Pantheon 83 - Buon compleanno Preben

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SETTEMBRE 2017

ANNO 10, NUMERO 7

PRIMO PIANO ANTI TERRORISMO, PIAZZE BLINDATE, MA LA CITTÀ NON SI FERMA

IL PERSONAGGIO L'ASCESA DI MICHELE CROCE

TOCATÌ LE NOVITÀ DELLA 15^ EDIZIONE

FOTOGRAFIA VERONETTA, RITRATTI DI UN QUARTIERE

ESCLUSIVA

I SESSANT'ANNI DI ELKJÆR. CAVALLO PAZZO, CENERENTOLO E UOMO SIMBOLO DELLO SCUDETTO GIALLOBLÙ

BUON COMPLEANNO

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Settembre 2017

EDITORIALE

matteo.scolari@giornalepantheon.it @ScolariMatteo

Io sono dell’opinione che la mia vita appartenga alla comunità, e fintanto che vivo è un mio privilegio fare per essa tutto quello che mi è possibile.

George Bernard Shaw

“Cosa dovrebbero fare i giovani della loro vita, oggi? Molte cose, ovviamente. Ma la cosa più audace è quella di creare comunità stabili in cui la terribile malattia della solitudine può essere curata”. Scriveva così, qualche anno fa, il filosofo contemporaneo americano, di origine tedesca, Kurt Vonnegut, scomparso nel 2007, all’età di 85 anni. Comunità e solitudine, la prima come antidoto della seconda. Una chiave di lettura moderna, e quanto mai attuale, della realtà. Dopo i vili attentati di Barcellona, e ancora prima di Londra e Parigi, ci sentiamo tutti un po’ più soli e impotenti di fronte a una strategia del terrore che risulta, di fatto, imprevedibile. I new jersey posizionati in Piazza Bra in maniera permanente, o almeno fino a fine ottobre quando saranno terminati i grandi eventi areniani, e le nuove norme antiterrorismo previste non solo in città, ma in molte zone della provincia, anche sul Lago di Garda, ci fanno toccare con mano una vulnerabilità, fisica e psicologica, che fino a pochi anni fa non riuscivamo nemmeno a immaginare. Di fronte a tanta incertezza - a tanta solitudine, come la definirebbe proprio Vonnegut - la risposta migliore e più efficace, anche se sembra scontata, è quella di evitare di chiudersi a riccio, di farsi vincere dalla paura, di rinunciare a quel concetto permeante di comunità stabile, con i suoi intrecci culturali e le sue interrelazioni umane, di cui il filosofo statunitense amava parlare nei suoi scritti. Non a caso anche un evento internazionale come il Tocatì, che nasce a Verona e coinvolge migliaia di persone - di cui molti giovani - provenienti da ogni parte del mondo, insiste proprio su questo concetto. Da oltre quindici anni il Festival dei Giochi in Strada fa dell’aspetto ludico l’elemento aggregante di più comunità, italiane e straniere; elemento che trova il suo compimento proprio in luoghi simbolo per l’incontro, quali piazze, vie e strade. «Una vera missione quella del Tocatì - sottolinea il presidente dell’Associazione Giochi Antichi, Giorgio Paolo Avigo - che va esattamente nella direzione opposta di chi desidera diffondere terrore e insicurezza». E a fianco delle centinaia di volontari del Festival che portano avanti questo impegno con grande merito e dedizione, per la prima volta ci saremo anche noi di Verona Network. La redazione di Pantheon è stata scelta dagli organizzatori, per il 2017, come media partner ufficiale della manifestazione. Assieme allo staff Comunicazione del Tocatì, per mezzo di interviste, videoclip, dirette sui social, incontri con ospiti speciali, ci impegneremo per amplificare ulteriormente il vero messaggio che ci vede tutti quanti uniti contro la paura, contro la solitudine. Il sogno a cui non vogliamo assolutamente rinunciare è quello di una Verona città aperta. Non ora. Non per il volere di pochi.

foto di Anna Mainenti


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Registrazione Tribunale di Verona n.1792 del 5/4/2008 - Numero chiuso in redazione il 06/09/2017

INDICE 6 10 18 22 24 28 32 34 38 48 50 54 60

IN COPERTINA Preben Elkjær Larsen, il “cavallo pazzo” di ieri IN PRIMO PIANO Sicurezza, se la città si blinda IL PERSONAGGIO Michele Croce: “E ora, mettetemi alla prova” A TU PER TU La rivoluzione della Diocesi con Mons. Bonetti TOCATì Il gioco (serio) della relazione KIDSUNIVERSITY Nessuno fermi la curiosità MUSICA Il settembre di Five Points FOTOGRAFIA PAZAR 33, ritratti della nuova Veronetta SOLIDARIETÀ Abbattere le barriere a colpi di ciak HELLAS Diego Alverà e 114 anni di epopea gialloblù PERSONE Giorgia Biondiani, tra nuoto ed eleganza LIBRI Roberta Tosi e quel fantasy che cura la banalità MODA Il fashion sospeso di Federica Mora

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PILLOLE DI

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ANGOLO PET

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Bellezza al Naturale

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IN CUCINA CON NICOLE

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STORIE DI STORIA

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L'oroscopo alla nostra maniera

MAMMA

il calenda r io di settem b r e a pag 7 6

ERRORI DA SEGNALARE? REDAZIONE@GIORNALEPANTHEON.IT

Direttore responsabile

M at t e o S c o l a r i

D I R E Z I O N E E D I T O R I A L E M i r ya m S c a n d o l a

Redazione e Collaboratori

R e d a z i o n e M at t e o S c o l a r i , M i r ya m S c a n d o l a , F l av i o B r u t t i MARCO MENINI, SARAH SALGARELLI H a n n o c o l l a b o r at o a l n u m e r o d i S E T T E M B R E 2 0 1 7 SARA AVESANI, CARLO BATTISTELLA, VALENTINA BAZZANI, Matteo Bellamoli, Marta Bicego, CHIARA BONI, CLAUDIA BUCCOLA, michela canteri, Giorgia Castagna, federica lavarini, Marco Nicolis, Erika Prandi, Nicole Scevaroli, Alessandra Scolari, Ingrid Sommacampagna, paola spolon, Giovanna Tondini, MARCO ZANONI, giulia zampieri, Mattia Zuanni. C o p e r t i n a F l av i o B r u t t i P r o g e t t o g r a f i c o F l av i o B r u t t i S o c i e tà e d i t r i c e I n f o Va l S . r . l . R e d a z i o n e V i a T o r r i c e l l i , 3 7 ( Z A I -V e r o n a ) - P. I va : 0 3 7 5 5 4 6 0 2 3 9 - t e l . 0 4 5 . 8 6 5 0 7 4 6 - fa x . 0 4 5 . 8 7 6 2 6 0 1 m a i l : r e d a z i o n e @ g i o r n a l e pa n t h e o n . i t - w e b : w w w.V E R O N A - PA N T H E O N .C O M - Fa c e b o o k : / Pa n t h e o n - T w i t t e r : @ pa n t h e o n v r ufficio commercialE: 045 8650746 STAMPATO DA: Rotopress International srl - Via Brecce – 60025 Loreto (AN) - Tel. 071 974751 Via E. Mattei, 106 – 40138 Bologna – Tel. 051 4592111

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IN COPERTINA Preben Elkjær

«CARO HELLAS

CI VOGLIONO CUORE E GAMBE» Idolo della tifoseria gialloblù, tra i protagonisti indiscussi dello storico Scudetto del 1984/1985 e degli anni del Verona di Osvaldo Bagnoli. L’ex attaccante danese, che l’11 settembre compirà sessant’anni, ricorda quelle splendide annate in un’intervista in cui traspare ancora intatto l’amore nei confronti dell’Hellas. di Matteo Scolari

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o raggiungiamo telefonicamente una mattina di fine agosto. A sorpresa, in Danimarca. Ci risponde con un “Halo?”. Sente che siamo italiani, anche se ci presentiamo in inglese. Risponde con un “sì” e capiamo che ci ha riconosciuti. È lei Preben? Sì, sono io. Ma ha una voce così giovanile! Ma io sono giovane! Tra qualche giorno arriveranno i suoi primi sessant’anni. È felice? No! Vorrei averne 35 o 40. Ma adesso è così eh! A Verona lei è un’istituzione, c’è chi ancora la vorrebbe “sindaco”. E pensare che era stata sua moglie a convincerla ad accettare la sfida gialloblu. Non è vero? No, no, no. È stata una decisione di entrambi. Abbiamo parlato, volevamo andare via dal Belgio (proveniva dalla squadra belga dello Sporting Lokeren, ndr). Abbiamo scelto in comune. È noto che a sua moglie piaccia il Lago di Garda. Sì, quando siamo arrivati a Verona lei è andata a vedere le case in cui avremmo potuto vivere e quando ha visto il lago ha detto subito: “dai, sì, qui staremo bene”. Lo storico Scudetto poi le partite in Coppa Campioni. Sa che anche i ragazzini più giovani sanno tutto di quelle annate meravigliose? Anche se sono passati tanti anni. Dietro a questo attaccamento c’è soltanto la vittoria straordinaria di un campionato, o c’è di più? Perché anche i giovani tifosi vi portano nel cuore: lei, mister Bagnoli, i suoi compagni? Ovviamente lo Scudetto conta tantissimo, però penso che in questa squadra c’erano personaggi molto intelligenti che anche dopo il calcio hanno capito che con lo Scudetto, con l’amore che abbiamo ricevuto

L'esultanza di Elkjaer e compagni dopo il goal senza scarpa contro la Juventus

dalla città, avremmo dovuto restituire qualcosa indietro. Penso che quella squadra abbia fatto questo e lo stia facendo anche oggi. Cavallo pazzo o cenerentolo: qual è il soprannome che le piace di più? Bello! (ride, ndr). Bello? Sì, bello. (ride, ndr). 14 ottobre 1984: quella cavalcata sulla fascia contro la Juve e il gol senza scarpa: è storia del calcio, lo sa? Sì, lo so. È stata anche una cosa particolare eh! E poi contro la Juventus è sempre bello. Nel 1985 mancò il Pallone d’oro di un soffio, secondo dietro soltanto a Michel Platini. Dispiaciuto? Sì, sì. Ovviamente! È meglio vincere, no? Tutto sommato sono molto contento di quello che ho fatto. In quel momento pensava di meritarselo? Quell’anno lì, sì. Per noi l’ha vinto quel Pallone, sa? Ho giocato la qualificazione per il Mondiale nel 1984/1985. E anche lì sono stato bravo. Anche in Nazionale, non solo a Verona. Ma sai, il premio è francese...allora è difficile (ride, ndr). Lei ha dichiarato: “Quando hai modo di conoscere ed apprezzare chi soffre con te alla domenica e partecipa alle tue gioie e ai tuoi dolori pur non essendo in campo, ti ci affezioni. Almeno io sono fatto così. E per questo motivo, per rispetto nei confronti di chi mi ha amato e osannato fino ad invocarmi come sindaco di Verona, non ho accettato di vestire altre maglie di società italiane. Il loro rispetto meritava il mio rispetto...”. Secondo lei esistono

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IN COPERTINA Preben Elkjær

Elkjaer in azione con la nazionale danese

ancora calciatori con questa coerenza e questa sensibilità? Non penso, pochissimi. Ma erano altri tempi. Forse c’è qualcuno, ma, oggi come oggi, i colori, l’affetto di una città non contano molto. Non come una volta. Forse Francesco Totti è stato uno degli ultimi? Sì, sì, uno degli ultimi. Giusto! Il calcio moderno le piace? Lei che fa anche il commentatore televisivo? Oggi le grandi squadre comprano tutto. Ci sono 10 o 12 squadre che sono molto più forti delle altre. Questo è il calcio moderno: soldi, marketing. Il calcio non è più vicino alla gente, è più lontano, è più “stellare”...aerei privati, lusso. Il maxi trasferimento Neymar per 220 milioni di euro al PSG? Conseguenza di quello che mi sta dicendo? È così. È marketing, è soldi, è politica, molto più di una volta. Ma il calcio è sempre bello. Non si può rovinare il calcio, il calcio è troppo forte come sport.

squadre che ti danno sensazioni particolari: il Real Madrid e il Barcellona perché sono belle da vedere…la Juventus non è bella da vedere, però devo vedere la Juventus eh! (ride, ndr). Il Verona è tornato in Serie A. Ha seguito il caso Cassano? Sì, sì, però non ho capito bene cos’è successo. Ho visto che è arrivato e dopo un paio di giorni non c’era più. Ma la storia non la so. Io ho sempre detto che un giocatore come lui non serve all’Hellas. Per me non serve un giocatore che non ha giocato negli ultimi anni. Meglio avere giovani che hanno fame, che hanno voglia di farsi vedere. Specialmente per una squadra che è appena arrivata in Serie A, che è lì per salvarsi. Ci vogliono cuore e gambe.

C’è spazio per i fantasisti in un calcio sempre più “fisico”? I più grandi giocatori sono ancora individualisti: Neymar, Messi, Ronaldo. C’è ancora spazio. Devi essere bravo, ma c’è ancora spazio.

Ci vogliono cuore e gambe anche per trovare un equilibrio per questa squadra che negli ultimi anni non ha trovato continuità in Serie A, come invece è successo al Chievo. Come mai il Verona non ci riesce? È difficile dare una risposta. Se avessi la soluzione , chiamerei subito il presidente dell’Hellas, però non so come si fa. Dipende anche dai soldi. Sai, quando arrivi dalla Serie C, non è mica facile. Ci vogliono anni per essere competitivi. Per questo è importante che non vadano giù quest’anno.

Chi le piace, chi le dà emozioni? A me interessano quelli più bravi e poi ci sono delle squadre che mi interessano. Il Verona lo guardo ogni settimana se ne ho la possibilità. Poi ci sono

Tornando al passato: aveva qualche giocatore di riferimento, al quale si ispirava? Johan Cruijff. Aveva sette o otto anni più di me. È stato un grandissimo giocatore.


9 Il Verona dello Scudetto 1984-85 © New Art Photo

Tra i grandi, assieme a Maradona, Pelè, Ronaldo... Ronaldo? Luís Nazário de Lima... Ah, sì, quel Ronaldo... Cosa sarebbe diventato Preben se non avesse fatto il calciatore? È impossibile dirlo. Io non lo so perché ho iniziato a giocare quando avevo cinque o sei anni e non ho mai pensato ad altre cose. La mia vita è stata il calcio. Anche oggi, il mio la-

voro è il calcio. Non ho mai pensato ad altro. Ha ancora un sogno nel cassetto? Sì, ce l’ho. Ci sono cose da vedere, gente da scoprire...mamma mia...tante cose. Io non sono ancora entrato in Vaticano. Sono stato 50 volte a Roma e a San Pietro, però ad entrare non sono riuscito. Questo è ancora un sogno. Bisogna mandare un messaggio a Papa Francesco! Sì, però, come si fa? Ce l’hai il numero? (ride, ndr).

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PRIMO PIANO Il nuovo volto della città

TR A PI AN O AN T I- IS IS E P ROT EZI ON I G E N TIL I

miryam.scandola@verona-pantheon.com @miryamscandola

di Miryam Scandola

Se ne sono scritti di paragrafi più o meno votati alla retorica, prontuari di come si vive in un presente ipotecato allo spettro del terrorismo. Si parte con piccoli gesti pratici quanto simbolici come quei new jersey che perimetrano piazza Bra e che, in futuro, lasceranno il posto a soluzioni meno invasive. È nato persino un dibattito cittadino sul tema, perché l’estetica non venga immolata all’altare della sicurezza. Tra colori e rivestimenti si arriverà a delle «protezioni gentili». Sparirà, dunque, il grigiore di quel cemento necessario. Svanirà anche la sensazione di essere in bilico, alla mercé della violenza decisa dal delirio di alcuni?


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’ALTRO GIORNO una bambina camminava per mano alla mamma sul Liston. Le è scivolato per terra un giocattolo. Un militare, di sfuggita, l'ha raccolto. Poteva essere uno scatto di un fotografo in giro per il mondo, magari, in qualche luogo dove uomini in perenne divisa e bambini si spartiscono la normalità. Invece siamo a pochi metri dall'Arena. «Rispetto a piazza Bra, alla luce dei recenti e purtroppo continui episodi di terrorismo, si è fatta una scelta che risponde alle norme antiterrorismo imposte dal Governo per la sicurezza dei siti sensibili. E piazza Bra indubbiamente lo è» ha ripetuto spesso il sindaco Federico Sbo-

arina, nelle ultime settimane. Perché quell'orrore che ha interrotto le sue e le nostre vacanze potrebbe fare di più e non limitarsi solo a colpire le coscienze per il quarto d'ora di una riflessione. Ora nove piloni in new jersey stanno lì, sotto pioggia e sole. Li toglieranno forse a ottobre, e intanto, ogni giorno, ci costringono a misurarci con l'eternità o con la sua assenza. Da Nizza a Barcellona sono sempre gli stessi i luoghi prediletti dalla smania feroce del terrorismo che scaglia camion addosso a coppie e a famiglie con passeggini. «I viali e i ponti delle metropoli occidentali rappresentano gli spazi pubblici dove le società aperte si


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PRIMO PIANO Il nuovo volto della città

esprimono» si leggeva nell'editoriale di un quotidiano tedesco, il giorno dopo la tragedia della Rambla. Una necessità di espressione che può essere silenziata per qualche momento ma non soffocata: un'ora dopo la gente è tornata a percorrere la strada insanguinata, perché «la barbara e stupida strategia degli assassini si scontra con la resilienza delle democrazie», scriveva un altro giornale, questa volta francese. «Faremo di tutto per garantire la sicurezza, sia ai veronesi che ai turisti e se questo vorrà dire rinunciare a un po’ di libertà personale, pazienza...». Erano queste le parole del prefetto di Verona, Salvatore Mulas, ad aprile, quando ancora si era al debutto del carosello di eventi, serate, concerti. Controlli in piazza, artificieri nell'anfiteatro, agenti dell'Uopi un po' dappertutto. Poi lo strazio spagnolo e i piani di sicurezza hanno preso un tono più deciso. AFFRETTATI PRESIDI di polizia e militari. Camionette che lanciano sguardi alla vita che scorre sui sanpietrini di piazza Bra. «Stabilire i criteri per garantire la sicurezza dei luoghi sensibili della città e creare un tavolo di coordinamento tra Comune, Prefettura e forze dell’ordine per contrastare fenomeni di degrado e microcriminalità presenti in alcune zone del territorio» questi i temi su cui lavorano, nelle ultime settimane,

tutti i componenti del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Tenendo sempre a mente che,come precisa il sindaco, «la città non è blindata e deve continuare ad essere vissuta». Detto, fatto tra il concerto di Morricone, il Festival Show e via discorrendo. A breve il Tocatì, con le sue quasi 250 mila persone attese, ribadirà che, semplicemente, andare avanti non è una sfida di parole, ma una questione di fatti. Certo, tutto è stato progettato, controllato e riprogettato a puntino. Anche perché secondo Thomas Hegghammer, esperto di jihadismo e studioso al Norwegian Defence Research Establishment di Kjeller (Norvegia) l'attività jihadista in Europa non è affatto in declino. Stando all'ultima relazione annuale presentata dall'intelligence italiana al Parlamento (si riferisce al 2015) il terrorismo che potrebbe colpire nel nostro Paese è quello “homegrown”, scollegato dalle grandi reti internazionali e dalle moschee ma allevato su internet. Un'intricata medusa dalle mille teste che, di certo, non potrà essere fermata nell'immediato. Barricarci nel silenzio e seppellire il nostro tempo migliore non ci regalerà nessuna, per quanto meritata, tranquillità. Anche con questa consapevolezza le finestre bisogna riaprirle. Perché si vince così l'insolenza del terrore che decide le nostre mete e che ci fa camminare ai lati delle piazze, nei corridoi secondari della vita.


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UNA NUOVA INIZIATIVA IMMOBILIARE NELLA PRIMA VALPANTENA

“Profumo delle Colline” a Quinto in Via Ponte Basazenoci Proprietà: Bruno Venturi S.p.A. - Direttore commerciale: Nicola Scappini - Responsabile Vendita: Mariarosa Gonzi

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n Valpantena c’è una nuova iniziativa immobiliare, si chiama Profumo delle colline e si trova a Quinto. Materiali e tecnologie all’avanguardia e cura dei particolari ne fanno una costruzione unica nella zona. Per chi non la conosce già, scopriamola attraverso questa intervista. Prima di tutto dove si trova questa nuova iniziativa? NICOLA SCAPPINI: non appena si entra a Quinto, venendo da Verona percorrendo la strada principale, Via Valpantena, si oltrepassa la piccola rotonda e si gira a destra all’angolo con la Biblioteca Comunale. In fondo a Via Ponte di Veja si incrocia VIA PONTE BASAZENOCI dove si trovano le nuove palazzine, adiacenti il nuovo parco giochi. La viabilità da Poiano a Quinto si sta trasformando, con nuove rotonde e strade più scorrevoli, che faciliteranno gli spostamenti dei residenti e non solo. “Profumo delle Colline”: perché questo nome? BRUNO VENTURI: è stata una sensazione immediata, quando ho visto per la prima volta questa lottizzazione. Tutto intorno si vedono le nostre colline veronesi. Nella vallata, soffia sempre una leggera brezza, piacevole e rinfrescante. Ho avuto una sensazione di tranquillità, di pace e a soli pochi minuti dal centro della città. Mi è piaciuta subito! Come è costituita la Lottizzazione “Profumo delle Colline”? MARIAROSA GONZI: le prime realizzazioni riguar-

dano le opere di urbanizzazione, ovvero i parcheggi, le sistemazioni delle strade e un parco giochi piantumato ed attrezzato; in seguito verranno costruite cinque palazzine con caratteristiche simili tra loro, una delle quali, il Lotto 2, è quasi terminata e andrà in consegna entro il prossimo Autunno. Tutte saranno realizzate in classe energetica elevata, a cominciare dalla prima in classe “A3” e avranno finiture di alto livello con dettagli molto curati. Qualche cenno di finiture e dettagli molto curati? M.G.: ogni appartamento è dotato di riscaldamento a pavimento, che consente un notevole benessere ambientale. L’aria condizionata autonoma è canalizzata con bocchette in ogni stanza e già installata in ogni appartamento; le finestrature sono molto ampie, luminose e dotate di doppio vetro con gas interno e hanno tutte le zanzariere già montate; dove è stato possibile sono già presenti porte scor-


revoli per salvaguardare lo spazio; ogni appartamento ha uno spazio esterno abitabile, giardino o terrazzo. Che caratteristiche hanno le Palazzine in costruzione rispetto alle altre costruzioni esistenti a Quinto? M.G.: a Quinto questo è l’unico intervento nuovo di una certa importanza. Di conseguenza il confronto è con abitazioni edificate da qualche anno con Prestazioni Energetiche molto più basse delle costruzioni moderne. In particolare le palazzine di “Profumo delle Colline”, hanno un isolamento termico ad altissime prestazioni su murature perimetrali, tetto e superfici. L’irraggiamento solare diventa quindi sufficiente per garantire l’equilibrio termico durante la stagione fredda. La classe “A3” è considerata il

non plus ultra del risparmio energetico e della vivibilità generale all’interno dell’abitazione. Tradotto economicamente, per un appartamento indipendente di circa 120 metri quadri, spenderemo meno di 120 euro, quando, per un appartamento tradizionale, si spendono circa 1000 euro. Perché un cliente che cerca casa dovrebbe acquistare al “Profumo delle Colline”? N.S.: l’acquisto della propria casa deve soddisfare un elenco di priorità. Tra le più importanti ci sono la posizione, la tranquillità, la qualità della costruzione. Queste tre caratteristiche vengono soddisfatte a pieno. Abbiamo una posizione strategica, poiché siamo nel centro di Quinto, a piedi, infatti, si arriva in tutti i negozi e servizi del posto; siamo a 15 minuti dalla città, a pochi minuti dai Lessini, a 5 minuti dalla Tangenziale e, allo stesso tempo, circondati dal verde e dalle colline. La tranquillità è garantita

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Santa maria in Stelle

dalla densità abitativa della zona e dalla tipologia costruttiva. La qualità della costruzione, come descritta in precedenza, è di alto livello, dagli impianti agli isolamenti. E cosa si può dire del prezzo? N.S.: come tutte le cose belle, anche la casa, se è costruita bene, con materiali di qualità, ha dei costi. La scelta di costruire in classe A3, in una zona dove non c’è altro di simile, può creare una certa distanza dai prezzi dell’usato, ma ciò è giustificato dalla qualità e viene ammortizzato nel tempo dai bassi costi di gestione e dalla non necessaria manutenzione. Chi acquista presso il “Profumo delle Colline”, inoltre, non deve aggiungere altre spese per l’aria condizionata, per le porte scorrevoli, per le aperture a vasistas, per le zanzariere: c’è già tutto. Sono stati realizzati iso-

lamenti con cappotto esterno ed è stato utilizzato un pacchetto isolante di alta resa per isolare le varie unità abitative anche dai rumori. Ogni singolo aspetto tecnico-progettuale è stato studiato nei particolari dagli Architetti Roberto Grapulin, Sebastiano Dalbon con l’Ing. Marco Giaracuni e realizzato al meglio dall’impresa Costruzioni Ruffo. Chi acquista uno di questi appartamenti acquista un prodotto di alto livello, che per anni sarà sempre all’avanguardia. Che tipologie di appartamento verranno realizzate? M.G.: nel Lotto 2 abbiamo ancora disponibili dei bilocali, un paio di bicamere per piccoli nuclei famigliari e l’ultimo appartamento grande con 3 camere oltre a soggiorno, cucina, sala da pranzo e servizi. Ogni appartamento è dotato di garage, singolo o doppio. Ma, chi non trovasse l’appartamento che desidera tra quelli pronti, può prenotarlo e personalizzarlo nel prossimo lotto che a breve verrà realizzato. Tutte le mattine è operativo un Ufficio Vendita dove si possono esaminare finiture e progetti, oltre a visitare le unità disponibili. Vi aspettiamo.

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Poiano Direzione Verona


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VERONA NETWORK

TUTTO PRONTO P E R L A N U O VA S TA G I O N E

di Redazione

Dalla media partnership con il Festival Internazionale dei Giochi in Strada Tocatì, all’appuntamento con l’evento “Salute e Benessere” previsto dal calendario della Carta di Verona. Il “network dei veronesi protagonisti” è pronto per la nuova stagione, in attesa delle grandi novità di ottobre.

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NIZIA IN MANIERA DAVVERO SCOPPIETTANTE la nuova stagione di Verona Network, la rete dei veronesi protagonisti: dopo una breve pausa estiva e dopo l’ultimo evento dedicato all’arte e alla cultura dello scorso 20 luglio nella sede dell’Accademia di Belle Arti di Verona, arriva in questo mese di settembre la prestigiosa media partnership con il Festival Internazionale dei Giochi in Strada Tocatì. Dal 14 al 17 di questo mese, tra le piazze e le vie della città, ci sarà anche Verona Network, con il suo carico di entusiasmo, con uno spazio fisico dedicato e con i suoi canali di comunicazione professionali che faranno conoscere a migliaia di persone l’essenza vera di un evento, giunto alla sua 15esima edizione, che ha come obiettivo principale quello di creare un autentico senso di comunità. Video clip, dirette sui canali social, interviste ai protagonisti della manifestazione, a partire proprio dalle centinaia di volontari che mettono a disposizione il loro tempo, gratuitamente, per il bene di Verona. E poi ai tanti ospiti nazionali e internazionali che giungeranno nella città sca-

VER NA

NETWORK

ligera per assistere a uno spettacolo unico al mondo. Verona Network a fianco del Tocatì, dunque, e non sarà l’unica novità della stagione 2017-2018. Il 21 settembre ritorna l’appuntamento con gli eventi previsti dalla Carta di Verona, l’eredità immateriale firmata ad Expo nel 2015 dagli oltre 60 soci istituzionali del network per instaurare e portare avanti un dialogo costruttivo per la città. Alle ore 18, nella sede dell’Ordine degli Ingegneri di Verona, in via Santa Teresa 12, si parlerà di salute e benessere, non solo fisico, ma anche mentale. Ospiti qualificati faranno una panoramica del settore e, durante il convegno, verranno presentate alcune storie di persone che con le loro esperienze personali o professionali stanno lasciando un segno positivo. Tutto questo in attesa di ottobre. Un mese che vedrà il lancio ufficiale di un nuovo importante palinsesto televisivo e multimediale che accompagnerà la voglia delle persone di sentirsi parte di una grande comunità, quella dei “veronesi protagonisti”.

PANTHEON VERONA NETWORK

VERONA NETWORK


VER NA

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N E T W O R K

e

SALUTE BENESSERE LE RISPOSTE DI VERONA A D U N A S O C I E TÀ C H E C A M B I A

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IL PERSONAGGIO Michele Croce

« E OR A , ME T T E T E M I A L L A P R OVA» Da outsider per la corsa a Palazzo Barbieri dello scorso giugno, a presidente, oggi, dell’azienda partecipata più importante della città: l’AGSM. L’ascesa dell’avvocato Croce tra chi lo ha sempre sostenuto e chi ancora nutre dubbi e perplessità nei suoi confronti. di Matteo Scolari

Michele Croce, neo presidente di AGSM

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vvocato Croce, iniziamo dal 2012, anno in cui decise di fondare Verona Pulita e di dare il là a una nuova proposta politica per Verona. Quali furono le motivazioni principali che la spinsero verso questa strada? Tutto nacque dalla mia esperienza personale. Anche il nome: Verona Pulita. Mi riferisco alla mia vicenda in AGEC del 2012. Quei tre mesi di presidenza, prima nominato dall’allora sindaco Flavio Tosi e poi allontanato con lo “stratagemma” dei mobili per l’ufficio. Accuse infondate visto che poi la Corte dei Conti ha dichiarato che non ci fu alcuna spesa inutile e ha condannato il Comune a risarcirmi i danni. Quella vicenda personale di ingiustizia, poi accertata nel corso degli anni anche dal Tar e dal Tribunale penale con le condanne ai dirigenti di Agec, ha dato luogo a due considerazioni: la prima è che il modello in cui avevo creduto non era effettivamente tale, potremmo parlare piuttosto di un vero e proprio “sistema” Verona; la seconda era il desiderio di voler raccogliere attorno a me,

e a un movimento civico, quei cittadini esausti e insofferenti nei confronti di quel sistema politico. La sua battaglia personale, come ha appena sottolineato, nacque per smantellare un presunto “sistema”. Ora che Tosi non c’è più, ha ancora senso la sua proposta politica? Continuerà a vigilare sul Comune anche se ora ha un ruolo istituzionale nella partecipata più importante? Verona Pulita è nato come movimento di protesta ed è maturato nella proposta. È stato il primo movimento a candidarsi alle amministrative, a presentare un candidato sindaco, il primo a stampare un libro-manifesto (La rivoluzione dei veronesi, ndr), il primo a rielaborare un programma. Oggi si trova, per una scelta fatta al ballottaggio, a supportare Federico Sboarina innestando i valori di legalità, trasparenza, anticorruzione e competenza e cercando di farli diventare preminenti. Non le nascondo che è un compito durissimo poiché un conto è fare opposizione, un altro è costruire.


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Perché tra la rosa degli assessori non vediamo il nome di Michele Croce? Avrei potuto entrare in Giunta ed essere assessore. Ora avrei un ruolo politico di rilievo e uno stipendio molto più importante di quello attuale in AGSM, che è di poco inferiore ai 40mila euro annui. Probabilmente avrei anche più tempo per la mia attività professionale. Tuttavia il nostro gruppo di Verona Pulita ha fatto diverse valutazioni, ci siamo chiesti: “chi mettiamo a fare l’assessore alla legalità, all’anticorruzione, agli affari legali?”. Tutti abbiamo convenuto nel scegliere la persona di Verona Pulita che ha il curriculum migliore, ovvero l’ex magistrato onorario, capo dei giudici di pace di Verona, Edi Maria Neri. Non è stata neppure candidata alle amministrative, non ha portato voti, non ha portato soldi né amicizie, ma competenze. E il nome del consigliere? Così come abbiamo scelto il nome dell’assessore, così abbiamo fatto per il nome del consigliere. Abbiamo soltanto un posto in consiglio, non quattro o cinque. Avrei potuto essere io, la prima dei non eletti o il secondo. Ognuno ha dato la propria disponibilità, ma insieme eravamo concordi sul fatto che il dott. Gianmarco Padovani, arrivato terzo, fosse quello più adatto, per diversi motivi, ad assumersi questo compito. Perché lei ha rinunciato? Vede, in Verona Pulita non ci sono correnti o correntine, c’è un metodo che è quello contrassegnato dalla capacità e dalla competenza: insieme valutiamo i profili e li proponiamo secondo le esigenze. Io vi ho rinunciato sapendo che avrei potuto dare un contributo positivo nelle partecipate. A proposito di partecipate, lei ad AGSM e Niccolai ad AGEC. Anche qui lo stesso criterio, quello del merito?

Io ho messo a disposizione la mia dote, fatta di pulizia e legalità, e Federico Sboarina l’ha ritenuta preziosa, affidandomi l’Ente più importante. Per la vicepresidenza di Verona Mercato ho indicato Diego Begalli: stiamo parlando di un professore universitario che con il suo lavoro e i suoi studi in economia agraria ha portato l’università di Verona tra le eccellenze di questo settore. Lo stesso ingegner Roberto Niccolai, presidente di AGEC, è un manager di livello nazionale, basta vedere il suo curriculum. Stiamo parlando di persone competenti. Per quanto riguarda lei, quali competenze pensa di poter mettere a disposizione di AGSM? Trasparenza intanto. Sembrerà strano, ma nessuno, fino a qualche giorno fa, sapeva nulla del “fascicolo” Albania. Cosa ci fosse dietro a quella holding con sede a Tirana partecipata al 75% da AGSM e al 25% da AMIA, chi fossero gli amministratori, quali società fossero ad essa collegata... tutto segreto. La cosa veniva gestita personalmente. Io introdurrò il sistema collegiale: tutti sapranno tutto, il socio Comune saprà tutto. Quotidiano L’Arena del 1 febbraio 2016: «Non faremo accordi con nessuno perché nessuno può promettere di eliminare 90 poltrone facendo risparmiare 170 milioni in cinque anni». Con la scelta di schierarsi con Sboarina non pensa di aver tradito, o semplicemente disatteso, le speranze di chi l’ha sostenuto in prima battuta? No. Io e Verona Pulita avremmo voluto che Michele Croce diventasse sindaco. I cittadini hanno fatto un’altra scelta. Al ballottaggio ci siamo trovati di fronte a due candidati, uno, Patrizia Bisinella, che era l’esatta prosecuzione del sistema Tosi, l’altro, Federico Sboarina, di centrodestra. A quel punto avremmo potuto astenerci, ma di


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IL PERSONAGGIO Michele Croce

fronte al pericolo che il “sistema” si perpetuasse, abbiamo preferito, all’unanimità, sostenere chi vi si opponeva in modo netto. In cambio abbiamo ottenuto la garanzia da parte del nuovo sindaco di avere un assessore che funga anche da presidio di legalità e che possa aprire tutti i cassetti comunali. Se al ballottaggio fossero andati Sboarina e Orietta Salemi del PD, probabilmente non ci saremmo schierati con nessuno dei due. Nel suo libro-manifesto del 2015, La rivoluzione dei Veronesi, fa una promessa: «Eliminerò i consigli di amministrazione delle partecipate per sostituirli con un amministratore unico applicando l’art. 4, co. 5 del D.L. 95/2012». È ancora convinto di questo? Quei principi di taglio a cui si riferisce non potrò applicarli a 360 gradi perché non sono io il sindaco purtroppo, ma sono il presidente di AGSM, ovvero l’azienda che ha più partecipate di tutta la galassia e degli Enti del Comune. AGSM ha il 100% di AMIA (quest’ultima ha la maggioranza di Serit e Transeco, ndr), di AGSM Energia, di Megareti, di AGSM Lighting, poi abbiamo la controllata in Albania… Mettetemi alla prova, vedremo negli anni prossimi, vedremo nei mesi prossimi, quanti enti, quanti consigli di amministrazione taglierò. Ci sarà coerenza? Lo vedremo se applicherò i principi dal posto di comando in cui mi trovo. Ora che gli scenari politici sono cambiati, cosa auspica per Verona? Cosa si aspetta dalla nuova

amministrazione e dal sindaco Sboarina? Sboarina ha dichiarato apertamente la volontà di applicare i nostri principi. Nella formazione della Giunta ha dimostrato di aver rispettato la parola. Ci aspettiamo un periodo di assestamento che fa rima con conoscenza e approfondimento. Dobbiamo capire cosa c’è, proprio per questa opacità che c’è stata fino ad oggi. Serve tempo per studiare le carte. Dall’anno prossimo inizieremo con lo sviluppo, con la razionalizzazione e con la trasparenza. I veronesi ci giudicheranno sempre sui fatti. Cosa si aspetta da se stesso? Innanzitutto sono onorato e responsabilizzato da questo incarico di presidente di AGSM. Io cercherò di fare di tutto per lasciare un segno positivo, fra tre anni, quando scadrà il mio mandato in questa società. Maggiori garanzie per i lavoratori, efficienza dei servizi per i veronesi. Mi piacerebbe essere ricordato come l’avvocato Michele Croce che da pulitore è diventato un pulitore costruttore. Si sente di dover ringraziare qualcuno? La mia futura moglie, Francesca, che ha sempre creduto in me, e i miei genitori. In particolare mio papà, cieco, invalido al 100%, che è stato tirato in ballo per attacchi di bassissimo livello durante la campagna elettorale, come presunto falso invalido dai dei soggetti che non riesco nemmeno a nominare. Di questo mio padre ha sofferto molto.


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A TU PER TU Mons. Alessandro Bonetti

N U O V E C O M U N I TÀ ,

IN CUI RESPIRARE CRISTO

di Matteo Scolari

Al via il prossimo ottobre la riforma preannunciata il 3 giugno scorso dal Vescovo Zenti. Dal modello tradizionale delle parrocchie, al modello nuovo delle Unità Pastorali. Ognuna di queste avrà almeno quattro o cinque preti – collaborativi tra loro - che si faranno carico, spiritualmente, di tutte le comunità parrocchiali di un determinato territorio della provincia di Verona. Ne abbiamo parlato con mons. Bonetti, vicario per la Pastorale.

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on Bonetti, nel giugno scorso nella Basilica di Sant’Anastasia il nostro Vescovo, Giuseppe Zenti, ha aperto ufficialmente il “cantiere” delle Unità Pastorali. Si tratta di una vera e propria rivoluzione rispetto al passato e rispetto al concetto tradizionale e storico di parrocchia. Ci può spiegare in cosa consiste e perché si rende necessario questo intervento anche a Verona? È l’ultimo atto di un processo iniziato circa 2000 anni fa. La Chiesa, sin dall’inizio, si è confrontata col mondo, su come stare nel mondo, con la coscienza di avere un messaggio, un annuncio sempre valido, ma ben sapendo che le modalità di proporlo possono e devono variare. Ora è il momento delle Unità Pastorali, non per risparmiare sacerdoti, ma per creare comunità significative che sappiano andare oltre i “campanili” - e non ho scelto i termini a caso - sentendosi sempre di più parte di una realtà più ampia che cammina verso un orizzonte pastorale comune. Se vogliamo è l’esempio concreto di una chiesa in uscita che vede un ruolo sempre più attivo dei laici accanto ai consacrati per costruire insieme la comunità. Con questo “riassetto” immaginiamo si voglia rinvigorire il ruolo della Chiesa anche nei paesi, nelle comunità locali. La Chiesa come punto di riferimento importante, come lo è stato per molte generazioni passate. I primi a beneficiarne chi sono, i giovani forse? Sinceramente credo che ne beneficeranno un po’ tutti. La Chiesa ha un annuncio da fare, un annuncio bellissimo, importante, così importante che moltissimi hanno dato la vita per questo. Questo annuncio è il Vangelo, è Gesù Cristo, la sua bellezza, la sua forza, il suo amore. Non è la Chiesa il punto di riferimento importante, ma quel Gesù Cristo annunciato dalla Chiesa. Gesù è il cardine su cui tutto

Mons. Alessandro Bonetti

ruota e allora tutti ne beneficeranno perché l’obiettivo non è dare dei servizi in maniera più capillare possibile in modo che tutti possano usufruirne, un po’ come se mettessimo dei distributori automatici di eucarestie per strada, ma creare delle comunità significative dove si respira e si vive Cristo. Chi arriva da fuori può accorgersi che lì c’è qualcosa di diverso. Quali sono, secondo lei, le ansie, le paure, ma anche i desideri dei ragazzi che in un epoca dominata dal digitale, sembrano essere più soli, più isolati? Hanno bisogno di aiuto o vanno solo compresi? Credo, in base a quello che sento e vedo intorno a me, che il problema oggi sia una profonda solitudine e una mancanza di relazioni vere, umane. In un’era in cui tutto è interconnesso, in cui sui social network si hanno centinaia, se non migliaia di “amici”, in cui esistono App sui nostri telefoni per trovare amici, intessere nuove relazioni, nuovi


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Il cardinal Scola, in una sua affermazione, ha dichiarato che l’oratorio, come luogo di formazione, è venuto meno nel corso degli anni. Da qui la necessità di ripristinare un ambiente in cui si possano condividere valori, sentimenti, esperienze. Possono esistere oratori 2.0 o 3.0, diciamo così, di seconda o terza generazione? No, dobbiamo ricordarci quello che Paolo VI aveva detto nella Evangelii Nuntiandi: “La Chiesa esiste per evangelizzare”. Il primo passo è annunciare il Vangelo, Gesù e la buona novella, e per farlo è necessario costruire relazioni significative, non c’è un’altra strada, non è questione di condividere valori o di ripensare gli oratori. Il cristiano non è colui che ha dei valori, il cristiano è colui che ha incontrato Cristo il resto viene di conseguenza. Ai nostri ragazzi dobbiamo portare Cristo, ma questo può avvenire solo all’interno di una relazione vera, bella, importante. All’interno di una società sempre più multiculturale e multietnica, qual è l’invito che fa alle persone che incontra e che magari temono il cambiamento? Lo stesso che faceva Gesù e che riprendeva spesso San Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura”. Il cristianesimo è la religione dell’incontro, il cristiano può aver paura, ma non può lasciarsi vincere dalla paura, tantomeno dalla paura dell’altro.

Vicari della Diocesi di Verona, da sinistra: mons. Martino Signoretto; mons. Alessandro Bonetti; mons. Giuseppe Zenti, vescovo di Verona; mons. Callisto Barbolan; mons. Roberto Campostrini, vicario generale.

legami… è l’era in cui siamo più soli, perché questi rapporti sono tutti, o quasi, a misura di computer non di persona. Sono relazioni senza relazioni, svuotate di senso. Ti sembra di essere in relazione col mondo, ma poi arriva la sera e ti accorgi che non è vero, non sei in relazione con nessuno. Serve aiuto? Certo! Serve comprensione? Certo! Ma soprattutto serve un nuovo paradigma, che poi è sempre quello: Gesù. Lui era connesso con tutti: centurioni romani, farisei, scribi, poveri pescatori, giovani ricchi, donne con problemi di salute, uomini posseduti, samaritani… ma in che modo? Camminando, sempre, instancabilmente, guardando in faccia le persone, parlando direttamente con loro, ascoltandoli, abbracciandoli, mangiando con loro. Mostrando cioè che loro sono importanti, davvero, contano davvero. Di questo hanno bisogno i giovani, di qualcuno che dica e mostri loro quanto sono importanti, quanto valgono, per quello che sono, per come sono.

Come si trova la forza per coltivare la Fede? Di essere protagonisti di questo tempo? Di non essere “imbambolati”, come ha ripetuto Papa Francesco? La Fede nasce da un incontro. Alla base di tutto c’è la relazione con Gesù Cristo, una relazione forte, vera, come vorremo noi che fossero le nostre relazioni. Non puoi avere una relazione con qualcuno senza parlargli, senza raccontarti, senza ascoltarlo e per questo serve una vita di preghiera autentica. Poi la fede si vive e si coltiva insieme agli altri, in una comunità di fratelli. Infine la fede si apre al servizio degli altri, non è mai qualcosa che serve solo a te, per far star bene te. La fede cristiana è la relazione con Cristo che poi si riversa nelle tue relazioni con gli altri. Tutti questi passaggi sono conseguenti l’uno all’altro, non ne può esistere uno senza l’altro. Ha un sogno nel cassetto, per lei e per la sua città? Sogno una Chiesa che faccia sue le parole di Gesù e non abbia paura di essere in uscita, come sempre di più ci esorta a fare il nostro Papa e che, al contempo, sia capace di non perdere la propria identità.


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CULTURA Il Festival Internazionale dei Giochi in Strada

TOCATÌ,

IL GIOCO (SERIO) DELLA RELAZIONE

giovanna.tondini@verona-pantheon.com

di Giovanna Tondini

Dal 14 al 17 settembre la quindicesima edizione dedicata a tre temi in particolare: incontro, appartenenza e comunità.

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OMUNITÀ E LOTTA. Due pilastri della quindicesima edizione del Festival Internazionale di Giochi in Strada, il Tocatì. Due termini che sembrano contraddittori. Sembrano, perché a ben vedere veicolano significati complementari. Ciò significa che si può creare comunità, unione, nella lotta? «Il Tocatì crea comunità ludica e tradizionale tra chi viene a praticare il gioco o lo sport. Ma anche comunità tra i cittadini veronesi ed enti, istituzioni, che si trovano a lavorare per un unico festival” - spiega il presidente dell’Associazione Giochi Antichi, Giorgio Paolo Avigo - In sintesi, si crea una comunità di comunità, cioè la capacità di una città di farsi comunità per attrarre altre comunità». E LA LOTTA TRADIZIONALE? «La lotta è un confronto acceso. Un momento in cui le comunità si guardano. La violenza non c’è quasi mai. È un modo per dirimere le questioni, che altrimenti verrebbero risolte in maniera diversa».

Avigo ci riporta un esempio concreto: «La lotta tradizionale tirolese prevedeva un confronto che serviva per definire contrasti tra allevatori, nel caso, per esempio, di definizione dei confini. Come il duello, era un modo per lasciare la comunità protetta da scontri violenti». Anche lo scianco viene spesso additato come gioco pericoloso. «Ma non è insito nel gioco. Sta nei praticanti applicare quel minimo di attenzione per garantire la sicurezza». PER FESTEGGIARE i tre lustri, l’edizione 2017 assumerà un aspetto diverso dal consueto. Non ci sarà infatti un ospite d’onore, ma 20 Regioni europee, rappresentate da due giochi: la lotta tradizionale (12-13 squadre europee, rappresentate da tutta Europa, dall’Islanda alla Grecia, dalla Romania alla Spagna) e la lippa (lo scianco per i veronesi, con 10 formazioni, di cui 3 italiane e 7 europee). Mentre come ogni anno la colonna portante dei giochi tradizionali sarà arricchita da incontri, conferenze, convegni, mostre. Questo


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sarà anche l’anno in cui si sancisce la collaborazione con l’università di Verona. È stato siglato un protocollo di intesa alcuni mesi fa, per affinare i progetti in corso. Tra questi la Kidsuniversity (ve ne parliamo a pagina 28, ndr), l’iniziativa che apre l’università alle famiglie e che vede nel venerdì del Festival una preview con i giochi portati negli spazi dell’ateneo veronese. Sempre a Santa Marta sarà presente la mostra di una delle illustratrici più famose del momento, Viola Niccolai, intitolata “Per gioco. L’arte di divertirsi”, visitabile dal 14 settembre al 07 ottobre. È PROPRIO il confronto tra comunità il motivo che ha spinto l’Associazione Giochi Antichi ad avviare la candidatura per includere il Tocatì nel registro delle buone pratiche per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. È un percorso faticoso, fatto da autorità enti, istituzioni internazionali. Su un pia-

no coinvolge le ONG internazionali accreditate presso l’Unesco, su un secondo piano coinvolge istituzioni italiane e internazionali, dal Ministero alla Cultura alle commissioni Unesco italiane e straniere. «La via da percorrere per l’accreditamento Unesco poteva essere più semplice, ma ci teniamo a fare le cose fatte bene, con qualità». Insomma, la perseveranza e la tenacia devono essere aspetti insiti in questo Festival, che oggi può godere del primato, non essendoci altri eventi del genere in tutta Europa. E a garantire il successo ci sono un insieme di altri elementi importanti. A partire dalla tematica, quella del gioco, che porta in sé una serie di valori. Se a questo si aggiunge un legame con il territorio si ha la carta vincente. Inoltre, si tratta di esperienze che fanno toccare con mano la storia. «Oggi non basta osservare. Il poter giocare all’interno della città rende le persone protagoniste». E POI C’È IL VERO SEGRETO del successo del Tocatì: la capacità di creare comunità tra gli stessi organizzatori. Tutti sono volontari. Tutti sullo stesso piano, presidente compreso. «È una soddisfazione vedere una comunità di centinaia di persone che trova energia anno dopo anno per ricominciare. Ci sono volontari da tutta Italia, che nel momento in cui cadono nel calderone non riescono più ad uscirne». Era il 2003 quando 10 squadre si trovarono a giocare a scianco nel Cortile Mercato Vecchio a Verona. È stato allora che si è aperta una finestra che nessuno si aspettava. www.tocati.it

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CULTURA Il Festival Internazionale dei Giochi in Strada TE RR I TO RIO CONFRONTO

5·16·17 SETTEMBRE 2017

L E T R E P A R O L E D ’ O R D I N E OSPITE D’ONORE: EUROPA

Keywords, piccole grandi metafore o, semplicemente, termini magici che vi apriranno le porte della miniera di significati che è il Festival Internazionale dei Giochi in Strada. Il Tocatì, dal 14 al 17 settembre, torna a riproporre il suo gioco più serio e antico: la relazione che, quest’anno, prende forma in tre diverse declinazioni.

D’ONORE: EUROPA

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In un mondo globalizzato, in costante evoluzione e movimento, salvaguardare il patrimonio di pratiche ludiche tradizionali significa favorire l’autostima delle comunità ed il rispetto per la diversità delle culture locali. Il AT gioco tradizionale è un Idiritto culturale, uno strumento di appartenenza, RIMON arricchisce la società, produce benessere alimentando la cultura della pace vissuta nel concreto delle pratiche sociali.

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Le Comunità Ludiche Tradizionali, attraverso il gioco trasmettono e arricchiscono la memoria storica, le caratteristiche ambientali e la creatività sociale del loro territorio. Per definizione sono composte da giocatori praticanti, legate a contesti contemporanei e non necessariamente vincolate a specifiche manifestazioni. Il gioco è comunità anche nel senso che è elemento aggregante e socializzante per definizione.

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Il gioco è linguaggio universale, compreso da tutti, perché si basa su gesti e comportamenti naturali e intuitivi. Attraverso il gioco si possono superare barriere e differenze. Culture apparentemente lontanissime si incontrano e dialogano senza difficoltà. È interessante scoprire come in società e territori geograficamente lontani si siano sviluppati giochi simili e come praNO E Ggioco tradizionale di un altra comunità permetta di entrare in ticare a Pun I M con essa in modo semplice e immediato. È strumento concreto relazione di inclusione delle comunità ludiche dei migranti favorendo l’incontro tra persone e culture che abitano spazi di vita condivisi. In questa prospettiva di educazione e rispetto della diversità culturale, il gioco tradizionale può essere considerato una scuola di cittadinanza global.

Q u e s t ' a n n o P a n t h e o n V e r o n a N e t w o r k è s tat o s c e lt o c o m e m e d i a p a r t n e r u f f i c i a l e d e l T o c at ì Il che vuol dire che saremo i vostri occhi e le vostre orecchie per tutta la durata della kermesse. Dal 14 al 17 settembre venite a trovarci al nostro corner interviste in Cortile Mercato Vecchio, vicino alla libreria del festival. Per rimanere sempre aggiornati, seguite sul sito e sulla pagina facebook il nostro racconto giornaliero, tra dirette, interviste esclusive e, ovviamente, giochi a non finire.

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Nel Castello Scaligero di Verona si incontrano due elementi primari della terra: la pietra antica della Lessinia e l’acqua che gioca con le sfumature del rosa. L’intervento artistico dell’azienda Guardini Pietre srl di Fane ha plasmato la pietra dando forma all’idea che essa custodiva, regalando nell’essenzialità stupore e suggestione.

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FUTURO Scuola

KIDSUNIVERSITY N E S S U N O f e r m i l a c u r i o s i tà

di Valentina Bazzani

La mente non è un vaso da riempire ma un fuoco da accendere. Lo diceva Plutarco, lo conferma, quasi per destino, la Kidsuniversity. Un format ludico e didattico, tra i pochi dello Stivale, che tenta con successo un’abbinata ardita: quella tra università e giovanissimi. Dal 14 al 24 settembre torna, per il terzo anno, l’appuntamento firmato dall’ateneo scaligero.

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N EVENTO DEDICATO a stimolare la curiosità dei più giovani. È questa la scommessa di Kidsuniversity, il progetto organizzato dall’ateneo di Verona, in collaborazione con Pleiadi Science Farmer che vede il patrocinio dell’assessorato all’Istruzione del Comune di Verona, della Regione Veneto, del Miur - Ufficio scolastico provinciale, di Confindustria Verona e di Ecunet la rete europea delle università dei bambini, la partecipazione di Aga - Tocatì, Festival Internazionale dei Giochi in Strada e realizzato e il contributo di diversi sponsor e patner. KIDSUNIVERSITY, giunto alla terza edizione, dal 14 al 24 settembre proporrà un programma ricco di laboratori per scuole, insegnanti e famiglie, eventi, workshop, momenti di riflessione e didattica innovativa. L’università aprirà le proprie porte ai ragazzi dagli 8 ai 13 anni, per coinvolgerli, attraverso KidsLab Università, una variegata offerta di laboratori tenuti da docenti universitari, che spaziano in tutti i campi del sapere, dalle scienze umane a quelle giuridico economiche, dalla medicina all’ingegneria. Ulteriori proposte didattiche saranno offerte dai tanti partner di Kidsuniversity che, grazie al loro contributo, arricchiscono l’offerta di laboratori per le scuole, KidsLab Partner. Torneranno anche i Teacherslab, i laboratori per insegnanti sui temi utili all’aggiornamento professionale con docenti di ateneo e personalità del territorio legate al mondo della scuola. Non mancherà la consueta cerimonia finale Doctor Kids, dedicata ai partecipanti dei KidsLab scuole e alle loro famiglie, con il rettore che consegnerà i diplomi ai ragazzi e il tradizionale lancio del tocco. Tra le novità di quest’anno i FamilyLab, laboratori e visite guidate per condividere in

famiglia un’esperienza di conoscenza tra corsi di cucina e visite ai musei. Arriverà una novità dedicata al mondo dello sport: KidSport, piccoli e grandi insieme potranno cimentarsi in diverse prove strutturare in circuiti di attività motoria e quiz di cultura generale correlati allo sport e all’attività fisica. Ritornerà il KidSpace: Cortile Mercato Vecchio diventerà una sorta di cittadella della conoscenza, con tanti appuntamenti dedicati alla sperimentazione e alla creatività. Kidsuniversity quest’anno si estende anche oltre i confini di Verona, con attività previste a Sprea (Badia Calavena) e a Vicenza, con laboratori per le scuole in collaborazione con il Palladio Museum. RICCO IL PROGRAMMA degli eventi, tra spettacoli teatrali, conferenze e presentazioni. Tra i tanti, giovedì 14 settembre sarà inaugurata al Polo Santa Marta la mostra “Per gioco: l'arte di divertirsi” realizzata in collaborazione con Aga – Tocatì. Saranno esposte fino al 7 ottobre le illustrazioni originali di Viola Niccolai per il libro “TopiPittori”


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della collana “Pippo”. Il percorso permetterà di seguire il processo creativo che sta alla base della nascita di un libro, stimolando i più giovani a giocar con l’arte. Sabato 23 settembre, alle 10.45 al Polo Zanotto si terrà

l’incontro organizzato con la Fondazione San Zeno “Noi facciamo così! Progetti a confronto per una scuola innovativa”. Tutti gli eventi e le attività sono a ingresso gratuito, se non diversamente specificato.

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CULTURA Cinema

IL FILM FESTIVAL DELLA LESSINIA

UN CONTRABBANDIERE DI IDEE

di Michela Canteri

Mai come quest'anno il Film Festival della Lessinia ha azzeccato la definizione di se stesso. Giunta alla sua ventitreesima edizione, la manifestazione che quest'estate ha portato nelle sale del Cinema Teatro Vittoria di Bosco Chiesanuova ben 56 film provenienti da 31 Paesi e più di 40 ospiti internazionali, collezionando ventimila presenze, è un vero “contrabbandiere culturale”.

È

UN TRAFFICANTE di domande, di dubbi. E di contraddizioni, di emozioni non definite, di nuove frontiere del pensiero. Perché la cultura non è un'enciclopedia di dati preordinati, non è il risultato di un'equazione corretta. Almeno, non solo. La cultura è un continuo macinare di conoscenze che aprono spazi prima sconosciuti e rivelano, a loro volta, vastità che diventano nuovo terreno di analisi e di ricerca. Nell'ampiezza di questo universo continuamente in espansione, la verità diventa un obiettivo sempre più arduo. E se la verità si sposa con il concetto di giustizia, se la legge si sovrappone sempre e comunque alla figura dell'autorità, beh... allora il Film Festival di quest'anno è stato contrabbandiere eccome. I contrabbandieri, i briganti, i ribelli che sono stati protagonisti della retrospettiva, veri e propri fuorilegge, sono diventati spesso figure con le quali solidarizzare. Primi su tutti i bambini afghani di The land of the enlightened, contrabbandieri di esplosivi e lapislazzuli, e poi Samir, giovane algerino che “nella

polvere” contrabbanda petrolio tra Algeria e Marocco. E ancora i ribelli, con le loro storie di fuga e di nascondimento in montagna, dai Banditi ad Orgosolo, al Brigante di Tacca del Lupo, fino a giungere a quel Salvatore Giuliano di Rosi di cui si è poi tanto parlato in Italia. Un po' banditi e un po' eroi, avversi ad uno stato che non riconoscono perché da esso si sono sentiti abbandonati nella loro ricerca di una vita dignitosa. A volte pedine dell'autorità stessa che, confondendo le carte, diventa più criminale di qualsiasi delinquente, questi ribelli sono figure che in ogni caso, al di là del confine tra Bene e Male, portano con loro il coraggio della disobbedienza. E l'inottemperanza a volte può essere l'unica via verso il cambiamento, la scintilla che fa divampare il fuoco della creazione, il sommovimento che fa nascere la grande onda della rinascita. «UN FESTIVAL cinematografico ha senso di esistere, e di valere i soldi per cui è finanziato,


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se aiuta a riconoscere e andare oltre ai confini geografici, che a ben guardare sono solo confini culturali, se chi esce dalla sala torna cambiato, come si torna cambiati da un viaggio», ha ben sottolineato Alessandro Anderloni, direttore artistico della rassegna. E allora, a schermo spento, resta nell'aria di quest'estate troppo calda una grande domanda: è cambiato qualcosa dentro di noi? Sono aumentate le nostre incertezze, si sono azzerati i confini sicuri entro i quali navigavamo? E ancora: dove sono i ribelli in Lessinia? Dove sono i contrabbandie-

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ri di idee, di provocazioni culturali? Dove sono i dissidenti, coloro che si prendono la briga di suggerire nuove prospettive, di avanzare ipotesi che possano essere fondamento per la costruzione di una Lessinia più consapevole, più aperta verso l'esterno, pronta ad accogliere il cambiamento vero? Chi si prenderà la responsabilità di fungere da scintilla? Chi farà partire la grande onda? In attesa di risposte, lunga vita al Film Festival della Lessinia e ad Alessandro Anderloni che con la sua ricca gerla in spalle non si stanca mai di crederci e di provarci.

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CULTURA Musica

FIVE POINTS VERONA DIVENTA PALCOSCENICO PER UN MESE

matteo.bellamoli@verona-pantheon.com @MatteoBellamoli

di Matteo Bellamoli

La musica protagonista di un nuovo festival che accenderà la città di colori, suoni e sapori per tutto il mese di settembre. Un ricco calendario di iniziative racchiuse in un nome: “Five Points: il festival musicale de Verona”.

V

ERONA È VIVA, PALPITANTE E IN MOVIMENTO. A dimostrarlo è BTMusic, scuola di musica di Borgo Venezia che in collaborazione con YoLoco (organizzazione eventi) darà vita dal 2 al 30 settembre al primo Five Points: Festival Musicale de Verona che porterà in città concerti, eventi culturali, workshops, arte, sport e gli immancabili sapori della tradizione enogastronomica veronese invidiati in tutto il mondo. Five Points mutua il nome dall’omonimo sobborgo di Manhattan (New York), che nell’Ottocento, caduto in disgrazia a causa di speculazioni industriali ed edilizie, diventò un luogo dove tra malavita, violenza e immigrazione nacque una vera e propria fucina di idee e di rivoluzioni politiche, sociali ed artistiche. «In un momento storico di scarsa considerazione mediatica per la musica di qualità» hanno raccontato gli ideatori, con in testa Lorenzo Tomelleri della BTMusic, «Five Points vuole compiere a sua volta una rivoluzione per rilanciare una scena musicale in cui lo spessore artistico si coniughi con fruibilità e accessibilità». Ecco quindi che il festival sarà itinerante, si dispiegherà dal Palazzo della Gran Guardia al Vallo città di Nimes, da Le Cantine dell’Arena fino alla chiesa di Santa Maria in Chiavica e coinvolgerà anche il Policlinico di Borgo Roma e la Casa Circondariale di Montorio. Un programma fittissimo dove la musica sarà il piatto principale accompagnato da una lunga serie di iniziative e opportunità. La volontà espressa è quella di promuovere la musica e le eccellenze veronesi. Il festival coinvolgerà infatti solo artisti veronesi, di nascita o di acquisizione, con la sola eccezione degli inglesi The New Mastersounds che chiuderanno la

rassegna il 30 settembre. Non mancherà anche un giusto e commosso tributo a Rudy Rotta, scomparso lo scorso 3 luglio, affidato al sound di Bruno Marino e gli Electric Church, sul palco del Vallo il 23 settembre. Ogni evento sarà gratuito, proprio per dare la possibilità a tutti di lasciarsi inebriare da tutto quello che questa iniziativa vuole rappresentare: la condivisione della cultura e dell’eccellenza veronese in tutti i suoi aspetti. È QUASI IMPOSSIBILE riassumere l’ampio cartellone di eventi. Dopo l’inaugurazione in Gran Guardia di sabato 2 settembre con un omaggio a Brahms e la presentazione ufficiale, i quattro concerti principali si terranno al Vallo Città di Nimes il 9, 16, 23 e 30 settembre, tutti di un genere musicale diverso (jazz, rock, blues e funk). Alla chiesa di Santa Maria in Chiavica il

IL SITO WEB E IL PROGRAMMA COMPLETO Come detto, il programma del Festival è davvero molto ricco e variegato. Il consiglio è quello di visitare il sito web ufficiale www.fivepointsvr.it e seguire la pagina Facebook @fivepointsverona per essere aggiornati su tutte le iniziative e vivere appieno il primo Five Points Festival.


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L’IDEA C’è un po’ di nostalgia per i fantastici anni Settanta dietro la passione e la spinta creativa che animano “Five Points”. La musica per tutti, la musica come unione, la musica come pretesto per fare cultura, per creare gioia e per suscitare emozioni. Verona sarà la culla di tutte queste sensazioni per creare quella che gli ideatori hanno definito: “un’esperienza totalizzante per la città e il tessuto cittadino in maniera trasversale rispetto a fasce d’età, preferenze artistiche e cultura musicale”. Si tratta di un evento pensato per Verona e concepito come una rassegna per i veronesi, non in senso di chiusura campanilistica ma nella direzione di una “buona identità”.

4, 11, 18 e 21 settembre altrettante conferenze in ambito musicologico/divulgativo, mentre al Conservatorio di Musica il 9, 10, 16 e 17 quattro lezioni concerto in ambito jazz e classico a cui faranno eco le lezioni di musica gratuite ospitate nella sede della BTMusic. Oltre alle già citate esibizioni nelle strutture ospedaliere, centri socio-riabilitativi per disabili e case di riposo in collaborazione con l’associazione “Donatoridimusica” e l’assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Verona, Five Points coin-

volgerà anche le strutture ricettive della città. «Saranno organizzati - continuano gli organizzatori - circa 30 micro eventi in luoghi non convenzionalmente legati alla performance musicale che proporranno musica e vino, musica e sport, musica e bambini e così via». Verona è quindi pronta a rientrare dalle ferie estive e a trasformarsi in un palcoscenico a cielo aperto vivo, palpitante e in movimento che farà risuonare le sue note per un mese intero.


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CULTURA Fotografia

PAZAR 33,

RITRATTI DI UN QUARTIERE SENZA POSA

di Miryam Scandola

Fermano sconosciuti sui marciapiedi e li invitano nel loro studio «per un ritratto». Due fotografi, una sala posa in via Venti Settembre 33 e un progetto: documentare la grammatica di un quartiere. «È una ricerca artigianale», compiuta e ricompiuta (forse anche in questo momento, mentre noi scriviamo e voi leggete) per le strade di Veronetta.

U

N PERENNE «work in progress», senza guadagni o compensi che, forse, vedrà come esito un libro, riassunto di carta di un quartiere che ha per paragrafi i volti di residenti e passanti. Alessandro Ambroggi, fotografo e videomaker con anni di Francia alle spalle e Giovanni Cobianchi, fotoreporter di mete lontane, senza la ridondanza di una scaletta, ma con il placet della casualità, cercano i loro ritratti alle fermate dei bus, vicino ai bar, davanti alle strisce pedonali. Così «negli occhi c'è lo stupore di chi è stato invitato ad entrare, mentre camminava sul marciapiede». L'altro giorno è stata la volta di lui, indiano «con il turbante verde in testa, e il viso perso mentre aspettava il pullman», intorno aveva la maglietta della serra in cui lavora. «Gli abbiamo spiegato cos’è Pazar 33 e gli abbiamo chiesto di lasciarsi fotografare». Non ha nulla di abbozzato l'archivio vivente che stanno componendo. Seguono una linea fotografica precisa che si nutre dello sguardo leggendario del maliano Malik Sidibé e della luce del “mago” Pietro Marubi che nel suo studio fotografico a Scutari, «incendiando liquidi, ti restituiva un foglio con la tua immagine». AL NETTO del rischio di passare «per due fannulloni che vanno in giro con macchina e cavalletto», da qualche mese mandano avanti «un atto di studio» in quel luogo «bizzarro» che è Veronetta. La patria quotidiana «di una rivoluzione antropologica», come ama precisare Giovanni. «Noi fotografiamo chi ci vive o chi, semplicemente, ci passa». Il loro è un progetto di poche definizioni, ma che trova spazio di significato semplicemente nel nome che si è dato. Pazar, in albanese, vuol dire mercato perchè, quel luogo attraversato dalle conversazioni, è la

Alessandro

Giovanni

metafora della loro ricerca stilistica. Proprio tra le bancarelle di Tirana Giovanni e Alessandro si sono conosciuti. Era l'inverno del 2015, uno ha prestato la casa all'altro come succede tra chi di mestiere racconta frammenti di mondo, e si trova, per qualche settimana, ad abitarne gli angoli. Nella Terra delle Aquile ci sono finiti per lavoro. Si sono incastrati di nuovo a Verona, all'inizio dell'anno. Qualche mese dopo è partito il loro progetto che sfugge durate e tempi. «LA FOTOGRAFIA è un modo per estrapolare le gioie e i dolori della mia esistenza» spiega Giovanni e nel farlo ci annoda una storia. Era due anni che aveva chiuso con la macchina, aveva smesso dopo il progetto fotografico e sociale Je Reviens nel 2013, che l'aveva portato alle radici e alle ragioni dell'immigra-


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il Ros

zione documentando una sorta di partenza al contrario, da Lampedusa fino al remoto Mali. Poi nel febbraio di quest'anno la fotografia è ripiombata, dopo mesi di viaggio e dolore: «avevo perso l'amore, una donna che mi aveva seguito in capo al mondo e che io non ho saputo trattenere». E con tutta la dolcezza ironica

della vita, «cercando un luogo adatto per installare la nostra sala di posa, siamo incappati in un piccolo studio. Il giorno dopo, iniziando ad allestirlo mi è tornato in mente che proprio lì, in quello studio ero uscito per la prima volta con lei. È stato un momento tremendamente forte. La conferma che dovevo iniziare questo progetto». Se per Giovanni scattare è un modo di rinascere, per Alessandro la fotografia «è uno strumento puro. Lascia una traccia eterna di quello che le persone sono state. Tutti possono leggerla, un bambino può emozionarsi per motivi segreti, e così, per sentieri diversi, può fare un adulto». Senza impigliarsi in aggettivi, quando si guarda uno scatto sono solo i nostri occhi a ricamarci attorno una vita perché «è un esercizio spirituale fotografare» e pure, se vogliamo, guardare. Per questo, al momento, accanto ai loro ritratti ci sono solo didascalie asciugate di ogni dettaglio, sinossi minime. Leggi un nome: "il Ros" e il resto te lo devi immaginare. Magari puoi arrivarci dall'arabesco di tatuaggi incisi sulla pelle, che lui è un'icona impolverata del suo quartiere. Fa il tuttofare, porta la spesa agli anziani, passa da piccole commissioni per i negozianti a qualche aiuto alla Fevoss, mangia al "Samaritano" ed è uno dei primi che ha detto sì, subito. «Mi tolgo la maglietta così viene meglio?» ha domandato, senza timidezze, perché aveva capito. Lo potete vedere qui accanto quel suo mezzo sorriso garantito solo a se stesso, che, per il tempo di un ritratto, concede a tutti noi.


CULTURA Fotografia

NON DI SOLO RITRATTI... Pazar33 è uno spazio dalle declinazioni infinite. Incontri, lezioni e serate: nulla è escluso nella flessibile idea che ne hanno Giovanni e Alessandro. Dal 18 settembre partirà il primo corso base di fotografia. Informazioni e iscrizioni sul sito.

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TERRITORIO Solidarietà

ABBA TT ERE LE BAR R I ER E

A C O LPI DI CIA K

chiara.boni@verona-pantheon.com @chiarettaboni

di Chiara Boni

S’intitola “Vorrei ma non posso” il documentario, realizzato dalla giornalista Alessia Bottone, che fotografa la situazione dell’accessibilità a Verona: un giro di ricognizione tra i luoghi più famosi della città, ma anche tra i pregiudizi della gente e le difficoltà che le persone disabili devono affrontare ogni giorno. Alessia Bottone e la "nostra" Valentina Bazzani

«V

ENTI MINUTI di documentario non basteranno mai per capire che le barriere architettoniche sono, prima di tutto, barriere culturali». Ma le sfide difficili non hanno mai spaventato Alessia Bottone, giornalista, blogger e scrittrice veronese, che ha deciso di provarci lo stesso, a cambiare le cose. Vincitrice del bando “Premio per giovani giornalisti in memoria di Massimiliano Goattin”, stanziato dall’Ordine dei Giornalisti del Veneto per sostenere il talento dei più giovani, Alessia ha avuto così la possibilità di dedicarsi a un tema difficile ma sempre importante. DOPO LE prime ricerche, entra in contatto con Valentina Bazzani, giornalista veronese e au-

trice del libro Quattro ruote e tacco 12 (da inizio anno collabora anche con il nostro magazine, ndr): il punto di vista di Valentina, in sedia a rotelle dall’età di dodici anni, diventa fondamentale per il lavoro di Alessia, che decide così di realizzare un documentario per fare il punto della situazione sull’accessibilità a Verona. Grazie al contributo finanziario del Premio Goattin, Alessia assume una videomaker, Elettra Bertucco: il team si è dedicato nei mesi scorsi a scandagliare tutto il territorio per scoprire le cose che funzionano (e quelle che hanno bisogno di essere sistemate) in termini di accessibilità. «All’inizio volevamo fare una sorta di “giro di ricognizione” per il centro e i quartieri della città, vedere qual era la situazione; – ci spiega Valentina – ma allo


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ta fuori una grande fetta di servizi per quando riguarda l’accesso ai disabili». COSÌ, il lavoro del team tutto al femminile da semplice “passeggiata” per le vie veronesi, si è trasformato in qualcosa di più: interviste, consulenze, opinioni di esperti raccolte nel corso dei mesi da Alessia e Valentina e impresse sullo schermo da Elettra. Un viaggio sì tra i vicoli della città ma, soprattutto, tra i pregiudizi delle persone, i paradossi legislativi, le difficoltà economiche ma non solo. Ne è nato “Vorrei ma non posso”, un documentario di circa 30 minuti che verrà presentato il prossimo 27 settembre nella Sala Convegni del Palazzo della Gran Guardia: a spiegare tempi e modi ci saranno, oltre alle due giornaliste protagoniste del progetto, Nicoletta Fattori, anima e ideatrice di Dismappa, che dal 2012 mappa i luoghi accessibili per persone disabili a Verona, l’assessora all’Urbanistica Ilaria Segala e un rappresentante di A.n.m.i.c. Verona. stesso tempo volevo realizzare qualcosa di diverso da quello che era già stato fatto: sono state realizzate, infatti, diverse inchieste riguardo a questo tema, che si sono concentrate soprattutto sull’accesso agli edifici pubblici (scuole, uffici, musei, etc…) oppure ai servizi come i bus o i treni. Ma secondo me era stata lascia-

SUL CONTENUTO del documentario Alessia non si sbilancia troppo, preferisce lasciare tutte le sorprese per la prima, ma di una cosa è certa: «Vorrei che questo documentario riuscisse a entrare nel cuore delle persone, mi piacerebbe che chi lo guardasse avesse la possibilità di vedere il mondo come lo vedono, tutti i giorni, le persone disabili».

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TERRITORIO Tradizione

MARMOMAC

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di Redazione

Dal 27 al 30 settembre la 52esima edizione del salone internazionale dedicato al settore lapideo. Verona conserva un ruolo strategico per la promozione e l’interscambio di un comparto che, nel 2016, ha raggiunto un valore complessivo di 22 miliardi di euro.

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LTRE 22 MILIARDI di euro nel 2016. È questo il valore dell’interscambio dell’industria lapidea mondiale, settore che prende forma e si ritrova in uno degli appuntamenti fieristici più importanti al mondo: Marmomac. Dal 27 al 30 settembre, infatti, tornerà in fiera a Verona la 52ª edizione del più completo salone internazionale dedicato alla filiera del pietra naturale, dai prodotti grezzi ai semilavorati e finiti, dai macchinari, tecnologie e accessori per la lavorazione fino alle ultime applicazioni nell’architettura e nel design. Sold out già a maggio scorso gli spazi espositivi della manifestazione, che era stata presentata proprio in quel mese alla Terrazza Martini di Milano dal Maurizio Danese e Giovanni Mantovani, presidente e direttore generale di Veronafiere SpA, insieme a Luciano Galimberti, presidente di Adi-Associazione per il disegno industriale, Raffaello Galiotto, designer, e Luca Molinari, storico e critico di architettura. Marmomac accompagna e riflette l’evoluzione di un comparto che nel 2016 ha visto aumentare del 3% sul 2015 l’attività mondiale di cava, con 145 milioni di tonnellate di marmi e graniti estratti. E anche se negli ultimi venti anni sono mutati gli equilibri di mercato (con il baricentro sempre più spostato in Asia, grazie a Cina, India e Turchia che insieme esprimono oltre il 55% della produzione lapidea globale), il ruolo guida nel business, nella cultura, formazione e sperimentazione di settore resta a Verona e si identifica con Marmomac. IL SALONE SI È SVILUPPATO in uno dei maggiori distretti di lavorazione della pietra al mondo ed è espressione dell’eccellenza unica del Made in Italy. Anche se l’export lapideo italiano nel 2016, dopo sei anni consecutivi di crescita, ha rallentato del 4%, fermandosi ad un controvalore di 2,1 miliardi di euro (dati forniti dal 28° Rapporto marmo e pietre nel mondo, curato da Carlo Montani ed edito da Aldus), il valore aggiunto dei materiali lavorati dalle aziende tricolori ha toccato il massimo storico, raggiungendo la quotazione di 60 euro al metro quadrato, contro una media dei

concorrenti che si ferma a 32 euro. Stesso discorso per i macchinari e le tecnologie dedicate che vedono primeggiare quelle progettare in Italia, con una quota del 38% delle vendite complessive e un prezzo al quintale salito dai 1.112 euro del 2015 ai 1.184 dell’anno scorso, nonostante, anche in questo caso, le esportazioni nel 2016, pari a 680 milioni di euro, abbiano registrato una contrazione dell’11 per cento. Punto di forza dell’evento fieristico di Verona è l’internazionalità, come dimostrano i numeri dell’edizione 2016, con il 64% del 1.670 espositori e il 60% dei 67mila visitatori provenienti dall’estero, da oltre 145 nazioni. Sul fronte dell’attività di incoming di operatori dall’estero, prosegue anche nel 2017 la collaborazione di Marmomac con Ice e Confindustria Marmomacchine tra le attività legate al Piano di promozione straordinaria del Made in Italy, promosso dal Mise. A Verona è inoltre previsto l’arrivo di selezionate delegazioni commerciali, protagoniste di incontri b2b, momenti di formazione tecnica e visite alle aziende del territorio.


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TERRITORIO Progetti

I L MARMO “ F L ES SIB ILE ” DI DO MANI

di Miryam Scandola

Avrà uno sguardo ecosostenibile, per cominciare. Saprà dialogare a più voci sotto l’ombrello di un brand comune: Verona Stone District. Il comparto del lapideo nostrano fa le prove per diventare non tanto maturo, quanto attuale. A dipingere orizzonti futuri ci pensa il gruppo giovani del Consorzio Marmisti della Val di Pan che torna, il prossimo 28 settembre, con l’evento Marble Landscapes, nella settimana di Marmomac.

C

’ERA UNA VOLTA un consorzio di aziende. Val di Pan il nome scelto nel lungo elenco dei possibili. Ipotizzato toponimo della vallata per via del culto dionisiaco, l’etimo “pan”, che in greco antico significa “tutto”, ben si è prestato ad essere etichetta anche delle tantissime tipologie di lavorazione di quei marmi e graniti, destinati al mercato mondiale. I tempi cambiano e sono cambiati anche per un comparto florido come quello del lapideo. Le nuove possibilità, per essere adeguatamente cavalcate, devono prima di tutto essere capite e poi, passo successivo e non meno necessario, interpretate. Ci sono delle vie, in particolare, da percorrere per

non farsi asfissiare dalla concorrenza che gioca al ribasso, in termini di costi e qualità. Il primo sentiero da scegliere e quello del dialogo tra vicini. Il marchio unico Verona Stone District, da idea lanciata dal Centro Servizi Marmi, appena l’anno scorso, durante la cena di Natale del consorzio ora ha preso fattezze più chiare. Il brand nato per connettere l’intero distretto lapideo scaligero anche ai fini di un marketing condiviso, è pronto ad atterrare nelle praterie del web. Il sito nuovo di zecca, progettato ad hoc, sarà presentato proprio durante la terza edizione di Marble Landscapes. Un evento che dal 2015 cerca di dare luce al marmo della Valpantena promuovendo



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TERRITORIO Progetti

dialoghi tra aziende consorziate, architetti e protagonisti del settore. Una logica di scambio che permette di non arrancare in questo mercato iper-veloce «che impone cambiamenti mensili, business flessibili» spiega Federica Zanini, anima indefessa del format che quest’anno prende casa negli spazi rinnovati dell’Ordine degli Architetti. «Vogliamo valorizzare il territorio e l’eccellenza del nostro distretto, enfatizzando la portata unica della sua artigianalità». Una capacità manifatturiera che permette di seguire ogni passaggio della lavorazione; dalla scelta della pietra alla sua progettazione, passando per realizzazione e messa in opera. «Un po’ come Michelangelo, paragoni permettendo, le aziende del nostro Consorzio sanno vedere ciò che sta

dietro al materiale grezzo». Uno sguardo attento che, non a caso, si è posato anche sul tema del green. Proprio sul filone dell’ecosostenibilità si vuole investire, implementando metodi di lavorazione in linea con l’imperativo ambientale. A ben pensarci, da questa necessità era iniziato tutto nel lontano 1984. Il network di imprese si era associato proprio per risolvere i problemi legati allo smaltimento dei limi, durante la produzione di marmo e granito. Una questione pratica ha preso poi forme di imprevedibile valore. Ora però bisogna fare di più perché l’asticella del futuro è sempre più sfidante. La ricetta per esserne all’altezza? «Apertura mentale, collaborazioni ad ampio respiro e una flessibilità non solo annunciata ma, soprattutto, praticata».

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Qui sotto, da sinistra: Carlo, Karlo, Michele, Maria Pia

P

assaggio di consegne importante a Grezzana: dopo quasi 63 anni di onorata carriera, Carlo De Silvestri e la moglie Maria Pia hanno scelto di in andare pensione, ma non di chiudere lo storico negozio di elettrodomestici di famiglia inaugurato a Bosco Chiesanuova nel 1954 e trasferito, qualche anno dopo, nel cuore della Valpantena. A raccogliere il testimone - e un’eredità commerciale di tutto rispetto - è Karlo Dakic, ragazzo italiano, di origine croata, che dal 1 settembre è l’unico titolare dell’attività di via Roma 18 e che già da qualche tempo aveva iniziato ad affiancare De Silvestri in negozio. Con l’inizio di settembre i ruoli si sono invertiti: ora è Karlo il proprietario, anche se Carlo De Silvestri continuerà a dare il proprio supporto fino a fine anno per fornire al giovane commerciante di Grezzana impagabili e preziosi consigli, frutto di un’esperienza pluridecennale. 21 anni, diplomato all’Istituto tecnico commerciale Marco Polo di Verona, con una grandissima passione per l’hi-tech, Karlo ha accettato questa sfida con coraggio e determinazione: «Ho sempre avuto una grande passione per la tecnologia, per l’innovazione. Quando ho saputo che Carlo, che è amico di famiglia e dei miei genitori, avrebbe venduto la licenza per andare in pensione, ho deciso di prendere la palla al balzo. Ho iniziato ad affiancarlo in

negozio e grazie ai suoi consigli e a quelli di Maria Pia, ho potuto imparare in fretta alcuni segreti del mestiere che solo una persona che ha messo cuore e anima in questo lavoro può conoscere». Il giovane titolare è consapevole che il mercato degli elettrodomestici, rispetto a qualche anno fa, è cambiato, ma sottolinea come la qualità del servizio e l’attenzione per il cliente siano ancora elementi di forza per piccoli o medi negozi di provincia. «Rispetto a qualche anno fa, i piccoli negozi risentono di più la presenza dei grossi centri commerciali, che possono avere più disponibilità immediata di prodotti e un’area espositiva sicuramente maggiore, tuttavia nei negozi come il nostro c’è ancora il contatto diretto con il cliente e con la comunità - spiega Karlo – Quando una persona acquista da noi sa che noi ci saremo sempre per lui, per qualsiasi motivo. Tra venditore e acquirente si instaura quel rapporto di fiducia che sta alla base di una soddisfazione reciproca che dà continuità al nostro lavoro. Carlo De Silvestri, ad esempio, ha clienti non solo in Valpantena o in Lessinia, ma in ogni parte della provincia: questo significa che nel corso degli anni ha garantito serietà professionale, capacità e disponibilità. Ed è quello che spero di poter continuare a dare io». Nel negozio Textore si possono acquistare piccoli e medi elettrodomestici per la casa, telefoni, accessori hi-tech, materiali di ricambio. Punti di forza sono l’assistenza e le consegne a domicilio.

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FUTURO Giovani

DA L L A CIN A C O N I MP EG N O LA ST ORI A D I M A T T E O P R E S S I

ingrid.somma@verona-pantheon.com @ingridsomma89

di Ingrid Sommacampagna

Soavese di 24 anni, consigliere provinciale ai trasporti e laureando in Giurisprudenza a Verona. Matteo Pressi è un giovane da sempre impegnato, recentemente ha ottenuto il primo premio come miglior studente straniero al Summer Camp della Guanghua Law School nella Zhejiang University, in Cina.

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i sono giovani che si impegnano per cambiare il futuro, studiando e utilizzando i propri talenti su più fronti. È il caso di Matteo Pressi, appassionato di diritto e di politica, che tra 60 alunni provenienti da tre continenti, nel campus della Zhejiang University, nella cittadina di Hangzhou vicino a Shanghai, si è distinto ottenendo il premio come miglior studente straniero. L'ateneo cinese fa parte della C9 league, il gruppo delle migliori nove istituzioni accademiche del Paese asiatico. Matteo, partiamo innanzitutto dalla tua esperienza in Cina... Si trattava di un corso intensivo di una

Summer School in diritto amministrativo e privato cinese, orientato al rapporto, in evoluzione, tra il diritto interno e quello internazionale. Il programma è durato dieci giorni, con lezioni quotidiane tenute da docenti cinesi e test per verificare l'apprendimento, visitando le più prestigiose law firm della città e il tribunale civile e penale. Miglior studente straniero su sessanta candidati, una bella soddisfazione? È stato un grande piacere ricevere il riconoscimento di miglior studente internazionale e una soddisfazione anche per la mia università, che ha pagato il viaggio e la permanenza, tramite una borsa di studio.


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Matteo Pressi premiato come miglior studente straniero al Summer Camp della Guanghua Law School nella Zhejiang University, in Cina.

il dottorato di ricerca in diritto amministrativo, che è il primo passo per intraprendere una carriera accademica. Ho già cominciato a studiare perché il concorso pubblico per accedervi è difficile e selettivo e i posti disponibili sono pochi. Inoltre, è anche la materia su cui sto scrivendo la tesi di laurea, in particolare in tema di diritto degli enti locali e dei servizi pubblici. Quanto studi al giorno? La tua famiglia ti ha supportato? In periodo di esami anche dodici ore al giorno. La mia famiglia mi dà la possibilità di studiare e mi ha sempre incentivato, anche quando ho deciso di prendere gli impegni amministrativi.

Come ti vedi nel futuro? Il mio futuro avrà una connessione con la politica e la mia delega ai trasporti in Provincia. Mi piacerebbe proseguire con

Il mondo del lavoro in Italia ti spaventa? Chi, come me, decide di iscriversi a Giurisprudenza ottiene un'ottima base, ma a livello lavorativo si rischia di rimanere con l'amaro in bocca: l'esame di Stato è selettivo e per costruirti una carriera servono molti anni. La mia generazione non deve vivere di illusioni, bisogna focalizzarsi sui propri obiettivi anche se oggi è più complicato raggiungerli rispetto al passato.

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PERSONE

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di Marta Bicego

Nel libro dello storyteller Diego Alverà, Hellas Verona Story, si raccontano i 114 anni di epopea della squadra scaligera, dal 1903 ai giorni nostri. Un dribbling dal ritmo serrato tra parole e fotografie in una cronaca unica e memorabile, umana e sportiva: ha come protagonisti sportivi, tifosi e cittadini innamorati del calcio (ma quello con la c maiuscola). Diego Alverà

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ACCONTA DI CALCIO, ma del calcio con la c maiuscola, Diego Alverà. Storyteller e autore sul suo blog della rubrica Once in a lifetime, ha (letteralmente) un debole per le parole: le traduce in testi, le narra dal vivo in eventi live, le riporta sul web sotto forma di podcast. Ancor più ama quelle parole che va accuratamente a scavare nelle pieghe del passato: per riportare le imprese di un esploratore, per celebrare i successi di sportivi che hanno tagliato il traguardo di memorabili vittorie, per riportare sul palcoscenico della vita il successo di musicisti talentuosi. Sono tante piccole tessere di un puzzle più grande, quello della storia. Anche questa, nemmeno a dirlo, con la s maiuscola. Tra le vicende di cui Alverà ha dedicato attenzione c’è quella dell’Hellas, la squadra di calcio della città. Aveva già iniziato nelle pagine di Verona Milan cinque a tre (edizioni Scripta, 2013),

divenuto poi spettacolo teatrale. Ma la saga gialloblu, negli anni dal 1903 ai giorni nostri, rivive adesso in Hellas Verona Story, libro recentemente consegnato alle stampe da Alverà per le Edizioni della Sera con prefazione di Adalberto Scemma. Un condensato di parole e fotografie, per una cronaca unica e memorabile, umana e sportiva. «Il calcio di un tempo mi appassiona», esordisce l’autore. È come se l’agonismo del passato, spiega, fosse impregnato di quei valori dei quali ai giorni nostri non è rimasta traccia. «La mia è quasi una chiamata etica: salvare dall’oblio, condividere e nel limite del possibile diffondere gli ideali che hanno ispirato molte persone prima di noi», sottolinea. Ed è qui che s’inserisce la fede calcistica: «Le vicende dell’Hellas Verona sono diventate un patrimonio collettivo, una cultura diffusa a praticata, la grammatica di un senso di appartenenza» Esiste un attaccamento profondo


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della città scaligera alla sua squadra, e viceversa, di cui parlare. «IL CALCIO è uno sport popolare», prosegue lo storyteller. A disegnarne il profilo sono i suoi protagonisti: da quelli schierati in campo ai tifosi affacciati agli spalti; da Luca Toni a Damiano Tommasi, da mister Bagnoli ai ragazzi dello Scudetto, da Pietro Fanna a Gianfranco Zigoni, da Saverio Garonzi alle magie della “fatal Verona”. Partita dopo partita, gol dopo gol, il rotolare della palla accompagna le origini e la crescita del club a partire da quando il calcio era ancora uno sport tutto da inventare. Ben 114 anni in cui è cambiata l’Italia, la gente e la morfologia del Paese. Non la fede gialloblù. In tal senso il volume è «un diario dei ricordi», motiva Alverà. A partire dal giorno in cui fu un insegnante di greco e latino del liceo Maffei, Decio Corubolo, a battezzare l’associazione calcio Hellas in ricordo dell’antica Grecia. «Fu lui a dare il via a un’epopea fatta di vittorie e sconfitte, di autentici drammi e gioie, di momenti insuperabili come la conquista dello scudetto nel 1985». Un dribbling a ritmo sostenuto tra aneddoti strepitosi ed episodi dolorosi: dallo scampato pericolo per la squadra di essere coinvolta in un disastro ferroviario al timore di scivolare in fondo alla classifica, nel Purgatorio della C2. La lettura non è solamente per tifosi sfegatati: «È destinata a tutti», assicura. È un romanzo popolare da cui ciascuno, alla sua maniera,

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può trovare spunti di riflessione. In cui chiunque può rivivere l’atmosfera dalle tinte gialloblu, in cui le sfumature sono altre: «La grande solidarietà, il mettersi al servizio di un’idea e usare il talento al di là della sfida sportiva». Il calcio era, e dovrebbe essere, pure tutto questo. www.diegoalvera.it

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Le pieghe del tempo è un insieme di storie vere, narrate dalla viva voce dei protagonisti. Sono storie di persone e famiglie legatae alla propria attività commerciale che a Cerro è nata e si è evoluta nel tempo, una generazione dopo l’altra fino ad oggi.

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PERSONE

DI TALENTO ED ELEGANZA IN VASCA E NELLA VITA

giulia.zampieri@verona-pantheon.com

di Giulia Zampieri

Da poco rientrata dai campionati mondiali in Ungheria, abbiamo incontrato Giorgia Biondani, giovane promessa del nuoto scaligero, e abbiamo parlato con lei di talento, dedizione e passione. E delle lezioni, che valgono per la vita, che lo sport ci insegna.

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Giorgia Biondani

ALL’ETÀ DI SEI ANNI, complici la zia e il primo fatidico e «troppo faticoso» corso di nuoto, Giorgia Biondani, 20 anni e oramai chissà quanti chilometri percorsi in vasca, trascorre le sue giornate tra le fila della Leosport Villafranca, la squadra in cui l’atleta ha debuttato da giovanissima. Originaria di Sona, ma villafranchese di adozione, la nuotatrice specializzata nei 50 stile libero, è stata più volte, e fin dai suoi esordi, paragonata a Federica Pellegrini, per la grinta e il talento che dimostra in gara. «Componenti che da sole non significano nulla - ci confessa Giorgia - perché per affrontare le gare e ancor più i risultati che a volte deludono servono impegno, disciplina e rispetto». Valori che Giorgia ha imparato a vivere e a mettere in pratica, ogni giorno, grazie all’esercito «che mi ha permesso di fare del nuoto il mio lavoro»: impegnata quotidianamente dagli allenamenti in piscina, dal lunedì al sabato e quando serve anche la domenica, è in vasca che Giorgia è cresciuta, imparando il significato del rispetto, della lealtà e dello spirito di squadra. «Quando sei impegnata in una staffetta, è importante credere in se stessi ma non meno nei tuoi compagni di squadra, che talvolta devi anche motivare e incoraggiare. Allo stesso tempo, anche nelle gare individuali, è fondamentale saper rispettare i propri risultati, e quindi rispettarsi: non perdere la concentrazione in gara, e poi analizzare con lucidità le proprie prestazioni, saper riguardare con obiettività i video delle gare e poi… accettare i propri sbagli, che fanno parte della vita!». AD ASCOLTARLA, viene proprio da pensare che sia anche questa maturità il motivo dei suoi successi. L’ultimo banco di prova? I campionati mondiali svoltisi in Ungheria dal 14 al 30 luglio, i primi in vasca lunga per Giorgia, ma non per questo affrontati con timore o agitazione: «mi ero allenata tanto, sapevo di essere pronta e di

aver sbagliato poco. Ero sicura di me, quanto basta. L’accoglienza del pubblico ungherese poi, così caloroso e partecipe a incoraggiare tutti gli atleti in gara, ha fatto il resto». Ed eccola l’altra lezione d vita, che è importante in vasca come fuori: conoscere i propri punti di forza ed essere certi delle proprie capacità, ma


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solo quanto basta per non perdere di vista la realtà. Dopo qualche giorno di meritato riposo, lo sguardo adesso è già rivolto ai prossimi europei di nuoto in vasca corta che si svolgeranno a Copenhagen dal 13 al 17 dicembre e che impegneranno la nuotatrice veronese da qui ai prossimi mesi: sono questi i tempi della dedizione, i ritmi lenti che si impara a rispettare da atleti. Aiutati, come nel caso di Giorgia e dei suoi giovanissimi compagni di squadra, anche

dal resto del team: «una seconda famiglia in cui mi sento supportata, un ambiente che mi fa stare bene perché sono circondata da persone che mi fanno sorridere e mi aiutano a migliorare ogni giorno». Quando ci stiamo per salutare e le chiediamo quale sia la cosa più importante che il nuoto le abbia insegnato, Giorgia mi risponde così: «che in gara non devi sperare che i tuoi avversari vadano peggio di te. Sei tu che devi allenarti per andare più forte».

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PERSONE

I L S U D S U DAN

NELLE PAROLE DI UMBERTO

di Federica Lavarini

Ventenne, della Valpolicella, è volontario nel Paese africano per abbattere i pregiudizi.

U

mberto Giacomello, originario di Negrar, a soli 26 anni, è partito ai primi di giugno per il Sud Sudan, uno dei più giovani e poveri Paesi dell’Africa e del mondo. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente a Juba, dove adesso si trova, durante una pausa pranzo con i colleghi. Umberto, qual è stato il percorso che ti ha portato in Sud Sudan? Tutto è nato durante il biennio alla Facoltà di Economia di Padova, dopo il triennio a Verona. Mi sono trasferito a Padova per seguire un indirizzo in Finanza pubblica in lingua inglese e, durante la tesi, ho lavorato all’ospedale patavino nell’ufficio di Controllo di Gestione. Qui ho conosciuto un medico che aveva fatto parte del team di Medici con l’Africa CUAMM, la cui esperienza mi incuriosì molto. Decisi quindi di inviare un curriculum a questa Ong, che sapevo essere alla ricerca anche di figure con una laurea in Economia. Fortunata-

Umberto Giacomello


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Quali sono le difficoltà del tuo lavoro? Sicuramente la parte più difficile è organizzare i viaggi dei convogli umanitari che dalla capitale Juba devono raggiungere le zone più sperdute del paese. Non si possono fare previsioni di quando arriveranno perché le strade sono dissestate – ora siamo anche nella stagione delle piogge – e si incontrano pericoli e difficoltà ovunque.

©atelierorlandi.com

mente, iniziai subito due mesi di stage al CUAMM di Padova, al desk office per il Sud Sudan e, su proposta dei miei responsabili, ho scelto di continuare l’esperienza in Africa, dove rimarrò fino a febbraio 2018.

Com’è vivere in Sud Sudan? Ho sempre amato conoscere culture nuove, ma vivere in un paese così diverso dal nostro, dove anche i collegamenti telefonici sono spesso interrotti, rende tutto più difficile. Tuttavia, sto conoscendo un popolo accogliente, fatto di persone gentili, curiose, molto diverse e, forse, più determinate di noi. Sono stato colpito dalla cerimonia di laurea di 20 ostetriche, il cui corso di studi è stato finanziato dal CUAMM, che nonostante le difficoltà, sono riuscite ad ottenere questo titolo. Il confronto con il mio percorso è stato immediato. È interessante capire come l’incontro di culture così distanti possa alla fine abbattere il pregiudizio, basta saper accettare la relatività, e riconoscere la positività di ciò che noi consideriamo diverso.

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PERSONE

TUTTO IL MIO AMORE PER L'ARTE E P E R I L FA N TA S Y

alessandra.scolari@verona-pantheon.com

di Alessandra Scolari

Roberta Tosi ha respirato l’arte fin dalla sua infanzia, apprezzandola in tutte le declinazioni. La scrittura è una di queste. Da appassionata di J.R.R.Tolkien è arrivata a pubblicare il suo primo romanzo Nicolas Kee e il Viaggiatore del Domòn, nel quale mette in luce un inedito Tintoretto, alias Jacopo Robusti, che, anche se non alto di statura, è stato all’altezza della Venezia del Cinquecento. Roberta Tosi

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oberta dal padre Alberto, bravo fumettista (disegnava anche per il Vittorioso) e pittore, ha recepito l’amore per l’arte. Laureata in lettere moderne, specializzazione in «Estetica» all’Università di Verona, diventa giornalista e critico d’arte. Oggi organizza incontri, conferenze culturali, cura mostre di artisti locali e nazionali. Collabora con l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, l'Associazione Tolkieniana Rohirrim di Verona e presiede la Compagnia degli Argonath (appassionati lettori di Tolkien). Nel marzo scorso pubblica il suo primo romanzo Nicolas Kee e il Viaggiatore del Domòn, edizioni Delmiglio. Roberta, lei è originaria o è arrivata in Valpantena? Ci definisce questa valle in cinque aggettivi? Sono nata a Verona. Avevo sette anni quan-

Roberta Tosi presenterà Il libro Nicolas Kee e il Viaggiatore del Domòn anche in biblioteca comunale a Grezzana il 10 novembre prossimo.

do papà ci ha riportato tutti nei suoi luoghi d'infanzia (è di Santa Maria in Stelle, ndr). Da Sezano, dopo il matrimonio, mi sono trasferita a Marzana. La Valpantena per me significa affetti, natura, bellezza, arte e accoglienza: questo paesaggio è inclusivo, abbraccia! Giovanissima si è innamorata del libro il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien: perché? Ho letto per la prima volta Il Signore degli Anelli quando ero al liceo. Non sapevo niente né del libro né del suo autore. E, quando ne parlavo agli amici, mi guardavano come se venissi da un altro mondo. Molti non lo conoscevano e non erano ancora usciti i film. Leggere il romanzo di J.R.R. Tolkien mi aprì davvero un mondo nuovo, anche se fin da bambina sono stata “divoratrice” di libri. Quel libro aveva qualcosa di straordinario, di epico. Allora non immaginavo quale ruolo importante avrebbe avuto nella mia vita.


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Preferiva già il genere fantasy? All'inizio leggevo i romanzi di Emilio Salgari, i più sconosciuti, i fuori serie (non quelli dedicati a Sandokan o al Corsaro Nero). Erano l'anticamera per viaggi e avventure incredibili. Poi mia mamma mi regalò La storia infinita, di Michael Ende. Avevo 11 anni e ancora oggi vi sono affezionata. Grazie a Ende scoprii il fantasy e da allora non l'ho più abbandonato. Dal fantasy di Tolkien all’arte, al giornalismo, alla scrittura? Esattamente. Tra loro scorre un filo comune: raccontano l'essere umano, con le sue passioni e le sue paure, la sua capacità di riscatto, la sua forza e il suo coraggio. I bravi scrittori, gli artisti e i giornalisti hanno una percezione acuta della realtà e mantengono lo stupore nei suoi confronti per poterla interpretare.

L'arte e la letteratura fantastica permettono di guardare il nostro mondo con occhi diversi “liberandoli dall'odiosa opacità del banale o del familiare, dalla possessività” diceva Tolkien. A marzo è uscita la sua prima opera letteraria: dove è nata l’dea? È autobiografica? La traccia del libro risale a parecchio tempo fa e lo scorso anno l’ho ripresa in mano, su sollecitazione della casa editrice Delmiglio, che devo ringraziare per la fiducia: riscontro che sta ottenendo buoni apprezzamenti. Autobiografico? In alcune parti sì. Ad esempio Nicolas ama leggere e disegnare, ama mettersi in gioco e vivere la vita come un'avventura. Cosa hanno in comune Tintoretto e Nicolas? Nel mio romanzo accosto questi due personaggi diversi, ma accumunati dallo sguardo profondo sulla realtà. Entrambi escono dal loro vissuto - Venezia del 1530 per Tintoretto e quella odierna per Nicolas Kee – e si ritrovano nel Domòn, un luogo fantastico tra realtà e creatività, in cui scopriranno chi sono veramente. A che età lo consiglia? È un libro per ragazzi dai 14 anni, ma lo suggerisco anche agli adulti. Sarebbe davvero un grande dono se ciascuno di noi potesse avere uno sguardo di “meraviglia” nei confronti di ciò che lo circonda.

CARLO EDERLE

L’uomo e l’eroe a cui Grezzana intitolò una piazza

Biblioteca Comunale

Grezzana

Giovedì 21 settembre 2017- Ore 20.45 Sala Bodenheim - Centro Culturale “E. Turri” via Segni 2 - Grezzana Saluto del sindaco di Grezzana Arturo Alberti - La figura di Carlo Ederle - Dott. Giordano Veronesi - La Fondazione Carlo Ederle - Dott. Andrea Ederle Intermezzi musicali con canti della Grande Guerra Lettura di lettere dal Fronte della Guerra 15 -18

Moderatore della serata Dott. Matteo Scolari


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LIFESTYLE Benessere

NON È MAI TROPPO TARDI

di Chiara Boni

Dal 18 al 23 settembre l’appuntamento è con l’anti-aging cerebrale: torna la Settimana di Prevenzione dell’Invecchiamento Mentale, organizzata da Assomensana per promuovere e fare conoscere tutte le tecniche più efficaci per migliorare le capacità cognitive.

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ONCENTRAZIONE, memoria, attenzione, velocità di reazione, fluenza verbale: è credenza comune che queste abilità mentali siano destinate, con l’avanzare dell’età, a indebolirsi. Ma è davvero così? A smentire questa eventualità ci pensa Assomensana, associazione di neuropsicologi che dal 2004 si occupa della ricerca anti-aging cerebrale e delle sue applicazioni: con sedi sparse per tutto il territorio nazionale, l’obiettivo di Assomensana è quello di far conoscere le tecniche per migliorare le capacità cognitive e per prevenire l'invecchiamento mentale. E NON È MAI troppo presto per iniziare. Anche per questo motivo, Assomensana organizza la Settimana di Prevenzione dell’Invecchiamento Mentale, iniziativa che annualmente porta nelle piazze d'Italia tutto il know-how dell’associazione in fatto di prevenzione. Dal 18 al 23 settembre in tante città italiane, Verona compresa, più di 300 specialisti, tra neuropsicologi, psicologi e geriatri, apriranno le porte dei loro studi professionali a chiunque ne faccia richie-

sta, per fare un check-up e valutare lo stato di salute delle attività cognitive. NON C’È nessun vincolo di età per partecipare al check-up: secondo gli esperti di Assomensana, l’iniziativa è adatta a chiunque voglia prendersi cura di sé, fin da subito. Il check-up, completamente gratuito, consiste in un test individuale, con prove "carta e matita" della durata complessiva di circa 45 minuti: al termine dei test lo specialista può dare informazioni personalizzate sul funzionamento delle principali attività cognitive (memoria, attenzione, concentrazione, linguaggio) e fornire suggerimenti su come mettere in pratica l'anti-aging cerebrale. A VERONA le specialiste coinvolte da Assomensana in occasione della Settimana di Prevenzione sono la dottoressa Cristina Baroni, presso il Centro Anziani protagonisti del quartiere in via Biancolini 39/a, e la dottoressa Alice Savoia, presso lo Studio Pragmatica in via Ca’ di Cozzi, 10. Assomensana - www.assomensana.it


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Lakshmi nasce da una profonda passione per l’Oriente e dalla saggezza millenaria dell’Ayurveda. Lakshmi in particolare ha realizzato una straordinaria linea cosmetica unendo la saggezza dell’Ayurveda, della Naturopatia e dell’Aromaterapia alle conoscenze cosmetologiche più avanzate, ai prodotti naturali biologici, e agli oli essenziali per portare bellezza e splendore alla pelle di ogni tipo di Dosha (Vata, Pitta o Kapha). Da oltre 20 anni LAKSHMI offre un vastissimo programma di formazione e oltre 300 prodotti certificati bio ecologici non testati su animali. È una scelta etica che oltre a salvaguardare l’ambiente, garantisce un prodotto più puro, più concentrato e ad altissima efficacia. TROVA IL CENTRO LAKSHMI PIÙ VICINO A TE : WWW.LAKSHMI.IT/CENTRI

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CULTURA Arte

SAN FERMO, UNO SCRIGNO “ M U LT I S E N S O R I A L E ”

erika.prandi@verona-pantheon.com

di Erika Prandi

La chiesa che prende il nome dai santi Fermo e Rustico è una delle più importanti di Verona, tanto da essere inserita nel circuito turistico di Chiese Vive. Da un anno è soggetta a un importante progetto di restauro, all’interno di un complesso in cui dovrebbe prendere vita il futuro Museo Diocesano. I lavori sono iniziati con don Maurizio Viviani che ne sta portando avanti il compimento. L’inaugurazione sarà con l’ex direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci.

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on Maurizio, a settembre festeggerà due anni dal suo insediamento nella parrocchia di San Fermo Maggiore. Qual è il suo bilancio personale? È difficile tracciare un bilancio dopo così poco tempo. Tuttavia, mi sento di dover dire che questi due anni sono stati belli e intensi, e si sono rivelati pieni di scoperte e di soddisfazioni. San Fermo è una realtà piena di fascino e di bellezza che, nel tempo, ha assunto più di una vocazione. La prima è parrocchiale. San Fermo è parrocchia dal 1563. È un luogo in cui celebrano la loro fede non solo i parrocchiani, ma anche i veronesi, che frequentano la nostra chiesa per la sua bellezza e - come mi ha detto più di un fedele - per la spiritualità che si respira. La seconda vocazione è culturale. Il complesso di San Fermo offre uno spaccato della storia veronese di oltre 1700 anni. Le tre chiese qui edificate attestano la devozione dei veronesi per i patroni Fermo e Rustico e, al tempo stesso, la bellezza della fede cristiana che ha ispirato manufatti straordinari. Tale complesso è una sorta di “finestra aperta sulla nostra storia”. La terza è multisensoriale. San Fermo è luogo di concerti, mostre, manifestazioni e convegni. In tali circostanze, grazie alla bellezza architettonica e all’eccellente acustica, si propone non come un semplice contenitore, ma come uno “scrigno multisensoriale”: la musica eseguita, le poesie declamate o i quadri esposti si compenetrano con l’armonia dei volumi della chiesa e con le sue pareti affrescate.

don Maurizio Viviani

Attualmente sono in corso dei lavori di sistemazione dell'edificio ecclesiastico. Quali sono i tempi e le prossime tappe? Il restauro, iniziato nell’agosto scorso, ha permesso di sistemare la parete esterna della Chiesa che si affaccia sull’omonimo stradone e di mettere in sicurezza i manufatti deteriorati dallo smog, dall’acqua e dalle vibrazioni


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10 metri. Sono stati, inoltre, realizzati un nuovo impianto di parafulmine e la “linea vita”. Ultimati i restauri, faremo un evento celebrativo con la presenza del prof. Antonio Paolucci, già direttore dei Musei Vaticani, che ben conosce la nostra Chiesa. Sarà l’occasione sia per ammirare le parti tornate al loro splendore originario sia per invitare le istituzioni a impegnarsi per ultimare il restauro del complesso.

causate dal traffico. Nella chiesa superiore i lavori si sono concentrati sulla carena di nave. Ne è stata restaurata una porzione di 12 metri e ora si sta provvedendo a restaurarne un’altra, di

Il neo assessore alla cultura ha parlato della necessità di promuovere il sistema museale veronese. In quest'ottica, pensa si possa inserire anche il Museo Diocesano? Se sì, come? Quanto sostiene l’assessore alla cultura è in linea con un’indicazione sempre più condivisa a livello nazionale: valorizzare il patrimonio culturale, che è il nostro fiore all’occhiello, è il miglior volano per il turismo. L’erigendo “Museo diocesano di San Fermo” potrebbe bene inserirsi nel già ricco panorama museale veronese, con la sua specificità: raccontare la storia della nostra diocesi, legata a doppio filo con la fede dei veronesi, e mostrare quanto gli artisti, ispirati dal Vangelo, hanno realizzato.

DONAZIONE DI DENARO: S E N Z A N O TA I O È N U L L A

Per donare denaro serve l’atto pubblico notarile. A dirlo è la Corte Suprema di Cassazione, a Sezioni Unite, per mezzo della sentenza numero 18725 del 27 luglio 2017. Questo significa che l’intervento del notaio è indispensabile per donare “direttamente” denaro, o altri titoli, a un familiare. Non è sufficiente la consegna al figlio beneficiario. I genitori, ad esempio, che comprano un appartamento al figlio con un assegno circolare intestato a lui e depositato sul conto cor-

rente di quest’ultimo, corrono il rischio di vedersi annullare l’operazione e di rendere inutile la compravendita con conseguenze gravose anche nei rapporti ereditari. Le novità riguardano le “donazioni dirette”, le quali richiedono, pena l’invalidità, l’atto pubblico notarile alla presenza di due testimoni: un richiamo all’attenzione del donante sulla solennità dell’atto e sulle conseguenze gravose per lui che, nel momento della donazione, si sta spogliando di beni, senza nulla ricevere in cambio e arricchendo esclusivamente il beneficiario. Non c’è bisogno di atto pubblico notarile con testimoni, invece, in tutte quelle situazioni nelle quali i genitori non consegnano denaro o titoli al figlio, ma pagano di tasca propria il venditore o prestano denaro al figlio perché acquisti l’immobile. Altri casi quando si accollano il mutuo del figlio o rinunciano ad un credito o rimettono un debito. In tutte queste ultime ipotesi si parla di “donazioni indirette”, in quanto non c’è un “passaggio” diretto di denaro o di titoli al figlio. Un esempio classico è quando i ge-

nitori pagano al venditore il prezzo dell’appartamento che il figlio si intesta o quando fanno un finanziamento al figlio per consentirgli di pagare il prezzo. In questi casi i genitori non effettuano delle donazioni di denaro al figlio ma pagano il prezzo al venditore (obbligo che grava sul compratore figlio) o fanno un finanziamento al figlio rinunciando alla restituzione della somma prestata. È evidente l’arricchimento o il vantaggio economico del figlio che viene ottenuto utilizzando strumenti diversi dalla donazione. Le “donazioni indirette”, come dicevamo, sono a forma libera, cioè non è necessario l’atto pubblico notarile, ma è sufficiente la scrittura privata. Tuttavia, ai fini di stabilire se ci sia stata lesione di legittima per calcolare cioè la quota ereditaria minima spettante al legittimario (figlio e coniuge) si tiene conto delle donazioni dirette e indirette (art. 809 c.c.). Prima di effettuare atti di natura donativa è importante avvalersi della consulenza di un professionista esperto al fine di valutare tutte le implicazioni giuridiche e fiscali.

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LIFESTYLE Moda

IL FASHION

UN ' AR TE PER COM U N IC ARE

giorgia.castagna@verona-pantheon.com @CastaGiorgia

di Giorgia Castagna

Dalla vivissima “Milano da bere” a Verona, per amore e passione. Federica Mora, fashion designer ci racconta il suo percorso creativo e le sue esperienze fino ad arrivare a parlarci del suo ultimo grande progetto imprenditoriale: Tela.

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ome ha mosso i suoi primi passi nel mondo della moda? Dopo il liceo i miei genitori non volevano che intraprendessi una carriera nella moda. Mi ritrovai quindi a studiare e a portare a termine la facoltà di Economia e Commercio all’Università di Parma, la mia città d’origine. A farmi ricongiungere con la mia vera passione, la moda appunto, ci hanno pensato tempo e destino. Così, dopo qualche anno di gavetta, mi trovai a lavorare per grandi firme da Max Mara a Dolce Gabbana passando per Cerruti. Per poi ritrovarsi a Verona… Con la mia famiglia mi trasferii a Verona poco tempo dopo. Iniziai a lavorare assieme a mio marito Andrea Legrenzi, titolare, con il fratello, di un’azienda d’abbigliamento femminile, Telarosa. Da qui l’ispirazione e il desiderio di lanciare un marchio tutto mio che mi desse modo di esprimermi: così, nel 2010, il progetto “Tela” prese vita. Da cosa è influenzata e caratterizzata la sua proposta di moda? Tela è una proposta minimal, attuale e pulita. Un preciso mix di look uomo/donna caratterizzato da una continua ricerca di pulizia, dove ogni dettaglio va a scomparire per lasciare spazio ai volumi, alle forme e ai materiali. È proprio il volume, a mio avviso, il particolare che fa la differenza. Qual è la donna che ha rappresentato meglio il suo stile? Kirsten Owen, una vera musa. Un successo, quello di Tela, partito da Verona, che ha raggiunto in pochi anni dimensioni importanti... In Italia siamo presenti all'interno di circa 140 punti vendita. Con la collezione P/E 2017 abbiamo puntato all’espansione nel

Federica Mora


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mercato americano. Destano altrettanta curiosità anche Cina, Giappone e Corea dove siamo già presenti grazie alle nostre agenzie distributive. Nel futuro di Tela c’è posto per negozi monomarca? Non nell’immediato, poiché si necessiterebbe di una gamma di prodotto molto ampia, oltre che di un investimento importante, ma una volta raggiunta la giusta visibilità, sarebbe il passo successivo.

Cos’è per lei la moda? E cosa significa oggi femminilità? La moda è una vera e propria modalità di espressione, una forma di comunicazione che passa attraverso di noi. Tela è il mio essere, oltre che il mio lavoro. La femminilità, invece, è il sapersi relazionare veicolando la giusta dose di dolcezza e naturalità.

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Un accessorio che ogni donna dovrebbe avere? Il profumo, perchè è ciò che più ci caratterizza.

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PILLOLE DI MAMMA di Sara Avesani

i nonni di oggi

FRA A MORE, VIZI E WELFARE Anche quando l’età avanza, i nonni, per chi ha la fortuna di averli, sono presenti costantemente nella vita dei loro figli, dei nipoti e dei pronipoti. C’è chi proprio non li sopporta e chi invece non può farne a meno. Hanno un ruolo esclusivo e non solamente nell’educazione, ma anche al sostegno della famiglia in termini economici.

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ESSUNO PUÒ FARE per i bambini quel che fanno i nonni: essi spargono polvere di stelle sulla vita dei più piccoli” leggo sul lavoretto della mia primogenita per la festa dei nonni. Fra le tante (troppe) ricorrenze, questa merita sicuramente di essere ricordata. I nonni sanno trasmettere un amore incondizionato, difficilmente descrivibile. Dati Istat 2017 confermano che si donano davvero senza riserve: sono oltre 1,5 milioni quelli che sostengono le famiglie, anche finanziariamente. Tuttavia esistono alcune “categorie” di nonni difficili da digerire. Al primo posto metterei i cosiddetti ”sputasentenze”, quelli de “ai miei tempi si faceva così”. Seguono poi quelli “ti lascio fare tutto quello che vuoi, poverino, diamogli un Kinder cioccolato alle sette di sera che poi non dorme neanche per idea!”. Gestirli si rileva complicato perché puntano al tuo senso di colpa e quando tuo figlio ti guarda implorante, con gli occhi del gatto con gli stivali di Shrek, ecco che ci stai cascando anche tu. Medaglia di bronzo per i “superansiosi” che appena i bimbi si avvicinano alle scale, al grido de “i se copa”, scattano neanche fossero Bolt. I miei preferiti restano però i non-

ni “geek” che masticano di tecnologia. Alla notizia di una cicogna in arrivo si muniscono di uno smartphone ultimo modello per immortalare i loro angioletti. Li distingui facilmente per la gigantografia del nipote sul profilo di Whatsapp. FRANCAMENTE sono del parere che dal punto di vista pedagogico, l’asilo nido sia l’ambiente più adatto:“i bambini devono stare con altri bambini” è una sacrosanta verità. Tenere un mostriciattolo tutto il giorno, magari uno di quelli che ha appena imparato a camminare o è nella fase “capricci senza sosta”, è dura. «Un’ora con i tuoi nipoti ti fa sentire di nuovo giovane. Due ore, e si inizia ad invecchiare rapidamente» (cit.) I nonni, con i racconti di famiglia, ci rendono partecipi di una storia comune. Con loro il gioco è più semplice: attività come l’andare a prendere il pane, il cucinare insieme stimolano la fantasia e le capacità pratiche dei nostri fanciulli. Dice Papa Francesco, «I nonni sono come alberi che continuano a portare frutto: pur sotto il peso degli anni, possono dare il loro contributo originale», nonostante i difetti, aggiungo umilmente.


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a cura di Chiara Boni

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L LIBRO: «Feci scorrere le immagini della TAC, la diagnosi era chiara». Comincia così il racconto autobiografico di Paul Kalanithi, promettente neurochirurgo che dopo migliaia di diagnosi simili affrontate come medico si ritrova di fronte a quella più terribile, perché «quella era diversa: era la mia». Quando il respiro si fa aria è un inno alla vita, innanzitutto, scritto da chi ha danzato con la morte per tutta la vita: un’opera potente e delicata allo stesso tempo, in cui lo scrittore prende coscienza della propria mortalità pagina dopo pagina e, con lui, anche chi legge. Perché forse è vero che morire può anche insegnare a vivere.

Titolo: Quando il respiro si fa aria Autore: Paul Kalanithi Traduzione: Manuela Faimali Casa Editrice: Mondadori Pagine: 150

L’AUTRICE: Prima di entrare nella stanza in cui la TAC rivelerà il tumore ai polmoni, Paul ha tutto: il prestigioso tirocinio in neurochirurgia a Standford, una borsa di studio post-dottorato in neuroscienze, una moglie splendida e la figlia Cady. Quando il respiro si fa aria, dedicato alla figlia, è stato per lui un modo per spingere la morte un po’ più in là, per aggrapparsi alla vita con un ultimo sforzo. Paul è morto nel marzo 2015, aveva 37 anni. Il suo libro è stato pubblicato postumo con il contributo della moglie Lucy. CURIOSITÀ: Nel maggio del 2013 Paul invia una mail al suo migliore amico in cui gli rivela di avere un cancro terminale e scrive: «La buona notizia è che sono sopravvissuto alle due Brontës, a Keats e a Stephen Crane, la cattiva notizia è che non ho scritto niente». La letteratura era la seconda pelle di Paul, che prima di scegliere la tortuosa via della medicina aveva conseguito un master in storia e filosofia della scienza all’Università di Cambridge: a scrivere Quando il respiro si fa aria è stato sì uno scienziato, ma l’indole di scrittore di Paul emerge ad ogni pagina. Abraham Verghese, a cui è affidato il prologo del libro consiglia, non a caso, di leggere quest’opera, in particolare l’ultima parte, ad alta voce: il ritmo magico delle parole non vi sfuggirà.

a cura di Alessandra Scolari

Pagine per i più picco li

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L LIBRO: Narra la storia di tre ragazzi del bosco della SunRay Farm. Tamaya Dhilwaddi e Marshall Walsh (maggiore di due anni) abitano vicini e ogni giorno percorrono la strada di andata e di ritorno dalla scuola insieme, perché così vuole la mamma di Tamaya. Marshall negli ultimi mesi è cambiato. I compagni lo lasciano solo, perché Chad Hilligas, il bullo della classe, lo ha preso di mira. Il vaso trabocca quando un giorno, nella prestigiosa Woodridge Accademy (scuola privata di Heath Cliff, Pennsylvania), Marshall risponde, perché interrogato, al posto di Chad. Per eviare la sua ira, Marshall prende la scorciatoia e Tamaya è costretta a seguirlo. Ma nel bosco orientarsi è difficile e c’è il «fango peloso» che divora tutto. Intanto la commissione sta per dare l’ok alla produzione del Biolene alla SunRay Farm. Quello che sta succedendo nel bosco minaccia la sopravvivenza di ogni specie sulla Terra. Riusciranno i tre ragazzi a uscire dal bosco e salvare così il mondo?

Titolo: La Scorciatoia Autore: Louis Sachar Traduzione: Flora Bonetti Edizione: Piemme Batello a Vapore Pagine: 192 Età di lettura: dai 12-14 anni (e oltre)

AUTORE: Louis Sachar, classe 1954, dopo l’università di California ha scoperto la narrativa per ragazzi, diventandone uno dei massimi scrittori americani. Esordì nel 1976, con Sideways Stories from Wayside. Ha scritto una trentina di libri, prendendo il National Book Award e la Newbery Medal. Del libro Buchi nel deserto, ne ha venduto oltre 8 milioni di copie e ha vinto il Premio Andersen e il Premio Cento. CURIOSITÀ: In questo libro il linguaggio è essenziale, snello e chiaro. Gli eventi scorrono veloci e afferrano il lettore. Azzeccati i capitoli sulle udienze della Commissione per l’Energia e l’Ambiente sul biolene, che intervallano la cronologia dei fatti, così come lo sono le riflessioni dei ragazzi. Tamaya «brava bambina», che si è comportata sempre secondo «le dieci virtù: generosità, onestà, coraggio, empatia, grazia, umiltà, integrità, pazienza, prudenza e temperanza - si chiede - qual è la differenza tra audacia e coraggio». Sperimenta presto il significato delle due parole quando lascia la scuola, ritorna nel bosco in cerca di Chad (sa di non essere stata corretta con lui). Marshall (si sente un codardo), però, poi la segue nel bosco…. Un libro molto bello, che consiglio anche agli adulti.

Se vi serve un po ' di poesia

Destini minori di Isacco Turina

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CULTURA Musica

G IUD I E QUAN I

QUANDO IL ROCK TI SCEGLIE

marco.nicolis@verona-pantheon.com

di Marco Nicolis

Un incontro casuale e una passione in comune: la musica. Comincia così, circa un anno e mezzo fa, la storia di Giudi e Quani.

F R A N C E S C O Q U A N I L L I - C H I TA R R I S TA E C A N TA N T E / G I U D I T TA C E S TA R I - B A T T E R I S TA E C A N TA N T E

F

rancesco Quanilli, chitarrista e cantante, e Giuditta Cestari, batterista e cantante, entrambi presenti in pianta stabile nel variegato panorama musicale veronese, decidono di provarci, di creare una band (inizialmente composta da un terzo membro), di affittare un appartamento, di unire le idee sotto lo stesso tetto e di mettersi in gioco. Il loro percorso nel mondo della musica prende il via. Rock, soul, punk e funk, questo è il loro biglietto da visita che li ha portati a suonare “ovunque ce ne sia bisogno”. NEL LORO GIROVAGARE tra un palco e l’altro, in questo anno, i nostri due musicisti hanno fatto parecchia strada, arrivando anche ad esibirsi all’Idays di Monza, una manifestazione che, tra gli altri, ha visto salire sul palco nel edizione 2017 band del calibro di Linkin Park, Blink 182 e Radiohead. Invitati ad aprire le danze il 16 giugno, hanno avuto quindi la possibilità di esibirsi e confrontarsi con un palco che in pochi possono permettersi. Ma ora, archiviato l’Idays, archiviati i primi mesi passati tra live e palcoscenico, il progetto è pronto a salire un nuovo gradino, la registrazione del primo disco. Per realizzarlo i nostri due musicisti hanno intrapreso una

strada leggermente diversa dalla norma, quella del crownfounding online. Giudi e Quani sono infatti sbarcati sulla piattaforma MusicRaiser.com, un sito, di crownfounding musicale che permette a giovani musicisti e band di trovare i fondi per realizzare i propri sogni e progetti. Il sito, tramite una breve introduzione alla storia del gruppo e l’inserimento di qualche brano da poter ascoltare, dà la possibilità agli internauti di dare il loro sostegno economico ai giovani artisti. L'obiettivo di Giudi e Quani sarà il loro primo disco. L'album, composto da 12 tracce già pronte per essere incise, si chiamerà Concrete Imagination che, per chi mastica l’inglese, ha un significato molteplice. ORA, sperando che la ricerca fondi vada a buon fine, il duo proverà a salire anche sul palco dell’Home Festival di Treviso, altra manifestazione che anno dopo anno assume sempre più i connotati di un evento nazionale. Se anche voi volete contribuire o semplicemente ascoltare la musica che Giudi e Quani propongono, andate sul sito www. musicraiser.com e fateci sapere le vostre impressioni.


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BOX OFFICE

a cura di Mattia Zuanni

IL FILM

Baby, così viene chiamato, è un giovane che alla guida di un’auto è in grado di compiere le più spericolate evoluzioni. Questa sua abilità viene sfruttata da Doc, un criminale dall’aspetto borghese, con il quale ha un conto aperto che deve saldare. Baby deve anche occuparsi dell’anziano invalido che lo ha fatto crescere e si sta innamorando di una cameriera che lavora in un fast food. Vorrebbe potersi staccare dal ciclo continuo di rapine che Doc orchestra, ma non è così semplice.

CURIOSITÀ

Baby Driver è stato il primo film del regista Wright ad essere girato negli Stati Uniti (per la precisione ad Atlanta); il precedente Scott Pilgrim vs the World era infatti ambientato e girato in Canada. L’attore Ansel Elgort è conosciuto nel mondo della musica Dance/ House con l'alias Ansolo: questo nomignolo gli è stato dato dal fratello Warren quando era piccolo. Al Box Office USA ha incassato 97,1 milioni di dollari nelle prime cinque settimane.

Titolo: Baby Driver Il genio della fuga Genere: Azione, Commedia Durata: 115 minuti Regia: Edgar Wright Attori: Ansel Elgort, Kevin Spacey, Lily James, Jon Bernthal Uscita (Italia): 7 settembre

fotografa il

codice QR per vedere il trailer

C LASSICI DA NON PERDERE Titolo: I soliti sospetti Genere: Giallo, Thriller Durata: 105 minuti Regia: Bryan Singer Attori: Stephan Baldwin, Gabriel Byrne, Benicio del Toro, Kevin Spacey Dopo una rapina, la polizia di New York sottopone ad un confronto all’Americana cinque delinquenti. Sembra che siano riuniti in modo casuale, ma forse non è così. I cinque, infatti, vengono contattati da un misterioso criminale, Kaiser Soze, per un colpo apparentemente suicida. Ma costui esiste veramente? E perché manda cinque uomini al massacro contro una nave attraccata al porto? Cosa cerca? Chi è la mente di questo diabolico piano, in cui non si riesce a distinguere la verità dalla menzogna?

foto

notizia

Scatti d 'arte di C olato Cesar

Facebook.com/Cesarfhoto foto di Colato Cesar

Una foto e una storia Sesta puntata di La bellezza del passato, una caccia al tesoro per (ri) conoscere le meraviglie culturali del nostro territorio grazie alle luce della fotografia, un mese per volta. Il fotografo veronese Colato Cesar ci riconsegna al nostro settembre con un’elegia a colori dell’estate pronta a chiudersi. Con i suoi innumerevoli appuntamenti, eventi e concerti, il castello di Montorio ricorda a tutti come la leggerezza estiva possa addolcire anche imponenti mura. Costruito in epoca medievale, cambiò durante il riassetto scaligero per divenire parte del sistema difensivo di Verona. www.cesarphotographer.com


TERRA DI MEZZO

PER UNA GIUSTA TUTELA DEL CONSUMATORE Lunedì 18 settembre, a Stallavena di Grezzana, presso il Bar Trattoria BREACK, alle ore 20, l’associazione spiegherà ai partecipanti le ultime novità sui temi di luce, gas e canone TV. Sempre nell’interesse dell’utente.

Q

uante volte vi è capitato di essere importunati da qualche call center che vi propone una tariffa elettrica migliore, un servizio telefonico super economico o un contratto vantaggioso a pochi euro? L’Associazione di Promozione Sociale Terra di Mezzo, in collaborazione con il C.I.U (Consumatori Italiani Uniti), vuole informare i suoi iscritti e tutti i cittadini su alcuni servizi che vengono proposti spesso per via telefonica. Partiamo dalle tariffe elettriche e gas. Attualmente nel nostro Paese, con la completa liberalizzazione del mercato dell’energia (2007), si può scegliere il fornitore di energia elettrica o gas che si preferisce; si può decidere tra il servizio di Maggior Tutela o le offerte del Mercato libero. Il Servizio di Maggior Tutela è il regime tariffario stabilito dall’Autorità per l’Energia Elettrica, Gas e Sistema Idrico. È rivolto alle utenze domestiche e alle utenze per usi diversi dall’abitazione. Più dei due terzi dei cittadini italiani ha un contratto di fornitura di luce e gas con tariffe regolamentate dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas. Tuttavia, a causa di un costante aumento dei prezzi regolamentati e del progressivo miglioramento delle offerte presenti sul mercato libero, sempre più utenti passano dal Mercato Regolamentato al Mercato Libero. Sono perciò più convenienti le tariffe del Mercato Libero o quelle di Maggior Tutela? Una risposta a tale domanda non esiste perché non c’è una tariffa luce -gas migliore in assoluto. Può esserci una tariffa più vantaggiosa in base alle necessità, al proprio stile di consumo, all’u-

tilizzo che si fa dell’energia elettrica e del gas. Ogni famiglia italiana può risparmiare sulla bolletta della luce cambiando operatore gratuitamente e scegliendo la tariffa che meglio si adatta alle proprie esigenze. La nostra Associazione può aiutarvi a scegliere valutando le vostre singole esigenze. Attenzione: entro luglio 2019 ogni utente dovrà scegliere il proprio gestore spedendo un’apposita domanda. Di questo vi terremo aggiornati. In oltre riteniamo informare che da alcuni anni è in vigore il Catasto Impianti e Rapporti di Controllo di Efficienza energetica emanato dalla Regione Veneto; detto anche CIRCE – impianti termici. La Regione Veneto ha dato attuazione con propri decreti regionali alla normativa statale sugli impianti di climatizzazione. Tutti hanno il dovere di essere in possesso del proprio libretto degli impianti termici, chi ne fosse sprovvisto è bene che si dia da fare per farsene redigere uno. Concludiamo con la notizia che più sta a cuore ai nostri soci, ovvero il non pagamento del canone TV. Terra di Mezzo prosegue la sua battaglia. Tramite il proprio studio legale, l’Associazione ha spedito una lettera all’Agenzia delle Entrate con la quale sono stati diffidati i dirigenti dal continuare ad inserire il canone TV in bolletta a tutti coloro che avevano ricevuto la lettera di disdetta o che avevano inviato l’autocertificazione obbligatoria. Facciamo un appello a tutti coloro che hanno effettuato la disdetta con altre associazioni di contattarci al più presto, in quanto c’è la possibilità di non pagare il canone TV per il 2018.

Canone TV - luce acqua e gas - Libretti caldaia e altri argomenti saranno approfonditi lunedì 18 settembre 2017 ore 20.00 - presso Bar Trattoria Break Via Chiesuola - Stallavena di Grezzana VR saremo a Vostra disposizione tutti i terzi lunedì del mese Associazione di Promozione Sociale - Via G. Mameli n. 162 - 36100 Vicenza Per ulteriori informazioni contattateci al n. 342/0082954 – email: terradimezzo96@gmail.com oppure consultate il nostro sito www.culturaeinformazione.it


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ANGOLO PET

Ogni mese quello che c’è da sapere

FA T E LA VOSTRA S C ELTA, QU EL L A C O N TR O

L'ABBANDONO

di Ingrid Sommacampagna

Ogni anno, con l'avvicinarsi delle vacanze estive, nonostante le campagne di sensibilizzazione, si torna a parlare di un reato: l'abbandono degli animali. Secondo i dati forniti dalla Lav sono 130mila gli animali abbandonati, per lo più cani ma anche gatti, e l'80% di loro muore a causa di stenti, incidenti o maltrattamenti.

S

ONO DATI ALLARMANTI quelli sull'abbandono di animali domestici e sulle sue drammatiche conseguenze in una società che nel 2017 si definisce civile. Il fenomeno si ripete nonostante, da un lato le pubblicità di prevenzione di Comuni, associazioni, e personaggi dello spettacolo, dall'altro la presenza di pensioni, dog sitter e di spiagge attrezzate. La crudele decisione viene presa da chi li vede improvvisamente come un peso, dimenticandoli di proposito sull'asfalto rovente, soli, terrorizzati, affamati e assetati. In Italia l'abbandono è vietato ai sensi dell'art. 727 del Codice penale, della legge del 20 luglio 2004 n. 189, ed è punito con l'arresto fino ad un anno di reclusione o con una sanzione da mille fino a diecimila euro. Chi abbandona commette un illecito penale e potrebbe essere persino responsabile di omicidio stradale. Infatti, un animale impaurito potrebbe anche causare un incidente. Ci sono delle proposte di legge che non sono ancora state esaminate, come quelle depositate nel 2015 e nel 2016, che prevedono la possibilità di innalzare la multa da un minimo di 2500 euro a un massimo di 25mila, aggiungendo la clausola del soggiorno in una struttura e del sostentamento a carico del padrone, con il divieto di tenere altri animali per almeno due anni. Nel 2013 Michela Brambilla, presidente e fondatrice della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente (Leidaa), propose l'iscrizione degli amici a quattro zampe nella «famiglia anagrafica», in modo da responsabilizzare i proprietari. IN CASO DI RITROVAMENTO di un animale bisogna trattenerlo e contattare i vigili. «Se non fossero disponibili, si chiamano i carabinieri che contattano il canile sanitario di Verona che farà poi uscire l'accalappiacani. Una volta recuperato l'animale verrà trattenuto nella struttura per accertare o

meno la presenza di microchip. Se sprovvisto, si procederà con il modus operandi per i cani randagi: analisi del sangue, trattamento antiparassitario, vaccini e sterilizzazione. Dopo 10 giorni il cane sarà smistato nel rifugio convenzionato del Comune in cui è stato trovato», spiega Ioana Ogiolan, responsabile del Rifugio Enpa, in cui da gennaio a oggi sono arrivati 132 cani, ritrovati o sequestrati in città e nei Comuni della provincia convenzionati con l'associazione. Per rimediare al problema basterebbero leggi più severe, con controlli periodici sugli animali adottati o acquistati, sulle nascite, e rendendo obbligatorio un patentino di idoneità ai futuri proprietari. Facebook.com/Enpa Sezione Verona Canile Sanitario di Verona 0458002364, via Campo Marzo 20


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di Claudia Buccola

M a sc hera p er capel l i al l ’ uov o

L’estate ha lasciato i vostri capelli secchi e rovinati? L’esposizione ai raggi solari non danneggia solo la pelle, ma anche loro. Se poi si aggiungono i prodotti chimici presenti nelle tinte e il calore di asciugacapelli e piastre, il risultato sarà inevitabilmente un capello crespo e rovinato. Come farlo ritornare all’antico splendore? Ecco una ricetta semplicissima ma molto efficace per nutrirlo: la maschera all’uovo.

INGREDIENTI Un uovo - due cucchiai di miele - un cucchiaio di olio d’oliva

Procedimento Sbattete l’uovo e unite il miele e l’olio d’oliva. Applicate il composto sul cuoio capelluto e massaggiate. Lasciate agire per 30 minuti e lavate i capelli con uno shampoo dolce.

Benefici Grazie alle proteine e ai grassi buoni che contiene, l’uovo aiuta a nutrire il cuoio capelluto e i follicoli piliferi facendo sì che i capelli siano più sani e voluminosi. Non preoccupatevi, non resterà alcun odore sui capelli dopo averli lavati con lo shampoo!

Nota bene L’uovo intero viene utilizzato preferibilmente per capelli normali, solo il tuorlo per i capelli secchi, e solo la chiara per i capelli grassi. La chiara da sola può essere utilizzata ogni due settimane, mentre le altre due opzioni una volta al mese.

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in cucina con Nicole

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Cucinare è amore che si può assaggiare senzalattesenzauova.ifood.it

PANCAKES DI FARRO

La famosa colazione americana con tanta frutta fresca! INGREDIENTI

(per 2 persone)

• 2 uova • 100ml di latte • 150gr di farina di farro • 2 cucchiai di zucchero • frutta fresca

Sbattete le uova con lo zucchero, il latte e la farina. Scaldate una padella antiaderente, versate un po' di pastella creando diversi pancakes e fateli cuocere su entrambi i lati. Arricchite con frutta fresca.

MILKSHAKE BANANA E LAMPONI Per cominciare la giornata in modo creativo... INGREDIENTI

(per 1 persona)

• 200ml di latte* • 1 banana • 2 manciate di lamponi

Frullate gli ingredienti e bevete! *variante veg: usate il latte di soia, di riso o di mandorla.


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di Marco Zanoni

Veronesi Tuti Mati

È

leggenda. Non vi sono altri modi nel definire quel “veronesi tutti matti” che da generazioni viene tramandato in riva all’Adige. Una filastrocca che ha radici nebulose e lontane per le quali trovare delle fonti certe è missione (quasi) impossibile, ma ringrazio Mauro, lettore di Pantheon, per avermi lanciato questa sfida! (il nostro lettore ha chiesto di indagare sulle origini etimologiche della massima scaligera, ndr)

brare dei veri pàmpani. C’è chi sostiene che siano le innumerevoli chiese di Verona ad invogliare i suoi abitanti a combinarne di ogni per poi ottenere l’assoluzione dopo il pagamento di una lauta mancia o una confessione oppure una preghiera. Prova ne è l’altare dedicato alla Madonna in Sottoriva dove “Sua Eminenza il Cardinale di Canossa concede cento giorni d’indulgenza a chi davanti a questa immagine dice l’Ave Maria”.

Una prima facile risposta la si trova nel territorio: sarebbe infatti l’aria frizzantina del Baldo a rendere così giocoso il carattere dei veronesi. Proprio della bontà dei prodotti della nostra terra parla Cassiodoro nel 568 d.C. quando consiglia a Teodorico il consumo del vino acinatico (il recioto) per quel suo “liquido carnoso, una bevanda da mangiare” in grado di corroborare lo spirito. Consiglio seguito anche da Alboino che in più accolse alla sua corte Bertoldo (ricordate il film di Monicelli?), un contadino robusto e grezzo che rispondeva in rima burlandosi del prossimo in sella al suo somaro. Bertoldo un veronese tutto matto? A San Giovanni in Persiceto non sono d’accordo visto che nel paese emiliano è una delle principali maschere carnevalesche.

Episodi da raccontare ce ne sarebbero a bizzeffe. Del pesce d’aprile del 1892 per esempio, quando dai giornali cittadini partì l’accorato appello di presentarsi in piazza muniti di gatti domestici, utili nel debellare i topi africani che dissipavano le scorte dei militari sulle navi nella baia di Massaua, in Abissinia. All’appuntamento si presentarono molti veronesi che furono costretti dopo ore di inutile attesa a liberare i propri felini incalzati dagli sberleffi di chi aveva architettato quella burla.

Il legame quindi con il Bacanal del Gnoco (fondato nel 1531) viene da sé. È qui che i veronesi danno esempio della loro goliardia, aiutati dal vino (anche il popolo ne fa uso abbondante) e dalla parata del Venerdì Gnocolar, in cui vennero coniati termini come brusaquinti e cìncio che indicavano le persone in pesante stato di ebbrezza e che agli occhi dei forestieri dovevano sem-

Sono però le parole di Goethe (nel suo viaggio in Italia, nel 1786) che rendono al meglio quel “tutti matti”. Il poeta tedesco lo cita tra le righe mentre descrive quella Piazza Erbe che è da sempre centro della vita veronese “…Nei giorni di mercato, la folla sulla piazza è grandissima, e l’occhio può rallegrare alla vista di vere montagne di frutta, di legumi, di aglio, di cipolle. Tutti gridano, cantano, scherzano per tutta la giornata; si spingono, si urtano, fanno strepito e ridono continuamente…”. In tutta la ricerca, difficile trovare una definizione tanto bella.


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ADICONSUM

FOR Z A M A G GIO R E T UTELA M INOR E ?

Accade sempre più spesso che attentati terroristici e calamità naturali, coinvolgano zone di vocazione turistica. Anche nell'estate appena trascorsa eventi drammatici hanno spinto molti turisti a rinunciare al viaggio. Come tutelarsi in questi casi?

D

A CLAUSOLA DI STILE a realtà di fatto, la cosiddetta forza maggiore, che non molto tempo fa poteva considerarsi un'evenienza remota, negli ultimi anni si è palesata con preoccupante regolarità. Che si tratti di terremoti, tumulti di piazza, allerte terrorismo, queste situazioni generano plausibili timori nei viaggiatori che dovrebbero recarsi nelle zone colpite. Sebbene in molti casi l'allarmismo mediatico aumenti la percezione del disagio reale dipingendo ingiustificatamente contesti catastrofici, è comunque probabile che in simili circostanze il turista non possa godere appieno del viaggio prenotato e che, pertanto, decida di annullare la partenza. Ma a quale prezzo? Recedere dal servizio turistico acquistato (pacchetto tutto compreso, camera d'albergo, auto a noleggio) è possibile, però va tenuto conto del fatto che i contratti conclusi con i prestatori del servizio (tour operator, compagnia aerea, albergo...) potrebbero prevedere l'applicazione di una penale.

INFATTI, SE LA PRESTAZIONE non è divenuta impossibile da parte dell'organizzatore (es. albergo inagibile a seguito di evento sismico) anche al consumatore è richiesta la sua controprestazione, ovvero il pagamento del prezzo. E non giovano neppure le polizze viaggio le quali escludono dalla loro copertura gli eventi dovuti a forza maggiore. Invece, è possibile recedere gratuitamente qualora vi sia un avviso ufficiale del Ministero degli Esteri riguardante la meta del viaggio. I cittadini italiani, quindi, devono verificare sul sito della Farnesina, www.viaggiaresicuri. it, se viene sconsigliato di recarsi nel Paese prescelto. Ad ogni modo, viste la complessità e l'urgenza insite in questo genere di situazioni, prima di accettare un diniego da parte del prestatore del servizio turistico è sempre meglio rivolgersi ad una Associazione Consumatori per accertarsi che non siano stati calpestati i propri diritti di viaggiatore.

di Carlo Battistella per Adiconsum Verona


Settembre 01

14

LUNEDÌ MERCOLEDÌ

20

MERCOLEDÌ

Fate una colazione diversa dal solito, guardate il cielo con piu attenzione e concedetevi il privilegio di notare i dettagli dell’estate che finisce.

RTL 102.05 Power Hits Estate Luogo: Arena di Verona Ora: 20.00

DOMENICA

Moby Dick (ritorno a Nantucket) Teatro nei cortili Luogo: Chiostro Santa Maria in Organo Ora: 21.00

09

SABATO

Festival Five Points Living Music in Verona - Concerto Luogo: Bastioni Via Città di Nimes Ora: 21.30

15

VENERDÌ

Tocatì: L’azzardo fuori gioco Luogo: Biblioteca Civica Ora: 17.00

21

GIOVEDÌ

Salute&Benessere Tavola Tematica Verona Network Luogo: Ordine degli Ingegneri di Verona Ora: 18.00

non ce lo siamo dimenticato: non ci stava

26

Conferenza “Sì, viaggiare!” Luogo: Società Letteraria Ora: 20.30

03

Inizia anche la KidsUniversity

MARTEDÌ

LUNEDÌ

GIOVEDÌ

Tocatì: La montagna che non c’è Anna Torretta Luogo: Biblioteca Civica Ora: 21.00

Giovanni Zenatello e la nascita dell’Opera lirica in Arena Luogo: Auditorium Nuovo Montemezzi del Conservatorio Ora: 16.00

25

VENERDÌ

Notti d’oriente - Teatro nei cortili Luogo: Arsenale Ora: 21.00

Esperienze in Gioco Luogo: Biblioteca Civica Ora: 17.00

19

SABATO

Inaugurazione Five Points Living Music in Verona Concerto omaggio a Brahms Luogo: Auditorium Palazzo della Gran Guardia Ora: 20.45

08

GIOVEDÌ

Estate a Spazio Famiglie 2017 – Caccia al tesoro Luogo: Corte Molon Ora: 17.00

13

2017 02

VENERDÌ

E iniziato il mese dei ritorni e delle ripartenze. Uno solo l’imperativo: riprovare a fare le cose di prima con un pezzetto di anima in piu.

07

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27

MERCOLEDÌ

52° edizione Marmomac Luogo: Viale del Lavoro 8 Ora: 10.30 - 12.30

28

GIOVEDÌ

Marble Landscapes 2017 Luogo: Ordine degli Architetti Ora: 18.00


77

gli eventi del mese secondo noi 04

LUNEDÌ

Festival Show 2017 Luogo: Arena di Verona Ora: 20.30

10

DOMENICA

Si chiude il Family Happening La gioia di un abbraccio Luogo: Piazze centro storico

16

SABATO

Tocatì: Fabio Geda - Anime Scalze Luogo: Biblioteca Civica Ora: 21.00 9^edizione Mag Festival Luogo: Villa Spinola, Bussolengo

22

VENERDÌ

Francesco “Will” Grandis e Darinka Montico, storie di viaggiatori Luogo: Museo Africano Ora: 20.30

29

VENERDÌ

Andrea Bocconi e Guido Bosticco Luogo: Museo Africano Ora: 20.30

05

MARTEDÌ

Addolcite lo sguardo e incrociatelo con qualcuno che lo merita

11

LUNEDÌ

Festival Five Points Living Music in Verona Conferenza - Rivoluzione Beatles Luogo: Società Letteraria Ora: 20.30

17

DOMENICA

Tocatì: Il Tocatì, un patrimonio condiviso Luogo: Palazzo della Ragione Ora: 08.30

23

SABATO

Forme Sonore Concerto Luogo: Bastioni Città di Nimes Ora: 21.00 Inaugurazione mostra “Verona in trasformazione 1920-1960” Luogo: Archivio di stato Ora: 10.00

30

06

MERCOLEDÌ

Luciano Pavarotti 2017 10th Anniversary Luogo: Arena di Verona Ora: 21.00

12

MARTEDÌ

Incontro con Burhan Ozbilici, vincitore del World Press Photo 2017 Luogo: Museo Africano Ora: 20.30

18

LUNEDÌ

Umberto Tozzi Quarant’anni che “Ti Amo” Luogo: Arena di Verona Ora: 21.00

24

DOMENICA

Magia tra fili e ricami Luogo: Villa Buri Ora: 19.00

legenda

SABATO

The New Mastersounds + DjSet Fattanza Blu - Concerto Luogo: Bastioni Via Città di Nimes Ora: 21.30

MOSTRE/ARTE

CINEMA

LIBRI

MUSEO

SPORT

INCONTRI

FIERA

DANZA

MUSICA

AMORE

CARNEVALE

TEATRO


A CURA DI

Andrea Nale

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L'OROSCOPO ALLA NOSTRA MANIERA

21 MARZO - 20 APRILE

ARIETE

21 APRILE - 20 MAGGIO

TORO

21 MAGGIO - 21 GIUGNO

GEMELLI

22 GIUGNO - 22 LUGLIO

CANCRO

Non farti bloccare nella vita, perché ti hanno sempre detto che il coraggio non è cosa per te. Il coraggio non si impara, non si progetta e non si conosce: quando sarà il momento arriverà e ti farà superare tutto ciò che ti servirà. Se mi sto sbagliando, come ci sei arrivato fino a qui?

Sai perché le canzoni o le poesie che “parlano di noi” o dei nostri sentimenti ci fanno emozionare? Perché, al di sotto dello strato in cui pensiamo di sapere tutto della nostra vita e della nostra quotidianità, ci raccontano una verità più profonda. Nell’amore, negli affetti e nel dolore trovi veramente aiuto nell’arte: perché sono tutte cose di cui ancora non ci capiamo niente.

Herman Melville ha saputo parlare della confusione e del malessere che sentite in questi termini: “tutto ciò che rimescola la feccia delle cose, tutto il mistero irrazionale e demoniaco della vita e del pensiero, ogni male era per Achab inscrivibile in Moby Dick”. Non passare la vita ad inseguire i tuoi mostri, ci sono cose che non si possono risolvere: prova ad essere meno severo con te stesso e ammaina le vele.

Una pratica monastica antica consisteva nel passare l’intera sera a meditare su tutti gli aspetti della propria vita prima di dormire, tirarne le somme, sistemare ciò che andava sistemato e solo quando tutto era a posto, addormentarsi. Tu non sei un monaco, ma perché sprechi tanto tempo a pensare? Pensa più a vivere e meno a come stai vivendo.

23 LUGLIO - 23 AGOSTO

24 AGOSTO - 22 SETTEMBRE

23 SETTEMBRE - 22 OTTOBRE

23 OTTOBRE - 22 NOVEMBRE

LEONE

VERGINE

BILANCIA

SCORPIONE

È passata l’estate, aria nuova spazza la città e i pensieri, tornerai a dormire bene: è tempo di cucire gli strappi delle vele e ripartire.

Cosa si abita per davvero? Più a fondo di tutto? Non è in una casa che ci si sente a casa, non è in una nazione e non è in una città. La cosa che si abita più radicalmente è la propria lingua, le parole che si usano e che creano il nostro mondo. Prenditene cura, per te stesso e nei rapporti con gli altri: è il più grande gesto d’amore che puoi iniziare ad eleggere come proposito.

Dai per scontate molte cose di te, e la maggior parte di queste cose ti frenano, non è vero? Beh, niente del tuo carattere è vincolante o geneticamente ascritto come il sangue dei nobili e il peccato originale. Tutto può cambiare, non trovare modi per giustificarti e fai la rivoluzione.

Ricordi l’ultima volta che hai pianto? Nella vita, in media, sappiamo contare e ricordare i momenti in cui abbiamo pianto ma non riusciremo mai ad elencare tutte le volte che abbiamo riso a squarciagola. Non è un pensiero confortante? Solo perché il male è quantificabile non vuol dire che sia più potente, non vuol dire che stia vincendo.

22 DICEMBRE - 20 GENNAIO

21 GENNAIO - 19 FEBBRAIO

SAGITTARIO

CAPRICORNO

ACQUARIO

Nel rapporto che abbiamo con noi stessi siamo soliti giudicarci, sorprenderci, imitarci e odiarci. Sono esattamente gli stessi rapporti che abbiamo con gli altri, e non possiamo crearne di diversi. Per questo è dalle relazioni con gli altri che impariamo ad amarci e prenderci cura di noi stessi. Se amarsi, in coppia, significa guardare nella stessa direzione (cit.), amare se stessi significa guardare oltre.

Per far rimarginare una cicatrice, per quietare una turbolenza interiore, non sempre la soluzione è riempirsi la vita per dimenticare e far passare il tempo: prova a capire quale sia il momento di uscire e svagarsi con le persone e quale invece quello per stare da soli e coltivare se stessi. Con un buon piano tutto andrà per il meglio.

23 NOVEMBRE - 21 DICEMBRE

La macchia d’inchiostro che rilasciano i polipi quando si sentono in pericolo non è uno schizzo casuale: è l’ologramma della loro stessa forma e ha l’unico scopo di confondere il predatore. Sforzati anche tu di osservare in chi sta soffrendo quello che si nasconde oltre i particolari irritanti e irrazionali: scoprirai una logica e, se saprai comprenderla, ritroverai un’amicizia.

20 FEBBRAIO - 20 MARZO

PESCI

Calvino descriveva la fantasia come “un posto dove ci piove dentro”. Aspettati un periodo di fantasticherie, pensieri scomodi e sconsiderati: assecondali e qualcuna di queste nuove strade si avvererà, inondando la tua vita.


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