PREZZO €3,50 - COPIA GRATUITA
EDIZIONE OTTOBRE 2018
ANNO 10 - NUMERO 08
NUMERO NOVANTAQUATTRO
PANTHEON
LUCA PIZZINI
FUORI I MUSCOLI “PIZ”!
Dopo gli splendidi risultati ottenuti quest’estate con l’Oro ai Giochi del Mediterraneo di Terragona, l’Oro agli Internazionali Settecolli di Roma e il Bronzo europeo nei 200 rana ai Campionati di Glasgow, il campione veronese, a due centesimi dal record italiano, si sta allenando per i prossimi impegni. Il principale obiettivo, ovviamente, è Tokyo 2020.
42 1976-2018
ANNI DI GRANDE RADIO E INTRATTENIMENTO
LA RADIOVISIONE DEI VERONESI PROTAGONISTI
dal 1 ottobre al 6 GENNAIO 2019
ASCOLTA
&VINCI CENTINAIA DI PREMI
ASCOLTA
E G I D A O I D A R ANCHE IN TV CANALE 640
1 SEGUICI
5 5 MILIONI MILIONI DI DI ORE ORE DI DI MUSICA MUSICA 6 6 MILA MILA BRANI BRANI MUSICALI MUSICALI 2 2 MILA MILA INSERZIONISTI INSERZIONISTI 34 34 TG TG NEWS NEWS AL AL GIORNO GIORNO ASCOLTACI ASCOLTACI DA DA APP APP E E WEB WEB
2
3
SCARICA
CONDIVIDI
SUI SOCIAL
L’APP RADIO ADIGE
FACEBOOK RADIO ADIGE
DISPONIBILE SU IOS E GOOGLE PLAY
CON HASHTAG #RADIOADIGE640
PER LA TUA PUBBLICITA’
WWW.RADIOADIGE.COM | marketing@veronantework.it | +39 045 865 0746
3
OTTOBRE 2018
DI MATTEO
SCOLARI
EDITORIALE
C
e l’abbiamo fatta. Abbiamo mantenuto una promessa. Con la presentazione ufficiale del 28 settembre scorso a Villa Brasavola de Massa, Radio Adige è tornata tra i protagonisti dell’ecosistema giornalistico e musicale di Verona dopo un’assenza durata più di un anno. Un’eredità importante, un marchio con 42 anni di storia, amatissimo dai veronesi e non solo, che non volevamo andasse perduto per sempre.
utilizzando un iPad. Si tratta di una nuova filosofia professionale divulgata in Italia da un collega giornalista di grande esperienza, Francesco Facchini, il quale, qualche mese fa, ha fondato Italian Mojo, la prima associazione di mobile journalism del nostro Paese. Francesco ci sta affiancando in questo percorso di conversione redazionale e Radio Adige si fa interprete del suo pensiero sposando in pieno la nuova visione per comunicare e fare giornalismo.
Da oggi, sul digitale terrestre al canale 640, è tornata la musica, accompagnata da uno spazio di informazione con 28 radiogiornali quotidiani di cui 14 nazionali e 14 locali. Poi rubriche: oroscopo, meteo, spettacoli. Si tratta della prima radiovisione nata nella nostra città. Ma Radio Adige TV non è solo televisione, è anche digitale con la piattaforma online www.radioadige.com, è realtà social con i canali Facebook, Instagram, Twitter e Linkedin ed è una app, omonima e gratuita, disponibile per Android e sistema iOS.
Questo ci permette di essere sempre più “smart”, veloci, con una strumentazione snella e alla portata di tutti, per continuare a raccontare storie come quelle di questo numero. In copertina Luca Pizzini, veronese doc, nato e cresciuto nel quartiere di Santa Lucia, capace di mettere in fila quest’estate grandissimi risultati con tanto impegno e tanta forza di volontà. I protagonisti che troverete e che avete trovato da sempre sulle pagine di Pantheon, saranno protagonisti anche della nuova radiovisione.
Quella del 28 settembre è stata una serata storica anche per altri due motivi: da una parte c’è stato il passaggio di consegne definitivo tra la famiglia Grigolini, fondatrice di Radio Adige e presente nella persona del signor Gianluigi, e il nostro Gruppo editoriale, Verona Network. Commovente nell’occasione l’intervento dell’ingegner Gianfranco De Muri, per 33 anni direttore della radio, affiancato in sala da Giangaetano Battocchio, suo vice per tanti anni e dal 2010 fino all’anno scorso alla guida dell’emittente scaligera.
Persone con cuore, testa, ingegno, capacità e carattere. Come quello di Nicoletta Ferrari, ideatrice e anima di disMappa, mancata prematuramente qualche giorno fa. Lascia un vuoto enorme, testimoniato da centinaia di messaggi di cordoglio che sono apparsi sui social e non solo, ma al contempo ci consegna un’eredità preziosa grazie al lavoro che ha fatto in questi anni per le persone più deboli e svantaggiate. Grazie Nico, a nome mio e di tutti i veronesi.
Dall’altra, l’evento di presentazione si è svolto per la prima volta a Verona in modalità “mojo”, acronimo di “mobile journalism” (giornalismo mobile tradotto letteralmente in italiano). Per riprendere e mandare in diretta l’incontro e le interviste realizzate durante la serata sono stati usati soltanto degli smartphone e la regia è stata effettuata
IL GIORNO IN CUI ACCONSENTIAMO A UN PO’ DI BONTÀ È UN GIORNO CHE LA MORTE NON POTRÀ PIÙ STRAPPARE DAL CALENDARIO. CHRISTIAN BOBIN
matteo.scolari@veronanetwork.it @ScolariMatteo
UN GRANDE PANORAMA DI VINI PER UNA VENDITA DIRETTA DAL VINO SFUSO ALLE BOTTIGLIE DI PRESTIGIO
Punti vendita diretti delle nostre cantine
COLOGNOLA AI COLLI LUNEDÌ · SABATO: 8.30 · 12.30 / 14.30 · 19.00 DOMENICA: 9.00 / 12.30
SAN BONIFACIO LONIGO MERLARA BARBARANO VICENTINO LUNEDÌ · SABATO: 8.30 · 12.30 / 14.30 · 19.00 DOMENICA: CHIUSO
TEL. 045
6108222
info@cantinaveneta.com www.collisgroup.it
REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI VERONA N.1792 DEL 5/4/2008 - NUMERO CHIUSO IN REDAZIONE IL 03/10/2018
5
Indice
58
IL FIORE DELL’ARTE
64
PILLOLE DI MAMMA
68
ANGOLO PET
IN COPERTINA LUCA PIZZINI (in acqua e nella vita)
12
EUGENIO FRANCESCHINI, da Arlecchino al set
16
LA CITTA CHE VERRÀ, secondo l’assessore Ilaria Segala
70
BELLEZZA AL NATURALE
19
GRAZIE SEMPRE Nicoletta Ferrari
72
STORIE
22
DAMIANO CUNEGO e quella bici indimenticabile
34
DI LACCI E DIRITTI NEGATI, il nostro reportage dalla Bosnia
76
IN CUCINA CON NICOLE
38
ANALISI INTIMA (E UN PO’ MITICA) dell’olio
78
ADICONSUM
42
A MANHATTAN, anzi no, a Verona
46
L’ART BRUT, CARLO ZINELLI e quello che abbiamo scordato
48
PAOLA e la cecità che non impedisce di guardare in alto
54
IL CALCIO CHE si confonde con il golf
OSTR IL N O
6
M
O UR
DI STORIA
D I G I U L I E T TA
A pa g. 66 Scop ri le dichi araz ioni d’am ore d ei lettor i
SPECIALE SCUOLE (con una riflessione irriverente dello scrittore Alberto Fezzi) pag 24
ERRORI O SEGNALAZIONI: WHATSAPP 347 1058318 - REDAZIONE@GIORNALEPANTHEON.IT
DIRETTORE RESPONSABILE MATTEO SCOLARI
REDAZIONE E COLLABORATORI
DIREZIONE EDITORIALE MIRYAM SCANDOLA REDAZIONE MATTEO SCOLARI, MIRYAM SCANDOLA, MARCO MENINI, GIORGIA PRETI HANNO COLLABORATO AL NUMERO DI OTTOBRE 2018 SARA AVESANI, CARLO BATTISTELLA, VALENTINA BAZZANI, MATTEO BELLAMOLI, MARTA BICEGO, CHIARA BONI, CLAUDIA BUCCOLA, MICHELA CANTERI, CESAR COLATO, FEDERICA LAVARINI, GIOVANNA TONDINI, EMANUELE PEZZO, ERIKA PRANDI, NICOLE SCEVAROLI, ALESSANDRA SCOLARI, INGRID SOMMACAMPAGNA, PAOLA SPOLON, GIULIA ZAMPIERI, MARCO ZANONI, MATTIA ZUANNI. FOTO DI COPERTINA MARCO MENINI - PROGETTO GRAFICO DENISE STOPPATO SOCIETÀ EDITRICE INFOVAL S.R.L. REDAZIONE VIA TORRICELLI, 37 (ZAI-VERONA) - P.IVA: 03755460239 - TEL. 045.8650746 - FAX. 045.8762601 MAIL: REDAZIONE@VERONANETWORK.IT - WEB: WWW.VERONANETWORK.IT FACEBOOK: /PANTHEONVERONANETWORK - TWITTER: @PANTHEONVERONA - INSTAGRAM: PANTHEONMAGAZINE UFFICIO COMMERCIALE: 045 8650746 STAMPATO DA: ROTOPRESS INTERNATIONAL SRL - VIA BRECCE – 60025 LORETO (AN) - TEL. 071 974751 VIA E. MATTEI, 106 – 40138 BOLOGNA – TEL. 051 4592111
PER LA TUA PUBBLICITÀ SU PANTHEON
045 8650746 MARKETING@VERONANETWORK.IT
6
IN COPERTINA LUCA PIZZINI
MIGLIORERÒ, MA NON VI DICO QUANTO.
SONO SCARAMANTICO Il campione veronese è a solo due centesimi dal record italiano stabilito da Loris Facci nel 2009. Il tempo di 2.08.52 ottenuto in semifinale nei 200 rana ai Campionati europei di Glasgow ad agosto, conclusi al terzo posto assoluto, fa ben sperare. Pizzini intanto si allena senza sosta per affrontare al meglio i prossimi impegni internazionali, con uno sguardo sempre rivolto a Tokyo 2020, sede dei prossimi Giochi olimpici. Siamo andati a trovarlo al Centro federale “Alberto Castagnetti” di via Galliano.
L
O INCONTRIAMO ALLE 11.20 di un giovedì mattina di fine settembre. Al Centro federale, intitolato al compianto tecnico Alberto Castagnetti, Luca Pizzini si allena tutti i giorni assieme ai suoi compagni e alle sue compagne, prima in piscina e poi in palestra. Gli allenamenti mattutini, fin che il tempo lo permetterà, si svolgono nella vasca esterna. C’è il sole, ma una leggera brezza da nord rende più che pungente la temperatura. Ci accoglie poco dopo essersi appena asciugato e rivestito. Ci chiede se deve rispogliarsi per scendere in vasca per gli scatti fotografici. Gli rispondiamo che sarebbe meglio. In pochi secondi, senza esitare, è già in acqua con quel suo stile rana cadenzato, a tratti elegante, che gli sta dando grandi risultati. Alla soglia dei 30 anni, nato e cresciuto nel
quartiere di Santa Lucia a Verona, Luca Pizzini si sta togliendo soddisfazioni enormi. Oltre al Bronzo europeo ottenuto ad agosto a Glasgow (bissato il terzo posto di Londra 2016), sono arrivati l’Oro agli Internazionali Settecolli di Roma a luglio e, ancor prima, a giugno, l’Oro ai Giochi del Mediterraneo di Terragona. Un’estate ai massimi livelli per il carabiniere, atleta della Bentegodi, che non nasconde la soddisfazione per questo straordinario momento atletico e professionale. Luca, possiamo parlare di momento felice, sotto ogni punto di vista? Quella appena trascorsa è stata una stagione ricca di grandi risultati. A livello di tempi mi sono migliorato. Due anni fa ho ottenuto il Bronzo europeo a Londra, nel 2017 ho sfiorato una finale mondiale per 15 centesimi, quest’anno cercavo delle conferme che sono arrivate. Dai Campionati italiani di Riccione di fine dicembre ai Giochi del Mediterraneo, passando dai Settecolli fino al podio europeo con il tempo di 2.08.52 ottenuto in semifinale con cui ho sfiorato il record italiano. In finale poi ho nuotato con solo due centesimi in più. Posso ritenermi soddisfatto. Chi detiene il record italiano? Ti brucia non esserci riuscito per così poco? Lo detiene Loris Facci, ora ex nuotatore. Quan-
DI MATTEO SCOLARI
7
LA MIA
BANCA FATTURA IN DIGITALE.
YouInvoice è il portale web pensato da Banco BPM per le imprese di ogni settore e dimensione.
www.youinvoice.it
La banca di Elia.
Messaggio pubblicitario con finalitĂ promozionale. Per condizioni contrattuali ed economiche consultare il sito www.youinvoice.it e i fogli informativi disponibili presso le Filiali del Banco Bpm e sul sito bancobpm.it alla sezione Trasparenza.
18E1411_BBPM_YouInvoice_PanthonVR_210x285.indd 1
11/09/18 11:11
8
do ho alzato lo sguardo al tabellone a fine gara, vedere quei due centesimi di troppo mi rodeva. Ma forse è meglio così, è uno stimolo in più per far meglio. Senti di avere margini di miglioramento ancora? Ti sei posto un obiettivo numerico? A Glasgow pensavo di poter migliorare il tempo della semifinale, anche se poi non ci sono riuscito. Obiettivo numerico sì, ma me lo tengo per me! (ride, ndr) Sei scaramantico? Un po’ sì. Anche in vasca, prima di ogni gara, ho dei riti particolari. Quali? Non li posso rivelare, altrimenti perderebbero di significato. Sono scaramantico pure in questo. Al di là delle scaramanzie, quanti sacrifici ci sono dietro a queste prestazioni sportive? Non c’è nulla di scontato. C’è una preparazione fisica e mentale lunga e meticolosa per raggiungere la continuità. Poi si arriva al giorno delle gare: ci può essere il giorno più o meno fortunato. Ci si gioca un’intera stagione in due minuti. Bisogna arrivare concentrati. Sappiamo che studi gli avversari riguardando le immagini delle gare, è vero? Sì, me lo aveva insegnato il mio vecchio allenatore. È un ottimo modo per non trovarti in difficoltà durante la gara, interpretando e anticipando a volte la strategia degli atleti che sono con me in vasca. Quando hai iniziato a nuotare? All’età di due anni. Mio padre e mia madre, Lorenzo e Marina, mi hanno praticamente buttato in piscina. Mia sorella maggiore, Giorgia, è stata un’ottima nuotatrice, ha partecipato ai Campionati italiani nello stile delfino (o farfalla, ndr), e per lungo tempo mi è stata di aiuto allenandomi in vasca. Ora non nuota più, fa tutt’altro. Sei nato nel 1989, hai un’età matura per questo sport… Leggermente più che matura. Attorno ai 25 anni
ci si considera maturi nel nuoto. Poi ci sono i fenomeni come Federica Pellegrini che a 16 sono già alle Olimpiadi a conquistare il podio. Ti alleni con lei, ti dà dei consigli? Sì, molto spesso ci alleniamo insieme. Capita che dia dei consigli. Solitamente l’impostazione tra uomini e donne, negli allenamenti, è leggermente differente. Non nel caso di Federica che è un fenomeno assoluto e si allena quanto un uomo. Quali sono i prossimi impegni? A novembre ci saranno un paio di gare a Genova e a Livorno. Poi i Campionati italiani e i Mondiali in vasca corta, 25 metri, dove solitamente non riesco ad esprimere il meglio di me. Cercherò di fare bene. Che obiettivi hai per il breve medio periodo? Non guardo i piazzamenti, guardo il tempo. Partendo proprio dalla vasca corta, vorrei migliorarmi. Se ci riesco, vorrà dire che potrò pensare di fare qualcosa di buono. Hai mai avuto momenti difficili? Certamente. Nella vita di ogni atleta ci sono periodi duri. Io ho avuto due o tre anni bui in cui, nonostante gli allenamenti e gli sforzi, non arrivavano i risultati. Poi ho cambiato allenatore e con Matteo Giunta ho ritrovato fiducia in me stesso e nelle mie capacità.
9
10
Chi ti sostiene oggi? Tante persone, prima fra tutte la mia ragazza, Sandra. Mi sostiene in tutto quello che faccio. Quando riesce viene a vedermi, ma purtroppo non riesce in tutte le gare perché sono molto numerose e molto distanti l’una dall’altra. Dove vi siete conosciuti? In un ristorante. Tramite vie traverse mi ero fatto dire chi era. C’è stato un incontro a due, lei è madrelingua tedesca, e oggi siamo ancora qua. Siamo insieme da due anni e mezzo. Come te la cavi col tedesco? Una schiappa! Dovrei studiare. Meglio l’inglese. Quando scendi in vasca negli appuntamenti internazionali con la cuffia tricolore che emozioni provi? Per me è un onore. Sono molto patriottico. Quando sono in gara è una vera e propria battaglia tra me e gli avversari. Se riesco a batterli vuol dire che porto sempre più in alto i colori della mia bandiera e ne sono fiero. Pochi giorni fa sei stati premiato a Palazzo Barbieri assieme ai tuoi compagni per i risultati sportivi ottenuti. Da veronese è una doppia soddisfazione? Direi proprio di sì. Entrare in Sala Arazzi, ritrovare le autorità scaligere ed essere premiato da sindaco e assessore allo sport mi ha fatto molto piacere. Che rapporto hai con la tua città? Splendido. Sono nato e cresciuto qui, la conosco in tutte le sue sfaccettature. Tuttora vivo a Verona, in zona Università, con la mia fidanzata.
Luca Pizzini fuori dalla vasca? Amo i motori, e nello specifico le moto. Ne ho due, anche se una è mezza smontata. Segui il Motomondiale? Sei tifoso di Valentino? Seguo il Motomondiale e in generale tifo per tutti i piloti. Per me sono tutti fenomeni. Certo, c’è quello più simpatico e quello meno, però sono tutti atleti che danno il massimo. Questo è quello che conta. Hai provato altri sport? Il calcio da bambino, ma ho visto subito che non era la mia strada. C’è un giovane talento nello stile rana che sta crescendo bene e potrebbe seguire le tue orme? Nel mio stile c’è Nicola Martinenghi, 19 anni. Ha fatto buone cose ai Mondiali di Budapest poi ha avuto un infortunio che ne ha condizionato la stagione. Sentiremo parlare di lui. All’Olimpiade di Tokyo ci pensi? Certamente. È il vero obiettivo. La qualificazione passa da vari step: l’anno scorso gli Europei, quest’anno saranno i Mondiali e poi l’Olimpiade diretta con il tempo di qualificazione da realizzare entro aprile 2020. C’è un tempo minimo imposto dalla Federazione internazionale e uno interno, dato dalla Federazione italiana, per qualificare e selezionare i propri atleti. Ce la farai? Ce la metterò tutta. E allora, fuori i muscoli “Piz”! ■
articolo pubbliredazionale
PHOENIX A CANESTRO CON LA SCALIGERA BASKET Phoenix Capital e Scaligera Basket hanno ufficializzato a inizio settembre un accordo di sponsorizzazione per la stagione sportiva 2018/2019. Phoenix, con sede in via Torricelli a Verona, è una società veronese attiva da dieci anni a livello nazionale e locale nei servizi di business consulting, finanza d’impresa e servizi corporate finalizzati a favorire, sviluppare e ottimizzare strategie, processi e progetti di banche, assicurazioni e imprese nazionali e del territorio veronese. Fin dalla sua nascita l’azienda presieduta dall’imprenditore Giulio Fezzi favorisce le relazioni economiche, sociali e culturali attraverso l’interazione di aziende, istituzioni e persone secondo un approccio di valorizzazione locale aperta allo scambio con realtà nazionali e internazionali. Lo sviluppo delle imprese sul territorio si completa anche nel proprio spazio di coworking che ospita start-up, PMI e professionisti e che, per primo nella nostra città, ha ospitato gli spin-off dell’Università di Verona. Su queste basi, oltre che quale iniziativa “cele-
brativa” del decennale di Phoenix, è nata la volontà di avvicinare due dinamiche realtà veronesi nel segno di uno sport tra i più coinvolgenti e spettacolari, trovando un facile punto di incontro con Scaligera Basket da sempre impegnata a favorire le relazioni sul territorio, non solo tra realtà sportive ma anche imprenditoriali e sociali, continuando a lavorare per avvicinare lo sport d’eccellenza alle aziende locali in un unico grande progetto. «Siamo estremamente orgogliosi – ha dichiarato Giulio Fezzi, Presidente di Phoenix – dell’opportunità di collaborare con la Scaligera Basket, di cui siamo storici tifosi, che non solo è una delle principali e più brillanti realtà sportive veronesi ma è anche portabandiera sul territorio di valori educativi che la pallacanestro rappresenta universalmente tra i giovani e giovanissimi veronesi e le loro famiglie. Proprio l’attenzione al territorio e la valorizzazione dei suoi giovani, cerchiamo siano di indirizzo costante del nostro operare quotidiano».
Phoenix Capital S.r.l. - Via Torricelli 37, Verona +39 045 8032060 - info@phoenixcapital.it
12
A TU PER TU CON EUGENIO FRANCESCHINI
SE ARLECCHINO ESISTESSE,
SAREBBE IL MIO MIGLIOR AMICO
Ha 27 anni, viene da San Giovanni Lupatoto ed è una promessa ribelle del cinema italiano (la sua ambizione più grande, famoso o non famoso, è «fare cose belle»). Figlio di burattinai («mia madre ha smesso, mio padre continua imperterrito»). Il suo battesimo teatrale, Eugenio Franceschini l’ha avuto ad appena quattro anni sul palco insieme ad un papà vestito da Barone di Münchhausen. L’esordio, da grande, è arrivato con Bianca come il latte, rossa come il sangue. Da lì un intreccio di film e fiction senza mai rinunciare al palcoscenico amatissimo, quello della Commedia dell’Arte. Ha letto centinaia di libri su Arlecchino («rischio di attaccare dei pipponi»). «Perché? Perché affronta la vita con una gioia sconfinata, anche se è triste, corroso dentro».
I
N POCHE PAROLE «è tutto quello che vorrei essere e che non sarò mai». Fa parte del suo pantheon interno quel poveraccio con il vestito spezzettato in colori. Eugenio Franceschini cambia voce quando parla della «mia maschera regina», che ha i tratti sì del malconcio folle della Commedia italiana ma anche del suo Arlecchino personale, un miscuglio tra il padre (Gianni Franceschini, attore ma anche pittore) e il migliore amico che ha sempre sperato. Lo rubiamo al set per una mezz’ora. Sta girando tra Torino e Praga la seconda stagione di una serie Rai La strada di casa. Al cinema, in estate, è uscito con la pellicola pulp Una vita spericolata («sono stato catapultato sul set senza sapere niente»). Prima stava portando in scena con il Teatro Stabile del Veneto Le baruffe chiozzotte di Goldoni. Sipari e telecamere dividono i suoi mesi, ma tra teatro e settima arte preferisce non eleggere il prediletto. «La bellezza sta nell’alternare le due cose». Quando è sul palco, «magari alla centesima serata di replica», sente nostalgia per la scattante varietà del set. Poi, viceversa, lo stanca la prassi nervosa del cinema «che è arte ma sempre anche industria», con l’ansia di girare sei scene al giorno e il malcelato sospetto «che ste robe fatte in fretta, con più tempo, sarebbero venute meglio». Pratica, non senza fatica, la recitazione di
oggi, dove rabbie e felicità devono essere senza enfasi, quasi recise. «Sottotesti interiori: questo vuole la tv, il cinema oggi». Non più emozioni di pancia, basse, dirette come quelle «che porta in scena mio padre». Le stesse antiche e reattive di Arlecchino delle quali Eugenio sente una mancanza profonda: «È difficile vedere ancora dei film come Mamma Roma». La cinepresa contemporanea chiede solo sentimenti criptici, contorti «e anche più malati». «Un aperto “va in mona”» è, se non impossibile, di certo rarissimo. «Dopo Stanislavskij il cinema si è attrezzato a trattenere, a far valere la reticenza». Trattenere fa percepire meglio l’emozione? Posso dire che per me questo tipo di recitazione è più faticosa, mi richiede più sforzo. Ecco, nell’ultimo ruolo (Una vita spericolata di Marco Ponti, una pellicola d’azione con tanto di una Bonnie e due Clyde) dovevo interpretare un ex guidatore di rally. Sono letteralmente stato catapultato sul set: due giorni intensivi per imparare a fare i 180 in macchina, gli scontri, le sportellate con le altre macchine. Alcuni ciak sono stati davvero pericolosi, io e gli altri attori (Lorenzo Richelmy e Matilda De Angelis) più di una volta ci “siamo cagati addosso”. È stata tutta un’esperienza folle. L’ultimo giorno di riprese in Val di Susa,
DI MIRYAM SCANDOLA
13
è caduto un charter, a 500 metri dal set. Si è schiantato. Dentro viaggiavano alcune persone di Lione. Abbiamo subito bloccato il set. Mentre i soccorsi arrivavano, i macchinisti sono andati ad aiutare con gli estintori che avevamo. Al di là di questa vicenda choc, il film è stata un’esperienza molto fisica, vecchio stampo, “di pancia” e io faccio molta meno fatica a fare cose del genere perché sono, alla fine, molto simili alla Commedia dell’Arte dove ci agisce e non si trattiene, e il sottotesto è ridotto al minimo. L’arte di mio padre è sempre stata così: diretta, improntata sul dire ciò che si pensa, come quella di Arlecchino. Ecco, fermiamoci un attimo su Arlecchino. È vero che hai letto centinaia di libri su di lui? Per me esiste solo Arlecchino. Con tutto il rispetto per Pulcinella, lui è tutto: il personaggio più bello che esista nella cinematografia, nella letteratura, nella storia. Mi fermo qui perché rischio di attaccare dei pipponi. Attaccacelo pure. Va bene allora. Mi piace perché è un personaggio estremamente triste, corroso, ma comunque affronta la vita sempre con un’energia e una gioia sconfinata. Un poveraccio, che ha un vestito fatto di pezze, di tessuti che trova in giro. Viene mosso da poche cose: la fame (è il cibo è la prima ragione per cui fa qualcosa), poi le donne che vuole ma non avrà mai perché è talmente abbietto, squallido e pigro. Non è neanche virile. Ma sa fare una cosa che gli invidio: sa “prendere per il culo” i ricchi, i potenti. Trova sempre il modo di prendersi gioco di tutti, senza che gli altri se ne accorgano, ha una furbizia infinita che usa così, per il piacere di dissacrare, senza nessun preciso tornaconto. Vi assomigliate? Sono molto distante da lui, per questo, forse, ne sono così affascinato. Io sono molto più posato nei modi, ma non nei pensieri e nelle idee. Sono riservato, mantengo ancora quell’aria di provincia veneta. Quel mondo di persone integre, silenziose e lavora-
SPAZIO PUBBLICITARIO
I NOSTRI SERVIZI • Ritiro Vettura a casa vostra • Sostituzione e riparazione vetri • Soccorso stradale 24 ore • Convenzione con tutte le assicurazioni
di Bezzi & Zanchini
• Preventivi gratuiti
Via Canova, 26 - 37023 Stallavena di Grezzana (VR) 045 865 0955 - imperiacerro@libero.it
14
trici, come mia nonna che faceva la contadina, mio nonno che era ferroviere. Certo, mio padre ha scombinato un po’ le carte, ma io vengo da quella cosa lì. Non è mai stato un peso per te venire dalla provincia? Il “provincialismo”, nel senso di provenire dalla periferia, ti rallenta ma, allo stesso tempo, ti preserva. Ho visto tante persone che hanno fatto dei danni perché cercavano di velocizzare il loro processo, la loro carriera. Fare quello che senti dentro non può mai essere un problema. Uno che cerca di allontanarsi troppo da quello che è, alla fine, in qualche modo si rende sempre ridicolo. Io posso essere solo quello che sono. La tua ambizione più grande qual è? Credo, fare cose belle. Potrebbe essere l’ambizione di molti. Bisogna capire bene cosa sono le ambizioni. Le mie ambizioni sono di fare delle cose belle, non di diventare più famoso. Io mi ispiro a mio papà per la passione nel mestiere. Ovvio, ho anche i miei miti: il più grande è Marlon Brando. Quando lo vedo recitare per me sono endorfine, penso sempre: «Madonna quanto era potente questo uomo qua». Gian Maria Volontè è stato un grandissimo. Poi c’è il mio maestro, Giancarlo Giannini, che ha fatto degli assoluti capolavori. In questo momento mi fa impazzire Tom Hardy. In Italia il vento più puro, secondo me, è Luca Marinelli. Assolutamente un’altra categoria. Terrence Mann diceva che «Il cinema vi renderà famosi; la televisione vi renderà ricchi; ma il teatro vi farà bene». È così? Qualsiasi forma d’arte richiede lunghissimi tempi di studio, di gestazione. Mentre il cinema ha una componente industria che lo rende diverso da tutto il
EUGENIO, IN BREVE Nato a Verona nel 1991, ha cominciato a lavorare nella compagnia di teatro dei suoi genitori, Viva Opera Circus, dove ha interpretato diversi ruoli da protagonista. All’età di 18 anni va a Roma, dove intraprende la carriera di attore cinematografico alla Scuola nazionale di cinema, frequentando il corso di recitazione con Giancarlo Giannini. Nel 2012, l’esordio sul grande schermo con il film Bianca come il latte, rossa come il sangue di Giacomo Campiotti. Nel 2014 è Mario, nel documentario Fango e gloria - La Grande Guerra, di Leonardo Tiberi. Parallela viaggia la sua carriera teatrale: dal 2013 al 2015 è stato protagonista accanto a Leo Gullotta dello spettacolo Prima del silenzio di Giuseppe Patroni Griffi con la regia di Fabio Grossi e prodotto dal Teatro Eliseo di Roma. Quest’estate è uscito al cinema con Una vita spericolata. Ha recitato anche nella serie tv I Medici accanto ad un’altra veronese, Valentina Bellè (la nostra intervista su Pantheon 86). Proprio su questo set ha conosciuto la fidanzata, dalla quale ha appena avuto un bimbo.
resto. Quando faccio uno spettacolo teatrale, lavoro sulle prove per un mese, poi lo porto in tournée e arrivo a fare repliche per 100 giorni: lì c’è sublimazione ma anche insofferenza, rischio di mollare la briglia, preso dalla noia. Allora vorrei fare un po’ di cinema, un po’ di tv. Dove ogni giorno c’è un’ansia che mi prende, perché ogni giorno sono 6 scene nuove da studiare, devo recitare davanti a persone che non ho mai visto. Te li sbattono davanti, neanche te li presentano, stai in scena due ore e poi ciao a mai più. Dopo che lo faccio per un po’, però, inizio a pensare che palle tutte ste robe fatte di fretta. E ho voglia di nuovo di teatro. Qual è il momento più indimenticabile che hai vissuto sul palco? Ho avuto un’infanzia bellissima, un po’ confusionaria, ma bellissima (Eugenio ha seguito spesso la compagnia dei genitori, parte delle elementari le ha fatte in Spagna, ndr). La prima volta che ho recitato avevo 4-5 anni, facevo una piccolissima parte. Nella scena finale del Barone di Münchhausen dovevo salire sul palco insieme a mio padre. Io mi ricordo che ero seduto nella prima fila del teatro, avevo sempre il mio posto riservato. Mi ero dimenticato che dovevo salire ed è venuta mia madre a dirmi: «Eugenio è il tuo turno». Allora sono andato sul palco e lì c’era mio padre con questo vestito di velluto rosso, con le decorazioni dorate e un cappello nero gigante. Lui mi ha guardato e poi mi ha preso in braccio. Abbiamo iniziato parlando di emozioni trattenute. Finiamo con il dire quelle che, invece, non sei riuscito a trattenere. Qual è stata l’ultima? Quando ha riso per la prima volta mio figlio (Eugenio è diventato papà da qualche mese, ndr). Perché i bambini non ridono subito. Ecco mi vengono i brividi anche adesso mentre lo dico. Lo so è banale. Ma è stata una cosa così inspiegabile, così perfetta. ■
15
La Storia nelle storie di chi c’era Il progetto della scuola Carlo Perucci nella casa di riposo Leo Cirla Nelle nostre comunità ci sono ricchezze nascoste. È questo il caso di coloro che hanno vissuto in prima persona momenti di storia importanti, passati ma che segnano anche il presente. Abbiamo voluto, con gli studenti di terza della scuola Perucci, incontrare gli ospiti della casa di riposo Leo Cirla, a Marzana, e chiedere loro di raccontarci la vita della gente comune nel tempo della guerra. Il progetto, dal titolo “Il Volto dell’Altro”, è stato accolto con grande entusiasmo dalla direttrice del Leo Cirla, la signora Daniela Sambenati, e non avrebbe avuto lo stesso successo se lei stessa e le sue gentilissime assistenti non avessero gestito e animato gli incontri con tanta disponibilità e professionalità. Il fine degli incontri era duplice: ripercorrere i fatti più salienti del secondo dopoguerra, attraverso l’esperienza diretta di chi ha vissuto quegli anni, ma soprattutto permettere a due generazioni solitamente così distanti nella vita di ogni giorno di trascorrere insieme dei momenti speciali, di condivisione e di reciproco ascolto. Entrambi gli obiettivi sono stati pienamente raggiunti: non solo i ragazzi hanno potuto approfondire gli argomenti studiati sui libri di storia, calandoli nella vita vissuta dei loro intervistati, ma hanno anche e soprattutto concentrato le loro energie, la loro attenzione ed il loro affetto su persone che ne avevano bisogno. E il beneficio è stato sicuramente reciproco. In classe le interviste sono state poi rielaborate dai ragazzi in brani descrittivi e narrativi, intitolati rispettivamente “Ritratti di parole” e “Frammenti di memoria” ed il lavoro è stato poi completato con dei bellissimi scatti fotografici in bianco e nero, realizzati sempre dai ragazzi. Dall’iniziativa è scaturita una mostra, realizzata ed allestita per tutta l’estate nella sala principale della casa di riposo, con lo scopo di ripercorrere e ricordare il ciclo di incontri avvenuti tra la classe terza e gli ospiti della casa. Il successo è stato tale che anche il vescovo, Monsignor Zenti, vi ha fatto visita lo scorso luglio. Il coronamento finale non poteva che essere una bella cerimonia di chiusura, allestita nella sala principale del Leo Cirla, durante la quale i ragazzi hanno letto i racconti accanto ai loro protagonisti, davanti ad un pubblico di altri ospiti e parenti. La lettura è stata a tratti commovente, gli anziani hanno rivissuto nelle parole dei ragazzi i loro ricordi d’infanzia e hanno ricevuto con gratitudine il proprio quadro con fotografia e brano che verrà appeso sopra il letto di ciascuno nelle stanze della casa di riposo. “Torna a trovarmi” ha chiesto una signora ad una delle nostre studentesse e l’invito è stato raccolto da tutta la scuola: sicuramente questa è un’esperienza da ripetere.
Alcune immagini tratte dalla mostra “Il Volto dell’Altro”
Scopri la nostra Scuola all’indirizzo:
w w w. s c u o l a p e r u cc i . i t
Usa il QR-Code per vedere il video della nostra Scuola!
16
DUE CHIACCHIERE CON ILARIA SEGALA
RIGENERARE
È MEGLIO CHE CURARE Con la recente introduzione del Peba (Piano di eliminazione delle barriere architettoniche) nel Sistema informativo territoriale del Comune di Verona, l’assessore Segala aggiunge un altro tassello importante al suo piano di rigenerazione urbana previsto per la nostra città. Una visione politica d’insieme diversa, la sua, rispetto a quella della precedente amministrazione. Abbiamo cercato di approfondirla direttamente con lei. DI MATTEO SCOLARI
L’assessore alla Pianificazione urbanistica e Programmazione interventi per abbattimento barriere architettoniche Ilaria Segala
I
L 27 SETTEMBRE SCORSO è stata una giornata importante per Verona. Per la prima volta è stato presentato un Peba, ovvero un Piano di eliminazione delle barriere architettoniche che è stato integrato al Sistema informativo territoriale del Comune. Una mappatura, per il momento solo del centro storico, durata sei mesi e che ha permesso di rilevare 2.330 “ostacoli”: dai marciapiedi troppo stretti, ai cestini che impediscono il passaggio, dai lungadige dissestati a causa delle radici degli alberi, alla scivolosità dei passaggi pedonali in pietra. Per la prima volta, come dicevamo, tutte le barriere architettoniche risultano schedate, con foto e suggerimenti per la loro eliminazione, e sono visibili online da parte di tecnici e professionisti e a breve anche da parte di tutti i cittadini. A presentare il Peba l’assessore alla Pianificazione urbanistica e Programmazione interventi per abbattimento barriere architettoniche Ilaria Segala insieme all’architetto Stefano Maurizio che ha curato personalmente la mappatura di tutto il centro città. Assessore, il Peba era uno dei suoi obiettivi dichiarati in campagna elettorale, è soddisfatta di questo risultato?
Molto soddisfatta. È dieci anni che mi occupo di questa materia. Già dai primi anni da consigliere dell’Ordine degli Ingegneri ero stata incaricata di seguire il tema dell’abbattimento delle barriere architettoniche e me ne sono appassionata. Qual è il valore aggiunto di questo nuovo Piano? La sua fruibilità da parte di uffici e aziende che intervengono quotidianamente su strade e urbanistica, arredo urbano e sottoservizi, e che così potranno, anche nel corso di cantieri ordinari e straordinari, avere un’attenzione in più per risolvere le problematiche esistenti senza crearne di nuove, a costo zero per la collettività. A tal proposito ho fatto istituire un corso di formazione ad hoc per il personale addetto. Il Peba dà dei risparmi anche in termini economici? L’abbattimento delle 2.330 barriere comporterebbe una spesa di circa 6 milioni e mezzo di euro da sostenere in 10 anni; in realtà, grazie a questo strumento informatizzato e di facile consultazione, gli “ostacoli” urbani potrebbero essere rimossi anche nel corso degli interventi stradali programmati durante l’anno.
17
Quanto è durata la mappatura? Circa sei mesi. È un qualcosa di veramente innovativo perché abbiamo dato vita non solo ad uno strumento utile per uffici e professionisti, ma anche ad un cambio di mentalità. Verona, in passato non si era mai dotata di questo strumento, e ora è all’avanguardia perché è una delle poche città ad averlo già integrato nel Sistema Informativo Territoriale. Ringrazio la Soprintendenza che si è dimostrata sensibile a questo Piano e l’architetto Stefano Maurizio che ha curato personalmente la mappatura di tutto il centro storico dopo aver realizzato, tra gli altri, il Peba di Venezia.
re da una variante già impostata che da un foglio vuoto. Da lì ho dovuto iniziare a fare dei tagli.
Quali sono le principali criticità emerse? Da risolvere per prime le barriere di Corso Cavour, Corso Porta Nuova, piazza Bra e piazza Erbe, ma anche via Leoncino e via Pallone, per sconnessioni della pavimentazione, dislivelli e gradini, ostacoli creati da paletti e pubblicità. Il primo intervento che usufruirà del Peba sarà il restauro dell’Arena.
Non pensa che la destinazione a commerciale sia buon un compromesso per recuperare alcune zone difficilmente riqualificabili? No. Il caso dell’ex Manifattura Tabacchi dimostra il contrario. Il taglio enorme che ho fatto, quasi un terzo, non ha inciso in alcun modo sull’acquisto da parte della nuova proprietà. L’area è stata acquistata comunque, a prescindere dal taglio. E, successivamente, con l’osservazione, non è stato chiesto un metro quadro in più di commerciale rispetto a quanto già concesso.
Lei è stata nominata assessore quasi un anno e mezzo fa. Che città ha trovato vedendola da dentro il palazzo? Ho trovato una Variante 23 che era a metà del suo percorso. Sono partita da quella con qualche difficoltà a dire il vero, poiché è più difficile parti-
Perché? Perché questa variante conteneva tantissime cose. L’ho vista come un qualcosa che non aveva una logica organica. Era un inserimento indiscriminato di qualsiasi proposta avanzata dal privato. Ho preferito concentrarmi sui punti della campagna elettorale: innanzitutto una grande attenzione alle Torricelle e ai suoi parchi. E poi la questione commerciale, soprattutto nella fascia di Verona Sud, in cui era presente una quantità destinata a tale uso davvero fuori controllo.
E a chi le contesta il venir meno delle opere compensative, cosa risponde? Che l’urbanistica non è il bancomat del Co-
SPAZIO PUBBLICITARIO
dal 1993
Nicolis Per. Agr. Nicola
GIARDINI IRRIGAZIONE POTATURE
via Torre 58/A - 37023 Stallavena (VR) | Tel. +39 348 443770 - 340 7840203 www.golden-garden-eu nicolisgiardini@gmail.com - nicolanicolis@pec.net
18
mune. Se concedo una certa quantità di commerciale che poi mi torna indietro, ad esempio, come problema per la viabilità, magari ho guadagnato subito 10 milioni di Euro che posso usare per qualcosa di interessante, però poi mi ritrovo con un problema maggiore nel lungo periodo. La viabilità a Verona deve cambiare passo. Una buona notizia a tal proposito è che abbiamo individuato recentemente un nuovo progettista che sarà incaricato dello studio del PUMS (Piano Urbano Della Mobilità Sostenibile) a cui tenevo tanto. Urbanistica e viabilità, soprattutto in una città come Verona, devono andare di pari passo. Sappiamo che ha già in mente la nuova variante 29… Certo, e rappresenta per me e per l’amministrazione la nuova “visione della città”. Abbiamo 3.747.135 di metri quadri di aree da riqualificare. Dobbiamo partire da queste, alle quali applicherò politiche incentivanti, e non dalle aree vergini. In questo senso possiamo parlare di valorizzazione del territorio. Poi ci sono alcuni temi irrisolti: i grandi parchi e i sistemi difensivi con la cintura dei forti e le mura magistrali, quest’ultime davvero poco conosciute e vero valore aggiunto per un’eventuale candidatura di Verona a Capitale italiana della Cultura nel 2021. Verona ha bisogno di recuperare anche contenitori non solo della periferia ma anche del del centro storico. Sono tantissimi gli edifici e le caserme vuote, pensiamo all’ex Arsenale. Se si lasciano andare, saranno perdute per sempre. È difficile riconvertire, magari escludendo una forte co-partecipazione del privato? È un percorso più complicato che però ci permette di tenere ben saldo tra le mani il timo-
ne, piuttosto che lasciare che siano i privati ad avere una regia e un potere decisionale sulla città. Noi possiamo più permetterci di attuare politiche di rigenerazione alla vecchia maniera. Cosa intende? Grande distribuzione e residenziale mi risolvono un problema perché dal punto di vista dei conti tutto torna. Oggi non funziona più così. È una politica vecchia. Bisogna ascoltare il territorio, vedere che esigenze ha quel luogo specifico, le persone in quel posto, in quella posizione, ascoltare la gente…altro che “Camera dei lord” come mi è stato criticato, proprio il contrario! L’ex Tiberghien, ad esempio: ho insistito per analizzare le funzioni di uno spazio così grande. Un asilo? Un RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale)? Certamente, ma che non manchino una piazza o dei luoghi di aggregazione perché quel luogo lì, dalla mia analisi, ne ha assolutamente bisogno. Quindi non perdiamo l’occasione di una rigenerazione pensata, per far posto a un nuovo centro commerciale. Come per l’ex Tabacchi, cerniera tra la Fiera e il centro città: non possiamo sbagliare. Su questi luoghi, bisogna affrontare i temi con un approccio integrato. Cioè? Un approccio che coniughi le misure concernenti il rinnovamento fisico e spaziale urbano con misure intese a promuovere l’istruzione, lo sviluppo economico, l’inclusione sociale e la protezione ambientale. La nascita di intense collaborazioni tra cittadini, società civile, economia locale e i diversi livelli amministrativi costituisce un elemento indispensabile per raggiungere tale obiettivo.■
19
PERSONE
GRAZIE SEMPRE NICOLETTA Verona ha perso una donna straordinaria. Il 27 settembre è mancata Nicoletta Ferrari, anima di DisMappa Verona. Illustrazione di Milo Manara per Dismappa
N
ICOLETTA AVEVA SOLO 53 ANNI ed era in sedia a rotelle dal 1989 a causa di un incidente stradale. Carismatica, brillante, intraprendente ed estremamente caparbia, ha portato avanti la battaglia per una città più accessibile con garbo e competenza. Il suo impegno ha contribuito a sensibilizzare il territorio promuovendo la cultura dell’inclusione e dell’accessibilità. Il suo motto “Accessibile è meglio” infatti non è mai stato una sterile polemica, ma ha sempre cercato di presentare esempi di realtà accessibili. Una Verona per tutti, questo era il suo sogno. Un sogno cominciato nel luglio del 2012 con il sito DisMappa, una guida turistica accessibile diventata l’anno successivo associazione senza fini di lucro, con l’intento di valorizzare il centro storico di Verona tramite la mappatura dei luoghi e degli eventi fruibili anche alle persone con disabilità. Tra le varie iniziative DisMappa è stata promotrice del Manifesto dei Teatri Accessibili e l’Iniziativa dei Teatri 10 e Lode, per promuovere le attività artistiche e culturali rendendo più semplice la partecipazione del pubblico con disabilità (prenotazione, posti riservati ecc.). Dal 2016, inoltre, è nata anche a Casa Dismappa, un’innovativa forma di ospitalità gratuita nel cuore di Verona per turisti in carrozzina. INFINITI I MESSAGGI DI CORDOGLIO sui social da parte di chi ha avuto l’onore di conoscerla e
dai media. Sì, perché ci sono degli incontri che ti cambiano la vita, regalandoti qualcosa di prezioso e travolgente. E Nicoletta era così, un vulcano di gioia e di iniziative. Era facile incontrarla per le vie del centro, con il suo sorriso e la sua inseparabile macchina fotografica, che catturava attimi di vita intorno a sé, di quella Verona che tanto ha amato. In un’intervista del 2013 raccontava: «La passione per la fotografia ce l’ho da quando ero adolescente. Un tempo consumavo un rullino alla settimana… adesso col digitale mi sto scatenando! Gli scatti rappresentano il mio modo di vedere il mondo. Se prima usavo la macchina fotografica per le foto delle vacanze, ora la utilizzo per le mie vacanze stabili a Verona». Solo da qualche anno infatti, la scelta di trasferirsi in centro per vivere autenticamente la città e per una maggiore comodità. «Il sito è nato quando ho deciso di tornare a vivere qui – raccontava Nicoletta- volevo dare il mio contributo personale a Verona e offrire questa possibilità alle persone con disabilità, soprattutto per informare i turisti sui luoghi accessibili della nostra città». Nicoletta ci ha insegnato a guardare con occhi nuovi la realtà intorno a noi, dimostrando quanto sia importante che chiunque, con le proprie risorse e i propri mezzi, possa vivere a colori, diventando protagonista della propria vita. Grazie Nicoletta per il dono che sei stata! ■
DI VALENTINA BAZZANI
Nicoletta Ferrari
articolo pubbliredazionale 20
IL “PROFUMO DELLE COLLINE” PIACE
È
passato poco più di un anno dalla vendita del primo appartamento dell’edif icio ad elevate prestazioni di risparmio energetico realizzato dalla società Bruno Venturi S.p.A. in una delle ultime lottizzazioni disponibili in Valpantena. Materiali e tecnologie innovativi, una certif icazione in classe A3, costi di gestione tra i più bassi sul mercato: queste le carte vincenti che hanno convinto molti degli attuali proprietari ad acquistare. Ne abbiamo incontrati un paio. «Ho visto la tecnologia e gli impianti che sono davvero all’avanguardia, tra l’altro con un occhio tecnico poiché sono del settore. Mi è bastato questo particolare per dire sì e acquistare la mia prima casa dopo 36 anni di condominio, in affitto. Devo dire che, a distanza di un anno, sono molto soddisfatto». Queste le parole di Giampaolo, uno dei proprietari di un appartamento che si trova all’interno del complesso Profumo delle Colline a Quinto di Valpantena. Un’iniziativa immobiliare della Bruno Venturi Spa, realizzata da “Costruzioni Ruffo”, con l’obiettivo di fornire una tipologia costruttiva all’avanguardia e dotata di una serie di confort “a capitolato” che raramente si possono trovare nel mercato. «Abitavo in una casa troppo grande e ho deciso di vendere e acquistare un bilocale qui per me e mia moglie – aggiunge Livio, trasferitosi per primo il 13 dicembre 2017 – Ero molto legato alla mia casa in cui ho vissuto 40 anni, tuttavia, trovandosi in collina, sia io che mi moglie eravamo sempre costretti a prende-
re l’auto. Qui possiamo godere dello stesso silenzio e delle tranquillità che avevamo prima, con la comodità però di avere tutti i servizi a portata di mano. Una scelta che rifarei». Nella nostra visita al complesso di via Ponte Basazenoci abbiamo incontrato il direttore commerciale del progetto immobiliare proposto dal signor Bruno Venturi, Nicola Scappini, agente immobiliare de “L’immobiliare.com”. Direttore, a giudicare dai commenti di alcuni proprietari, sembra che la vostra proposta stia piacendo… A quanto pare sì. Diciamo che le tipologie proposte finora hanno soddisfatto le esigenze di quelle persone che cercavano una zona tranquilla, nel verde, ma non troppo distante dalla città, con finiture di alto livello, terrazzi abitabili o giardini facilmente gestibili. Dando importanza alla luminosità degli ambienti, ai servizi comodamente raggiungibili a piedi, e al valore dell’immobile nel tempo. Uno dei vostri plus è la costruzione ad alta prestazione energetica, che raggiunge la classe “A3”, vero? Sì, ed è sicuramente una scelta impegnativa, poiché si devono selezionare materiali e tecniche costruttive di alta qualità e resa. Inoltre non eravamo certi che la clientela fosse preparata a una innovazione così distante dalle abitazioni presenti in zona, invece abbiamo ottenuto un ottimo riscontro proprio perché oggi il cliente è evoluto, si informa, e ha capito che un acquisto di qualità è un risparmio per il futuro.
Profumo delle Colline - Via Ponte Basazenoci - Quinto (VR) Proprietà: Bruno Venturi S.p.A. – Direttore commerciale: Nicola Scappini – Responsabile Vendita: Mariarosa Gonzi
21
La clientela ha dimostrato di apprezzare le finiture scelte? Riceviamo ogni giorno dei complimenti per le scelte effettuate. In particolare per la qualità e la dimensione dei serramenti, il portoncino blindato di antieffrazione, l’impianto di riscaldamento a pavimento al posto dei termosifoni, il raffrescamento canalizzato che elimina gli split dalle pareti migliorando anche l’estetica del locale, le
Gli appartamenti di “Profumo delle Colline” in quale contesto di mercato si inseriscono? La fascia di mercato a cui apparteniamo è una fascia media di chi cerca l’appartamento che per i prossimi 40 anni permetta un risparmio economico e poca manutenzione, in un edificio di nuova generazione e antisismico.
zanzariere a scomparsa su tutti gli infissi, gli isolamenti acustici tra le varie unità, le speciali vetrate scorrevoli interne che dividono il soggiorno dalla cucina, il video citofono a cristalli liquidi e la predisposizione all’impianto d’allarme per una casa completa di ogni comfort ed affidabile.
Ci saranno a breve altre realizzazioni? Certamente, stiamo preparando i progetti per le altre palazzine sulla base delle richieste dei vari clienti che non siamo riusciti a soddisfare. La filosofia sarà sempre la stessa: costruire con nuove tecnologie, alta prestazione energetica, risparmio nei costi di gestione, massimo comfort abitativo con progetti studiati nei minimi particolari dagli architetti Roberto Grapulin, Sebastiano Dalbon e Marco Giaracuni.
“Profumo delle colline” è un nome azzeccato vista la posizione in cui ci troviamo. Anche quest’ultima è un valore aggiunto? La posizione dell’edificio, circondato dalle colline e dal loro “Profumo”, piace. La presenza di un parco giochi per i bambini e la vicinanza dei principali servizi anche. Oltre a questo, per coloro che avessero intenzione di acquistare con un finanziamento, è previsto l’”Accollo”, con condizioni e risparmio importanti.
Per eventuali informazioni e visite degli appartamenti in vendita? Tutte le mattine, il sabato su appuntamento, è operativo un Ufficio Vendita dove si possono esaminare finiture e progetti, oltre a visitare gli appartamenti ancora disponibili. Vi aspettiamo.
Profumo delle Colline - Via Ponte Basazenoci - Quinto (VR) tel. 340 4269795 vendita@brunoventuri.it www.brunoventurispa.it
22
IL PERSONAGGIO DAMIANO CUNEGO
BICI ADDIO
Damiano Cunego, il “Piccolo Principe” di Cerro Veronese, ha annunciato a giugno il suo ritiro dal mondo delle corse, all’età di 37 anni. «Era giunto il momento».
A
L POSTO DELLA SCARPA APPESA c’è una bicicletta, in quel chiodo del muro di casa. Una scelta difficile, come smontare un sogno durato diciassette anni, per guardare al futuro. Arriva per tutti gli atleti questo momento. Damiano Cunego l’ha sentito a 37 anni, con l’arrivo dei primi assaggi estivi di giugno. Niente di troppo distante da quello che già sa fare, il suo futuro, intendiamoci. Farà il personal trainer: «perché uno sport di endurance come il ciclismo è capace di mostrare ai giovani quanto le cose si possano conquistare, con la fatica e l’impegno». Si prospetta così la nuova stagione del campione di Cerro Veronese, soprannominato “Piccolo Principe” per la prima volta da Pier Augusto Stagi di Tuttobiciweb. Un appellativo in cui Damiano si riconosce, completamente, «nella vita da ciclista, ma anche in quella dopo». Ha saputo volare ai primi posti delle classifiche mondiali e sì, a tutti sembra ieri. Partendo dalla vetta delle sue conquiste, il primo posto al Giro d’Italia nel 2004, quando aveva solo 23 anni; è la vittoria che
lo consacra nel mondo, ma di certo non l’unica. Da quel momento ci sono state tante vittorie, in particolare in Giappone, «dove i tifosi mi cercano davvero tanto». In quell’anno, che tanti ricordano, il 2004, colleziona 18 vittorie, oltre il Giro d’Italia. Il giovane di Cerro Veronese ha già il vento in poppa però dal 1999, quando porta a casa un Oro ai Campionati del Mondo di ciclismo su strada in linea junior, in casa, a Verona. Nel 2003 è il re del giro della Cina in maglia azzurra, dove taglia il traguardo per primo a 4100 metri al Tour of Qinghai Lake. «La carriera di un ciclista professionista è tutta una sfida, ogni giorno mille rinunce: dall’alimentazione, all’andare a letto presto, gli allenamenti impensabili e lo stare lontano da casa per molto tempo. Quando però raggiungi i tuoi obiettivi, e riesci a vincere, è lì che la soddisfazione ripaga tutti i tuoi sforzi». Due volte porta a casa la vittoria nei giri di Lombardia, nel 2004 e nel 2007. Poi nel 2008 vince l’Amstel Gold Race, un anno dopo fa sue l’ottava e la quattordicesima tappa della Vuelta, il Giro della Spagna; qualche
DI MARCO MENINI
23
anno dopo, nel 2012, trionfa alla seconda tappa del Giro del Trentino. Le ultime gare le ha corse in Giappone, una qualche tempo fa, alle quali non si posiziona neanche male. A giugno l’annuncio del ritiro, a 37 anni. «Era già tre anni che non ero più competitivo – confessa - e io sono uno che ama vincere, ed essere sempre protagonista, ma ho capito che era il momento di smettere con quell’attività e prepararmi per qualcosa di nuovo».
GUARDA IL VIDEO
CONTINUERÀ COMUNQUE A PEDALARE. Magari a fianco di giovani e giovanissimi, perché chi meglio di lui può dare consigli per arrivare a dare più del cento per cento delle proprie capacità? Damiano non pensa solo allo sport, per i giovani atleti. Nella vita infatti bisogna «abbinare il movimento allo studio», attività «da preferire rispetto a quelle davanti alla televisione, o al computer, o ad uno smartphone». Perché «lì non c’è confronto e dialogo, competizione sana ed educativa». «La bici ti insegna cosa sono i sacrifici, nella vita reale come nella difficoltà delle verifiche. La bici ti prepara a soffrire». ■
SPAZIO PUBBLICITARIO
Nissan Leaf
Renault Zoe
OFFERTA PER I LETTORI DI PANTHEON NISSAN LEAF Acenta Alimentazione elettrica Emissioni CO2 0g/kg
oleggio lungo termine
DURATA 36 Mesi CANONE MENSILE € 406 iva eclusa
KM INCLUSI 40.000 ANTICIPO €3000 iva inclusa
Alessio Melloni per primaria società di noleggio, leader su mercato, noleggia a lungo termine auto e veicoli commerciali a privati e aziende.
Penalità furto: 10% Penalità incidente: € 250 Penalità danni: € 500
Offerta valida sia per privati che per le P. I.V.A
backoffice.hunting@gmail.com Tel.- 392 3027373 - Via Torricelli, 37 37135 Verona
SUGGESTIONI
d’
24
AUTORE
La
verità è che le scuole medie non le rimpiange nessuno
La loro irrevocabile mestizia, quella fisiologica fobia di passare anni di trasparenza mentre gli altri sono “già vivi” e poi loro, le astruse coppiette che si formano tra piccole Gine Lollobrigida e innocui Geronimi Stilton dalla mascolinità ancora, e insindacabilmente, latitante. Un’ode al contrario sull’età che nessuno, seriamente, ci terrebbe ad avere indietro, firmata da una delle penne più irriverenti di Verona.
L
e scuole medie sono la giungla, la terra di nessuno. È un mondo feroce popolato da esseri informi, che non sono più niente e non sono ancora niente: non sono più bambini e non sono ancora ragazzi. Sono indefiniti come le materie che si studiano. Prendiamo l’educazione tecnica, ad esempio: che razza di materia è questo folle pastone didattico che pretende di insegnare a un ragazzetto di dodici anni tutto ciò che c’è di “tecnico” al mondo, dal funzionamento di un altoforno al disegno di un cubo in prospettiva? Questi esseri esistono, ma è come se non ci fossero. Sono irrilevanti perché erano così bellini quando erano bambini e avranno un qualche ruolo quando saranno più grandi, ma a quell’età di mezzo sono, in fin dei conti anche per loro stessi, una gran rottura di palle. Chi può considerare rilevanti quegli anni? Chi ne conserva un ricordo indelebile? Alle scuole medie circolano insiemi cellulari che interagiscono in modo maldestro: c’è quello già troppo cresciuto che picchia tutti per sfogare il suo gigantismo, perché è così ipersviluppato che alle coetanee non piace; queste, infatti, preferiscono quelli più carini (e l’ipersviluppato, in quanto tale, mai potrà possedere quei lineamenti regolari che lo farebbero risultare carino, egli è una bestia, è Sloth dei Goonies, ha la funzione dell’orso scemo
Di Alberto Fezzi, scrittore
nei circhi); a loro volta, però, quelli più carini possiedono lineamenti regolari perché sono ancora piccoli e dimostrano quindi sei anni, mentre alcune ragazzine già alle medie esplodono nel corpo con la forza di una giumenta gravida: si formano quindi queste astruse coppiette, formate da una piccola Gina Lollobrigida che si struscia addosso a un innocuo Geronimo Stilton. E poi c’è il battaglione degli anonimi, quelli non grandi, non piccoli, non belli, non brutti, quelli che si svilupperanno più avanti e passano quest’età in completa trasparenza. Almeno gli altri combinano qualcosa per cui dire “sto vivendo”, ma questi invece scivolano via, sopravvivono. Vorrebbero far parte della bolgia, della giungla, della terra di nessuno. Vorrebbero picchiare, vorrebbero piacere, vorrebbero palpeggiare o essere palpeggiati. Lo vorrebbero persino disperatamente, ma questo non accade, il loro momento, nella vita, verrà più avanti. Ma, come succede a tutti coloro che hanno il pregio di saper aspettare, quel momento sarà bellissimo. ■
25
SPECIALE SCUOLA TRA EDUCAZIONI BOSCHIVE E ISTRUZIONE INCIDENTALE
L’ALTERNATIVA ATTRAENTE C’è l’asilo nel bosco, c’è la scuola steineriana, c’è quella libertaria. Un viaggio breve nella didattica alternativa che ha aule che sono radure, si nutre di auto-apprendimento, non ha maestri ma solo “accompagnatori”. DI MIRYAM SCANDOLA
L
E GUANCE DEVONO ESSERE SEMPRE rosse. Appena si vede un principio di congelamento, si portano subito i bambini al caldo e al coperto. Funziona così in alcuni Paesi del nord Europa dove gli asili nel bosco sono cosa comune. Hanno pure finanziamenti statali. Per necessità atmosferiche e freddi imperativi, questa variante scolastica funge anche da palestra di acclimatamento. L’idea di un apprendimento, come dire, boschivo si fa risalire alla Danimarca del 1950 e ad una mamma, Elle Flatau che, a Søllerød, faceva giocare i suoi bambini a lungo tra le verdeggianti ombre delle piante. L’esperienza tra legno, fronde arboree e pozzanghere (mai evitate) divenne una scuola pedagogica che spopolò in breve nel Nord Europa. Negli ultimi anni, il modello è stato mutuato anche in Italia, non senza leggerezze. Nei dintorni di un buco legislativo che tarda ad essere colmato, sono germogliate numerose strutture private che – con i dovuti distingui – lasciano praterie di libertà non solo in termini di approccio all’apprendimento. Molte realtà di questo tipo, soprattutto recentemente, vengono accusate – non sempre a torto – di essere la scorciatoia dei no vax. Non ci sono proroghe di cui servirsi perché non ci sono certificazioni vaccinali da presentare. Una flessibilità senza recinti che, spesso, non richiede alcun titolo di studio obbligatorio per maestri e educatori. Le competenze, nel modello nordeuropeo, sono, invece, un prerequisito necessario, senza deroghe, garantito anche dall’occhio statale, sempre puntato mentre eroga i contributi. La sua resa nel contesto italiano, al netto dei casi virtuosi, annovera quindi, qualche volta, gestioni più amatoriali e improvvisate. È anche vero che, ad esempio, per la piccola scuola libertaria Kether di Avesa, il ruolo
di chi insegna è del tutto marginale. Il concetto stesso di “maestro” è superato, si preferisce parlare di “accompagnatore”, visto che il protagonista unico dell’esperienza educativa è, e rimane, il bambino: lui solo, nell’ambito dell’auto-apprendimento, può decidere quali materie affrontare e quali no. Piani si studio ritagliati sul singolo e ridiscussi durante il percorso sono la chiave della scuola, organizzata ogni giorno dai bambini che «costruiscono la loro conoscenza sulla base di continue, precise, insondabili, libere scelte» si legge sul portale web. L’educazione che ne deriva è dunque «incidentale e non adultocentrica». A Verona, l’istruzione alternativa ha altre declinazioni sfaccettate. C’è la Scuola nel Bosco che ormai è realtà consolidata a Borgo Venezia (ve ne abbiamo parlato su Pantheon 69), dove i bambini stanno fuori sempre, sole o pioggia che sia, e svolgono le attività in aule che sono radure, intrecciando la conoscenza con l’esperienza diretta di toccare l’erba, di accarezzare le foglie. La natura è al centro anche dell’incedere didattico della Scuola Steiner Waldorf – Verona che accoglie, nella fascia dell’asilo, bimbi di età mista (dai 3 anni ai 7) mentre accorpa le elementari e le medie in un ciclo unico di otto classi. Il maestro unico, affiancato via via da insegnanti di materia, accompagna gli alunni fino al diploma (quello di terza media). La filosofia guida? Un rapporto non gerarchico tra adulto e bambino, il primo deve «riconoscere l’autorità» del secondo e insieme devono percorrere il sentiero dell’apprendimento. Le discipline sono varie: oltre a due lingue, si insegna anche modellaggio, ginnastica, flauto. La materia obbligatoria? L’euritmia, ovvero l’arte del movimento, creata da Steiner stesso. Un miscuglio «di componenti morali, artistiche e fisico-motorie». ■
SPAZIO PUBBLICITARIO
‘
26
SPECIALE SCUOLA LA FONDAZIONE MONTESSORI ITALIA
IL METODO MONTESSORI
CHE PIACE (ANCHE) AD AMAZON
Che cosa penserebbe Maria Montessori se sapesse che Jeff Bezos, alla guida del colosso Amazon, ha deciso di investire due miliardi di dollari per costruire nidi e scuole in contesti svantaggiati che applicano il metodo didattico montessoriano? Per tentare una risposta ci siamo rivolti ad Andrea Lupi, segretario generale della Fondazione Montessori Italia.
DI FEDERICA LAVARINI
È pura coincidenza che personaggi molto ricchi, come Bezos di Amazon, abbiano frequentato scuole montessoriane? Di capitani d’impresa ne esistono molti nel mondo, se solo tre di questi hanno seguito il metodo Montessori allora vuol dire, per inferenza logica, che non funziona. Spesso, soprattutto negli Stati Uniti, si parla di “Mafia Montessori”. In America si sostiene che il metodo Montessori permetta di sviluppare quei tratti caratteriali, abilità, conoscenze e competenze, utili per competere con gli altri nell’agone capitalistico. Se intendiamo questo come metodo Montessori, io non lo trovo molto interessante. Studi scientifici dimostrano che il metodo Montessori aiuta i bambini provenienti da contesti svantaggiati nel rendimento scolastico. È vero? Questo avviene per tutti gli interventi formativi significativi, non solo per il metodo Montessori. In genere, le influenze sociali sono così forti da impedire a bambini che provengono da contesti svantaggiati di accedere alle competenze sociali, metacognitive e cognitive che permettono di ottenere buoni esiti dal percorso scolastico tradizionale. In quei casi serve un percorso speciale perché il tradizionale non funziona: l’influenza
della società è così forte e così negativa che l’esito della scuola tradizionale diventa negativo. Il metodo Montessori mette in atto un intervento speciale attraverso un’azione formativa individualizzata, capace di aiutare i bambini svantaggiati socialmente. Perché è importante usare questo metodo oggi? Il Montessori è importante proprio perché è un metodo e dà al docente un livello di conoscenza sul bambino. Maria Montessori ha sviluppato il suo metodo con coloro che venivano da esperienze di internato in strutture per bambini con deficit mentali: per loro ha creato dei materiali partendo dalle conoscenze di neuropsichiatri francesi per poi accorgersi che gli stessi materiali funzionavano anche con i bambini normodotati. La grandezza di questo metodo è proprio l’essere nato dalla pratica.
27
Il metodo Montessori può aiutare a non commettere errori educativi? Serve una base scientifica per lavorare con i bambini. Il problema è che il mestiere educativo, la professione del docente, in Italia soprattutto, ma in gran parte del mondo, è stata spesso considerata come una non-professione. Basti pensare che, nell’Ottocento, chiunque andava bene per tenere una classe elementare di cento bambini e, nel tempo, ci siamo trascinati questo approccio con l’infanzia. Che cosa rende il metodo Montessori vincente e ancora attuale? Il fatto che trova una soluzione al disagio e al malcontento scolastico di insegnanti, alunni e genitori. Una volta ho letto la frase «se la noia fosse arte, le scuole sarebbero tutti musei». Il disagio è del ragazzo che si annoia, del docente che non si sente realizzato perché percespisce di non essere in grado di trasmettere la fiamma del sapere e di ottenere risultati significativi dagli alunni. I genitori si sentono in colpa perché delegano all’istruzione l’educazione ma i risultati non sono quelli sperati. Il Montessori supera questo sistema e permette al docente di ottenere risultati, al bambino di non annoiarsi, al genitore di iniziare a riflettere sull’educazione non come processo formale, ma come qualcosa che è soprattutto fatto di pratiche. Io credo che questo sia il motivo per cui il metodo Montessori è valido ancora oggi. ■
SPAZIO PUBBLICITARIO
16 ottobre 2014
...mio Amore ,
...mia Sposa ,
...mia Vita!
28
SPECIALE SCUOLA LA SAGGEZZA DA COSTRUIRE SUL WEB
GENITORI DIGITALI,
FIGLI CONSAPEVOLI
Paese dei balocchi o regno di pericoli? Niente demonizzazioni, ma neanche fiducie accordate per partito preso. Serve un manuale delle istruzioni per destreggiarsi tra hate speech, grooming e vamping. O, magari, un manifesto per l’educazione digitale, come quello firmato dall’associazione “GenitorinRete”.
M
INUTI INTERMINABILI DI sterrato. «Andate avanti qualche centinaio di metri, poi girate alla seconda a sinistra, poi a destra, parcheggiate, cinque minuti a piedi e siete arrivati». Sì, in quel posto abbandonato da Dio ci siamo arrivati. Una pozza di acqua, calma, rifletteva il silenzio quasi assordante tutt’intorno. Il sole cadeva a picco, senza svelare però la profondità del verde scuro davanti a noi. Lentamente quel luogo surreale diventava familiare, tanto da invitarci a toglierci i vestiti e lasciarci calare nell’acqua non troppo fredda. Poi quel giovane sodalizio veniva interrotto da una voce di uomo. «Qui non c’è mai nessuno», ci dice, dopo essersi presentato. «Il cellulare non prende, quindi i giovani qui non ci vengono». Frase lapidaria, da lasciarci increduli. Oggi «8 adolescenti su 10 hanno paura di rimanere senza cellulare, e il 50% riferisce che il solo pensiero che ciò possa accadere lo fa star male e gli fa sperimentare uno stato ansioso», dichiara l’Osservatorio Nazionale Adolescenza. La chiamano NOMOFOBIA (no-mobile-fobia). Quindi
volete dirci che 8 ragazzi su 10 condizionano le loro scelte in base a un cellulare? In realtà più che incredulità, la nostra è la sconsolante constatazione di quello che sta succedendo, ben visibile quotidianamente. Basta rimanere qualche giorno senza aprire i social per rendersi conto di quanto ne siamo dipendenti, e di quanto tempo ci prendono; per comprendere quanto siamo imprigionati in un automatismo che ci porta a delegare tutto all’esterno e ad allontanarci da noi stessi. Ma anche senza fare troppa psicologia, le statistiche parlano chiaro: circa 8 adolescenti su 10 (il 78%) dagli 11 ai 13 anni hanno almeno un profilo approvato dai genitori. Quindi? Quindi la legge lo vieterebbe fino ai 13 anni compiuti. Quindi? Quindi i genitori agiscono in maniera non corretta. E così i figli, impreparati, si trovano improvvisamente a navigare in mare aperto. Si presentano loro attrazioni, informazioni, possibilità di ogni tipo. E SE SI ENTRA NEL PAESE DEI BALOCCHI senza la consapevolezza di chi si è, si finisce per perdersi. È un attimo, che può costare anche la vita.
DI GIOVANNA TONDINI
GENITORI IN RETE SONO: Paloma Donadi, Michele Dal Bo, Sergio Albertini, Irene Zardini.
29
SCARICA IL MANIFESTO PER L’EDUCAZIONE DIGITALE
LINK E SPUNTI UTILI: Genitorinrete.it “Una vita da social” su Facebook “Adolescienza” Osservatorio Nazionale Adolescenza
Un attimo, che va a infoltire i fenomeni come il grooming, il vamping, il selfie killer, l’hate speech, per non citare il “solito” cyberbullismo. Sono neologismi inglesi che non vorremmo esistessero. E invece esistono, ma c’è chi sta provando ad affrontarli. Come? Intanto facendo rete tra i genitori, perché è da loro che è necessario partire. Perché è il mestiere di genitori a essere particolarmente difficile oggi, presi come sono, come siamo, da tutto ciò che è esterno a noi. Distratti, quindi poco attenti, ai figli anzitutto. «C’è ormai una forte compenetrazione tra internet e le nostre vite. Il mondo digitale viaggia veloce. Ma l’uomo è sempre uomo, e il genitore sempre genitore». Così esordisce Paloma Donadì, una dei quattro fondatori di “GenitorinRete”. Esperta in comunicazione, insieme ad altri tre amici professionisti si è chiesta cosa potesse fare di fronte a un mondo che ci sta rubando il tempo. «Abbiamo pensato di formare un gruppo di sensibilizzazione verso e a favore dei giovani», ci spiega. «Noi studiamo, approfondiamo, ci formiamo, per poi attivarci con interventi rivolti ai genitori». Hanno ricevuto da poco il primo certificato italiano di genitori digitali rilasciato dall’AICA. «Il primo obiettivo delle serate-conferenze è di accendere una scintilla, proponendo un manuale di istruzioni». «C’è uno scollamento tra la nostra e la loro generazione. Dobbiamo essere noi ad andare verso di loro. Dobbiamo capire il loro linguaggio». È im-
portante il dialogo, l’apertura nei loro confronti. La strada sbagliata è il facile proibizionismo. «Si tratta invece di un lavoro quotidiano, che richiede pazienza e costanza». Oggi, più di un tempo, è necessario seguire i figli. Perché i genitori hanno una responsabilità civile e penale su di loro. Perché possano guidare i figli nell’usare la testa, di fronte a un mondo fuorviante. «Viviamo nella “fiera dell’immagine”, dove l’importante è mostrare e mostrarsi, con l’obiettivo di raggiungere più like possibile», una cartina tornasole che permette di essere. Siamo avari di attenzione, di quell’attenzione che sembra colmare il vuoto incolmabile dell’esistenza. L’attenzione che i social sembrano dare. «Il ruolo quindi del genitore è quello di aumentare la consapevolezza del figlio, da non confondere con la sua capacità di usare uno strumento digitale». Che, va sottolineato, nulla ha a che fare con una maggiore intelligenza. «Prensky aveva coniato il termine nativi digitali pensando che avrebbero avuto un cervello diverso, più sviluppato rispetto a noi. Invece non è così». Lo stesso Prensky oggi parla di “saggezza digitale”, intendendo consapevolezza, appunto. Consapevolezza di avere un’identità digitale, che è diversa da quella reale, e diversa ancora dalla reputazione digitale, temi sui quali è necessario informarsi, perché riguardano tutti. Noi, intanto, ci siamo scaricati il Il manifesto per l’educazione digitale. Chissà che non sia un buon inizio. ■
SPAZIO PUBBLICITARIO
ATTO TELEMATICO: LA NUOVA FRONTIERA INFORMATICA NOTARILE Da qualche tempo esiste una nuova frontiera per le attività notarili che snellisce notevolmente le pratiche, con modalità e tempistiche che permettono di stipulare atti anche a distanza in modo “agevole” e senza la necessità della presenza fisica delle controparti. Stiamo parlando del cosiddetto atto telematico. Il notariato, infatti, rientra nelle categorie professionali “informatizzate”: molte delle procedure possono essere svolte con l’ausilio del computer, attraverso specifici programmi e portali dedicati, che permettono di registrare gli atti, effettuare le visure catastali e ipotecarie, iscrivere gli atti al registro delle imprese e nei registri immobiliari o effettuare visure camerali, tutto online. Ovviamente gli atti saranno perfettamente validi soltanto quando il notaio apporrà la propria firma digitale dopo quella delle parti. Risale al 2013 il primo utilizzo, seppur parziale, delle procedure informatiche notarili complete. Da allora ad oggi le procedure sono state migliorate e ampliate: gli atti vengono realizzati e conservati con modalità telematiche attraverso l’utilizzo di una smart card e dei codici PIN personalizzati. La firma cartacea è sostituita da quella digitale, così come le copie cartacee degli atti sono sosti-
tuiti dai file. Tra i vantaggi più evidenti, quello di poter stipulare atti notarili a distanza, senza doversi spostare dalla propria città, con un notevole risparmio di tempo e di denaro per il cliente. Vantaggio che riguarda anche il notaio, che può preparare, creare, verificare e firmare l’atto informatico e tutti i necessari allegati e adempimenti, senza muoversi dallo studio, e senza che le parti vi si rechino fisicamente tutte dallo stesso notaio. Le parti infatti invece di firmare un documento cartaceo, firmeranno con la propria firma digitale il documento contenente l’atto stesso, seguita dalla firma digitale del notaio, incluso il suo sigillo. L’atto telematico pubblico in questione viene poi conservato in modo informatico attraverso un Sistema di Conservazione a Norma, tenuto dal Consiglio Nazionale del Notariato. Altri vantaggi. Grazie alla digitalizzazione delle procedure con particolare riguardo la trasmissione telematica degli atti notarili al Registro delle Imprese e al versamento del capitale direttamente agli amministratori in presenza del notaio in sede di costituzione di società di capitali, e all’iscrizione immediata degli atti nel Registro suddetto, è ora possibile aprire un’impresa in un solo giorno.
Anche nel campo dei Registri Immobiliari, con le medesime procedure, in un solo giorno è possibile vendere e stipulare finanziamenti con le relative garanzie ipotecarie facendo risultare nei registri immobiliari gli atti effettuati. In generale il settore notarile in Italia investe molto nel settore informatico già da 20 anni: questo impegno ha permesso di acquisire un’esperienza tale da poter essere esportata in altri Paesi e riconosciuta assolutamente affidabile. Il Notaio Mario Sartori di Grezzana, iscritto al Collegio Notarile di Verona, è esempio di questo sguardo al futuro, contribuendo con la sua esperienza e con l’ausilio delle nuove tecnologie informatiche a migliorare le esperienze di privati cittadini, di società e enti in termini di qualità del servizio, di tempistica nella gestione delle pratiche e degli adempimenti, in totale garanzia di affidabilità e sicurezza.
Via Enrico da Porto, 10/C 37023 Grezzana (VR) - TeL. 0458650274 - Fax. 045 8650445 - msartori@notariato.it - www.notaiosartori.it
30
FARFILÒ E DEL PERCHÉ LE STORIE SONO UN NUTRIMENTO
NON CHIAMATELI
LIBRETTI PER BAMBINI
«La buona letteratura dedicata all’infanzia non accoglie diminutivi». È così che Lucia Cipriani, anima della giocattolerìa- libreria Farfilò, ci spiega, con il modo speciale che ha di creare un rapporto intimo fra lei e chi l’ascolta, come la lettura sia «un dono condiviso», una modalità di arricchimento anche nella relazione affettiva tra genitori e figli. L’abbiamo incontrata al Tocatì - Festival Internazionale dei Giochi in Strada - in Biblioteca Civica, fra i suoi amati libri. Perché mai come in questo periodo storico abbiamo bisogno di storie per confrontarci.
Quando è nata la sua passione per la lettura? Lavoro con i libri e con i bambini da sempre. Ad otto anni ho iniziato a leggere ad alta voce prima per i miei pupazzi e poi crescendo per altri bambini. Da allora non ho più smesso. Per dieci anni sono stata bibliotecaria che rimane, a mio avviso, uno dei mestieri più belli del mondo. Quali altre esperienze sono state per lei fondamentali? Sia a Bologna che a Verona, ho lavorato in spazi pensati come sostegno della genitorialità (figli 0-3 anni), e, durante questa esperienza, mi sono resa conto che la lettura può essere un dono condiviso, che fai e al contempo ricevi. Leggere è una modalità di stare insieme per il genitore e per il bambino, può essere un’opportunità di grande arricchimento nella relazione affettiva. Attraverso la voce della mamma o del papà si genera e si alimenta, inoltre, quel terreno umido nel quale l’immaginazione del piccolo può crescere e svilupparsi. Perché ama leggere? Mia madre aveva letto per me tenendomi in braccio, assieme abbiamo sfogliato libri e osservato
immagini; un ricordo di grande valore per me. Credo di essere nata allora come lettrice. Mi teneva in braccio con il biberon da una parte e un libro dall’altra. Era un rituale per noi. Perché consiglia di leggere ad un bambino ancor prima che nasca? Il senso dell’udito si sviluppa già in gravidanza, leggergli qualcosa fin da piccolissimo può essere fondamentale. Imparerà così a conoscere la voce della madre e poi a riconoscerla. Dico sempre che, paradossalmente, si potrebbe leggergli anche Vanity Fair, non necessariamente un libro. Il legame che si crea con la voce è profondo e ne scaturisce un impriting positivo. Leggere e parlare ad un bambino non sono la stessa cosa quindi? Leggere non è come parlare. Le corde della lettura sono completamente diverse: si calma il respiro, cambia il tono della voce. Se il genitore, o chi legge, si emoziona e la voce vibra, si emozionerà anche chi ascolta. E questo vale non solo per i più piccoli ma anche per gli adulti. Cosa possiamo fare con la lettura? Con la lettura, recuperiamo le storie degli altri e, tutti noi ci nutriamo di queste per confrontarci, per vivere, per non avere paura degli altri. È quello che ci serve in questo momento. Le storie ci permettono di non escludere l’altro. L’altro ci fa paura perché non conosciamo la sua storia. C’è un bellissimo libro di Jonathan Gottschall che si
DI SARA AVESANI
31
intitola L’istinto di narrare. «Nessun altro animale dipende dalla narrazione quanto l’essere umano». Anche i bambini nel loro “fare finta” inventano storie, amplificano la loro immaginazione e ne fanno esperienza. Questo istinto è in realtà antichissimo. Le storie ci circondano, sono dappertutto, sono il nostro pane. Negli ultimi tempi, c’è un’attenzione forte per la lettura ai più piccoli, ne è un esempio l’iniziativa “Nati per leggere”. Io sono stata nel coordinamento veronese per diverso tempo e mi sono dedicata anche alla formazione dei lettori volontari. È un progetto importante che va curato e sostenuto, capace di fare cultura e di creare grandi benefici per l’intera collettività. E le illustrazioni? Personalmente lavoro molto con le illustrazioni. Credo che le bambine e i bambini vadano accompagnati ed educati a leggere le figure, a riconoscere la bellezza. Adoro i picture books, connubio perfetto di parole e immagini. Ha creato Farfilò. Gioco, leggo, creo. Un luogo di incontro e un punto di riferimento per mamme, papà e non solo. Perché questo nome? Volevo riprendere la tradizione Lucia Cipriani nella sua libreria SPAZIO PUBBLICITARIO
veronese del raccontare storie, anche se poi ho scoperto che in tutta Italia e anche in Europa, esiste un “Farfilò”. Alla sera ci si sedeva nella stalla, che allora, d’inverno, era il luogo più caldo e ci si raccontava delle storie, si stava insieme. I racconti univano le comunità e si tramandavano col tempo. Il Farfilò che ho voluto è un contenitore, è uno stimolo al gioco, al creare, alla condivisione. Una cosa che non sopporta? Sono allergica ai diminutivi, (sorride, ndr). Quando mi chiedono se ho un libretto, ecco, diciamo, che è una parola che non mi appartiene. La buona letteratura dedicata all’infanzia non accoglie diminutivi, chi la conosce sa quanta cura, attenzione, studio e competenza impieghi chi lavora alla realizzazione di un libro, che potrà essere talvolta piccolo nelle dimensioni, ma mai nel contenuto. Come sostiene Beatrice Alemagna nel suo Che cos’è un bambino?, «Un bambino ha piccole mani, piccoli piedi e piccole orecchie, ma non per questo ha idee piccole». Le idee dei bambini a volte sono grandissime, divertono i grandi, fanno loro spalancare la bocca e dire: ‘Ah’! Forse dovremmo tutti tenere a mente un po’ più spesso chi sono realmente i bambini. E proprio per questo - ad essere sincera - c’è un’altra cosa che non sopporto e anzi mi allarma: la funzionalità che sempre più spesso in molti chiedono ai libri dedicati all’infanzia. I libri non devono servire a togliere pannolini, abbandonare ciucci, amare la scuola: lasciamo i libri liberi di accrescere la fantasia, l’immaginazione e l’intelligenza dei nostri bambini. ■
farmacia
farmac farmacia dell’ Assunta dell’Assunta dell’Assunta farmacia dell’Assuntadell’Assunta farmacia I NOSTRI SERVIZI
SI EFFETTUANO TEST PER IL CONTROLLO DI COLESTEROLO, TRIGLICERIDI, ENZIMI EPATICI, GLICEMIA, EMOGLOBINA GLICATA, ACIDO URICI E TEST CONTROLLO TEMPO DI PROTROMBINA (PER IL DOSAGGIO COUMADIN).
VIENI A CONOSCERE LE OFFERTE DEL MESE: ECCO ALCUNE PROPOSTE
OFFERTE VALIDE SOLO CON
CARD FEDELTÀ CATALOGO IN FARMACIA
FA RMACI A D E L L’AS S U N TA S N C - VI A ROM A, 4 3 - 370 23 G REZZAN A ( V R ) Te l e f a x : 0 4 5 9 0 8 6 0 0 - E M A I L : i n f o @ f a r m a c i a d e l l a s s u n t a . i t orari apertura Lun Ven 8,30-13,00/15,30-19,30 Sab 9,00-12,30/16,00-19,00
32
SCUOLE DI IERI, SCUOLE DI DOMANI
GLI INSEGNANTI (E I RICORDI) CHE
AMEREMO SEMPRE
È cominciato un altro anno scolastico a Tregnago ma qualcosa è cambiato: le ex scuole elementari e medie di via Unità d’Italia sono state demolite definitivamente e due professori tanto amati dagli studenti dell’alta Val d’Illasi sono tristemente scomparsi. Il nuovo polo scolastico dal marzo del 2012 si trova in via Pellegrini Cipolla. Intanto, ora, si aspetta di disegnare il futuro anche per l’area demolita. Le ex scuole elementari e medie di Tregnago durante la demolizione
R
UMORE DI RUSPE AL LAVORO e muri che si sbriciolano, come il nostro cuore, che improvvisamente sembra anch’esso ridursi in piccoli frammenti di nostalgia e di ricordi. Sono tante, infatti, le generazioni di studenti tregnaghesi che hanno trascorso la loro infanzia e pre-adolescenza negli stabili di via Unità d’Italia insieme a professori che hanno fatto parte della storia di quelle mura e della vallata. Tra questi, Edgardo Priori, teologo e professore, e Lidia Zuanazzi, insegnante di Lettere. Priori ci ha lasciati per un arresto cardiaco a 76 anni il 17 luglio dell’anno scorso, in una pensione a Granada, in Andalusia, dove viveva dal 2007. Nessuno aveva cercato quel «gigante buono», rimasto per 346 giorni in obitorio senza identità, fino a quando non ne è arrivata notizia, lo scorso giugno, grazie ad una testata giornalistica italiana, e così qualche suo lontano parente ha acconsentito alla tumulazione in Spagna. «Sette mesi prima della morte ci siamo sentiti al telefono; ogni volta erano chiacchierate sintetiche, mi chiedeva del governo italiano e mi salutava sempre con ‘Hasta luego’. Era un intellettuale di vecchio stampo, con una profonda
cultura storica e teologica, parlava poco ma era sempre positivo e in Spagna stava bene: bastavano 30 euro al giorno per vivere», spiega Aldo Ridolfi, professore di italiano, storia e geografia alle medie di Tregnago, con cui ha lavorato per anni. Non mancano i ricordi di qualcuno degli ex studenti: «Era una persona molto particolare ed introversa che ha dato una direzione a tanti ragazzi del paese; mi spiace aver saputo della sua fine, ha scelto di vivere con poco e di non di essere “il più ricco di un cimitero”. Lo ammirerò e stimerò per sempre perché era un esempio di umiltà unica», spiega Enrico Anselmi. «Era un buono, di quelli che si muovono nell’ombra per paura di disturbare; a scuola, anche se i ragazzini lo prendevano in giro, lui rispondeva con una calma che metteva quasi a disagio», conclude Valeria Gugole. Un’altra grande professoressa tanto adorata dagli studenti è stata Lidia Zuanazzi, improvvisamente mancata il 19 luglio, a 66 anni. Era una donna solare che amava il dialetto: lo considerava molto importante per la nostra cultura, «una persona con un cuore enorme, che ci teneva tantissimo agli allievi; una prof-mamma che dava dei bellissimi consigli
DI INGRID SOMMACAMPAGNA
33
di vita e si emozionava quando un argomento la toccava particolarmente, facendo capire l’importanza delle piccole cose. Una volta ci disse: «Ricordatevi che la bellezza svanisce, quindi imparate ad usare la testa», racconta Ambra Alberti. «VEDERE IL BRACCIO meccanico della gru distruggere le nostre scuole non può che suscitare una forte partecipazione emotiva. I professori spesso si sono trasformati in protagonisti affettuosi del nostro immaginario collettivo; purtroppo alcuni sono venuti a mancare, lasciando una malinconia profonda che ci riporta alla nostra gioventù più bella, in cui la scuola non era solo un luogo di studio ma anche di crescita umana. L’area dell’ex compendio sco-
Il sindaco di Tregnago Simone Santellani
lastico, questo è certo, non resterà deserta», spiega il sindaco Simone Santellani. Il Piano di recupero, depositato dalla ditta A.g. Costruzioni Srl nel 2013 e approvato, prevede, infatti, la costruzione di una tipologia di immobile più adatta al tessuto abitativo di Tregnago; non si costruiranno enormi palazzi ma unità abitative adatte al contesto con l’inserimento di cinque aree verdi. L’ex palestra è stata demolita per realizzare una nuova comunicazione stradale tra Via Unità d’Italia e Via Baltieri e la viabilità sarà migliorata per garantire la sicurezza dei pedoni attraverso nuovi marciapiedi, anche in considerazione del futuro ampliamento del Centro Assistenza Zerbato nel confinante ex campo di calcio comunale. ■
SPAZIO PUBBLICITARIO
ELETTROMECCANICA
VANTI MAURIZIO
Via Tubaldini, 25/a STALLAVENA (VR) Tel/fax 045 907841 - Cell. 340 5711070 elettromeccanicavanti@yahoo.it
Vendita e riparazioni
Motesega
Sega circolare
Tagliaerba a scoppio
motore elettrico
generatore di corrente
Aspirapolvere
elettropompa
idropulitrice
Ventilatore
Circolatore Riscaldamento
martello pneumatico
Saldatrice a filo
smerigliatrice
compressore
Paranco elettrico
34
IL NOSTRO VIAGGIO IN BOSNIA
DI DIRITTI NEGATI E
SCARPE SENZA LACCI
PH Andrea Trenti, volontario di One Bridge To Idomeni
Cronaca dal campo profughi di Velika Kladuša, in Bosnia, dove centinaia di persone tentano ogni giorno di passare il confine con la Croazia. One Bridge To Idomeni, associazione veronese nata con l’obiettivo di aiutare i migranti che affollano la rotta balcanica, negli ultimi mesi è stata sul luogo per dare una mano.
N
EL LESSICO BRUTALE forgiato da mesi di cammino, dagli accampamenti precari, dalla coesistenza forzata di popoli e identità, ha finito per chiamarsi game, gioco, il tentativo di attraversare il confine con la Croazia delle migliaia di profughi ammassati, in questi mesi, in Bosnia Erzegovina. Infilano i pochi averi che si trascinano dalle terre natali in uno zaino, si allacciano le scarpe che con qualche fortuna hanno recuperato e partono, a piedi, di notte; destinazione: la terra promessa, l’Europa. Dicono “I go to game”, come un’esortazione, scaramantica il più possibile, ironica quanto basta: perché quello che li aspetta oltre i boschi della Bosnia non è affatto un gioco, ma un muro di ostilità e di diritti negati. Una donna e suo marito, iracheni, non si fanno remore a raccontare di come la polizia croata li abbia fermati, derubati e rispediti indietro: lei è incinta, mi spiega che le fa ancora
male la schiena, dove l’hanno colpita. Poi mi mostrano i telefoni con gli schermi in frantumi, sconsolati soprattutto perché non hanno più modo di contattare le famiglie rimaste in patria e far loro sapere che stanno bene, che il game non l’hanno vinto, non ancora, ma ci riproveranno. Anche loro fanno parte di quell’umanità ignorata da quest’Europa distratta, che sembra non vedere le migliaia di profughi che dall’inizio dell’anno si stanno accalcando ai bordi della Bosnia, la pancia molle del continente europeo che forse credeva di essersi già lasciata alle spalle la situazione del 2015, quando un milione e rotti erano arrivati, speranzosi, sulle coste greche. E se fino a un paio di anni fa si parlava di Idomeni, di Lesbo, di Atene o di Belgrado, oggi sono i campi profughi della Bosnia i protagonisti della nuova emergenza. Le hanno stimate in oltre 2000 le persone divise tra i campi di accoglienza sparpagliati tra Sarajevo, Bihac e Velika Kladuša,
DI CHIARA BONI
35
PH Andrea Trenti, volontario di One Bridge To Idomeni
ma è un numero che cresce e cambia ogni giorno. Il ministro della sicurezza bosniaco Dragan Mektic ha dichiarato che sono più di 5.300 le persone entrate nel Paese dall’inizio del 2018, arrivando dalla Serbia e dal Montenegro. All’inizio di giugno, la Commissione Europea ha stanziato fondi per 1,5 milioni di euro per la Bosnia Erzegovina, a cui andranno ad aggiungersi altri 6 milioni promessi nelle ultime settimane: la speranza è che grazie a questo aiuto finanziario possano essere costruite strutture adeguate per l’accoglienza dei migranti.
SIRIANI, AFGHANI, CURDI, IRACHENI, ma anche nordafricani, e poi bengalesi, palestinesi, pakistani: le identità disperate che scappano da guerre, oppressioni, povertà indicibili si ritrovano qui, a tentare la fortuna verso le mete classiche dell’area Schengen: Germania, Francia, Italia, e poi il Nord Europa. «La settimana scorsa ho tentato il game, ma la polizia croata mi ha rimandato indietro», mi racconta Bijay, ventinovenne bengalese che sogna Parigi, dove lo aspetta il fratello maggiore e, forse, un lavoro come cameriere in qualche bistrot. «Tra qualche giorno voglio riprovarci, spero andrà meglio». Anche lui, dopo il respingimento dalla Croazia, è ri-approdato al campo di Velika Kladuša, senza soldi, senza telefono, senza i lacci delle scarpe: «Glieli tagliano, così non possono più correre», mi ha spiegato poi
SPAZIO PUBBLICITARIO
A T O MICA SPURGHI
dal 1965
di
PAIUSCO ROBERTO
045 550136
RE SEMP O ATTIV
P R E V E N TIV I G R A T U I T I e P E R S O NA L I Z Z A T I
Via Poiano 117, 37142 Verona - paiusco.atomicaspurghi@gmail.com www.paiuscospurghiverona.it -
36
PH Andrea Trenti, volontario di One Bridge To Idomeni
uno dei volontari che operano nel campo. Ed è proprio qui, ai piedi di questa cittadina bosniaca dal cuore musulmano, vicinissima al confine con la Croazia, che dallo scorso aprile è nata una tendopoli, su un terreno privato ma in accordo con l’amministrazione locale. Al momento ci soggiornano circa un centinaio di persone, ma i numeri sono difficili da precisare: si tratta, infatti, di un campo di passaggio, sfruttato dai più per la sua vicinanza con il confine europeo e solo per pochi giorni. Chi cerca un riparo più stabile si rivolge, invece, al campo di Bihac, a circa un’ora di distanza da qui. A gestire il campo di Velika Kladuša sono diverse anime del volontariato locale e internazionale: i primi a intervenire sono stati un gruppo di ragazzi provenienti da tutta Europa che si riunisce sotto il nome di SOS Kladuša. A loro spetta la gestione delle tende, della distribuzione di vestiti usati e l’allestimento delle docce, che hanno trovato il loro spazio nello scheletro di un ex macello alle porte del campo. È presente anche Medici senza Frontiere il cui personale, tre mattine a settimana, fornisce assistenza medica a chi la necessita. A dare man forte ci sono anche l’ong spagno-
la No Name Kitchen e l’associazione italiana One Bridge To Idomeni, nata nel marzo del 2016 in terra veronese con l’obiettivo di aiutare i migranti “intrappolati” sulla famigerata rotta balcanica. Come Samir, quattordicenne iracheno che con la sua famiglia sta cercando di raggiungere la Germania attraversando le tappe classiche di questa odissea: la Turchia, poi la Grecia, la Macedonia, la Serbia, la Bosnia come sosta obbligata prima del salto al di là dei confini europei. «È un anno che viaggiamo, un anno che non vado a scuola», mi spiega in un inglese sorprendente, mentre si aggiusta il ciuffo ribelle. «È un anno che non guardo la tv», aggiunge sorridendo, come se si trattasse di una cosa superflua e non, piuttosto, della prova inconfutabile di una normalità negata. Il campo di Velika Kladuša resiste ancora, ma resta il punto interrogativo sui prossimi mesi: l’inverno bosniaco rischia di essere una prova dura da superare per molti degli attuali abitanti del campo. La maggior parte di loro, in ogni caso, sta già facendo ordine tra le proprie cose, preparandosi per il game. Sperando che, al netto dei muri di ostilità, la prossima volta sia quella buona. ■
37
IL P IN MRIMO OG EDIA QUOT NI G VIS IDI SUI ION ANO I O TUO RNO E I DE ALL VIC E E, G 18:30 RAT IS! DIRETTORE RESPONSABILE MATTEO SCOLARI
MOBILE PC NEWSLETTER WHAT’S APP
CRONACA ECONOMIA SPORT CULTURA
INVIA UN MESSAGGIO WHATSAPP CON IL TUO NOME E COGNOME
12.000 ISCRITTI 30 NOTIZIE PUBBLICITA’ CALL TO ACTION
ISCRIVITI GRATUITAMENTE
347 1058318
38
ANALISI INTIMA DELL’OLIO
LA TUA INESAURIBILE PACE,
LA TUA ESSENZA VERDE
Una pianta millenaria e il suo estratto prezioso, secoli di studio e di uso (anche, ma non solo, a tavola). Breve riflessione sull’olio, ricamato dal mito, eletto a rappresentante perfetto della dieta mediterranea, ora anche elisir di lunga vita. Per i veronesi, magari, pure di immortalità.
E
SISTE UN’ISOLA, IN GRECIA, chiamata Ikaria, in cui si dice che le persone dimentichino di morire. Ne parla l’americano Dan Buettner, giornalista del National Geographic, nel suo libro del 2015 The Blue Zones Solution. The Revolutionary Plan To Eat And Live Your Way to Lifelong Health, definendo le “zone blu” come le parti del mondo in cui vive la più alta percentuale di persone centenarie. In questo testo egli riporta i risultati delle sue ricerche le quali hanno indagato le ragioni per cui una popolazione risulta più longeva di altre. Le sue conclusioni si assestano accanto a quanto confermato dal fisiologo americano Ancel Keys che, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, capì, inequivocabilmente, che un elevato colesterolo nel sangue aumentava il rischio di infarto cardiaco e che, quindi, l’alimentazione era strettamente correlata ad una maggiore o minore longevità. La domanda però è: quale tipo di alimentazione? Entrambi sono giunti alla conclusione che le popolazioni che vivono di più sono collocate nell’area
mediterranea e che la loro dieta prevede l’uso di un unico grasso insaturo (ossia di origine vegetale) a differenza di moltissime altre aree che utilizzano grassi saturi (di origine animale). La popolazione di Ikaria, ad esempio, che si alimenta secondo una variante della “dieta mediterranea” in cui l’olio d’oliva la fa da padrone, vive fino ad otto anni in più della media, con un bassissimo tasso di casi di demenza. NONOSTANTE SI SIA GIUNTI a definire l’olio d’oliva come una sorta di “alimento salva vita”, i dati dicono che il suo mercato rappresenta solo il 4% di tutti gli oli e grassi per uso alimentare, e che è particolarmente apprezzato solo negli stessi Paesi in cui è prodotto. Ma il consumo dell’olio d’oliva nel mondo non è condizionato solamente dalle abitudini alimentari, bensì anche dal fatto che se la gran parte dei consumatori è abituata a spendere cifre astronomiche per una buona bottiglia di vino, riconoscendone il valore e i costi di produzione, non è disposta a fare lo stesso con l’olio. Eppure
DI MICHELA CANTERI
39
olio e vino sono prodotti da secoli nelle stesse regioni, e la qualità di entrambi è determinata dalle modalità di produzione, dalla varietà dei frutti e dal terreno. L’unica differenza è che l’olio, rispetto al “nettare degli dei”, non migliora la propria qualità col passare del tempo (l’olio extra vergine di oliva, ad esempio, mantiene la propria classificazione per appena un anno dalla spremitura). A questo proposito è interessante analizzare l’orientamento che sta avendo la meglio in Europa. Alcuni produttori, infatti, stanno puntando sull’aspetto artigianale della
coltivazione dell’ulivo e della sua produzione, ponendosi come obiettivo quello di educare il cliente affinché riesca a riconoscere la qualità e il valore dell’olio che usa. E giurano che una volta che se ne sente sul palato uno di veramente buono non si torna più indietro. Come si fa a riconoscerlo? Prima di tutto bisogna assaggiarlo da solo, come si fa con il vino, il gusto deve risultare piuttosto amaro, la bocca deve sentirsi pulita dopo averlo bevuto e la lingua dovrebbe iniziare immediatamente a produrre saliva. E se si beve dell’olio extravergine si deve sentire una sensazione di bruciore in gola. Intanto, in attesa di assaggiare l’olio nuovo, i frantoi veronesi della Val d’Illasi, della Val Tramigna e della Valpantena, oltre che dell’area del Garda orientale e della Valpolicella, due zone di produzione certificate con la D.O.P., stanno operando incessantemente, e sono percorsi da quel fremito e da quell’eccitazione mista a fatica e sudore che li coglie ogni anno, e che precede lo scorrere del prezioso estratto nelle bottiglie. Gli alberi di ulivo, simboli di abbondanza, gloria e pace, hanno dato i loro rami a incoronare i vittoriosi nei giochi e nelle guerre. L’olio, per le genti del Mediterraneo, non è stato solo cibo, ma anche medicinale, un’infinita sorgente di fascinazione e meraviglia, di grande ricchezza e potenza. Il Terzo Millennio ci ha confermato che esso è anche un elisir di lunga vita. Chissà, per noi veronesi, forse anche di immortalità. ■
SPAZIO PUBBLICITARIO
M
al di testa e dolori cervicali. Una possibile causa: i denti. ll corpo umano ha diversi punti di appoggio: i piedi, il sedere, ma, anche se può non sembrare, la dentatura, quando questa è completa. Per i muscoli avere un punto di appoggio è necessario per lavorare e funzionare correttamente senza affaticarsi. L'appoggio però deve essere collocato correttamente. La testa, ad esempio, è la porzione più pesante del nostro corpo ed è sorretta dai muscoli del collo e da quelli masticatori che sono i loro antagonisti. La posizione corretta del capo rispetto al corpo è quella allineata ad esso. Le orecchie dovrebbero essere allineate sopra alle spalle. Spesso la testa è in una posizione anteriore alle spalle e il collo è inclinato anteriormente. Questa posizione viziata costringe i muscoli del collo e i loro antagonisti ad un iperlavoro che è all'origine della cefalea muscolotensiva e dei dolori in sede cervicale che vengono erroneamente diagnosticati come artrosi cervicale. L'ipertensione dei muscoli del collo può essere causata, oltre che da posture viziate, anche da parafunzioni masticatorie cioè l'abitudine di digrignare i denti (bruxismo). Altre abitudini viziate determinano un iperlavoro muscolare, come il mangiarsi le unghie o le pellicine ai lati delle stesse, masticare la penna o il labbro. I denti stessi, se non sono posizionati correttamente, possono essere un ostacolo che l'organismo tende a ridurre. Una situazione
di questo tipo si ha in presenza di un morso profondo dentale (deep bite) o di un morso crociato (cross bite). Queste sono le malocclusioni più frequenti, con accavallamento dei denti, a causa di uno spazio insufficiente che impedisce alle due arcate dentali di chiudersi in modo corretto. A volte, per ovviare al disallineamento, possono essere necessari interventi di estrazione dei denti. Anche il frenulo linguale corto e la deglutizione atipica, che ne può essere la conseguenza, determina un uso scorretto della lingua nella deglutizione attivando una catena di muscoli che possono determinare dolori cervicali scambiati in genere per la cosiddetta "cervicale". Il frenulo linguale corto obbliga la lingua a rimanere bassa nella bocca e nella deglutizione. Di conseguenza la lingua va a spingere contro i denti anteriori anziché contro il palato. Risolvere queste situazioni può essere semplice se si individua la loro origine. La collaborazione fra l'Osteopata, il Posturologo, il Dentista, il Logopedista da una parte e il Paziente dall'altra, è fondamentale. Il dentista, in particolare, è specializzato nel riconoscere queste meccaniche muscolari e può, di conseguenza, coordinarsi con gli altri professionisti per dare al paziente una diagnosi corretta e consigliare le migliori cure. Il paziente, da canto suo, dovrebbe sottoporsi a visite periodiche senza trascurare i sintomi con i quali, magari, convive da tempo.
Studio Dott Carlo Casato - info@carlocasato.it - www.carlocasato.it Studio dentistico di Verona Via Leone Pancaldo, 76 - 37138 VERONA - Tel. 045 8101710
Studio dentistico di Mantova Via Giovanni Acerbi, 27 - 46100 MANTOVA - Tel. 0376 362515
40
RINASCITE MULTIMEDIALI
RADIO ADIGE È TORNATA Presentato venerdì 28 settembre in villa Brasavola de Massa, in piazza Cittadella, il progetto di rilancio dello storico brand veronese, Radio Adige. Grazie all’acquisizione avvenuta a dicembre 2017 dalla società Finval, per mezzo della controllata Infoval, Radio Adige approda sul digitale terrestre sul canale 640 diventando la prima radiovisione di Verona. DI REDAZIONE
P
UBBLICO ATTENTO ED entusiasta a Villa Brasavola de Massa per il ritorno, con una nuova forma e grazie a nuovi strumenti, di Radio Adige. Durante l’evento di presentazione, alla presenza delle autorità e della stampa cittadina, sono stati illustrati gli strumenti attraverso cui lo storico brand veronese, con alle spalle una storia di oltre 40 anni, sarà fruibile: in radiovisione visibile sul canale 640 del digitale terrestre, online sul sito www. radioadige.com e sulla App omonima scaricabile gratuitamente per Ios e Android. Dopo la cessata attività radiofonica nel giugno 2017 per la vendita delle frequenze a un gruppo nazionale, Finval, per mezzo della società editrice Infoval, aveva rilevato il marchio. Venerdì 28 settembre l’annuncio del grande rientro della radio sulla scena musicale di Verona che approda online, sul digitale terrestre e su app arricchendosi anche di una ampia rete di social dedicati. Relatore dell’evento, oltre al presidente di Verona Network, Matteo Scolari, il presidente di Finval, Germano Zanini, che ha raccontato con emozione la storia del marchio dalle origini fino ad oggi e ne ha presentato gli sviluppi per il futuro. In sala, oltre all’assessore del Comune di Verona Ilaria Segala, anche gli onorevoli Vin-
cenzo D’Arienzo, Ciro Maschio, Cristiano Zuliani e Paolo Paternoster. Presenti tra il pubblico anche i fondatori di Radio Adige, la famiglia Grigolini, e due pilastri del brand: gli ex direttori Gianfranco De Muri e Giangaetano Battocchio, rimasto a capo della radio fino alla sua chiusura. «Lo avevamo promesso lo scorso dicembre alla Festa di Natale di Pantheon, a Villa Arvedi: avremmo fatto rivivere lo storico marchio di Radio Adige, per oltre 40 anni nel cuore di migliaia di veronesi, dopo la sua scomparsa dalle frequenze FM. – ha spiegato Matteo Scolari, neo direttore della radio e del nuovo canale televisivo - Una sfida dura e al contempo ambiziosa. Una sfida che ci ha caricato di grandi responsabilità e alla quale abbiamo cercato di rispondere a testa alta, con il massimo impegno». «Un grande grazie ovviamente va alla famiglia Grigolini per la fiducia che ci ha dato, in particolare al signor Gianluigi che ci ha seguiti in questi mesi di passaggi di
41
consegne. Grazie anche agli ex direttori De Muri e Battocchio e a tutte le persone che hanno lavorato per questa storica emittente radiofonica amatissima dai veronesi e che oggi, grazie a questa nuova iniziativa, può trovare continuità con un piano di rilancio» ha concluso Scolari. Radio Adige TV si colloca tra gli strumenti a disposizione del Gruppo Verona Network, una realtà attiva dal 2015 sul territorio di Verona e provincia che mira a proiettare l’informazione nell’era digitale comunicando in modo veloce ed immediato a tutti i propri utenti rendendoli protagonisti. Oltre al servizio di radiovisione sul canale 640 del digitale terreste, dove è possibile ascoltare e vedere i migliori video musicali, Radio Adige è disponibile online come Radio Adige Web in ogni momento, 24h/7, su www.radioadige.com dove sarà presente anche Radio Adige Classic con oltre 6000 brani di vari generi e annate. Inoltre, su Network TV, tramite i social, o scaricando l’applicazione dall’App Store per smartphone o tablet. L’acquisizione del marchio Radio Adige rientra nel piano industriale 2018-2020 di Finval ed è stata effettuata per mezzo della controllata Infoval Srl, società editrice già proprietaria della testata giornalistica Pantheon, dei relativi canali social e della social TV. Un investimento importante da parte della Finanziaria presieduta, come dicevamo, dall’imprenditore Germano Zanini che nel corso della serata ha dichiarato: «Abbiamo ritenuto opportuno valutare l’acquisizione dello storico brand radiofonico perché
riteniamo che un certo tipo di attività che correva con ottimi risultati sulle frequenze in FM, possa ora trovare continuità con nuove forme e nuovi strumenti che in futuro avranno sempre maggior peso nel settore della comunicazione». Oltre al rilancio di Radio Adige sono stati presentati i nuovi ed innovativi servizi di cui si è arricchito il gruppo Verona Network. Per il settore dell’editoria continua la pubblicazione di Pantheon, il mensile che racconta le storie dei veronesi, affiancata al nuovo Daily, il quotidiano multimediale e Week, il settimanale in media-visione in arrivo nei prossimi giorni, mentre continua lo sviluppo del settore social. Al momento Radio Adige TV è già attivo sui canali Facebook, Instagram, Twitter e Linkedin. ■
RADIO ADIGE PIONIERA DEL MOJO L’evento di presentazione di Radio Adige TV portava con sé una bella novità. È stato realizzato interamente con modalità “mojo”, acronimo di mobile journalism. Una delle nuove frontiere del giornalismo che la redazione sta conoscendo e affrontando grazie a Francesco Facchini, giornalista di grande esperienza e fondatore di Italian Mojo, la prima associazione mojo del nostro Paese. Per saperne di più: www.francescofacchini.it
SPAZIO PUBBLICITARIO
PANTHEON WWW.VERONA-PANTHEON.COM
ACADEMY
PANTHEON ACADEMY PROFESSIONISTI DELLA COMUNICAZIONE per fornire skills e competenze avanzate
L E Z I O N I D I CO M U N I C A Z I O N E CO N I L E A D E R D E L S E T TO R E
PROFESSIONAL
video editing
Social network
Business
PERSONAL
BRANDING
WEB 2.0
STORY TELLING
22 OTTOBRE OTTOBRE 05 NOVEMBRE 12 NOVEMBRE NOVEMBRE la terza 26 NOVEMBRE Giornale Pantheon,29in collaborazione con Verona Network, 19 organizza edizione della
PANTHEON ACADEMY PROFESSIONISTI DELLA COMUNICAZIONE PRESENTAZIONE CORSO LUNEDÌ 15 OTTOBRE
Orari dei corsi: 17.30 - 21.00 Presso: Verona Network, Via Torricelli, 37 - ZAI Verona CORSO COMPLETO 6 LEZIONI: €349 + iva MODULO 3 LEZIONI: €199 + iva UNA LEZIONE: €79 + iva
per fornire skills e competenze avanzate
INFO E ADESIONI: 045 8650746 - marketing@veronanetwork.it
42
ARTIGIANATO A STELLE E STRISCE
A MANHATTAN,
ANZI NO, A VERONA
Stripes of-f Road non è solo un marchio di borse realizzate riutilizzando tessuti tecnici di alta qualità. Vi raccontiamo la storia di una micro-impresa veronese che ha fatto della cura del dettaglio un valore riconosciuto oggi anche in Europa.
E
NTRARE NEL LABORATORIO di Stripes of-f Road è come fare un salto in una piccola impresa sartoriale della Manhattan degli anni Ottanta, con mattoni rossi alle pareti, tessuti di ogni genere ammucchiati sugli scaffali, macchine da cucire industriali circondate da quadri con le vecchie e intramontabili locandine americane. Ma non siamo a Manhattan, siamo a Verona in una realtà artigianaUPCICLYNG, le di eccellenza, OVVERO basti pensare che IL RICICLO 3.0 le borse di Stripes Il termine che più of-f Road sono staracconta la filosofia te l’unico marchio che sta alla base di italiano rappreStripes of-f Road è sentato all’esclu“upcycling”, molto siva fiera New Heusato soprattutto nei paesi anglosasritage di Monaco soni. Si riferisce al di Baviera dello processo di riciclo scorso 5-6 maggio, per cui i prodotti riconfermato per realizzati con i l’appuntamento materiali riutilizzati di Düsseldorf dei hanno un valore prossimi 3-4 nomaggiore rispetto ai prodotti originali. vembre. Questa particolarissima
micro-impresa tutta veronese è partita dopo anni di studio da un’idea di Paola Verzini, spinta dall’entusiasmo del marito Michele: realizzare borse con cura sartoriale ri-utilizzando materiali e tessuti ad alta resistenza spesso con quaranta o cinquant’anni sulle spalle. Si parla di tende, sacche, e divise militari di ogni genere e fabbricazione, manichette antincendio, cinture di sicurezza di auto ed aerei che vengono cuciti insieme nel puro stile “handmade” per un prodotto dal fascino effettivamente senza tempo. «I miei genitori erano sarti, realizzavano abiti su misura da uomo» racconta Paola, che dietro un sorriso timido nasconde un’intraprendenza e una passione smisurate per questo progetto, «e da loro ho appreso i rudimenti di questo mestiere, anche se poi nella vita mi sono occupata d’altro. Il momento è arrivato nel 2008, quando finalmente è scattata la scintilla e Stripes of-f Road è diventato realtà». Paola, cosa c’è dietro questa avventura artigianale? C’è passione, altrimenti ci saremmo fermati molto tempo fa. Ci sono nottate insonni per provare a cucire e rifinire tessuti assolutamente non facili da lavorare, momenti in cui dici «ok, è meglio smettere di giocare» e momenti di gran-
DI MATTEO BELLAMOLI
43
Paola Verzini
de soddisfazione quando girando per una città vedi una delle tue borse “a passeggio”. Perché proprio questo genere di materiali? L’idea è nata dal fascino che hanno sempre esercitato su di me i tessuti tecnici di alta qualità e comunque tutti quelli nati per gli impegni più gravosi. Mettere insieme questi con un prodotto su misura mi è sempre sembrato qualcosa di unico nel suo genere. Sono spesso materiali essenziali, un po’ “urban” come concezione, non certo da boutique d’alta moda, ma pieni di storie da raccontare. Ogni tessuto che usiamo ha già vissuto la sua storia, noi non facciamo altro che dargli una seconda occasione. Dove trovate questi materiali? Non è facile, non bisogna porsi limiti. In un primo momento era mio marito che scovava le fiere o i mercatini in giro per l’Italia, poi abbiamo scoperto che all’estero esistono anche interi magazzini. Il più delle volte questi materiali vengono dismessi o accantonati molto velocemente, quindi ci siamo trovati a fare le nostre ferie alla ricerca di questi luoghi un po’ magici e un po’ nascosti dove trovare e acquistare tessuti e accessori. Tutto il processo di produzione avviene qui in laboratorio? Assolutamente sì, ogni borsa è realizzata totalmente a Verona: dal design, al taglio, alla cucitura finale. Spesso ci facciamo ispirare dalle richieste
di chi si rivolge a noi: nessuna borsa è uguale all’altra. Il modello magari ci somiglia ma finiture, cerniere, fili e accessori vengono scelti da chi poi porterà la borsa in giro per il mondo. Già questo è un sogno che si è realizzato o si sta realizzando, ma avete qualche desiderio nel cassetto? Difficile a dirsi, mi piacerebbe che riciclare non fosse solo una moda, ma un nuovo modo di pensare, senza estremismi o condizionamenti di sorta. Molte volte basta iniziare dalle piccole cose per intraprendere un cammino che si può rivelare più affascinante di quanto si possa pensare. Presto avremo un sito web e, chi lo sa, magari prima o poi riusciremo a cucire una borsa a partire da una tuta spaziale che ha toccato da vicino le stelle. ■
STRIPES OF-F ROAD, ECCO PERCHÉ Il nome Stripes of-f Road è già una storia. Prende spunto dal libro autobiografico Strade blu. Un viaggio dentro l’America scritto da William Least Heat-Moon e pubblicato nel 1982. Anche Stripes of-f Road cerca di percorrere quelle strade secondarie americane dove non è ancora passato nessuno, dove chi passa per primo lascia delle strisce blu. Una strada “fuori strada”, Stripes of-f Road, appunto. Per saperne di più Facebook (@StripesoffRoad) e Instagram (@stripesoffroad) oppure stripesoffroad@gmail.com
SPAZIO PUBBLICITARIO
SixTeen
Trattoria Birraia
SixTeen
Carne alla Griglia Hamburger Primi Piatti
Loc. Madonnina di Prabiano 37069 Villafranca (VR) 045 630 2553
44
L’ART VERONA CHE SARÀ
LE UTOPIE
SONO UN LUSSO DEL PENSIERO Ritorna ArtVerona, l’annuale appuntamento dedicato all’arte contemporanea e moderna, ospitato da Verona Fiere dal 12 al 15 ottobre. Un ricco percorso espositivo che quest’anno rifletterà sulla natura controversa di un’alta idea: l’Utopia. Dipinto di Roberta Coni
1
50 LE GALLERIE selezionate sotto la direzione artistica di Adriana Polveroni, 6 le sezioni espositive che vedranno protagonisti artisti emergenti e nomi storici del panorama dell’arte contemporanea e moderna. E una grande novità per quest’anno: Focus on, una sezione fortemente desiderata da Polveroni, uno spazio interamente dedicato a un paese ospite, quest’anno la Lituania, «perché è attraverso il Una cartina del dialogo mondo che non con l’arcontenga Utopia non te estera è degna neppure di che è uno sguardo, perché possibile definitralascia il paese nel quale l’umanità re e sostenere il continua ad approdare. sistema dell’arte (Oscar Wilde) italiana». Il format della manifestazione propone poi Art&theCity, un percorso espositivo parallelo che quest’anno indagherà il mutevole tema dell’Utopia, in quattro tempi: l’Uto-
pia come libertà, come lusso del pensiero, Utopia come costruzione di comunità e infine Il Fallimento come rischio dell’utopia. La grande mostra collettiva Chi Utopia mangia le mele. Dal sogno al progetto in quattro tempi, ospitata nella suggestiva cornice dell’Antica Dogana di Verona, e curata da Adriana Polveroni assieme a Gabriele Tosi, raccoglierà le sfide che l’arte italiana è chiamata ad affrontare oggi, con le opere di oltre 40 artisti, tra cui Gino De Dominicis, Maria Lai e Maurizio Cattelan. Nell’anno della sua scomparsa i musei, i cortili e i giardini della città ospiteranno poi un omaggio a Hidetoshi Nagasawa, l’artista giapponese che aveva scelto l’Italia per vivere, in un percorso di 8 installazioni selezionate grazie anche al supporto del figlio dell’artista, Ryoma Nagasawa. E poi ancora Festival Veronetta, un evento diffuso che trova casa in un quartiere ricco di identità, dove ritornano l’anteprima di Path Festival e La terza notte di quiete, e le tante altre occasioni per scoprire il fascino di una Verona più nascosta. www.artverona.it
DI GIULIA ZAMPIERI
45
SCELTI DA NOI, RACCONTATI PER VOI
LA PASSIONE
NON CHIEDE PERMESSO Ogni giorno sul nostro portale (www.veronanetwork.it) realizziamo e pubblichiamo servizi video sulle realtà, le iniziative, le persone che, con impegno appassionato, mandano avanti coraggiose attività. Ogni mese, tra le infinite, ne selezioniamo – e ne selezioneremo – alcune di quelle che più ci hanno toccato. A CURA DI MARCO MENINI
Panozzo canta Vecchiato Inciso a settembre, il nuovo disco del tenore veronese Cosimo Panozzo è un omaggio al prozio, classe 1913, maestro della musica classica del Novecento italiano, Aloise Vecchiato. Gli spartiti riproducono fedelmente quella che Panozzo descrive come una «musica biografica, in cui tutti si possono riconoscere», fatta di melodie drammatiche prima, e di note dolci poi. In molti lo ricordano per aver fondato il Centro di studi musicali Salieri, e per aver dato vita al Concorso Internazionale di Pianoforte Palma d’Oro, a Finale Ligure, che ora è presieduto dalla figlia Ca-
terina. Aloise Vecchiato fu però prima di tutto «un uomo dall’intensa capacità affettiva, eppure rigoroso, e con un interesse spiccato per la cultura musicale tedesca» racconta la figlia. E «se ci sono state delle modifiche sugli spartiti – precisa il tenore - queste sono state concordate di persona con il maestro, quando era ancora in vita». Il disco è stato realizzato in collaborazione con il pianista Luca Rasca, anche lui profondo conoscitore del maestro veronese, e si può acquistare sul sito dell’etichetta discografica che ha inciso il disco: fluenterecords.it. ■■
GUARDA IL VIDEO
Valart, la danza di un sogno Si fa teatro, canto, movimento, e naturalmente, danza. Nel nuovo centro artistico di Grezzana, Valart, inaugurato i primi di settembre, la parola d’ordine è benessere. C’è la sala di danza più grande di Verona, è vero, ma poi c’è anche uno spazio salute, per il trattamento del fisioterapista post allenamento, corsi di teatro e di canto. A dare vita all’attività è il veronese Damiano Pettenella: ventisette anni di esperienza nel mondo della danza, dei quali due come ballerino al Teatro alla Scala. Un destino scritto già dall’infanzia quello di Damiano: a 10 anni la mamma lo porta a Milano all’Accademia del Teatro alla Scala, dove comincia a studiare e ad allenarsi in un ambiente molto competitivo. «Qui quello che fa la differenza è l’aspetto fisico», spiega Damiano. «Devi avere le gambe lunghe, il corpo flessibile, il famoso collo del piede. La danza è tutta basata sulle linee che riesci a formare con il tuo corpo». C’è quindi l’aspetto fisico ma a giocare un ruolo fondamentale è «la predisposizione mentale, e la scuola ti prepara ad essere forte, ti prepara per la scena. A volte ti spingevano al limite del possibile per capire se riuscivi a resistere». Alla soglia dei vent’anni si trasferisce a Stoccarda, in Germania, dove lavora per tredici anni come
ballerino solista allo Stuttgart Ballet. Da poco la decisione maturata di passare dall’altro lato della sala di danza, e di insegnare, forte della sua esperienza e della certificazione di Maitre de Ballet. «Un consiglio che voglio dare ai più giovani? Se lo fai, fallo al 100%. Che sia nella danza o in qualsiasi altro ambito. Vivi il momento e concentrati solo su quello». ■
GUARDA IL VIDEO
46
PATRIMONI DA SALVARE
L’ART BRUT,
CARLO ZINELLI E QUELLO CHE CI SIAMO DIMENTICATI
Nell’area del Policlinico, a Borgo Roma, l’ingresso dell’ex ospedale psichiatrico di San Giacomo e la chiesa dei Santi Jacopo e Lazzaro raccontano parte della storia della città. Testimonianze che l’associazione Un volto nuovo cerca di preservare dall’oblio. L’ingresso dell’ex ospedale psichiatrico
A
NCORA OGGI C’È CHI PORTA dei fiori freschi e li fissa a una delle finestre dell’ingresso dell’ex ospedale psichiatrico di San Giacomo in Borgo Roma. Forse per ricordare che lì, in un tempo non troppo lontano, c’era la vita. Anche nella sua declinazione della sofferenza. Lentamente la natura si sta riappropriando degli spazi, avvolgendo e occupando la struttura ormai fatiscente che si affaccia su piazza Caterino Stefani, vicino al Policlinico. Fino agli anni Sessanta del secolo scorso, quello era il punto di passaggio dal quartiere alla cittadella dei “matti” che potevano sostare all’ombra degli alberi del parco, lavorare nelle botteghe del fabbro e del fornaio, accogliere non solo i familiari ma i residenti di Borgo Roma in uno scambio di relazioni che per i malati psichiatrici era parte della terapia. È un luogo della memoria che l’associazione culturale Ctg Un volto nuovo vorrebbe recuperare e riqualificare, restituendo la palazzina alla città. «Sulla carta il progetto c’è. Prevede la realizzazione a Verona Sud di un Museo dedicato all’Art brut, l’arte spontanea irregolare che ebbe tra i suoi massimi esponenti l’artista di fama internazionale Carlo Zinelli, il cui talento
fu scoperto finché era ricoverato al San Giacomo dall’allora giovane psichiatra Vittorino Andreoli», spiega Patrizio Mantovani, presidente dell’associazione. A una manciata di passi, attraversando il giardino verde che era parte del manicomio, all’ombra del gigante Policlinico si trova un altro piccolo tesoro da salvare, che rappresenta una pietra miliare della nascita dell’ospedalità veronese: la chiesa dei Santi Jacopo e Lazzaro alla Tomba. Benedetta nel 1522, è ben più antica come istituzione e nella sua struttura porta ancora materiali recuperati dalla precedente chiesa quattrocentesca di Basso Acquar, abbattuta 500 anni fa in seguito alla spianà veneziana. «Con il suo ospedale, era parte dell’ente che in città sovrintendeva la sanità. Le opere scultoree in essa contenute, tra cui un Crocifisso trecentesco del Maestro di Santa Anastasia, sono state trasferite al Museo di Castelvecchio, mentre i dipinti si trovano ora nella sede amministrativa dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata, proprietaria dell’area», prosegue Mantovani. L’EDIFICIO CONSERVA COMUNQUE UN fascino particolare. Altro obiettivo dell’associazione
DI MARTA BICEGO
47
è renderlo nuovamente fruibile dal pubblico: «Una volta pulito al suo interno e rimossa la calce che nasconde gli affreschi presenti sulle pareti, potrebbe diventare una sede prestigiosa al servizio del Policlinico e dell’università, per esempio per la discussione delle tesi di laurea». In collaborazione con i volontari del Ctg, il Centro turistico giovanile, potrebbero essere promossi eventi espositivi e visite guidate. Tour che, da otto anni, l’associazione Un volto nuovo organizza per mantenere viva l’attenzione sull’area. «Sono strutture che hanno bisogno, quanto prima, di essere salvate dal degrado. In questo modo si potrebbero ritrovare degli spazi e rinsaldare quel legame con il territorio che esisteva in passato». ■
UN INCONTRO, UNO SGUARDO NUOVO Per riportare luce su questi luoghi dimenticati, venerdì 12 ottobre (alle 15.30) la sala convegni di palazzo della Gran Guardia ospita il convegno La chiesa dei Santi Jacopo e Lazzaro alla Tomba e il suo ospedale. È un’occasione per ripercorrere alcune tappe che hanno portato alla nascita dell’ospedalità a Verona nel Medioevo, riflettendo sulla possibile riqualificazione delle tracce che rimangono di questo passato a Borgo Roma, nell’area del Policlinico. L’evento è coordinato dall’associazione Un volto nuovo con il Dipartimento culture e civiltà dell’ateneo scaligero. Per informazioni: www.unvoltonuovo.it. Interno ed esterno della chiesa dei Santi Jacopo e Lazzaro alla Tomba SPAZIO PUBBLICITARIO
MATTEO XAMO GEOMETRA UN PROFESSI ONI STA DELL’EDI LIZ I A A L TUO SERV I Z I O
WWW.GEOMETRAXAMO.IT TEL. 347 0396722
48
LIBRI CHE SONO SPERANZE
LA CECITÀ
Paola Peretti - PH Mirko Fin
CHE NON IMPEDISCE DI GUARDARE IN ALTO È un caso internazionale, tradotto in 20 Paesi, e viene direttamente da Verona. La distanza tra me e il ciliegio, romanzo d’esordio di Paola Peretti, ha colpito tutti (The Guardian, compreso) grazie ad una storia con un tocco autobiografico (ma non troppo, sia chiaro), che travalica i confini del dramma e approda con delicatezza all’intreccio tipico di una favola.
S
METTETE PER UN ATTIMO i panni che state vestendo adesso e immedesimatevi in quelli di un bambino che ha appena appreso di avere una malattia che farà calare il buio intorno a sé e sa che tra poco dovrà stravolgere la sua giovane vita. È di fronte a questa dura realtà che Paola Peretti, giovane scrittrice esordiente classe ‘86, ha deciso di mettere la piccola Mafalda, protagonista del romanzo La distanza tra me e il ciliegio. Una storia complicata ma anche delicata, se ci viene concesso di definirla così, che dona al lettore i pensieri e le angosce di una bambina di nove anni la quale apprende di soffrire di una malattia che La copertina del libro
le porterà via velocemente la vista. Certo, non è un caso che Paola, mantovana di nascita ma ormai ben radicata nella provincia veronese, a Valeggio sul Mincio, sappia esattamente di cosa sta parlando: tra le pagine, infatti, è riuscita a seminare qua e là piccoli frammenti delle sue passioni, dei suoi sentimenti e, soprattutto, della sua storia personale. Anche lei, infatti, come Mafalda, ha dovuto fare i conti con la malattia, che da anni l’ha resa ipovedente, e il romanzo, come ci ha confidato, si è configurato proprio come il capolinea ideale di un percorso interiore. La distanza tra me e il ciliegio è il suo primo libro. Quanto di lei c’è dentro a questo romanzo? Sicuramente una buona parte anche se io non sono Mafalda, perché non sono mai stata una bambina spaventata o in difficoltà, però lei sicuramente è una grande parte della mia storia e il libro è pieno di riferimenti letterari ai miei libri preferiti.
DI GIORGIA PRETI
GUARDA L’INTERVISTA
49
Il ciliegio rappresenta un mezzo, attraverso cui la protagonista, la piccola Mafalda, cerca di affrontare la malattia, ma è anche un simbolo… Sicuramente. Rappresenta un po’ il mondo delle sue memorie, il mondo dei sogni e delle speranze di una bambina verso il futuro. Però rappresenta anche un luogo in cui lei può rifugiarsi e pensare di andare oltre: i luoghi in alto sono sempre molto significativi, soprattutto nella letteratura per bambini non sessista, per questo ho fatto in modo che la mia bambina andasse verso l’alto. È il luogo in cui si decide se si deve soccombere o continuare a sperare. In una delle sue interviste ha detto che secondo lei le persone con disabilità hanno un sesto senso, in questo caso un “terzo occhio”. Il terzo occhio lo possiamo anche chiamare seconda vista o sesto senso. Si tratta semplicemente di un modo di pensare alternativo che sviluppano, in particolare, persone con disabilità o persone che soffrono e quindi hanno una sensibilità diversa. Forse è bene dire che tutti possediamo un terzo occhio anche se per lo più non viene ascoltato. Ha anche detto che scrivere le ha chiarito le idee sulla malattia. In che senso? Scrivere è stato un percorso terapeutico perché prima di questo libro non accettavo la malat-
tia e mi vergognavo molto a chiedere aiuto: mi arrangiavo facendo disastri. Il libro mi ha aiutato perché in ogni capitolo facevo prendere decisioni alla mia protagonista ed era come se dovessi prenderle io. In questo senso è stato un percorso di accettazione. Dopo aver scritto La distanza tra me e il ciliegio i dottori le hanno dato la buona notizia che la malattia si era fermata. Come ha reagito? La notizia mi è arrivata circa un anno dopo la firma del contratto con la casa editrice (Rizzoli, ndr). È stata una notizia un po’ strana perché ormai ero abituata ad avere a che fare con la malattia, l’avevo accettata. Credo addirittura che se l’anno prossimo dovessero trovare una cura sarebbe difficile per me prendere la decisione di farmi curare, perché la mia vita è fantastica così com’è. Ora si è consacrata alla scrittura o ha altri sogni nel cassetto per il futuro? A me piacerebbe tanto partecipare a progetti scolastici per la lettura e per parlare alle persone, ai ragazzi del fatto che si può realizzare un sogno. Vorrei anche dare una mano agli altri scrittori che non riescono ad esordire, perché ce ne sono veramente tanti nel sottobosco italiano e straniero che sono meritevoli. In ogni caso la sostanza del mio lavoro per i prossimi anni spero sia la scrittura. ■ Paola Peretti - PH Mirko Fin
SPAZIO PUBBLICITARIO
SCUOLE ALLE
STIMATE V E R O N A
A SCUOLA PER
Curiosità Stupore Passione
Istituto Alle Stimate - Scuola paritaria
SCUOLE APERTE LICEI Sc. Primaria ● Sc. Media (Sec. I Grado) Sabato 27.10.18 h 15.30-17.30 Liceo Classico ● Liceo Linguistico Liceo Scientifico Tradizionale e Opzione Scienze applicate Sabato 10.11.18 h 15.30-17.30
Via Carlo Montanari 1, 37122 Verona tel. 045 8006662 scuolestimate@scuolestimate.eu ● www.scuolestimate.it
Sabato 24.11.18 h 15.30-17.30 Sabato 01.12.18 h 15.30-17.30 Sabato 15.12.18 h 10.30-12.30
50
LA SCUOLA CHE SI FA CANTIERE
RESTAURATORI IN ANTICIPO
La Scuola di Restauro dell’Accademia dei Belle Arti di Verona ha concluso il 31 luglio la prima parte dei “cantieri scuola”: un progetto che ha portato i giovani studenti a diventare (anticipatamente) restauratori delle più belle opere d’arte di Verona. Tra queste il rinnovato dipinto Allegoria dell’Annunciazione di G. M. Falconetto. DI GIORGIA PRETI
D
A STUDENTI A SAPIENTI restauratori di opere d’arte. Protagonisti di questa “trasformazione” i ragazzi dell’Accademia di Belle Arti di Verona che, nella seconda metà di luglio, hanno partecipato alla prima parte dei “cantieri estivi” della Scuola di Restauro dell’Accademia. L’iniziativa, partita grazie all’accordo tra Accademia e Musei Civici di Verona, in sinergia con il Comune di Verona, la Soprintendenza di Verona e Legambiente Verona, ha portato i giovani studenti a realizzare un intervento per la messa in sicurezza del dipinto di G. M. Falconetto raffigurante Allegoria dell’Annunciazione o Caccia all’unicorno, situato nella chiesa di S. Giorgetto, in piazzetta
Santa Anastasia. Consolidamento delle porzioni di intonaco dipinto lungo la lesione che percorre verticalmente l’affresco, la visione, con l’allestimento di un ponteggio, in maniera ravvicinata della superficie dell’opera. Sono solo alcuni degli interventi svolti dagli allievi del corso, supervisionati dalle docenti incaricate, che per un pezzo d’estate hanno potuto vivere un’esperienza impagabile. I “cantieri scuola”, partiti tre anni fa, proiettano infatti gli studenti nel futuro e consentono loro di perfezionare le conoscenze e competenze acquisite durante l’anno scolastico. Un’occasione che non capita davvero a tutti e che unisce la scuola e la conservazione del patrimonio culturale veronese. ■
51
52
PICCOLE RIVOLUZIONI ARTISTICHE
MERAVIGLIE DIPINTE Sarà Rino Merzari a traghettare tutti gli artisti pittori, scultore e fotografi - nella nuova associazione «GrezzanArte». Il Circolo Artisti, dopo circa 30 anni di proficua attività, ha ceduto la sua eredità culturale a forze più giovani e rinnovatrici.
A
RAPPRESENTARLI sarà l’artista Rino Merzari (classe 1965), biondo e, sì, pure piacevolmente spettinato. Dal 2000 aveva una piccola “bottega”, in via Roma a Grezzana, dentro c’era un po’ di tutto: dal mobile antico da riparare, al suppellèttile da incollare, dai dipinti suoi, a quelli dei clienti da rinnovare. Ha sempre accolto tutti con il sorriso. Lavorava, ascoltava e rispondeva. Un’esperienza bellissima guardare la sua manualità all’opera. «Quando stai facendo certi lavori non ti puoi fermare», si scusava e proseguiva. Chiudeva la “bottega” solo
LA VALPANTENA STA CAMBIANDO VOLTO (E PASSO) Va nella direzione della rivalutazione dell’arte, della cultura, della natura e del benessere fisico la Valpantena di oggi. Sono in aumento le attività di nicchia. Dalla valorizzazione di aree agricole e collinari con vitigni di pregio, agli agriturismi, ai B&B, alle palestre e alle associazioni artistiche e culturali. Questa trasformazione permetterà la crescita del benessere del territorio? Di certo sono piccoli passi per una rivoluzione nel segno della “riconsiderazione”. La Valpantena ha molto da offrire anche in questo ambito: un paesaggio incantevole e numerosi sentieri frequentabili da tutti (a cavallo, in bici e a piedi).
se doveva spostarsi da qualche cliente perché «alcuni restauri si possono fare solo in loco». Nel 2013 ha lasciato il locale e ha aperto un nuovo “Atelier” in Viale Europa. Nel grande salone, oggi, sono appese le sue ultime opere e al piano di sotto c’è il laboratorio. Anche qui, basta soffermarsi alcuni minuti, per vedere la gente che entra e osserva, come si usa da un collezionista. «Il maggiore spazio l’abbiamo adibito a nuovi progetti, tra questi una scuola per ragazzini talentuosi che, attraverso l’arte, possono trovare un’altra dimensione oltre quella del tablet», spiega Rino, convinto. Di origini “cimbre”, ha studiato alla facoltà di architettura di Venezia, con un appassionato focus sul design di interni, «dove l’opera d’arte e la composizione pittorica valorizza la personalità dei suoi abitanti» precisa l’artista. Nell’ambito pittorico, fin da ragazzino, si è rifatto allo studio dei maestri classici, arrivando poi ad una propria essenzialità compositiva che trasmette emozioni immediate. Certe sue opere sono un’esplosione di colori, anche se il suo primo colore è stato il verde, quello delle colline della Lessinia (abita ad Azzago da circa 25 anni). Nei suoi dipinti, siano essi tecnici, paesaggistici o figurativi, emergono un disegno curato e il consapevole contrasto dei colori che vibrano armoniosamente nella pennellata dell’artista. «Sono in continua ricerca di innovazione. Mi piacciono gli artisti moderni, ma vanno affrontati passo per passo, per mantenere anche la propria identità». ■
DI ALESSANDRA SCOLARI
Rino Merzari
GARDEN MATTARANA Pro f e s s i o n a l i tà
Q u a l i tà
C o r te s i a
Pre z zo
SEMPRE APERTO ORARIO CONTINUATO dalle 9.00 alle 19.30 visita il sito www.mattaranagarden.it e scopri i vantaggi di acquistare on line
Garden Center
Addobbi per Ceri monie
Per o g ni Oc casione
Servizio Giardi naggio
Conseg ne a Domicilio
A rte Fu neraria
CONTATTI GARDEN MATTARANA Soc. Agr. Coop. V ia Falcona, 2/A - 37141 Verona Zona Ferrazze Tel.: 045 976792 info: mattarana@coopgarden.biz www.mattaranagarden.it
SEGUICI ANCHE SU
54
ANDARE IN BUCA (CON I PIEDI)
IL CALCIO CHE SI
“CONFONDE” CON IL GOLF
La disciplina, che mutua le principali regole del golf, non è ancora riconosciuta dal Coni ma, con migliaia di appassionati tra cui tanti ex campioni dello sport, è in attesa di entrare sotto l’egida della Federazione italiana. In ritardo rispetto alla provincia, ora anche Verona si è scoperta tutt’altro che immune al fascino del footgolf.
P
ONIAMO DI ESSERE SU UN prato tagliato da poco. Facciamo che il tappeto erboso sia abbastanza vasto, tanto da ospitare, qua e là, qualche albero frondoso. Il suolo non è perfettamente pianeggiante e magari vi sono pure uno stagno e qualche ostacolo naturale. In lontananza alcune bandierine, in corrispondenza di buche scavate appositamente nel terreno. Siamo sul set di quale sport? Verrebbe da rispondere, con un riflesso istantaneo, il golf. E invece da un po’ di tempo questa non è più l’unica risposta corretta. Il footgolf è una disciplina giunta in Italia da meno di un lustro e sta già facendosi strada nella Penisola, come pure nella nostra città. A Verona è in procinto di nascere una nuova realtà, ultima tra quelle già esistenti nella provincia. Si chiama Footgolf Verona - i colori sociali ovviamente sono il giallo e il blu - e ha la sua origine nella volontà di tre appassionati di dare seguito al loro sport prediletto in un contesto totalmente diverso da quelli usuali. Stefano Novelli, agente di commercio nel settore alimentare e presidente della nuova Asd, spiega la premessa di questo progetto: «Il pallone Altre società è la passione che da in provincia sempre ci accomuna e, dopo decine di anni sono Footgolf passate a correre sui Legnago, campi a 11 o da calcetFootgolf to, abbiamo trovato Villafranca nel footgolf uno sport e Atletico capace di dare a chiunque una nuova giovenFootgolf
tù e un nuovo modo di intendere il calcio». Dal golf si prendono non solo le regole generali, ma pure etica e il classico dress code composto da bermuda e polo con colletto. Lo scopo è mandare il pallone in buca calciandolo, ma è lecito affermare che sia prossimo più a mazze e green che a fango e ultras.
È veronese Martina Quintarelli, campionessa europea in carica di footgolf
«L’HO CONOSCIUTO GRAZIE al classico passaparola tra amici – queste le parole del vice, Massimo Rancan, che assieme al segretario Fabio Michele Lerco completa il direttivo – e lo trovo adatto a calciatori che vogliono mettersi in gioco in uno sport individuale. Diventa una gara contro se stessi, cercando di apprendere tutti i segreti da chi è più forte». In tal senso è propizio, anche dal punto di vista promozionale, che vi siano molti ex campioni del calcio a frequentare l’ambiente, come ad esempio l’ex Lazio e West Ham Paolo Di Canio, per quanto c’è chi pensa che sia più facile praticarlo a partire da un passato da golfista. L’associazione neonata lavora principalmente in ottica 2019, per predisporre gli elementi necessari a formare una squadra in vista delle gare nazionali: atleti di categoria Assoluto, Senior (over 45), Super Senior (over 55), Under 18 e Ladies. Sperando magari che nel frattempo il Coni riconosca la disci-
DI EMANUELE PEZZO
55
DUE APPUNTAMENTI CHE È MEGLIO NON PERDERE Nell’agenda del Footgolf Verona ci sono già due giorni cerchiati più volte in rosso. Il primo è il 6 ottobre prossimo, giorno nel quale si disputerà al Golf Club Le Vigne di Villafranca il Master Riello Challenge. A margine di tale evento, nel quale si sfideranno oltre 240 giocatori tra i più forti del panorama nazionale, compresi anche alcuni ex calciatori professionisti, verrà presentata ufficialmente la nuova Asd. Il secondo evento, ancora più importante, sarà lo Start Day, programmato per domenica 4 novembre. Dalle 9.00 alle 13.00 al Parco del golf Musella di S. Martino Buon Albergo, che sarà la base del club, i giocatori del Footgolf Verona assisteranno coloro che vorranno tentare la via della buca in questa nuova disciplina. Per partecipare basterà scrivere a info@footgolfverona.it oppure chiamare al numero 340 779 2398.
Lerco, Novelli e Rancan
plina, non ritenuta ancora ufficialmente uno sport dal comitato olimpico ma già con varie migliaia di praticanti, e la annetta alla Federazione italiana golf. Questo significherebbe dare una seconda risposta corretta alla domanda di partenza, ossia come... fare buca due colpi sotto il par. ■
Novelli con il figlio e l’ex calciatore Paolo Di Canio
SPAZIO PUBBLICITARIO
SIAMO AL TUO SERVIZI0: BOX DOCCIA CABINE E VASCHE IDROMASSAGGIO SANITARI • RUBINETTERIA • ACCESSORI
• Sostituisci la tua vasca o il piatto doccia con un piatto nuovo e più grande
MOBILI D’ARREDO • RADIATORI • TERMOARREDO • PAVIMENTI E RIVESTIMENTI
Prima
Prima
Dopo
• RISTRUTTURAZIONE CHIAVI IN MANO
Prima
Dopo
Dopo
RISTRUTTURAZIONE BAGNI
Polari è anche ZANZARIERE • VENEZIANE TENDE TECNICHE • TENDE DA SOLE
Polari House snc Via Ponte Florio, 39/C • 37141 Montorio (VR) Tel. +39 045 8869199 • Fax +39 045 8841137 - Cell. 348 1517770 - www.polarihouse.it • polarihouse@libero.it
© Infoval Srl
(le detrazioni fiscali fino al 50% continuano fino al 31/12/2018)
56
EMOZIONI&MOTORI
VOLANTI STRAORDINARI E DOVE TROVARLI
Fino al 31 ottobre al Museo Nicolis prosegue Passione Volante, la mostra dedicata a 100 volanti appartenuti ai più grandi piloti di Formula 1 della storia come Schumacher, Senna, Mansell, Prost e Alboreto. DI MATTEO BELLAMOLI
S
E ANCORA NON L’AVETE visitata, c’è tempo fino al 31 ottobre. Passione Volante è la mostra allestita al Museo Nicolis per dare valore a una delle collezioni più straordinarie realizzate da Luciano Nicolis. 100 pezzi, 100 volanti di Formula 1 di ogni epoca, leggende di auto da corsa che si sono scritte con i volanti e non con la penna. Vi raccontiamo alcuni frammenti di questa incredibile mostra. Canada, Montreal 1995. È il sesto appuntamento
LA PAROLA A SILVIA NICOLIS «Questa non è la solita mostra tematica a tempo determinato con un suo curatore, ma rappresenta l’inizio di un nuovo corso per il Museo Nicolis. Per farlo abbiamo scelto di affiancare una figura di grande esperienza, come Giovanni Perfetti, al nostro team composto da personale professionale, appassionato e giovane, perché il nostro obiettivo è quello di evolverci da Museo Impresa a Impresa Museale, per dare sempre più forza alla cultura e alla storia delle nostre collezioni».
Silvia Nicolis Presidente Museo Nicolis
della stagione di Formula 1, l’ultima stagione della IPSE DIXIT Ferrari prima dell’arrivo «Quando appoggio le mie mani sul di Michael Schumacher. volante entro in una dimensione Jean Alesi e Gherard Berdiversa, mi rendo conto che sto per fare quello che ho sempre sognato ger erano i piloti ufficiali, (Ayrton Senna)». che tanto hanno fatto soIn mostra il volante della McLaren gnare i tifosi del Cavallino MP4/6 del 1991, quando al Gran Rampante ma spesso ne Premio del Brasile tutte le marce del hanno infranto i sogni tra Brasiliano si ruppero, tranne la sesta. sfortuna e problemi. Ma Senna vinse, ma la fatica fu così non quella domenica. Nel grande che quasi svenne sul podio. giorno del suo 31esimo compleanno, Alesi compì il miracolo e portò la Ferrari 412 T2 ad una strepitosa vittoria, l’unica della sua carriera. Nel giro di rientro ai box restò senza benzina e fu proprio Schumacher a portarlo ai box. Si narra che qualcuno tentò di rubare il volante di quell’impresa, ma in realtà non fu così, e questo leggendario cimelio è tra i 100 in mostra al Nicolis. Sempre in tema Ferrari, la mostra si apre con il volante della 312T del 1976 con cui Niki Lauda si schiantò al Nürburgring rischiando la vita. Lo salvò Arturo Merzario, scaricato nel 1974 dalla Scuderia di Maranello per lasciare spazio al fuoriclasse austriaco. L’immagine di Merzario, nemico di Lauda in pista, mentre stacca quel volante per salvare Niki dall’abitacolo in fiamme è ancora oggi una delle più belle pagine di sport e coraggio. ■
57
IL FIORE DELL’ARTE
58
OGNI MESE UN PETALO E UNO SCORCIO
SAN FERMO AL PONTE, LA CHIESA “INVISIBILE”
L’edificio è stato rimaneggiato più volte nel corso dei duecento anni dalla sua soppressione come luogo di culto ma, ciononostante, è ancora presente in alcuni scorci architettonici all’interno di spazi ormai divenuti commerciali.
L’ex chiesa nascosta dagli edifici su lungadige Rubele
C
HI ATTRAVERSA L’INCROCIO davanti a ponte Navi per percorrere lungadige Rubele, o entrare in via Leoni, non nota più nessuna traccia dell’antica chiesa di San Fermo e Rustico al Ponte (definita anche solo di San Rustico). In effetti, sarebbe difficile scorgere un edificio religioso laddove manca il simbolo tradizionale che ne definisce la presenza: il campanile. Ma la chiesa (o almeno ciò che ne rimane) è ancora lì, sebbene nascosta da costruzioni addossate alle sue pareti. Definirne esattamente “capo e coda” non è semplice in quanto la facciata posta al civico 46 in lungadige Rubele sicuramente è stata realizzata in epoca recente, per di più in posizione parallela alla strada e non ortogonalmente al corpo dell’edificio. Sul lato opposto, invece, vi è un palazzo risalente probabilmente al XVI secolo. Ma, allora, come mai è stata costruita e ora non ce ne è più traccia? Le notizie al riguardo sono molto poche. Tuttavia, si sa che la sua origine è legata ai santi Fermo e Rustico che furono martirizzati a Verona,
fuori dalle mura romane, nel 304 d.C. Sul luogo dove furono imprigionati sorse poi una chiesa chiamata San Fermo in Cortalta. Oggi vi è un palazzo con due iscrizioni che ricordano i due santi. Dopo varie vicissitudini, i corpi tornarono a Verona nel 765 per volere del vescovo Annone e furono sepolti nella basilica costruita in loro onore «sin dai tempi antichi». Verosimilmente la chiesa di cui si fa riferimento è San Fermo Maggiore che presenta tuttora resti di un edificio di culto paleocristiano poi ricostruito a partire dal 1065 dai monaci benedettini. TUTTAVIA, SECONDO LO STUDIOSO Giuseppe Vedovato, pare che la chiesa di San Rustico «sarebbe stata costruita per custodire provvisoriamente i corpi dei due martiri dopo la traslazione annoniana in attesa della loro collocazione definitiva nella vicina basilica a loro intitolata». Dopo questa provvisoria “funzione” la chiesa continuò ad operare alle dirette dipendenze di San Fermo Maggiore, almeno fino al 1529 quando se ne fa menzione come chiesa
A CURA DI ERIKA PRANDI
59
Frammento di affresco all’interno dei locali di via Leoni
SPAZIO PUBBLICITARIO
parrocchiale. Il suo declino avvenne nel 1806 con le soppressioni napoleoniche. All’epoca vi era un’altra chiesa intitolata ai santi chiamata San Fermo al Crocefisso. Essa fu consacrata nel 1139 sul luogo del martirio dove ora vi è un palazzo all’angolo tra via Pallone e via Macello, ma fu distrutta alla fine dell’Ottocento. Un nuovo edificio di culto fu così costruito in via Filippini e venne chiamato San Fermo Minore. Della chiesa di San Rustico si sa poco se non che, probabilmente, custodiva l’arca funeraria di Giovanni della Scala, trasportata nel 1829 accanto alla chiesa di Santa Maria Antica. Vi erano poi opere di Cavaggioni, Marchetti, Creara, Balestra, Marchesini e Barbieri. Entrando nel locale di via Leoni si può ammirare un frammento di affresco risalente al XIII secolo e, accanto alla porta, due colonne originarie in marmo rosa che sorreggevano anticamente due arcate a tutto sesto. Probabilmente questo spazio, in origine aperto in quanto la pavimentazione è la stessa dell’area esterna, è stato chiuso intorno al XVI secolo come attestano il soffitto ligneo decorato e l’affresco della parete sinistra. Rimane, però, anche un cancello in ferro che collega lo spazio principale alla stanza secondaria. Un piccolo tesoro nascosto. ■
DUE LIBRI
60
& QUALCHE VERSO
PAGINE PER I GRANDI
A CURA DI
CHIARA BONI
IL LIBRO. Patologicamente obesa è una delle definizioni che si potrebbe dare a Roxane Gay o, meglio, al suo corpo. Ma questa locuzione quasi crudele nella sua praticità non basterebbe mai a contenere la moltitudine di esperienze che Roxane e il suo corpo hanno fatto: non ci starebbero le battaglie che hanno combattuto insieme, il dolore che hanno provato, l’amore che si sono conquistati. La storia di questo “corpo ribelle”, come l’ha definito lei stessa, e della caparbietà con cui è riuscito a farsi strada in una società che non lo accettava, non lo capiva, e che ha cercato di cambiarlo ogni giorno, ne fanno «Un libro indimenticabile che ogni donna dovrebbe leggere» (San Francisco Chronicle). L’AUTRICE. Nata in Nebraska da una famiglia di discendenza haitiana, Roxane Gay è una scrittrice, editrice, professoressa statunitense. Oltre a collaborare con il New York Times, Gay insegna Inglese alla Purdue University e ha fondato la Tiny Hardcore Press, casa editrice indipendente. Il suo romanzo d’esordio, pubblicato nel 2014, è An Untamed Tale; Fame è la sua prima autobiografia. Titolo: Fame. Storia del mio corpo CURIOSITÀ. Fame. Storia del mio corpo non è un libro semplice da leggere. L’autrice raramente risparmia il lettore dai dettagli più crudeli del percorso a ostacoli che l’hanno conAutrice: dotta a un passo dal baratro. Anche se è infarcito di momenti ironici e svolte positive, il libro Roxane Gay Casa Editrice: dà una grande lezione di vita che si può riassumere con le parole dell’autrice stessa: «Vivere Einaudi dentro questo corpo ha ampliato la mia empatia per gli altri e per le verità espresse dai Pagine: 280 loro corpi. Di sicuro, mi ha fatto vedere quanto è importante aprirsi ed accettare (non solo Traduzione: tollerare) diversi tipi di corpo. [...] Malgrado le frustrazioni, le umiliazioni e le difficoltà, cerco Alessandra Mortucchio anche dei modi per onorare il mio corpo. Che è resiliente. Posso sopportare qualunque cosa. Il mio corpo mi conferisce il potere della presenza. Il mio corpo è potente».
PAGINE PER I PIÙ PICCOLI
Titolo: Elefantasy
Autrice:
Maria Elena Walsh
Illustratore:
Andrea Antinori
Editore:
La Nuova Frontiera Junior
Pagine: 221
A CURA DI
ALESSANDRA SCOLARI
IL LIBRO. Un elefante abbandonato bussa alla porta della protagonista. Al collo ha una lettera di presentazione: «Gentile signorina, non si spaventi, sono un elefante. Il mio proprietario mi ha abbandonato, non ce la fa più a mantenermi e confida che lei, di cui è noto il buon cuore, voglia prendersi cura di me. Sono affettuoso e gran lavoratore». La protagonista ci prova, conscia che sarà un’avventura. Un elefante, Dailan Kifki, che non è facile gestire. Ad un certo punto finisce pure intrappolato sulla cima di un albero e nemmeno i pompieri riescono a tirarlo giù. Gli costruiscono un paio di ali e Kifki si diverte a sorvolare i cieli, mentre a terra si aggirano una serie di personaggi indimenticabili come il nonno e il nanetto Barba Bietola. Il finale? Davvero a sorpresa! L’AUTRICE. María Elena Walsh (Ramos Mejía, 1930 – Buenos Aires, 2011) è stata una scrittrice, compositrice, cantante e commediografa argentina, considerata «una leggenda vivente, eroina culturale e cresta di quasi ogni infanzia». 20 i dischi pubblicati e una cinquantina i libri per ragazzi. Tra i riconoscimenti ricevuti il premio H. C. Andersen nel 1994. Elefantasy, pubblicato in Argentina nel 1966, è arrivato in Italia grazie a La Nuova Frontiera Junior, tradotto da Angela Ragusa e arricchito da bellissimi disegni in bianco e nero di Andrea Antinori. CURIOSITÀ. Si tratta di un’opera che cambia davvero il modo di capire la relazione tra poesia e infanzia. La storia, surreale, riesce a coinvolgere il lettore, dalla prima all’ultima pagina, regalando divertimento puro e risate a piccoli (e grandi). Elefantasy, un vero classico della lettura per i bambini in lingua spagnola, ha avuto successo in tutto il mondo e viene paragonato a Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll. Da leggere per divertire i bimbi e per divertirsi.
Età di lettura:
da 7 anni
Traduttore:
Angela Ragusa
SE VI SERVE UN PO’ DI POESIA [...] Eppure, non mi risolvo. Resto. Mi lega l’erba. Il bosco. Il fiume. Anche se il fiume è appena un rumore ed un fresco dietro le foglie. [...]
(Perché restare, Giorgio Caproni)
Vincere è un Gioco!
SGUARDI 62
62
TRA CINEMA&CO
co min g s oon
a cura di Mattia Zuanni
IL FILM
Ci troviamo in una Los Angeles dove umani e pupazzi vivono insieme; quest’ultimi però vengono considerati esseri inferiori e, a quanto pare, nessuno si interessa dei sempre più frequenti assassinii della “Happytime Gang”. Toccherà ai colleghi poliziotti Phil(pupazzo) e Connie (umana) trovare una verità che qualcuno non vuole far scoprire.
CURIOSITÀ
Il regista, Brian Henson, è il figlio di Jim Henson, l’ideatore dei Muppet. Alla morte del padre, ne ha raccolto l’eredità proseguendo la “saga” delle marionette-pupazzo, producendo numerosi film. Nel doppiaggio italiano, la voce del protagonista è di Maccio Capatonda. Il titolo ricorda un altro lungometraggio di Quentin Tarantino (consigliatissimo) Bastardi senza gloria.
Titolo: Pupazzi senza gloria Genere: Commedia, Azione Durata: 91 minuti Regia: Brian Henson Attori: Melissa McCarthy, Elizabeth Banks, Joel McHale, Maya Rudolph Uscita (Italia): 18 ottobre
Fotografa qui per vedere il trailer del film
C LASSICI DA NON PERDERE Titolo: Ecco il film dei Muppet Genere: Fantastico, Commedia Durata: 95 minuti Regia: James Frawley Attori: Charles Durning, Austin Pendleton, Milton Berle, Mel Brooks
Kermit è una rana di palude, con un talento naturale per il canto, il ballo e le battute. La sua vita cambia quando incontra un talent scout (Dom DeLuise) che gli propone di partire per Hollywood e partecipare ad un’audizione che potrà farlo diventare ricco e famoso. Kermit accetta e lascia la palude. Nel corso del suo viaggio per Hollywood, incontra per la prima volta gli altri Muppet: come il simpatico orso Fozzie, uno stand-up comedian che lavora in uno squallido bar.
Foto artisticamente scattata da Colato Cesar
WWW.CESARPHOTOGRAPHER.COM
UNO SCATTO “interpretato”
Sullo stato di degrado della struttura sono stati scritti fiumi di inchiostro. Oggi, dello splendore antico rimane lo scheletro aggredito dall’incuria. La seicentesca Villa Pullè (zona Chievo) che sul finire dell’Ottocento ospitò pure un re dei Savoia (Umberto I), oggi non è meta di niente, se non di vandalismi. È dal 1977 che un comitato pro-apertura del parco si batte per far cessare lo scarica barile istituzionale. Qualcosa si muove, però, dopo le sollecitazioni dell’amministrazione all’Inps, proprietaria della struttura. Sulla questione, a parole, è intervenuta recentemente, con appelli bipartisan, anche la politica: dal Pd alla Lega passando per Sinistra in Comune, si chiede un futuro all’immobile ma soprattutto al grande parco adiacente che potrebbe diventare una risorsa verde per gli abitanti del quartiere. L’assessore all’Urbanistica del Comune scaligero Ilaria Segala ha fatto sapere che è stato avviato dall’Inps l’iter per conferire la villa al fondo immobiliare chiuso i3-Silver (fondo che fa capo alla società Invimit Sgr Spa, controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze). Il passaggio dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno e, dopo il completamento delle procedure burocratiche, il Comune ha promesso di aprire un tavolo di confronto per entrare in possesso dell’area verde. Così il parco che trattiene al suo interno un patrimonio culturale minacciato dal torpore più letale, quello del menefreghismo, potrebbe tornare (ed è ora) ad essere guardato. Ad essere vissuto.
63
Drink better, Drink Lesster
Birra Artigianale di Verona Prodotta in Lessinia
Via Prealpi, 26 - Stallavena (VR) (entrata CARRERA S.p.a.) Troverai un’ampio parcheggio, un PUNTO VENDITA accogliente e un PUB spazioso e attrezzato con posti a sedere all’interno e all’esterno, dove poter gustare le nostre birre anche alla spina e trascorrere momenti di relax con i tuoi amici. ORARIO Lunedì - Venerdì: 09.00 / 19.30 Sabato: 09.00 / 13.00
Birreria della Lessinia S.r.l. Via Prealpi, 26 - 37023 Stallavena di Grezzana (VR) Contatti : FOSCO (birraio) +39 342 6861422 MATTIA (resp. commerciale) +39 349 745 8040 - m.mattia@lesster.it info@lesster.it - www.lesster.it #SustainableCraftBeer Birra prodotta con energia 100% rinnovabile e sostenibile www.lesster.it/green
PILLOLE DI MAMMA
64
CON UN PO’ DI AMOREVOLE IRONIA
Le aspettative contraddette
Non so voi, ma io considero l’assistere alle chiacchierate fra mamme una delle cose più interessanti in assoluto, anche dal punto di vista antropologico sociale, perché si evince come gira il fumo nella realtà quotidiana delle famiglie di oggi. A CURA DI SARA AVESANI
L
O È ANCOR DI PIÙ quando una delle protagoniste, che chiameremo per semplicità “veterana”, è mamma già da qualche tempo e l’altra è una donna incinta. Il tutto parte da una notte insonne che la veterana descrive così: «Sai, stanotte non sono riuscita a chiudere occhio, chissà, forse, i dentini, l’inserimento all’asilo, il cane del vicino che ha abbaiato tutto il giorno e l’ha spaventato. Di fatto, solo tenendolo stretto-stretto nel lettone sono riuscita ad addormentarlo». «Mi vuoi dire che ha dormito con te e tuo marito?», chiede l’altra. E all’annuire della mamma veterana, l’altra parte con un’arringa - che neanche Tom Cruise in Codice d’onore - in cui chiarisce la sua totale contrarietà al co-sleeping (dormire insieme). «Non farò mai dormire mia figlia nel lettone, l’intimità con il mio partner deve rimanere esclusiva: starà nel suo lettino, buona e tranquilla, io la penso così!». E da qui un calare di situazioni o, meglio, proibizioni che probabilmente moltissime di noi avrebbero voluto portare avanti con fermezza, ma con le quali siamo scese a compromessi. SPESSO LE IDEE che avevamo in mente prima della nascita, vengono completamente scardinate dal tran - tran di tutti i giorni fra scuola, la-
voro, casa, parenti, amici. Quante volte ci siamo ripetute: «Non urlerò mai, non minaccerò mai nessuno, non darò mai il tablet, non farò mai vedere la tv fino al compimento del sedicesimo anno di età, come Aurora, la bella addormentata nel bosco». E poi ancora «preparerò tutto a mano, con prodotti biologici che sceglierò personalmente ogni giorno; gli insegnerò a suonare il pianoforte a tre anni e a cinque sarà già nella nazionale juniores di tennis; gireremo il mondo a cavallo, andremo in barca nell’oceano». Le attese dei genitori verso un bimbo che deve ancora nascere non sono alte, sono I.D.R., ossia, Impossibili Da Raggiungere. A questo punto sapete la veterana che ha fatto? Ha abbandonato il campo di battaglia. Credo che, nel suo profondo, non aspetti altro che rincontrare la sua “rivale”, a figlio fatto, un po’ come la storia del cinese, del cadavere, del fiume. Io ho imparato sulla mia pelle che non esiste «mio figlio non farà mai così», perché i bambini ti sconvolgono e ti fanno vivere una vita che nemmeno lontanamente potevi immaginare. E le aspettative? Quelle sono sempre una fregatura, soprattutto quando restano le tue, che riversi sui tuoi pargoli. Scopriamoci insieme, noi come genitori e loro come figli, e ognuno avrà la sua storia (di famiglia). ■
Articolo pubbliredazionale
La Lessinia va vissuta.
Tutto l’anno
Q
ualità e genuinità del prodotto, filiera molto corta e riscoperta delle tradizioni territoriali raccontate e spiegate bene al cliente. È questo il mix sul quale sta puntando da tempo il ristorante pizzeria Lenci Tre di Bosco Chiesanuova per destagionalizzare la presenza turistica in Lessinia, e all’interno del proprio locale, e ridistribuirla su un arco temporale più ampio rispetto ai due o tre mesi estivi. Una sfida non facile, che richiede energia e collaborazione tra più soggetti e attori protagonisti presenti nei comuni montani della Lessinia, accettata tuttavia con coraggio dalla famiglia Benedetti, unita e compatta nel portare avanti questo pensiero: «Lavorare nel ristorante di famiglia, per me e per i miei fratelli, è stata una scelta di vita scandita da molte rinunce, ma dettata dall’amore infinito che proviamo per questo territorio – spiega Pierpaolo, figlio maggiore di Fernando Benedetti e della moglie Giuliana. – Un amore autentico, lo affermo senza retorica, che cerchiamo di trasmettere sia nel prodotto che prepariamo e serviamo ogni giorno, sia nel tentativo di raccontare ai nostri clienti l’unicità dei luoghi che ci circondano e in cui siamo nati». Pierpaolo, laureato in Scienze e cultura della gastronomia
R I S T O R A N T E P I Z Z E R I A
e della ristorazione all’università di Padova, e impegnato in sala a stretto contatto con i clienti, ha un sogno: «Riuscire a trasmettere alle persone che ci vengono a trovare l’impegno e la volontà, non solo nostra, ma anche di altri ristoratori della zona, di voler offrire sempre un prodotto di qualità, ricercato, con ingredienti coltivati o lavorati in loco. Pensiamo alla filiera corta della pecora brogna o della gallina grisa, oppure dei formaggi e dei latticini prodotti nelle malghe. Il tutto con un unico obiettivo, quello di invitare le persone a cercarci tutto l’anno, non solo due mesi d’estate. Questa la vera sfida». Per quanto riguarda la pizza, Lenci Tre propone da tempo farine selezionate, anche integrali ricchi di fibre, che unite al lievito madre a lunga lievitazione e a ingredienti genuini, di stagione, crea un prodotto salutare ad alta digeribilità. «Stiamo tornando alle antiche farine integrali, a scapito delle farine industriali che hanno conosciuto la loro diffusione negli anni del boom economico. C’è uno studio e una ricerca alla base di cui andiamo fieri. – conclude Pierpaolo – Così anche per i piatti, legati alla tradizione e alla riscoperta delle nostre origini». Lenci Tre condivide questo impegno con altri sette ristoranti del territorio riuniti sotto il marchio di “Lessinia Gourmet”. L’anno scorso si sono presentati assieme alla Fiera del Riso di Isola della Scala, appuntamento chi si ripeterà anche nel 2018, e hanno dato vita a una rassegna gastronomica itinerante nei locali aderenti all’iniziativa. Quest’anno si partirà proprio da Lenci Tre, il 28 settembre. Pizzeria Ristorante Lenci 3 Via Piccoli Marcello 61 Bosco Chiesanuova (VR) 045 7050057 - info@lencitre.it
Da sinistra: Stefano, Alessandro, Fernando, Pierpaolo, Giuliana, Giovanni e Damiano
MANDA LA TUA DEDICA SU WHATSAPP 347 1058318 OPPURE A REDAZIONE@GIORNALEPANTHEON.IT
Il Muro di Giulietta Non ho mai pensato di poterti avere, di riuscire a camminarti accanto senza quel timore conficcato dentro di saperti perdere. (Alessandro) Quando si scopre se siamo giusti per qualcuno? Perché ti amo e non ti amo, però, forse, ti amo. (Lorenzo) A voi due che vi siete sposati non perché siete seri ma perché vi amate seriamente. (A Cecilia e Andrea) Tanto lo sappiamo tutti e due che in quel casino di dubbi c’è il riflesso del nostro cuore spaventato da ferite future. (Chiara)
A te che non mi conosci, manco mi vedi quando mi perdo nelle tue parole rubate in mensa. Sei bello. Quasi, certamente, troppo per me. (Viola) Mi sembrano inadeguate tutte le dediche che ti scriverei. Perché parlare con te è sempre per me uno stupore sventato, perché sono felice quando mi prendi la mano per strada, quando mi chiedi centinaia di volte se lo faremo davvero quel viaggio là, insieme, come due morosi veri. (tua scemina)
Sarai una sposa di una bellezza inaudita (A te, sorella, dalla tua E.)
Al ragazzo coraggioso che sei. Ti guardo e spero solo di imparare un poco. (A Marco)
Sono passati quattro anni, forse cinque. E io ti ringrazio ancora. (Non mi firmo perché tanto lo sai che sono sempre io)
Siamo nell’elenco degli amori non riusciti. Se c’è un Dio, sicuramente, ogni tanto sfoglierà questo librone di passioni interrotte. Ecco, magari, un giorno leggerà il mio nome accanto al tuo, poi dirà che è giusto; le cose dovevano andare così, era quasi ovvio che si impiastricciassero per insicurezze varie. Non eravamo fatti l’uno per l’altra. Non potevamo cucirci noi che siamo due artisti delle fughe, due anime sempre scucite. Eppure quanto era bello barcollare con te. (Lily)
VUOI DICHIARARE IL TUO SENTIMENTO (di qualsiasi intensità sia)?
INVIACI IL TUO PENSIERO
66
67
ANGOLO PET OGNI MESE QUELLO CHE C’È DA SAPERE
ANIMALI O INFLUENCER?
Non solo noi possiamo diventare famosi attraverso i social network ma anche gli animali che, messi online dai loro padroni, possono accumulare migliaia di like e follower con una sola foto, attirando l’attenzione di aziende pronte a pagare per veder sponsorizzati i propri prodotti. A CURA DI INGRID SOMMACAMPAGNA
C
HI ACCHIAPPA PIÚ LIKE SU Instagram? Non solo modelle bellissime ma anche animali di ogni specie, ritratti in foto divertenti o in pose riflessive e affettuose. I loro padroni utilizzano le piattaforme più conosciute per condividere selfie (secondo il World Animal Protection dal 2014 ad oggi, sui social media l’aumento dei selfie con animali è stato del 292%) ma anche video con sfondi sempre molto curati per attirare più follower. Gli animali postati in rete, dopo una certa soglia di visualizzazioni, condivisioni e mi piace, possono diventare dei veri e propri influencer come i loro corrispettivi umani. Secondo MarketWatch, un cane con 20 mila follower riesce a guadagnare 200 euro per post, mentre chi ha tra i 150 e i 200 mila seguaci anche 3.000 euro. Con un milione di follower sicuri 10 mila euro a singola foto pubblicata e sponsorizzata da un brand specifico. Tra i più famosi pet su Instagram, con tanto di merchandising e gadget personalizzati, troviamo Jiffpom, un volpino di Pomerania, morbidoso e sempre dal coiffeur, con 8,8 milioni di seguaci e un canale Youtube. Viene poi Doug The Pug, un carlino con 3,6 milioni di follower, circondato sempre da celebrità. Come dimenticare la gatta dall’espressione “incavolata”, soprannominata Grumpy Cat, con 2,5 milioni di seguaci, che vanta pure una pagina su Wikipedia. Anche i vip creano un profilo Instagram - il social che, al momento, va per la maggiore – per il loro animale, come Matilda Ferragni, la bulldog
francese dell’omonima fashion blogger, che accumula fino a 500 mila cuoricini a foto o, Aleister Von Teese, il gatto della diva del burlesque Dita, con 111 mila follower. NEL VENETO CI SONO PET INFLUENCER? Su Instagram troviamo il padovano Artù, un basset hound sempre in viaggio, con 13,7 mila seguaci e, a Verona, Staffy, un staffordshire bull terrier massiccio che sembra sempre sorridere, con 2.043 supporter. Non sempre i pet vip sono animali perfetti e di razza, infatti, anche quelli con disabilità o rare particolarità spopolano sui social, come Lil Bub con 1,8 milioni di follower (una gatta senza denti a causa di un difetto genetico). Altri ancora, come serpenti, maiali, cavalli o furetti aiutano con i loro scatti mediatici a raccogliere fondi per associazioni. Cosa aspettate? Cercateli in rete, sbirciate le loro vite e sorridete: perché gli animali sono un toccasana per la felicità! ■
SÌ, CI SONO ANCHE I PET SOCIAL NETWORK: C’è il russo DruzhOK, ma ci sono anche gli italiani Dogalize e BePuppy che permettono di creare una rete tra appassionati di animali con foto, scambi di idee e notizie. Una community ampia che fa incontrare tra loro professionisti del settore, veterinari e pet sitter. Oltre a simpatici selfie, si scoprono anche tanti luoghi e servizi pet friendly.
68
articolo pubbliredazionale
Studio Dentistico specializzato in Chirurgia e Implantologia
Studio Dentistico Via Enrico de Nicola 34
Grezzana 045 90 72 73
CHE COS’È UNA OTTURAZIONE? L’otturazione è un trattamento odontoiatrico che ha come obiettivo quello di restaurare la struttura e la morfologia dei denti lesionati dai processi cariogeni o dai traumi. Questo intervento blocca il diffondersi della lesione, disinfetta la zona danneggiata e ricostruisce la forma originaria del dente lesionato. Le otturazioni rendono il dente nuovamente adatto al delicato e continuo compito della masticazione, ostacolato dal dolore delle carie.
Per quali motivi bisogna eseguire un’otturazione? I motivi per cui bisogna farlo sono molti. In primo luogo per curare i denti cariati. La parte danneggiata viene rimossa e ricostruita la sezione del dente lesionato con un materiale composito. È necessario otturare e sigillare le cavità aperte a causa di un dente scheggiato o rotto per un incidente o un trauma anche per prevenire il formarsi di una nuova carie. La sigillatura dei molari si effettua proprio a tale scopo. Non è una procedura invasiva e non serve anestesia I solchi e le fessure dei molari permanenti, a causa della loro conformazione anatomica, rappresentano un luogo ideale per l'annidamento e la proliferazione dei batteri. La superficie di questi elementi ha poco smalto ed è perciò più soggetta agli attacchi cariogeni. Inoltre in queste zone l'instaurarsi e l'evoluzione della carie è particolarmente rapida: sia perché c'è poca autodetersione da parte dei liquidi orali e della lingua, sia perché è più difficile per lo spazzolino raggiungere i molari. La sigillatura è una procedura molto semplice da realizzare: dopo aver ripulito con un apposito spazzolino la superficie del dente, quest'ultima viene mordenzata per 20 secondi. Una volta isolato il dente dai liquidi salivari con del cotone o con una diga di gomma, si applica il sigillante che viene poi fotopolimerizzato. È una procedura non dolorosa, né invasiva, tanto è vero che non richiede alcuna forma di anestesia.
Vi aspettiamo presso il nostro centro per eseguire un controllo per la prevenzione delle carie, per tutti i bambini e ragazzi fino a 16 anni le visite sono gratuite. FISSA IL TUO APPUNTAMENTO DI PREVENZIONE
BELLEZZA AL NATURALE Tre rimedi per i capelli con il tea tree
Con il cambio di stagione spesso si notato alcuni cambiamenti nel cuoio capelluto: la cute diventa più grassa e i capelli più sottili e tendenti alla caduta. Un valido alleato in questa stagione è l’olio essenziale di tea tree: le sue proprietà antisettiche, antibatteriche e antimicotiche, infatti, lo rendono adatto anche al trattamento della chioma.
1
Olio per la crescita dei capelli: Aggiungendo qualche goccia di olio essenziale di tea tree ad un olio vegetale a scelta (cocco, mandorle o ricino) si può ottenere un olio perfetto per stimolare la crescita dei capelli, semplicemente massaggiando il cuoio capelluto e lasciando in posa prima del lavaggio. Il tea tree, infatti, aiuta nella pulizia dei bulbi e dona un effetto rinfrescante e stimolante.
2
Shampoo antiforfora: Il tea tree è noto per la sua efficace azione antiforfora: qualche goccia di olio essenziale aggiunta allo shampoo aiuterà a purificare il cuoio capelluto e a liberarsi così della forfora.
3
Impacco per cute secca: Il tea tree può essere aggiunto anche in un trattamento per il cuoio capelluto secco da fare prima dello shampoo. Aggiungendo poche gocce ad una base di olio di jojoba si passa poi a massaggiare la cute per 10-15 minuti, prima di procedere al normale lavaggio.
70
Partecipa al nuovo progetto di produzione di energia per la tua casa! Acquista quote degli impianti fotovoltaici le Fattorie del Salento, il nuovo progetto della cooperativa WeForGreen Sharing, sviluppato per permettere alle persone che non possono installare un proprio impianto fotovoltaico perché abitano in condominio, sono in affitto o hanno vincoli storicoarchitettonici, di autoprodurre e consumare la propria energia pulita. Associarsi alla cooperativa e partecipare al progetto significa: autoconsumare solo energia rinnovabile che utilizza il sole come fonte di approvvigionamento, ripagarsi la bolletta grazie ai benefici dei ristorni e degli altri vantaggi che la cooperativa riconosce ogni anno a ciascun socio, sviluppare una propria indipendenza nei consumi di casa grazie all’autoproduzione di energia.
Scopri di più... Chiamaci al numero verde 800 999 211, scrivici su cooperativa@weforgreen.it o vieni a trovarci in Via Torricelli 37 - 37136 Verona (ZAI)
www.weforgreen.it
STORIE DI STORIA 72
LIBERAMENTE ROMANZATE
L’Ossario di Custoza e quei giorni lontani
A
CUSTOZA QUEL LUGLIO FACEVA un gran caldo. La situazione era resa bollente dal sole che inesorabile scaldava le colline e dai battaglioni austriaci e sardo/ piemontesi che prendevano posizione, pronti ad affrontarsi in giornate di lunghe e cruente battaglie. La prima guerra d’Indipendenza era in una delle sue fasi culminanti e su quel terreno trovarono la morte per un’idea di libertà centinaia di vite. C’è un Ossario che svetta nell’epicentro di quelle battaglie: il suo Obelisco raggiunge i quaranta metri d’altezza e nella sua cripta sono conservati i resti dei caduti. Fu inaugurato nel 1879 (perché ci fu una replica, nel 1866, nella terza guerra d’Indipendenza) e il suo promotore fu don Gaetano Pivatelli, un prete di campagna che con l’aiuto dei suoi compaesani, raccolse quelle povere spoglie per darne una degna sepoltura. TESTIMONIANZE SOLIDE che si possono trovare nella cripta: teschi esposti in perfetto ordine e che riportano le ferite della battaglia, prove concrete insomma di quanto si è sofferto in quelle giornate. L’impegno poi che viene richiesto per la salita dei sessanta scalini viene ricompensato dal panora-
ma che si apre agli occhi. Aiutandosi con le tacche incise sulla pietra bianca, in corrispondenza delle varie località dove si sono svolti i combattimenti, si può rivivere la geografia delle battaglie «…di là si offre allo sguardo un panorama sorprendente, Mantova, Verona, i colli Euganei, il lago di Garda, la torre di Solferino, un centinaio di paesi, migliaia di case sparse e tutti i punti ove si combatté eroicamente e dove fu sparso il sangue che ha fecondato le zolle della nostra libertà…» cita una guida di fine Ottocento. La Casa del Custode, a fianco dell’Ossario, è una tappa obbligata della visita, un museo che racconta la storia anche attraverso l’interattività, grazie ai testimoni di quelle che furono quelle giornate: due generali, un giovane ufficiale destinato a diventare uno degli scrittori più amati dell’Italia post-risorgimentale, un prete di campagna, un influente teorico dell’architettura. Sono loro che accompagnano i visitatori come vere e proprie guide in questi due piani allestiti magnificamente. L’Ossario insomma racconta un pezzo importante della nostra storia. È un messaggero silenzioso che da più di un secolo e mezzo ci raccomanda che la pace e la fratellanza sono l’inevitabile e doveroso futuro di tutta l’umanità. ■
A CURA DI
MARCO ZANONI
Frantoio Arvedi
SIAMO PRONTI ALL’APERTURA Produzione e confezionamento nel proprio frantoio i n l o c a l i tà C u z z a n o c o n s o l e o l i v e d i p r o p r i e tà
t e l . 0 4 5 9 0 7 0 4 5 - fa x 0 4 5 2 3 7 5 5 7 1 - o l e i f i c i o @ v i l l a r v e d i . i t
74
IL CALENDARIO DEL MESE gli eventi di Ottobre, secondo noi
a cura di Paola Spolon
02
NUOVI ORIZZONTI Luogo: Il Cerchio Atelier d’Espressione Ora: 20.30
03
04
CENE CON DEGUSTAZIONE Luogo: Signorvino Ora: 20.00
05
BIOLOGIC: DALLA TERRA ALLA STRADA Luogo: Ex Arsenale austriaco Ora: 11.00
06
ROMEO & JULIET Luogo: Arena di Verona Ora: 21.00
07
52a FIERA DEL RISO Luogo: Isola della Scala Ora: tutto il giorno
08
RAFAT BLECHACZ Luogo: Teatro Filarmonico Ora: 20.30
09
(RI)PRENDERE IL REALE - Lezione 1 Luogo: Biblioteca Civica Ora: 17.00
01
10
MUSEO DELLA RADIO DENTRO PORTA NUOVA Luogo: Porta Nuova Ora: tutto il giorno
Rimanda le cose urgenti e fai le cose importanti.
11
DANTE - VERSO IL 2021 Luogo: Corte Sgarzarie Ora: 18.30
12
INAUGURAZIONE SHOWROOM MARTINI MOBILI Luogo: Piazza Cittadella Ora: 17.00
TRE GRADINI E UN ALBERO DI LIMONI Federico Pasqualini Luogo: Museo Africano Ora: 20.30
legenda MOSTRE/ARTE
CINEMA
LIBRI
MUSEO
SPORT
INCONTRI
75
13
HOSTARIA - IL FESTIVAL DEL VINO DI VERONA Luogo: Verona Ora: 11.00
14
LABORATORIO: IL REPORTAGE GIORNALISTICO - Imma Vitelli Luogo: Sala Civica E. Lodi Ora: 09.30
16
JUDITHA TRIUMPHANS Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30
17
BLIND DATE Luogo: Teatro Ristori Ora: 20.30
19
AN EARLY BIRD Luogo: Cohen Verona Ora: 21.30
20
LEZIONI DI VINO Mr. Trento Doc Luogo: Signorvino Ora: 18.30
23
120a FIERACAVALLI Luogo: Veronafiere Ora: tutto il giorno
26
22 25
15
22a FIERA DELLA POLENTA Luogo: Vigasio Ora: tutto il giorno
Passa una giornata “inutile”, senza obblighi, senza ambizioni, senza doverosi resoconti sui social.
FIERA
DANZA
MUSICA
’
’
29
Guarda alla felicita altrui senza risentirti. Lascia in un angolo gli antagonismi: perche non e una gara e non lo e mai stata.
’
28
AMORE
21
KRISHNA BISWAS Luogo: Cohen Verona Ora: 20.00
24
BRAHMS E SCHUBERT Luogo: Accademia Filarmonica Ora: 20.30
GIORNATA INAUGURALE MASTER SCRITTURA DI VIAGGIO Claudio Visentin e Guido Bosticco Luogo: Lo Speziale Ora: 10.00
30
non ce lo siamo dimenticati: non ci stava
PASSIONE VOLANTE, 100 VOLANTI DI FORMULA1 Luogo: Museo Nicolis Ora: tutto il giorno
18
IL MORO NEL PIATTO Luogo: Castelnuovo del Garda Ora: 10.00
27
SAN FRANCISCO Elena Refraschini Luogo: Museo Africano Ora: 20.30
14a ARTVERONA Luogo: Veronafiere Ora: tutto il giorno
31
CARNEVALE
Happ y Hal
TEATRO
loween!
in cucina con Nicole
76
Cucinare è amore che si può assaggiare a cura di NICOLE SCEVAROLI
senzalattesenzauova.ifood.it
Apriamo la stagione della zucca con un antipasto semplice ma gustoso
SFORMATINI DI ZUCCA INGREDIENTI • 250g zucca cotta al vapore* • 2 uova • 40g formaggio grattugiato
Frullate zucca, uova e formaggio, aggiustate di sale. Dividete il composto in 4 formine. Posizionatele all’interno di una teglia dove verserete 1 bicchiere d’acqua. In forno a 180 gradi per 20 minuti. *potete sostituire la zucca con la verdura che preferite
Un dolce tradizionale in versione ridotta!
MUFFINS PERE E RICOTTA INGREDIENTI • 3 uova • 350g ricotta • 150g zucchero • 250g farina 1 (semi-integrale) • 1 bustina di lievito vanigliato • 3 pere
Sbattete uova, ricotta e zucchero. Unite farina, lievito e pere a tocchetti senza levare la buccia. Trasferite il composto nella teglia per muffins foderata con i pirottini di carta ed infornate. 180 gradi per 30 minuti. *per avere dei muffins senza glutine: sostituite la farina 1 con la farina di riso.
77
TUTT
OFFERTE VALIDE DAL 05 AL 21 OTTOBRE 2018
BOLLITO MISTO
€ 5,80
AL KG.
LONZA DI SUINO NAZIONALE IN TRANCIO AL KG.
5,50 € 12,50 € 6,90 €
POLPA D’ANATRA MACINATA AL KG.
SVIZZERE DI CARNE BIANCA AL KG.
A SAN BENEDETTO ACQU LE RA TU NA LT. 2 AL LT. € 0,13
0,25 € 5,20 € 2,30 € 2,80
€
AULUS OLIO E.V. 100% ITALIANO LT. 1
. 250 LAVAZZA ROSSA GR al KG. € 9,20
DIETOR GR. 200 al KG. € 14,00
TTO
300 CAMEO VITALIS GR. al KG. € 6,60
1,98 € 1,58 € 0,59 € 0,99
€
GR. M. BIANCO BISCOTTI 330/350 2 al KG. € 4,79/€ 4,5
A BARILLA PASTA SEMOL GR. 500 al KG. € 1,18
RANA TORTELLINI SFOGLIAVELO GR. 125 al KG. € 7,92
A GALBANI MOZZARELL VALLELATA GR. 125 al KG. € 9,20
1,15 € 1,50 € 0,90 € 1,49
€
I PATAMORE GNOCCH HI NC BIA I AT RIG GR. 400 al KG. € 3,75
YOMO YOGURT GR. 125X2 al KG. € 3,60
NEGRONI PROSCIUTTOl’etto COTTO STELLA AL KG. € 14,90
P MONTE VERONESE DOl’etto AL KG. € 6,20
0,62 € 1,29 € 1,78 € 4,98 € 1,90 € 0,80 € 2,98 € 10,90
€
PROSCIUTTO CRUDO NOSTRANO AL KG. € 12,90
l’etto
LINES IDEA LIBERTY ANATOMICO X24
PAMPERS SALVIETTE SENSITIVE X126+42
FOXY CARTA IGIENICA 4+2 ROT.
ICIO AQUAFRESH DENTRIF . OT PR PLA TRI TUBO ML. 75 DIXAN DET. LIQUIDO 18+2 LAVAGGI
RE SOLE BIANCO POLVE 130 MISURINI
Findus i gratinati Gr. 380 al kg. € 10,47
Findus Croccole Gr. 400 al kg. € 9,95
€ 3,98
SETA
€ 3,98
OFFERTE ESCLUSE DA ALTRE PROMOZIONI IN CORSO
ICURE CARNI S SCELTA A DI PRIM
II G I O SCON VEDÌ TO 10 IMME DIATO SU TU %
CONSIGLI E RIFLESSIONI 78
TARGATI ADICONSUM
LA MATEMATICA
NON È UN’OPINIONE, QUESTA VOLTA I tassi di interesse riportati sul retro dei buoni fruttiferi postali spesso non vengono calcolati correttamente da Poste Italiane. Finalmente arrivano le decisioni dell’Arbitro Bancario Finanziario che riconoscono agli investitori l’importo effettivamente dovuto.
A cura di Carlo
Battistella
I
NVESTIRE I PROPRI RISPARMI nei buoni delle Poste era una prassi assai diffusa tra le generazioni precedenti che, pur lamentandosi per la lentezza degli uffici postali, non nutrivano dubbi sull’affidabilità finanziaria di questo istituto statale. Fino alla fine degli anni ‘80, infatti, acquistare uno buono postale garantiva un profitto importante e, soprattutto, predeterminato. Emessi in tagli da 250.000 fino a 5.000.000 di Lire questi titoli permettevano all’investitore di conoscere sin da subito il rendimento esatto che avrebbero prodotto al momento della loro liquidazione. Il buono fruttifero, trattandosi di un vero e proprio pezzetto di carta in tutta la sua palpabile materialità (non solo un semplice numerino visibile su uno schermo come accade ora), recava sul retro una tabella con i tassi di interesse e gli specifici valori di rimborso che sarebbero stati corrisposti per ciascun bimestre a partire dal 1° anno successivo all’acquisto sino al 31 dicembre del 30° anno. Tutto molto positivo. Peccato però che, anche in questo caso, i risparmiatori italiani abbiano visto tradite le loro aspettative. Oltre ad essere intervenuti, nel corso degli anni, alcuni decreti ministeriali che hanno modificato in senso peggiorativo i saggi di interesse originariamente previsti, i clienti
di Adiconsum Verona
di Poste Italiane si sono visti offrire somme a rimborso di titoli trentennali nettamente inferiori rispetto a quanto stabilito dalle tabelle stampate su carta. NEL CASO PIÙ RECENTE RELATIVO alla serie Q/P ciò che non veniva e non viene correttamente calcolato da Poste al momento del rimborso è la quota aggiuntiva che matura nell’ultimo scaglione di detenzione (quello dal 20° al 30° anno). Ma ecco la buona notizia: a seguito dei ricorsi presentati da Adiconsum Verona l’Arbitro Bancario Finanziario si è pronunciato in modo positivo emanando decisioni molto significative. Nel dettaglio, l’ABF ha riconosciuto la validità delle condizioni indicate a tergo dei titoli di questa serie, ordinando a Poste Italiane di ricalcolare il valore di rimborso applicando i rendimenti previsti dal 20° al 30° anno (ad esempio per i buoni da L. 500.000 si tratta di L. 129.075 ogni due mesi per dieci anni). Per chi è in possesso di buoni postali, quindi, il consiglio è di sottoporre alla verifica di un’Associazione Consumatori il valore di rimborso proposto da Poste Italiane, anche qualora si sia già provveduto ad incassarli. Per saperne di più www.adiconsumverona.it
79
FAI CONOSCERE LA TUA
ATTIVITÁ
250mila contatti
TI ASPETTANO 80 MILA
SOCIAL NETWORK
90
MILA
12
10
MILA
MILA
12
MILA WORKSHOP
LA RADIOVISIONE DEI VERONESI PROTAGONISTI
TV canale 640
Per la tua pubblicità www.veronanetwork.it | marketing@veronantework.it | +39 045 865 0746
46
MILA
TV
LA RADIOVISIONE DEI VERONESI PROTAGONISTI
canale 640
Si ascolta Si ascolta Si vede Si vede Si AMA Si AMA Seguici su: www.radioadige.com APP Radio Adige Radio Adige TV Radioadigetv #radioadige640 Radio Adige TV Radio Adige TV Canale 640 DTT per la tua pubblicità su Radio Adige:
marketing@veronanetwork.it - Tel. 045 8650746