Pantheon Speciale Tocatì

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L’editoriale Risalgono a qualche giorno fa le immagini che ci arrivano da Sunland Park, piccola cittadina statunitense dello stato del Nuovo Messico. Siamo nella parte centromeridionale degli Stati Uniti, esattamente sul confine che divide - non solo geograficamente - il Paese del Presidente Donald Trump e il Messico. Due architetti e docenti universitari americani hanno scelto questo preciso punto per realizzare un’installazione artistica a cui avevano iniziato a pensare dieci anni fa, nel 2009. È in quell’anno, infatti, che Ronald Rael e Virginia San Fratello incominciano a disegnare i primi bozzetti del progetto chiamato Teeter totter wall, un dondolo di color rosa - per contrastare i grigi e i marroni della zona - prodotto in alcuni esemplari, con l’obiettivo di penetrare la frontiera e creare “un ponte” tra cittadini (e bambini) americani e quelli messicani. A fine luglio 2019 l’arrivo sul posto dei due artisti e l’inserimento di tre dondoli colorati tra le strette, scure ed elettrificate feritoie del muro metallico, alto otto metri, che separa i due stati.

Speciale Tocatì

DI MATTEO SCOLARI matteo.scolari@veronanetwork.it @ScolariMatteo

internazionali. Ancora una volta il gioco ha dimostrato di essere un minimo comune denominatore per tutti i popoli della Terra, un elemento transculturale di valore inestimabile, uno strumento per veicolare messaggi non verbali di una forza universale e straordinaria. Ed è quello - ne sono sicuro - che desidera comunicare l’Associazione Giochi Antichi, che per la diciassettesima volta, grazie al contributo di numerose realtà pubbliche e private, riesce a offrire alla città di Verona, e non solo, un’occasione per penetrare i muri della non conoscenza, proprio grazie al gioco, con l’obiettivo di riscoprire quel senso di comunità accogliente, aperta, aggregante che favorisce l’incontro tra le persone. Ospite al Tocatì 2019 - di cui siamo felici di essere amplificatori con la rinnovata media partnership e con l’edizione speciale di Pantheon che state tenendo tra le mani - è la Bretagna, la regione all’estremo nord-ovest della Francia. Bienvenue amis et bon amusement à tous!

Un gesto che ha stupito e colto di sorpresa, in particolare, gli abitanti di Ciudad Juarez, che non erano al corrente di quanto stesse accadendo oltre la barriera, a pochi centimetri di distanza, sul territorio a “stelle e strisce” di Sunland Park. In pochi minuti decine di ragazzi, bimbi, ma anche adulti - ambo le parti - si sono radunati attorno alla giostra e hanno cominciato a giocare, ridendo e scherzando insieme, trovando, finalmente, un punto di contatto e di incontro. «È stata una delle esperienze più incredibili della nostra vita. - ha dichiarato su Instagram Ronald, docente alla Barkley University parlando anche a nome della collega designer Virginia - Andare sul dondolo serve a dimostrare che siamo uguali e possiamo giocare insieme, divertendoci. Ma anche che il muro interrompe i rapporti tra le persone». Un’iniziativa di grande impatto e sensibilità che ha fatto il giro del mondo sui principali media nazionali e

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Speciale Tocatì

La redazione 6

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GLI INIZI E GLI AUSPICI

L’essenza del Festival raccontata dal presidente di AGA

Matteo Scolari

Direzione Editoriale

Miryam Scandola

UN PO’ DI NUMERI

17 anni di gioco a cielo aperto tra tentativi e ricerca

10 LA BRETAGNA SPIEGATA L’anima ludica del

Paese ospite in sintesi

12 I GIOCHI BRETONI

Redazione Matteo Scolari Miryam Scandola Marco Menini Giorgia Preti Alessandro Bonfante Massimiliano Venturini Camilla Faccini Samantha De Bortoli Hanno collaborato allo Speciale Tocatì Sara Avesani Matteo Bellamoli Marta Bicego Giuseppe Castiglione Marta Franchin Francesco Pieropan Tommaso Pimazzoni Nicole Scevaroli Giovanna Tondini Giulia Zampieri Marco Zanoni

UNO PER UNO

Il tiro alla corda, il disco, la lotta bretone e via così

16 IL CALCIO,

COSTACURTA E I SUOI Lui, ovvero “Billy”,

Cattaneo e Baccalario

26 ERVAS, I NIPOTI

E LA NONNITUDINE

Illustrazioni Paola Spolon

«L’epoca della lacrima facile» narrata dallo scrittore veneto

Indice

Direttore Responsabile

28 VELADIANO E

L’ESATTEZZA NECESSARIA Le parole che non tradiscono

Illustrazione di Copertina Irene Belluzzo Vanni Bottaccini Giulia Tonon Matteo Zamboni Progetto Grafico Simone Zampieri

secondo la finalista allo Strega

Sviluppo Commerciale Laura Avanzi Matteo Pimazzoni

32 IL TOFESTIVAL

PROVATO (E AMATO)

Reportage intimi dal ToTaxi, ToCasa e ToBottega

Società Editrice Infoval S.r.l.

48 IL GIOCO SI FA SERIO

Redazione Via Torricelli, 37 (Verona) P.iva: 03755460239 - Tel. 045.8650746 - Fax. 045.8762601

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76 LE NOSTRE DRITTE

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QUALCHE APPUNTO PER COMINCIARE DI MIRYAM SCANDOLA

Gli inizi In principio fu lo s-cianco e i suoi giocatori, riuniti prima di tutto da un desiderio mescolato all’esigenza («volevamo giocare noi»). «Siamo partiti da una dimensione “del gioco vivo”» spiega Paolo Avigo, presidente della Associazione Giochi Antichi. Lo scenario dove tutto è iniziato è il rione storico Carega. Lì, tra quelle vie così veronesi, nel 2002, si è pensato di costituire AGA, una realtà che portasse avanti una battaglia pratica quanto intima: il recupero del gioco. Le cose hanno preso fattezze inaspettate negli anni, il direttivo di nove componenti ora quasi non tiene più il conto delle decine e decine di associati. Le bussole che guidano l’incedere sono la ricerca, la salvaguardia e la valorizzazione dei giochi e degli sport tradizionali. Una piccola rivoluzione, prima a livello italiano ora, dopo l’adesione di AGA all’associazione europea AEJeST, di spessore internazionale. Ma forse ancora più innovativo è l’approccio che ha permesso l’ideazione del Festival, 17 anni fa. «Avevamo appena recuperato lo s-cianco e ci siamo messi a pensare in grande. Più che sul gioco in sé, sentivamo l’esigenza di spostare il baricentro sul giocatore, sul suo rapporto con l’atto ludico» continua Avigo. Da lì il passo è stato breve, oltrepassati i confini della famiglia della Lippa (di cui fa parte lo s-cianco), lo sguardo è andato «a tutti

gli altri giochi. Ci è venuta la voglia di conoscere le altre comunità e il loro modo di giocare». Nella primavera del 2003 la svolta concreta: nasce il primo momento d’incontro tra giocatori di realtà italiane, il primo abbozzo del Tocatì che sarà. Fuori «dall’autoreferenzialità che spesso connota i confini di una tradizione, gioco compreso», il sogno era riflettere in maniera ampia, «costruire un pensiero sul tema del giocare e sulla sua ricezione nei vari territori». Una rivoluzione che andava compiuta a cielo aperto. «Desideravamo andare oltre al racconto di allora, quello di una città, alla fine, abbastanza omologata che si esauriva nel mito di Giulietta e Romeo in Piazza Foto di Barbara Rigon

Paolo Avigo

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Bra e nella “vasca” di via Mazzini». Il sottotitolo della manifestazione, quel Festival Internazionale dei Giochi in Strada spiega il resto. La logica partecipativa con un nucleo di volontari che tocca oggi quota 410. L’attenzione ai luoghi, «la promozione dei giochi tradizionali come strumento per valorizzare gli spazi pubblici». Si è cominciato giocando in strada, chiudendo una via, recintando con la bellezza piazzetta Santa Maria in Chiavica e poi da lì «l’occupazione ludica» è arrivata a Sant’Anastasia e non si è più fermata. «Mi ricordo i residenti che ci fotografavano dai balconi».

Il futuro Oggi, come sogno più vicino, c’è la candidatura Unesco, per iscrivere il Tocatì nel Registro delle buone pratiche. L’auspicio più grande? «Che il gioco, questo aspetto apparentemente leggero della vita delle persone, riesca ad aprire tavoli di confronto anche con le istituzioni, per pensare insieme piccole politiche di progettazione degli spazi urbani». Un’ambizione troppo grande? Anche nel nome «Tòcaa-tì» c’è un assaggio della tenacia che serve. La sfida riuscita di utilizzare un termine dialettale per qualificare una manifestazione dalla vocazione internazionale. «È la chiamata al gioco». Un appello serio per allestire quei luoghi ludici, «sia fisici che mentali», di cui c’è così bisogno oggi.


Foto di AGA


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IL TOCATÌ

E I SUOI NUMERI Dove e quando? 12, 13, 14, 15 settembre 2019 Ovunque nel centro storico (e non solo)

250.000 Visitatori (minimo)

Paese ospite

BRETAGNA Cos’è?

Giochi tradizionali diffusi nelle strade Esposizioni Incontri Narrazioni in gioco Musiche e danze tradizionali

17 edizioni Dal 2003 ogni anno a settembre 410 volontari

AGA, che ha fatto iniziare tutto

Ovvero, l’Associazione Giochi Antichi, una realtà nata nel 2002 da un gruppo di giocatori appassionati e desiderosi di rivitalizzare il gioco tradizionale dello s-cianco. Nella primavera del 2003 nasce il primo Tocatì. Negli anni, grazie alla collaborazione dell’amministrazione comunale, quale coorganizzatore del Festival, l’energia che si è sviluppata è riuscita a tessere legami con importanti enti pubblici e privati e a rendere la kermesse Tocatì una manifestazione di caratura internazionale. PANTHEON


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La storia e l’evoluzione 2003

2007

2014

AGA fa nascere il Tocatì

AGA aderisce all’Associazione europea AEJeST che opera nell’ambito di giochi e sport tradizionali

2014

AGA pensa di candidare il Tocatì al Registro delle buone pratiche di salvaguardia

2016

Il Tocatì ottiene il patrocinio dell’Unesco e nel 2018 quello del MIBACT

I Paesi ospiti

AGA rappresenta AEJeST all’UNESCO durante il Comitato per la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale

Lo s-cianco È il gioco tradizionale veronese per eccellenza. Pratica ludica antica (risale almeno a 4.000 anni fa), lo s-cianco, che è il più corto dei due attrezzi con i quali si gioca, è conosciuto nella lingua italiana con il nome di lippa. Diffuso in mezza Europa, ma anche in Nordafrica e Asia, è presente nel cinema come nella letteratura da Mario Rigoni Stern a Italo Calvino.

2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019

L’obiettivo

Spagna Croazia Scozia Grecia Svizzera Edizione Mondiale Edizione Europea

Ungheria Messico Catalunya Cina Regioni Europee Francia del Sud Bretagna

Valorizzare il gioco tradizionale e trasmettere le tradizioni millenarie che caratterizzano i popoli. PANTHEON


Speciale TocatĂŹ

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Foto di Gie Atout France

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LA BRETAGNA SPIEGATA

L’ANIMA DI QUEL PEZZO DI FRANCIA Ospite d’onore della 17a edizione di Tocatì sarà la Bretagna, regione all’estremo nord-ovest della Francia. A Verona porterà il ricchissimo patrimonio di giochi, suoni e danze tradizionali per far conoscere un territorio che è combinazione di usanze marinare, artigiani del legno e grandi spazi verdi.

I

n Bretagna i giochi antichi sono un affare serio. Divisi in 95 discipline, tra queste si identificano diverse categorie. Ci sono giochi con la palla (jeux de boules), giochi de palets (una sorta di dischetti circolari), giochi con i birilli (quilles) e giochi di forza, solo per citarne alcuni. A prendersi cura di questo immenso patrimonio è FALSAB, la Confederazione dei giochi e degli sport tradizionali di Bretagna (Confédération des jeux et sports traditionnels de Bretagne) la cui direttrice è Peggy Liaigre. «A Verona - ci racconta Peggy - porteremo solo una quindicina di giochi, prendendoli dalle diverse categorie. Sono giochi semplici in cui è solo un accessorio a cambiare: una palla, un disco, un’asse di legno. La cosa interessante sarà vederli fianco a fianco con i giochi tradizionali italiani per poterne cogliere similitudini e differenze. Questa è la bellezza di un festival come Tocatì» commenta Peggy. Sarà un intero patrimonio culturale immateriale quello che la Bretagna vuole portare all’appuntamento scaligero. In particolare, ci conferma Peggy, la volontà di trasmettere l’aspetto ludico dell’eredità di una terra, attraverso giochi e sport tradizionali.

Danze, canti e tutto il resto «Nel patrimonio immateriale sono certamente inclusi anche il canto, la danza e la musica. Noi porteremo la nostra conoscenza ed esperienza sul gioco tradizionale. È qualcosa che in Bretagna si pone alle basi della cultura, qualcosa di molto sentito. Non è solo folklore - ci assicura -, anzi. Ad oggi sono attivi diversi campionati a cui partecipano molti club e diverse competizioni che si svolgono durante tutto l’anno». Giochi e sport tradizionali? Nulla di più vivo, nulla di più presente, in terra di Bretagna. Ci pensa un attimo, Peggy, quando le chiediamo quale gioco abbia un significato particolare per lei. Quello che conosce da più tempo è il gioco del Palet sur plance. «È un gioco semplice, che non impone vincoli. Un gioco per tutti, a tutte le età. Questo il fulcro dell’aspetto ludico bretone che vogliamo trasmettere».

Da Piazza dei Signori a Piazza Bretagna (in 3 giorni) Da venerdì 13 a domenica 15 settembre, all’ombra della statua di Dante si alterneranno, sul palco allestito durante il festival, i gruppi di musica tradizionale provenienti dall’Associazione Kendalc’h. Sulle note delle armonie bretoni, si potranno ammirare i balli tipici della zona e, ovviamente, unirsi alle danze. (Venerdì dalle 21 alle 24 mentre sabato dalle 10 alle 24, domenica dalle 10 alle 19). La mostra Alla scoperta del Patrimonio Culturale Immateriale in Bretagna questo il titolo dell’esposizione che sarà visitabile sabato 14 e domenica 15 settembre dalle 10 alle 18 al Palazzo della Ragione. Una mostra trilingue (francese, bretone, gallo) dedicata ad aspetti del patrimonio culturale immateriale presente in Bretagna come la musica, la danza, le storie, i giochi e gli sport tradizionali, gli usi popolari delle piante e il fest-noz. L’iniziativa è promossa dal collettivo PCI in Bretagna e dalla associazione Bretagne Culture Diversité.

DI CAMILLA FACCINI

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GUARDA IL VIDEO


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Il tiro alla corda, il disco su terra nelle sue infinite versioni, la lotta bretone e via così. L’anima ludica qui è antica: tocca Omero, si nutre di Rabelais, arriva a noi come perenne e vivo lascito grazie a chi continua a tramandarlo. E quindi a giocarlo.

I GIOCHI BRETONI UNO PER UNO

ILLUSTRAZIONI DI PAOLA SPOLON

Foto di Eric Legret

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Bazh Yod

Boule Plombée

Letteralmente, “bastone per il porridge”. Questo gioco tradizionale vede come protagonista un mestolo. L’atto ludico sta tutto nel contendersi il gigante e prezioso cucchiaio in legno. Appuntamento in Piazza Erbe, sabato 14 e domenica 15 settembre, dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30.

Un momento irrinunciabile dei pomeriggi domenicali, magari nelle ventose giornate tipiche della regione di Morlaix e del Trégor. Il Boule Plombée è un gioco di bocce piombate che sembra simile alle nostrane bocce. In Piazze Erbe sabato 14 e domenica 15 settembre, dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30, lo scoprirete.

Galoche sur Billot

Jeu du sabot

Fratello, per ragioni di prossimità territoriale, con il Boule Ploumbée, questo gioco, che è tutta una sfida a suon di dischetti, è originario della Région de Morlaix, Nord Finistère. In Piazzetta Pescheria, sabato 14 e domenica 15 settembre, dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30, se ne potrà avere un assaggio.

Qui protagonista è lo zoccolo. Originario de le Pays de Fougères, poco lontano dalla foresta di Mago Merlino, il gioco funziona così: bisogna mirare con i 5 dischi e centrare la calzatura. Lo potrete vedere sabato 14 e domenica 15 settembre in Piazzetta Pescheria dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30.

Lever de la Perche

Kilhou Kozh La sua famiglia è quella dei birilli e rappresenta una delle varianti, peraltro piuttosto antica. Nato nel Finistère meridionale, ora è giocato soprattutto al nord. In Piazza Indipendenza, sabato 14 settembre e domenica 15 settembre dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30, non perdetevi la sua delicatezza.

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I portatori delle bandiere religiose, abbandonate le processioni, ora si sfidano nel sollevamento della pertica. Per bearvi di questa attrazione, dal retrogusto circense, sabato 14 e domenica 15 settembre, dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30 fatevi trovare ai Giardini Plinio Codognato.


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Lutte Bretonne

Palet su Planche Bois

Nobile. Questo l’aggettivo che quasi pretende l’arte della lotta bretone, nata nel IV secolo. La solennità avvolge tutto l’atto ludico: prima di cominciare i lottatori si impegnano in un giuramento. Per ascoltarlo basta passare da Piazza Erbe sabato 14 e domenica 15 settembre dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30.

Si giocava nelle fattorie o sui pavimenti delle case, ma il supporto umile non deve trarre in inganno: le competizioni spesso avevano rilievo regionale e nazionale. Per scoprirlo, basta recarsi in Piazzetta Pescheria sabato 14 e domenica 15 settembre dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30.

Palet sur Terre

Quilles de Muël

Omero, Rabelais e chissà chi altri. Il disco su terra è parte imprescindibile della cultura francese e pure della sua letteratura, espressione e insieme simbolo dell’entroterra della Bretagna Ovest. Per scoprirlo sabato 14 e domenica 15 settembre dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30, dirigetevi ai Giardini Cesare Lombroso.

Nel paesino di Muël, un giorno imprecisato, è nato questo gioco dei birilli. Qui le bocce hanno una forma speciale: sono ovali, a testa di martello. Dove potrete vederle in azione? A Porta Borsari, sabato 14 e domenica 15 settembre, dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30.

anima PANTHEON


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Quilles du Léon avec talus

Quilles du Poher

Variante antichissima del gioco dei birilli, rappresentata in un dipinto del XVII secolo, ha peculiarità che amalgamano tradizioni e danze tipiche. Appuntamento da non mancare, sabato 14 e domenica 15 settembre, dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30 ai Giardini Cesare Lombroso.

Tutto ha inizio nei pressi di Poher, un territorio dove le competizioni a suon di birilli sono una cosa assai seria. Rendetevene conto sabato 14 e domenica 15 settembre dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30 ai Giardini Cesare Lombroso.

Relais de Meunier

Tir à la Corde

Epico. Anche solo il nome suggerisce scenografie di fascino: la “staffetta dei mugnai”. Possono partecipare tutti, non solo chi lavora tutti i giorni con cereali e farina. In Piazza Duomo, sabato 14 e domenica 15 settembre, dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30, segnatelo perché perderlo è un vero peccato.

PANTHEON

Non ha bisogno di presentazioni: si descrive da solo questo gioco secolare di origine contadina che racconta molto anche della nostra attualità. Per guardare lo spettacolo dell’onore (e della forza) l’appuntamento è in Piazza Erbe, sabato 14 e domenica 15 settembre dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30.


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LA PAROLA A BILLY COSTACURTA

«SONO I BIMBI A FARMI SENTIRE UN SUPEREROE» L’ex giocatore del Milan, appese le scarpe al chiodo, si è dedicato alla conduzione televisiva. Ora diventa anche autore grazie al libro pubblicato lo scorso maggio, che presenterà a Verona in occasione del Festival Internazionale dei Giochi in Strada.

È

stato uno dei difensori più forti e vincenti di sempre. Alessandro Costacurta, icona del calcio italiano, e in particolare di quello rossonero, sarà protagonista con il collega di Sky Marco Cattaneo alla 17a edizione di Tocatì. Insieme presenteranno il primo volume scritto a quattro mani della collana Zio Billy e i suoi amici, dal titolo Il calcio e lo scolapasta. Protagonista è Camillo, un bambino che, da quando un asteroide a forma di pallone è misteriosamente precipitato nel suo giardino, ha un superpotere: è diventato il più grande esperto di calcio al mondo o, almeno, così dice in giro. Racconta aneddoti, alcuni davvero troppo incredibili. Sarà proprio Billy Costacurta, lo Zio Billy, a rimettere in riga Camillo e a svelare i retroscena più divertenti e appassionanti raccolti in vent’anni di carriera, trasmettendone i valori positivi. Costacurta, la prima cosa a cui potremmo pensare leggendo il titolo è: cosa c’entra il calcio con lo scolapasta? Ogni parola che potrebbe venire in mente anche adesso ha un legame col calcio. Ad esempio: se dicessi “stuzzicadenti”, potrei raccontare di una scena spassosissima avvenuta a Milanello. Anzi, credo proprio che quella la racconterò in uno dei prossimi volumi

di Zio Billy. Tornando allo scolapasta, invece, è un oggetto che unisce i tre protagonisti del primo volume della nostra serie. Messi mangiava per crescere, William Foulke lo usava per giocare a cricket, e Arrigo Sacchi... Be’, Arrigo Sacchi scopritelo voi! L’obiettivo dichiarato, e per il quale ha chiesto l’intervento al collega e co-autore Marco Cattaneo, è raccontare il calcio ai bambini. È un’impresa semplice? Come ci siete riusciti? Semplice: io vengo da “durissimi” anni di allenamento con mio figlio Achille. Quando era piccolo gli raccontavo tante storie legate alle mie mirabolanti imprese calcistiche, ovviamente romanzandole parecchio. Solo che invece di addormentarsi se ne stava sveglissimo con gli occhi sbarrati. Raccontare il calcio ai bambini non solo è semplice, per l’attenzione, lo stupore e l’incanto che loro ci mettono, ma è anche magico. Direi pure istruttivo.

DI MATTEO SCOLARI

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Camillo, il protagonista della storia, racconta aneddoti su Messi, Foulke e Sacchi: un attaccante, un portiere e un allenatore. È un caso che non ci sia un difensore nella storia? Ci sarebbe stato un “conflitto d’interesse”? Fatemi pensare... Nel secondo volume (Il calcio e la bicicletta scomparsa), in uscita il 29 agosto, scriviamo di Ibrahimovic, Vito Chimenti e Gigi Buffon. Mmm... Anche qui nemmeno un difensore. Nel terzo Bale, Helenio Herrera e Totti. Oh mamma mia, dite che inconsciamente...?

Il calcio e lo scolapasta è la prima puntata di una serie. Ci può svelare qualche anticipazione dei prossimi episodi? Delle tre storie ho già anticipato: posso allora dirvi che conosceremo altri amici di Camillo e dello Zio Billy, impegnati in un’interminabile partita ai giardinetti che supera i 70 gol per squadra. Solo che al fischio finale non si trova più la bicicletta di Albe, lo “svalvolato”... Veniamo a lei. 7 Scudetti, 5 Champions League, 2 Coppe Intercontinentali… Immaginiamo aneddoti a centinaia, alcuni già nel libro. Ce n’è uno, inedito, che vorrebbe raccontarci ora?


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«Quando era piccolo, raccontavo ad Achille tante storie legate alle mie mirabolanti imprese calcistiche, ovviamente romanzandole parecchio»

Aspetta, devo chiamare Maldini: quando non mi ricordo qualcosa è lui, che ha una gran memoria, che mi aiuta. Solo che in questo momento è un po’ preso... Baresi, Costacurta, Maldini e Tassotti. Una difesa tra le più forti - se non la più forte - di sempre. Si è mai sentito un supereroe (per davvero) del calcio? No, e non lo dico per falsa modestia. Eppure quando i bambini ancora oggi mi incontrano, e spalancano la bocca se racconto loro di aver giocato con Van Basten, di aver marcato Ronaldo, di avere vinto tutte quelle coppe, ecco

loro sì che mi fanno sentire un supereroe: Zio Billy. Gli zii del resto lo sono sempre, dei supereroi... Infine, cosa avrebbe fatto nella vita Costacurta se non fosse diventato uno dei più grandi difensori al mondo? Avrei probabilmente continuato l’attività della famiglia di mia madre lavorando in una impresa edile.

Dove e quando? Giovedì 12 settembre, alle 17.30, in Biblioteca Civica, Spazio Nervi, Alessandro Costacurta dialogherà con Marco Cattaneo e Pierdomenico Baccalario. Costacurta devolverà la sua parte dei diritti che matureranno dalla vendita del libro alla Fondazione ABIO Italia Onlus.

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LA PAROLA A MARCO CATTANEO

IL CALCIO, IL GIORNALISMO I BAMBINI E IO Da Telereporter e Telepiù passando per una laurea in Scienze Politiche fino a essere inviato, cronista e conduttore per SKY Sport, in un viaggio professionale iniziato... per amore.

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aleotto fu l’inizio. Marco Cattaneo ha intrapreso così l’avventura nel mondo del giornalismo, grazie a una ex fidanzata che lo iscrisse, un po’ per scherzo un po’ per amore, ad un corso per apprendisti giornalisti quando ancora non aveva bene in mente cosa avrebbe fatto “da grande”. Oggi è uno dei volti più conosciuti e apprezzati di SKY Calcio e di recente ha firmato, insieme ad Alessandro “Billy” Costacurta, una collana per bambini dal titolo Zio Billy e i suoi amici, il cui primo volume è Il calcio e lo scolapasta. Ma cosa c’entra uno dei nomi più popolari del calcio raccontato con un libro per bambini? È stato un po’ come un ritorno alle origini per me. Quando ho iniziato con questo mestiere, dopo la laurea in Scienze Politiche e prima di arrivare a SKY, ho passato un intenso e bellissimo periodo a Disney Channel. Volevano inserire in palinsesto un programma dedicato ai bambini e così mi chiesero, ancora alle primissime armi, di condurre Quasi Gol. Ricordo con grandissimo piacere quel periodo, un esordio per me, lavorare in quel contesto mi ha lasciato molto. Credo che i bambini ti sappiano dare tanto e questo nuovo

capitolo, con il libro scritto insieme a Costacurta, non è stato che un proseguire una strada. Da Disney Channel a SKY Calcio. C’è qualcosa che ci sfugge? Lo ammetto, il mio percorso è stato molto particolare, ma ho avuto la fortuna di incontrare le persone giuste e di essere stato tra coloro i quali hanno assistito alla nascita di SKY. Devo molto a Fabio Caressa, che mi volle con lui in uno dei primi team giornalistici per l’emittente, ma un po’ ora come allora faccio fatica a definire quale sia il mio “ruolo”. Ho fatto il cronista, il conduttore, l’inviato… Mi sono sempre lasciato prendere, ispirare da nuove avventure professionali. Sono tanti oggi i ragazzi che sognano una carriera come la sua, che consigli si sente di dare? Studiare, prepararsi e aggiornarsi sono i primi segreti, se di segreti si

DI MATTEO BELLAMOLI

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può parlare, ma è chiaro che come in tutte le cose della vita serve un pizzico di fortuna. E poi occorre essere sempre pronti a mettersi in gioco, a provare, a rischiare. Anche io ho iniziato come stagista, a Telereporter, ho fatto la mia gavetta, preparavo e montavo i servizi come hanno fatto tanti prima e dopo di me. La passione per il calcio è sempre stata una costante nella sua vita? Tutt’altro. Mi piaceva il rugby, ad esempio, ma da ragazzino non ero il classico appassionato folle di calcio. Può sembrare strano, lo so, ma vengo da una famiglia che la notte della finale mondiale del 1982 era in viaggio, perché papà voleva tornare a casa presto per evitare il traffico. Poca passione per il calcio, un approccio al giornalismo iniziato quasi per scherzo: se due indizi fanno una prova, è stato quasi un predestinato? Forse. Ma come ho letto su un abstract di Il calcio e lo scolapasta se avessi avuto due piedi migliori, un fisico migliore, una visione di gioco migliore e capacità aerobiche migliori, probabilmente oggi avrei vinto tante Coppe quante quelle di Billy. Chi lo sa?


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Speciale Tocatì

«Occorre essere sempre pronti a mettersi in gioco, a provare, a rischiare. Anche io ho iniziato come stagista, a Telereporter, ho fatto la mia gavetta, preparavo e montavo i servizi come hanno fatto tanti prima e dopo di me»

Dove e quando? Giovedì 12 settembre, alle 17.30, in Biblioteca Civica, Spazio Nervi, Marco Cattaneo e Pierdomenico Baccalario dialogheranno con Alessandro Costacurta.

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Una tecnica antica che diventa un gioco per tutti:

i Sabbiarelli

Il sand paiting è un’arte sacra che proviene dalla tradizione buddista tibetana. Utilizzando la sabbia i monaci buddisti creano i mandala, mappe meditative usate per guidare i praticanti all’illuminazione e ritualisticamente smantellate alla fine della pratica, a celebrazione del dogma buddista per cui nulla permane. Anche i nativi americani della tribù Navajo usavano il sand painting in chiave rituale, come pratica per curare le malattie: il guaritore disegnava con la sabbia una determinata figura e il malato veniva invitato a sedersi al centro dell’immagine, così da assorbirne le proprietà curative.

Col passare degli anni questa tecnica da divinatoria è diventata una vera e propria disciplina artistica, valorizzata dalla natura materica della sabbia che permette di realizzare opere fortemente tattili. Per rendere la tecnica ancora più accessibile, alle sabbie colorate sono stati affiancati fogli adesivi sui quali fissare i disegni. Tuttavia il gioco non ha mai preso piede tra i bambini perché dosare la sabbia restava difficile e l’attività nel complesso non risultava divertente.


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SCOPRI COME FUNZIONA IL GIOCO DEL SAND PAINTING

Da qui la brillante intuizione di Alberto Ferrari, imprenditore veronese alla guida dell’azienda di famiglia che si occupa di granulati e marmi: se si riuscisse a mettere i bambini nella condizione di poter colorare facilmente con la sabbia, il gioco riacquisterebbe tutto il fascino del mondo del sand painting. Così nel 2011 Alberto, con l’aiuto della moglie Nadia e della cognata Stefania, dà vita al progetto Sabbiarelli, un gioco di sand painting per bambini, divertente e facile da fare grazie alle speciali penne dosatrici di sabbia. Non una sabbia qualunque, ma la brillantissima sabbia del marmo bianco di Carrara, in 12 varianti di colore dalla grande energia cromatica. In questi anni dal singolo gioco si è passati a una gamma di giochi tutti basati sul sand painting: ci sono i kit completi (mini-stazioni di lavoro per colorare con la sabbia soggetti diversi), gli album con solo i disegni su carta adesiva, le penne con le sabbie colorate e le ricariche di sabbia

per le penne. Un’offerta modulare che permette a chi gioca di rifornirsi di volta in volta acquistando solo ciò che può servire. Nel 2019 la valigetta Maxi Kit Sabbiarelli ha vinto il premio Toys Awards TG come Miglior gioco Made in Italy. Questo riconoscimento premia l’impegno dell’azienda nel produrre interamente in Italia tutte le componenti del gioco e la scelta etica di Sabbiarelli di ridurre al minimo la plastica, servendosi di cartoncino ecologico per le scatole dei nuovi kit.

è un’attività che attrae e rilassa anche gli adulti. Un gioco quindi adatto a tutta la famiglia.

Tra le prossime uscite in programma un kit dedicato ai Mandala: un omaggio alle origini del sand painting che vuole essere anche di stimolo alle famiglie per ritrovare il piacere del giocare insieme. Colorare con la sabbia, infatti, non piace solo ai bambini, ma

Sabbiarelli by Ferrari Granulati srl

Tel. +39 045 8500068 - Fax +39 045 8669046 - Email info@sabbiarelli.it


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LA PAROLA A PIERDOMENICO BACCALARIO

UN BRAVO SCRITTORE SA SPARIRE

«Un centinaio, non saprei», Baccalario non li conta i libri che portano il suo nome e nemmeno quelli che ha scritto celandosi dietro pseudonimi (Ulysses Moore, ad esempio) o come ghostwriter per storie altrui. Autore amatissimo dai ragazzi di tutto il mondo, inventa racconti anche quando risponde alle email, ammira Greta Thunberg e crede che gli eroi, oggi, debbano essere fragili.

P

iemontese, veronese per qualche anno, poi inglese trapiantato («ma a breve torno a Torino con la famiglia, le scuole inglesi sono terribili»). Pierdomenico Baccalario si porta dentro, ovunque e per intero, l’eredità delle letture da piccolo, di quell’Emilio Salgari straordinario, «esempio di come l’Italia gestisce male il talento». Da scrittore il suo imperativo è simile a quanto raccomandava Elmore Leonard nel suo decalogo «tralasciare quelle parti che un lettore evita di leggere». Ovvero le descrizioni dei luoghi ma anche quelle troppo ossessive su taglia e altezza dei personaggi. Baccalario crede nelle storie impastate dal nostro contemporaneo ma che sanno prescindervi perché «non voglio che i bambini pensino che la realtà sia già fatta da altri e che loro la debbano solo subire». Al Tocatì dialogherà con Costacurta e Cattaneo per un lavoro dedicato ai bambini che tiene dentro calcio e scolapasta. Il libro le è piaciuto? Loro sono due fuoriclasse del racconto. Billy racconta molto bene, Cattaneo ha un umorismo speciale e credo che sia aiutato dal fatto che ha tre figli molto svegli, di età diverse, quindi deve raccontare loro storie differenti. Hanno voluto raccontare il calcio ai

più piccoli, in modo che facesse anche ridere e ci sono riusciti. Lei è letto da ragazzini di tutto il mondo. Quali sono le regole auree per “incantare” i giovani? Lo scrittore deve sempre un po’ sparire dalle pagine, come insegnava Elmore Leonard. Quando si scrive per i bambini, questo è ancora più vero. Si appassionano alle storie e ai personaggi, meno li si descrive meglio è. Idem per la morale. Io sono tradotto in diversi Paesi del mondo e la morale cambia da nazione a nazione. Rick Riordan (l’autore di Percy Jackson, ndr) mi ha confessato, qualche tempo fa, che non ha mai precisato se Percy sia alto, basso o con la pelle scura. Per i suoi lettori messicani, ad esempio, Percy è un ispanico mentre, magari, gli americani di New York lo immaginano biondino. Leggere per i ragazzi cosa può voler ancora dire? Si raccontano storie, solo se ne hai

DI MIRYAM SCANDOLA

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lette. Il miglior consiglio che si possa dare ad un ragazzo che vuole fare lo youtuber o simili, è che si legga libri per imparare a raccontare bene le proprie cose. La sua penna è dietro moltissimi libri di nomi famosi (come Gianluca Vialli), il ghostwriter è un mestiere piuttosto difficile. Si tradisce un po’ di se stessi quando si scrive la storia degli altri? No, devo solo sparire come autore ancora di più. Non accetto tutto, mi rifiuto di scrivere cose che non rientrano nel mio spettro etico. Mi piace lavorare con i campioni dello sport perché di cose ne hanno viste. E se la storia è buona, siamo tutti felici. Tra eroi e campioni, oggi si può parlare ancora di mitologia? Prendiamo il ciclo Marvel, quegli eroi lì fanno ridere, sono ironici: anche nel mezzo di una battaglia planetaria Thor o Iron Man se ne escono con una battuta che mostra come riescono ad avere tutto sotto controllo. Di eroi oggi ce n’è veramente bisogno ma devono essere molto vari tra di loro e, soprattutto, devono avere anche delle debolezze altrimenti sono solo dei mattoni messi lì, senza capacità di parlarci.


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«Gli eroi oggi? Fanno ridere, sono ironici: anche nel mezzo di una battaglia planetaria Thor o Iron Man se ne escono con una battuta che mostra come riescono ad avere tutto sotto controllo»

Una volta ha scritto che per sognare bastano «polmoni immaginari» e che «il grande tabù oggi è la realtà». Perché? C’è una predilezione oggi per raccontare l’attualità in modo serio, “sociale”, privo di spunti mitici e di cose memorabili. Ci sono tanti miei colleghi che scrivono per temi; c’è “il tema del bullismo”, “il tema dell’inclusione”, “il tema della dislessia” e via così. Il problema è che nessuno di questi è realmente una storia. Creare vuol dire affrontare la realtà e tirare fuori personaggi che ne prescindono. I grandi eroi cambiano la realtà. Mi piace Greta Thunberg perché ci sta provando.

A questo proposito, ci elenca qualche gesto rivoluzionario da ripetere a casa, magari estratto dal suo Il Manuale delle 50 (piccole) rivoluzioni per cambiare il mondo? Prendersi cura delle cose e prendersi cura delle persone. È una cosa che ai bambini si spiega sempre meno. Si sta lì, a pensare in che modo potrebbero farsi male ma non si insegna loro ad accorgersi degli altri amichetti.

Dove e quando? All’interno del cartellone Riflessioni del Tocatì, Pierdomenico Baccalario dialoga con Alessandro Costacurta e Marco Cattaneo, giovedì 12 settembre alle 17.30 in Biblioteca Civica, Spazio Nervi. Foto di Walter Menegazzi, Book on a Tree PANTHEON


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ACQUE VERONESI AL TOCATI’ SOSTENERE L’ACQUA DI RETE PER IL “FUORI DALLA PLASTICA”

La sostenibilità ambientale al centro della collaborazione con il Festival Internazionale dei Giochi in Strada: erogatori, bicchieri in carta e borracce in alluminio per “risparmiare” oltre 13 mila bottigliette in plastica. «La plastica dispersa nell’ambiente è una delle cause più importanti di inquinamento di fiumi, laghi, mari e oceani. - ricorda il presidente di Acque Veronesi - Comportamenti dei consumatori che denotano scarsa educazione e sensibilità fanno sì che dei 350 milioni di tonnellate di plastica prodotta ogni anno nel mondo quasi 200 milioni di tonnellate finiscano ancora oggi disperse nell’ambiente».

«Il progetto “fuori dalla plastica” è una nostra priorità. L’anno scorso, durante il Tocatì, attraverso erogatori, bicchieri di carta, caraffe in vetro e le nostre borracce in alluminio, abbiamo distribuito tra organizzatori e partecipanti oltre 6.800 litri d’acqua di rete. Questo vuol dire che solo in quei due giorni possiamo dire di aver risparmiato all’ambiente l’uso di qualcosa come 13.600 bottigliette in plastica da mezzo litro. Un dato che quest’anno vogliamo ulteriormente migliorare». Nelle parole del presidente Roberto Mantovanelli l’obiettivo della presenza di Acque Veronesi alla prossima edizione del Tocatì, il Festival Internazionale dei Giochi in Strada che si terrà a Verona dal 12 al 15 settembre 2019. Una manifestazione che, oltre a salvaguardare quel gioco tradizionale diventato patrimonio dell’Unesco, grazie al lavoro dell’AGA (l’Associazione Giochi Antichi), ha adottato un sistema di gestione che ne garantisce la certificazione di sostenibilità ISO20121. «Essere custodi dell’acqua non è solo uno slogan o un principio da perseguire; è qualcosa di più: un’azione quotidiana che trasforma ideali e principi in azioni concrete - continua Mantovanelli. - Impegni che ci vedono vicino al Tocatì e che insieme al consiglio di amministrazione abbiamo riportato nel bilancio di sostenibilità 2018 e confermato per l’anno in corso. Che sinteticamente si possono riassumere attraverso la trasparenza: delle certificazioni, del nostro operato, dell’utilizzo delle risorse. Ma anche all’aumento dell’efficienza dei

ROBERTO MANTOVANELLI servizi riducendo gli sprechi, l’attenzione al rispetto degli standard qualitativi, della continuità del servizio, delle persone, il patrimonio più importante che abbiamo in azienda». Tra le azioni concrete, appunto, l’approccio “plastic free”, che si concretizza in una serie di iniziative che vanno dall’attenzione alla depurazione, alla collaborazione con il dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona, alla sensibilizzazione all’uso delle borracce riutilizzabili, protagoniste al prossimo Tocatì.

«Da parte nostra abbiamo avviato, in collaborazione con il Comune di Verona, una campagna che coinvolge tutti i 77 comuni della provincia, dove gestiamo il servizio idrico, per limitare le bottiglie di plastica, spingendo l’utilizzo delle borracce prodotte in materiali riciclati e riciclabili, come l’alluminio. Borracce che stiamo distribuendo nei comuni, nelle scuole, attraverso alcune iniziative e che saranno date in dotazione (900 circa) a tutta la squadra del Tocatì. aggiunge Mantovanelli - Inoltre, come Acque Veronesi, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua che si è tenuta nel marzo scorso, abbiamo annunciato una collaborazione con l’Università di Verona, che vede nel Dipartimento di Biotecnologie il cuore europeo dei progetti per la creazione di bioplastiche (polimeri al 100% biodegrabili che si disperdono nell’ambiente, creati da fanghi e altri materiali di scarto n.d.r.) e smart plant (progetti innovativi sul tema degli impianti di depurazione, oggi da vedere come fonti di energia, acqua pulita e fosforo n.d.r)».


«Infine - conclude il presidente di Acque Veronesi - grazie anche alla sensibilità della Regione nel sostenere finanziariamente le tematiche ambientali, vorrei ricordare i due impianti di depurazione inaugurati di recente a San Martino Buon Albergo e Sorgà. Realtà relativamente piccole, ma molto importanti per restituire all’ambiente, a valle delle fognature, un’acqua depurata, igienizzata e con standard qualitativi elevati».

Lo stand di Acque Veronesi al Tocatì 2018

I NUMERI DI ACQUE VERONESI L’azienda conta circa 280 dipendenti e gestisce il servizio idrico integrato (l’insieme dei servizi connessi all’uso umano: captazione, potabilizzazione e distribuzione oltre che la depurazione dei reflui) in 77 comuni della provincia, compreso il capoluogo. Gli abitanti residenti serviti sono 812 mila. La rete dell’acquedotto misura circa 6 mila km; poco più della metà (3.012 km) la lun-

ghezza della rete fognaria. Il volume dell’acqua estratta è di 107 milioni di metri cubi, mentre Il volume dell’acqua erogata sfiora i 62 milioni di metri cubi annui. L’acqua trattata, igienizzata e restituita in ambiente con standard qualitativi elevati sfiora invece i 67 milioni di metri cubi annui. Sul fronte controlli, i numeri di campionamenti dell’acqua potabile sono in media circa tremila all’anno. Il valore economico annuo generato dall’azienda sfiora i 93 milioni di euro. Oltre 150 milioni di euro il valore degli investimenti del quadriennio 2018-2021, il più importante di sempre. Cifre che hanno collocato Acque Veronesi a valori di assoluto rilievo, per aver generato una quota di investimento per singolo abitante superiore al 30% della media nazionale di 166 euro indicata da Arera (l’Authority di regolazione per energia, reti e ambiente). L’operazione economico finanziaria che ha “blindato” il piano degli investimenti (il finanziamento di 60 milioni di euro ottenuto da Bnl e Bei nel febbraio scorso) ha anche portato Acque Veronesi a rappresentare il settore idrico nella “top six” dei progetti innovativi di Banca Europea per gli Investimenti.

Acque Veronesi s.c. a r.l. - Lungadige Galtarossa, 8 - 37133 VERONA


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LA PAROLA A FULVIO ERVAS

I LUOGHI (INTERIORI) DOVE ESSERE ANCORA FELICI «Una coordinata emotiva». Così lo scrittore veneto definisce quel pezzo di vita che si compone di nipotini, di passi incerti sempre per mano, di conquiste minime e infinite. Insomma quella «nonnitudine» che è pure il titolo del suo libro.

I

l padre dell’Ispettore Stucky, celebre per Finché c’è prosecco c’è speranza, penna indimenticata per Se ti abbraccio non aver paura, sempre spartito tra la vita da insegnante di scienze naturali e gli intrecci narrativi ambientati nel suo amato e fustigato Nordest, lo dice bene che «in quel luogo fatto di tempo», tra palloni rossi e bambini che imparano a dare il nome alle cose, si modella la speranza di vivere per durare. L’ha definita l’epoca della lacrima facile. Che malattia è la nonnitudine (se di malattia vogliamo parlare)? La nonnitudine è il sintomo del tempo che fluisce. È l’accettazione che non puoi, mai, fermare il tempo. E questa è una bella malattia, è la vita. Cosa ricorda di più dei suoi nonni? Di parte paterna ricordo la dolcezza di mia nonna e la compostezza autorevole di mio nonno. Ho conosciuto solo la nonna materna: una donnina veneziana, forte e stravagante. Una vita complicata, tra figli, povertà e pessimi lavori.

Lei in Nonnitudine (Marcos Y Marcos, 2017) parla dell’urgenza, della necessità di bonificare, «perché un nipote si possa radicare». Il panorama dal quale mai prescinde è il

suo Nordest, spesso vilipeso dalle «fabbriche tristi» e dai capannoni. Perché questi luoghi sono la sua eterna scenografia? Perché amo il Veneto e la sua terra, perché sono convinto che meriti di essere raccontato come personaggio, perché dietro ai luoghi c’è storia, immaginazioni e importanti questioni da comprendere meglio. Per vivere meglio. L’autore di Finché c’è Prosecco c’è speranza cosa dice delle colline del Prosecco Patrimonio dell’umanità? Me lo aspettavo, visto l’impegno delle istituzioni e dei produttori. Non lo considero un premio in denaro. Voglio pensarlo come una assunzione di responsabilità. L’Unesco non può difendere i nostri territori, può ricordarci che sono luoghi preziosi. Spetta a noi mantenerne il più possibile l’integrità, affrontare la sfida tra produzione monoculturale e bellezza. La “promozione” dell’Unesco è l’occasio-

DI MIRYAM SCANDOLA

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ne per dire che siamo all’altezza di un tale compito o rivelare al mondo che siamo solo “dei conta soldi”. Con i suoi romanzi fa opere di sensibilizzazione ambientale? Tutti i polizieschi con protagonista Stucky sono strutturati attorno ad un tema ambientale. L’indagine si muove in un territorio mostrato sia nelle sue bellezze quanto nei suoi acciacchi di natura antropica. Credo che lo sforzo per non far affondare la barca su cui tutti navighiamo, il nostro territorio, sia prioritaria e debba avere uno spazio narrativo, una sorta di campanello ben rumoroso, per le nostre coscienze. Lasciamo per un momento l’ambiente esterno e guardiamo a quello interno - nel senso di interiore. «Non si può odiare a lungo senza ammalarsi o far del male. Perché l’odio è un delitto che attende la sua vittima» ha scritto… Temo che si possa, facilmente, riconoscere che viviamo tempi interessanti, nel senso di complessi. I tempi modulano i sentimenti e cambiano le proporzioni tra le fondamentali emozioni dell’animo umano. Il rancore e persino l’odio sono cresciuti nel sentire e sono una frazione rilevante, e persistente, del modo di analizzare le dinamiche del mondo. Diventano


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«Credo che lo sforzo per non far affondare la barca su cui tutti navighiamo, il nostro territorio, sia prioritaria e debba avere uno spazio narrativo, una sorta di campanello ben rumoroso, per le nostre coscienze»

un bisogno di colpire “nemici”, cioè offrire vittime sacrificali per placare, inutilmente, le difficoltà dei tempi. È un percorso, non solo tremendo, del tutto inefficace. Ma l’inefficacia è la misura esatta dell’incapacità di trovare soluzioni a problemi reali. C’è un antidoto a questo avvelenamento d’odio, di rancore? In Se ti abbraccio non aver paura c’è questo slancio vitale, il bisogno di accorgersi dell’altro, della sua diversità… Può bastare? L’antidoto è il respiro del mondo, non la sua contrazione. E respirare, in questa epoca, implica rallentare, osservare, riconoscere, curare.

Dove e quando? Al Tocatì Ervas è ospite il 14 settembre, ore 17.30, nella Sala Farinati della Biblioteca Civica. Introduce Lorenza Pizzinelli, giornalista, dialoga con l’autore, Massimo Natale, professore di Letteratura italiana all’Università di Verona.

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LA PAROLA A MARIAPIA VELADIANO

L’ESATTEZZA CI SALVERÀ Lei è laureata in Filosofia e Teologia. Ha «felicemente», come ammette, insegnato lettere per più di vent’anni. Ora, oltre che dirigente scolastica, è scrittrice di romanzi di successo: nel 2010 ha vinto il Premio Calvino con La vita accanto ed è stata nel 2011 finalista al Premio Strega.

L

ei, così s’intitola una delle sue recenti pubblicazioni, è Mariapia Veladiano. E alle giovani generazioni, ma non solo poiché il suo sguardo è ben più ampio, da settembre regala il sillabario di riflessioni Parole di scuola (edizioni Guanda). Perché dagli spazi delle aule a quel che poi accade fuori, il passo può essere breve. Riconosce alla scuola il compito di “dare” le parole ai ragazzi, per quale ragione? Quando le persone hanno le parole per pensare e dire, allora sono cittadini in grado di prendere in mano la propria vita e di comprendere il mondo, anche nelle trappole e negli aspetti demagogici. La scuola vive di parole che devono essere usate tutte, senza timore. La scuola è il luogo delle belle parole. Quali sono? Tutte le parole del mondo. Alcune su cui si concentra sono entusiasmo, vergogna, condivisione, integrazione, esclusione, empatia... Come si passa dal pronunciarle al metterle in pratica? Oggi le parole sono malate: se ne abusa in maniera manipolativa per esempio nella pubblicità, nella politica, nella discussione televisiva. Sono usate come clave per affermare e non per argomentare, in maniera assertiva; hanno perso la capacità evocativa

e argomentativa. La scuola è invece il luogo in cui si impara la sacralità della parola. Esiste il termine giusto per esprimere ogni sentimento: se non lo conosco, tradisco l’immensità delle emozioni; se ne conosco pochi, e li utilizzo male, non esprimo quello che voglio dire. Dico quello che posso, malamente. Il messaggio è trasversale, quasi ad affermare che le parole salveranno il mondo. Quali sono allora quelle giuste da coltivare, a partire dalle aule? Armonia, ad esempio. La scuola è il luogo in cui si dovrebbe costruire armonia nelle relazioni, tra i generi. Il nostro compito è educare i ragazzi, ma spesso i genitori chiedono protezione nella forma dei titoli da conquistare, dell’essere i migliori, del successo da ottenere, della competitività. Non si educa un figlio proteggendolo, ma dandogli strumenti per potersi destreggiare nella quotidianità. Altra parola è paura, che governa molte azioni

DI MARTA BICEGO

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dei genitori, ma in realtà è una pessima consigliera... Tra le righe affiora un quadro di speranza: esistono ancora angoli di felicità per le giovani generazioni? La scuola resta il luogo della libertà in cui le cose possono essere fatte bene. L’importante è che la scuola non venga sovraccaricata di compiti impropri come il voler creare eccellenze a discapito del favorire l’equità, in modo che tutti abbiano le medesime opportunità indipendentemente da quello che è il punto di partenza. Quando funziona la relazione tra insegnante e studente, tutto è possibile.


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«Esiste il termine giusto per esprimere ogni sentimento: se non lo conosco, tradisco l’immensità delle emozioni»

Dove e quando? Veladiano è ospite al Tocatì, venerdì 13 settembre, alle ore 17.30, presso la Sala Farinati della Biblioteca Civica. Introduce l’incontro Chiara Stella, dialoga con l’autrice il professore Claudio Girelli. Foto di Sonia Gastaldi PANTHEON


Intervista a Carlo De Paoli

«ABBIAMO BISOGNO DI GIOVANI CURIOSI E AFFAMATI» Il presidente e fondatore di In Job, società veronese di riferimento a livello internazionale nel settore della selezione e somministrazione di lavoro, racconta le fasi che hanno portato allo sviluppo del Gruppo che, ad oggi, ha trovato occupazione a più di 180mila persone. E lo fa con uno sguardo a tutto tondo sul mercato e sulle opportunità che lo stesso offre. Quanto sia importante il tema del lavoro, specie in un momento storico come quello attuale, lo sa bene Carlo De Paoli. L’imprenditore veronese, classe 1969, è alla guida dell’azienda che ha fondato nel 2001 e che si occupa fin dalla nascita di ricerca, selezione, somministrazione e formazione di personale da inserire nel mercato occupazionale. In occasione del Tocatì, rivolgendosi in particolare ai giovani, ha voluto raccontare la storia imprenditoriale e le scelte che hanno portato In Job ad essere presente in tre continenti e ad aver raggiunto un volume d’affari di oltre 60 milioni di euro. De Paoli, sappiamo che lei aveva mosso i primi passi nell’azienda di famiglia, nel settore alimentare, e a soli 18 anni era già dal notaio per fondare la prima impresa nel facility management. È una vocazione quella dell’imprenditore? Penso di sì, che si tramanda - come molte professioni - di padre in figlio. Mio padre mi ha lasciato tutto dell’imprenditore, tranne l’azienda. Fino ai primi anni Duemila un’esperienza nel top management di una multinazionale leader nel settore delle risorse umane e nel 2001 la decisione di dar vita a In Job. Cosa l’ha convinta a fare questo salto nel vuoto, rivelatosi poi vincente? È stato più traumatico uscire dalla prima azienda di facility che fondai assieme a mio fratello Dino. Per questioni evidentemente di cuore. In quel caso avevo voglia di evadere dai confini della provincia e

rivolgere l’attenzione altrove, con uno sguardo verso l’internazionalizzazione. La scelta successiva, che ha portato alla nascita di In Job, era motivata dal fatto che volevo seguire la mia indole, che spesso mi porta ad essere in controtendenza.

collaboriamo, l’oil&gas. In quegli anni riuscimmo a chiudere i bilanci con profitto quando nel mercato interno si registravano perdite medie del 35 per cento. Fortuna o intuito, non sta a me giudicare.

In Job, 18 anni di storia, azienda presente in tre continenti che ha trovato occupazione a più di 180mila persone. Quali sono le caratteristiche principali del vostro Gruppo? Cerchiamo di essere percepiti diversi all’interno di un mercato saturo. Per mezzo di scelte, come dicevo poc’anzi, che vanno in controtendenza: l’interinale oggi si sviluppa sulla selezione di “profili bassi”, mentre In Job si concentra su “profili alti”. Grazie anche a questa decisione, siamo riusciti ad uscire dai confini nazionali.

Quali sono i punti di forza del vostro modello organizzativo? La forte spinta verso l’internazionalizzazione che obiettivi ha? Scegliamo con attenzione con chi lavorare. Noi nasciamo e cresciamo grazie alla media impresa manifatturiera che, generalmente, esporta. Oggi il nostro settore è pieno di multinazionali, quasi tutte estere. In Italia siamo solo due player con origine italiana ad aver intrapreso un percorso di internazionalizzazione. Puntiamo ad essere internazionali, snelli, flessibili e collegati in tempo reale. Siamo attivi, ad esempio a New York; solo a

Anni buoni quelli in cui è partito. Anni in cui c’era lavoro, in particolare in Veneto. Dal 2008 in poi qualcosa è cambiato. Come avete affrontato questo periodo? In Job è nata nel febbraio del 2001, l’11 settembre dello stesso anno sappiamo tutti cos’è successo negli Stati Uniti. Questa è stata la mia start up. Nel 2008, avevo intrapreso un percorso aziendale parallelo di selezione di figure specializzate in un settore specifico per il quale ancora oggi

Manhattan ci sono più di due mila agenzie per il lavoro. Uno degli elementi che ci contraddistingue, riassunto anche da uno dei nostri motti (We want to be considered American in America with the touch of the


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Italian style), è quello di valorizzare quello che noi siamo, come italiani. Le aziende italiane non sono spesso le leader, ma sono quasi sempre le più apprezzate. Dalle fonderie al gourmet. Prodotti fatti bene, ad un prezzo giusto di collocazione sul mercato e con una flessibilità organizzativa che permette di andare in delivery anche con piccoli lotti. Con In Job cerco sempre di inseguire questo spirito. I potenziali lavoratori di oggi, sono diversi da quelli di 20 anni fa? Dal nostro osservatorio notiamo che sono cambiati usi, costumi e approcci al lavoro, al netto delle competenze. L’elemento cardine del cambiamento si chiama velocità. È aumentata in modo esponenziale. Una volta effettuavamo cinque telefonate al giorno, oggi tra chat, mail e WhatsApp comunichiamo con centinaia di messaggi. Questo non ha migliorato la qualità della vita, ha aumentato la velocità con cui facciamo le cose. È un mondo per veloci. È cambiato anche il senso di appartenenza all’azienda per cui lavoriamo: c’è meno attaccamento alla bandiera, all’estero ancora meno. L’Italia si distingue, invece, per il gusto del bello, del benfatto, del buono che è figlio dell’amore, della passione e di questo senso di appartenenza, oltre alle capacità creative che abbiamo rispetto agli altri. Se perdiamo le nostre caratteristiche distintive, saremo fagocitati dal mercato internazionale. C’è speranza per i giovani? Certo che c’è speranza. Lo sforzo è di noi genitori, adulti, per rafforzare un contesto in cui emerga tra i nostri ragazzi una visione che li porti a migliorarsi quotidianamente, ad avere quella “fame” che altri giovani, di altri paesi, possiedono. Cosa cercano le aziende? Ogni selezione parte da un’analisi delle skill (competenze di base). Su questo aspetto è chiaro che le

aziende si concentrano, in questo momento, su competenze tecniche, abbinate a un’elasticità mentale e a una capacità comunicativa e relazionale. Si parla, infatti, di “tecnico commerciale”. Di fondo abbiamo bisogno di persone curiose perché sono loro che crescono, che entrano più in profondità e che possono fare la differenza e portare innovazione. Abbiamo bisogno di giovani curiosi e affamati. Cosa cerca il mercato? Il mercato chiede flessibilità, non precarietà. È necessario, a livello politico, favorire quelle formule che consentono all’azienda di essere snella e flessibile. In questo momento, invece, ci troviamo in un mercato rigido che non favorisce l’occupazione, né tantomento la crescita di aziende e persone. Esiste ancora il posto fisso? Il posto fisso non è il contratto che si ha in tasca, quello non vale niente. Contano la spendibilità e la professionalità acquisite. Quando si possiedono delle competenze che il mercato vuole, si possono offrire a chi si desidera e al prezzo che si vuole.

Qualche anno fa ha sentito il desiderio di scrivere un libro, Viola – Un sogno, il talento, la carriera. A quale scopo? Era il periodo della grande crisi. Titoli di giornale a iosa quali “Un giovane su tre non trova lavoro”. Ecco, io credo nei giovani, ma devono tirare fuori il meglio di loro stessi. Il giornalista Stefano Tenedini mi diede l’idea di fornire dei consigli ai ragazzi che si affacciano al mondo del lavoro e decisi di farlo scrivendo un romanzo - non autobiografico - a quattro mani, con un’altra giornalista, Manuela Trevisani. È stata un’esperienza bellissima. Ha un sogno nel cassetto? Cosa farà Carlo De Paoli da grande? Ho un cassetto pieno di sogni. Il mondo non viene portato avanti dagli scontenti, ma da chi non si accontenta. Io sono uno di questi, anche se non è sempre un vantaggio. Vorrei riuscire a realizzare alcuni obiettivi di crescita dell’azienda nei prossimi 5/7 anni perché poi voglio andare in pensione. Sembra un paradosso, in realtà affidare il Gruppo a qualcuno che sia in grado di raccogliere il testimone e che continui magari a vedermi come un punto di riferimento, è il massimo che possa desiderare.

In Job S.p.A - Via Germania, 1, 37136 Verona VR |Tel: 045 828 7611 - mail: info@injob.com https://www.injob.com/it/it


Speciale Tocatì

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ToTaxi, ToCasa, ToBottega, ovvero i percorsi esperienziali (gratuiti e del tutto confidenziali) che il Tocatì promuove nei giorni del Festival come meraviglie collaterali. Un viaggio tra le vie nascoste della città, accompagnati dalla voce appassionata di un tassista di grande esperienza, oppure il fascino del mestiere artigiano spiegato dal “bottegaio” storico del quartiere. Non manca l’itinerario più “segreto”, quello nelle case dei veronesi, tra splendidi giardini e domestiche atmosfere. Ci si dà appuntamento in un luogo preciso e si scoprono insieme, in piccoli gruppi, scorci inaspettati della città. Noi abbiamo già provato tutto in anteprima e quindi possiamo garantirlo: sarà bellissimo.

CHIAMATELO TOFESTIVAL

DI MARCO MENINI, MARCO ZANONI E MIRYAM SCANDOLA

Foto di Vanni Sartori

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CENTRO PARITETICO PER LA FORMAZIONE, LA SICUREZZA ED I SERVIZI AL LAVORO DI VERONA

PREPARATI A COSTRUIRE CENTRA L’OBIETTIVO: DIVENTA TECNICO EDILE Lavorare in edilizia...PERCHE’? Perché mi piacciono i fatti concreti, più delle parole e delle teorie... Perché, per come sono fatto, lavorare all’aria aperta mi piace di più che lavorare al chiuso in fabbrica... Perché costruire mi è sempre piaciuto, fin da piccolo... Perché mi piace vedere il risultato del mio lavoro e poter dire “l’ho fatto io!”... Perché il lavoro nel cantiere di costruzione non è monotono né ripetitivo... Perché, in edilizia, ogni giornata di lavoro è diversa dalla precedente e dalla successiva... Perché è un lavoro dove la manualità conta molto, ma conta ancora di più essere svegli e ragionare... Perché chi è bravo e sa il fatto suo è molto ricercato, guadagna bene e si organizza da sè il proprio lavoro, e questo significa sentirsi liberi... Perché in cantiere nessuno è un “numero” e tutti sono persone che collaborano.

ESEV-CPT, gestito pariteticamente da Collegio Costruttori Edili e Sindacato dei Lavoratori Edili della provincia di Verona, è un ente senza scopo di lucro che ha quale unico scopo la formazione dei lavoratori, giovani e adulti, per il settore delle costruzioni. I corsi ESEV-CPT non prevedono costi per gli allievi per materiali didattici e di consumo, indumenti da lavoro. I corsi sono riconosciuti e cofinanziati dalla Regione del Veneto che, in base alla legge, rilascia l’Attestato di Qualifica per OPERATORE EDILE (III° LIVELLO EQF) a coloro che superano l’esame finale. ESEV-CPT è accreditato presso la Regione del Veneto e il suo Sistema Qualità è certificato UNI EN ISO 9001.

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IL NOSTRO REPORTAGE

IL TOTAXI PROVATO (E AMATO) Partono dei taxi “narrativi” durante i giorni del Festival Internazionale dei Giochi in Strada, in Piazza Bra. Grazie a RadioTaxi Verona, si potrà viaggiare lungo le viuzze più intime della città, accompagnati dagli aneddoti di chi ne conosce ogni insenatura. Le guide saranno, infatti, i tassisti che regaleranno una corsa amalgamata da ricordi e piccoli segreti. Noi abbiamo fatto un giro con Mirco Grigolato.

DI MARCO MENINI

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il tour L

o sapevate che l’Arco dei Gavi non è sempre stato lì dove lo vediamo ora? Certo, è un aneddoto noto a chi conosce la storia della città, ma non tutti sanno dove stava prima. E sì che il suo spostamento ha lasciato quattro belle cicatrici in Corso Cavour. Due paia di lastre bianche sul ciottolato sono come l’impronta di un dinosauro. È facile immaginarselo lì, un po’ come Portoni Borsari. Pensate poi a quanti altri lati nascosti riesce a offrire la città. Basta solo trovare qualcuno che li conosca e voglia condividerli. Da qualche anno, dal 2016 per essere precisi, i tassisti di Verona, la storia, l’hanno presa un po’ come un gioco. La ripropongono a turisti e passanti e si improvvisano riuscitissimi ciceroni della città. Quindi perché non fare di loro le guide ufficiali, per la durata del Tocatì? Siamo saliti in anteprima a bordo del pulmino che sabato 14 e domenica 15 settembre accompagnerà i curiosi per le vie del centro storico alla scoperta di qualcosa che ci è sicuramente (o comunque è probabile che lo sia) nuovo. Ci sono quattro partenze per ogni giornata: alle 11, alle 12, alle 16 e alle 17. La visita sarà qualcosa di assolutamente “confidenziale”, infatti, si potrà salire in massimo sette persone, per cui vi consigliamo di fare la vostra prenotazione per tempo. Si sale in Piazza Bra per poi spostarsi lungo Valverde, quindi Castelvecchio e su per i ponti scaligeri e la collina delle Torricelle. Immaginate quante storie può aver vissuto e ascoltato un tassista che nella sua vita ha trasportato persone da tutto il mondo e di tutte le età, assistendo alle GUARDA IL VIDEO PANTHEON


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scariche di stupore di chi ha posato per la prima volta gli occhi sulle mura cittadine o subendo le raffiche di domande sulle vicissitudini di questo e di quello. L’idea di dar vita a questo format era nata da un appassionato tassista in pensione, Luciano Zampieri. Un vero amante della città, nei suoi dettagli meno noti, meno pubblicizzati. Portava in giro i turisti offrendo le sue conoscenze se dall’altra parte c’era la voglia di ascoltare. E così si è cominciato, un po’ per gioco, inserendo nel programma del Tocatì anche il ToTaxi. Col tempo si sono fatti avanti altri due appassionati della storia nostrana, Daniele Garonzi e Giorgio Bee, che hanno preso il posto di guida di Luciano. Abbiamo a fianco come conducente Mirco Grigolato, che è anche il presidente di Radio Taxi Verona. Se l’unione dei

tassisti di Verona è oggi parte attiva del Festival Internazionale dei Giochi in Strada è perché, alla base, c’è stata la volontà di dare il proprio contributo alla realizzazione della manifestazione. E così entriamo a Castelvecchio, nella parte antica della città, e ci lasciamo alle spalle quello che è stato ricostruito dopo le demolizioni della Seconda Guerra Mondiale. Arriviamo proprio all’ingresso del ponte, dove ci sono ancora le quattro piastre su cui era appoggiato l’Arco dei Gavi. Ci fermiamo di fronte al monumento, che nei primi anni dell’Ottocento era stato smontato dai militari francesi, messo nelle scatole e posizionato negli arcovoli dell’Arena. Solo negli anni Trenta del Novecento, pensate, è stato ricomposto dal Comune e sistemato lì, dove ora continua a stupire tutti. Tassisti compresi.

Dove e quando? Appuntamento sabato 14 e domenica 15 settembre in Piazza Bra, in quattro fasce orarie (11 - 12 - 16 - 17). Il percorso, che è del tutto gratuito, dura massimo 20 minuti con 7 persone a bordo.

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articolo pubbliredazionale Imprese VERONA

TOCATÌ, OCCASIONE D’ORO PER RISCOPRIRE IL VALORE DELL’ARTIGIANATO Si rinnova anche quest’anno la collaborazione tra Confartigianato Imprese Verona e l’Associazione Giochi Antichi nell’organizzazione del “Tocatì – Festival Internazionale dei Giochi in Strada”. Tante le iniziative, a partire da ToBottega fino ad arrivare a ConfArtigiani in Piazza. Ci sarà, come sempre, anche Confartigianato Verona a fianco del Tocatì i prossimi 12,13,14 e 15 settembre. «Un coinvolgimento dal quale, in ogni edizione, prendono vita iniziative che vedono protagonisti i maestri artigiani e le imprese della città e della provincia di Verona, offrendo la possibilità a bambini, ragazzi e adulti di entrare in contatto con un mondo che da sempre vive a cavallo tra arte, tradizione e innovazione» spiegano Andrea Bissoli, Presidente di Confartigianato Imprese Verona, principale Associazione di rappresentanza, tutela e servizio in favore dell’artigianato scaligero, e Valeria Bosco, Segretario di Confartigianato e Direttore di UPA Servizi Srl, la società che affianca l’associazione nella fornitura di ogni servizio alle aziende per nascere, crescere e svilupparsi. Presidente, com’è nata questa collaborazione? Sono più di dieci anni che Confartigianato è entrata in contatto con l’AGA, con l’intento di far conoscere e apprezzare l’operato degli artigiani veronesi nel contesto di una manifestazione così profondamente legata alla tradizione e alla cultura, come lo sono i nostri artigiani. Come si concretizza la vostra presenza nell’edizione 2019? Sono due le proposte. Si parte con la consolidata esperienza del ‘To-

Andrea Bissoli e Valeria Bosco Bottega’, un viaggio nelle botteghe artigiane veronesi situate in varie zone del centro storico cittadino, che aprono le loro porte agli ospiti del Tocatì per far conoscere i segreti dell’artigianalità veronese e nelle quali si possono ammirare gli strumenti di lavoro e contemplare i maestri all’opera, addentrandosi nei laboratori, dove il sapere tecnico e la passione sono tramandati da generazioni. Direttore Bosco, sappiamo che ci

sono altre vostre iniziative in occasione del Tocatì… Certo, in una piazza nel cuore di Verona è presente uno spazio espositivo denominato ‘ConfArtigiani in Piazza’, che ospita alcune imprese artigiane con prodotti, dimostrazioni dal vivo e laboratori che impegneranno i più piccoli tra gioco e didattica, oltre ad un’area destinata a Confartigianato e ai suoi servizi dedicati alle persone e alle imprese, dove poter accedere a tutte le informazioni riguardanti


per poi rivedere il ‘nostro’ denaro in 5 anni sotto forma di credito d’imposta. Le Mpmi del ‘Settore Casa’ non ce la faranno, a tutto vantaggio delle aziende di grandi dimensioni. A noi servono più credito, investimenti, efficienza della macchina pubblica e, soprattutto, di essere ascoltati, magari prima di dar vita a provvedimenti penalizzanti e destinati a far chiudere migliaia di attività. Al contempo abbiamo bisogno di meno tasse, burocrazia, concorrenza sleale e una vera riduzione del cuneo fiscale, per poter continuare ad assumere e a tenere in piedi il Paese. l’Associazione, le opportunità di crescita e di risparmio. Presidente Bissoli, cogliamo l’occasione per chiederle come sta, in questo momento, l’artigianato scaligero? I numeri pre-crisi, quando le imprese artigiane veronesi sfiorarono le 30mila unità, probabilmente non torneranno, o quantomeno non in tempi rapidi. Oggi, le aziende dell’artigianato attive in provincia di Verona sono 24.819. Il secondo trimestre 2019, dopo i primi 3 mesi in calo, risulta in leggera ripresa, con un saldo positivo tra registrazioni e cessazioni di una settantina di imprese. Quali le difficoltà che vi trovate ad affrontare? Le micro e piccole imprese, nonostante congiunture e crisi, rimangono uno dei pilastri della nostra economia, creando lavoro e ricchezza. Forse, al di là delle parole, nel sentire comune e nell’azione politica non sono tenute in considerazione come meriterebbero. Lo dimostrano provvedimenti legislativi, anche recenti, che ci costringono ad alzare la voce a tutela della categoria, come ad esempio sull’articolo 10 del Decreto Crescita, che vorrebbe trasformarci in bancomat che anticipano ai clienti lo sconto in fattura per i lavori edilizi in ecobonus o sismabonus,


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IL NOSTRO REPORTAGE

IL TOCASA, GLI GNOCCHI DI ZIA IMPERIA E TUTTO IL RESTO «Un viaggio domestico nelle case dei veronesi»: questa è la definizione da manuale per cercare di descrivere un’esperienza che fugge, decisamente, schemi e programmi. In sintesi, nei giorni del Tocatì, alcuni veronesi aprono le porte di casa (si riconoscono dal simbolo del Festival affisso) e accolgono nella loro quotidianità piccoli gruppi di visitatori. Un aperitivo casereccio sul terrazzo, una chiacchierata breve e densa sul divano di una vita: il ToCasa è questo. E tutte le storie lontane che si intrecciano insieme, nel tempo semplice del tragitto dalla cucina alla sala da pranzo. L’abbiamo provato in anteprima e ci siamo fatti accompagnare da Nicola Trois negli spazi intimi del suo appartamento in centro storico.

DI MARCO ZANONI

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n piatto di gnocchi della Zia Imperia. La leggenda narra che tutto partì da lì, da un tavolino del Bar al Ponte. Quali novità si potevano portare al Tocatì, una manifestazione che stava avendo sempre più successo? Versemo le porte delle case! - buttò lì uno. Te sì mato! Ci vùto che el le faga nà roba del genere? - risposero gli altri. La verso mì la mè casa! - sorrise Zia Imperia - E gnochi par tuti! «Il ToCasa nasce da questo episodio» racconta Nicola Trois, istrionico e vulcanico conduttore della fortunata serie Vi ci porta Trois di TeleArena. «Fu un colpo di fulmine: andai a casa della Zia Imperia, c’era pieno di gente! L’acqua bolliva e gli gnocchi andavano e venivano. Lei faceva la sarta e nel suo salotto campeggiavano i manichini con i vestiti delle opere liriche dell’Arena. Una cosa pazzesca, emozionante». La casa di Nicola, in centro storico, da allora è meta del ToCasa. «Racconto della Verona che non c’è più» mi dice con gli occhi che s’illuminano. «Parlo dei ponti, dell’Adige, dei mulini che qui, una volta, macinavano di tutto. Lo faccio indicando il percorso dalle finestre di casa mia. E poi ancora i campanili, le chiese, la Torre dei Lamberti». Una Verona in bianco e nero. Istantanee continue, Nicola è un fiume in piena. «Parlo anche di Sottoriva e della piazza che, una volta, chiamavano la giarina. Era un via vai continuo, un mercato perenne sia la mattina che la sera. I mulini macinavano anche di notte e le barche dei trentini affollavano l’Adige. Lo street food l’è partio da qua. Se mangiava quel che ghèra, e l’èra come essàr a

Times Square». E poi ancora: «C’è gente che viene solo per il ToCasa. Seguono gli indizi riportati sulle mappe della manifestazione e cercano gli scudi verdi che indicano le abitazioni. È come se fosse una caccia al tesoro». È tutta questione di curiosità, di emozioni. «La relazione che si instaura con chi ti entra in casa è incredibile. Sembra strano ma è così. È un rapporto binario: da una parte sei tu che racconti della tua città e nelle tue parole la riscopri, perché diamo sempre per scontato quello che abbiamo sotto gli occhi. L’ospite, invece, entra in punta di piedi, con rispetto. I ragazzini poi sono speciali perché con le loro domande, risvegliano anche la curiosità e i ricordi dei genitori». E così tra una fetta di salame, un pezzo di Monte Veronese, un goto di Valpolicella e poesie decantate da autori dilettanti («Che ridere, fu epico quell’episodio!», scherza Nicola), Trois, in continuo movimento tra Verona e le sue gelaterie a San Francisco, non si perde un appuntamento. «Anche quando non gavèa la casa! In un’ edizione ho portato la gente nell’abitazione di un amico. L’unico dell’associazione a esserci riuscito e per questo mi prendono sempre in giro».

Dove e quando? Per scoprire come partecipare, bisogna visitare, durante i giorni del Tocatì (dal 12 al 15 settembre), il punto informativo ToFestival in Piazzetta XIV Novembre. Il ToCasa si tiene sabato 14 e domenica 15 settembre dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30.

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CI PRENDIAMO CURA DELLA TUA FAMIGLIA Finalmente a Verona una struttura moderna con servizi sanitari per tutte le età Un poliambulatorio innovativo che ha l’obiettivo di mettere a disposizione di medici e pazienti uno spazio per visite e trattamenti specialistici di qualità, abbinati ad apparecchiature mediche altamente tecnologiche ed esclusive sul territorio veneto. Questo è MD Clinic, un progetto imprenditoriale formatosi in ambito sanitario, che in meno di un anno è già diventato un punto riferimento sul territorio scaligero, in particolare dell’Est veronese. La cura della Famiglia è una delle peculiarità di MD Clinic, un’attenzione a tutte le fasce d’età, in particolare ai pazienti più piccoli: presso la sede di San Martino Buon Albergo, ad esempio, è presente EOS Imaging

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IL NOSTRO REPORTAGE

IL TOBOTTEGA E IL FILO ROSA DI MARIA Sartoria, ceramica, legatoria storica e via così: il ToBottega è un itinerario nella passione altrui, nel metodo adottato per sostanziarla. Perché dietro ogni storia artigiana c’è la fatica di aderire, nonostante tutto, all’amore originario. Quello che per Maria dell’Atelier Mancon è, e rimane, la maglia, «l’intreccio di fili che esiste da sempre». Ormai da sei anni, grazie alla collaborazione di Confartigianato Verona, durante i giorni del Tocatì, si può entrare nei negozi come il suo e farsi raccontare la millenaria precisione che richiede l’artigianato fatto per essere eccelso. Noi abbiamo passato una mattinata con Maria, con la figlia Francesca e con uno dei loro telai.

DI MIRYAM SCANDOLA

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l ToBottega è nato in questa via» dice Maria mentre si scosta il maglioncino creato da lei, per non parlare del vestito intarsiato che indossa, già invidiato da tutta la via. Sei anni fa, nel rione storico Carega, artigiani dirimpettai si sono guardati e si sono detti che a questo gioco valeva la pena giocare. Da allora, grazie alla collaborazione tra AGA e Confartigianato Verona, nei giorni del Festival si può liberamente far visita ai negozi aderenti e chiacchierare con i titolari. Anche perché durante le fasce orarie dedicate al ToBottega, Maria e i suoi colleghi sparsi nei laboratori cittadini non possono vendere, devono solo raccontare. Una regola “imposta” dal Tocatì ma accolta con naturalezza dai bottegai, quasi a confermare quella vocazione antica che ancora non li lascia: dare spazio di narrazione a un’azione che si fa per lavoro, ma prima di tutto per ragioni di cuore. Nel caso dell’Atelier Mancon, ormai sono più di 25 anni che, sul tavolo, Maria, affiancata dalle figlie Daniela e Francesca, disegna la sua attualità, vestendo donne e uomini con grande attenzione. Prima per lei ci sono stati gli anni nella produzione di alta moda per importanti stilisti e storici marchi italiani. Fino al giorno in cui ha deciso

di fare la sua, di maglieria, di apporre etichette con il nome Mancon. «La maglia è un intreccio di fili che esiste da sempre», sette telai, uno in negozio. Un lavoro da Penelope omerica Un lavoro di precisione, lento, da Penelope omerica. A differenza sua, Maria non passa la notte a disfare le creazioni diurne, ma a idearle e a renderle perfette. «I nostri sono tessuti di maglia con trame particolarmente battute. Potremmo definirli “tessuti ad ago”» spiega questa artigiana vestita di un rosa acceso («va molto quest’anno»). Ogni tanto guarda sulla parete i suoi immensi gomitoli, un arcobaleno quotidiano al quale attinge per creare «una maglia

che sembra un tessuto». «Non siamo commercianti» ci tiene a precisare e aggiunge che c’è sempre un po’ di lei in ogni vestito commissionato. «Mi piace trasmettere la tecnica e la passione che c’è dietro» sintetizza così il motivo che la spinge, insieme alle figlie, a partecipare ogni anno al ToBottega. «Chi entra ci porta la sua curiosità, noi in cambio offriamo la nostra storia» chiosa Francesca che descrive il laboratorio di confezionamento di vestitini per le bambole, ideato in vista di settembre. Ore donate senza ritorni economici, senza abiti venduti. «Gli occhi meravigliati dei bambini che vogliono vedere come funzionano i nostri telai» sono l’unico guadagno desiderato.

Dove e quando? Per scoprire le botteghe artigiane coinvolte e partecipare all’itinerario basta rivolgersi, nei giorni del Tocatì, all’infopoint del ToFestival in piazzetta XIV Novembre. Il laboratorio per bambini dedicato alla creazione di piccoli outifit per le bambole si tiene sabato 14 e domenica 15 settembre (dalle 14) all’Atelier Mancon, in via Sole 1. Materiale e strumenti vengono forniti dalla bottega, tranne la bambola, il peluche o l’amico che i vostri piccoli vogliono vestire.

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Ha un lessico intimo e collettivo insieme. Al netto delle distanze geografiche, riesce a raccontare di ieri con gesti che, però, non perdono mai la loro attualità. Un patrimonio di tentativi, di tecniche antiche e di atti ludici dalle fattezze immateriali ma assolutamente tangibili. Dal Patrocinio del Ministero per i beni e le attività culturali al percorso di candidatura del Festival Tocatì al Registro delle buone pratiche Unesco e poi ancora l’attenzione profonda per gli aspetti sostenibili.

GIOCARE È UN LINGUAGGIO UNIVERSALE

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Foto di Vanni Sartori

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IL REGISTRO DELLE BUONE PRATICHE, IN BREVE

L’UNESCO, IL TOCATÌ E UN FUTURO COSÌ GRANDE

Il convegno Tocatì, un patrimonio condiviso è ormai un appuntamento fisso del Festival, ma quest’anno avrà una valenza particolare. Il percorso in preparazione alla candidatura al Registro delle buone pratiche Unesco per la salvaguardia del patrimonio immateriale è ormai a un punto cruciale.

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erona è avviata a diventare una piccola capitale delle comunità ludiche e un laboratorio per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale. Da tempo l’Associazione Giochi Antichi con l’Ufficio Unesco del Ministero dei beni culturali e con il sostegno del Comune di Verona e della Regione del Veneto sta preparando un percorso verso l’iscrizione di Tocatì come programma per la Salvaguardia dei Giochi e Sport tradizionali. «Fra i valori fondamentali dell’Unesco - spiega Valentina Lapiccirella Zingari, antropologa specializzata nella salvaguardia del patrimonio immateriale, che collabora con AGA - ci sono la costruzione della pace e della cittadinanza attraverso le scienze,

la cultura, l’educazione. Il Registro è uno degli strumenti nati al fine di perseguire questi valori». Si tratta di una visione di patrimonio “vivo”, fondato sul sostegno a chi lo trasmette, alle comunità e ai loro luoghi. «Parlare di salvaguardia di patrimonio immateriale non significa la sua conservazione immutabile, anzi. È fondamentale il concetto di trasmissione dell’eredità culturale» aggiunge l’antropologa. «Il gioco è una grande metafora del patrimonio immateriale: è legato a un territorio e si sviluppa nel dialogo fra comunità di gioco». Il Registro delle buone pratiche L’iscrizione al Registro, cui sta lavorando AGA insieme ai quattro part-

ner esteri, indirizza verso un preciso percorso di documentazione, ricerca, valorizzazione ed educazione. I Paesi che sostengono la candidatura si impegnano a riproporre il modello del Tocatì, coniugando le attività locali con quelle nazionali e internazionali, coinvolgendo scuole e istituzioni nella diffusione del patrimonio ludico. Il Tocatì non sarà più solo un festival, ma - come in parte sta già avvenendo - un modello e una serie di attività permanenti. «Dopo tre anni di lavoro siamo a un buon punto con l’avanzamento della pratica» spiega Lapiccirella Zingari. «Stiamo preparando il dossier da presentare all’Unesco e a settembre avremo già un documento in fase avanzata».

Foto di Barbara Rigon

DI ALESSANDRO BONFANTE

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ALLA SCOPERTA DELL’ITALIA PIU’ BELLA INSIEME A MIRABILIA NETWORK M

irabilia Network è il viaggio nei luoghi d’Italia, un nuovo itinerario per immergersi nelle tradizioni, nella cultura, nell’arte e nelle bellezze naturali e nelle eccellenze di un territorio, tra i siti meno noti, i luoghi riconosciuti dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità. Sono 16 le Camere di Commercio di Bari, Basilicata, Benevento, Caserta, Crotone, Genova, Messina, Molise, Pavia, Perugia, Riviere di Liguria, Sassari, Sud Est Sicilia, Pordenone-Udine, Venezia Giulia e Verona, che insieme ad Unioncamere Nazionale, partecipano ad un’associazione nazionale diventata un vero e proprio unicum nel suo genere. Mirabilia Network collega i ‘gioielli’ storici, culturali, ambientali nazionali, i partner promuovono in rete un turismo sostenibile in un’ottica di valorizzazione e promozione di un’altra Italia, quella meno nota, per l’appunto, suggestiva ed affascinante e in quanto tale, degna di essere scoperta. Tra gli obiettivi principali, la valorizzazione e la riconoscibilità del brand Mirabilia a livello nazionale, ma soprattutto internazionale per attrarre turisti e visitatori da tutta Europa e all’estero. Il network continua a crescere in Europa in un percorso di internazionalizzazione che vede nel partenariato un importante tassello di promozione dell’unicità e delle eccellenze di un territorio. L’associazione nazionale vanta una fitta rete di relazioni con le Camere di

Commercio di Francia, Grecia, Bulgaria, Croazia, Ungheria e Spagna

operatori del settore, i sellers e buyers turistici.

Una vera piattaforma dove fare networking, scambiarsi idee e suggerire proposte per il business nel settore, che vede nel turismo emozionale e sostenibile, il fascino di immergersi in una cultura che interpreta l’Italia più vera.

L’appuntamento è dal 18 al 19 novembre 2019 con la “Borsa Internazionale del Turismo Culturale” e con “Mirabilia Food & Drink”, borsa dedicata al settore agroalimentare. Infine, Mirabilia Network organizza iniziative di vario genere, oltre alle Borse ed eventi dedicati, si occupa della strutturazione di percorsi turistici fino ad attività di formazione con studenti liceali e universitari, e master post universitari.

In questa ottica, sarà Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, ad ospitare quest’anno l’importante evento Mirabilia dedicato agli

Per informazioni: dr. Vito Signati | Coordinatore Tecnico Associazione Mirabilia Network | 0835338410 www.mirabilianetwork.eu | info@mirabilianetwork.eu


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in Il convegno Tocatì, un patrimonio condiviso, edizione 2019, si tiene sabato 14 e domenica 15 settembre. Domenica, con il convegno al Museo di Storia Naturale, sarà dato spazio ai programmi di salvaguardia dei giochi e sport tradizionali e alla condivisione del significato della candidatura al Registro Unesco per ogni Paese. Saranno presenti numerose comunità di gioco.

Il patrimonio cultrurale immateriale

Le liste e il Registro

Non solo monumenti e collezioni di oggetti. Il patrimonio culturale è composto anche da tutte le tradizioni vive trasmesse dai nostri antenati. «La sua importanza non risiede nella manifestazione culturale in sé, bensì nella ricchezza di conoscenza e competenze che vengono trasmesse da una generazione all’altra» (unesco.it).

La Convenzione dell’Unesco ha istituito due liste di beni immateriali. La Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale ha lo scopo di dimostrare la ricchezza del patrimonio intangibile e aumentare la consapevolezza della sua importanza. Esempi italiani sono l’opera dei pupi siciliani, il canto a tenore sardo e l’arte dei “pizzaiuoli” napoletani. La Lista del patrimonio immateriale che necessita di urgente tutela ha l’obiettivo di mobilitare la cooperazione internazionale per sostenere gli interessati con misure adeguate. Alle due liste si aggiunge il Registro delle buone pratiche di salvaguardia, che contiene programmi, progetti e attività che riflettono i principi della Convenzione Unesco.

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L’Unesco È l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, fondata dopo le distruzioni delle guerre mondiali. Lo spirito di coordinazione e cooperazione internazionale che la contraddistingue nasce dalla consapevolezza che gli accordi economici e politici non sono sufficienti per costruire una pace duratura. AGA rappresenta AEJeST, l’associazione europea di giochi e sport tradizionali di cui fa parte, presso l’Unesco.


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PER MANO AL MINISTERO DEI BENI CULTURALI

IL GIOCO COME AMORE PER I LUOGHI

Salvaguardia e trasmissione del gioco tradizionale. È questa - in breve - la missione di AGA e del Tocatì. E possono contare sulla fiducia del Ministero per i beni e le attività culturali, che concede il proprio patrocinio al Festival.

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DI ALESSANDRO BONFANTE

all’anno scorso il rapporto fra Ministero per i beni e le attività culturali e Festival si è arricchito con la partecipazione al Tocatì dell’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia (ICDe). È l’organismo che, in seno al Ministero, si occupa di tutte le attività relative alla salvaguardia, promozione e valorizzazione del patrimonio culturale immateriale italiano. «L’istituto organizza attività di documentazione, sostiene i ricercatori e si occupa di formazione» spiega il direttore dell’ICDe Leandro Ventura. «Con AGA ci concentriamo sulla salvaguardia del patrimonio ludico tradizionale, con raccolta di materiale e interviste ai giocatori per testimoniare la situazione delle comunità ludiche». L’aspetto della formazione è invece fondamentale per la trasmissione. Al Forum Internazionale della cultura ludica In Cortile Mercato Vecchio, per il secondo anno, al Festival Tocatì sarà presente uno spazio dedicato all’ICDe. Qui, in collaborazione con il MuCiv, il Museo della Civiltà di Roma, saranno presentati ai bambini oggetti di gioco tradizionali, da ricreare e con cui giocare. In programma inoltre una conferenza dedicata al gioco come pratica inclusiva. «Nel percorso di AGA c’è stata una progressiva presa di25 Pe coscienza del valore di ciò che facevano e si sono accorti di dover approfondire alcuni aspetti relativi a ricerca e formazione» spiega Ventura, ripercorrendo le tappe dell’incontro con il festival veronese. «Abbiamo anche organizzato insieme una serie di incontri con le comunità di gioco. Sono momenti di confronto e divulgazione scientifica sui fonda-

Foto di Vanni Sartori

menti della salvaguardia e trasmissione del patrimonio». La ricerca sul gioco tradizionale supera le mura di Verona e rende la città un punto di partenza per altre esperienze, oltre a un atteso ritrovo annuale. «Conosco bene la città, ma trovarla trasformata in un enorme campo da gioco mi ha lasciato piacevolmente stupito» conclude il direttore di ICDe. «Attività come il Tocatì permettono una visione e un uso diversi dello spazio urbano, con la riappropriazione per il cittadino dei luoghi della vita quotidiana».

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LA CERTIFICAZIONE ISO 20121, SPIEGATA SEMPLICE

TUTTO BELLO E TUTTO SOSTENIBILE

Dalla mobilità elettrica al riciclo dei rifiuti, fino alla distribuzione gratuita di acqua per i visitatori. Per il quinto anno consecutivo il Tocatì ha ottenuto la certificazione del proprio sistema di gestione sostenibile secondo lo standard ISO 20121 e per la sua 17a edizione farà riferimento anche agli obiettivi segnalati nell’Agenda 2030 dell’Onu.

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L’ISO 20121, un percorso lungo «La norma ISO 20121 è stata emanata nel 2013 dalla “International Standard Organization” e recepita in Italia dall’UNI nel 2014. L’organizzazione Internazionale stabilisce diversi standard, questo in particolare si occupa dei sistemi di gestione sostenibile degli

eventi. - spiega Orlandi - Per quanto riguarda Tocatì, AGA ha un sistema di gestione certificato da un ente terzo che verifica periodicamente che la manifestazione venga svolta secondo le indicazioni previste dalla norma». Diverse sono le azioni da compiere e che vengono compiute ogni anno in ottica di miglioramento: «Ci sono diverse fasi, prima, durante e dopo gli eventi. Tocatì è certificato da BSI, che fa degli “audit”, momenti di verifica per controllare la rispondenza del sistema di gestione della norma. - continua Orlandi - Questo presuppone che AGA faccia diversi tipi di attività: formazione interna, stesura di un documento di politica di sostenibilità da inviare agli stakeholder e tanto altro. Perché l’obiettivo della norma è che l’organizzazione si renda conto e valuti gli impatti econo-

Economia 250.000 Persone pubblico

Sociale 410 Volontari

mici sociali e ambientali dell’evento, stabilisca come misurarli e adotti delle procedure per gestirli coinvolgendo tutto il tessuto organizzativo: dai fornitori al pubblico». La novità di quest’anno è, inoltre, la certificazione con l’Agenda 2030 dell’Onu. Il Festival contribuirà, infatti, al raggiungimento di sei dei 17 obiettivi per la promozione dello sviluppo sostenibile segnalati dalle Nazioni Unite impegnandosi a promuovere a 360 gradi la cultura della sostenibilità con: uno stile di vita sano, momenti formativi, la disponibilità gratuita di acqua e servizi igienici, il recupero e lo sviluppo di insediamenti urbani inclusivi, la proposta di buone pratiche sul consumo e sulla produzione responsabile e il coinvolgimento dei partner per la diffusione della cultura sostenibile sul territorio.

Ambientale 100% Energia fonti rinnovabili

100% Free festival 114 Partner dell’evento

39 Giochi, 10 per disabili

113 Stakeholder coinvolti

156 Giocatori ospiti

1500 Borracce volontari

61% Fornitori prodotti entro 10km

22 Incontri e conferenze

1% Festival bike friend

66% Fornitori servizi entro 10km

13 Progetti collaterali

3100 Persone in rafting

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I numeri

n un tempo in cui prestare attenzione e rispettare il nostro pianeta sta diventando sempre più necessario, anche i grandi eventi organizzati sul territorio sentono il bisogno di riscriversi nel segno della sostenibilità. Ad operare da anni in questo senso è Tocatì, il Festival Internazionale dei Giochi in Strada, che continua il suo viaggio verso un sistema di gestione degli eventi sempre più eco-friendly. A testimoniare il percorso virtuoso del Festival, la certificazione ISO 20121, ottenuta nel 2015 con Bureau Veritas e proseguita poi con British Standards Institution. Un’attestazione significativa, unica nel panorama veronese, che gravita intorno a cinque principi fondamentali: accessibilità, eredità, trasparenza, integrità e inclusività. A seguire Tocatì nell’ottenimento della certificazione nel corso degli anni, l’azienda di consulenza strategica LOCOM, e, in particolare il dott. Lorenzo Orlandi.

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LA PAROLA A FRANCO LORENZONI

LA PEDAGOGIA DELL’ASCOLTO CHE SERVE PIÙ CHE MAI Da poco è uscito l’ultimo libro di Franco Lorenzoni, maestro di scuola elementare, coordinatore delle attività della Casa-laboratorio di Cenci, un centro di ricerca e sperimentazione educativa e artistica, che si occupa in particolar modo di temi ecologici e interculturali.

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a 40 anni Lorenzoni applica un metodo innovativo nell’insegnamento, frutto di continue ricerche portate avanti in collaborazione con il Movimento di Cooperazione Educativa (MCE), e grazie all’amicizia con Alexander Langer. Il suo libro ha un titolo che dice molto. I bambini pensano grande… Il libro è la sintesi dei miei anni di ricerca. Raccontando la storia di un anno di scuola emerge il concetto che sta alla base di tutta la pedagogia sperimentata finora: l’ascolto. Dare la parola ai bambini, confrontarsi, partendo da quello che ciascuno di loro pensa è il metodo che seguo in ogni lezione. Può fare un esempio? Un giorno in classe ho affrontato con gli studenti la foto del bambino curdo sulla spiaggia, che conosciamo tutti. Un alunno mi ha chiesto perché le persone emigrano. Su questo tema abbiamo lavorato un anno intero, cercando di affrontarlo con linguaggi diversi, ricorrendo per esempio a interviste, statistiche, arte, storia, unendo quindi discipline diverse. Quale obiettivo ha questo metodo? Creare comunità, perché è solo se ci

sono più sguardi e punti di vista che realizzo le condizioni di apertura. E solo se siamo aperti possiamo sentirci più sicuri. Un messaggio decisamente in controtendenza oggi. Ascoltare i bambini, accogliere il loro sguardo su tematiche attuali, può essere utile anche a noi adulti quindi? L’esercizio di ascolto è necessario non solo all’insegnante, ma anche ai genitori. Più mi chiudo ed emargino l’altro, più ho paura di quello che mi circonda, sentendomi insicuro. La scuola è un luogo di sperimentazione? La scuola è e deve essere luogo di democrazia, e luogo per allargare i confini, diventando un modello per la società. Questo è quello che vogliamo dimostrare, diffondendo il metodo pedagogico dell’ascolto. Modello che sposa pienamente le

DI GIOVANNA TONDINI

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indicazioni ministeriali e cerca di renderle effettivamente praticabili. La scuola può dimostrare che una società aperta è possibile. E l’iniziativa “Salta muri” segue questo filone? L’insegnante in primis ha il compito di stimolare la curiosità. Imparare a conoscere il mondo è il primo passo per aprire la mente. “Salta muri” è un tavolo di lavoro che riunisce molte associazioni del nostro territorio nazionale nato con l’intenzione di raccontare fuori da scuola quello che la scuola fa per l’integrazione. Un messaggio fondamentale per celebrare i 30 anni dalla caduta del muro di Berlino.


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«Solo se ci sono più sguardi e punti di vista, nasce l’apertura. E solo se siamo aperti, possiamo sentirci sicuri»

Dove e quando? Lorenzoni è ospite al Tocatì con un incontro in anteprima il 4 settembre alle 17, allo Spazio Nervi della Biblioteca Civica. Introduce Chiara Stella, insegnante, dialoga con l’autore Anna Malgarise, Responsabile Biblioteca Civica Ragazzi.

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IL TOCATÌ E I PIÙ PICCOLI

IL GIOCO LIBERA LE EMOZIONI Il gioco fa dimenticare al bambino tutte le emozioni negative, le paure, la sofferenza e spesso ci aiuta a capire i suoi sentimenti e ad entrare in relazione con essi.

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o sanno bene i volontari e gli psicologi dell’associazione ABEO che operano all’interno del Day Hospital e del reparto di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale della Donna e del Bambino di Verona. «Trasformiamo ogni giorno, ogni attesa fra una visita e l’altra, ogni spazio vuoto», ci spiega Valentina, psicologa e promotrice del progetto, «in un gioco che permette di dare libero sfogo all’immaginazione e alla creatività, consentendo così una libera espressione delle emozioni di questi ragazzi». Non è facile fare finta di niente di fronte a situazioni estremamente difficili ma lanciando gli anelli, costruendo torri per poi farle crollare, ridendo o arrabbiandosi, creare forme senza senso, di ogni genere, non ponendo alcun limite alla propria fantasia, questi bambini si sentono uguali a tutti gli altri, e non “speciali”. Si cerca una normalità autentica che, una volta sconfitta la malattia, li potrà ricondurre nella comunità senza strascichi di diversità. Per questo, in piazza Nogara, con Emozioni in gioco potrete divertirvi tra il Tangram, il gioco degli anelli, il Patatrac e la famosissima Pesca dei Pesci (tanto amata anche dai nonni).

valore al gioco quale attività funzionale allo sviluppo sensoriale e motorio che nasce dal piacere di esercitare liberamente le proprie capacità fisiche man mano che emergono. L’accoglienza in uno spazio morbido e rilassante per adulti e piccini, sapientemente organizzato, è veicolo di intuizioni sull’organizzazione degli ambienti di vita loro riservati nella prospettiva di esprimersi senza limitazioni. La fruizione dello spazio mette i neo genitori nella condizione di trovare anche spunti utili da portare a casa».

DI SARA AVESANI

Dove e quando? Il laboratorio Emozioni in gioco promuove alcuni giochi che vengono svolti all’interno del Day Hospital e del reparto di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale della Donna e del Bambino, si tiene sabato 14 e domenica 15 dalle 10 alle 19, in piazza Nogara. Giocar è una cosa seria… fin da Piccolissimi si tiene nel cortile della Biblioteca Civica, sabato 14 e domenica 15 settembre dalle 10 alle 18.30. Melograno, nello spazio dedicato al Gruppo Territoriale Nidi e infanzia, propone un’attività dedicata allo specifico 0/1 anno.

E per i più piccini L’associazione Melegrano non scherza, con Giocar è una cosa seria… fin da Piccolissimi, nel cortile della Biblioteca Civica, sabato 14 e domenica 15 dalle 10 alle 18.30, dedica uno spazio e delle attività specifiche per l’età 0/1 anno, unico in tutto il Festival. Silvia, operatrice dell’associazione, ci spiega che «obiettivo della proposta è permettere di dar

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Foto di AGA

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LABORATORI DA FAVOLA

QUEI BURATTINI CHE NON CRESCONO MAI «Le marionette? Sono una faccia dell’umanità. Rispecchiano l’Universo in un’altra versione. Come la musica, la pittura, la poesia», sosteneva il celebre marionettista Guido Ceronetti. Un laboratorio, una mostra e ben quattro spettacoli di burattini vi abbaglieranno e vi porteranno, per mano ai vostri bimbi, in una nuova dimensione.

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nche per questa edizione del Tocatì torna l’appuntamento fisso con Favolavà, associazione fondata da Marco Scacchetti più di 30 anni fa, che propone diverse attività per i bambini e le famiglie. Sabato 14, alle ore 15, presso il Chiostro della Chiesa di San Giorgio in Braida, circa 25 bambini, attraverso un percorso creativo molto speciale, avranno la possibilità di realizzare un burattino, scegliendo e costruendo tutte le parti che lo compongono: la testa, il naso a patata o lungo, alla Zanni, le orecchie lunghe come quelle del “Lupo di Cappuccetto Rosso”, la bocca, gli occhi. Si potranno scegliere colori diversi e abbinare elementi fantastici, incollando poi mani e vestiti sgargianti. I bambini li faranno parlare e interagire fra loro, in modo da poter scambiare le proprie emozioni, raccontandosi favole nuove. Tutti potranno portarsi a casa la loro creazione. Favolavà poi, ci spiega Marco, «resterà in contatto con i piccoli che potranno inviarci una storia inventata da loro. Verrà pubblicata sul nostro sito. Le più originali prenderanno vita grazie a mani esperte e diventeranno delle Fiabe in valigia». Il cantiere delle fiabe vi inviterà anche alla mostra Burattini all’improvviso, realizzata dalle scuole veronesi per il progetto Baratto della fiaba 2019. Si tratta di omaggiare l’impegno per il grande lavoro fatto dalle scuole, insieme a insegnanti, genitori, nonni che si sono cimentati in questa avventura, nella creazione di avvincenti racconti. «Un impegno che va assolutamente valorizzato», conclude Scacchetti.

DI SARA AVESANI

Gli spettacoli Non mancheranno gli spettacoli di burattini (il 14 e 15 settembre alle 16.30, presso il Chiostro San Giorgio in Braida) con quella strana magia che solo loro sono in grado di generare. Tutti stiam con Peter Pan, Storie di Animali con la collaborazione straordinaria di Massimo Totola, La Storia di San Giorgio e il Drago, Pulcinella nella città di Panghislotta, ci lasceranno un momento di autentica felicità. Provare per credere.

Dove e quando? Il Laboratorio La città dei burattini si tiene sabato 14 settembre, alle ore 15.00, presso il Chiostro della Chiesa di San Giorgio in Braida. La partecipazione al laboratorio è per 25 bambini, ed è gratuita. È consigliata la prenotazione con email a info@ favolava.it. La mostra de Il Cantiere delle Fiabe è visitabile sabato 14 e domenica 15 dalle 10 alle 12 e dalle 15.30 alle 18.30 al Chiostro della Chiesa di San Giorgio.

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LA PAROLA A ROBIN GINDRE

IL POTERE STRABILIANTE DELLA NOIA Ci siamo intrufolati nel mondo immaginato da Robin Gindre, illustratore francese tra gli ospiti, assieme a Margherita e Margherita, di questa edizione di Tocatì. Siamo finiti a parlare del valore del tempo, di arte e di… biglie!

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n’idea nata per gioco, ci confessa Pascal Gindre, o meglio Robin, questo il nome d’arte con cui firma le sue avventure illustrate. È bastata poi una passeggiata con lo scrittore Vincent Cuvellier per dare vita a una storia che fa lo sgambetto al tempo. «Passeggiando per le viette di un centro storico, abbiamo provato a fare un gioco di immaginazione: come sarebbero state quelle stesse vie cent’anni prima, se avessimo tolto l’asfalto, l’elettricità e le automobili?». Così hanno preso forma le avventure de Le temps des Marguerite, una storia, recentemente divenuta anche film, scritta da Cuvellier e illustrata da Robin, da maggio disponibile anche nella traduzione italiana di Margherita e Margherita, edita da Il Castoro. Il motore della vicenda è il potere strabiliante nella Noia, in un assopito sabato mattina passato a rovistare in soffitta: è un misterioso abito appartenuto a qualche prozia che, una volta indossato, permette alla dodicenne Margherita del 1910 di catapultarsi nel 2010, e viceversa alla dodicenne Margherita dell’oggi di finire tra cavalli e carrozze. Nei disegni di Robin, sono i colori più vivaci della Margherita contemporanea, e quelli più seppiati della Margherita del 1910, a distinguere questo

gioco con il tempo: l’una strabiliata di fronte allo skateboard e allo sciacquone, l’altra sorpresa quando scopre che a tavola le è permesso parlare solo se interpellata. «Questo salto nel tempo diventa alla fine un modo per scoprire la vita del passato ma, certo, anche un modo per prendere un po’ le distanze dalla vita moderna». Amo dare vita a nuovi personaggi Illustratore di molti libri per l’infanzia, al momento delle presentazioni Robin riassume così il suo lavoro artistico: «Amo dare vita a nuovi personaggi». Oltre alle due Margherita infatti, c’è l’impegno come direttore artistico del magazine per bambini Popi, e poi ci sono piccoli omini neri neri, gli Skuggis, che hanno l’abitudine di nascondersi ovunque, prediligendo fiori e alberi. O donne dall’aria assorta e dai capelli color cobalto, disegnate su carta o realizzate in ceramica: sono tante le tecniche utilizzate da Robin, e tutte fanno parte di

DI GIULIA ZAMPIERI

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«diversi percorsi creativi che impiego per esplorare il mondo». E poi sì, c’è uno spazio anche per il gioco nell’universo, immaginato e reale, di Robin. «Se penso alla mia infanzia, penso al gioco delle biglie, per cui ero peraltro negatissimo: c’era però mio fratello, fortissimo, pronto a riscattarmi. Oggi invece gioco con i miei figli: dove abitiamo, a Briis-sous-Forges (un paese a sud di Parigi, ndr) abbiamo la fortuna di avere una splendida ludoteca: lì abbiamo scoperto dei giochi di società meravigliosi. A differenza loro, io, cresciuto negli anni Settanta, non avevo tanti giocattoli; all’aria aperta mi divertivo a costruire capanne e ad andare in giro per il bosco in bici. Quando ero costretto a stare in casa, allora disegnavo, sempre!».


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«Se penso alla mia infanzia, penso al gioco delle biglie, per cui ero peraltro negatissimo: c’era però mio fratello, fortissimo, pronto a riscattarmi»

Dove e quando? Gindre è ospite del Tocatì, sabato 14 settembre alle 16.00, in Biblioteca Civica, Spazio Nervi. Introduce Lorenza Pizzinelli, giornalista. Con Robin/Pascal Gindre anche lo scrittore Luca Pollini e Daniela Raccanello, ricercatrice di psicologia dello sviluppo e psicologia dell’educazione, Dipartimento di Scienze Umane, Università di Verona.

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Lo diceva Fellini, lo ribadisce il Tocatì con la sua offerta gastronomica a prova di insaziabili giocatori. Dall’Osteria del gioco, dove le degustazioni enogastronomiche si amalgamano con il lessico ludico di una volta, alla Latteria, spazio prezioso per i più piccoli dove assaggiare le merende sane e “antiche” come il pane con marmellata. Come tralasciare le pietanze rifinite dalla tradizione della storica azienda Scapin? La Cucina del Festival, vera e propria certezza in Lungadige San Giorgio, promuove la bontà veronese nelle sue pieghe più variegate. Anche se «con il risotto alla veneta si va sempre sul sicuro perché piace a tutti». Parola di Scapin

LA VITA È UNA COMBINAZIONE DI PASTA E MAGIA

DI NICOLE SCEVAROLI

Foto di Alessandro Z.

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LA LATTERIA LUDICA E LE MERENDE NECESSARIE

PANE, BURRO E MARMELLATA

Se leggendo questo titolo vi viene un po’ di malinconia, vi consiglio di fare un salto alla Latteria. Dietro alla Biblioteca Civica in via San Sebastiano troverete una corte condominiale trasformata, nei giorni del Festival, in un luogo rievocativo dove poter fare colazione o merenda con quel che si mangiava “una volta”. DI NICOLE SCEVAROLI

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ane, burro e marmellata, ma anche pane burro e zucchero, pane e formaggio, gelato artigianale e yogurt: tutti prodotti della nostra Lessinia. Il compito di tenere in fresco queste prelibatezze spetta a un grande frigorifero antico, che capita raramente di vedere. «Perché il nome “La Latteria”?» abbiamo chiesto a Laura Rossini, la volontaria che da 4 anni gestisce con amici e familiari questo spazio del Festival. Un luogo iconico «La latteria era quel luogo dove un tempo si andava tutti i giorni a prendere il pane o il latte fresco. L’abbiamo ricostruita per il Tocatì per poter fare un tuffo nel passato. Serviva uno spazio dedicato ai bambini e alle loro famiglie, lontano dai pericoli della strada». Ci saranno anche dei laboratori creativi e un angolo completamente dedicato alla lettura, con tanto di coperte e cuscini, dove alcuni volontari leggeranno delle favole ai bambini più piccoli. «È bello vedere i bambini lasciarsi incuriosire dalle attività proposte e staccare un po’ dalla tecnologia. È capitato che domandassero gusti di gelato che non avevamo. La soddisfazione maggiore l’ho avuta quando sono tornati a fare il bis».

Dove e quando? La Latteria Ludica è allestita nel cortile della Biblioteca Civica. Sabato 14 settembre, dalle 9.30 alle 18.30 e domenica dalle 9 alle 18.30. Novità di questa edizione i laboratori della Bottega dello Speziale, tutti da provare (e assaggiare). Foto di AGA

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PER DEGUSTAZIONI SPASSOSE

L’OSTERIA DEL GIOCO Un’oasi enogastronomica, e pure ludica, a cielo aperto. Compie dieci anni questo angolo di fascino, nel cortile della chiesa sconsacrata di San Giacomo alla Pigna. Ci si perde tra assaggi di specialità locali, i sorrisi dei volontari e le immagini, ovunque appese, di osterie d’epoca della città di Verona, del lago di Garda e della Lessinia.

T

ra un gioco e l’altro, a orario aperitivo, d’obbligo è una sosta alla corte di San Giacomo della Pigna, occasionalmente concessa al pubblico dalla curia per il Tocatì. Vi aspetta un fresco calice di vino della Cantina Valpantena. «Abbiamo il Garganega, il Corvina, il Recioto e tante prelibatezze del territorio» ha raccontato Fiorenza Materassi, la volontaria che con il suo salumiere di fiducia ben dieci anni fa ha dato il via a questo prezioso punto di ristoro. «Abbiamo organizzato un’osteria a cielo aperto, un punto di riferimento per grandi e piccini allestito con materiali di recupero così da ricreare l’aspetto di una vecchia osteria». Durante i tre giorni di apertura troverete esposte alcune stampe della collezione di Pino Breanza dove potrete ammirare immagini storiche di osterie della Lessinia e del Lago di Garda. Sulle tavole invece ci saranno delle tovagliette speciali con un vero gioco dell’oca (al quale potrete giocare) che raffigura le osterie più tipiche del centro di Verona.

Ma, tra un lancio di dadi e l’altro, che cosa si mangia all’osteria del gioco? Tra i prodotti offerti dalle aziende agricole e e agriturismi del territorio la più richiesta è la ciabattina con la soppressa. Poi ci sono i taglieri con il monte veronese e i peperoni, la polenta con la trota “della Sorgente”, i formaggi con le pere per il menù vegetariano e la bruschetta con i pomodorini e l’olio Redoro per il menù vegano. «Sono tre giorni intensi - racconta Fiorenza con il sorriso - ma sono tre giorni di grande soddisfazione che noi tutti e 19 volontari viviamo con positività e voglia di fare. Ognuno ha il suo compito», dice. «Siamo ben organizzati, perché teniamo molto alla qualità del servizio, nel rispetto dell’ambiente, con la raccolta differenziata e piatti e posate biodegradabili».

DI NICOLE SCEVAROLI

Dove e quando? Nel cortile della chiesa sconsacrata di San Giacomo alla Pigna, venerdì 13 settembre, dalle 18 alle 22.30, sabato 14 settembre dalle 11 alle 23 e domenica 15 settembre, dalle 11 alle 20. Foto di Marco Bonfichi PANTHEON


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LA CUCINA DEL TOCATÌ

PER IL RISOTTO (E PER IL RESTO) C’È SCAPIN Famosissima e molto visitata durante i giorni della kermesse è la Cucina del Festival, allestita in vari stand da San Giorgio al Ponte di Garibaldi. Lì c’è anche un palco con la musica dove si alternano gruppi differenti ogni sera. Al cibo ci pensa la famosa gastronomia Scapin. DI NICOLE SCEVAROLI

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a anni siamo un punto di riferimento per chi ha bisogno di fare una pausa come si deve. Ci occupiamo del pubblico del festival ma anche dei volontari che lavorano sodo in quei 4 giorni» racconta Nicola Scappini. «La mia famiglia lavora sul territorio veronese dal 1935. Mio nonno vendeva il formaggio nelle piazze, mio padre ha aperto i negozi e le gastronomie Scapin, poi io e mio fratello Umberto abbiamo cominciato con il servizio catering». Non ci è stato svelato l’intero menù ma sappiamo che ci saranno taglieri di salumi e formaggi, panini imbottiti, dolci di ogni tipo, vino e birra artigianale.

Dove e quando? Da mercoledì 11 a domenica 15 settembre, in Lungadige San Giorgio, tutti i giorni, una prelibatezza quotidiana.

Dal risotto alle ricette fusion «Con il risotto alla veneta si va sempre sul sicuro perché piace a tutti!». Ma anche il pollo allo spiedo va alla grande ed è tra l’altro una delle preparazioni tipiche delle loro gastronomie. Un po’ di suspense ruota attorno anche al piatto dedicato al paese ospite. Eh sì, perché ogni anno viene proposta una ricetta fusion per fare scoprire culture differenti anche in cucina. Poi se ancora non ne avete avuto abbastanza, fate un salto nei negozi Scapin di via Diaz e Ponte Pietra per lasciarvi stupire da tutti i loro prodotti.

Foto di Alessandro Z. PANTHEON


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Una Taranta d’amore Ovvero una grande festa dedicata ai balli della tradizione popolare italiana: gighe, saltarelli, ballarelle, pizziche, tammurriate e soprattutto tarantelle. Al centro della scena, sabato 14 settembre, in Lungadige San Giorgio alle 22, Ambrogio Sparagna, accompagnato dai musicisti dell’Orchestra Popolare Italiana. Un ensemble di voci, organetti, percussioni e altri strumenti tradizionali che dipingono il variegato repertorio regionale d’Italia.

Foto di Vanni Sartori PANTHEON


www.scapin1935.it Speciale Tocatì

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Le “cucine del festival”

La tradizione culinaria veronese è ancora una volta la protagonista della “Cucina del Festival”, in Lungadige San Giorgio. E anche in quest’edizione del Tocatì è la storica azienda Scapin S.r.l. di Verona a promuovere la cultura gastronomica locale. Fondata nel 1935, l’attività oggi è gestita dai fratelli Nicola e Umberto, proprietari di due botteghe in zona Ponte Pietra e Ponte Vittoria, con posti a sedere e degustazioni sul posto.

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L’appetito vien mangiando, la sete se ne va bevendo Francois Rabelais

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mappa Durante i giorni del Festival ci sarà anche il nostro Gruppo Editoriale Verona Network: troverete il corner di Pantheon con la sua redazione multimediale in Cortile Mercato Vecchio. Radio Adige e la sua musica inconfondibile invece allieterà Piazza Bra, con interviste in radiovisione. Vi abbiamo disegnato un percorso, tra i tanti possibili, dove respirare un po’ tutto.

L’itinerario Cominciamo da Piazza Bra, da dove partono le corse del ToTaxi. Una volta tornati dal breve viaggio urbano, immergetevi nell’area di innovazione che si respira a Play Smart e fate un salto allo stand multimediale di Radio Adige. Prendete poi via Patuzzi, se avete bambini anche piccoli è l’ideale (ci sono varie attività per loro). Proseguite per Piazza Nogara e guardate la meraviglia artigiana di Confartigiani in Piazza, proseguite per via Stella e arrivate fino alla Biblioteca Civica dove sono in programma la maggior parte degli incontri del cartellone culturale Riflessioni, se siete in anticipo andate a fare una colazione (o seconda colazione che dir si voglia) nel cortile della biblioteca, dove sorge la Latteria Ludica. Rifocillati, mente e corpo, partite alla volta di Piazza Indipendenza per scoprire il primo gioco bretone della giornata (ovvero, il Kilhou Kozh), c’è anche il food truck con bontà francesi ma avete lo stomaco pieno

dalla sosta precedente, vedete voi. Allungate la strada e fate un salto in Piazzetta Pescheria dove giocano a Galoche sur Billot. Per scoprire tradizioni, comunità ludiche e pure il corner delle interviste di Pantheon fate un passaggio in Cortile Mercato Vecchio. Da lì, d’obbligo la sosta in Piazza Erbe dove potrete ammirare gesti ludici e nobili come la Lutte Bretonne. Rientrate in Piazza dei Signori e inebriatevi di danze e folklori bretoni. Da lì percorrete Corso Sant’Anastasia e dirigetevi in via Duomo. Sarete stanchi, quindi concedetevi un aperitivo all’Osteria del gioco di via San Giacomo alla Pigna. Spostatevi in piazza Duomo per veder giocare il Relais de Meunier. Poi rallentate. Attraversate Ponte Garibaldi, arrivate su Lungadige San Giorgio e, per rimanere avvolti dall’anima scaligera, ordinatevi la cena alla Cucina del Festival. Rilassatevi con la musica dal vivo, ballate e ballate ancora.


Lungadige San Giorgio

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Piazza Duomo

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Via San Giacomo alla Pigna

7 PANTHEON Cortile Mercato Vecchio

9 Piazza dei Signori

6 P.tta Pescheria

8 Piazza Erbe

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Piazza Indipendenza

4 Biblioteca Civica

1 3 Piazza Nogara

Piazza Bra via Patuzzi

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MUSICA, PRELIBATEZZE &CO

CHICCHE BRETONI

La musica e le sue piratesse

Tutti al cinema

Cantano le canzoni degli ex marinai queste voci femminili originarie di Cancale. Les Pirates, lasciando per un po’ i loro palcoscenici prediletti tra Bretagna, Nord Europa e Indie Occidentali, approderanno in Piazza dei Signori venerdì 13 (21.45-22.30), sabato 14 (14-15 e dalle 21.45-22.30) e domenica 15 settembre (dalle 18 alle 19).

Venerdì 13 e sabato 14 settembre, alle 20.30, in Cortile Mercato Vecchio, sotto il porticato, verranno proiettati dei Court métrage con la collaborazione di Films en Bretagne, realtà che riunisce i professionisti dell’audiovisivo e del cinema in Bretagna, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo e produzione audiovisiva e cinematografica nelle regioni.

A misura di bambino

C’è pure il Food Truck

Un viaggio tra pedine e simboli In pratica, un gioco-percorso, che sabato 14 e domenica 15 settembre dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30, in Piazzetta Navona e al Teatro Nuovo, farà conoscere le tradizioni della Bretagna, costruendo pedine ispirate alla Francia. Il titolo del laboratorio creativo non poteva che essere: Due salti in Bretagna.

Parcheggiato in Piazza Indipendenza, lo trovate sabato 14 dalle 10.30 alle 22.30 e domenica 15 settembre dalle 10 alle 19.30. Delicatezze dolci e salate a base di grano saraceno e poi vini e tutte le bontà enogastronomiche che seguono. A cura della cooperativa sociale Azalea.

Laboratori tra le pietre bretoni Si chiama Pietre di Bretagna, si tiene sabato 14 e domenica 15 settembre dalle 10 alle 19 in Piazzetta Navona e al Teatro Nuovo, e sarà un’occasione per provarsi con la tecnica del collage. Il tema? Il paesaggio bretone, tra menhir e dolmen.

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SELEZIONE PERSONALISSIMA A CURA DELLA REDAZIONE

I NOSTRI GIOCHI PREFERITI Quando si va di sintesi c’è sempre una platea di (pochi) sorridenti e una moltitudine di insoddisfatti. Speriamo di creare poche antipatie con il nostro elenco, assolutamente soggettivo, dei giochi tradizionali italiani che, secondo noi, vi restituiranno ai bambini che siete stati. Ci perdonino tutti gli altri… ILLUSTRAZIONI DI PAOLA SPOLON

Bala Creèla

Botti

Figlio del gioco con la sfera diffuso in tutta Europa, questa versione trova il modo di fiorire in maniera autonoma in Val Camonica dove diventa il protagonista delle piazze dei borghi, nonché il re indiscusso delle feste paesane. Potrete goderne il fascino sabato 14 e domenica 15 settembre in via Viviani, dalle 10 alle 19.

Per viaggiare nel tempo, a quell’Ottocento dove i garzoni di bottega si occupavano della consegna delle botti e si inventavano sfide nel farle rotolare, l’appuntamento è in via Massalongo, sabato 14 e domenica 15 settembre, dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30. Un gioco trentino, secondo noi, imperdibile.

Bisse

Ciclotappo

Icona dai mille rimandi storici, la bissa è una imbarcazione in legno usata sul Lago di Garda e sul Lago d’Iseo. Al Centro nautico di Bardolino sono circa un centinaio tra uomini e donne gli appassionati praticanti. Si potranno ammirare sabato 14 e domenica 15 settembre, dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30, all’alzaia di San Giorgio.

Un gioco ligure che ha dello splendido. Basta guardare i percorsi fantasiosi che compongono la pista di gioco. Il protagonista? Un tappo di bottiglia che imparerete ad amare, se vi farete trovare sabato 14 e domenica 15 settembre, dalle 10 alle 19, in Piazzetta Monte.

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Pantalera

Rouotta

Disputatissimo nelle piazze piemontesi e nell’entroterra ligure, questo gioco deve il suo nome allo svolgimento dell’atto ludico: il rimbalzo di una palla sulla tettoia di legno. Dal vivo lo potrete guardare sabato 14 e domenica 15 settembre, dalle 10 alle 19, in Via Viviani.

Andiamo in Valle d’Aosta con la mente, immaginiamo il giorno dopo Natale, l’unico durante il quale viene praticata la Rouotta, un gioco di bocce su strada che si compie su terreno gelato, fangoso o innevato. L’appuntamento è per sabato 14 e domenica 15 settembre, in via Pigna, angolo Vicolo Accoliti, dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30.

Trucco da Terra

Pljocke Scavalca i confini nazionali e abbraccia zone diverse dalle Alpi fino alla Grecia, passando dai Pirenei alla Svezia. In Friuli, a Spilimbergo questo gioco di piastrelle, dalle profonde radici rurali, è irrinunciabile eredità condivisa. Per vederlo in azione, sabato 14 e domenica 15, dalle 10 alle 19 al Parco Cesare Lombroso.

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Fascini spagnoli accompagnano questo gioco ora praticato soltanto a Finale Ligure. Lo scopo è far oltrepassare la boccia dalla linea del trucco. Per capire meglio, un giretto sabato 14 e domenica 15 settembre, dalle 10 alle 19, in Piazza Indipendenza, è consigliatissimo.


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STORIA BREVE DI UN SIMBOLO DIVENTATO ICONA Ideato dall’illustratore Gianni Burato, è un bambino ispirato a un bassorilievo di epoca medievale. In mano tiene un libro e non è un caso: rappresenta la ricerca della conoscenza, l’aspetto di riflessione parte fondamentale dell’identità del progetto. Un simbolo diventato icona che ogni anno viene tradotto in diversi formati e supporti, ovunque disseminati durante i giorni della manifestazione. «Sono stati tantissimi i furti! Ci è piaciuta molto la modalità giocosa di queste ruberie: in alcuni casi ce lo rubavano, lo fotografavano e lo mettevano in rete quasi come sfida o caccia al tesoro» spiega Paolo Avigo, presidente di AGA.

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