAGNA, CESAR COLATO, FEDERICA LAVARINI,FRANCESCA MAULI, ANDREA NALE, EMANUELE PEZZO, ERIKA PRANDI, NICOLE SCEVAROLI, ALESSANDRA SCOLARI, INGRID SOMMACAMPAGNA, PAOLA SPOLON, GIULIA ZAMPIERI, MARCO ZANONI. COPERTINA - PROGETTO GRAFICO DENISE STOPPATO - FLAVIO BRUTTI SOCIETÀ EDITRICE INFOVAL S.R.L. REDAZIONE VIA TORRICELLI, 37 (ZAI-VERONA) - P.IVA: 03755460239 - TEL. 045.8650746 - FAX. 045.8762601 MAIL: REDAZIONE@GIORNALEPANTHEON.IT - WEB: WWW.GIORNALEPANTHEON.IT FACEBOOK: /PANTHEONVERONANETWORK - TWITTER: @PANTHEONVERONA - INSTAGRAM: PANTHEONMAGAZINE UFFICIO COMMERCIALE: 045 8650746 STAMPATO DA: ROTOPRESS INTERNATIONAL SRL - VIA BRECCE – 60025 LORETO (AN) - TEL. 071 974751 VIA E. MATTEI, 106 – 40138 BOLOGNA – TEL. 051 4592111 CONTRIBUTI PER PANTHEON MAGAZINE C/C POSTALE 93072262 INTESTATO A: INFOVAL SRL - VIALE DEL LAVORO 2, 37023 GREZZANA (VR)
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IN COPERTINA ALBERTO MINALI
QUELL’ORGOGLIO DI ESSERE “CATTOLICA” Due grandi colpi messi a segno in pochi mesi, un significativo rilancio delle ambizioni aziendali, un forte rispolvero di quel senso di appartenenza che moltissimi veronesi, e non soltanto, hanno avuto per decenni nei confronti di Cattolica Assicurazioni. L’amministratore delegato Alberto Minali ha cambiato volto, e passo, alla società scaligera ricevendo elogi e riconoscimenti istituzionali. È riuscito a riportare l'attenzione dei grandi investitori sulla città scaligera.
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OPO SOLI NOVE MESI di attività in Cattolica, Alberto Minali è riuscito a farsi assegnare lo scorso 5 aprile a Milano, alla cerimonia degli MF Insurance & Previdenza Awards 2018 (in pratica gli Oscar della finanza, ndr) l’ambitissimo premio “Insurance & Previdenza elite – Assicuratore dell’anno” «per lo slancio verso il cambiamento impresso alla Cattolica Assicurazioni in meno di un anno dal suo insediamento, culminato con il nuovo accordo di bancassurance con Banco BPM e con l’ingresso nell’azionariato di Warren Buffett». Premio, e soddisfazione, condiviso con la stessa Cattolica che nella medesima occasione ha fatto incetta di risultati portandosi a casa il Premio “Compagnie di Valore” per essersi classificata al primo posto per la performance di Borsa dell’ultimo anno. Menzioni e riconoscimenti poi nelle categorie MF Innovazione e Fondi pensione aperti. Premiate anche Abc Assicura, Cattolica Life e Lombarda Vita. 52 ANNI, SPOSATO, DUE FIGLIE, Minali è amministratore del Gruppo Cattolica Assicurazioni dal 1° giugno 2017. Nel corso della sua carriera ha ricoperto prestigiosi incarichi professionali: direttore generale e direttore finanziario del Gruppo Generali, direttore per gli investimenti di Eurizon Group, responsabile di Capital e Value Management di Allianz Ras. Dal 2008 al 2012 è stato presidente e fondatore del fondo di investimenti Eskatos Capital Management. Ha fatto parte di diversi consigli di amministrazione del Gruppo Generali, rivestendo anche il ruolo di vicepresidente di Generali Italia. Laureato con lode alla Bocconi in Economia Politica, Alberto Minali si è specializzato all’Università di Yale e alla Brandeis University di Boston (Stati Uniti), ed è stato assistente alla cattedra di Teoria e politica monetaria della stessa Bocconi. Al suo attivo con-
Alberto Minali premiato a Milano
ta alcune pubblicazioni e ricerche sulla riforma pensionistica e sui concetti di povertà e disuguaglianza in economia. Lo abbiamo incontrato al recente focus della Settimana veronese della finanza, organizzata da Verona Network, nella sede del Verona Fablab di Grezzana. Dott. Minali, innanzitutto congratulazioni per il premio. In soli nove mesi è riuscito a distin-
DI MATTEO SCOLARI
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guersi così come la società Cattolica, che di premi ne ha ricevuti altri cinque. Qual è stato il risultato che ha portato a questo riconoscimento? Credo che sia un riconoscimento che va a Cattolica e poi, in subordine, a me, grazie al lavoro di tutti i miei colleghi. 1600 colleghi. Diciamo che nei primi sei mesi abbiamo lavorato intensamente per cambiare il modello di business: abbiamo stretto un accordo importante di bancassurance col Banco BPM e abbiamo rilanciato l’azienda. Credo che il Premio sia un segnale molto forte della comunità finanziaria che ci sta dicendo: “Bravi, state andando nella direzione giusta”. In questo senso sono molto contento. Secondo la sua visione, lo sviluppo di Cattolica si sostiene su tre pilastri, ce li ricorda? Il primo è la crescita profittevole. È sbagliato crescere senza tener d’occhio il profitto che possiamo generare dal nostro business: non siamo un’associazione benefica, siamo una compagnia di assicurazioni. Secondo pilastro è l’investimento in tecnologia che è molto importante perché innerva tutti i processi produttivi. Se vogliamo diventare più agili, più competitivi, dobbiamo essere più tecnologici. Infine l’uso dei dati: dobbiamo conoscere meglio i nostri clienti, servirli meglio, aumentare la qualità del servizio. Credo che alla fine la competizione vera risieda nella sfida della gestione del rapporto col cliente. Solo le aziende che hanno un rapporto forte con i propri clienti prosperano, e questo è l’auspicio che ho per Cattolica.
Lei ha ricordato il recente accordo commerciale nei rami Vita e Danni, della durata di 15 anni, sulla rete ex Banco Popolare. L’ha definita una strategia a protezione di Cattolica, abbiamo capito bene? Mi piace che abbia colto questo aspetto. Il più delle volte, la lettura che viene data a questa partnership è in chiave aggressiva, di competizione. Certo, è vero, ma è anche un accordo che ha una valenza molto protettiva nei confronti della base clienti di Cattolica e del territorio su cui noi operiamo. Immagini solo di avere un competitor di grande livello internazionale, partner del Banco, sugli stessi territori di riferimento, ovvero l’Italia, e con la stessa base di clientela. Sarebbe stato molto più difficile gestire Cattolica in quella situazione. Possiamo dire che parte del merito, o gran parte del merito, dell’entrata del più grande investitore del mondo, Warren Buffett, nella vostra compagine societaria sia merito suo e dei suoi rapporti professionali sviluppati in questi anni? No. Warren Buffett è riuscito a vedere in Cattolica un’opportunità di investimento, quindi una buona società e un titolo sottovalutato. La sua scelta certamente dà un rinnovato impulso a tutti gli altri soci e azionisti di Cattolica che vogliono investire. Lei conosce il suo braccio destro. Vero, contano i rapporti personali, conta la
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IN COPERTINA DENNY ZENARI IN COPERTINA ALBERTO MINALI storia di ciascuno, contano le buone relazioni, conta comportarsi bene. Alla fine però è una decisione di investimento. Warren Buffett vuole dividendi, flussi di reddito, flussi di utile. Questo è l’impegno che abbiamo, non solo nei suoi confronti, ma nei confronti di tutti gli altri soci e azionisti di Cattolica. Lei ha parlato anche di orgoglio. Quando è entrato in azienda ha voluto che gli stessi dipendenti o le persone che ruotano attorno si sentano orgogliosi di far parte di questo Gruppo. Sì. C’è un attaccamento alla maglia che vedevo latente che tuttavia non aveva la forza di emergere. Il mercato è difficile, il mare – come dico spesso – è tempestoso, il lavoro è complesso, per cui se non lavoriamo insieme come squadra diventa tutto molto più difficile. Quello che vedevo in Cattolica era un senso di mancanza di ambizione. Come ho detto più volte, per il bene di questa Società, dobbiamo instillare un po’ di sana – e sottolineo sana – ambizione.
L'incontro della Settimana Veronese della Finanza
RISULTATI DEL GRUPPO CATTOLICA ASSICURAZIONI AL 31.12.2017 Dividendo: 0.35 euro ad azione; Raccolta complessiva in aumento a 5 miliardi di euro (+5,2%). Crescono ramo Vita (+7,5%) e ramo Danni (+2,1%); Risultato operativo a 206 milioni di euro (-8,8%) per effetto Cor; Roe operativo a 6,2% FY16; Utile netto consolidato a 56 milioni di euro (-40%) a seguito one-off impairment 1° semestre; Solvency II ratio a 239%.
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IN PRIMO PIANO UNA GRANDE E BELLISSIMA SFIDA
LIMITI O SOGLIE? Il termine «sfida» ha molti significati. Uno di questi è «provocazione che ha lo scopo di suscitare una reazione da parte di altre persone». E in questo caso la provocazione si è concretizzata in un progetto che da ormai 23 anni viene portato avanti con tenacia da Roberto Nicolis e dall’Associazione Sportiva Dilettantistica di cui è presidente: La Grande Sfida Onlus.
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’A.S.D. LA GRANDE SFIDA è una realtà che dal 1996, come si legge tra le righe del programma, ha cercato di dare vita ad “un’utopia”, quella di far incontrare le persone con disabilità con la città, in particolare Verona. Un’iniziativa che nasce nel 1990 con le attività del progetto Handicap & Sport all’interno del Centro Sportivo Italiano scaligero in collaborazione con il Comune di Verona e l’allora Ulss 25. È solo dopo diversi anni ed estensioni ad altre zone del veronese che, nel 1996, nasce la manifestazione internazionale di sport, arte, cultura e incontro La Grande Sfida International, promossa dal 2017 dall’A.S.D. La Grande Sfida Onlus, con l’obiettivo di far coincidere mondi diversi per abbattere insieme le barriere psicologiche, architettoniche e culturali che li dividono. Come? Da una parte valorizzando le persone affette da disabilità e rendendole un bene prezioso sul quale investire attraverso attività sportive, artistiche, ma anche lavorative (nel 2015 più di duemila le persone disabili che hanno partecipato al progetto); dall’altra, coinvolgendo la società (ad oggi circa 70 comuni della provincia veronese e 307 realtà tra associazioni, scuole e parrocchie).
PARTE CON QUESTI PRESUPPOSTI, ormai sedimentati nel cuore del progetto e dei suoi sostenitori, l’edizione 2018 de La Grande Sfida International che, dal 22 maggio al 9 giugno, animerà Verona e parte della provincia con diverse e interessanti attività. Un assaggio del ricco programma si è avuto mercoledì 25 aprile con lo speciale spettacolo benefico al Teatro Camploy Abitare il limite durante il quale si sono esibiti quattro gruppi di danza-teatro dell’Associazione. Ed è proprio il rapporto quotidiano con il “limite” a essere il fil rouge di tutta l’edizione 2018 dell’iniziativa che, come sempre, ruoterà intorno al fulcro rappresentato dalle due settimane dedicate alla campagna di sensibilizzazione Anch’io sono capace! Negozi senza barriere. L’iniziativa, giunta alla sua decima edizione, permetterà ai ragazzi con disabilità dei centri diurni delle Ulss9, C.F.P. e Istituti Alberghieri di affiancare i titolari in negozi o mercati in attività socio-lavorative. Il progetto, che si svolgerà dal 2 al 18 maggio, avrà un carattere itinerante e si sposterà di città in città, giorno dopo giorno, toccando 245 esercizi commerciali tra Peschiera del Garda, Villafranca, Bussolengo, Cerea, Verona e Caldiero. Dal 22 maggio, invece, inizierà il
DI GIORGIA PRETI
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L’ITALIA AI MONDIALI DI CALCIO CI SARÀ Non si parla della squadra di Di Biagio, ma della Nazionale Italiana Amputati che, sabato 19 maggio alle 10.30, disputerà un’amichevole presso il campo sportivo di Grezzana contro la Scozia. Un match che è preparatorio proprio ai Mondiali di Calcio Amputati, che si terranno in autunno in Messico e che vedrà la squadra azzurra impegnata far salire l’Italia sull’Olimpo del calcio internazionale. La Nazionale Italiana Amputati nasce nel 2016, quando il reggiano Francesco Messori, all’epoca quattordicenne e senza una gamba, si è attivato sui social network per raggruppare chi come lui, nonostante la disabilità, non voleva rinunciare a giocare a calcio. Ora la squadra è il primo ente di promozione sportiva ad esser stato riconosciuto dal Comitato Italiano Paralimpico e prosegue nel suo nobile intento: provare che i propri limiti, per quanto sembrino insormontabili, possono essere superati.
programma ufficiale con la seconda Mostra di opere d’arte nelle vetrine dei negozi del centro cittadino. Una vera e propria “street gallery” che sarà visibile fino all’8 giugno. Si tornerà in pista il
26 maggio con una gara internazionale di nuoto e il concerto con gli On the River in Gran Guardia alle 18.15. Si proseguirà poi domenica 27 maggio con il congresso internazionale Abitare il limite e, nel pomeriggio, giochi e sport in piazza Bra. Venerdì 1 giugno partiranno le attività di IncontrArti con alcuni artisti di strada dalle diverse abilità che esporranno espressioni e installazioni artistiche nel cuore di Verona fino al 2 giugno, con i festeggiamenti in onore della Res Publica=Festa dei beni comuni e del bene comune. La manifestazione si chiuderà il 9 giugno con la grande festa conclusiva Vengo anch’io? Sì, tu sì! alla discoteca Encore dove, per una sera, sulla bocca di tutti, saranno due le parole chiave che, i limiti, non li hanno mai conosciuti: divertimento e gioia di vivere. Per informazioni, contattare o partecipare all’A.S.D. La Grande Sfida Onlus: 045 4743087 lagrandesfida@tiscali.it – www.lagrandesfida.org
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IN PRIMO PIANO INTRECCI VIRTUOSI
NEL MERCATO DEL SOLE
DOVE RISPLENDONO MODA, ARTE E DESIGN È il primo mercato urbano a Verona: luogo di incontro e contaminazione virtuosa, attento anche alla solidarietà. Appuntamento il 9 e il 10 giugno dalle 10 alle 19.30 in piazza dei Signori.
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ORTARE IL BELLO NEL CUORE DI VERONA. Lì, dove Dante trovò l’ispirazione per comporre alcune terzine della Divina Commedia. Non ha scelto la vetrina di un negozio qualsiasi ma la loggia del consiglio e la loggia vecchia del palazzo degli Scaligeri, in piazza dei Signori, Marco Dal Bosco per dar vita al Mercato del sole. «È il primo mercato urbano nel centro storico di Verona: uno spazio di incontro e contaminazione virtuosa tra il mondo profit dell’artigianato e delle start up con il mondo no profit del terzo settore», spiega l’ideatore, imprenditore che con l’azienda Cioccolato Italiano produce in riva all’Adige creme spalmabili naturali artigianali e sostiene la ricerca della Fondazione Ieo-Ccm. L’intuizione di fondo è generare opportunità di sviluppo commerciale per quelle piccole realtà imprenditoriali, e
sono molte, che declinano la loro creatività nell’artigianato, editoria, arte, design, moda. Unico requisito: produrre prodotti di alta qualità, prestando attenzione a materie prime, tecniche usate, risultato finale. Quel biglietto da visita del made in Italy che veronesi e turisti potranno avere a portata di mano. O meglio, a portata d’acquisto, che sarà destinato, peraltro, a una buona causa. Appuntamento il 9 e il 10 giugno, dalle 10 alle 19.30. In una duplice location che svela ulteriori dettagli del progetto. Da una parte il loggiato del consiglio accoglierà 25 espositori a presentare le proprie creazioni: «Abbigliamento, oggetti di design, bigiotteria, scarpe, fotografie e illustrazioni», anticipa. Dall’altra parte la loggia vecchia si trasformerà in officina culturale in cui si alterneranno letture di libri, corsi di formazione, workshop, laborato-
DI MARTA BICEGO
13 Marco Dal Bosco
ri d’arte e cultura. «Sarà una mostra-mercato nel senso più antico e semplice del termine: un luogo di scambio di prodotti, relazioni e saperi», sottolinea Dal Bosco. L’ANTICA SEDE SCALIGERA diventerà un ambiente illuminato dal sole, scelto come simbolo della manifestazione: «Rappresenta la vita, l’energia, la volontà. Con quest’iniziativa, che mi auguro diventerà appuntamento mensile, desideriamo accendere i riflettori su chi non ha visibilità, su chi non ha modo di esprimersi». Può essere un giovane artigiano che ha tanta determinazione, ma è privo di mezzi per avviare un’impresa; un ex carcerato che sente l’esigenza di riscattarsi mettendosi a disposizione del prossimo; un
disoccupato che ritrova nell’artigianato lo spunto per un’opportunità lavorativa. Attraverso il Mercato del sole, ribadisce, «vogliamo offrire prospettive imprenditoriali virtuose e generare relazioni positive e spontanee, desideriamo essere una via non stigmatizzante al reinserimento socio-professionale. In altre parole, proponiamo un modello di imprenditorialità attenta alla realtà circostante: un far commercio nella comunità finalizzato al costruire comunità e benessere». È un seme, dice, «che piantiamo nel terreno. E da cui attendiamo crescano buoni frutti». Le premesse ci sono. Una parte del ricavato degli eventi sarà devoluta in beneficenza a realtà sempre diverse. Per la prima edizione tocca all’associazione Pietro Casagrande Onlus e al Convivio, il progetto di umanizzazione dell’assistenza del malato oncologico e della famiglia promosso dall’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona. «Un sodalizio che la nostra azienda ha avviato da tempo, per esempio con degustazioni organizzate in corsia per alleggerire la quotidianità dei malati e che è destinato a fiorire ulteriormente nel Mercato del sole», conclude. L’evento gode del patrocinio della Provincia di Verona. Informazioni: www.mercatodelsole.it, segreteria@mercatodelsole.it o 348.1536098.
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DEDICATA AI LETTORI DI PANTHEON LA PROPOSTA DEL DOTT. CASATO PER L’ESTATE 2018, IL TRATTAMENTO PREVEDE UNA SEDUTA DI 60 MINUTI.
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IN PRIMO PIANO L’ASSOCIAZIONE PREMATURAMENTE
QUELL’AMORE CHE NON È MAI PREMATURO Federica Gecchelin, giovane veronese non ancora trentenne, qualche mese fa ha fondato Prematuramente APS, un’associazione di mamme che hanno vissuto, come lei, l’esperienza scioccante del parto prematuro.
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NA GRAVIDANZA, QUELLA DI FEDERICA, senza alcun segnale che destasse preoccupazione ma che si è trasformata in un percorso drammatico e faticoso per riuscire a far sì che il suo bambino, nato pretermine a sole 25 settimane, riuscisse a vivere. «Durante i novanta giorni che ho trascorso in reparto mi chiedevo: “Perché non si parla di prematurità?”. Ho conosciuto tanti genitori come me e insieme abbiamo voluto creare una realtà che costituisse un supporto per chi si trova nella nostra situazione. Alla terapia intensiva neonatale (Tin) dell’ospedale di Borgo Trento, il personale medico è altamente preparato e ho avuto il massimo aiuto. Dall’esempio di medici e infermieri ho capito che anche noi genitori
potevamo dare conforto. Non parlo di conforto compassionevole ma della costruzione di un rapporto naturale che si configura, per ora, come auto mutuo aiuto. Ascoltare altri genitori nel corso di quegli indescrivibili novanta giorni per me è stato cruciale. Se non avessi avuto il confronto con esperienze analoghe alla mia, non avrei poi avuto l’idea e la forza di fondare Prematuramente (la realtà è nata il 22 febbraio 2018, ndr)» confessa Federica. Ma un’associazione che volesse entrare in una Tin deve prima fare un percorso per imparare a parlare con i genitori coinvolti in questa lotta ad armi impari. La gestione delle emozioni rappresenta il passaggio cruciale per la mamma, che non ha potuto evitare la sofferenza al proprio nascituro: ci sono tan-
DI FEDERICA LAVARINI
15 Federica Gecchelin
ti aspetti, tutti parimenti delicati e sensibili, che i genitori devono affrontare. Umilmente, Federica e le mamme di Prematuramente APS non ambiscono a questo: «Ci vogliamo concentrare su altri aspetti che si sono dimostrati molto importanti nelle fasi di superamento della prematurità, in particolare sul rapporto tra bambino e genitori». Come? «Vogliamo avviare un progetto per creare una biblioteca di reparto. Siamo consapevoli che dare al bambino la possibilità di sentire la voce della mamma e del papà, anche attraverso la lettura di favole, rappresenta un importante fattore di crescita neurologica. I bambini pretermine sentono, hanno una percezione della realtà che noi non possiamo immaginare: sentire attorno a loro il silenzio, almeno per la mia esperienza, li fa sentire a disagio. Tutto cambia se percepiscono il calore della voce della mamma e del papà». L’IDEA DI FEDERICA è nata anche per dare un aiuto nel disbrigo delle pratiche burocratiche. «Non tutte le mamme sanno che si può usufruire della legge 104 che prevede la possibilità di assentarsi dal lavoro per accudire il bambino. Io non lo sapevo ed esserne venuta a conoscenza è stato di grande aiuto nella gestione di questa difficile situazione». Altre iniziative sono legate all’aspetto dei trasferimenti da una struttura ospedaliera all’altra. «Ci viene
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IN PRIMO PIANO L’ASSOCIAZIONE PREMATURAMENTE
spiegato tutto dal personale medico ma - afferma Federica - a mio parere, è necessario che ci siano delle persone a supporto dei genitori. Ogni reparto pediatrico (Tin) ha i suoi orari, regole e referenti e il passaggio da uno all’altro è sempre un’esperienza traumatica, fonte di molta ansia». Per ora Federica Gecchelin e le mamme di Prematuramente APS contano
di dar voce alla loro iniziativa grazie alla diffusione sul web e con il passaparola: «Vorremmo che il concetto di prematurità entrasse nella nostra cultura. Ora non è così» conclude Federica, che si prepara al prossimo 17 novembre, «per realizzare a Verona una Giornata mondiale della prematurità capace di sensibilizzaStop re e avvicinare le persone a questo tema».
OCTO THERAPY PER CONFORTARE PICCOLI “GUERRIERI” Per i piccoli della terapia intensiva neonatale dell’ospedale di Borgo Trento è arrivata una compagna di culla inaspettata: una piccola piovra fatta all’uncinetto di nome Fuè, che in greco significa crescere con cura. Questa pratica, chiamata Octo Therapy, nasce in Danimarca all'ospedale Universitario Aarhus dove medici ed infermieri hanno constatato che la presenza delle piccole piovre riesce a calmare i bambini. I lunghi tentacoli, infatti, ricordano il cordone ombelicale: comprimendoli i piccoli non solo riescono a respirare meglio, ma i loro battiti cardiaci diventano più regolari e aumenta il livello di ossigeno nel sangue. Inoltre, dissuade i piccoli dall'afferrare e tirare cavi e sondini presenti nell'incubatrice. Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della Sanità, ogni anno nascono 15 milioni di bambini pretermine, ovvero prima di aver completato la 37ma settimana di gestazione. E il numero è in crescita.
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IN PRIMO PIANO LA TECNOLOGICA BUONA
TI PARLERÒ
CON I MIEI OCCHI Sono migliaia i bambini che ogni anno nascono affetti da sindromi genetiche o sono colpiti da paralisi cerebrali infantili che impediscono il normale processo di crescita. Aiutare e “facilitare” in qualche modo la vita dei giovani pazienti è proprio quello che cerca di fare il progetto Diamo voce ai tuoi occhi, pensato per dare voce a chi non ce l’ha. DI GIORGIA PRETI
È
UN SISTEMA DI “EYE-TRACKING” quello che è stato presentato lunedì 23 aprile a Milano nell’ambito del progetto di tecnologia digitale Diamo voce ai tuoi occhi. Il dispositivo, messo a punto da Fondazione TOG (Together to go) in collaborazione con il Centro di Neuroftalmologia dell’età evolutiva della Fondazione Mondino e l’Istituto Neurologico Nazionale IRCCS di Pavia, è stato sostenuto da Fondazione Just Italia con ben 340mila euro. Il progetto è un innovativo puntatore oculare che consentirà a bambini affetti da paralisi cerebrali infantili e sindromi genetiche con ritardo mentale di comunicare attraverso gli occhi. Il sistema, personalizzato a seconda delle esigenze del bambino, prevede un software semplificato con programmi di apprendimento basati su
giochi e attività interattive, e una piattaforma di raccolta e analisi dei dati sul funzionamento visivo, iniziale e in progress, lungo l’intero percorso riabilitativo. Inoltre, il sostegno finanziario di Fondazione Just Italia ha permesso di progettare un software semplificato e un sistema che sfrutti l’integrazione di diversi pezzi, più a basso costo e più accessibili. Al momento la Fondazione TOG, nel suo Centro di Riabilitazione, sta offrendo gratuitamente a oltre 100 di questi bambini percorsi quantitativamente e qualitativamente adeguati alle loro patologie dando loro la possibilità di fare ciò che prima non avevano mai potuto fare: parlare, esprimersi con i gesti o le espressioni del viso o, semplicemente, trasmettere le proprie emozioni.
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IN PRIMO PIANO ACCARTOCCIARE GLI STEREOTIPI
RITRARRE IN CONTROLUCE Sarà presentato il 23 maggio alle 18 nella Sala Convegni del Banco BPM di Verona Ritratti in controluce. Cecità, stereotipi e successi a confronto, il nuovo documentario della giornalista Alessia Bottone, finanziato dalla Fondazione Zanotto di Verona. L'evento è patrocinato dal Comune di Verona, Consiglio Regionale del Veneto, Regione Veneto, Medicina Narrativa e Unione Italiana Ciechi. L’autrice in questo lavoro si propone di raccontare i pregiudizi che ruotano attorno alla capacità lavorativa delle persone con disabilità visiva nell’era del digitale. Spesso infatti sono relegate ai centralini, indipendentemente dalle loro reali capacità, aspirazioni e titoli di studio.
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l documentario, ambientato tra Roma, Milano, Bologna e Cuneo, ha dato vita al racconto delle storie di chi ce l’ha fatta, riuscendo a conquistare posizioni rilevanti all’interno di aziende ed enti pubblici. In questa narrazione, le nuove tecnologie assumono un ruolo significativo e permettono di affrontare la cecità in un modo completamente diverso rispetto al passato. Com’è nato Ritratti in controluce? Dopo l’evento di presentazione di Vorrei ma non posso: quando le barriere architettoniche limitano i sogni, Roberta Mancini, Presidente di Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Verona, mi ha proposto di occuparmi anche del tema della cecità. Un paio di settimane dopo il nostro incontro ho elaborato il soggetto del documentario, la sceneggiatura, individuato i punti salienti e, assieme a Roberta, selezionato i protagonisti.
Fondazione Giorgio Zanotto di Verona ha accolto positivamente il progetto sostenendolo. In quattro mesi di lavoro il documentario ha preso forma: il 23 maggio sarà presentato a Verona e il 5 giugno a Venezia a Palazzo Ferro - Fini. Ho riscontrato un certo interesse per l’argomento. Qual è la cosa più preziosa che le hanno donato queste storie? Durante il mio viaggio ho fatto molti incontri ai quali penso spesso. Ho apprezzato la possibilità di assistere a una riunione tra il sindaco di Cuneo, Federico Borgna, e un giovane grafico che ha mostrato al primo cittadino un logo in 3D in modo che potesse, toccandolo, capire e “vedere” l’idea per il brand cittadino. Ho ammirato la competenza di Loretta Secchi, curatrice del Museo tattile di pittura antica e moderna Anteros, che mi ha permesso di scoprire la bellezza di quel luogo e la bravura degli artisti non ve-
DI VALENTINA
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IN PRIMO PIANO ACCARTOCCIARE GLI STEREOTIPI
Alcune immagini tratte dal documentario
denti. Indimenticabile la dolcezza e l’ottimismo di Gabriella Ferri, entusiasta del suo lavoro che gestisce grazie a uno speciale tool messo a disposizione per i dipendenti. Infine, Carlo Carletti, più che settantenne, mi ha permesso di comprendere quante battaglie ha condotto Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti per il riconoscimento di alcuni diritti.
in seconda battuta, permette di riappropriarsi dell’autonomia. Infine, non dimenticherò mai la gara di lettura con barra braille in occasione di un incontro con Luca Spaziani (giornalista residente a Verona, ndr) che mi ha dimostrato quanto possa essere semplice, con gli strumenti giusti, leggere un libro ma anche scrivere un comunicato stampa.
Cos’ha scoperto in questo documentario itinerante? Non credo bastino cinque giorni di riprese per conoscere il mondo della cecità. Mi sono sentita privilegiata durante il tour, il viaggio nelle vite di queste persone mi ha consentito di analizzare aspetti che non avevo mai preso in considerazione. Un esempio pratico: il bastone bianco. Da vedente, e forse ingenuamente, ho pensato che il bastone fosse il primo oggetto al quale ricorre una persona quando perde la vista. In realtà non è così, anzi. Come hanno spiegato i protagonisti, inizialmente, è visto come un nemico, qualcosa che accende i riflettori su di sé e sulla cecità. L’utilizzo di questo ausilio richiede un percorso psicologico non indifferente che, solo
Che messaggio vorrebbe lanciare con Ritratti in controluce? Sicuramente so quale messaggio non voglio lanciare. Devo ammettere che sono d’accordo con i protagonisti che non amano il modo in cui sono descritte le persone con disabilità; i mass media tendono a dipingerli come super uomini o super donne e, talvolta, ci si aspetta che ogni persona con disabilità si lanci con il parapendio o diventi manager solo per il fatto che deve dimostrare di essere più bravo rispetto agli altri. Penso che Ritratti in controluce aiuti a comprendere che, nonostante le difficoltà e il pregiudizio, sia davvero possibile rendere accessibile il mondo del lavoro e il nostro spazio, quello che viviamo e abitiamo quotidianamente.
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IN PRIMO PIANO RIQUALIFICAZIONI CREATIVE
LA CEOLARA E TUTTO QUELLO CHE
POTREBBE DIVENTARE
L’associazione Genitori Tosti in Tutti i Posti ONLUS ha presentato un progetto di recupero della Ceolara di Borgo Santa Croce, fra Via Villa Cozza e Via Verdi. Un’iniziativa che riprende in mano una necessità del quartiere, in cerca di soluzione da oltre vent’anni.
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N PROGETTO LUNGIMIRANTE e giustamente visionario che vuole riportare la Ceolara di Borgo Santa Croce ad essere un luogo simbolo del quartiere: fucina ieri di lavoro, oggi di cultura e inclusione. Questa la missione dell’Associazione Genitori Tosti in Tutti i Posti ONLUS, che lo scorso 15 marzo, in una gremitissima Sala Convegni al Centro Tommasoli di Via Perini, ha illustrato alla cittadinanza l’idea di riqualificazione. L’iniziativa è presto detta. Da tanti anni fra Via Villa Cozza e Via Verdi, la vecchia Ceolara versa in uno stato di totale abbandono e degrado che sta compromettendo anche quel poco che è rimasto dei vecchi muri. Da vent’anni diverse associazioni e gruppi di cittadini hanno provato a proporre progetti di riqualificazione dell’area, la quale però rimane ancora dov’è, senza una soluzione, tra molti rimpalli burocratici. Grazie alla determinazione dell’Associazione Genitori Tosti guidata dal Presidente Alessandra Corradi, oggi Borgo Santa
Croce ci riprova, con un progetto che prevede la realizzazione di spazi condivisi, abbattimento di barriere architettoniche e sensoriali e un coinvolgimento diretto delle persone con disabilità. «Abbiamo tante idee - precisa la Corradi - e ovunque abbiamo presentato il progetto abbiamo trovato entusiasmo. La Ceolara sorge nelle vicinanze di due scuole, un oratorio e alcuni parchi, zone frequentate da bambini e adolescenti. Qui vorremmo creare delle stanze per ogni esigenza come presentazioni di libri, seminari, corsi, un laboratorio del giocattolo inclusivo e, dell’altra parte, favorire l’inserimento sociale e lavorativo delle persone con disabilità». Sta proprio qui l’eccellenza del progetto: l’inclusione. «Pensiamo ad un centro di documentazione H - prosegue Alessandra - ovvero un centro di documentazione sui temi dell’handicap, del disagio sociale, del volontariato e del terzo settore, gestito e curato da persone con disabilità. Sarebbe il primo a Verona e uno dei pochi in Italia».
DI MATTEO BELLAMOLI
Ph Colato Cesar - Scopri di più sulla Ceolara a pag. 66
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UN MODO DIVERSO PER RIPORTARE in vita questa corte rurale cha a Borgo Santa Croce ha scritto la sua storia e le sue tradizioni. Nei secoli scorsi qui si coltivavano cipolle e la Ceolara era un essicatoio, insomma, il fulcro della vita sociale di quello che oggi è uno dei principali quartieri di Verona. Pro-
va dell’importanza di questo luogo, le cui origini risalirebbero alla fine del 1500 e si mischiano con la leggenda, ne è la maschera rappresentativa del quartiere, il Duca della Seola, di cui la Ceolara sarebbe, a furor di popolo, l’abitazione. Sia Comune che Soprintendenza sembrano avere dimostrato interesse per il progetto, ma la situazione è al momento bloccata perché «da una parte e dall’altra gli uffici si rimbalzano la responsabilità finale della decisione». L’Associazione, infatti, punta alla gestione diretta del sito, attualmente di proprietà del Comune e conta di recuperare il budget necessario alla realizzazione, intorno ai 2 milioni di euro, «attraverso donazioni di imprenditori, banche, associazioni e cittadini». Chiaramente il nodo sta nella possibilità di disporre dell’area, attualmente bloccata dai vincoli di storicità. «Non abbiamo la presunzione di voler fare tutto da soli - ci tiene a precisare Alessandra - ed ecco perché abbiamo coinvolto la Circoscrizione, l’Ordine degli Architetti e altri professionisti che possono portare, con la loro esperienza, valore aggiunto a questa iniziativa». «Stando all’incontro che abbiamo avuto con il Soprintendente - ha concluso la Corradi - il nostro progetto è in linea con l’eventuale candidatura di Verona come capitale della cultura 2021, e siamo in attesa di essere ricevuti dal Sindaco Sboarina per poter fare un passo avanti». Informazioni e donazioni: per chi fosse interessato è possibile contattare l’associazione: www.genitoritosti.it
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IL PERSONAGGIO VALERIA FAVORITO
LEI, LA “SORELLINA” DI FRIZZI «Credo che per fare un gesto d’amore, come quello della donazione, non occorra aspettare di passare dalla porta stretta del dolore. Mi sono resa conto che molte persone avevano paura della donazione solo perché non conoscevano l’argomento: spesso manca l’informazione». A dirlo è Valeria Favorito, la giovane a cui il conduttore, scomparso recentemente, donò il midollo osseo e salvò la vita. DI VALENTINA
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PERANZA, CORAGGIO E FORZA nella fragilità. È tutto questo Valeria Favorito, la ragazza veronese che racconta di essere nata tre volte. La sua è una storia che trasmette forza e testimonia quanto la vita sia preziosa. A 11 anni è stata colpita dalla leucemia mieloide acuta. All’epoca era una bambina e i medici del Reparto di Ematologia del Policlinico di Borgo Roma, guidati da Fabio Benedetti, decisero che l’unico modo per salvarla era un trapianto. Grazie al midollo donato da Fabrizio Frizzi, per lei è cominciata una seconda possibilità. Nel 2013 è comparsa di nuovo la malattia che l’ha costretta a lottare come una leonessa e a subire un nuovo trapianto da un altro donatore anonimo. Ora Valeria è una donna di 30 anni che lavora, è fidanzata e si impegna per testimoniare l’importanza del dono. Cosa le ha dato forza nella malattia? La famiglia, i medici e i volontari donatori; senza di loro non sarei qui. E poi l’approccio psicologico: è importantissimo continuare a fare
progetti per andare avanti, sognare il futuro fuori dall’ospedale. Da persona che necessita di aiuto ora è diventata volontaria… A diciotto anni ho sentito forte la necessità di fare qualcosa per il prossimo. Ho avuto tanto dagli altri e volevo dare a mia volta. Se avessi potuto, avrei donato il mio sangue: visto che però la mia salute non mi permetteva di farlo, ho cominciato a fare sensibilizzazione e testimonianze da ricevente, soprattutto con i giovani. Quando si sta bene si ha in mano la possibilità di aiutare chi sta vivendo un momento di grande prova. La donazione di sangue e di midollo può salvare molte vite: prima di arrivare al trapianto e dopo l’intervento, infatti, ho ricevuto tantissime sacche di sangue. Per questo sono e sarò eternamente grata a tutti i donatori. Cos’è per lei la vita? La voglia di fare, di scoprire, di esplorare. È qualcosa da assaporare giorno dopo giorno. In
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meraviglioso. Ci vedevamo, ci sentivamo e mi è stato vicino anche quando mi sono ammalata di nuovo nel 2013. Fabrizio per me era un fratellone: una persona disponibile, solare, positiva, dal cuore grande. L’ultima volta che ci siamo visti, all’inizio di marzo, l’ho invitato al mio matrimonio e lui mi ha risposto: «Non ti prometto nulla, ma se ce la faccio ci sarò!». Non sapeva dire di no, nemmeno nella malattia. Lo ricorderò per sempre come una persona autentica, genuina, un vero angelo!
questi anni ho fatto diverse esperienze: paracadute, bungee jumping, volo dell’angelo. La vita deve essere vissuta al massimo. L’emozione più bella? Conoscere il mio donatore, Fabrizio. Il 21 maggio del 2000, a quasi 12 anni, mi vennero trapiantate le cellule staminali emopoietiche di un donatore anonimo. Da quel momento la mia vita ricominciò. Dopo mesi di ricerca, anche perché il protocollo prevede l’assoluta riservatezza sui dati del donatore, a seguito di una serie di coincidenze ho scoperto che era Fabrizio Frizzi. A quel punto ho fatto qualsiasi cosa per riuscire a incontrarlo durante una Partita del Cuore allo Stadio Bentegodi, per ringraziarlo personalmente. Da quel momento con lui è nato un rapporto
Tra i suoi progetti, appunto, i fiori d’arancio in arrivo… A settembre mi sposerò a Trapani, la mia città natale. È una storia nata proprio grazie alla donazione. Ho conosciuto il mio ragazzo a una festa Avis nazionale. Lui è un donatore. Ci siamo fidanzati nel 2011, ma nel 2013 mi sono ammalata di nuovo e ho deciso di lasciarlo perché non volevo che soffrisse troppo. Un paio di anni fa l’ho ricontattato, senza illusioni e con la consapevolezza che potesse aver trovato un’altra. Lui era lì ad aspettarmi. Un messaggio ai nostri lettori? Non aspettate a donare, cercate di vedere oltre e di mettervi nei panni di chi avete accanto. Il dono è il gesto d’amore più bello che esista. E nel momento in cui una persona è impossibilitata a donare, un grande dono può essere anche ascoltare chi sta vivendo un momento di difficoltà. Stop
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QUELLO CHE C’È DA SAPERE SULLE CONVIVENZE REGISTRATE
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a Legge n. 76/2016, la cosiddetta “Cirinnà”, entrata in vigore il 5 giugno 2016 ha istituito le unioni civili tra persone dello stesso sesso e ha regolamentato la convivenza di fatto. Il regime patrimoniale legale dell’unione civile, di fatto parificata al matrimonio, è quello della comunione dei beni. Regime valido anche per chi convive e abbia stipulato il cosiddetto “contratto di convivenza”. È proprio questa una delle grandi novità introdotte con tale legge, ovvero quella di offrire la facoltà alle persone celibi e nubili, e cioè non soggette a vincolo di matrimonio o di unione civile, di scegliere la comunione dei beni. Ma chi sono i conviventi di fatto? Il comma 36 li definisce due persone maggiorenni, unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, non vincolate da rapporto di parentela, affinità e adozione, da matrimonio o da unione civile. Le convivenze rilevanti sono quelle registrate quindi, ovvero dichiarate in conformità alla Legge 76, convivenze non più di fatto ma di diritto, in quanto tali convi-
venze registrate producono effetti giuridici e non rilevano solo sul piano fattuale come le convivenze more uxorio. Il comma 37 prevede che la registrazione della convivenza avvenga nel comune di residenza della coppia con le modalità stabilite col successivo decreto attuativo e ne può essere data pubblicità mediante l’iscrizione in anagrafe. E tutte le convivenze non registrate, o di fatto, o di diritto comune? Ad esse si applicherà l’insieme della disciplina fin qui individuata sia da leggi speciali sia dai giudici e solo le convivenze registrate, invece, potranno adottare il regime della comunione dei beni ai sensi del comma 50 e seguenti per ottenere l’opponibilità ai terzi. Il contratto di convivenza registrato, in comunione dei beni, non richiede l’atto pubblico notarile come invece è richiesto per i soggetti legati da matrimonio o da un’unione civile. Quello che non è ancora certo è come fare risultare l’esistenza del contratto di convivenza ed il suo contenuto: a tutt’oggi, infatti, non è previsto alcun documento rilasciabile dal comune di residenza
che attesti l’esistenza o meno della comunione legale nel contratto di convivenza. Sarà opportuna quindi una modifica legislativa alle norme sull’anagrafe al fine di prevedere le risultanze del contratto di convivenza. Nel frattempo non potrà essere opponibile ai terzi il regime di comunione legale non avendo esso pubblicità legale. In sede di acquisto di immobili da parte di persona legata da una convivenza registrata, sarà necessario portare al notaio il contratto di convivenza per far risultare il regime della comunione dei beni. In mancanza di tale contratto e non risultando da alcun “certificato” l’esistenza del regime patrimoniale, il notaio non potrà che far acquistare il bene solo a favore del convivente acquirente.
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LA TRAGEDIA DI CORTICELLA LEONI
A NICOLA È morto dieci anni fa. Processi, sentenze, pene. Cosa rimane di quella notte impossibile? Un volano di coraggio, quello dei genitori di Nicola Tommasoli che hanno provato a dare forma al loro dolore con l’impegno, promuovendo eventi e incontri attorno ad un’etica urgente e, spesso, troppo sorvolata, quella della responsabilità.
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’È UNA GELATERIA VICINO al luogo dove lui è finito. I turisti stranieri, nell’inerzia dello scatto facile, fotografano la targa che lo ricorda, senza sapere che non è affatto parte del pacchetto antichità romana che vogliono trattenere nella memoria dei loro telefoni. Sono passati dieci anni. E per alcune persone maggio non è il prologo dolce dell’estate. Per i genitori di Nicola Tommasoli, ad esempio. La vita del figlio è stata presa a calci e sberle a Corticella Leoni, tra il 30 aprile e il 1 maggio del 2008; 29 anni interrotti dalla violenza altrui. La cronaca della notte è ormai nota in ogni suo frammento. Quella sigaretta negata che è diventata il pretesto per togliere le briglie alle mani di un gruppo di ragazzi veronesi e alla loro aggressività annoiata. «Pestato a sangue da un branco di italiani» è uno dei tanti titoli che hanno affollato le testate nazionali in quei giorni lontani. Faceva il disegnatore tecnico, abitava a Negrar. Nicola per tanti è quella foto che abbiamo visto e rivisto ovunque. La camicia a quadri, il sorriso deciso mentre si lega i capelli. I genitori, Luca e Maria Annunziata Tommasoli, hanno assistito a questi dieci anni di processi, di sentenze ridiscusse, di pene scontate e da scontare senza parole feroci per gli autori
della loro tragedia. «Qui il primo maggio 2008 è stato strappato alla sua giovane vita Nicola Tommasoli. Il suo ricordo sia per tutti noi un richiamo ai valori di rispetto della vita umana, di tolleranza e di convivenza civile, il cui smarrimento fu causa della sua scomparsa». Sono molto belle, invece, le parole che hanno scelto per la targa che sta lì, nel luogo dove in tanti passano ogni giorno, e dove lui non si rialzò più. Perché dentro quelle frasi c’è l’intima necessità del ricordo ma anche il valore del dolore che, a volte, decide di essere una forma, per quanto dura, di impegno. Il suo strazio la famiglia Tommasoli, in questi anni, l’ha voluto rendere un impulso per diffondere il tema della legalità nella sua declinazione più semplice e potente: il rispetto per l’altro. Hanno gli occhi tirati mentre presentano il ciclo di eventi su cui lavorano da dicembre: Luca e Maria Annunziata non hanno finito le lacrime. Sono passati dieci anni ma quel dolore non si può sciogliere con le primavere archiviate. Nel mese per loro più difficile hanno ideato una rassegna di incontri rivolta a giovani, genitori ed educatori, in collaborazione con l’Associazione Prospettiva Famiglia e la Rete di Scuole “Scuole e Territorio: Educare insieme”
DI MIRYAM SCANDOLA
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ma anche con il gruppo “Radici dei Diritti” dell’ateneo scaligero, Legambiente Verona e altre realtà del territorio. Guarda il servizio su:
www.giornalepantheon.it
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UN CALENDARIO FITTO, iniziato il 2 maggio scorso con la commemorazione in Corticella Leoni e arricchito da appuntamenti musicali e teatrali: il 3 maggio nella chiesa di san Nicolò è stata la volta delle armonie eseguite insieme da docenti, genitori e studenti dell’Istituto Comprensivo Dante Alighieri di S. Ambrogio, mentre il 4 maggio al Polo Zanotto lo spettacolo con un titolo chiaro e definitivo Uno strappo, Nicola Tommasoli, anno 2008. L’8 maggio nella Libreria Pagina dodici sarà presentata l’opera di Don Luciano Ferrari La geografia della sofferenza (ore 18.30) e poi, ancora, infiniti incontri ed eventi. Non si può non menzionare quello con Pierpaolo Romani di Avviso Pubblico che, proprio nel centro civico intitolato a Nicola, parlerà di come si costruiscono le scelte durante un convegno aperto a tutti Quali antidoti alla violenza? Educare alla responsabilità (8 maggio, ore 21). Vito Mancuso nella Chiesa di San Nicolò, il 13 maggio, fermerà lo sguardo su Il bisogno di pensare e dedicherà la presentazione del
suo libro proprio alla vita spezzata del giovane. Non mancherà una sosta sul presente e su quanto di noi un’informazione divisiva e sobillatrice possa regalare alla violenza. Il 22 maggio gli studenti del Liceo Fracastoro incontreranno il giornalista Gian Antonio Stella per approfondire il tema delle fake news. E proprio in tempi in cui la brutalità si nutre del narcisismo cieco dei social media e il bullismo si fa bello delle sue atrocità su Instagram o Facebook, non si può e non si deve guardare solo a quegli angoli, seppur densamente abitati, di aggressività. «C’è un buono sommerso che spesso rimane poco raccontato» lo ripete da sempre Daniela Galletta, coordinatrice dell’associazione Prospettiva Famiglia e Rete di Scuole “Scuole e Territorio: Educare insieme”, due realtà che, in sinergia, con rassegne e programmi puntellati anche da grandi nomi, coinvolgono genitori e ragazzi sul tema della legalità e sulle sue sfide più attuali. Diventando così, anno dopo anno, il termometro di un altro tipo di gioventù, attenta all’altro, proattiva e coraggiosa. Nel mese in cui perse la vita Nicola, fa capolino anche uno spettacolo speciale, il 16 maggio, nel teatro David di Cadidavid. L’ha ideato suo cugino, Filippo Tommasoli, insieme a Riccardo Avesani e Omar Girardi. Il titolo è L. Caino, dove «la L. sta per un nome qualsiasi, perché a compiere un’atrocità può essere una persona normale che non è, per forza, grande nella malvagità». Il male banale trova spazio «nell’uomo senza contenuto che rifiuta e combatte il diverso che è in lui - come in ciascuno - proiettandolo sugli altri». Quattro personaggi della cultura (Natalino Balasso, Giorgio Canali, Dagmawi Yimer e Adone Brandalise), sul palco, indagheranno l’inconsistenza della violenza perché lo spettacolo, come il ricordo «non è solo un’operazione di memoria ma, anche e soprattutto, di presa di coscienza». Per informazioni o per consultare gli altri appuntamenti della rassegna: www.politichegiovaStop nili.comune.verona.it
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OCCUPAZIONE INTELLIGENTE
DEGLI ITS ACADEMY
E DEL PERCHÉ FUNZIONANO Verona fa scuola: le Academy Venete sfornano super tecnici, 9 su 10 entro un anno trovano lavoro e la rivoluzione parte dalla nostra città grazie all’istituto LAST (mobilità e logistica).
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U 35 FONDAZIONI ITS PREMIATE nel 2018 con fondi aggiuntivi nazionali, ben 6 sono venete e su un totale di 18 corsi veneti, ben 13 hanno meritato un supplemento di risorse per le migliori performance formative e di accesso al mondo del lavoro, 55 i corsi totali premiati a livello nazionale (sui 113 controllati dal Miur). A stabilirlo il monitoraggio nazionale 2018 sugli ITS condotto, da Indire, l’ente di ricerca del Ministero dell’Istruzione, in base alla qualità dei corsi realizzati nel biennio 2014-16. In media, l’82,5 per cento dei diplomati nelle Academy per super-tecnici ha trovato occupazione entro un anno, con punte che superano anche il 90 per cento negli indirizzi moda, meccatronica e turismo «questo – commenta dell’Assessore regionale al lavoro e alla formazione, Elena Donazzan – grazie ad un’offerta formativa fortemente collegata al mondo delle imprese, con strumenti di formazione innovativi e lontani dalla classica lezione frontale, ai molti laboratori e all’attività di stage» che permette, appunto, di entrare tra i banchi di scuola. «Ancora una volta – aggiunge l’assessore - il Veneto si conferma la regione leader a livello nazionale in tema di ITS. Ciò significa che oltre il 72 % dei corsi promossi dalle Fondazioni pubblico-private del Veneto, nate tra il 2009 e il 2010 grazie ad iniziative di istituzioni e imprese locali per preparare super-tecnici con un titolo superiore alternativo alla laurea, ha aumentato il numero degli iscritti (449 nel 2018) e dei diplomati e si è aggiudicato i fondi premiali per l’alta qualità e le garanzie occupazionali offerte dai propri percorsi formativi. Nessun’altra regione ha fatto meglio del Veneto». «IN QUESTI ANNI LA REGIONE VENETO ha creduto e investito molto negli ITS Academy – conferma l’assessore Donazzan – e i risultati ci stanno dando ragione. E non solo per quantità, visti i continui incrementi di corsi ed allievi, ma anche in termini di qualità, come certifica Indire con il suo monitoraggio. Se oltre il 72% dei nostri corsi sono riconosciuti come i migliori al punto da essere addirittura premiati con risorse nazionali aggiuntive, significa che l’intuizione era corretta e che molto lavoro è stato fatto. Un grazie va alle nostre Fondazioni, che hanno saputo distinguersi con passione ed energia, all’Ufficio Scolastico Regionale con cui abbia-
mo condiviso ogni scelta, e agli imprenditori che hanno investito in questi percorsi e che li continuano a sostenere. I buoni risultati degli Its Academy del Veneto ora vanno confermati e migliorati anche immaginando nuove strade - conclude l’assessore - Ad esempio, sostenendo l’apprendistato di terzo livello che consente ai giovani corsisti di frequentare le lezioni con un contratto in tasca». Tra gli istituti scaligeri spiccano il nuovo istituto LAST per la logistica e la mobilità sostenibile a Verona (www.itslogistica. it) e l’Istituto per il Turismo di Jesolo e Bardolino Stop (www.itsturismo.it).
DI GIORGIA CASTAGNA
GLI ITS, PER PUNTI: Cosa sono? Gli Istituti Tecnici Superiori nascono con la legge 2 aprile 2007, n. 40 nell'ambito della riorganizzazione del sistema dell'istruzione e formazione tecnica superiore e sono stati disciplinati dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 25 gennaio 2008. La regione del Veneto, con dgr del 29/12/2009 e 1802 del 13 luglio 2010 ha istituito 6 ITS nel Veneto. A chi si rivolgono? I corsi si rivolgono a giovani diplomati degli Istituti Tecnici Industriali del territorio nazionale, ma sono aperti anche a coloro che hanno completato programmi di studio quinquennale. Ci sono dei costi da affrontare? Il percorso formativo è finanziato per circa l’80 per cento dal Ministero Istruzione Università e Ricerca e dalla Regione Veneto. A carico dei partecipanti vi è una tassa d’iscrizione in cui è compreso il materiale di studio e le visite didattiche. Sono previste borse di studio per i più meritevoli. Sono previsti stage? Gli ITS si incaricano di far svolgere ai ragazzi che partecipano attività di stage. Sono oltre 200 nella sola provincia di Verona, le aziende che decidono poi di trattenere i ragazzi con contratti di lavoro.
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OCCUPAZIONE INTELLIGENTE
IL LAVORO?
SI CERCA IN GRUPPO È un progetto sperimentale, promosso da poche amministrazioni della provincia veronese. In prima fila il Comune di Grezzana che ha portato a termine la “prima avventura” a fine aprile e ha tutte le intenzioni di replicare. La formula vincente? Il Job Club non offre lavoro alle persone ma le mette, piuttosto, in condizione di riuscire a trovarlo da sole. DI REDAZIONE
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ICCOLI GRUPPI DI 8-12 PERSONE che si aiutano nella ricerca di lavoro, coordinati da un trainer professionista certificato e seguendo, passo per passo, il "manuale Job Club", ovvero un programma dettagliato di 10 incontri a cadenza settimanale. Questo è in sintesi il progetto. Ogni focus è dedicato a un tema diverso legato a doppio filo con la ricerca attiva del lavoro e prevede contenuti teorici, esercizi pratici, spazio di confronto, scambio di contatti e informazioni. Chiunque può̀ farne parte, e si può̀ organizzare in qualsiasi sala riunioni con solo carta e penna. Per Alessandra Nicolis, trainer certificata che ha seguito i partecipanti in questa prima avventura, è «un nuovo approccio al mercato del lavoro. Oggi compilare e spedire un CV non è più sufficiente: bisogna darsi da fare, presentarsi, farsi conoscere, spargere la voce e, soprattutto, avere le idee chiare su quello che si offre come professionista e sul tipo di occupazione che si vuole trovare». Per il Comune di Grezzana i partecipanti sono stati 11, di cui già a metà percorso 1 ha trovato lavoro, 3 hanno fatto dei colloqui, 2 stanno pensando di mettersi in proprio e 2 hanno iniziato dei corsi di formazione. I partecipanti sono entusiasti, tanto che la presenza è sempre stata del 100%. «Grazie al Job Club ho migliorato la conoscenza delle mie competenze e delle mie potenzialità, inoltre, mi ha permesso di creare una rete di contatti grazie alla quale ho reperito utili informazioni sulla professione che vorrei svolgere» il bilancio di Andrea G., uno dei partecipanti, è decisamente positivo. Bisogna chiarirlo: il JC non offre lavoro alle persone ma le mette, piuttosto, nelle condizioni di riuscire a trovarlo in autonomia. Ciascuno compie il suo percorso personale sostenuto dal gruppo. «APPENA ABBIAMO SAPUTO del bando della Fondazione Cariverona ci siamo mossi per partecipare e abbiamo portato a casa i fondi per il progetto – chiarisce Federica Maria Veronesi, assessore alle Politiche attive per il Lavoro - Il Comune in questa prima parte del mandato è stato molto attento al tema Lavoro, tanto che abbiamo creato
lo “Sportello Lavoro” dove si possono rivolgere sia chi è in cerca di lavoro che le imprese che lo offrono: abbiamo preso parte al Patto Territoriale per il Lavoro e portato avanti un progetto di formazione ed inserimento lavorativo con la Cooperativa Insieme». Un’iniziativa rosea anche nei risultati e pronta a replicare «Anche stavolta la teoria di base del Job Club è stata confermata: 11 persone che tra loro hanno in comune solo la ricerca di lavoro, si sono conosciute e hanno costruito un network nel quale si scambiano consigli, opinioni e segnalazioni. Sono uscite dall'isolamento e hanno trovato forza e stimoli insieme» precisa Nicolis. «Vista l’esperienza più che positiva di questa prima edizione, siamo già al lavoro per proporne un’altra a partire da settembre». Per partecipare o saperne di più scrivere a: jobclub@ Stop comune.grezzana.vr.it Federica Maria Veronesi
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IL PUNTO SUL SARCOFAGO DI SAN FERMO
L’ULTIMO ( O PENULTIMO)
SEGRETO DEI TEMPLARI C’è o non c’è Arnau de Torroja, il Gran Maestro, nel sarcofago della chiesa di San Fermo? Gli indizi non mancano ma le prove, si sa, sono un’altra cosa. Il test del Dna confrontato con quello del fratello Guillem, seppellito a Tarragona, consegnerà una risposta che attendendo un po’ tutti; studiosi, appassionati e pure la testata spagnola El Pais. Intanto, il presunto scheletro di Arnau non è l’unico che riposa nel silenzio perenne di quella pietra. DI MIRYAM SCANDOLA
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NA FAMIGLIA DECISAMENTE ALTOLOCATA, vite con uno svolgimento agiato, avvolte dalle atmosfere della penisola iberica agli inizi della reconquista. L’infanzia di Arnau de Torroja si scrive a Salsona, in quel pezzo di Catalogna. Cresce e poi parte per combattere i Mori in Spagna. Diventa fratello templare nel 1162. Qualche anno dopo è già Maestro di Catalogna e Provenza e sembra possedere il pregiato talento della diplomazia. Dote che gli è utile quando arriva in una Terrasanta che ha appena archiviato due crociate contro i turchi e prova ad assaporare un minuto spiraglio di pace. A premiare le sue abilità e, non da ultimo, i suoi preziosi contatti con la curia pontificia, arriva la nomina a Maestro Generale del Tempio attorno al 1180. Quattro anni dopo viene a Verona per incontrare papa Lucio III e l’imperatore Federico I: insieme al Patriarca e al Maestro Generale degli Ospitalieri deve fare
il punto sulla situazione degli stati crociati. Un’ambasceria in Europa che non riuscirà a portare a termine perché la morte lo coglie proprio nella nostra città. E qui inizia il mistero, visto che la sua tomba non è mai stata trovata. Fino, forse, ad oggi. Per avallare la tesi e, insieme, per dare il conforto della realtà alle speranze dei Templari Cattolici d’Italia, si è ricorsi ai test in laboratorio (i cui risultati, mentre scriviamo, non sono ancora arrivati). Entra in gioco, quindi, Guillem, il fratello di Arnau. O meglio, il suo Dna: visto che, almeno, del suo luogo di sepoltura si è certi. Morto meno di una decina di secoli fa, in quanto vescovo di Barcellona e poi arcivescovo di Tarragona, è stato seppellito nella cattedrale della città catalana. Nel frattempo, per non lasciare spazio a supposizioni o a romanzate deduzioni, il 21 aprile scorso i Templari Cattolici d’Italia, insieme al Coordinamento scientifico per le Ricerche sugli Ordini militari-religiosi
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e ad altri soggetti (vedi box), hanno organizzato una vera e propria giornata di studi storico-scientifici dal titolo: Il sarcofago ritrovato a Verona e i Templari nell’auditorium della parrocchia di San Fermo Maggiore. Tutto quello che finora si sa sulla questione è stato reso noto proprio lì. ANDIAMO CON ORDINE. La tomba è stata scoperta più di 3 anni fa per caso. Condannato al silenzio della memoria per secoli, il sarcofago è stato notato tra le cianfrusaglie di uno spazio, a San Fermo Maggiore, adibito a deposito. A colpire l’occhio attento e allenato di Mauro Giorgio Ferretti, non a caso Magister Templi dell’Associazione Templari Cattolici d’Italia, quella croce patente incisa su uno dei lati corti della cassa in pietra abbandonata. La croce è tipicamente templare e presenta una spada stilizzata nel braccio inferiore: simbologia tradizionalmente attribuita ai Maestri Generali che hanno guidato i cavalieri fino al primo decennio del ‘300. Dopo il ritrovamento, sono partiti gli studi che hanno visto al lavoro un team di liberi professionisti (si sono messi a disposizione su base volontaria) e ricercatori delle università di Bologna, Nottingham Trent, Barcellona, Harvard e Copenaghen guidati dall'archeologo Giampiero Bagni e coordinati, in particolare, dall’antropologo professor emerito dell’università di Bologna, monsignor Fiorenzo Facchini. Dentro la tomba sono state trovate le ossa di un uomo, il presunto Arnau, di una donna e di un giovane. I resti di questi ultimi sono più tardi e si collocano dopo la seconda metà del ‘300 (quello del ragazzo addirittura 100 anni dopo). L’Ordine Templare fu sciolto nel 1312, quindi, è facile pensare che il luogo di sepoltura sia stato poi riutilizzato, una prassi diffusa nel Medioevo. La datazione al radiocarbonio, come ha chiarito l’archeologo Bagni, attribuisce, invece, lo scheletro del presunto templare ad un periodo precedente rispetto agli altri due: attorno al 1020 – 1220.
Come momento storico ci siamo, visto che Torroja è morto a Verona nel 1184. Un altro indizio che sembra compiacere la teoria sta in alcuni elementi che suggeriscono la provenienza mediterranea del sepolto, «probabilmente della penisola Iberica» stando a Facchini. Tra i resti si sono conservate anche le ossa lunghe che hanno permesso di risalire all’altezza dello sconosciuto di circa 1.70m, con la presenza di una deformazione alla colonna vertebrale. Infine, non molto, ma qualcosa dice anche il tessuto trovato accanto, tinteggiato di blu e per questo molto pregiato: all’epoca, in pochissimi potevano disporne. In questo intrigato puzzle aggiunge un, comunque incerto, tassello la testata spagnola El Pais che chiama in causa la chiesa di San Vitale (a Verona la chiesa templare “in carica”). Il sarcofago potrebbe essere stato trasportato, in un secondo momento, a San Fermo dopo l’inondazione a fine ‘700 della chiesa, (con una probabile sosta, prima, a Santa Maria del Paradisio, tra i più interessanti e vasti reliquiari d’Europa ). L’ultima parola spetta, come in ogni misterioso giallo moderno, al Dna che con il suo responso benedirà le teorie oppure le accartoccerà. Cosa c’è in gioco? Potrebbe essere l’unica tomba al mondo riconducibile ad un Maestro Generale del Tempio, visto che tutte le altre (tra Parigi e Gerusalemme) sono state distrutte dalla damnatio memoriae, assolutamente performativa, che la chiesa inflisse all’operato dell’Ordine quando decise di cancellarlo. Il che, lo si può immaginare, ha una certa rilevanza. Perché, come ha più volte ripetuto anche lo stesso Ferretti, se milioni di turisti vengono a Verona per riempirsi gli occhi con un balcone falso, chissà quanti ne arriverebbero per una tomba templare vera. Ma non ditelo a Dan Brown. Stop O, magari, invece, sì.
IL CONVEGNO, IN BREVE Il convegno Il sarcofago ritrovato a Verona e i Templari è stato organizzato lo scorso 21 aprile nell’auditorium della parrocchia di San Fermo Maggiore dall’associazione Templari Cattolici d’Italia e dal Coordinamento Scientifico per le Ricerche sugli Ordini ReligiosiMilitari, insieme al Museo Diocesano d’Arte di San Fermo Maggiore e la Diocesi di Verona, in collaborazione con LARTI – Libera Associazione Ricercatori Templari Italiani, il Museo della Beata Vergine di San Luca e la Society for the Study of the Crusades and the Latin East, rappresentata, quest’ultima, dal Prof. Jonathan Phillips della Royal Holloway di Londra e dal Prof. Nicholas Morton della Nottingham Trent University. La giornata di studi è stata patrocinata dal Comune di Verona e dalla Regione Veneto.
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GIOIELLI DI IERI E DI OGGI
L’IPOGEO DI SANTA MARIA IN STELLE SPLENDERÀ, OH SE SPLENDERÀ Il Pantheon grazie ai Giovani Volontari dell’Ipogeo ritornerà ad essere visitato e valorizzato. Gli obiettivi sono ambiziosi: «creare un plus di valore per la comunità, sotto il profilo spirituale, umano, sociale ed economico, un motivo stimolante d’incontro per i residenti di Santa Maria in Stelle e un’opportunità per collezionare esperienze professionalizzanti in ambito turistico».
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OS’È IL PANTHEON? È il sito archeologico emblema della Valpantena. Un antico ninfeo romano - secondo alcuni studiosi, risale al primo quarto del III secolo e per altri è, invece, datato 237-240 d.C. - voluto dalla famiglia benestante di Publio Pomponio Corneliano. Nell’idea avrebbe dovuto avere la duplice veste di un acquedotto di interesse pubblico e, nel contempo, di un luogo di culto. A testimoniarlo la struttura sotto la chiesa parrocchiale e il collegamento con la sorgente d’acqua proveniente dal piccolo Stelvio: indispensabile per tutti gli essere viventi. L’ipogeo di Santa Maria in Stelle, nei secoli, è stato oggetto di attenzione di parecchi studiosi,
sia in merito al suo utilizzo, sia alla sua conversione al culto cristiano. L’Ipogeo è stato consacrato alla Vergine Maria da papa Urbano III nel 1187, forse per l’immagine di Maria con il Figlio tra due Angeli, sotto la volta celeste punteggiata di stelle. Un interesse mai sopito sia tra gli esperti che sul territorio. La Valpantena, infatti, ha abbracciato con entusiasmo l’iniziativa dei Giovani Volontari Ipogeo che a Santa Maria in Stelle hanno organizzato una “Giornata di Formazione Guide dell’Ipogeo” (25 e 26 maggio 2018). Racconta l’Ingegnere Luigi Antolini: «Tutto è iniziato il 28 agosto 2004. Sul Corriere della Sera nel servizio “Italia da salvare”, la giornalista Donata Righetti segnalava come “tesoro
DI ALESSANDRA SCOLARI
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Claudia Annechini alla guida del Gruppo Giovani Volontari Ipogeo
ha comunicato al direttore del Nucleo Operativo di Verona della Soprintendenza dei Beni Archeologici Giuliana Cavalieri Manasse che il Consiglio per gli Affari Economici intendeva affidare l’incarico del rilievo topografico dell’Ipogeo all’Ingegnere Luigi Antolini, il quale, con la collaborazione del professor Luigi Marino del Gruppo di Ricerca del Dipartimento di Restauro e Conservazione dei Beni Archeologici e Architettonici dell’Università degli Studi di Firenze, iniziò l’iter dei lavori di consolidamento strutturale. Nel 2016 cominciarono gli interventi di restauro conservativo della parte pittorica. Le zone interessate: la Natività, il cielo stellato e il ciclo completo dell’atrio.
paleocristiano perduto” l’Ipogeo di Santa Maria in Stelle». No! Impossibile. «Occorre fare qualcosa. Partì quindi la richiesta di contributo allo Stato per il restauro conservativo del Pantheon, che venne accolta, stanziando un contributo di 420mila euro». Il decreto, pubblicato sulla G.U. dell’11 luglio 2005, concede al Comune di Verona il contributo finalizzato alle opere di restauro del Pantheon. La Giunta comunale (agosto 2005) elaborò progetti e preventivi, trascurando il fatto che l’Ipogeo è proprietà della parrocchia. Occorreva una convenzione tra comune e parrocchia, firmata nel maggio 2008, per poter usufruire del finanziamento. Il 10 novembre 2008, il parroco, don Paolo Dal Fior,
A LAVORI IN CORSO nasce il Gruppo Giovani Volontari Ipogeo (età tra i 17 e 30 anni residenti sul territorio) grazie all’entusiasmo di Claudia Annechini. L’obiettivo principale è dare nuova vita al Pantheon, gioiello di Santa Maria in Stelle e della Valpantena. I compiti del nuovo Gruppo sono svariati: la conservazione dell’Ipogeo, la gestione degli accessi e l’organizzazione di visite guidate al sito e la creazione di supporti audiovisivi per i visitatori. Il progetto punta a coinvolgere i giovani residenti a Santa Maria in Stelle, sulla solidarietà sociale e la promozione del ninfeo romano quale ricchezza del paese e della comunità, prima di essere gioiello per studiosi nazionali e internazionali. L’intento dei Giovani Volontari è fare rientrare l’Ipogeo all'interno del turismo religioso, purché sostenibile, data la particolarità della struttura. Per informazioni e iscrizioni Centro Giovanile NOI Stop o ipogeo.sms@gmail.com.
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PAGINE DELLA STORIA
QUEL GIORNO MALEDETTO A MONTORIO Quando i tedeschi batterono la ritirata, nell’aprile del 1945, lasciarono dietro di loro scontri sanguinosi e rappresaglie. Tra queste una particolarmente violenta, a Montorio, nella quale persero la vita tredici veronesi, il 26 di quel mese. Una giornata tragica ricostruita nel libro 26 Aprile 1945 di Cristian Albrigi, Gabriele Alloro e Roberto Rubele, che indaga le tracce lasciate sulla terra e sulla coscienza del Montorio della Seconda Guerra Mondiale.
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LI AUTORI DELLA STRAGE del 26 aprile 1945 a Montorio furono un gruppo di paracadutisti tedeschi in ritirata. In quella giornata morirono in circa cinquanta, tra civili, partigiani e militari. Prima ci fu uno scontro a fuoco sul ponte dell'Olmo, dove persero la vita in tredici, seguì una rappresaglia all’incrocio tra via Segheria e via Lanificio, e poi un'altra a Ferrazze. Quel gruppo di soldati tedeschi, anziché scavalcare la Lessinia e scollinare ad Ala, era diretto a Schio, ma concluse la sua corsa a San Martino Buon Albergo, dove ad attenderli c'era un carro armato americano. Sono serviti quattro anni di ricerche per ricostruire la dinamica di quella giornata e dare vita al libro 26 aprile 1945. I tre autori Cristian Albrigi, Gabriele
Alloro e Roberto Rubele hanno cominciato i rilevamenti nel 2014, con le prime interviste ai testimoni oculari di quei drammatici attimi. Un lavoro a sei mani e a tre coscienze, di quegli stessi amici che da piccoli si trovavano a giocare di fronte al monumento dedicato ai caduti della Seconda Guerra Mondiale, in piazza Buccari. In mano hanno un documento prezioso contenente l’elenco delle vittime, arricchito di luogo e causa del decesso. Riescono così a ripercorrere la scia di sangue lasciata sul terreno dai tedeschi, che dal ponte dell’Olmo va fino a Ferrazze, dove si consuma una seconda rappresaglia. NEL LIBRO NON MANCANO LE DEVIAZIONI: mentre si dedicano alle interviste ai te-
DI MARCO MENINI
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La copertina 26 aprile 1945
stimoni, i tre autori incappano in un campo di concentramento. Così lontano dal nostro vivere quotidiano, in realtà così vicino a noi,
quello tra località Colombare e il confine con San Michele fu un vero e proprio campo di smistamento degli ebrei nel ’44. La storia era troppo ricca per concentrarsi solo su una giornata. Le testimonianze hanno fatto emergere lati del paese che ne descrivono la situazione durante la guerra. Spiega Gabriele che «ci sono storie di fame, di miseria, di persone che vanno in cerca di cibo». A distribuire la farina durante la guerra sarebbe stato in particolare il Mulino Zanetti, in via delle Logge: «I ricordi vanno alle code che si creavano di fronte al cancello, che qualche giorno non si apriva e la cosa scatenava tumulti». Le testimonianze sono circa ottanta e ciascuna racconta episodi di vita vissuta, alcuni sono stati raccolti all’interno del libro e sistemati in schede di approfondimento. Il volume è strutturato così: i capitoli iniziali sono dedicati alla prima occupazione tedesca, i bombardamenti e la paura che attanagliava i cittadini. Segue il cuore della storia che ripercorre gli avvenimenti di quel 26 aprile e, infine, i capitoli finali che raccontano i giorni successivi, quindi i funerali e la ricostruzione della società post guerra. Ad accompagnare il libro, anche una mostra, inaugurata il 28 aprile nella sala Giovanni Paolo II, curata dal collezionista di cimeli di guerra Cristian Albrigi. Uniformi, bombe, elmi e fucili, frutto di una minuziosa ed appassionata analisi storica.
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DENTRO L’IMMAGINARIO DEI “BUSI”
L’EPICA SEGRETA DELLE GROTTE
CHE PARLA A TUTTI NOI Ph Magda Giacopini
Agli occhi di molti la speleologia appare come un'attività alquanto originale e sono in tanti a giurare che per nulla al mondo si inoltrerebbero negli abissi della terra, affrontando il buio e il silenzio più totale. Quello di cui la maggior parte di loro non è consapevole è che in ognuno di noi albergano gli istinti dello speleologo: la curiosità di esplorare, di sondare la parte sconosciuta e misteriosa del terra, dell'universo e nel contempo di noi. Insieme a questo, la speranza e il sogno che ci hanno trasmesso sin da bambini, quello di trovare, un giorno, il mitico tesoro smarrito, l'isola dei miracoli, la formula magica, di fare, insomma, la scoperta delle scoperte, che salva noi e il mondo, o, forse, che salva noi dal mondo.
I
L TERRITORIO DELLA LESSINIA, con la miriade di grotte, antri e cunicoli che si aprono, si schiudono e boccheggiano tra pascoli, rocce, vaj e boschi, non è solo amato dagli speleologi di tutto il mondo, ma è anche teatro nel quale i montanari, fin dai tempi più antichi, hanno amato rappresentare le storie nate dalla loro immaginazione. O meglio, dalla loro osservazione. Visione, emozione e sogno sono alla base della nascita di qualsiasi storia, e per i montanari che vivevano in Lessinia prima dell'avvento della televisione, lo scenario del loro immaginario era rappresentato dalla natura circostante. Una delle sedi privilegiate dei loro racconti erano proprio i busi che da sempre puntellano l'altopiano a nord di Verona. Luogo privilegiato del fantastico sin dai tempi antichi, le grotte hanno rappresentato di volta in volta la regressione verso il ventre materno e quindi la rinascita, oppure la morte e il seguente percorso infernale (il Paradiso era solo dei Santi). Nei racconti lessinici raccolti da Attilio Benetti, custode e cantore delle storie ambientate nel Covolo di Camposilvano e nelle grotte del territorio circostante (come ad esempio i covoli di Velo e la grotta Perloch), i montanari depongono spesso negli oscuri abissi la speranza di realizzare i propri sogni. Secondo queste narrazioni, in Lessinia esiste una rete sotterranea di cunicoli che collegano tutti gli antri del territorio. Al centro di questo mondo occulto si apre un grande stanzone, dove, si dice, abiti la Regina delle fade. Queste sono definite come esseri tra l'umano e il soprannaturale, continuamente in bilico tra il Bene e il Male, e ad esse appartengono infatti sia i tratti della fata che quelli della strega.
DI MICHELA CANTERI
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Ph Magda Giacopini
Ph Magda Giacopini
PRIMA DI ESSERE CONDANNATE dal Concilio di Trento a vivere per sempre nell'oscurità delle grotte come esseri infernali, esse vivevano in armonia con i montanari, ai quali avevano svelato i loro segreti (avevano insegnato loro a fare il formaggio e a sbiancare la lana), ottenendo in prestito da loro arnesi da lavoro e la possibilità di partecipare ai filò nelle contrade. La loro scomparsa, però, non lascia indifferenti i montanari, e se in molti avevano voluto allontanarle perché sospettate di vari misfatti, permane tra di loro un sentimento fatale: la nostalgia, il rimpianto per un tempo mitico che non c'è più, per una civiltà che guardava con speranza e coraggio ad un futuro di progresso, in cui la collaborazione reciproca e l'accettazione del diverso erano motivi di arricchimento. È così che, le grotte in cui vivono, diventano, nell'immaginario montanaro, non solo luogo infernale, ma quell'Eldorado a cui anelare per realizzare i propri sogni di armonia e ricchezza, in cui è possibile spogliarsi della fatica della terra e delle stagioni, delle dure leggi della montagna e delle vette a volte troppo
monotone e mute. E poco importa, in fondo, se in realtà il sogno non si potrà avverare, perché il mondo delle grotte si rivelerà come promesso a chi lo vorrà affrontare, ossia spietato, crudele, privo di valori. Ciò che importa è che, nonostante i messaggi scoraggianti dei racconti, resiste l'anelito indomito di certi montanari che decidono di vendere l'anima al diavolo pur di realizzare i loro sogni. A guardare tutto questo con lo sguardo di oggi, ciò su cui è importante interrogarsi è se i montanari della Lessinia contemporanea hanno ancora voglia di sognare e, soprattutto, se i loro sogni possiedono quella forza che contraddistingueva i loro antenati o se, invece, la paura e la sfiducia li conducano alla rassegnazione. I sogni non sono solo materia per gli scrittori e per gli ingenui. I sogni sono il motore che ha fatto nascere tutte le grandi civiltà, perché è nel pensare e nel desiderare delle grandi imprese che si esce dal già visto, dal già sperimentato. Dal già vissuto. Per progettare un futuro all’altezza di ciò che ogni uomo ed ogni territorio merita.
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L’INIZIATIVA COMPIE DUE MESI
LUISA C'È E PER FORTUNA Verona è una delle prime città italiane a proporre il protocollo di sicurezza «C’è Luisa?»: basterà porre la semplice domanda al personale di un locale per segnalare una situazione di disagio o di pericolo imminente e ricevere, in modo discreto e competente, l’aiuto di cui si ha bisogno.
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ASTA UNA DOMANDA SEMPLICE, solo poche parole: «C’è Luisa?», e l’interlocutore capirà: non c’è nessuna Luisa da cercare, ma una persona in difficoltà che va aiutata. Nel momento storico in cui la voce delle donne contro le molestie sessuali non è mai stata così alta, è proprio Verona la città capofila di un progetto pensato per aiutare donne e ragazze in situazioni di disagio nei locali pubblici: la domanda in codice, infatti, permetterà alle potenziali vittime di ricevere un aiuto immediato e discreto dal personale del locale, che provvederà ad allontanare la ragazza, a chiamare un taxi, un’amica o un parente, e, nei casi più gravi, anche ad avvertire le forze dell’ordine. Il progetto, nato in Svizzera qualche anno fa e poi diffusosi in Austria e in Germania, è stato portato in Italia e a Verona da Nicola Provolo e Giacomo Vianello, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’associazione Krav Maga Verona, che da anni sul territorio si occupa di corsi di difesa personale. AL PROGETTO, CHE HA IL PATROCINIO del Comune di Verona, hanno già aderito una
quindicina di locali su tutto il territorio: «Abbiamo riscontrato che una buona percentuale delle attività che ci hanno contattato hanno aderito perché in passato hanno dovuto affrontare casi del genere o si sono trovati in situazioni in cui avrebbe fatto comodo avere un protocollo da applicare. – ci spiega Nicola Provolo - Questo ci ha dato ulteriore conferma della bontà del progetto». L’obiettivo, ora, è quello di estendere il protocollo di sicurezza su scala nazionale e, possibilmente, farlo arrivare anche alle discoteche e ai locali notturni, per i quali il progetto è stato inizialmente creato. Anche per questo motivo, l’associazione è in contatto con il SILB, il Sindacato Italiano dei Locali da Ballo, che conta più di duemila iscritti. «I dati sul progetto in Svizzera suggeriscono che, in seguito all’applicazione del protocollo di sicurezza, le molestie nei locali siano calate sensibilmente; – prosegue Provolo – anche per questo il prossimo passo per noi è riuscire a espanderci il più possibile». Nel frattempo, l’impegno sul territorio è in continua crescita: ai locali veronesi che decidono di aderire al progetto (la lista completa si può reperire online all’indirizzo: http://www.
DI CHIARA BONI
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celuisa.it/dove-luisa/) viene consegnato un kit, al cui interno si trovano volantini che illustrano l’iniziativa e ne spiegano il funzionamento, vetrofanie da esporre per segnalare la partecipazione al progetto, un foglio illustrativo con i vari passaggi da effettuare, oltre ai numeri di telefono da contattare. Per il personale delle attività che vogliono aderire, poi, è previsto un momento di formazione/informazione curato personalmente da Nicola Provolo e Giacomo Vianello. Un aiuto piccolo ma concreto, per ribadire che la sicurezza per l’altra metà del cielo è fatta anche di prevenzione. Stop
Luisa nel resto del mondo Ist Luisa hier? La domanda in tedesco suona così. L’iniziativa è nata nel cantone svizzero di Zurigo nel 2015 e sta prendendo piede in altre parti d’Europa. La scelta del nome non è casuale: Luisa, infatti, significa guerriera. Ask for Angela. La declinazione inglese del progetto gioca invece sul gioco di parole “Angela – angelo custode”. L’iniziativa in questione si è guadagnata fama mondiale quando la fotografia del poster che ne illustrava il funzionamento, diffusa dalla polizia del Lincolnshire, fu condivisa 28.000 volte su Twitter. Commande un Angelot. In Canada la soluzione per cercare aiuto nei locali è ordinare un cocktail “Angelot”: se lo si chiede con ghiaccio, il personale chiamerà un taxi, se lo si ordina senza ghiaccio, invece, la ragazza verrà scortata al sicuro, mentre se si ordina un Angelot con lime verranno contattate le forze dell’ordine.
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ORIETTA SALEMI IL MIO SÌ AL REFERENDUM
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IL PERSONAGGIO ORIETTA SALEMI IL MIO SÌ AL REFERENDUM
Giornalista veronese, dopo la diagnosi di tumore ha creato una linea di cappelli «per scaldare i pensieri buoni e coprire quelli brutti». Speaker al TEDxVerona 2017, il Corriere della Sera l’ha premiata meno di un mese fa.
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REPORTAGE IL LUPO IN
LESSINIA,
CRONACA DI UNA PREDAZIONE
«Il cancro si affronta con grazia»
La rivoluzione dolce di Maria Teresa Ferrari
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È LA MOGLIE DI FABRIZIO DE ANDRÉ NEL BIOPIC PRINCIPE LIBERO È ANCHE FULVIA PER I TAVIANI, NINA PER FRANCESCA COMENCINI, UNA SIRENA PER COTRONEO... NELLA VITA È UNA RIVOLUZIONARIA. CHE HA TANTA PAURA DI FERMARSI...
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GREEN ECONOMY
VERONA SI CONFERMA
POLO NAZIONALE
DELLA COOPERAZIONE ENERGETICA Grazie ai nuovi impianti fotovoltaici, le Fattorie del Salento, presentati sabato 28 aprile in occasione dell’Assemblea dei Soci, WeForGreen Sharing rilancia la possibilità alle famiglie veronesi di autoprodursi energia elettrica grazie all’acquisto di quote di impianti condivisi.
DI MATTEO SCOLARI
La stretta di mano tra Gabriele Nicolis e Vincenzo Scotti
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RA IL 2011 QUANDO A VERONA venne fondata la cooperativa Energyland. L’idea era semplice: consentire a chi non poteva realizzare un proprio impianto sul tetto di casa, di acquistare quote di un impianto fotovoltaico condiviso tra i cittadini, autoprodurre la propria energia e abbattere la bolletta grazie ai ritorni economici che la cooperativa era in grado di dare ai propri soci. Questa esperienza nata dallo studio di modelli cooperativi europei da parte di ForGreen, operatore energetico veronese, e finanziata da Finval, si era concretizzata con la realizzazione di un impianto che raccolse attorno a sé 120 soci, in rappresentanza di circa 90 famiglie del territorio. Dopo questo nacque WeForGreen, una nuova cooperativa capace di completare altri due parchi fotovoltaici a Lecce che hanno coinvolto oltre 330 soci provenienti da tutta Italia. In occasione dell’Assemblea dei Soci dello scorso 28 aprile che si è tenuta presso il Circolo I Maggio a Montorio è stato annunciato l’acquisto da parte di WeForGreen di due nuovi impianti fotovoltaici: le Fattorie del Salento. «Da oggi è possibile aderire ed acquistare quote di impianti. Si tratta di un nuovo capitolo di una concreta storia di autoproduzione di energia che parte dalla nostra Verona per conquistare l’interesse
di tutti i cittadini attenti ai temi energetici, sia in termini di costi sia in termini ambientali», ha spiegato Gabriele Nicolis, presidente di WeForGreen Sharing. «La concretezza di questo modello di cooperazione, che oggi conta oltre 630 soci, sta nella capacità da parte della cooperativa di essere riuscita a ristornare circa 600 euro annui medi ad abitazione, a copertura dei costi della bolletta dei propri soci», ha concluso Nicolis. A LUGLIO 2019 terminerà il mercato tutelato e tutti dovranno scegliere un’offerta sul libero mercato per l’energia di casa. «Scegliere di diventare soci della cooperativa che produce la propria energia elettrica renderà meno difficile questa transizione. Si passa dall’essere semplici utenti a soci autoproduttori, tutelandosi e accrescendo la propria consapevolezza energetica, perché la nostra cooperativa è fatta di condivisione, buone tariffe, cultura volta all’efficienza dei consumi e corretto utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili», ha spiegato Vincenzo Scotti, vice presidente di WeForGreen Sharing e amministratore delegato di ForGreen Spa. Per informazioni sul progetto è possibile consultare il sito internet della cooperativa: Stop www.weforgreeen.it
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IL FESTIVAL DELLA BELLEZZA
ABBIAMO BISOGNO DI RIFLESSIONI NON CONVENZIONALI Dal 27 maggio al 10 giugno si svolgerà la quinta edizione del Festival della Bellezza, una rassegna internazionale che nel corso degli anni ha acquisito sempre più successo divenendo un appuntamento imperdibile per gli amanti dell’arte, della poesia, della musica e del teatro. Abbiamo voluto incontrare il direttore artistico, Alcide Marchioro, per conoscere più da vicino il Festival, la sua evoluzione e gli obiettivi che vuole raggiungere. Ph Elena Zago
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IÀ DAL SOTTOTITOLO, I Maestri dello Spirito, si intuisce la direzione che vuole prendere questa edizione. Sono, infatti, grandi artisti del passato quali Shakespeare, Dante, Catullo, Goethe e Mozart che in qualche modo hanno avuto a che fare con Verona, a ispirare riflessioni sulla bellezza in alcuni dei protagonisti del Festival. In contesti unici come il Teatro Romano, il Teatro Filarmonico e il rinascimentale Giardino Giusti, interverranno Massimo Cacciari, Philippe Daverio, Alessandro Piperno, Fabrizio Gifuni, Massimo Recalcati, Luigi Lo Cascio, Gloria Campaner, Vittorio Sgarbi, Federico Buffa e Umberto Galimberti. «Il Festival
ha una caratterizzazione ben precisa in quanto legato al patrimonio culturale di Verona – precisa Alcide Marchioro - e alle opere dei grandi artisti che hanno tratto ispirazione dalla città. Da qui parte il concetto di bellezza come tensione spirituale e dimensione esistenziale. È sicuramente un aspetto importante della nostra vita ed è legato allo stimolo, all’armonia, ma anche al pathos, cioè alle emozioni che diventano veicolo di conoscenza. È, insomma, in grado di colpire emotivamente e di sconvolgere». Sarà questa la chiave del successo del format che ad oggi conta oltre 50mila presenze, teatri esauriti e, soprattutto, molto interesse.
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IL FESTIVAL DELLA BELLEZZA Alcide Marchioro
«DA QUESTO PUNTO DI VISTA – continua Marchioro -, mi accorgo che c’è bisogno di riflessioni non convenzionali e di un legame con il nostro passato. Le opere d’arte diventano dei punti di riferimento culturali su molti aspetti della nostra vita. I classici parlano di noi, raccontano quello che siamo». «Le riflessioni filosofiche – prosegue – riescono a coinvolgere molte persone e a riempire un Teatro Romano di 1800 posti. Sono convinto che ci sia interesse per la complessità. Poi, essendo un’esperienza soprattutto emotiva, lo scenario è importante poiché crea suggestioni». OLTRE AI MAESTRI DELLO SPIRITO ci saranno altri artisti che si focalizzeranno sul tema principale di questa quinta edizione: gli anni Sessanta e Settanta, in cui ha trovato terreno fertile la canzone d’autore, una commistione di parole, musica, poesia ed espressione teatrale. Philip Glass, Catherine Deneuve, Gino Paoli, Ivano Fossati, Morgan, Stefano Bollani e Goran Bregovic sono gli altri grandi nomi che calcheranno il palco della scena culturale veronese. «Essendo eventi unici – confida Marchioro – aumenta anche il pubblico che arriva da fuori Verona. La platea è varia ma cerchiamo di tenere alto l’interesse dei giovani coinvolgendoli con agevolazioni, sconti e convenzioni». In cinque anni il Festival è cresciuto parecchio, aumentando le date. Si è passati, infatti, da cinque a quindici giorni mantenendo gli stessi luoghi e il format teatrale. Ma qual è l’obiettivo? «Ci piacerebbe diventasse un punto di riferimento internazionale per una riflessione sulla bellezza, il ruolo che ha la nostra vita e l’influenza che possono avere i grandi artisti» che, come dimostra Galimberti, possono, in parte, svelare «la segreta legge della vita». L’evento,
promosso dal Comune di Verona, è organizzato dall’associazione Idem nata con lo scopo di promuovere riflessioni sulle nostre identità in divenire, sulle creazioni culturali ed artistiche che delineano gli orizzonti di senso dell’esistenza. Per informazioni sul programma si può consulStop tare il sito internet www.festivalbellezza.it ph Davide Limina
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L'ARTE DELLA RIEVOCAZIONE STORICA
IL MEDIOEVO SI INDOSSA Lorenzo Vicentini è un quarantunenne veronese che non fa segreto del suo amore per il Medioevo, coltivato fin da bambino. Nel 2013 ha organizzato il Palio del Drappo Verde e ha fondato, nel 2014, l'associazione Compagnia del Gardello, di cui è presidente, che promuove rievocazioni storiche a Verona e attività anche fuori provincia.
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Lorenzo Vicentini
E RIEVOCAZIONI MEDIEVALI portano cultura e contribuiscono a diffondere un tassello dell'immensa storia da tramandare per non perderla. Lorenzo Vicentini ne è convinto e fin dalla tenera età, grazie al nonno materno Giovanni Stefani (anche detto «el maestro»), era attratto dall'architettura dell’età di mezzo e, soprattutto, dalla Basilica di San Zeno, luogo caro ad entrambi. Quali studi ha fatto? Dopo l'istituto d'arte ho studiato restauro e conservazione dei materiali lapidei a Venezia, un'ulteriore fonte per accrescere la mia passione per il Medioevo. Come restauratore è stata una grande emozione lavorare a San Fermo Maggiore a Verona. Nell'agosto del 1997 vennero rimosse le pale nella cappella di Sant'Antonio e uscirono allo scoperto gli affreschi, oggi visibili nel loro splendore. Fu un'esperienza eccezionale, sommata all'emozione di lavorare a tu per tu con il bellissimo soffitto. Che cos'è il Palio del Drappo Verde? È un autentico bene culturale che racconta secoli di storia legati alla nostra città e al nostro territorio. Si è tenuto per la prima volta nel 1208, durante la prima domenica di Quaresima. Ne parla anche Dante nella Divina Commedia: «Poi si rivolse, e parve di coloro che corrono a Verona il drappo verde per la campagna; e parve di costoro quelli che vince, non colui che perde» (Dante Alighieri, Inferno, Canto XV, vv. 121-124, ndr). Si tratta del palio più aantico d'Europa per quanto riguarda la corsa «alla lunga», ovvero una mezza maratona che bloccava tutta la città. Già questi elementi conferiscono al nostro palio un ruolo di grande importanza. Quest'anno non verrà svolto ma confido nel 2019 per portarlo nel centro storico. Di che cosa si occupa la Compagnia del Gardello? Oltre alle rievocazioni storiche medievali, ci occupiamo anche dello studio e dell'approfondimento di antichi mestieri legati alla storia loca-
le; infatti, stiamo analizzando l'organizzazione della Domus Mercatorum (o Casa dei Mercanti), che si affaccia su Piazza Erbe e i mestieri più importanti dell'epoca. Com'è andato il «Medioevo in Biblioteca Capitolare» del 7 aprile scorso? Ha fatto il tutto esaurito! La Compagnia del Gardello ha presenziato in abiti d'epoca alla mostra dedicata al Codice di Ursicino (1 agosto 517), per arricchire le splendide cornici del Museo Canonicale e del chiostro dei canonici. Mons. Bruno Fasani e lo staff della Discanto sono rimasti entusiasti di noi e ne siamo grati, perché hanno capito che indossare un abito storico medievale significa fare cultura in
DI INGRID SOMMACAMPAGNA
49 Ph Camillo Balossini
modo creativo. L’ambientazione medievale è stata resa possibile anche dall'Ordine delle Lame Scaligere, dagli Arcieri e dai Balestrieri di Mastino. Quali saranno le prossime occasioni per conoscervi dal vivo? Per esempio, il 9 e il 10 giugno al Parco dell'Adige di San Giovanni Lupatoto, con banchi didattici, falconeria e dimostrazione d'armi. Inoltre, con Stefano Paiusco (attore, autore e regista teatrale) siamo al lavoro per portare il Medioevo dove già esiste: nel centro storico di Verona, per rendere maggiormente viva la città con appuntamenti periodici che arricchiranno l'estate veronese.
Le persone come vivono le vostre rievocazioni? La gente si avvicina positivamente ai nostri eventi, ma manca ancora quella scintilla che ci rende indelebili nella menti. Sottolineo quanto sia importante per noi mostrare abbigliamento (non costumi) e accessori, in quanto rispondono ad un determinato criterio di ricostruzione. C'è ancora molta strada da fare, cogliendo le giuste occasioni, proseguendo nell'esperienza e nel collaudo, con molta pazienza e impegno. Vogliamo fare molto per il nostro amato territorio, nella speranza che le istituzioni accolgano il nostro invito. Stop
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DECOSTRUIRE PER AUTOCOSTRUIRE
LE CENTO ANIME DELLE COSE Due fratelli e un progetto architettonico e artistico che vede protagonisti due concetti rivoluzionari: quello della decostruzione di spazi, oggetti e materiali, e quello dell’autocostruzione, per far propri gli spazi in cui si vive, trasmettendovi un po’ della propria anima.
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VOLTE L’ARTE È UNA QUESTIONE di famiglia. Come per Emiliano e Manuel Martinez, fratelli veronesi di origine argentina che, sull’onda del percorso artistico, filosofico e architettonico del padre Osvaldo, hanno dato vita ad un affascinante progetto che unisce l’autocostruzione (concetto basato sull’idea che sia doveroso imparare a costruire in prima persona gli spazi in cui ci si trova a vivere perché, in fondo, chi meglio di chi li abita sa come dovrebbero essere organizzati e abbelliti?), il recupero di materiali di scarto e la decostruzione di spazi, oggetti e materiali, per dar loro una nuova vita e inaspettate sfumature. Almascien è il nome di questa realtà, “cento anime”, in spagnolo, come le tante anime che si nascondono dentro un oggetto artistico, che conserva in sé l’aurea di chi lo ha immaginato, progettato, delle mani che lo hanno creato, le loro energie e quelle dei materiali utilizzati. «Non come gli oggetti e gli spazi senz’anima di creazione industriale!», sottolinea Osvaldo. La storia di Emiliano e Manuel parte da lontano, travalica continenti e generazioni. Inizia con il nonno, Osvaldo Enrique Martinez, commerciante in vini con la pittura
nel cuore. Colorista, si fa conoscere a Buenos Aires con lo pseudonimo “Almascien”. Il figlio, che porta lo stesso nome del padre, si laurea in architettura. L'amore per l'autocostruzione nasce durante gli anni di formazione universitaria in Argentina e trae ispirazione da architetti quali Claudio Caveri, sostenitore della necessità, per ogni buon architetto, di “sporcarsi le mani”, imparando ad utilizzare i ferri del mestiere, o ancora Rodolfo Livingston, il cosiddetto “architetto di famiglia”, ovvero colui che non si dedica solo ad opere monumentali, ma progetta gli spazi della quotidianità insieme alla famiglia che poi li vivrà. Questi, insieme ad altri artisti, come Gaudí e Hundertwasser, diventano le pietre fondanti su cui Osvaldo porta avanti il suo lavoro di architetto bolivariano in Argentina prima, e in Italia poi, e su cui i suoi figli costruiscono il loro percorso. IL PRIMO PROGETTO di autocostruzione portato avanti dai due fratelli, una decina di anni fa, vede protagonista la casa della sorella. Un anno di lavoro, a cui dedicano ogni momento libero. In quella occasione danno vita alla loro prima opera di decostruzione: partendo da piastrelle di
DI FRANCESCA MAULI
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varie tipologie, «di quelle utilizzate come esposizione nei negozi», spiegano, recuperate, spezzate ad arte con la tenaglia e ricomposte in un disegno colorato, sono nate piastrellature, sul modello del trencadís gaudiano, che hanno ricoperto e abbellito diversi spazi, privandoli dell’anonimato di cemento e stucco. Da quel primo progetto ne sono nati altri, tutti basati sul passaparola di chi ha avuto occasione di osservare la loro opera e che li ha condotti, nel 2010, ad Amsterdam, per creare 5 grandi sculture ad uso panchina, ricoperte da colorate piastrellature, in collaborazione con alcune scuole locali. L’ultimo progetto, in ordine di tempo, riguarda la ristrutturazione – o meglio, la decostruzione – di un bagno all’interno di un appartamento. «Le vecchie finestre in legno dell'edificio sono state recuperate e sono diventate parte del bagno stesso, inserite nei muri. Tutte si aprono dall'interno verso il resto dell’appartamento, tranne una, che si apre dall'esterno, andando a rompere quel fondamento di intimità su cui si basa il concetto stesso di bagno» spiega Emiliano. «C’è erotismo, c’è la possibilità di spiare e farsi spiare: è un bagno che si prende gioco del concetto stesso di bagno!» ride Osvaldo. «Nulla è lasciato al caso. Dietro a ogni angolo di questo spazio, a ogni scelta, dall'utilizzo dei materiali di recupero, ai disegni creati con le piastrelle rotte, c’è un dialogo, un pensiero» concludono i due fratelli. C’è - per dirlo con una sola parola, che racchiude tutto - anima. Stop
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IL TEATRO DI JACOPO SQUIZZATO
RECITARE LA SCIENZA Iniziare a recitare a 14 anni e, così, capire che quella sarebbe stata la strada da percorrere, non è un fatto così scontato per la generazione dei Millenial, definiti dalla rivista Time come «narcisisti, svogliati, che preferiscono vivere con i propri genitori». Jacopo Squizzato è un esempio che sembra contraddire questa definizione: attore nato a Verona, dopo il diploma entra alla Scuola del Teatro Stabile di Torino e, l’anno successivo, inizia a lavorare nell’ufficio di direzione di scena alla Fondazione Arena di Verona. DI FEDERICA LAVARINI Foto di scena dello studio su Tesla . Ph Francesco Palla
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ra Jacopo ha 28 anni e sta cercando di mettere in scena uno spettacolo su Nikola Tesla al quale viene attribuita, in competizione con Guglielmo Marconi, la paternità della radio. Lo spettacolo ha vinto il Leone d’Argento 2017 alla Biennale Teatro di Venezia nella categoria under 30 e parteciperà il prossimo giugno al Festival delle Colline Torinesi. Jacopo, come è arrivato alla scelta di diventare un attore? Ha avuto dei “maestri”? Il primo più grande maestro che ho incontrato sono stati i miei compagni di classe alla scuola di teatro. Attraverso la loro generosità, i nostri errori e i nostri traguardi, ho imparato e provato sulla pelle cosa vuol dire combattere per ciò in cui credi, quale prezzo c'è da pagare per inverare le proprie visioni. Il secondo maestro a cui devo di più è Valter Malosti, regista, attore e allora direttore della scuola a Torino. Fu lui ad affidarmi le prime importanti parti come attore. Il terzo fu tutto lo staff tecnico e artistico della Fondazione Arena che in dieci anni mi ha insegnato come si sta in teatro e come curare uno spettacolo nei suoi minimi particolari. Poi c'è il più duro dei maestri: lo spettatore, l'ultimo
orizzonte del teatro. Perché ha scelto di fare sia l’attore che il regista? Per studiare e ricercare nuovi linguaggi. Dirigere un attore significa anche dirigere te stesso, è un binomio di messa in discussione continua che mi ha sempre tentato. Volevo scrivere in scena impugnando la responsabilità di un intero allestimento. Perché presta particolare attenzione alla scienza nel teatro e nell’arte? Il teatro è indubbiamente la più carnale di tutte le arti, si fa con i corpi prima di tutto. La scienza si occupa della materia tutta. Entrambe sono forme di conoscenza di pari dignità. Mi sono chiesto se esistono dei ponti di relazione tra il processo inventivo e di ricerca scientifico ed il processo creativo attoriale. Ho trovato interessanti coincidenze tra la vita degli scienziati con quella dei teatranti. Entrambi immaginano di dar vita a qualcosa che ancora non c'è; di scoprire qualcosa di celato. I primi una teoria o un’invenzione, i secondi uno spettacolo o un testo. Le condizioni di vita che entrambi devono affrontare per poter portare a termine questa
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Foto di scena dello studio su Tesla . Ph Francesco Palla
pulsione di ricerca sono spesso identiche. Mi interessa parlare di cosa vuol dire vivere facendo scienza e facendo teatro. Perché uno spettacolo su Nikola Tesla? Sono inciampato nella figura di Tesla sul web quattro anni fa e da allora, assieme a Katia Mirabella, la mia compagna di scena e di vita, non ho mai smesso di lavorare alla creazione di uno spettacolo su di lui. Non si studia un personaggio per così tanto tempo se non c'è sotto una
sorta di identificazione. La pièce è una riflessione sul potere del progresso tecno-scientifico e i suoi risvolti commerciali che, spesso, sono la causa della sua stessa rovina. Il mercato è infido: in cambio di un’occupazione, grandi giovani menti rinunciano a molto. Si può fare ricerca scientifica, fare teatro non grazie ad un fantomatico posto di lavoro ma, semplicemente, lavorando. Spesso ci si sente molto soli, le rinunce sono veramente tante. Nikola Tesla parla di chi non si arrenderà mai.
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TRA VIDEO MAPPING E REALTÀ VIRTUALE
L'ARTE SOTTO NUOVE LUCI Il 16 maggio si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale della luce. A Verona un mercoledì speciale da vivere grazie a una rete di imprese impegnate nell’ambito culturale che animeranno con video mapping e realtà virtuale alcuni dei luoghi più suggestivi di Verona. Sergio Macchioni - Opificio della Luce
A
VVICINARE I CITTADINI AL TEMA della luce e alle sue tecnologie attraverso attività di comunicazione quali dibattiti, conferenze, percorsi guidati e installazioni luminose in siti particolari e storici della città. Al contempo fare rete, creare dibattito tra esperti che operano nel campo della luce: comunità scientifiche, professionisti, aziende, associazioni, istituti di formazione e altri partner di settore. Non da ultimo, evidenziare il legame intimo tra luce, arte e cultura, sottolineando il ruolo della tecnologia per valorizzare il patrimonio culturale. Sono questi gli obiettivi principali di Opificio della Luce, una rete innovativa d’imprese nata nel 2016, con sede a Settimo di Pescantina, che integra in modo multidisciplinare le competenze e le risorse tecniche necessarie a progettare, realizzare, programmare e controllare sistemi d’illuminazione di alta qualità nel mondo dell’arte e nel sistema museale. Sarà proprio l’Opificio a celebrare a Verona, con una serie di eventi, l’International Day of Light, la Giornata
Scavi in Porta Leoni
Esempio di simulazione installazione luminosa agli scavi
della Luce riconosciuta e promossa dall’Unesco per il 16 maggio. Dalle ore 14 alle ore 18 un convegno aperto al pubblico dal titolo “Il linguaggio della luce”, che si svolgerà nella Sala degli Architetti di Verona di via Santa Teresa 2, in Borgo Roma, vedrà protagonisti docenti delle università Alma Artis Academy di Pisa e del Master Mi-Heritage dello IUAV (con le quali Opificio della Luce collabora), tecnici delle principali aziende del settore, e poi ancora Alberto Pasetto, architetto, Marco Tonon, ex presidente Avicom, Claudia Annechini, ricercatrice in Psicologia dell’Arte, e rappresentanti dell’Associazione Italiana Giovani per l’Unesco.
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«OLTRE AL CONVEGNO, REALIZZEREMO altre performance scenografiche nel cuore della città di Verona. – spiega Sergio Macchioni, imprenditore, tra i fondatori di Opificio della Luce – Dalle 18 in poi saremo nel cortile del Palazzo della Ragione dove sarà installata una postazione di realtà virtuale con la quale faremo vivere a tutti i partecipanti un viaggio virtuale con la ricostruzione del Salone dei notai. Sempre in serata è previsto un video mapping creativo e interattivo a Porta Borsari, una proiezione luminosa all’interno di Corte Sgarzerie e un’installazione dinamica agli scavi di Porta Leoni. Infine, realizzeremo un performance teatrale e video mapping dal titolo Portoni Borsari
Eredità degli spazi futuri all’interno della chiesa di Santa Maria in Chiavica». «Lo scopo delle attività proposte è quello di informare i veronesi dell’importanza della luce per il nostro patrimonio storico e artistico. – conclude Macchioni - Nel corso della storia dell’umanità, la luce ha avuto un impatto significativo sulle arti plastiche, visive e performative (la pittura, il disegno, la scultura, la fotografia, il cinema). L’International Day of Light ci fornisce un’importante occasione per instaurare un dialogo interdisciplinare tra scienza e cultura a beneficio della valorizzazione del patrimonio culturale veronese». Stop
Simulazione e videomapping sui Portoni Borsari
Il progetto ha come partner culturale il Comitato Giovani della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, il quale ha presentato ufficialmente il programma del 16 maggio, lo scorso febbraio, a Matera, in occasione del primo UNESCO Italia Youth Forum. Per informazioni: www.opificiodellaluce.it SPAZIO PUBBLICITARIO
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LIVE STORYTELLING Ritorna la quarta edizione di Storie da raccontare, il format ideato da Pensiero Visibile dedicato alla potenza narrativa dei racconti dal vivo.
QUATTRO VOCI e ancora più storie si intrecceranno per altrettante serate di narrazione dal vivo grazie a Pensiero Visibile, l’agenzia di comunicazione che riporterà a Verona l’incanto dell’antica arte del narrare. Il primo appuntamento sarà venerdì 11 maggio, alle ore 21, con un dialogo tra l’autore e filosofo Franco Bolelli, ospite con il suo ultimo libro Come Ibra. Kobe, Bruce Lee. Lo sport e la costruzione del carattere (Add Editore, 2018), e Diego Alverà. La serata, come ci spiega Gaia Passamonti, storytelling strategist di Pensiero Visibile, sarà dedicata a una delle macronarrazioni dominanti della nostra epoca: lo sport. A seguire, venerdì 18 maggio, sarà ancora lo scrittore e storyteller Diego Alverà con il suo ultimo lavoro T. Tazio Nuvolari. Pozzo 1928 (Scripta, 2018) ad incantare il pubblico con una storia tutta veronese: un salto nel passato, fino a quel 25 marzo 1928, e alla sfida sul circuito del Pozzo di San Giovanni Lupatoto tra i mitici piloti Tazio Nuvolari e Pietro Bordino.
E POI ALL’AMORE, E AGLI AMORI IMMAGINATI e immaginari, si dedicherà venerdì 1 giugno la storyteller Bianca Borriello, con il suo racconto dal vivo Non esiste l’amor. Concluderà la rassegna giovedì 7 giugno Cristiano Carriero, presentando la raccolta di racconti da lui curata Lutto libero (Gelsorosso, 217) che affronta con ironia uno dei grandi temi rimossi: quello della morte. «Grazie al successo delle passate edizioni – continua Gaia – abbiamo lavorato per riportare questo format a Verona: lo storytelling è un’arte antica e con questi incontri desideriamo far sperimentare di persona, in una dimensione collettiva, tutta la potenza dei racconti e delle storie che meritano di essere ascoltate». Tutti gli incontri della rassegna si svolgeranno a partire dalle ore 21 presso gli spazi di Pensiero Visibile, a Parona, in Via A. Milani, con ingresso libero fino ad esaurimento posti. Stop Per info: 045 4935601 – info@pensierovisibile.it
DI GIULIA ZAMPIERI
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VALPANTENA VOLLEY
ALZARE L’ASTICELLA
È SEMPRE UNA BUONA IDEA Così ha fatto l'Asd Valpantena Volley che, scelta una strada impegnativa per formare al meglio le proprie atlete, adesso è piacevolmente bersagliata dall'interesse di club ben più importanti per una delle proprie giovanissime e talentuose giocatrici.
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Il Valpantena Volley detiene il patentino di "Scuola regionale di pallavolo"
ICOLE È UNA RAGAZZA DI 14 ANNI, troppi per considerarla una bambina, troppo pochi per considerarla una donna. Giocatrice di pallavolo dai tempi della scuola primaria, qualche mese fa è capitata sotto gli occhi degli osservatori giusti, finendo per essere convocata ad un raduno della Nazionale giovanile. Probabilmente nemmeno se l'aspettavano, al Valpantena Volley, ma da quel momento la vita di un piccolo club di provincia è stata stravolta. L'Asd Valpantena Volley è nata a cavallo degli anni Dieci del 2000 dalla fusione di due associazioni preesistenti sul territorio. Al giorno d'oggi conta circa 150 tesserati, la stragrande maggioranza dei quali nelle squadre di pallavolo. Oltre al volley, prettamente femminile - non per scelta, essendo la valle un difficile bacino per la pratica maschile - la società organizza anche corsi di ginnastica di vario tipo. Il consiglio direttivo, presieduto attualmente da Cristina Girlanda (ma al termine del mandato), da un paio di stagioni ha deciso di virare completamente la mission dell'associazione. Mentre, fino a qualche anno fa, l'obiettivo era semplicemente quello di dare alle ragazze di Stallavena e dintorni l'opportunità di giocare a volley, ad un certo punto ai dirigenti ha iniziato a balenare in mente una domanda: perché non alzare l'asticella? D'altra parte ci sono altre realtà in zona che operano con passione, concentrandosi unicamente sull'aspetto ludico dello sport. Da questa riflessione è partita la decisione di prendere in mano il proprio organigramma e includervi delle figure esperte che garantissero competenza ed uniformità di lavoro negli staff tecnici delle diverse squadre presenti. Oggi il Valpantena ha due direttori sportivi che seguono rispettivamente le squadre delle piccole atlete fino all'under 13 e quelle più grandi, fino al team che milita in seconda divisione provinciale. TALVOLTA I FIORI CRESCONO NEL DESERTO, ma questo non sembra proprio il caso. Il club dai colori verde e blu, che ha come slogan "Uniti per creare sport" e che detiene il patentino "Scuola
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«UNA BELLA ATLETA ED UNA BELLA PERSONA»
La presidente Girlanda si sbilancia parlando di Nicole: «Non è ancora definito, ma potrebbe diventare un grande laterale. È una bella atleta ed una bella persona. Impersona lo stereotipo di giocatrice di pallavolo e tra le sue qualità c'è anche l'essere umile». Nonostante un bacino ristretto, la mancanza di una prima squadra di richiamo e difficoltà come in ogni società medio-piccola, il clamore di questa convocazione sta aprendo al club del comune di Grezzana interlocuzioni inimmaginabili. «Ci ha addirittura chiamato una società che fa la serie A con la propria prima squadra – confessa D'Agostini – e non nego che nel mio cuore ci sia la speranza di poter dire, un giorno: "Quella grande giocatrice è cresciuta con noi"».
DI EMANUELE PEZZO
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regionale di pallavolo" per insegnare il volley nelle scuole, sta iniziando a raccogliere i frutti di questo lavoro. Un paio di atlete sono in prestito a società che partecipano a campionati senior nazionali. Ma Nicole sembra la punta di diamante. «Dalla sua convocazione si sta muovendo tutto il mondo» le parole di Massimo D'Agostini, vicepresidente del club. «Quando la nostra squadra Under 13 ha partecipato ai campionati regionali, la
scorsa stagione, qualche occhio ha notato la prestanza fisica e la preparazione atletica della nostra ragazza: è partito questo treno che ci sta aprendo vie inedite di crescita, anche per il nostro staff e per la dirigenza». Vero, come qualcuno ricorda, che è pur sempre un contesto remoto e che "l'acqua va sempre verso il basso". Ma questo pare il prologo di una storia che sembra dover ancora scrivere i suoi capitoli migliori.
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BELLEZZE STORICHE
U N A P R I M AV E R A A M A R CO R D
DI REDAZIONE
Il 17 maggio la Mille Miglia passerà da Valeggio sul Mincio, evitando quest’anno il centro storico di Verona che ospiterà, invece, il fine settimana precedente, l’evento di auto classiche Aspettando la Corsa più Bella del Mondo.
È
ORMAI UN MOMENTO classico della primavera veronese, la Mille Miglia. L’evento, che dal 1927 al 1957 ha incantato generazioni di grandi e piccoli con le edizioni di velocità, tornerà in provincia di Verona il prossimo 17 maggio con un inedito quanto atteso passaggio sul Ponte Visconteo di Valeggio sul Mincio. La manifestazione, che registra ogni anno oltre 200 iscrizioni di vetture classiche dell’epoca, appunto, 1927-1957, attraverserà la scenografica location che verrà allestita dall’Automobile Club di Verona con un’area vip e una zona per il pubblico a tema dalla quale assistere al passaggio. Si tratta della prima volta in assoluto della Mille Miglia sul Ponte Visconteo, un’iniziativa realizzata in collaborazione con il Comune di Valeggio sul Mincio a seguito della decisione, da parte degli organizzatori dell’evento internazionale, di escludere Verona nel percorso 2018. LA CITTÀ SARÀ COMUNQUE toccata dalla passione per le auto classiche domenica 13 maggio, grazie ad Aspettando la Corsa più Bella del Mondo,
manifestazione di regolarità classica organizzata sempre dall’ACI Verona che, come evoca il nome stesso, sarà una vera e propria anteprima della Mille Miglia con le stesse vetture. Come di consueto saranno ammesse al via auto costruite dal 1927 al 1981 suddivise in due categorie. Le auto in età da Mille Miglia, ovvero 1927-1957, parteciperanno al Trofeo Nicolis, mentre le vetture dal 1958 al 1981 concorreranno per il Memorial Cabianca. La partenza avverrà da Piazza Corrubbio, mentre il percorso, dopo un imperdibile attraversamento del centro storico di Verona proseguirà prima per la Valpolicella, terra di viti e vini, dove sarà ospitato anche il riordino di metà giornata a Villa della Torre a Fumane. Nel pomeriggio, i concorrenti proseguiranno in direzione sud per affrontare la parte di percorso nei dintorni di Custoza, altra zona con una tradizione agricola e vitivinicola millenaria. Il traguardo sarà al Museo Nicolis di Villafranca, celebre culla della passione automobilistica veronese riconosciuta in tutto il mondo come una vera meta di culto. Qui sarà ospitata la cerimonia di premiazione che concluderà l'evento.
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Ph Time Foto
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Partecipa al nuovo progetto di produzione di energia per la tua casa! Acquista quote degli impianti fotovoltaici le Fattorie del Salento, il nuovo progetto della cooperativa WeForGreen Sharing, sviluppato per permettere alle persone che non possono installare un proprio impianto fotovoltaico perché abitano in condominio, sono in affitto o hanno vincoli storicoarchitettonici, di autoprodurre e consumare la propria energia pulita. Associarsi alla cooperativa e partecipare al progetto significa: autoconsumare solo energia rinnovabile che utilizza il sole come fonte di approvvigionamento, ripagarsi la bolletta grazie ai benefici dei ristorni e degli altri vantaggi che la cooperativa riconosce ogni anno a ciascun socio, sviluppare una propria indipendenza nei consumi di casa grazie all’autoproduzione di energia.
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PILLOLE DI MAMMA
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Bimbi al parco giochi istruzioni per l’uso
Finalmente è arrivata la bella stagione e, dopo la scuola, non c’è niente di più piacevole che passare qualche ora al parco giochi insieme ai vostri figli. Ma è davvero sempre così divertente andare al parco? Diciamo che dipende in primis dalla giornata che ha tuo figlio, e poi da quella che hanno i figli degli altri e, soprattutto dalle mamme, papà, nonni o babysitter che incontrerai.
DI SARA
A
I GIARDINI SI MISURA IL TUO LIVELLO di socialità, di stress e il tuo grado di integrazione con gli altri genitori, solitamente della stessa scuola o dello stesso quartiere. Mentre i bambini sono tutti uguali, puri, sereni, felici di correre e stare all’aria aperta, gli adulti no. A Verona, a seconda del parco giochi che frequentate, assisterete ad una “fauna genitoriale” completamente diversa: da Borgo Trento a Borgo Roma, da Borgo Venezia alle Golosine… ognuno ha il suo stile (e meno male!). Su un punto però siamo tutti d’accordo: non ci sono mai abbastanza altalene. Ma perché non ne costruiscono di più? Quante volte abbiamo spiegato il concetto di turno ai nostri bambini! Per fortuna per questo esistono le mamme educatrici, dotate di grande pazienza o i nonni che magicamente vengono ascoltati di più. Personalmente, se al cancello di ingresso non vedessi almeno un nonno, non mi azzarderei nemmeno ad entrare: sono una garanzia, e sono più flessibili di tante mamme, ve lo assicuro. ANDANDO AL PARCO GIOCHI È IMPOSSIBILE non stereotipare i presenti: non ditemi che non l’avete mai fatto. In questa fase della mia vita, per esempio, io sono la mamma stanca-sudata (anche se vado d’inverno) perché con la piccola in braccio, rincorro la grande che è sistematicamente arrampicata da qualche parte o sta sollevando qualcuno da terra (lo fa con la sorella e pensa di poterlo fare con tutti – anche con quelli che pesano 10 kg più di lei). Ultimamente trovo spesso qualche esemplare di mamma zen, di solito quelle che hanno dai tre figli in su: non so se è una dote naturale o se ci si arriva con l’esercizio, ma come invidio la loro calma! Poi
c’è la mamma in carriera, la vedi poco, solo il venerdì generalmente, è ben vestita ed ha un trucco perfetto: senza problemi corre da una parte all’altra e gioca a prendersi. C’è l’altruista, quella che si occupa anche dei figli degli altri, magari di quella che è fissa al cellulare. La mamma salutista che, se offri una caramella ad uno dei suoi figli, ti fulmina con lo sguardo e poi, per calmarsi, ti racconta del suo percorso yoga. L’iperansiosa che non la vive bene, cerca di far finta di nulla ma poi urla: «Sta attento!» e va subito a casa. Poi ci sono tanti altri tipi di donne che sono diventate mamme. Ho citato poco i papà perché ne vedo meno e sono generalmente più tranquilli, forse, non si rendono conto dei gravissimi pericoli che si insidiano sullo scivolo dei piccoli.
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Il Muro di Giuliet ta Ho avuto quel giorno con te, il lago davanti, le mani che scoprivano il valore dell’intreccio solo lì, per la prima volta, in quella panchina. Quello rimane, ma questo lo sai, l’unico luogo dove non riesco a tornare.
A noi, innamorati non corrisposti, che abbiamo il vantaggio, per quanto duro, di saper stare dentro le attese. D.
G. Il segreto dell'amore? Ama come vorresti amassero te.
Non ce lo diciamo, ma lo sappiamo che non smetteremo di cercarci.
Davide
Anna
Auguri mamma. Ti voglio bene
L’amore per Emma ha completato quello che provo per te.
Emma
Paolo
Saperti distante mi rende triste. Vorrei incontrarti, abbracciarti, passare tutto il tempo possibile con te e fissare quei piccoli gesti nella mia mente per viverli ogni giorno. La speranza di poterti incontrare un giorno, però, mi rallegra e, impaziente, lo attendo. Francesca
Provo a superarti con piccoli gesti di quotidiana rinascita. Ho pure ricominciato a uscire con altre persone, ma quando le guardo parlare, mi trovo a confrontare ogni aspetto del loro linguaggio con quel tuo modo timido di porgere gli aggettivi giusti, senza sprechi, senza parole offese da esagerazioni ma ritagliate dall’intensità del tuo cuore bellissimo. Alla fine, vedi, ti sono rimasta fedele più di quanto ho cercato.
A te, che ti sei voltato (...)
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prima PARTE LE POTENZIALITÀ TURISTICHE DI VERONA, DEL LAGO E DELLA LESSINIA TRA STORIA, PAESAGGI ED ENOGASTRONOMIA
SECONDA PARTE
PREMIO VERONA NETWORK I 61 SOCI ISTITUZIONALI ASSEGNERANNO I PREMI ALLE MIGLIORI ECCELLENZE DI VERONA
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LIBRO DEL MESE 66 A CURA DI
CHIARA BONI
PAGINE PER I GRANDI IL LIBRO Eccentrica, inaffidabile, carismatica, quasi extraterrestre: la protagonista di questo libro è tutto questo e anche di più. E attraverso gli occhi stupefatti del nipotino Patrick che, rimasto orfano, viene affidato alle cure della celebre zia Mame, questo romanzo regala un ritratto irresistibile degli anni Venti, Trenta e Quaranta degli Stati Uniti: un foxtrot tragicomico che tra amori e avventure, cadute in disgrazia e colpi di genio ripercorre le vicende dei protagonisti.
Titolo: Zia Mame Autore: Patrick Dennis Casa Editrice: Adelphi Pagine: 380 Traduzione: M. Codignola
L’AUTORE Patrick Dennis è solo uno degli pseudonimi con cui Edward Everett Tanner III affrontò la sua carriera di scrittore, giornalista e ghostwriter, ma è diventato sicuramente il più celebre. Prima di approdare alle porte della casa editrice Vanguard, il manoscritto di Zia Mame fu letto e rifiutato da ben diciannove editori, che lo considerarono “invendibile” visto lo stile peculiare e la storia eccentrica. Eppure il romanzo fu un enorme successo: quando fu pubblicato nel 1955 vendette circa due milioni di copie e rimase nella classifica dei best seller del New York Times per due anni consecutivi. CURIOSITÀ Dopo l’enorme successo editoriale, Zia Mame fece il suo debutto anche a Broadway: una produzione stellare, che vide per protagonista Rosalind Russel. L’attrice, che al personaggio di Mame deve molto, ha scritto a proposito della protagonista: «Zia Mame ha molto in comune con le eroine letterarie che l’hanno preceduta, e cioè le protagoniste di Gli uomini preferiscono le bionde, Via col vento e Un tram chiamato desiderio. La sua linguaccia se la batte con quella di Lorelei Lee, e quanto a manipolare maschi Scarlett O’Hara le fa un baffo: se ci si mette, poi, Mame può snocciolare più psicologia freudiana di quella che Blanche DuBois raccatterebbe in un anno di psicoterapia. Ma zia Mame ha qualcosa che alle tre suddette, intense signore invece manca e che le conferisce una grazia di ordine superiore: un feroce senso dell’umorismo, che non risparmia niente e nessuno».
PAGINE PER I PIÙ PICCOLI
A CURA DI
ALESSANDRA SCOLARI
IL LIBRO Racconta la storia di Billy e Ollie, il suo pupazzo. Billy è un bambino come tanti. Ha una famiglia che lo ama e un giocattolo preferito. Un giorno Ollie viene rapito e portato nel regno segreto dei giocattoli, dove ogni ordine è sovvertito. Ci sono i malvagi e Zozo, il re pagliaccio che assieme al suoi tirapiedi, i Grinfi, oltre a rapire i giocattoli preferiti, incute paura. Ollie è stato rapito o dimenticato? Billy, glielo aveva promesso: va alla sua ricerca e finisce nel covo di Zozo: Fiera Oscura. Qui scopre un mondo nuovo. I giocattoli non soffrono quando si rompono, «ma il dolore è dentro la loro anima». Il bambino viene trattato come un giocattolo imprigionato. I due amici, Billy e Ollie si incontreranno, alla fine?
Titolo: Ollie e i giocattoli dimenticati Autore: William Joyce Traduttrice: Giuditta Capella Editore: Rizzoli, marzo 2018 Pagine: 296 Bambini dai 6 a 9 anni
L’AUTORE William Edward Joyce, nato a Shreveport (11 dicembre 1957), illustratore, filmaker, produttore cinematografico, regista statunitense, è soprattutto scrittore di libri per ragazzi: ne ha scritti e illustrati oltre 50. È autore del bestseller internazionale I fantastici libri volanti di Mr Morris Lessmore, con il quale, nel 2011, ha vinto il Premio Oscar per il miglior cortometraggio di animazione. Ha ricevuto molti altri riconoscimenti, tra i quali tre Daytime Emmy Award per Rolie Polie Olie, inoltre a Shreveport, in Louisiana (dove vive con la famiglia), ha fondato i MoonBot Studios, una fattoria creativa di libri, film e giochi innovativi. CURIOSITÀ Ricca di dettagli e invitante la copertina. Il linguaggio è molto curato, molti i nuovi termini poetici spiegati o fatti intuire. La narrazione, in terza persona, immette subito il lettore (adulto e bambino) nella storia alla scoperta del mondo dei giocattoli. Le prime ore di “vita” di un giocattolo sono molto intense poi, spesso, viene abbandonato. Ma Ollie, il pupazzo fatto a mano, è un tipo coraggioso che, come i bambini, possiede l’arte di inventare per esprimersi. Ad aiutare Ollie nella Grande Ventura, sono in molti: dai Grinfi (che rapiscono i giocattoli preferiti) alle lucciole (con il loro grande mistero) e soprattutto Billy. Da un mondo ricco di giostre e risate, si passa a quello in cui ci si è dimenticati come si ride. L'autore con dolcezza accompagna verso una fine inaspettata: una naturale crescita e maturazione di Ollie e di Billy.
SE VI SERVE UN PO' DI POESIA Forse che mi contraddico? Benissimo, allora vuol dire che mi contraddico. (Io sono vasto, contengo moltitudini).
( Il canto di me stesso, Walt Whitman )
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BOX OFFICE
a cura di Mattia Zuanni
IL FILM
Deadpool è tornato e stavolta non è da solo. Il supereroe più dissacrante di casa Marvel è pronto a creare un nuovo team, l’X-Force. Un solo obiettivo: proteggere un ragazzino da Cable, mutante venuto dal futuro per ucciderlo. Un mercenario irriverente, un “villain” a dargli del filo da torcere e una squadra di mutanti; sono questi gli ingredienti del sequel sull’anti-eroe per eccellenza.
Titolo: Deadpool 2 Genere: Azione Durata: 111 minuti Regia:
CURIOSITÀ
David Leitch
Il film, basato sull’omonimo personaggio dei fumetti Marvel, oltre ad essere il seguito di Deadpool, è l’undicesimo della saga sugli X-Men (il cui primo film è di ben 18 anni fa). Nella pellicola nuovi mutanti saranno co-protagonisti accanto a Deadpool: la fortunata Domino, in grado di piegare le probabilità a proprio vantaggio, Black Tom Cassidy, capace di manipolare l’energia attraverso le piante, e il potente Cable, che riesce ad interfacciare le parti bioniche del suo organismo con ogni tipo di oggetto elettronico.
Attori: Ryan Reynolds, Josh Brolin, Morena Baccarin, T.J. Miller Uscita (Italia): 16 maggio
CLASSIC I DA NON PE RDERE Titolo: The Master Genere: Drammatico Durata: 137 minuti Regia: Paul Thomas Anderson Attori: Joaquin Phoenix, Philip Seymour Hoffman, Amy Adams, Laura Dern
Nel 1949 Freddie Quell, un ragazzo sbandato e solo, dopo aver preso parte alla Seconda Guerra Mondiale, torna in America con diversi problemi relativi al suo sistema nervoso. Cerca di affidarsi alle cure che l’esercito gli offre, ma le sue ossessioni risultano incurabili. Inizia così a rifugiarsi nell’alcol, tanto che un giorno si trova su una nave, senza sapere come abbia fatto ad imbarcarsi. In modo del tutto casuale, incontra Lancaster Dodd, una persona carismatica che ha fondato un movimento denominato La Causa.
foto
notizia
Scatti d 'arte di C olato Cesar WWW.CESARPHOTOGRAPHER.COM foto di Colato Cesar
Una foto e una storia Dodicesima puntata di La bellezza del passato, una caccia al tesoro per (ri)scoprire le meraviglie nascoste del nostro territorio grazie alla luce della fotografia, un mese per volta. Il fotografo veronese Colato Cesar, per maggio, ha ritratto La Ceolara, la cascina fatiscente in via Verdi, a Borgo Venezia. Questo nome non è stato perpetuato in nessuno degli attuali toponimi ufficiali, ma è vivo nella gente per indicare sia la cascina che l'area circostante ("le case vicine alla Ceolara"). La prima documentazione di questa fattoria risale al 1584. Il suo significato è chiaro: il veronese seolara (un tempo, e ancor oggi in varie parti della provincia, zeolara) vuol dire «zona coltivata a cipolle, cipollato». Sembra, infatti, che in qualche momento della sua storia la fattoria si fosse specializzata nella produzione delle cipolle. Prendendo spunto dalla Ceolara, la maschera di Borgo Santa Croce si chiama "Duca de la Seola". Cosa diventerà questo rudere? Vi parliamo di qualche idea a pagina 22, 23.
ANGOLO PET OGNI MESE QUELLO CHE C’È DA SAPERE
FORZA:
A LAVARSI I DENTI I nostri amici a quattro zampe sempre più spesso dormono sul letto oppure salgono sul divano. Ci sono, quindi, delle norme da osservare per tenerli puliti dai parassiti che possono nuocere a loro ma anche a noi. L'aumento dei negozi di toelettatura nel nostro Paese dimostra quanto gli italiani abbiano a cuore non solo l’estetica, ma anche il benessere dei loro animali.
I
N ITALIA SI FANNO MENO FIGLI ma si acquistano o adottano più animali che diventano parte integrante delle nostre famiglie. Sono tantissimi i cani che hanno bisogno di attenzioni e di cure e, per questo motivo, negli ultimi anni, è boom di negozi di toelettatura. Molti proprietari si affidano ad un professionista che utilizza particolari tecniche per tagliare il pelo e rimuovere quello morto, facendo risaltare la qualità del manto. Non si tratta, però, solo di una miglioria estetica perché si esercita anche un'azione curativa e rigeneratrice della pelle e dello strato sottocutaneo, con rimozione di pulci e zecche, evitando, così, le possibili malattie trasmissibili agli umani. L'igiene dentale del cane è un'altra pratica molto importante perché la lingua e il muso possono trasmettere dei germi. Si può usare uno spazzolino con dentifricio apposito, portando l’animale, una volta all'anno, dal veterinario, per una detartrasi. Sono, infatti, la placca e il tartaro a causare l'alito cattivo ma anche le parodontiti e, nei gatti, la stomatite felina. IL CANE, NEGLI ULTIMI ANNI, come ha sottolineato in numerose occasioni anche il presidente dell'Associazione nazionale medici veterinari, Michele Morosi, «ha fatto un triplo salto: dal giardino alla cucina, e poi sul divano, infine nel letto». Per portarlo tra le nostre lenzuola il cane deve essere sano e pulito e, se il padrone soffre di asma o è immundepresso, si consiglia di evitare. Se, invece, in casa abbiamo bambini, è buona prassi far sverminare il cane
un paio di volte l'anno per debellare i parassiti interni (ascaridi e ossiuri), evitando così che i nostri piccoli, gattonando, entrino in contatto con le loro uova. Un altro problema sono le zecche e le pulci che, a causa dell'aumento delle temperature, riescono a sopravvivere anche in inverno. In questo caso bisogna ricorrere a collarini o ad antiparassitari spot-on.
UN TRATTAMENTO ALL’OZONO? PERCHÉ NO? Tra i servizi di alcune toelettature, oltre al lavaggio di orecchie, taglio delle unghie e rasatura del pelo, ci sono anche i trattamenti all'ozono. Si tratta di una pratica terapeutica erogata, spesso, sotto forma di un bagno idromassaggio, con effetti benefici su pelle, muscoli e apparato circolatorio.
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BELLEZZA AL NATURALE l'olio di jojoba
Gli oli vegetali sono alleati di bellezza preziosi: le loro proprietà, infatti, sono benefiche sia per la pelle che per i capelli. Fra questi uno dei più noti nel mondo beauty è l’olio di jojoba, che viene ricavato da un arbusto originario del Messico, la simmondsia chinensis. L’olio di jojoba è ricco di zinco, iodio, vitamina E, vitamine B2 e B3. Le sue proprietà sono emollienti, antimicotiche e disinfettanti e si presta dunque a molteplici modi d’uso.
i benefici 1
Sulla pelle: poche gocce di olio di jojoba sostituiscono benissimo la classica crema idratante per il viso; quest’olio, infatti, penetra in profondità, nutre la pelle e non lascia quella spiacevole sensazione di unto, tipica invece di altri oli vegetali. Si applica sul viso ma anche sulla pelle molto secca, come quella dei talloni o dei gomiti.
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Sui capelli: l’olio di jojoba è efficace contro la forfora e contro la dermatite seborroica, se applicato direttamente sulla cute, facendo un impacco da tenere in posa prima del lavaggio. Per le doppie punte, invece, si possono applicare poche gocce di quest’olio direttamente dopo il lavaggio sulle lunghezze ancora umide, per ottenere lucentezza e capelli più sani e forti.
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STORIE DI STORIA 71
LIBERAMENTE ROMANZATE
Rinascere
dall’acqua
È
RISAPUTO CHE LA BELLEZZA crei assuefazione. È altrettanto vero che da millenni turisti che visitano la nostra città ne sanno molto più di noi veronesi sul grande splendore che ci circonda. Così ci si imbatte quasi per caso (e non per colpa loro) nell’iniziativa portata avanti da valorosi volontari: Verona Minor Hierusalem (Da un sigillo della città del 1474). Rinascere dall’acqua, Verona aldilà del fiume. Una sorta di pellegrinaggio che ognuno di noi può intraprendere, per fede o per diletto, luoghi sconosciuti ai più perché al di fuori dei canonici tour. Perché questo? Parafrasando la risposta di uno dei volontari “…perché Verona lè tanto belà e ghé tanti posti da veder prima…”. Le protagoniste sono le chiese, come quella di Santo Stefano, di San Giovanni in Valle, di Santa Maria in Organo oppure quella di San Giorgio in Braida. TANTA LA STORIA E I SEGRETI che questi luoghi tramandano da secoli. San Giorgio (a proposito, lo sapevate che è l’unica con la cu-
DI MARCO
ZANONI
PRESTO ANCHE IL NUOVO ITINERARIO RINASCERE DALLA TERRA
pola a Verona?) non è solo un luogo di culto ma è anche una Pinacoteca dal valore inestimabile: lo testimoniano la pala del Veronese sul Martirio di San Giorgio o il Battesimo di Cristo del Tintoretto posto sopra la porta maggiore. C’è un altro segreto ben custodito in una piccola cappellina sulla sinistra dell’unica navata centrale: si tratta del Cristo Verde, un’opera dipinta con una miscela d’erbe (in mancanza di colori) nel 1445 da un soldato della Repubblica di Venezia. Un quadro che fu da subito venerato dai fedeli che accorrevano numerosi per chiedere una grazia, tanto che si dovette affidare la sorveglianza alla confraternita dei Batui Neri. In questo luogo, appesi in teche alle pareti, numerose tavole ex-voto rendono istanti di vita dal ‘500 a noi: malattie, disgrazie, infortuni, guarigioni e miracoli ricevuti dal Cristo Verde. Una fatal Verona non solo per il calcio quindi, che fa innamorare per il suo patrimonio artistico e culturale sconfinato che non termina mai di sorprendere.
ADICONSUM 72
L'OSCAR (RENT)
DELLE FREGATURE Prometteva di essere una rivoluzione nel settore automobilistico ed invece si è rivelata la più classica delle turlupinature. La società veronese di autonoleggio a lungo termine si avvia verso il fallimento lasciando dietro di sé una grande scia di cittadini scontenti e milioni di euro svaniti.
di Carlo Battistella per Adiconsum Verona
O
NLY SPECIAL CARS, OSCAR RENT, Oscar Rent & Partner srl, Xproject Cars Associated etc... tante variazioni nel nome ma poche nella sostanza. La società di autonoleggio a lungo termine, con sede in Basso Acquar a Verona, in meno di un anno di effettiva attività ha posto in essere pratiche commerciali ingannevoli e aggressive in relazione alle quali è recentemente intervenuta l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato comminando una sanzione di € 300.000 (provvedimento PS10986). Infatti, Oscar Rent forniva indicazioni ingannevoli circa disponibilità e tempi di consegna delle autovetture. Le evidenze hanno dimostrato che la società ha raccolto numerosi ordini attraverso un’estesa rete di agenti operanti sul territorio nazionale, senza però poi consegnare i veicoli ordinati nei termini previsti. Nel testo del provvedimento dell’autorità si parla di sole 197 vetture consegnate a fronte di 4.469 ordini complessivi. INOLTRE, A SEGUITO DELLA RISOLUZIONE dei contratti di noleggio per la man-
cata consegna delle autovetture nei tempi previsti, la società non provvedeva a rimborsare gli anticipi che erano stati versati dai consumatori (circa 4,6 milioni di euro nel solo periodo gennaio-novembre 2017). La cosa più grave è che dall’istruttoria Antitrust emerge che la società fosse pienamente consapevole di non riuscire a consegnare i veicoli ordinati nei termini pattuiti – risultava infatti proprietaria di appena 275 veicoli - mentre continuava a promuovere la conclusione dei contratti di autonoleggio e ad incassare gli importi versati dai nuovi clienti per confermare le prenotazioni. Da giugno 2017 la società ha interrotto ogni forma di comunicazione con la clientela, ostacolando l’esercizio dei diritti contrattuali dei consumatori. Ad ottobre 2017 ha cessato l’attività e, oggi, lo scenario più probabile è il fallimento. Ma va detto che l’Antitrust riporta di non aver riscontrato acquisti o investimenti che possano aver privato Oscar Rent delle disponibilità liquide necessarie a fronteggiare le legittime richieste di rimborso. Forse sopravvive ancora una piccola speranza per i clienti danneggiati.
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IL CALENDARIO DEL MESE gli eventi di Maggio (secondo noi)
a cura di Paola Spolon
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LA FESTA E I FALÒ Elena Ianni Luogo: Museo Africano Ora: 20.30
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MERENDA AL MUSEO Luogo: Palazzo della Ragione Ora: 16.00
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BICICLETTATA TRA VILLE E VIGNETI Luogo: Pedemonte Ora: 9.00
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CONCORSO FOTOGRAFICO NAZIONALE Luogo: Verona Ora: tutto il giorno
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LA NOVÁ VLANA Luogo: Palazzo della Gran Guardia Ora: 16.00
09
THIS IS MY LAND Luogo: UNIVR Ora: 17.30
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Colleziona nella mente i gesti di chi ami.
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PIAZZA DEI SAPORI Luogo: Verona Ora: tutto il giorno
Riconsegnati al tuo silenzio, quello denso, senza solitudini, che e il pregiato ascolto dei tuoi pensieri.
ESTIU Luogo: Cinema Alcione Ora: 17.00-19.00-21.00
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VITE IN VIAGGIO 2018 Luogo: Museo AMO Palazzo Forti Ora: tutto il giorno
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PASSEPARTOUT Luogo: Cohen Verona Ora: 19.00
legenda MOSTRE/ARTE
CINEMA
LIBRI
MUSEO
SPORT
INCONTRI
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LE MISURE DEI ROMANI Luogo: Museo Archeologico Ora: tutto il giorno
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VINI MASI E CUCINA “FUSION” Luogo: Masi Tenuta Canova Ora: 19.30
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IL MAGGIO DEI LIBRI Luogo: Legnago Ora: 10.00
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IL TELEFONO Luogo: Teatro Ex Centro Mazziano Ora: tutto il giorno
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STRAVERONA Luogo: Verona Ora: 8.00
Fai una passeggiata senza senso nel cuore della citta che conosci meglio, solo per provare a stupirti di nuovo. C’e tanta bellezza dentro il sacchetto mentale dove infili il tuo quotidiano.
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L’ARTE A VERONA Luogo: Galleria d’Arte Moderna Ora: tutto il giorno
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I LUOGHI DELLA MENTE Luogo: Galleria d’Arte Moderna Ora: tutto il giorno
JACK SAVORETTI Luogo: Teatro Filarmonico Ora: 21.00
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MERCATO DEL SOLE Luogo: Piazza dei Signori Ora: 10.00
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PHILIP GLASS Luogo: Teatro Romano Ora: 21.00
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VALEGGIO VESTE IL VINTAGE Luogo: Valeggio sul Mincio Ora: 9.00
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JOVANOTTI Luogo: Arena di Verona Ora: 21.00
OSSERVATORIO ASTRONOMICO FIAMENE Luogo: Fiamene Ora: tutto il giorno
SHE’S ROSE Luogo: Teatro Camploy Ora: 20.45
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non ce lo siamo dimenticati: non ci stava
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GINO PAOLI Luogo: Teatro Romano Ora: 21.30
FIERA
DANZA
MUSICA
ICHNUSA - Emilio Rigatti Luogo: Cortile della Libreria Ora: 21.00
AMORE
30 CARNEVALE
ELTON JOHN Luogo: Arena di Verona Ora: 21.00
TEATRO
in cucina con Nicole
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Cucinare è amore che si può assaggiare a cura di NICOLE SCEVAROLI
senzalattesenzauova.ifood.it
Queste polpette sono perfette sia al forno che fritte.
POLPETTE DI CONIGLIO E PORRI AL FORNO INGREDIENTI • 500g macinato di coniglio • erba cipollina • 100g farina di mais • 2 patate lesse • olio per friggere • 2 porri • pangratatto • prezzemolo
Unite macinato, erba cipollina, sale e patate schiacciate. Create delle sfere, passatele nella farina di mais. Potete friggerle o cuocerle al forno. Tagliate i porri a metà, fateli cuocere al vapore, condite con pangrattato, olio, sale, pepe e prezzemolo.
Una rivisitazione del classico “uova e asparagi”.
CREMA DI ASPARAGI CON UOVA SODE INGREDIENTI • 500g asparagi • 1 patata, porro • 4 uova sode
Tagliate asparagi, porro e patate a tocchetti. Fateli cuocere in acqua bollente salata. Quando ammorbidiscono frullate il tutto, aggiustate di sale. Servite con le uova sode, olio, sale e pepe.
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A CURA DI
ANDREA NALE
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L'OROSCOPO ALLA NOSTRA MANIERA
21 MARZO - 20 APRILE
21 APRILE - 20 MAGGIO
21 MAGGIO - 21 GIUGNO
22 GIUGNO - 22 LUGLIO
Avete mai provato a lasciar cadere o perdere qualcosa che di solito vi ossessiona, a lasciare il controllo sulle vostre manie più grandi? È un bell’esperimento: di solito non succede nulla di nulla, o quanto meno, nulla di grave: provare per credere. È tempo di smettere di avvicendarvi a vegliare su tutto, allentate le redini del controllo totale e rilassatevi.
Alla fine è quando riconosciamo l’importanza che hanno gli altri nella nostra vita, con la loro presenza, la loro assenza, la loro influenza e la loro differenza con noi, che smettiamo di essere un “cosa” e iniziamo ad essere un “chi”. Ritornate a concentrarvi su queste considerazioni, sul valore o il vizio delle relazioni che avete, e respirerete a pieni polmoni la vostra vera natura.
Quando non si aveva a disposizione tutta la musica del mondo su Spotify avevamo pochi album da ascoltare e riascoltare: il limite quantitativo alzava il livello qualitativo di come la musica ci entrava dentro. Sento che le vostre giornate sono un po’ così ora; piene di stimoli e prive di una vera profondità, di vere piccole ancore con cui stabilizzarvi. Come potete porre un rimedio a tutto questo?
Gira la notizia che in America un trapianto di cuore abbia portato ad un cambiamento dei gusti e delle emozioni alla persona a cui il cuore è stato donato. Vi sembra vero? Non mi immergerò in questi pensieri, ma di certo è giunto il momento di fare un sacco di cose che vi facciano davvero vibrare il cuore e modificare la routine delle vostre emozioni. Il vostro corpo se ne ricorderà e vi ringrazierà.
ARIETE
TORO
CANCRO
GEMELLI
23 LUGLIO - 23 AGOSTO
24 AGOSTO - 22 SETTEMBRE
23 SETTEMBRE - 22 OTTOBRE
23 OTTOBRE - 22 NOVEMBRE
LEONE
VERGINE
BILANCIA
SCORPIONE
Vivete nella costante paura di essere deboli e inadeguati ma questa non è altro che una visione limitata di voi, le persone che vi stanno vicine lo sanno bene: vi spaventano soltanto le cose piccole e stupide, quelle che, alla fine, riuscite sempre a sistemare. Quanto alle cose grandi, sapete affrontarle con un coraggio e una forza di cui neanche vi accorgete.
Pensate alle emozioni più intense che avete provato nella vostra vita, nella beatitudine di una vacanza o dopo aver superato una prova che tanto vi opprimeva. Siete troppo avezzi a trovare soddisfazioni nelle giornate straordinarie, dovete imparare a calare l’attenzione sull’estasi emotiva nella quotidianità. Ce la farete?
23 NOVEMBRE - 21 DICEMBRE
SAGITTARIO
Tutta l’evoluzione animale è basata su due principi base della natura: accoppiarsi e procurarsi cibo. A parte queste due, che sicuramente sono cose che apprezzerete, quali sono le altre priorità della vita che vi hanno fatto in qualche modo evolvere e crescere? Siete più forti e più resistenti di quanto pensiate, tirate queste somme per guardare al futuro.
Alice di Lewis Carroll diceva che è importante abituarsi a pensare a sei cose impossibili ancor prima di aver fatto colazione. Sembra una cosa paradossale come tutto il paese delle meraviglie, ma vi aiuterà nella vostra necessità più impellente: la realtà vi opprime troppo e avete bisogno di lasciarvi andare a ben altro.
22 DICEMBRE - 20 GENNAIO
21 GENNAIO - 19 FEBBRAIO
CAPRICORNO
ACQUARIO
So che in questo periodo sentite di odiare il mondo, sentite che tutte le persone non possono capire fino in fondo cosa siete davvero, la vostra più profonda verità. Entrate così in un circolo vizioso orribile che vi allontana dalla serenità di stare assieme agli altri, non è vero? Tutto sbagliato, però. Secondo me non siete mai stati tanto attratti dagli altri, avete solo l’ansia di trovare il modo e le cose migliori da comunicare alle persone.
Dovete coltivare le parole dell’amore: riflettere, pensare, decidere cosa sia, quest’amore. Leggerne e immergervi in esso. Avrete così un respiro più ampio in cui gridarne la vostra rabbia. Oppure un bacino più vasto dove imparare a farlo crescere, paragonando la vostra storia ai grandi amori descritti nella letteratura. Potrete, con coscienza altissima, odiare o abbracciare questa parola, questo concetto meraviglioso e tremendo allo stesso tempo.
Sta arrivando l’estate, il tempo delle gite e dell’esposizione: il tempo dell’esteriorità. Vi trovate a vostro agio o preferite la dolce chiusura e solitudine dell’inverno? Amate di più stare soli a coltivare voi stessi o coltivare il vostro vivere tra gli altri? Capite che tipo di persone siete e abituatevi a lavorare per fare il contrario.
20 FEBBRAIO - 20 MARZO
PESCI
Quasi è arrivato il tempo di organizzare le vacanze estive, il meritato e sudato stacco d’agosto. Oltre alla vacanza materiale dovreste pensare già ora a come sospendere la dipendenza e la paura da uno dei vostri tormenti. Organizzate al meglio le tappe della rinascita estiva dalla vostra palude di timori e frustrazioni.
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