Pantheon 54 - A basso consumo

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copia gratuita Ottobre 2014

€ 2,50

P antheon

Ottobre 2014

Anno 7 numero 8

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Pantheon il magazine di Verona www.giornalepantheon.it

erno

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Speciale

Abbiamo esaurito le risorse che la Terra ci mette a disposizione. Dobbiamo fare marcia indietro.

A BASSO CONSUMO VITICOLTURA

INTERVISTA

TERRITORIO

UNIVERSITÀ

2014 “annus horribilis” per l’Amarone Veronese

Con Mattia Cacciatori fotoreporter veronese

Continua il dibattito sul lupo in Lessinia

#univrtellers, il sito realizzato dagli studenti



EDI TOR IALE di Matteo

L

Scolari

a Terra è in affanno. Ne siamo consapevoli ormai da tempo, tuttavia facciamo sempre fatica ad ammetterlo, nonostante alcuni campanelli d’allarme siano ben chiari ed evidenti. Lo scorso 19 agosto, ad esempio, si è registrato il cosiddetto “Overshoot Day”, ovvero la giornata in cui il nostro pianeta esaurisce tristemente le risorse naturali che è in grado di generare in un anno. Da quella data in poi, e fino a fine anno, parafrasando il gergo automobilistico potremmo dire che la Terra “entra in riserva”. Questo significa che in meno di otto mesi, con i nostri stili di vita e con i nostri consumi, dilapidiamo le scorte e i beni naturali che il pianeta ci mette a disposizione teoricamente per 365 giorni. E non stiamo parlando solamente di gas o di combustibili fossili come si potrebbe pensare, ma anche di risorse idriche, foreste, terreni coltivabili, specie ittiche… A segnalarci la data del superamento della soglia di sostenibilità è il Global Footprint Network,

Cosa potremmo fare per limitare la nostra “impronta” sul pianeta? ...Quali soluzioni nuove e quali prospettive possono essere adottate per tutelare la biodiversità e l’integrità della Terra? un’organizzazione internazionale no-profit con base in Stati Uniti, Belgio e Svizzera impegnata nella promozione di stili di vita sostenibili. Ciò che più impressiona, in negativo, è che questo Overshoot Day (che in italiano si potrebbe tradurre con “andare oltre, passare il limite”) anticipa sempre di più, anno dopo anno, la sua uscita sul calendario. Il primo “Overshoot” ad essere calcolato è stato il 19 dicembre 1987. Nel 1990 si era spostato al 7 dicembre, nel 2008 al 23 settembre. Questo significa che la data di esaurimento scorte si sposta sempre più indietro e se all’inizio degli anni Ottanta si collocava verso la fine anno, negli ultimi tempi pende pericolosamente verso l’estate. Secondo le stime dell’organizzazione per vivere con le risorse che attualmente utilizziamo avremmo bisogno di un pianeta e mezzo. Continuando di questo passo, le Terre necessarie a garantirci un rifornimento costante di risorse dovrebbero diventare due, se non tre, entro il 2050. A questo punto ci viene spontaneo porci alcuni interrogativi: fino a quando potremmo permetterci di proseguire su questi standard? Cosa potremmo fare per limitare la nostra “impronta” sul pianeta? L’Overshoot è un processo ormai irreversibile? E ancora...sarà possibile garantire cibo e acqua alla popolazione mondiale nei prossimi anni?

Quali soluzioni nuove e quali prospettive possono essere adottate per tutelare la biodiversità e l’integrità della Terra? A rispondere a queste e ad altre domande di fondamentale importanza per la generazioni future e a coinvolgere in un grande dibattito globale circa venti milioni di persone, sarà la prossima Esposizione Universale di Milano che si svolgerà nel capoluogo lombardo dal 1 maggio al 31 ottobre dell’anno prossimo. Il tema scelto per EXPO 2015, infatti, è “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Gli itinerari tematici proposti nei nove cluster (riso, cacao, caffè, frutta e legumi, spezie, cereali e tuberi, bio-mediterraneo, isole mare e cibo, zone aride) ci faranno una panoramica sulla storia dell’uomo e dei suoi stili di vita nel corso dei secoli, si parlerà di abbondanza e privazione, di paradossi dell’era contemporanea e si discuterà sul futuro del cibo, che dovrà essere anch’esso sempre più sostenibile per avere un mondo più equo. Expo Milano 2015 sarà la prima Esposizione della storia che punta proprio al dibattito e all’educazione sull’alimentazione, sul cibo, sulle risorse a livello planetario. Un’opportunità irripetibile, e abbiamo la fortuna di averla in casa, proprio qui, in Italia. Non abbiamo più scuse per rimanere indifferenti.

“Conoscere il tuo pianeta è un passo verso il proteggerlo” Jacques Yves Cousteau


n P antheo il magazine di Verona www.giornalepantheon.it

SOMMARIO

redazione e collaboratori

Registrazione Tribunale di Verona n.1792 del 5/4/2008 Numero chiuso in redazione il 2/10/2014 Direttore responsabile: Matteo Scolari Capo redattore: Matteo Bellamoli Redazione: Matteo Scolari, Matteo Bellamoli, Moira Falzi, Fabio Dai Prè, Flavio Brutti.

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Hanno collaborato al numero di ottobre 2014: Adconsum Verona, Marta Bicego, Giorgia Castagna, Valentina Garonzi, Francesca Mauli, Giovanni Melotti, Francesca Merli, Arianna Mosele, Marco Nicolis, Camilla Pisani, Erika Prandi, Miryam Scandola, Nicole Scevaroli, Alessandra Scolari, Giovanna Tondini, Francesco Turlon, Giulia Zampieri, Mattia Zuanni.

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Copertina e progetto grafico: Flavio Brutti, Matteo Bellamoli

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Società editrice: InfoVal S.r.l. via Tavigliana 1/A, 37023, Grezzana, (Vr) P.Iva: 03755460239 tel. e fax. 045.8650746 mail: redazione@giornalepantheon.it web: www.giornalepantheon.it Facebook/Pantheon Twitter: @pantheonvr Sviluppo commerciale e pubblicità: Moira Falzi 340 8775197 Fabio Dai Prè 340 0735137

Stiamo spremendo il pianeta Saremo in grado di reggere questi ritmi fino al 2050? Parola agli esperti.

ATTUALITÀ Vendemmia 2014 I protagonisti del vino veronese si confrontano sui risultati di questa raccolta.

SPECIALE EXPO/1

Alla scoperta dello street food 7miglialontano, un progetto di EXPO, ci porta alla scoperta dei sapori nel mondo.

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Opprotunità per l’innovazione Il 23 ottobre ripartono le attività di Innoval orientate ai giovani e alle idee.

TERRITORIO

Fratello lupo o lupo cattivo? Non si spegne il dibattito sul lupo in Lessinia: quale futuro?

SPETTACOLO

Festival del Cinema Africano Torna in città con la sua XXXIV edizione la rassegna del cinema d’Africa.

Al via VeronaExpo

TESORI NASCOSTI Villa La Carrara

getto che lega Verona con EXPO 2015.

Iniziamo da qui una serie di uscite in luoghi magici del territorio.

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MONDO IN ROSA

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Fotografo per raccontare Intervista con Mattia Cacciatori, reporter veronese in zone di guerra.

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Un blog per le mamme “Verona che mamme” è un sito dove incontrarsi, parlare e confrontarsi.

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Nitrati? Serve un approccio integrato Torniamo sull’argomento nitrati, molto caro a tutti gli operatori agricoli della montagna.

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PRIMO PIANO Le risorse della terra non reggono i nostri consumi

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Stiamo spremendo il nostro pianeta

di Matteo Bellamoli e Francesco Turlon

Il Global Footprint Network ha lanciato l'allarme anche quest'anno. Abbiamo superato la soglia di consumi “consentiti” a metà agosto, peggiorando il nostro record di un anno fa. Qual è il futuro del nostro pianeta? Abbiamo qualche possibilità di trovare strade alternative. Abbiamo coinvolto esperti del settore ambientale ed energetico per rispondere a queste domande.

Overshoot Day negli anni

2014

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1987 1990 2000 2005 2007 2008

allarme scatta quando il Global Footprint Network (organizzazione che monitora l’impatto dell’energia prodotta dal genere umano sul pianeta) dichiara che un nuovo campanello d’allarme è stato raggiunto: siamo in agosto e necessitiamo delle risorse di una Terra e mezza per soddisfare il fabbisogno energetico annuale. Non siamo più in grado di sopravvivere con le risorse che la terra ci mette a disposizione. Questo vuol dire che dallo scorso 19 agosto fino alla fine dell'anno consumeremo le riserve. E come suggerisce il nome, le riserve sarebbe bene non consumarle come primaria fonte di approvvigiona-

19 dicembre 7 dicembre 1 novembre 20 ottobre 26 ottobre 23 settembre

2009 2010 2011 2012 2013 2014

25 settembre 21 agosto 27 settembre 22 agosto 20 agosto 19 agosto

mento energetico, perché la loro disponibilità non è infinita. Ma è vero? Quanto di questa dichiarazione può essere annoverato come inutile allarmismo dato che sono trent’anni che si parla di esaurimento delle scorte dei combustibili fossili? Impossibile rispondere sentendo una sola campana, e così abbiamo deciso di coinvolgere alcuni dei massimi esperti del settore ambientale ed energetico. Nelle prossime pagine abbiamo cercato di fornirvi informazioni importanti su un tema che negli altri Paesi ha già ottenuto una certa visibilità mediatica, mentre in Italia, come succede spesso, è passato un po' in secondo, o addirittura terzo,

L'Overshoot Day

Lo scorso 19 agosto è stato l'Overshoot Day, il giorno in cui abbiamo esaurito l'energia che il pianeta ci mette a disposizione annualmente. Immaginiamo di avere 100 litri di petrolio da consumare ogni anno, abbiamo esaurito questa scorta già alla metà di agosto. Questo significa che da qui alla fine dell'anno tutto il mondo attingerà a risorse energetiche che sono classificate come “riserve” e per rigenerare quanto avremo consumato la terra avrà bisogno di un anno e mezzo di tempo. Nel frattempo, però, noi ricominceremo a consumare la disponibilità annuale 2015, la finiremo ancora prima rispetto a quest'anno e quindi la terra sarà sempre più in deficit. Ma le risorse del pianeta di cui stiamo parlando non sono solo i combustibili fossili, ma tutti gli elementi naturali quali aria, acqua e suolo... compresi nella biosfera.

piano. Abbiamo coinvolto direttamente l'associazione internazionale Global Footprint Network, che ha realizzato la ricerca, ma anche ricercatori e professori del campo energetico, per studiare e capire le eventuali soluzioni. Si tratta davvero di un processo irreversibile? Cosa possiamo fare?


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Le risorse della terra non reggono i nostri consumi

Quanto conta la nostra Paesi assetati “impronta ecologica”? di energia Il Global Footprint, oltre a monitorare il consumo energetico del pianeta, mette a disposizione sul proprio portale internet anche un questionario che titola “calcola la tua impronta ecologica”. Se avete a cuore il futuro del nostro pianeta, o se siete semplicemente curiosi, potete collegarvi al sito internet www.footprintnetwork. e accedere alla sezione “Footprint for you” nel piccolo menu al centro della home page. Non spaventatevi, il portale tradurrà in italiano per voi. Rispondendo a tutte le domande che il sistema vi porrà, capirete quanta energia consumate e soprattutto di quanti pianeti avremmo bisogno se tutti avessero la necessità energetica del vostro profilo. Grazie a questo semplice questionario vi renderete conto che anche comportamenti e stili di vita che noi consideriamo “green” hanno un impatto spesso devastante sulle risorse naturali che la terra ci mette a disposizione.

Ma se globalmente consumiamo 1 terra e mezza all'anno, quali sono i Paesi più assetati di energia? Lo schema qui a fianco dimostra la voracità energetica dei singoli Paesi. Il grafico mostra quanto eccedono nel consumo delle risorse di cui hanno disponibilità le varie potenze mondiali. Gli Emirati Arabi, per esempio, consumano oltre 12 volte in più rispetto alla propria disponibilità. Un'esagerazione. Tra i Paesi che invece consumano meno, e quindi risparmiano ogni anno le risorse di cui hanno bisogno, troviamo Australia, Brasile, Canada e Svezia. Tuttavia occorre tenere d'occhio anche un altro indicatore, quello della “biocapacity” (biocapacità) che indica quando un ecosistema sia in grado di rigenerare le risorse consumate. Quello australiano, ad esempio, è molto lento in questo processo, e quindi anche se l'Australia non eccede nell'energia

disponibile, il proprio ecosistema non riesce in un anno a compensare il consumato annuo, e quindi va diminuendo nel tempo.


PRIMO PIANO Le risorse della terra non reggono i nostri consumi

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L'area mediterranea e l'impronta ecologica

Intervista con Alessandro Galli, direttore del lavoro del Global Footprint Network per l’area mediterranea e autore principale di “Mediterranean Ecological Footprint Trends”, pubblicazione che raccoglie i dati sull’impronta ecologica della nostra zona di riferimento. Italia compresa.

Ph. D. Alessandro Galli

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el team internazionale del Global Footprint Network, c'è anche un ricercatore italiano. Alessandro Galli, toscano, si è specializzato con un dottorato di ricerca in Chimica e Fisica Ambientale all'Università di Siena, e oggi lavora sull'analisi di questi cambiamenti epocali che stanno segnando e segneranno la nostra dipendenza dalle risorse e dagli ecosistemi della terra. Dr. Galli, molti sentono parlare per la prima volta di impronta ecologica e Global Footprint Network. Chi siete e cosa fate? La metodologia dell'impronta ecologica (ovvero la misurazione del consumo umano di risorse naturali – vedi box a pag 6, ndr) esiste dal 1990, creata da Mathis Wackernagel, e dal professore William Rees della British Columbia University. Era la tesi di dottorato di Mathis che oggi è presidente della NGO (Organizzazione Non Goverativa, ndr) “Global Footprint Network”, fondata nel 2003. Dal 2005 abbiamo iniziato a monitorare annualmente il consumo

energetico di tutte le Nazioni, ad oggi sono 160, tracciando quello che definiamo il National Footprint Account, ovvero lo schema che ci illustra quale Paese nel mondo è più attento al consumo di risorse. Abbiamo illustrato il lavoro di monitoraggio che svolgete, ma oltre a questo siete attivi anche per cercare di contrastare questa tendenza di “iper consumo”? Non abbiamo un settore di ricerca e sviluppo in cui creano soluzioni tecniche. Lavoriamo piuttosto assieme alle Nazioni stesse per verificare la correttezza dei dati, cercando di indirizzare i Paesi in quelle direzioni che permettano loro di ridurre l'impronta ecologica. Nel 2005, inoltre, abbiamo lanciato una campagna che si chiama “Ten in tenth”. L'obiettivo di questa iniziativa è avere entro il 2015 dieci Nazioni del mondo che utilizzino il nostro indicatore per il monitoraggio di domanda e offerta dei flussi ambientali, come per il PIL per i flussi economici. A un anno dal traguardo già 11 nazioni collaborano con noi.

Veniamo a noi. In questo scenario l'Italia può considerarsi una nazione più virtuosa di altre nei consumi energetici? Putroppo no. A livello mondiale le prime tre nazioni che contribuiscono di più all'impronta sono USA, Cina e India, considerando stili di vita medi e il numero degli abitanti. All'interno dell'area Mediterranea solo 5 nazioni contribuiscono da sole al 73% dell'impronta di questa zona. Sono, nell'ordine, Francia, Italia, Spagna, Turchia ed Egitto. L'Italia è la seconda e contribuisce per il 19%. Sarebbero necessari due pianeti Terra e mezzo se tutti vivessero come gli Italiani Cosa intende quando dice che il mondo consuma ”1 pianeta terra e mezzo all’anno”? Vuol dire che in un anno noi consumiamo quello che la Terra produce in 18 mesi. Significa che più consumiamo più cresce il nostro deficit annuale e cresce anche di anno in anno il debito di risorse. Assodato il fatto che ogni anno anticipiamo in negativo il superamento della disponibilità di risorse, quali prospettive potremmo avere sul medio e lungo periodo? Non siamo in grado di stimare fino a quando il sistema biosfera riuscirà a sopportare questo aumento del debito, quindi quando arriverà il punto di collasso. Noi lavoriamo su stime di diverse associazioni, e ciascuna di queste utilizza indicatori differenti. L'International Energy Agency suppone che i combustibili fossili saranno esauriti entro il 2050, la FAO stima che la produttività agricola potrà continuare a questi livelli per un tot di anni. Se noi prendiamo tutte



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Siamo il fiam

queste stime e le trasformiamo in impronta ecologica, possiamo dire che nel 2050 consumeremo le risorse di tre pianeti Terra e mezzo, ma non sappiamo se a questo regime di consumo arriveremo al 2050 o se la produttività della Terra collasserà prima. A nostro avviso si tratta di un discorso molto serio, per certi versi drammatico. Con quale sensibili-

tà gli altri Paesi del mondo recepiscono questa notizia? In Italia non se ne parla molto... Rispetto al periodo pre crisi economica c'è più attenzione. Forse con la crisi la gente è diventata più sensibile perché intravede delle similitudini con la vita quotidiana. Gli effetti di questo “overshoot” non li sentiamo nella vita di tutti i giorni, quindi è difficile rendersene conto.

Ma dal 2008 e 2009 questo concetto del debito ecologico è più sentito perché somiglia al problema del debito economico che ci ha toccato tutti da vicino. Per chiudere, c'è qualche comportamento virtuoso, un orientamento da seguire per limitare i danni? Alcuni criticano il nostro lavoro per essere “anti commercio”. In realtà ci sono delle aree che sono più idonee di altre a determinati tipi di produzioni. Sarebbe importante rispettare alcuni equilibri. Molto spesso, oggi, si lavora in controsenso a questo. Invece di produrre in maniera efficiente prodotti manifatturieri tipici di una certa zona, vengono ricollocati i processi produttivi in Paesi (Asia ed Europa dell'est) dove la produzione risulta più inquinante. Occorrerebbe guardare anche il vantaggio ambientale e non solamente quello economico.

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Le risorse della terra non reggono i nostri consumi

mmifero che brucerà il mondo?

Agli occhi della Storia del nostro pianeta siamo piccoli e durevoli come un fiammifero appena acceso. In 1-2 secoli abbiamo padroneggiato l’arte di sfruttare combustibili fossili per produrre energia. Desideriamo bruciare tutto subito? O vogliamo che anche i nostri figli possano usufruirne? legato ai combustibili fossili è irreversibile. Un metro cubo di gas che brucio oggi non lo potrò bruciare nuovamente in futuro. Quindi il processo è irreversibile nella misura in cui parliamo di risorse esauribili. Andrea Lazzaretto. La Terra è un ambiente finito. Su questo non c’è dubbio. Tuttavia non credo che la situazione complessiva attuale sia irreversibile. Stiamo vivendo un problema da noi creato e che vogliamo risolvere. Quindi quanto ci rimane? A.Lor. Si parla di 50, 60, 70 anni... Ma sono anche trent’anni che queste stime rimangono costanti mentre l’innovazione e le tecnologie in campo rinnovabile continuano ad evolvere, facendoci recuperare risorse. Questo non ci dà però una

soluzione al problema. Non abbandoneremo i combustibili fossili perché si esauriranno, ma perché avremo trovato una risorsa più sostenibile. Il grande problema delle risorse non è legato alla quantità, ma alla distribuzione assolutamente diseguale. Il costo di questa cattiva distribuzione è elevatissimo in termini sociali, creando veri e propri conflitti per il controllo delle stesse. Se tutti adoperassimo le risorse come la popolazione americana avremmo bisogno di quattro Terre, non di una e mezza per il fabbisogno complessivo. Cosa si può fare nel piccolo per affrontare questa situazione? A.Laz. C’è bisogno di un cambiamento radicale sia sociale che economico. Il singolo cittadino può fare

Ampliare, Accostare La forma più semplice dell’intervento strutturale sull’esistente è quello dell’ampliamento per accostamento di nuovi elementi e nuove strutture. Questo tipo di ampliamento impone la continuità degli spazi fra la vecchia struttura e l’intervento pianificato. Rinunciando all’indipendenza strutturale fra il nuovo e l’esistente, spesso si possono ridurre i costi dell’ampliamento e risparmiare spazio. L’uso del legno è particolarmente interessante, in quanto l’aggiunta di elementi leggeri permette di non dover intervenire sulla struttura esistente con misure di rinforzo e accorcia notevolmente i tempi di realizzazione, riducendo la presenza di ponteggi e gru sul suolo pubblico. Sistem Costruzioni garantisce un servizio di realizzazione dal grezzo avanzato al chiavi in mano. foto da Cantiere di via A. Turchi - Verona Sistem Costruzioni Srl Via Montegrappa, 18/20 - 41014 Solignano di Castelvetro (MO) - Tel. 059.797477 - info@sistem.it Sistem Costruzioni – sede di Verona Via Gino Bozzini, 1 - 37135 Verona - Tel. 045.502643 - sistemverona@sistem.it

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ltre ai tecnici del Global Footprint Network, di cui avete letto nelle pagine precedenti, abbiamo intercettato anche due professori esperti della Facoltà di Ingegneria dell'Università di Padova, a cui abbiamo chiesto come la ricerca si sta muovendo per cercare di implementare sistemi di risparmio energetico che possano aiutarci a contrastare questo consumo forsennato di risorse. Abbiamo intervistato il Dr. Andrea Lazzaretto, titolare della cattedra di Sistemi Energetici e il Prof. Arturo Lorenzoni, docente di Economia dell'Energia. Partiamo dall'irreversibilità del processo. Si potrà tornare indietro? Arturo Lorenzoni Tutto quello che è


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Qui sopra il Prof. Arturo Lorenzoni, a destra il Prof. Andrea Lazzaretto.

molto nel ridurre i consumi domestici e soprattutto quelli legati al trasporto. Questo cambiamento può avvenire cominciando a formare gli individui già in giovane età, cominciando dalla scuola. A.Lor. In tal senso ci sono già parecchi programmi scolastici volti alla sensibilizzazione sul tema. Poi, come consumatori, oltre al risparmio domestico (acqua, energia e cibo) dovremmo cominciare a osservare ciò che acquistiamo con un occhio più critico: se un imballaggio è costituito da troppa plastica o carta so banalmente che il costo energetico per produrre quella singola confezione è altissimo. Diverso è il caso delle aziende. Dovranno affrontare un ulteriore costo per il benessere collettivo? A.Lor. Chi ha detto che è un costo avere un processo produttivo più sostenibile? Ci sono molti esempi, anche in Italia, in cui ripensare il processo produttivo per ridurre il consumo di risorse ha portato un

Cosa possiamo aspettarci dalla ricerca? Su cosa bisognerebbe puntare? A.Lor. Gli ambiti di ricerca sono molteplici e tutti molto interessanti. L’innovazione non riguarderà soltanto le risorse ma l’efficienza dei consumi. Il costo sociale della mobilità in ambito urbano è poi altissimo per cui la macchina elettrica in tal senso sarà il futuro. Infine, abbiamo tutta la ricerca riguardante lo stoccaggio dell'energia, l’utilizzo dell'idrogeno, il solare e la geotermia. A.Laz. Personalmente mi occupo di sistemi energetici e l’attenzione nel mio ambito di ricerca viene posta all’iterazione e integrazione di flussi energetici di produzione e consumo affinché si ottenga globalmente un risparmio, non legato soltanto al processo ma anche al consumatore. Probabilmente non c’è una soluzione o una direzione unica di sviluppo. Bisognerà sfruttare tutte le opportunità che la natura ci ha dato, tenendo a mente il recente passato.

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notevole vantaggio. Il caso che ha fatto scuola è STMicroelectronics, oppure Acquafil o Spire, tra le prime che mi vengono in mente. In questi casi la razionalizzazione e l’ottimizzazione del processo produttivo hanno consentito un vantaggio competitivo per le imprese. A.Laz. Ci sono dei processi industriali che sono altamente energivori, ad esempio il processo di produzione dell’acciaio. La ricerca può migliorare l’efficienza dei processi, cioè quanta energia si spende a parità di prodotto utile anche se, paradossalmente, in alcune ricerche si è dimostrato che aumentando l’efficienza sono aumentati i consumi: il caso tipico è quello delle automobili. Ecco che se allora miglioriamo l’efficienza e non riduciamo i consumi siamo punto e a capo. Purtroppo, torno a ripetere, la razionalizzazione delle risorse non può avvenire in modo radicale e sia il pubblico che il privato hanno affrontato investimenti passati da cui dovranno rientrare.


Scoprire l'arredo italiano di qualità attraverso un'esperienza multisensoriale

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ntrare nel nuovo showroom Oliver B. a San Martino Buon Albergo è effettivamente un'esperienza da provare. Sarà per la luminosità dell'open space, garantita dalle enormi vetrate frontali, oppure per i profumi e i colori delle vetrine, ma il nuovo spazio espositivo dell'azienda veronese è davvero suggestivo. Nata nel 1999 come evoluzione di una tradizione familiare iniziata negli anni Cinquanta, oggi Oliver B. è diventata un'azienda internazionale che vende i propri prodotti in tutto il mondo, con un portafoglio in rapida crescita di partner qualificati in Asia, America, Europa e Oceania, e il progetto di aprire prossimamente una rete di retail in franchising in tutta Italia. Abbiamo incontrato Luca Segala, managing director dell'azienda e portavoce di questa nuova concezione dello showroom, al quale tiene particolarmente. Luca, sfatiamo subito il mito outlet. Oliver B. propone davvero una vendita vantaggiosa? Assolutamente. Vi sono molte attività che utilizzano il nome outlet in modo poco corretto. Noi all'interno dei 700mq di esposizione, proponiamo una gamma prodotti di nostra produzione che godono di scontistiche molto aggressive. Sui prodotti nuovi applichiamo sempre lo sconto del 40%, mentre su prototipi, fine serie, prodotti leggermente difettati, che non possiamo pertanto vendere tramite i canali tradizionali, lo sconto si alza notevolmente! Come è organizzato lo spazio dello showroom? Lo abbiamo suddiviso su tre livelli. Al primo la zona notte, al secondo la zona giorno con le futuristiche vetrine emozionali e al piano interrato, assieme ad un piccolo

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spazio dedicato al giardino, la zone delle promozioni, dove proponiamo pezzi unici scontati anche del 70%. Hai menzionato le vetrine emozionali. Ci incuriosisce molto questa innovazione. Di cosa si tratta? Abbiamo creato degli spazi in cui il cliente possa andare oltre il semplice negozio di arredo, per provare un'esperienza multisensoriale e coinvolgente. Da questa intuizione hanno preso forma le vetrine 3D, anche se sarebbe più opportuno chiamarle 4D. In ciascuno di questi quattro corner, che saranno aggiornati periodicamente, i mobili sono contestualizzati all'interno di un piccolo ambiente che trae ispirazione da una loro caratteristica particolare. Ecco quindi che grazie ad una grafica tridimensionale, sullo sfondo e a terra, e all'effusione di un profumo che richiami le loro caratteristiche principali, vi sentirete avvolti da un'atmosfera del tutto suggestiva. È così che vi imbatterete in “A night in Venice” (una notte a Venezia), il corner di un tavolo ricavato dalle “briccole” veneziane, ovvero i pali di rovere che spuntano dai canali della laguna. Ma non è questa l'unica vetrina, perché all'interno dell'outlet ne troverete altre tre, tutte da scoprire. Luca, un'ultima domanda. Quanto è cambiata la sensibilità dei clienti rispetto a qualche anno fa? Decisamente molto. Il rapporto con il cliente è basilare. Per questo abbiamo creato questi spazi in cui vogliamo che i nostri clienti possano camminarvi attraverso, all'interno delle vetrine, sentirsi parte delle storie che abbiamo costruito intorno ai nostri prodotti, toccarle e assaporarle appieno. Siamo soddisfatti quando lasciando il nostro showroom, le persone hanno provato una piccola emozione.


ATTUALITÀ L’estate balorda mette in crisi la raccolta

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Vendemmia 2014 I grandi nomi del vino a confronto

Il maltempo della scorsa estate ha complicato il processo di maturazione dell’uva dei nostri vigneti, con conseguenze dirette sulla produzione vinicola. Tra scelte rinunciatarie e tentativi di recupero di un prodotto difficile da sacrificare, l’Amarone di Verona, ecco come le grandi aziende del vino hanno affrontato la vendemmia nella stagione più sfortunata degli ultimi cinquant’anni.

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alle ultime cinque decadi di vendemmia, in Veneto non si vedeva un’annata di pioggia così intensa. A nulla è valso il gran finale di settembre, riscaldato da temperature quasi estive: dal primo luglio al 31 agosto, sono stati solo tredici i giorni in cui i vigneti hanno beneficiato del sole, troppo pochi perché le uve della nostra terra, dalla Valpolicella alla Valpantena, arrivassero a fine stagione a piena maturazione. Secondo le stime di Veneto Agricoltura, la quantità di acqua caduta in due mesi ha superato la media di precipitazioni dell’intero anno e a risentirne maggiormente è stata la zona Ovest della provincia, dove le ripetute grandinate e il clima umido, hanno fatto prevedere un calo 1

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di Camilla Pisani

di produzione che potrebbe raggiungere il 20%. Le piogge intense poi hanno sottoposto le foglie di vite ad un’eccessiva bagnatura, favorendo lo sviluppo di malattie dell’uva e muffe, i terreni hanno trattenuto troppa umidità e lo sviluppo compatto dei grappoli è stato compromesso da acqua e grandine. A farne le spese sono stati, prima di tutto, i grandi nomi del vino veronese: tra le aziende del territorio, non sono poche ad aver preso la difficile decisione di sacrificare l’annata 2014 del prodotto principe dell’economia legata alla viticoltura, l’Amarone veronese. L’alternativa sarebbe stata avere un vino non all’altezza della sua etichetta. Il primo annuncio è arrivato a ini3

zio settembre da uno dei nomi più illustri del settore, Bertani, che quest’anno produrrà solo Amarone della Valpantena, rinunciando al classico: «chi produce Amarone in fruttai ad appassimento naturale per coerenza al proprio stile e secondo la tradizione più pura, dovrebbe a nostro avviso rinunciare a questa annata. Noi abbiamo fatto questa scelta per l’Amarone classico Bertani», ha spiegato Emilio Pedron, ad del gruppo. «È stata una decisione importante, costosa, ma coerente con la nostra identità e di grande rispetto nei confronti dei nostri consumatori e clienti». Dello stesso avviso sono Carlo e Giorgio Pasqua, delle cantine Pasqua, che ravvisano una stagione penalizzata da temperature basse e umidità notturna. «Le uve devono meritarsi di essere messe a riposo e quest'anno hanno poca tannicità e grado zuccherino basso per l’Amarone. Meglio puntare su prodotti meno alcolici, come il Valpolicella classico, spesso dimenticato perché meno remunerativo», ha commentato Giorgio Pasqua, aggiungendo che in quest’annata l’azienda non produrrà le consuete 60mila bottiglie di Amarone classico, ma metterà a riposo solo l’Amarone Doc.


Ottobre 2014

P antheon

L’estate balorda mette in crisi la raccolta

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I danni delle piogge sui vigneti, l’intervista all’esperto Come può, una stagione caratterizzata dal maltempo, avere un’influenza di tale portata sui risultati della vendemmia e, di conseguenza, sulla qualità del vino che verrà prodotto nei mesi autunnali? Per capire meglio come agiscono pioggia, grandine e umidità sull’uva e sulle vigne, abbiamo intervistato Stefano Casali, da undici anni responsabile agronomico della Cantina Sociale della Valpantena. Che tipo di danni subiscono i vigneti a causa del maltempo? L’uva, come la gran parte dei frutti, risente negativamente delle stagioni molto piovose e umide, riportando i segni del maltempo sviluppando malattie più o meno incidenti sulla qualità del prodotto. Le fitopatie tipiche della vite, nelle stagioni particolarmente piovose, sono la peronospora, un fungo che colpisce foglie e grappoli che incide sulla qualità, ma soprattutto sulla quantità, dell’uva raccolta alla vendemmia, e la botrite, un altro fungo tipico che incide maggiormente sulla qualità, perché rovina, in modo progressivo, la struttura degli acini. Inoltre, quando il periodo di maturazione dell’uva entra nel vivo, nella seconda parte della stagione, si pos-

[... continua a pagina 16...]

Anche Romano Dal Forno fa parte della schiera dei produttori rinunciatari e, facendo appello al senso etico che dovrebbe pesare sulle scelte dei vignaioli, ha dichiarato: «produrre l’Amarone dopo un'estate del genere sarebbe un azzardo. Meglio salvare il salvabile producendo il Valpolicella, ma c'è una tendenza che non va bene, si è troppo attratti dall’immediato business e questo fa perdere di vista valori più importanti per l’Amaro-

ne». Secondo il produttore, c’è bisogno di «guardare alla sostenibilità e stabilità del mercato, pensando al consumatore finale: l’intenditore non può aspettarsi un Amarone di qualità, ed enoteche e ristoranti vedrebbero nell’acquisto del 2014 una zavorra, non un investimento». E Marisilisa Allegrini, presidente delle undici Famiglie dell’Amarone d'Arte, invita le aziende a prendere esempio da altre regioni vinicole, dove il vino di annate poco favo-

In queste pagine tutti i professoinsti del settore vino intervistati per questo approfondimento: 1 Emilio Pedron (Bertani) 2

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Giorgio Pasqua (Cantine Pasqua)

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Marilisa Allegrini

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(Famiglie Amarone) 4

Romano Dal Forno (Dal Forno)

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Aldo Lorenzoni

(Consorzio Soave)

revoli giustifica una diversa quotazione di mercato, purché si aiuti il consumatore a comprendere la variazione della politica dei prezzi: «alcune denominazioni italiane come il Barolo» ha spiegato, «si sono già adeguate a queste dinamiche dettate dall'andamento di stagione, ma dobbiamo spiegare i motivi e le conseguenze delle grandi annate come di quelle meno fortunate, affinché ci possa essere SIAMO AL TUO SERVIZI0:

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Dopo


ATTUALITÀ L’estate balorda mette in crisi la raccolta

una predisposizione, anche psicologica, a pagare prezzi differenziati per annate diverse». Ma oltre al mondo dell’Amarone, il veronese vanta altre produzioni di prestigio caratteristiche del territorio, a cominciare dal Soave. Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio Soave, commenta così la vendemmia 2014 nelle vigne del bianco che, da sole, rappresentano il 40% della produzione a DOC dell’intera provincia: «anche per il comprensorio del Soave questa stagione sarà da ricordare tra le più difficili dal punto di vista climatico, ma nei nostri vigneti è risultata strategica l’esperienza dei produttori, costretti a una costante allerta per gestire l’emergenza sanitaria in vigna». In

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sono presentare altre fisiopatie, come la scarsa o poco omogenea colorazione dei grappoli e la difficoltà ad accumulare zuccheri all’interno delle bacche. Quali sono i rimedi? L’uva, per svilupparsi in modo sano, ha bisogno di un ambiente asciutto, di luce e di aria, perciò si effettuano operazioni agronomiche, cioè si procede con le defogliazioni, ovvero l’eliminazione di foglie in eccesso e, se necessario, al dirado dei grappoli non sani. In ogni caso si effettuano, al bisogno, i trattamenti fitosanitari di profilassi. Che disagio ne deriva per i vignaioli? In caso di stagioni difficili come quella trascorsa, ai viticoltori spetta un lavoro enorme, fatto di monitoraggi quotidiani dei vigneti, interventi agronomici manuali o meccanici, e la raccolta diventa un miraggio, vissuto nell’attesa del raggiungimento del giusto compromesso tra maturazione zuccherina e mantenimento della sanità dei grappoli. E, poi, segue tutto il lavoro di cernita delle uve da destinare alla vendemmia o al riposo. Che caratteristiche deve avere l’uva perché sia sana e idonea alla vendemmia? Gli acini devono presentare bucce integre e resistenti, i grappoli non devono essere troppo compatti, e l’uva priva di malattie fungine e corpi estranei. Per ciò che riguarda le proprietà chimiche, ci deve essere un giusto equilibrio tra acidità e grado zuccherino, da cui dipenderà il grado alcolico del vino. Le uve con le caratteristiche fisiche e chimiche migliori vengono messe a riposo per la produzione dell’Amarone, perché devono resistere a quattro mesi di appassimento

questo contesto, il ruolo del Consorzio di Tutela, delle cantine sociali e dei tecnici è stato fondamentale. «In una stagione in ritardo di almeno una settimana rispetto agli ultimi tre anni» ha concluso Lorenzo-

P antheon Ottobre 2014

Stefano Casali

in cassetta, il resto delle uve sane viene vendemmiato per produrre il vino Valpolicella. Solitamente, anche in conformità a quanto previsto dalle normative cogenti, un 50% dell’uva prodotta in vigna viene destinato al Valpolicella e l’altro 50%, frutto di cernita e preparazione, all’Amarone. Com’è andata questa vendemmia nelle cantine della Valpantena? In questa stagione, come conseguenza delle continue piogge, si prevede circa un 5% in meno di uva rispetto agli anni precedenti. Di questa, ne abbiamo destinato circa un 20% alla produzione di Amarone, quindi un 10% in meno del solito, che darà origine, per l’annata 2014, a circa un milione di bottiglie di Amarone. La Cantina della Valpantena è riuscita ad arginare i danni del maltempo grazie al lavoro costante dei viticoltori in campagna, ma anche perché possiamo contare sulla variabilità orografica dei nostri terreni vitati, distribuiti tra Valpantena, Valsquaranto e alta Val di Mezzane, e questo che ci ha permesso di selezionare le uve migliori dei diversi territori.

ni, «è stata la differenziazione che ha permesso di ottenere un buon risultato anche in situazioni meteorologiche così estreme, e che non ha sostanzialmente compromesso le potenzialità del vigneto Soave».

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P antheon Ottobre 2014

Alla scoperta dello street food nel mondo di Camilla Pisani

Trae ispirazione dal tema della nutrizione mondiale, scelto dall’Italia per l’Expo2015, il progetto 7milamiglialontano - Around The World che impegnerà una quarantina di professionisti della comunicazione, tra cui quattro veronesi. Kashgar (Cina)

«V

ancouver, giorno tre. Pensavamo che il nostro passaggio in terra canadese sarebbe stato rapido, condito da un paio di piatti tipici, e poi via, alla volta degli States. E invece siamo qui da tre giorni, le nostre jeep sono state sequestrate, così siamo partite alla scoperta della metropoli in bicicletta. E visto che questo è un reportage sullo street food siamo andate a caccia di cibo. Prima tappa, Public Market, un mercato permanente affacciato sul porto. Quello che ho pensato dopo aver vagato ore tra salsicce e tè inglesi, croccanti alle mandorle e torte di pollo è: qui di tipico non c’è assolutamente nulla». Questo estratto dell’ultima tappa di 7MML-Around the world 2015 ci proietta immediatamente nel vivo dell’iniziativa ideata dal fotografo bresciano Giuliano Radici che, con l’associazione no-profit 7milamiglialontano, dal 2009 organizza viaggi intorno al mondo a scopo benefico. Il nuovo progetto, partito da Brescia lo scorso 12 giugno, ha tratto ispirazione dal tema della sostenibilità alimentare ed energetica, focus del prossimo Expo2015, dove terminerà il primo maggio, data di apertura dell’esposizione universale, con una mostra dedicata, ospitata all’interno del padiglio-

Vancouver (Canada)

Theran (Iran)

ne Società Civile. Quaranta esperti di comunicazione, tra cui fotografi, giornalisti, reporter e videomaker, si stanno alternando per compiere un viaggio suddiviso in sette tappe: dall’Italia al Kazakistan, dal Kazakistan alla Cina, dal Canada a Panama, da Panama alla Bolivia, dalla Bolivia all’Argentina, dal Sudafrica all’Etiopia e, infine, dall’Etiopia all’Italia. Un totale di 120mila chilometri, attraverso i cinque continenti, con l’obiettivo di documentare, in uno dei più complessi reportage giornalistici mai realizzati, come si nutre il nostro pianeta. Se è vero che “siamo ciò che mangiamo” l’identità di un popolo può essere raccontata attraverso le abitudini alimentari che gli sono proprie: dai riti legati al cibo al modo in cui viene consumato, e quindi anche allo street food, cioè quelle specialità, diverse in ogni paese, già pronte o preparate sul momento, in vendita per la strada, sulle bancarelle o nei luoghi pubblici di una città. Tutto verrà documentato con immagini, video, testi e materiale multimediale che andranno a comporre tre libri fotografici e un dvd, il cui ricavato sarà devoluto in beneficenza. Parte integrante dell’iniziativa è, infatti, l’aspetto solidale dal momento che i costi del progetto sono sostenuti non solo

dagli sponsor, tra cui figura anche il Comune di Verona, ma anche da donatori volontari: dal sito istituzionale www.7milamiglialontano. com si possono acquistare simbolicamente alcune miglia di viaggio, a partire da venti euro, corrispondenti a 7 miglia, fino ad un massimo di trecento, devoluti direttamente a sette associazioni senza scopo di lucro, tra cui Emergency, Coopi e Cesvi, abbinate ognuna ad ogni tappa. In questi giorni si sta portando a termine il terzo capitolo del viaggio, da cui è tratto il testo iniziale, e che ha per protagonista un team di sole donne, tra cui Valeria Lo Meo, 40 anni, videomaker che ha scelto Verona come città adottiva, e Alice Cristiano, 32 anni, giornalista di Telenuovo. Partite da Vancouver il 15 settembre dovranno arrivare a Panama e, a dimostrazione dello spirito avventuriero che le contraddistingue, prenderanno parte anche alla tappa seguente, che le porterà fino alle frontiere della Bolivia. Gli altri due veronesi coinvolti sono Luciano Perbellini, 41 anni, giornalista e fotografo, che raccoglierà testimonianza delle tradizioni alimentari dal Sudafrica all’Etiopia, e il fotoreporter Mattia Cacciatori, 26 anni, che dall’Etiopia partirà verso l’ultima destinazione: Milano.


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I veronesi coinvolti nel progetto 1

Luciano Perbellini

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Alice Cristiano

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EXPO 2015 3

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Nato a Zevio nel 1973, è laureato in Scenografia presso l’Accademia delle Belle Arti di Verona. Dal 1996 al 2009 lavora per il quotidiano L’Arena, diventando pubblicista nel 2002. Nell’ottobre 2001 si reca in Afghanistan per dedicarsi al reportage internazionale, da allora seguiranno viaggi in Albania, India, Groenlandia, Mali, Costa D’Avorio, Burkina Faso, Bielorussia e Amazzonia. L’ultimo progetto realizzato, “13 Coins”, è stato premiato come miglior libro fotografico agli European Photo Book Awards 2010. Nata a Verona nel 1982, è laureata in giurisprudenza con indirizzo Europeo e Transnazionale. Inizia a fare la giornalista nel 2001, con una borsa di studio della Regione Veneto che le permette di entrare come addetta stampa nell’Azienda Ospedaliera di Verona. Da lì la collaborazione con alcune testate locali fino al 2008, quando inizia a lavorare per l’emittente televisiva Telenuovo, di cui oggi è redattrice e conduttrice dell’edizione serale del telegiornale.

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Valeria Lo Meo

Nata a Palermo nel 1974, laureata in Scienze Politiche, vive e lavora a Verona. Nel 2006 trasforma la sua passione nella video produzione in professione, dedicandosi alla realizzazione del video di un reportage sociale che la impegnerà per sei anni tra Brasile, Burkina Faso, Filippine, Groenlandia, Bielorussia, Mali, Malawi, Uganda e Amazzonia. Nel 2012, con un video realizzato per la cantina Vinicola Bolla, vince il premio pubblicitario dei Media Stars come miglior regia e montaggio.

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Mattia Cacciatori

Nato a Verona nel 1988, laureato in Cooperazione e Sviluppo è fotografo documentarista per testate e agenzie internazionali. Dopo aver maturato esperienze di reportage in quasi tutta Europa, ha iniziato a viaggiare in Mongolia, Kenya, Tanzania, Ecuador, Israele, Palestina, Gaza, Giordania, Turchia e Serbia. Oggi lavora stabilmente come head-photographer e videomaker per l’agenzia di comunicazione Aquest. Parliamo di lui anche a pag. 22

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SPECIALE

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Presentato alle istituzioni il progetto VeronaExpo

Presentato al Verona FabLab, a Grezzana, il progetto che mira a riunire attorno a un tavolo i soggetti istituzionali veronesi, pubblici e privati, in vista dell’Esposizione Universale del prossimo anno. Presenti al tavolo del 19 settembre Veronafiere, Comune di Verona ed Ente fiera di Isola della Scala.

H

a preso il via ufficialmente lo scorso 19 settembre il progetto VeronaEXPO, l’iniziativa promossa da Pantheon-Magazine di Verona in collaborazione con principali associazioni di categoria veronesi rappresentanti oltre 1000 imprese del territorio veronese. La presentazione ha visto la partecipazione di molte delle istituzioni cittadine. Erano presenti infatti l'assessore alle Attività Economiche, Turismo, Mobilità e Viabilità del Comune di Verona Enrico Corsi, l’area manager commerciale di Veronafiere Gianni Bruno, il responsabile EXPO per l'Ente Fiera di Isola della Scala Massimo Gazzani, il capo delle Relazioni Pubbliche della Sierra Leone per Expo 2015 Major Edward Yamba Koroma e il presidente di Finval Germano Zanini. Il progetto Verona Expo ha l’ambizione di poter riunire attorno a un tavolo tutte quelle realtà territoriali che, a vario titolo e in vari settori, si stanno occupando di EXPO, in modo tale da poter creare un soggetto unico istituzionale che possa fare da “cabina di regia” in occasione dell’Esposizione Universale del 2015. Per questo

motivo, nel corso della presentazione, tutti i vari rappresentanti delle realtà presenti sono stati chiamati a fare un passo avanti per supportare questo progetto. «Un’opportunità davvero straordinaria quella che capiterà l’anno prossimo» ha aggiunto l’assessore Corsi. «L’Italia non ha ancora capito che si potrebbe vivere di turismo e in vista dell’appuntamento del prossimo anno siamo molto indietro. L’iniziativa di oggi ci aiuta ad avere uno sguardo più ampio, poiché la città di Verona ha bisogno di fare sistema, soprattutto in questi periodi molto difficili». Anche Gianni Bruno, portavoce di Veronafiere, che organizzerà il padiglione del vino all’interno dell’EXPO, ha sottolineato che «il progetto Verona Expo si rende necessario se vogliamo pensare di attrarre nella nostra città ospiti stranieri, soprattutto cinesi, americani e australiani». «Uno dei cluster di EXPO è il riso, quindi ci siamo sentiti fin da subito coinvolti in questo grande evento mondiale» ha aggiunto Massimo Gazzani di Ente fiera di Isola della Scala. «Siamo una piccola realtà del veronese, ma la seconda fiera enogastronomica in Europa

dopo l’Oktoberfest. Grazie anche alla collaborazione con il governo della Sierra Leone potremmo rivolgere uno sguardo all’estero e pensare con fiducia al processo di internazionalizzazione». «Ho studiato all’Università di Verona, che considero uno dei migliori atenei del mondo» ha aggiunto il maggiore Edward Yamba Koroma. «Anch’io sono del parere che il “sistema Verona” si debba organizzare per non farsi lasciar scappare questa grande occasione. Noi saremo al suo fianco». Ma quali saranno i prossimi step del progetto VeronaExpo? «Ci ispiriamo al modello Brescia» ha aggiunto Germano Zanini, sostenitore dell’iniziativa, «il sogno è quello di riunire sotto un unico cappello istituzioni pubbliche e private per presentare, agli occhi proprio di EXPO, un soggetto autorevole che rappresenta un’intera città. Partiamo già da alcuni progetti concreti che abbiamo messo sul tavolo, in primis la piattaforma digitale E015 che riunisce tutta una serie di dati e servizi della città, sia di realtà pubbliche che private, che sono fruibili in un’ottica di divulgazione dell’informazione digitale e non solo. Siamo stati accreditati per l’utilizzo di questa piattaforma». Presenti in sala anche il professor Alessandro Lanteri del Laboratorio di internazionalizzazione e innovazione d'impresa dell’Università di Trento e alcuni rappresentanti dell’Università di Verona. A breve verrà costituita un’ATS, un’associazione temporanea di scopo che inizierà a lavorare concretamente sul progetto.


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IN GUERRA Intervista con il fotoreporter veronese Mattia Cacciatori

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Fotografo per necessità di raccontare di Miryam Scandola

foto di Mattia Cacciatori

È impegnato come reporter in alcune delle zone di conflitto più calde del nostro presente. Mattia Cacciatori, di San Giovanni Lupatoto, si racconta in questa intervista, sottolineando tutte le contraddizioni di un lavoro che lo porta sempre troppo vicino al dramma umano della guerra.

Mattia Cacciatori

A

fferra con lo sguardo un futuro che forse non le è permesso. Gaza, dicembre 2012, una sconosciuta con il velo stretto in testa e la giacca che si lascia aprire dal vento, in piedi tra i calcinacci di un molo distrutto, guarda il mare. Mattia Cacciatori, ventisei anni, prende la macchina fotografica e scatta a raffica, sperando con tremore, di aver colto quella bellezza tragica. Il fotoreporter veronese, di San Giovanni Lupatoto, che sarà coinvolto nel progetto legato ad Expo2015 proprio nell'ul-

tima tappa del viaggio, in giro per il mondo alla ricerca dei suoi sapori (vedi pagine 18, 19), colleziona scatti perfetti. È stato in Mongolia, in Tanzania, in Ecuador, in Israele, nella tormentata Gaza, nei campi profughi giordani, in Serbia, in Turchia dove è stato arrestato e ha rischiato da uno a sette anni di carcere per aver filmato le proteste a Gezi Park, nel luglio 2013. Noi, prima che ripartisse per qualche nuovo progetto, l'abbiamo intercettato e gli abbiamo chiesto di raccontarci i tempi e i modi del suo mestiere. La tua fotografia cerca i conflitti e le disperazioni, e li racconta. Come si fa a ritrarre il dolore degli altri senza violarlo? Tutte le persone che fotografo sanno il mio nome perché prima di scattare vivo con loro. Cerco di passare sempre alcune settimane in un posto, di stringere rapporti, di ascoltare la gente prima di fotografarla. Sono tante le volte in cui non scatto ma parlo semplicemente. È questo, penso, il mio primo compito: essere come loro. Non certo allo stesso modo per-

ché loro, sotto il cielo di bombe che condividiamo, hanno famiglie e affetti dietro l'angolo e nell'edificio spezzato dall'esplosione tengono il resto del loro divano e il ricordo delle persone che hanno perso, io no. Questa è la differenza. Il rischio intero e vero lo vivi però anche tu. La cronaca di oggi è un camposanto di morti cruente per molti fotoreporter, non solo quelle oltraggiate dalla violenza filmata dell'Isis, ma anche quelle di italiani come Andy Rocchelli, in Ucraina e Simone Camilli, a Gaza. Certo, ho avuto paura in Palestina quando gli spari li sentivo vicini. E ne ho avuta quando la polizia turca mi ha sbattuto contro il muro, durante gli scontri di piazza Taksim. Le gambe tremano sempre, il fumo non smette di entrarti nelle narici ma se hai paura non fai niente. È mia mamma la più coraggiosa tra i due e il suo coraggio lo dimostra quando mi dice: “Vai perché devi andare”. Perché lo sa che io ho bisogno di questo e che forse ne ha bisogno anche il mondo. Vivi in contesti pericolosi, vedi


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Intervista con il fotoreporter veronese Mattia Cacciatori

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Se piangi fai le foto migliori. E io soffro sempre mentre scatto. Bisogna aprire la propria porta per raccontare una storia, se la chiudi o la tieni socchiusa non funziona. drammi e morti e poi torni a casa, nelle strade pulite della tua città. Non ti senti “schizofrenico”? Bisogna aprire la propria porta per raccontare una storia, se la chiudi o la tieni socchiusa non funziona. Se piangi fai le foto migliori. E io soffro sempre mentre scatto. Poi torno a casa, qui, tra le cose normali, e me li vedo pure la notte i ritratti che ho scattato, li scelgo

e li ordino per narrare una storia. Raccontare è la mia rielaborazione del lutto, perché in un viaggio così una parte di me muore sempre. E comunque sì, sono schizofrenico, per forza. Come si sceglie una storia da inseguire, insomma, come nascono i tuoi reportage? Ogni storia viene fuori un po' a caso, mi faccio delle domande e

poi parto e quando sono fortunato la foto mi dà la risposta che ero andato a cercare. Ma la condizione necessaria è che ogni storia mi deve toccare, sennò c'è il rischio di scattare foto da turista, come facevo prima dell'Ecuador (reportage “Intinan” 2011, ndr). È lì che ho capito che le storie si raccontano spalla contro spalla, sollevando sacchi di liuta e ascoltando le pa-

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role degli abitanti che guardano il loro mondo mangiato da un capitalismo inarrestabile. In Tanzania, invece, scrutando le persone mi sono accorto che le loro mani erano abrase, rovinate dalla fatica e dal lavoro mentre le mie erano senza calli, pulite, mani di ragazzo. Allora ho fatto un reportage sulle mani, sulle loro mani che fanno. Una vita sempre in viaggio. Ci sono rinunce grandi che stanno dietro a questo lavoro. Ti sembra che ne valga sempre la pena? In cinque anni nessuna foto che ho fatto mi ha mai ripagato davvero a livello economico. Il mondo del giornalismo, soprattutto di

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questo tipo, è un settore difficile. Ma il riscontro non può e non deve essere solo economico. Io vivo per raccontare storie tristi e felici. Più gente colpisco più ho raggiunto il mio scopo. Perché lo faccio? Perché penso sia importante fotografare le guerre del presente per far capire che sono le stesse del passato. Sono tutte lotte estreme per le risorse: ieri era il Canale di Suez oggi è la Siria dove passano i gasdotti di mezza Europa. Bisogna rendersi conto che si lanciano bombe nel mondo anche perché ci sia la luce, ogni sera, in una stradina con i lampioni, come la mia.

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arà di sicuro una grande festa. Coinvolgente ed emozionante. Un appuntamento mondano da condividere assieme ad amici, amiche e clienti in un’atmosfera di grande serenità e gioia. Stiamo parlando di Hair Fairy Party, l’evento speciale pensato e organizzato da Roberta Grigoli Castaldi, titolare de Il Ricciolo Acconciature Unisex di Stallavena, per festeggiare il prestigioso traguardo dei vent’anni di attività. “Capelli di fata”, questa la traduzione in italiano del nome dato alla festa, sarà un mix frizzante di musica, moda e spettacolo con tanto di sfilata che si svolgerà domenica 7 dicembre 2014, con ingresso a partire dalle 18.00, all’interno di uno dei locali più “in” ed eleganti di tutta Verona, il Mad’ In Italy di via Ciro Ferrari, 11 in ZAI. «Arriveremo a quella data per me davvero importante e significativa per festeggiare tutti insieme in un locale fantastico un traguardo entusiasmante, ovvero i vent’anni de Il Ricciolo Acconciature Unisex. Sarà senza dubbio un momento indimenticabile» spiega felice e raggiante Roberta. «Era proprio il 6 dicembre 1994 quando, dopo alcuni anni in cui ho avuto la fortuna di lavorare e collaborare con grandi professioniste del settore, decisi di aprire il mio primo salone». «Una scelta all’epoca anche coraggiosa per certi aspetti, ma che col senno di poi rifarei altre cento volte» prosegue la titolare del salone di acconciature di via Canova 12. «Sono stati anni di grandi soddisfazioni personali, che ho sempre cercato di condividere con le mie clienti, e di grande crescita professionale. Amo lavorare sulla tempistica, sulla puntualità, sulla corret-

tezza e sulla trasparenza e devo dire che sono qualità che nel mondo del lavoro ancora pagano». Un percorso ventennale per Il Ricciolo che via via nel tempo ha puntato sempre di più su una ricerca e sull’utilizzo di prodotti bionaturali che tenessero conto, in primis, del benessere della persona: «L’utilizzo di prodotti specifici naturali, siano essi per le colorazioni, le meches, le permanenti, o i trattamenti e le cure del capello...ha un riflesso diretto sulla bellezza esteriore e interiore, e sulla salute delle persone» prosegue Roberta. «Da tempo in negozio utilizziamo prodotti della Tecna, una delle più rinomate aziende di cosmesi per i capelli e sposiamo la filosofia del benessere a 360 gradi». «A tal proposito, abbiamo dato vita già da qualche anno allo SPA Day, “giornata del benessere”, ovvero dei pomeriggi, generalmente uno al mese, in cui trasformiamo il Salone in un minicentro benessere, con luci soffuse, profumi e atmosfere rilassanti coronate da un massaggio al cuoio capelluto che completa un’esperienza particolarmente gradita dalle nostre clienti. Da qui al 7 dicembre, poi, attiveremo una serie di promozioni speciali sui servizi di taglio, meches e colore». Il segreto per mantenersi giovani dal punto di vista lavorativo? «Continuare ad aggiornarsi. Frequento molti corsi durante l’anno» conclude Roberta Grigoli Castaldi, che aggiunge «e la vera fortuna è avere delle colleghe della zona, e non solo, con le quali nel tempo si è creata una bella amicizia e un’ottima collaborazione professionale. Anche a loro vorrei arrivasse un po’ della mia felicità per un lavoro e un’attività creativa che, sono convinta, amiamo tutte quante alla follia».

Per informazioni sull’evento del 7 dicembre contattare: Roberta al numero 045.8668088

Il Ricciolo Acconciature Unisex – Via Canova 12 – Stallavena di Grezzana – tel. 045.8668088 Chiuso il lunedì. Venerdì e sabato orario continuato


IMPRESA Ripartono le attività di Innoval

Tante opportunità per l'innovazione

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P antheon Ottobre 2014

di Matteo Bellamoli

Il prossimo 23 ottobre un aperitivo aperto a tutti darà inizio alla nuova stagione di appuntamenti dell’associazione Innoval, che oltre a creare occasioni per il territorio di Verona e provincia, dà anche informazioni importanti sulle iniziative nazionali rivolte alle nuove generazioni con il gruppo Innoval Young.

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Le premiazioni del Business Game (qui sopra)

AAA Designer cercasi

Sei creativo e appassionato di grafica? Innoval Young è alla ricerca del nuovo iYoung-Designer per la realizzazione del materiale informativo dell'anno 2014/2015. Se sei interessato invia il progetto grafico migliore da te realizzato a young@innoval.it e potrai essere il nuovo selezionato.

Valentina Todeschini e Valentina Garonzi (sopra), ex presidente e neo presidente di Innoval Young. Qui sotto Ivano Ferrari, presidente di Innoval.

ISCRIVITI ALL’ESCLUSIVO APERITIVO DEL 23 OTTOBRE È GRATUITO! FOTOGRAFA IL CODICE QR QUI SOPRA CON IL TUO SMARTPHONE O TABLET

ria di grandi rinnovamenti per Innoval, associazione senza scopo di lucro costituita da giovani e imprenditori per promuovere l’innovazione. Le attività 2014/2015 partiranno il prossimo 23 ottobre, proprio al FabLab, con un aperitivo aperto a tutti a cui è possibile iscriversi gratuitamente dal link http://aperitivo-associazione-innoval-eventbrite.it Nel corso di questo appuntamento saranno illustrati i progetti per la nuova stagione, con tanta voglia di coinvolgere e supportare nuove idee, consolidando i rapporti di collaborazione con Associazioni ed Istituzioni nati negli ultimi tre anni. Dal 2011 Innoval ha affrontato una serie di profondi cambiamenti, fra i quali il cambio di presidenza del gruppo Young, passata alla neoeletta Valentina Garonzi. In questo periodo l’associazione ha realizzato iniziative a favore del collegamento tra giovani ed imprenditori, come la Scuola d’Impresa itinerante, che ha portato i partecipanti nelle aziende in cui i docenti erano proprio gli imprenditori del nostro territorio, il Business Game a cui hanno partecipato oltre 30 ragazzi, lo StartUp Day e non da ultimo l’Officina dei Giovani Creativi. «Tutto deve partire da questo» ha precisato Ivano Ferrari, presidente Innoval. «Coniungare esperienza e conoscenze con la visione del giovane sembra essere il mix vincente per affrontare il mondo di oggi». A dimostrazione di questo approccio attivo sono partiti negli anni

passati anche dei veri e propri progetti di impresa che oggi si stanno affermando. Il Verona FabLab è uno di questi, ma poi vi sono Plumake (impegnata nello sviluppo delle tecniche di stampa 3D), Lesster, il birrificio artigianale della Lessinia ed il Magazine Pantheon. «Vogliamo far passare l’idea di Marco Taisch, direttore di “World Manufacturing Forum”» ha proseguito Ferrari, «ovvero che solo stando dentro all’innovazione si può restare sul mercato. Ma se l’innovazione è necessaria, servono le persone che possano portarla in azienda! Ed è proprio questo il nostro obiettivo. Il business non è fatto solo del piano economico e delle strategie, ma deve basarsi sulle persone, ed è proprio da queste e dalle loro idee che vogliamo partire per creare delle opportunità di crescita e di esperienza». Per questo sarà molto importante la serata del 23 ottobre, per ascoltare proposte più varie possibili, per discutere di idee e di progetti. «Siamo giovani, con mille idee per la testa ma anche tanta paura e confusione» ha detto Valentina Garonzi, «nel corso della stagione passata abbiamo realizzato progetti che potrebbero far incontrare il mondo del lavoro con le nuove generazioni, e sarà sicuramente anche un obiettivo di questa stagione. Abbiamo solo tanta voglia di fare, pur nel nostro piccolo vorremmo provare ad affrontare questa situazione così incerta! Vorremmo che il domani migliore fosse oggi».


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P antheon il magazine di Verona www.giornalepantheon.it

Speciale

SALUTE Sanità tutte le Novità del “patto della salute” per gli anni 2014-2016

Intervista con il direttore Generale dell’Ulss 20 Maria Giuseppina Bonavina

Progetti, idee e innovazioni per il futuro


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Riforme - Nuovo accordo finanziario tra Governo, Regioni e Province di Trento e di Bolzano

Patto per la Salute rivoluzione tecnica o culturale?

di Matteo Scolari

L’intesa siglata lo scorso 10 luglio pone la salute sul piano degli investimenti economici e sociali più importanti da prendere in considerazione, con l’obiettivo di fronteggiare le principali sfide future: l’invecchiamento della popolazione, l’arrivo dei nuovi farmaci sempre più efficaci, ma costosi, la medicina personalizzata.

Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Nell’altra pagina una foto dell’incontro di Mestre.a cui ha partecipato anche Pantheon.

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a più grande ricchezza è la salute” sentenziava più di duemila anni fa il poeta Virgilio. E come dargli torto? Un pensiero che rimane intatto nei secoli e che si tramanda di generazione in generazione come una sacrosanta verità. Sarà forse per questo che, in Italia, quando si affronta il tema della riforma del Sistema Sanitario Nazionale, il dibattito che coinvolge cittadini, istituzioni locali e addetti ai lavori, si fa particolarmente intenso e acceso. Come saprete, lo scorso 10 luglio è stata sancita un’intesa tra Governo, Regioni e Province autonome di Trento e di Bolzano, che dà il là a un accordo finanziario e programmatico tra il Governo e le Regioni finalizzato a migliorare la qualità dei servizi del Servizio Sanitario Nazionale stesso, a promuovere l’appropriatezza delle prestazioni e a garantire l’unitarietà e la stabilità del sistema. Tra i punti “caldi” e più ambiziosi toccati da quello che è stato ribattezzato dal Governo Renzi “il Patto

della Salute per gli anni 2014-2016”, emerge senz’altro la volontà di riorganizzare gli ospedali, di aggiornare i Livelli essenziali di assistenza (LEA), di avviare la lotta agli sprechi e di attuare una revisione dei ticket. Una delle preoccupazioni più grandi, all’indomani di questo accordo che ha scatenato anche una serie di reazioni politiche piuttosto animata, è che il budget di 109 miliardi di euro destinato alla sanità per il 2014 (seconda spesa pubblica in Italia, ndr) possa subire un sensibile taglio mettendo in difficoltà un sistema che al suo interno presenta alcune importanti criticità. «La prima cosa fondamentale da chiarire, a scanso di grossi equivoci, è che il budget previsto per il 2014 non viene minimamente toccato dalla riforma. Quello rimane intatto, anzi, nel 2015 salirà a 112 miliardi e nel 2016 a 115 e mezzo circa fatto salvo uno sconvolgimento del quadro macro economico attuale» ha spiegato in un recente incontro organizzato

dall’Ordine dei Giornalisti del Veneto a Mestre, Giovanni Bissoni, ex presidente Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionale che svolge una funzione di supporto al Ministero della Salute e alle Regioni per le strategie di sviluppo e innovazione del Servizio Sanitario Nazionale. «La proposta contenuta nel Patto per la Salute punta piuttosto a una redistribuzione dei fondi e a un efficientamento generale del sistema che presenta al suo interno notevoli squilibri, soprattutto tra quelle che vengono considerate regione virtuose (nel 2014 Emilia Romagna, Umbria e Veneto, ndr) e quelle, invece, in difficoltà e commissariate». «È altrettanto necessario sottolineare che in Italia non si spende troppo per la sanità, ma si spende male. Secondo i dati Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ndr) il nostro Paese ha una spesa sanitaria perfettamente in linea con le altre nazioni europee» ha proseguito Bissoni. «Se fossero applicati dei tagli lineari si ridurrebbe drasticamente la quota di accesso ai servizi sanitari, peggiorando la qualità degli stessi nelle regioni cosiddette virtuose e cancellandone molti altri nelle regioni più indisciplinate. In parole povere si assisterebbe a un peggioramento generale del sistema al Nord e a un tracollo al Sud. Il Patto mira, invece, a una redistribuzione dei fondi e a una lotta alle inefficienze che possano garantire sviluppo ricerca e innovazione da una parte e risanamento di alcune situazioni


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“Con il Patto della Salute abbiamo gettato le basi per dare un nuovo volto alla Sanità” particolarmente delicate dall’altra». Entrando un po’ più nel dettaglio della riforma proposta dal Governo, il primo step operativo dovrà essere raggiunto entro il 31 dicembre 2014, giorno entro il quale dovrà essere pronto un documento di proposte elaborato dal Ministero della Salute contenente proposte per implementare «un sistema adeguato di valutazione della qualità delle cure e dell’uniformità dell’assistenza sul territorio nazionale». Il Patto impegna inoltre le Regioni e le Province autonome ad attuare interventi di “umanizzazione” delle cure che comprenda, tra l’altro, un progetto di formazione del personale e un’attività progettuale in tema di cambiamento organizzativo, indirizzato prioritariamente all’area critica, alla pediatria, alla comunicazione, all’oncologia e all’assistenza domiciliare. Altro tema centrale è quello dei ticket e delle esenzioni che saranno fissati in base al reddito e alla composizione delle famiglie. Anche i LEA (Livelli

essenziali di assistenza) dovranno essere aggiornati entro il 31 dicembre 2014. Restano fermi i compiti e le funzioni già attribuite al Comitato per la verifica dei LEA, che dovrà avvalersi degli strumenti del nuovo sistema informativo sanitario e saranno aumentati i controlli nelle aziende sanitarie. Il mancato conseguimento degli obiettivi di salute e assistenziali previsti dai Lea stabiliti per i direttori generali costituirà un «grave inadempimento contrattuale» per la quale si prevede la decadenza automatica degli stessi direttori. «Con l'Accordo sottoscritto da Governo e Regioni sul nuovo Patto abbiamo messo in sicurezza il sistema sanitario italiano per le prossime generazioni e abbiamo gettato le basi per donare un nuovo volto alla nostra sanità» ha affermato il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. «Abbiamo affrontato temi di grande rilevanza, dalla programmazione triennale dei costi standard e dei fabbisogni regionali, che consente di avviare e implementare politiche di innovazione

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del SSN sul territorio, alla definizione degli standard relativi all'assistenza ospedaliera, che, unitamente all'assistenza sanitaria transfrontaliera, all'aggiornamento dei LEA ed alla reale promozione dell'assistenza territoriale, costituiscono i pilastri su cui fondare tutte le iniziative necessarie per garantire la tutela della salute a tutti i cittadini uniformemente sul territorio nazionale». «Tra le novità c'è anche la previsione di attivare un sistema di monitoraggio, analisi e controllo dell'andamento dei singoli Sistemi Sanitari Regionali, che consenta di rilevare in via preventiva, attraverso un apposito meccanismo di allerta, eventuali e significativi scostamenti delle performance delle Aziende sanitarie e dei Sistemi Sanitari Regionali, in termini di qualità, quantità, sicurezza, efficacia, efficienza, appropriatezza ed equità dei servizi erogati» ha concluso il Ministro. «La possibilità di realizzare concretamente gli obiettivi fissati nel nuovo Patto per la Salute è garantita non solo dai risparmi derivanti dall'applicazione delle misure in esso previste, che rimarranno nella disponibilità delle Regioni per finalità esclusivamente sanitarie, ma anche da quelli conseguiti dalla revisione della spesa, che saranno utilizzati per migliorare i livelli qualitativi dell'intero sistema sanitario».

STUDIO DENTISTICO SIAMO SEMPRE ATTENTI AL BENESSERE DEI NOSTRI PAZIENTI

"L'intrattenimento diventa parte integrante della cura dentale" Negli ultimi anni il settore odontoiatrico ha prestato grande attenzione all’aspetto del comfort del paziente e molte soluzioni sono arrivate dai produttori di macchinari e materiali di consumo nel tentativo di rendere l’intervento del dentista meno sgradevole e, in realtà, meno stressante, questo è l' obbiettivo dei VIDEO OCCHIALI. Questo straordinario dispositivo unisce l’eccellente servizio al controllo degli stati d’ansia, dolore e noia. La visione di video (film, cartoni animati,documentari...) aiuta a vincere la tensione con il metodo della distrazione indotta sia negli adulti sia nei bambini con risultati dimostrati scientificamente. Grazie alla loro particolare forma il paziente non rimane isolato dall'ambiente circostante e di conseguenza, assolve il controllo psicologico della seduta perché in grado di vedere, anche in posizione reclinata, tutto ciò che fa il dentista. D A OT T OBRE P RE S E N T I N EL L A N O S T R A S T R U T T U R A PE R R E ND E R E L A S E D U T A D E L V OS T RO B A M B I NO S E M B R E PI U ' PI A C E V O L E Co me d Srl – Ce nt ro Od o nt oi a t ri co Me d i co - V i a En r i co De N i co la , 3 4 – Gre z za n a ( V R ) Te l 0 4 5 . 9 0 7 2 7 3 – Fa x 0 4 5 . 8 6 5 7 0 1 0 – co m e d @ co -m e d . i t

lo studio è convenzionato con LYONESS e FASI


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Verona - Intervista con il Direttore Generale dell’ULSS 20 Maria Giuseppina Bonavina

Il rinnovo del sistema sanitario passa dal binomio economicità e qualità di Matteo Bellamoli

Abbiamo incontrato la Dr.ssa Bonavina a margine dell’incontro di Mestre (di cui potete leggere nelle pagine 2 e 3 di questo speciale) per capire come sta lavorando la Sanità veronese, e quanto è destinato a cambiare anche il panorama scaligero a seguito di questo nuovo Patto della Salute.

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ualche cambiamento che ci ha toccato da vicino c’è già stato, come la ricetta elettronica, ma si tratta di un primo passo verso quella che dovrebbe essere una rivoluzione del sistema sanitario, per aggiornarne tecniche e procedure. L’obiettivo è quello di migliorare il servizio e renderlo sempre più orientato alla qualità. Ne abbiamo parlato con il Direttore Generale del nostro ULSS. Dr.ssa Bonavina, partiamo dal Patto della Salute. Si discute molto di questa proposta che tocca da vicino molti italiani. Qual è la situazione e cosa si aspetta da questa riforma? Come ULSS 20 siamo molto contenti di questa presenza della Regione Veneto come determinante per il Patto della Salute. Dopo tanto tempo si è messo mano ai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) che non venivano toccati dal 2001. È chiaro che da allora ad oggi lo scenario nazionale e locale è cambiato profondamente, quindi un aggiornamento sulle procedure sanitarie tra cui compaiono questioni tecniche fondamentali (ad esempio i costi standard, ndr) è assolutamente necessario, abbiamo bisogno di andare oltre. Il cambiamento che la Sanità sta affrontando e a cui andiamo incontro, parte però prima dalla formazione e dal buonsenso degli operatori, per fornire un servizio completo sotto ogni punto di vista. Questo è a mio avviso il nostro obiettivo principale.

Il Direttore Generale ULSS 20 Maria Giuseppina Bonavina

Siamo di fronte ad un rinnovamento istituzionale completo: scuola, salute, lavoro. Di cosa c’è veramente bisogno nel settore della Sanità? Il governo dell’innovazione e quindi del rinnovamento nei sistemi sanitari passa oggi inevitabilmente attraverso il binomio qualità ed economicità. Le statistiche dimostrano che le regioni come la nostra, che si attengono virtuosamente ai limiti di spesa, ottengono i migliori risultati anche per quanto riguarda la qualità delle prestazioni erogate. In tal senso efficienza, efficacia ed economicità sono aspetti diversi della qualità assistenziale. Una moderna azienda sanitaria, assumendosi la responsabilità e il mandato dell’assistenza, deve essere pronta a renderne conto non solo per giustificare il suo operato, ma anche per permettere a tutti di partecipare attivamente a quelle politiche per la salute che devono essere sviluppate congiuntamente e sinergicamente. Cogliere le nuo-

ve sfide e dare loro risposta, questo serve per guardare avanti insieme. Qual è la vera emergenza? La popolazione sta rapidamente invecchiando, fenomeno che si riflette sull’equilibrio socio-economico della società e che rappresenta una sfida politica e sociale completamente nuova. Il costo dell’assistenza sociosanitaria per gli anziani è già da tempo oggetto di riflessioni importanti e, secondo gli economisti, esso crescerà in futuro oltre ogni possibile previsione. Il tradizionale modo di fornire l’assistenza, per lo più tarato sulla gestione dell’acuzie, si sta confrontando con un crescente numero di persone che vivono oltre gli 80 e anche i 90 anni, e sono affette da una o, più spesso,molte patologie croniche. Grazie al progresso nella scienza medica e nella tecnologia, le malattie croniche sempre meno sono causa di morte prematura ma, nel contempo, sempre maggiori sono le probabilità che esse possa-


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no produrre disabilità, costituendo in questo modo una cospicua coorte di persone anziane e molto anziane, malate croniche e disabili. In questo panorama, l’Azienda ULSS 20 di Verona ha dato il via ad una profonda rivisitazione delle modalità di erogazione dell’assistenza socio-sanitaria per l’utenza anziana, allo scopo di garantire la continuità delle cure, l’elevata qualità delle stesse e la sostenibilità del sistema a fronte di risorse sempre più esigue. In merito alla rivisitazione delle modalità di assistenza, state raccogliendo buoni risultati anche dall’Ospedale Fracastoro di San Bonifacio. Quanto è importante per la vostra capillarità territoriale? Oggi è un nodo imprescindibile della rete assistenziale dei servizi dell’Azienda ULSS 20 di Verona, per la professionalità dei suoi medici ed operatori, per l’efficienza dei processi organizzativi e per l’umanizzazione dell’assistenza. Funziona

in modo armonico e sinergico con i servizi sanitari, sociali e della comunità del territorio, e rappresenta un nodo importante di dialogo e di comunicazione per i cittadini. La struttura ha inoltre ottenuto il riconoscimento Unicef per il reparto di maternità come Ospedale del Bambino, ed anche l’area circostante stessa è stata premiata con il riconoscimento a Territorio del Bambino. Ma vorrei anche ricordare che al presidio ospedaliero di San Bonifacio si aggiunge l’ospedale integrativo della rete di Marzana, dedicato prevalentemente all’assistenza per la post-acuzie e per l’attività di riabilitazione funzionale. E non va dimenticato il Centro Sanitario Polifunzionale di Tregnago che va ad inserirsi a pieno titolo e con ottimi risultati nella complessa e articolata rete dei servizi dell’ULSS 20. L’ULSS 20 in questi anni ha affrontato grandi cambiamenti. Nell’ot-

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tica anche di questa ricerca di efficacia e coerenza avanzata dal Governo Renzi, quali cambiamenti all’orizzonte? La sanità veronese può essere orgogliosa dei sui risultati, frutto di un’azione di governo attenta all’innovazione, al rinnovamento del proprio modello organizzativo e alla centralità del diritto alla salute di ogni suo cittadino. Il diritto alla salute è un elemento fondamentale della coesione sociale, soprattutto in momento di crisi come quello che stiamo vivendo. Quanto a veri cambiamenti strutturali, ora ci aspettano la razionalizzazione dei distretti e la realizzazione della nuova sede unica della nostra Ulss presso il compendio degli ex Magazzini generali a Verona Sud dove nel 2016 traslocheranno e verranno accorpate tutte le sedi sparse sul territorio. Sostenibilità e mantenimento della qualità delle nostre risposte alle domande di salute dei cittadini rimangono le due principali

IL NOSTRO PERCORSO

dott.ssa Matilde Biadego: mediatore, valutatore e formatore ATA Feuerstein, Haywood e Tzuriel

Ciò che ci ha fatto intraprendere questa strada è la condivisione dell’innovativa idea di intelligenza sostenuta dai metodi che applichiamo: non più una facoltà statica già determinata alla nascita ma, al contrario, in continua evoluzione e modificazione dott.ssa Cecilia De Conti: per l’intero arco della vita. In quest’ottica, diventa possibile recumediatore e valutatore perarla e rafforzarla attraverso un ampio range di strumenti di Feuerstein e Haywood; valutazione e di trattamento che consente di indagare, consulente filosofico riconquistare e rafforzare non solo le carenze, ma anche i punti di forza della persona considerata nella sua integrità, “Studio Persona” lavora da anni focalizzando l’intervento sulle abilità individuali e sul assieme a bambini e ragazzi con necessità di varia natura, grazie personale stile cognitivo. In questo modo, è possibile all’applicazione dei metodi Feuerstein, riconsegnare all’individuo capacità critiche e di Haywood e Tzuriel, e alle loro famiglie, analisi, consapevolezza e fiducia di sé, grazie a servizi di counseling motivazione e autonomia.

UNA PROPOSTA EDUCATIVA CHE PROMUOVE LA QUALITADELL’APPRENDIMENTO E L'INTEGRAZIONE OBIETTIVI •Potenziare lo sviluppo di capacità SOCIALE

cognitive, meta cognitive ed emozionali •Stimolare abilità sociali come l’autocontrollo, la responsabilità, la condivisione •Stimolare le abilità motorie, uditive e verbali fondamentali per uno sviluppo equilibrato •Migliorare il pensiero logico ai fini di un miglior rendimento scolastico (lettura, matematica, problem solving, ecc) •Rinforzare la motivazione intrinseca all’apprendimento

individuale o familiare.

ATTIVITÀ

•Orientamento e riorientamento scolastico ededucativo •Prevenzione e recupero dell difficoltà di apprendimento •Recupero e sostegno per soggetti in difficoltà e portatori di handicap •Supporto nella gestione delle problematiche del controllo del comportamento (iperattività e disturbi dell’attenzione) •Insegnamento di un metodo di studio individualizzato •Counseling individuale o familiare per il sostegno dei ragazzi o dei genitori • IN PROGRAMMA: LABORATORIO PER GENITORI E NONNI “IMPARIAMO A GIOCARE CON I NOSTRI BAMBINI” VISITA IL NOSTRO SITO PER MAGGIORI INFORMAZIONI!

Potenziamento e riabilitazione cognitivo-relazionale secondo i metodi Feuerstein, Haywood e Via Guido Vivi 5, 37142 Verona (Poiano); Via Cengetti 9, 37021 Bosco Chiesanuova (VR) Tzuriel Tel. 045-8700413; cecilia.deconti@googlemail.com; www.studiopersona.it


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sfide che la sanità deve affrontare e vincere. Il sistema sanitario della Regione Veneto si conferma come virtuoso, sobrio ed efficace, anche rispetto ad indicatori di appropriatezza. L’importante convergenza che si sta delineando tra la Regione e le Aziende socio sanitarie in termini di equilibri di bilancio trova corrispondenza sul piano della capacità di rispondere ai bisogni e di erogare servizi in maniera produttiva ed appropriata. Ricetta elettronica: un altro grandissimo cambiamento. Verona è pronta per questa rivoluzione tecnologica? Abbiamo appena completato la dematerializzazione delle prescrizioni farmaceutiche con risultati assai confortanti: 98% di medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, 100% delle farmacie sono i numeri dell’ULSS 20. Il processo di digitalizzazione della ricetta rossa nel suo complesso garantisce agli assistiti dell’Azienda ULSS 20 maggiore sicurezza, tempi più rapidi nell’erogazione dei servizi e contenimento della spesa farmaceutica. Entro la fine del 2014 si attiveranno anche il 100% dei prescrittori “interni”, da gennaio del 2015 tutti i prescrittori utilizzeranno il Catalogo Unico del Prescrivibile che la Regione Veneto ha rilasciato la scorsa settimana. Con il mese di marzo 2015 i sistemi di CUP (quello dell’ULSS 20 è già stato certificato dalla Regione) gestiranno la prenotazione delle prestazioni utilizzando direttamente le prescrizioni dematerializzate di specialistica. Per la metà del 2015 la Regione Veneto attiverà il “portale regionale del cittadino”, che costituirà lo strumento comune per tutti i residenti del Veneto per poter accedere al proprio Fascicolo Sanitario Elettronico; il sistema informatico aziendale dell’ULSS 20 è già completamente pronto per inserirsi organicamente nel fascicolo sanitario elettronico. Infine, e questa è un’iniziativa autonoma dell’ULSS 20, con l’inizio del 2015 verrà progressivamente ampliata la

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Immagine aerea dell’ospedale Fracastoro di San Bonifacio

gamma di tipologie di referti (incluse le relative immagini diagnostiche, statiche o dinamiche) che saranno scaricabili dal cittadino via web, come già avviene per i referti di Laboratorio con dato altrettanto positivo visto che oltre l’80% dei referti di Laboratorio viene già scaricato via web. Come si capisce, stiamo parlando di un progetto complessivo di rinnovo e di consolidamento dell’intero sistema informatico, al servizio del cittadino. Conosciamo alcuni interessanti progetti che sono stati messi in cantiere, grazie anche a collaborazioni esterne, per aumentare la sensibilizzazione dei cittadini allo “stare bene” e al “volersi bene”. Pensiamo ad esempio a TrasportAci sicuri, ma non solo. In che direzione si sta muovendo l’ULSS 20? Quali orizzonti per il futuro? L’ iniziativa realizzata con Automobile Club di Verona, volta a sensibilizzare i genitori sul delicato ed importante tema del trasporto dei propri figli in auto, è una delle tante che ci vedono in diretto rapporto con enti, istituzioni e associazioni del territorio. La nostra attenzione al territorio è massima.

Nell’ottica di una politica di una sempre più congrua ed appropriata offerta territoriale, mi piace sottolineare come sia migliorata la collaborazione con i Medici di Medicina Generale e con i Pediatri di Libera Scelta, realizzata attraverso l’impegno ad avviare un lavoro comune per definire alcuni percorsi diagnostici e terapeutici per le principali patologie cronico degenerative e a strutturare un processo di continua revisione e miglioramento degli stessi attraverso un’analisi costante dei risultati ottenuti. Quanto al futuro, esso per noi è già iniziato, facendo attenzione all’equità delle cure, alla qualità delle stesse e, contemporaneamente, alla sostenibilità economica. Un leit motiv che l’Azienda ULSS 20 sta perseguendo da anni, con risultati certificati che in sostanza dicono: si è speso di meno migliorando la qualità dei servizi offerti. Nessun miracolo alla base di questo risultato, ma una gestione attenta e meticolosa, con un lavoro certosino di ricerca di ogni possibile riduzione della spesa senza intaccare la qualità dei servizi offerti.


Queste piscine sono proprio un

BELVEDERE Francesco Coati

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sufficiente varcare la soglia d’entrata dell’impianto natatorio “Belvedere” di via Montelungo 5, a Verona, per essere coinvolti e partecipare al grande entusiasmo e alla soddisfazione di bam­bini, ragazzi, genitori per il nuovo corso della storica piscina veronese che, da metà settembre, è ripartita con le proprie attività sotto l’egida della SSD Sergio De Gregorio Arl, una delle più blasonate società sportive della città di Roma. La Sergio De Gregorio, infatti, da quest’anno gestirà in toto l’impianto scaligero, andando ad aggiungere le piscine Belvedere alle altre tre già gestite nella Capitale: Casal Bianco, Olimpia e Dabliu Colli d’oro. «Da qualche settimana la società dilettantistica romana si è insediata qui a Verona portando tutta la sua esperienza e il suo know-how nell’organizzazione di corsi di Scuola nuoto e nell’offerta di corsi di acqua fitness e nuoto libero» spiega il giovane direttore delle Piscine Belvedere, Francesco Coati. «C’è tanto entusiasmo anche perché le proposte che siamo in grado di offrire spaziano di molto e vanno a coprire tutte le fasce d’età, dai tre mesi di vita con i corsi “Biberon”, alla ginnastica dolce per anziani». 25 professionisti tra istruttori, assistenti bagnanti e personale di segreteria costituiscono lo staff coordinato appunto dal responsabile Francesco Coati. L’impianto è composto da due vasche coperte: la prima di 25 metri con sei corsie, profonda 1,70 metri dotata di pedana a immersione per i corsi di acqua fitness che porta il livello d’acqua a 1,15 metri, e una vasca più piccolina di 5 metri per 15 con profondità che parte dai 70 centimetri per scendere fino ai 90. «Abbiamo un buon vivaio pre-agonistico di nuoto, pallanuoto e nuoto sincronizzato con un numero considerevole di giovani atleti dai 6 anni in su» prosegue il direttore. «Accanto all’attività pre agonistica abbiamo poi i corsi di nuoto tradizionali e di “ambientamento all’acqua” che abbiamo suddiviso per fasce d’età».

I corsi di nuoto. Si parte con un corso particolare, denominato Corso Gestanti, riservato a donne in gravidanza che eseguono in vasca alcuni esercizi propedeutici al periodo di gestazione. Per i bimbi dai 3 ai 36 mesi è attivo il Corso Biberon per accompagnare il bimbo in un percorso armonioso di avvicinamento all’acqua. Sia il primo che secondo corso possono essere abbinati all’attività di musicoterapia. Si passa poi alla Scuola nuoto Baby, per bambini e bambine dai 3 ai 6 anni, e la Scuola nuoto Ragazzi dai 6 ai 14. La fase successiva è il Corso Teenager per giovani dai 15 ai 18 anni e poi si entra nel Corso di nuoto Adulti e successivamente in quello Master. I corsi di acqua fitness e i corsi fuori vasca. L’impianto di via Montelungo, dotato tra l’altro di sollevatore per persone diversamente abili, oltre al nuoto tradizionale, offre la possibilità di svolgere altre attività per il benessere del corpo e della mente. Partendo dall’acqua fitness, sono attivi i corsi di Acqua Slim, con aggiunta di pedana a immersione, Acqua Gym, Idrobike, Acqua Step con aggiunta di pedana e scalino e Circuit, ovvero un percorso di tonificazione da eseguire in vasca. Fuori dalla vasca è stata ricavata una sala/palestra in cui svolgere sedute di Shiatsu, Ginnastica posturale, Pilates e Ginnastica dolce. Altre zone che costituiscono l’impianto di via Montelungo sono l’area adibita a Servizio bar, l’area Shopping con un negozio in cui è possibile acquistare tutto il “necessaire” per l’attività e in cui sono presenti i nuovi prodotti dello sponsor “Head”, e i giardini esterni. «Partiamo con la stagione invernale, ma stiamo già pensando alla prossima estate in cui attrezzeremo l’esterno con una zona solarium e con alcune altre importanti novità attualmente in fase di definizione» conclude Francesco. «Ricordo che le Piscine Belvedere sono anche Centro estivo per ragazzi. Da metà giugno a metà settembre, gli iscritti con turni che vanno da una settimana in su, possono venire qui, seguire i corsi di nuoto, studiare e svolgere diverse attività collaterali a tempo pieno».

PISCINE BELVEDERE via Montelungo, 5 - Verona - Tel. 045.8921826 - piscinebelvederesdg@gmail.com Orari di accesso alle vasche: da lunedì a venerdì: 8.00- 22.00; sabato 8 - 20; domenica 8.30 - 14.00


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SLA - Il punto della situazione sul territorio di Verona

SLA la terapia è l’assistenza

di Erika Prandi

Dopo il fenomeno dell’Ice Bucket Challenge che durante l’estate ha riacceso i riflettori su quella che abbiamo più volte definito una malattia infame, abbiamo intercettato tre esperti che, a Verona, vivono il mondo di questa malattia quotidianamente.

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egli ultimi mesi si è sentito parlare molto di Sla, soprattutto grazie al fenomeno mediatico dell’Ice Bucket Challenge. Ma sappiamo veramente che tipo di malattia è? E a che punto è la ricerca? Ne abbiamo parlato con il presidente dell’Uildm (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) di Verona Piero Bresaola, con il dottor Domenico De Grandis e con la psicologa Chiara Castiglioni. Ciò che ne è emerso è l’esigenza di maggior flessibilità da parte delle strutture assistenziali e sanitarie per poter venire incontro nel miglior modo possibile ai pazienti. Presidente Bresaola, cosa ne pensa dell’Ice Bucket Challenge? Il fenomeno è una buffonata. Però ha avuto un’utilità: se ne è parlato molto. Il problema è che i fondi

vengono dati quando c’è la protesta, non c’è continuità. Da punto di vista sanitario bisognerebbe investire nella ricerca. Noi, come Uildm, siamo promotori di Telethon che raccoglie fondi per la ricerca di tutte le malattie neuromuscolari. Dr. De Grandis, potrebbe farci un po' di chiarezza su che cos’è la Sla? La sclerosi laterale amiotrofica è una malattia degenerativa poiché degenerano alcune cellule del sistema nervoso centrale. Avviene in maniera abbastanza selettiva perché sono cellule che controllano il movimento. Si chiama Sla quando c’è una degenerazione sia delle cellule che partono dalla corteccia cerebrale e arrivano al midollo, sia di quelle che da qui arrivano ai muscoli. Invece, quando si parla di malattia del moto neurone, che è quasi

Roberto Baggio con Stefano Borgonovo, diventato simbolo della lotta alla Sla

sinonimo di Sla, la degenerazione interessa solo uno dei due tratti. I sintomi della Sla sono una progressiva debolezza in tutti i muscoli e può cominciare o dall’alto o dal basso per poi estendersi con continuità. È prevalentemente una malattia dell’età adulta ma io stesso ho seguito più di un ragazzo di vent’anni. L’età in cui si manifesta più frequentemente è verso i cinquanta/sessant’anni. Per quanto riguarda le cause, invece, il 10% sono di natura genetica, le restanti cause sono sconosciute». A che punto è, oggi, la ricerca? Dr. De Grandis Grandi passi in avanti non ne sono stati fatti. Sono stati solo scoperti dei geni in più che, trasferiti nel ratto poi curato con dei farmaci, questi gli hanno permesso di vivere ben il 30% in più. Sull’uomo, invece, non hanno avuto alcun effetto». Quali sono i centri di ricerca più importanti in Italia? Dr. De Grandis Non esiste un centro di ricerca per la Sla. Esistono invece dei centri di assistenza, come il nostro. La ricerca si basa sulla genetica e sulla biomolecolare quindi tutti i laboratori che fanno studi su questi due aspetti se ne occupano. Finora una terapia non esiste. Esiste il Riluzolo, l’unico farmaco autorizzato ma migliorerebbe solo di due settimane la vita dei pazienti con Sla bulbare. In realtà la terapia della Sla è l’assistenza: respiratoria, della famiglia, psicologica e fisioterapica.


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Il Presidente dell’Uildm Piero Bresaola

Come accade in questa struttura… Piero Bresaola. Esatto, l’assistenza non è per migliorare le condizioni sanitarie del paziente ma per migliorare la qualità della vita. Noi cerchiamo di assistere una persona in tutte le sue necessità». Dr. Grandis. Purtroppo, essendo una malattia che va avanti abbastanza rapidamente, ci vuole una struttura snella, che manca. È questo il vero problema della Sla».

Piero Bresaola. Ad esempio, se c’è bisogno di un puntatore oculare si passa per le strutture pubbliche ma passa del tempo. Noi possiamo prescriverlo ma dipendiamo sempre dalla sanità pubblica. Di fatto serve una risposta immediata perché abbiamo rilevato che l’età media è di due anni. Dr.ssa Castiglioni. È raro che ci sia un intervento diretto sul paziente se non nella fase iniziale. Il grosso della presa in carico è dei famigliari». Piero Bresaola. Quasi tutti i nostri malati sono seguiti a casa perché la fase degenerativa è molto veloce. Noi mandiamo l’assistente sociale, lo psicologo, i medici, il fisioterapista, l’infermiere, il logopedista. In genere integriamo le prestazioni che da il servizio sanitario nazionale. C’è un complesso di servizi che servono per garantire la migliore qualità di vita possibile. È questo ciò che conta.

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I numeri della Sla in Veneto

Il numero dei malati si può solo stimare, non se ne ha la certezza» rivela Bresaola, che auspica anche la creazione di un centro di rilevamento. «La media annuale dei pazienti dell’Uildm (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare onlus) varia dalle cinquanta alle sessanta persone con due o tre decessi all’anno mentre «riteniamo che la Regione Veneto abbia dai settecento ai novecento casi».

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Professionisti della chirurgia guidata

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pochi sarà capitato di sentire parlare di “chirurgia guidata”, eppure si tratta di una tecnologia che se utilizzata dal medico nella pianificazione di un intervento chirurgico, permette di ridurre i tempi, i rischi per il paziente e l’invasività stessa dell’operazione. Una delle aziende top in Italia che sviluppa da oltre dieci anni questi sistemi di tecnologia avanzata al servizio della medicina è la Valtech, di San Martino Buon Albergo, specializzata nella chirurgia guidata implantare, ovvero quella riguardante gli impianti dentali che noi tutti conosciamo come protesi. È proprio la Valtech, a dimostrazione di una grande competenza, che ha registrato un brevetto internazionale su questo tipo di chirurgia. Seppure possa sembrare complesso, si tratta di un settore che interessa un grande numero di persone e che può aiutare a semplificare procedure inevitabili a volte dolorose che ci provocano stati di paura ed ansia come gli interventi dal dentista.

La storia

«La volontà di impegnarmi in questo settore» racconta Claudio Albi, titolare dell’azienda «è nata durante i miei studi universitari. Erano gli anni Ottanta e si parlava poco di informatica, ma cercai

ugualmente di coniugare la mia passione per la programmazione e i computer con gli studi. Volevo fare in modo che le procedure mediche dentistiche di implantologia risultassero più semplici grazie alla tecnologia. Lo sviluppo di quest’ultima nel corso del tempo mi ha dato ragione, e Valtech è così diventata una delle prime realtà italiane e nel mondo a lavorare in questo ambito».

Non solo chirurgia guidata

Grazie ad un team di validi professionisti, la Valtech è un oggi un centro innovativo sia per la

produzione di semilavorati odontoiatrici (parti per impianti, protesi e quant’altro), ma anche un centro di ricerca e sviluppo della chirurgia guidata. «Oltre a realizzare, tramite macchinari sofisticati come stampanti 3D, frese e torni, le parti meccaniche per gli interventi di implantologia» ha proseguito Claudio Albi, «lavoriamo per migliorare in precisione e qualità la manualità dell’odontoiatra sia chirurgo che ortodontista e dell’odontotecnico. Combiniamo alla cura artigianale la precisione ingegneristica». Sì, ma come? Valtech fornisce ai

Val.Tech lavora sia sulla progettazione che sulla realizzazione di semilavorati odontoiatrici e componenti biomedicali


professionisti un sistema che aiuta il chirurgo nella pianificazione dell’impianto. Funziona in questo modo: il paziente che deve inserire una protesi, effettua una TAC che poi viene registrata in una applicazione informatica. Questo software, che può essere adottato da qualsiasi studio dentistico, grande o piccolo che sia, consente di programmare virtualmente l’intervento, visualizzando in modo assolutamente realistico la bocca del paziente e simulando l’intervento al computer. In questo modo, una volta che il chirurgo deciderà di operare, saprà esattamente come, dove e con che modalità eseguire incisioni e impianti. Questo sistema consente quindi di adattare ciascun intervento alle caratteristiche del singolo paziente. «Ci tengo molto a sottolineare» ha precisato Claudio Albi, «che noi non vogliamo automatizzare il lavoro del medico, ma aiutare il professionista a semplificarlo».

I brevetti

La Valtech, che sviluppa questa applicazione informatica, ha registrato il brevettato internazionale sia per la chirurgia guidata implantare, sia per quella relativa alla corticotomia pre ortodontica che nello specifico di questa

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procedura medica aiuta i professionisti nell’individuazione della migliore zona di incisione dell’osso, guidando il taglio in modo da renderlo minimamente invasivo, efficace e meno rischioso e abbinato alla tecnica ortodontica riduce drasticamente i tempi per allineare i denti. Tecnologia al servizio della medicina insomma, un servizio che lo stesso paziente dovrebbe conoscere e richiedere al proprio medico.

Le applicazioni

«La difficoltà principale» sottolinea il titolare, «è insegnare ai medici come utilizzare un sistema che assomiglia più ai programmi CAD adoperati da ingegneri e geometri. Per questo motivo abbiamo studiato un’interfaccia semplice, intuitiva, che si possa usare con grande destrezza anche senza competenze informatiche». Il software è studiato direttamente da Valtech, che di conseguenza continua nello sviluppo applicando migliorie continue alle applicazioni. Si tratta infatti di applicazioni, non di programmi. Pertanto, un po’ come funziona con le app dei cellulari e dei tablet, questi sistemi non vengono installati sui computer degli utilizzatori, ma viaggiano in rete. Questo consente al team di Valtech di aggiornarli e perfeNell’immagine sottostante viene riproposto un esempio di pianificazione implantare durante la fase di simulazione che viene effettuata attraverso l’applicazione studiata da Val.Tech.

CHIRURGIA GUIDATA le fasi operative Nelle quattro immagini sotto vengono esemplificate le procedure della chirurgia guidata. Prima il disegno virtuale, realizzato grazie ai software, quindi il modello viene stampato grazie alla tecnologia di stampa 3D. Nella terza immagine è evidente l’inserimento della dima (guida) chirurgica che serve per guidare il taglio del chirurgo, illustrato nell’immagine 4.

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zionarli senza dover lavorare direttamente sui computer che li utilizzano. Una grande innovazione dal punto di vista operativo, pratico ed informatico, essendo la “prima applicazione on-line al mondo di chirurgia guidata” secondo bibliografia.

Le collaborazioni internazionali

Per testimoniare la grande competenza della Valtech, vanno senz’altro citate anche le tante collaborazioni che l’azienda ha stretto nel corso degli anni con il mondo dell’Università e della Ricerca. I software per la chirurgia guidata sono infatti stati sviluppati assieme all’Università di Verona e all’Imperial College di Londra, ma il team guidato da Claudio Albi (composto da Marco, Pietro e Socrate) collabora anche con la Boston University, con l’Università di Padova e con quella di Ferrara. Eccellenza italiana insomma, ma tutta veronese.

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Educazione visiva - Interessante progetto avviato alle scuole primarie di Grezzana

Impararare con nuovi occhi

Un progetto speciale dell’Istituto G. Pascoli ha introdotto già dall’anno scorso in alcune classi materne ed elementari, un percorso formativo che mira ad educare i bambini e sensibilizzare i genitori alle norme di igiene visiva sui banchi di scuola.

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uando i bambini vedono bene, imparano molto meglio, studiano più volentieri e, in generale, dimostrano maggiore attenzione durante le ore passate tra i banchi di scuola. Di questo ne è convinta anche Emanuela Poffe, ottico optometrista di Grezzana, titolare assieme al marito Pierluigi Bonvini del negozio “l’immagine ottica & photo”, la quale, già da due anni, ha avviato grazie alla collaborazione dell’ex dirigente scolastica dell’istituto G. Pascoli di Grezzana Maria Luisa Aguiari e di alcune insegnanti, tra cui Maria Teresa Trettene, Patrizia Castellani e Rita di Marco, un interessante progetto di educazione visiva intitolato “Imparare con occhi nuovi”. Un’iniziativa formativa che durante l’anno scolastico 2013/2014, con otto incontri settimanali, ha coinvolto oltre 110 bambini delle scuole ele-

L’ottico optometrista Emanuela Poffe, durante una lezione in classe (qui sopra).

mentari di Grezzana, Erbezzo, Stallavena, Lugo e nelle scuole materne di Erbezzo e Stallavena. Lo scopo principale dell’iniziativa è quello di educare i bambini e sensibilizzare i genitori alle norme di igiene visiva già in età precoce. Emanuela, cosa significa educare i bambini alla corretta igiene visiva? Significa indicare loro alcuni accorgimenti utili a preservare la migliore efficienza visiva e la corretta postura del corpo. Quando la vista lavora al meglio, il bimbo è facilitato all’apprendimento e nel processo conoscitivo. Una scorretta impugnatura della penna, ad esempio, ha come conseguenza istintiva un’innaturale inclinazione del capo, perché il bambino cerca di vedere bene ciò che sta scrivendo. Quella che sembra una banale inclinazione di lato della testa, può avere, invece, ripercussioni negative su tutto l’organismo: sull’apparato visivo, su quello

scheletrico, in particolare sulla colonna vertebrale, e su tutte quelle legate alla masticazione. Come vengono spiegate al bambino le pratiche corrette da osservare? Si esegue assieme a loro una serie di esercizi per una corretta impugnatura che favorisca una buona visione, alcuni tratti dal progetto P.E.A.V. (Protegge Educa la Tua Visione), e lo si fa utilizzando un linguaggio figurato in modo che i bambini si possano sentire ancora più coinvolti, quasi come in una sorta di gioco. Ad esempio mimando con le tre dita, pollice, indice e medio, la bocca del leone che sbadiglia e ruggisce, che si apre e si chiude, prendendo nella sua morsa la matita. Quali criticità si incontrano se non vengono rispettate le regole basilari di un’attenta igiene visiva? Una postura corretta, la posizione del corpo, della testa, la giusta impugnatura della matita permettono il passaggio armonico dalla condizione statica (visione per lontano) a quella dinamica (visione per vicino).


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Contrariamente, viene richiesta al bambino un’altissima quantità di risorse visive che, per essere sostenuta, richiede un elevato consumo energetico, che a sua volta conduce generalmente a un’inefficienza visiva. Si è visto, che lo stress da vicino, anche in presenza di 10/10, da lontano induce forme di adattamento dell’occhio. La miopia da studio ne è un esempio. Il progetto nelle scuole, a quanto pare, è piaciuto... C’è stata una grande collaborazione tra insegnanti e genitori. Quest’anno il progetto è stato confermato nelle classi prime di Grezzana e nelle scuole dell’infanzia di Bosco Chiesanuova, Cerro, Stallavena, Grezzana. A Lugo, grazie alla collaborazione con la dott.ssa Federica Bombieri del dipartimento di Scienze Neurologiche e del Movimento dell’Università di Verona, il progetto verrà ampliato: i bimbi potranno apprendere i benefici che il sistema

corpo ottiene con esercizi ludici volti al mantenimento-apprendimento della postura corretta. Scuola e benessere visivo, un binomio vincente... Direi di sì. In qualità di socio Optocoop Italia OXO sto prendendo parte a un importante progetto educazionale sulle regole del benessere visivo, denominato OXO City Team Uniti per la Vista, che ha coinvolto oltre 700 scuole primarie in tutt’Italia, tra cui quelle dell’istituto comprensivo G.Pascoli di Grezzana. Ebbene, mi fa piacere sottolineare che la scuola di Erbezzo ha vinto la menzione onorevole aggiudicandosi un computer portatile per la didattica. Alcuni degli elaborati ricevuti dalle scuole sono anche diventati un simpatico gioco che insegna le regole del benessere visivo che è stato consegnato alle scuole e a noi soci da distribuire sul territorio per farci ancora una volta portavoce dell’importanza della prevenzione e

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delle regole a favore del benessere visivo. Al di là dei consigli più tecnici, cosa si sente di suggerire ai genitori per affiancare i propri figli in questo percorso educativo? Di sedersi con gioia a fianco a loro mentre disegnano o fanno i compiti. Di accendere una lampada che illumina da lato opposto della mano che scrive, di verificare la distanza giusta dal foglio, posizionato magari su un piano inclinato di 20 gradi così da agevolare una visione più confortevole senza stancarsi mai di correggere la loro impugnatura. A tal proposto, sarebbe opportuno chiedere spesso ai bambini se riescono a vedere bene la punta della matita o della penna. Con piccoli accorgimenti quotidiani, i nostri bambini avranno un significativo beneficio visivo e posturale. I genitori avranno avuto il piacere di condividere con loro momenti importanti per la crescita.

Piccoli ausili dai mille talenti Gli apparecchi retroauricolari ed endoauricolari sono oggi ancora più piccoli e potenti. Con i nuovi mini-apparecchi acustici, nessuno potrà “vedere” quanto sentite bene. Gli esperti dell’udito di Zelger trovano la soluzione migliore per voi.

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TERRITORIO Il ritorno del lupo in Lessinia

Fratello Lupo o Lupo cattivo?

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Il logo del progetto Life WolfAlps che coinvolge anche la Lessinia ( a sinistra) e un gruppo di lupi (in basso. Foto di repertorio).

Continua a fare discutere la presenza del lupo in Lessinia. Lo scorso 20 settembre una giornata è stata dedicata al confronto tra tutte le parti coinvolte: allevatori, forestale, WWF. Quali prospettive da questo incontro? di Giorgia Castagna

È

una guerra antica, quella tra lupi e allevatori, che si rinnova proprio in questi giorni all’indomani del convegno “La Lessinia, il Parco e il lupo. Insieme… per una strategia di convivenza” organizzato dal Comune di Bosco Chiesanuova e dall’associazione WWF il 20 settembre. Un incontro acceso dove non sono mancate interruzioni, lunghi applausi e proteste concitate. Al centro del dibattito la possibile uscita dal progetto Life WolfAlps, sottoscritto nel dicembre 2013 dalla Regione Veneto, impegnato per «l’implementazione e la coordinazione di azioni di conservazione della popolazione alpina di lupo [...] nell’intero ecosistema alpino, da ovest a est, per favorire la costituzione di un regime di convivenza stabile tra lupo e attività economiche nei territori di naturale ricolonizzazione del predatore». In poche parole, preservare il ritorno del lupo e tutelare le attività legate all’allevamento, con un budget di circa sei milioni di Euro. Ad aprire la discussione, il sindaco di Bosco Chiesanuova, Claudio Melotti che ha dato voce a molti dei presenti: «agricoltori e allevatori sono le vere vittime di quest’assurda convivenza. Ora più che mai serve che gli ammini-

stratori della Lessinia si uniscano e chiedano l’uscita dal progetto». Sono seguite poi parole di rimprovero verso la Regione Veneto, colpevole, secondo il sindaco, di aver sottoscritto un accordo senza coinvolgere gli amministratori locali; verso il Parco, per aver costretto e convinto gli allevatori ad entrare nel progetto, assicurando loro sicuri strumenti di protezione e rimborsi certi per la perdita di eventuali bovini e ancora verso i tecnici che vanno ad installare su proprietà private inutili foto trappole. «Sono oltre ottomila i capi portati all’alpeggio in Lessinia, chiuderli in un recinto è impensabile, se mai possiamo pensare di chiuderci il lupo». «Ho le spalle larghe e se volete addossarmi le colpe e trasformarmi nel vostro capro espiatorio eccomi qui» ha quindi ribattuto l’assessore regionale Daniele Stival, spiegando che le direttive ministeriali ed europee mettono «paletti fermi anche al mio assessorato. La decisione di aderire al progetto è stata pensata per avere almeno una chance di tutela per voi e per assistervi con gli unici strumenti

permessi». Il primo a muoversi per vie amministrative tramite mozione approvata in Provincia, in data 1 aprile 2014, e poi presentata anche in commissione europea, per l’uscita dal progetto Life WolfAlps, è stato Adelino Brunelli, consigliere provinciale, appoggiato dall’assessore provinciale Stefano Marcolini e da altri sindaci della Lessinia. «Le misure previste per la tutela del bestiame sono ridicole. Reti elettrificate? Cani da guardia? Le nostre sono vacche da alpeggio e non pecore. Il lupo non può convivere con l’uomo. Il branco va spostato come richiesto dalla mozione avanzata in Provincia» ha proseguito proprio Marcolini che ha chiuso il suo intervento lanciando una provocazione ai presenti in sala «gli esperti assicurano che il lupo non attaccherà mai l’uomo perché temuto da sempre, ma chi oggi si assume la responsabilità che il lupo non attaccherà mai un bambino?». A rispondere ci ha pensato Stefano Gazzola, presidente WWF Veneto, assieme allo zoologo Francesco Petretti: «l’uomo non è una preda per loro. Sgombriamo


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Il ritorno del lupo in Lessinia

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il campo da idee preconfezionate che descrivono il lupo come l’animale dei cartoni animati o all’opposto come una belva feroce. Negli ultimi cento anni, secondo un’analisi condotta in Europa e Nord America, i casi di aggressione sono prossimi allo zero. Dobbiamo trovare soluzioni, per sfruttare al meglio il progetto Life WolfAlps e accettare la proposta di Sonia Calderola (responsabile tecnico regionale del progetto) di creare gruppi di discussione per migliorare il lavoro di tutti» ricordando poi che lo spostamento non sarebbe una soluzione al problema, perché questi predatori arrivano da soli e si muovono come credono. Dello stesso avviso il direttore del Parco, Diego Lonardoni, che chiede più aiuti da parte della Regione per coprire nuove spese per l’emergenza lupi. Al termine dell’incontro hanno preso la parola anche gli allevatori, rappresentati da Laura Giacopuzzi, Associazione Tutela della Lessinia, e Daniele Massella, agricoltore. «Perché prima di sottoscrivere l’accordo non siete venuti a parlarne con noi? Ci imponete un progetto che non è adatto alle nostre montagne, volete il lupo dal sabato alla domenica, ma durante la settimana dobbiamo tenercelo noi, sfamarlo e non arrabbiarci. E poi perché nessuno ammette che

Una foto del sit-in degli agricoltori fuori dal Teatro Vittoria di Bosco il 20 settembre (a sinistra) e le recinzioni che dovrebbero essere installate per la protezione dal lupo (a destra).

i soldi arriveranno solo se le predazioni diminuiranno del 30%?». Secondo Massella e Giacopuzzi la prevenzione così offerta è inutile, poiché non adatta al territorio, ed è impossibile usare cani da guardia, i bovini pascolano singolarmente e non riuscirebbero a gestire una mandria. «Per non parlare delle recinzioni elettrificate» hanno concluso, «inutili e vietate dallo stesso Parco. Non vogliamo essere l’ennesimo caso di spreco di denaro pubblico». A chiudere la seduta il presidente onorario del WWF Veneto Averardo Amadio che dopo aver ringraziato gli intervenuti ha chiesto agli amministratori che in passato hanno creduto nel progetto, di non avere ripensamenti e di continuare su questa strada.

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SPETTACOLO Torna il festival cinematografico a Verona

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“Nuove ondate”di

cinema africano a Verona

di Francesca Mauli

La celebre kermesse cinematografica, giunta quest’anno alla XXXIV edizione, porta sugli schermi di città e provincia le produzioni della “new wave” africana. Un’edizione con importanti novità, a partire dal prolungamento delle proiezioni fino al prossimo dicembre.

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er capire lo spirito che anima il Festival del Cinema Africano di Verona bisogna partire da un presupposto: l’Africa delle carestie, dei bambini malnutriti, delle guerre e della povertà, così spesso riportata dai media, non è la sola Africa esistente. Sono infiniti i diversi volti di un continente grande tre volte l’Europa, e per scoprirli, il cinema, il suo cinema, cioè quello di produzione africana, è il mezzo più veloce, economico e piacevole per farlo. «Non è sempre facile guardare l’Africa con uno sguardo libero da visioni distorte, condizionate dagli equilibri, per lo più nascosti, che la politica, l’economia e l’informazione determinano e veicolano» spiegano gli organizzatori del Festival. «L’Africa che vogliamo scoprire e di cui vogliamo parlare non è semplicemente il continente che esplode e implode sotto la pressione di complesse questioni, ma è soprattutto l’Africa vista attraverso il cinema, uno dei più potenti mezzi di comunicazione di massa, strumento d’espressione artistica, ma anche strumento capace di creare coscienza politica, di suscitare rivoluzione culturale. Un mezzo con cui raccontare le proprie storie, restituendo a questo continente uno spazio identitario, fatto di cultura, spiritualità, espressione».

L’Africa che parla dell’Africa, quindi, e non l’Africa raccontata attraverso occhi “stranieri”. Oggi questo continente vive un’evoluzione continua, nella quale è possibile cogliere però alcune tendenze, alcuni elementi di novità condivisi: sono queste le “new waves” (letteralmente “nuove ondate”) su cui si concentra la programmazione dell’edizione 2014, che si terrà a Verona dal 7 al 16 novembre, proseguendo dal 17 novembre al 7 dicembre nei cinema di 15 Comuni della provincia. In questa “lunga” edizione verrà dato spazio a 10 lungometraggi e altrettanti cortometraggi suddivisi nelle sezioni “Panoramafrica”, “Africa short” e “Viaggiatori&Migranti”. Mentre le prime due sono rivolte a registi o produzioni esclusivamente africane, l’ultima sezione, dedicata al tema del viaggio e dell’immigrazione, è aperta a qualsiasi nazionalità. Restando in tema di cambiamento, anche il format stesso del Festival, quest’anno, è caratterizzato da alcune novità. In primis, solo 5 dei 10 lungometraggi in gara saranno proiettati durante il Festival, gli altri 5 verranno pro-

iettati nel periodo compreso tra gennaio e maggio 2015, a cadenza mensile, presso il cinema teatro Santa Teresa. Un Festival che si dilata nel tempo, quindi, per la gioia degli appassionati, evitando sovrapposizioni nelle proiezioni e permettendo di mantenere costante la “fame di cinema” dopo l’abbuffata del Festival. Per raggiungere un pubblico sempre più vasto, poi, grazie alla partnership con il Centro Missionario Diocesano di Bolzano e il Goethe Institute, i film saranno sottotitolati anche in tedesco. Un clima più “europeo”, legato anche alle recenti collaborazioni con i Festival di cinema africano di Postdam, Galway, Leuven e Helsinki, segno di come l’edizione veronese si stia imponendo nello spazio culturale internazionale. Per scoprire la programmazione completa del Festival, che si preannuncia essere “speciale” sotto molti aspetti, e restare aggiornati sugli eventi culturali e di intrattenimento abbinati alla proiezione dei film, vi invitiamo a visitare www. cinemafricano.it e a consultare il numero di Pantheon di novembre.


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Torna il festival cinematografico a Verona

IL FESTIVAL DEL CINEMA AFRICANO DI VERONA: OLTRE 40 ANNI DI STORIA La storia del Festival del Cinema Africano di Verona, giunto quest’anno alla 34° edizione, affonda le sue radici nel 1970, quando la nostra città, prima in Italia, inizia a proporre un focus sul cinema africano. Undici anni più tardi la rivista “Nigrizia” dei Missionari Comboniani e il Centro Missionario Diocesano di Verona danno vita alla “Rassegna di Cinema Africano”, divenuta “Festival” nel 2007. Oggi fanno parte del Comitato organizzativo del Festival il Centro Missionario Diocesano, Fondazione Nigrizia onlus, ProgettoMondo Mlal e la Pia Società di Don Nicola Mazza. Il Festival collabora inoltre con diverse realtà a livello regionale e nazionale (come l’Associazione Africasfriends, il Balafon Film Fe-

stival di Bari e il LampedusaInfestival). La sua direzione artistica presenzia alle selezioni delle migliori proposte cinematografiche bi-annuali del FESPACO in Burkina Faso e allo Zanzibar International Film Festival attraverso l’assegnazione del Premio Verona. Un lavoro che impegna diverse realtà associative e culturali italiane, al fine di coinvolgere un pubblico sempre più ampio e far nascere nuove forme di integrazione, coabitazione e dialogo culturale e umano. Nel corso dell’ultimo decennio la manifestazione è cresciuta, contaminando di “voglia d’Africa” numerosissimi spettatori (circa 45.000 in totale, di cui 6000 solo nel 2013), coinvolgendo ogni anno una settantina di volontari impegnati a titolo gratuito per la buona riuscita della kermesse e creando coscienze pro-attive nelle nuove generazioni italiane grazie all’attività proposta nelle scuole di diverso ordine e grado.


TERRITORIO Alla scoperta dei tesori nascosti di Verona e provincia

Villa La Carrara

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di Alessandra Scolari

Mezzanelli, Malaspina e Franck

A Nord di Grezzana, dietro le mura della “Carrara”, sorge una magnifica villa di fine Cinquecento. Un edificio affascinante, con all'interno anche una chiesetta e una suggestiva biblioteca privata. Parte da qui il viaggio di Pantheon alla scoperta dei tesori nascosti di Verona e provincia.

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a linea architettonica di Villa “La Carrara”, Mezzanelli, Malaspina e Franck è semplice e compatta, infonde timore reverenziale, ci riporta a quel piccolo mondo antico, dove nel “brolo” la vita dei contadini (con le loro numerose famiglie) e i possidenti trascorreva fianco a fianco, anche

se non sempre sarà stato facile. L’intero complesso tra il Settecento ed Ottocento, ha subìto diversi restauri e ampliamenti, su disegni di ingegneri di grande fama quali Andrea Maffei e Cesare Benciolini, adattandoli, senza falsare l’impianto iniziale, alle esigenze dei proprietari: tutti nobili veronesi. È così che Francesco Maria Mezzanelli, monaco agostiniano, aggiunse la biblioteca (nella stanza centrale del piano nobile), la prestigiosa pinacoteca e la chiesetta dedicata a San Nicola Tolentino. Progetti completati da don Gaspare Gaspari (dell’ordine di San Filippo Neri), il quale, ottenuta l’autorizzazione a mantenere l’eucarestia, fece decorare nel 1807 la chiesetta dal maestro Pietro Parolai, dando vita anche ad un’interessante biblioteca. Questa biblioteca, oggi, sotto il profilo del patrimonio librario, raffrontata alle biblioteche civiche dell’epoca, sembra ancora in embrione, però è privata e testimonia la quotidianità in questa dimora

padronale: immaginiamo poche feste da ballo, ma tanto studio. Si trovano ancora (in buono stato) libri geografici in francese del 1790 che descrivono minuziosamente i continenti e l’Italia con le sue città. In alcune mappe si scorgono i paesetti dell’hinterland veronese: forse don Gaspari viaggiava attraverso i suoi libri. Nella chiesetta, invece, figurano le pale dedicate ai Santi venerati dai proprietari della Villa e di San Zeno patrono di Verona. Sull’altare maggiore, in stile barocco, spicca la Madonna della Cintura (venerata dagli Agostiniani) con San Nicola da Tolentino, primo Santo dell’ordine degli eremitani di Sant’Agostino. Sulla parete a sinistra San Filippo Neri in preghiera, mentre nella parete a sud la pala dedicata a San Zeno che scaccia il demonio e sul piccolo altare alcuni reliquiari di santi. In buono stato tutte le decorazioni. Attualmente la facciata della dimora padronale è ricoperta da una gigantesca vite americana rampicante che la fa apparire misteriosa, suggestiva e romantica. Tra il verde spiccano gli eleganti archi di accesso, le piccole aperture (all’epoca ci si scaldava con i maestosi camini) e il minuscolo poggiolo. All’interno la luce soffusa, i molti quadri e i soffitti alti e lignei, databili al XVI secolo, mettono soggezione e invitano ad una conversazione pacata e sobria.


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Alla scoperta dei tesori nascosti di Verona e provincia Nell’altra pagina alcune immagini dell’esterno e l’ingresso della cappella. In questa pagina la biblioteca e la mappa su cui si leggono i paesi della provincia di Verona. Facebook/GiornalePantheon

La storia

Interessante anche la storia di località Carrara. La prima testimonianza risale al 1411, quando il vescovo di Verona Guido Meno rinnovò a titolo di «feudo ad Antonio e Nicolò de Banaverijs la concessione di tre appezzamenti prativi, arativi con alberi da frutto e vigne e boschivi in pertinenza Carrara». L’intero complesso di Villa Carrara, all’origine pare fosse di proprietà della ricca famiglia Oliboni, intermediaria, per quasi due secoli, degli interessi della città e delle comunità locali. Nella seconda metà del Seicento la tenuta risultava in parte di Laura Oliboni (l’aveva ricevuta in dote) e in parte della vedova Andriana Oliboni, la quale

cedette (1698) al nipote padre priore Francesco Maria Mezzanelli (figlio di Laura), in «affitto temporale i campi, gli orti e la casa padronale con l’obbligo di ampliare e mantenere la proprietà e la casa domenicale». Padre Mezzanelli, quindi, iniziò l’ampliamento di questo complesso (allora di modeste dimensioni). Dopo la sua morte, la proprietà passò al conte Giovanni Camillo Mezzanelli (proprietario di beni nella bassa veronese), il quale proseguì i lavori in villa. Alla sua morte (1765) le proprietà passarono al figlio Francesco che rimaneggiò gli edifici e poi li cedette (1799) a Giuseppe Marcantonio, il quale, non abitandovi, dimostrò poco interesse e quindi diede

tutto in permuta al conte don Gaspare Gaspari (e ai fratelli di San Filippo Neri). Quest’ultimo decorò la chiesa e cominciò a raccogliere i libri. Alla morte di don Gaspari (1818) la proprietà venne venduta a Giò Carlo Malaspina e alla figlia Maria Carolina Alderiana e di nuovo allargata. Nel 1823 venne venduta al marchese Gabriele Malaspina. In seguito l’intera proprietà passò alla famiglia Farinati degli Uberti, l’ultima discendente Emanuela Farinati degli Uberti Cacace, madre di Ricciarda Cacace Franck. Gli attuali proprietari sono, Carlo, Giorgio e Antonella Franck che la aprono per eventi culturali e per funzioni religiose. La storia di questi passaggi è complessa, però attesta l’affezione dei vari proprietari che vivono in questa villa e non risparmiarono in opere di restauro definite «spese necessarie per ridurre li fabbricati in stato servibile» tramandandoli fino a noi.


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Per chi cerca un figlio per chi lo aspetta per chi lo ha già di Chiara Boni

On-line da pochi mesi, è già una realtà per le mamme e i papà di Verona e dintorni che navigano in rete in cerca d’aiuto. Eventi e laboratori dedicati ai più piccoli, ma anche consigli da mamma a mamma, per chi è ancora alle prime armi

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ome aspirante mamma prima e come mamma ora, ho sempre riscontrato la difficoltà nel reperire, in un unico posto, i diversi eventi e servizi che il Comune o le istituzioni dedicano alle famiglie: è così che è nato VeronaCheMamme! Partendo dall’Arena, simbolo della mia città, ho vestito la “mamma tipo” da valorosa condottiera». Così, Lara Rigo, neomamma blogger e veronese doc, ci spiega perché nasce VeronaCheMamme!, portale on-line dal 1 agosto, che sta già avendo un discreto successo tra le mamme (e i papà) che navigano in rete in cerca d’aiuto. Si tratta di un nuovo progetto editoriale per il web, facente parte del già consolidato network ItaliaCheMamme.it. Il suo scopo è quello di fornire aiuto concreto, immediato e preciso a tutte le famiglie, e anche a chi sta per avere dei bambini. Come? Facendo informazione sui tantissimi eventi in città, con focus specifici sulle attività dedicate ai più piccoli, ma anche fornendo materiale dedicato alla maternità,

informazioni sui distretti sanitari locali, gli esami “da prassi” in gravidanza e così via. Sul nostro territorio ancora non esisteva un portale dedicato a informazioni sulla genitorialità e sulle attività che coinvolgano i bambini. Ma la città offre tantissime occasioni appassionanti per i genitori e i bambini, e VeronaCheMamme! è diventato il canale giusto per raccoglierle e comunicarle. Non solo, all’interno del sito si possono reperire articoli su tematiche come la gravidanza, l’alimentazione dei neonati, consigli “da mamma a mamma”, oltre che informazioni su laboratori e attività in giro per la città. «Tutto nasce da un’esigenza ben precisa» spiega Lara raccontando la motivazione per cui ha deciso di intraprendere questa avventura. «Come mamma ho riscontrato la difficoltà nel reperire i diversi eventi e servizi che il Comune o le istituzioni dedicano alle famiglie. Quindi ho cercato di colmare questa lacuna, sperando che le mamme e le famiglie possano trovare le risposte che io per pri-

ma cercavo in rete quando sono rimasta incinta. Dalla mia esperienza di blogger posso dire che le persone sempre di più ricercano le informazioni sul web, fidandosi maggiormente di pareri soggettivi ‘da mamma a mamma’, anche se non si conoscono fisicamente. È anche questa la forza e la bellezza del web». Oltre a promuovere e sponsorizzare eventi, corsi, laboratori e attività, il progetto vuole espandersi e creare un database alla voce attività family-friendly, ovvero una sezione che si proporrà come punto d’incontro tra domanda e offerta per tutto ciò che riguarda i servizi alle famiglie, ovviamente tutti testati rigorosamente dallo staff di VeronaCheMamme!. Si potranno reperire tate e baby-sitter, animatrici per le feste, architetti specializzati nell’arredamento di camerette, ma anche pediatri, ginecologi e ostetriche. Lara non lavora da sola al progetto. Sono diversi gli specialisti e i collaboratori che le danno una mano, come Elisa Gennari, che si occupa dei contenuti e di data en-


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try, e Valentina Infante, (blogger conosciuta anche come Mammasfigata, ndr) che cura alcuni articoli e si occupa di pubbliche relazioni, il tutto con la supervisione di Sara Salvarani e Vanessa Vidale, figure molto conosciute in rete e founder del network ItaliaCheMamme.it.

Family Nasce, cresce, rompe Lara Rigo non è nuova ad esperienze di blogging dedicate alle mamme come lei. Da qualche tempo tiene anche il blog nascecrescerompe.it molto più intimo e dedicato proprio ai consigli e ai confronti tra genitori. Rispetto a VeronaCheMamme! Il cui scopo è anche quello di aggiornare su eventi e possibilità di svago per le famiglie, in questo caso si tratta invece di un sito in cui le mamme si incontrano per chiacchierare dei loro bambini e delle problematiche legate alla crescita e all’educazione.


SOCIALE A Montorio un progetto per l’uso intelligente di internet

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Spazio ai giovani sul web Uno spazio online per i ragazzi del Centro Aperto di Montorio, in cui esprimere le proprie opinioni su quanto accade nel proprio territorio e nel resto del mondo: www.centroapertomontorio.it è questo e molto altro! di Francesca Mauli

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ggi i ragazzi sono tutti dei maghi del computer: internet e le nuove tecnologie non hanno segreti per loro. O, almeno, così sembra. Opinione di chi lavora nel campo dell’informatica, invece, è che le giovani generazioni subiscano il web, più che esserne attivi protagonisti. Condividono, spesso passivamente, foto e post su Facebook, twittano status, seguendo delle mode, ma quanto esprimono realmente di sé? Partendo da questa idea, Montorioveronese.it, protagonista della comunicazione montoriese, e ApertaMente Onlus, associazione formata da famiglie con l’obiettivo di aiutare la crescita dei più giovani, hanno proposto ai ragazzi del Centro Aperto di Montorio di partecipare a una “web-officina”, in cui imparare a creare un sito e a riempirlo di contenuti. Nove incontri, per un totale di 18 ore di corso, tra maggio e giugno scorsi, hanno dato vita a www.centroapertomontorio.it, uno spazio in internet in cui potersi esprimere liberamente, dando la propria visione del mondo vicino, quello in cui si vive, e quello lontano, attraverso foto e testi. Suddivisi in due gruppi (uno per la parte di programmazione, l’altro per la redazione dei contenuti), quindici ragazzi hanno sperimentato in diretta, con l’aiuto di esperti del campo, cosa significa progettare un sito, che cos’è una redazione web e come funziona, come si scrive un articolo e come si scatta una foto. Ogni partecipante ha avuto un ruolo attivo all’interno del corso, lavorando sia in autonomia che in gruppo,

Qui sotto un’immagine del portale internet www.centroapertomontorio.it In basso due foto dei ragazzi durante le lezioni di preparazione.

mettendo a disposizione di tutti le proprie conoscenze e la propria creatività. «Abbiamo avuto, da parte dei ragazzi, una risposta molto attiva» racconta Luca Minucelli, di Montorioveronese.it, che assieme al compagno di associazione Roberto Rubele e a Paolo Annechini, giornalista, di ApertaMente Onlus, ha dato vita al corso. «Vorremmo dare seguito a questa prima parte del progetto nel corso del prossimo inverno, approfondendo alcuni aspetti e seguendo i ragazzi della redazione con riunioni a cadenza regolare, come accade tra professionisti. È stato bello vederli coinvolgersi un po’ alla volta, acquisire sicurezza, appassionarsi a un’esperienza nuova: in loro abbiamo trovato potenzialità enormi, che chiedono solo di essere “incanalate” e accompagnate». Primo banco di prova, nel corso dell’estate, è stato la Sagra dell’Assunta di Montorio, dove uno dei “giornalisti” della redazione era presente con una postazione completa di computer, registratore e macchina fotografica, per produrre un reportage sull’evento, in cui erano impegna-

IL CENTRO APERTO DI MONTORIO Il Centro Aperto “Spazio Giochi” di Montorio è una struttura comunale che offre a bambini e ragazzi dai 6 ai 16 anni la possibilità di passare del tempo insieme, facendo nuove conoscenze, nel rispetto delle regole e nella reciproca responsabilità. Grazie agli educatori della cooperativa Codess, che gestisce il Centro, i minori hanno la possibilità di frequentare uno spazio protetto e attento alle loro esigenze, partecipando ad attività formative e ludiche, a corsi e laboratori che stimolano la creatività e l’apprendimento. A frequenza gratuita e non vincolata a obblighi di giorni e orari, il Centro è aperto al mattino (dalle 8.00 alle 13.00) durante l’estate, e al pomeriggio (dalle 14 alle 18.30) durante il periodo scolastico. Per informazioni: Centro Aperto "Spazio Giochi", via degli Oleandri - zona Montorio (c/o scuola media Simeoni) - tel. 045 8841102

ti, come volontari, molti dei ragazzi del Centro. «La web-officina è stata un’esperienza interessante» spiegano i partecipanti «che potrebbe tornarci utile anche per un futuro professionale. Alcuni di noi, a scuola, non hanno la possibilità di approfondire l’informatica, quindi è stato un modo per imparare cose nuove. Siamo contenti, poi, che la gente possa sapere, attraverso il sito, che cosa facciamo al Centro e nel territorio. È un modo per dimostrare agli adulti che ci stiamo impegnando anche per loro».


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Il diritto di recesso ADICONSUM

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Chi è Adiconsum?

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l telefono continua a squillare e all’altro “capo del filo” si sente una voce che chiede se volete risparmiare sulla bolletta. Gas, luce o telefono non fa differenza, sembra che l’offerta sia imperdibile. Altre volte, invece, è il campanello che suona e, dietro la porta, l’affare della vita viene presentato da un personaggio “ingiacchettato”, o addirittura da una coppia di persone, dall’aspetto affidabile pronti ad esibire un tesserino plastificato con il nome di una rispettabile società. Ed ecco che nonostante l’iniziale disinteresse, sotto l’impetuosa e costante insistenza del venditore di turno, vi lasciate convincere e registrate il vostro consenso dicendo ripetutamente “sì” al telefono oppure apponendo la firma su moduli di cui ignorate completamente il contenuto. Accade poi che, posato il ricevitore o richiusa la porta di casa, finalmente liberi di pensare a quanto appena accaduto e di rileggere il contratto di cui, nella migliore delle ipotesi, vi è stata lasciata una copia, la vostra convinzione sfumi e sopraggiunga il desiderio di annullare tutto quanto. Fortunatamente questo è possibile. Infatti, si può recedere da un contratto stipulato a distanza (telefono, internet, catalogo etc...) o fuori dei locali commerciali (a domicilio, in strada etc...) senza necessità di

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Contratti stipulati al telefono, vendite a domicilio, acquisti su internet. Il consumatore può ripensarci.

a cura di Adiconsum Verona

Adiconsum è un’associazione indipendente e senza scopo di lucro presente su tutto il territorio nazionale, con sedi locali, provinciali e regionali. Gli operatori, i volontari e i dirigenti forniscono assistenza e tutela individuale e collettiva ai consumatori e alle famiglie. Adiconsum Verona ha appositamente creato sui social network l’hashtag #idirittiinvaligia. Inoltre è possibile collegarsi al sito internet dell’Associazione www.adiconsumverona.it o utilizzare il numero telefonico 045/8096934.

fornire motivazioni e senza dover sostenere alcuna spesa, ad eccezione del costo diretto dell’eventuale restituzione del bene. Nessuna penale, quindi, può essere addebitata per il semplice esercizio del diritto di ripensamento. Bisognerà, comunque, prestare attenzione ai tempi e alla modalità con cui comunicare la propria intenzione di sciogliere il vincolo contrattuale. Il periodo entro cui esercitare il recesso termina dopo 14 giorni. Questo periodo va calcolato a partire dal giorno della stipula, se si tratta di contratti di servizi, oppure dal giorno della consegna dei beni, se si tratta di contratti di vendita. Per quanto riguarda, invece, le modalità di esternazione del ripensamento, anche se il Codice del Consumo non prescrive uno specifico mezzo di comunicazione, è importante ricordare che l’onere della prova del tempestivo recesso incombe sul Consumatore ed è quindi preferibile inviare al professionista una raccomandata con ricevuta di ritorno o una mail certificata.

Altrettanto importante, poi, è sapere che esistono casi in cui il diritto di recesso non è applicabile ma questi casi sono tassativamente individuati dal Codice del Consumo e riguardano, ad esempio, la fornitura di beni confezionati su misura o personalizzati, i software informatici sigillati che vengono aperti, oppure i beni rapidamente deteriorabili. Al di fuori dei casi previsti, dunque, il venditore non può negare a suo piacimento il diritto di recesso, anche se l’esclusione si trova scritta in una delle clausole contrattuali. Anzi, una simile clausola sarebbe nulla ed allungherebbe il periodo di recesso fino a 12 mesi. Ad ogni modo, qualora sorgessero incertezze, dubbi o contestazioni sulla sussistenza o conformità del vostro diritto di ripensamento, piuttosto che lasciarsi intimidire dalla controparte conviene consultare il Codice del Consumo che dall’art. 52 all’art. 59 si occupa proprio di questo diritto ed è facilmente reperibile sul web in forma gratuita. Perché conoscere i propri diritti è fondamentale per evitare raggiri e soprusi.


SPORT ED EDUCAZIONE Come migliorare il mondo del pallone dilettantistico

Riportare il “gioco” nel calcio

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di Giovanni Melotti

Una serata dedicata ai temi della passione, dell’educazione e della crescita umana e professionale aperta a genitori, allenatori ed educatori. L’ex capitano giallorosso Damiano Tommasi e il mister del “Cittadella dei miracoli” Ezio Glereran portano le loro idee ed esperienze per un calcio migliore.

Due immagini della serata del 26 settembre scorso

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l ruolo dei genitori e degli allenatori, la morte del calcio, le regole e i bambini. Di questo e di molto altro si è parlato nella serata di venerdì 26 Settembre, dal titolo “Il calcio, e l’isola che non c’è”, organizzata da ApertaMente Onlus presso la scuola elementare Pascoli di Poiano, in collaborazione con alcune associazioni di volontariato del territorio e con il centro servizi per il volontariato. Due ospiti speciali hanno affrontato questi temi e lanciato delle idee concrete per un calcio più pulito, più vero, più “gioco”. Damiano Tommasi, ex calciatore professionista, all’Hellas Verona nei primi anni Novanta, poi nella capitale, sponda giallorossa, per un decennio, e attuale presidente

dell’Associazione Italiana Calciatori, ha aperto la serata parlando del ruolo che oggi ricoprono i genitori nel calcio dilettantistico. «La differenza rispetto a trent’anni fa è proprio la presenza dei genitori al campo da calcio. La competizione che vediamo oggi ed il desiderio di rivalsa spesso partono dalle tribune e si riversa inesorabilmente sul prato verde. Ma non si tratta di una competizione sana, fatta di agonismo, bensì di desiderio di rivalsa e di soddisfazione personale, che tralasciano completamente la bellezza di questo gioco che nasce dai principi della lealtà, del divertimento e della passione». Proprio quest’ultimo aspetto è venuto a mancare secondo Ezio Glerean, allenatore di calcio, fa-

“I bambini oggi attaccano le scarpette al chiodo all’inizio dell’avventura. Hanno ragione. Il gioco è diventato un’opportunità di mettersi in mostra sia per i genitori che per gli allenatori” Ezio Glerean

moso anche e non solo per quel metodo di gioco spregiudicato che lo ha contraddistinto alla guida del celebre Cittadella dei miracoli (a tal punto che persino l’Oscar Paolo Sorrentino, nel film “L’uomo in più” si ispirò a quella squadra e a quel pazzo 3-3-4, ndr). «I bambini di oggi smettono di giocare a calcio perché non si appassionano. Proprio loro che sono la risorsa principale di questo gioco, attaccano le scarpette al chiodo già all’inizio dell’avventura perché non vedono il calcio come un gioco. E hanno ragione. A livelli alti, dei grandi club, questo sport si sta trasformando sempre più in un’azienda: patrimoni, campioni, interessi e business. A quelli dilettantistici invece si è già trasformato in un’opportunità di mettersi in mostra, spesso senza mezze misure, per genitori ed allenatori». La libertà che viene a mancare, l’eccesso di regole e obblighi da rispettare fin dalla Scuola Calcio ha portato mister Glerean a sperimentare, con successo, un nuovo modo di allenare, che ha migliorato in termini di crescita e personalità tutti i ruoli in questione, dai genitori agli allenatori, passando


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Come migliorare il mondo del pallone dilettantistico

Il calcio e l’isola che non c’è È il titolo del libro scritto da Ezio Glerean e che ha dato il nome alla serata. Tra le pagine arriva chiaro il messaggio dell’allenatore veneziano: per risollevarsi dal declino del calcio dilettantistico occorre tornare alla libertà e alla spensieratezza nel giocare. Gli allenatori, o come li chiama lui “maestri di gioco”, hanno il compito importantissimo di tramandare (ancor prima di tecnica, tattica e schemi di gioco), la passione. E i genitori, con il tifo e l’educazione, devono divenire sempre più risorse insostituibili del nostro calcio dilettantistico.

“La competizione che vediamo oggi non è una competizione sana, fatta di agonismo, ma un desiderio di rivalsa e soddisfazione personale che parte dai genitori in tribuna” Damiano Tommasi per i bambini. «Ho fatto questo tentativo qualche anno, con una squadra di ragazzi Esordienti. Durante la settimana li allenavo, spiegavo loro le mie conoscenze tecniche e tattiche e davo loro consigli. Ma il giorno della partita, dopo averli accompagnati al campo, mi accomodavo in tribuna con i genitori. I ragazzi si sentivano liberi: di giocare e di sbagliare. Una madre mi rimproverò dicendomi: “guardi che così non impareranno mai a giocare a calcio” io

le risposi: “signora, i bambini non vogliono imparare a giocare, loro vogliono solo giocare». Con il tempo, il coraggio del mio tentativo è stato premiato. In tribuna non vi erano più inutili schiamazzi, insulti e scontri. Ed in campo i ragazzini erano felici, sbagliavano ed imparavano, crescevano in professionalità e lo stesso facevo anch’io». Mamme, papà e allenatori come spettatori e i bambini come attori protagonisti di uno spettacolo che va in scena ogni giorno in

qualsiasi paese del mondo, ricco o povero, per ribadire il pensiero di mister Glerean: «senza i bambini il calcio muore. Ad esser sincero quello italiano, nell’ultimo ventennio, un po’ è già morto. Basti pensare a quanti pochi calciatori italiani militano nelle rose del nostro Campionato di Serie A» ricorda il mister, che conclude ribadendo la sua idea: «gli ultimi campioni nazionali ed internazionali sono “calcisticamente nati” dalla strada o dagli oratori». Un calcio in grado di educare, di formare persone migliori e d’insegnare valori quali umiltà e condivisione. Una visione utopistica per molti che permetterebbe però al calcio di tornare ad essere il gioco più bello del mondo. «Ritengo che dobbiamo innanzitutto cambiare noi stessi. Non possiamo pensare che la svolta arrivi dai vertici, dai potenti del pallone. Ecco che allora se come dice mister Glerean, riuscissimo a rendere il nostro di calcio più sano, avremo già fatto molto.» Conclude “Anima Candida” (così veniva chiamato Damiano Tommasi dalla gente di Roma per la sua integrità e professionalità, ndr), ricordando che ogni volta che si gioca una partita in qualsiasi parte del mondo e a qualsiasi livello: «La si gioca per vincere, ma se si perde … si cresce».

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PERSONAGGI VERONESI Giovanni Rapelli

Alla ricerca del perché. Una vita per la linguistica

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Giovanni Rapelli

Una intervista esclusiva con il celebre linguista veronese residente in Borgo Venezia. Dalla passione per la lettura alla carriera in Mondadori. Una storia di coraggio, determinazione e fortuna. di Giovanna Tondini

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l tempo è sembrato fermarsi. Questione di un saluto, molto cordiale e amichevole. Di uno sguardo, di una voce, così giovanili. Davanti a noi, un sorriso. E una grande umiltà che sprigiona dagli occhi. Ci accomodiamo nel suo studio. Tutt’intorno una corona di libri ci abbraccia. Tedesco, inglese, francese, spagnolo, svedese. E poi caratteri indecifrabili che tradiscono le lingue russa, giapponese, eschimese. Ci sentiamo proiettati in una dimensione internazionale. Tutto iniziò negli anni Quaranta. Giovanni Rapelli non era riuscito a iniziare le elementari a causa della guerra. Fortunatamente, però, aveva una sorella poco più grande di lui, dalla quale imparò a leggere. Quando le scuole furono riaperte, mentre era nella fila di attesa, si concentrò a leggere i titoli del giornale piegato nella tasca di un signore. Questi si girò, sospettoso che lo volesse derubare. E quando capì le sue intenzioni, esclamò: «Ma questo qua lè bon de leser!». Fu così che il giovane autodidatta fu iscritto direttamente alla seconda elementare. «La mia famiglia era poverissima. Mio padre era tappezziere, mentre la mamma lavorava in casa». I genitori non avevano potuto finire le scuole, «ma era gente di

buon senso» e volevano che i figli studiassero. «Allora era importante fare anche le scuole medie». Come fece Giovanni, che riuscì a completare i tre anni di commerciali. «A 14 anni andai a lavorare, volevo a tutti i costi aiutare la mia famiglia». Con quei soldini poteva appagare il suo più grande desiderio: la lettura. «Amavo leggere. Sempre». Ma non gli bastavano i racconti, i romanzi. Giovanni cercava di più. Guardava oltre. Cercava nel dettaglio, oltre il segno. Già in collegio, quando le suore gli avevano dato da leggere “Il barone di Münchhausen”, Giovanni si era domandato perché si utilizzassero due “h” in quella lingua. Nessuno sapeva rispondergli. E lo stesso accadde quando lesse il racconto della principessa Pirlipatte e della dama Krakkatukke. «Per anni mi sono chiesto perché questi strani nomi, da dove derivassero». La soluzione? «L’ho trovata solo l’anno scorso, all’età di 75 anni!». Iniziò con un lavoro in una piccola officina, dove faceva il fattorino. Un ruolo ideale per entrare in contatto con diverse persone, come aveva intuito la madre. E, infatti, chiedendo di qua e di là, con il suo fare molto timido, capitò una buona occasione. «Sai scrivere a mac-

china?», mi chiese il capo. «Certo, ero il migliore della classe!». Giovanni fu assunto nella ditta di Ludovico Ghidoli come stenodattilografo. Dopo poco più di due anni si presentò nuovamente un’altra opportunità. Questa volta rilevante. «Era da poco morto mio padre, in un incidente, e mia madre incontrò per strada un lavoratore della Mondadori, che l’avvisò di un concorso per assumere 120 giovani impiegati, tra i 16 e i 18 anni». Giovanni era titubante, ma partecipò. «Il tema scritto era proprio quello che mi piaceva: Cosa faresti se fossi Rockefeller». La fantasia e la buona capacità di scrittura dettero ragione a Giovanni, che superò il concorso al 4° posto in graduatoria. La prima mansione fu nel reparto legatoria, come operaio. Ma bruciò presto le tappe, e in soli due anni fu spostato nel reparto di legatura a mano. Fu qui che si accorse dei molti errori presenti nei libri, soprattutto quelli tradotti dall’inglese. Così si mise a scrivere un fascicolo di 40 pagine con tutti gli errori che trovava nei libri. Mandò il tutto al direttore generale, con l’intento dei aiutare l’azienda. Risultato? «Dopo solo due giorni fui impiegato nel reparto dei correttori». Insistendo, riuscì a


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Giovanni Rapelli

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farsi assegnare i lavori in lingua. E quando rimase vacante il ruolo di redattore nel settore commerciale, vi fu subito assunto. Da allora è entrato nella redazione vera e propria, con mansioni legate ai contatti con l’estero. Il lavoro, però, non appagava quella sua dedizione allo studio, quasi matematico, delle lingue e della linguistica. Uno studio senza tregua, appassionato, pignolo. «Ero affascinato da come si esprimevano le altre popolazioni». Da quando aveva 13 anni frequentava i banchetti di Piazza Erbe dove comprava i libri di linguistica. «Ero l’unico interessato, e a volte me li regalavano». Ora Giovanni conserva dei libri preziosi nella sua biblioteca, risalenti anche all’Ottocento, quando si comprese un principio fondamentale, che superava i vecchi pregiudizi: «tutte le lingue hanno una base comune». Non esiste quindi una lingua primitiva inferiore ad altre lingue più recenti. «Anche nell’Indoeuropeo il modo

La tesi sulle origini di Verona Giovanni Rapelli da molti anni sostiene una tesi nuova sull’origine di Verona. Secondo il linguista la città avrebbe origini retiche, risultato dell’unione di Etruschi ed Euganei nel territorio in cui oggi sorge la città. I romani, quando decisero di fondare Verona, probabilmente intorno al 100 a.C, per difendersi dalle incursioni cimbre, avrebbero fatto proprio il nome retico della città, Veruna, alla cui base è un antroponimo (probabilmente il nome del capo villaggio) derivato da una variante arcaica dell'etrusco verna, significante "domestico, casalingo”.

di ragionare era quello primitivo», spiega. «Si vede che l’umanità è la stessa, perché nelle lingue si ripetono gli stessi ragionamenti». Cosa pensa allora della lingua italiana? «La sua bellezza sta nella varietà», afferma con entusiasmo. «I dialetti hanno arricchito la lingua e bisogna fare di tutto perché non muoiano. Facciamo leggere le poesie dialettali ai ragazzi, o le ricerche di Dino Coltro. Ma tutti i libri, di qualsiasi lingua, sono un tesoro. La carta stampata non verrà mai

meno. Il saggio che si scrive per una rivista cartacea è vagliato da qualcuno. In Internet invece nessuno giudica. L’attendibilità quindi risulta dubbia». È ottimista, Giovanni. Come lo è sempre stato. Con quell’entusiasmo che lo ha condotto per tutta la vita, densa di avvenimenti solo apparentemente “casuali”. Sì, perché come sosteneva Aristotele, mentre sul caso l’uomo non può agire, la fortuna, la tyche, dipende anche dalle nostre scelte.

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STUDENTI L’Università di Verona, raccontata da chi “la vive”

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#univrtellers l'Università di Verona raccontata dagli studenti di Giulia Zampieri

Durante l'estate, un gruppo di intraprendenti universitari dell'Ateneo veronese ha messo a segno un altro colpo: #Univrtellers. Raccontare l'università agli universitari. Una guida di sopravvivenza nel mondo accademico, sotto l'ala protettrice di Virgilio... o Yoda.

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l cancelletto più virale del web, meglio noto come “hashtag”, si è guadagnato un posto d'onore anche nel nostro Ateneo. Grazie all'ammirevole iniziativa di un manipolo di studenti, guidati da Tiziana Cavallo, docente, ricercatrice e responsabile della Comunicazione Integrata dell'Università di Verona, un nuovo progetto, molto social, altrettanto dinamico ed efficace, si sta facendo largo tra i corridoi dell'Univr. Definirlo blog è riduttivo perché approdando al sito univrtellers. wordpress.com non ci si troverà davanti alla solita sfilza di post, ma ad un prodotto che è molto di più. Abbiamo avuto il piacere di par-

larne con Tiziana per sapere come è nata l'idea e come si sta sviluppando. A lei dunque la parola. «Tutto è iniziato la primavera scorsa» ci spiega Tiziana, «quando, complice la mia formazione e i miei interessi di ricerca, in primis il transmedia storytelling (una tecnica di comunicazione che utilizza i vari formati e le varie piattaforme messe a disposizione dalle moderne tecnologie digitali per raccontare storie, ndr) ho pensato di portare le tecniche presentate nei manuali di comunicazione direttamente in ufficio. Mi è bastato lasciar cadere questo semino per dar vita, grazie al prezioso supporto dei colleghi e soprattutto all'in-

dispensabile collaborazione dei nostri studenti, a quello che oggi è il fenomeno #univrtellers». I primissimi post risalgono a luglio: la voce incoraggiante di Francesca, seguita a ruota da Davide, presenta il progetto e le sue intenzioni: scrivere una guida, fatta dagli studenti e per gli studenti, per poter sopravvivere al primo, e spesso traumatico, impatto con il mondo accademico. Francesca, si occuperà dell'area umanistica, mentre Davide, parlerà dell'area scientifica. E come se non bastasse, due guide d'eccezione vengono interpellate: Virgilio, il mecenate


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L’Università di Verona, raccontata da chi “la vive”

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Fotografate il codice QR per vedere il video dello Student Day realizzato da #univrtellers scopri #univrtellers su

più famoso della letteratura italiana, e Yoda, il carismatico maestro Jedi in grado di dare la Forza a chiunque! «Nelle intenzioni iniziali» continua Tiziana, «il progetto #univrtellers doveva durare un mese, soltanto, solo per il periodo di campagna immatricolazioni. I nostri ragazzi però ci hanno preso gusto e con un entusiasmo e una passione sempre maggiori si sono dedicati anima e corpo a questa iniziativa. Fin da subito hanno gestito tutto il progetto in totale autonomia, realizzando il blog, i video che vedete, fino alle cornici con le quali fanno le loro incursioni in università».

NUOVI ARRIVI AUTUNNO/INVERNO

Se il primo obiettivo dichiarato è quello di guidare le nuove matricole, ma anche i veterani, tra la miriade di sedi dell'Univr e far conoscere agli studenti i preziosi strumenti messi a disposizione dall'ESU, dal Cus, ma anche da altre iniziative collaterali come Progetto di vita, in realtà il blog targato Univr non si limita a fare solo questo. Oltre infatti alla dimensione più didattica, gli #univrtellers in pochi mesi di vita hanno contribuito a creare una comunità di studenti animati dal desiderio di condividere esperienze, impressioni, speranze e magari dubbi e perché no, anche battute lampo strappate alle macchinette tra un caffè e l'altro (le mini interviste che trovate sul profilo instagram d'Ateneo @ instaunivr). «Quando i ragazzi mi hanno detto di voler realizzare un video su come raggiungere la sede di Santa Marta» conclude Tiziana, «ho

pensato fossero pazzi! Poi, non appena mi hanno detto che metà degli studenti, quando le lezioni vengono spostate al Silos di Ponente (struttura con aule in zona Santa Marta, ndr) non riescono ad andare perché non sanno effettivamente come fare, ho cambiato idea! Questo è solo un esempio che però credo rappresenti la forza di #univrtellers: le informazioni provengono da chi conosce al meglio l'università e la vita accademica. Questo progetto è flessibile e dinamico proprio come i suoi protagonisti: giovani ragazzi che sanno parlare ai propri coetanei in modo diretto, efficace e spontaneo, grazie alle potenzialità dei moderni mezzi di comunicazione. E c'è di più: potenzialmente, chiunque può diventare un univrteller». E citando le parole di Tiziana, non ci resta che augurare tante altre “Buone incursioni” ai narratori dell'Univr.

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PROMOZIONE TERRITORIALE Il Gruppo con sede a Caprino fu fondato nel 1984

Trent’anni di attività e di impegno per valorizzare il territorio della montagna veronese. Il Centro Turistico Giovanile della Lessinia (CTG) ha raggiunto un importante traguardo, ed ha assegnato proprio quest’anno il decimo “Premio Lessinia”.

Lunga vita al CTG Lessinia

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di Francesca Merli

rent’anni di vita per un’associazione di promozione turistica territoriale sono molti. Trent’anni spesi per valorizzare un territorio unico e affascinante come quello della montagna veronese hanno un valore davvero inestimabile. Un grande grazie, prima di cominciare, va consegnato al CTG (Centro Turistico Giovanile) della Lessinia, che proprio in questo 2014 raggiunge il ragguardevole traguardo delle trenta candeline, Un anno particolare, dunque, che coincide con l’assegnazione del decimo Premio Lessinia, il riconoscimento che lo stesso CTG con sede a Caprino Veronese assegna a persone, enti o associazioni che

si sono distinte, in modo originale, nella promozione e valorizzazione culturale e turistica del territorio lessineo, diffondendone l'immagine e la conoscenza. Il 10 settembre scorso, durante la tradizionale Festa del Baito a Roverè Veronese, su segnalazione popolare e per giudizio di un'apposita giuria è stato assegnato il premio ex-aequo alla redazione del mensile Pantheon, all'Azienda agricola “Malga Faggioli” di Erbezzo, al giornalista Vittorio Zambaldo e a Elisa Marchesini di Sant'Anna d'Alfaedo. Inoltre è stato segnalato il sito Facebook Velo Veronese di Velo. «In questi anni abbiamo pensato che fosse importante non solo far

Fotografando il codice QR potrete vedere il video realizzato da Pantheon nella primavera 2013 in cui Maurizio Delibori, vicepresidente del CTG Verona e segretario del CTG Lessinia, racconta l’importanza del Vajo del Paradiso (in Valpantena). Qui sopra, invece, i premiati durante la giornata dei trent’anni del CTG Lessinia.

conoscere la Lessinia», ci confida Maurizio Delibori, vicepresidente del CTG di Verona e segretario del CTG della Lessinia, «ma anche di premiare chi si occupa in prima persona della sua promozione. Ci sono tante persone o associazioni che si impegnano per la valorizzazione del territorio, ma spesso non ottengono la giusta visibilità, o quantomeno il loro impegno “non fa notizia”. Il premio è un modo per dire “grazie” e se siamo giunti alla decima edizione significa che ci sono persone che amano la montagna veronese». Il CTG Lessinia nasce nel 1984, e come ci racconta Maurizio, «abbiamo cominciato con un primo corso di conoscenza sul territorio lessineo, che avevamo tenuto a Bosco Chiesanuova. Proprio con quell’occasione si andava formando un gruppo di persone interessate a conoscere e valorizzare il territorio della Lessinia, e anno dopo anno si sono tenuti corsi di conoscenza un po’ ovunque sul territorio. Anche grazie a pubblicazioni riguardanti gli itinerari tra le contrade della Lessinia, abbiamo potuto divulgare un patrimonio eccezionale non solo dal punto di vista ambientale, ma anche storico-architettonico». In particolare il CTG Lessinia si rivolge alla


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Compie gli anni uno dei promotori storici della Lessinia

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scuola, e come ci spiega Maurizio, «ci facciamo conoscere grazie a visite guidate sul territorio. Con il progetto “Lessinia scuola”, proponiamo percorsi di studio e conoscenza specifica, organizzando una serie di uscite nelle quali si dà importanza all’aspetto naturalistico e storico dell’ambiente». L’obiettivo del CTG è proprio quello di mantenere viva l’attenzione, perché «possediamo un territorio eccezionale che va conosciuto, per poterlo amare e difendere. Noi come Associazione “diamo l’input”, o cerchiamo quantomeno di creare una giusta attenzione». Un territorio che è prezioso va sicuramente difeso, e in tutti questi anni il CTG Lessinia si è occupato proprio di questo. «Abbiamo seguito anche questioni ambientali, e quando il Parco Regionale della Lessinia stava per nascere, abbiamo dato manforte affinché fosse possibile la sua realizzazione». Anche l’aspetto delle tradizioni e della memoria conta molto per il CTG. «Abbiamo fatto un’opera di sinergia e convincimento per recuperare alcune testimonianze significative, come ad esempio il recupero di alcuni capitelli che versavano in uno stato di degrado. Continuiamo a ribadire quanto sia importante mantenere vive le tradizioni popolari, perché non vorremmo che la memoria storica si cancel-

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lasse». L’obiettivo è dunque quello di creare un’opera di sensibilizzazione nei confronti dell’opinione pubblica, e il CTG tenta di smuovere le acque organizzando visite guidate ogni fine settimana. «Tutti possono partecipare e ammirare il nostro patrimonio, a due passi dalla città». Chiarito il termine “Turistico”, Maurizio ci tiene a specificare il termine “Giovanile”, che sta sì a indicare una fascia d’età che cerca di fare breccia sui più giovani, ma come sottolinea giustamente «giovanile è anche un modo di essere, di presentarsi. Uno spirito più che un’età anagrafica». I progetti in cantiere sono molti, primo fra tutti la ricorrenza del centenario della Grande Guerra, che merita il giusto spazio. «Anche se non ci sono stati avvenimenti bellici, salvo qualcuno, abbiamo una quantità enorme di testimonianze fisiche della permanenza militare in Lessinia. Chilometri e chilometri di trincee e fortificazioni che andrebbero recuperate e valorizzate». Che dire…lunga vita al CTG Lessinia.

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IL CTG NAZIONALE Il CTG, Centro Turistico Giovanile, è un’Associazione senza scopo di lucro che dal 1949, anno della sua fondazione, opera a livello nazionale per promuovere e valorizzare una tipologia di turismo non fine a se stesso, ma che si propone di mantenere vive le ricchezze storico culturali offerte dal territorio. È presente in tutta Italia, e i numeri sono significativi: circa trecento gruppi, un migliaio di operatori e animatori volontari, le cui attività arrivano a coinvolgere circa centomila persone. La sede centrale si trova a Roma, ma il CTG è articolato su tutto il territorio nazionale in una serie di comitati regionali, provinciali e locali. Anche Verona ospita una delle sedi, in via Santa Maria in Chiavica 7, e ci sono la bellezza di 26 gruppi distribuiti tra la città e la provincia. Tra questi figura il CTG della Lessinia.


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RUBRICA

Per i nitrati occorre un approccio integrato degli interventi La questione, delicata, riguarda montagna e pianura. Sull’applicazione della direttiva europea deve iniziare una fase di confronto a Bruxelles e, anche alla luce degli sforzi compiuti negli ultimi anni dagli agricoltori, una revisione delle zone vulnerabili.

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Agrinsieme è scesa in campo per tutelare il lavoro degli agricoltori.

di Marta Bicego

“Non è la zootecnia la responsabile della contaminazione da nitrati ma, al contrario, essa deriva da sorgenti di minerali e da inquinamenti misti” Dati ricerca Ispra

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opo anni di dibattito sulla questione nitrati, a fare da spartiacque arrivano i dati ufficiali di una ricerca compiuta dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra). Sono i numeri a scagionare, quasi del tutto, il coinvolgimento della fonte zootecnica nelle problematiche di tipo ambientale. Agricoltori in parte assolti dalle accuse di contaminazione, poiché l’impatto inquinante causato dall’azoto prodotto dagli allevamenti, alcuni dei quali concentrati in montagna, non è così rilevante come si è sempre ritenuto. La discussione comunque rimane aperta e si allarga a coinvolgere la normativa ormai datata, nonché calata

dall’alto, dalla Comunità Europea. Nel Veronese sono 49 i Comuni interessati dalla cosiddetta “direttiva nitrati” e costituiscono oltre il 50% del territorio veneto, fa notare Agrinsieme: coordinamento formato da Confagricoltura, Cia, Confcooperative, Lega delle cooperative. E in ballo richiama, ancora una volta, lo studio dell’Ispra: prima parte, finalizzata a individuare l’origine del contenuto dei nitrati nelle acque sotterranee e superficiali presenti nella Pianura padana, cui fa seguito una seconda tranche d’indagine avviata e da completarsi entro dicembre che è mirata a definire e quantificare la pericolosità delle diverse sorgenti di nitrati. La scadenza è sul-

la carta, assieme all’impegno da parte dei ministri dell’Agricoltura, Maurizio Martina, e dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, di richiedere in accordo con le Regioni e le organizzazioni agricole l’apertura di un tavolo a Bruxelles per rivalutare i criteri di individuazione delle aree vulnerabili e una revisione di tutta la normativa nitrati. «Sarà una procedura complessa» premette il coordinatore di Agrinsieme Giambattista Polo. Tuttavia, prosegue, «quella sui nitrati è una direttiva di vecchia data, che è stata applicata dall’Italia fuori tempo massimo rispetto all’U-


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Occasione per Verona? mountain

A VERONA Nel frattempo dalla Lessinia è arrivata una risposta concreta, oltre che economica e vantaggiosa, al disinquinamento delle aree montane. L’impianto a biogas inaugurato lo scorso maggio in località Carcaro a Bosco Chiesanuova (foto a lato e ampio servizio su Pantheon 51, ndr), il secondo della montagna veronese dopo quello costruito a Sant’Anna d’Alfaedo, ha proprio la finalità di trasformare i reflui zootecnici in energia elettrica e termica da impiegare nel vicino polo didattico-sportivo. Capofila della realizzazione è la cooperativa di allevatori Bosco Bio Energy, che riunisce una decina di proprietari di stalle nelle quali si contano un migliaio di capi adulti e 400 giovani bovini.

nione Europea, con conseguenti sanzioni per il nostro Paese». Il problema dev’essere affrontato ormai con un approccio integrato in considerazione del fatto che l’ampiezza delle zone vulnerabili ai nitrati è stata in passato decisa «a tavolino», ma solo i dati scientifici sulle effettive fonti di inquinamento potranno ridefinire i confini delle aree vulnerabili. I risultati emersi nella prima parte degli studi dell’Ispra, fa sapere Agrinsieme, evidenziano “che non è la zootecnia la responsabile

della contaminazione da nitrati (poiché questa fonte interessa non più del 10% delle superfici regionali, tranne nel Piemonte) ma, al contrario, essa deriva da sorgenti di minerali e da inquinamenti misti”. Con la fine di giugno è stata programmata da parte del Ministero una revisione al testo del decreto legge del 2006 che regola l’uso agronomico degli effluenti di allevamento (liquami, ndr). In parallelo, Agrinsieme ha chiesto di accogliere la richiesta di semplificazione e flessibilità dei

periodi di spandimento, tenendo conto del fabbisogno di elementi nutritivi delle culture per diminuire l’uso dei concimi chimici su terreni non fertili. L’obiettivo non è sollevare gli agricoltori dall’applicare le norme, ma salvaguardare l’ambiente senza penalizzare la competitività di quelle imprese zootecniche che negli ultimi anni hanno messo in atto con rigore e disciplina buone pratiche agronomiche e d’allevamento per contenere ogni possibile inquinamento.

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Musica popolare,

reggae e rock, per portare l’Abruzzo nel mondo

di Marco Nicolis

Nell’ormai lontano ’99 prendeva il via nel verde Abruzzo un progetto nuovo, un’idea fresca, nata da un mix di melodie e suoni provenienti dalle più disparate parti del mondo: nascevano gli Anemamè.

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iscelando la lingua dialettale arcaica abruzzese con i più classici suoni del rock e del reggae, Kla+ (Claudio Di Toro), cantante e capostipite del progetto, ha portato in un baleno una ventata di giovinezza musicale attraverso l’Italia, riuscendo a superare i confini della propria regione, della propria terra, espandendo le proprie note attraverso le fessure e le mura di tutte le città del Bel Paese.

Esportare la lingua, la cultura e la musica tradizionale del proprio luogo natìo fondendola con obbiettivi comuni come la salvaguardia della natura, è diventato in breve il succo del progetto Anemamè. Ma il loro impegno è andato ben oltre, riuscendo a dare in più di un’occasione spazio e voce a chi non ne ha. Un progetto quindi non solo musicale, meramente votato al produrre musica di qualità, ma orientato verso ciò che ci sta

attorno, verso ciò che rappresenta la cultura e la storia di un popolo. Un’eredità da non perdere, obbiettivo centrato in pieno grazie alla riproposizione di canzoni della tradizione popolare abruzzese quali: Tutte le funtanelle, Vola vola vola, Ssi capille e l’Acquabbélle del grande letterato Cesare De Titta. In più di 10 anni di attività le soddisfazioni e i riconoscimenti non sono mai mancati. Passati dal dividere il palco con artisti di fama nazionale ed internazionale quali: Caparezza, Sud Sound System, Barrington Levy, Daniele Sepe, Radici nel cemento e Davide Mato (Pitura Freska) a distinguersi in concorsi musicali di diversa caratura come la vittoria a “Strade musicali” e la finale regionale del concorso Primo Maggio. Musica e tradizione, ambiente e cultura, un insieme di positività che, specialmente durante questi concitati e difficili anni in cui viviamo, dovrebbero essere la normalità, il pane quotidiano di chi con la musica ci vive.


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RUBRICA

Autore: Marina D’Amato Titolo: Ci siamo persi i bambini Perchè l’infanzia scompare Edizioni: Laterza 2014 Prezzo: 12,00 € Pagine: 108

Attualità e costume recensione a cura di Alessandra Scolari

a cura di Mattia Zuanni

BOX OFFICE Fotografa il QR per vedere il trailer

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Il Libro: È un saggio che analizza parecchie tematiche relative ai bambini in tempi che qualcuno ha definito di “emergenza educativa in cui vivono i giovani oggi”. Scrive l’autrice «I bambini sono sempre esistiti, l’infanzia no», disquisendo su «un’idea di infanzia. I bambini non ci sono più. Li abbiamo fatti crescere in fretta». Devono diventare al più presto «quasi coetanei. Complici nei pasticci sentimentali e negli imprevisti della vita». Gli adulti, in generale, «non ne condividono il mondo fantastico», ma organizzano la loro vita «scandita di attività, saturando il loro tempo quotidiano», annullando i margini «di espressione e di creatività dell’infanzia». Quindi «ci siamo persi i bambini perché i bambini siamo noi» che non «abbiamo più remore, nemmeno a pretendere dai bambini delle responsabilità che sono nostre». Le nuove madri? Secondo l’autrice spesso «fanno della preoccupazione l’alibi dell’attenzione e della presenza, sono regine dell’organizzazione del loro tempo» e vestono i bambini come gli adulti, complice la pubblicità che punta sui bambini teneri e autentici. E la delega? Il gioco: solo competizione? Tra le prime ricette dell’autrice, quella di smettere di voler creare «bambini capolavori». L’autore: Marina D’Amato ha studiato a Roma (laurea in Filosofia Università La Sapienza), a Parigi (dottorato di ricerca Troisiemme Cycle all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales), a New York (visiting fellow presso la New York University), a Edimburgo (visiting fellow presso International Social Science Institute and Sociology). Attualmente è professore ordinario di Sociologia presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Roma Tre è all’Università Descartes e di Parigi 8. Già Presidente del Centro Nazionale di studi sull’infanzia e l’adolescenza del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è coordinatrice di ricerche nazionali e internazionali sui temi del cambiamento, dei media e dell’infanzia. Curiosità: Il libro è un tascabile, una specie di vademecum per genitori, insegnanti, educatori e adulti in generale: per loro dovrebbe essere in borsa o alla portata, per capire le dinamiche dei bambini e, talvolta, essere sollevati dallo stress-bambini. Sorprendente il capitolo dedicato ai media, televisione compresa e quello dei “Play o game” che presenta dati e numeri che possono impressionare, eppure i bambini odierni crescono con i video giochi, quindi. Secondo l’autrice «la presenza dei bambini all’interno della famiglia comporta una riorganizzazione dei tempi della vita familiare» e, a mio avviso, della qualità della presenza. Occorre riconoscere ai bambini la loro specificità, recuperando tutti i propri spazi e responsabilità. Ciò nell’intento di dare all’infanzia «il diritto ad esistere», evitando «l’adultizzazione precoce dei piccoli e l’infantilizzazione degli adulti». Non a caso il libro inizia con la fiaba di Pollicino e termina con quella di Peter Pan. Tra le recenti pubblicazioni di Laura D’Amato: Per un’idea di bambini, Telefantasie, Bambini multimediali, La TV dei ragazzi , Infanzia e società, Lo schermo incantato. Il film: Il film segue la vita del giovane Mason, dagli otto anni, quando frequenta la scuola ele-

mentare, fino ai vent’anni, quando entra al college, raccontando il rapporto con i genitori divorziati, i traslochi, le nuove scuole, i matrimoni falliti della madre, il rapporto conflittuale con la sorella Samantha, la nuova relazione del padre, seguendo anche l’evoluzione degli oggetti d’uso quotidiano, tecnologici e non, e i cambiamenti culturali, sociali e politici degli anni. Curiosità: Tutto inizia nell’estate del 2002. Ogni anno, per dodici anni, Linklater raduna la stessa troupe e lo stesso cast per girare alcune scene, al fine di seguire la crescita dei personaggi a pari passo con quella degli attori. Le riprese, iniziate nel 2002, si concludono nell’ottobre 2013. Premiato con L’Orso d’Argento al Festival del film di Berlino, si candida ad essere uno dei film più sconvolgenti non solo degli ultimi anni, ma dell’intera storia del cinema moderno.

Classici da non perdere

Titolo: Boyhood Genere: Documentario Durata: 166 minuti Regia: Richard Linklater Attori: Ellar Coltrane, Ethan Hawke, Patricia Arquette, Lorelei Linklater Uscita (Italia): 23 ottobre

Titolo Il silenzio degli innocenti Genere Thriller Durata 113 minuti Regia Jonathan Demme Attori Jodie Foster, Anthony Hopkins, Scott Glenn, Ted Livine

Anthony Hopkins è l’inarrivabile Hannibal Lecter, un famoso psichiatra, rinchiuso in una prigione per atti di cannibalismo. Folle ma nello stesso tempo astuto e geniale, egli accetta di aiutare una giovane recluta dell’FBI (Jodie Foster) volitiva quanto vulnerabile e sola, a risolvere il caso di Buffalo Bill, uno psicopatico assassino di giovani donne.


Territorio a Spicchi

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Brevi da Verona e Provincia

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a cura della Redazione

SAN ROCCO e SAN MAURO DI SALINE

La Lessinia festeggia i Marroni Autunno, tempo di marroni. Sono due gli appuntamenti da non perdere per poter assaggiare il prelibato frutto della natura, apprezzato sia dai grandi che dai bambini. E alimento prezioso per le proprietà nutritive che lo caratterizzano. Si svolge domenica 19 ottobre l’antica sagra dei marroni di San Rocco di Piegara organizzata dalla locale Pro loco. Per l’intera giornata sarà possibile acquistare prodotti tipici e marroni crudi o cotti nella “rostidora” presente nella piazza del paese. In programma mercatino dell’usato ed esposizione delle creazioni degli artigiani del legno e del ferro de “La Rengaia”; e ancora intrattenimento musicale con il gruppo dei Castion Boys, alle 16, in una tenso-struttura riscaldata; la mostra “Leggere visioni” con i dipinti dell’artista Gianni Franceschini. Al mattino i più piccoli potranno cimentarsi in una caccia al tesoro nel bosco, alla ricerca della pentola d’oro delle fate e dei folletti. Il fine settimana successivo, domenica 26 ottobre, la festa si sposta a San Mauro di Saline per la tradizionale sagra dei marroni: manifestazione promossa, quarantaquattro anni fa, da gruppo di castanicoltori insieme ad alcuni componenti dell’amministrazione comunale e della Pro loco per promuovere la produzione tipica del “marrone di San Mauro” dei Monti Lessini. Oggi, proprio come in passato, ciascun castanicoltore avrà la possibilità di mettere in esposizione i migliori frutti del proprio castagneto e di concorrere così alla premiazione del “Marrone d’Oro”. In programma si completa con eventi e la presenza di stand nelle vie del paese. CERRO VERONESE

Canto con il cuore Sabato 18 ottobre presso il Teatro Parrocchiale di Cerro Veronese si terrà lo spettacolo “Canto con il cuore”, una rassegna corale di beneficienza che vedrà coinvolti tre cori del territorio. Lo spettacolo, che inizierà alle 20:45, vedrà protagonisti il coro “Voci del Bosco” diretto dal maestro Raffaello Benedetti, il coro “Coreta” diretta da Alberto Tommasi e il “Coro scaligero dell’Alpe” diretto dal maestro Matteo Bogoni. L’ingresso, di 5€, sarà devoluto in beneficenza per l’amico Stefano Recchia. Evento aperto a tutti. VERONA

Simone Sarasso vince il Premio Salgari 2014 Domenica 28 settembre nell’incantevole cornice di Villa Quaranta-Park Hotel di Ospedaletto di Pescantina la giuria dei lettori ha assegnato a Simone Sarasso il Premio Emilio Salgari di Letteratura Avventurosa Emilio Salgari 2014, per il romanzo Invictus. Costantino l’imperatore guerriero (Rizzoli). Il Premio è nato con l’intento di valorizzare la letteratura contemporanea d’avventura e far riscoprire la Valpolicella e Verona terre dove Emilio Salgari trascorse gli anni dell’adolescenza e della gioventù dalle quali trasse ispirazione. Una giuria di sei esperti (Alan Altieri, Alfredo Colitto, Luca Crovi, Gianfranco De Turris, Darwin Pastorin e Paola Pioppi) aveva selezionato per la fase finale, oltre al romanzo di Siarasso anche La morte si muove nel buio (Mondadori) di Luigi De Pascalis e Il testamento del papa (Nord) di Giulio Leoni. Nel corso della cerimonia, coordinata da Luca Crovi, ciascuna delle tre opere in finale ha ricevuto il Premio Selezione Giuria degli Esperti, una piccola miniatura di Salgari a opera dello scultore Sergio Pasetto, una bottiglia di Amarone con etichetta personalizzata e altri vini tipici della Valpolicella. Inoltre è stata presentata da Sergio Pasetto, in un colloquio con Armando Pisani, l’imponente bronzo di Salgari da lui realizzato e che nel breve periodo sarà collocato in una piazza o in una via del centro di Verona. I tre autori e Luca Crovi hanno sottoscritto un appello che invita i lettori a partecipare all’inaugurazione o a rendere omaggio al monumento in occasione di una visita a Verona.

VERONA

“Il sogno di King” apre il Festival del Cinema Africano

Teatro documento sulla Storia del “memorabile discorso” pronunciato il 28 agosto 1963 alla marcia su Washington

immagine realizzata dagli allievi del Liceo Artistico “Nani-Boccioni” di Verona

L’evento di apertura del Festival del cinema Africano (da 7 al 16 novembre a Verona al Cinema Stimate ed al Teatro Camploy, di cui potete leggere a pagina 44, 45) sarà quest’anno uno spettacolo teatrale che racconta la lotta per i diritti civili intrapresa da Martin Luther King, dopo l’arresto di Rosa Parks nel dicembre 1955. Giovedì 30 ottobre alle ore 21:00 al Teatro Camploy andrà infatti in scena “Il sogno di King”, scritto e diretto da Walter Peraro e prodotto dal Gruppo Teatrale La Formica in collaborazione con L’associazione Africa Friend’s e l’Associazione Asequagui. Secondo il genere del “teatro documento” alle scene recitate si succederanno proiezioni di immagini della famosa marcia su Washington del 28 agosto 1963 e canzoni d’epoca. Le sequenze delle centinaia di immagini che si succederanno su due grandi schermi, Filo conduttore di tutto lo spettacolo sarà il celeberrimo discorso “I Have a dream”, pronunciato da King quel 28 agosto davanti al Lincoln Memorial, che verrà proposto integralmente in lingua originale, a brevi sequenze successive, con sottotitoli. Per la prima volta sulla scena del teatro amatoriale veronese reciteranno 5 attori di colore (al loro debutto teatrale) e due attori bianchi: M.L.King (Carlos Delgado), Coretta (Malice Omondi), Sindaco (Alberto Castelletti), Ralph Abernathy (Prosper Nkenfack), E.D. Nixon (Aurelio Tchoupe), Jack Crenshaw (Fabio D’Alberto), Philip Randolph (Rafael Nardi). Le consolle audio-video e luci, saranno coordinate da Federico Galbieri e Andrea Vian. Assistenti di scena Monica Cordioli e Antonio Equigo. I costumi sono stati realizzati da Daniela Guardini.


CERRO VERONESE

Al via il nuovo centro sportivo a Cerro «Rivolgo un personale e sincero ringraziamento e Giancarlo e a tutti i suoi collaboratori dell’Associazione Pianeta Bocce per l’impegno che continuano annualmente ad offrire al paese di Cerro. I fatti contano! Per quanto riguarda la ristrutturazione dell’area di Via Scala, che oggi viene gestita in convenzione con il Comune, posso annunciare che, terminate le ultime formalità tecniche e burocratiche, i lavori inizieranno fine settembre, salvo impedimenti». Questo è il messaggio del Sindaco di Cerro Paolo Garra letto dal Presidente Giancarlo Mandarà durante la premiazione del 4° Trofeo Hotel Belvedere, gara individuale a categorie e finali separate A\B e C\D1 N.T. inserita nel quadro delle manifestazioni 2014. Grande soddisfazione dei 200 tesserati dell’associazione che finalmente vedono realizzarsi la meta del nuovo centro sportivo portata avanti con tanto impegno e con il sostegno dell’Amministrazione, Enti e sponsors.

ROVERÈ VERONESE

La locanda Via Verde si aggiudica il Fungo d’oro 2014

Si è svolta dal 3 al 7 settembre scorsi la 22^ Festa dei Funghi e del Tartufo di Roverè Veronese, supportata dal Bi.ma, Cassa Rurale Bassa Vallagarina, Associazione Italiana Sommelier e Associazione Cuochi Scaligeri Verona. All’interno della manifestazione, che ha raccolto un ottimo successo, il 4° Concorso Enogastronomico Fungo d’Oro in cui sei ristoranti si sono sfidati dietro i fornelli con il menu rigorosamente a base di funghi e tartufo. A partecipare il Ristorante il Caminetto, con una trilogia di antipasti; Locanda El Grio con l’ovulo e il tartufo lessino; Ristorante Bacco d’Oro con dei tortelloni di burrata e tartufo con crema di ortiche e funghi chiodini; il Ristorante Centrale con un bon bon ai porcini; la “Locanda Viaverde” che ha presentato una spalletta di vitello ripiena di tartufo e finferlino, cestino di speck, e polenta al Monte vecchio con cappella di porcino; il Ristorante Corte 300 con un fagottino ripieno; il “Panificio Ermelina” con una crostata di crema pasticcera e frutti di bosco. A vincere il Fungo d’Oro la Locanda Viaverde che ha vinto anche il premio del piatto più originale, mentre il Fungo d’Argento è andato al Bacco d’Oro di Mezzane. Tra gli altri premiati il miglior abbinamento cibo/vino alla Locanda El Grio (giuria popolare) e alla Locanda Viaverde (giuria tecnica). Miglior vino? Il Vigne Vecchie “Monte Ceriani”, della tenuta Sant’Antonio. GREZZANA

Riparte teatrando il Venerdì Riparte Teatrando il Venerdì Quinta edizione per una delle rassegne teatrali più apprezzate della provincia, organizzata dal gruppo “Amici del Teatro” in collaborazione con il Comitato Cinema di Grezzana e con il patrocinio dell’amministrazione comunale di Grezzana. Il programma, molto ricco, prevede otto spettacoli fino alle festività natalizie, mentre è confermata la collaborazione con il gruppo “Diversamente in Danza”. Da segnalare, per tutti i bambini, la scuola di teatro “Mi diverto teatrando” che anche quest’anno darà la possibilità di mettersi alla prova per la prima volta sul palco insieme a degli insegnanti professionisti (info 349.8097436). Novità di questa edizione la possibilità di prenotare i biglietti presso la Gelateria Ciao (Piazza Carlo Ederle) di Grezzana. Il servizio booking sarà attivo il sabato, domenica, martedì, mercoledì, giovedì delle settimane con lo spettacolo, e il venerdì delle commedie fino alle 12:30. Dalle ore 20:00 (del giorno della commedia) sarà possibile acquistare i biglietti alla cassa del Cinema Teatro Valpantena (fino ad esaurimento posti) e prenotare per lo spettacolo successivo. Date e info spettacoli (calendario completo) a pag. 69 Biglietto unico 7€. Spettacoli alle ore 21:00. Per info 349.8097436 (Claudio) MARZANA

Successo per la Festa dell’Ospite Si è svolta lo scorso 27 settembre la Festa dell’Ospite, organizzata dal circolo CRALO all’Ospedale di Marzana. Questa iniziativa è rivolta a tutti gli ospiti dell’ospedale, con un’attenzione particolare per gli ospiti dell’area psichiatrica. Durante l’intensa giornata, nel parco dell’ospedale, ospiti, familiari e tutti quanti hanno voluto essere presenti hanno potuto pranzare assieme, mossi da spirito di collaborazione e fratellanza. Gradita la partecipazione anche dell’Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Verona Anna Leso, che ha voluto presenziare per un saluto.


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RUBRICA

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Una variante creativa per un piatto classico della cucina siciliana e nordafricana Procedimento: Fate bollire l’acqua con del sale grosso. Nel frattempo mettete il couscous in una ciotola e mescolatelo all’olio. Versateci sopra l’acqua bollente e lasciate riposare 5 minuti coperto con un coperchio. Sgranatelo con un mestolo e fate raffreddare. Preparate la besciamella ed il ragù. Componete alternando strati di couscous, besciamella, formaggio grattugiato e ragù. Cuocete in forno una ventina di minuti a 200gradi.

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PASTICCIO DI COUSCOUS

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P antheon settembre 2014

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TRECCIA DOLCE ALLA ZUCCA Ad ottobre la zucca è d’obbligo! Procedimento: Sciogliete il lievito nel latte tiepido. Aggiungete zucca frullata, margarina am morbidita,zu cchero,farine, cannella, sale e noce moscata. Impastate bene e fate riposare l’impasto in un recipiente coperto con pellicola trasparente per almeno 2 ore. Dividetelo in 3 parti uguali, ricavatene 3 salsicciotti e fate una treccia. Trasferitela in uno stampo da plumcake, fatela riposare per un’ora ed infornate a 190gradi fino a doratura.

senzalattesenzauova.blogspot.it Ciao! Mi chiamo Nicole Scevaroli, ho 25 anni ed abito a Verona. Ho una grande passione per la cucina e sono specializzata in ricette senza questo o quell’ingrediente. Da circa un anno tengo un blog che si chiama “senza latte e senza uova” nel quale propongo tantissime idee sia dolci che salate. Ho da poco pubblicato il mio primo libro che si intitola “Dolci Impossibili ”. In questa rubrica vorrei proporvi delle ricette semplici, sane, divertenti e golose per trasmettervi la mia voglia di cucinare, infornare ed assaggiare! Se volete contattarmi: incucinaconnicole@yahoo.it


E V E

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11 OTTOBRE – SANT’ANNA D’ALFAEDO MI GIRANO LE RUOTE Teatro comunale – ore 20:30 Presentazione video a cura dell’Associazione Cuore della Stella per presentare le attività dell’associazione. Info: 328.2011008 (Marcella) 12 OTTOBRE - SOAVE GIORNATA BANDIERE ARANCIONI Piazza Foro Boario, 1 - 10.00 e 15.30 Valorizzare e promuovere i più bei borghi dell’entroterra italiano, contraddistinguendoli con la Bandiera Arancione, marchio di qualità Touring. Soave fa parte dei 198 borghi più belli dello stivale e per celebrare questo “titolo” apre alla cittadinanza le porte dei suoi monumenti e siti turistici. Presenti eventi e degustazioni. Info: 045 6190773 - www.bandierearancioni.it - turismo@ comunesoave.it DAL 16 OTTOBRE 2014 AL 30 APRILE 2015 - VERONA AMICI DELLA MUSICA VERONA Teatro Ristori - Ore 20.30 Riparte la stagione concertistica degli Amici della Musica di Verona. Novità assoluta della 105° edizione, le esecuzioni di tre diverse orchestre italiane dirette e accompagnate da illustri direttori e solisti italiani. Biglietti: intero € 25, ridotto € 20 (over 60), ridotto giovani € 10 (fino ai 26 anni e studenti universitari). Info: 045 8011154 - www.amicidellamusicavr.it - amicidellamusicavr@libero.it 18 OTTOBRE - VERONA IL MONASTERO DI SAN ZENO E SAN PROCOLO Piazza San Zeno - Dalle ore 16.00 alle ore 18.00 (ogni 30 minuti) Le uscite accompagnate nei luoghi più suggestivi di San Zeno e San Procolo. Le visite comprendono tra le altre: l’antica torre dell’Abazia di San Zeno, la Sala del Capitolo, il Sacello di San Benedetto, la paleocristiana chiesa di San Procolo. Per le visite verrà richiesto un contributo di € 3,00 a persona destinato al mantenimento dei beni storico artistici. Info: 045 8004592 - www.ctgverona.it - info@ctgverona.it DAL 18 OTTOBRE 2014 AL 17 GENNAIO 2015 - VERONA MERCATINO DELLE TRE “A” Piazza San Zeno – Dalle ore 8.00 alle ore 17.00 Una delle più belle piazze di Verona ospita il tradizionale mercatino dell’antiquariato con pezzi antichi, artigianali e da collezione. Info: 045 8078570 - www.comune.verona.it commercio@comune.verona.it 18 – 19 – 25 – 26 OTTOBRE E 01 – 02 NOVEMBRE San Zeno di Montagna FESTA DEL MARRONE DI SAN ZENO D.O.P. Piazza Schena Il comune di San Zeno di Montagna organizza per il decimo anno consecutivo la Festa del Marrone di San Zeno, prodotto tipico di questo luogo. Momenti salienti della festa saranno i fine settimana autunnali, giorni in cui esposizione e vendita di marroni si accompagnano a stand gastronomici, degustazioni di birra castanea e altre specialità a base di castagne Info: 045 6289296 - www.comunesanzenodimontagna.it iatsanzeno@provinciadiveronaturismo.it 19 OTTOBRE - FUMANE ANTICA FIERA DEL ROSARIO Fumane – Breonio Riproporre agli occhi della gente la realtà contadina degli anni passati attraverso la mostra delle arti antiche e dei mestieri. Ingresso libero. Info: 045 7701920 - prolocobreonio@gmail.com

19 OTTOBRE - SOAVE CONCERTO DI MUSICA E VINO Cantina Coffele - via Roma Il corpo bandistico di Soave “Monsignor Lodovico Aldrighetti” organizza il primo concerto di musica accompagnato da un buon bicchiere di vino, il 19 ottobre presso la cantina Coffele, nel centro storico di Soave. Info: 045 6190773 - www. bandasoave.com. - iat@estveronese.it 19 OTTOBRE - SOAVE UN SOAVE MERCATINO Centro Storico di Soave Dedicato a chi ama la storia e le antichità.Un mercatino all’aperto dove poter comprare a prezzi convenienti oggetti originali e antichi. Info: www.prolocosoave.it - mercatino@prolocosoave.it 25 OTTOBRE – SANT’ANNA D’ALFAEDO LA BUONA NOVELLA Teatro comunale – ore 20:30 Il Coro Voci Amiche presenta una rassegna dedicata a Fabrizio De Andrè con alcuni dei brani più famosi del cantautore genovese. Info: 328.2011008 (Marcella) DAL 25 OTTOBRE AL 04 NOVEMBRE - SOAVE MOSTRA ITINERANTE D’ARTE Centro storico di Soave L’associazione “Le Botteghe di Soave” presenta la seconda mostra itinerante d’arte, che vedrà esposte diverse opere di prestigiosi artisti nei luoghi più caratteristici della cittadina. Ingresso libero. Info: 39 328 0807212 - mericiani@gmail.com 26 OTTOBRE - VERONA MERCATO DEL DISCO E DEL FUMETTO Fiera di Verona - Viale del Lavoro, 8 - Ore 10.00 Grazie all’Associazione Culturale Kolosseo, collezionisti ed appassionati avranno l’opportunità di rovistare fra centinaia di dischi e fumetti alla ricerca di rari pezzi da collezione. All’interno della mostra sarà organizzata anche una Cosplay Convention che vedrà la partecipazione di cosplayers tra i piu apprezzati e conosciuti del panorama italiano, che intratterranno il pubblico con autentica professionalità. Info: 051 700016 - www.kolosseo.com 7 NOVEMBRE – SANT’ANNA D’ALFAEDO BAMBINI E INTERNET Teatro comunale – ore 20:30 Incontro con il Dr. Roberto Morello e la Dr.ssa Anita Macente su come proteggere i bambini dalle insidie della rete, oggi a portata di tutti con i telefonini. Info: 328.2011008 (Marcella) 17 ottobre Teatro dei Pazzi VECI SE NASSE NON SE DEVENTA 24 ottobre Gli insoliti noti IO DUE FIGLIE E TRE VALIGIE sono qui presen31 ottobre tati tutti gli spetLa Trappola tacoli di “TeatranEL GAROFOLO ROSSO do il venerdì” 7 novembre dettagli sulla Compagnia teatrale dell'Attorchio TUTI I MATI I FA I SO ATI rassegna (biglietti e prenotazioni) a 21 novembre I meo de la coà pag. 67 MAI DIR PENSIOM 28 novembre Laura Cont CHI DICE DONNA... COSSA DISELO? 5 dicembre Modus Vivendi MEO DA MORTO? OVVERO MA TI ME VUTO BEN? 12 dicembre Due Volti IL CANDIDATO


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RUBRICA

Estate pazza autunno in crisi

P antheon Ottobre 2014

di Matteo Bellamoli

L’estate fuori di senno (e settembre si è salvato solo in parte) si ripercuote anche sull’autunno. Ottobre è solitamente uno dei mesi migliori anche per gustare i prodotti della terra. Sarà così? Fasi Lunari Luna piena Ultimo quarto Luna nuova

mer 8 ottobre merc 11 ottobre giov 23 ottobre

L

o ribadiamo ogni anno: non c’è miglior periodo dell’autunno per sperimentare piatti dal sapore intenso, in grado di scaldare anche le giornate più uggiose. Peccato che il vostro orto si sia sfiancato durante l’estate appena passata, i colori ora sono molto meno vivaci e i raccolti abbondanti li dobbiamo rimandare al 2015. Ma non per questo il nostro lavoro con la zappa è meno attivo di altri periodi, vanno infatti preparate le colture per il nuovo ciclo. Se avete fortuna potrete ancora raccogliere qualcosa dell’estivo, ma con il tempo pazzo che c’è stato sembra un’ipotesi piuttosto rara. Rimuovete quindi le piante secche e improduttive, oltre alle infestanti che sono proliferate a causa della grande umidità estiva. Dopo la rimozione lavorate la terra in profondita, vangandola, e quindi passate alla concimazione, che noi raccomandiamo sempre con prodotti organici. È possibile seminare qualche resistente al freddo (le temperature sono in calo) in piena terra (bietole, carote, fave, cime di rapa, ravanelli e piselli) ma per le altre predisponete già le coperture invernali. Per seminare approfittate della luna crescente, mentre per l’estirpazione meglio in luna calante. In giardino potete seminare in piena terra elicriso, calendula e fiordaliso. Qualcuno azzarda anche le camelie in questo periodo, ma sarà meglio che ripariate i contenitori dal vento. Se vi

Primo quarto Luna piena

ven 31 ottobre giov 6 novembre

piacciono le talee preparate dei contenitori con un miscuglio di sabbia e torba in parti uguali e interrando le piantine di pochi centimetri. Anche in questo caso riparate i contenitori dal freddo in modo che non geli mai il terreno. Per gli amanti del prato potete considerare l’idea di riseminare, anche se con tutta l’acqua che è caduta negli ultimi mesi, preoccupatevi se il vostro prato non è verde smeraldo. Se vi piace, infine, utilizzare le foglie secche per le pacciamature protettive allora iniziate a raccoglierle non appena saranno cadute dalle piante. In cantina e nel vigneto (come potete leggere anche a pagina 14, 15 e 16 nello speciale dedicato alla vendemmia 2014) prosegue la corsa contro il tempo per questa sciagurata vendemmia. Il lavoro nel campo sarà posticipato anche ad ottobre, almeno fino alla prima metà. Poi dovrete iniziare a controllare i mosti in fermentazione, arieggiando l’ambiente di tanto in tanto se i termometri rilevano degli sbalzi eccessivi dovuti al processo di fermentazione.


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