Pantheon 85_Novembre 2017

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NOVEMBRE 2017

ANNO 10, NUMERO 9

PRIMO PIANO ALTERNANZA SCUOLA - LAVORO La grande scommessa

IL PERSONAGGIO FLAVIO TOSI Tornerò sindaco a Palazzo Barbieri

A TU PER TU STEFANO CANTIERO Le mie VieVerdi

SI È GIOCATO TANTO CON IL REFERENDUM E HA VINTO. Il sole padano bacia il Presidente della Regione, l'ultimo baluardo di quel nordismo dimenticato dalla Lega salviniana. Giusto in tempo per le prossime elezioni politiche.

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VENETO


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NOVEMBRE 2017

di

MATTEO SCOLARI

matteo.scolari@giornalepantheon.it @ScolariMatteo

S

EDITORIALE

ignor Veneto. Non vi è dubbio che Luca Zaia sia il personaggio politico del momento. Ha rafforzato la sua leadership e la sua popolarità in Regione - e non solo grazie alla mossa del referendum: iniziativa per alcuni inutile poiché di tipo consultivo, per altri importante e quanto mai necessaria in un periodo storico in cui lo spirito di autonomia, anche in Europa, sembra prevalere su quello di condivisione e di unità. Zaia ha capito bene qual è il “sentiment” della sua gente. “Sua” perché ha colpito nel segno e lo si vede dal numero di persone che sono andate al seggio a votare Sì. Un consenso trasversale, plebiscitario, sovra partitico, in grado di allargare il ventaglio di adesioni da destra a sinistra come non accadeva da tempo. Ora la trattativa con Roma, difficile, che magari porterà a poco, con uno Stato sì disponibile a concedere le autonomie richieste dalle Regioni - come per altro previsto dalla Costituzione - ma pur sempre titolare dell’ultima parola. Questo a Luca Zaia poco importa, la sua sfida, in fondo, l’ha già vinta: ha fatto sentire al Governo centrale e all’Italia intera la voce di più di due milioni di persone, di veneti orgogliosi di ritrovarsi sotto un’unica bandiera, e sa benissimo che tutto questo ha un peso specifico e politico non indifferente. Veneto che come quasi tutte le altre regioni italiane deve affrontare il tema dell’alternanza scuola lavoro, resa obbligatoria dallo scorso anno dalla legge 107/2005. È questo l’altro argomento di primo piano affrontato nel numero di novembre, anche alla luce del convegno organizzato da Verona Network, in collaborazione con Pantheon, che si è tenuto lo scorso 19 ottobre nella sede dell’Ordine degli Ingegneri di Verona. Alternanza ancora in fase di rodaggio, che deve essere metabolizzata sia dagli stessi studenti che dalle scuole e, soprattutto, dalle aziende, le quali si trovano spesso impreparate e poco predisposte ad accogliere quelle che saranno, volenti o nolenti, le future generazioni di lavoratori e di uomini. Per alcuni ragazzi lo strumento introdotto dalla “Buona scuola” è una forzatura imposta dall’alto e con un basso valore formativo. Una sorta di sfruttamento di manodopera gratuita da parte delle imprese. Quello che emerge da moltissime testimonianze, invece, è

di un’esperienza entusiasmante, un’opportunità nuova, anche se impegnativa, di sicuro utile e arricchente per stabilire un primo vero contatto col mondo del lavoro. Concludo con un pensiero personale. Il 25 ottobre mi trovavo a Roma e ho ricevuto alle sette del mattino una notizia commovente che riguarda un giovane dal cuore immenso che ho avuto la fortuna di conoscere. Questo ragazzo si chiamava Giacomo Slemer. Era di Poiano, aveva 25 anni. Il 15 agosto del 2012, con un estremo gesto di solidarietà e coraggio, non esitò a tuffarsi nelle acque del torrente Sarca, a Torbole, sul Lago di Garda, nel tentativo di salvare la propria fidanzata che vi era caduta dentro ed era stata trascinata via dalle forti correnti. Riuscì a salvarla, pagando con la propria vita. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il 5 giugno scorso, ha conferito alla memoria di Giacomo la Medaglia d’Oro al Valore Civile, il più alto riconoscimento dello Stato per un suo cittadino che si sia «prodigato, con eccezionale senso di abnegazione, nell'alleviare le altrui sofferenze o, comunque, nel soccorrere chi si trovi in stato di bisogno». Ai genitori Roberto e Daniela, un abbraccio di grande affetto da parte mia e di tutta la Redazione.

GIACOMO SLEMER, MEDAGLIA D'ORO AL VALORE CIVILE (DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DEL 5 GIUGNO 2017)

QUANDO SI AGISCE CRESCE IL CORAGGIO, QUANDO SI RIMANDA CRESCE LA PAURA. PUBLILIO SIRO


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REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI VERONA N.1792 DEL 5/4/2008 - NUMERO CHIUSO IN REDAZIONE IL 03/11/2017

Indice

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PILLOLE DI

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BELLEZZA AL NATURALE

MAMMA

6

IN COPERTINA Luca Zaia, il principe verde

10

IN PRIMO PIANO Alternanza scuola-lavoro, la grande scommessa

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IN CUCINA CON NICOLE

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IL PERSONAGGIO Flavio Tosi, sconfitto o irriducibile?

74

STORIE DI STORIA

20

A TU PER TU Stefano Cantiero, il sapore non ha bisogno di clamore

22

VERONETTA Mama, la regina del quartiere

26

BORGO TRENTO La nastroteca del tempo sospeso

28

SOCIAL La Grande Mela di Carotilla

30

CULTURA C’era una volta Carosello

34

PERSONE Giulia Rotta e la carezza di Rudy

38

VIAGGI In Alaska, in solitaria

50

LIFESTYLE Il lato romantico degli insetti

52

SPORT Giovanna tra gelati e MTB SPECIALE ECONOMIA E FINANZA

78

L'OROSCOPO

A p ag.

76

il ca lend ario di n ovem bre

DA PAG I N A 4 0

ERRATA CORRIGE. A PAGINA 7 DI PANTHEON 84 (OTTOBRE 2017) È STATO ERRONEAMENTE CITATO IL PROGETTO CONVIVIO, COME INIZIATIVA DELL'UNIVERSITÀ DI VERONA. LA DICITURA CORRETTA È, INVECE, LA SEGUENTE "IL PROGETTO CONVIVIO, UOC DI ONCOLOGIA AOUI VERONA". ERRORI DA SEGNALARE? REDAZIONE@GIORNALEPANTHEON.IT

DIRETTORE RESPONSABILE MATTEO SCOLARI DIREZIONE EDITORIALE MIRYAM SCANDOLA

REDAZIONE E COLLABORATORI

REDAZIONE MATTEO SCOLARI, MIRYAM SCANDOLA, FLAVIO BRUTTI, MARCO MENINI, PAOLA SPOLON HANNO COLLABORATO AL NUMERO DI NOVEMBRE 2017 SARA AVESANI, CARLO BATTISTELLA, VALENTINA BAZZANI, MARTA BICEGO, CHIARA BONI, CLAUDIA BUCCOLA, MICHELA CANTERI, FEDERICA LAVARINI, ANDREA NALE, MARCO NICOLIS, ERIKA PRANDI, NICOLE SCEVAROLI, ALESSANDRA SCOLARI, INGRID SOMMACAMPAGNA, GIOVANNA TONDINI, MARCO ZANONI, MATTIA ZUANNI. COPERTINA FLAVIO BRUTTI PROGETTO GRAFICO FLAVIO BRUTTI SOCIETÀ EDITRICE INFOVAL S.R.L. REDAZIONE VIA TORRICELLI, 37 (ZAI-VERONA) - P.IVA: 03755460239 - TEL. 045.8650746 - FAX. 045.8762601 MAIL: REDAZIONE@GIORNALEPANTHEON.IT - WEB: WWW.GIORNALEPANTHEON.IT FACEBOOK: /PANTHEONVERONANETWORK - TWITTER: @PANTHEONVERONA - INSTAGRAM: PANTHEONMAGAZINE UFFICIO COMMERCIALE: 045 8650746 STAMPATO DA: ROTOPRESS INTERNATIONAL SRL - VIA BRECCE – 60025 LORETO (AN) - TEL. 071 974751 VIA E. MATTEI, 106 – 40138 BOLOGNA – TEL. 051 4592111 CONTRIBUTI PER PANTHEON MAGAZINE C/C POSTALE 93072262 INTESTATO A: INFOVAL SRL - VIALE DEL LAVORO 2, 37023 GREZZANA (VR)

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IN COPERTINA Luca Zaia

IL PRINCIPE VERDE miryam.scandola@verona-pantheon.com @miryamscandola

di Miryam Scandola

L’avevano accostato a Zorro, nel 2010, quando si era insediato da qualche giorno a Palazzo Balbi. Non solo perché a cavallo ci va davvero, ma anche perché prometteva azioni da fuoriclasse. Dal mondo delle discoteche dove conobbe la moglie dai lunghi capelli rossi, Luca Zaia ha macinato, uno scalino dopo l’altro, il suo cursus honorum accarezzato dal cielo padano. A trent’anni è stato il più giovane presidente della provincia in Italia. A quarant’anni è diventato Ministro dell’agricoltura nella quarta era Berlusconi. In primavera, il leghista che non urla mai ne farà cinquanta. Giusto in tempo per le politiche.


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MAI PERSONALIZZARE un referendum, metteva in guardia con la sua recente biografia Renzi. Ma Zaia, incurante, l’ha fatto lo stesso. E la storia che ha tradito l’ex premier, ha abbracciato con un passionale plebiscito, invece, il presidente del Veneto. Il giubilo post referendario farà tornare di moda i fazzoletti verdi? Se lo chiedono in molti, ma Zaia glissa e promette semplicemente «un Big Ben» dirompente e veloce. Alcuni lo vorrebbero come squillante alternativa alle elezioni politiche. Altri affidano a lui la speranza di un nordismo che la Lega ha dimenticato per strada più o meno dall’era salviniana. Lui è contro «la bulimia di incarichi» e alla domanda della sua candidatura alle prossime elezioni risponde, serafico, che il Veneto gli basta e avanza. Ha creato una Consulta ad hoc per aiutare la delegazione che negozierà l’autonomia a Roma. Sul tavolo 23 competenze che dovrebbero fare della nostra regione una “Bolzano due”, e il presidente le vuole tutte. Quando gli si chiede se si aspettava un consenso così esteso al voto del 22 ottobre, risponde gesticolando con un fervore che visita di tanto in tanto, ma sempre con attenzione, «alle urne ci sarebbero andati molto più di 2 milioni di veneti, se non avesse piovuto». Governatore dal 13 aprile del 2010, benedetto dal trionfo del 2015 e da quel 50.08% che gli hanno invidiato in tanti, conferma che non c’è nessuna crisi del settimo anno con la sua Regione. Anzi.


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IN COPERTINA Luca Zaia Oggi è il vate più credibile di un nordismo soffocato

Non urla mai Zaia. È la versione posata di Salvini. Se il leader del Carroccio va di maglieria più o meno casual, lui sceglie quasi sempre il gessato. Non dimentica mai la brillantina sui capelli, eterno segno del suo essere la variante ammodo di ogni altra anima gridante della Lega. «Fa politica con la stessa tecnica e la stessa tenacia con cui faceva il pierre della discoteca Manhattan: dare del tu a tutti, parlare con tutti, parlare di tutto» recita la fortunata intuizione di Aldo Cazzullo. E, infatti, ha il sorriso facile pure con i giornalisti. D’altronde «i nemici è meglio farseli amici» ammetteva qualche mese fa davanti ad una platea di cronisti, una delle tante volte che venne a Verona per sostenere la campagna elettorale di Sboarina. «Zaia è un curioso fenomeno di comunicatore, di ambizioso testimonial di leghismo buono», così lo ritraevano i giornali all’indomani del suo approdo a Palazzo Balbi. Il «leghista furbo», l’hanno ribattezzato, invece, altri, tra cui un Flavio Tosi ancora ferito dalle regionali del 2015. In tanti lo definiscono “a basso potenziale”. Un volto “rassicurante” impegnato a dire a gran voce che non è partita nessuna battaglia per la leadership nei perimetri sempre più friabili del Carroccio. «Resterò in Veneto la storia ha dedicato a me il compito di scrivere questa pagina». CLASSE 1968, originario di Treviso, ha fatto un po’ di tutto: dal cameriere all’uomo delle pulizie ma anche l’istruttore di equitazione (la sua presenza è ormai cosa scontata a Fieracavalli,

anno dopo anno) e, appunto, il pierre in discoteca. Ama con trasporto il dialetto veneto, al cui lessico spesso concede sentite deroghe nei discorsi importanti, nelle interviste, nazionali o locali che siano. Agricoltura e territorio sono stati i suoi temi e anche, probabilmente, la chiave della sua carriera politica. Con in tasca una laurea in Scienza della Produzione animale, inizia come consigliere comunale a Godena di Sant’Urbano, poi diventa, nel 1995, Assessore all’agricoltura nel consiglio provinciale di Treviso. Appena trentenne ne diventa presidente fino al 2005. Poi approda direttamente alla vicepresidenza della giunta regionale. Sono i tempi di Giancarlo Galan e Zaia si destreggia nel fitto panorama di deleghe che gli vengono attribuite: dal turismo, all'agricoltura, passando per lo sviluppo montano e l'identità veneta. Solo tre anni dopo arriva a Roma, come ministro dell’agricoltura. È lui a presiedere nel 2009 a Castelbrando di Cison di Valmarino (in provincia di Treviso) il primo G8 agricolo, dove tra l'altro è stato affrontato il tema della fame nel mondo. Qualche tempo prima, appena diventato ministro, aveva fatto togliere dallo studio le foto dei suoi predecessori al Dicastero. «Molti sono già morti – disse –. L’agricoltura ha bisogno di futuro. Metterò le foto dei giovani che si occupano di produzioni di punta». Oggi, da sette anni presidente della Regione è, forse, il vate più credibile di un nordismo soffocato. E così, mentre Salvini cerca di mettere la coperta verde della Lega un po’ su tutto il territorio


9

ROVERÈ, CORO DI SÌ E MAXI GONFALONE IN PIAZZA È stato il Comune che ha gridato con più virulenza degli altri il suo pensiero circa l’autonomia. La più alta affluenza registrata in tutta la Regione per il paese della Lessinia che ha portato alle urne il 76, 2% degli aventi diritto. Le schede con il No si contavano sulle dita di una mano. « La nostra era una missione» dicono in tanti con stretto addosso l’'orgoglio di essere stati così numerosi. La domenica dopo, a mente ancora calda, è sceso in piazza quasi tutto il paese. Ad avvolgerlo una maxi bandiera del Veneto.

nazionale, strattonandola, non senza fatica, anche al Sud, (l’ultimo viaggio in Sicilia del leader insegna) Zaia, ancora trionfante per l’esito del referendum, rispolvera il tema dello statuto speciale. «È un impegno morale per me». Un modo neanche troppo sottile per emanciparsi dal progetto nazionale del suo segretario. In tanti fanno “no” con la testa. Le ambizioni del governatore sembrano rimanere circoscritte nei perimetri della Regione, anche perché tentare la volata alle politiche non è così semplice.

L’esilio dai lidi leghisti è sempre dietro l’angolo e si consuma in contumacia, come l’esempio di Tosi ricorda. Una cosa è certa: Zaia non è stato l’araldo di un voto inutile. Il dato delle urne del 22 ottobre chiarisce ancora di più che il Carroccio è un compendio di anime, non certo riducibili alle sole istanze salviniane. I veneti hanno dimostrato di avere molta fiducia in Zaia, ma sempre meno nel partito che l'ha inventato.

Stop

AGRICOLTURA: NUOVO REGOLAMENTO DALL’UNIONE EUROPEA Novità dall’Unione europea: è stato approvato in questi giorni il nuovo Regolamento sulla politica agricola comune (PAC) che scadrà nel 2020 (Regol. UE n. 2017/1155). La nuova normativa prevede la semplificazione del greening (rispetto di tre pratiche benefiche per il clima e l’ambient a fronte del quale si riceve il “pagamento verde”, una delle componenti del nuovo sistema dei pagamenti diretti), la diversificazione delle colture e la regolamentazione delle aree di interesse ecologico, con allentamento in alcuni casi dei limiti attuali. Di particolare interesse le disposizioni sulla diversificazione colturale che innova e risolve alcune problematiche strutturali. Altro capitolo importante è quello dedicato ai giovani agricoltori per valorizzare le nuove imprese agricole. Nel nuovo Regolamento è previsto un sostegno diretto per gli agricoltori di età inferiore ai 40 anni a capo, per la prima volta, di un’ impresa agricola o insediatisi nei 5 anni che precedono la prima presentazione di una

domanda. Per agevolare le piccole imprese è previsto anche un regime semplificato negli adempimenti amministrativi. Per il primo insediamento i giovani agricoltori possono farlo anche congiuntamente con altri agricoltori, indipendentemente dalla forma giuridica scelta. Il sostegno potrà essere concesso mediante contributo o strumento finanziario: ne consegue che gli agricoltori associati possono ricevere singolarmente il premio. Il Regolamento rivede anche la disciplina delle associazioni dei produttori nelle varie fasi della filiera (trasformazione, distribuzione, promozione, acquisizione di fattori produttivi...) relativamente al delicato tema della concorrenza del mercato. In generale la nuova PAC vuole introdurre un sistema più competitivo nell’ agricoltura e venire incontro alle nuove esigenze delle giovani imprese nel settore agricolo e di tutela dell’ ambiente.

IL NOTAIO MARIO SARTORI Sarà presente in qualità di relatore all’incontro sulla Riforma del Terzo Settore organizzato dal Comune di Grezzana che si terrà GIOVEDÌ 30 NOVEMBRE, ORE 18.00, presso la Sala Bodenheim del Centro Culturale Eugenio Turri. Ingresso libero.

Via Enrico da Porto, 10/C 37023 Grezzana (VR) - TeL. 0458650274 - Fax. 045 8650445 - msartori@notariato.it - www.notaiosartori.it


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S PEC I AL E

ALTERNANZA

SCUOLA&LAVORO LA SCOMMESSA CHIAMATA

ALTERNANZA

di Redazione

Dall’anno scolastico 2016/2017, con l’entrata in vigore della legge 13 luglio 2015 n. 107, è scattata l’obbligatorietà di uno periodo formativo in azienda per tutti gli studenti italiani della scuola superiore. Una sfida che coinvolge, o dovrebbe coinvolgere, non solo i ragazzi, ma anche gli imprenditori e gli insegnanti. Per il bene del Paese.

I protagonisti del convegno del 19 ottobre: Matteo Scolari (moderatore), Umberto Fasol, Riccardo Bertagnoli, Stefano Bertacco, Giorgia Speri, Laura Parenti, Giuseppe Riello, Carlo Reggiani e Mario Bonini

A

LTERNANZA SÌ, ALTERNANZA NO. Alternanza va bene, ma alternanza come? Il mondo della scuola, cosi come il mondo dell’imprenditoria, si interroga sulle possibilità e sulle opportunità introdotte dalla legge 107/2015 che ha di fatto reso obbligatorio, già dall’anno scorso, un periodo di stage in azienda per gli studenti delle scuole superiori: 200 ore per i licei e 400 ore per gli istituti tecnici da completare nell’arco dei tre anni, con la possibilità di andare anche all’estero, nei periodi di sospensione delle lezioni. Una misura prevista dalla cosiddetta “Buona scuola” che ha l’obiettivo di offrire agli studenti nuove occasioni formative per aumentare le competenze spendibili in un mercato del lavoro

profondamente cambiato, da qualche anno a questa parte, anche particolarmente selettivo. Come dicevamo, dall’anno scolastico 2016/2017 l’alternanza è diventata obbligatoria per gli studenti del terzo e quarto anno, mentre per l’anno in corso, 2017/2018, sono coinvolti anche tutti gli studenti del quinto anno. Ma come è stata recepita questa novità? L’alternanza nel mondo della scuola era già prevista, con una diversa forma, dalla legge n.53/2003 e disciplinata dal Decreto legislativo n.77/2005 come parte fondamentale dei percorsi di istruzione all’interno dei vari indirizzi di studio della scuola secondaria di secondo grado. Ora l’ulteriore regolamentazione da parte del Governo con la legge 107. La stessa Unione Europea ha individuato tra i punti cardine


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ALTERNANZA

SPE CI ALE

SCUOLA&LAVORO IL SUPPORTO ALLE AZIENDE Secondo i dati del registro imprese della Camera di Commercio (scuolalavoro.registroimprese.it) sono ben 700 gli enti veronesi suddivisi tra aziende, categorie e enti pubblici, che hanno aderito ai progetti di alternanza e che nei prossimi mesi ospiteranno 1706 ragazzi. Per agevolare questo scambio, l’ente camerale ha messo a disposizione delle aziende diversi strumenti e agevolazioni, tra cui servizi di accompagnamento dei docenti nella fase di consultazione delle disponibilità e supporto economico alle aziende. «Verona ha fatto un passo in più – ha detto nel corso del convegno del 19 ottobre il presidente Giuseppe Riello - con la riforma delle Camere di Commercio abbiamo potuto mettere a disposizione alcune risorse a favore di questo progetto. Per la Provincia di Verona, il nostro ente ha messo a disposizione 315 mila euro, che verranno poi trasformati in voucher per le aziende che ospiteranno gli studenti».

di “Europa 2020” la diffusione di forme di apprendimento che si fondano sul lavoro di alta qualità finalizzata a «una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva». Come ha sottolineato Laura Parenti, referente provinciale della attività ASL presso l’ufficio scolastico di Verona, intervenuta all’incontro sul tema organizzato dall’associazione Verona Network lo scorso 19 ottobre all’Ordine degli Ingegneri, «L’alternanza non va vista come il semplice assolvimento di un dovere o di un obbligo, ma come un’opportunità sia per le scuole che per le aziende. Naturalmente – ha proseguito - stiamo raccogliendo anche tutte le criticità che si stanno presentando, per affrontare un percorso migliorativo dal momento che ci troviamo di fronte a una

vera e propria rivoluzione del sistema scolastico». ED È PROPRIO in questo rapporto bidirezionale, che vede la scuola da una parte e le imprese dall’altra, il luogo in cui si concretizza il fine ultimo dell’alternanza e la scommessa per il futuro: mettere in stretto collegamento le due parti affinché gli standard di qualità e il livello di apprendimento raggiunti sui banchi di scuola rispondano con sempre maggiore efficacia e rapidità al bisogno di competenze e flessibilità richieste dagli imprenditori, consentendo ai giovani di inserirsi adeguatamente e con soddisfazione nel mondo del lavoro. «La scelta della legge 107/2015 è una scelta radicale, perché ha spinto le scuole a ragionare su una visione di scuola diversa che si apre al mondo del lavoro e che prevede


SPECIALE ALTERNANZA SCUOLA&LAVORO

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che il mondo del lavoro si apra alla scuola – ha sottolineato sempre nel corso del convegno Mario Bonini, coordinatore dei dirigenti scolastici di Verona - Lo scopo dell’alternanza, nel dettato normativo, è di tipo orientativo: questo strumento permette di incontrare il mondo del lavoro in tutte le sue peculiarità. Per gli istituti professionali risulta sicuramente più semplice, per i licei la questione è già più complessa, ma alternanza scuola-lavoro significa anche formazione al lavoro, oltre che, molto spesso, orientamento agli studi universitari. Siamo consapevoli del fatto che gli enti e le aziende fanno un grosso investimento di tempo, energie e risorse umane, e di questo la scuola è estremamente riconoscente. Ma la no-

ALTERNANZA: ALCUNI NUMERI

SCUOLE ALLE

STIMATE

ph. Emma Poli

Il Ministero dell’Istruzione non ha ancora diffuso, ad oggi, i dati dell’anno scolastico 2016/2017. Quelli relativi al 2015/2016 (prima dell’introduzione dell’obbligatorietà), ci dicevano che l’87,4% delle scuole italiane (statali e paritarie) aveva fatto l’alternanza, contro il 42% dell’anno precedente, e il 90,6% degli studenti delle classi terze (455.062 su 502.223) aveva svolto esperienza in azienda. Considerando il totale degli studenti delle classi III, IV e V, gli studenti ad aver utilizzato questa opportunità erano stati 652.641 su 1,4 milioni (pari a 45,7%). Tra le regioni con più studenti in alternanza, la Lombardia (105.564), la Campania (66.411), il Lazio (64.265), il Veneto (55.245) e la Sicilia (53.554). Le strutture ospitanti, sempre nell’anno 2015/2016, erano state 151.200 (+41% rispetto all’anno precedente): 36% nelle imprese, 12% nelle scuole, 8% nella pubblica amministrazione e 7% nel settore no profit. Il maggior numero di strutture ospitanti si trova in Lombardia (22%) seguita dal Veneto (14%).

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stra soddisfazione è vedere che queste aziende, seppur ricevendo poco, ci danno riscontri estremamente positivi, e ci danno testimonianza di ragazzi svegli, attenti, precisi». ATTORI SPESSO non protagonisti sono gli insegnanti. Anche loro sono investiti di responsabilità all’interno di questo processo necessario di avvicinamento tra mondo

della formazione e mondo del lavoro. A parlare di loro il 19 ottobre scorso è stato Umberto Fasol, Preside dell’Istituto Stimate: «Credo che sarebbe bello poter mettere in contatto anche gli insegnanti con queste esperienze di alternanza. I docenti, soprattutto del liceo, fanno un percorso liceale e universitario, ma pochi di noi hanno avuto la possibilità di lavorare in un’azienda. Se provassimo, capiremmo meglio ciò che

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gli studenti possono imparare nel contesto della propria disciplina. Non dimentichiamo che non tutto quello che si impara a scuola è traducibile in un’esperienza di tipo lavorativo. L’importanza di fare esperienza in azienda deriva dal fatto che in azienda si lavora in sinergia, c’è un contatto continuo coi colleghi, si creano relazioni umane». E gli studenti? C’è chi, fino ad oggi, può testimoniare e raccontare esperienze positive chi, invece, per motivi evidenti di rodaggio del sistema, si è trovato in un contesto poco adatto, poco in linea con il percorso di for-

mazione o in cui l’azienda era impreparata all’accoglienza. A tal proposito, la Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ha dichiarato di recente che «è stata predisposta una piattaforma ad hoc per monitorare le attività svolte in alternanza e per segnalare situazioni improprie». La stessa legge 107/2015, all’articolo n. 37, prevede l’emanazione della Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza scuola-lavoro che permette allo studente di esprimere una valutazione sull’efficacia e sulla coerenza dei percorsi con il proprio indirizzo di studio.

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PERCHÈ IL FUMO FA MALE AI DENTI? Il fumo è una delle cause principali che determina la comparsa di molte malattie, tra queste non mancano quelle che interessano la zona del cavo orale, maggiormente esposta al fumo della sigaretta. Basti pensare che 20 sigarette al giorno riducono di circa 4,6 anni la vita media di un giovane che inizia a fumare a 25 anni. Per quanto riguarda la salute dei denti le statistiche non sono certo migliori: nei fumatori il rischio di paradontite grave è maggiore rispetto ai non fumatori. I fumatori sono i soggetti che più di altri presentano problemi dentali e gengivali, quali recessioni gengivali, perdita d’osso, denti gialli, alitosi, perdita del gusto, cancro della cavità orale.

PE RI CO LI D E L FU M O

COSA FARE? L’unico modo per salvare il proprio sorriso è SMETTERE DI FUMARE. Da uno studio condotto negli Stati Uniti su circa 700 soggetti è emerso che i fumatori presentano una percentuale di malattie paradontali tre volte maggiori rispetto ai non fumatori. Ciò che va puntualizzato è che se anche un fumatore dimostra attenzione verso l’igiene orale, questa potrebbe non essere sufficiente, quindi è consigliabile eseguire una visita dal dentista almeno ogni quattro mesi per poter effettuare una pulizia dentale professionale ed intervenire in modo tempestivo nel caso di comparsa di patologie orali.


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IL PERSONAGGIO Flavio Tosi

« L A MIA PRIORITÀ

RIMA NE V E R O N A »

matteo.scolari@giornalepantheon.it @matteoscolari

di Matteo Scolari

Il leader di Fare!, in vista delle prossime politiche del 2018, rilancia aderendo a un progetto politico, definito dai media la “quarta gamba” del centrodestra, possibile pista romana per l’ex sindaco di Verona che confida di avere soltanto un sogno: tornare a Palazzo Barbieri da primo cittadino.

T

osi, innanzitutto come si sente in questo momento? Ora che non è più sindaco i ritmi saranno cambiati. I ritmi sono meno frenetici, ma non ho tanto tempo libero. Sono ancora presidente dell’Autostrada A4, seguo tuttora, e con molta attenzione, il Consiglio comunale. Inoltre, c’è la mia squadra, che con 10 anni di amicizia e di amministrazione a Verona si è consolidata sia a livello nazionale che a livello locale. Ci riuniamo periodicamente per rimanere compatti e lavorare in prospettiva: il prossimo anno ci saranno le elezioni politiche, l’anno successivo le europee, poi le regionali. E, infine, le comunali del 2022 che rimangono l’obiettivo principale. Cosa le manca di più di Palazzo Barbieri? Alcune persone con le quali si è instaurato un rapporto di amicizia personale, oltre che professionale, in tanti anni di lavoro. Flashback: com’era nato l’amore per la Lega Nord e, più in generale, per la politica nei primi anni Novanta? È nato in famiglia. Mio papà ha sempre amato la politica e la storia, in particolare quella contemporanea, e quindi in casa si parlava spesso di eventi politici italiani e internazionali. Quello per la Lega è nato da una condivisione di ideali: i leghisti avevano una visione federalista del paese che secondo me era, ed è, quella giusta. Lei ha seguito tutta l’evoluzione del Carroccio: in cosa si differenzia la prima Lega “bossiana” dalla Lega di oggi? La Lega ha sempre avuto alti e bassi: siamo passati più volte dal 10% al 4%, è una cosa a cui il partito è abituato. Questo sembra un momento buono, ma lo vedremo alle prossime elezioni politiche. Quello che è cambiato è che prima la Lega si dedicava quasi esclusivamente al Nord, e quindi più ai temi di federalismo, secessione e indipendenza nelle sue

varie sfumature. Salvini ha accantonato quei temi e si sta concentrando su un progetto nazionale di destra. Riuscirà Salvini a realizzare il suo progetto politico? Lo si vedrà dai fatti: tra pochi giorni ci sono le regionali siciliane, sarà interessante vedere quanti voti riuscirà a raccogliere la Lega in quella regione. Inoltre, aspettiamo le elezioni politiche del 2018: sarà lì che capiremo se questo progetto funzionerà o se - come dice Bossi - il partito deve rimanere ancorato al Nord. Nel 2007 ha lasciato la carica di assessore regionale per diventare primo cittadino di Verona: una scelta che rientrava nei suoi progetti fin da giovane? Da giovane non lo avrei mai immaginato, ma nemmeno di diventare assessore regionale alla Sanità. La carica istituzionale di Venezia combinata a un’amministrazione uscente, quella di Paolo Zanotto - decisamente poco positiva -, ci ha portato ad accettare la sfida. Lanciammo quindi la mia candidatura a sindaco già nel settembre 2006 e sappiamo poi com’è andata. Qual è stato il primo pensiero quando ha saputo di aver vinto? Ero sicuro di vincere perché la percezione in città era quella, quindi non rimasi stupito. Il primo pensiero è stato quello della responsabilità nei confronti della mia Verona. Nel 2012 la rielezione: che sapore ha il secondo mandato? Sicuramente più bello, perché è stato più difficile. Non tanto dal punto di vista numerico, ma perché la gente ha deciso di ridarmi fiducia: al primo mandato la gente ti “prova”, al secondo ti premia per il lavoro svolto. Tra coloro che la criticano c’è chi sostiene che lei abbia cambiato atteggiamento tra il primo e il secondo mandato, perdendo di vista, nel se-


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condo turno, il focus su Verona. Cosa risponde? Che sono balle. Basta verificare la mia presenza in Comune. Per dieci anni mi sono recato a Palazzo Barbieri tutti i giorni. Mi sono sempre mosso in giornata - anche quando andavo a Roma - per non lasciare nulla di incompiuto in ufficio e mi sono abituato a ritmi di lavoro molto intensi. Queste sono accuse strumentali e direi anche poco riscontrate. Nel maggio 2014 è stato il politico più votato a Verona e provincia e il secondo più votato in regione, tuttavia ha rinunciato al Parlamento europeo: lo rifarebbe? Sì. Il ruolo di sindaco è sicuramente il più affascinante e appagante, seppur il più pesante e impegnativo che ci possa essere. Ad un certo punto, almeno dall’esterno, la percezione era quella che lei e Matteo Renzi steste giocando una partita alla pari sul piano politico nazionale. Poi Renzi ha preso il largo. Perché? Con Roberto Maroni impostammo la partita in modo da presentare Flavio Tosi come candidato di centrodestra per la Lega anche a livello nazionale. Quando Maroni lasciò la segreteria del partito, nel 2014, si fece un patto (il famoso “patto del Pirellone”, ndr) tra me, Maroni e Salvini, secondo il quale Salvini avrebbe sostituito Maroni e io avrei ricoperto il ruolo di leader nazionale del partito. Sarebbe dovuta andare così, se non

fosse che Salvini non rispettò il patto e, una volta divenuto segretario, decise anche di proporsi come leader nazionale. Da lì la frattura e la sua fuoriuscita dalla Lega. Sì, a partire da quella parola mancata i rapporti interni si sono rotti. Inoltre Salvini ha cominciato a stravolgere la Lega con supposizioni antieuropeiste e anti-euro, supposizioni che non ho mai praticato e mai praticherò: da lì la rottura definitiva e l’espulsione. Mi dispiace che in quel momento Maroni non abbia detto una parola. Atteggiamento scorretto da parte di Matteo Salvini? La mancanza di parola non può esistere, in politica come nel lavoro o negli affetti. Senta, riassumere dieci anni di amministrazione è impossibile: quali sono state le soddisfazioni maggiori che ha avuto? Rispetto alle altre città Verona ha fatto un salto incredibile dal punto di vista turistico e ne sono molto orgoglioso. Oltre a questo, il salto di qualità economico: Verona ha attratto fortissimi investimenti e non mi importa delle polemiche su Adigeo perché ritengo che sia il centro commerciale più bello che ci sia in Italia. Quando abbiamo cominciato, Verona Sud era una distesa di capannoni deserti e abbandonati, mentre ora è una realtà con uno sviluppo del tessuto urbani-


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IL PERSONAGGIO Flavio Tosi stico straordinario. E arriverà anche Ikea. Abbiamo reso la nostra città attrattiva dal punto di vista degli investimenti anche grazie ad un’amministrazione efficiente. Un rammarico? Il traforo: partimmo con la procedura, aggiudicammo la gara all’inizio del secondo mandato, ma il momento di crisi globale e delle banche non ha favorito lo sviluppo del progetto. Sboarina, a differenza nostra, lo ha già abbandonato: sarà l’obbiettivo di Flavio Tosi al prossimo giro. Caso Giacino: com’è possibile che il sindaco di Verona non fosse a conoscenza delle attività illecite del vicesindaco? L’affetto dei veronesi nei confronti del loro sindaco è indice del fatto che mi hanno creduto per quello che ho sempre pubblicamente affermato, ovvero che in quella vicenda non sono mai stato coinvolto, tant’è che non sono mai stato né indagato né sentito. Quella è stata una vicenda personale che ha riguardato Vito Giacino e un singolo imprenditore. Non cinquanta imprenditori. Naturalmente la questione non ha di certo fatto bene all’amministrazione, tuttavia ho sempre mantenuto un rapporto di amicizia con Vito: una persona può sbagliare e ritirarsi dalla politica, come ha fatto lui, ma dopo anni di collaborazione non si sputa in faccia alle persone e il rapporto di amicizia rimane. Lui ha sbagliato e sta pagando. Rifarebbe la scelta di Patrizia Bisinella a candidata sindaco? Sì. È una scelta che non mi ha fatto dormire la notte. Il desiderio, da parte mia e di tutti, sarebbe stato quello di potermi ricandidare, ma essendo impossibile bisognava trovare una soluzione. Patrizia ha accettato conscia della responsabilità che l’avrebbe aspettata e, soprattutto, della partita difficile e “cattiva” che avrebbe dovuto sostenere. Alla fine, ho avuto conferma della mia scelta quando Patrizia è arrivata al ballottaggio: se non fosse andata così, avrei capito di aver sbagliato candidato. Il problema del ballottaggio è stata la bassa affluenza: se fosse stata del 50% anziché del 40%, avremmo vinto noi. Col senno di poi avrebbe presentato prima Patrizia ai veronesi? E secondo lei, in fase di ballottaggio, ha pesato molto il mancato sostegno del PD? Fino all’ultimo c’è stata l’ipotesi del terzo mandato, quindi sarebbe stato comunque impossibile: Renzi ha tenuto aperta la possibilità fino a poche settimane prima dell’inizio della campagna elettorale. Per quanto riguarda i voti del PD al ballottaggio, è un dato non pervenuto, così come è successo per l’ultimo referendum sull’autonomia regionale: qualcuno ha votato per Patrizia, qualcuno per Sboarina, moltissimi non hanno votato, quindi direi che il ruolo del Partito Democratico in quel frangente è stato assolutamente irrilevante.

Negli ultimi tempi, anche tra i fedelissimi, sono stati in molti ad abbandonarla sul piano politico. Le fa male? Non sono molti in realtà, perché della squadra dei venti consiglieri comunali e dei dieci assessori, la larghissima parte di questi sono ancora con Flavio Tosi. Come dicevo prima, sono sereno: so che in politica queste cose succedono e, semplicemente, da questi avvenimenti si possono trarre le conclusioni sulle persone che ci hanno affiancato. Io non esprimo giudizi, lascio che siano gli elettori a valutare. Progetto della famosa “quarta gamba”. Cosa ci dobbiamo aspettare da questa nuova mossa politica? Io spero che la cosa si concretizzi e penso che il centrodestra abbia interesse a farlo, a differenza del centrosinistra che sta litigando furiosamente e spaccandosi continuamente. Il centrodestra ha la possibilità di vincere alla grande le elezioni, ma per farlo non può schierare solo le forze di Forza Italia, ma deve allargare il fronte e mettere insieme un movimento che rappresenti il territorio e le liste civiche territoriali. Credo che Berlusconi abbia capito bene questa cosa, adesso dipende tutto dai singoli attori coinvolti: ci siamo incontrati da poco in provincia di Cuneo con molti di questi rappresentanti, adesso dipende tutto dall’intelligenza di ognuno a stare assieme e andare fino in fondo. Ambisce a un posto da candidato Premier? Io ambisco a rimanere in Comune a Verona. In questo momento sono il consigliere comunale più longevo della città e questa rimane la mia priorità. Se, nel frattempo, ci sarà una parentesi romana, lo valuterò con la squadra, ma la questione veronese rimane sopra a tutto il resto.

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A TU PER TU Stefano Cantiero

AL DI LÀ DI OGNI CANTIERATA

di Miryam Scandola

Avremmo dovuto incontrarci per pranzo, davanti a qualche piatto. Ma l’abbiamo fatto, poco prima, verso mezzogiorno, in tempo per creare l’architettura dell’appetito, arte in cui Stefano Cantiero, volto popolarissimo di VieVerdi, è indiscusso maestro. Diciotto stagioni su Telearena sono il suo pedigree. Il Triveneto è il suo terreno d’elezione. «La normalità dell'entusiasmo» è, invece, il suo incanto.

I

L PIER PERBELLINI che «edifica» la sua millefoglie con il garbo antico della tradizione ha fatto una cosa come circa 600 condivisioni su Facebook. Sarà forse che guardare è già, per vie diverse ma neanche troppo, un modo timido di assaggiare. Sta di fatto che il volto conosciutissimo del Nordest sui social fa numeri che vanno per traverso ai suoi omologhi nazionali come Linea Verde o Melaverde. Stefano Cantiero gira mezzo Paese per raccontare, puntata dopo puntata, il battito lieve e costante che lo attraversa. Non temete, le continua a registrare le «cantierate», come chiama lui i cammei solari che si concede in qualche video. Ma se prima il popolare giornalista faceva, per sua stessa ammissione, «il caciarone», da un paio di anni ha invertito i canoni. «Perché il linguaggio che emoziona non è fatto di clamore». Lascia che la terra si spieghi da sola, o meglio, che a descriverla siano i suoi veri esperti. «Non ne posso più di vedere faccioni che fanno proclami» e allora al centro dei suoi servizi mette loro, i timidi protagonisti dei luoghi. Nel suo pantheon arcadico e, insieme, pragmatico ci sono gli uomini che mungono ancora a mano, i ragazzi che con le alghe si inventano integratori naturali e le donne innamorate dell’olio che producono. I numeri delle visualizzazioni e degli ascolti sono dalla sua parte «quelli che rigettano quel mondo poi guardano i video incantati». Pare, insomma, aver trovato la chiave per raccontare il territorio senza soporifere riduzioni, lui che ha iniziato riempiendo le pagine de L'Arena come cronista da Bovolone, dove abitava. Poi il servizio civile, un'assunzione che tardava ad arrivare e qualche colloquio. Proprio dopo averne fatto uno, incontra per caso sul Liston uno degli allora epigoni di Telearena. Da lì inizia tutto, dopo un'immediata gavetta come ufficio stampa di Confartigianato, nel 1994 inizia a tenere la rubrica settimanale "L'artigiano veronese", intanto si occupa anche di economia con un altro spazio nel palinsesto televisivo fino al 2009. Un giorno arriva la patata bollente, per stare in favore di metafora. Gli affidano “Mondo Agricolo" poi mutato in "VieVerdi", uno dei format più longevi e amati dell’emittente. «Non sapevo

niente di agricoltura ma sapevo cosa non volevo vedere. Cioè soltanto campi e vacche». Era l'esatto opposto di un facile snobismo il suo. Stefano Cantiero la strigeva e la stringe ancora la consapevolezza che una narrazione, di qualsiasi tipo, fallisce quando parla solo per gli addetti ai lavori, tagliando fuori tutti gli altri. Da lì l'intuizione che l’ha accompagnato per diciotto stagioni. A premiare poteva essere solo uno sguardo ampio, «onnicomprensivo», capace di tener dentro l’agricoltore come l’escursionista. E poi lui che si è fatto un po' "ingrediente" perchè «per far funzionare un programma devi caratterizzarlo». Sembra che la sua impronta sia piaciuta visto che il format ha lambito oltre che il Veneto anche la Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Toscana. Dal 2015 ha seguito il richiamo del digitale ribaltando gli schemi di certo affaticati della televisione tradizionale e imboccando il sentiero di una comunicazione crossmediale spalmata con abilità sui social e persino nei perimetri dell’app Ti porto io, di cui è padre or-


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VIEVERDI, DI CHE PARLIAMO Uno dei più autorevoli programmi di documentazione della tradizione popolare del Nordest, tra i più premiati in Italia. Oltre che sulla piattaforma digitale, il format è diffuso da una decina di emittenti del Norditalia. Oggi VieVerdi è il frutto di un accordo operativo fra gruppo Athesis e Bentobox.pro., azienda veronese specializzata nelle produzioni Web e video.

goglioso dal dicembre del 2016. Sorride appena la nomina, la sua creazione.

con una versione in tedesco e stiamo già collaborando su diversi fronti con Air Dolomiti.

Partiamo dalla fine, o meglio dal dessert, come sta la sua app? Due milioni di visualizzazioni, quattro milioni di persone raggiunte e un tempo di permanenza medio che si attesta a due minuti e mezzo: mi sembra il segno più chiaro che le storie sono visitate e vissute. Al momento sono 180 i video geolocalizzati e georeferenziati a portata di click che riassumono i sapori del Nordest. A fine anno diventeranno 220. Un modo innovativo per scoprire il territorio con il linguaggio dell’audiovisivo, di certo più diretto e, penso, anche più veritiero. Presto partiremo anche

Con la sua app ci porterà sempre e solo nel Nord Italia? Chissà. Non si può rispondere a tutte le domande… Anche se non si può ammetterlo, c’è una storia che ha amato raccontare più di altre? Non faccio preferenze. Diciamo che mi piacciono le persone che si rimettono in discussione. Come quei ragazzi che a 1.600 metri di altezza gestiscono tutto l’anno il ristorante dei genitori. O l’agriturismo della Bassa, che proprio nella patria del maiale, decide di seguire il sentiero vegano. Oppure

Dalle nostre mani, la buona cucina. Pizzeria Ristorante Lenci 3 Via Piccoli Marcello 61 - Bosco Chiesanuova (VR) Tel. 045 7050057 - info@lencitre.it


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A TU PER TU Stefano Cantiero Pierluigi di Sona che, in tempi in cui si dice che «chi ha una stalla è destinato a morire», ha girato la frittata a suo vantaggio e con il latte che produce ha creato una gelateria sempre affollatissima. Me le scelgo io le storie, sono in tanti che mi tirano per la giacchetta, ma vado dove credo sia meglio. La tirano per la giacchetta anche per riempirle le mani di onorificenze. Ha un elenco infinito di premi: da Araldo d'Onore dal magnifico Ordine delle tradizioni gastronomiche veronesi a Decano del palio di Bovolone, passando per il Cavaliere del Gran Carnealon di Domegliara. Per ragioni di spazio ci fermiamo qui… (ride, ndr) Tra tutti, amo in particolare i riconoscimenti che mi vengono dati localmente. Ti premiano per quello che sei. Non li diserto mai, perché te li danno con il cuore. Qual è la cosa di cui va più fiero? Essere riuscito a farmi voler bene dalla gente e volergliene io stesso. Negli anni mi sono arrivate anche proposte nazionali. Ma non ci tengo a diventare uno dei tanti "signor sì", durerei mezz'ora. Come sta l'anima rurale veneta e veronese? Sta abbastanza bene, ma sul piatto va messo tutto: la tipicità, la quantità, la qualità e il rispetto della terra. È indiscutibile il consumo del suolo degli ultimi 30 anni. Ho spesso sorvolato la fascia pedemontana da Belluno al Lago di Garda e ne sono rimasto colpito. Non so se sarà la futura emergenza ma è di certo una delle cose che mi preoccupano di più. Ha messo più volte in guardia anche sul tema della monocoltura spinta delle viti.. Ci vuole coraggio a dire queste cose. Il vino è la delizia. È una fetta fondamentale dell'agroalimentare veronese e per fortuna che c’è; ci mancherebbe. Ma dall'altra parte non si può far finta di non vedere la piantumazione spinta dei vigneti, che hanno ingoiato anche le ciliegie. Bisogna fermarsi e interrogarsi. È agricoltura o industria agricola? Una volta, in un’intervista, ha detto che sono gli allevatori la categoria più aggredita e provata. Lo penso ancora. Gli allevamenti italiani, quelli bovini e avicoli in particolare, sono vessati dalla scarsa efficacia dei controlli di frontiera e soffrono le conseguenze di un mercato che introduce spesso, chiudendo un occhio sulla qualità, la carne meno costosa dei Paesi dell’Est.

Un problema molto sentito, nella fascia montana, sono ovviamente i lupi. Non dovrei prendere posizioni per il mio ruolo, ma mi sento molto solidale con gli allevatori. Da un problema si è arrivati all’emergenza e adesso è una vera piaga. La gestione inadeguata del predatore è la sconfitta della politica con la "p" maiuscola. Cosa pensa quando guarda la montagna veronese? Mi innamoro. Eppure spesso ha detto che dovremmo imparare dai trentini, Lessinia compresa. Mi si obbietta che loro hanno i fondi, ma non è di questo che parlo. I trentini hanno un senso di appartenenza territoriale molto forte. Copiare dall'Alto Adige vuol dire fare nostro l’orgoglio territoriale. Così si finisce per insegnare anche agli altri a rispettarlo. Là non puoi muover foglia, senza il loro permesso. I loro prati sono così curati che ci puoi mangiare sopra. Torniamo al cibo per chiudere senza appesantirci: la cena perfetta secondo Stefano Cantiero? Risotto all’Amarone. Bollito con la pearà. Valpolicella. Senza appesantirci appunto... Cosa vuole che le dica. La pearà è sua maestà. E accento e rima non sono affatto casuali.

CHE SAPORE HA LA MEMORIA? Se lo è chiesto Stefano Cantiero mentre, tra ricerche storiche e geografiche, con il supporto gastronomico di Fulvio De Santa, ha ricostruito le ricette del patrimonio culinario scaligero. Ottanta sono contenute nel suo nuovo libro Il gusto della memoria, in uscita a dicembre.

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PERSONE

MAMA

LA RE G I N A D I V E RON ET TA

marco.menini@verona-pantheon.com @menini_marco

di Marco Menini

Consacrata come “queen” del quartiere più multietnico di Verona dall’artista Roxy in the box durante il Festival Veronetta, Angela, 48 anni, nigeriana, da 27 a Verona e dal 1998 titolare di un piccolo negozio è conosciuta come “Mama” per il grande cuore con cui abbraccia tutti i suoi figli.

«Io tratto tutti come fossi loro mamma. Anche la tua, hein!»

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OME LEI, probabilmente, ce ne sono molti altri in città. Come lei sono molti ad avere un’attività consolidata, fatta di piccoli e grandi prodotti, piccoli e grandi sforzi quotidiani. Al civico 97 di via XX settembre, un locale adibito a bazar si sviluppa, come tanti altri, in lunghezza: si imbocca un ingresso a cono e si rimane abbracciati dai lunghi scaffali a destra e sinistra che portano direttamente alla cassa, dove c’è lei. La stessa figura che si trova rappresentata sulle vetrine del negozio, dopo che Roxy in the box, in occasione del Festival Veronetta, ha deciso di renderla nome e simbolo del suo stesso negozio. Un mélange di lingue suona forte appena entri, frammentate solo da risate acute, un grido e qualche stretta di mano. «Salut mon amis», mi accoglie il fratello di Mama, quando entro. In mano la macchina fotografica ed un block notes. Gli occhi dei ragazzi invertono la rotta dei pensieri fino a quel momento sereni. Non chiedono nulla, lasciano correre. Qui entrano tutti, non solo

nigeriani, senegalesi, congolesi, rumeni, italiani o albanesi, per un deodorante, un frutto, una birra fresca. E così l’incontro anche con Roxy in the box , qualche tempo prima, in pieno ottobre. Sta per cominciare Art Verona, e con la kermesse anche l’evento collaterale La seconda notte di quiete, all’interno del Festival Veronetta, curata da Christian Caliandro. Un sistema espositivo non tradizionale quello per cui le opere dei dodici artisti sono inserite in un contesto effimero e transitorio quale può essere un negozio. Roxy arriva a Verona da Napoli il 12 ottobre, un giorno prima dell’inizio della mostra-non mostra. Le idee corrono subito «perché Veronetta è un quartiere in fermento». «Ho scelto Mama per fare qualcosa che facesse bene a lei, che facesse emergere la sua personalità», spiega Roxy. Nella fase di allestimento della vetrina, mentre Roxy sta appendendo le luci su tutto il perimetro della fotografia di Mama, una mamma passa con il figlio per mano. Questo si ferma, illuminato, a guarda-


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L'artista Roxy e Mama

re tutto questo mondo luminoso ed affascinante, ma la mamma lo strappa via da tutto quel fantasticare, «come fosse impaurita», aggiunge Roxy. Da quel momento il negozio non si chiamerà più solo “Business ventures”. “Mama” è un cartello appeso fuori, un messaggio di vicinanza per tutti quelli che hanno bisogno.

ESSERE LA MAMMA del quartiere significa che «quando vedo qualcuno in difficoltà, lo aiuto, con un piatto di pasta o qualsiasi altra cosa». Stenta a parlarci della sua onesta bontà, Angela, 48 anni, nigeriana, da 27 a Verona e dal 1998 titolare dell’attività. Ha due figli, nati qui, uno al liceo e l’altro all’Istituto professionale. «Io tratto tutti come fossi loro mamma. Anche la tua, hein!». Le scatto una foto sul trono, lì, dietro alla cassa. Intanto nel negozio passano ragazzi a flotte: c’è chi compra, chi passa a salutare, qualche italiano che compra delle birre. Possiamo definirla un’azione “pop sociale” quella di Roxy, che sul suo blog scrive “Ready once again to reveal what is inside or outside the box”. In pratica si dice «pronta ancora una volta a definire ciò che è dentro e ciò che è fuori dalla scatola». Indaga i luoghi popolari per strapazzare gli stereotipi che rendono amare le relazioni sociali. Al civico 97 di via XX settembre Roxy ci ha trovato un punto di riferimento per tutti quelli che hanno lasciato la loro amata Africa. Se ci si passa davanti di sera, si vedono ancora oggi le luci che fanno di Mama una vera popstar. «Io le lascio per sempre» ci confida. Dell’installazione artistica restano ancora alcuni barattoli, con varie scritte, che rispondono alla domanda: “Chi è Mama?”. Andate a scoprirlo.

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LIFESTYLE

IL TEMPO SOSPESO TRA PELLICOLE E DISCHI

emanuele.pezzo@verona-pantheon.com @Manupegaso

di Emanuele Pezzo

In Borgo Trento, a pochi passi da Ponte Catena, c'è uno degli ultimi negozi dove si possono trovare DVD, VHS, dischi e musicassette. È stato aperto nel 1970 da Franco Molinaro, un appassionato di apparecchiature audio e video che ora si gode le soddisfazioni di un'attività così longeva.

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HI CONOSCE il vero valore delle cose è come se possedesse un sesto senso, in grado di riconoscere al tatto e alla vista gli oggetti preziosi. È in grado di parlare con essi e ascoltare quello che hanno da dire, pure a distanza dalla loro creazione. Ci sono luoghi affollati da queste voci, nei quali le orecchie giuste possono perdersi. Uno di questi è Nastroteca 2000, negozio di musica e film aperto da Franco Molinaro nel 1970, probabilmente uno dei primissimi in Italia: «A dire il vero già nel '64 avevo aperto un laboratorio poco lontano da qui, anche se non era ancora prevista la vendita di supporti». Già, supporti. È anacronistico parlarne nell'epoca dello streaming, degli e-book e della musica in formato mp3, nella quale tutta l'arte cinematografica e musicale, proliferata a dismisura ed entrata nelle “grinfie” delle innovazioni tecnologiche, sembra essere nell'aria, a portata di tutti. Con, di conseguenza, un'ovvia dispersione di valore. Entrare nel negozio di via Vasco de Gama 14, a Verona, è un tuffo nostalgico nel passato. L'accoglienza gentile

di Luisa, figlia di Franco, mitiga la sorpresa di essere in un luogo che si pensava non esistesse più da anni, forse decenni: un negozio di DVD, VHS, dischi e musicassette. «CON LA CRESCITA di internet – spiega il signor Molinaro – hanno cominciato a chiudere, pian piano, tutti gli esercizi come il nostro. Rimanendo ancora in vita, stranamente, siamo diventati un punto di riferimento per chi cerca ancora di ascoltare musica e vedere film in un certo modo a Verona». Migliaia di pezzi, tutti con certosina attenzione catalogati per genere e sistemati su scaffalature presenti in ogni parte del locale, aspettano l'appassionato che non si cura di godere del proprio diletto in maniera magari demodé. Soppalchi, ripiani e pile di contenitori sono i protagonisti di questo luogo che pullula di arte ed entertainment. Questo luogo è nato principalmente dalla passione per apparecchiature audio e video da parte del nostro interlocutore. Due attività di punta di Nastroteca 2000, infatti, sono quelle del riversamento e del montaggio, alle quali è dedicato

«Abbiamo clienti che vengono da noi da oltre quarant'anni»


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un angolo del locale. Negli anni Molinaro ha ampliato il negozio, portandolo a conduzione familiare, e ora, passati i settant'anni, si gode le proprie soddisfazioni: «Non sono pochi i nostri clienti. Il negozio apre regolarmente e siamo dotati di otto sportelli di videonoleggio che vanno molto bene. Ogni

settimana ci arrivano le novità in uscita e abbiamo clienti che vengono da noi da oltre quarant'anni». Un piccolo El Dorado per chi è ancora legato ad un certo tipo di passato, ma che non scorda che il valore di film e musica, probabilmente ancora per poco, non si misura solo in kilobyte al secondo.

«I COLLEZIONISTI FANNO IL PASSAPAROLA» Un luogo del genere è un'imperdibile wunderkammer per gli appassionati, una camera delle meraviglie zeppa di materiale audio e audiovisivo. Tanto da essere divenuto una meta per i collezionisti: Nastroteca 2000, infatti, attrae cultori da molte parti d'Italia, anche lontane da Verona. Sembra incredibile, eppure gli amanti di musica e cinema sono disposti ad acquistare non solo supporti più moderni, dunque maggiormente fruibi-

li, ma anche quelli considerati ormai obsoleti e che costringono ad avere un'attrezzatura adeguata per utilizzarli, come Betamax, Video2000, VHS e pure Matic, quest'ultimo adoperato dalle emittenti tv private. Conclude Molinaro: «I nostri cataloghi sono ricchi e possiamo procurare anche pezzi ricercati. Da noi arriva gente da Milano, da Roma, da Torino e Venezia: sono gli stessi collezionisti a farci pubblicità con il passaparola».

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PERSONE

LA GRANDE MELA

SECONDO CAROTILLA

giulia.zampieri@verona-pantheon.com

di Giulia Zampieri

Il trasferimento oltreoceano e poi un curatissimo canale YouTube che oggi unisce una comunità di 30.000 persone. Carotilla, alias Camilla Mendini, si racconta tra life style, vita americana e moda sostenibile.

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OVE ANDARE PER gustarsi la migliore cheesecake di New York, e poi Soho, il Flat Iron e Broadway. C’è la New York più conosciuta e sognata, ma molto di più nel coloratissimo mondo di Carotilla, l’alter ego digitale di Camilla Mendini, giovane

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veronese, oggi newyorkese di adozione da quando ha lasciato Verona per la Grande Mela assieme al marito e ai suoi piccoli Timmy e Emma Rose. Dopo sei anni trascorsi a Milano per frequentare il Politecnico e studiare Design della Comunicazione, un anno a Parigi per un Erasmus e l’Australia, nel 2015, la decisione di trasferirsi a New York per seguire il marito. Da qui l’idea: documentare la nuova vita di expat tramite un canale YouTube che raccontasse le differenze e le sfide di una graphic mama a New York. Il 5 febbraio 2015 il primo video che sarà poi seguito da una ricchissima serie di contenuti, pensati e realizzati da Camilla sempre con impegno, garbo e dedizione, e oggi condivisi su un canale che dopo 3 anni unisce quasi 30.000 persone. «Fin da subito ho cercato di pensare al mio canale come fosse un vero e proprio brand» ci spiega Camilla, «dandogli un’identità che mi rappresentasse e cercando di creare contenuti coerenti e interessanti ». E quindi c’è la vita di mamma tra l’esperienza del parto negli Stati Uniti, allattamento e autosvezzamento, i tour alla scoperta dei quartieri più famosi di New York «perché dopo 3 anni questa città ancora mi fa sentire una turista» ma anche ricette, consigli di bellezza e stile. DA UN ANNO e mezzo poi, si parla soprattutto di moda sostenibile con una serie, bella e importante, di video tematici. Tutto è iniziato da un documentario, The True Cost (da vedere, anche su Netflix, ndr) che mostra cosa si nasconde dietro i capi prodotti dalle grandi multinazionali della moda, i colossi della fast fashion. «Dopo The True Cost non sono più riuscita ad acquistare allo stesso modo e così ho iniziato a fare ricerca e a documentarmi. Da qui poi l’idea di condividere tutto in una serie di video, quella a cui sono più legata,


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dedicata alle ragioni della moda etica e sostenibile». Nascono così le Haulternative, i consigli per gli acquisti dedicati a marchi che producono rispettando lavoratori e ambiente, o le Storie di Cucito per riscoprire la dimenticata abitudine (e la gioia) di prendere in mano ago e filo e farsi da sé…una gonna! Lo scorso giugno, poi, un secondo progetto, sempre legato all’importante tema della moda ecosostenibile: @carotillagoessustainable come lo troverete su Instagram. La sfida? Ogni giorno proporre un look diverso e interamente sostenibile, con capi di seconda mano, vintage, o realizzati a mano da artigiani o piccoli marchi indipendenti. «Tra i pregiudizi legati alla moda etica c’è soprattutto quello che sia difficile vestire sostenibile senza spendere una follia. In realtà basta aprire il baule della nonna, o andare in un semplice seconda mano». E avere così capi fatti bene, e che non fanno male. Tra i prossimi progetti? «Mi piacerebbe ospitare ancora sul mio canale delle artigiane per dare spazio alla tradizione del Made in Italy e all’artigianato, che per definizione è sostenibile. Anzi, ne approfitto per fare un appello qui su Pantheon a tutti gli artigiani che passano per New York: incontriamoci!». YouTube: Carotilla Instagram: /carotillagoessustainable Facebook: /Carotilla

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PERSONE

C ’ E R A U N A V O LT A

CA R O S E L LO

marta.bicego@verona-pantheon.com @MartaBicego

di Marta Bicego

E che ricordi, il momento della réclame. Per quelli che la tv in bianco e nero l’hanno vista, era un appuntamento serale imperdibile. Dal debutto sul piccolo schermo, era il 1957, all’ultima trasmissione del 1977: due decenni di storia e di curiosità nel libro scritto dal giornalista Marco Melegaro.

Marco Melegaro

«Fu la trasmissione più popolare e di maggior durata della storia della televisione italiana»

B

ENTORNATO Carosello. Non tanto sul piccolo schermo, piuttosto in un libro. L’appuntamento serale che ha messo a letto (felici) almeno un paio di generazioni di bambini ritorna, con la sua carrellata di immagini in bianco e nero, nelle pagine scritte dal veronese Marco Melegaro, giornalista di SkyTg24: Carosello. Genio e pubblicità all'italiana (Novecento editore). È una parabola che inizia sessant’anni fa, domenica 3 febbraio 1957 alle 20.50, in un’Italia che si gettava alle spalle la guerra e, volentieri, si lasciava tentare dal boom economico. Da quelle comodità per facilitare la vita di tutti i giorni, partendo dalla lavatrice al frigorifero fino ai fustini di detersivo, che la réclame del Carosello propinava agli spettatori seduti davanti alla tv. In un condensato di creatività che ha fatto scuola, in particolare tra i pubblicitari. «Due decenni che

rappresentarono una rivoluzione, da molteplici punti di vista. Fu la trasmissione più popolare e di maggior durata della storia della televisione italiana», evidenzia l’autore. Mandata in onda come rubrica pubblicitaria della durata di una manciata di minuti, divenne un capiente contenitore quotidiano capace di dare spettacolo nelle case degli italiani. Basta cercare online queste “pillole” di dieci minuti per rendersene conto: erano storielle, ideate per reclamizzare dei prodotti, con una formula tutta Made in Italy che conobbe il successo e il declino. Il programma chiuse definitivamente il primo gennaio 1977 perché divenuto troppo costoso, essendo girato a pellicola (due minuti e una manciata di secondi di spot costavano un milione e mezzo di lire), in anni in cui iniziavano a fiorire le televisioni private e in una Rai alle prese con la riforma del servizio pubblico.


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«Il mio è un atto d’amore e riconoscenza nei confronti del Carosello», riconosce Melegaro. Con le sue ricerche non si è fermato alle immagini: è andato oltre, intrecciando i messaggi degli spot usciti ormai sessant’anni fa dalla scatola magica televisiva con le vicissitudini del Paese e i cambiamenti del costume sociale. IN QUESTO PUNTUALE excursus che precede un capitolo per ciascun anno, tante sono le curiosità che ha rintracciato: i tormentoni che

ebbero risonanza e tuttora sfuggono come modo di dire in qualche conversazione. Poi i volti di attori e attrici famosi prestati al piccolo schermo, ingolositi probabilmente dai milioni di ascolti: Macario, Gassman o addirittura Orson Wells; soltanto Mastroianni e Monica Vitti non cedettero alla seduzione della pubblicità. Il Carosello coinvolse anche disegnatori di talento, doppiatori, registi sia nazionali che internazionali. «Gigliola Cinquetti prestò l’immagine per la pubblicità di un’auto e un altro veronese, Riello, pubblicizzò in televisione le sue caldaie. Per non parlare di Bauli e dei pandori...», elenca. Non si possono tralasciare infine, precisa, «il cartone animato del pulcino Calimero, la simpatia di Pippo l’ippopotamo blu, le avventure di Carmencita e Caballero, Jo Condor. Hanno fatto sognare generazioni di persone, riferendosi a un mondo illusorio in cui tutto era bello e positivo. La pubblicità non veniva allora “subita” ma amata». Con le note di quella che divenne la sigla-icona, la colonna sonora arrangiata da Marcello De Martino e Raffaele Gervasio, a fare da indimenticabile sottofondo alle serate. «La pubblicità non emoziona più come in passato - conclude -. Nelle famiglie il Carosello ha rappresentato una ritualità condivisa: si andava a letto dopo la réclame. Esserne privati era addirittura una punizione. Erano, insomma, altri tempi...».

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CULTURA

IL FUTURO È

ROCK’N ROLL

chiara.boni@verona-pantheon.com @chiarettaboni

di Chiara Boni

Ha scelto il ritmo del rock per declinare idee grandiose e futuri possibili la quarta edizione di TEDx Verona: il 7 e l’8 ottobre l’evento ha portato in città il meglio dell’innovazione. Noi eravamo tra il pubblico e vi raccontiamo, a mente fredda, l’ispirazione che c’è rimasta dentro.

E

RA TEMPO di lasciare il segno per TEDx Verona, che arrivato alla sua quarta edizione, ha scelto la forza esplosiva del rock’n roll per riempire gli spazi della Gran Guardia. E indubbiamente ci è riuscito: dopo la prima giornata dedicata a laboratori e workshop, che sabato 7 ottobre ha visto l’intera città coinvolta in 23 conferenze, domenica 8 ottobre i 12 speaker selezionati hanno avuto il compito di far risuonare le idee, a ritmo di rock. A salire per primo sul ring delle idee è stato Francesco Spina, giovane ingegnere aerospaziale che ha deciso di porre fine alla tirannia della gravità. Costruire case su Marte, e farlo in maniera sostenibile, è il punto di arrivo di una ricerca che ha visto l’uso della tecnologia della stampa in 3D. Una meraviglia della scienza che non vuole essere fine a se stessa, ma spera di porre le basi per un progetto che in futuro sarà in grado di creare rifugi in zone di guerra. È stato poi il turno di Caterina Spiezio, Dottore di Ricerca in Psicobiologia e responsabile del Settore Ricerca e Conservazione del Parco Natura Viva a Bussolengo. Caterina studia il comportamento animale, ma finisce per scoprirne moltissime su quello umano. Alessio Pennasilico, invece, è preoccupato. Più noto nell’hacker underground come =mayhem=, l’esperto di cybersecurity è salito sul palco per spiegare quali e quanti sono i rischi che la rete tende a tutti noi, ogni giorno: e c’è da essere preoccupati sì, a guardare i dati. Viaggia infatti a quota 500 miliardi (dati CSISMcAfee Report) il danno totale del cosiddetto cybercrime. È ARRIVATO direttamente da Minneapolis Dylan Thuras, il co-fondatore di Atlas Obscura, una speciale “guida alle meraviglie nascoste del Mondo”. Per chi decide, come lui, di usare le lenti della curiosità per scoprire il mondo, il viaggio è più uno stato mentale che un’attività rilassante. E se ci si perde anche meglio: è un’occasione in più per ritrovare se stessi. E visto il tema, sul palco di TEDx non poteva mancare una rocker di

professione: Cristina Donà, una delle voci più originali della scena musicale italiana, che con la sua chitarra ha incantato la platea. Ma si sa che le donne forti a TEDx non mancano mai: Paola Bonomo, una delle Inspiring Fifty, le cinquanta donne leader nel mondo della tecnologia in Europa, ha spiegato i tanti e dannosi stereotipi di genere che ogni giorno limitano le donne e le loro carriere, ma anche quali sono le armi per combatterli, perché nel 2017 è tempo di trovare una soluzione. E ha chiuso il suo intervento con le parole di Justin Trudeau, il premier canadese, per ricordare a tutti che il femminismo è anche roba da uomini. HA SCELTO lo scolapasta come metafora di un dramma quotidiano il giornalista Giam-


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paolo Musumeci, che sul palco di TEDx ha parlato di immigrazione. Il secondo business al mondo per introiti dopo quello della droga non si può arginare tappando un paio di buchi, spiega il giornalista, e innalzare muri finisce per arricchire sempre le tasche degli stessi. Ha mosso le lacrime di tutta la platea l’intervento di Gianpietro Ghidini, che da quando ha perso il figlio Emanuele per via di una droga sintetica ha deciso di trasformare il dolore in speranza e ha creato la fondazione “Ema – Il pesciolino rosso”, per tenere lontani i giovani dalle dipendenze. E oggi c’è un po’ del suo “Ema” in ogni abbraccio che dà ai ragazzi che incontra. Il futuro è sembrato un po’ più vicino con l’intervento di Paolo Fiorini, Professore Ordinario del Dipartimento di Informatica dell’Università di Verona, che da anni si occupa di ricerca nell’ambito della robotica: con il suo team, sta studiando la progetta-

zione di robot in grado di operare nell’ambito della chirurgia medica. NICCOLÒ PORCELLA invece ha affrontato il pubblico di TEDx come affronta tutte le sfide della sua vita: senza paura. Esperto mondiale di diverse discipline di sport estremo, tra le sue specialità ci sono i voli con la tuta alare, per i quali è tra i 16 più forti al mondo. Intrepida lo è stata anche Maria Teresa Ferrari, già protagonista dell’ultimo numero di Pantheon, che a TEDx ha raccontato la sua rivoluzione gentile: Maria Teresa ha deciso di affrontare il cancro con la bellezza, e di partire dalla testa per illuminarla di pensieri positivi. A chiudere la giornata è stato un concerto improvvisato: Andrea Lovato, musicista e appassionato della voce come strumento, ha coinvolto l’intera platea per creare una melodia composta dalle sole voci degli spettatori. Un finale rock, e non ci aspettavamo altro.

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PERSONE

MIO PADRE RUDY E LA MUSICA COME CAREZZA

di Valentina Bazzani

Grandi occhi azzurri, una voce che emoziona, energia, carisma e positività: Giulia Rotta è una cantante che si sta affermando nel panorama artistico veronese e nazionale. Figlia d’arte, ha ereditato dal padre Rudy, recentemente scomparso, la sua passione più grande. Della musica ne ha fatto non solo un lavoro, ma una vera e propria ragione di vita. La sua voce e le sue note al pianoforte hanno incantato svariati pubblici, ricevendo l’apprezzamento di molti musicisti.

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om’è nata la sua attività? Da sempre con mio nonno e mio papà ho respirato musica, ritmo e voglia di cantare. Con l’inizio del mio cammino di fede e la riscoperta del mondo cristiano, ho ritrovato la musica come preghiera. Da quel momento, suonando e animando in diverse celebrazioni, sono iniziate una serie di proposte in cui c’era in gioco la musica: funerali, matrimoni, battesimi. Da lì è nato il passaparola.

«Il mio sogno è quello di usare la musica per mantenere un contatto con mio padre»

Cosa rappresenta la musica per lei? Oltre ad essere la forma d’arte più bella ed elevata, la trovo un mezzo di comunicazione per arrivare dritti all’anima. Direi che è l’espressione più alta che possiedo oggi per comunicare con gli altri. È la figlia di Rudy Rotta, uno dei giganti del blues. Come ricorda suo padre? Lo ricordo con una grinta inconfondibile, un artista che non si è mai arreso e non si è mai risparmiato. Ha fatto conoscere la sua musica a una nazione in cui il blues è poco considerato, ha sempre difeso l’arte autentica e sul palco donava tutto se stesso. Come papà, dietro le quinte, lo ricordo premuroso, attento, sensibile. Mi ha regalato tutte le cose più belle. Qual è stata la sua formazione artistica? La mia formazione musicale è cominciata da piccola con lui, quando in macchina e a casa ci faceva sentire i più grandi artisti, come B.B. King, Aretha Franklin, Micheal Jackson. Sono cresciuta con le orecchie allenate alle grandi voci. Successivamente ho coltivato questa passione e sono andata a

lavorare su me stessa con il maestro di canto Claudio Sebastio e il vocal coach Maurizio Zappattini. Quali sono i suoi modelli in campo musicale? I veri grandi sanno essere piccoli. I miei modelli sono quelle persone che riescono ad es-


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Giulia sul palco con il padre Rudy Rotta

ranza e hanno riacceso in me i valori più nobili della vita. Facendo memoria di quei momenti ho ritrovato molta energia: apparentemente ero io che davo qualcosa loro facendo la volontaria, in realtà quello che ho ricevuto è stato molto più prezioso. Un grande insegnamento di come vivere con dignità la sofferenza, che poi ho applicato durante la malattia di mio padre. Il momento più bello della sua vita? Essere presente sul palcoscenico del Teatro Romano accanto a mio padre e davanti ai miei amici più cari, quelli della Uildm appunto. Credo che questa sia una delle fotografie più belle che la vita mi abbia regalato.

sere artisti semplici e umili, quei personaggi che pur facendo cose incredibili a 360° sul palcoscenico, nella vita di tutti giorni restano genuini. Come riferimenti maschili ho mio padre. Tra i modelli femminili, invece, Elisa.

Sogni e progetti futuri? Continuare a cantare e diffondere speranza intorno a me. Mi auguro che questa esperienza di dolore possa essermi utile per consolare altre persone. Il mio sogno è quello di usare la musica per mantenere un contatto con mio padre. Continuare a fare quello che ha fatto lui, anche se in ambiti diversi.

Cosa le ha dato la forza per affrontare un momento così, come la morte di suo padre? La fede in Dio, che nel dolore mi è stata davvero d’aiuto. Oltre a questo, la grande esperienza con la Uildm, in cui ho potuto toccare con mano la sofferenza, quella vera, di ragazzi giovani attaccati a un respiratore, che mi hanno donato spe-

Ha un messaggio per i giovani talenti? Riprendo un messaggio di mio papà: non serve essere famosi per essere considerati bravi. Non sempre i talenti sono quelli che vediamo in televisione o sentiamo alla radio. È importante coltivare il proprio dono e puntare alla qualità, non alla quantità!

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CULTURA Arte

FRATELLI (A REGOLA) D’ARTE

erika.prandi@verona-pantheon.com

di Erika Prandi

Leonardo ed Emma Castellani hanno la stessa vena artistica. Due fratelli, due veronesi trapiantati a Milano per seguire la strada solcata dal proprio talento.

Emma

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’È CHI L’ARTE la impara e chi ce l’ha nel sangue. È il caso, quest’ultimo, di Leonardo ed Emma Castellani, fratello e sorella con la stessa passione di base: la danza. Che in Leonardo ha fatto poi da contorno a canto e recitazione, la sua vera vocazione. Tanto da essere stato selezionato, tra oltre mille candidati, per far parte della scuola Luca Ronconi del Piccolo Teatro di Milano. Una soddisfazione enorme per il giovane, l’unico proveniente da Verona (da Grezzana per l’esattezza) e il più piccolo di età tra i ventisei studenti del triennio. Ma, nonostante i suoi diciannove anni, Leonardo ha le idee ben chiare: «Per ora voglio concentrarmi su questa straordinaria opportunità e fare bene i tre anni che ho davanti». Tra le ipotesi post maturità vi era anche il corso di laurea in Biotecnologie, qualora non avesse superato le selezioni in nessuna delle tre scuole: oltre a quella del Piccolo, la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano e l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma. La sorella Emma, invece, di

Leonardo

quindici anni, è stata ammessa a settembre al sesto corso professionale di danza classica del Centro Studi Coreografici Teatro Carcano di Milano ma già ad ottobre è passata al corso successivo, nonostante la giovane età. Una passione la sua, iniziata con il pattinaggio artistico sul ghiaccio che l’ha portata a intraprendere la strada della danza, attività nella quale ha dimostrato non poche capacità. Grazie all’incoraggiamento del Maestro Leo Doria Picchirallo, a soli dieci anni, si è trovata a frequentare per un mese l’Accademia del Teatro Alla Scala di Milano. Poi è arrivata la selezione per il corso al Teatro Carcano che dura in totale otto anni. COSÌ, DA OTTOBRE, i due fratelli si trovano entrambi a Milano per studiare recitazione e danza in due tra le accademie più prestigiose d’Italia. Per Leonardo la folgorazione è avvenuta a undici anni dopo un periodo passato a praticare il tennis e la danza. L’amore per il musical l’ha portato a iscriversi al Laboratorio Teatrale Granbadò con il quale è riuscito a ritagliarsi parti sempre più importanti fino a quella da protagonista nello spettacolo Notti d’Oriente


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andato in scena quest’anno. Prima ancora ha preso parte a Grease, Suor Price, Mary Poppins e Oliver Twist facendo fino a quindici repliche all’anno in giro per la provincia. La passione per il mondo del teatro l’ha spinto a prendere parte ai provini per entrare al Piccolo che quest’anno ha riaperto le selezioni per il nuovo triennio. La prima prova consisteva nella recitazione di un dialogo e di un monologo dai quali venivano selezionati i centoventi aspiranti studenti. Leonardo ha portato un pezzo dal Calderon di Pasolini e un altro tratto dal libro Sesso, droga e rock & roll di Bogosian. «L’intento era mostrare due lati di me: un ragazzino di sedici anni intimorito, debole, e una persona molto forte, estremamente sicura di sé». A questa è seguita la seconda prova che prevedeva l’esecuzione di una canzone e di un pezzo ballato. La scelta è caduta su Vecchio frack di Modugno e su una canzone tratta dal musical Singing in the rain. Dopo quest’ulteriore selezione è stata la volta di una quattro giorni di lavoro intenso in cui i ragazzi si sono preparati sui testi di Shakespeare. Da quest’ultima prova sono emersi i migliori ventisei ragazzi (tutti con un’età media di ventitrè anni) della scuola del Piccolo Teatro. Per la mamma Pamela sono «sicuramente due opportunità eccezionali» di cui va estremamente orgogliosa, sebbene rimanga alta l’attenzione verso quello che potrà essere il futuro dei suoi figli, indirizzati verso una carriera “artistica”, gli unici in famiglia ad avere questa vocazione.

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PERSONE

IN ALASKA

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D OVE LA LIBERTÀ È NATA

di Federica Lavarini

Nonostante sia stato in solitaria, non si può dire sia stato in solitudine il viaggio in Alaska di Raffaella Milandri, attivista umanitaria per i diritti dei popoli indigeni. Della sua avventura, durata due mesi, colpisce la profondità e l’essenzialità dei racconti descritti nel suo ultimo libro, In Alaska. Il Paese degli uomini liberi, presentato il 13 ottobre dalla Libreria Gulliver al Museo Africano di Verona. Raffaella in Alaska impegnata a cercare l'oro

IO VIAGGIO DA SOLA PERCHÈ NE HO BISOGNO La libreria di viaggio Gulliver continua a percorrere il filone delle ardite viaggiatrici. Alessandra Beltrame, autrice di Io cammino da sola, sarà il primo dicembre sarà al Museo Africano (ore 20:30). Ha scelto la strada del cammino per affrontare i silenzi del dolore. Si è licenziata dal suo posto fisso, la vita da giornalista sedentaria non le dava la compiutezza interiore che cercava. Così Alessandra ha lasciato un posto come vice caporedattrice da Mondadori, ha preso uno zaino e ha affrontato la via Francigena d’inverno per «ascoltare il cielo».

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uesta non è una fuga, è la necessità di vivere la sensazione di perdere tutto ciò che do per scontato, di non avere nulla, di essere nessuno. Il viaggio e l’avventura sono il contrappeso che mi serve per tollerare il quotidiano». Sono motivazioni che ritorneranno, amplificate, nelle testimonianze delle persone incontrate da Raffaella nel suo viaggio. Se «una donna italiana da sola deve fare una certa impressione…», come scrive Raffaella della sua accoglienza in Alaska, incuriositi da tanto coraggio le rivolgiamo alcune domande. Qual è il motivo che la porta a viaggiare da sola? E perché in Alaska? Viaggiare da soli è prima di tutto un’esigenza, che io coniugo con la necessità di incontrare le popolazioni indigene. Per me non esiste viaggio in solitaria dove non ci siano anche popoli indigeni: viaggiare da sola significa poter avere un rapporto diretto, non filtrato, con questi popoli che cerco di aiutare diffondendo la loro

situazione, anche grazie alla onlus che ho fondato di recente, Omnibus Omnes. Il film Into the wild è quello che mi ha dato la motivazione per andare in questo paese freddo e lontano, dove la natura è allo stato nativo, selvaggio. Non avevo alcun contatto con gli indigeni Inupiaq prima di partire dall’Italia, ho solo prenotato un aereo e noleggiato un fuoristrada. Una volta in Alaska, come sono andati gli incontri con le persone del posto? Sono sempre stata accolta molto bene e credo sia dipeso dal fatto che ho sempre cercato di avere uno spirito chiaro e sincero con loro: non ho secondi fini e penso possano averlo percepito, anche se sono popoli che in passato hanno subito molti soprusi. Nei miei incontri con i popoli indigeni cerco di mettermi sullo stesso piano rispetto a loro, di spogliarmi di tutto ciò che è il mio essere occidentale e di tutte le convenzioni e certezze tipiche di una vita che vorremmo fosse sempre sotto controllo.


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Chi sono gli uomini liberi che ha incontrato in Alaska? La libertà è un concetto che esiste dentro di noi, non nella realtà. John, reduce dal Vietnam, e Floyd, originario di Seattle, lasciano entrambi la famiglia per vivere qui. I traumi della guerra e la sterilizzazione forzata subita inconsapevolmente dalla moglie Inupiaq di Floyd, sono causa di relazioni coniugali sofferte, in cui l’unica via di salvezza è stata, per loro, rifugiarsi in Alaska. Sono uomini che devono pagare la propria libertà di evasione dal mondo consumistico, e dai propri demoni, accettando la scomodità di vivere in una capanna senza luce elettrica, convivendo con il rischio di essere aggrediti da un orso.

Ha conosciuto un nativo Inupiaq, capitano Roy, che le ha affidato un messaggio… Roy mi ha affidato un appello per il suo popolo, che vive sotto la costante minaccia delle industrie petrolifere che vogliono trivellare l’Artico. A queste, Roy chiede una garanzia: di possedere la tecnologia con la quale riuscire a far fronte alle conseguenze di una fuoriuscita di petrolio. Un disastro è già sotto i nostri occhi ed è il riscaldamento globale a causa del quale l’orso polare è diventato un animale di terra e non più un animale dei ghiacci. L’avermi resa portatrice di questo appello mi ha fatto entrare nella loro comunità. Le persone, i nomi, sono quello che porto nel cuore dopo questo viaggio.

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S PEC I AL E

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ECONOMIA

FINANZA & IMPRESA AL VIA LA 10° SETTIMANA VERONESE DELLA FINANZA SAVE THE DATE: GIOVEDÌ 23 NOVEMBRE ORE 18.00 - GRAN GUARDIA

BANCO BPM

DI NUOVO PROTAGONISTA SULLA SCENA VERONESE L’istituto finanziario nato l’anno scorso dalla fusione di Banca Popolare di Milano e Banco Popolare, il 17 ottobre scorso ha concesso a Cattolica Assicurazioni di presentare un’offerta in esclusiva per avviare una partnership di lungo periodo nel bancassurance Danni e Vita sulla rete ex Banco Popolare. Tornano così a dialogare sull’operativo le due realtà protagoniste per anni della scena finanziaria scaligera.

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ieci anni. Tanto è servito all’ex Banco Popolare, oggi Banco BPM, e alla società Cattolica Assicurazioni di Verona per riprendere quel dialogo operativo interrotto nel lontano 2007. Allora le due realtà finanziarie veronesi tentarono un accordo che avrebbe dovuto portare alla fusione dei due istituti e alla nascita di una grande bancassurance italiana. Quel matrimonio non si fece. Anzi, si spalancarono le porte a un lungo silenzio. Il Banco scelse di operare sul mercato con Unipol e Aviva, mentre Cattolica rivolse lo sguardo ad est trovando una partnership con Banca Popolare di Vicenza. A distanza di dieci anni, appunto, gli scenari sono completamente cambiati. Così come gli amministratori delegati delle due società. Giuseppe Castagna, AD di Banco BPM, e Alberto Minali, AD di Cattolica oggi ci riprovano. Il Consiglio di amministrazione del Banco, presieduto dal veronese Carlo Fratta Pasini, il 17 ottobre scorso ha dato il via libera a Cattolica per trattare in esclusiva una nuova partnership di bancassicurazione. Due settimane di tempo, poi prorogate fino al 9 novembre, per mettere a punto i dettagli di un accordo, che potrebbe durare 15 anni, e che potrebbe avere un valore compreso tra 1,1 e 1,2 miliardi di euro. Attesa quindi in questi giorni la conferma ufficiale di Castagna che potrebbe far coincidere la notizia dell’avvenuto accordo tra i due istituti, i cui effetti interessano oltre 50mila soci veronesi, con la presentazione dei risultati del terzo trimestre. Secondo il quotidiano finanziario Milano Finanza,

dall’operazione il Banco dovrebbe incassare circa 800 milioni di euro (sulla base di una valorizzazione totale di circa 1,25 miliardi di euro) per il 60/65% della joint venture a fronte di un esborso per l'esercizio delle put* di circa 790 milioni di euro (252 milioni di euro per la put di Aviva e 535 milioni per la put di Unipol). I dettagli dell’operazione potrebbero essere discussi anche a Verona il 16 novembre quando proprio Giuseppe Castagna sarà ospite a un convegno organizzato dal Banco BPM, dal titolo “Dare o non dare fiducia. Come ritrovare e ricostruire un rapporto di fiducia tra il sistema creditizio e il mondo imprenditoriale” che si terrà dalle 18.30 presso la Sala Maffeiana con ingresso dal Museo Lapidario in Piazza Bra 28. Assieme all’AD del Banco anche Michele Bauli e Gianluca Rana, moderati dalla giornalista del Sole 24 Ore Rosalba Reggio. Tornando alla partnership Banco BPM-Cattolica, c’è soddisfazione tra i promotori della Settimana Veronese della Finanza, l’evento annuale che ricorre dal 2010 e che ha tentato in questi anni, con tenacia, di stimolare attraverso un dialogo operativo tra le parti, questo possibile e auspicato matrimonio. Un'opzione put è uno strumento derivato in base al quale l'acquirente dell'opzione acquista il diritto, ma non l'obbligo, di vendere un titolo (detto sottostante) a un dato prezzo d'esercizio (strike price), mentre l'altra parte si impegnerà ad acquistare il titolo, se l'acquirente dell'opzione decide di esercitare il suo diritto, ma avrà nel frattempo incassato il premio (obbligatorio) dall'acquirente stesso.


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anca Valsabbina, la principale banca bresciana, assistita da FISG (Gruppo Banca Finint), ha siglato nei mesi scorsi un accordo di garanzia con il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI), che le consente di mettere a disposizione delle imprese italiane innovative un plafond di 50 milioni di euro di finanziamenti, erogabili nei prossimi due anni, garantiti al 50% dal FEI. L’accordo rientra nell’ambito del programma per la ricerca e l’innovazione dell’Unione Europea “Horizon 2020” ed è parte dell’iniziativa “InnovFin - EU finance for innovators”, finanziata dalla Commissione Europea. Un’operazione finalizzata a fornire supporto al tessuto economico locale che prevede la concessione di una garanzia da parte del FEI su finanziamenti

destinati ad attività di ricerca, sviluppo e innovazione da parte di PMI e Small Mid-Cap (imprese con meno di 500 dipendenti). La percentuale di copertura è fissa e pari al 50% del debito residuo tempo per tempo in essere ed è prevista una commissione di garanzia pari a 50bps per le PMI e di 80bps per le imprese a media capitalizzazione. «La fiducia da parte del FEI conferma la solidità e dinamicità del nostro istituto e ci consente di continuare a sostenere concretamente l’attività delle piccole e medie imprese dei nostri territori, che continuano ad essere il cuore del sistema produttivo del nostro Paese e sono al centro delle nostre strategie di business sul territorio» il commento di Tonino Fornari, Direttore Generale di Banca Valsabbina.

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500 milioni alle aziende con crediti verso la P.A.

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VALLAGARINA

UNA CASSA RURALE CON OLTRE 7 MILA SOCI Il 1° luglio 2017 è una data che rimarrà nella storia delle banche a credito cooperativo della zona della Vallagarina, comprese tra le province di Trento e Verona. In quella data, infatti, dalla fusione delle Casse Rurali Bassa Vallagarina, Altipiani e Isera, tre realtà che operavano da oltre 100 anni sul territorio, è nata la Cassa Rurale Vallagarina, una realtà che ad oggi conta più di 7.000 Soci e 133 dipendenti, chiamati a soddisfare le richieste di oltre 30.000 clienti. Gli sportelli della Cassa sono ad oggi 16, presenti nei

comuni di Ala, Avio, Brentino Belluno, Caprino Veronese, Sant'Anna d'Alfaedo, Bosco Chiesanuova, Cerro Veronese, Roverè Veronese, Isera, Nogaredo, Rovereto, Terragnolo, Folgaria, Lavarone, cui si aggiungono 27 sportelli automatici. Il territorio in cui opera si estende, come dicevamo, tra Trentino e Veneto, ed è contraddistinto in gran parte da piccole comunità, cui la Cassa fornisce un servizio prezioso, caratterizzato dal contatto diretto con le persone e dalla capacità di erogare un servizio puntuale e allo stesso tempo familiare.

VALPOLICELLA BENACO BANCA 5 ANNI DA FESTEGGIARE

L’11 novembre 2017 Valpolicella Benaco Banca Credito Cooperativo festeggia cinque anni di vita. Risale allo stesso giorno di cinque anni fa l’approvazione da parte dei soci di Banca della Valpolicella e di Benaco Banca alla fusione dei due istituti. Era il 1984 quando Marano di Valpolicella e Costermano vedono la nascita di due banche territoriali, la prima operante soprattutto in Valpolicella e la seconda nell’area Baldo – Garda. Due istituti finanziari che sono cresciuti negli anni raggiungendo ottimi risultati no-

nostante le piccole dimensioni. Fino a quel 2012, appunto, in cui i rispettivi Consigli di Amministrazione prima, e i Soci poi, hanno deciso di unirsi per creare un’unica Banca, una Banca che mantenesse il ruolo di banca del territorio, vicino alla sua comunità e attenta alle esigenze che da essa provengono e con le possibilità offerte dall’appartenere al gruppo delle Banche di Credito Cooperativo Italiane. Ad oggi Valpolicella Benaco Banca è presente sul territorio con 18 filiali con oltre 90 dipendenti e conta più di 3.400 soci.

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TERRITORIO

DIETRO L’UNIFORME

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di Ingrid Sommacampagna

Antonio Bighignoli ha un armadio pieno delle divise appartenenti all’esercito italiano, russo, tedesco, americano e inglese. È il presidente dell'associazione culturale di rievocazione storica “Vivere la storia” che, nata nel 2011, unisce 31 persone appassionate della Seconda Guerra Mondiale. L'obiettivo? Far scoprire alle nuove generazioni cos'è accaduto nel passato, con visite nella sede-museo, coinvolgendo i bambini nelle diverse attività didattiche. Al centro, ovviamente, le rievocazione degli eventi bellici avvenuti a Verona e nella provincia negli anni Quaranta.

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n viaggio nella guerra per non dimenticare. È così che attraverso le rievocazioni di “Vivere la storia” veniamo catapultati negli anni '40, tra uniformi, equipaggiamenti e mezzi curati nei minimi dettagli, per rivivere nel presente la Seconda Guerra Mondiale. Antonio Bighignoli, 50 anni, è il presidente dell'associazione ed è, da sempre, un appassionato di storia; ha fatto la leva militare nel 198687 a Vicenza con gli americani e da 30 anni è un agente di commercio nel settore dell'utensileria. Da quando ha questa passione per la storia? Fin da quando sono piccolo raccoglievo modellini, giornalini di guerra e guardavo documentari di storia. Poi sono passato al collezionismo vero e proprio, dedicandomi alla Seconda Guerra Mondiale. Quali uniformi e mezzi avete? Le uniformi indossate diventano pezzi da museo viventi. Portare rispetto è d’obbligo perché sono state sulla pelle di chi è morto per un ideale. Le divise appartengono all'esercito italiano, russo, tedesco, americano e inglese; io ne ho un armadio pieno, tra cui, di originali, tre italiane, cinque americane e una tedesca. Molta della nostra attività ruota attorno ai mezzi, tutti funzionanti; tra questi, il Dodge autocarro leggero del 1942, la Bmw Sidecar Dak del 1942 e la Jeep Willys del 1943, veicoli della mia collezione privata. Dove si trova la vostra sede? Nel Forte Prinz Rudolph, (Forte Lugagnano), costruito dagli Austriaci nel 1860 che fa parte della seconda cerchia di forti staccati a protezione della città di Verona, all'epoca piazzaforte di primaria importanza nella difesa dell'Impero Asburgico. Questo forte, come il gemello (forte Gisella), era Antonio Bighignoli


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Nelle rievocazioni portiamo le testimonianze di un tempo, libere dalle tragicità, che vanno comunque sottolineate. Durante le rievocazioni simuliamo i bombardamenti e i combattimenti, con suoni e rumori, mostrando anche la vita quotidiana dei civili.

tra i più muniti e conteneva circa 450 uomini. Nel 1866 divenne di proprietà del Regio Esercito, cadendo poi in disuso. Noi abbiamo liberato gli spazi, installato gli impianti elettrici e dato vita alla nostra sede-museo. Perché una sede-museo? Nel 1994 sono andato sulla Côte de Nacre in Normandia per ripercorrere il tragitto degli eserciti durante il famoso sbarco. Lì ho visto come i musei siano concepiti in maniera dinamica e per questo motivo la nostra sede unisce più potenzialità. Ogni associato ha portato cimeli e collezioni, ricreando ambienti e scenari della Seconda Guerra Mondiale, con la presenza di diorami fissi e foto inedite che documentano una Verona sotto bombardamenti.

Qual è il vostro appuntamento più importante? “La storia nella fortezza”, già alla terza edizione, che si svolge a maggio, al Forte Rudolph. Quest'anno abbiamo aggiunto nuove attività, inscenando tre volte al giorno un'imboscata ad un convoglio di mezzi, con scene di combattimento simulato e recupero feriti. Per i bambini sono stati allestiti dei banchi d'epoca con dei giochi degli anni '40, come le famose Paper Dolls, gli aerei di carta, la battaglia navale e il tiro al bersaglio con la balestra. A seguire musica e balli d'epoca. Durante l'evento è stato indetto il concorso fotografico “La tua foto ha fatto centro”, con la partecipazione di molti appassionati di fotografia veronesi e bellunesi, premiati alla rievocazione di Villa del Parco a Bosco Chiesanuova il 15 ottobre scorso. Quali altre attività svolgete? Organizziamo visite guidate di gruppo su prenotazione, ma vista la nostra vena didattica, vorremmo aprire la nostra sede alle scuole e al resto del pubblico, perché la rievocazione è un'arte che insegna e fa rivivere gli eventi con lo stesso spirito di quei tempi. www.viverelastoria.it

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TEATRO

IL SIPARIO

DEI RICORDI

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di Giorgia Castagna

Tempi lontani, ma in realtà non poi così tanto. È ancora lì la storia, tra guerra e Resistenza, che aggredì la Lessinia. La compagnia teatrale “Corbiolo Teatro” riporta in scena “Le péste ‘nla neve” memorie a più voci dal cuore antico della montagna.

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L LAVORO, nato su suggerimento dell’allora parroco Don Giorgio Marchesi (correvano gli anni ‘90), dà vita ad un copione che è un collage di testimonianze, frutto di un processo durato per diversi anni, con attente registrazioni di deposizioni. Il testo, elaborato poi dallo stesso gruppo “Corbiolo teatro” e ultimato nel 2001, anno in cui lo spettacolo andò in scena per la prima volta, racconta e ricorda i tragici momenti della Seconda Guerra Mondiale e della Resistenza che colpirono gli abitanti della Lessinia. «La raccolta del materiale fatto di testimonianze, storie e ricordi durò diversi anni – ci raccontano gli sceneggiatori – ci fu un lavoro di suddivisione del territorio per cercare anziani ancora in vita e disposti a ricordare con noi. Le storie che ci riportavano erano ancora vive nella loro mente e i loro occhi narravano ciò che la voce non diceva. Ci fu un gran lavoro per riportare in scena abiti, mobili e utensili. Lo scopo era riuscire a far immedesimare al meglio gli attori e, di conseguenza, gli spettatori». Da Corbiolo a Bosco Chiesanuova, da Cerro Veronese a Roverè: tanti i chilometri fatti e il materiale raccolto per mettere in scena un’opera dedicata a chi, in questo territorio, ha vissuto i momenti drammatici della Seconda Guerra Mondiale. «IL NOSTRO DESIDERIO – ci spiega il presidente e attore della compagnia teatrale, Carlo Alberto Canteri - era quello di riannodare i fili della memoria e riportare alla luce le vicende eroiche del vissuto quotidiano della nostra gente. Attraverso la storia di una famiglia, ri-

vive la storia di tutte le altre; dai ricordi di molti testimoni è nata questa storia collettiva, dentro la quale ognuno di noi può ritrovarsi. Molte testimonianze di quei giorni sono state raccolte e racchiuse nei libri; noi abbiamo scelto di restituire queste memorie ai giovani, usando il linguaggio più espressivo e coinvolgente che è quello offerto dal teatro. Perché? Per ringraziare chi ha sofferto e lottato per consegnarci un presente migliore. Per non dimenticare». Venti gli attori che risaliranno quindi sul palco nel mese di dicembre, (le date sono in via di definizione, ndr), per riproporre la rivisitazione dello spettacolo “Le péste ‘nla neve”. I protagonisti, alcuni di essi, per evidenti motivi anagrafici, sostituiti, si preparano quindi a commuovere la platea con le varie storie raccolte: dall’arrivo delle guardie naziste in Lessinia, pronte a terrorizzare chiunque osasse nascondere qualcuno; al paracadute pieno di viveri e rifornimenti caduto, per non si sa quale motivo, in Contrada Nottegar a Bosco Chiesanuova. Spazio anche alla “convivenza” con gli sfollati che, scappando dalla città, provarono a trovare rifugio in montagna. E, infine, un ricordo concitato di quella volta lontana, quando il paese di Corbiolo rischiò di finire bruciato.

Locandina Le pèste 'nla neve alla sua prima edizione

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LIFESTYLE

IL LATO ROMANTICO (E NON SOLO)

DEGLI INSETTI

di Michela Canteri

Ma voi lo sapevate che un'ape per produrre un chilo di miele deve percorrere una distanza pari a quattro volte il giro della terra? E che le coccinelle, quei simpatici animaletti che tutti noi abbiamo fatto zompettare sulle nostre dita, sono in realtà dei predatori senz'anima che si divorano tra di loro? E lo sapevate che le zanzare sono attratte dal puzzo dei piedi e non dal sangue “dolce” come dicono certe leggende metropolitane? Ecco, se vi fa orrore sentir parlare di insetti, di sicuro non avete ancora letto o sentito Gianumberto Accinelli, classificato dal Corriere della sera come una delle venti persone che stanno cambiando l'Italia. L'entomologo Gianumberto Accinelli

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A PRIMA VOLTA che ho incontrato un entomologo, ovvero uno studioso di questi piccoli esseri a sei zampe, fu molti anni fa a Parigi quando, una sera, mi unii ad altri amici per una cena a casa di uno studente armeno. Non fu tanto il dover mangiare per terra una grigia poltiglia informe a farmi sentire a disagio, ma il fatto che noi tutti ci trovammo circondati da scaffali ricolmi di piccoli vasetti trasparenti, nei quali brulicavano non so quante specie di insetti. Dopo di allora gli entomologi me li sono immaginati uguali al tizio armeno: biondi e spettinati, con lo sguardo un po' vacuo, capaci di un'oratoria altamente incomprensibile e pessimi cuochi. Ecco, in realtà Gianumberto Accinelli non ha nulla né di biondo, né di vacuo e tanto meno di incomprensibile (e recentemente ho scoperto anche che la moglie lo fa cucinare a casa). Ciò che lo rende diverso è il fatto di

aver saputo coniugare sapientemente scienza e narrazione. Perché, in fondo, siamo tutti profondamente ingordi di storie, di racconti che ci nutrono, ci consolano, ci infiammano e ci turbano. Se i protagonisti di queste narrazioni sono gli insetti, credetemi, la cosa si fa ancora più avvincente. Che si tratti di scrivere, di parlare, o di creare progetti, Accinelli sa raccontare con passione e verità le ragioni della biodiversità e il suo ruolo nel mantenimento dell'equilibrio ambientale. Nel suo ultimo libro, I fili invisibili della natura, pubblicato in Cina e in Germania (dove ha vinto il premio di miglior libro dell'anno per ragazzi, ndr), egli sottolinea come tutto ciò che ci circonda sia collegato da una trama di relazioni a volte molto complesse, e spesso sconosciute, che sono alla base della sopravvivenza di ogni specie vivente. E a proposito del lupo in Lessinia, da uomo concreto


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I PICCOLI GIGANTI IN MOSTRA Lo scienziato e astronomo Marcel Clemens ha scattato migliaia di fotografie agli insetti, le ha elaborate in post produzione per ottenere un’immagine dettagliata, e poi ci ha fatto una mostra. Si chiama “Little Giants” l’esposizione che propone suggestive gigantografie degli animali che abitano i contorni della nostra quotidianità è visitabile fino al 1 marzo 2018 al Museo di Storia Naturale.

quale è, Accinelli pensa che la situazione non possa essere risolta a suon di slogan e ideologie ambientaliste, ma che si debba operare a difesa di tutte le parti, anche di quelle degli allevatori, ad esempio. DETTO QUESTO, vale la pena ascoltarlo ogni giovedì mattina su Radio DJ in diretta dalla sua classe, la quinta A del Liceo Scientifico Manzoni di Bologna. In questo spazio, il professor Accinelli, interagendo con Fabio Volo, fa

lezione di scienze non solo ai suoi studenti ma a tutti i telespettatori. Le storie dell'entomologo e la “verve” di Volo creano degli scenari curiosi, intensi, divertenti, a volte persino romantici. Ecco, sì. Lo ignoravo totalmente, ma c'è persino qualcosa di vagamente romantico nell'entomologia. Penso, ad esempio, ad uno dei progetti di ecologia urbana di Eugea, fondata dallo stesso Accinelli, per portare in città la bellezza delle farfalle, o alle avventure dello stercorario africano, uno scarabeo che si nutre degli escrementi di certi animali, come ad esempio gli elefanti, che, però segue la “Via Lattea” per orientarsi. E penso anche al giovane Gianumberto, dottorando bolognese da sempre appassionato di natura che, spedito ad Haiti per un progetto di ricerca, la sera, dopo aver contemplato la luna caraibica, passava le serate ad osservare le centinaia di zanzare affollate sul soffitto della sua camera. «Le zanzare sono degli esseri meravigliosi», dice. Ecco, io inizialmente sento prurito dappertutto. Ma poi scopro che le zanzare ci fanno l'anestesia prima di pungerci. E a quel punto mi sento di riservar loro, se non il mio affetto, almeno un po' di riconoscenza.

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PERSONE

«MI È SEMPRE PIACIUTO A N D A R E G I Ù D R I T TA , A BALLA»

di Marco Menini

La incontriamo alla pista di Bmx dove si allena con il figlio. Qualche giorno dopo vince l’E-Enduro Italia 2017. Un’altra vittoria che scandisce a ritmo incalzante la tenacia di una donna conosciuta molto di più come la “Parona del Gelato” che per essere entrata nella Hall of Fame della Mountain Bike.

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N BEL GIOCO di parole per descrivere la sua persona, oltre che la sua gelateria. Un recupero dell’etimologia dialettale del termine “parona”, da annodare al nome del paese in cui Giovanna apre la gelateria artigianale nel 2004, ed ecco infiocchettato “La Parona del Gelato”. Che sia la padrona, del gelato e non solo, lo certifica il figlio Eddy, che non ci lascia un attimo durante l’intervista. «Io ho un numero davanti ad ogni momento della mia vita», e lo dice sia per i concorsi legati al gelato, sia per le infinite gare sostenute nel corso dei suoi circa 50 anni. Giovanna Bonazzi, veronese doc, ha fatto quello che da giovane sognava: la maestra di sci d’inverno e la gelataia d’estate. In mezzo ai due mestieri ci ha messo due titoli mondiali, 19 italiani e tre europei di downhill, specialità di mountain bike di sola discesa. È il cognato Princy a metterla sulle due ruote fin da bambina. Ma alle primissime “ruote grasse” del cognato, lei preferisce quelle lisce e strette. La forza e l’incoscienza che si ha quando si è in terza media la spinge ad intraprendere, in compagnia di un’amica, la rotta per Firenze, città natale della madre. La prima vittoria è in tasca; ora le ruote si allargano, i tasselli cominciano a mordere il terreno. È il 1988 e in California si stanno mettendo le basi per le prime uscite in bicicletta sui sentieri di montagna. Anche in Italia si corre sui primi percorsi e Giovanna porta a casa sempre tante soddisfazioni. «Mi è sempre piaciuto andare giù dritta, a balla», anche con gli sci. Sono anni in cui Giovanna gareggia sugli stessi tracciati di Paola Pezzo, un’altra veronese entrata nella Hall of Fame della Mountan Bike. Riscrive il record di velocità con i suoi 158km/h sulla neve e fonda uno tra i primissimi corsi di mountain bike per

Giovanna Bonazzi

«Credo che la paura ce l’hai quando fai qualcosa che non sei in grado di fare» sole donne. Giovanna si sente predisposta al piacere della velocità, ed è così che, nel ’94, prende una strada tutta in discesa che il destino poi porterà ad interrompere nel ’99, per mancanza di sponsor. In questi anni le biciclette passano da rigide ad ammortizzate, con sospensioni che potevano raggiungere i 30mm di escursione, solo frontale, che, se paragonate all’equivalente moderna, fanno sorridere. «Ma non sei mai caduta?», le chiedo. «SONO CADUTA tantissime volte ma mai da farmi davvero male». «Si però si è rotta una costola andando col Go Kart ad Affi», sbeffeggia Eddy che, in effetti, ha ragione. Galleggi sopra al pericolo per una vita e finisci


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per farti male andando addosso alle gomme di salvataggio di una pista nel giorno della festa della donna. «Almeno la paura, mentre scendi su quei pendii, devi averla avuta.. O è proprio questa mancanza di paura che ti ha portato a vincere così tanto?», le chiedo. «La paura vera? Sì, ce l’ho avuta. Ancora adesso quando mi metto in sella penso che se cado, perdo tempo». E chiosa: «credo che la paura ce l’hai quando fai qualcosa che non sei in grado di fare». Calli ossei e tagli cutanei l’hanno resa la donna

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che è ora. Perché ci vuole padronanza della tecnica, bisogna «capire quando è meglio rischiare». La rende un po’ una metafora di vita, Giovanna, che dopo un’astinenza di oltre quindici anni, nel 2016 torna sul campo e vince il mondiale Master in Val di Sole di categoria. Vola così in California dove grazie all’amico Remo Campagnola, entra nell’albo delle personalità più importanti ed influenti della mountain bike mondiale: l’Hall of Fame. Ora la sua passione si è alleggerita, ma solo per la fatica che fa in salita. Sulla bicicletta che adesso guida c’è una batteria che la accompagna nelle uscite con gli amici o ai bike park con il figlio Eddy, anche lui febbrile amante della full suspended. In questi anni di fermo sportivo, Giovanna matura anche l’idea di paura. Nel 2007 le nasce quel figlio che le ex atlete «hanno sempre tardi», e la scala delle priorità cambia. Ora la paura prende le sembianze di consapevolezza delle conseguenze che anche una caduta può avere sugli altri. Prima di ogni gara comunque Giovanna pensava a farsi un bel gelato, anziché lasciarsi corrodere dal dubbio. Gelato che poi ha messo in pista in diverse occasioni, come nel 2014 al Verona Gelato Festival dove ha portato sul podio la “sbrisolona dei 12 apostoli con recioto bianco”. Ha il numero davanti per davvero, Giovanna, che se le chiedi se continuerà a vincere, col gelato e con la bicicletta, ti risponde: «No, continuerò a divertirmi».

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TERRITORIO Solidarietà

A Q U INT O L’AV IS FA 5 0

di Matteo Scolari

Il 2 dicembre prossimo ricorre l’anniversario dalla fondazione del gruppo comunale con sede in Valpantena. 50 anni di generosità da parte degli iscritti che - come nel caso di Alberto Croce (215 donazioni) - non hanno mai fatto mancare il proprio prezioso apporto alla causa. Alle 21, nella chiesa parrocchiale, un grande concerto di Chorus Verona per festeggiare l’importante traguardo con tutta la comunità.

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onatori silenziosi, persone che non sbandierano il loro gesto, ma che grazie alla loro generosità fanno qualcosa di estremamente importante per gli altri». Li definisce così i volontari e gli iscritti al suo gruppo comunale AVIS Ferdinando Pezzo, capogruppo di Quinto da circa un anno. Sabato 2 dicembre sarà una giornata storica per lui e per tutta la comunità della Valpantena: lo stesso giorno di cinquanta anni fa, infatti - era il 2 dicembre 1967 - Franco Zanella fondò assieme a una quarantina di amici l’AVIS di Quinto e ne divenne il primo capogruppo. Cinque decenni che hanno portato questa realtà, che comprende anche le frazioni di Marzana, Sezano, Santa Maria in Stelle, Nesente e Novaglie, ad essere un punto fermo nel panorama AVIS e che ha contribuito con i propri iscritti a registrare migliaia di donazioni di sangue e plasma. Tra questi va senz’altro ricordato Alberto Croce, oggi quasi settantenne, che iniziò come lui stesso ci racconta il 24 gennaio 1971 all’età di 22 anni: «Nei tempi d’oro donavo anche 8 volte all’anno, ogni 45 giorni. Certo, ci vuole una gran salute, la volontà e la costanza di andarci periodicamente, ma io l’ho sempre fatto volentieri perché sapevo in cuor mio che così facendo aiutavo persone meno fortunate di me». Una carriera da donatore quella di Croce che l’ha portato 215 volte (un vero record, ndr) a compiere questo gesto che per molti rimane ancora un tabù: «Io avevo paura degli aghi – prosegue Croce – iniziai proprio per vincere questo mio timore e da lì non ho più smesso». L’ultima donazione, per raggiunti limiti d’età, Croce l’ha effettuata il 16 agosto 2017. Tra i protagonisti della storia dell’AVIS di Quinto anche Giuseppe Castellani, capogruppo per ben 25 anni, dopo essere stato segretario per tre annate, sempre affiancato dal fedele vice Franco Marin: «Ho visto crescere questa realtà e ne sono orgoglioso – racconta Giuseppe. – Oltre a Franco anche Sonia Zandonà è una delle anime storiche del gruppo che dal dicembre scorso ha rinnovato il direttivo con l’elezione a capogruppo proprio di Ferdinando Pezzo». «Giuseppe, Franco e Sonia, anche se formal-

Da sinistra: Bertoldo, Zambonin, Zandonà, Castellani, Bertagnoli, Marin, Pezzo, Pamploni, Stradiotto, Leva, Croce.

mente non sono più nel direttivo, sono indispensabili per noi e per gli iscritti – sottolinea Ferdinando – C’è stato un cambio della guardia, ma la nostra è una grande famiglia che opera all’interno di una comunità davvero unita». «Sabato 2 dicembre festeggeremo alle 21 in chiesa con il concerto di Chorus Verona - prosegue - e domenica, alle ore 11, celebreremo una Santa Messa speciale con don Stefano Castellani per poi spostarci con i donatori e i loro famigliari a Peschiera per un grande pranzo assieme». «È fondamentale creare informazione e sensibilizzazione sul tema delle donazioni che da qualche anno a questa parte, purtroppo, sono in calo – conclude il capogruppo – Sabato e domenica sarà una grande festa e distribuiremo nelle scuole materne e alle scuole elementari un piccolo segno per dire grazie a tutte le famiglie che hanno contribuito in questi anni a scrivere la nostra storia». Informazioni: avis.quintoverona@gmail.com – 342.8945650 Il direttivo: capogruppo Ferdinando Pezzo, vice Daniele Leva, segretario Gianluca Stradiotto, amministratore Diego Bertagnoli, consiglieri Sandra Pamploni, Otello Bertoldo e Susanna Zambonin.

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QUANDO LA

PROTEZIONE CIVILE COMINCIÒ

giovanna.tondini@verona-pantheon.com

di Giovanna Tondini

Gli Scout nell'emergenza è questo il titolo del libro di Enrico Giardini. Il tentativo (riuscito) di affrescare una pagina intima della storia veronese: ovvero quella scritta dallo scoutismo che affrontò con coraggio calamità naturali e non solo.

«I

L MIO AVVICINAMENTO alla caserma di via Polveriera Vecchia risale ai primi anni ’70, quando ero adolescente e con altri scout dell’Agesci e anche del Cngei svolgevamo piccole esercitazioni il sabato pomeriggio. Lì era nato il lungo connubio fra gli scout e i Vigili del fuoco, con grande impulso di Toni Pizzoli, per l’Agesci, e di Franco Abriani per il Cngei». Così scrive Enrico Giardini, riportando le parole di Alberto Tonolli, oggi 58 anni, vigile del fuoco e, prima di tutto, capo scout. Un nome importante nel panorama veronese legato a tutto quel settore “Emergenza” che oggi si riassume nella parola Protezione civile. Fiore all’occhiello dell’Italia, la Protezione civile ha origini lontane nel Novecento, che la legano in maniera indissolubile allo scoutismo. Enrico Giardini, giornalista de L’Arena e capo scout per molti anni, ha voluto mettere in luce proprio questo aspetto. Le immagini fotografiche che si susseguono sfogliando il suo libro parlano da sole. Sono una chiara dimostrazione visiva del titolo Gli scout nell’emergenza. Tanti giovani in divisa, con l’immancabile fazzolettone, all’opera per aiutare le persone in situazioni difficili, a seguito di calamità naturali o guerre. Tutto ebbe inizio un secolo fa. Era il 1915 quando «i Giovani esploratori italiani, del movimento laico, corrono in aiuto della popolazione scaligera vittima dei bombardamenti austriaci della Prima guerra mondiale». Fu in quell’occasione che lo spirito alla radice dello scoutismo venne messo in pratica. «Essere competenti e sempre pronti per aiutare gli altri» era il motto del fondatore, Baden-Powell. E così è stato in tutte le occasioni in cui l’Italia è stata letteralmente scossa da terremoti o sommersa da alluvioni. Nel frattempo, il naturale motu proprio dello scoutismo si trasformava in qualcosa di più strutturato e ufficiale. Negli anni Sessanta nasce infatti l’accordo tra

Esercitazione scout all’interno dell’Arena

il Ministero dell’Interno e lo scoutismo italiano (AGESCI, CNGEI), che porta, a livello locale, a formare, all’interno delle istituzioni, come quella dei Vigili del fuoco, un corpo di volontari. Un pronto intervento a tutti gli effetti, in caso di calamità naturali. FIN DA SUBITO Verona risponde positivamente, avendo sul territorio associazioni di scoutismo molto attive. Forte fu la collaborazione che si instaurò tra chiesa, Comune e scout, guidata soprattutto da una figura importante come quella di Luigi Brentegani, a cui oggi è dedicato il Centro studi sul metodo scout a Santa Maria in Stelle in Valpantena. L’intervento nel ’68 in Sicilia fece da apripista in termini di efficienza organizzativa. Fu pianificata infatti una spedizione della durata di tre mesi, in collaborazione stretta con la Curia. Un intervento, vista la durata, che non si esauriva alla prima emergenza, ma proseguiva con


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D OV E T R OVA R E ( E S FOGLI A R E ) I L L I B R O : Il libro è disponibile presso il Centro studi Brentegani, a Santa Maria in Stelle, in via Pantheon 10/A (www.centrostudiscout.it; info@centrostudiscout.it; 0452333454) o consultabile alla Biblioteca Civica di Verona e in quella universitaria Frinzi.

le attività di animazione. È stato proprio questo l’aspetto che è perdurato nel tempo per gli scout. Negli anni Ottanta, infatti, la gestione delle emergenze a livello nazionale subisce una evoluzione, andando

ad allargarsi fino a inglobare altre realtà associative attive sul territorio. Lo scoutismo era quindi chiamato in causa in particolare per il secondo intervento. E ne dette ottima prova durante la guerra nella ex Jugoslavia e poi in Albania, quando a proprie spese gli scout hanno svolto tutte le attività di accoglienza, assistenza e animazione, in accordo con le cooperazioni internazionali. A Verona è stato Antonio Pizzoli, medico, capo scout, a essere il primo incaricato per la protezione civile. Divenuto poi assessore comunale, ha dato vita a una consulta della protezione civile, un’iniziativa del Comune che portava a simulare terremoti per le esercitazioni, contribuendo a mantenere alto il livello di preparazione in caso di emergenza. Un livello che si mantiene tale tutt’oggi, non solo sul piano della protezione civile nazionale, ma anche locale. Il caso veronese, dove lo scoutismo rileva ancora una partecipazione alta tra i giovani, è sempre stato ed è ancora emblematico nel dimostrare quanto l’impegno, la perseveranza, la disponibilità siano valori forti. «Per questo dobbiamo ringraziare la gente che ha speso il proprio tempo ed energia per il Paese», afferma Giardini. E lui l’ha fatto raccogliendo documenti, testimonianze, interviste, e restituendo una storia che merita di essere letta. Per apprezzare, e ricordare.

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TERRITORIO

DI CORSA CONTRO LA VIOLENZA

di Chiara Boni

Torna anche quest’anno WIRUN Italy Tour, la corsa non competitiva organizzata dall’associazione Women in Run che porta per le strade un messaggio ben chiaro: stop alla violenza sulle donne.

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I STIMANO in quasi 7 milioni le donne che nel corso della loro vita hanno subìto una forma di violenza fisica o sessuale: parla chiaro l’ultima indagine multiscopo dell’Istat sulla sicurezza delle donne, realizzata in collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità. Nella consapevolezza che è ora di riprendersi gli spazi che la violenza ha tolto alle donne, torna anche quest’anno l’iniziativa targata WIRUN Italy Tour, manifestazione podistica non competitiva a scopo benefico, che coinvolgerà diverse città italiane, Verona compresa. Il 26 novembre, in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, celebrata in tutto il mondo il 25 novembre, Verona e le sue vie si coloreranno di rosa per una mattina: l‘iniziativa è proposta da Women in Run Verona, sezione scaligera dell’associazione che coniuga l’amore per lo sport e la voglia di fare chiarezza sul fenomeno della violenza di genere. Nata nel 2015 per volontà di Anna Marostica, dopo un primo running-flash mob contro la violenza sulle donne, Women in Run Verona raccoglie ormai un buon numero di donne (e uomini) che settimanalmente si ritrova per condividere la passione per la corsa, un modo nuovo per supportarsi, confrontarsi e sostenersi. La scorsa edizione di WIRun Italy Tour a Verona aveva coinvolto oltre 700 persone, ma l’ambizione per quest’anno è di raggiungere i 1000 iscritti. LA MANIFESTAZIONE del 26 novembre avrà anche l’obiettivo di raccogliere fondi per “Protezione della Giovane Donna”, una struttura che a Verona si occupa di donne, anche con minori, che vivono in situazioni di emergenza abitativa. In particolare, il contributo di Women in Run Verona vuole permettere l’acquisto di un ascensore che permetta di ridurre le barriere architettoniche presenti

nella struttura migliorando, quindi, il servizio di accoglienza stesso. Il ritrovo sarà dunque il 26 novembre alle ore 9.30: la corsa partirà dal Bottagisio Sport Center, in via del Perloso, 14 (zona Chievo) e si svilupperà in due percorsi, uno da 6 e uno da 9km, per una corsa o camminata alla portata di tutti, all’interno del parco dell’Adige. Per partecipare è necessaria l’iscrizione, versando una quota di 12€. È possibile iscriversi online, all’indirizzo https:// shop.endu.net/edit/42404, oppure in uno dei negozi convenzionati. Per informazioni: www.wirverona@gmail.com Facebook /WomenInRunVerona

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LIFESTYLE

U N C A P O D A N N O A LT E R N A T I V O …

A BASILEA

di Redazione

Durante il mese di novembre una domanda si ripete con sempre maggiore insistenza. Inizia come una battuta, si sviluppa con scambi di messaggi sempre più frequenti fino a sfociare nel parossismo quando la data si avvicina e non si è ancora arrivati alla scelta: cosa facciamo a Capodanno?

L

a fine dell’anno porta con sé un carico di aspettative e bilanci, ma il rischio di viverlo semplicemente come un giorno qualsiasi è “dietro l’angolo”. E allora perché non prolungare il Capodanno, vivendolo in maniera “alternativa” riflettendoci sopra un po’? Un’interessante proposta ci viene offerta dal gruppo di Verona Taizé: una lunga festa di Capodanno a Basilea (Svizzera) dal 28 dicembre al 1° gennaio. Abbiamo intervistato il suo referente, Matteo Crimi, per provare a scoprire qualcosa in più su questa cinque-giorni europea, giovane, quarantennale. Un “Capodanno alternativo” rivolto soprattutto ai giovani da tutta Europa… da dove nasce questa grande festa? Eh già, da 40 anni decine di migliaia di giovani rispondono all’invito della Comunità di Taizé inondando pacificamente le più grandi città europee: Berlino, Roma, Strasburgo, Praga, Valencia, Riga… da tanto dura questo Pellegrinaggio di Fiducia sulla Terra, noto come Capodanno in stile Taizé, iniziato nel 1978 a Parigi. E pensare che tutto questo nasce e si dirama dall’omonimo piccolo comune francese di Taizé in Borgogna dove sorge l’omonima Comunità monastica ecumenica, da quasi 80 anni richiamo mondiale per quanti vogliono creare ponti di solidarietà e dialogo inter/intra religioso.

Perché un’esperienza così per festeggiare il Capodanno? Partecipare all’incontro a Basilea (in tre nazioni in contemporanea) vuol dire pregare coi canti e in silenzio,

unirsi a migliaia di giovani dall’Europa e non solo, per approfondire la fede e la comprensione; significa anche sperimentare l’ospitalità delle famiglie e condividere con altri in semplicità, incontrare le persone che vivono il Vangelo in mezzo alle sfide di oggi e trovare un nuovo impulso per la solidarietà in Europa. Le iscrizioni sono già aperte? Sì, ancora per tutto novembre. Anche quest’anno è organizzato un viaggio il pullman, che diventa parte integrante dell’esperienza: partenza da Verona mercoledì 27 dicembre ore 23.30, ritorno da Basilea il 1° gennaio con arrivo a Verona in tarda serata (175€ tutto compreso). Per chiudere, una domanda più “filosofica”: qual è il valore della spiritualità e della preghiera in un mondo sempre meno attento? Soffermarsi e vivere un’esperienza prolungata con se stessi e in gruppo, da protagonisti e non da spettatori, offre il giusto tempo di riflessione sulla propria vita, sulla propria fede, sul proprio essere: condividere poi questi pensieri con coetanei di altri Paesi che vivono vite simili alla propria è un aiuto prezioso. Chiudere un anno in questo stile permette di aprirne uno veramente nuovo. Info ed iscrizioni: www.veronataize.it.

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PERSONE Sport

CON GLI SCI AI PIEDI

alessandra.scolari@verona-pantheon.com

di Alessandra Scolari

Ha ottenuto poco più di un mese fa il «Distintivo d’Argento FISI per meriti sportivi». Una vita quella di Silvia Zanini dedicata allo sci, fino a diventare dirigente sportivo, senza mai concedere deroghe alla sua solarità e la sua voglia di impegnarsi perché questo sport resti tra le opportunità da proporre ai ragazzi.

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IGLIA D’ARTE, ovvero di una disciplina sportiva che per la sua famiglia, oltre che una passione, è uno stile di vita. A salire sugli sci Silvia Zanini ha cominciato a 6 anni: papà Ottavio inserì la figlia nelle gare Baby. Da allora Silvia, classe 1979, non si fermò più. Lo conferma anche a parole: «mi sono trovata in una famiglia meravigliosa e con dei stretti collaboratori che hanno creduto nelle mie abilità sportive e hanno avuto fiducia: a tutti loro va il mio più sincero grazie! I miei traguardi? Li ho sempre considerati dei risultati di squadra». Oltre alle capacità sportive Silvia ha notevoli doti organizzative. Più portata ai fatti che alle parole, riassume in poche e scarne righe la sua carriera: «sono entrata in agonistica negli anni Ottanta nella categoria Baby, ho sempre fatto sci e gare, dal 2008 sono presidente US Grezzana Sci, dal 2010 giudice nazionale di gara, dal 2014 consigliere provinciale FISI», Federazione Italiana Sport Invernali. IN REALTÀ, al di là delle sue prestazioni individuali, Silvia Zanini per l’US Grezzana Sci è stata sempre un punto di riferimento importante. Lei, più che a puntare sui risultati personali, ha curato le sue squadre e poi la «sua società», della quale è tuttora presidente. In questo ambito ha partecipato alla costruzione della sede (di Via Fermi) - opera degli associati dell’US Grezzana Sci - ha organizzato numerose attività promosse dalla FISI regionale e provinciale, quali il trofeo topolino, i campionati italiani allievi e ragazzi e altre gare nei circuiti provinciali. Ed è per questo suo costante impegno che, il 30 settembre, a Longarone nell’ambito della Fiera della Montagna, Silvia Zanini ha

Silvia Zanini

ricevuto il «Distintivo d’Argento FISI per meriti sportivi». Soddisfatta del riconoscimento, ha raccontato: «In quell’occasione è stato presentato dalla Fisi nazionale il progetto “Quando la neve fa scuola”, in sinergia con il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca. Un progetto del tutto condivisibile e che anche noi caldeggeremo nelle nostre scuole».

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PILLOLE DI MAMMA di Sara Avesani

Bambini, annoiatevi!

È ormai da alcuni anni che diversi psicologi dell’infanzia e pediatri esortano i genitori: fate annoiare i vostri figli perché, ascoltate bene, annoiarsi serve. E se Leopardi definiva la noia “il più sublime dei sentimenti umani”, un motivo ci sarà.

F

INALMENTE è arrivato novembre e le giornate di prova per gli impegni extrascolastici sono finite, lasciando spazio, per quanto mi riguarda, ad un'unica grande certezza: meno attività e più noia per tutti. La noia, soprattutto nel mondo di oggi, invaso da continui stimoli, ha un’accezione prevalentemente negativa. Tuttavia è nostro dovere rivederne il significato partendo dalle sue origini: l’otium latino, ossia lo spazio destinato al pensiero creativo, alla calma che stimola la fantasia e produce nuove idee. Mi capita spesso di sentire mamme che raccontano di figli, ancora molto piccoli, con agende giornaliere fitte d’impegni: dal nuoto alla danza, dall’inglese al violino o perfino al corso più trendy del momento, il coding (programmazione informatica). Talvolta questi bimbi hanno a malapena un pomeriggio libero a settimana. Sono convinta che questi corsi siano delle bellissime opportunità ed è corretto coltivarle ma nella giusta misura, con equilibrio, ricordandoci che c’è un limite. Il limite è l’inclinazione dei nostri figli, i loro desideri, il loro diritto a trascorrere dei pomeriggi liberi di svago, di dolce far niente senza sentire l’angoscia del fare, fare e ancora fare. Fermarsi non significa diventare pigri, significa riappropriarsi di uno spazio in cui capire cosa ci piace e permetterci di viaggiare con l’immaginazione. Se vis-

suta come al tempo degli antichi, la noia diventerà allora una risorsa. “Regaliamo ai bambini un tempo vuoto, senza impegni. Non sapranno cosa fare. E lì scopriranno se stessi”. SI HA COME la sensazione che, se nostro figlio non acquisirà competenze fin da subito, non avrà successo nella vita e, in un mondo cosi competitivo, non riuscirà a farsi strada. Il concetto di fondo è sempre quello: “se non si impara da piccoli poi non si impara più”. È difficile davvero di questi tempi, per noi genitori, riuscire ad ignorare le ansie di volere figli sempre all’altezza, abili in ogni campo. Comprendo perfettamente che fornire loro tutte queste occasioni di apprendimento è un puro atto di amore nei loro confronti, tuttavia dobbiamo essere più forti e fare un passo indietro, assicurandoci che i nostri bambini abbiano un momento per loro di leggerezza, di semplice gioco. La noia è necessaria per crescere, “è uno stato d’animo trainante, stimolate che porta a motivare se stessi, in altre parole è il modo migliore per avere bimbi autosufficienti e felici”. Mi sento di lanciare uno spunto finale: pare che lo stesso approccio valga per far durare i rapporti di coppia, altro che trasgressione e avventure… “l’elisir di una lunga vita insieme si nutre di una buona dose di noia” (cit. Habib).

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a cura di Chiara Boni

Pagine per i grandi

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L LIBRO: «Ho fatto un sogno», dice Yeong-hye, la protagonista di questo romanzo, e lo ripete a chiunque le chieda perché non vuol più mangiare carne. Ha fatto un sogno terribile, fatto di sangue e boschi oscuri, che la priva del desiderio di mangiare, cucinare o servire carne, e che finirà per condurla su un sentiero di autodistruzione, verso la rinuncia cosciente alla sua esistenza come essere umano. Un romanzo in tre atti, in cui la digiunante protagonista perde peso ma acquista valore, pagina dopo pagina.

Titolo: La Vegetariana Autrice: Han Kang Traduzione: Milena Zemira Ciccimarra Casa Editrice: Adelphi Pagine: 176

L’AUTORE: Figlia d’arte – il padre è il romanziere Han Seung-won – Han Kang è una scrittrice sudcoreana, La vegetariana è il romanzo che ha decretato il suo successo internazionale, tanto che nel 2016 le ha valso il prestigioso “Man Booker International Prize”, diventando la prima scrittrice sudcoreana a vincere questo premio. Durante gli studi, Kang è stata fortemente colpita dall’opera del poeta Yi Sang e in particolare da un suo verso, «credo che gli esseri umani dovrebbero essere piante», a cui, secondo molti, la scrittrice si è ispirata per la stesura de La vegetariana. CURIOSITÀ: Il titolo del libro può forse essere fuorviante: La vegetariana non è la storia di una scelta alimentare controversa, ma piuttosto di una lenta discesa verso l’abisso che vede la sua protagonista negarsi ogni alimento nel tentativo di raggiungere idealmente il mondo vegetale. Il libro è diviso in tre atti: ciascuno vede la storia di Yeong-hye narrata da una diversa voce, per prima quella del marito, poi quella del cognato e infine quella della sorella. E, per quanto ci provino, nessuno dei narratori è in grado di risalire alle cause della drastica scelta alimentare di Yeong-hye. Il romanzo si muove precisamente attorno a questo spazio vuoto, un mistero che resterà per sempre sepolto tra le pagine.

a cura di Alessandra Scolari

Pagine per i più picco li

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L LIBRO: È un avvincente giallo per ragazzi che parte dalla vita quotidiana dei giovani lettori, quella parallela, immersi nei video, telefonini e videogiochi (non certo usati come strumenti). I protagonisti Fulvio, Amelia e Dino (non proprio amici), quando un hacker entra nel video di Fulvio, si uniscono per indagare insieme sul giocatore online. Dino ha paura dei complotti e vede nell’hacker un terrorista. Fulvio non crede a questa tesi, vuole scoprire chi c’è dietro «fan**gen». Amelia è la più coraggiosa del gruppo. Una missione non facile la loro, ma insieme possibile. L'indagine prosegue: emerge un indirizzo la casa dell'anonimo hacker è vicina alla scuola. Vi abita una donna misteriosa «a fiori». Tarzan, il cane di Amelia, sembra impazzire ogni volta che passa vicino a questo edificio. È il primo mistero da risolvere, lì qualcuno chiede aiuto. Ma è l’hacker? No signori!

Titolo: #Nellarete Autrice: Georgia Manzi Editore: Pelledoca Editore Collana: NeroInchiostro Anno edizione: 2017 Pagine: 140 Età di lettura: Da 10 anni

L'AUTORE: Georgia Manzi, nata a Foggia nel 1967, ha studiato Lettere Moderne a Roma, laureata a Bari in Dialettologia, è giornalista professionista. Ha lavorato in radio a Foggia e a Roma nelle redazioni di diverse testate settimanali. Dopo un periodo a Londra e a Bruxelles si è trasferita ad Atene, dove vive da parecchi anni, insegnando lingua italiana e scrivendo. Il suo primo romanzo, per ragazzi risale al 2004, con il quale ha vinto il premio letterario Alice guarda il mondo. CURIOSITÀ: #NellaRete, Georgia Manzi affronta un tema di attualità. Prende in considerazione una serie di elementi relativi al mondo dell’adolescenza odierna legata a doppio filo con la dimensione del virtuale. Nel romanzo i tre ragazzi affronteranno le loro paure e una donna, pazza di dolore, da vittima diventerà carnefice. WATCH OUT! la scritta sul video che «esplode in testa». Il linguaggio usato dalla Manzi è veloce e accattivante, come la copertina. Un romanzo particolare per i temi trattati, dai 10 anni in su, che mi permetto di consigliare anche agli adulti.

Se vi serve un po'

di poesia

Non recidere, forbice, quel volto, solo nella memoria che si sfolla, non far del grande suo viso in ascolto la mia nebbia di sempre. Un freddo cala... Duro il colpo svetta. E l'acacia ferita da sé scrolla il guscio di cicala nella prima belletta di Novembre.

Eugenio Montale


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DALLA LESSINIA AL CENTRO STORICO LE RICETTE DAL MONDO DI NICOLE Le ricette dal mondo di Nicole” è un libro adatto a tutti: persone che amano cucinare, persone che devono cucinare, curiosi, onnivori, vegetariani, vegani, intolleranti, allergici e non. In cucina è così bello pensare un po’ a tutti: perché non farlo?

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UN MILIONE OTTOCENTOMILA PASSI

I MERAVIGLIOSI PRANZI DI CAPITAN SALGARI Questo libro è un divertissement, perchè una volta tanto parliamo di Salgari, Un ricettario eno-etnogastronomico, a disposizione di appassionati salgariani o più semplicemente di appassionati di cucina.

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LA HERBARIA

L’autrice propone il diario del suo pellegrinaggio verso il Cammino di Santiago di Compostela, fatto tra i mesi di giugno e luglio del 2007, insieme al figlio di otto anni. Tappa dopo tappa, passo dopo passo, tra salite e discese, tramonti, panorami mozzafiato e temporali scroscianti.

I boschi di Molina, il mondo superstizioso e pieno di paure di un borgo di montagna della seconda metà del ‘700, una comunità legata a rigide regole di convivenza e Rosa, una giovane donna “diversa”. Diversa fisicamente in quanto segnata fin dalla nascita dal marchio di una lieve deformità fisica

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ROMEO E GIULIETTA INCANTO DI UN AMORE

TUTI I MATI I FA I SO’ ATI DINO DA SANDRÀ Veronesi tuti mati” che passa da Bertoldo a Tommaso da Vico, col suo Bacanal, per arrivare fino a Torototela. Le lenti satiriche del Dino da Sandrà, per divertirsi, riflettere e ridere anche delle nostre miserie.

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Le pieghe del tempo è un insieme di storie vere, narrate dalla viva voce dei protagonisti. Sono storie di persone e famiglie legatae alla propria attività commerciale che a Cerro è nata e si è evoluta nel tempo, una generazione dopo l’altra fino ad oggi.

Le vicende in Valpantena del brigante Falasco rivisitate nei fumetti a cura di Aldo Signorini

Professione Detective è un manuale che si focalizza sulla deontologia dell’investigatore privato, riassumendo e analizzando le principali tecniche investigative di questa figura professionale.

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Questo libro è un atto di omaggio alle popolazioni della montagna che per secoli hanno fatto di un ambiente difficile, avaro e aspro il luogo amato della loro abitazione e del loro lavoro. Costituita dalla narrazione delle contrade e dal lavoro cimbro.

Un repertorio di piatti semplici e straordinari, con eccezionale riscoperta di accoppiamenti di molte varietà di funghi a cibi della tradizione comune. Un libro di vecchie e nuove ricette, proposto all’esperienza di chi ama la naturalezza in cucina.

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BOX OFFICE

a cura di Mattia Zuanni

IL FILM

Durante uno dei suoi spettacoli serali, l’attore comico Kumail nota nel pubblico la bella Emily; alla fine dello show le chiede di uscire. Inizia così la loro storia d’amore, destinata però ad esaurirsi molto presto a causa dei pregiudizi delle rispettive famiglie. Quella di Kumail, tipico nucleo familiare pakistano-musulmano, è legata alle tradizioni, soprattutto a quella del matrimonio combinato. Dall’altra parte, la famiglia di Emily, è una coppia cinica, brava a puntare il dito contro chiunque, senza mai guardare prima se stessa.

CURIOSITÀ

Riprendendo il filone fortunato degli anni '90, questa commedia romantica lascia un sorriso sul volto dall’inizio alla fine della pellicola. L’attore protagonista, Kumail Nanjiani, che è stato nominato agli Emmy per la sua serie “Silicon Valley”, racconta la storia vissuta da lui e dalla vera moglie, Emily V.Gordon. Come nel film, i due, dopo essersi frequentati per alcuni mesi, passano un periodo non felice a causa di una malattia che costringe la ragazza in ospedale per lungo tempo; non una semplice influenza, ma una vera e propria “big sick”.

Titolo: The Big Sick Genere: Commedia Durata: 124 minuti Regia: Michael Showalter Attori: Kumail Nanjiani, Zoe Kazan, Holly Hunter, Roy Romano Uscita (Italia): 16 novembre

C LASSICI DA NON PERDERE Titolo: Anomalisa Genere: Commedia, Drammatico Durata: 90 minuti Regia: Charlie Kaufman, Duke Johnson In un mondo quasi distopico dove ogni persona ha lo stesso volto e la stessa voce, Michael Stone, un celebre oratore motivazionale, affronta con delusione la mondanità della vita, cercando di capire chi è realmente. Si reca a Cincinnati per una conferenza e qui, dopo aver parlato con la moglie al telefono, contatta una vecchia fiamma, una donna con cui ha avuto una relazione diversi anni prima. I due si rivedono, ma lei, covando ancora rancore per essere stata abbandonata da lui, se ne va arrabbiata. È un altro, infatti, l’incontro che aspetta Michael e ha un nome preciso: Lisa.

foto

notizia

Scatti d 'arte di C olato Cesar Facebook.com/Cesarfhoto foto di Colato Cesar

Una foto e una storia Ottava puntata di La bellezza del passato, una caccia al tesoro per (ri)scoprire le meraviglie culturali del nostro territorio grazie alla luce della fotografia, un mese per volta. Il fotografo veronese Colato Cesar, per novembre, ha ritratto uno dei simboli della provincia: il Ponte Diga Chievo. Progettato dalla volontà dell’ingegnere Gaetano Rubinelli nel 1920 e completato tre anni dopo, il ponte venne distrutto dalla mano tedesca durante la ritirata del ’45. Fu ricostruito nel 1946. www.cesarphotographer.com


BELLEZZA AL NATURALE L’Amla un prezioso alleato nella cura dei capelli

L’amla (uva spina indiana) è una pianta che cresce nelle foreste dell’India, le cui proprietà benefiche sono note da millenni. I suoi frutti sono ricchi di vitamina C, bioflavonoidi, saponine e tannini e vengono utilizzati in moltissimi preparati dalla medicina ayurvedica. Oggi l’amla è conosciuta anche in Italia ed è possibile trovarla facilmente in polvere. Anche l’olio di amla è reperibile in erboristeria o online. Vediamo, dunque, due ricette che sfruttano le proprietà di questa pianta per rinforzare i capelli e contrastarne la caduta in questa stagione autunnale.

Impa cco antica duta (con l a polvere) Miscelare 2-3 cucchiai di polvere di amla con acqua calda, fino ad ottenere un composto di consistenza cremosa. Lasciare riposare l’impasto ottenuto per almeno 2 ore, e poi applicarlo sul cuoio capelluto e su tutta la chioma con un leggero massaggio fatto con i polpastrelli. Lasciare agire per 15 minuti, quindi risciacquare con abbondante acqua. Si consiglia di eseguire l’ultimo risciacquo con l’acqua fredda in cui avete precedentemente diluito due cucchiai di aceto di mele, così da eliminare ogni residuo dai capelli.

Impa cco pre-shampoo antica duta (con l’olio) Applicare qualche goccia di olio di amla direttamente sul cuoio capelluto, ed eseguire un massaggio delicato con movimenti circolari fino al completo assorbimento del prodotto. Lasciare in posa almeno un’ora, quindi eseguire il normale lavaggio con lo shampoo.


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ANGOLO PET

Ogni mese quello che c’è da sapere

AL POSTO DI FIDO?

di Ingrid Sommacampagna

U N M A I A L I N O N A N O V I E T N A M I TA Conosciuto anche come maialino nano, a pancia a tazza, panciuto o thailandese, comincia ad abitare le case di alcuni italiani, e dalle foto sul web sembra piccolino. Ma mai farsi ingannare: è un suino che crescendo ha le dimensioni di un cane di taglia media, e potrà pesare dai 50 ai 100 kg, per una lunghezza media di 90 cm e un'altezza di quasi 60 cm.

E

SE INVECE di un cane trovassimo alla porta di casa, al nostro rientro, un maialino nano vietnamita? È un compagno di vita fedele e longevo (una media di 10-20 anni), che ha bisogno di cure, affetto, spazi adeguati, vaccinazioni obbligatorie, sterilizzazione, limatura periodica degli unghioni e taglio delle zanne; ha una coda dritta scodinzolante, una pancia sporgente, una schiena concava e due orecchie piccole ritte. Il maialino è affettuoso, intelligente e giocherellone ma soprattutto, al contrario di come si potrebbe pensare, è molto pulito. Si può acquistare negli allevamenti specializzati, con un prezzo che varia dai 50 ai 100 euro, attendendo la sesta settimana di vita per uno svezzamento ideale e un buon livello di socializzazione, anche se il carattere varia da esemplare ad esemplare. Il maialino è adatto a vivere in case con giardino, magari dotate di una piscina gonfiabile, perché hanno bisogno di bagnarsi e di bere frequentemente, siccome privi di ghiandole sudoripare. Il mantello varia dal bianco al nero, dall'argento al rosso, e va spazzolato perché stagionalmente cambia le setole. Vanno usati adeguati antiparassitari consigliati dal veterinario. Il maialino è onnivoro e

molto ingordo, quindi va prestata attenzione ad ogni cibo raggiungibile dal suo dolce musetto per evitare il rischio di obesità, nutrendolo ad orari regolari con appositi mangimi, integrando con farine, fiocchi d'avena, frutta e verdura, erba fresca, cereali, qualche castagna o ghianda matura. «È UN MANIACO della pulizia e dell'ordine, quando trova pieghe nei tappeti ci pensa lui a stirarle! È dotato di memoria a lungo termine, ama fare yoga e pratica pattinaggio su parquet a livello agonistico. Kevin ha spiccate doti di leadership ed è uno tutto d'un pezzo finché non vede un pomodoro. Le sue ciglia sono invidiate da molti make-up artist, ama la vita mondana, ribaltare oggetti è la sua passione, vuole sempre il naso umido, al guinzaglio ci sta volentieri e tiene il passo; tutti vogliono farsi una foto con lui, come fosse una star di Hollywood. Ogni sera guardiamo un film insieme fino alle 22.30 e poi va a letto nella sua cuccia», spiega Ermanno parlando del suo maialino Kevin di soli tre mesi, un compagno di avventure diventato la mascotte di Oh My Veg!, il primo food delivery 100% veg e gluten free che consegna a Milano. Le avventure di Kevin, sono documentate, giorno per giorno su: Facebook.com/Oh My Veg

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in cucina con Nicole

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Cucinare è amore che si può assaggiare senzalattesenzauova.ifood.it

Un minestrone elegante che è piaciuto persino a quel brontolone di mio cugino!

CREMA DI ZUCCA, FUNGHI E BORLOTTI INGREDIENTI

(per 4 persone)

• mezza zucca • 10 champignon • 10 pomodorini • 2 scatole di borlotti • mezza cipolla

Fate cuocere le verdure in una casseruola con dell'acqua fino a quando diventano morbide. Aggiungete i borlotti, un pizzico di sale grosso, frullate. Insaporite con un filo d'olio ed una spolverata di pepe.

NASELLO AL PESTO Un piatto da condividere che ho assaggiato, qualche tempo fa, in Puglia INGREDIENTI

(per 4 persone)

• 500gr di fiori di nasello surgelato • due manciate di basilico fresco • mezzo bicchiere d'olio • 20 g di pinoli, sale

Fate cuocere il nasello a vapore. Emulsionate le foglie di basilico con olio, sale e pinoli. Versate il pesto in un piatto fondo poi sistemate sopra il nasello.


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CULTURA Musica

I L RO CK SENS IBIL E D I G IOVA NNI

marco.nicolis@verona-pantheon.com

di Marco Nicolis

Questo mese usciamo un po’ dai nostri consueti canoni. Lasciamo da parte gruppi musicali ed eventi per fare quattro chiacchiere con Giovanni Scardoni, artista veronese vincitore del Flying Fingers Contest 2016, indetto da Ibanez, la famosa casa produttrice di strumenti musicali.

A

bbiamo intervistato Giovanni, per provare a mettere per iscritto un po’ la sua storia, un po’ le emozioni che l’hanno attraversata, soprattutto dopo la vittoria, l’anno scorso, al prestigioso contest per virtuosi della chitarra. Il ventinovenne ha sconfitto centinaia di “avversari” provenienti da mezza Europa.

eccesivo “nozionismo” attorno al mondo della musica e ci si dimentica che l’educazione alla sensibilità è fondamentale per imparare a suonare uno strumento. A 10 anni ho imbracciato la mia prima chitarra classica, ma le mie idee erano già chiare, volevo passare il più rapidamente possibile ad una elettrica per fare del sano ed energico rock.

Buongiorno Giovanni, benvenuto sulle pagine della nostra rubrica underground. Ci racconti un po’ come è nata questa infinita passione per la musica. La mia fortuna più grande è stata crescere in un ambiente musicale entusiasmante e coinvolgente fin da piccolo, grazie alla passione per la musica e le arti che ha sempre contraddistinto la mia famiglia. Credo quindi di aver ricevuto la miglior educazione musicale possibile, non sotto il punto di vista strettamente accademico, ma quanto più sotto il profilo umano. Al giorno d’oggi esiste infatti un alone di

Tra le tappe fondamentali della sua crescita, sicuramente c’è stata la partecipazione e la vittoria dell’Ibanez Flying Fingers Contest. Cosa ti ha portato a partecipare e cosa ti ha regalato la vittoria di un così prestigioso contest? In realtà il video del concorso è nato quasi per scherzo, un giorno è stato sufficiente per iscriversi, elaborare e strutturare l’assolo, filmare e montare il video. Sicuramente questa vittoria porterà anche a nuove collaborazioni e possibilità con la Ibanez, ma vedremo. Queste occasioni sono un’ ottima vetrina per mostrarsi e met-


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Lab. Fare il musicista, infatti, non è solo giostrarsi tra concerti e festival ma anche e soprattutto collaborare con altre realtà, specialmente alla luce della scarsità delle opportunità live e dei locali che ospitano gruppi musicali. Le poche realtà rimaste danno infatti poco credito ad artisti che spesso meriterebbero più spazio per esprimere la propria arte. È piuttosto ironico che si ottenga molto di più con un video-concorso su internet piuttosto che con anni spesi a suonare in lungo e in largo.

tersi in gioco, ma anche per imparare da altri musicisti. La possibilità di scambiare idee anche con persone che vivono dall’altra parte del mondo, che condividono con noi la stessa passione per la musica. Proprio per questo ho partecipato anche ai concorsi mondiali organizzati nel 2016 e 2017, indetti da Kiesel, dove sono arrivato, entrambe le volte, tra i finalisti.

Oltre alla tua avventura in "solitaria", ci sono anche progetti con altri musicisti... Suono da quasi dieci anni in una tribute band interamente basata sui famosissimi Judas Priest e con gli Animae Silentes (con cui faccio esclusivamente musica inedita). Abbiamo girato l’Italia ed Europa ed abbiamo inciso recentemente l’album di debutto. Parallelamente a questi gruppi mi diverto a incidere con alcuni musicisti degli inediti che spaziano in un’infinità di generi, passando dal metal al rock, dal funk al fusion e così via.

Insegni anche in alcune scuole di musica. Quando hai capito che la passione poteva farsi lavoro? Collaboro con diverse realtà nel veronese, tra le altre Lizard Academy, School of Art e Art-

Per concludere, come lo vedi il tuo futuro? Sicuramente nel prossimo futuro continuerò così, tra gruppi, scuole e progetti personali. Di una cosa però sono certo: un disco solista lo inciderò sicuramente.

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STORIE DI STORIA

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LIBERAMENTE ROMANZATE

di Marco Zanoni

La Bala De

Fracastoro

A

MMETTO DI ESSERE UN PO’ STANCO. È dal ‘500 che me ne sto qui ad osservarvi mentre passeggiate con il naso all’insù in una delle piazze più belle del mondo. Ho le gambe anchilosate, effetto dello star sempre nella stessa posizione e in più c’è questa sfera che tengo nella mano destra che ormai pesa come un macigno. I miei genitori mi han dato nome Girolamo, Fracastoro è il cognome tramandato da generazioni e ammetto che da quando mi han fatto la statua ho conosciuto la vanità. La credevo la giusta ricompensa, una testimonianza ai posteri di quella che è stata la mia vita dedita allo studio, alla medicina, alla filosofia, all’astronomia. C’è chi mi considera tra i più grandi letterati del mio tempo e questo, da quassù, mi sembra davvero un gran bel complimento. Ero grande amico di Niccolò Copernico e ho insegnato logica all’Università di Padova. Ho fatto ricerca sul *mal francese e da allora sono considerato uno dei pionieri della patologia. Ho scoperto anche le code cometarie e qualche anno prima di morire avevo trascritto qualche ideuzza poi ripresa da Galileo nella sua invenzione del cannocchiale. Mi hanno pure dedicato un cratere sulla Luna. Troppo gentili. *sifilide

UNA VITA PIENA E RICCA di soddisfazioni che mi sono valse anche questa statua e la vista privilegiata su Piazza dei Signori. Un veronese celebrato dai veronesi insomma, si sa che quando i miei concittadini devono lodare qualcuno lo fanno con satira implacabile. Sì, perché vedete, questa sfera che porto in mano dovrei lasciarla cadere sulla testa di un galantuomo “onesto e puro” che passerà, un giorno, da via delle Fogge, un passaggio che ai miei tempi portava al tribunale. È dal ‘500 che aspetto, di quest’uomo nemmeno l’ombra. Nel frattempo avrete già capito dove sta la fregatura: mi hanno posto in un luogo simbolo per prendere per i fondelli il potere costituito visto che la bala è ancora saldamente nella mia mano. Finita così? Non proprio! Prima o dopo quel benedetto galantuomo passerà da qui sotto, è solo questione di tempo e di probabilità. E allora la bala dovrò lasciarla cadere per davvero. Lo farò con gioia perché finalmente mi libererò di questo peso ma sarà una felicità effimera la mia, durerà il tempo di pochi attimi, il tempo necessario perché la sfera rompa la zucca di quel poveretto. Da umanista quale sono stato, lo considero il degno finale di una commedia lunga più di sei secoli.

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ADICONSUM

M A RT E D Ì V E R D E VENERDÌ NERO

VS

Sul finire di novembre si celebrano due ricorrenze, molto vicine sul calendario, alquanto distanti nell'ideologia. Una omaggia il delirio consumistico, l'altra il patrimonio arboreo. Tutti conoscono il black friday ma in pochi sanno che il martedì precedente, 21 novembre, è la Giornata Nazionale degli Alberi, giusto per rammentare che non solo di consumo si vive.

È

MERITO DELLA Legge n. 10 del 2013 "Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani" - se ad autunno inoltrato si celebra questa ricorrenza silvana. In realtà l'origine di questa festa risiede in tradizioni molto antiche che a partire dalla Lucaria dall'epoca romana, in cui si onoravano le particelle di bosco impiantate nei mesi precedenti, sono arrivate fino agli inizi del secolo scorso. Infatti nel 1898, l'allora Ministro della Pubblica Istruzione Guido Baccelli, istituì la Festa degli Alberi con lo scopo di "infondere nei giovani il rispetto e l'amore per la natura e per la difesa degli alberi". OGGI, INVECE, questa “infusione” di rispetto sembra più necessaria per altre fasce di età. È un dato condiviso che le nuove generazioni siano attente alla tematica ambientale e che vivano un riavvicinamento ai valori legati alla terra, ma è anche vero che, nelle cosiddette stanze del potere, siedono ancora le generazioni precedenti, maggiormente legate ai valori degli interessi economici. E questo vale a livello globale così come a livello strettamente locale.

Basti osservare, sui territori comunali, le centinaia di alberi mutilati da potature insensate, oscene ed esiziali. Perché poco importa se il giovane arboricoltore, professionista certificato, propone al giusto prezzo una potatura a regola d'arte che salvaguardi la pianta, quando qualcun altro è disposto a risolvere il problema per pochi euro con una funesta capitozzatura. QUEST’ULTIMA pratica, consistente nell'indiscriminato taglio di cime o di branche laterali a monconi, è probabilmente la cattiva abitudine più diffusa nel trattamento del patrimonio arboreo e, secondo l'International Society of Arboriculture, anche la più pericolosa. Volta a ridurre le dimensioni della pianta, ottiene l'effetto di minarne irrimediabilmente, oltre che l'aspetto, la salute e la stabilità. Il 21 novembre, quindi, dimentichiamoci almeno un attimo dell'economia e prendiamoci un momento per alzare lo sguardo dalle vetrine tappezzate di percentuali, osservare gli alberi che ci circondano e farci un'opinione sullo stato di questi esseri viventi che, a conti fatti, semplicemente producono l'ossigeno che respiriamo.

di Carlo Battistella per Adiconsum Verona


Novembre 01

MERCOLEDÌ

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2017 02

GIOVEDÌ

03

VENERDÌ

Halloween al Parco Natura Viva Luogo: Parco Natura Viva Ora: tutto il giorno

Lello Petrarca Trio Luogo: Cohen Verona Ora: 21.00

Ed Songwriter Cohen Verona Ora: 21.30

Festa della Polenta Luogo: Vigasio Ora: tutto il giorno

Copertoni e camera d’aria di biciclette Luogo: Centro di Riuso Creativo Ora: 16.30-18.30

Aperture Osservatorio Astronomico Luogo: Fiamane (Negrar) Ora: 21.00

07

MARTEDÌ

08

I dieci giorni che sconvolsero il mondo Luogo: Libre Verona Ora: 18.00

Take A Way Luogo: 311 Verona Ora: 18.00

Spamalot Luogo: Teatro Nuovo Ora: 21.00

13

LUNEDÌ

Andiamo in giro e (senza imporli) strappiamo sorrisi ai passanti.

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DOMENICA

Apriti circo Luogo: Teatro Ristori Ora: 17.00 Verona Marathon Luogo: Piazza Bra Ora: 09.00

25

SABATO

La Luna in Piazza Bra Luogo: Piazza Bra, Verona Ora: 18.00-22.00 A letto dopo il Carosello Luogo: DIM Teatro comunale, Castelnuovo del Garda Ora: 21.00

MERCOLEDÌ

14

MARTEDÌ

09

Il cesto portaoggetti per il bagno Luogo: Centro di Riuso Creativo Ora: 16.30-19.30 Workshop Salute e Benessere Luogo: Ordine degli Ingegneri Ora: 18.00

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Riciclo e ricucio - L’astuccio Luogo: Centro di Riuso Creativo Ora: 17.30-19.30

LUNEDÌ

Grigorij Sokolov Luogo: Teatro Filarmonico Ora: 20.30

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DOMENICA

Le stelle - Reinventore Luogo: Museo di Storia Naturale Ora: 14.30-17.30 Festival dell’handmade - I nuovi creativi Luogo: Ex Arsenale, Verona Ora: tutto il giorno

MERCOLEDÌ Diario di viaggio di un runner impenitente Luogo: palestra Masprone, zona Stadio Verona Ora: 21.00

La Bibbia - Paolo Cevoli Luogo: Teatro Salieri, Legnago Ora: 20.45

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GIOVEDÌ

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MARTEDÌ

L’uomo che non capiva troppo Luogo: Teatro Nuovo Ora: 21.00

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LUNEDÌ

Stringer in Paradise - Guido Hendrikx Luogo: Cinema Teatro Nuovo San Michele Ora: 21.00


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a cura di Paola Spolon 04

05

SABATO

DOMENICA

Workshop rilegatura giapponese Luogo: Riot Clothing Space Ora: 15.30

Turista nella mia città Luogo: Musei civici di Verona Ora: 10.00

IoBene - Salone del Benessere Luogo: Veronafiere Ora: tutto il giorno

I Briganti del Folk Luogo: Chiosco San Zeno Ora: 17.00

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VENERDÌ

Hope and Glory - Absolute British Luogo: Cinema Alcione Ora: 21.00

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12

DOMENICA

Saponette&Baobab Luogo: Teatro Camploy Ora: 21.00

Sogni in scatola Luogo: DIM Teatro comunale, Castelnuovo del Garda Ora: 16.30

VENERDÌ

18

SABATO

Merenda al museo Luogo: Palazzo della Ragione Ora: 16.00

“Mischief in Patagonia” di Bill Tilman Luogo: Museo Africano Ora: 20.30

23

MERCOLEDÌ

GIOVEDÌ

10ª Settimana veronese della Finanza Luogo: Gran Guardia Ora: 18.00

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MARTEDÌ

Fermiamoci e abbracciamoci. E poi fermiamoci di nuovo. E abbracciamoci.

Disegni luminosi - Coderdojo Verona Luogo: Museo di Storia Naturale Ora: 14.30-17.30

Queen and Country Absolute British Luogo: Cinema Alcione Ora: 21.00

Remo Anzovino Luogo: Teatro Camploy Ora: 21.00

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LUNEDÌ

Cena con delitto Luogo: Osteria da Montresor Ora: 20.30

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GIOVEDÌ

Non ti pago Luogo: Teatro Nuovo Ora: 20.45

22

SABATO

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VENERDÌ Benvenuto reverendo Luogo: Verona Ora: 20.30 Verona Mineral Show Luogo: Veronafiere Ora: tutto il giorno

non ce lo siamo dimenticato: non ci stava

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legenda

GIOVEDÌ

Stelle di Natale Luogo: Centro di Riuso Creativo Ora: 17.30-19.30

Giovanni Caccamo Luogo: Teatro Camploy Ora: 21.00

Lucifero, Saturno e la Fenice Luogo: Pagina Dodici Libreria Ora: 18.30

Job&Orienta Luogo: Veronafiere Ora: tutto il giorno

MOSTRE/ARTE

CINEMA

LIBRI

MUSEO

SPORT

INCONTRI

FIERA

DANZA

MUSICA

AMORE

CARNEVALE

TEATRO


A CURA DI

Andrea Nale

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L'OROSCOPO ALLA NOSTRA MANIERA

21 MARZO - 20 APRILE

21 APRILE - 20 MAGGIO

21 MAGGIO - 21 GIUGNO

Qualche decina di anni fa, quasi all'improvviso, India e Pakistan si trovarono separati da una frattura che portò morte e carestie tra la popolazione. Nei prossimi giorni una ferita capace di spezzarti in due tornerà a far sentire i suoi effetti. Ma sarà per te meraviglioso dimostrare di esser ormai attrezzato ad affrontarla, e pieno di gioia come gli abitanti dell'India.

La vita è difficile: anche la più semplice azione è, assieme alla sua reazione, un incubo di variabili meccaniche e imprevisti gloriosi o catastrofici. Di fronte a questo caos non devi imparare a controllare tutto, perché niente andrà mai come credi, devi imparare ad essere anche tu parte del gioco e non sopra di esso. Continua a muovere i tuoi obiettivi più in là e interessati di tutto, sarà questa la tua salvezza.

Per Stephen King il vero terrore "profana" le vite: sovverte l'ordine logico che le persone si creano per sopravvivere e per spiegarsi il mondo. Per essere invincibile pensa a quale evento potrebbe creare un effetto tale sulla tua vita, e allenati ad affrontarlo e superarlo.

ARIETE

TORO

GEMELLI

22 GIUGNO - 22 LUGLIO

CANCRO

Prima che venisse scavato il Canale di Suez le navi dovevano percorrere migliaia e migliaia di chilometri e trascorrere centinaia di giorni di viaggio per raggiungere la loro meta. Nei prossimi mesi ti si aprirà una scorciatoia simile per raggiungere la felicità, saprai riconoscerla?

23 LUGLIO - 23 AGOSTO

24 AGOSTO - 22 SETTEMBRE

23 SETTEMBRE - 22 OTTOBRE

23 OTTOBRE - 22 NOVEMBRE

LEONE

VERGINE

BILANCIA

SCORPIONE

Quando vedi un ballerino danzare o un atleta compiere un’azione sembra sempre tutto semplice ed etereo: da lontano lo sforzo dei muscoli è quasi impalpabile. Tuttavia esiste, e può essere tremendo ed estenuante. Il tuo compito per il prossimo mese è quello di non giudicare le persone come "superficiali" e "frivole", la profondità della loro realtà non ti è data a vedere, potrebbe essere faticosissima.

Vivi, come fanno in tanti, con l'idea che tutti siano come te, che tu sia il centro e al centro del mondo. La malattia del “solipsismo compiaciuto”, come scrive David Foster Wallace, è la malattia del nostro tempo. D'ora in poi devi provare a vivere esperienze che mettano anche gli altri al centro del mondo, è difficile, ma ti aprirà al benessere e con il tempo allargherà l'orizzonte di quello che chiami “Io”.

Ti hanno sempre detto che devi raggiungere determinate mete nella vita. Ogni tua azione è stata giudicata in base a come ti avvicinavi o allontanavi dai risultati che la gente si aspettava da te. È il momento di compiere azioni che non siano solo efficienti, ma anche feconde...nel senso più ampio del termine. Non credi?

22 DICEMBRE - 20 GENNAIO

21 GENNAIO - 19 FEBBRAIO

SAGITTARIO

CAPRICORNO

ACQUARIO

Sta arrivando l'inverno e il tuo futuro ti sembra buio e vuoto, no? Beh, le profondità degli abissi sono completamente senza luce, inesplorati e freddi, ma pieni di centinaia di specie viventi assurde e ancora ignote. Potrebbe esserci anche l'animale più bello mai visto. Questo pensiero ti rassicura o ti inquieta?

La matematica tradizionale ci ha sempre insegnato la meraviglia per l'intero, il netto, il definito. Poi sono stati scoperti i numeri irrazionali e anche l'indeterminato è entrato nelle regole dei numeri. Non sentirti incompleto, non pensare di aver bisogno di un'altra persona per fare “un uno”: vai già bene così. Riflettici e agisci di conseguenza.

23 NOVEMBRE - 21 DICEMBRE

Nella foresta amazzonica del Perù c'è un fiume pieno di acqua bollente, è un luogo pericolosissimo e meraviglioso. Ora rifletti senza adularti: qual è la più splendida e inquietante scoperta che si può fare addentrandosi tra le fronde della tua intimità?

Non pensare di essere triste. Nei prossimi giorni scoprirai che la vera tristezza è non sapere nemmeno di essere tristi, e la vera paura è non ricordare nemmeno quando si è stati coraggiosi. Ogni volta che descrivi il tuo stato d'animo, sei già un passo avanti rispetto ad esso e alle oscurità della vita. Vedrai se non ho ragione: ti stai già salvando.

20 FEBBRAIO - 20 MARZO

PESCI

La vita quest'inverno ti verrà incontro a braccia aperte, accettando con gioia ogni cosa tu abbia da offrirgli. Tutto dipende da te, da quanto sei preso dallo stare al mondo e da quanto sei concentrato a ricevere da esso senza nulla donare in cambio. Fai vedere a tutti cosa puoi dare e tutti sapranno riconoscerti la giusta importanza e il congruo posto in questa grande confusione.


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