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Anno 8, Numero 6
Luglio - Agosto 2015
Pantheon www.giornalepantheon.it
Cresce il numero di famigle “unipersonali”
MA QUANTO COSTA VIVERE DA SOLI?
CRISI GRECA
ESTATE
SALUTE
ILLUSTRAZIONI
Intervista al Prof. Federico Testa
Itinerari e percorsi in Lessinia
Ok all’acquisto dei farmaci online
Il talento di Giacomo Bagnara
“
EDITORIALE Uno degli obbiettivi che ci dovremmo porre è di l asciare, con piccole azioni quotidiane, il pianeta migliore di come l’abbiamo trovato.
di Matteo
È
Scolari
soltanto di pochi giorni fa una notizia scientifica diffusa dalla NASA che potrebbe segnare profondamente la storia recente, e quella futura, dell’umanità. Alla vigilia della conferenza stampa internazionale, organizzata ad hoc il 23 luglio scorso, e veicolata a livello globale dall’agenzia spaziale statunitense, i vertici della stessa NASA avevano definito la scoperta come un fatto «molto importante» per la scienza e per l’Uomo. L’annuncio, che ha incuriosito e tenuto col fiato sospeso scienziati, studiosi, ma anche filosofi e letterati, è stato effettivamente rilevante: «Esisterebbe un altro pianeta, non troppo “lontano” dal nostro, con caratteristiche del tutto simili alla Terra. E non è escluso che su questo pianeta ci possa essere stata, o che ci sia attualmente, la vita». Quindi, potrebbe arrivare a breve una risposta attendibile a un quesito che il genere umano si
pone dall’alba dei tempi: siamo soli nell’Universo o esistono altre forme di vita nello spazio? Il pianeta in questione si chiama Kepler 452b, è più vecchio del nostro, ha circa 6 miliari di anni ed è grande una volta e mezza la Terra. È stato localizzato dal telescopio Keplero nella zona che gli esperti chiamano “Goldilocks”, ovvero un’area abitabile (in cui esisterebbero le condizioni per generare la vita) di un sistema stellare che dista 1400 anni luce da noi. Su Kepler 452b un anno dura 385 giorni, con un’analoga alternanza tra giorno e la notte a quella che riscontriamo qui da noi. Oltre ad aver aperto le porte a nuovi scenari per quanto riguarda la ricerca scientifica e spaziale, tanto da «darci l’opportunità di osservare come il nostro pianeta potrebbe evolversi nei millenni» come ha commentato da Jon Jenkins, capo analista del telescopio Kepler, la scoperta di un pianeta “gemello” lascia spazio a parecchie interpretazioni di carattere filosofico. Ma perché siamo tanto attirati dall’idea di una Terra numero due? Un luogo che probabilmente mai potrà essere raggiunto o esplorato da vicino? Le risposte potrebbero essere a centinaia, ma una di queste penso riguardi il senso di col-
”
pa. Credo che molti di noi, nel profondo, abbiamo ben chiaro di come l’uomo noi compresi abbia bistrattato, specie negli ultimi secoli, il nostro eden e di come stia quasi sadicamente continuando a farlo. Avere o immaginare una seconda Terra, inconsciamente implica di avere una seconda chance? Una seconda opportunità per non sbagliare nuovamente? Per riscrivere le regole che hanno portato ad alcune criticità quasi irreversibili come l’aumento delle temperature, l’inquinamento dovuto ai gas serra, l’inquinamento dei mari, dei terreni, dell’aria? Beh, forse sì. Ecco perché la nostra attenzione, il nostro sguardo devono sì guardare in alto, ma puntare comunque dritto o verso il basso, osservando attentamente quello che ci sta attorno e cercando di rimediare questi processi degenerativi prima che sia troppo tardi. Uno degli obbiettivi che ci dovremmo porre, a livello morale, è di lasciare, con piccole azioni quotidiane, piccoli accorgimenti, il pianeta migliore di come l’abbiamo trovato. Ecco che allora troveremo più felicità, più serenità e maggiore consapevolezza di avere già tra le mani, e sotto i piedi, una ricchezza che vale quanto l’Universo.
Il miracolo non è quello di camminare sulle acque, ma di camminare sulla terra verde nel momento presente e d’apprezzare la bellezza e la pace che sono disponibili ora
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P antheon il magazine di Verona
Registrazione Tribunale di Verona n.1792 del 5/4/2008 Numero chiuso in redazione il 24/07/2015
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PRIMO PIANO
Come se la passano i single? Gioie e dolori (economici) della vita da soli.
SPECIALE GRECIA La notte di Atene
L’opinione del prof. Testa.
CREDITO&IMPRESA
Air Dolomiti, il colosso dei voli low cost
SOMMARIO 24 30
Farine, quale preferire?
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I diversi tipi, spiegati bene.
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La Grande guerra delle donne
TERRITORIO
Estate al Teatro Romano
ARTE A FUMETTI
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L’illustratore Giacomo Bagnara
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ARTE&CULTURA Villa Polfranceschi
Editoria, territorio e sostenibilità
Da Verona alle pagine del New York Times.
Presentato il libro sul Soave DOC.
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SALUTE
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HI TECH
Terra di laghi e aurore boreali
ACCOGLIENZA &TURISMO Cosa vedere, cosa non perdere.
INTRAPRENDENZA FEMMINILE
Lo spettacolo itinerante di LessiniaFest.
A tu per tu con il presidente Joerg Eberhart.
VIAGGI
AGROALIMENTARE
Vendita online di farmaci
Scopriamo la perla di Poiano.
Intervista al presidente di Federfarma.
Reportage dalla Finlandia.
SOLIDARIETà&NO PROFIT La disabilità ...va in vacanza!
Il mondo ai tempi delle Apps Tutto sulle ultime applicazioni.
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Vacanze solidali con il progetto CARS.
LIBRO DEL MESE 12
pag. 2 7
E S TA T E I N M O N TA G N A
Redazione e Collaboratori
(Anche in questo numero trovate gli appuntamenti “sommersi” di Salmon Magazine a pag.40)
Direttore responsabile: Matteo Scolari Direzione editoriale: Miryam Scandola Redazione: Matteo Scolari, Moira Falzi, Miryam Scandola, Flavio Brutti. Hanno collaborato al numero di Luglio-Agosto 2015: Matteo Bellamoli, Marta Bicego, Chiara Boni, Giorgia Castagna, Serena Gentilini, Francesca Mauli, Marco Nicolis, Emanuele Pezzo, Camilla Pisani, Alice Panato, Erika Prandi, Miryam Scandola, Nicole Scevaroli, Alessandra Scolari, Ingrid Sommacampagna, Giovanna Tondini, Mattia Zuanni. Copertina: Flavio Brutti Progetto grafico: Flavio Brutti Società editrice: InfoVal S.r.l. Redazione: Via Torricelli, 37 (ZAI-Verona) - P.Iva: 03755460239 - tel. 045.8650746 - fax. 045.8492248 mail: redazione@giornalepantheon.it - web: www.giornalepantheon.it - Facebook/Pantheon - Twitter: @pantheonvr Sviluppo commerciale e pubblicità: Moira Falzi 340.8775197 Contributi per Pantheon Magazine: c/c postale 93072262 intestato a: Infoval srl – Viale del Lavoro 2, 37023 Grezzana (VR)
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COME SE LA PASSANO I SINGLE… (ECONOMICAMENTE) di Giorgia
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ivere da soli è indubbiamente più costoso e secondo un’analisi della Coldiretti si evidenzia come la spesa media per alimentari e bevande di un single corrisponda in media ai 332 euro al mese, il 62 per cento superiore a quella media di ogni componente di una famiglia. L’aumento di costi è più del doppio per l’abitazione, maggiore del 76 per cento per i combustibili e per l’energia e superiore del 29 per cento per i trasporti.
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VISIO
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Nella buona e nella cattiva sorte, da soli, però.
Quanto costa vivere da soli? HOD
Nell’ultimo decennio, solo nel nostro Paese, si è registrato un aumento del 41% di persone che vivono da sole. Ad oggi quasi un italiano su tre (31%) si trova in questa condizione, pertanto le abitazioni occupate da un solo inquilino sono 7,7 milioni. Le percentuali più elevate di “single” si hanno in Liguria (40,9%), Valle d’Aosta (39,6%) e Friuli-Venezia Giulia (35,6%), mentre le percentuali più basse del valore nazionale si hanno in tutte le regioni meridionali.
ONS
arebbero 7,7 milioni i single italiani, o recentemente definiti «famiglie uni personali», che per vivere da soli si troverebbero ad affrontare, in un momento di crisi come questo, un costo della vita superiore in media del 66 per cento; dilettandosi quotidianamente, in un complicatissimo gioco ad incastro per arrivare a fine mese. Nell’ultimo decennio solo nel nostro Paese, si è registrato un aumento del 41% di persone che vivono da sole. Ad oggi quasi un italiano su tre (31%) si trova in questa condizione, pertanto le abitazioni occupate da un solo inquilino sono 7,7 milioni. Le percentuali più elevate di
“single” si hanno in Liguria (40,9%), Valle d’Aosta (39,6%) e Friuli-Venezia Giulia (35,6%), mentre le percentuali più basse del valore nazionale si hanno in tutte le regioni meridionali. A dirlo i dati emersi da una recente ricerca della Coldiretti che registra la tendenza sentenziando che l’effetto è dovuto ai profondi mutamenti demografici e sociali verificatisi negli ultimi anni. Vivere da soli è indubbiamente più costoso e sempre secondo l’analisi di Coldiretti si evidenzia come la spesa media per alimentari e bevande di un single è di 332 euro al mese, il 62 per cento superiore a quella media di ogni componente di una famiglia
tipo di 2/3 persone che è di 204 euro. Per i single inoltre, l’aumento di costi è più del doppio (101 per cento) per l’abitazione, maggiore del 76 per cento per i combustibili e per l’energia e superiore del 29 per cento per i trasporti. I motivi della maggiore incidenza della spesa a tavola sono certamente da ricercare nella necessità per i single di acquistare spesso maggiori quantità di cibo per la mancanza di formati adeguati che comunque anche quando sono disponibili risultano molto più cari di quelli tradizionali. D’altra parte gli appartamenti e le case più piccole hanno prezzi più elevati al metro quadro sia in caso
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Sognando Nella buona impresa e nella cattiva sorte, da soli, però.
di acquisto che di affitto, usare l’automobile da soli costa di più come pure riscaldare un appartamento. Le stesse offerte promozionali che si stanno diffondendo in tempo di crisi sono spesso legate alla quantità di prodotti acquistati (come i 3 x 2 o la raccolta a punti) e non consentono a chi vive da solo di avvantaggiarsene. La scelta di non stare in coppia non è sempre volontaria ma determinata da vari fattori. Si pensi, infatti, al naturale invecchiamento della popolazione con un
sempre maggior numero di anziani rimasti in casa da soli che faticano ad arrivare alla fine del mese; o alla recente crescita del numero dei divorzi e separazioni, padri di famiglia che si ritrovano a “sborsare” assegni famigliari e a dover fare i conti con i propri costi mensili; e per finire poi con quella parte di giovani, che stanchi di vivere con mamma e papà decidono di uscire di casa (ndr. potremmo definirli “ex bamboccioni”, parola coniata dall’ex nel 2007 il ministro dell’Economia Tom-
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maso Padoa-Schioppa) pur avendo lavori precari e poco redditizi per iniziare, incoscientemente a praticare la vita dei trapezisti con l’unico scopo di arrivare a fine mese. Dunque come la mettiamo con le spese di tutti i giorni? C’è una guida pratica alla vita con un solo stipendio e non al diviso due? Abbiamo deciso di sottoporre un breve questionario a tutti quei single o semplicemente uni-personali che oggi giorno possono permettersi di vivere da soli, per scoprire come se la passano…
carte d’identità STIPENDIO BASE SPESE BASE PER LA CASA*: (affitto/mutuo; bollette) 500 mutuo; 100 comprensive solo di luce/acqua e riscaldamento/raffrescamento (mancano come spese casa le tasse varie tipo tassa rifiuti, assicurazione mutuo, canone rai, etc)
SPESA MEDIA PER ALIMENTARI E BEVANDE* : 200 euro RISPARMI MENSILI*: Ad oggi ho 200 euro sul conto ... EXTRA CONCESSI: viaggi (sempre molto low-cost, ma ne faccio), NOME: Elisabetta PROFESSIONE: impiegata ufficio marketing
cene fuori circa 1 volta ogni 10 gg, sky tv,
CONSIGLI/IDEE PER RISPARMIARE:
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Risparmio nelle piccole cose: vestiti dai cinesi o negozi molto cheap, faccio benzina sempre nei posti dove costa meno, se ho degli acquisti da fare di ogni tipo (anche il microonde di casa) perdo ore a cercare su internet il confronto prezzi o nei vari negozi etc, non vado in palestra, ceretta mi arrangio, parrucchiere molto poco, etc / (*cifra calcolata mensilmente)
STIPENDIO BASE 1.000 1.500
€
1.000 1.500
SPESE BASE PER LA CASA*: (affitto/mutuo; bollette) 550 euro
SPESA MEDIA PER ALIMENTARI E BEVANDE* : 250 euro RISPARMI MENSILI*: dai 50 ai 100 euro al mese
poi investiti in viaggi o spese grosse
EXTRA CONCESSI: (vacanze, shopping, sport,...) una vacanza e un weekend lungo all’estero all’anno, shopping anche se cerco di limitarmi e non superare mai un certo budget e se sforo un mese poi cerco di limitare quello dopo. cene fuori. CONSIGLI/IDEE PER RISPARMIARE:
Uso poco la macchina, cerco di limitare gli acquisti e di darmi dei budget per diverse cose da non superare mai. Sto molto attenta ai consumi in casa e alla spesa perchè da soli il rischio di spendere e poi buttare via è altissimo. / (*cifra calcolata mensilmente)
NOME: stefania PROFESSIONE: addetto stampa
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Nella buona e nella cattiva sorte, da soli, però.
STIPENDIO BASE 1.600 2.000
€
SPESE BASE PER LA CASA*: (affitto/mutuo; bollette) 800 euro circa
SPESA MEDIA PER ALIMENTARI E BEVANDE* : 230 euro RISPARMI MENSILI*: circa 100 euro
(spese mediche, manutenzione macchina ecc)
NOME: ANTONIO PROFESSIONE: scrittore, giornalista, free-lance
EXTRA CONCESSI: (vacanze, shopping, sport, varie ed eventuali) viaggio molto per lavoro e idem cene fuori casa.
CONSIGLI/IDEE PER RISPARMIARE:
Difficile dare consigli, io cerco di tagliare su ciò che trovo banale ma mi ritrovo a spendere per tutti i miei hobbies.
(*cifra calcolata mensilmente)
STIPENDIO BASE 1.600 2.000
€
SPESE BASE PER LA CASA*: (affitto/mutuo; bollette) 600 euro circa
SPESA MEDIA PER ALIMENTARI E BEVANDE* : 160 euro RISPARMI MENSILI*: Sino ad ora circa 100 €/mese per imprevisti (spese mediche, manutenzione macchina ecc)
EXTRA CONCESSI: (vacanze, shopping, sport, varie ed eventuali) mi concedo
qualche vacanza e shopping limitato; il costo mensile del carburante incide ca. 150 €/mese. Per lo sport non frequento palestre a pagamento e solitamente vado a correre all’aperto. Abito vicino al posto di lavoro per cui torno a casa per pranzo.
CONSIGLI/IDEE PER RISPARMIARE:
Risparmio i soldi della palestra; faccio la spesa possibilmente nelle giornate di sconto/sottocosto; limito lo shopping in periodi limitati o saldi; faccio attenzione a limitare gli sprechi domestici. / (*cifra calcolata mensilmente)
NOME: MIRCO PROFESSIONE: impiegato commerciale
STIPENDIO BASE SPESE BASE PER LA CASA*: (affitto/mutuo; bollette) 680 euro circa SPESA MEDIA PER ALIMENTARI E BEVANDE* : 280 euro RISPARMI MENSILI*: al massimo 50 euro e comunque li consumo
tutti con il viaggio che annualmente mi concedo.
EXTRA CONCESSI: (vacanze, shopping, sport, varie ed eventuali) mi concedo
NOME: FEDERICA PROFESSIONE: impiegata in un agenzia di viaggi
un viaggio all’anno in un paese all’estero. Vacanza che mi concedo grazie ai risparmi di tutto l’anno. Cerco di limitare lo shopping solo al periodo saldi. Da qualche anno vado a correre permettendomi cosi di risparmiare sulla palestra. Mi concedo un’uscita al ristorante/pizzeria una volta a settimana. A pranzo mi porto il cibo preparato a casa tranne in casi eccezionali in cui esco.
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CONSIGLI/IDEE PER RISPARMIARE: Pratico attività sportiva all’aperto risparmiando i soldi dell’abbonamento in palestra. Prenoto le vacanze in anticipo o mi affido ai last minute (lavorando in agenzia sono avvantaggiata). Due volte a settimana ceno dai miei. Vado al lavoro in bici. / (*cifra calcolata mensilmente)
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Sognando Nella buona impresa e nella cattiva sorte, da soli, però.
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La spesa secondo i single e per la grande distribuzione Negli ultimi tempi si è registrato un cambio di tendenza per quanto riguarda la grande distribuzione. Abbiamo intervistato Davide Quaglini , consulente commerciale nel settore Food.
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are la spesa per il single è spesso un’attività ludica, che porta a scorrazzare allegramente tra gli scaffali del supermercato e ad acquistare più per impulso che per reale necessità. Tuttavia, a fronte dei continui tagli agli stipendi e alle spese che salgono l’attenzione sale e la spesa si trasforma in un rebus per risparmiare cercando di trovare l’offerta migliore che non si chiama di certo “formato famiglia”. Per affrontare la questione abbiamo parlato con Davide Quaglini, consulente commerciale settore food da oltre vent’anni, che ci ha spiegato i mutamenti del mercato alimentare in Italia a fronte del “cambio tendenza” dettato proprio da fattori socio-economici, alla base dei cambiamenti e delle evoluzioni nel medio e nel lungo termine. Com’è cambiata la grande distribuzione in Italia negli ultimi dieci anni? In termini di consumi agro-alimentari, sicuramente il forte invecchiamento della popolazione italiana sta causando un condi-
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zionamento delle diete legate alle esigenze di salute proprie della popolazione più anziana e la predisposizione al consumo di cibi più sicuri e più sani. Questo implica la centralità delle scoperte scientifiche fatte o in via di studio proprio in questa direzione, come, ad esempio, quelle per produrre prodotti su misura (novel food), prodotti leggeri (light) e prodotti con funzioni terapeutiche. Inoltre,
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Nella buona e nella cattiva sorte, da soli, però.
la forte presenza dei single, il diffondersi di un nuovo modello familiare, l’affermazione di un nuovo stile di vita, generato da tempi molto frenetici, dall’inserimento della donna nel mondo del lavoro, ha favorito il maggior consumo di alimenti fuori casa e il consumo di cibi monodose o precotti e proprio a fronte di questi il mercato si sta muovendo. In che modo? L’aumento del numero dei single e delle famiglie mononucleari ha introdotto la produzione di confezioni monodose, con particolare attenzione ad alimenti di tipo estetico per il mantenimento corporeo, per questo motivo è cresciuta anche la richiesta di prodotti cosiddetti leggeri o light, quali ricostituenti, bevande energetiche, integratori di fibre e barrette sostitutive dei pasti. Tra i prodotti con un alto valore aggiunto e alto valore di servizio, richiesti dai single, ma non solo, sono poi inseriti i cibi precotti e surgelati e tutte le preparazioni gastronomiche fresche, in altre parole pronte per essere consumate. Sempre più spesso i supermercati, infatti, si rivolgono a veri e propri chef per proporre al cliente prodotti pronti e caldi di ottima qualità e il consumatore,
specialmente single, è sempre più disposto a spendere un sovrapprezzo per questa categoria di prodotti che costituiscono un segmento importante del fatturato dell’industria alimentare. L’affermarsi di queste produzioni è collegato anche al più generale fenomeno della diminuzione del tempo disponibile da dedicare alla preparazione dei pasti, fattore da non sottovalutare. Su quest’onda stiamo poi assistendo a un ritorno alle abitudini di acquisto dei nostri nonni. Mi riferisco alla vendita di prodotti sfusi e alla spina. Cosa ne pensa? Questa modalità di vendita accontenta certamente le persone che vivono da sole e che possono comprare quanto basta per soddisfare piccole esigenze, godendo di un prodotto fresco e senza riempire la credenza di cibo che rischierebbe di scadere. Da non sottovalutare poi la filosofia della lotta contro gli sprechi alimentari sempre più in voga e tanto amata dalle nuove generazioni. Inoltre, il produttore tramite questo sistema può permettersi di garantire qualità e freschezza dei prodotti. Lavoro da diversi anni per un’azienda che opera nel mercato alimentare, tra materie prime per pasticceria, panetteria e gelate-
ria e anche qui i cambiamenti, per accontentare la clientela e andare incontro alle loro esigenze, non sono mancati. Siamo passati, per esempio, a preparare sacchetti di pane da formato famiglia, cinque chili, a formati single, un panino; disponendo prodotti in vaschette con misure più ridotte e specializzandoci sempre più nel finger food (piccoli stuzzichini da mangiare con le mani o con l’ausilio di bastoncini, ndr) studiati come coppette o formati monoporzione con ricette diverse per accontentare i gusti di tutti.
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Ciao! Mi chiamo Nicole Scevaroli, ho 26 anni ed abito a Verona. Ho una grande passione per la cucina e sono specializzata in ricette senza questo o quell’ingrediente. Da circa un anno tengo un blog che si chiama “senza latte e senza uova” nel quale propongo tantissime idee sia dolci che salate. Ho da poco pubblicato il mio primo libro che si intitola “Dolci Impossibili ”. In questa rubrica vorrei proporvi delle ricette semplici, sane, divertenti e golose per trasmettervi la mia voglia di cucinare, infornare ed assaggiare! Se volete contattarmi: incucinaconnicole@yahoo.it
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SPECIALE GRECIA
La voce di una veronese che vive nel Paese e l’opinione del prof. Testa
La notte di Atene, la notte dell’Europa
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Pantheon
di Camilla Pisani
A prescindere dall’esito dell’infinita diatriba tra UE e Grecia, quest’ultima sommersa dai debiti -si parla di più di 300 miliardi-, per l’intero continente si aprirà una nuova, inedita, fase destinata a cambiare l’atteggiamento che tutti i paesi membri assumeranno in futuro nei confronti dell’Unione. In queste pagine c’è uno spaccato di quella che è la vita in Grecia in questi giorni, raccontato dalla voce di una professoressa veronese che vive ad Atene da trent’anni. Abbiamo anche cercato di spiegare come ha avuto origine la crisi interpellando Federico Testa, direttore del Dipartimento di Economia aziendale dell’Università di Verona. La testimonianza. L’imprenditrice veronese che vive ad Atene da 30 anni: «Se la Grecia esce dall’EU è la fine: uno Stato da solo si perde». Fino a giugno, le strade di Atene erano affollate, vive come quelle di una normale metropoli pronta ad accogliere l’orda di turisti che ogni anno vi si riversa per trascorrere le vacanze estive. Oggi, però, è il deserto. Da quando è partita la trattativa tra governo greco e vertici dell’Unione Europa per salvare il paese dalla bancarotta, il popolo ellenico vive in un’atmosfera quotidiana che è come sospesa. «Paradossalmente a metà tra un clima di vacanza e di incertezza per il futuro», dice Ennia Daniela Dall’Ora, professoressa di Verona che ha trascorso gli ultimi 30 anni della sua vita proprio ad Atene, prima insegnando italiano agli studenti del liceo e oggi come direttrice di una scuola materna italo-greca, Il Mulino Magico. Il suo è un centro culturale diventato negli anni un punto di riferimento per italiani all’estero che vogliono integrarsi Ennia Daniela Dall’Ora
nella società greca insieme ai propri figli, al punto che, nel gennaio 2007, alla professoressa è stata riconosciuta un’onorificenza al merito della Repubblica Italiana. In questo luogo la cultura italiana e quella greca trovano diretta espressione nei due aspetti che più caratterizzano la vita scolastica: il linguaggio e il cibo. I momenti di gioco e di lezione, per esempio, sono scanditi dall’alternanza delle due lingue parlate, quella italiana e quella greca. Ennia Dall’Ora è la diretta testimone di una crisi che, colpendo soprattutto i cittadini, ne sta radicalmente cambiando le abitudini quotidiane. E anche la scuola non è immune. «Il mio istituto chiude solo ad agosto ma in queste settimane c’erano pochissimi bambini. Anche i negozi sono vuoti, i proprietari sono in coda al bancomat insieme a tutti gli altri. Chi non ha carte di credito viene convocato in banca in ordine alfabetico per prelevare centoventi euro, con la carta se ne possono ritirare solo cinquanta. Io questa mattina ho potuto prelevare due volte perché avevo due carte di credito: devo pensare alla scuola». I soldi le servono soprattutto per la mensa e per i trasporti. Adesso anche i benzinai rifiutano i pagamenti elettronici, così come hanno già fatto le aziende estere: i pagamenti online eseguiti con carte emesse da banche elleniche non sono più accettati. In poche settimane il Paese ha subito
Federico Testo
un colpo di scena dopo l’altro: dal referendum all’ultimo accordo di Tsipras con l’UE, che ha contorni ancora troppo incerti perché l’interrogativo Grexit giunga ad una rapida risoluzione. Eppure, per la professoressa-imprenditrice l’uscita dall’Euro è impensabile: «Uno Stato da solo si perde e la mia paura più grande è la vicinanza della Grecia con i paesi orientali. Ci servono una ristrutturazione del debito e un governo tecnico che porti nuovi investimenti dai paesi più ricchi, investimenti che incidano soprattutto sul turismo, la fonte economica più importante del Paese. Ma l’uscita dall’Europa sarebbe la fine: è qui che è nata la democrazia ed è qui che rischiamo di perderla». Il parere dell’esperto. Da dove ha origine la crisi greca? Risponde Federico Testa, direttore del Dipartimento di Economia Aziendale dell’Università di Verona e Commissario di ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile). «La storia del debito greco inizia nel
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La voce di una veronese che vive nel Paese e l’opinione del prof. Testa
«L’uscita dall’Europa sarebbe la fine: è qui che è nata la democrazia ed è qui che rischiamo di perderla»
2008, quando ha avuto inizio la crisi globale. Già al tempo, la Grecia non ha fatto nulla per risanare il proprio buco economico: nessun taglio alle spese, nessuna riforma strutturale, il mantenimento delle baby pensioni, portandosi dietro un debito che ha pesato sempre di più sui conti dello Stato. Anche le politiche europee, però, hanno
la loro colpa: austerità e rigore, nei paesi che vivono già un equilibrio precario, non aiutano né portano sviluppo. Il fallimento più grande è comunque a livello politico: l’Europa si è formata pensando ad un mercato unico, non ad una comunità unica. L’euro è stato un tentativo di uniformare l’economia di tutto il continente ma all’unione
monetaria non si è costituita, di pari passo, un’unione politica forte e capace di rappresentare tutti i Paesi. Ora alla Grecia servirà un governo tecnico, che vada bene all’Ue, ma che sia deciso dalla Grecia, perché possa mantenere la propria autonomia, una ristrutturazione del debito che serva ad incrementare lo sviluppo del paese».
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Air Dolomiti prende il volo con il nuovo CEO
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di Camilla Pisani
alito a bordo di Air Dolomiti lo scorso 1° settembre, Joerg Eberhart si appresta a concludere il suo primo anno come Presidente e CEO della terza compagnia aerea italiana per numero di passeggeri: 1,6 milioni. Già vice presidente marketing e commerciale di Air Dolomiti dal 2007 al 2010, il manager è tornato a Verona forte di un’approfondita conoscenza del territorio: l’abbiamo incontrato per capire come un’azienda leader del panorama scaligero possa riuscire a crescere coinvolgendo, nel proprio progetto di espansione, anche la città e i suoi principali attori del comparto amministrativo e turistico. Presidente, sta per chiudere il suo primo anno ai vertici di Air Dolomiti, volendo fare un primo bilancio, quali numeri sono stati raggiunti? Questo per me è stato un anno certamente impegnativo ma anche molto stimolante. Il 2014 si è chiuso con oltre 1,6 milioni di pasJoerg Eberhart.
La compagnia del gruppo Lufhansa, terza in Italia per numero di passeggeri trasportati, è una realtà tutta veronese che cresce al passo con la città, promuovendone territorio e cultura. Noi abbiamo intervistato il Presidente e CEO dell’azienda: Joerg Eberhart.
seggeri trasportati (in linea con il precedente anno) e ad oggi arriviamo a oltre 937 mila passeggeri. In azienda i collaboratori sono 517 tra personale navigante e di terra. Sono state introdotte delle novità rispetto alla precedente gestione aziendale? In questo ultimo anno non abbiamo introdotto nuovi modelli di business ma abbiamo continuato a rafforzare quello esistente. Portiamo avanti la combinazione del nostro own business (voli operati sotto la nostra responsabilità commerciale) con l’attività di nutrimento verso l’hub di Monaco di Baviera con frequenze plurigionaliere dai principali aeroporti italiani. L’ultimo volo own business introdotto è stato il Bologna-Monaco che è operativo con quattro frequenze giornaliere e per la
stagione Winter prevediamo di operare altre tratte con il nostro codice di volo. Le tariffe per questo tipo di voli sono assolutamente competitive e partono da € 34. Quali sono le principali rotte su cui punta Air Dolomiti e come si inserisce la città di Verona tra queste? La Compagnia propone voli di circa un’ora da Verona, Venezia, Firenze, Bari, Milano Bergamo e Bologna verso Monaco di Baviera. A questi si aggiungono altri collegamenti operati per conto della casa madre Lufthansa. É proprio nella città di Verona che Air Dolomiti ha la propria sede legale ed operativa e il legame con il territorio è molto stretto: i nostri aerei portano i nomi delle principali opere liriche italiane, in volo, a rotazione, sono sempre serviti i migliori vini della nostra terra, tra cui anche quelli veronesi, e i passeggeri
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vengono coinvolti in eventi ad alta quota che valorizzano le ricchezze del nostro territorio. Inoltre, partecipiamo attivamente agli eventi proposti in città che hanno l’obiettivo di valorizzare il territorio e la cultura. Verona e turismo: che potenziale offre la città e che tipologia di viaggiatore attrae? La città gode della fama data da Shakespeare e ogni anno i turisti ne ammirano le bellezze. Cornice straordinaria è l’Arena di Verona, della quale siamo partner da diversi anni. C’è poi il Lago di Garda che ogni estate ospita i turisti d’oltralpe e infine l’offerta enogastronomica del nostro territorio
che attrae turisti desiderosi di fare nuove esperienze. Il nostro principale target continua ad essere l’uomo d’affari, che rappresenta oltre il 50% dei nostri passeggeri, ma in questi anni, complice la nostra attività own business che stimola il mercato locale, abbiamo visto un incremento del traffico leisure in particolare nel periodo estivo. Durante il resto dell’anno i picchi sono registrati durante le manifestazione fieristiche. Sono convinto che Verona abbia molto da offrire oltre il turismo: un potenziale economico di piccole e medie imprese che possono rendere ancora più grande ed importante questa città.
Come è possibile valorizzare ulteriormente l’offerta della città per attrarre nuovi turisti? Credo sia necessario valorizzare ancora di più il territorio, sfruttando al massimo l’offerta turistica e le proposte enogastronomiche, ma cercando anche di offrire un’esperienza diversa al turista che viene in città. Si può proporre di abbinare ad una serata in Arena, per esempio, una visita ad un’impresa locale, penso a produzioni enogastronomiche ma anche altre realtà, così da regalare una visita unica da raccontare. In fondo ora è quello che il turista sta cercando: un’esperienza indimenticabile e originale da condividere.
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VIAGGI Il nostro reportage dalla Finlandia
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Terra di laghi, aurore boreali e calde saune di Chiara Boni
La Finlandia, con i suoi paesaggi straordinari e le leggende che li popolano, è un posto davvero magico. Eppure c’è molto di più da scoprire, oltre ai suoi temibili inverni. Noi non ci siamo tirati indietro e siamo andati fino lì, nel paese dei laghi e delle aurore, per raccontarvelo. Aurora Boreale in Finlandia
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ncora troppo sconosciuta, forse, ma non per questo meno interessante di altri luoghi. O magari è proprio questo alone di mistero, come di un posto magico e intatto, tutto da scoprire, a fare della Finlandia un luogo che ruba il cuore e incanta gli occhi fin dal primo momento in cui vi si approda. Quel limbo di terra molto a nord dell’Europa è restato fino ad oggi risparmiato dal turismo di massa: sono tante le cose che la Finlandia ha però da offrire. Per esempio, un paesaggio unico: con il 70% di territorio coperto da foreste, la Finlandia possiede la superficie forestale più estesa d’Europa. È facile capire come l’atmosfera in questo luogo ricordi da vicino quella che si potrebbe trovare in una favola per bambini. Ma se c’è una cosa per cui la Finlandia è famosa ovunque è l’infinita distesa di laghi che le ha valso nel tempo il soprannome di “Terra dei laghi”: se ne contano, infatti, 188.000, che rendono buona parte del territorio finlandese coperto d’acqua e creano uno scenario ir-
ripetibile. Si può dire che i laghi siano parte dell’identità finlandese: dall’area metropolitana di Helsinki, la punta a sud della Finlandia, fino al grande lago Inari, in Lapponia, tutto il paese è ricoperto di specchi d’acqua chiara e pulitissima, attorno ai quali la popolazione finlandese ha creato le proprie tradizioni e i propri riti. Ma se c’è una cosa che più di ogni altra rende la Finlandia un posto come nessun altro al mondo è la luce. Dalla sua sofferta assenza nei mesi invernali, fino al suo splendore quasi interminabile in estate, la luce in Finlandia non è come la luce di nessun altro luogo. Certo il fenomeno del sole a mezzanotte è famoso dovunque, ma non molti sanno che ben i due terzi delle persone che sperimentano questo fenomeno vivono proprio in Finlandia. In Lapponia, la parte più a nord del paese, durante l’estate il sole resta sopra l’orizzonte per 70 giorni consecutivi. Ma se il sole a mezzanotte può rendere una notte d’estate un’avventura mai provata, è però durante il temuto inverno nordico,
quando il sole tramonta, che la vera magia avviene. Capita infatti che le fredde e silenziose notti finlandesi possano essere illuminate dall’aurora boreale, un fenomeno naturale ma di tale bellezza che è più facile crederlo frutto di un incantesimo. Il nord della Finlandia è uno dei luoghi migliori in cui poterle ammirare: durante i mesi invernali, si può assistere a questo spettacolo per oltre 200 notti, se si è molto fortunati. Ma da dove arrivano davvero le aurore boreali? I Sami, la popolazione indigena della Lapponia, raccontano una leggenda sulla loro origine: molto tempo fa, una volpe magica correva a perdifiato tra le rocce dell’Artico. Troppo stanca per tenere la coda in alto, la abbassò al suolo e colpì la neve, creando così migliaia di piccole scintille che illuminarono il cielo. A tutt’oggi, la parola finlandese per aurora boreale “revontulet” letteralmente significa “coda di volpe”. La spiegazione scientifica vuole le aurore boreali originate da i venti solari carichi di particelle che urtano gli atomi e le molecole dell’at-
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mosfera terrestre. Neanche a dirlo; la versione dei Sami è molto meglio. Ma che cosa c’è di più finlandese della sauna? Unica parola del vocabolario finlandese ad essere conosciuta in tutto il mondo, la sauna è infatti un’istituzione in Finlandia, dove si stima che ce ne siano circa due milioni: e per una popolazione di 5,3 milioni è un numero piuttosto impressionante. “Prima costruisci la tua sauna, poi la tua casa” insegna un proverbio, e i finlandesi devono averlo preso molto sul serio perché sembra davvero essercene una in ogni edificio: persino nel palazzo del Parlamento.
Il nostro reportage dalla Finlandia
Nonostante i finlandesi siano molto legati alle loro tradizioni, è innegabile che a livello di tecnologie la Finlandia sia un paese estremamente moderno ed avanzato. Sempre ai primi posti in Europa per quanto riguarda sviluppo e ricerca, questo paese possiede una ricchezza tecnologica che non va mai sprecata. Non solo vanta colossi moderni come Nokia e Linux, ma anche le università e gli istituti di ricerca finlandesi sono continuamente ai vertici per quanto riguarda l’innovazione. «La filosofia di Linux è “Ridi di fronte al pericolo”. No, sbagliato. “Fai da te”: questa è la risposta giusta»
così Linus Torvalds, sviluppatore del sistema operativo open source più usato al mondo, Linux, spiega in poche parole il pensiero che sta alla base del successo finlandese nel campo tecnologico. Qui, infatti, ricercatori e studenti da decenni “fanno da sé”, e lo fanno piuttosto bene. Alle spalle di questo successo c’è senza dubbio una cultura della ricerca scientifica, finanziata tanto dallo Stato quanto dal settore privato, che si traduce in una miriade di progetti a carattere nazionale ma soprattutto internazionale. Insomma, un paradiso dell’innovazione. O un paradiso e basta.
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La disabilità…va in vacanza! di Francesca Mauli
Dal 1980 l’associazione veronese CARS ONLUS organizza vacanze particolari, offrendo la possibilità a ragazzi, donne e uomini con disabilità, motoria e intellettiva, di vivere l’estate in pienezza, godendosi davvero il sapore dell’estate.
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state, tempo di vacanze! Viene spontaneo in questo periodo trascorrere fuori casa il tempo lasciato libero dal lavoro e dalla scuola. Si parte per la montagna o il mare, insieme ai familiari o agli amici, per rilassarsi e divertirsi; un vero e proprio toccasana, a cui – inutile nasconderlo! – si ripensa con nostalgia per tutto il resto dell’anno. Viaggiare, però, non è così semplice, se si vive una condizione di disabilità. Per questo, molti disabili si trovano costretti a rinunciare alle vacanze: troppi ostacoli negli spostamenti, troppo difficile trovare strutture adeguate, troppo costoso sostenere le spese di viaggio per sé e per un accompagnatore che possa aiutare nello svolgimento della quotidianità. Certo, andare in vacanza non è un “diritto” in senso stretto; si può vivere comunque. Ma cosa sarebbe la vita di ognuno di noi, senza la bellezza di un momento di divertimento, senza la felicità che si prova davanti alla visione del mare calmo, d’estate, o della neve soffice, in inverno? C’è chi ha scelto di non adeguarsi a questa visione, sostenendo il diritto che ogni persona ha, anche e soprattutto nella disabilità, di trascorrere in modo fruttuoso il proprio tempo libero, impiegandolo in attività divertenti e stimolanti. A Verona, una di queste realtà è l’associazione CARS ONLUS (Centro di Accoglienza e Recupero Sociale), che dal 1980 organizza at-
tività di tempo libero, gite e uscite con persone con grave disabilità residenti nell’intero territorio della nostra provincia, forte dell’impegno di oltre 140 i volontari. «Per una persona non autosufficiente organizzare una vacanza è molto complicato: raddoppiano le difficoltà organizzative e i costi» spiega Massimo Cauchioli, volontario CARS. «Deve infatti essere accompagnata e l’accompagnatore è un costo, sia come partecipante alla vacanza, sia come incaricato dell’assistenza personale, nel caso si tratti di un professionista e non di un volontario. Queste difficoltà portano spesso la persona non autosufficiente e la sua famiglia a rinunciare alla partenza; ecco che il “tempo libero” di quella persona si trasforma in un “tempo vuoto”, perduto». Per questo, CARS, insieme ad AIAS Verona, Cooperativa Sociale L’Officina dell’AIAS Onlus, Cofhagra e
IL VILLAGGIO, ha attivato dei servizi con l’obiettivo di aiutare le persone non autosufficienti e le loro famiglie ad andare in vacanza e a poter accedere ad attività legate al tempo libero, grazie all’impegno dei volontari. «La vacanza – prosegue Massimo - è fondamentale per permetterci di sperare in una vita migliore, in una vita il più normale possibile». Ecco allora che dal 16 al 26 agosto, un gruppo di 30 disabili gravi – sia motori che intellettivi – di diverse età si recherà a Lignano Sabbiadoro, per trascorrere 10 giorni di vacanza insieme a un folto gruppo di volontari. Se fino a qualche anno fa esistevano contribuiti pubblici e privati a sostegno di attività come questa, oggi tutto è a carico delle famiglie. Per questo i volontari, oltre a dedicare le proprie ferie a questo progetto, contribuiscono anche a parte delle spese. «Grazie al grande numero di volontari
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SOLIDARIETÀ & NO PROFIT impegnati nelle nostre associazioni, possiamo garantire un accompagnatore per ogni disabile, perfino due accompagnatori, se necessario» spiega Massimo Cauchioli. «Siamo tutti formati, quindi in grado di seguire le diverse patologie, e i più “giovani” sono affiancati dai più esperti». «Durante la vacanza – spiega Sabrina Dai Pre’, volontaria CARS – si fa la classica “vita da spiaggia”! E grazie alla nostra “jammamare”(foto accanto), una speciale carrozzina attrezzata, possiamo far fare il bagno tra le onde anche ai disabili motori più gravi. Avendo la pazienza di accompagnare queste persone nella scoperta – c’è chi tocca il mare per la prima volta – riusciamo a regalare loro momenti di puro divertimento». Finita l’esperienza al mare, si inizia già a pianificare quella invernale in montagna: «Solitamente utilizziamo un ponte o parte delle vacanze di Natale per portare i ragazzi sulla neve. Passeggiamo all’aria aperta, giochiamo a scivolare su teli di nylon in piccole pendenze – divertentissimo, ma faticosissimo per tutti, volontari e disabili, nella fase di risalita!» concludono, sorridendo, i due volontari. «L’obiettivo di ogni nostra uscita, di ogni vacanza è far sì che questi uomini e queste donne non siano più visti come “disabili”, ma finalmente solo come “persone”, con il proprio carattere e con le proprie particolarità».
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Tra alberi di noce e il verde silenzio della Lessinia
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o raccolto un desiderio di mia madre che non ha potuto realizzare...». Nasce così, grazie a un sentimento profondo, il B&B Le Nosare, un meraviglioso angolo di paradiso ricreato da Stefano Campedelli in Contrada Tonghe di Sotto, sull’originaria strada che dalla frazione di Lughezzano porta a Bosco Chiesanuova. Un antico granaio, una piccola stalla e una graziosa corte ottocentesca recuperate con amore e accuratezza in poco più di un anno e trasformate in un bed and breakfast dai contorni bucolici, ideale per gli amanti della natura, coppie, famiglie, in cerca di un momento di evasione, di relax, di tranquillità nel rigenerante silenzio della Lessinia. La struttura, che da Bosco dista soltanto un paio di chilometri, si compone di tre camere matrimoniali, una sala colazioni ricavata dalla stalla per i buoi, un parcheggio coperto e a una grande distesa verde per le attività all’aria aperta circondata da maestosi alberi di noce. «Sono nato e cresciuto proprio in questa contrada e la mia famiglia è presente a Tonghe di Sotto già dai primi dell’Ottocento» spiega Stefano, che aggiunge «Era già da qualche anno che avevo in mente di rimettere in pista il sogno di mia mamma e di dare nuovo splendore a questo luogo a me molto caro. Con un po’ di coraggio e con i consigli di Nico, ho deciso di partire con i lavori e ora siamo qui, a Le Nosare». «È un luogo di pace e tranquillità. Ed è questo che percepiscono subito i nostri primi clienti di questa calda estate 2015. Abbiamo cercato di mantenere intatta l’atmosfera tipica di una corte della Lessinia, recuperando materiali originari del luogo e valorizzando l’ambiente circostante». «Un equilibrio tra modernità e contesto originario di cui abbiamo sempre tenuto conto, dalla progettazione fino a lavori ultimati. Per quest’ultimi, abbiamo coinvolto solo aziende del territorio che ringrazio personalmente per la professionalità e la disponibilità dimostrate» conclude Campedelli. Sapori, atmosfere autentiche e tecnologia Per realizzare alcuni particolari della corte, delle camere e della sala colazioni sono stati finemente recuperati oggetti e materiali presenti in questa contrada già dalla fine dell’800. Elementi in pietra della Lessinia, legno di castagno, ferro battuto ripresi e ri-
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elaborati per ricreare un’atmosfera unica ed estremamente accogliente. Un innovativo impianto solare termico per il riscaldamento degli ambienti e per l’acqua calda ad uso sanitario, dona alla struttura quel plus in più di tecnologia che permette un autoconsumo energetico del tutto sostenibile. L’unicità e la bellezza della corte Un’opera di restauro attenta, in primis, a non stravolgere le tipicità architettoniche e i materiali originari del luogo. Forme, colori e sostanza che rispettano in pieno la tradizione lessinica. Ad accogliere gli ospiti un arco in pietra che apre lo sguardo sulla suggestiva corte in cui dove trovano posto un pozzo originario e un abbeveratoio in pietra. Una scala, sempre in pietra della Lessinia, accompagna verso le tre
camere matrimoniali (El Due, Alba e Tramonto), veri gioielli de Le Nosare. Il baito e la testimonianza di una tradizione Ad impreziosire il contesto del B&B, troviamo a pochi passi, lungo la stradicciola che apre nel verde del prato e nella maestosità degli alberi di noce, un antico baito per la produzione del formaggio costruito dalla famiglia Campedelli a metà dell’800. All’interno, seppur in disuso da anni, sono ancora tangibili i segni di un’attività legata alla tradizione di questo territorio che sicuramente ha garantito per decenni un’economia di sussistenza all’intera contrada. A lato del baito una preziosa edicola eretta in quegli anni da Bonifacio Campedelli e fratelli, in unione con Simon Corbellari, in onore di Maria delle Grazie.
CAMERE
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Contrada Tonghe di Sotto - 37021 Bosco Chiesanuova, Verona 348 8189152 Nico - 347 4636775 Stefano info@beblenosare.it - www.beblenosare.it
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AGROALIMENTARE & ALIMENTAZIONE
Le farine non sono tutte uguali
di Matteo Bellamoli
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Recuperare i prodotti del territorio per una maggiore garanzia di tracciabilità, qualità e sicurezza. Anche le farine hanno perso in qualità e varietà con la produzione industriale. Occorre fare un passo indietro, affidandosi ai produttori locali, che sono più di quanti pensiamo.
on si tratta di una forzatura. Negli ultimi sei mesi è cresciuta in Italia (in particolare al Nord) la sensibilità verso la panificazione e l’assunzione di prodotti da forno. A indicarlo è da una parte l’aumento dei panifici o dei forni che hanno svoltato verso il biologico, dall’altra la crescita nella vendita di elettrodomestici per la produzione di pane in casa. Il motivo secondo alcuni è facilmente identificabile nell’aumento delle patologie alimentari. Secondo la Relazione Annuale al Parlamento del Ministero della Salute sulla celiachia, i casi di celiaci in Italia sarebbero
in crescita, nonostante le diagnosi rispecchino solo un quarto dei reali pazienti che soffrono di questo disturbo. Tuttavia questa nuova sensibilità è solo in parte riconducibile al disagio della celiachia, in quanto è in crescita nella popolazione un’attenzione diffusa verso l’alimentazione che non risparmia nemmeno i prodotti di base, come cereali, pasta e appunto il pane. Secondo alcune recenti inchieste, una delle quali pubblicata a inizio 2015 da Terranuova Edizioni, anche la produzione industriale di farine per pane o pizza ha escluso nel corso degli ultimi vent’anni numerose varietà di grano, perdendo in biodiversità e, come già abbiamo scritto in queste pagine, mettendo a rischio la salute di consumatori. Molti di noi utilizzano, anche in casa per la produzione di dolci o impasti, farine “0” o “00”, ricche di glutine sì, ma anche molto lavorate. Queste varietà di farine infatti, vengono raffinate in modo più massiccio talvolta anche con prodotti non naturali, e questo rappresenterebbe un aumento delle patologie di origine alimentare. Ecco quindi che diventa importante tornare ad un utilizzo di più tipi di farine, valorizzando i
processi di produzione a filiera corta (preferendo quindi i prodotti del territorio) e cercando di tornare ad assumere anche farine a bassa lavorazione e quindi di tipo “1” o superiori, fino alle integrali. Questo rappresenta sicuramente una doppia difficoltà: da una parte di tipo economico, dato che le farine integrali spesso costano più delle altre in quanto sono prodotte a regime di biologico. Dall’altra la necessità non sempre facile dei panificatori di adeguare i loro prodotti verso queste nuove esigenze dei consumatori. La necessità di produrre tanto e in qualsiasi stagione ha ovviamente stravolto il ciclo naturale della produzione di grani e farine. Si pensi che delle 400 varietà di frumento, le molte di farro, orzo e avena che si coltivavano all’inizio del secolo scorso in Italia, oggi sopravvivono solo 50 varietà, di cui solo 7 formano la base dell’industria cerealicola europea. Tra queste è stata data precedenza ad alcune varietà, ad esempio, il grano tenero Creso, che più si presta a produzioni massicce ma non è una delle migliori varietà. Spesso cresciuto con abbondante acqua e fertilizzante tende a gonfiarsi di acqua e aria, e questo lo
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AGROALIMENTARE & ALIMENTAZIONE I tipi di farina Farina “00” – è la più bianca. Subisce una lavorazione massima che sfrutta solamente la parte più interna del seme del grano. È quindi povera di fibre. Farina “0” – è la farina di prima scelta. Dal colore sempre bianco sfrutta sempre la parte interna del seme, ma viene macinata in modo più grossolano. Farina “1” e “2” – sono farine progressivamente meno bianche e tendenti al
colore marrone. Sono ricche di crusca (la parte esterna del seme del grano). Farina integrale – è realizzata utilizzando tutto il germe del grano, è la più completa dal punto di vista nutrizionale e soprattutto è la meno lavorata. Farina di mais – è quella che si utilizza normalmente per fare la polenta Farina di Kamut – è ricavata da un particolare tipo di grano dal germe piuttosto grande. Le sue proprietà benefiche deri-
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vano dal fatto che si tratta di una specie antica, quindi esistente in natura da prima della produzione industriale di grano Farina di castagne – dolce al gusto viene utilizzata solitamente mescolata ad altre farine perché molto intensa in sapore e proprietà nutritive Farina di grano saraceno – eccellente sostituto per i celiaci viene spesso mescolata ad altri tipi di farine per rendere il gusto più rustico
Ingredienti: 350gr di farina integrale 100gr di farina di riso 1 bustina di lievito di birra 2 cucchiai d'olio extra vergine 1 cucchiaio di sale fino 1 cucchiaino di zucchero 250-300ml di acqua calda passata di pomodoro origano pomodori ramati
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Procedura: Sciogliete il lievito di birra e lo zucchero nell'acqua calda. Aggiungete le farine, l'olio ed il sale, impastate fino ad ottenere una pagnotta liscia ed elastica e fatela lievitare 4 ore. Formate le pizzette, farcitele con del sugo di pomodoro mescolato con olio, sale e origano, poi fatele riposare 1 ora. Aggiungete le fette di pomodoro ed infornate a 220 gradi per 20-25 minuti.
Pizzette integrali ai pomodoro A cura di Nicole Scevaroli rende più resistente alle lavorazioni. In molti casi viene raccolto ancora verde a giugno e lavorato anche nei mesi successivi. Per cercare di ritrovare una più sana alimentazione cerealicola, sarebbe quindi importante ritornare a costruirsi autonomamente
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alcuni tipi di varietà di cereali rispetto ad altri. Superfluo aggiungere che è nella valorizzazione e nel recupero dei prodotti del territorio, affidandosi ai mulini di Verona e provincia, che ritroveremo anche una nuova consapevolezza nell’alimentazione.
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Al via il progetto di Verona Experience Card
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La città alla carta, o meglio alla card Portafogli deformati da infinite carte vantaggi? Forse una sola può risolvere il problema. Promossa da ATS Veronaexpo, arriva la card che rivoluziona il modo di vivere la città, con agevolazioni studiate per i turisti ma soprattutto (e qui sta la novità) per i cittadini scaligeri.
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asce da un progetto di ATS Verona Expo un’iniziativa destinata a far parlare di sé. Si tratta di Verona Experience Card, una piattaforma di condivisione di opportunità e servizi altamente selezionati, che getta un ponte tra la città di Verona e tutti i suoi abitanti e visitatori. L’Associazione Temporanea di Scopo Verona Expo, che mira a cogliere le opportunità legate all’Esposizione Universale ed indirizzarle verso il territorio scaligero, ha ideato la Card come primo passo verso la creazione di una community che metta in sinergia aziende di punta del territorio veronese con il tessuto sociale della città. Il sogno che anima la Card è infatti quello di fornire la migliore esperienza possibile (da qui il nome: Verona Experience Card, ndr) della nostra bella città, migliorando fruibilità ed efficienza dei servizi, semplificando e potenziando l’accesso all’offerta culturale, naturalistica, enogastronomica e folkloristica che ha reso e rende tuttora la città di Verona un gioiello europeo e mondiale. Ciò che l’Esposizione Universale di Milano ha dimostrato all’Italia e al mondo intero, è che la crisi economica può rappresentare un’eccezionale opportunità di rilancio per chi sia in grado di ricostruire, con perseveranza e fiducia, un senso di condivisione, collaborazione e appartenenza ad un tessuto sociale più ampio, riscoprendone i punti di forza collettivi e tornando alle origini del proprio successo produttivo. In accordo con la Carta di
Verona (documento programmatico e morale lasciato in eredità da ATS Verona Expo, del quale vi abbiamo parlato nel numero di giugno, ndr) Verona Experience Card rappresenta il primo passo concreto verso la realizzazione del sogno di una community che renda Verona sempre più alla portata, sempre più vicina alle esigenze e ai bisogni dei suoi cittadini e turisti. La Verona Experience Card consiste in un codice di 14 cifre che consentirà ai possessori di usufruire di tutti i vantaggi e le possibilità messi a disposizione dagli enti, le aziende, le attività del territorio che aderiscono all’iniziativa. La Card, promossa da ATS Verona Expo e dalle 50 realtà imprenditoriali ad essa associate, potrà essere sottoscritta da chiunque abbia un’età superiore ai 18 anni e sarà distribuita sul mercato in duplice forma: una gratuita e di durata illimitata per i veronesi ed una a pagamento (ca. 10 15) per i turisti, che potranno usufruire dei servizi in essa contenuti per le 24h o 48h successive all’acquisto. Entrambe le forme presentano sconti e offerte su servizi diversificati in base agli interessi. Le aziende interessante ad entrare nella Community, offrendo ai possessori della Card sconti o vantaggi su alcuni loro prodotti o servizi, verranno promosse sul sito e sulle pagine social (Facebook, Twitter, Youtube, Google+, LinkedIn) di Verona Expo e di Pantheon e tramite newsletter settimanali, al fine di aumentarne visibilità presso la cittadinanza.
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Estate
IN MONTAGNA SEN T IERI & PER C ORSI
I TINERARI NELLA S T ORIA IT INERARI NEL RAC C ONT O IT INERAR i NELLA NA T URA
SENTIERI &PERCORSI Itinerari nella storia
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Lungo le strade della E S TA T E I N M O N TA G N A itinerari in lessinia
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Grande Guerra
gni luogo ha una sua storia. Lo rivelano i toponimi, talvolta bizzarri, ricolmi di tradizione, di un eterno divenire, che alle persone più attente destano curiosità. E lo rivelano anche certi dettagli, certe fattezze. Perché quel capitello lungo la strada? Perché quello stile? Perché quella croce? Perché risale a quel tempo? Quante domande si deve fare il viaggiatore. Quanti dubbi devono riempire la mente dell’esploratore. E l’escursionista non deve esserne esonerato. La montagna
di Giovanna Tondini
non è solo natura. Ma è anche storia. Il suo splendore è frutto anche del suo passato. Fatto non solo di eventi geologici, ma anche di uomini che l’hanno attraversata, abitata, a volte, o forse spesso, violata. Ecco che il sentiero che abbiamo deciso di seguire non è solo la via per raggiungere una cima, un rifugio, un prato. La più semplice, o la più impegnativa. È spesso anche la via più logica che consentiva agli uomini di collegare paesi, e ad altri di fare fiorire il contrabbando. Quante storie si sono incrocia-
te sulle alte quote. Quante si potrebbe raccontarne. Alcune piacevoli. Altre meno. Come quelle che hanno avuto protagonisti i soldati della Grande Guerra. Quelle dove sangue, dolore, fatica hanno avuto ragione sopra ogni cosa. Fino a rubare la vita di molti uomini. Questa consapevolezza deve accompagnarci quando calpestiamo le pietre e la terra di molti sentieri e strade costruite tra il ’15-’18. A partire dal Monte Baldo, fino ai sentieri che collegano le trincee della Lessinia.
MONTE BALDO Pe rcors o ad an e llo Pa r tenza: Chale t N ov e zz a (a m pi o pa r c h e g g io) Durata: 2 h Pu nti di appo g g i o : R i fug i o N ov e z z i n a , Ba ita G e n z ia n e l l a , R if u g io C e d r on , C h a l e t N ov e zz a. Dal parcheggio si prosegue sulla strada statale (Strada Graziani) per 100 metri, raggiungendo il Cavallo di Novezza. Sulla destra si costeggia l’ultima pista da sci, si sale attraverso un bosco di abeti e faggi, fino a raggiungere Punta delle Redutte, sulla quale si trova un ceppo di confine austriaco. Lungo il sentiero ben tracciato sono visibili le trincee, utilizzate come appostamenti sulla Val d’Adige. Costruite tra il 1915 e 1916, esse erano funzionali in caso di sfondamento austriaco in Val d’Adige. Da Punta delle Redutte si segue il crinale del Monte delle Erbe, fino a Cima Paloni. Si scende quindi lungo la pista da sci, che si congiunge a uno stradello forestale. Da qui si può proseguire verso il Rifugio Cedron, oppure tornare direttamente allo Chalet Novezza.
Percorso MALERA
Percorso Novezza
Percorso CASTELBERTO
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SENTIERI&PERCORSI Itinerari nella storia
LESSINIA OCCIDEN TALE P ercors o ad anello - Pa r t e n za : Pa s s o d e l l e F it ta n z e - D u r ata : 4h P unti di appo g g i o : b a r Pa s s o Fi t ta n ze , M a l ga L e ssin ia , R if u g io C a st e l be r t o. Si segue il sentiero che costeggia il reticolato di confine regionale. Lungo il pascolo e un bosco rado si raggiunge Malga Roccopiano e in seguito la strada provinciale per Malga Lessinia. Da qui, dove si aprono magnifici panorami sulle Alpi Centrali (Gruppo Adamello – Brenta), si procede lungo la strada sterrata che porta al Ridotto del Pidocchio. Il caposaldo omonimo era un’opera di trincea molto importante per la difesa italiana durante il conflitto, e oggi grazie alla sua sistemazione è possibile visitarlo. Dal Ridotto del Pidocchio si può proseguire verso Cima Castelberto, dove si trovano altre trincee e postazioni militari, oltre a un ottimo punto panoramico. Come strada di ritorno è possibile seguire la via trentina delle malghe. Si toccano dunque le malghe: Coe di Ala, Revoltel, Lavacchio, Maia, Sega. Si raggiunge così il Passo delle Fittanze lungo il sentiero suggestivo detto “dei Ladri”. Per le descrizioni e le mappe di queste pagine, si ringrazia Gianmarco Lazzarin, guida naturalistica-ambientale, che collabora con diverse associazioni del veronese e insegna presso l’Università di Verona “Topografia e Cartografia”.
LESSINIA ORIENTALE Pe r c or so a d a n e l l o - Pa r t e n z a : S. G ior g io - D u r ata : 2,5/ 3h Pun t i d i a p p og g io: ba r d i S. G ior g io, M a l ga M a l e r a d i S otto. Dal parcheggio di S. Giorgio si risale il Vallon Malera, lungo una strada militare mai terminata. Arrivati a metà del vallone si gira a destra per Passo Malera, dal quale si raggiunge in breve Castel Malera. Qui sono evidenti le postazioni di guerra, con una vista panoramica che spazia dagli Appennini settentrionali, alla pianura, ai Colli Euganei, fino al Carega, Monte Baldo e le cime delle Alpi Centrali. Si ritorno al Passo Malera per poi seguire il crinale verso Bocca Malera, con postazioni militari in grotta verso la Valle di Revolto. Da qui si segue la strada della Valle delle Malghe Malera, deviando poco prima di Malga Malera di Sopra a sinistra verso il crinale. Lungo il suo sviluppo si possono visitare le trincee che a picco danno sulla Valle di Revolto. La traccia, ben evidente, si segue fino a Cima Grolla, con un bel panorama, e si scende fino alla strada sterrata che porta verso la Malga Malera di Sotto e quindi a S. Giorgio.
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SENTIERI &PERCORSI Itinerari nel racconto
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RU B RI C A IN T RAPREN D EN Z A F E M M INILE E S TA T E I N M O N TA G N A itinerari in lessinia
Tra separazioni e attese,
essere donna ai tempi della guerra di Miryam Scandola
Lo spettacolo itinerante, “La Guerra Granda delle donne”, all’interno della Rassegna Lessiniafest, indagherà i tempi dolorosi, densi di responsabilità, ma ancora prematuri nella rivendicazione dei diritti, di quello che era il mondo femminile durante il conflitto mondiale.
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arole che sono gesti. Movimenti che sono frasi, senza punteggiatura, di un linguaggio che non chiede traduzioni. L’arte non è altro che una fessura, uno spiraglio attraverso il quale le storie, a volte, trovano spazio di racconto. La ballerina e coreografa veronese Silvia Bertoncelli nell’ideare il suo spettacolo “La Guerra Granda delle donne”, ha fatto questo. E l’ha fatto piuttosto bene, trasformando le frasi rotte dalla sofferenza e dalla fatica in intrecci di movenze. Una rappresentazione itinerante, realizzata dalla compagnia vicentina Naturalis Labor, che già nel titolo, volutamente popolare, vuole sfiorare quello che è stato il ruolo e la sorte delle donne, durante il primo conflitto mondiale. Di fronte alla storia cosa può dire in più la danza? «Trasporta in profondità. É un linguaggio capace di arrivare a tutti, dal più grande al più piccolo», ci spiega Bertoncelli. Suo è l’attento sguardo femminile che ha guidato la regia, la coreografia e la selezione dei testi che vanno dagli estratti dei romanzi di Dacia Maraini alla precisa do-
cumentazione storica dell’epoca, riadattati da Paolo Toboni. Nello spazio di quel doloroso periodo, come a suo tempo aveva rilevato la giornalista e scrittrice Donna Paola, accanto alla crisi europea si registrò anche l’insorgere di una crisi femminile. Perché la Prima Guerra Mondiale è stata, oltre che una carneficina, anche il primo banco di prova, per le donne, del processo di costruzione dell’individualità, una sorta di abbozzata emancipazione. Costrette, così, dall’urgenza di una quotidianità sfigurata dal conflitto, ad abbandonare il focolare per entrare nei luoghi degli uomini, dalle fabbriche alle ferrovie, divenendo, senza averlo chiesto, membri fondamentali del tessuto economico italiano. Ma della babele di vite interrotte dall’impetuosa contingenza della guerra, cosa rimane? Che cosa di quelle crocerossine, prostitute, futuriste, operaie, madri? Nei diversi luoghi di questo percorso, una sorta di geografia del racconto, c’è spazio per ognuna di loro. Ed è proprio in quei territori profanati dalla guerra, ma anche in quel-
li nei quali silenziosa è passata la paura, che è giusto dare dignità alla loro storia. Per questo, tra le molte date in programma, il 15 agosto “La Guerra Granda delle donne” arriverà anche sui monti veronesi. «Abbiamo studiato una versione dello spettacolo appositamente per la Lessinia», sottolinea la regista che ha, in questo lavoro, abolito il palcoscenico nel tentativo di ridurre la distanza che separa sempre, per forza, chi interpreta da chi guarda. La scenografia saranno i pascoli della nostra montagna, “città di roccia”, come la chiamano gli organizzatori della Rassegna culturale Lessiniafest (ve ne abbiamo parlato nel numero di giugno, ndr) nella quale è inserita la rappresentazione. Lo spettacolo inizierà alle 7 del mattino di ferragosto a Malga Lessinia, procederà verso Erbezzo e, toccando il Bivio del Pocio, salirà fino a Castelberto per poi tornare a Malga Lessinia verso le 13. Circa tre ore di cammino che saranno avvolte dalla danza e dai racconti. «Non è una rievocazione- ci tiene a precisare Bertoncelli- piuttosto un tentativo di dare voce a una storia
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SENTIERI &PERCORSI Itinerari nel racconto RU B RI C A IN T RAPREN D EN Z A F E M M INILE
Mais ce n'est pas encore la nuit. Ma non è ancora notte; questo il titolo dello spettacolo che ha debuttato al Teatro Laboratorio nel cartellone dell'Estate Teatrale Veronese, il 21 luglio scorso. Due donne, Isabella Caserta e Cathy Marchard, si sono unite per parlare delle loro omologhe ai tempi della conflitto che ha devastato l' Europa e il mondo. Con le musiche eccezionalmente scritte per l'occasione da Franco Battiato e l'intensità che è tutta del teatro, lo spettatore è riuscito ad entrare non solo nel trauma del conflitto mondiale, ma anche nel dramma vero che ogni guerra si porta dietro, come premessa e come conseguenza. Oltre al numeroso cast, significativa anche la partecipazione del Coro Scaligero dell'Alpe/CAI-Verona.
corpo la loro voce». Quel grido forte, implorante che chiedeva diritti che forse non aveva ancora la consapevolezza di formulare. Gli uomini saranno, invece, estromessi dallo spettacolo, allontanati dalla scena perché, semplicemente, lontani.
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Dalla cucina tipica alla natura incontaminata
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nate per rifornire di viveri gli uomini al fronte; tutto troverà spazio di stilizzazione e di racconto nelle coreografie accompagnate dal suono della fisarmonica di Dante Borsetto. Ovunque si respirerà lo sguardo femminile perché «abbiamo voluto essere con il nostro
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che non ne ha avuta». Cinque danzatrici ricorderanno con le oscillazioni del corpo ora la luce della scanzonata Belle Époque, ora l’atmosfera buia, estrema, povera del periodo bellico. Dalle belle sale ai freddi stanzoni delle fabbriche, alle corse affan-
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Lassù, dove nacque il “formaggio magro del sindaco”
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i sono storie che vanno raccontate, tramandate, ascoltate. Per ricordare le origini, per mantenere le tradizioni, per far nascere ogni giorno il meglio dal nostro passato. Lassù, in contrada Gardun, nel comune di origine cimbra di Roverè Veronese, si produce il formaggio. Quello buono, quello semplice di una volta. Certo, l’attività casearia è nota e ben diffusa in tutta la Lessinia, da secoli; ma qui, in questa piccola contrada poco più sopra del ristorante Jegher, a metà strada tra Roverè e San Francesco, dove il verde dei pascoli va a braccetto con l’azzurro del cielo, si produce da anni un formaggio speciale: il “formaggio del sindaco”. Parte proprio da qui, da questo simpatico appellativo affibbiato a un prodotto caseario magro e dal sapore inconfondibile, la storia del Caseificio Gardoni. Le origini. Erano i primi anni ’60 quando Amadio Comerlati, che fu proprio sindaco di Roverè in quel periodo, decise di tutelare gli allevatori del territorio che producevano prodotti caseari oltre che per il mercato locale, anche per quello bresciano e bergamasco, e che spesso dovevano sottostare alle regole commerciali imposte dai “foresti” lombardi. “Il sindaco”, infatti, diede inizio a un’attività di commercio, acquistando il formaggio dai vari baiti presenti nelle contrade di Roverè e dintorni e trattando direttamente con i compratori; in questo modo cercò di restituire dignità e valore a un’attività e a un prodotto, che per decenni ha permesso un’economia di sostentamento importante per la montagna.
Davide, Claudio e Nicola Gardoni
Col passare degli anni in Lessinia si tentò di organizzare e riunire il lavoro in piccoli e grandi centri di produzione casearia, ottimizzando la qualità e i costi della produzione; così via via andarono a scomparire i piccoli baiti delle contrade. Proprio dall’esperienza e dagli insegnamenti di Amadio, uno dei suoi nipoti, Claudio Gardoni, coadiuvato successivamente dal fratello Innocente, nel 1980 diede vita al caseificio omonimo a Gardun. Anni di grande lavoro e dedizione per Claudio e Innocente, che per oltre un quarto di secolo hanno continuato a produrre formaggi e in particolare, quel formaggio, quello magro “del sindaco”, così tipico e riconoscibile e che ancora oggi tutti apprezzano e riconoscono come produzione distintiva del caseificio Gardoni. Le nuove generazioni. Dopo 25 anni di duro lavoro, a dar man forte in azienda, arrivano nel 2006 i figli di Claudio, Davide e Nicola, entrambi ben decisi a seguire le orme di famiglia e a portare avanti l’attività professionale in Lessinia, introducendo di lì a breve alcuni rinnovamenti importanti. «Nel 2011 abbiamo totalmente rimodernato il caseificio ampliandolo e apportando significative innovazioni tecnologiche inserendo nei cicli di produzione sistemi di automazione elettronica, a seguire a inizio 2014 è stato rifatto il look dello spaccio di vendita» spiega Davide Gardoni, che in azienda ha un incarico commerciale/amministrativo, ma ricopre anche il delicato ruolo di responsabile di produzione: «Ogni giorno nel nostro caseificio vengono conferiti circa 100 quintali di latte proveniente da 16 stalle locali. La nostra azienda continua ovviamente a produrre il formaggio tradizionale di papà, ma dal 2012 abbiamo deciso di puntare molto alla DOP locale del Monte Veronese iscrivendo il nostro caseificio al Consorzio omonimo. Questa certificazione di qualità ci ha concesso di ampliare notevolmente i nostri sbocchi commerciali affacciandoci sulla grande distribuzione e dandoci anche qualche opportunità all’Estero; ad oggi infatti la nostra produzione consiste per un 40% circa in Monte Veronese, e per il resto nel tradizionale formaggio magro “del sindaco” e altri prodotti caseari».
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La famiglia Gardoni
«Mio fratello Nicola è responsabile della logistica e della stagionatura delle circa 35mila forme di formaggio che produciamo ogni anno e che sono conservate nel nostro magazzino a temperatura e umidità controllata. Una partecipazione aziendale ce l’ha anche nostra sorella Serena e un grande appoggio morale ce l’ha sempre dato, anche nei momenti difficili, nostra mamma Luigina». Dalle ceneri alla rinascita. Momenti difficili, dicevamo, come quello occorso il 13 giugno del 2014 quando un incendio dovuto a un corto circuito mandò in fumo, in una sola notte, l’intero capannone recentemente rinnovato, ma non la forza di volontà della famiglia Gardoni: «Un momento molto difficile che abbiamo saputo gestire bene grazie anche all’aiuto e alla solidarietà di molte persone e, in primis, anche degli altri caseifici della zona, sui quali abbiamo prontamente dirottato il latte conferito dalle nostre stalle» prosegue Davide Gardoni. «Lunedì 11 maggio 2015, dopo undici mesi da quella lunga notte, abbiamo tagliato di nuovo il nastro del nostro caseificio ed è stato un momento per noi molto intenso». Tecnologia e certificazione produzioni di malga. Il nuovo corso del caseificio Gardoni dopo la rinascita è contraddistinto da alcune ulteriori innovazioni, ad esempio nell’ambito del risparmio energetico: «Grazie a uno speciale scambiatore di calore riusciamo a recuperare le calorie del siero di latte derivante dalle lavorazioni e a utilizzarle per riscaldare gratuitamente il latte durante la lavorazione successiva» aggiunge Davide. «Da quest'anno inizieremo la pregiata produzione di Monte Veronese "d'allevo" prodotto esclusivamente con latte di malga proveniente da vacche in alpeggio da maggio a ottobre. È un Presidio Slow Food e dal punto di vista nutrizionale il formaggio è molto più ricco di betacarotene e omega 3». «Oltre alla tecnologia e all’innovazione, il segreto che ci spinge a proseguire con molto entusiasmo in questa attività di montagna è la passione e la dedizione al lavoro che ci ha trasmesso nostro padre Claudio, lavoratore di poche parole, ma di grandi valori. È lui, in modo particolare, il nostro esempio, al quale ci ispiriamo per fare sempre del nostro meglio» conclude il giovane Gardoni.
I prodotti del Caseificio Gardoni sono disponibili presso lo spaccio aziendale, aperto tutti i giorni dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 19.00. È possibile trovare: • Monte Veronese DOP - latte intero - d’allevo mezzano - d’Allevo vecchio - d’Allevo prodotto con latte di Malga • Formaggio magro “del sindaco” • Caciotta dolce • Mozzarella fresca • Formaggella de Gardun • Burro • Ricotta fresca e affumicata • Latticini in genere • Marmellate della Lessinia
Spaccio e Laboratorio
Caseificio Gardoni Sas Via Gardun 12 - 37028 Roverè Veronese (VR) tel: 045 7835917 Cell: 331 9539125 caseificio.gardoni@tiscali.it
SENTIERI &PERCORSI Itinerari nella Natura
E S TA T E I N M O N TA G N A itinerari in lessinia
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Orienteering
l’avventura nei boschi della Lessinia
Abbiamo chiesto a Walter Peraro, Presidente FISO Veneto (Federazione Italiana Sport Orientamento) e autore del libro “Orienteering -come orientarsi con carta e bussola nella natura” ( Mondadori, 1995) di spiegarci per bene cos’è questo sport, ormai diffuso e praticato lungo tutta la nostra penisola. E di suggerirci, strada facendo, anche un itinerario tra i boschi delle nostre belle montagne, per viverle in pienezza, con la bussola in mano.
A cura di Walter Peraro
ORIENTEERING, IN BREVE Dal 1976, in Italia, questa attività è uno sport. Orienteering è una corsa individuale a cronometro, dove il concorrente, ricevuta una mappa al momento del “via”, deve raggiungere, nel minor tempo possibile, tutti i punti indicati su di essa. Può fare la strada che vuole, utilizzando sentieri o attraversando boschi e valli. Per navigare si usa anche la bussola, così da non perdere mai la direzione e non smarrirsi. Questa disciplina sportiva riconosciuta dal CONI e gestita in Italia dalla FISO ha trovato in Lessinia un territorio ideale, e già ne 1983, l’Orienteering Bosco Chiesanuova, ha organizzato un campionato italiano, oltre che numerosi campionati Veneti. Il segreto di questo sport sta nell’utilizzo di una mappa assai più dettagliata rispetto alle carte topografiche che si utilizzano normalmente: in scala 1:10.000 (1 cm =100 mt) con curve di livello ogni 5 mt. La simbologia utilizzata nelle mappe da Orienteering è quella dell’International Orienteering Federation, l’unica diffusa in tutto il mondo, con dettagli che arrivano ad indicare persino una mangiatoia nel bosco, un grande albero isolato o un ceppo di confine. Con una mappa così ci si può permettere di abbandonare il sentiero e lasciarsi guidare dai tanti riferimenti presenti sul terreno. Chi volesse saperne di più può rivolgersi all’ASD Lessinia orienteering (orlessinia.blogspot.com) oppure visitare il sito WWW.fisoveneto.it
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SENTIERI&PERCORSI Itinerari nella NATURA
IL PERCORSO Quello che trovate qui proposto è un itinerario a ovest della strada fra Grietz e Maregge, a qualche chilometro a nord di Bosco Chiesanuova. Si tratta del percorso per la categoria donne oltre i 45 anni, di un Campionato Regionale di orienteering di qualche anno fa. Siete principianti? Non preoccupatevi, perché dalla descrizione che vi invitiamo a seguire sulla mappa noterete che per fare “orientwalking” la principale strategia è quella di … seguire i sentieri! Per leggere la mappa si tenga presente che in giallo sono indicati i prati e in bianco il bosco; con linea nera continua o discontinua strade bianche e sentieri (i meno visibili sono indicati con puntini). I muretti sono linee nere con pallini. Raggiungiamo con l’auto Maregge (a nord di Bosco Chiesanuova) e parcheggiamo accanto alla cappellina. Calzate le scarpe da escursione, con la mappa in mano e una bussola per orientarla, incamminiamoci lungo la strada asfaltata verso San Giorgio (nord). Dopo 300 mt circa imbocchiamo a sinistra il sentiero E5 che sale. Percorriamolo per 150 mt. (dislivello di 80mt) e raggiungiamo la strada bianca che collega le varie contrade della zona. VERSO IL PUNTO 1: Svoltiamo a destra e arriviamo ad un piccolo valico con varie segnaletiche. Imbocchiamo il sentiero, che sale a destra (verso est) e dopo circa 70 metri, sulla
destra, poco all’interno del bosco, troveremo le rocce affioranti dove, durante la gara di cui seguiamo il percorso, era stato collocato il primo punto di controllo (cerchietto col n.1 sulla mappa). VERSO I PUNTI 2-3: Proseguiamo sul sentiero che offre suggestivi scorci entrando e uscendo dal bosco, sino ad una pozza, sulla destra poco più in alto del sentiero. Non essendo in gara, decidiamo di non visitare il luogo indicato con il punto 2 sulla mappa (alcuni metri nel bosco sotto di noi), per proseguire invece salendo lungo il sentiero sino ad una bella malga lontana 400 mt (per poco siamo fuori mappa!). Da essa, verso sud-ovest, parte un largo sentiero che costeggia il monte e scende sino alla strada che avevamo abbandonato per il punto 1 (di nuovo in cartina, indicata con una linea nera discontinua). Continuiamo verso destra, (sudovest) lungo la strada, sino al successivo bivio, proprio all’ingresso del bosco (a destra si risalirebbe verso Malga Vigna). Proseguiamo lungo la strada fino a quando finisce il bosco A questo punto abbandoniamo la strada e scendiamo a sinistra (qui il percorso diventa meno agevole per il ripido terreno), seguendo il muretto in direzione sud. Dopo 120 mt di discesa (cercate di essere precisi!), a sinistra, lontano 40 mt, si trova una piccola piazzola, dove durante la gara era stato posto il punto 3 (an-
10 anni dedicati a questo Altopiano, 450 opere, 30 mostre personali, un libro. Pittore autodidatta, concentra la produzione paesaggistica nella descrizione dell’Altopiano cercando di fondere le sue precedenti esperienze musicali con la cromia ed il gesto pittorico. La rappresentazione va oltre la trascrizione di luoghi, concedendosi totalmente in una personale visione interpretativa. Pascoli, architetture, natura, la presenza umana immortalata solamente per quello che ha costruito e non per quello che è, nell’obiettivo di focalizzare un messaggio non solo artistico ma anche di salvaguardia del territorio. Collabora attivamente nell’Associazione Luxinum nella quale ha tura e musica, pubblicando insieme, nel 2014, il libro “L’Altopiano dei Silenzi, Lessinia”. I cieli, s empre presenti c on f orza n elle s ue o pere, diventano quest’anno, il s oggetto principale delle composizioni; q uei cieli che la Lessinia sa donare dai suoi 360 gradi di silente visione panoramica . I Cieli oltre il Silenzio,
I Cieli oltre il Silenzio
LESSINIA Bosco Chiesanuova 11-16 Agosto www.talemichele.com
date a vedere se non ci credete). VERSO I PUNTI 4-5: Torniamo al muretto e scendiamo sino al sentiero. Rinunciamo a raggiungere il punto 4 (difficile per chi non ha esperienza) e scendiamo ancora seguendo il sentiero in direzione est che porta alla contrada Zamberlini (bellissima!). Concediamoci una breve sosta e curiosiamo un po’ in questo luogo ameno. Ripreso il cammino si va verso sud, verso il versante del monte
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opposto a quello da dove siamo scesi, lungo un sentiero contornato dai muretti che a metà svolta decisamente a destra (lungo la valle verso ovest). Dopo una leggera salita, raggiungiamo un bivio: a sinistra il sentiero sale deciso tra i muretti, l’altro invece scende e prosegue . Anche in questo caso lasciamo agli agonisti la visita del punto 5 e continuiamo a sinistra in direzione del valico. VERSO IL PUNTO 6: Superato un passaggio stretto, una ventina di metri poco più avanti, inizia a sinistra (su 2mt di scarpata in direz. ovest) una traccia di sentiero (dapprima quasi invisibile!), sempre più marcata, che porta ad uno spiazzo dove termina una carrareccia (da qui osserviamo verso sud, poco più in basso, una bella malga). In direzione est, si inoltra nel bosco una traccia di sentiero che sale leggermente. imbocchiamola e dopo circa 130 mt, a quindici metri a sinistra del sentiero, c’è un recinto di sassi, all’angolo nord est del quale appeso ad un piccolo abete avremmo trovato il punto 6. VERSO IL PUNTO 7: Il tratto verso il punto 7 sarà lungo e divertente. Riprendiamo il sentiero nel bosco salendo sino ad attraversare un muretto all’altezza dello scollinamento, e poi sino a raggiungere il prato. Continuiamo a costeggiare il bosco (che abbiamo a sibnistra), poi svoltiamo a sinistra e risaliamo il ripido prato (in direzione est-nordest). Superato il colle procediamo verso destra costeggiando il bosco in direzione est, passiamo sopra un avvallamento con una bella pozza e, camminando sul prato verso sud est raggiungiamo un muretto che si insinua sul naso del colle. Ansiamo al termine sud del muretto e scendiamo nel successivo vallo sino ad un albero isolato (cerchietto verde sulla mappa). Costeggiamo il pendio verso est passando sopra due muretti, poi infiliamoci nel prato che scende in mezzo a due zone di fitta vegetazione. Lì trove-
remo la roccia che aveva ospitato il punto di controllo n.7 VERSO IL PUNTO 8: Dobbiamo ora scegliere come proseguire. Anzitutto scendiamo ancora fino a raggiungere la strada. Da qui, se fossimo agonisti, attraverseremmo la valletta verso il punto dove si incrociano tre muretti (tra due zone di bosco), poi alla pozza e su verso est sino al muretto, al termine del quale c’era il punto 8. Ma noi siamo in gita e ci piace seguire tranquillamente verso sinistra lungo la strada (a nord est). Giunti all’incrocio prendiamo la strada a destra e proseguiamo in direzione sudovest verso una bella casetta di sassi e pietra, per inoltrarci poco dopo nel bosco. Seguendo la strada superiamo un vallone che scende sulla destra e poco dopo prendiamo il sentiero a destra che scende e prosegue parallelo alla strada, costeggiando il bosco, per finire sopra il piccolo avvallamento che ospitava il segnale bianco-arancione (detto lanterna) del controllo n.8. VERSO I PUNTI 9-10: Ormai siamo quasi arrivati. Dobbiamo tornare sulla strada, salendo qualche metro verso est e tornare indietro sino alla
casetta di pietra. Da qui possiamo tagliare nel prato verso destra (est) e scendere verso destra sulla strada sottostante sino al limite del bosco dove c’è un muretto che la attraversa, (a destra del quale, una decina di metri più su avremmo trovato sull’angolo il segnale n.9). Proseguiamo invece verso il punto 10 ancora un poco lungo la strada (solo 50 mt), poi svoltiamo a sinistra, scendendo decisamente nel bosco fino ad incontrare un muretto. Seguiamo il muretto in direzione sud sino al punto da cui si stacca un altro muretto che scende a sinistra. Seguiamo quest’ultimo, sino ad arrivare ad un deciso angolo da cui vedremo in direzione sud, una grossa pietra distante alcuni metri. Ecco il punto 10! VERSO L’ULTIMO PUNTO: Giriamoci verso nord ed entriamo nel prato (attenzione ai reticolati!); scendiamo poco alla volta in direzione nord sino alla malga (il punto 11) e poi seguendo l’andamento della valletta, scendiamo in direzione sud verso la strada asfaltata. Svoltiamo a sinistra e seguendo l’asfalto raggiungiamo Maregge e la macchina (poco più di 500 metri).
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VAL D’ILLASI Vino, editoria e futuro sostenibile
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Integrità ambientale del territorio, la sfida del Soave Doc Presentato presso la Cantina di Colognola ai Colli il libro “Il Soave: origine, stile e valori” che racconta la storia di un vino e del suo territorio con la prospettiva di unire i viticoltori nello sviluppo sostenibile e nel rispetto della biodiversità. di Ingrid Sommacampagna
Paola Riscazzi
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aper produrre un buon vino non basta. Bisogna fornire prodotti ecosostenibili. Per questo motivo il Consorzio di Tutela Vini Soave e Recioto di Soave, fondatore del consorzio di secondo grado Collis Veneto Wine Group, che unisce le Cantine Sociali di Colognola ai Colli e dei Colli Berici, ha voluto realizzare una monografia che condensa il territorio, la storia e l’evoluzione di ciò che è la Doc Soave. Il titolo dell’opera, presentata in Cantina a Colognola lo scorso 25 giugno, è “Il Soave: origine, stile e valori”. Sviluppo sostenibile e gestione del territorio sono stati i temi principali trattati durante la serata, un richiamo per i 3000 soci viticoltori che, per restare nel mercato del vino, devono garantire alta qualità, operando secondo strategie condivise e processi operativi efficienti nel rispetto dell’ambiente e delle persone. «Non è un volume, ma un insieme di progetti importanti per il territorio che legano ancora di più il territorio al vino; è la nostra Bibbia resa raccontabile in un equilibrio tra ricerca e comunicazione, che narra i cent’anni della denominazione, dando risalto ai valori
di ricerca, innovazione, paesaggio storico, valorizzazione dei territori, sostenibilità e biodiversità», ha spiegato Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio di Tutela Vini Soave. Paola Riscazzi, coordinatrice dei progetti “Green e sviluppo sostenibile” di SPRIM Italia (società di consulenza nel campo della salute dell’uomo e dell’ambiente), ha presentato il progetto “Green Label”, attuato in sinergia con il consorzio, che valuta l’impatto ambientale del vino Soave DOC. «È stata utilizzata come metodica, la LCA (Life Cycle Assessment), che permette di quantificare l’impatto ambientale di un prodotto, in questo caso di una bottiglia di 0,75L, individuando le criticità ambientali della filiera produttiva lungo tutto il suo ciclo di vita, dall’estrazione delle materie prime fino allo smaltimento del prodotto, valutando le emissioni in aria, acqua e suolo», ha aggiunto la dott.ssa Riscazzi. Per valutare la reale incidenza del vino Soave DOC sull’ambiente sono stati presi in considerazione 18 parametri a cui corrispondono precisi valori numerici: cambiamento climatico, assottigliamento dello strato di ozono, acidificazione, eutrofizzazione delle acque
Gianfranco Caoduro
dolci e salate, tossicità umana, formazione di ossidanti fotochimici, formazione di particolato atmosferico, ecotossicità terrestre delle acque dolci e salate, radiazioni, occupazione del suolo urbano e trasformazione, utilizzo di risorse naturali. L’etichetta verde del Soave che ne risulta certifica che una porzione di Soave DOC media di 125ml si trovi nel “gradino buono”, e diventa, una volta applicata sul retro della bottiglia, uno strumento strategico di marketing, uno stimolo per il produttore, e una presa d’atto del consumatore dell’attenzione prestata dal territorio del Soave nei confronti dell’ambiente. Gianfranco Caoduro, naturalista, speleologo e presidente della World Biodiversity Association onlus, nata per promuovere metodi di gestione territoriale basati sullo sviluppo sostenibile e sull’integrazione tra uomo e ambiente naturale, ha sottolineato come il progetto di ricerca attuato con la sua associazione permetterà di valutare il livello di biodiversità tutt’ora presente nell’area del Soave, in prospettiva di una sua possibile certificazione (protocollo Biodiversity Friend). «Mantenere
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Vino, editoria e futuro sostenibile
Conferenza stampa di presentazione
un alto livello di biodiversità è un obiettivo irrinunciabile per le attività produttive soprattutto nel settore primario; bisogna diffondere consapevolezza verso una produzione più attenta alla conservazione delle risorse naturali, in una prospettiva di sostenibilità dello sviluppo, producendo e allo stesso tempo tutelando l’ambiente. Certificare il rispetto della biodiversità nel territorio del Soave
significa comunicare il rispetto per la natura e le persone», ha spiegato Caoduro. La sfida per il mondo agricolo del Soave è quella di creare un protocollo che certifichi l’impegno dell’azienda per la biodiversità del nostro territorio, rispettando 12 azioni (tra le quali figurano il controllo di parassiti e infestanti, la ricostituzione della fertilità dei suoli e l’utilizzo di tecniche produttive a basso impatto).
«La sostenibilità e la biodiversità sono una sfida del futuro e dobbiamo appropriarci di queste caratteristiche come viticoltori, con la consapevolezza che un ambiente migliore fa bene alla qualità del vino e aumenta la vendita. Tutti sanno fare bene il vino ma bisogna trovare qualcosa in più per differenziarsi», ha concluso Giancarlo Lechthaler, direttore generale di Collis.
agosto: Concerti, mostre, conferenze, feste, workshop, sagre, di tutto di più. Per maggiori informazioni su tutti gli eventi vai su www.salmonmagazine.com
DUE BIGLIETTI GRATIS PER I TAME IMPALA! I Tame Impala li conoscete di sicuro. No, non sono un gruppo di fanatici seguaci del conte Dracula. Sono il top del top del rock psichedelico mondiale. Il 28 Agosto, segnatevelo bene, il 28 Agosto, suonano in quella location bruttina e decadente conosciuta come Teatro Romano, a Verona. VOLETE ANDARCI A GRATIS!? Ebbene sì, grazie agli amici di Event!, abbiamo 2 biglietti da regalarvi. Come? Stra-semplice! Andate a questa pagina, www.salmonmagazine.com/tame-impala e rispondete all’interrogatorio che troverete: vogliamo sapere se siete degni di essere chiamati “salmoni”. Poi allegate la foto più stupida e insulsa che potete fare insieme ad una copia del Pantheon di Agosto o dell’ultimo numero di Salmon; noi la posteremo sulla nostra pagina di Facebook e quella che riceverà più like vincerà i biglietti! Alla fine di tutto questo non vi resterà che affidarvi ad una divinità qualsiasi e sperare che vi guardi in giù senza che si vergogni di avervi messo al mondo!
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Agosto, bagni di sudore e zanzare alla griglia. Se ancora siete vivi e non siete già diventati degli stoccafissi, e se soprattutto non siete già a Formentera con la Milano bene, Agosto vi dà ancora qualche piccola speranza di sopravvivenza. O meglio, lo Spakemotuto a Sanguinetto vi dà una nuova opportunità di assistere al più scabroso show che l’essere umano abbia mai messo in piedi. Gli hippy del Burning Man, venissero a Sanguinetto, si inginocchierebbero davanti alle divinità della bassa! Se, invece, non vi sentite ancora abbastanza maturi per uno show di cotanta fattezza, andate in quella meraviglia di parco al Pestrino dove Ippogrifo organizza Operaforte e fatevi un viaggio di Myazaki: l’hanno già liberalizzato, non preoccupatevi, è tutto legale. Non volete rischiare? Infradito, Morettona e tanta rilassatezza nell’isola più urbana del Triveneto: Malalido. L’accoglienza e il calore del Malacarne invernale trasferiti, per le prime 2 settimane agostane, alle ex-piscine comunali di Verona. Stesso discorso, ma solo per il primo sabato e un po’ più a est, al Canarin a Borgo Ciodo. Da tenere sott’occhio a Bussolengo i galletti di Montegaleto: hanno la cresta bella alta, ma sanno bene dove parare. E poi, per chiudere con i botti, fine Agosto vuol dire Mag Festival, alla 7° Edizione. A Sona, nel bellisssimo parco di Villa Romani, praticamente in piazza, arriva uno dei più importanti produttori italiani: scusateci, se prendiamo posizione, ma Clap Clap è… ciaoooo!!
S F E S TA G R A N D E
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FESTA GRANDE SANTA VIOLA 8-17 Agosto 2015
Animazione Spettacolo
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41° Edizione
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SALUTE & BENESSERE Pochi click e il farmaco arriva a casa. Sarà una rivoluzione? di Marta Bicego
La novità, introdotta in Italia dal 1° luglio, riguarda alcuni prodotti da banco, acquistabili senza ricetta e da rivenditori autorizzati riconoscibili da un bollino di qualità. Meglio lo shopping virtuale o il colloquio con il farmacista?
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ciroppi per la tosse e compresse effervescenti, consegnati direttamente a casa dal corriere. Basta il tempo di pochi click, in questo caso tra gli scaffali di una farmacia o di una parafarmacia virtuale, e l’acquisto è fatto. In sicurezza e senza dover mettere piede fuori dalla porta. Marco Bacchini
A partire dal 1° luglio, in Italia come avviene nel resto dei Paesi dell’Unione Europea, la vendita online di farmaci è una realtà ufficialmente legalizzata. Guai però a lasciarsi prendere dalla frenesia del mouse, specie se si ha a che fare con il mondo della rete, dove è facile incappare in truffe. La novità arrivata con l’estate interessa la vendita e l’acquisto di medicinali che non prevedono l’obbligo della ricetta medica, approvati dal Ministero della Salute e in quanto tali legali. Una mossa contro la contraffazione farmaceutica, fenomeno che interessa prodotti di marca e generici: per scongiurare il rischio di trovarsi a ingerire pastiglie inefficaci o peggio sostanze tossiche e dal dosaggio non controllato del principio attivo. Passaggi monitorati dall’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco impegnata nel contrastare le frodi
che nel web corrono veloci. Dal 2011 l’ente pubblico che opera sotto la direzione e la vigilanza del Ministero della Salute ha avviato campagne di sensibilizzazione e ha contribuito alla chiusura di diversi portali illegali, forte di un accordo siglato con Legitscript: l’agenzia statunitense di intelligence, che supporta anche Google, secondo la quale almeno il 99% dei siti web dediti alla distribuzione di medicinali online opera “fuori dalla legge”. Più facile a dirsi che a tradursi in realtà. Secondo il presidente di Federfarma Verona Marco Bacchini ci vorrà del tempo: la direttiva europea è stata accolta, spiega, «ma manca la procedura in tutti i suoi passaggi né è stato ancora definito l’iter burocratico che i rivenditori dovranno affrontare». Come sarà possibile distinguere una cyber-farmacia doc da una fasulla? «Anche in tal
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SALUTE & BENESSERE senso mancano ancora precise indicazioni», prosegue. A caratterizzarla si presume potrà essere il logo, come accade nell’Unione, di una croce bianca su sfondo a righe verdi. Simbolo cliccabile per rimandare all’autorità che ha rilasciato il permesso alla vendita online e a un elenco di rivenditori autorizzati al commercio in rete. La sicurezza prima di tutto. Ma sarà una rivoluzione? Il cambiamento che l’accoglimento della direttiva europea porta con sé è importante, ma bisognerà vedere in che maniera lo recepirà il cittadino. Ed è qui la questione. «Colgo la positività della norma, poiché esclude che i farmaci con ricetta possano essere commercializzati via internet» segnala Bacchini. Dall’altro lato, prosegue, «nel nostro Paese non ritengo ci sia la necessità di vendere online alcunché abbia a che fare con la medicina». A che pro, si chiede, attendere il fattorino per avere un farmaco che si può in pochi minuti reperire? «Un cittadino italiano – fa notare – vive in media a sei minuti di distanza dalla più vicina farmacia». Non ci sarà dunque il vantaggio dell’accorciare l’attesa, né forse
Medicine senza obbligo di prescrizione: un giro d’affari di 2,4 miliardi di euro 305 milioni di confezioni di medicine da banco vendute, per un giro di affari di 2,4 miliardi di euro. I numeri, riferiti al 2014, li dà Assosalute, l’Associazione nazionale farmaci di automedicazione, che segnala anche le preferenze degli acquisti, in base alle classi terapeutiche. A conquistare il primo
il risparmio: su internet i prodotti avranno probabilmente un costo simile a quello dei negozi reali, che potrà variare di pochi euro per l’aggiunta delle spese di spedizione. Come se non bastasse, la tecnologia non potrà superare i vantaggi del contatto diretto con
posto sono i farmaci per curare le affezioni respiratorie: sono state oltre 100 milioni le confezioni vendute per contrastare i sintomi di tosse e raffreddore. A seguire i medicinali per l’apparato digerente, gli analgesici, i dermatologici seguiti dalle medicine per l’apparato circolatorio, da quelle a base di vitamine e minerali e dagli oftalmici. Mercato interessante, dunque. Sarà da vedere quanti cittadini preferiranno affidarsi all’e-commerce per i propri acquisti in salute.
il farmacista di fiducia: «Professionista che può dare all’utente indicazioni utili sull’interazione dei farmaci e sulla corretta assunzione. Online il supporto del consiglio viene meno». E con esso, se si prendono le cose alla leggera, pure la salute. SI
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Energia, ambiente & Hi Tech
APP, quando con un tocco si apre un mondo intero di Mattia Zuanni
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Tutti coloro che possiedono uno smartphone ne hanno una preferita, sulla quale fanno scivolare, veloce, il dito. Il pianeta delle applicazioni si presenta oggi come una miniera sconfinata di possibilità, non esente, però, da contraddizioni.
artiamo da qualcosa di tecnico: cos’è a livello informatico un’app? Un’app per dispositivi mobili si differenzia dalle tradizionali applicazioni sia per il supporto con cui viene usata sia per la concezione che racchiude in sé. Si tratta a tutti gli effetti di un software che per struttura informatica è molto simile a una generica applicazione, ma è caratterizzata da una semplificazione ed eliminazione del superfluo, al fine di ottenere leggerezza, essenzialità e velocità, in linea con le limitate risorse hardware dei dispositivi mobili rispetto ai desktop computer. Per capire quali sono le apps più scaricate nell’ultimo anno, abbiamo confrontato i due market più famosi; il Play Store di Google (per tutti i dispositivi Android) e l’App Store di Apple. Procedendo per categoria, la social App più scaricata è Facebook; nel campo della comunicazione primeggia il servizio di Whatsapp . Fino a qui, nulla di strano. Ma se vi chiedessimo qual’è, secondo voi, l’app musicale
più scaricata? Sicuramente il 90% dei possessori di uno smartphone direbbe «Spotify». Ma non è la risposta corretta. Infatti, il boom di Spotify è una novità del 2015. Nel 2014, l’app musicale più scaricata è stata “Pandora”, un’applicazione che permette agli utenti di creare delle stazioni radio virtuali partendo dall’inserimento di un brano o di un artista che sia gradito all’utilizzatore. Il sistema sfrutta l’algoritmo creato appositamente per cercare brani simili a quello segnalato dall’utente, e quindi riprodurre musiche che possibilmente piacciano all’ascoltatore. È possibile scegliere tra due tipi di registrazione: una gratuita che comprende la pubblicità e un’altra a pagamento, senza pubblicità (non vi ricorda proprio lo stesso identico principio di “Spotify”? ndr). Vogliamo per un attimo parlare delle “apps per incontri”? Non c’è dubbio che le attrezzature tecnologiche aiutino a concretizzare gli incontri: le diverse applicazioni incontri (app dating, app per incontri sito, ecc.), le diverse chat
tematiche (chat con ragazze, chat gratuita, ecc.). Basta veramente poco: si installa l’app in questione sul cellulare, si crea il proprio profilo e da lì si ha l’accesso a tutti gli annunci di incontri (annunci con foto, annunci di ragazze, annunci per single, ecc.). Oggi ci sono siti-app che contano milioni di utenti attivi; ne mettiamo tre sul podio in base ai punteggi ottenuti dagli utenti. Gradino più alto per “be2”, seguito da “Zoosk” e da“Victoria Milan”. Volete provare una vacanza diversa dalle solite? Scaricate “Lovehomeswap”. È un’app che raggruppa 68mila case sparse in giro per il mondo accomunate da un unico fattore: il lusso. Ville, loft, cottage da 4 stelle in su che possono essere scambiati per un weekend, una settimana o un intero mese. Per partecipare bisogna iscriversi a una sorta di membership ( a partire da $20) e il viaggio può avvenire in due modi: Il primo, il più semplice, i due utenti decidono di andare in vacanza nello stesso periodo e di scambiarsi le rispettive abita-
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Energia, ambiente & Hi Tech Conosci “Coursera”? Coursera è un’ app che ti connette con i corsi online gratuiti di oltre 115 università e istituti di formazione in tutto il mondo, tra cui Stanford, Yale, Princeton e altri. Si può sfogliare il catalogo, iscriversi ai corsi e guardare gratuitamente le lezioni tenute dai migliori insegnanti del mondo.
zioni. Se si pianifica, per esempio, di fare una settimana a New York, si cerca nella comunità un utente che voglia passare qualche giorno a Roma o a Milano. La seconda, la via classica, permette di affittare la propria casa e andare in affitto in un’altra. Concludendo, oggi siamo sempre più online e viviamo relazioni sempre meno fisiche; se prima (e si
parla di 8-10 anni fa, non di secoli, ndr) gli SMS ci facilitavano nell’approccio con le persone dell’altro sesso, oggi social come Facebook e Instagram ci danno informazioni visive sin troppo accurate della persona con cui ci stiamo sentendo. Non c’è da stupirsi se per alcuni le apps per incontri, delle quali abbiamo parlato poco prima, possano diventare l’agenzia matrimoniale del futuro. Vi lascio con una piccola frase provocatoria, emersa durante un convegno sui
Big Data, organizzato da Verona FabLab, il 17 luglio scorso. Come sapete, tutte le apps più famose (Facebook, Instagram, Twitter, ecc.) si scaricano gratuitamente e ti permettono di scrivere, scattare o twittare i tuoi pensieri in maniera totalmente gratuita. La domanda era la seguente: «Ma allora, chi paga per Facebook?» e il docente ha risposto chiaramente «Beh, i clienti pagano. E tu, paghi per Facebook?» «Io no». «Allora se non sei cliente..sei forse prodotto?».
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valpantena Cooperativa Sociale, collocamento mirato
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La disabilità che conta Dalla fine degli anni Sessanta in Italia esistono realtà impegnate a dare voce, lavoro e dignità ai disabili. Un’esperienza pilota è nata nel 1966 a Capodarco (Fermo): oggi ha una sede a Roma ed è presente in 14 città e 11 regioni italiane. Anche Verona e la Valpantena sono isole felici. Dal 1983 operano la «Cooperativa Insieme». La legge 482/1968 ha regolato l’assunzione in azienda degli invalidi, modificata con la legge 68 del 1999. di Alessandra Scolari Sede della comunità di Capodarco
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ul tema delle disabilità del Primo Piano dello scorso numero di Pantheon, partito dalle statistiche - per loro natura fredde e spesso sconcertanti - abbiamo ricevuto dei messaggi con richieste di approfondimento su questo argomento. E noi volentieri torniamo a riflettere, perché siamo tra coloro che pensano ai molti cambiamenti positivi avvenuti, negli ultimi quarant’anni, per le persone con handicap. Miglioramenti in termini di diritti riconosciuti e di superamento dei preconcetti: oggi spesso vediamo le abilità nei disabili e non ci fermiamo al «pietismo». Ciò grazie al fatto che anche a Verona possiamo contare su una grande rete associativa che, nel concreto, aiuta a convivere con il peso delle difficoltà e disabilità. Anzitutto della disabilità vanno considerate le specificità, la gravità e l’età. Le persone affette di patologie gravi o giovani diventati totalmente invalidi (a causa di incidenti), spesso sono indirizzati in strutture idonee, dove «angeli
protettori», li curano con costanza e pazienza. Anche per gli anziani con disabilità importanti, dovute all’allungamento della vita, spesso l’unica alternativa restano le «Residenze Assistenziali» o «case di riposo». A tutti loro gli enti preposti dovrebbero riservare attenzione e risorse. Veniamo ai portatori di handicap di tipo fisico, psichico, sensoriale o intellettivo, che comportano una riduzione della capacità lavorativa. Per costoro la carta vincente è avere una famiglia che, con grande coraggio e sacrificio, li aiuta ad affrontare difficoltà e responsabilità. Le testimonianze di disabili che in tutti i campi hanno raggiunto posti di prestigio non mancano. Le leggi. Due sono le leggi che hanno dettato «Norme per il diritto al lavoro degli invalidi e dei disabili»: la 482 del 1968 superata dalla 68 del 1999. Quest’ultima promuove l’inserimento e l’integrazione lavorativa dei disabili, attraverso servizi di sostegno e di «collocamento mirato». Sotto questo profilo Verona è una città
accogliente e dotata di servizi che davvero funzionano. I disabili che trovano lavoro, attraverso questo servizio gestito dalla Provincia, in un anno sono circa 500. In lista ci sono oltre 3000 diversamente abili, suddivisi per tipo di preparazione. Certo le leggi da sole non bastano: servono risorse, buon senso e reciproco rispetto. Elementi che in tempi di crisi economica fatalmente scemano. Le cooperative sociali sono regolate dalla legge 381 dell’8 novembre 1991. Lo scopo è di perseguire l’integrazione sociale dei cittadini attraverso attività finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Raccontiamo l’esperienza di due cooperative che hanno anticipato l’emanazione di questa legge, ben consapevoli del proliferare di altre realtà e delle Piccole Fraternità: Corbiolo e Grezzana per restare in Valpantena. La Comunità di Capodarco, risale al Natale del 1966, quando don Franco Monterubbianesi con un gruppo di tredici persone disabi-
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Don Franco Monterubbianesi
li (fisici e psichici), avviò un progetto di vita in comune, in una villa abbandonata a Capodarco di Fermo. Il gruppo crebbe rapidamente. Nel 1970 erano già un centinaio le persone aderenti a questo progetto, sfociato ben presto in cooperative di lavoro integrate, che tuttora operano nel campo dell’elettronica, della ceramica, del riciclaggio della carta, delle ricerche statistiche e nell’agricoltura. Poi la Comunità si è allargata, accogliendo i minori in condizioni di disagio e gli ex tos-
Cooperativa Sociale, collocamento mirato sicodipendenti, specializzandosi nella formazione degli ospiti. Ha anche accolto (fin dal 2001) i giovani volontari in servizio civile. Gradualmente alcuni si staccarono per «esportare» l’esperienza di Capodarco. Nacquero le Comunità di Udine, di Fabriano, di Sestu, di Lamezia Terme e di Roma dove c’è anche una sede. Presidente è don Vinicio Albanesi. A Quinto di Valpantena, nel luglio del 1983, è nata la «Cooperativa Insieme», grazie all’intuizione e alla tenacia di Angelo Zanella (scomparso nel 1993), sostenuto da un gruppo di amici. Nel 1984, con l’intervento alla centrale fotovoltaica sperimentale dell’AGSM in località Zambelli a Cerro, il primo risultato di un lavoro che ha delineato il settore prevalente dell’attività della Cooperativa: progettazione, costruzione e cablaggio di quadri ed impianti elettrici ed elettronici. Attualmente nella Cooperativa Insieme operano 45 persone
tra operatori tecnici, soci svantaggiati e impiegati nei diversi settori produttivi. Associata alla Cooperativa l’Associazione Insieme, in convenzione con l’Ulss20, in cui lavorano alcune ceramiste con elevato grado di disabilità: i loro lavori sono apprezzati e acquistati. In definitiva attraverso le sinergie tra pubblico e privato l’integrazione è possibile, così come ottenere buone leggi.
Angelo Zanella, inizia l’attività
I generatori fotovoltaici mobili sono stati concepiti per avere energia pulita, ovunque si voglia, immediatamente disponibile. La mobilità è la caratteristica principale. I moduli fotovoltaici sono integrati nella struttura portante e il meccanismo di apertura e chiusura permette a questi generatori fotovoltaici di essere pronti all’uso in pochi secondi. I molti optional disponibili e la possibilità di impostare determinati parametri di funzionamento li rendono versatili e personalizzabili, adatti per varie applicazioni. Info. Tel. 348 220 1561 indio.zanella@yahoo.it www.ikube.it Prodotto Italiano Detrazione fiscale 50% Centro Assistenza tecnica Verona
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TEATRO ROMANO
e le sue notti magiche di Giorgia Castagna
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La magia e il fascino del teatro all’aperto ritornano a vivere nella fantastica location del Teatro Romano con un cartellone ricco di eventi: tra gli autori Goldoni, Nancy Brilli debutta con “La Bisbetica domata” e i Momix spengono ben trentacinque candeline festeggiando con il loro “W Momix Forever”.
n uno tra i più bei teatri all’aperto del mondo va in scena, come ogni estate, tutta la magia dell’arte fatta di danza, musica e teatro. Stiamo parlando naturalmente dello splendido Teatro Romano di Verona che anche quest’anno fa calare il sipario sulla 67^ edizione dell’Estate Teatrale Veronese per la quale propone, dal 2 luglio al 14 agosto cinquanta serate di prosa e danza dopo gli otto appuntamenti in giugno con la musica, appoggiandosi al Teatro Camploy e al Teatro Laboratorio presso l’ex arsenale asburgico. Un cartellone che come ogni anno porta a Verona il meglio, con tante prime nazionali. Ad inaugurare l’estate shakespeariana il testo di Tom Stoppard “Rosencrantz e Guildenstern sono morti” con la
regia di Leo Muscato per una prima nazionale che ha portato nei ruoli principali, tre volti noti del teatro e della televisione: Vinicio Marchioni, Daniele Liotti e Gianfelice Imparato. A seguire per la regia di Giuseppe Emiliani, “I rusteghi” di Carlo Goldoni che in cinque giorni di repliche non perde una sera per riempire il teatro. Chiude per la sezione teatro del festival un’altra prima nazionale in programma dal 22 al 26 luglio: “La bisbetica domata”, con la regia di Cristina Pezzoli che dirige la protagonista per eccellenza, Nancy Brilli, al suo debutto sul palco del Teatro Romano. Per la sezione danza, il cartellone ha proposto tre spettacoli di rilevanza internazionale: il 17 e 18 luglio Les Ballets Jazz de Montréal con Zero in On, Rouge e Harry, i Momix che
festeggiano proprio al Teatro Romano trentacinque anni d’attività con il loro W Momix Forever dal 28 luglio al 9 agosto e per concludere il Balletto dell’Arena di Verona presente con due coreografie di Renato Zanella nel Galà di mezza estate, il 14 agosto. Ad aprire, invece, la sezione musica Rumors, andata in scena a metà giugno, Asaf Avidan, Patti Smith e Nina Zilli, mentre Verona Jazz, dal 21 al 25 luglio, ha portato sul palcoscenico del Teatro Romano Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura, Richard Galliano Quintet con un tributo a Nino Rota, Fabrizio Bosso Quartet, John De Leo ed Elisabetta Fadini con il progetto Village Vanguard, Mauro Ottolini & Sousaphonix e per chiudere la rassegna Stefano Bollani.
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ACCOGLIENZA & TURISMO
“I rusteghi” di Emiliani conquistano il pubblico La commedia di Carlo Goldoni “I rusteghi” finisce sempre per conquistare il suo pubblico e farlo divertire vista la sua chiave comica di rappresentazione. Quella in scena al Teatro Romano, per la regia di Giuseppe Emiliani, non è da meno e proprio tramite le contraddizioni dei suoi personaggi, le piccole astuzie quotidiane, gli slanci umani strappa risate a non finire. La commedia in 2 atti, rappresentata per la prima volta a Venezia a febbraio 1760 (tempo di Carnevale), arriva a Verona con la regia di Emiliani per la sua prima nazionale con un cast di interpreti specializzati nel repertorio goldoniano: Stefania Felicioli, Giancarlo Previati e Piergiorgio Fasolo. «Con i rusteghi ho voluto portare
sul palco molto di più un semplice spaccato di interno borghese – spiega il regista Giuseppe Emiliani – ma la messa in evidenza di un rapporto continuo tra questo interno e una città che penetra in esso nonostante l’ideale di claustrazione che domina i rusteghi. Il teatro penetra nel chiuso mondo domestico, sommuovendolo dall’interno, smascherandone le contraddizioni: per affermare, insomma, il proprio potere demiurgico. Carlo Goldoni riesce a costruire, nel modo insieme più naturale e raffinato, una struttura comica omogenea e pur fondata su sottili differenze sociali, familiari, di sesso e di generazioni. Lunardo si presenta con due donne giovani in casa (la figlia e la seconda moglie), fin troppo “desmesteghe” per lui. Maurizio, vedovo, vive, per opposizione, un mondo senza
donne. È il rustego apparentemente più favorito, il più silenzioso, austero. Simon costituisce con Marina una coppia solitaria, legata da una lunga consuetudine di reciproca aggressività. Canciano, infine, costituisce con donna Felice la coppia più civile, proprio perché il rapporto tende a rovesciarsi, rendendo Canciano il rustego più velleitario e represso. In questo colorito universo domestico di rancori e ossessioni – sottolinea Emiliani – non ci sono alla fine né cordialità né riscatti: solo l’effimera tenerezza della scena nuziale conclusiva, che non reca un vero sollievo. La commozione finale dei quattro rusteghi, occasionalmente sconfitti, non prelude a indicativi cambiamenti. Ed è questa la sottile crudeltà sottesa alla commedia. E la sua straordinaria modernità».
FESTIVAL LIRICO L’anfiteatro si svela in un film
MagicArena
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di Erika Prandi
ecco il dietro le quinte dell’Arena Per la prima volta viene raccontato, sottoforma di pellicola, la macchina organizzativa del Festival lirico composta da comparse, coristi, tecnici, corpo di ballo, artigiani. Un mondo svelato e posto sotto gli occhi di tutti.
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due anni dal Centenario della Fondazione Arena esce in anteprima nazionale Magicarena, il documentario che racconta il dietro le quinte dell’Aida de La Fura dels Baus. La presentazione è avvenuta il 29 giugno al cinema Rivoli di Verona in presenza del regista Andrea Prandstaller (assente l’altro regista Niccolò Bruna), dell’executive producer di K+ Nicola Fedrigoni, di Agnese Fontana de Le Talee, del sovrintendente Francesco Girondini e di alcuni interpreti areniani tra cui la soprano Hui He. Numeroso il pubblico che ha assistito all’anteprima poi applaudita con caloroso affetto. Il regista Prandstaller ha chiarito che «è un film sul lavoro. Ci siamo chiesti – continua – come raccontare il lavoro bello dell’Italia e abbiamo pensato all’opera lirica.
All’inizio avevamo qualche dubbio ma abbiamo tenuto duro e credo che, alla fine, siamo riusciti a portare a casa un lavoro complesso e difficile come la macchina organizzativa dell’Arena, che è un vanto nel mondo. Abbiamo il compito di far conoscere ciò che l’Italia è in grado di fare». Entusiasta Fedrigoni che ha ammesso che «da veronese scoprire il dietro le quinte dell’Arena è sempre una magia. Per la prima volta abbiamo avuto la possibilità di mostrare Verona nel mondo e raccontarla per la sua eccezionalità». Il film dura circa novanta minuti durante i quali viene raccontata la preparazione delle comparse, dei tecnici e dei coristi all’interno del più grande teatro all’aperto del mondo che si appresta ad ospitare l’Aida nella versione de La Fura dels Baus. La narrazione
segue sette personaggi, dal momento del loro ingaggio fino alla Prima dell’opera verdiana, che raccontano dal loro punto di vista le emozioni vissute e i lunghi giorni di prove per rendere perfetto lo spettacolo finale. L’occhio dei due registi si muove tra una preparazione e l’altra seguendo di volta in volta gli spostamenti scenici: dai camerini al palco, passando per gli arcovoli e le “botteghe” degli artigiani quali il sarto, la parrucchiera, il calzolaio. È una vita quella che viene raccontata, una vita poiché si inizia a lavorare di mattina e si finisce la sera. E tutto questo in un mese di prove in cui si conoscono le storie di veronesi di nascita o di adozione. Lungo questo percorso di narrazione si segue la fase di allestimento e di preparazione che culmina con lo spettacolo finale. L’Arena risulta la vera protagonista, ripresa in bellissimi scorci che ne mostrano l’intatto fascino. Il mondo del dietro le quinte dell’Arena è costituito da un brulicare di persone che si muovono continuamente, dalle 7 fino a tarda notte per provare le coreografie. Poi arrivano le circa duecentocinquanta comparse, ognuna con un ruolo preciso in ogni spettacolo, e iniziano le prove. Attorno agli “attori” c’è la troupe degli artigiani che prepara vestiti, parrucche, trucco e scarpe personalizzati. E, quando gli abiti sono pronti, si posizionano nei camerini apponendovi il nome dell’indossatore così che ognuno abbia il suo vestito di scena. Non sono solo studenti universitari ma anche liberi professionisti o lavoratori dipendenti affascinati dal mondo areniano e
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L’anfiteatro si svela in un film
desiderosi di arrotondare lo stipendio. Tra gli arcovoli si incontra chi fa la comparsa per la prima volta o chi continua a farla da più di quarant’anni con passione ed entusiasmo. Non sono tutti veronesi, c’è chi viene da altre città o addirittura dall’estero, come può capitare per i coristi. Per loro cantare in Arena è un obiettivo, un traguardo che si cerca di raggiungere ogni anno. E c’è chi spera che dal coro possa un giorno arrivare a cantare da solista davanti al vasto pubblico dell’anfiteatro. Insomma, le opere liriche catalizzano non solo persone con lavori e interessi differenti ma anche generazioni intere: non è difficile, infatti, trovare bambini e ragazzi insieme ad adulti. Si sta insieme, si chiacchiera, si parla del più o del meno o si gioca a carte, il pas-
satempo preferito da chi ha molte ore di attesa tra una prova e l’altra. Così ci si conosce e col tempo si diventa una grande famiglia. Poi tutto questo finisce con l’arrivo dell’autunno per riprendere l’anno dopo, probabilmente sempre con le stesse persone e con qualcuno di nuovo, pronto a immergersi nella magia dell’Arena. Il film è stato presentato negli Stati Uniti al Minneapolis St. Paul International Film Festival, è stato selezionato nella sezione “special In tre mesi potrò presentations” al 36 Cairo International Film stringere amicizia Festival ed è in concorso al 28 FIPA festival con molte persone, International de programmes audiovisuels nella sezione “performing arts”. utilizzare Magicarena i social media in Direzione modo professionale, ha ricevuto il sostegno del MiBACT programmare e gestire Generale per il Cinema, della Regione Lazio – Fondo Regionale per il Cinemaeventi e l’audiovisu tutto il territorio. sivo, di Roma Lazio Film Commission e VeroExpo 2015, 20 milioni di na Film Commission.
persone che verranno in Italia da tutto il mondo.
3 mesi di esperienza per aprirti le porte al mondo EXPO2015: 20 Milioni di persone da 147 nazioni, ospiti del Paese Italia e delle sue eccellenze
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ARTE A FUMETTI Intervista al richiestissimo illustratore veronese
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Il “tratto” veronese che sta conquistando il mondo Giacomo Bagnara è un vignettista scaligero che, dopo aver conseguito la laurea magistrale in architettura al Politecnico di Milano, ha deciso di intraprendere parallelamente la carriera di illustratore. I suoi lavori sono finiti sulle pagine di riviste prestigiose come The New York Times, Die Zeit, El Pais Semanal, Internazionale, GQ, Men’s Health e Vanity Fair.
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uello che esce dalla sua matita è un mix di rette, linee curve, poligoni e altre figure. Colori e forme vengono sapientemente dosati in modo da avere un giusto equilibrio, con lo scopo di comunicare in pochi istanti un concetto senza sovraffollare l’occhio di chi guarda. Il veronese Giacomo Bagnara ci parla di alcuni aspetti del suo lavoro, visionabile sul sito giacomobagnara. com. Prova a presentarti in meno di 20 parole. Mi chiamo Giacomo, sono un illustratore, vivo a Verona e ho una laurea in architettura. In che modo è partita la tua attività di illustratore? Questa attività è sicuramente partita per passione e curiosità. Parallelamente agli studi universitari ho iniziato a riscoprire e sperimentare l’arte del disegno. Grazie a internet poi mi si è aperto un mondo, ho scoperto che esistevano illustratori bravissimi e che fare l’illustratore era un vero e proprio lavoro. Ho iniziato così a informarmi per capire come funzionava questo pianeta a me completamente sconosciuto. Così, una volta finiti gli studi, ho deciso di cambiare rotta e lanciarmi nel vuoto. Cosa significa per te avere una matita, una penna o un mouse in mano? Poter disegnare e farlo come lavoro lo vedo sicuramente come una grande fortuna. Solitamente uso sia la penna che il mouse. La penna per preparare gli schizzi su carta e le prime idee sui concetti che devo rappresentare. In un secondo momento, dopo le varie prove e revisioni dei clienti,
di Emanuele Pezzo
passo al formato definitivo e quindi al disegno in digitale con la penna grafica o il mouse. Disegnare per me significa poter fare quello che mi piace. Quale pensi sia lo scopo del tuo lavoro? Penso che lo scopo del mio lavoro sia quello di fornire un apparato comunicativo intuitivo e immediato da comprendere. Chiunque veda un’illustrazione, se il lavoro è stato fatto correttamente, dovrebbe
comprendere in pochi secondi il messaggio che essa vuole rappresentare. Penso sia forse il metodo comunicativo più efficace, quello delle immagini. Ho letto che talvolta ti lasci ispirare dai tuoi sogni: in che maniera accade? In realtà questo non succede più molto spesso, preferisco invece prendere ispirazione dalle cose che vedo e che mi restano impresse o che mi fanno ridere.
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A te piacciono le forme geometriche: quale forma ti affascina maggiormente? Apprezzo molto le forme tondeggianti e morbide, senza troppi spigoli. Penso siano molto sinuose e mi comunicano calma e tranquillità. Forse le uso spesso proprio per questo motivo. In un tuo lavoro, in che modo si sposano ordine e disordine? Devo sempre cercare di trovare un limite in cui entrambi, ordine e disordine, possano coesistere e funzionare. Come diceva Milton Glaser: «Just enough is more» [che suona come «Solo quanto basta è di più», in risposta al mantra del modernismo «Less is more», ndr]. Le tue illustrazioni sono spesso così stilizzate e colorate... Ci pensavo pochi giorni fa... Penso che nelle mie illustrazioni ci siano soprattutto i colori della mia infanzia. Che musica ascolti mentre lavori? Ascolto diversi generi musicali, mi piace cambiare spesso. L’importante è avere sempre un sottofondo, mi aiuta molto mentre disegno. Quali generi di libri e film ti piacciono? Preferisco i libri illustrati, li ho sempre prediletti rispetto agli altri. Non sono molto bravo con le preferenze, ho molti libri e film che mi sono piaciuti. Gradisco molto quelli biografici, li ritengo molto più interessanti di quelli inventati o di fantascienza.
Intervista al richiestissimo illustratore veronese
Giacomo Bagnara
C’è un artista del passato di cui ti piacerebbe reinterpretare un gruppo di opere? Ho sempre apprezzato molto il lavoro di Bruno Munari, che negli anni è riuscito a spaziare attraverso opere, lavori e pubblicazioni molto diversi tra loro, ma sempre molto interessanti e contemporanei. Cosa provi quando un’importante testata ti commissiona un lavoro? Le prime volte che ricevevo commissioni da grandi testate provavo un misto tra felicità e timore. Ero molto contento che il mio lavoro venisse preso in considerazione e apprezzato, ma avevo sempre un po’ di timore nelle brevi scadenze
AMBULATORIO VETERINARIO
e nella buona realizzazione dell’illustrazione. A cosa stai lavorando in questo periodo? Al momento sto concludendo un’illustrazione per un magazine inglese e sto iniziando un paio di lavori più complessi, per una società americana e un brand tedesco. Qual è il tuo sogno, dal punto di vista professionale? Il mio sogno sarebbe quello di poter continuare a fare questo lavoro. Che consigli daresti a chi volesse seguire le tue orme? I consigli che posso dare sono di essere curiosi, fare molta ricerca e non arrendersi.
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ARTE & CULTURA
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VILLA POLFRANCESCHI
già Franchi e Pindemonte Moscardo
di Alessandra Scolari
Villa Polfranceschi risale al XVI secolo. Inizialmente apparteneva alla famiglia Franchi, passò poi ai Moscardo Pindemonte. L’ultima erede Elisabetta Pindemonte Moscardo, la portò in dote al conte Girolamo Polfranceschi. La ristrutturazione e trasformazione della proprietà in dimora padronale risale al ‘700. Fino agli anni Trenta serviva per le vacanze e le feste tra amici di rango. Carlo Polfranceschi la sta riportando agli originali splendori.
Villa Polfranceschi
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illa Franchi, Pindemonte Moscardo, Polfranceschi si trova a Poiano e presenta tuttora le caratteristiche delle case padronali del ‘500. Vi si accede attraverso un piccolo passaggio con archi ornati di verde, che immette in un primo giardino, con grandi vasi di limoni, ingentiliti da surfinie bianche. Dal cancello appare a sinistra la Villa, un muro decorato con una simpatica semipasserella, forse settecentesca, che immetteva nella casa padronale. Spicca la «barchessa», con i grandi volti bugnati e le case dei lavoranti chiudono la corte, al cui interno oggi c’è il giardino che prosegue fino all’uscita del complesso. La facciata, rivolta ad est, impreziosita da due balconcini al terzo piano, contrasta piacevolmente con le decorazione a rombi (bianco e rosso mattone) della casa dei lavoranti: la fami-
glia Adami vi abita qui da oltre due secoli. All’interno, nel recente restauro conservativo, sono stati recuperati gli spazi signorili, compresa l’antica cucina e la cantina; particolari la volta a vela del salotto e il grande scalone che porta al secondo piano dove sono riemersi alcuni affreschi. L’armonia e la luce di questa villa ispirano poesia e serenità, oltre a testimoniare la raffinatezza e la sobrietà dei suoi proprietari. Palpabile il rispetto per i residenti fuori le mura. Già questa villa ubicata al centro di Poiano, non lascia intravvedere la sua bellezza. Si conosce poco anche della sua storia e dei passaggi tra proprietari, avvenuti probabilmente per asse ereditario o scambi di proprietà, prassi, quest’ultima, in voga all’epoca. Il primo proprietario, secondo gli studiosi, è stato il conte Franco
Franchi. A succedergli nel ‘700 i conti Pindemonte Moscardo. Poi la contessa Elisabetta, (nata il 1820 a Verona), sposò nel 1837 il conte Girolamo Polfranceschi (1801-1855), portandosi in dote anche questa proprietà. La Villa, però aveva perso il suo fulgore e per anni fu oggetto di una minima manutenzione. Se della famiglia Franchi, non ci sono molte notizie, sebbene qualche ruolo importante deve averlo avuto, anche perché esiste «Stradella Franche». I Pindemonte Moscardo (forse cognome paterno e materno abbinati) di origine veneziana, erano blasonati anche a Verona. Elisabetta Pindemonte Moscardo era cugina del poeta e letterato Ippolito Pindemonte (Verona 1753-1828), riconosciuto a livello europeo. Aveva infatti viaggiato molto: Roma, Napoli, Svizzera, Parigi, Londra, Berlino
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e Vienna, avvicinandosi alle tendenze letterarie d’oltralpe. E’ ancora oggi ricordato soprattutto per la traduzione dell’Odissea e per un carme dei Sepolcri dedicatogli da Ugo Foscolo. La famiglia Moscardo, ha origine dal conte Ludovico Moscardo (Verona, 16111681), che alla fine del XVII secolo, creò un proprio Museo, conosciuto in tutta l’Europa dotta del tempo e illustrato da egli stesso in due volumi. Moscardo ha raccolto di tutto: dalle punte di freccia in selce ai gasteropodi marini fossili, alle ammoniti, considerate serpenti pietrificati e molto altro. I Moscardo si legarono alle nobili famiglie attraverso matrimoni prestigiosi. A Poiano avevano un’altra casa padronale (Via Poiano), della quale è rimasto il portale del Cinquecento, in bugnato con un bel mascherone e due pilastri sui quali sono incisi i nomi
di Nicola e del conte Ludovico Moscardo. Sulla sommità spiccano tre pinnacoli. A Poiano c’è via Moscardo. Anche la nobile famiglia Polfranceschi è antica. Tra i suoi avi (1504) il beato Girolamo domenicano. Nel 1598 Polfrancesco Polfranceschi, venne insignito del titolo comitale. Titolo riconfermato nel 1810 a Pietro Polfranceschi da Napoleone in persona. Il conte Pietro (Verona,1766-1845) fu anche un politico: divenne ministro (1801) della guerra con la Repubblica Cisalpina. Nel Novecento il conte Pier Luigi (1922-1989) venne nominato Commendatore al Merito della Repubblica Italiana (1980). Pier Luigi e la moglie Vittoria Costa De Probizer (1941-2012) si trasferirono (1965) definitiva-
mente a Poiano: qui sono nati i loro due figli Carlo e Pier Andrea. Nella visita ci ha accompagnato Carlo Polfranceschi che, con la moglie Cristina Sancassani e i due figli, qui ci vive. Carlo e la moglie, negli ultimi vent’anni, hanno impiegato energie e risorse per ridare alla Villa il suo splendore, cercando di riportarla alla sua vocazione iniziale: quella delle cerimonie e feste. A tal riguardo Carlo ha precisato «Tutto questo per non perdere la memoria storica: la proprietà va vissuta anche per essere difesa. Questo progetto è stato possibile grazie anche a mia moglie che ci ha creduto. Il nostro intento era di dare vita nuova alla Villa, rendendo gli spazi idonei per eventi». Un complesso che può valorizzare anche Poiano.
Villa e Giardino
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Polfranceschi
lle porte della Valpantena una suggestiva location per ricevimenti nuziali ed eventi aziendali. Il romantico stile classico o la scelta di un tono provenzale si adattano a questa affascinante cornice che offre agli ospiti la possibilità di vivere diverse atmosfere di un’antica corte del nostro territorio.
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PANTHEON UNDERGROUND
Un’altra tappa del nostro viaggio nella musica veronese
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La musica 2.0? Strizza l’occhio agli anni ‘90 Energia, elettronica e comunicazione. I NRG1, cover band di Oppeano, sono questo. E anche molto altro. a cura di Marco Nicolis
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usica elettronica, tastiere, suoni valvolari, rock, energia; dalla loro somma esce NRG1, duo elettronico che ne ha di cose da dire (e da suonare). Un passato rock, contornato da una continua ricerca di nuove sonorità, nuove emozioni, nuove “energie” da trasmettere allo stato puro, senza filtri, portando con sé anche quella succosa parte “grezza” del rock. Ed eccola la risposta, la fine della ricerca, l’elettronica anni ’90, la madrina di gran parte della musica che tutt’ora passa sulle frequenze delle nostre radio e sui nostri lettori mp3. Naturalmente inoltrarsi in un mondo così vasto e intricato non è facile, si ha bisogno di una guida, di un ispirazione, qualcuno che dia una traccia da se-
NRG1
guire e se si sceglie di seguire i migliori… beh si è già fatto un passo avanti. Infatti i nostri due artisti hanno una stella polare, i Depeche Mode. Scusate se è poco. Il progetto NRG1 è giovane, due anni di vita, è fresco e sfrutta tutte le possibilità che il mondo 2.0 ci offre, partendo proprio dai quei social network che troppo spesso vengono criticati dagli artisti di vecchio stampo. Comunicazione e musica vanno a braccetto quindi perché non sfruttare a pieno queste nuove possibilità? Ma torniamo alla musica vera e propria, quella che arriva dal palco e dalle buie stanze delle sale prove. Le prime uscite live sono arrivate già da tempo, accompagnate da brani inediti (ormai i pezzi sono circa 10, qualcuno pronto,
qualcuno da perfezionare, ndr) e il deciso riscontro del pubblico sta dando ragione al progetto NRG1. Ma oltre ai palchi dei locali cittadini sono arrivate anche le apparizioni ai contest, Emergenza Festival per cominciare e ora le selezioni per Amici di Maria De Filippi, trampolini ideali per farsi conoscere, per crescere e portare la propria musica ovunque… se non è comunicazione anche questa. Ora, in attesa di conoscere cosa ha in serbo il futuro per gli NRG1, gli ultimi pezzi vanno perfezionati alla vecchia maniera, provando e riprovando ogni singolo secondo, ogni singolo passaggio, fino a renderli perfetti, in attesa del prossimo palco sul quale salire. E chissà, forse in attesa di un album. Staremo a vedere.
Inside Rock Band
Siete stanchi delle “cover band”? Inside Rock Band è quello che fa per voi!
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utto comincia nel 2003, l’ormai lontano 2003. Marco Prà, bassista, dopo varie esperienze nel girovago mondo delle “cover band”, decide (insieme ad Al Francisco, ex membro della band) di intraprendere un nuovo cammino, una strada tortuosa e piena di incognite, quella ripida salita che porta alla produzione di musica propria, originale e, perché no, decisamente potente e volutamente Rock n’roll. Bene, fino qui una storia come le altre, giusto? Alcuni amici che decidono di formare un gruppo non è una grande novità, specialmente all’interno della nostra rubrica. Invece qui parliamo di qualcosa di diverso. Diktat principali: evitare il più possibile le cover, fare
musica non per forza diversa dalle altre, non per forza produrre qualcosa di mai sentito, ma fare cioè che più si avvicina al proprio modo di vivere e vedere la vita. Tutto chiaro, no? Grazie a continui cambi di formazione e alla tanta voglia di mostrare le proprie qualità, l’Inside Rock Band (questo il nome del nostro gruppo) con tutta la sua filosofia musicale ne ha fatta di strada (e di canzoni)! Nel 2005 nasce “System File Writing”, primo vagito hard rock della band, interamente autoprodotto. Ecco, questo primo lavoro, oltre a portarli sopra i palchi di Verona, ha fatto da apertura durante concerti di gruppi come Zeropositivo o Pino Scotto. Nel 2006 nasce il secondo album, “Butterfly and the Hornet”, co-
prodotto grazie alla sinergia con Marco Terreni, produttore di Ivana Spagna e Nek (non proprio gli ultimi arrivati). Ora eccoli arrivati al terzo lavoro, Steelborn. Un’evoluzione che, ascoltati i vari pezzi, è via via sempre più palpabile. Via quell’iniziale atmosfera funky e dentro più sfumature rock, più riff metal, più voglia di far esplodere il palco! Bene, siete curiosi di sentire cosa hanno da proporre questi ragazzacci? Cercate qui, anzi cliccate qui: http:// insideband.altervista.org/ ascoltate la loro musica e fateci sapere. Edoardo Rigo - Voce Daniele "Gok" Amenta - Basso Alex Pinaroli - Batteria Tommaso Adda - Chitarra
57 media, comunicazione digitale, video making, Social giornalismo 2.0, mail marketing, blog site
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RUBRICA
Il libro: racconta la storia Lele, nove anni, che vive ad Annoialto. Un paese che si trova «su una collina stanca. Maledettamente stanca», dove tutti sono annoiati: ragazzi, cittadini, fiori e gattini. Anche la maestra «Perché anche brontolare, stanca», così Lele va a scuola «il mercoledì. Magari un po’ in ritardo» e il venerdì perché è «anche stufo di non far niente». Un giorno si trasferisce lì la famiglia Operosetti, nella sua casa in città dovevano fare i lavori e sceglie Annoialto (costa poco l’affitto di tre mesi). «Qui imparerete la calma, forse…» dice mamma Lia. Però i figli, Ale e Speedy, il papà Loris e la nonna Vivi, pensano di trasformare il paese. Lele Uffa si lascia piacevolmente coinvolgere, ma intervengono gli amici di sempre. I ragazzi boicottano e fanno dispetti. La famiglia Operosetti non molla: i «sonnacchiosi» di Annoialto alla fine partecipano. Sorprendente il finale! L’Autrice: Marcella Blasiol è laureata in lettere e giurisprudenza, con un master in Di-
dattica della lingua italiana, insegna nella scuola primaria nell’Istituto Comprensivo di Cles (Trento) e collabora con l’Università di Trento nei corsi di italiano scritto. Ha pubblicato anche “La graduatoria della felicità” (2012) e una raccolta “Il pino Martino e altre storie” (2014). Pratica attività di scrittura collaborativa in classe e organizza spettacoli di lettura animata a scuola.
Autori: Marcella Blasiol Titolo: Lele Uffa. Una storia antinoia Il mondo dietro gli occhi chiusi. Edizioni: Erickson Prezzo: Euro 13,50 recensione a cura di Alessandra Scolari
a cura di Mattia Zuanni
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Curiosità: Lele Uffa è una storia divertente, che contrappone alla noia la fantasia e la creatività. Un racconto «antinoia» dedicato a ragazze e ragazzi (e non solo) spesso inerti, spaparanzati sul divano e incapaci di divertirsi…. Certe volte sembra che aspettino le sorprese e gli imprevisti (belli o brutti) scaccia noia. Spesso si scorda che «l’impegno è la goccia che insieme a tante gocce fa il mare». La famiglia Operosetti e la vulcanica nonna Vivi ne danno l’esempio. In appendice una decina di schede titolate «Le pozioni antinoia» consigliate per quando non si sa cosa fare: «ce ne sono per tutti i gusti». I lettori (giovani e non solo) possono scegliere quelle che preferiscono. Ottime anche le illustrazioni di Pablo Torrecilla.
Il film: La storia di Minions inizia all’alba dei tempi. Partendo da organismi gialli unicellulari, i Minion si evolvono attraverso i secoli, perennemente al servizio del più spregevole dei padroni. Continuamente senza successo nel preservare questi maestri, dal T-Rex a Napoleone, i Minion si sono ritrovati senza qualcuno da servire e sono caduti in una profonda depressione. Ma un Minion di nome Kevin ha un piano, e lui - insieme all’adolescente ribelle Stuart e all’adorabile piccolo Bob - decide di avventurarsi nel mondo per trovare un nuovo capo malvagio da seguire per sé e i suoi fratelli. Il trio si imbarca in un viaggio emozionante che li condurrà alla loro prossima potenziale padrona, Scarlet Overkill, la prima super-cattiva al mondo. Un viaggio che li condurrà dalla gelida Antartide alla New York City del 1960, fino ad arrivare a Londra, dove dovranno affrontare la loro sfida più grande: salvare tutti i Minion dall’annientamento. Curiosità: Pierre Coffin, ideatore dei Minion, ha ammesso che a scuola non riusciva a disegnare esseri umani, ma solo animali. Un blocco che però non gli ha impedito di creare uno stile di disegno tutto suo e che gli ha permesso d’inventare una serie animata con protagonista un ippopotamo e un cane, Pat e Stanley. Vi ricordate la coppia che canta la famosa “The Lion Sleeps Tonight” de “Il re leone”?
Classici da non perdere...
Titolo: Minions Genere: Animazione Durata: 91 minuti Regia: Pierre Coffin, Kyle Balda Uscita (Italia): 27 agosto 2015
Titolo: Barbecue - Genere: Commedia Durata 98 minuti Regia: Eric Lavaine Attori: Lambert Wilson, Franck Dubosc, Florence Foresti, Sophie Duez Antoine ha un attacco di cuore. Un segnale di avvertimento per i cinquant’anni ad avere cura di sé stessi. Antoine nella sua esistenza ha però sempre avuto cura della salute e attenzione al cibo, alla famiglia e ai problemi dei suoi amici e conoscenti. Ora è il momento di cambiare. Cambiare però significa rivoluzionare anche gli altri. Il malore diviene un’opportunità. Un momento della propria esistenza per riflettere su di essa e sui rapporti umani con chi lo circonda. Lavoro, amori, rapporti sociali, paura d’invecchiare appaiono allora nella loro dimensione reale e più veritiera. La vita sembra ora, non come la gara per essere i primi, amati, simpatici. Antoine, comprende come sia più importante scoprire i valori reali dell’esistere al di là delle ipocrisie e finte relazioni sociali.
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Brevi da Verona e Provincia A cura di Miryam Scandola
VERONA
Arricchire le menti partendo dalle biblioteche scolastiche La grande iniziativa estiva promossa da ben 174 librerie Giunti al Punto italiane quest’anno compie sei anni. Dal 1°al 31 agosto, privati e aziende potranno acquistare libri nella libreria della catena da donare alle scuole delle loro città. In 5 anni oltre 550 mila libri sono arrivati nelle mani di bambini e ragazzi, arricchendo scuole, biblioteche e ospedali pediatrici di tante regioni italiane. La scelta dei libri da donare è libera, non ci sono liste o limitazioni, e tutti gli acquisti saranno scontati da un minimo del 15% ad un massimo del 25% sul prezzo di copertina. Donare può avere anche i suoi vantaggi. Infatti, le aziende che aderiranno all’iniziativa riceveranno un riconoscimento, in linea con la loro responsabilità d’impresa, che prevede visibilità sui canali della libreria e la possibilità di usufruire di detrazioni fiscali. Un progetto, quello promosso dalla libreria editrice, che nasce cinque anni fa, dopo il terremoto dell’Aquila. 37.420 mila libri donati per ripartire, con forza, dopo i detriti dei muri e dei sentimenti. L’anno dopo 113.885 volumi regalati ai reparti pediatrici di tutta Italia. Poi le migliaia di volumi donati alle Biblioteche civiche di tutta Italia che si sono spartite i risultati della solidarietà di privati e aziende. Quest’anno per la provincia veronese, ad essere arricchito dai libri acquistati e donati da sconosciuti gentili sarà un istituto di Soave.
PESCANTINA
Torna la tradizionale sagra con fuochi e buona musica La chiamano ‘Sagra delle pesche’, qualcuno anche ‘Principesca’ e si svolge, tradizionalmente, dal 6 al 10 agosto, concludendosi con quello che ormai è un consolidato appuntamento che chiama a Pescantina numerosi curiosi : lo spettacolo pirotecnico. Da qualche anno, alcuni ragazzi della zona, in completa autonomia e senza alcun scopo di lucro, hanno trasformato la tradizionale sagra di paese in un’occasione per fare della buona musica. L’hanno chiamato “Overloud”, e si tratta di un festival musicale che si svolge nel piazzale dell’Ex mercato. Per l’occasione si alterneranno, ogni sera, tre gruppi musicali giovanili della provincia. Per un totale di 14 gruppi spalmati in 5 serate. Nelle giornate di venerdì, sabato e domenica, prima dei concerti, si terranno dei pre-serata a cura di (E)vento tra i salici, Multitraccia, Politiche Giovanili e Carta Giovani.
CERRO VERONESE
La Lessinia (selvaggia) raccontata in un click Si terrà dal 25 luglio al 15 agosto, il concorso Fotografico dal titolo “Wild Lessinia- Lessinia Selvaggia”. Il contest, ormai alla quarta edizione, è stato promosso dall’Associazione culturale-ricreativa “Pianeta Bocce”. Gli scatti della competizione rimarranno esposti presso l’atrio del Municipio di Cerro Veronese fino a ferragosto. Mentre la premiazione è prevista per il 23 agosto alle ore 20, nella sede dell’ Associazione ricreativa. I concorrenti avranno la possibilità di presentare due opere per un tema stimolante che rievoca il territorio e le sue bellezze, con particolare attenzione per quelle più “wild”.
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Brevi da Verona e Provincia A cura di Miryam Scandola
VALPOLICELLA
Da Vivaldi alle melodie giapponesi, Villa Bertani in concerto Nella bella Sala della Musica di Villa Mosconi Bertani, venerdì 4 settembre, alle ore 20.30, si terrà il suggestivo“Concerto delle Dame”, secondo appuntamento della rassegna “Note d’Arte in Valpolicella-2015”. Il programma della serata musicale è quanto mai ricco e si compone di pezzi tratti dal repertorio vivaldiano, da quello pucciniano ma anche dalle note dal sapore orientale di alcuni canti giapponesi. «Sono sempre stata colpita e affascinata dall’elegante dolcezza melanconica delle melodie tradizionali giapponesi- spiega Annunziata Lia Lantieri, soprano e direttore artistico del concerto- ho cercato di trasfondere nella nostra lingua alcune immagini e espressioni della scrittura kanji rispettando la pulsione ritmica del testo e cercando un delicato equilibrio sonoro ed espressivo omofonico». Un esamble tutto in rosa quello che incanterà Villa Bertani, nato recentemente dall’unione di esperienze concertistiche molto diverse tra loro, che vanno dalle esecuzioni orchestrali fino all’attività solistica, passando per collaborazioni poliedriche. L’insieme strumentale è guidato, in quest’occasione, da Dorina Frati, mandolinista di fama internazionale. Il concerto dalla forte vocazione internazionale, connotato da un eclettico gusto musicale che spazia dal barocco al romantico italiano, è promosso e patrocinato dal Comune di Negrar e dall’Istituto Regionale Ville Venete. I posti sono limitati, per informazioni e prenotazioni: info@zecchinelli. com- 3471197993
SAN MICHELE EXTRA
Tessuti, fili e intarsi. Villa Buri apre le porte all’arte del ricamo Nell’incantevole scenario di Villa Buri, a San Michele Extra, si ripropone il 19 e il 20 settembre, dalle ore 10 alle 19, la terza edizione della manifestazione “Magia tra fili e ricami a Villa Buri”. L’evento è organizzato da due appassionate del settore, Maria Rita Colzato e Annalisa Comerlati, in collaborazione con l’Associazione sportiva e culturale ”Arte e Parte” e con il Patrocinio del Comune di Verona. Nella due giorni sarà presentato un percorso artigianale-culturale dove rivivranno le preziose tecniche di ricamo di un’arte arcaica e tradizionale. La villa si vestirà di ricami, pizzi e merletti, dove artigiani, associazioni, scuole e artisti provenienti anche da altre città, avranno la possibilità di presentare le loro creazioni e i loro corsi. L’inaugurazione si terrà sabato 19 settembre alle ore 10 con la presenza di alcune autorità comunali. Info: Annalisa 340.0597491, annalisa.comerlati@alice.it - Rita 340.3577249 colzatomaria@gmail.com
VERONA
Si chiude con successo la mostra di Laura Poffe e Libero Cecchin Si è conclusa con il favore del pubblico la mostra “Ritratti”, ospitata tra le architetture delicate della chiesetta di San Pietro in Monastero, in via Garibaldi a Verona, dal 10 al 22 luglio scorso. Lineamenti di persone amate, che si lasciano stravolgere dal tratto accennato, per lasciare spazio a quello che realmente sta dietro ad un volto, tra sentimento e ricordo; questi i ritratti “astratti” di Libero Cecchini. In mostra anche le pennellate precise e realistiche dei volti effigiati con l’acquarello o con il pastello dalla nota pittrice veronese Laura Poffe, amica di Cecchini e insegnante a sua volta di pittura, che ha fatto, al contrario, proprio del realismo la sua cifra stilistica. Laura Poffe, Emma, 75x100 cm- pastello- 2009
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