Pantheon 63 - Sharing Economy, la terza via dello scambio

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Anno 8, Numero 7

Settembre 2015

www.giornalepantheon.it

mio tuo nostro

SHARING ECONOMY

Soluzioni e vantaggi di una nuova economia di scambio

CONDIVIDI MIGRANTI

TOCATÌ

UNIVERSITÀ

ARCHIVIO DI STATO

Reportage dai campi della Macedonia

I segreti del successo

Kidsuniversity: l’ateneo dei bambini

L’intervista al direttore Roberto Mazzei



di Matteo

N

EDITORIALE Dov’è fini to lo spiri to solidal e tanto decantato dal modello europeista e dall a nostra cul tura cristiana?

Scolari

ovembre 1989, il governo della Germania Est, messo sotto pressione dopo settimane di disordini interni e dopo ripetuti tentativi dei berlinesi della DDR di varcare il confine occidentale passando anche dall’Ungheria verso l’Austria, decide di allentare i presidi nella città di Berlino e permettere nuovamente la circolazione delle persone. La sera del 9 novembre 1989 migliaia di tedeschi di Berlino Est scavalcano il muro e dopo 28 anni viene cancellata, di fatto, la cortina di ferro. Fu un evento epocale, i ragazzi della mia generazione e le persone più grandi di me hanno ancora negli occhi e nella mente quelle immagini di giubilo, di esultanza e di fratellanza tra le persone. Quella sera respirammo tutti un profondo senso di libertà. La fine della Guerra Fredda, la fine di una minaccia nucleare tra Stati Uniti e blocco sovietico che aveva tenuto col

fiato sospeso per quasi un trentennio il mondo intero. Quella sera, quei fatti e quella gente consegnarono alla storia un messaggio che pensavamo fosse “per sempre” in un Europa finalmente riunita, in un continente che stava spalancando le porte alla vera o presunta democrazia europeista, in un continente che si apprestava a portare a termine proprio in quei mesi la convenzione di Dublino e gli accordi di Shengen. Il messaggio: mai più barriere, mai più divisioni. Sensazione effimera. La dissoluzione della ex Jugoslavia negli anni immediatamente successivi, le tensioni tra i Paesi ex sovietici poi, le repressioni degli anni 2000 da parte dei governi nordafricani e mediorientali che hanno portato alla nascita della cosiddetta primavera araba, fino ad arrivare alle più recenti contraddizioni interne agli stati dell’Europa continentale in termini di immigrazione e accoglienza hanno messo in crisi questo grande ideale partorito quella notte davanti alla porta di Brandeburgo. La cortina di filo spinato ultimata in questi giorni in Ungheria ai confini con la Serbia, l’esercito bulgaro schierato alla frontiera con la Turchia, la reintroduzione dei controlli al confine da parte di Austria e Slovenia,

seppure temporanei, denotano un clima di tensione palpabile e, soprattutto, un’incapacità o una volontà politica che punta più alla disgregazione che alla cooperazione tra stati. L’ottanta per cento dei forti flussi migratori che stanno interessando la rotta balcanica, secondo le ultime fonti ufficiali della Caritas, è rappresentato da persone siriane in fuga da una guerra civile che dura almeno da quattro anni. Un altro dieci per cento da iracheni e afgani che scelgono di partire e lasciare tutto non certo per rincorrere sogni di gloria, ma evidentemente spinti dalla disperazione. In questo quadro generale, non trovare un accordo politico a livello comunitario, internazionale, o un piano di gestione dell’emergenze degno di un continente civile come il nostro non solo denota un senso di deresponsabilizzazione istituzionale preoccupante, ma rappresenta una delle più grandi barbarie che possano esistere. Dov’è finito lo spirito solidale tanto decantato dal modello europeista e dalla nostra cultura cristiana? Non rimaniamo indifferenti a tutto questo. Saremmo in qualche modo complici di chi, in questo momento, si sta voltando dall’altra parte.

Chi nel cammino dell a vita ha acceso anche sol tanto una fiaccol a nell’ora buia di qualcuno non è vissuto invano.

Madre Teres a di Calcutta


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P antheon il magazine di Verona

Registrazione Tribunale di Verona n.1792 del 5/4/2008 Numero chiuso in redazione il 16/09/2015

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PRIMO PIANO

Sharing economy La terza via dell’economia dello scambio.

HI-TECH

Spreco alimentare Le App per ridurre e condividere gli avanzi.

SOMMARIO TERRITORIO

Sostenibilità, edilizia e design

40 Case al 100% naturali; la sfida di 42

DIFFERENZIATA

La classifica di Legambiente Ecco i comuni che riciclano meglio.

CREDITO&IMPRESA

Mompreneur, il business delle mamme Tra pannolini e biberon, donne che “fanno impresa”.

44 46

Villa Mattarana

tre ragazzi della Val d’Illasi.

Alla scoperta di un’altra perla del veronese.

SALUTE&BENESSERE

WEB

Sul ring della vita contro la Sclerosi Multipla

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Il parere di Antonio Giordano, presidente AISM Verona.

SOLIDARIETA’&NO PROFIT CSV in festa

I volti del volontariato scaligero scendono in piazza.

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SPECIALE GRANDE GUERRA

AltaLessinia.com Presentato il nuovo portale per la promozione territoriale.

PANTHEON UNDERGROUND Storie di musica

Il blues reinventato dei Fostroo e l’eclettismo coraggioso dei Methodica.

Canti di guerra

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Quando la musica riesce a farsi memoria.

ACCOGLIENZA&TURISMO

CITTA’

Al via il 13esimo Tocatì

A tu per tu con Paolo Vigo, presidente dell’Ass.Giochi Antichi.

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ARTE&CULTURA

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UNIVERSITÀ

Kidsuniversity e l’ateneo si fa piccolo Intervista alla prof.ssa Adriana Cavarero.

In cucina con

Porte aperte all’Archivio di Stato Il direttore Roberto Mazzei ci racconta i segreti del gioiello scaligero.

Nicole

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speciale marmomacc

Redazione e Collaboratori

LIBRO DEL MESE 60

Direttore responsabile: Matteo Scolari Direzione editoriale: Miryam Scandola Redazione: Matteo Scolari, Moira Falzi, Miryam Scandola, Flavio Brutti, Chiara Boni. Ponti e Muri Hanno collaborato al numero di Settembre 2015: Matteo Bellamoli, Marta Bicego, Chiara Boni, Giorgia Castagna, Francesca Mauli, Marco Nicolis, Emanuele Pezzo, Camilla Pisani, da p.20 Erika Prandi, Miryam Scandola, Nicole Scevaroli, Alessandra Scolari, Ingrid Sommacampagna, Giovanna Tondini, Mattia Zuanni. Macedonia 21 Copertina: Flavio Brutti Palestina 24 Progetto grafico: Flavio Brutti Albania 26 Società editrice: InfoVal S.r.l. Redazione: Via Torricelli, 37 (ZAI-Verona) - P.Iva: 03755460239 - tel. 045.8650746 - fax. 045.8492248 mail: redazione@giornalepantheon.it - web: www.giornalepantheon.it - Facebook/Pantheon - Twitter: @pantheonvr Sviluppo commerciale e pubblicità: Moira Falzi 340.8775197 Contributi per Pantheon Magazine: c/c postale 93072262 intestato a: Infoval srl – Viale del Lavoro 2, 37023 Grezzana (VR)

Pantheon nel Mondo

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PRIMO PIANO

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Sognando La terza viaimpresa dell’economia dello scambio

“Sharing is caring”

Pantheon

di Camilla Pisani

Siamo pronti a condividere? Trovare un passaggio in auto o affittare un appartamento, cenare a casa di uno sconosciuto o noleggiare un abito di gala. L’economia collaborativa si adatta a target ed esigenze diverse portando con sé un messaggio universale: si può utilizzare senza possedere. Risparmiando tempo, denaro e ambiente.

«P

er vivere consumando quanto facciamo oggi ci vuole un pianeta e mezzo». Il giornalista Ugo Mattei, nel suo libro Il beniconsumismo e i suoi nemici, preannuncia quella che si sta configurando come la fine dell’era capitalistica. La logica del profitto individuale, almeno in determinati ambiti e per determinate categorie sociali, sta cedendo il passo ad un nuovo modello economico basato sull’utilizzo di risorse che non si possiedono. Valgono lo scambio, il noleggio, l’affitto e anche il baratto. Ma non l’acquisto. La cosiddetta sharing economy è l’espressione con la quale, convenzionalmente, si indica la possibilità di condividere con terzi ciò che si possiede, sia un bene materiale, come l’automobile, la casa per le vacanze o l’attrezzatura per andare a pescare, sia intellettuale, come particolari conoscenze o competenze professionali. L’economia collaborativa è accessibile a milioni di persone, potenzialmente a tutto il mondo, perché l’incontro tra domanda e offerta avviene, di norma, sul web: esistono siti specializzati, social network appositi e App dedicate. Qualche esempio pratico? Per risparmiare sulle vacanze, su scambiocasa.com una famiglia italiana può facilmente trovare una famiglia francese con cui scambiare l’appartamento durante i mesi estivi. Per non dilapidare un capitale durante un weekend all’estero, lo studente può consultare airbnb.com e trovare un posto letto più economico di un hotel a casa di un privato. Su couchsurfing.com, a sua disposi-

zione c’è anche un divano gratuito. Per un’esperienza gastronomica local e low cost, il turista può decidere di cenare da uno sconosciuto: troverà l’offerta più adatta ai suoi gusti e alle sue tasche su siti come gnammo.com, eatwith.com o vizeat.com. Per raggiungere l’altra parte della città senza dover aspettare un autobus o chiamare un dispendioso servizio taxi, il lavoratore in trasferta può utilizzare un conducente privato, contattato attraverso l’App uber.com che, per pochi spiccioli, lo accompagnerà dove vuole. Organizzare una festa di compleanno al risparmio è possibile noleggiando a pochi euro una macchina per il fumo o un carretto dei gelati su locloc.it o affittando una location memorabile su whataspace.it. Mettendo

in atto scambi di questo tipo, gli utenti che si mettono a disposizione possono guadagnare un piccolo credito e, allo stesso tempo, gli utenti che ne approfittano pagano una cifra decisamente minore rispetto al costo che il servizio o il prodotto ri-utilizzato hanno sul mercato tradizionale. Si parla di micro-business tra privati: piccole cifre ma che permettono a qualcuno di arrotondare lo stipendio e a qualcun altro di risparmiare denaro che non potrebbe spendere. Ovviamente, le piattaforme collaborative sono ambienti sicuri, dove gli utenti devono - ma soprattutto possono - fidarsi gli uni degli altri, perché se alla base di questa pratica c’è il contatto con perfetti sconosciuti, sono i siti stessi a garantire la massima trasparenza,


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SHARING ECONOMY: I NUMERI IN ITALIA 160 sono le piattaforme web attive in Italia che rendono disponibili i propri servizi o beni, di queste il 30% è attivo nel crowdfunding (il finanziamento di progetti attraverso la ricerca di investitori sul web); il 20% nei beni di consumo; il 12% nei trasporti; il 10% nel turismo; il 9% nel lavoro. Il 13% della popolazione italiana ha utilizzato almeno una volta servizi di sharing. In Inghilterra il 64% e negli USA il 52%.

mostrando i profili personali di chi propone un’offerta, i giudizi e le recensioni stilate dagli altri consumatori. È questo il motivo per cui l’aspetto economico non è il solo a caratterizzare questo modello: il valore sociale è fondamentale nello scambio e chi lo pratica è motivato anche dall’esperienza dell’in-

La terza via dell’economia dello scambio I COLOSSI: • Airbnb (USA): con 12 mila ospiti giornalieri e 50mila alloggi disponibili è valutata 26 miliardi di dollari • Uber (USA): quotata 50 miliardi di dollari, conta 2 milioni di corse al giorno • Blabla Car (Francia): 20 milioni di utenti, ha permesso di risparmiare 216 milioni di euro ai conducenti, 550mila tonnellate di carburante e 1 milione di tonnellate di anidride carbonica In Italia: • Gnammo (Italia): 100mila iscritti come utenti e 3000 chef per una valutazione che si attesta attorno ai 3 milioni di euro.

contro con l’altro e dal desiderio di sentirsi utile. La condivisione è fortemente basata sulla fiducia perché abbiamo bisogno di sapere se possiamo fidarci delle persone che incontriamo online e alle quali stiamo per affittare la nostra casa. Allo stesso modo, prima di condividere un viaggio in auto con

noi, gli utenti controlleranno se qualcuno ci ha raccomandato. Un altro vantaggio da non sottovalutare è l’opportunità di risparmiare le risorse del territorio, si pensi ai sevizi legati al trasporto pubblico, come il bikesharing o il carpooling: incentivando l’utilizzo delle biciclette o condividendo passaggi auto, a beneficiarne non è solo il nostro conto in banca ma anche l’aria che respiriamo. Tutti. Ecco perché «Sharing» is «caring».

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Sognando La terza viaimpresa dell’economia dello scambio

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La Verona che collabora: sono

trentenni, lavoratori e sempre in viaggio Trentenni, professionisti e viaggiatori, sia per piacere che per lavoro. Da un ristretto campione che abbiamo intervistato emerge un identikit del veronese che utilizza con disinvoltura le piattaforme di sharing economy. O almeno quelle più diffuse come BlaBlaCar, il sito per offrire e ricevere passaggi su un’auto condivisa, Couchsurfing, il social dove si può mettere a disposizione, gratuitamente, il proprio divano di casa per una notte e Gnammo, il sito tutto italiano dedicato all’home restaurant, che mette in contatto chi ama le cene “al buio” con chef amatoriali che si dilettano ai fornelli per commensali sconosciuti.

Chi offre: • GHERARDO, 35 ANNI. «Lavoro a Parma, ma sono veronese e il fine settimana torno sempre a casa. Per risparmiare sulla benzina offro passaggi nel tragitto Parma-Verona il venerdì sera e in quello Verona-Parma la domenica o il lunedì mattina. Il costo del carburante è di circa 20 a viaggio. Viste le mete e gli orari consolidati a volte mi capita di dare passaggi alle stesse persone, in genere studenti universitari. Un passaggio mi permette di risparmiare circa un terzo del denaro ma impegnandomi di più, per esempio facendo tappe intermedie e caricando altre due persone, vado in pari».

Chi fruisce: • MATILDE, 30 ANNI. «Vivo a Roma ma spesso sono a Padova per lavoro e a Verona per rivedere la famiglia: il biglietto del treno costa tra i 75 e 100 euro, dipende se è un Regionale o una Freccia. Prenoto spesso passaggi con BlaBlacar perché il costo medio della tratta va dai 20 ai 30 euro. Il risparmio è evidente. Vado sul sicuro perché scelgo solo conducenti che hanno ricevuto molte recensioni, sia sulla guida che sulla simpatia e disponibilità».


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La terza via dell’economia dello scambio

Chi offre: • ANDREA, 35 ANNI. «Recentemente ho ospitato gratuitamente una coppia di ragazzi francesi in viaggio on the road: sono arrivati da me la sera, si sono fatti una doccia e hanno dormito sul mio divano. La mattina dopo sono ripartiti. Non era la prima volta, io non mi faccio molti problemi perché sono una persona estroversa, ho vissuto a lungo all’estero e so cosa significa doversi adattare. Lo faccio anche per crearmi una buona reputazione sul sito: ho in mente un viaggio a New York e spero che qualcuno mi ospiti a sua volta».

Chi fruisce: • GIULIA, 32 ANNI. «Sono una giornalista freelance senza stipendio fisso. Tra poche settimane dovrò seguire un evento di due giorni a Torino e voglio risparmiare sull’hotel. Ho dato un’occhiata al sito per vedere se qualcuno offriva ospitalità in quella città e in quei giorni, per curiosità perché non è facile fidarsi. Poi ho notato il profilo di una ragazza, più o meno coetanea, leggendo la sua bio (breve descrizione della propria vita sul web, ndr) ho notato diversi interessi comuni e alla fine l’ho contattata. Mi farò ospitare da lei ma le porterò comunque un piccolo pensiero per sdebitarmi».

Chi offre: • MARIA ELENA, 37 ANNI. «Vivo a Verona, ma vengo da Milano, dove la sharing economy è arrivata anni fa: è una realtà che conosco da tempo. Sono iscritta a Gnammo perché adoro cucinare e incontrare nuove persone e qui è facile perché è una città molto turistica. Io mi sono impegnata ad offrire pranzi a prezzo fisso in pura tradizione scaligera, come il brasato con la pearà e vino Valpolicella a 35 euro. La carne è un prodotto caro, quindi il mio margine di guadagno è di pochi euro, ma mi diverto e faccio amicizie in tutto il mondo».

Chi fruisce: • MATTEO, 32 ANNI. «Ho provato ad utilizzare Gnammo una volta, in gita a Milano per vedere l’Expo: la cena non era un granché - riso freddo e birra - ma ho speso solo 15 euro e poi ero con amici, erano presenti molte altre persone e alla fine la cena si è rivelata un’occasione per far festa ed è stato comunque divertente. Da solo, però, non credo sarei andato».


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Sognando La terza viaimpresa dell’economia dello scambio

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Una vita a pane&sharing

G

ea Scancarello, classe 1980, è una “sharer” per lavoro e per necessità. Come reporter da ogni angolo del mondo per diverse testate, vive con un piede a Milano e con l’altro sull’aereo. «Che senso ha pagare un affitto quando a casa non ci sono mai?» è quel che deve aver pensato prima di iscriversi ad Airbnb e rivoluzionare la sua vita di giornalista globe-trotter. Condividendo l’appartamento copre qualche spesa e, dormendo da un privato, risparmia e incontra persone nuove. Conoscerle arricchisce il suo già ampio bagaglio di storie da raccontare. Una volta entrata a far parte del popolo della sharing economy ha deciso di raccontare la sua esperienza in un libro. Per raccogliere materiale, un anno e mezzo fa, si è iscritta a tutte le piattaforme di economia collaborativa conosciute, da Gnammo a Couchsurfing, da Airbnb a Timerepublik (le esilaranti recensioni si possono leggere sul suo blog www.paneesharing.it) e, ad aprile, è uscito Mi fido di te. Un nuovo modo di vivere con gli altri e salvarsi: una raccolta di informazioni, episodi di vita vissuta e con-

Gea Scancarello

sigli pratici su come destreggiarsi nel nuovo mondo condiviso.Noi l’abbiamo incontrata. Partiamo dall’ultima domanda: la sharing economy funziona? Dipende. Bisogna fare una distinzione tra i diversi fenomeni ricompresi sotto il «grande ombrello», come io lo chiamo, della sharing economy. Ci sono esempi di economia collaborativa che hanno saputo intercettare un bisogno reale, a livello globale, che hanno ideato una soluzione efficace

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e che, perciò, oggi sono aziende multimilionarie, grazie anche ad investor e finanziatori che iniettano capitali. Airbnb ne è un esempio, come altri servizi legati al car sharing. Poi ci sono le piccole piattaforme, come l’italiana LocLoc su cui si noleggiano attrezzature particolari, che riescono a soddisfare un nicchia ma che non trovano i fondi per crescere, soprattutto in Italia, dove in genere funzionano bene i piccoli esperimenti locali la cui riuscita è legata più bisogno di

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La terza via dell’economia dello scambio

socializzare che di fatturare, alla voglia di entrare in contatto con le persone. Penso soprattutto ai siti di social eating e home restaurant. Torniamo a te: come ti sei avvicinata a questo fenomeno? Nel modo più banale. Mi faceva comodo mettere da parte qualche soldo, e visto che lasciavo spesso la casa libera perché lavoro molto all’estero ho cominciato ad affittare l’appartamento su Airbnb e, a mia volta, a cercare un posto letto attraverso il sito. Certo, per me è molto importante anche l’esperienza della condivisione, l’arricchimento reciproco che avviene quando ospiti uno sconosciuto o sei tu l’ospite. Non c’è un mero rapporto commerciale, c’è uno scambio umano che ti richiede di non essere prevenuto. A me è capitato di dormire ovunque, in un monolocale a mezzo metro dal proprietario ma anche in una dependance con tanto di elicottero parcheggiato in giardino. Non avere pregiudizi. È questo che intendi intitolando il tuo libro: Mi fido di te. Un nuovo modo di vivere con gli altri e salvarsi? Sì, la fiducia è la vera moneta dell’economia collaborativa. Quel «salvarsi» sta a significare un interesse diverso da quello economico. Si può guadagnare e risparmiare, è vero, ma soprattutto si

torna al rapporto con le persone, le aiuti o loro aiutano te. Superare la diffidenza nei confronti di chi non conosci, facendo insieme un’esperienza di condivisione: è un meccanismo contrario a ciò su cui si fonda il modello consumistico, se ci pensiamo bene. Il business tra privati è al centro di polemiche dovute al vuoto normativo del modello. Questo ne penalizzerà lo sviluppo? Ormai l’utente si sta abituando a utilizzare queste piattaforme, non si tornerà più indietro. La responsabilità delle dure polemiche sorte negli ultimi mesi attorno a servizi

come Uber o Airbnb non è da imputare ai tassisti né ai conducenti privati, non agli albergatori né a chi affitta casa propria. La responsabilità è delle istituzioni, che ancora tardano a riconoscere il fenomeno come parte integrante della vita odierna e a regolamentarlo. C’è una visione del mondo ancora antiquata ma da qualche parte si sta mettendo in moto il cambiamento. Seul è la prima città al mondo ad essersi dotata di una costituzione sulla sharing economy, perché là è considerata una risorsa per il territorio.

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Sognando terza viaimpresa dell’economia dello scambio PRIMO PIANO La

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Energia e arte: due casi di

economia condivisa Made in Verona “Le fattorie del sole” di

WeForGreen Sharing debuttano ad Expo

ForGreen Spa presenta all’Esposizione milanese un nuovo progetto di condivisione energetica promosso attraverso WeForGreen Sharing, una cooperativa nata in partnership con Lifegate per lo sviluppo di piani di economia condivisa nel settore delle energie rinnovabili e della sostenibilità ambientale.

A

l via una grande iniziativa cooperativistica all’insegna della condivisione di forze verso la sostenibilità. Dopo l’esperienza dei modelli cooperativi di Energyland e della Cooperativa Energia Verde WeForGreen, ForGreen Spa, società veronese specializzata nella creazione di progetti di condivisione di energia da fonte rinnovabile, ha sviluppato il primo progetto di social network della sostenibilità, ponendosi l’obiettivo di costituire una nuova compagnia dedicata allo sviluppo in proprio di iniziative ecosostenibili. La cooperativa, denominata WeForGreen Sharing, si è costituita lo scorso 24 luglio ma il lancio ufficiale è avvenuto mercoledì 9 settembre, presso il Padiglione della Società Civile a Expo Milano 2015. Nel corso dell’incontro è stato anche illustrato il primo progetto di energia condivisa, realizzato insieme a LifeGate, società milanese che fornisce servizi di consulenza nell’ambito della sostenibilità, che consentirà alle famiglie e ai cittadini di diventare

contemporaneamente produttori e consumatori di energia da fonte fotovoltaica grazie al modello cooperativo. Rispetto a Energyland e alla Cooperativa Energia Verde WeForGreen, il progetto WeForGreen Sharing si pone degli obiettivi nuovi e ancora più ambiziosi, mira infatti a coinvolgere oltre 600 persone nel prossimo biennio e a produrre energia condivisa attraverso quattro impianti alimentati da tre diverse fonti rinnovabili: il fotovoltaico, l’eolico e l’idroelettrico. I primi impianti attivati da WeForGreen Sharing saranno le “Fattorie del Sole di Ugento e Racale”, che si trovano in provincia di Lecce e sono entrati in funzione tra fine 2010 ed inizio 2011. Le famiglie che aderiscono al progetto scelgono di diventare socie della Cooperativa WeForGreen Sharing e partecipano all’acquisto dell’impianto solare già in funzione, in grado di produrre l’energia necessaria a soddisfare il loro fabbisogno energetico. Nei giorni scorsi sono iniziate le adesioni dei primi soci al progetto, che prevede l’avvio della produzione a

partire dal 1 gennaio 2016. «La condivisione dell’energia è solo l’inizio di una serie di progetti innovativi all’interno della sharing economy», spiega Gabriele Nicolis, Presidente di WeForGreen Sharing, «l’obiettivo è quello di ampliare il modello cooperativo e dell’energia condivisa al di là del mondo energetico, per diffonderlo ad altri settori economici, ad esempio quello della mobilità, per favorire un passaggio ad una società più sostenibile dal punto di vista economico e ambientale. La vera natura della società è di essere una fucina di progetti che coinvolgano i cittadini, perché diventino produttori consapevoli e sostenibili di molti di quei beni e servizi di cui sono anche consumatori». Tra i soci fondatori del nuovo progetto, oltre alla stessa ForGreen, presieduta da Germano Zanini, e LifeGate, ci sono la Cooperativa Energyland e la Cooperativa Energia Verde WeForGreen. Gabriele Nicolis Presidente WeForGreen Sharing


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La terza via dell’economia dello scambio

MyHomeGallery

la piattaforma per soggiorni culturali a casa di un artista Gli artisti iscritti al sito veronese accolgono nella propria casa appassionati d’arte, collezionisti o viaggiatori. Per il lancio della nuova versione del sito, la startup promuove in collaborazione con ArtVerona “A Public Conversation - Vis-àrt-vis”, rassegna dedicata all’innovazione culturale.

A

mmirare l’installazione di uno scultore veneziano mentre racconta la magia della vita in laguna. Sorseggiare un aperitivo nell’atelier di una fotografa a Città del Messico. Visitare Praga seguendo i suggerimenti di un pittore locale. Ecco quello che può succedere quando la sharing economy entra nel mondo dell’arte, grazie a una piattaforma digitale che permette all’utente di visitare mostre «su misura» e condividere insieme all’artista esperienze uniche. La startup veronese che ha fondato MyHomeGallery, di cui vi avevamo parlato qualche tempo fa, ha inaugurato a settembre una nuova versione del sito, che permette agli artisti iscritti di ideare nuovi percorsi per promuovere le proprie opere. Se fino a poco tempo fa fotografi o scultori, attraverso il loro profilo, potevano organizzare esposizioni private tra le mura di casa, oggi possono costruire proposte diverse scegliendo tra quattro categorie: «visit and learn», che prevede una presentazione delle opere più l’organizzazione di un workshop, «visit and eat», che abbina al momento culturale una cena in compagnia, «visit and sleep», con possibilità di pernottamento e «visit and tour», per un giro guidato nella città in cui vive l’autore. «Il concetto di sharing economy come condivisione di esperienze e spazi, virtuali ma anche reali, si sta diffondendo in tutto il mondo e noi stiamo cercando di portarlo nell’arte - spiega la Ceo di MyHomeGallery, la consulente d’impresa veronese Giovanna Manganotti - le home gallery esistono già e ogni giorno conoscenti e amici degli

Ti piace il progetto? Votalo qui https://bando.che-fare.com/progetti-approvati/myhomegallery/

artisti le frequentano: si creano relazioni che, grazie al sito, diventano scalabili e replicabili». In occasione del rilancio della piattaforma, che oggi conta ottocento artisti iscritti da quindici paesi diversi, MyHomeGallery promuove “A Public Conversation - Vis-àrt-vis”, una lunga rassegna culturale realizzata con la collaborazione di ArtVerona. Si comincia il 2 ottobre con la presentazione, nella sede di Reverse, di un progetto di residenza curato da Andrea Bruciati, direttore artistico di ArtVerona. Durante la serata verranno presentati gli otto artisti, selezionati tra gli iscritti a MyHomeGallery.org, scelti per la realizzazione di un progetto artistico corale da portare a termine nell’arco di quindici giorni, che i protagonisti trascorreranno lavo-

Giovanna Manganotti, Nicola Miglioranzi, Stefano Moletta, Francesco Sisorio, Claire Adams e Claudia Iglesias Galvan.

rando gomito a gomito sulle colline veronesi, al Camping Castel San Pietro. L’opera finale verrà svelata al pubblico venerdì 16 ottobre, durante l’evento di inaugurazione di ArtVerona all’Associazione Culturale Interzona. In programma c’è poi una due giorni di talk aperta al pubblico, moderata dal giornalista Alessio Corazza. Sabato 10 e domenica 11 ottobre esperti di settore si confronteranno sul tema “Innovation is not a concept. It’s an action”. Nella prima giornata si toccheranno aspetti come la reputazione degli artisti insieme a Flavia Fossa Margutti, responsabile progetti editoriali Biennale di Venezia, come curare un’esposizione, con Andrea Bruciati, e di crowdfunding con Silvana Davanzo, ambasciatrice italiana KissKissBankBank, piattaforma culturale leader in Europa. Nella seconda giornata si tratterà il tema della sharing economy nei sistemi culturali con Chiara Rabbiosi, esperta di branding territoriale, di nuovi ecosistemi culturali, con Christian Caliandro, storico e critico d’arte contemporanea e del ruolo dell’artista nel processo di innovazione sociale, con l’intervento di Cristiano Seganfreddo, direttore del Progetto Marzotto e direttore scientifico di Corriere Innovazione.


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Pantheon

ENERGIA, AMBIENTE & HI TECH “Doggy bag” e App innovative così si riduce lo spreco alimentare di Mattia Zuanni

S

In un mondo dove lo spreco di cibo si calcola attorno al 1,3 miliardi di tonnellate all’anno, ci sono realtà che cercano di migliorare la situazione globale, partendo da piccole cose, come un’app o un semplice sacchetto di carta.

econdo una recente analisi della Coldiretti, un italiano su cinque quando esce dal ristorante si porta a casa gli avanzi con la cosiddetta “doggy bag”, ma una percentuale superiore del 25% ritiene che sia da maleducati, da poveracci e volgare o si vergogna comunque di richiederla. Con “Doggy bag” si intende il classico contenitore per gli avanzi, pratica comune negli Stati Uniti ma meno in Europa dove si sta diffondendo in verità più come buona pratica di singoli ristoratori che come politica comune. In Inghilterra con “Too good to waste” si è avviata la più grande campagna per l’uso della doggy bag a livello europeo. I francesi hanno proposto la propria rivisitazione con le “Gourmet bag” rilasciate dai ristoranti che espongono il logo e, ancora, la Danimarca con la campagna “Stop Wasting Food” ha messo insieme gruppi di ristoratori responsabili che tra le altre cose propongono anche di impacchettare gli avanzi. Non manca all’appello l’Italia che a

Milano ha riunito sotto la bandiera de “Il buono che avanza”, una rete di ristoranti milanesi che assicurano la “schiscetta”(parola del dialetto milanese sinonimo di portavivande, ndr) a fine pranzo o cena. C’è da dire però che, sarà per l’ottima cucina italiana, o perché ci è sempre stato detto che quello che c’è nel piatto va finito, la maggior parte delle persone intervistate (28%) dice di non lasciare mai avanzi. Quando parliamo di spreco, non ci si ferma solo alle borsette di carta. Sia in Europa che negli Stati Uniti, si stanno vedendo sempre più applicazioni mobile che cercano di ridurre lo spreco di cibo. Di seguito potete trovare un elenco con una breve descrizione di alcune “app contro lo spreco”, tutte sviluppate da giovani menti italiane. Last Minute Sottocasa Nasce a Torino, incubata dal Politecnico; si rivolge ai negozi di quartiere, che a fine giornata possono proporre il cibo invenduto a

prezzi ribassati. Il servizio è attivo in varie città con 25mila iscritti e 530 negozi aderenti. Un modo per sostenere i negozi tradizionali, per i quali la vita è sempre più difficile. Breading App Una piattaforma online per la redistribuzione del pane avanzato da panetterie e negozi. L’applicazione permette ai panettieri, a fine giornata, di segnalare con un sms o con un messaggio online la quantità rimasta. Grazie alla geolocalizzazione, un alert raggiunge le associazioni di volontariato più vicine (se registrate al servizio), che possono prenotare il ritiro e recarsi al negozio. MyFoody Il sistema – ideato da quattro giovani milanesi – segue la vita utile dei prodotti rendendoli disponibili a prezzo scontato quando si avvicinano alla scadenza. Gli utenti, accedendo attraverso il web o su app alla piattaforma, potranno visualizzare in tempo reale tutti i prodotti alimentari a rischio spreco presenti nella zona di interesse e acquistarli a prezzo ridotto.


Pantheon

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ENERGIA, AMBIENTE & HI TECH Quando esce dal ristorante richiede la doggy bag con gli avanzi? Sempre, spesso, talvolta: 20% Raramente : 12% Non lascio mai avanzi :28% No, perche non è educato, volgare, da poveracci o mi vergogno :25% Non saprei cosa farmene : 14% Non risponde: 1% Fonte: Indagine Coldiretti/Ixe’

Ratatouille Questa app per condividere il cibo del proprio frigorifero nasce dalla mente di quattro ragazzi di Treviso, vincitori del premio HACKathon101. Con la geolocalizzazione, Ratatouille visualizza su una mappa i frigoriferi più vicini. Per ogni alimento messo in condivisione è possibile indicare data di scadenza, orari e giorni nei quali passare a ritirarlo. S-Cambiacibo Creato da una startup di giovani, ma sostenuto da Coop Adriatica, questo sito permette ai comuni cittadini di mettere in rete i pro-

dotti prossimi alla scadenza per condividerli con gli altri utenti. Per partecipare basta iscriversi al sito e mettere in rete l’alimento che si desidera offrire, magari con una foto. Dall’altra parte, gli altri utenti della community possono richiedere informazioni sul prodotto e contattare il proprietario per ritirarlo gratuitamente. Tante idee, ma soprattutto tanta voglia di migliorare un paese che, secondo il Barilla Center for Food and Nutrition, ogni anno fa finire tra i rifiuti dai 10 ai 20 milioni di tonnellate di prodotti alimentari, per un valore di circa 37

miliardi di euro. Un costo di 450 euro all’anno per famiglia. Cibo che basterebbe a sfamare, secondo la Coldiretti, circa 44 milioni di persone.


DIFFERENZIATA Il Veneto la regione più “riciclona” d’Italia

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Pantheon

Anche dai rifiuti passa la sharing economy

di Matteo Bellamoli

Rivista di Legambiente

Riciclare per condividere salute, risparmio energetico e green economy. Una delle attività quotidiane come quella di dividere i rifiuti analizzata dall’interessante classifica annuale di Legambiente, pubblicata sulla rivista semestrale “Rifiuti Oggi”.

S

pesso non ce ne accorgiamo, ma comportamenti di “sharing”, ovvero di condivisione, caratterizzano il nostro vivere quotidiano e molto spesso coincidono con pratiche che migliorano il vivere comune e aumentano il senso civico di tutti noi. Una di queste è il riciclo dei rifiuti che tutti noi conosciamo, viviamo e più o meno applichiamo. Condividere la differenziazione dei rifiuti significa migliorare la nostra vita, risparmiare energia in fase di smaltimento e guadagnare in salute riutilizzando materiali di scarto per produrre nuovi beni. Cade a fagiolo all’interno degli approfondimenti di cui avete letto anche nelle pagine precedenti un’interessante ricerca pubblicata sull’insolita rivista Rifiuti Oggi, redatta da Legambiente in due numeri all’anno con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Legambiente invia ogni anno a tutti i comuni italiani una scheda per capire il tasso procapite e complessivo di raccolta differenziata. Nel 2014, oltre 1500 municipalità tra tutte quelle che hanno risposto hanno dichiarato di raggiungere il 65% di raccolta differenziata dei rifiuti urbani (percentuale minima per essere considerati

“ricicloni” da Legambiente, ndr), ben 194 in più rispetto allo scorso anno, nonostante gli accorpamenti e la creazione di alcune unioni. Ma quali sono questi comuni? Iniziamo dalla distribuzione nazionale. Rispetto al 2013, in cui il Nord ospitava l’80,9% dei comuni virtuosi, il riciclaggio dei rifiuti si è leggermente diffuso anche al Centro e ancor di più al Sud. Secondo la ricerca, il Nord conta 1150 comuni in classifica (75,5%), il Centro 153 e il Sud 217 (quest’ultimo in crescita del 68% rispetto al 2014). Tra tutti questi, la ricerca premia quelli che vengono considerati “rifiuti free”, ovvero che hanno abbassato il non riciclato a meno di 75 chili per abitante all’anno, di fatto eliminando il problema dello smaltimento dell’indifferenziato. In Veneto spiccano Ponzano Veneto (BL) e Ponte Nelle Alpi (BL), il primo sopra i 10mila abitanti e il secondo sotto. Per capire la straordinarietà di questi numeri si pensi che la media nazionale è di 540 chili di indifferenziato pro capite all’anno, poco più della media europea (500 chili pro capite). Un altro bel risultato il fatto che tutte le regioni, eccetto la Val d’Aosta, vantano almeno un comune tra i “ricicloni”, ma rispetto allo scorso anno, ci sono dei cambiamenti. Il Nord ha perso il suo primato, eccezione per

il Triveneto. Lombardia e Piemonte sono state superate dalle Marche e anche dalla Campania, dove la maggioranza dei comuni si avvicina alla soglia del 65%, con l’eccezione di Napoli. La regione più virtuosa rimane il nostro Veneto (seguita da Friuli e Marche) con 394 comuni oltre la soglia del 65% di differenziato su 579 (68%). Oltre ai poderosi risultati ottenuti dai due paesi bellunesi di cui avete letto poco sopra, c’è da chiedersi quali siano i comuni della nostra provincia a meritare menzione nella speciale classifica. Partiamo da quelli sopra i 10mila abitanti. Per trovare un comune scaligero occorre scendere sino al ventitreesimo posto (su un totale di 97 classificati), occupato da Sant’Ambrogio di Valpolicella, che con i suoi oltre 11700 abitanti sfiora l’80% di raccolta differenziata. Poco distante Sommacampagna che supera di poco l’80% pur avendo oltre 14800 abitanti. Isola della Scala è il primo comune veronese “rifiuti free” oltre a superare l’85% di differenziata con i suoi più di 11500 abitanti. Fra i comuni gialloblu sotto i 10mila abitanti compaiono alcuni dei paesi della montagna e delle vallate pedemontane, a cui Pantheon è particolarmente affezionato. Il primo è Badia Calavena (54mo posto su


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Il Veneto la regione più “riciclona” d’Italia

L'INCENDIO ALLA FERTITALIA, un danno per tutta la provincia di Verona Alla fine di agosto avrete sicuramente letto sui quotidiani dell'incendio che ha devastato la Fertitalia, azienda leader nel compostaggio di rifiuti con sede nella bassa veronese, a Villa Bartolomea. Qualche mese fa una troupe di Pantheon visitò l'azienda nell'ambito del progetto europeo “Green-Blue-Energy

Factories” di GBE Factory, realizzando un video degli impianti sviluppati dall'azienda in grado di trasformare i rifiuti urbani organici e agricoli in fertilizzante e in energia elettrica da essere reintrodotta nella rete di consumo. Da tutta la redazione di Pantheon un in bocca al lupo al presidente Pierluigi Pravato, all'Ing. Elio Berardo e a tutto lo staff dell'azienda perché possano riprendere quanto prima l'attività al 100%.

Fotografa il QR Code per vedere il video realizzato da Infoval Srl sull’impianto di Villa Bartolomea.

COMUNI VERONESI RICICLONI – SOPRA I 10.000 ABITANTI POSIZIONE 1

POSIZIONE REGIONALE 23

COMUNE

ABITANTI

% RACC. DIFF. RIFIUTI FREE

Sant’Ambrogio di Valpolicella

11.756

79,20%

2

27

Sommacampagna

14.846

80,50%

3

29

Isola della Scala

11.577

85,30%

4

30

Negrar

17.196

75,90%

5

37

San Giovanni Lupatoto

24.923

75,60%

SI

COMUNI VERONESI RICICLONI – SOTTO I 10.000 ABITANTI POSIZIONE 1

POSIZIONE REGIONALE 54

COMUNE Badia Calavena

ABITANTI 2643

% RACC. DIFF. RIFIUTI FREE 77,6% SI

2

81

Fumane

4.148

79,80%

3

96

Erbè

1.836

75,00%

4

108

Gazzo Veronese

5.405

82,00%

SI

5

109

Isola Rizza

3.284

84,10%

SI

* dati Legambiente, classifica “Comuni Ricicloni” 2015. Oltre alle percentuali di differenziato, la classifica tene conto anche della buona gestione risultante di fattori quali la riduzione della quantità totale di rifiuti prodotti, la sicurezza dello smaltimento e l’efficacia del servizio. Ecco perché alcuni comuni con percentuali di RD maggiori risultano più in basso in classifica rispetto ad altri con percentuali di RD più alte.

295) che merita anche la coccarda di “rifiuti free”. Comune che oltretutto è uno dei pochi ad aver creduto, anche in montagna, alla bontà dell’eolico. Badia con i suoi 2600 abitanti ricicla il 77,6% dei rifiuti. Seguono poi, sul podio, Fumane ed Erbè, il primo

a 79,8% di differenziato con 4148 abitanti, il secondo con il 75% e i suoi quasi 1900 abitanti. E la città? Verona non compare nella classifica delle prime 97 sopra i 10mila abitanti, ma viene citata all’interno della ricerca per un pre-

mio conferito CoReVe (Consorzio Recupero Vetro) che ha insignito il nostro capoluogo di un riconoscimento per gli alti tassi di raccolta vetro e l’ottima qualità della raccolta che ha permesso di ottimizzare il recupero e massimizzare il riciclo dei materiali.

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CREDITO & IMPRESA

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P antheon

Mompreneur: quando a fare business è la mamma

O

di Camilla Pisani

la famiglia o la carriera. Troppo spesso il mercato del lavoro impone alle donne una scelta univoca, quando non le relega a ruoli demansionati, stipendi da fame o contratti fantasma. I dati parlano da soli. A settembre 2014, in Italia, il tasso di occupazione femminile era fermo al 46,7%. E, quando arrivano i figli, sulla percentuale relativa all’occupazione si registra un -5 con il primo figlio, -10 con il secondo e -23 quando i bambini diventano tre. Ma per le lavoratrici configli-a-carico oggi può esserci una terza via, quella dell’auto imprenditorialità. Mompreneur è il neologismo francese che ha suggellato l’affermarsi di una nuova figura professionale. È la mamma che, un po’ per scelta forzata e un po’ per voglia di rivalsa, concretizza da sé, con piccoli grandi progetti imprenditoriali, quella possibilità di conciliare casa e lavoro che aziende e istituzioni supportano ancora troppo poco. Le donne cominciano ad Eleonora Rizzi

L’alto tasso di disoccupazione, soprattutto quella femminile, è un fattore chiave, ma c’è dell’altro. Come la voglia di affermarsi sul lavoro senza dover rinunciare a crescere da sé i propri figli. Ecco perché, oggi, le mamme «fanno impresa» da sole, anche a Verona. organizzarsi da sole, individuando possibilità di business attorno ad interessi personali o attinenti al mondo della maternità. E se l’indipendenza acquisita consente di gestire facilmente il proprio tempo e i propri impegni, la presenza dei figli sul luogo di lavoro è, ovviamente, scontata. Permettendo anche di risparmiare sulla baby sitter. Ed è così che, sempre in Italia, il numero di imprese a guida femminile oggi si aggira intorno al milione e 300mila, il 21,4% del totale. Secondo l’Osservatorio sull’imprenditoria femminile di Unioncamere, entro il 2019 si arriverà anche al 29 per cento, quasi una su tre. La veronese Eleonora Rizzi, 31 anni, ha cambiato vita e lavoro dopo la nascita di Giulio, avvenuta due anni fa, fondando www.supergi.it, un portale di e-commerce dove si possono acquistare prodotti per bambini di alta qualità, ma a basso costo per tasche e ambiente. Sul sito si possono trovare pannolini lavabili, capi di abbigliamento in cotone ecologico e giochi realizzati con materiali privi di sostanze tossiche o nocive. «Prima di diventare mamma mi accontentavo di lavoretti saltuari, pagati male e in ritardo», spiega Eleonora, che ha una laurea in Scienze della Comunicazione e un Master su Immigrazione e Trasformazioni sociali, «dopo il parto la situazione non era migliore ma mi accorgevo sempre di più di voler creare qualcosa di

mio». La scelta del business è nata spontaneamente a partire da uno stile di vita già ben radicato: «Da sempre faccio attenzione a ciò che acquisto, comprando prodotti ecologici per me, l’ho fatto da subito anche per mio figlio. Ho pensato di proporli ad altre donne con un valore aggiunto: consigliandoli da mamma e non da commerciante, perché la merce viene selezionata in tutto il mondo e testata da me e dalle mie clienti». L’avvio dell’attività è stato all’insegna del low cost, partendo con un budget iniziale di cinquemila euro: «Il sito l’ho realizzato da sola, a costo zero, con il programma Shopify, il logo l’ha creato un amico facendomi un prezzo di favore, per il computer ho speso mille euro e per la comunicazione sui social media cinquecento. Tutto il resto l’ho utilizzato per l’acquisto dei primi prodotti e ciò che guadagno con gli ordini mensili lo investo in nuovi oggetti. Con questo ritmo i primi veri stipendi arriveranno tra un anno ma la soddisfazione mi ripaga di tutto». Francesca Mori e Marcella Guardini, 33 e 37 anni, fino al 2007 lavoravano come educatrici prima


P antheon

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CREDITO & IMPRESA

A sinistra i prodotti di supergi.it. A destra una sala dell’asilo “Papaveri e papere”

l’anno. «Chiudiamo una settimana a ferragosto e una a Natale», spiega Francesca, «così veniamo incontro alle esigenze delle mamme che lavorano. La formula funziona e stiamo lavorando a pieno regime». Le due socie, entrambe

madri, conciliano facilmente il loro lavoro con la possibilità di crescere i propri pargoli: «Sono mamma da nove mesi e, ovviamente, posso lavorare e, allo stesso tempo, seguire mio figlio ogni giorno», conclude.

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PRODUZIONE MAGLIERIA Vendita diretta al pubblico dal lunedì al venerdi dalle 8,30 alle 18,30 / Sabato 8,30-12,00 Strada della giara 7/B Poiano (VR) - tel 045. 524008 - germano.birtele@alice.it - www.magliavintage.it

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di decidere di mettersi in proprio e aprire, insieme, un asilo nido dedicato a mamme lavoratrici come loro. «Papaveri e papere» ha sede in un appartamento in affitto a Pescantina, accoglie bimbi dai sei mesi ai tre anni ed è aperto tutto


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Pantheon

PONTI & MURI

Pantheon nel Mondo Macedonia 21 Palestina 24

Due piccoli siriani nel campo provvisorio di Gevgelija, Macedonia

Albania 26

Foto di Miryam Scandola


Pantheon

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Storie dalla rotta balcanica

Pantheon nel

Chi non ha alternative, non ha nulla da perdere

Mondo

di Miryam Scandola foto di Marina Zerman

Esodo, marea, invasione. Ognuno sceglie le parole che la sua coscienza gli concede. Noi siamo stati in Macedonia. Più precisamente a Gevgelija e a Tabanovce, zone di confine e quindi snodi principali per i flussi di profughi. Vi raccontiamo i visi di quella carovana costante che sta attraversando i corridoi di mezza Europa.

C

’è un giardino con l’irrigazione automatica, prima. Poi le cose normali finiscono. Scendo dall’auto che ci ha portato fino a Gevgeljia, città tra la Grecia e la Macedonia e mi guardo intorno. Disegna l’orizzonte una fila lunghissima, omogenea, spezzata solo dai controlli, o da chi, nell’attesa, si accampa per terra. Mi ferma lo sguardo una bimba di appena un mese, che ha come culla il cartone degli scatoloni dell’UNHCR. Ci sono molti minori nel campo provvisorio dove inizia la Macedonia, costruito in velocità per allontanare il ricordo del 20 e del 21 agosto scorsi quando una Skopje impreparata aveva accolto i profughi con granate stordenti e gas lacrimogeno. Gli altri, quelli più grandi, colorano

sui fogli, sotto il tendone costruito dall’organizzazione internazionale. Un maschietto vince la timidezza di bambino e mi mostra il suo capolavoro; al centro c’è una barca. Lo richiama la madre, o la sorella grande, non saprei dire, perché mi nega il volto. Più in là conosco Fatima, 8 anni, che protegge con attenzione il suo bagaglio; un sacchetto di plastica. Lo tiene in mano dalla Siria, l’ha trascinato in Turchia e l’ha tenuto stretto tra le gambe sulla barca, prima verso le isole dell’Egeo e poi verso la Grecia. Lo apre per me, perchè veda i suoi tesori. Mentre scrivo sono settemila i profughi arrivati in un solo giorno, sul suolo di quella che alcuni ancora chiamano l’Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia.

Il mese scorso la Croce Rossa nazionale ha assistito 30.000 migranti, più di 8600 bambini e più di 1200 donne in gravidanza. Molti di loro «soffrono di disidratazione, diarrea, scottature e vesciche», ci racconta John Engendal Nissen IFRC, Emergency communication delegate per la Croce Rossa Macedonia. «Gli arrivi giornalieri sono imprevedibili- continua Nissen secondo il Ministero degli Interni, l’80% di loro sono siriani, un 5% iracheni, un altro 5% afgani ed il restante 10% viene da Pakistan, Somalia, Palestina, Congo, Camerun, Nigeria ed Etiopia». Rotta balcanica. Flussi giornalieri di almeno 4mila arrivi hanno, come dire, dato dignità di nome a questa via che evita la traversata nel deserto e soprattutto sfugge


22 Pantheon nel

Pantheon

Mondo

la Libia e la sua gravissima instabilità. Non si vogliono fermare, vogliono tutti proseguire. «Germania», «Finlandia», sussurrano, sottovoce per non far svanire il sogno, quando chiedo loro la meta, l’arrivo. C’è un cartello rosa, appiccicato all’ingresso del campo, con il tariffario corretto, dove i prezzi per i trasporti sono scritti bene. Perché ci sono anche gli avvoltoi della disperazione, e sono tassisti, autisti di autobus che afferrano i vantaggi della situazione speculando su un viaggio che si vuole fare ad ogni costo. E pure in fretta, prima che l’esempio dell’Ungheria e della sua barriera metallica sul confine meridionale, faccia scuola. Prima, insomma, che l’Europa dell’Est chiuda tutto e ricominci con i suoi muri. Si va anche a piedi. Lo scorso aprile, quattordici persone sono morte investite da un treno in transito durante la notte, a Veles. Anche noi raggiungiamo quell’opaco paesino dove passa la ferrovia che dal confine

Storie dalla rotta balcanica

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Pantheon

greco-macedone porta alla capitale e poi si srotola per sessanta chilometri più a nord fino al confine serbo. Là incontriamo Lence Zdravkin, dolce e scattante casalinga macedone. Da due anni, da quando cioè sono iniziate ad arrivare le prime centinaia di profughi, lei accetta, aiuta, offre. Un’eroina della micro-accoglienza che ad oggi, da sola, ha assistito cinquantamila profughi. La Macedonia è piccola, la percorri tutta per forza. E così dopo neanche tre ore di macchina arriviamo all’altro confine, quello serbo. A Tabanovce, rivedo la famiglia con la quale avevo condiviso, nel campo di Gevgelija, qualche parola e un sorriso. Mi riconoscono; di nuovo un sorriso e poi con i pezzi della loro vita, accatastati sul passeggino si avviano a piedi verso la Serbia. «Dopo i 500 metri per raggiungere la frontiera, percorrono altri 7 kilometri per arrivare al primo villaggio dove possono trovare i mezzi di trasporto fino a

Belgrado. Una volta arrivati hanno solo 72 ore per lasciare il paese (anche il governo di Skopje concede 3 giorni ai profughi entrati illegalmente, poi scatta l’arresto, ndr)», ci spiega un volontario di Legis, ONG macedone che, nelle zone critiche, supporta i migranti. Rivedo anche Firas. Giovane, siriano, con i Ray-Ban che gli coprono gli occhi. Qualche ora prima, sotto il sole greco, mi aveva raccontato il suo passato. Nella sua Siria faceva l’attore, ed era pure bravo, ma «c’erano le bombe». «Partono non quelli disperati ma quelli che sono in una situazione disperata», conferma Alessandro Cadorin, coordinatore Caritas Italiana per i Balcani del sud. L’11 settembre il Ministro degli Esteri macedone Nikola Poposki ha annunciato che verrà costruita una recinzione sul confine tra Grecia e Macedonia. Probabilmente quel muro non servirà a niente. Perché chi non ha alternative non ha nulla da perdere.

condo le stime ufficiali, la Macedonia ha speso 800mila euro al mese solo per rafforzare l’azione di controllo

della polizia sul proprio confine meridionale. (Fonte Dossier Balcani del Sud 2015 Caritas Italiana)

Alcuni scatti dal confine tra Grecia e Macedonia. I migranti aspettano l’arrivo dei permessi governativi per proseguire il viaggio.

Ad oggi, sulla questione dei migranti, l’UE ha fornito a Skopje fondi umanitari per appena 90.656 euro, ma se-



Pantheon nel

Mondo

Reportage dalla Palestina

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Pantheon

Costruiamo ponti per abbattere muri Dal 2012, Caritas Diocesana Veronese promuove incontri di scambio e condivisione attraverso i suoi Cantieri di Solidarietà, occasioni di confronto tra culture, lingue e religioni diverse per i giovani. Anche quest’estate, Verona ha incontrato Zababdeh, con due corsi di musica, un corso di lingua italiana e l’avventura di un blog che racconta questo incrocio di diversità. di Giulia Zampieri Foto di Andrea Dal Prete

I Cantieristi a Betlemme, davanti al muro . Dietro il murale: Make hummus, not walls (Fate l’hummus, non i muri, ndr)

C

antieri di Solidarietà è il nome che hanno scelto per loro, e non a caso, perché vogliono fare quello che si fa in un cantiere: costruire. Ponti, mai muri. Perché è nell’accoglienza di due braccia che collegano una riva all’altra che si trova quella Solidarietà che portano nel nome. E perché invitare all’ascolto e al dialogo, creando scambi e relazioni, è sempre meglio che negarle, affidandosi al disperato grigiore di un muro. Zababdeh è una piccola cittadina palestinese a 100 km da Gerusalemme, e anche se quei 730 km di muro che separano Palestina e Israele non li vede davanti a sé, ogni giorno, li sente, tutti, e li porta nella propria storia, di ieri e di oggi. Con la sua Parrocchia di Santa

Maria della Visitazione, gemellata con la Diocesi di Verona, rappresenta un significativo esempio di convivenza pacifica tra confessioni e credo diversi. Come la sua scuola parrocchiale, diretta dal Patriarcato Latino, che ha fatto del rispetto per le diversità il proprio fondamento, fin da quel lontano 1900, anno della sua fondazione: aperta a cristiani e musulmani, che sia un ponte di cultura lo ricorda anche nella sua architettura. Ed è proprio tra le mura della scuola, dove si costruisce il futuro dei giovani di Zababdeh, che si è svolto il Cantiere 2015. Andrea, Camilla, Lucia e Martina, i giovani volontari per quest’anno, alla fine di giugno sono partiti, più carichi di entusiasmo che di bagagli. E io

con loro. Quello che sapevamo era che arrivati in Palestina, armati dei nostri guitarlele (strumento musicale, ndr) tanto attesi e desiderati a Zababdeh, avremmo tenuto dei corsi di musica (chitarra e pianoforte) e di lingua italiana, da documentare tramite un blog, (visit-zababdeh.blogpsot.it). La bellezza e la gioia che ci ha travolti una volta arrivati, questo no, non potevamo immaginarlo. Nelle due ore di viaggio che separano Tel Aviv, la capitale israeliana, a Zababdeh una sensazione, lieve eppure incessante, è stata la nostra sesta compagna di viaggio: la certezza che cinque sensi non bastassero per accogliere tutta quella bellezza, che servisse più vista per contenere lo splendore di quei crinali dorati, e ancora più


Pantheon

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Reportage dalla Palestina

qualcosa di bello: loro, che pizzicando sei corde o toccando i tasti di un pianoforte nasce la musica. Che essere gentili è importante, in qualsiasi lingua, e che in italiano lo si può essere usando due parole semplici come “Grazie!” e “Prego!”. Noi invece abbiamo imparato che il makloubeh, un piatto a base di riso, pollo e verdure, non si può mangiare se prima non lo si capovolge in un piatto. Che rifiutare un knafeh, dolcetto di pasta sfoglia farcita di formaggio dolce, miele e pistacchi, non è mai possibile. Che ogni discussione si concluderà con “Inshallah” (letteralmente

Mondo

“se Dio vuole”) perché è sempre a Dio che spetta l’ultima parola. Ma è ritornando, tra il cicaleccio delle cinture che si allacciano, sorvolando città di nuvole, che abbiamo capito la cosa più importante: che la vita, quella vera, è negli altri. E che il dialogo è possibile, sempre, anche quando al tuo “Marhaba!” io rispondo “Ciao!”. Per maggiori informazioni: www.caritas.vr.it Facebook: Cantieri di Solidarietà E per scoprire Zababdeh: zababdeh.blogspot.it

Infoval srl

udito per percepire la melodiosa armonia della lingua araba, in tutti i suoi suoni. Che ogni cosa meritasse di essere scrutata, ascoltata, accarezzata due volte. Ma soprattutto, la convinzione che non ci sia ancora un senso capace di comprendere la violenza che da troppo tempo abita queste terre. Arrivati a Zababdeh, ben presto poi il silenzio che si meraviglia, incredulo, dei deserti che si rincorrono agli uliveti dietro il finestrino di un’auto, ha lasciato il via libera al vivace vociare dei bambini di Zababdeh che durante l’estate hanno imparato, assieme a noi,

Pantheon nel

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Pantheon nel

Mondo

|Il viaggio in Albania di un gruppo di veronesi

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Pantheon

“THE ARTIST IS PRESENT”

ovvero quando l’arte ritorna un ponte fra culture L’artista è colui che rischia. E hanno rischiato davvero i ragazzi della Commissione Giovani e Missione delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù che per quindici giorni nelle spiagge albanesi hanno realizzato installazioni e performances artistiche. E, forse, hanno fatto bene.

di Miryam Scandola

ortare il disturbato e dis L’arte deve conf turbare il co modo. (Banksy)

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na sfida immensa, faticosa, ammaliante. Linguaggi rinnovati per un’arte che arriva ad essere quello che dovrebbe sempre essere: bellezza che disarma la grettezza. Una manciata di alunni ed ex alunni dell’Istituto Seghetti sono volati in Albania per far scoprire e scoprire a loro volta, quell’arte che pulisce gli occhi e permette il bene. Quindici giorni «di libera creazione tra l’asfalto e la sabbia nel nord dell’Albania; ritratti, colore, colla, fotografia, performance, wasteart, poesia e danze». Con queste parole racconta l’esperienza Lamberto Scolari, docente di Storia dell’Arte presso l’istituto Seghetti di Verona e mente operativa del progetto. “The artist is present” è il titolo dell’iniziativa, realizzata con il sostegno di Fondazione Cattolica e EIKON Onlus che ha visto protagonisti undici ragazze, una religiosa e un professore dal 20 luglio al 4 agosto, nella Terra delle Aquile. Il progetto ruba il nome alla celebre retrospettiva che Marina Abramovic ha confezionato nel 2010 per il Mo.MA di New York.

La performance dell’artista serba che, per tre mesi, ha atteso i visitatori iniziando con ciascuno di loro un dialogo silenzioso, fatto solo con lo sguardo, è stata riproposta anche dal gruppo veronese. «Abbiamo conosciuto gli occhi di decine di albanesi che decidevano di sedersi di fronte a noi: una suggestione commovente che ci fa meditare sulla funzione primaria dell’Arte: entrare a pie’ pari nella società creando falle nel presente». Tra i cortili, il lungomare le strade polverose di Shëngjin, la palude di ToroviÇë, la pineta di Velipojë e il villaggio di Gramsh «abbiamo scritto il nostro libro della Bellezza condividendo con la gente di ogni età l’Arte», sottolinea, convinto, l’insegnante che, da quasi dieci anni, grazie alle Figlie del Sacro Cuore di Gesù, accompagna giovani in questo tipo di esperienze multiculturali. Guidato dagli stimoli provocatori dell’artista veronese Chiara Ferrari, il gruppo ha coinvolto il popolo albanese in attività creative che sono state sempre introdotte da piccole lezioni di arte contempo-

ranea come quella sui lavori del brasiliano Vik Muniz che, con i catadores della discarica di Rio, ha trasformato lo scarto in poesia. I ragazzi italiani e albanesi che hanno partecipato al progetto, sono stati così «felicemente folli» da realizzare anche un piccolo concorso fotografico sulla bellezza da scovare nel brutto e nell’apparenza dell’Albania occidentalizzata. Più di settecento riprese, accompagnate da libricini colmi di versi liberi e abbozzate poesie; questo l’incredibile risultato. «Nel nostro Bel Paese sapremmo ancora farlo? Crederemmo- si domanda Scolari- a una decina di ragazzi che ci chiedono di voler scoprir assieme un po’ di bellezza, sul lungomare romagnolo? Noi l’abbiamo cercata tra le pieghe di un paese in difficoltà, sconquassato da cinquant’anni di dittatura; l’abbiamo scovata tra le rughe dei sorrisi della gente albanese: che vuole raccontare la propria storia di ribellione al regime e ti invita, in una rovente giornata di luglio, al fresco di un orto scutarino tra il profumo dei fichi, per riposarti un poco».


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ACCOGLIENZA & TURISMO

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La tradizione si fa gioco con il TOCATì di Giorgia Castagna

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Il successo di questa manifestazione, giunta alla XIII edizione, passa anche da un’organizzazione impeccabile e la passione dei tanti volontari, come ci spiega il presidente dell’Associazione Giochi Antichi Giorgio Paolo Avigo.

’Associazione Giochi Antichi ha avuto l’onore di presentare la XIII edizione di Tocatì, kermesse tanto amata dal pubblico veronese, alla quale ogni anno partecipano circa 300 giocatori italiani e stranieri pronti a cimentarsi nelle antiche tradizioni dei loro territori e a condividerle con il pubblico. Il Festival che ha animato la città per quattro giorni, da giovedì 17 settembre a domenica 20, ha ospitato quest’anno la Catalunya, un antico territorio affacciato sul Mediterraneo, ricco di tradizioni e di fascino, condividendo con questo circa quaranta giochi tradizionali catalani e italiani posizionati gli uni accanto agli altri per facilitare le comparazioni e le riflessioni del pubblico, che viene anche invitato a intervenire dai giocatori, pronti a condividere antichi gesti ludici e a raccontare abitudini e storia del loro territorio. Per scoprire novità ed entrare nel vero cuore pulsante del Festival

abbiamo intervistato Giorgio Paolo Avigo, presidente dell’Associazione Giochi Antichi. Tredici anni di Tocatì, correva l’anno 2003. Difficoltà e soddisfazioni di questo grande show di strada riconosciuto a livello europeo? La difficoltà maggiore è quella di coniugare la propria vita e quindi lavoro e famiglia con questa iniziativa che necessità ora mai di essere seguita 365 giorni l’anno. Stiamo già ponendo infatti, le basi per il Festival del 2017 (ci confida il presidente con un tono di voce piacevolmente divertito e allo stesso tempo meravigliato, ndr) a questo si aggiunga che il 98% dello staff è formato da volontari che con passione e dedizione sostengo il progetto. La crescita rapida registrata, dall’edizione del 2003 quando il tutto si svolgeva in poco più di una piazza e una via e i giochi, erano otto a oggi dove la città è in sostanza un immenso parco giochi questa si è una grande soddisfazione, ma non solo. Le

soddisfazioni vanno a mio avviso, di pari passo con il coinvolgimento di amministrazione e cittadini e vedere in questi tredici anni di Festival l’aiuto e il sostegno dei primi e una partecipazione attiva da parte dei secondi non ha prezzo. Sorprese e novità per questa edizione 2015? Tra le sorprese sicuramente l’arrivo della Catalunya come terra ospite, popolo cui aspiravamo e che corteggiavamo da molti anni. Proprio per l’attenzione che pone alla tradizione del suo popolo, è un territorio che ha molto da insegnare soprattutto grazie al suo patrimonio immateriale, ricco di tradizione e storia. Importanti saranno poi gli incontri organizzati parallelamente, nomi di rilievo tra scrittori, giornalisti, editori e studiosi passeranno da Verona anche quest’anno per dare un contributo culturale a questo Festival. Quali sono le tappe fondamentali che contraddistinguono maggiormente, a suo avviso, la storia del Festival? I passaggi che ci hanno portato a essere uno dei Festival più importanti d’Europa sono tre. Come tre sono i momenti fondamentali che segnano, a mio avviso il Festival veronese. Il primo è legato alla prima edizione, il riscontro ottenuto in soli due giorni ci ha fatto capire come e dove dovevamo investire. L’attenzione andava posta sulle comunità di giocatori, loro i veri protagonisti. Secondo traguardo è


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ACCOGLIENZA & TURISMO

stato l’essere venuti a contatto con realtà e organizzazioni europee diverse. L’incontro ci ha fatto capire che il nostro non doveva essere un ragionamento isolato al nostro territorio ma più esteso, dovevamo guardare oltre, verso l’estero. Il confronto va fatto tra le diverse regioni italiane e le comunità europee per far nascere un valore aggiunto: questa contaminazione tra popoli non è una novità degli ultimi anni e

non è da attribuire solamente alle nuove tecnologie, alla comunicazione in rete, ai social network. La relazione tra i giochi esiste da sempre ed è fantastico scoprirlo tutte le volte, vedere come il gioco dei birilli spagnolo e francese abbia le stesse regole italiane, scoprire che la lippa o s-cianco è un gioco che non trova confini, giocato in tutto il mondo con regole pressoché identiche. L’ultima tappa che se-

gna non solo un momento storico per il Tocatì ma qualcosa che va oltre, è la centralità acquisita nel corso degli anni dal nostro desiderio di sostenere e promuovere i giochi tradizionali come strumenti di valorizzazione del patrimonio ambientale, architettonico nonché dei Beni culturali immateriali cosi come sono stati riconosciuti dall’UNESCO nel 2003 (anno della prima edizione del Festival, ndr).

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Poche settimane alla fine dell’evento milanese

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EXPO 2015: la chiusura si avvicina ma VeronaExpo non si ferma

di Chiara Boni

Quaranta giorni e poco più prima della chiusura dell’Esposizione Universale. Niente paura: VeronaExpo ha triplicato i suoi sforzi con tre viaggi a settimana e il grande impegno dei volontari che accompagneranno i veronesi a Milano.

Gli autobus di VeronaExpo partono ogni mercoledì, sabato e domenica. Il costo comprensivo di viaggio, biglietto d’ingresso e accompagnatore è di 58 Euro per gli adulti e di 38 per i ragazzi dai 4 ai 13, gratuito per i neonati fino a 3 anni.

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l tempo stringe: poco più di un mese e l’Expo Milano 2015 giungerà al termine. E se gli inizi potevano essere detti tranquilli, ora che il tempo è quasi scaduto le visite giornaliere arrivano a cifre da capogiro. Complice forse il meteo, ora più clemente rispetto alle caldissime giornate di agosto, e l’incredibile successo mediatico, l’Expo registra facilmente le 100mila unità giornaliere. Tanto che l’organizzazione, per agevolare il traffico di turisti ha anticipato di un’ora l’apertura dei cancelli, alle 9.00 invece che le 10.00 per gli ingressi Merlata e Roserio. Non c’è bisogno di dirlo, visitare l’Expo è un’occasione più unica che rara e con la chiusura dell’evento il 31 ottobre non c’è più tempo da perdere per provare l’esperienza magica di questa esposizione universale. Per chi ancora non avesse avuto l’oppor-

tunità di recarsi all’Expo, niente paura: VeronaExpo, l’Associazione Temporanea di scopo nata proprio per sfruttare al meglio tutte le opportunità dell’evento di Milano, offre a tutti i veronesi l’occasione di recarsi con il massimo comfort all’Esposizione Universale. «Uno degli obiettivi che ci siamo posti quando è nata l’ATS era quello di sensibilizzare i cittadini veronesi nei confronti di Expo e di dare la possibilità a tutti, persone con disabilità comprese, la possibilità di partecipare a un evento che in Italia non si ripeterà più da qui ai prossimi anni» afferma il presidente di VeronaExpo, Matteo Scolari, che aggiunge «ad oggi più di mille persone ci hanno dato fiducia salendo sui nostri pullman e la stragrande maggioranza di loro torna a casa dopo una giornata intensa e ricca di emozioni con

la ripromessa di tornare a Expo quanto prima. Per noi questa è una soddisfazione straordinaria». VeronaExpo infatti ha già accompagnato più di 1200 persone da Verona e zone limitrofe all’Expo grazie ai bus organizzati settimanalmente, che oltre al trasporto mette a disposizione giovani accompagnatori formati sui principali temi e servizi dell’Esposizione Universale. Una volta all’interno, i volontari di VeronaExpo accompagneranno i turisti nelle principali attrazioni e nei padiglioni più apprezzati con un tour guidato. Visto il boom di visite che non sembra volersi fermare, VeronaExpo ha quindi triplicato il suo impegno: tre autobus organizzati ogni settimana per assicurarsi che tutti i veronesi colgano l’occasione di visitare l’Expo prima della chiusura.


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UNIVERSITÀ L’iniziativa Kidsuniversity arriva in città

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L’Ateneo delle meraviglie Il polo veronese fino al 27 settembre apre le porte a bambini e bambine. In programma laboratori, spettacoli, dimostrazioni, incontri e pure una mostra. di Miryam Scandola Si ringrazia per la collaborazione Alexandra Ciobotaru

È

stato scelto il compleanno di “Alice nel paese delle meraviglie”, il centocinquantesimo per la precisione, per far entrare nelle sale del sapere i più piccoli. L’eroina di una favola senza principe, che insegue la conoscenza e il piacere della scoperta non poteva che essere la madrina ideale della versione scaligera della Kidsuniversity. Un format didattico internazionale, in Italia ancora poco diffuso, che l’Università, in stretta collaborazione con il Gruppo Pleiadi, realtà leader nella divulgazione scientifica, ha inserito nel suo cartellone di eventi, Univeronaxexpo. Il progetto, che gode del patrocinio del Comune di Verona - Istruzione e dell’Ufficio Scolastico Regionale, realizzato con il sostegno di Vivigas e con il contributo di Wishdays e CAD it, è rivolto in particolare ai bambini e ai ragazzi di età compresa tra gli 8 e i 13 anni. Oltre 40 laboratori sono stato proposti dai docenti dell’ateneo scaligero che coprono tutti gli ambiti di insegnamento e ricerca, dall’informatica alla biotecnologia, dalla

filosofia all’economia, per illustrare agli adulti di domani le più recenti ricerche e scoperte. Le attività non si svolgeranno solo nelle strutture del polo, ma coinvolgeranno, grazie all’entusiasta adesione, anche diverse realtà del territorio, dalla Biblioteca Civica al Museo di Castelvecchio, passando per Veronetta 129, D-Hub Atelier e il Museo Africano. Noi abbiamo chiesto alla prof.ssa Adriana Cavarero di raccontarci la prima edizione di questa Kidsuniversity veronese. L’iniziativa è indirizzata ai bambini, un target piuttosto diverso da quello che usufruisce del servizio universitario. Una sfida significativa..... Le sfide aprono sempre orizzonti interessanti e stimolanti; la fascia d’età (8-13) prioritaria per questa iniziativa prevede di coinvolgere e appassionare alla ricerca, bambini, bambine ma anche ragazzi e ragazze che hanno come caratteristica caratteriale la curiosità e la capacità di porsi continuamente domande. A tali quesiti vorremmo cercare di rispondere con competenza e passione, fornendo loro

approcci e strumenti utili, mettendoli in contatto con i nostri docenti, ricercatori e con professionisti che realizzeranno laboratori e attività interattive anche fuori le mura dell’ateneo. Tra gli eventi in programma, il prossimo 25 settembre si terrà Venetonight, la notte dei ricercatori. Perché è importante avvicinare i più piccoli, ma anche la cittadinanza tutta, al mondo della ricerca? Riteniamo che il lavoro dei ricercatori sia spesso poco compreso fino in fondo, solo perché si pensa che la ricerca sia qualcosa di non visibile, non utile. I più piccoli sono il veicolo migliore per spiegare, in quanto adulti di domani, che la ricerca scientifica può incidere positivamente sulle vite di tutti i giorni. Quest’anno abbiamo deciso di inglobare la Notte dei Ricercatori – che grazie all’unione di tutti gli atenei veneti si presenza nella nostra regione come Veneto Night – nella prima edizione della Kidsuniversity offrendo laboratori non solo per studenti ma anche eventi ed esperienze per adulti. Nell’anno


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della luce offriremo una serata per ‘vivere’ le stesse sotto diversi punti di vista con dialoghi scientifici, esperimenti e visioni notturne grazie alla collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica e Astrofili veronesi. Dalla classifica stilata dal Sole 24 Ore l’Università di Verona si conferma la migliore in Italia. Che valore ha questo riconoscimento per l’ateneo? Ha per noi un grande valore perché funge da riconoscimento del lavoro fatto fin qui per raggiungere l’eccellenza, sia nel campo della ricerca che in quello della didattica, e, allo stesso tempo, funge da stimolo e incoraggiamento per fare sempre meglio. L’università è una comunità - di docenti, personale tecnico-amministrativo e studenti - ed è l’intera comunità ad assere premiata da una classifica che ci vede al primo posto. Un risultato del genere è comunque il frutto di un impegno quotidiano da parte di tutti. Siamo inoltre contenti che

L’iniziativa Kidsuniversity arriva in città Prof.ssa Adriana Cavarero

Verona abbia un ateneo di cui può essere fiera. Come immagina l’università del futuro? Immagino un’università sempre più aperta e internazionale. Ma anche sempre più impegnata a formare e a premiare i migliori, con serietà e dedizione, ossia con impegno e giustizia. Immagino anche un allentamento della stretta burocratica che purtroppo ci affligge.

Inoltre, la scommessa è riuscire a comunicare, in modo sempre più efficace e diretto, la nostra passione per la ricerca e la cultura, interagire con la realtà, vicina e lontana, che ci circonda. Ogni giovane di talento sarà il benvenuto! L’immagine che abbiamo di noi, e che tentiamo di comunicare, non è quella di una torre eburnea ma di una porta spalancata sul futuro e sul mondo.

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INGEGNERIA&SOCIETÀ

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L’evento al Teatro Ristori

Talks Slidingdoors,

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di Miryam Scandola

pensieri tra limiti e possibilità Riflettere, contaminare e, perché no, anche condividere. Un incontro ricchissimo quello inserito nella rassegna Open. Ingegneri aperti alla città, che conta sei relatori di eccezione e la partecipazione straordinaria del cantautore David Van De Sfroos, insieme per valicare frontiere, oltrepassare soglie. D. Van De Sfroos

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onfine come luogo dove incontrarsi. Questo il tema provocatorio scelto per Talks Slidingdoors 2015, il roadshow ideato dal Consiglio Nazionale Ingegneri che approderà sul suolo scaligero il prossimo 24 settembre. Vengono dal mondo della cultura, della filosofia, della scienza e della ricerca, della musica e dell’architettura, i sette protagonisti dell’incontro che si terrà dalle 18 alle 21, presso il Teatro Ristori. La manifestazione inserita all’interno della rassegna culturale Open. Ingegneri aperti alla città, giunta quest’anno alla IV edizione, è promossa dagli Ingegneri di Verona e gode del patrocinio della Provincia e del Comune e di Fondazione Cariverona. «Dalla dimensione linguistico-geografica, realtà drammaticamente attuale, ai confini del mondo virtuale, che oggi ci sfuggono. Dalla tecnolo-

gia per la sostenibilità ambientale, all’esperienza di chi fa ricerca in ambiente estremo; dalle periferie dell’Africa alle periferie esistenziali delle nostre città, raccontiamo esempi di riscatto e inclusione sociale», spiega così le svariate tangenze che la scelta del tema ha comportato, Ilaria Segala, coordinatore della rassegna. Ad aprire la serata il cantautore e scrittore lombardo Davide Van De Sfroos, “contrabbandiere” musicale per vocazione e origine, nato com’è nel cuore del lago di Como, alla frontiera con la Svizzera. Ad affiancarlo Derrick de Kerckhove, sociologo e teorico dell’intelligenza connettiva, che elencherà i rischi del web 3.0. Racconterà di vite ai margini, invece, padre Renato Kizito Sesana, missionario comboniano, giornalista, scrittore e fondatore di Koinonia, una comunità cristiana che è presente nei più difficili slum dell’Africa. Sempre di periferie, ma questa volta geografiche, parlerà Chiara Montanari, ingegnere, e prima donna a guidare, per due volte, una spedizione italo-francese in Antartide. Atteso anche l’intervento di Giuseppe

Magro, ingegnere nucleare che presenterà la sua piattaforma social Q-cumber per la sostenibilità, selezionata dal governo inglese agli Start-Up Games di Londra nel 2012. Si aggiunge al già ricco programma lo sguardo innovativo dell’architetto e professore ordinario al Politecnico di Milano, Remo Dorigati, tra i curatori del progetto di rigenerazione urbana che ha dato vita, in occasione di Expo, al Refettorio Ambrosiano. Da ultimo la riflessione alta di Silvano Tagliagambe, professore emerito di Epistemologia del progetto al Dipartimento di Architettura dell’Università. «Il Confine, che può diventare - al contempo - limite e possibilità, rappresenta una dimensione qualificante del nostro contesto formativo, in cui il concetto della contaminazione dei saperi e dei linguaggi è elemento assolutamente fondante» commenta Massilimiliano Valdinoci, direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Verona, partner dell’iniziativa. Un tentativo di “fare sintesi”, dunque, tra tecnica e cultura umanistica, nella certezza che i confini, forse, esistano per essere condivisi.


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Al via il ciclo di incontri promossi da Pantheon

Essere giornalisti, oggi.

ACADEMY

a cura di Redazione

Periscope, video e (tanto) storytelling

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l giornalista, diceva qualcuno, ha un mestiere meraviglioso. Deve interpretare il presente. Ma per riuscirci in mano deve stringere gli strumenti giusti. E non basta più la penna, ormai. Dall’esigenza di interpretare il proprio tempo e di raccontarlo al meglio, Pantheon forte dei suoi sette anni di esperienza editoriale nel veronese, ha organizzato un percorso formativo per i futuri paladini dell’informazione. Grazie a un ciclo di tre incontri, con la collaborazione preziosa dei docenti di Verona Academy, Pantheon offrirà la possibilità a chiunque si interessi di comunicazione di scoprire e padroneggiare

l’informazione digitale. Rivolto a studenti universitari, ma anche a tutti coloro che vogliono fare della comunicazione il proprio lavoro, Pantheon metterà a disposizione la sua esperienza e la competenza di docenti esperti di web per un viaggio attraverso il mondo della comunicazione digitale. Si comincia il 19 ottobre, con una lezione che indagherà tutti i segreti di Twitter e Periscope, la nuova applicazione che permette di trasmettere in diretta una ripresa fatta con lo smartphone. Uno strumento imperdibile per chiunque sia appassionato di digital communication. La seconda lezione, prevista per il 23 novembre, verterà invece sulla

dimensione dell’editing video: grazie ai nostri preparati docenti realizzare e montare video sarà una passeggiata. Lo storytelling sarà invece il protagonista dell’ultima lezione, il 14 dicembre. I nuovi modi di comunicare possono sembrare insidiosi, ma questa lezione sviscererà tutti i segreti della narrazione nell’era dei social network. Il 5 ottobre si svolgerà la serata di presentazione, in via Torricelli 37, nella sede del giornale, una serata importante per i giovanissimi aspiranti giornalisti, ai quali, al termine del percorso formativo potrebbe essere offerta la possibilità di collaborare con la redazione.

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per chi è in possesso della verona experience card e per chi ha già partecipato al primo ciclo della Pantheon Academy

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19 ottobre

T w i t t e r e P e r i s co p e

2 3 novembre

Vid eo E d it in g

14 dicembre

S t o r y t e l l in g

Le lezioni si svolgeranno in via Torricelli 37 dalle ore 18.30 alle 22.


PROGETTO SCUOLE

Il giornale n classe

Pantheon entra nelle scuole

a cura di Matteo Bellamoli

Nell’anno scolastico appena concluso, Pantheon è riuscito, grazie alla collaborazione con alcune volenterose insegnanti dell’Istituto Comprensivo Giovanni Pascoli di Grezzana, ad entrare nelle scuole primarie per spiegare ai ragazzi il funzionamento di una redazione e le complesse procedure di realizzazione di un magazine. Il progetto è stato il completamento di un percorso che i ragazzi hanno compiuto durante tutto l’anno. Dapprima hanno partecipato alla mostra del libro, quindi

GREZZANA Le classi V a Grezzana

hanno ospitato una Guardia Forestale che ha spiegato loro le caratteristiche di alcune specie autoctone della Lessinia e quindi hanno ospitato Pantheon. Quale collegamento tra tutto ciò? I ragazzi hanno scoperto come creare un pezzo giornalistico o un prodotto editoriale per un magazine, e quindi attraverso un laboratorio hanno realizzato i loro lavori giornalistici collegati a quanto avevano appreso durante gli incontri con la Guardia Forestale. A Lugo le classi hanno scritto un’intervista doppia;

a Stallavena e Alcenago hanno registrato il video di un’intervista; a Grezzana hanno registrato l’audio per un video di approfondimento; ad Azzago hanno realizzato rebus e puzzle; ad Erbezzo hanno disegnato le copertine del magazine mentre i ragazzi della secondaria di primo grado hanno scritto un articolo. Pubblichiamo tutti i lavori nelle prossime pagine ringraziando tutti coloro che si sono impegnati per la realizzazione di questo bellissimo progetto.

Classi coinvolte: classi IVA e IVB I ragazzi hanno registrato l’audio di un video di approfondimento giornalistico, che poi è stato montato in redazione e che potete vedere tramite il QR di questa pagina.

In apertura del progetto, il nostro Matteo Bellamoli ha incontrato anche le classi VA, VB e VC della primaria di Grezzana spiegando loro la figura del giornalista, alcune regole per essere buoni giornalisti e il funzionamento di una redazione, incontrando una grandissima attenzione da parte dei ragazzi che hanno saputo intervenire con domande pertinenti e tanta curiosità.

Classi coinvolte: classi IV Primaria (Stallavena) e classi V Primaria (Alcenago) I ragazzi hanno invitato a scuola il nonno Lino Ceschi che ha raccontato una storia sul lupo. La storia è stata registrata e montata su un video in cui poi sono state inserite anche alcune domande dei ragazzi. Potete vedere il video tramite il QR di questa pagina.

STALLAVENA & ALCENAGO Fotografa codici QR per visualizzare i video delle scuole di Grezzana e Stallavena-Alcenago.


PROGETTO SCUOLE

IL GIORNALE IN CLASSE

Classi coinvolte: tutte le classi V della Primaria I ragazzi hanno realizzato tre mini-cruciverba e tre puzzle sintattici. 1

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1 Bibita nera dissetante 2 Animale grosso e feroce 3 Animale con il collo lungo 4 Una bella località nelle colline di Grezzana 5 Studia regioni, stati e continenti 6 Materiale concreto?? 7 Viola in inglese 8 Capitano della Roma

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1 La indossano le persone calve 2 Nome di Toni 3 Contrario di sporco 4 Mondo in inglese 5 Materia con numeri e forme 6 C’è anche quello di topolino 7 Cibo goloso che ti fa ingrassare

1 E’ un mammifero che vive nel mare 2 Sensazione che induce a grattarsi 3 Persona senza capelli 4 Vive nella paludi (in inglese) 5 E' un animale velenoso (in inglese) 6 Lo sono le famose tartarughe dei cartoni

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IL GIORNALE IN CLASSE

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Pantheon

Classi coinvolte: classi IV e V della Primaria e classe I Secondaria di Primo Grado. I ragazzi della Primaria hanno realizzato alcuni schizzi per una copertina dedicata alla marmotta, mentre i ragazzi della Secondaria hanno scritto un articolo relativo ad un incontro che hanno avuto a scuola in merito alla sicurezza di internet.

I rischi di internet

La polizia postale entra nella scuola media di Erbezzo per parlare dei pericoli di internet a tutti gli studenti.

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l giorno 18 marzo 2015 alle ore 9:00 è stato ospite alla scuola media di Erbezzo l'agente della polizia postale V. Erzonelli che ha spiegato ai ragazzi i rischi e i pericoli che si trovano in internet. La rete è ormai entrata nelle nostre case ed è usata per qualsiasi cosa. Questa innovazione tecnologica presente nel mondo da ormai 15 anni è senza dubbio la più sconvolgente. In rete infatti si trova tutto ciò di cui si può aver bisogno : ricette, mappe, annunci, informazioni e chi ne ha più ne metta. Purtroppo però c'è il rovescio della medaglia: la possibilità di cadere nei tranelli di alcuni pedofili, i quali adescano sui social network i minorenni. Tali adulti danno false identità e forniscono risposte fasulle ai problemi degli adolescenti; una volta che riescono ad essere diventati amici, fis-

sano appuntamenti in posti isolati. Quello che si deve fare é dirlo ai propri genitori e incontrarsi in luoghi pubblici e frequentati; quello che non si deve fare è incontrarsi in luoghi isolati. I social networks (Facebook, Twitter e Instagram per esempio) sono siti di socializzazione in cui si possono incontrare amici che conosci di persona, ma anche soggetti di cui non si conosce l’identità. Allora non si sa mai chi c'è dall'altra parte! Come sopravvivono i social? La risposta è molto semplice: questi vivono grazie alle pubblicità che pagano per essere postate in rete. Ad esempio le multinazionali per una vendita e guadagno maggiore, postano le loro pubblicità sul profilo dell'utente venendo così a conoscenza dei gusti dei giovani visualizzando le foto del vestiario e degli acces-

sori. Cosa succede se si posta una propria foto? Ci si rende visibili e rintracciabili anche a eventuali malintenzionati. Il signor Erzonelli ha concluso l'incontro con la proiezione di diversi video scelti dagli alunni. Quello che ha colpito di più i ragazzi è stata la storia a bigliettini di Amanda Todd: in seguito ad azioni di cyber bullismo (sue foto postate e insulti pesanti), la ragazza è andata in uno stato depressivo, procurandosi lesioni fisiche e “sentimentali”. Come risultato di questo incontro i ragazzi sono cambiati moralmente e staranno più attenti nell'uso di internet e dei social networks. Ragazzi e professoresse ringraziano vivamente il signor Erzonelli di aver messo a disposizione una mattina del suo tempo per mettere in guardia i più giovani sui pericoli nascosti in rete.


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PROGETTO SCUOLE

IL GIORNALE IN CLASSE

Classi coinvolte: classi VA e VB I ragazzi hanno realizzato un’intervista doppia al lupo e al contadino per evidenziare le differenze di punti di vista nella realizzazione di un prodotto giornalistico che deve mantenersi neutrale. Per ragioni di spazio pubblichiamo qui solo una parte dell’elaborato, che potete trovare in versione integrale sul sito www.giornalepantheon.it

INTERVISTA DOPPIA AL LUPO E ALL’ALLEVATORE

IL LUPO

L’ALLEVATORE

Chi sei? Salve, sono Slavc, lupo sloveno che si è innamorato di bella lupetta italiana, Giulietta. Viviamo a un tiro di schioppo da Verona, nei boschi della Lessinia, dove abbiamo messo su famigliona con nove cuccioli.

Chi sei? Buondì, sono Arturo e vivo con mia moglie Gertrude e i miei figli in Lessinia. Proprio qui doveva venire quel lupaccio a trovarsi moglie? Come dice il detto “Moglie e buoi… ops lupi…. dei paesi tuoi!”.

Perché hai scelto di vivere lì? Tra i boschi ci sono dei biocorridoi, cioè dei corridoi naturali che permettono agli animali selvatici di muoversi in libertà: è proprio grazie ad uno di questi, quello che collega i boschi del veronese con quelli della vicina Slovenia, che io e Giulietta ci siamo potuti incontrare e conoscere. Cari miei, come sempre decidono le donne: l’ho conosciuta qui e ha deciso che saremmo rimasti qui! Da un certo punto di vista, meglio così: vi immaginate portarla fino in Slovenia con tutto il peso del piumone che si porta addosso?!

Cosa pensi del posto in cui vivi? Mi piace proprio il posto in cui vivo, il contatto con la natura, allevare il mio bestiame e coltivare i campi; stare all’aria aperta, con tanta pace e tranquillità…sarebbe tutto perfetto se non fosse per la recente comparsa di quei lupacci! Perché a loro piace così tanto la montagna? Non sono mai andati al mare? non hanno mai pensato di trasferirsi in un bello zoo? E’ come un bosco di lusso: cibo a volontà con sevizio in tana, tanti amici e belle lupacchiotte (non dirò niente a Giulietta), essere le star dei bambini e delle loro foto…

E’ facile incontrarti? No, è molto difficile vedermi passeggiando lungo un sentiero nel bosco: sono per natura schivo, riservato, preferisco evitare, quando è possibile, l’incontro con voi uomini. Nel caso di incontri ravvicinati, noi lupi scappiamo… persino di fronte ai bimbi!

E’ facile incontrarlo? Non mi sembra che sia difficile incontrarlo, senti qua: tre femmine di asino uccise vicino a S.Anna d’Alfaedo; due vitelle vicino a Bosco; Tre asinelle nel Comune di Erbezzo… e il responsabile è quasi sempre il lupaccio. Siamo noi ad aver paura di lui, non lui di noi!

Quali sono le tue qualità, i tuoi pregi? Modestia a parte, sono un animale molto intelligente e colto: ho studiato il greco, non a caso sono un lupo alfa! Sono dotato di grande altruismo e spirito di assistenza verso gli individui deboli e bisognosi del mio branco; un grande affetto mi lega ai miei compagni. Sono anche un ottimo atleta: …Per questo, a Lugo, sono diventato il simbolo dell’associazione sportiva del paese!

Quali sono le sue qualità, i suoi pregi? Alcuni esperti dicono di lui che è un animale affettuoso e altruista, ma in che senso? Nel senso di….altrui? Di violare la proprietà privata altrui? Ah sì, allora sono d’accordo! E attenzione! Si parla solo di affetto solo verso il suo branco, non nei confronti di noi uomini… Se la situazione continua così, mi rivolgerò all’avvocato per far valere i miei diritti!

Che rapporto hai con l’uomo? Sono una vittima dell’uomo: sono preda da tempi lontani dei bracconieri e delle trappole, ora degli allevatori e…dei guidatori! Solo qui in Italia, ogni anno, muoiono almeno 300 miei simili e molti per incidenti stradali. Non sapete proprio guidare! Sia uomini che donne, al volante, sono tutti un pericolo costante! Guidate sulle strade extraurbane come su un circuito di Formula Uno! Continuiamo ad essere una specie minacciata…

Che rapporto hai con il lupo? Non buono. Siamo una specie minacciata dal lupo. Se continuiamo così saremo noi ad estinguerci! Almeno se ne stessero nei boschi, invece no… invadono anche le strade! Sbucano all’improvviso, attraversano la strada: per loro non esistono le strisce pedonali! Così si frena di botto col rischio di finire contro un albero.. Così poi si deve riparare l’auto e portare pure il lupastro investito dal veterinario! Dopo il danno…la beffa!

Che cosa vorresti dire all’uomo se potesse comprendere i tuoi ululati? Uh uh uh, vorrei tanto che mi lasciasse in pace e che riconoscesse che sono una presenza importante per mantenere gli equilibri naturali degli ecosistemi di cui sono parte. Vorrei fargli capire che, proteggendomi, non difenderebbe soltanto me, ma anche l’intero ambiente montano.

Che cosa vorresti dire al lupo se potesse comprendere le tue parole? Ah, gli vorrei ordinare di andarsene. Devono esistere anche loro? D’accordo, ma che vadano a vivere da un’altra parte, isolati, lontani da noi! Perciò…

Ringraziamo il dirigente scolastico e le insegnati dell'Istituto Comprensivo Giovanni Pascoli di Grezzana che, con entusiasta convinzione, hanno fatto entrare Pantheon tra i banchi delle loro classi.


TERRITORIO La sfida green di tre ragazzi della Val d’Illasi

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Edilizia e arredo sostenibile, ecco come la natura entra in casa Claudio Gaiga e i gemelli Omar e Massimo Finetto, di Selva di Progno e di Badia Calavena, hanno dato vita alla Naturalhome®, un progetto che, dalla bioedilizia passando per l’arredo sostenibile, si propone di rendere l’abitazione naturale al 100%. di Ingrid Sommacampagna

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ase in paglia e arredamento in legno. Non siamo tornati nel 1800 (secolo di nascita delle abitazioni in paglia nel Nebraska con l’arrivo della macchina imballatrice, ndr), ma ci troviamo a Selva di Progno e a Badia Calavena, dove Claudio Gaiga, 30 anni, e i gemelli Omar e Massimo Finetto, 25 anni, realizzano progetti relativi alla bioedilizia e all’arredamento con tronchi d’albero. Claudio, grazie all’esperienza nell’edilizia tradizionale e in quella innovativa, con Omar costruisce case di paglia con struttura di legno, senza l’utilizzo di colle e resine ma intonaci di argilla, calce naturale, sabbia, cocciopesto, recuperando materiali esistenti, usando isolanti anche in canapa. Si tratta di elementi naturali rinnovabili che garantiscono il benessere di chi ci abita, senza creare muffe, aria viziata, batteri, malattie e la temperatura all’intero è ideale per ogni stagione. Suona strano sentire Un’abitazione realizzata con la paglia

parlare di prodotti che sembrano appartenere a un’epoca lontana, dal momento che siamo abituati a possedere cose sempre più tecnologiche ma usa e getta; infatti, è dimostrato che quelle case costruite ancora due secoli fa con

la paglia sono tutt’ora abitabili, al contrario di quelle in cemento che vanno via via rovinandosi; dunque la storia dei tre porcellini che tanto ci hanno inculcato per vendere il cemento non vale più. «La paglia è antisismica, ignifuga, ecologica, ecosostenibile, economica, anallergica, isolante termicamente e acusticamente, al punto che viene addirittura utilizzata nelle sale di registrazione e nelle barriere delle autostrade. A livello di risparmio energetico qualitativo si trova già in classe A+», spiega Claudio che ha realizzato quattro case in paglia, di cui una in Sicilia, e sta finendo di costruire la sua, che sarà la prima a Selva di Progno. «Ho avuto l’illuminazione da un libro e da lì ho cercato sempre più informazioni, svolgendo corsi pratici e teorici. La struttura è in legno e lo strato di paglia inserito è di 37cm, reso ignifugo, compresso e rasato per far sì che l’intonaco aderisca meglio; sopra si


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mette la calce, poi il legno e le tegole. Utilizziamo anche l’argilla mescolata con la sabbia che fa massa, accumula calore e regolarizza l’umidità della stanza, tirando via gli odori. Alcuni studi sostengono che riesca addirittura ad allontanare le onde elettromagnetiche e se c’è troppa umidità la assorbe. La paglia, come classe di resistenza è RE120, perché in caso di incendio, potrebbe bruciare per due ore, ma non succederebbe niente», conclude. Claudio e Omar possiedono e usano una molazza, unica nel veronese se non nel Veneto, ovvero una betoniera con due grandi ruote di pietra, utilizzata soprattutto nel sud d’Italia per impastare intonaci di calce, argilla e coppi. «La bioedilizia sta avendo un grande riscontro perché le persone si stanno accorgendo che vivere con materiali naturali significa vivere in maniera sana. Noi non compriamo premiscelati, perché l’aria, l’umidità e altri fattori non possono essere uguali sia a Venezia che a San Giorgio; l’intonaco viene creato da noi, e le dosi fatte in base al lavoro che c’è da svolgere. Alcuni provano a costrui-

La sfida green di tre ragazzi della Val d’Illasi re case in paglia ma servono esperienza e studi continui», conclude Claudio. Omar e Massimo Finetto hanno portato avanti la passione del padre per il legno specializzandosi nel restauro mobili, nelle pirografie, disegni, pitture e sculture su questo materiale. Con la Naturalhome® i tre si occupano anche di una linea d’arredamento con tronchi interi e legno massiccio, utilizzando per gli esterni una vernice all’acqua a base di oli idrorepellenti, impiegando anche materiali di recupero. «La fantasia la esprimiamo su tavoli in legno, letti, panche, orologi, librerie, mensole, divani, specchi, vassoi, taglieri, allestimenti per fiere ed eventi, banconi (fatti con balle di paglia e legno), e tanto altro, costruiti con l’aggiunta di incastri di ferro e dotati anche di ruote; gli arredi sono tutti pezzi unici, durevoli, di stile e comodi, smontabili e rimontabili in pochi minuti. La pianta (di qualsiasi tipo appartenente alle nostre zone) viene pulita, levigata e verniciata senza solventi lucidi o opachi in modo che il legno resti nella sua caratteristica primaria; è la casa che si adatta alla pianta non il con-

I gemelli Omar e Massimo Finetto, in basso Claudio Gaiga.

trario», spiega Omar. «Tra i nuovi progetti un lavandino, due poltrone, un espositore per bottiglie di vino e anche un ristorante con tetto di castagno, paglia più intonaco e l’argilla, con una sala da pranzo che avrà tavoli di paglia», conclude Massimo.

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SALUTE & BENESSERE Sul ring della vita a combattere ogni giorno contro la sclerosi multipla

di Marta Bicego

A Verona, sono oltre 2 mila gli individui affetti da tale patologia per la quale, ad oggi, non esiste una cura. Tra questi c’è Antonio Giordano, presidente della sezione provinciale dell’Aism ed esempio di speranza.

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osa faresti se domani scoprissi di avere la sclerosi multipla?». È una domanda a bruciapelo quella che Antonio Giordano rivolge, senza troppi giri di parole, ma che nasconde altrettanti interrogativi. A essere concreto l’ha imparato dal male del quale è affetto, da circa vent’anni: «Una patologia non mortale, non contagiosa né genetica. Una patologia che, al momento, non ha una cura: sfortunatamente ti accompagna per sempre e coinvolge oltre al malato anche la famiglia, la cerchia delle amicizie e degli affetti». Una convivenza forzata, fa intendere, davanti alla quale ognuno deve decidere che cosa è meglio fare per sé. Antonio Giordano è una persona dinamica, uno sportivo che non si scoraggia davanti alle sfide. E quell’inattesa diagnosi arrivata a marzo del 1995, nel giorno del suo ventitreesimo compleanno, non è stata d’ostacolo alla sua intra-

Antonio Giordano

prendenza. Anzi, tempo un anno, ed è entrato nelle fila dell’Aism per poi diventare presidente di una delle 100 sezioni provinciali della onlus. È l’Associazione italiana sclerosi multipla: punto di riferimento, a livello nazionale, per le persone affette da sclerosi multipla e per il sostegno alla ricerca scientifica. «Formazione e informazione sono fondamentali» premette, iniziando a illustrare le attività della sede veronese, in via Nicola Mazza. Qui si pensa alle indicazioni pratiche, con uno sportello attivo cinque giorni su sette, dalle 9 alle 15; si bada al benessere del corpo, con quella che chiamano «attività fisica adattata» incentrata su esercizi idonei praticati da operatori adeguatamente formati; infine alla salute della mente, offrendo supporto psico-

logico a malato e familiari. «Con l’anno nuovo partirà un gruppo di auto mutuo aiuto» annuncia. Mentre, in autunno, aprirà una volta al mese nei tre ospedali di Negrar, Borgo Trento e Borgo Roma un “infopoint” Aism, gestito da due volontarie con sclerosi multipla, per dare una prima accoglienza a chi scopre di avere la malattia. E non ha idea di dove andare a sbattere la testa. A Verona, sono oltre 2 mila gli individui malati. Di questi, evidenzia, «meno di un centinaio sono iscritti all’associazione, forse per timore di manifestare la loro condizione». Atteggiamento diffuso in tutta Italia dove, di malati, se ne contano ben 72 mila. Due su tre sono donne. Tantissimi sono i giovani poiché la ricerca scientifica, oltre ad aver migliorato i farmaci, ha affinato la diagnosi dunque


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SALUTE & BENESSERE molti casi ora si scoprono in età pediatrica. «La patologia è insidiosa e – prosegue – non è uguale per tutti: i sintomi sono simili, ma ognuno li affronta in maniera differente». Questione, ancora una volta, di scegliere: «Ho deciso di non combattere contro la sclerosi multipla, sarebbe una lotta impari e tempo perso. Ho deciso di essere attore principale della mia vita, di considerare la malattia come occasione di crescita, non come un limite al fatto di poter lavorare, sposarmi, avere le mie soddisfazioni». Non è per tutti così: di mezzo ci sono la disabilità, il timore di perdere il lavoro, le ricadute che indeboliscono il fisico. Per questo Giordano non si stanca di raccontare la sua esperienza, senza negare la gravità della malattia, ma cercando di dare speranza. Nonostante tutto. A chi è malato, di

frequente, esemplifica il suo percorso paragonandosi a un lottatore che sale sul ring e combatte, per il resto della sua esistenza. «A dare la forza sono la famiglia, la società, la ricerca scientifica. Tutti sono coinvolti. Una malattia grave può capitare a chiunque, a fare la differenza è come si sceglie di affrontarla: l’importante è – conclude – non gettare mai la spugna». INIZIATIVE DI SOLIDARIETÀ Sabato 10 e domenica 11 ottobre migliaia di piazze italiane accolgono “La mela di Aism”, iniziativa di solidarietà promossa dall’Aism e dalla sua Fondazione Fism. Con un contributo minimo è possibile sostenere la ricerca scientifica sulla sclerosi multipla: una patologia per la quale, al momento, non esiste una cura risolutiva. All’appuntamento, nazionale, si affiancano altre attività promosse

dalla sede provinciale scaligera: il 17 ottobre, presso il gruppo operativo di Legnago, con un incontro formativo; e in novembre, a Verona, un convegno per fare il punto sulla malattia e in particolare sui diritti dei malati. In riva all’Adige la onlus Aism si trova al civico 52 di via Nicola Mazza, a Veronetta. Telefono 045 8001272; email aismverona@yahoo.it; sito internet www.aism.it/Verona

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SOLIDARIETÀ & NO PROFIT

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Il volontariato veronese in festa

di Francesca Mauli

La quindicesima edizione della Festa del Volontariato, che si terrà il prossimo 27 settembre in piazza Bra, si arricchisce di importanti novità, sulla scia di cinque parole d’ordine: incontri, confronti, attività, dimostrazioni e divertimento

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omenica 27 settembre, tutti i veronesi – bambini, giovani, adulti e nonni! – sono chiamati a partecipare alla Festa del Volontariato. Un appuntamento tradizionale nel panorama locale di inizio autunno, una celebrazione dell’impegno e della dedizione delle migliaia di persone che si danno da fare, gratuitamente, per l’altro, per la nostra società e il nostro territorio, che quest’anno è caratterizzato da una serie di novità. «Giunti alla quindicesima edizione, abbiamo pensato che fosse ora di innovare» spiega Chiara Tommasini, presidente del CSV- Centro Servizi per il Volontariato di Verona, organizzatore della Festa insieme all’Assessorato ai Servizi Sociali e Famiglia del Comune, con il sostegno della Banca Popolare di Verona e il supporto di Acque Veronesi, AMIA, AGSM e i Cantieri del Bene Comune. Scopo di questi cambiamenti è la volontà di creare una maggiore interazione diretta tra le associazioni e il pubblico, ma anche tra le associazioni stesse che, pur facendo parte dello stesso territorio, non hanno ancora valorizzato l’opportunità di lavorare insieme. «L’imperativo è lavorare in squadra per perseguire gli stessi obbiettivi. E con questo spirito, in fase organizzativa, sono state scelte alcune tematiche di attualità, su cui le associazioni hanno lavorato in rete, per poi proporre ai veronesi, in occasione della Festa, percorsi, attività e dibattiti che si snoderanno

attraverso tutta la giornata, nella sede principale della Festa, in piazza Bra, ma anche in piazzetta Santi Apostoli, dove sarà possibile visitare l’Emporio della Solidarietà, gestito dalla Rete Talenti, e al Bastione di San Francesco, dove Legambiente, con i cittadini che vorranno partecipare, si prenderà cura dei luoghi trascurati della città» prosegue la Presidente. La giornata di domenica sarà preceduta da due incontri. Venerdì 25 settembre, alle 17, nell’aula magna della Facoltà di Economia, si parlerà di Bene Comune e del riutilizzo degli spazi in disuso, insieme all’Associazione AGILE, che si occupa di analizzare e sensibilizzare su questo tema nel territorio veronese, a docenti universitari, a esperti nazionali e a realtà del mondo no-profit. «Un argomento che sta riscuotendo grande interesse, perché gli spazi in disuso,

oggi abbandonati all’incuria e al degrado, potrebbero avere nuova vita proprio grazie all’utilizzo da parte di realtà del Terzo Settore, associazioni che sono esse stesse un “bene comune” fondamentale» spiega Chiara Tommasini. Sabato 26 settembre, alle 15.30, nella sala convegni del Banco Popolare di via San Cosimo, avrà luogo l’incontro “#nonsonoangeli Volontariato e comunicazione per una nuova narrAzione”, una tavola rotonda incentrata sulla volontà di testimoniare come prendere parte alla vita del proprio territorio non sia un atto eroico da raccontare con metafore divine – ecco spiegato l’hashtag #nonsonoangeli ma come rappresenti invece uno stile di vita e di cultura comune a migliaia di normalissimi “cittadini responsabili” attivi nel veronese. Emerge chiaramente, da parte degli organizzatori, la volontà di


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SOLIDARIETÀ & NO PROFIT rendere questa Festa del Volontariato un evento sempre più rivolto a tutta la cittadinanza veronese, non solo alle migliaia di volontari che ogni giorno si danno da fare per costruire una società più accogliente. «Il volontariato veronese sta invecchiando – conclude Chiara Tommasini – in parte perché l’età pensionabile, quella in cui tradizionalmente si ha tempo per dedicarsi con costanza al volontariato, si sta alzando sempre di più, in parte perché oggi è molto difficile “agganciare” i giovani, che vivono in un modo veloce e perennemente “connesso”. Si diffonde inoltre sempre di più il cosiddetto “volontariato occasionale”, quello legato a particolari eventi, come Expo, mentre le associazioni impegnate in maniera continuativa faticano a trovare nuovi volonta-

ri, soprattutto giovani, e chi possa ricoprire incarichi direttivi, che richiedono un impegno maggiore e continuativo. Per aiutare le associazioni veronesi a intercettare nuovi volontari e a utilizzare le nuove forme di comunicazione, abbiamo messo in piedi una serie di corsi di formazione in questo ambito, attraverso i quali i giovani possono imparare ad esprimere i propri talenti e a dare nuova linfa alle asso-

ciazioni stesse. Inoltre, nell’ambito del Servizio Civile, abbiamo iniziato a utilizzare una modalità di “scambio dei volontari” tra diverse associazioni, in modo che questi ultimi possano fare esperienza in realtà diverse, favorendo la conoscenza e la cooperazione reciproche». Per visualizzare il programma completo: www.csv.verona.it

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SPECIALE

I 100 anni della Grande Guerra

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La musica per ricordare La memoria si trattiene anche in una canzone, se si ha il coraggio di ascoltarla. Dall’esigenza di non tralasciare, di non dimenticare nasce la raccolta musicale La piastrina della steppa, un omaggio commosso agli alpini di tutte le guerre. di Giovanna Tondini

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nostri padri raccontano. Sono loro la nostra memoria. Sono loro quelli ancora in grado di farci suscitare emozioni su argomenti che oggi non ci toccano direttamente. Come la guerra. Ne sentiamo parlare continuamente, di quella presente e di quella passata. C’è chi, proprio grazie ai racconti, ha coltivato una sensibilità negli anni, che nel tempo si è trasformata in riconoscimento per chi ci ha preceduto. Un riconoscimento che, come nel caso di Maria Fioroni, ha dato frutto a opere di grande valore, come un museo o un monumento. Oppure una canzone. La musica è il modo con il quale Daniele Bellorio ha «chiuso un cerchio aperto» con suo padre. «Lui mi raccontava della prigionia durante la seconda guerra mondiale nel campo di concentramento di BergenBelsen, ma lo faceva con tatto, perché non voleva che sapessi tutto». Perfino i diari che scrisse dopo la guerra li ha nascosti, e se ne sono andati con lui qualche anno fa. Troppa crudeltà. Non necessaria da sviscerare

in tutti i suoi dettagli. Ma ciò è bastato per fare emergere in Daniele quella sensibilità che lo ha portato a collaborare con il progetto musicale di Giuseppe Bolla. «Quando me ne ha parlato ho accettato subito». Nessuna esitazione dunque per elaborare 6 arrangiamenti musicali sui 12 testi scritti dallo stesso Bolla. «È stata l’occasione per toccare alcune corde necessarie a smuovere le persone». Con l’obiettivo di rendere «omaggio all’abnegazione dei soldati alpini, a ciò che hanno patito per la difesa della nostra patria e per noi». E Giuseppe Bolla è una certezza nella scrittura di testi musicali. Musicista dagli anni Sessanta, collaboratori di artisti italiani di fama nazionale, anche lui ha vissuto l’esperienza del racconto. «Mio padre fece la guerra in Russia, nella steppa». Nel 2013 Giuseppe partecipa a un viaggio nella steppa, insieme agli Alpini. «È stato così, che parlando un po’ con altri amici durante la tradotta è nata la canzone La Piastrina della steppa», titolo

del progetto e del cd da poco pubblicato. Giuseppe ha scritto così 12 brani, dedicati «a tutti gli amici alpini eroi e martiri di tutte le guerre». «Sei motivi tristi e sei motivi allegri», ci spiega Bolla, sulla prima e seconda guerra mondiale. Una storia che in fondo si ripete, intessuta di temi universali. Così i “Ragazzi del ’99” potrebbero essere gli stessi che hanno combattuto vent’anni dopo, «giovani come loro, mandati come loro allo sbaraglio». «Mentre scrivevo pensavo a mio padre, come se lui fosse stato il padre di tanti altri», ci confida l’autore. Anche questa a ben vedere è una storia che si ripete. Fondamentale per il nostro senso di identità nel luogo e nella comunità in cui viviamo. Già nell’Ottocento la famiglia veniva proposta come il «vero nucleo del carattere nazionale» e a essa era affidato il compito formativo connesso. E in particolare «alla figura maschile era affidato il compito di attore della sfera pubblica e di custode della memoria storica».


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Oggi Daniele ci porta con estrema cura le copie dei documenti che parlano del padre in tempo di guerra e delle ricerche da lui stesso svolte per comprendere meglio ciò che il padre ha vissuto. Il suo interesse è vero, autentico. E questa preziosa eredità, di Daniele, così come di Giuseppe, è riuscita a raggiungere la sua primavera, con dei frutti originali che gli hanno valso il riconoscimento delle istituzioni, a partire da quella degli Alpini. «Il nostro è un discorso innovativo, che va oltre a quello dei cori». Si parla infatti in una chiave attuale, «da cinquantenne e non più da ottantenne», puntualizza Bolla. Senza dimenticare che “La donna militare” è uno dei primi brani musicali in assoluto dedicati a questa figura. Canzoni dunque, per ricordare e ringraziare chi ci ha preceduto, lottando.

I 100 anni della Grande Guerra

Riportiamo, di seguito, il testo della canzone “I ragazzi del'99” Sotto una pietra tra il filo spinato/ la cavetta di un soldato ho trovato/ aprendola ho visto un foglio ingiallito/ un martire ha lasciato l'ultimo scritto. Il 24 maggio diventai soldato/con la baionetta al massacro sono andato/ ho combattuto sul Grappa Pasubio e Amelo/tra le petraie del Carso Ortiga e Montelo. RIT. Ragazzo del' 99 sono stato/partito quando la patria ha chiamato/i miei cari a casa ho lasciato/l'amore per la patria ha trionfato. Anche il Piave di sangue era mac-

chiato/giovani al sbaraglio hanno mandato/i loro corpi per terra han recuperato/luoghi di memoria per chi non è tornato. A Caporetto nelle trincee tutto è bruciato/tanti fratelli nel fango ho lasciato/ piangendo per il destino a lor toccato/a lutto la bandiera ho ammainato. Col tempo anche i reduci tornati/la Madonna con sé li ha chiamati/il 4 novembre giorno della vittoria/ai ragazzi del 99...onore e gloria. Il 4 novembre anniversario alla memoria/ai ragazzi del'99....onore e gloria

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CITTA’ E DINTORNI Vi sveliamo le segrete bellezze dell’Archivio scaligero

I “Gioielli”

dell’Archivio di Stato

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di Erika Prandi

In occasione dell’iniziativa “Expo e i suoi territori” ogni sabato dalle 10 alle 13 fino al 31 ottobre si potranno ammirare alcuni dei più importanti documenti storici e curiosare tra i depositi generalmente chiusi al pubblico.

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’Archivio di Stato di Verona apre le porte al pubblico e mostra i suoi “gioielli”. Tutti i sabati fino al 31 ottobre, in concomitanza con Expo, sarà possibile visitare i nuovi locali posti al primo piano dell’ex Magazzino “del grano”, ora completamente ristrutturato dalla Fondazione Cariverona. Dalle 10 alle 13 un funzionario condurrà i visitatori nell’ampio salone (600 metri quadrati) nel quale sono esposti, entro opportune teche in vetro, alcuni dei documenti più antichi qui conservati. Si tratta di opere preziose che custodiscono frammenti di storia della nostra società, utili per capirne i cambiamenti ma, soprattutto, importanti per ricostruirne il passato. L’Archivio di Stato di Verona, infatti, è stato istituito l’8 aprile 1941 e comprende gli Antichi archivi veronesi (che ne costituiscono il nucleo es-

senziale, ndr), i fondi monastici, lo Stato civile napoleonico, e molto altro, per un totale di ventidue km di scaffalatura. In tutto questo c’è materiale che abbraccia dieci secoli di storia con antecedenti a partire dall’VIII secolo. Vi sono conservate 80mila pergamene, molte delle quali di grande pregio, e un importante complesso di documentazione costituita dagli archivi di famiglie e persone in cui si trovano atti precedenti l’anno mille. In questi vi compaiono i nomi delle casate più illustri della città scaligera come i Bevilacqua, i Campagna, i Cartolari, i Da Sacco, i Giusti, i Malaspina, i Dal Verme. Infine, non è da dimenticare la cospicua mole di documenti delle corporazioni religiose e delle compagnie laiche soppresse. Ma partiamo dall’inizio. All’ingresso del complesso, ai lati della porta, pochi ci fanno caso o si soffermano a guardarle: ci sono due sculture in marmo (vere o finte che siano ma con tanto di targhetta) dell’artista Fabio Viale. Varcato il portone principale un’ampia scala conduce al piano superiore dove ha sede l’archivio statale. Qui, nel nuovo salone adibito a consultazione dei testi antichi, si trovano varie teche espositive. Si possono ammirare documenti regi e signorili su pergamena, oltre a mappe del periodo della dominazione veneziana. Di notevole pregio un documento su pergamena del 10 agosto 1073 che informa della donazione di terreni fatta dalla contessa Beatrice e da sua figlia Matilde di Canossa all’abate del monastero di San Zeno, Varnerio, per “bene dell’anima propria” e degli altri parenti.

Il direttore Roberto Mazzei

Un altro documento, sempre su pergamena, attira l’attenzione per la ricca decorazione: è un codice miniato del 1414 e riguarda un’investitura. Poi si possono trovare anche antichi sigilli imperiali come quello di Enrico IV del 1084 che chiudeva un diploma indirizzato all’abate di San Zeno verso il quale si confermavano i beni al monastero. Sempre rivolto a lui è il diploma di Berengario I, re d’Italia, datato 23 agosto 901. Ma la visita non finisce qui in quanto grazie all’adesione al progetto nazionale “Expo e i suoi territori” si possono visitare anche i depositi che generalmente sono riservati al personale. Ogni documento ha una sua precisa collocazione situata in una struttura scorrevole che ne ottimizza lo spazio. Però, le testimonianze più preziose del passato, i veri “gioielli” dell’archivio di stato, si trovano sicuri in una cassaforte. Il direttore Roberto Mazzei, insieme alla dott.ssa Antonietta Folchi, l’hanno aperta in esclusiva per noi di Pantheon. Il reperto documentale più antico è una pergamena datata dicembre 762 che riporta di una donazione di beni tra il prete della chiesa di Santa Maria di Sernaglia e un


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Vi sveliamo le segrete bellezze dell’Archivio scaligero

certo Croctovo. Quindi, in origine non appartenente alla diocesi di Verona, bensì di Treviso. Un altro documento degno di nota è una pergamena dell’11 dicembre 1382 che conserva un atto notarile in cui è coinvolto Dante II, il nipote del celebre Dante Alighieri. Infine, non si può non menzionare la lettera di Mastino II e Alberto II della Scala datata 10 luglio 1331 e recante il famoso sigillo con il simbolo degli Scaligeri. Sono piccoli ma importanti reperti che si possono ancora ammirare grazie all’Archivio, un luogo deputato alla conservazione, alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio documentario dello Stato. Chi lo pensa un luogo chiuso e sempre uguale si sbaglia. Sono molte, infatti, le iniziative di apertura al pubblico. Oltre a quella già cita-

ta, il 19 e 20 settembre si svolgeranno le Giornate europee del Patrimonio che avranno come tema l’alimentazione e che coinvolgeranno studiosi e professori del territorio. È un modo per fa-

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vorire la conoscenza in un luogo nel quale «l’esperienza del passato viene conservata per capire la società di oggi», ha dichiarato Giovanni Sala, vicepresidente Cariverona.


ARTE & CULTURA

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Pantheon

Villa Murari dalla Corte Brà, detta «La Mattarana»

di Alessandra Scolari

Una Villa che nei secoli non ha subito rimaneggiamenti significativi e conserva tuttora il fascino dell’architettura del ‘400. Bellissimi anche gli affreschi, risalenti al ‘500, che adornano le pareti interne dell’edificio. A sinistra la cappella decorata e tuttora consacrata. Una struttura (da non confondere con l’omonima Osteria) visitabile su prenotazione.

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illa Murari dalla Corte Brà si presenta ai visitatori in tutta la sua imponenza, ingentilita dal giardino all’italiana. Il complesso, sulla strada un tempo chiamata «la lavagnesca», percorsa dai contadini e pellegrini in alternativa alla parallela Via Postumia, è protetto da un solenne cancello. Il corpo centrale, con lo stemma dei conti Murari e i tre archi che sorreggono il terrazzo, si abbinano a quelli dei corpi laterali (di epoca precedente) e delle barchesse, formando un tutt’uno racchiuso nell’intimità di una piacevole corte. Gli edifici laterali, con le due robuste colombare e le barchesse, risalgono all’epoca scaligera. Il piano nobile di Villa «La Mattarana» si trova al piano terreno, con tutte le stanze aperte all’esterno e il salone di ingresso ne divide i vani: quattro per lato. Le stanze ad Ovest dell’edificio presentano solenni affreschi ben conservati, alcuni di Bernardino India risalenti tra il 1550 e 1560, altri della fine del ‘500. Alle pareti paesaggi, con Apollo, Cupido e Dafne che si alternano a finte statue di imperatori ospitate nelle nicchie. Alla base del soffitto spiccano le grottesche e i festoni che scendono e richiamano i prodotti coltivati nel fondo agricolo. Ogni sala ha la sua peculiarità e un nome. Nell’antica cucina, spicca il grande cammino: una finestrella al centro della parete ne ingentilisce la monumentale struttura ed ha una

funzione di controllo sull’aia. Nelle stanze dell’ala Est è conservato integro il soffitto a padiglione ed emergono, purtroppo frammentari, Paesaggi, Stemmi e le Quattro Stagioni attribuite alla bottega di Jacopo Ligozzi, datate fine ‘500. Sono della stessa epoca e bottega anche gli affreschi della cappella, la cui entrata dalla strada sottolinea il duplice servizio ai proprietari e ai residenti dei vicini villaggi e dei pellegrini. L’attuale assetto de «La Mattarana» risale ai Verità e ai Nichesola. I Verità costruirono il corpo centrale, che poggia sulle ali dei fabbricati laterali e la terza imponente torre; Agostino Nichesola ne completò la facciata e commissionò gli affreschi della sala degli imperatori. La famiglia Murari completò la decorazione degli interni e, verso la fine dell’Ottocento, adattò l’androne carraio centrale a salone di ingresso e costruì il parco, con vialetti a cono sul fondo agricolo.

«La Mattarana» è stata proprietà dei conti Murari dalla Corte Brà per quattro secoli: dal 1574 fino alla fine degli anni Ottanta del XX Secolo, quando venne ceduta ad un’omonima società immobiliare, la quale, sotto la guida dell’amministratore delegato Gabriella Tomat Zamuner, iniziò i restauri. LA STORIA. Gli studiosi ritengono che il primo documento inerente questa proprietà risalga al 3 Gennaio 1255, atto con cui Bartolomeo Visconti ha donato al monastero delle benedettine di San Michele in Campagna, il fondo agricolo e la dimora padronale. Il nome «La Mattarana», secondo i documenti deriverebbe da Matura Visconti, zia del donante e badessa di questo monastero. Nel ‘400 le monache vendettero la proprietà a Zilio Bellando, un ricco possidente di terreni che la diede in dote alla figlia, sposatasi con un Verità del ramo Falsorgo. Nel 1534 Agostino Nichesola acqui-


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ARTE & CULTURA TESORI DA SALVARE Oggi, mantenere queste Ville, testimoni di un passato fatto di storia e passione, è un onere considerevole. Per consentire che in futuro le giovani generazioni continuino a custodirle, occorre che gli enti preposti (Stato, Re-

stò dai Verità l’intero complesso, il quale, nel 1574, passò alla famiglia Murari dalla Corte Brà. Nel corso dei secoli le case del brolo vennero vendute, forse per garantirne gestione e manutenzione. I PROPRIETARI. Abbiamo poche notizie sui conti Visconti, forse provenivano dalla blasonata famiglia milanese, di certo a Verona ricoprirono ruoli importanti nella società civile ed ecclesiastica. I Verità erano a Verona da tempi antichissimi,

tanto che in età rinascimentale, gli studiosi classificarono questa famiglia tra le fondatrici della città. I Verità del ramo Falsorgo, potrebbero essere discendenti dall’intagliatore Bartolomeo Falsorgo o residenti nell’omonima contrada cittadina: «La Mattarana» divenne la loro dimora abituale. La famiglia Nichesola la mantenne come residenza stabile e investì anche su questa proprietà; gli eredi scelsero di cederla alla famiglia Murari

gione e Comuni) concedano anzitutto agevolazioni nelle imposte (Irpef, Imu, Tasi e Tari) e poi per i restauri importanti i contributi. Ciò in cambio dell’apertura al pubblico: sono patrimoni artistici e valori culturali delle comunità di appartenenza. A.S.

dalla Corte Brà. Grazie alla ferrea volontà di Gabriella Tomat-Zamuner - che a «La Mattarana» ha dedicato oltre venticinque della sua vita - questo gioiello è stato riportato ai suoi originali splendori. Oggi gli eredi ne portano avanti manutenzione e attività. Villa «La Mattarana» rientra nel circuito delle Ville Venete visitabili (su prenotazione) ed è utilizzata per matrimoni civili, banchetti nuziali ed eventi.

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INIZIATIVE

Sei serate per mettere in tavola i sapori d’Italia

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“Cene a quattro mani”, il meglio della

cucina italiana tutto da gustare in Valpolicella I temi dell’Expo hanno ispirato un gruppo di ristoratori della Valpolicella, che da metà settembre a fine ottobre ospiteranno nei propri ristoranti chef da diverse regioni italiane, con l’intento di creare un connubio tra i sapori classici della Valpolicella e la miglior tradizione culinaria italiana di Chiara Boni

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ata nel 1994, l’Associazione Ristoratori e Tavole della Valpolicella si è sempre posta l’obiettivo principale di preservare e tramandare intatta la miriade di tradizioni culinarie proprie della Valpolicella. Si tratta di un gruppo di ristoratori che da sempre ha messo al centro del proprio operato il rispetto per i prodotti del territorio e la passione per la ristorazione autentica, facendo del loro punto di forza la promozione della cultura enogastronomica della Valpolicella. In occasione dell’Expo Milano 2015, il cui tema prinicipe è il nutrimento dell’uomo e della Terra, anche l’Associazione ha voluto unirsi al dialogo continuo sulla sostenibilità del cibo che produciamo e soprattutto dell’importanza che lo scambio e il confronto tra le comunità internazionali può avere nella sfida di “Nutrire il pianeta”. Con in mente l’idea ben precisa di valorizzare la cucina regionale italiana, così ricca e varia da fare invidia al mondo intero, alcuni ristoratori dell’Associazione hanno pensato a un programma di cene “a quattro mani”: sei ristoranti ospiteranno a turno cuochi provenienti da diverse regioni italiane, che cucineranno piatti tipici combinandoli però a ingredienti tradizionali della Valpolicella. Il tutto ovviamente accompagnato da una bottiglia di vino locale, che, si sa, sui tavoli della Valpolicella non può mai mancare. Il risultato sarà quello di una sintesi perfetta delle diversi tradizioni enogastromomiche regionali,dove farà da padrone

un menù all’insegna tanto della tradizione quando della creatività culinaria. «La cultura del cibo è segno di civiltà e la tradizione culinaria è un’eredità culturale che fa’ comprendere un luogo e crea legami con le persone» afferma il presidente Sergio Bonaldi, della trattoria Caprini di Torbe «Queste cene saranno per noi un’occasione di confronto, ma anche di apertura ad altre interpretazioni dei prodotti e delle materie prime». Il programma inizia con la serata del 15 settembre per poi concludersi domenica 25 ottobre, in prossimità della chiusura dell’Expo.

Il programma Cene a quattro mani Martedì 15 settembre ENOTECA DELLA VALPOLICELLA, Fumane ospita Anna Bertola del ristorante ALTAVILLA di Bianzone, Sondrio con RUBINELLI VAJOL Giovedì 24 settembre TRATTORIA ALLA PORCHETTA, San Peretto ospita Matteo Natale del ristorante EDEN di Casteldario, Mantova con CANTINA VALPOLICELLA Giovedì 1 ottobre TRATTORIA DALLA ROSA ALDA, San Giorgio di Valpolicella ospita Nunzio Radaelli del ristorante SINAIA, Romania con I COALI

Venerdì 9 ottobre ANTICA TRATTORIA DA BEPI, Marano di Valpolicella, ospita Stefania Meloni di TOSCANA E GUSTO, Cortona, Arezzo con ALBINO ARMANI Venerdì 16 ottobre TRATTORIA CAPRINI, Torbe ospita Pietro Sanna del ristorante SA TANKA di Seneghe Monti Ferru, Oristano con SPERI Domenica 25 ottobre TRATTORIA ALLA RUOTA, Mazzano ospita Susy Scannavini del ristorante QUATTRO CHIACCHIERE di Mirandola, Modena con ANTOLINI Per info: www.valpolicella.it


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Il convegno a dieci anni dalla scomparsa

Grezzana ricorda il suo geografo

INCONTRI

di Alessandra Scolari

La biblioteca comunale ricorda, con un convegno il concittadino Eugenio Turri (1927-2005), che studiò e descrisse i paesaggi, seguendone le trasformazioni e tramandandole. Verrà presentato anche il nuovo libro «Diario di un geografo». info bibliogrezzana@gmail.com tel 045 8650169

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ugenio Turri era nato il 15 ottobre 1927, nel brolo di Villa Arvedi, figlio del castaldo Mario e della maestra Maria Martini, la quale volle che Eugenio (come gli altri quattro figli) andasse avanti con gli studi. Così scoprì Verona, poi Genova e Milano dove studiò antropologia culturale e si stabilì. Iniziò la sua attività come cartografo al Touring Club Italiano e cominciò a viaggiare in Asia e in Africa e a collaborare con le riviste accademiche di geografia, quali il settimanale Il Mondo (anni ’50 e ’60) e con Le Vie del Mondo. Nei suoi viaggi si è dedicato ai popoli nomadi, partecipando a programmi di cooperazione in Africa e pubblicando Gli uomini delle tende e Viaggio a Samarcanda (citando i principali).

Passò poi all’Istituto Geografico De Agostini, per il quale ha diretto molte grandi opere, tra queste l’enciclopedia geografica Il Milione. Il suo interesse di geografo lo ha portato allo studio del paesaggio, introducendo per primo in Italia antropologia e semiologia del paesaggio, pubblicando tanti saggi scientifici, tra questi Il paesaggio come teatro, Antropologia del paesaggio, Semiologia del paesaggio e La megalopoli padana. Ha insegnato (fino al 2001) geografia del paesaggio alla Facoltà di Architettura e Urbanistica del Politecnico di Milano. E’ stato consulente per la pianificazione territoriale e paesaggistica della Regione Lombardia (10 anni) e poi della Regione Veneto. Eugenio Turri, pacato e rispetto-

so degli altri, pur lontano dalla Valpantena, ha continuato ad amarla e a descriverne «l’animus, gli umori, i difetti, le qualità e le trasformazioni». Ne parla nelle sue opere Villa Veneta (edizione Bertani), Lugo di Valpantena (edito dalla Società Lucense), Grezzana e la Valpantena (edito dalla Pro Loco), il Miracolo economico (Edizioni Cierre). Nonostante l’autorevolezza di scrittore raggiunta, Eugenio Turri mandava sempre articoli a Il Progno (pubblicato dalla Pro Loco Grezzana), ricordando soprattutto le persone. Ed è anche per questa sua grande attenzione al proprio paese, che Grezzana gli ha dedicato il nuovo Centro Culturale di Via Antonio Segni, nel quale si terrà il convegno che prevede la partecipazione del sindaco Mauro Fiorentini, Mario Piazzola con un video su «Il paesaggio come teatro: Valpantena e Lessinia», la figlia Lucia con il nuovo libro «Diario di un Geografo», mentre Averardo Amadio e Ugo Sauro presenteranno la «Valpantena e Lessinia oggi tra globalizzazione e abbandono», intervallati da letture di pagine dei libri di E.Turri da parte di Isabella Rossi. Moderatore Matteo Scolari, direttore del giornale Pantheon.


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SPORT Medaglia d’argento per il tiratore della Lessinia

Pantheon

«Rubo tempo al sonno per migliorare in gara»

di Emanuele Pezzo

Giovanni Scandola, tiratore di Bosco Chiesanuova, di mestiere fa il panettiere. Per continuare la sua passione, quella di presentarsi in competizione sulla piazzola di tiro con una carabina in mano, non rinuncia a dormire qualche ora in meno.

Giovanni Scandola sul podio

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n Italia la parola “sport” viene automaticamente collegata ad un numero ristretto di discipline, cioè quelle più praticate e viste in tv. Solo ogni tanto fanno capolino discipline meno mediatiche, magari in occasione di risultati importanti di atleti italiani oppure nel periodo olimpico. Ad esempio il tiro a segno, dopo le emozioni arrivate da Niccolò Campriani (oro e argento) e Luca Tesconi (argento) alle olimpiadi di Londra 2012, è tornato nell’ombra, salvo qualche trafiletto in occasione dei recenti giochi europei di Baku. Spesso basterebbe sapere quello che sta dietro alla pratica di una disciplina per scordarsi di colpo del “glam” che permea uno sport mediatico e ricordarsi quanto di umano ci sia nel praticare un’attività agonistica per il puro gusto di migliorarsi. È il caso di Giovanni Scandola, tiratore di Bosco Chiesanuova recentemente medaglia d’argento ai campionati italiani di Bologna nella categoria C10 (carabina 10

metri ad aria compressa). Giovanni di mestiere fa il panettiere, il che lo obbliga a orari molto particolari per coniugare lavoro e sport: «Per forza di cose dormo a rate, quattro ore la notte e alcune ore al pomeriggio: per mantenermi in allenamento devo rubare tempo al sonno». Scandola, non ancora trentenne, è entrato per la prima volta in un poligono a seguito di un episodio particolare: «Con un amico giocavo con pistole a pallini e un giorno siamo riusciti a farci male entrambi: sua mamma era talmente adirata da dirci che, pur di non saperci a fare simili stupidate, ci avrebbe portato a provare a sparare sul serio». Dopo una prima impostazione arrivata a 14 anni, dunque, e l’allontanamento dovuto principalmente a motivi di studio, Giovanni è ritornato a imbracciare la carabina per conseguire la licenza di caccia. Al poligono, notata la sua tecnica, gli è stato proposto di far parte della squadra veronese e da allora non ha più smesso.

«Per me il tiro è innanzitutto una competizione contro sé stessi – spiega Giovanni – perché si tratta di cercare continuamente un miglioramento. So di non essere uno dei più forti in Italia e non ho aspettative strane, tipo andare alle olimpiadi, ma questo non mi toglie motivazioni». Eppure questa strada l’ha portato a togliersi più di una soddisfazione: in occasione dell’argento tricolore, infatti, Scandola ha pure stabilito il nuovo record sezionale con 584 punti su 600. Il secondo posto di Scandola è solo uno dei cinque podi conquistati dai tiratori veronesi ai campionati nazionali: nella P10 (pistola a 10 metri) Michela Rossi si è laureata campionessa italiana di Gruppo A; nella categoria CS3P femminile (carabina sportiva tre posizioni) Chiara Nardi e Maria Rosa Tonetto hanno colto rispettivamente l’argento e il bronzo di Gruppo B; nel medesimo gruppo di merito, nel CL3P maschile (carabina libera tre posizioni) è giunto il bronzo di Andrea D’Agostino.


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Presentato un nuovo portale di promozione territoriale

WEB

La Lessinia su un piatto d’argento A luglio è nato AltaLessinia.com, innovativo progetto che vuole esportare fuori dai consueti confini turistici le bellezze dell’altopiano veronese. Tutto è nato dall’idea di giovani imprenditori che puntano su una proposta turistica per la Lessinia che fa della qualità la propria bandiera. Copyright Altalessinia.com - fotografia di Sigfrido Corradi.

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resto andrà in archivio una delle estati più torride degli ultimi decenni, in cui caldo e umidità hanno attanagliato gli abitanti della pianura spingendoli verso le montagne per un po’ di refrigerio. Di questo spostamento ha goduto la Lessinia, invasa sin dalla fine di giugno da villeggianti e turisti. Proprio in questo periodo è uscito allo scoperto un innovativo progetto web chiamato AltaLessinia. com. L’idea è nata due anni fa dalla passione di Riccardo Zanini, giovane imprenditore di Bosco Chiesanuova, e il progetto vero e proprio ha preso forza nei primi

mesi del 2015 grazie al lavoro suo e di uno staff di under 35 che ha ricevuto subito una risposta positiva di molte attività ricettive che operano su tutto il territorio della Lessinia. «La nostra idea è quella di mostrare il meglio della nostra Lessinia in un’unica immagine – spiega Zanini – prendendo spunto dall’analisi di piccoli territori italiani abbandonati e divenuti poi dei brand attraverso forti e qualitative operazioni di marketing». Il progetto è partito con l’apertura del portale AltaLessinia.com, dalla grafica fortemente caratterizzata e collegato a pagine social dedicate, come quella su Facebook. Sul sito si trovano molte informazioni per godere di un soggiorno in Lessinia; tuttavia quello che sta arrivando è ben più stuzzicante e ambizioso. Ad esempio è già in vendita il calendario 2016, con immagini spettacolari dell’altopiano scattate da Sigfrido Corradi. La caratteristica che balza subito all’occhio di AltaLessinia.com è proprio l’utilizzo di immagini a forte impatto: oltre alla fotogallery sul portale e alla possibilità di condividere le proprie foto su Instagram e Twitter tramite l’hashtag #altalessinia, che le raccoglie su una

di Emanuele Pezzo

specifica social page, viene data la possibilità a chi ama la fotografia di contattare il sito per veder pubblicati gratuitamente i propri scatti. Continua Zanini: «Io e i miei soci partiamo da un forte orgoglio per una zona stupenda, vicinissima alla pianura, che troppa gente ancora non conosce. Per adesso vogliamo innanzitutto mettere a disposizione le nostre competenze per proporci come rete, perché tante attività della Lessinia operano già bene a livello di marketing, ma da sole possono fare ancora poco». I prossimi obiettivi sono di proporre, organizzare e promuovere escursioni guidate di varia tipologia in Lessinia, coinvolgendo chi già vi opera; tradurre il portale in inglese e tedesco; muoversi nell’ambito delle fiere sul turismo; instaurare forti legami con le più importanti manifestazioni di respiro culturale e turistico della Lessinia. “La volontà è di prendere quel che di meglio c'è sul territorio a livello turisticoricettivo, valorizzarlo e diffonderlo fuori dai consueti confini del turismo”.


PANTHEON UNDERGROUND

Un’altra tappa del nostro viaggio nella musica veronese

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FoStroo: quando “scende la sera” in Lessinia si accende il blues

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ettembre sta per lasciare spazio all’arrivo dell’autunno, le giornate iniziano ad accorciarsi, anche in Lessinia, e i riflettori sul Film Festival, che ha chiuso con successo la sua ventunesima edizione, sono ormai spenti. Ma proprio a dettare il successo della grande kermesse cinematografica, accanto alla riproduzione dei film in concorso e alle novità editoriali ed enogastronomiche, è stata la musica. Tra i protagonisti musicali che hanno scaldato a dovere la piazza del Festival anche Enrico Morello, Stefano Sartorelli, Cristiano Zanini, chitarra, basso, voce e anima dei FoStroo Trio Blues. Formazione che, come accennato, ha presentato ufficialmente il proprio debut album a Bosco

a cura di Marco Nicolis

Chiesanuova dal “lessinico nome” Sta Tèra. Il nome non è il semplice frutto di una scelta casuale ma rappresenta in modo deciso la storia e l’anima della band (FoStroo deriva infatti dal dialetto veronese: Faccio Buio), la quale si fonde in profondità con il territorio, con la veneta terra di origine, con i suoi miti e le sue leggende, viaggiando fino a raggiungere le sonorità calde e blues della lontana valle del Mississipi, mescolando ai grandi classici del genere pezzi inediti e originali, infusi di “slang” paesano e modi di dire tipici della cultura cimbra. Per rendere l’idea della bontà di queste idee possiamo aggiungere il riconoscimento ed il patrocinio al progetto dei 13 comuni della Lessi-

nia e dell’associazione Blues Made in Italy. Ora queste singolari comunanze potranno trarre in inganno qualche lettore, spaesato dall’intreccio di culture e parlate locali così diverse e allo stesso tempo lontane tra loro, ma ripensiamo un po’ ad uno dei grandi della musica italiana, Pino Daniele, non è forse vero che anche il grande cantautore napoletano aveva mescolato nei suoi testi blues dalle sonorità tipicamente americane ed espressioni campane? Vi domandate ora come può essere il risultato di questa grossa centrifuga creativa? Ascoltate direttamente con le vostre orecchie: www.youtube.com/user/ FostrooBluesTrio?feature=watch

FoStroo

Dal “teatro dei sogni” ecco i Methodica

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on c’è bisogno di citare ad una ad una le difficoltà che un gruppo musicale, specialmente se inserito in un contesto “Prog”, può incontrare nel Bel Paese, questo perché, ormai, le difficoltà sono sotto gli occhi di tutti. Carenza di strutture dove suonare e poche

possibilità di mettersi in mostra ne sono un esempio, ma, come spesso capitato all’interno della nostra rubrica musicale, accade che le eccellenze, quelle vere, vengano alla luce, sfondando quello spesso muro che si erge tra la musica “alternativa” (ma poi perché definire ciò che

non è esclusivamente commerciale come alternativo) e le orecchie degli ascoltatori italiani. Un esempio limpido sono i Methodica. Questo eclettico gruppo veronese, (ispirato ai tecnicissimi Dream Theater, per chi mastica un po’ il genere) si può definire una band “col coltello tra i denti


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Un’altra tappa del nostro viaggio nella musica veronese

Methodica e lo spartito tra le mani”, un gruppo che non ha mai mollato, navigato tra cambi di formazione repentini e, come accennato nelle prime righe, tra le mille difficoltà tutte italiane. Un gruppo che ha saputo tener duro coronando quelli che sono i sogni più infantili e istintivi di qualsiasi musicista. Per partire, sul ripiano delle gioie due album: The “Silence Of Wisdom”, recentissimo, “Searching

BAR BIRRERIA BIGOLERIA ENOTECA LIVE MUSIC

For Reflections”, il primo lavoro, contenente 7 tracce. Oltre a ciò la possibilità di suonare e mettersi in luce al fianco di mostri sacri come Skunk Anansie, Riverside, Anathema e con gli idoli Dream Theater e Queensryche. Queste possibilità, nate grazie a Festival e Contest, sono la cartina tornasole dell’importanza che questi eventi ormai hanno nel panorama musicale.

Il nuovo album è pronto, fermarsi qui e accontentarsi decisamente non fa parte dello spartito dei Methodica. La lista delle cose da fare è lunga, a partire dalla realizzazione del videoclip di “Destruction Of Idols”, secondo estratto dell’ultimo album e poi chissà, magari sarà qualcun altro a far loro da gruppo spalla su qualche palco di prestigio. Io continuerò a seguirli, chissà che…

martedi sera GIRO BIGOLI e musica

sulle note LATINO AMERICANE


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Pantheon

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PANE SEMINTEGRALE AI SEMI Procedimento:

Sciogliete il lievito nell’acqua con il miele. Unite le farine, i semi ed impastate. Aggiungete il sale e l’olio, create una palla e fate lievitare 3 ore. Dividetela in 12 parti stendendo ogni una con un mattarello. Arrotolatele e distendetele per tre volte. Posizionate i panini sulla banda del forno a lievitare per 1 ora. Infornate a 200 gradi per 15 minuti.

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senzalattesenzauova.blogspot.it

Ciao! Mi chiamo Nicole Scevaroli, ho 26 anni ed abito a Verona. Ho una grande passione per la cucina e sono specializzata in ricette senza questo o quell’ingrediente. Da circa un anno tengo un blog che si chiama “senza latte e senza uova” nel quale propongo tantissime idee sia dolci che salate. Ho da poco pubblicato il mio primo libro che si intitola “Dolci Impossibili ”. In questa rubrica vorrei proporvi delle ricette semplici, sane, divertenti e golose per trasmettervi la mia voglia di cucinare, infornare ed assaggiare! Se volete contattarmi: incucinaconnicole@yahoo.it


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RUBRICA

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Il libro: Riporta gli appunti di una coraggiosa maestra che vuole bene ai suoi allievi. Lei,

in prima persona, descrive in maniera davvero divertente, il rapporto con il marito e la figlia Sara (TV dipendenti) e con la scuola, dove i ragazzini sono distratti, alcuni genitori maleducati e dirigenti burocrati, ma manca perfino la carta igienica. E i ragazzini ricevendo il rotolo la rassicurano «non preoccuparti maestra lo faremo durare». E i virus influenzali? Viaggiano veloci. «Ma io non rinuncio ad abbracciare i miei bambini, ci mancherebbe. Loro hanno sempre sete di ABBRACCI e io sono la loro FONTANA». Una maestra umana, certa che «CRESCERE è una festa, mica una punizione» e ogni mattina inizia con dieci minuti di lettura e gli alunni miracolosamente «tutti stanno sempre attenti!». Poi passa alle tabelline, scienze, storia e domande (divertentissime!), sciogliendosi quando pensa a Luca che dice la mia «maestra è il capitano della nave»...

Autori: Antonio Ferrara Titolo: La maestra è un Capitano! Illustratrice: Anna Laura Cantone Edizioni: Coccole Books Srl Prezzo: 10€ - Pagine: 53 Età di lettura: dai 7 anni in poi recensione a cura di Alessandra Scolari

a cura di Mattia Zuanni

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L’Autore: Antonio Ferrara - napoletano che vive a Novara con moglie, figlia e due gatti, un lavoro come grafico e in una comunità alloggio per minori, dove ha imparato a non prendersi troppo sul serio. Oggi è un affermato scrittore di libri per ragazzi, per i quali tiene anche laboratori di scrittura creativa nelle scuole, biblioteche e associazioni culturali. Con il libro Ero cattivo, ha vinto il premio Andersen 2012. Anche AnnaLaura Cantone, piemontese, classe 1977, laureatasi in illustrazione di libri per bambini, ha ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali ed internazionali, compreso il Premio Andersen 2003. Le sue tavole anche in questo libro sprizzano ironia e voglia di far divertire il lettore. Curiosità: Il racconto è uno spaccato di vita di un’eroica maestra, innamorata del suo lavoro,che come molte altre donne è costretta a fare i salti mortali tra impegni professionali e vita privata, con pazienza senza perdere entusiasmo e rispetto verso gli interlocutori. Il linguaggio è scorrevole, irriverente nelle note dolenti, però davvero godibile. I lettori simpatizzano subito con questa maestra e gli alunni... Ottimo come regalo alle maestre.

Il film: Protagonista di Inside Out è la giovane Riley che, costretta a trasferirsi con la famiglia in una nuova città, deve fare i conti anche con le emozioni che convivono nel centro di controllo della sua mente e guidano la sua quotidianità, e che non sono d’accordo su come affrontare la vita in una nuova città, in una nuova casa e in una nuova scuola. Gioia è il motore del gruppo e mantiene tutti attivi e felici; cerca sempre di vedere il lato positivo delle cose. Paura è una sorta d’impiegato perennemente stressato; Rabbia è, neanche a dirlo, arrabbiato: sa che i membri del gruppo hanno buone intenzioni e fanno del loro meglio ma, a differenza sua, non sanno come funzionano le cose. Disgusto è molto protettiva nei confronti di Riley; ha delle aspettative alte verso il prossimo ed è poco paziente. Tristezza è divertente, anche nel suo essere triste: è intelligente e sempre previdente ma rappresenta una vera e propria sfida per Gioia. Curiosità: Dagli ultimi dati, l’incasso totale del film si aggira attorno ai 342 milioni di dollari; 90 solo nel primo weekend. Al film è abbinato il cortometraggio d’animazione “Lava”; ispirato alla solitaria bellezza delle isole tropicali e al fascino esplosivo dei vulcani oceanici, è un musical che racconta una storia d’amore che si svolge nel corso di milioni di anni.

Classici da non perdere... Titolo: Alien - Genere: Fantascienza, Horror Durata 117 minuti Regia: Ridley Scott Attori: Sigourney Weaver, Yaphet Kotto, Veronica Cartwright, Ian Holm

Titolo: Inside Out Genere: Animazione Durata: 94 minuti Regia: Pete Docter Uscita (Italia): 16 settembre 2015

Alien è il primo film di una tra le saghe di maggior successo nella storia del cinema di fantascienza, con Sigourney Weaver nei panni di Ripley, la donna dalla volontà d’acciaio, destinata a combattere contro la creatura più remota e mostruosa della galassia. Il terrore inizia a serpeggiare quando l’equipaggio dell’astronave Nostromo indaga su una trasmissione proveniente da un pianeta desolato e fa una scoperta sconvolgente: una forma di vita aliena si genera nel grembo di un essere umano. A questo punto l’equipaggio deve lottare non solo per la propria sopravvivenza, ma anche per quella di tutta l’umanità. E la lotta si rivela impossibile...


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Pantheon

Brevi da Verona e Provincia A cura di Miryam Scandola

BOSCO CHIESANUOVA

La Cina sul podio per la XXI edizione del Film Festival della Lessinia La Lessinia d’oro, Il massimo riconoscimento della rassegna cinematografica internazionale dedicata a vita, storia e tradizioni in montagna, quest’anno, la stringe in mano il regista cinese Sonthar Gyal, volato in Italia per ritirare il prestigioso premio. «Una storia toccante […] che ci mostra quanto sia necessario, nel nostro mondo, imparare a non ferire gli altri e noi stessi», questa è la motivazione espressa dalla giuria internazionale che sabato 29 agosto, nella cerimonia di premiazione al Teatro Vittoria, ha designato come miglior pellicola Gtsngbo-Fiume (94’, Cina 2015). La Lessinia d’Argento è andata, invece, alla produzione armeno-polacca Mleczny brat – Fratello di latte (30’, Polonia 2014) del regista Vahram Mkhitaryan. GREZZANA

Al via i corsi per aspiranti bandisti Una scuola di musica che esiste da vent’anni, una banda che ne compie 93. Perché? «Suonare insieme è più bello», ci spiega, semplicemente, Matteo Costanzi, responsabile dei corsi di musica della Scuola Musicale Cittadina di Grezzana. Dal flauto traverso all’oboe, dal sassofono al corno francese; le possibilità per vivere l’esperienza della banda, offerte dalla scuola della Valpantena, sono tantissime. Il percorso, di durata quadriennale, ha come fine ultimo l’ingresso nella Banda Cittadina stessa. Tra le molte proposte didattiche anche una particolare, il corso di Propedeutica Musicale, nato due anni fa e indirizzato ai bambini di seconda e terza elementare. I corsi, tenuti da una decina di insegnanti diplomati, saranno presentati martedì 29 settembre in sala Bodenhein, a Grezzana, ore 20.45. La presentazione sarà preceduta da una lezione-concerto, ore 18, per dare un vero e proprio assaggio della vita “in banda”. Per informazioni : bandagrezzana@gmail.com - sito: www.bandagrezzana.it - Matteo Costanzi: 3405840411

LESSINIA

Ricordi e malinconia tra le montagne: i Veterani della FISI si raccontano

A cura di Chiara Boni

Si svolgerà sabato 19 settembre l’appuntamento annuale del Gruppo Veterani del Comitato Provinciale di Verona della Federazione Italiana Sport Invernali. Il gruppo è composto da uomini e donne che negli anni hanno fatto la storia del movimento, tramite diverse attività: non solo ex atleti, ma anche presidenti di club, consiglieri federali o appartenenti ai comitati regionali e provinciali, presidenti del comitato provinciale e giudici di gara. Nessuno di loro però si può dire abbia attaccato gli sci al chiodo: se non più attivi a tutti gli effetti all’interno della Federazione, di sicuro restano coinvolti a vari livelli nelle funzioni della FISI.Lo scopo dell’associazione che riunisce i Veterani della FISI è quello di mantenere intatta la vasta conoscenza che negli anni è stata accumulata riguardo gli sport invernali, e ovviamente tramandarla alle nuove generazioni. L’incontro del 19 settembre sarà proprio un momento di riunione dei membri, un’occasione non solo per ricordare i bei momenti, ma anche di discussione e dibattito sulle attività della Federazione. Non mancherà un momento di ricordo per gli amici scomparsi, a partire dai fondatore della FISI veronese Giorgio Gironi e primo presidente provinciale ma anche un altro indimenticabile Presidente, Giorgio Zusi. L’incontro si svolgerà presso la Malga Valbella, non lontano da Passo Fittanze: il posto ideale per questi Veterani degli sci, che dalla montagna non si vorrebbero allontanare mai.


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Territorio A Spicchi Brevi da Verona e Provincia A cura di Matteo Scolari

VERONA

Buon compleanno Pianeta-Calcio.it! E sono dieci. La testata giornalistica online www.pianeta-calcio.it ha festeggiato poche settimane fa il suo decimo compleanno. Era il 22 agosto 2005 quando Giuliano Paolini, ex calciatore professionista che ha navigato per molti anni anche nel dilettantismo, e Andrea Nocini, un giornalista “di strada”, di origine faentina, ma veronese di adozione, ebbero l’intuizione di abbandonare i rispettivi impieghi che li vedevano legati al mondo dell’editoria cartacea, uno come trasportatore conto terzi e l’altro come direttore di diversi periodici nelle principali città del Veneto e Lombardia, e di creare, in tempi non sospetti, un portale digitale interamente dedicato al calcio di provincia.Un’intuizione, dicevamo. Sì, perché nel 2005 la crisi della carta stampata non era ancora nell’aria e il pensiero di rendere fruibile l’informazione sportiva attraverso lo schermo di un computer anziché su un tradizionale giornale sfogliabile, sembrava vero azzardo. Una scommessa vinta però. Pianeta-calcio. it è un sito che mette sul piatto numeri da capogiro: quasi 70 milioni di pagine visitate ad oggi, picchi di 70mila pagine consultate in un solo giorno, in particolare il lunedì quando, oltre ai risultati, sono visibili i “punti” (approfondimenti) delle categorie, dall’Eccellenza alla Terza Categoria, a firma del direttore Nocini, giornalista e scrittore (autore di ben nove raccolte di interviste a personaggi famosi) e memoria storica e massimo esperto del calcio dilettantistico veronese.«Ho giocato in tutte le categorie, tranne la serie A e la Terza categoria, e negli ultimi anni, in quelle meno nobili e quasi ignorate dai media» afferma l’editore Giuliano Paolini «Non sopportavo che si parlasse solo delle categorie più alte (l’Eccellenza o la Promozione) tralasciando le gesta di ragazzi di Seconda e Terza che sono animati da una passione incredibile. Pianetacalcio.it è nato assieme a un amico di una vita, Andrea, anche per dare maggiore visibilità a queste categorie definite “minori”, le quali hanno comunque tante storie, emozioni e aneddoti da raccontare. E abbiamo scelto il digitale quando l’online era per certi versi un mero sconosciuto. A distanza di anni possiamo dire di essere stati dei pionieri e qualche soddisfazione ce la siamo tolta». www.pianetacalcio.it, che ogni anno a maggio organizza il “Gala delle Regine” per premiare le squadre vincitrici dei campionati scaligeri ha ricevuto numerosi riconoscimenti e premi tra cui il “Cangrande d’oro”, conferito alla testata il 31 gennaio 2014. Oggi è il sito numero uno per il calcio dilettantistico a Verona. E non solo.

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A cura di Chiara Boni

“Le Alpi in 3D”: a Villa Ca’ Vendri lo spettacolo delle prime foto tridimensionali La collezione fotografica di Alberto Melloni, oggi curata dai nipoti Alessandro e Marco, è una testimonianza di importanza incredibile a livello storico, oltre che un documento di rara bellezza: documento che sarà possibile ammirare grazie alla mostra “Le Alpi in 3D”, il 16 ottobre presso Villa Ca’ Vendri. L’archivio della collezione contiene oltre 3000 fotografie scattate tra il 1920 e il 1940 che ritraggono paesaggi di montagna, da Cortina d’Ampezzo alle Dolomiti, ma anche le più belle città d’Italia e d’Europa, Milano, Roma, Napoli, Parigi, Vienna. Oltre al fascino senza tempo delle foto d’epoca, queste immagini hanno però una particolarità inaspettata: sono infatti realizzate in “3D”, con una macchina stereoscopica (munita di 2 obbiettivi) su lastre di 60x130mm. Si può ammirarne la tridimensionalità originale, attraverso il supporto degli specifici occhialini.


RUBRICA

a cura di Adiconsum Verona

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In viaggio con il treno? Ecco i tuoi diritti di passeggero

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e scegli di raggiungere il tuo luogo di lavoro, studio o villeggiatura in treno, non dimenticare che hai dei diritti da far valere, in virtù del Regolamento europeo 1371/2007. Il Regolamento CE n. 1371/2007 stabilisce i diritti e doveri dei passeggeri ferroviari e si applica ai servizi ferroviari in tutta l’Unione europea forniti dalle imprese ferroviarie titolari di licenza europea, ai servizi da o verso un Paese extra UE (in presenza di accordi) e ai viaggi interni in base alle decisioni dei singoli Stati membri. Per quanto riguarda il trasporto nazionale ed il trasporto regionale in Italia, i diritti dei passeggeri sono contenuti nelle Carta dei Servizi di Trenitalia che contiene gli standard di qualità che l’azienda si impegna a rispettare e tutte le informazioni necessarie per la presentazione di eventuali reclami e la richiesta di risarcimenti. INFORMAZIONI E BIGLIETTI Il Regolamento CE assicura ai passeggeri ferroviari il diritto ad ottenere tutte le informazioni utili sul servizio di trasporto prima, durante e dopo il viaggio (condizioni generali di contratto, accessibilità, servizi a bordo, coincidenze, ritardi, recupero bagagli, reclami, ecc.). In particolare, le imprese ferroviarie o le autorità competenti sono tenute a rendere pubbliche, con i mezzi adeguati e in via preventiva, le informazioni sull’eventuale soppressione di determinati servizi. I biglietti ferroviari devono essere distribuiti almeno attraverso una delle seguenti modalità: biglietterie o distributori automatici; per telefono, sui siti internet o tramite qualsiasi altra tecnologia dell’informazione ad ampia diffusione; a bordo dei treni. RECLAMI E CONCILIAZIONE I passeggeri ferroviari possono presentare reclamo relativamente ai diritti ed agli obblighi previsti dal Regolamento e hanno diritto ad ottenere una risposta entro un lasso di tempo ragionevole. Nei confronti di Trenitalia, nel caso in cui il passeggero subisca un disservizio o riceva una risposta negativa ad una richiesta di rimborso, è possibile presentare un reclamo mediante: - compilazione del formulario sul sito di Trenitalia (www. trenitalia.it); - compilazione e consegna del modulo cartaceo disponibile presso gli Uffici di Assistenza alla Clientela, presenti nelle principali stazioni ferroviarie; - compilazione e invio del modulo tramite raccomandata a/r, via fax o in via telematica, tramite l’assistenza di Adiconsum Verona. Nel caso in cui Trenitalia non risponda al reclamo entro 60 giorni dalla presentazione, o se la risposta non è ritenuta soddisfacente, è possibile accedere alla procedura di conciliazione prevista: Protocollo d’Intesa firmato da Trenitalia e dalle Associazioni dei Consumatori, formulando apposita richiesta direttamente o per il tramite di Adiconsum Verona. Diritto ad essere INFORMATO

·prima del viaggio (condizioni applicabili al contratto, orari, tariffe, servizi a bordo, ecc.) ·durante il viaggio (ritardi, interruzioni del servizio, coincidenze) ·dopo il viaggio (procedure relative alla presentazione di reclami, ai bagagli smarriti, ecc.). Diritto ad essere RISARCITO in caso di lesioni alla tua persona· La copertura assicurativa minima per passeggero è fissata a 310.000 euro. ·Diritto a pagamento anticipato per coprire spese urgenti successive all’incidente. Diritto ad essere RISARCITO per smarrimento/danneggiamento bagaglio. ·L’indennizzo per lo smarrimento e/o il danneggiamento di un bagaglio registrato può arrivare fino a 1.285 euro a bagaglio. Diritto ad essere RISARCITO in caso di ritardo/soppressione del treno (salvo circostanze eccezionali). ·Hai diritto a chiedere un compenso minimo pari a: a) il 50 % del prezzo del biglietto in caso di ritardo pari o superiore a 120 minuti. b) il 25% del prezzo del biglietto in caso di ritardo compreso tra 60 minuti e 119 minuti. c) un bonus, non in denaro, del valore del 25% del prezzo del biglietto di viaggio da utilizzare in seguito. ·Hai diritto a ricevere per ritardi all’arrivo o alla partenza: a) pasti e bevande b) sistemazione in albergo o di altro tipo c) trasporto verso il punto di partenza o di arrivo, se il treno è bloccato sui binari d) rimborso pieno del biglietto o riprotezione su un viaggio alternativi

Chi è ADICONSUM? Adiconsum è un’associazione indipendente e senza scopo di lucro presente su tutto il territorio nazionale, con sedi locali, provinciali e regionali. Gli operatori, i volontari e i dirigenti forniscono assistenza e tutela individuale e collettiva ai consumatori e alle famiglie. È possibile collegarsi al sito internet dell’Associazione: www.adiconsumverona.it o utilizzare il numero telefonico 045/8096934.


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