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EDIZIONE OTTOBRE 2020
ANNO 12 - NUMERO 9
NUMERO CENTOQUINDICI
PA N T H E O N REGIONALI I profili degli eletti veronesi
LA LESSINIA
Nel Registro nazionale dei paesaggi rurali storici
NICOLA TOMMASOLI
Una borsa di studio per ricordarne la memoria
All'interno
"Speciale scuola"
ZAIA PIGLIA TUTTO
Dagli elettori cinque anni di fiducia per raggiungere l’autonomia 1
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OTTOBRE 2020
DI MATTEO
SCOLARI
EDITORIALE
Tutto come previsto. O quasi. Luca Zaia, come sappiamo, e come ricorderà più avanti nelle pagine del Primo Piano il collega Alessandro Bonfante, ha fatto il botto anche questa volta dopo il successo ottenuto col referendum consultivo del 22 ottobre di tre anni fa. Una vittoria talmente scontata in queste elezioni regionali che il suo trionfo, in fondo, non ha fatto nemmeno notizia. Il verdetto lo si conosceva in anticipo, anche quel 76,8%, così imponente, inedito, travolgente, storico, era sulla bocca di tutti già nelle settimane precedenti al weekend elettorale.
Zaia ha come principale obiettivo dichiarato l’autonomia, gli basterà? Questo mandato sarà l’ultimo visto che è il terzo, come capitalizzerà e come alimenterà nei prossimi anni il quasi milione di voti di cui dispone personalmente e non come partito? Li metterà a disposizione di qualcuno o qualcosa? Accetterà di rifondare un centrodestra moderato, liberale che dalla progressiva erosione di Forza Italia ha lasciato posto ad altri movimenti più radicalizzati, compresa la Lega? E poi, quanto durerà ancora il matrimonio con Matteo Salvini, così lontano nell’atteggiamento, nel linguaggio, nel modo di porsi rispetto al collega di partito? «Mi interessa il Veneto e mi interessano i veneti» ripete in continuazione il Presidente: ci crediamo, e ci regala un sollievo ogni volta che lo dice.
Zaia piace, non solo ai leghisti. Mette d’accordo praticamente tutti nel centrodestra e suona canti di sirena irresistibili anche ai malcontenti del centrosinistra, vittima quest’ultimo, in Veneto, di una profonda crisi esistenziale, da anni.
Ci sono sì cinque anni davanti per portare a casa l’obiettivo principale, il Veneto autonomo, ma ci sono anche tante cose da sistemare e da guardare con attenzione: dal completamento delle grandi infrastrutture viabilistiche (TAV e Pedemontana per citarne alcune), alla tragedia Pfas, ancora passata troppo sotto traccia; dal rilancio turistico della prima regione in Italia per presenze e arrivi, ora in difficoltà, alle politiche del lavoro, per evitare, tra le altre, la fuga di migliaia di giovani che cercano fortuna all’estero; e ancora, dalla sanità pubblica alle politiche ambientali ed edilizie… sono tante le sfide che si dovranno affrontare sul campo. Anche a Verona.
Il “doge” si avvia così, in pompa magna, al suo terzo mandato da Presidente della Regione, consapevole di aver fatto bene, almeno ultimamente, pensando anche a come ha gestito l’emergenza Coronavirus. La sua popolarità non è mai stata così ampia, se potessimo descrivere la carriera politica con l’immagine di una parabola, il governatore si troverebbe ora nel punto di massima ascesa. L’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi, leader di Italia Viva, in maniera provocatoria, dopo il successo ottenuto alle urne, gli ha chiesto cosa vorrà fare da grande. «Non mi interessa il nazionale» la risposta indiretta di Zaia, che la politica romana l’ha già saggiata dal 2008 al 2010 quando fu ministro delle politiche agricole alimentari e forestali nel governo Berlusconi IV.
Basterà un uomo solo al comando?
Troppo astuto e intelligente l’uomo di Conegliano per replicare a frecciatine sconvenienti, finalizzate soltanto a verificare se esistono punti deboli sul Luca Zaia politico. Eppure la domanda dell’ex premier non sarebbe del tutto fuori luogo.
«COMANDARE NON SIGNIFICA DOMINARE, MA COMPIERE UN DOVERE.»
matteo.scolari@veronanetwork.it @ScolariMatteo
LUCIO ANNEO SENECA
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REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI VERONA N.1792 DEL 5/4/2008 - NUMERO CHIUSO IN REDAZIONE IL 26/9/2020
Indice 39
SPECIALE
6
IN COPERTINA
7
PROFILI POLITICI
51
VERONA
EDUCAZIONE ALLA LEGALITÀ
54
FORZA
56
STORIE
58
PILLOLE
14 18 19 22 24 26 31 32
SCUOLA
ZAIA PIGLIA TUTTO
I CONSIGLIERI REGIONALI ELETTI IN PROVINCIA DI VERONA
NICOLA VIVE
QUALE WELFARE VOGLIAMO?
L’AUMENTO DELLE RETTE DEL CERRIS E DI MARZANA
ANTICA
BELLEZZA
DI STORIA
MANO NELLA MANO
LA STORIA DI ZINEDINE
DI MAMMA
NEL GIARDINO DI CONSUELO
L’AGRICOLTURA PER IL SOCIALE
60
MADRE E FIGLIO
DALLA SCUOLA DI DANZA A TIKTOK
62
FLORENCIA E TUTTE LE COSE CHE FA
STORIA DI UNA CONTENT CREATOR MULTIPOTENZIALE
66
ALTRO CHE
TERZA ETÀ IL GLOSSARIO
DEL LAVORO IN CUCINA
CON NICOLE
UN MANIFESTO D’AMORE PER IL TRIATHLON
FATICHE E TRAGUARDI DI UNA IRONWOMAN
BENNY BENASSI IN ARENA
speciale
DOVE IL SUONO INCONTRA LA TELA
REDAZIONE E COLLABORATORI ERRORI O SEGNALAZIONI: WHATSAPP 320 9346052 - REDAZIONE@VERONANETWORK.IT
DIRETTORE RESPONSABILE MATTEO SCOLARI
PANTHEON SPETTACOLI & EVENTI
Fiocco azzurro nella redazione di Pantheon Congratulazioni a mamma Miryam e a papà Marco per la nascita del piccolo Carlo
REDAZIONE MATTEO SCOLARI, GIORGIA PRETI, ALESSANDRO BONFANTE, SAMANTHA DE BORTOLI, CAMILLA FACCINI HANNO COLLABORATO AL NUMERO DI OTTOBRE 2020 SARA AVESANI, CARLO BATTISTELLA, MATTEO BELLAMOLI, MARTA BICEGO, CHIARA BONI, DANIELA CAVALLO, MAREVA DE FRENZA, EMILIANO GALATI, IMPACTSCOOL, MATTEO LERCO, SALMON MAGAZINE, MARCO MENINI, DAVIDE PERETTI, NICOLE SCEVAROLI, ALESSANDRA SCOLARI, INGRID SOMMACAMPAGNA, TOMMASO STANIZZI, GIULIA ZAMPIERI, MARCO ZANONI. PROGETTO GRAFICO ED EDITORIALE SPECIALE SCUOLA CAMILLA FACCINI PROGETTO GRAFICO ED EDITORIALE SPECIALE SPETTACOLI CECILIA BAY, DAVIDE MORELLI, GIOVANNA ZANONCINI COPERTINA GIACOMO GOTTARDI ILLUSTRAZIONI PAOLA SPOLON SOCIETÀ EDITRICE INFOVAL S.R.L. REDAZIONE VIA TORRICELLI, 37 (ZAI-VERONA) - P.IVA: 03755460239 - TEL. 045.8650746 - FAX. 045.8762601 MAIL: REDAZIONE@VERONANETWORK.IT - WEB: WWW.VERONANETWORK.IT FACEBOOK: /PANTHEONVERONANETWORK - TWITTER: @PANTHEONVERONA - INSTAGRAM: PANTHEONMAGAZINE UFFICIO COMMERCIALE: 045 8650746
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IN COPERTINA LUCA ZAIA
ZAIA, IL VIRUS, L’AUTONOMIA Luca Zaia ha dominato le elezioni. Lo ha fatto con la propria credibilità e la capacità di comunicare con i veneti, mostrandosi lontano dagli intrighi di partito. Ora ha un vantaggio da spendere sulla strada da lui stesso indicata, e su cui i veneti lo hanno seguito: l’autonomia.
V
alutare l’operato di un amministratore non è facile. Troppe variabili, troppa burocrazia. Eppure Luca Zaia ha convinto i veneti per la terza volta in dieci anni. Lo hanno scelto più di tre votanti su quattro. In consiglio regionale siederanno 41 consiglieri di maggioranza, contro gli otto di minoranza con Arturo Lorenzoni. Agli altri nemmeno le briciole, solo spunti di riflessione. LISTA ZAIA PIGLIA TUTTO Oltre 916mila veneti hanno messo la X sulla lista personale del “Doge”, un simbolo con il solo nome di Zaia: nessun Leone di San Marco, né Alberto da Giussano. Il 44,57 per cento della Lista Zaia presidente è un dato che mette in chiaro i rapporti di forza anche nella maggioranza contro il 16,92 della Lega, il 9,55 di Fratelli d’Italia, il 3,56 di Forza Italia e il 2,38 della Lista veneta autonomia. «Nella lista Zaia sono tutti leghisti», si sono affrettati a chiarire gli esponenti del partito, e lo stesso Zaia. Il veronese più votato, Stefano Valdegamberi con oltre 11mila preferenze, ha però detto ai microfoni di Radio Adige Tv, la sera stessa dello spoglio: «Vi è tutto un mondo moderato, dal quale anch’io provengo, che oggi non si identifica più in nessun partito nazionale e che ha trovato in Zaia una figura di riferimento». ZAIA IL COMUNICATORE Ha vinto il Presidente rassicurante, ben distinto da certi eccessi salviniani, il paladino contro
il Coronavirus. Dai numeri del virus alle dimostrazioni sui test rapidi, dai disegni dei bambini ai pulcini, le conferenze del Presidente durante il lockdown sono diventate un varietà. Un vero e proprio programma tv a reti unificate all’ora di pranzo. La campagna elettorale vera e propria, alla fine, è risultata superflua. Non c’era altro da aggiungere. VERONA IN VENETO «Verona deve ritrovare centralità in Veneto» è una frase sentita da diversi schieramenti. Sono nove i consiglieri che porteranno la provincia scaligera a Venezia, che vi presentiamo nelle pagine seguenti. Un dato da evidenziare nel Veronese è il salto in avanti di Fratelli d’Italia, che con il 15,56 per cento porta in Regione l’assessore del Comune di Verona Daniele Polato, secondo per preferenze dopo Valdegamberi. LA MADRE DI TUTTE LE BATTAGLIE Per i prossimi cinque anni l’autonomia sarà la «madre di tutte le battaglie» dice Zaia. «Il mio auspicio è che in tutta Italia si vada verso questa direzione, perché con l’emergenza abbiamo capito ancora una volta che da Roma non si può governare tutto il Paese. In certi casi è l’ultimo miglio a fare la differenza». I veneti hanno scelto l’autonomia, prima con il referendum consultivo del 2017 e ora con le regionali. Luca Zaia ha cinque anni di completo controllo sull’amministrazione e vette altissime di credibilità politica da spendere: i veneti non accetteranno scuse.■ 6
DI ALESSANDRO BONFANTE
PROFILI POLITICI
I VOLTI VERONESI IN REGIONE Inquadra i qr code per vedere le interviste
STEFANO VALDEGAMBERI • Tregnago, 06/05/1970 • Lista Zaia Presidente • 11.422 preferenze • Consigliere regionale uscente, già assessore • Sindaco di Badia Calavena dal 1997 al 2006
FILIPPO RIGO
• Bussolengo, 22/08/1981 • Lista Zaia Presidente • 4.521 preferenze • Neoeletto • Presidente Agsm Lighting
«L’amministrazione Zaia rappresenta concretezza, buonsenso e onestà. Un modo di governare che accoglie consenso anche al di là dell’elettorato classico leghista. Vi è tutto un mondo moderato, dal quale anch’io provengo, che oggi non si identifica più in nessun partito nazionale e che ha trovato in Zaia una figura di riferimento. Questo è un voto che va oltre la Lega perché rappresenta e identifica tantissimi cittadini. Abbiamo grandi sfide, la prima di tutte è quella del federalismo».
«Sono stati anni di grande amministrazione, non da ultima l’emergenza Covid affrontata. Ricordo che fu Zaia a proporre tamponi a tappeto, e a fissare la linea per le riaperture di scuole e imprese. Fra i tanti temi sul piatto, quello dell’autonomia, come ha segnalato il presidente Zaia, è il primo da affrontare. Insieme alla sanità. Sono temi sentiti dai veneti e non si tratta di essere poco altruisti, ma di prendersi le proprie responsabilità».
FILIPPO RANDO • Verona, 28/07/1974 • Lista Zaia Presidente • 2.860 preferenze • Neoeletto • Assessore allo Sport e Tempo libero, Manifestazioni, Edilizia sportiva del Comune di Verona dal 2017
*salvo riconteggio
7
«Verona è la capitale economica della Regione, ha bisogno della massima attenzione e del massimo sostegno. Noi saremo in Consiglio regionale per promuovere iniziative e aiuti dalla Regione al fine di sviluppare tutta la nostra area, dalla città alla provincia. Per quanto riguarda il referendum, gli italiani si sono espressi in maniera chiara e dispiace un po’ che alcune aree rischino di non essere rappresentate, ma il volere dei cittadini resta sovrano».
ELISA DE BERTI • Bovolone, 22/10/1974 • Lega Salvini • 4.941 preferenze • Assessore regionale ai lavori pubblici, infrastrutture e trasporti dal 2015 • Sindaco di Isola Rizza dal 2009 al 2015
ENRICO CORSI
• Verona, 19/01/1962 • Lega Salvini • 3.790 preferenze • Consigliere regionale uscente • Già assessore comunale di Verona, già presidente di Ater Verona
«Essere assessore e lavorare con il Presidente Zaia è un onore e un’occasione unica. Mi permetto di sottolineare il grande risultato di tutti i candidati della Lega, sapevamo che non sarebbe stato facile. C’era da aspettarsi il risultato del referendum: la gente ha sicuramente risposto in maniera istintiva. Ciò che mi rammarica è che il taglio dei parlamentari avviene soltanto sulla quantità e non sulla qualità. Auspico in riforme serie da parte di chi ci governa».
«La fiducia dei cittadini mi permette di continuare un lavoro già iniziato: l’approvazione della legge sul vino, per la realizzazione a Verona del primo museo in Italia dedicato alla produzione enologica, la legge sulla salvaguardia del lago di Garda e la promozione del marchio “100% Veneto”. Poi potenziare il turismo, la viabilità, le infrastrutture e il delicatissimo aspetto sanitario. Sono un consigliere eletto a Verona, amo la mia città e voglio renderla protagonista in Veneto».
DANIELE POLATO
• Verona, 04/06/1975 • Fratelli d’Italia • 10.807 preferenze • Neoeletto • Assessore alla Sicurezza, Protezione civile, Aziende ed Enti partecipati del Comune di Verona
8
«Il nostro territorio da tempo richiedeva una vicinanza con i cittadini e con le amministrazioni: questo mi era stato chiesto e questo sarà fatto sin da subito. Il risultato del referendum era pressoché scontato, io credo che si debba ora lavorare su riforme costituzionali che vadano oltre. Mi auguro che il Parlamento scelga di continuare la modifica degli articoli della nostra Costituzione per arrivare a semplificare l’iter legislativo».
ALBERTO BOZZA • Rovigo, 10/02/1977 • Forza Italia • 3.602 preferenze • Neoeletto • Consigliere comunale di Verona, già assessore
TOMAS PICCININI
• Villafranca di Verona, 08/11/1972 • Lista veneta autonomia • 3.409 preferenze • Neoeletto • Assessore e vicesindaco di Mozzecane dal 2019
«Verona è una delle città più ambite a livello europeo, è una città importante, un territorio provinciale straordinario. La nostra missione è di rimettere insieme un’ala moderata e una liberale, un’area fatta di persone che vogliono la politica seria e concreta e non quella urlata. Una politica più popolare e meno populista, che sappia dare risposte pratiche ai cittadini. Vogliamo far ripartire la buona politica e la serietà. Il referendum è il risultato del malcontento legittimo e giustificato dei cittadini».
«Non mi piace fare promesse, il mio impegno sarà la presenza sul territorio. Sicuramente le infrastrutture e il miglioramento dei servizi saranno tra le priorità. In particolare il potenziamento dei servizi alla persona, la sanità, migliorando ciò che di buono è già stato fatto in questi anni. È una priorità che riguarda anche le fasce più deboli».
ANNA MARIA BIGON • Verona, 21/06/1967 • Partito Democratico • 7.521 preferenze • In consiglio regionale dal 2019 • Consigliere comunale, già sindaco, di Povegliano Veronese
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«Occorre fare una riflessione sul Partito Democratico: così non può andare bene. Abbiamo avuto un’esposizione mediatica enorme da parte di Zaia durante il Covid, ma è anche vero che noi del Pd, e in generale del centrosinistra, dobbiamo rivedere le nostre posizioni. Dovremo lavorare tanto, l’opposizione è composta da solo otto consiglieri regionali. Partendo da queste ceneri dovremo ricostruire il partito e il centrosinistra».
NOZZE A VILLA SIGURTÀ
...NEL FRATTEMPO TOSI E BISINELLA SPOSI L’avevano promesso sulla copertina di Pantheon 77, tre anni fa, e il 20 settembre hanno incoronato la loro storia d’amore: Flavio Tosi e Patrizia Bisinella sono convolati a nozze, nel giorno delle elezioni. Splendida cornice del matrimonio è stato il Parco Giardino Sigurtà, nel comune di Valeggio sul Mincio.
Pantheon 77, febbraio 2017
Foto di Gorzegno Verona
SPAZIO PUBBLICITARIO
PERDITA DELLE AGEVOLAZIONI PRIMA CASA. QUALI LE CONSEGUENZE FISCALI? Sullo scorso numero di Pantheon sono state elencate le condizioni, i presupposti per richiedere le agevolazioni prima casa. Pertanto, se mi ero obbligato a trasferire la residenza entro i 18 mesi dall’acquisto nel comune ove si trova l’immobile abitativo e il termine è decorso senza aver fatto questo adempimento, decadono le agevolazioni richieste. Dovrò pagare la differenza di imposta del 7% se l’atto era soggetto all’imposta di registro, in quanto trasferimento tra soggetti privati. Infatti la prima casa sconta l’imposta 2% in luogo del 9% e se l’atto era assoggettato ad Iva la differenza d’imposta è il 6%. L’aliquota ordinaria Iva delle nuove costruzioni è il 10%: se ho pagato il 4% in sede di compravendita, la differenza di imposta è il 6%. Sarà
inoltre dovuta la penale del 30% con i relativi interessi. Oltre a questa ipotesi di decadenza altre ipotesi possono essere costituite dalla mancata vendita entro un anno della precedente prima casa, oppure dalla mancata ultimazione/ ristrutturazione entro i termini della abitazione acquistata al grezzo o in corso di ristrutturazione (si ritiene entro i tre anni dalla registrazione dell’atto). Altro caso: ho venduto la mia prima casa prima del decorso del quinquennio e non ho acquistato una nuova abitazione. La decadenza e la perdita delle agevolazioni comportano conseguenze fiscali negative per il contribuente, il quale se ha stipulato anche il mutuo dovrà pagare la differenza dell’im-
posta sostitutiva da 0,25% al 2% e quindi il 1,75% in più sull’importo del mutuo oltre alla penale ed interessi. Quindi, prima di richiedere agevolazioni prima casa in determinate situazioni è opportuno valutare attentamente la convenienza fiscale di questa operazione o se non sia più prudente pagare subito le imposte normali ed evitare poi le conseguenze negative
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ALTI PASCOLI
LA LESSINIA È NEL REGISTRO NAZIONALE DEI PAESAGGI RURALI STORICI Il 9 settembre scorso la Commissione ministeriale ha approvato il dossier realizzato in oltre sei mesi di lavoro dal team di professionisti ed esperti dell'associazione temporanea di scopo "Alti Pascoli della Lessinia". Un risultato che corona un percorso di rete iniziato cinque anni fa.
G GUARDA IL SERVIZIO
DI REDAZIONE
li Alti Pascoli della Lessinia sono ufficialmente iscritti nel Registro nazionale dei paesaggi rurali storici. Mercoledì 9 settembre 2020 la Commissione dell’Osservatorio Nazionale del paesaggio rurale, delle pratiche agricole e conoscenze tradizionali, che fa a capo al Ministero delle Politiche agricole e forestali, ha valutato positivamente la relazione espositiva del dossier curata da Davide Pasut, dottore forestale, uno dei tanti esperti del team operativo dell’ATS “Alti Pascoli della Lessinia”. Un risultato storico, frutto di un grande lavoro di squadra iniziato nel 2015 e che ha visto coinvolti, dal 2018 con la costituzione dell’associazione temporanea di scopo, sei comuni veronesi (Erbezzo, Selva di Progno, Velo Veronese, Sant’Anna d’Alfaedo, Bosco Chiesanuova, Roverè Veronese), due trentini (Ala 12
e Avio), uno vicentino (Crespadoro), due società agricole private (Società agricole Le Coste S.s. e l’Azienda agricola Baito Jegher Campara S.s.) e partner istituzionali tra cui l’Associazione proprietari malghe e terreni della Lessinia, il Consorzio Formaggio Monte Veronese DOP, il Consorzio Tutela Pietra della Lessinia e il GAL Baldo Lessinia, ente, quest’ultimo, finanziatore del progetto patrocinato dalla Regione Veneto, dal Ministero e dall’Unione europea tramite il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale. «Abbiamo valutato positivamente il dossier dal punto di vista tecnico, sono state soddisfatte tutte le richieste delle linee guida e non abbiamo colto elementi ostativi all’iscrizione, pertanto procediamo a iscrivere gli Alti Pascoli della Lessinia nel Registro e nei prossimi giorni sottoporremo l’iscrizione al Ministro per il nulla osta formale» hanno affermato i commissari ministeriali. Soddisfatti tutti i promotori e le persone che hanno promosso, specie nell’ultimo anno e mezzo, un percorso di conoscenza (con visite guidate sul territorio) e di consapevolezza (con eventi e convegni divulgativi per rendere partecipe la cittadinanza) utile a far capire quanto un territorio come quello della Lessinia possa essere un patrimonio per l’intera nazione, non solo per i veronesi. A testimoniarlo da oggi c’è, appunto, l’iscrizione nel Registro nazionale dei paesaggi rurali storici che certifica elementi architettonici, paesaggistici, enogastronomici, naturali unici e irripetibili. Elemento decisivo per il parere favorevole della Commissione è stato l’indice di integrità del paesaggio degli Alti Pascoli, rimasto pressoché invariato dagli anni Cinquanta ad oggi e misurato per mezzo della cosiddetta Analisi Vasa, un confronto tra foto aeree scattate nel 1954 e nel 2015. Su una scala da 1 a 6, gli Alti Pascoli rientrano nella categoria 6, con una percentuale di integrità superiore all’80%. ■ Gran parte delle persone che hanno collaborato al progetto si è ritrovato la sera stessa a Malga Campoleva' di Sotto, a Bosco Chiesanuova, per festeggiare il traguardo raggiunto.
Energia agricola a km 0 ForGreen e Coldiretti Veneto hanno creato la prima comunitĂ agroenergetica 100% rinnovabile e a chilometro zero: insieme coltiviamo la cura per la Terra e condividiamo una filiera di energia sostenibile. Dalla produzione consapevole al consumo responsabile.
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EDUCAZIONE ALLA LEGALITÀ
NICOLA VIVE Sabato 26 settembre all’Istituto Copernico Pasoli si è tenuta la sesta cerimonia di premiazione del concorso “Borsa di Studio Nicola Tommasoli”, promosso dall’Associazione Prospettiva Famiglia e rivolto ad alunni della scuola primaria, secondaria di primo e secondo grado, della scuola in carcere e in ospedale della Rete "Scuola e Territorio: Educare insieme". Presenti in sala, come sempre, i genitori Luca e Maria.
S
DI MATTEO SCOLARI
ono passati più di dodici anni da quel 1° maggio 2008 quando cinque giovani, in Corticella Leoni a Verona, aggredirono brutalmente Nicola Tommasoli, per futili motivi, provocandogli traumi e ferite che lo portarono alla morte alcuni giorni dopo. A distanza di tanto tempo, a tenere vivo il ricordo di una giovane vita spezzata in maniera assurda ci sono alcune iniziative importanti. Tra queste quella voluta da sei anni a questa parte - anche nel 2020 nonostante le difficoltà dovute all’emergenza Covid-19 - dall’Associazione Prospettiva Famiglia, una rete di agenzie educative presenti nel nostro territorio nata con l’intento di promuovere, in modo sinergico ed efficace, appuntamenti e interventi formativo-culturali a sostegno della famiglia. Sabato 26 settembre, infatti, si è tenuta la premiazione del sesto concorso “Borsa di Studio Nicola Tommasoli” a cui hanno partecipato molte scuole veronesi, capaci di produrre a distanza, nonostante il lockdown e le conseguenti restrizioni, ben 37 elaborati (18 nel 2019) imperniati sul tema “il valore del coraggio”. Abbiamo incontrato i genitori di Nicola Tommasoli, Luca e Maria, presenti, entusiasti e sorpresi dall’attaccamento di studenti e insegnanti attorno a un concorso che ha lo scopo, prima di tutto, di educare alla cultura della non violenza. 14
Luca, Maria, partiamo da qui: cos’è per voi il coraggio? (Luca) È una domanda impegnativa. Il coraggio può avere mille sfaccettature, dipende dal contesto, dalle situazioni. Coraggio può essere anche fare una vita normale, senza gesti eclatanti. Oggi, ad esempio, ci vuole del coraggio per avere un atteggiamento sobrio, per non fare una vita sopra le righe, per non dare un appoggio morale a chi fa della sopraffazione la ragione della propria esistenza. (Maria) Il fatto che i ragazzi, assieme ai docenti, abbiano insistito per rirpoporre il concorso anche quest’anno, nonostante noi con Prospettiva Famiglia avessimo dei dubbi legati alla situazione Covid, è stato per me un grande atto di coraggio. Sesta edizione del Bando e gran lavoro, appunto, di Prospettiva Famiglia. Il percorso fatto fin qui è fedele all’idea originaria che avevate avuto? (Luca) I risultati ottenuti grazie all’Associazione presieduta da Paolo Stefano sono al di là dei nostri più rosei desideri. L’idea era partita da noi, ma senza Prospettiva Famiglia non avremmo avuto le forze per concretizzarla e sostenerla nel tempo. Cosa provate quando vedete dei giovani salire sul palco in ricordo, e nel nome, di Nicola?
(Maria): Mi si allarga il cuore. È commovente l’impegno che ci mettono i ragazzi, che sono i veri destinatari dell’iniziativa pensata per contrastare la violenza che imperversa, purtroppo, in moltissimi ambienti. Il concorso è un piccolo grande miracolo che si rinnova? (Luca) Direi di sì, merito dell’Associazione e della coordinatrice Daniela Galletta. Credono in quello che fanno e credono nei giovani. Si nota chiaramente. (Maria): Sono le scuole a volerlo, questo mi sorprende ogni volta, in positivo. Significa che c’è anche del buono. Non è tutto come viene raccontato dai media o dai giornali. La comunicazione o il giornalismo sono corresponsabili nel raccontare il “non buono”? (Luca) È difficile il mestiere del giornalista, c’è concorrenza spietata e c’è una corsa al ribasso della qualità delle notizie. Le testate televisive private, in particolare, non hanno come primo obiettivo la qualità, ormai si fa a gara a chi urla più forte dentro a quello schermo. Uno spettacolo pietoso. Prospettiva Famiglia ha coinvolto anche la scuola in carcere e in ospedale… (Luca) È un ulteriore dichiarazione di intenti. Ci sono valori che ci accomunano: solidarietà, tolleranza, apertura verso il diverso e verso chi soffre e queste due aperture sono per noi importantissime. Recentemente il caso Willy, ma anche il pensionato di Vicenza aggredito dopo aver difeso una ragazza dal fidanzato violento. Che origine ha questa aggressività? Come interpretate questa escalation di violenza? (Luca) I fatti delittuosi sono estremamente amplificati dai media. La percezione della pericolosità della società non è coerente con i dati oggettivi. Se succede qualcosa di grave si viene a sapere dappertutto, in tutte le tv, dopo cinque minuti. È chiaro che la notizia è sempre la stessa, molto amplificata. Non sono così sicuro che la società attuale sia peggiore di quella passata, siamo però sicuri che le teste che dovrebbero essere più illuminate, che dovrebbero trainare il popolo, lo trainano in direzione opposta. Se poi le notizie sono uguali per tutti, si va alla ricerca del particolare scabroso o intimo… (Maria) È l’aspetto peggiore in assoluto. Noi l’abbiamo provato sulla nostra pelle, siamo stati costretti a scappare e a defilarci in alcuni casi per non essere travolti. Deve rimanere un minimo di rispetto nei confronti delle persone che in quel momento stanno vivendo un dolore atroce.
Cosa pensate del caso Willy? (Luca) Frutto della cultura della violenza che purtroppo alberga in alcune frange della società. Il machismo, l’andare in palestra per avere i pettorali, la tartaruga sulla pancia sono ormai un valore. Siamo alla follia. Come arginare questa deriva? (Luca) Per ottenere dei risultati bisogna investire nei giovani, è in loro che bisogna inculcare l’idea che la violenza è un disvalore e non un valore, che la forza è quella della testa e non quella del bicipite, che il diverso è motivo di interesse e non un nemico, che i più deboli vanno sostenuti anziché emarginati. C’è una società da ripensare? (Maria) Bisognerebbe far affiorare altri valori rispetto a quelli che ci vengono propinati. Non è semplice. Ogni volta che venite a conoscenza di un fatto delittuoso o violento, qual è la vostra reazione? (Luca) Mi chiedo: “Allora quello che stiamo facendo non serve a niente?”. Poi razionalizzo e capisco che non è così. È evidente che c’è sempre un richiamo alla nostra tragedia. Con gli anni c’è una specie di cicatrizzazione della ferita, sempre molto dolorosa. Sono passati dodici anni dalla morte di vostro figlio. Un’elaborazione del lutto è possibile? (Maria): Su questo punto devo confessare che sono stata aiutata e poi ho fatto una ricerca mia personale. Col tempo mi sono ritrovata una forza che non pensavo di avere e che mi ha fatto capire che non potevo essere quella che probabilmente sarei stata, ovvero una 15
I genitori di Nicola Tommasoli durante la cerimonia di premiazione all'Istituto Copernico il 26 settembre 2020
donna chiusa in se stessa, che piange ogni volta che vede un oggetto appartenuto al figlio. Ho sentito il bisogno di reagire e ci sono state persone che mi sono state vicine, con discrezione, come don Marco Campedelli o la stessa Daniela Galletta. In tutto ciò, ho sempre sentito la presenza di mio figlio, è come se mi avesse preso per mano e mi avesse guidato. Ho avuto la sensazione di essere accompagnata, con fatica, a salire dei gradini e ad aprirmi. (Luca) In questi casi o ti chiudi in te stesso e diventi arido, oppure ti apri. Nicola era molto simile a me, aperto, non avrebbe voluto vederci morire dentro. Anche questa è una forma di coraggio. Avete qualche pensiero, e se sì, di che tipo, nei confronti delle persone che hanno ucciso vostro figlio? (Luca) Direi di no. L’unica cosa a cui penso ogni tanto è che uno dei cinque colpevoli, solo uno, volontariamente, si è sentito in dovere di contribuire economicamente al risarcimento. Mentre nessuno degli altri quattro si è mai degnato di fare alcunché. Tra l’altro, colui che regolarmente ci versa un piccolo contributo, per lui significativo, è anche l’unico che a suo tempo, tramite il suo legale, ci aveva fatto pervenire una lettera di scuse. Allora non ci convinse molto, pensavamo non fosse scritta di suo pugno. Invece a distanza di anni prosegue con questo suo gesto e mi fa pensare che quello scritto fosse stato davvero una sua volontà. Sugli altri quattro non mi esprimo. Sentite vicina la città di Verona? La tragedia che ha via colpito ha lasciato qualcosa ai veronesi? (Luca) Ci sono per fortuna molti strati della cittadinanza che hanno vissuto la tragedia e l’iter assieme a noi, standoci vicini, altri che hanno interpretato il tutto in maniera diver-
Nicola Tommasoli
sa. Con Prospettiva Famiglia abbiamo avuto la possibilità di amplificare il nostro messaggio e di prolungarlo nel tempo. Chi era Nicola Tommasoli? Come lo descrivereste con un’immagine, una parola? (Maria) Un vulcano. Dal punto di vista caratteriale assomigliava al papà. Era travolgente, pieno di iniziative, con tantissimi amici, una persona super positiva che non ha mai guardato l’aspetto esteriore. Guardava dentro, apprezzava il valore delle persone. (Luca) Estroversione, nel senso più completo della parola. Era estremamente rispettoso delle regole, cercava di dialogare, di aprirsi, di incontrare l’altro. Questa immagine conservo, gelosamente, di nostro figlio. Per conoscere i vincitori del sesto Bando Borsa di Studio Nicola Tommasoli: https://www.prospettivafamiglia.it/ ■
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IL CASO
QUALE WELFARE VOGLIAMO? C’è movimento intorno alle strutture dell’Ulss 9 Scaligera per l’accoglienza residenziale e semiresidenziale del Cerris e di Marzana. A inizio settembre le associazioni dei famigliari degli ospiti delle due strutture veronesi dedicate alle persone disabili avevano sollevato la questione dell’aumento delle rette. Poi le agitazioni dei sindacati per la carenza di personale e gli assestamenti in seguito ai nuovi appalti. Gli incontri fra Ulss, cooperative e famigliari degli ospiti sono già partiti, lasciando aperta la porta del dialogo, ma la preoccupazione per la serenità delle persone più fragili rimane.
INTERVISTA A MIRCO GHIRLANDA
INTERVISTA A ALESSANDRO CARRARINI
F
DI ALESSANDRO BONFANTE
ra maggio e giugno l’Ulss 9 aveva comunicato l’aumento delle rette di degenza a carico delle famiglie degli ospiti del Cerris e di Marzana, retroattivo dall’1 gennaio 2020. «Tale aumento, calcolato sulla base dell’Isee, potrebbe gravare su ciascuna famiglia per circa 20 euro al giorno per gli ospiti di Marzana e 10 per quelli del Cerris» segnalano i presidenti dei Comitati Familiari del Cerris e di Marzana, rispettivamente Alessandro Carrarini e Mirco Ghirlanda. «Con il sistema dell’Isee, l’impatto è minimo per chi ha poco. Per chi avesse una qualche somma messa da parte, però, questa verrebbe erosa in pochi anni. Secondo le nostre stime, la questione riguarda circa metà degli ospiti delle due strutture. Per alcune famiglie sono 3mila euro solo di arretrati dall’inizio dell’anno» specifica l’avvocato Ghirlanda. «Ci chiediamo quindi quali costi maggiori giustifichino questi aumenti. Parliamo tanto di welfare, ma che welfare vogliamo? Che welfare abbiamo? Lo Stato mi dà tutto l'aiuto di cui ho bisogno, ma se ho qualche soldo da parte se lo prende. Andiamo verso la completa privatizzazione?» 18
è il dubbio di Ghirlanda. «Uno dei grandi interrogativi è il “dopo di noi”. Alla morte dei famigliari, quale assistenza sarà garantita ai degenti?» continua Carrarini. «Non abbiamo nulla da lamentare dal punto di vista sanitario, i nostri cari stanno bene e sono curati. Non vogliamo dire che il personale delle cooperative sia peggiore o migliore. Manca però la continuità di un rapporto con infermieri e operatori, che per gli ospiti di queste strutture è importante quanto le cure mediche». Conferma Ghirlanda: «Io non ho parenti a Marzana, sono un amministratore di sostegno. Finché non entri da quella porta non ti rendi conto di cosa significhi, e ho apprezzato professionalità e umanità del personale e dei dirigenti». La pandemia ha causato ulteriori incertezze, che le associazioni dei famigliari sperano di risolvere con un dialogo costruttivo. «Alcuni famigliari ci hanno chiamato piangendo: “Cambia tutto di nuovo?”, ci chiedono. È importante ora costruire un dialogo e un controllo a tre: chi gestisce il servizio, ovvero la cooperativa, l’Ulss e le famiglie che hanno il polso della situazione». ■
QUANDO TUTTO CAMBIA
MANO NELLA MANO La storia di una famiglia che ogni giorno vive la realtà di una struttura residenziale come il Cerris. Il punto di vista di chi frequenta un luogo simbolo di sofferenza, ma anche grande umanità nei gesti di chi ogni giorno si prende cura delle vite più fragili.
«C
DI ALESSANDRO BONFANTE
i siamo trovati davanti a questa scelta, che in realtà non era una scelta. Dovevamo farlo». Descrive così Brahim quel momento dell’estate 2008, ormai 12 anni fa. La terza figlia era appena nata e la famiglia doveva già affrontare una dura separazione. Mamma Khadija si preparava infatti a spostarsi a 150 chilometri da casa per assistere il figlio maggiore, Zinedine, rimasto paralizzato in seguito a un incidente stradale. Le conseguenze di quell’incidente del 24 aprile 2008 travolgono la vita di Zinedine e dei suoi genitori. Non potrà più muovere braccia e gambe, non potrà più respirare in autonomia. «La prima cartella clinica era tutta una lista di “non”» dice Brahim El Hamic, il papà. «Si parlava addirittura di possibile stato vegetativo. Aveva appena due anni e mezzo: forse per la sua giovane età è invece riuscito a recuperare alcune funzioni. Ora riesce a controllare leggermente la testa». All’epoca però a Verona e nelle province vicine non c’erano strutture che potessero accogliere un bimbo così piccolo in quelle condizioni. «Zinedine ha bisogno di un respiratore e la mia casa non era adatta. L’unica possibilità era il trasferimento in una struttura e l’unica disponibile era a Conegliano, in provincia di Treviso». Necessaria la presenza di un genitore 24 ore su 24. La moglie di Brahim, Khadija Bentaib, era incinta all’epoca dell’incidente, e avevano già un’altra figlia. «Non potevamo fare in altro modo. Abbiamo dovuto lasciare la bimba appena nata alla nonna, e mia moglie si è spostata a 150 chilometri di distanza con Zinedine. Andavo a sostituirla a Natale, Pasqua, quando avevo le ferie dal lavoro come autista per una ditta di trasporti». Per un anno, da agosto 2008 ad agosto 2009, la famiglia si è dovuta disgregare. «Poi gli assistenti sociali del nostro comune, Grezzana, ci hanno contattato per organizzare il trasferimento al Cerris. Devo ringraziarli perché si sono mossi loro, senza che io chiedessi nulla» ricorda Brahim. «Devo riconoscere lo sforzo che è stato fatto dalle istituzioni e dalla struttura, perché Zinedine ha bisogno di assistenza 24 ore su 24, deve sempre esserci un infermiere a disposizione per lui. Ed è così da ormai 11 anni». Negli ultimi mesi si stanno intensificando gli incontri fra famiglie degli ospiti del Cerris (e di Marzana), Ulss e cooperative, per discutere aspetti gestionali ed economici. «Sulla questione delle rette non posso dire nulla, perché ho fatto la scelta di non ricevere alcun contributo e l’aumento non mi riguarda direttamente. Posso confermare però la grande umanità degli operatori e 19
Mamma Khadija, Zinedine e papà Brahim
degli infermieri che ho incontrato» dice Brahim. «Arrivando anche da un altro Paese, dal punto di vista sanitario e dell’assistenza, questo è un Paradiso in terra. Non c’è prezzo per il lavoro che fanno queste persone. Se non lo fai con il cuore, non fai questo lavoro: non lo fai per i soldi. Lo vedo attraverso mio figlio: è come se io e mamma fossimo sempre là con lui. Quando gli chiedo se vuole tornare a casa risponde “no”, significa che sta bene». Brahim e Khadija hanno altri cinque figli oltre a Zinedine. La vita continua e la famiglia ha continuato a guardare al futuro, nonostante quel dramma che ha sconvolto le loro vite 12 anni fa. Cosa spera Brahim per Zinedine? «Se dovessi essere realista, non dovrei neanche rispondere a questa domanda. Ma ho una grande fede nella mia religione, l'Islam, che è stata una grande forza per me e mia moglie. Se ripenso a tutto quello che abbiamo passato, allora mi dico che deve esserci davvero qualcosa che mi dà forza da lassù. Altrimenti davvero non ce la faresti». Quando era più piccolo, non era ancora chiaro se Zinedine davvero capisse le parole dei genitori. «Sono cose che ti segnano. E tutto quello che ho detto vale anche per mia moglie. Ha sopportato delle montagne e mi vengono i brividi a pensarci. Allora trovo forza nella fede e penso che sia una prova terrena. Il mio sogno, quindi, è di ritrovarlo, mano nella mano, nel Paradiso. Questa è la mia mia preghiera ogni giorno». Non parla di suo figlio per vantarsi delle fatiche superate, ci tiene a precisarlo Brahim. Spera solo che raccontare questo tipo di storie possa portare un po’ più di sensibilità a chi per fortuna non deve viverle sulla propria pelle. «Finché non vivi certe situazioni, non ti rendi conto. La mia vita è cambiata completamente. Il significato è cambiato, il mio obiettivo è diventato comportarmi bene ogni giorno, nel quotidiano e sul lavoro».■
articolo pubbliredazionale
Molini Veronesi, dove la farina è di casa A Lugo di Grezzana, nella storica azienda di via Sant’Apollinare 16, si continua a produrre con le attenzioni e le maestrie d’un tempo, salvaguardando la tradizione, la qualità del prodotto, e volgendo lo sguardo al futuro con progetti di rete territoriali. Inaugurato da qualche mese anche il nuovo spaccio, completamente rinnovato. «Noi siamo ciò che mangiamo». Ne sono convinti i fratelli Alberto, Elena ed Enrico Veronesi, di Lugo di Valpantena, titolari dal 1997 di Molini Veronesi, un’azienda specializzata nella macina di cereali per farine ad uso professionale e privato, ma anche di mangimi per tutti i tipi di animali, da allevamento e da cortile. Una storia imprenditoriale di lungo corso quella della loro famiglia, che inizia nel lontano 1926 con il nonno Alfonso, che assieme al papà Marcellino costruisce il nuovo edificio e acquistò uno dei primi mulini a cilindri per la macinazione del frumento tenero da cui ottenere farina bianca, sostituendo un vecchio mulino ad acqua, allora presente nel piccolo paese dell’alta Valpantena. Dal bisnonno, passando poi dal nonno Alfonso e da papà Valerio, da cui i tre titolari hanno raccol-
to il testimone 23 anni fa, prosegue oggi con la quarta generazione un’attività artigianale impreziosita da tanta passione e da una meticolosa attenzione per la provenienza delle materie prime. UN LAVORO, UNA FILOSOFIA Consapevoli di una continua evoluzione del settore e della tecnologia ad esso associata, i fratelli Veronesi non rinunciano però a una filosofia che si tramanda da oltre novant’anni, contraddistinta dalla cura delle cose semplici, con la ricerca di prodotti di qualità a scapito della quantità: «Non ci interessa produrre quantitativi industriali, – spiegano Alberto, Elena ed Enrico – siamo invece motivati a far conoscere ed apprezzare alle persone, con una produzione
“lenta”, un prodotto tanto semplice quanto necessario e ricercato (e lo abbiamo visto anche in occasione del lockdown, ndr) come la farina. Un elemento essenziale, considerato talvolta, e in modo sbagliato, come “povero”, da cui però derivano quasi tutti i prodotti che portiamo sulla nostra tavola». A testimoniare una modalità sostenibile della produzione di Molini Veronesi, c’è la scelta dei macchinari impiegati, a partire da una macina a cilindri che non scalda il chicco e non ne altera le proprietà benefiche (dai nutrienti, al gusto fino al profumo) e una macina a pietra per la produzione di farine di tipo 1 e 2, integrali, impiegata anche per la lavorazione di cereali quali riso, mais, orzo, farro… IL NUOVO SPACCIO, LUOGO DI INCONTRO E CONOSCENZA DEL PRODOTTO Da qualche mese, in via Sant’Apollinare 16, è stato rinnovato anche lo spaccio aziendale, in
cui oggi trovano posto tutte la varietà di farine (oltre 20, ndr) prodotte da Molini Veronesi per la panificazione, la pizza la pasta fresca, la pasticceria, e i prodotti realizzati in collaborazione con le aziende artigiane del territorio. «Abbiamo allargato il punto vendita per ampliare la nostra offerta, ma anche per trasferire al cliente la conoscenza che abbiamo maturato in tanti anni di lavoro, tramandata anche dai nostri genitori e antenati – proseguono i fratelli Veronesi – Abbiamo notato negli ultimi anni un vivo interesse da parte delle persone di sapere cosa mangiano e ciò che acquistano. Quando li accogliamo in negozio cerchiamo di dispensare loro consigli utili per la scelta della farina adatta all’utilizzo che se ne vuole fare, ad esempio, ma anche della farina più adatta a un regime alimentare piuttosto che un altro e vediamo che i clienti apprezzano». INNOVAZIONE E RICERCA Accanto ai prodotti e alle farine tradizionali, Molini Veronesi ha saputo sviluppare in questi anni una collaborazione attiva con tecnologi e ingegneri, realizzando farine speciali ricche di fibre, minerali e vitamine o farine prebiotiche, integrali bianche, ideali per pane, pizze e focacce. Lo sviluppo e la ricerca riguardano anche i mangimi per animali da cortile e da compagnia - presenti nello spaccio aziendale - formulati con prodotti naturali e per alimentazioni bilanciate grazie alla collaborazione con alcuni degli alimentaristi di punta del panorama nazionale. RETI SUL TERRITORIO E VALORIZZAZIONE LOCALE Molini Veronesi ha coinvolto in questo percorso imprenditoriale anche molte aziende artigianali del territorio. Prima creando il marchio “Pan de Verona”, un network di panificatori selezionati che pro-
Molini Veronesi - Via S. Apollinare, 16 - 37023 Lugo di Grezzana (VR) info@moliniveronesi.it - 045 8801133 ducono e vendono prodotti da forno realizzati con grano a km zero, coltivato nel veronese e in tutto il territorio veneto, collaborando, da qualche anno, con produttori locali che contribuiscono assieme a Molini Veronesi a creare anche un’offerta per il settore HoReCa, hotel, ristoranti e agriturismi: dalle marmellate alle fette biscottate per la colazione, dalle passate ai sughi artigianali per il pranzo o la cena, passando dai dolci e biscotti fino ad arrivare ai salati, schiacciatine, snack, grissini e riccioli di pane. Non mancano chiaramente farine e lieviti, così come pasta (anche all’uovo) e riso. «È il nostro sogno quello di lavorare con e per il territorio. – concludono Alberto, Elena ed Enrico – Abbiamo attivato delle sinergie che ci riempiono di soddisfazione e, soprattutto, tutelano le nostre comunità sia dal punto di vista della salute, perché proponiamo prodotti sani e genuini, sia dal punto di vista economico perché riusciamo a dare una spinta al mercato locale, e alle comunità più periferiche». I fratelli Veronesi vi invitano allo spaccio per conoscere tutti i prodotti, con i quali si possono realizzare splendidi e originali cesti natalizi.
L’AGRICOLTURA PER IL SOCIALE
NEL GIARDINO DI CONSUELO Un’idea, un’azienda agricola e un sogno (realizzato) nella frazione di Orsara di Lugo. Coltivare erbe officinali per produrre tisane. Ma nei progetti di Consuelo Conti c’è anche il desiderio di coinvolgere gli ex detenuti in un progetto di agricoltura sociale
H
DI MARTA BICEGO
a visitato molti angoli del mondo. Ma alla fine ha deciso di tornare nella terra dove affondano le sue origini per coltivare, nel vero senso della parola, il suo sogno: seminare piante officinali, farle crescere ed essiccare, trasformandole infine in tisane. Un’agricoltura che regala benessere e che, in futuro, avrà un risvolto sociale per favorire l’inserimento lavorativo di ex detenuti. Consuelo Conti non è certo abituata a stare con le mani in mano. Ha iniziato a viaggiare quando frequentava l’università a Firenze e per i successivi dieci anni ha vissuto con lo zaino sempre sulle spalle: è stata in Spagna per il progetto Erasmus, in Guatemala per il servizio civile e in Canada. Poi è volata in Senegal, dove ha sperimentato l’esperienza chiamata woofing: apprendere come coltivare la terra, curare piante e fiori per realizzare prodotti naturali operando al fianco di agricoltori biologici; ha riscoperto l’agricoltura praticata a stretto contatto con l’ambiente, fatta di fatiche e rispetto dei ritmi stagionali. Finché nel 2018 ha deciso di far tornare a fiorire i terreni di nonno Vincenzo, nella frazione di Orsara di Lugo (nel comune di Grezzana), venuto a mancare nel 2001. «Viaggiando ho avuto modo di fare moltissime esperienze di vita. A un certo punto, però, ho sentito forte l’esigenza di fermarmi per costruire qualcosa qui, in Val22
pantena. Un progetto che fosse tutto mio, al quale dedicarmi con amore e che fosse al contempo bello. L’agricoltura sociale mi offre questa possibilità», esordisce la trentaduenne. Educatrice per formazione universitaria, è anche volontaria dell’associazione Microcosmo che opera nella casa circondariale di Verona. Ma buona parte della quotidianità la trascorre a prendersi cura amorevolmente delle sue piante. Ad aiutarla qualche volta è papà Gianni, con il quale condivide la stessa passione per le erbe officinali, mentre nonna Rita acconsente alla scelta con un timido ma incoraggiante sorriso. Sistemati i muretti a secco che disegnano le proprietà di famiglia, i terreni abbandonati da anni sono stati pazientemente ripuliti: alle erbacce sono state sostituite erbe e piante officinali, con la prospettiva di ingrandire poco alla volta la produzione. Seguendo i tempi della natura, che detta le ore di attività, in particolare durante la primavera e l’estate, quando le giornate sono più generose di luce. «Semina, raccolta, pulitura ed essiccazione sono tutti procedimenti che eseguo a mano, da sola. Non uso diserbanti né pesticidi. Non sembra… ma c’è molto lavoro da fare», spiega, precisando che per lei è ancora presto per investire economicamente nell’acquisto di macchinari. Deve fare con le sue forze, ma l’entusiasmo non le
manca. E la natura ricambia tanta dedizione. Da una parte filari verdi e viola di lavanda, dall’altra odorose nuvole di camomilla e di menta; e ancora fioriture di calendula, echinacea, issopo colorano vari angoli della frazione. Nel giardino di Consuelo crescono rigogliosi pure timo, melissa, origano, salvia. Erbe officinali che diventano profumati decotti con etichetta “Coa de l’orso” per richiamare il nome della parte di bosco che si trova accanto alle sue coltivazioni. Chi semina bene, raccoglie buoni frutti del suo impegno. Lo sa bene la produttrice che ha parecchie idee in mente perché l’attività della sua piccola azienda agricola possa svilupparsi: ampliare le produzioni, coinvolgere ex dete-
Consuelo Conti
nuti perché possano trovare in quello scampolo di verde una speranza per ripensare il proprio futuro. Non ultimo, sistemare una proprietà di famiglia per offrire ospitalità a turisti o volontari che, come lei, amano sporcarsi le mani con la terra. ■
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BALLERINI VERONESI “SOCIAL STAR”
MADRE E FIGLIO, DALLA SCUOLA DI DANZA A TIK TOK
GUARDA L'INTERVISTA
Ballerini per passione, “tiktoker” per puro caso. Paola Manghisi e Lorenzo Azzolini, veronesi, madre e figlio, hanno conquistato la fama nei mesi scorsi sul social network del momento, Tik Tok, facendo ciò che gli riesce meglio: danzare. Con video di pochi secondi e coreografie coinvolgenti sono diventati vere e proprie star del web, ma dietro c’è molto di più.
P
DI GIORGIA PRETI
er Paola e Lorenzo è sempre girato tutto intorno alla danza. Madre e figlio, 42 anni lei e 21 lui, hanno fatto del ballo prima una passione e poi un lavoro, che si dividono tra due scuole di danza nel Veronese. Nulla di inconsueto, se non per il fatto che da qualche mese sono diventati un vero e proprio fenomeno social sulla piattaforma del momento: TikTok, un vasto raccoglitore di contenuti in cui si spazia dai tutorial di cucina fino agli sketch comici, ma a farla davvero da padrone sono i balletti. Ed è proprio così che Paola Manghisi e Lorenzo Azzolini hanno guadagnato la celebrità: con brevi video di una manciata di secondi in cui realizzano coreografie originali taggandosi come “made e figlio”, in pochi mesi hanno raggiunto centinaia di migliaia di follower arrivando anche, in alcuni casi, a sfondare i quattro milioni di visualizzazioni. Per Paola, come ci confida, la “storia d’amore” con la danza è iniziata quando era piccola, ma ha trovato il suo compimento solo in età adulta: «Io insegno danza in due scuole a Verona e sono 20 anni che ballo. Ho iniziato dopo aver avuto Lorenzo. 24
Sono partita come allieva e per varie vicissitudini della vita mi sono trovata a insegnare, principalmente hip-hop e house. Ho sempre amato ballare, anche quando ero bambina. – ci spiega Paola - Quando andavo alle scuole medie avevo chiesto a mia mamma di iscrivermi a un corso di danza moderna, che frequentava anche una mia amica, ma non ha mai assecondato questa mia volontà perchè pensava fosse solo un capriccio. Quindi ho sempre fatto sport: karate, pallavolo e nuoto. Poi quando è nato Lorenzo una mia amica mi ha portato a provare un corso di hip hop serale ed è stato amore a prima vista». Da quel momento la crescita per Paola è stata esponenziale, grazie anche al suo compagno di allora, un ballerino professionista, e a una serie di coincidenze: «In quel periodo la mia vita matrimoniale è terminata e ho conosciuto un ballerino, grazia al quale sono cresciuta molto velocemente. Poi c’è stata la possibilità di sostituire un insegnante e la danza è diventata pian piano il mio lavoro, anche perché l’azienda per cui lavoravo aveva chiuso e non ero riuscita a trovare alternative». All’inizio del 2020, poi, la scoperta
di Tik Tok, grazie a Lorenzo: «Lui ha Tik Tok da più tempo di me, da quasi due anni. Io l’ho installato a fine gennaio perché mi ero operata al ginocchio e volevo vedere cosa faceva lui, così ho caricato qualche contenuto. Poi ho ricominciato a insegnare e abbiamo fatto dei video insieme e abbiamo visto che c’era un certo gradimento per questa formula “madre e figlio” che abbiamo iniziato a scrivere sopra. Quando è iniziata la quarantena abbiamo registrato un po’ di video e uno di questi ha avuto un apprezzamento pazzesco. Così abbiamo iniziato a pubblicare qualcosa ogni giorno e siamo arrivati ad avere centinaia di migliaia di follower. Ora da Tik Tok ci siamo spostati sia su Facebook e che su Instagram». Il successo è arrivato inaspettato per entrambi, così come le attenzioni di diversi Vip, tra cui Missy Elliott, Irama e Alessandra Amoroso, che hanno apprezzato i loro video: «Non ci aspettavamo assolutamente questo successo. È stata una sorpresa e una sorpresa ancora più grande è quando ci riconoscono per strada: anche questa estate, dalla Puglia alla Lombardia, spesso ci hanno fermato per fare delle foto». A beneficiare di questa collaborazione “madre e figlio”, anche (e soprattutto) il rapporto tra Paola e Lorenzo, che ormai si è ritagliato il suo angolo personale nel mondo della danza: «Lorenzo balla con me da quando aveva 7 anni e non ha mai avuto un tentennamento sul fatto che la danza fosse la sua strada. Da qualche anno, oltre a fare lezione con me, ha iniziato un suo percorso personale come insegnante e ballerino di freestyle. Abbiamo sempre ballato insieme e spesso abbiamo fatto esibizioni in coppia. Inoltre adesso ci chiamano anche per fare collaborazioni: abbiamo fatto uno spot che ora è in onda su Mediaset e poter lavorare insieme ci ha avvicinati molto». «Non è una cosa che si vede tutti i giorni. Ci sono alti e bassi, siamo tutti e due testardi. Ma la cosa più bella e importante è poter condividere la danza insieme» conferma Lorenzo. Il futuro
potrebbe riservare sorprese per entrambi, ma nel frattempo non si perde un colpo: social o no, l’importante è continuare a ballare. ■
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Paola Manghisi e Lorenzo Azzolini
PROFILO DI UNA CONTENT CREATOR MULTIPOTENZIALE
FLORENCIA E TUTTE LE COSE CHE FA Abbiamo parlato di multipotenzialità, femminismi, rappresentazione, e di tutte le cose che la vita di una giovane donna come Florencia Di Stefano-Abichain, content creator italo-argentina, può includere.
Florencia Di Stefano-Abichain
T
DI GIULIA ZAMPIERI
rovare un modo per presentare Florencia Di Stefano-Abichain a chi non la conosce già non è facile. Forse perché, proprio come il modello della giovane trentenne di oggi, cresciuta, approssimando un poco, con le Spice Girls e MTV, anche Florencia ha già fatto un sacco di cose, e a giudicare dall’allegria della sua voce, sempre con grande passione, entusiasmo e competenza. Il suo doppio cognome è l’eredità di una terra lontana, l’Argentina, che Florencia lascia a tre anni quando la sua famiglia decide di trasferirsi in Italia, e poi proprio qui, a Verona. Cresciuta parlando italiano e spagnolo, quando due lingue diventano poche, Florencia decide di iscriversi al liceo linguistico e poi approfondire questa passione anche all’università, tra Treviso, Verona e qualche esperienza di studio all’estero. Di pari passo agli anni universitari, c’è, sempre, la passione per la recitazione e quella, ereditata dal papà, per la musica, realizzata anche come cantante per la band indie Lava Lava Love. Allo stesso tempo, dopo vari anni in azienda, sia a Verona che all’estero, come web communication manager, Florencia decide di far incontrare le sue passioni per il mondo dell’intrattenimento con il mondo del lavoro. È da allora che c’è la radio, e la conduzione su Radio Popolare, di Bionda Radio, il programma in cui Flo26
rencia e la sua voce vivace raccontano cosa significa essere donna oggi. Come ci confida Florencia, «ho sempre avuto questo richiamo per il palcoscenico, e l’esigenza, fin da piccola, di dare ascolto alle mie varie attitudini. Crescendo, non è sempre stato facile: in parte perché non siamo educati alla multipotenzialità (capacità tipica di chi ha vari interessi e si dedica a diverse attività con forte curiosità intellettuale, ndr), a riconoscere e dare un nome e un valore a questa versatilità in noi, e in parte anche perché viviamo in una società in cui siamo spinti a doverci definire sempre, spesso dovendo abbandonare alcuni lati di noi per privilegiarne solo altri». È per questo che oltre alla radio, nella vita oggi milanese di Florencia, c’è tanto altro: recentemente, la traduzione dall’inglese de L’Atlante delle donne, «una grande occasione per me, abituata a lavorare con la voce, e con tempi veloci, per soffermarmi e sostare su temi a me cari da tempo». Nel lavoro della geografa Joni Seager infatti viene raccontato il mondo femminile, i nostri diritti, le disuguaglianze e le discriminazioni, tutte diverse e per questo ugualmente scandalose, che viviamo ancora oggi, in tutto il mondo. Siamo noi le protagoniste anche in Ordindary Girls, il programma radio femminile e femminista, diventato anche podcast in esclusiva per Storytel, condotto assieme a Elena Mariani. Dieci divertentissimi episodi che sono come le chiacchierate, tra confidenze e pure lamentele, sul gruppo What’sApp con le amiche di una vita: cosa ancora non capiscono i ragazzi del nostro ciclo mestruale, e quanti limiti ancora ci vengono imposti nella rappresentazione (e anche autorappresentazione) del corpo femminile, sempre giudicato prima di essere rispettato per ciò che è. «Proprio il corpo delle donne, che ad oggi è un tema politico, è ciò su cui vorrei concentrare le mie ricerche in futuro. Cerco di farlo già da ora, su Instagram per esempio, senza la pretesa di insegnare qualche cosa, ma con un’esigenza che riconosco essere tutta veneta, di concretezza, per rendere così accessibili a tutti anche riflessioni e argomenti impalpabili. Senza escludere nessuno». ■ Instagram @florenciafacose
DONNE E SMART WORKING AI TEMPI DEL COVID
SE NULLA CAMBIA I mesi di lockdown hanno ridefinito le geografie degli spazi quotidiani, costringendo milioni di lavoratori e lavoratrici tra le mura domestiche. Ma cosa succede se il carico di lavoro e di cura della casa e dei figli ricade esclusivamente sulle donne? Ne abbiamo parlato con Mary Elizabeth Wieder e Daniela Ballarini.
N
el momento in cui la cortina delle misure preventive si ritira, e il mondo muove i primi passi verso un’apparente normalità, una cosa diventa chiara per tutti: il coronavirus non è soltanto un problema di salute. Tra mercati azionari che crollano, scuole e università che riaprono tra mille ostacoli, interi settori messi in ginocchio, lo shock provocato da questa pandemia ha ridefinito i confini delle nostre economie e delle nostre quotidianità, e soprattutto ha messo in luce le carenze di un sistema lavorativo, tanto pubblico quanto privato, che al momento sembra funzionare solo se le donne svolgono ruoli multipli e sottopagati. Ne è diventata una testimonianza diretta il ruolo del temuto, agognato, forse mai davvero capito, smartworking nel corso degli ultimi mesi: ci è voluto il coronavirus per farci scoprire questo strumento di cui in realtà disponiamo da tempo, se si considera che nel 2017 la legge 81 ne ha definito i contorni, sia per la sfera privata che per quella pubblica.
DI CHIARA BONI
SMARTWORKING: ERAVAMO PRONTI? La diffusione del coronavirus, e la necessità di chiudere la maggioranza dei luoghi di lavoro considerati non essenziali, hanno creato di fatto il più vasto esperimento di smartworking del mondo occidentale, coinvolgendo oltre 8 milioni di lavoratori. Insomma, lo smartworking si è trasformato da moderno strumento di lavoro a dispositivo di protezione personale in poche settimane: ma le conseguenze di questo passaggio non sono state solo positive, soprattutto per le donne lavoratrici. Abbiamo chiesto un parere al riguardo a Mary Elizabeth Wieder, Presidente di Verona Professional Women Network, l’associazione non profit nata a Verona con l’obiettivo di creare un network per unire e sostenere le donne professioniste. «Lo smartworking può avere molti vantaggi, anche in base al tipo di lavoro che si svolge. Certo si perde il contatto umano, ma lavorare da casa non influisce necessariamente sulla produttività. Le difficoltà iniziano quando ci si ritrova a casa con i figli piccoli: per molti genitori, e soprattutto per molte madri, è complesso incastrare gli impegni lavorativi con la cura della casa e dei bambini. 27
Purtroppo le responsabilità in questo campo tendono a ricadere sempre e solo sulle donne. Il nodo della questione però è esclusivamente culturale: ci sono già gli strumenti perché uomini e padri possano dividersi le responsabilità di cura in casa e in famiglia, ma a volte non vengono sfruttati perché a loro non sembra necessario. Eppure lo è, e lo era anche prima della pandemia: basti pensare a quante donne sono costrette ad accettare un part time, o addirittura a lasciare il lavoro per occuparsi dei figli». Le fa eco anche Daniela Ballarini, presidente del capitolo veronese di EWMD Italia (European Women’s Management Development Network), che ci spiega: «La fotografia che emerge dai racconti delle nostre associate evidenzia una realtà in cui, nella stragrande maggioranza dei casi, il carico del lavoro a casa ricade sulle donne. Anche chi prima poteva usufruire di certi servizi, come baby sitter o colf, si è ritrovata a dover fare tutto da sola, troppe volte senza alcun aiuto da parte di mariti o compagni. Con il confinamento in casa il rischio è quello di non avere più uno stacco tra lavoro e famiglia, e le donne si ritrovano con un carico lavorativo estremo, direi». Non solo lati negativi, però: «La flessibilità concessa dallo smartworking in certi casi ci ha concesso di riscoprire i lati positivi del vivere in famiglia. Io, per esempio, ho avuto modo di passare molto più tempo con mio figlio, in un modo diverso rispetto per esempio a quando lui era ancora un bambino. Certo, mi rendo conto che molte altre donne invece sono andate incontro a tante difficoltà, e forse le conseguenze sulla condizione lavorativa femminile dei mesi di lockdown non le abbiamo ancora vista tutte. Purtroppo, con il coronavirus dovremo conviverci in qualche modo ancora per un po’, e gli effetti dell’emarginazione sociale di tante donne si faranno sentire nel lungo periodo». Qual è allora la soluzione per evitare che il futuro si trascini le conseguenze di questa disparità sociale e lavorativa? Wieder e Ballarini concordano anche su questo punto: le donne dovranno essere al centro delle politiche disegnate per il rilancio dell’economia, non solo come soggetti beneficiari, ma anche e soprattutto come attrici del cambiamento, mettendole in prima linea nella costruzione di soluzioni a lungo termine.■
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LE MALATTIE DELLA TIROIDE L’interesse nei confronti della tiroide si concretava storicamente nel rilievo del gozzo o, in alternativa, nella diagnostica di disturbi legati a un’iperattività della ghiandola. In seguito, l’attenzione comune ha teso a porre in relazione scarsa funzione tiroidea e obesità tendendo in un certo senso a deresponsabilizzare i comportamenti alimentari “perché il sovrappeso dipende dalla tiroide che funziona poco”. Il panorama delle problematiche tiroidee oggi è stato riscritto alla luce della consapevolezza che anche situazioni di minima alterazione funzionale, le cosiddette forme subcliniche, devono essere valutate in ragione dei disturbi che presenta una persona. È stato infatti dimostrato che condizioni cardiologiche come la fibrillazione atriale possono essere il segno clinico d’esordio di una forma misconosciuta di ipertiroidismo, e per contro forme di ipercolesterolemia di difficile controllo possono rappresentare il segno di una condizione di ipotiroidismo non ancora emersa all’attenzione clinica. L’esame che permette di solito di discriminare le varie condizioni è la misura del TSH, l’ormone ipofisario che, in parole povere, governa la funzione tiroidea e svolge altresì il ruolo di “sensore” dell’attività ormonale della ghiandola. L’ipertiroidismo subclinico, come abbiamo detto, è una comune causa di fibrillazione atriale (circa il 5-10%
dei pazienti con ipertiroidismo vanno in contro a fibrillazione atriale, specialmente se anziani), mentre l’ipotiroidismo è una causa riconosciuta di dislipidemia e rabdomiolisi (aumenta il colesterolo, aumenta la CPK), oltre a rappresentare una condizione potenzialmente correggibile di osteoporosi. Sia l’ipertiroidismo che l’ipotiroidismo possono essere causa di alterazioni mestruali ed ipofertilità. Le alterazioni della funzione tiroidea spesso sono legate alla presenza di cosiddetti autoanticorpi ovvero anticorpi che l’organismo in una situazione di alterata risposta immunitaria, produce nei confronti di strutture proprie. È una situazione che spazia in un amplissimo ambito di patologie tra le quali le tiroiditi
sono fra le più comuni, ma anche ad esempio diabete mellito di tipo 1 o vitiligine o intolleranza al glutine. Importante considerare gli effetti che alcuni farmaci possono esercitare sull’attività tiroidea. Tutti i pazienti che necessitano di terapia con amiodarone devono essere valutati per la funzione tiroidea prima dell’inizio della stessa e quindi routinariamente ogni 6 mesi, fino ad un anno dopo l’interruzione dell’amiodarone. Parimenti i pazienti da porre in terapia con litio devono essere studiati prima dell’inizio e quindi ogni 6-12 mesi per tutto il tempo del trattamento. Per la complessità della patologia è suggerito quindi rivolgersi ad uno specialista che sarà in grado di valutare accuratamente e successivamente proporre la terapia più mirata.
Dott. Paolo Pancera Medico Chirurgo Specialista in Medicina Interna Specialista in Endocrinologia Perfezionato in Patologia Vascolare ed Ecocolordoppler 28
poliambulatorio specialistico Direttore Sanitario Dott. Andrea Cazzola
Radiologia 3D a bassa emissione di RX Fisiatria Neurochirurgia - Terapia del Dolore Agopuntura Ossigeno Ozono Terapia Cardiologia e Cardiologia Pediatrica Ortopedia Chirurgia Vertebrale Chirurgia Generale - Vascolare - Bariatrica Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica Dermatologia Dietoterapia e piani alimentari Podologia Fisioterapia e Riabilitazione Osteopatia Ecografia Endocrinologia Visite di idoneità per rilascio Certificato Attività Sportive non Agonistiche Punto prelievi - Analisi cliniche - Check-Up (Lunedì, mercoledì, venerdì 7.30 - 9.30)
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IL MONDO DEI MOTORI CRONACHE, IDEE, SOLUZIONI
ALCHIMIE IN VETTA Michele e Ilaria non sembrano due competitivi, eppure sono uno degli equipaggi più forti d’Italia nella regolarità classica, entrati nella ristretta cerchia dei “top”, ovvero la classificazione più prestigiosa in questa categoria, alla fine dello scorso anno.
M
ichele e Ilaria si sono conosciuti al lavoro, quando entrambi lavoravano nella stessa azienda, ed è scattata subito la scintilla. Le quattro ruote, che hanno caratterizzato le loro vite negli ultimi due anni, arrivano nel 2017, quando Michele per festeggiare il suo quarantesimo compleanno, acquista una Lancia Fulvia Coupe 1.3 classe 1976, intercettata dal papà a Bari. «Era un regalo, non pensavo certo l’inizio di un’avventura sportiva» commenta. Quell’anno, quasi per scherzo, decidono di partecipare alla rievocazione della mitica Stallavena-Bosco, ma poco prima della partenza: «ci siamo resi conto che non sapevamo assolutamente nulla di come funzionasse una manifestazione di regolarità: tabella di marcia, road-book, pressostati e strumentazioni sofisticate per contare il tempo erano per noi una novità assoluta» racconta divertita Ilaria. È forse in quel momento che ad entrambi scatta la scintilla competitiva. Iniziano a conoscere alcuni degli habitué della specialità, che per antonomasia non rivelano mai tutti i loro segreti, ma trovano buoni amici che li introducono alle tecniche per essere regolaristi. Michele guida, Ilaria siede a destra. «E’ stata una scelta naturale - raccontano, - l’unica volta che per sfida ci siamo scambiati il risultato è stato disastroso, quindi abbiamo preferito non rovinare l’alchimia». Tra il 2017 e il 2018 iniziano ad affinare la tecnica e decidono, per il 2019, di partecipare a tutto il Trofeo Nazionale Regolarità, inserito all’interno del Campionato Italiano Regolarità, la serie tricolore con eventi in tutta Italia. In poco tempo iniziano ad abbassare le loro medie, Michele diventa conduttore “B”, poi “A”, salendo la classifica stilata in base alla media di precisione ottenuta gara per gara. Acquistano anche un pressostato per gli allenamenti (fondamentali) fai-da-te. «E’ un po’ come andare in palestra, occorre allenarsi con costanza - precisano. - Non sono mancati i momenti insoliti: a San Valentino 2019 eravamo in macchina ad allenarci». Al termine della stagione sono secondi nel Trofeo Nazionale Regolarità, primi assoluti nella classifica a parte dedicata alle prove di media e Michele conquista la classificazione di conduttore “top”, la più alta. «Le auto d’epoca ci hanno stregato, abbiamo scoperto qualcosa che ci ha unito tanto nella vita quanto nello sport. Abbiamo passato momenti indimenticabili, con lunghe trasferte a
bordo della nostra Fulvia per andare a correre in Sardegna, sulle Dolomiti o a due passi da casa». Ed ora cosa li aspetta? «Il 2020 sportivamente si è interrotto troppo presto, ma non tutto viene per nuocere, dato che tra qualche mese saremo per la prima volta genitori». REGOLARITÀ CLASSICA: COME FUNZIONA? Gli eventi si disputano sempre su strade aperte. I concorrenti devono rispettare dei tempi imposti al al centesimo di secondo. I controlli, distribuiti lungo il percorso, vengono effettuati per mezzo di tubi (pressostati) che rilevano la pressione delle ruote anteriori al passaggio. Quando il tubo si schiaccia, il sistema di cronometraggio rileva il passaggio della vettura. Ogni centesimo di errore (anticipo o ritardo sul tempo imposto) equivale a 1 penalità. Vince chi totalizza meno penalità al termine della gara. ■ 30
I piloti Michele Lafortezza e Ilaria Carturan
DI MATTEO BELLAMOLI
UN MANIFESTO D’AMORE PER IL TRIATHLON
FATICHE E TRAGUARDI DI UNA IRONWOMAN Un manifesto d’amore scritto col cuore in mano. Per Francesca Tibaldi il Triathlon trascende i confini dello sport: se ami un qualcosa lo devi amare fino in fondo, nonostante fatiche, sacrifici e delusioni. Il senso del libro “Triathlon my love”, pubblicato dalla stessa triatleta veronese lo scorso anno è tutto racchiuso in questo mantra.
Le atlete Anna Barbaro e Francesca Tibaldi
DI MATTEO LERCO
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rotagonista della Nazionale Azzurra Juniores ed Elite nelle competizioni di maggior rilievo globale dal 1994 al 2000, Francesca, laureata in scienze politiche e psicologia, dopo una pausa concisa con due gravidanze ha deciso di confrontarsi con le lunghe distanze, trionfando ad un Ironman a Boulder in Colorado nel 2015. Il suo bagaglio umano e sportivo si è ulteriormente arricchito nel 2018, annata in cui si è reinventata guida per l’atleta non vedente Anna Barbaro, con la quale ha conquistato tre medaglie di bronzo nel circuito di Coppa del Mondo. Il desiderio di mettere su carta la sua visione dello sport affonda le radici anche e soprattutto in questo ricco background. «A fine carriera mi è piaciuto incidere nero su bianco, con alcune foto a colori, le mie competenze in questa bellissima disciplina – commenta - nel libro non si parla solo di me, ma si fa una cronistoria delle tappe salienti della nascita del Triathlon dagli Stati Uniti all'Italia, si danno consigli sulla fase 31
specifica dell'allenamento di preparazione alle competizione, si delineano brevemente i contorni del Paratriathlon e si parla, non da ultimo, dell'importanza dell'ascolto empatico tra allenatore ed atleta. Completa l’opera una raccolta di racconti emozionali di alcuni personaggi che hanno assunto un ruolo primario nello sviluppo identitario di questo movimento». Con il passare delle stagioni, il Triathlon si sta vestendo sempre più di rosa. «Ho fondato nel 2012, insieme ad alcune compagne di allenamento, la prima squadra unicamente femminile di Triathlon nel mondo. L'idea è sorta per colmare quei deficit di prestazione che talvolta fungono da deterrente per le donne che intendono intraprendere uno sport considerato prettamente maschile nella nostra società. “Woman Triathlon Italia” è un progetto che si propone dunque di abbattere barriere ideologiche, abbracciano tutte coloro che desiderino addentrarsi nel nostro fantastico universo». ■
DOVE IL SUONO INCONTRA LA TELA
BENNY BENASSI IN ARENA Musica nei balconi, musica drive in e tante altre nuove forme di musica, in rete, sui social, in tv: durante il periodo più cupo dell’emergenza sanitaria abbiamo cantato i nostri pezzi del cuore in modo alternativo, insieme “virtualmente” agli artisti dello spettacolo. Tra le novità del periodo, anche il format “Panorama” del dj Benny Benassi, ideato per il web tra le mura domestiche e avviato proprio qui a Verona, in un’Arena vuota, il 21 giugno. Un concept originale che intreccia musica e arte e che ha visto sul palco, con il dj, il pianista Dardust e il genio creativo di Agron Hoti. Il 21 giugno insieme a Dardust & Agron Hoti sei stato fautore di una performance straordinaria. Ti va di raccontarci cosa ti sei portato dietro da quell'evento? Sono onorato di aver avuto l’opportunità di portare la musica elettronica all’interno dell’Arena di Verona, ed essere stato il primo DJ a performare in questo luogo magico ha significato davvero molto per me. Tuttavia, la prima puntata di Panorama non sarebbe stata la stessa cosa senza la presenza di due artisti estremamente talentuosi; il pianoforte di Dardust ha dipinto melodie mozzafiato sulla fantastica tela realizzata da Agron Hoti, dimostrando per l’ennesima volta che l’arte non ha confini. Anche questo è ciò che voglio trasmettere, anche questo è Panorama. Da poco tu e Free Event avete dato il via ad un nuovo progetto che si chiama "Panorama”, un mix di musica, arte, paesaggistica, scoperta del nostro territorio. Idea che hai sempre avuto, oppure ti è nata a seguito di questa particolare annata Ho sempre pensato di vivere in un paese fantastico e ho sempre voluto mostrare la bellezza di casa nostra ai miei follower. “Panorama” non è solo un fantastico viaggio virtuale attraverso alcune delle località più belle del nostro paese, è una dimostrazione della nostra forza, è la prova che qualsiasi cosa accada, siamo pronti a rialzarci. Gli ultimi mesi sono stati particolarmente duri per tutti quelli che lavorano nel mondo dello spettacolo, stiamo attraversando un momento difficile e senza precedenti, senza sapere precisamente quando tutto tornerà alla normalità. “Panorama” è nato per trasmettere la nostra passione e il nostro desiderio di ritornare a fare quello che amiamo. In questi ultimi mesi abbiamo visto l'intero settore dell'intrattenimento diventare per certi vesti il capro espiatorio di questa pandemia. La cosa che ti chiedo è, quando sarà possibile ripartire in sicurezza cosa deve cambiare da parte degli addetti ai lavori? Dobbiamo sicuramente cercare di lavorare nel rispetto delle regole, continuando a dare sempre il massimo per regalare alle persone
Benny Benassi
le emozioni che solo il nostro settore ha la capacità di creare Da anni giri il mondo senza mai fermarti. Come hai vissuto questo lockdown? Mi sono dedicato alla cucina e alla mia famiglia. Contemporaneamente ho continuato a lavorare ai brani che usciranno nei prossimi mesi insieme al mio team. Cosa dobbiamo aspettarci ancora da Benny Benassi? La mia passione per la musica è rimasta invariata, negli ultimi mesi ho lavorato a diversi brani e non vedo l’ora di condividerli con voi! Spero di poter ritornare al più presto in console per fare ciò che amo.■ 32
DI TOMMASO STANIZZI
PUNGIGLIONE TEATRO, STORIE A BORDO DI UN’APECAR
LE API RIVELANO COSA STA ACCADENDO AL MONDO Salgono su un’Apecar per raccontare, a grandi e piccoli, la “Storia di Bee” spostandosi da un quartiere all’altro della città: sono Enrico Ferrari e Nicolò Sordo, due giovani attori che, in compagnia di Michele Lonardi, Paolo Montresor e Claudio Ferrari, nel mese di settembre (ma gli appuntamenti non sono finiti!) hanno portato in città uno spettacolo itinerante che riflette su temi di stretta attualità: ambiente, biodiversità ed ecologia.
Nicolò Sordo ed Enrico Ferrari
PUNGIGLIONE SI RACCONTA, GUARDA L’INTERVISTA
IL COMITATO FOSSI PRESENTA IL PROGETTO GUARDA IL VIDEO
DI SAMANTHA DE BORTOLI
È
iniziato il 6 settembre il viaggio di Pungiglione Teatro, compagnia di attori e musicisti professionisti che, in collaborazione del Comitato Fossi di Montorio e grazie al patrocinio del Comune di Verona, a bordo di un’Apecar si sono spostati da un quartiere all’altro di Verona per raccontare ai bambini, con l’atmosfera e il linguaggio delle favole, le asperità del presente: i pericoli che imperversano sugli ecosistemi, i rischi per la biodiversità, l’insalubrità ambientale. Lo spettacolo, come si può capire dal titolo, già di per sé eloquente, “Storia di Bee”, ha per protagonista un’ape impavida, che lotta per salvare il suo alveare dai parassiti e dai pesticidi. Ed è proprio una favola, con una morale alla fine. Perché la storia di Bee vuol trasmettere al suo pubblico un messaggio chiaro: gli e(s)quilibri 33
dell’ambiente non si possono più sottovalutare, e la scomparsa sempre maggiore di api ne è un indicatore inequivocabile. Ecologia, salute e società: sono questi i temi che sia al Comitato Fossi di Montorio sia agli artisti di Pungiglione stanno particolarmente a cuore; l’avere a disposizione un’Apecar per portare in giro una storia di api, neanche farlo a posta, è stato un incastro perfetto. «Abbiamo presentato in Piazza Bra il nostro progetto il 3 settembre: un cartellone di otto appuntamenti nei parchi cittadini» ci ha spiegato l’attore Enrico Ferrari. «La compagnia Pungliglione Teatro è nata per l’occasione - aggiunge Nicolò Sordo - per raccontare proprio questa storia. L’ultima data è fissata per il 4 ottobre: saremo alle 15.30 al parco Achille Forti e, alle 18.30, in lungadige San Giorgio. Venite a vederci!». ■
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MIRABILIA, IL NETWORK PER CONOSCERE I SITI UNESCO “MENO NOTI” La rete che unisce 18 Camere di Commercio italiane (tra cui Verona) e Unioncamere terrà una conferenza stampa il prossimo 15 ottobre al TTG a Rimini e il 16 e 17 novembre sarà presente alla 9^ Borsa del Turismo Culturale e 5^ Borsa Food&Drink, nella Reggia di Caserta LE ORIGINI Il progetto Mirabilia – European Network of Unesco Sites, nasce nel 2012 su iniziativa della Camera di commercio di Matera (oggi Camera di Commercio della Basilicata). Prende il nome dai Mirabilia Urbis Romae, le guide pratiche scritte dai viaggiatori che nell’antichità guidavano i pellegrini verso la città eterna raccontando loro storie di popoli, persone e località incontrati lungo il percorso. Il progetto intende promuovere un’offerta turistica integrata dei siti UNESCO “meno noti”, che renda visibile e fruibile il collegamento tra territori turisticamente, culturalmente e artisticamente accomunati dal riconoscimento UNESCO con l’obiettivo di incrementare l’attività promozionale e la riconoscibilità presso il grande pubblico internazionale, connettendo le peculiarità che
contribuiscono a un plusvalore rispetto ad una domanda sempre più mirata di nuovi viaggiatori. Mirabilia intende dunque proporre “un’altra Italia” che spinge per essere conosciuta sia
al suo interno che all’estero: un meraviglioso puzzle composto di eccellenze culturali, enogastronomiche, artigianali e di innovazione tecnologica, con lo sguardo costantemente rivolto al tema della sostenibilità.
I DATI Con 13,1 milioni di residenti, il territorio di Mirabilia Network rappresenta il 21,7% della popolazione italiana, con una grande geo-diversità di territori. Sotto il profilo economico, nei territori coinvolti sono presenti quasi 900.000 imprese attive che hanno prodotto (dati Istituto Tagliacarne 2018) il 18,5% del valore aggiunto italiano ed esportato (dati 2019) 84 miliardi di euro di beni. Facendo riferimento al 2019, nei territori di Mirabilia Network si concentrava il 19% degli arrivi turistici totali e il 18,3% delle presenze turistiche totali, ovvero circa 25.000.000 di arrivi e 80.000.000 di presenze, di cui la metà stranieri, con flussi in crescita tra il 2014 e il 2019 oltre la media nazionale.
LE SFIDE Mirabilia Network ha anticipato i principi basilari su cui si fonda oggi la possibilità di una risposta
alla crisi attraverso la resilienza, ovvero la capacità di superare il traumatico evento globale, sulle basi della diversità e della trasversalità. Diversità, in quanto colloca su un piano paritario territori molto diversi per caratteri dimensionali, storici, geografici e socio-economici. Trasversalità in quanto un’autorità globale ha sancito come tratto comune di questi territori l’eccellenza nella cultura materiale o immateriale, nei paesaggi o nell’ambiente. Porsi in relazione con i territori Mirabilia come partner, visitatori, investitori o imprenditori rappresenta la sfida del prossimo futuro. La presenza in rete di Beni classificati come Patrimonio dell’Umanità è la base per poter valorizzare il sistema industriale, artigianale e commerciale, ma anche la ricerca in campi culturali, ambientali, tecnologici, e l’alta formazione. Intendiamo esaltare la rete e la competitività dei singoli sistemi territoriali, con ricadute auspicabili come l’aumento
dei flussi di visitatori, di nuovi residenti, di investitori, nonché il miglioramento infrastrutturale, delle connessioni e dei servizi a sostegno al mondo delle imprese (soprattutto quelle più fragili), di piccole e medie dimensioni, alle start up innovative. Siamo certi che la valorizzazione in rete di territori con elevate qualità culturali e ambientali produrrà un beneficio anche per i viaggiatori in cerca di itinerari fortemente personalizzati, che in Mirabilia trovano le risposte ad una narrazione del nostro Paese comprendente una gamma molto variegata di eccellenze territoriali.
GLI ATTORI PROTAGONISTI DELLA RETE Il nostro network comprende le Camere di Commercio di Bari, Basilicata, Benevento, Caserta, Crotone, Chieti - Pescara, Genova, Messina, Molise, Pavia, Perugia, Pordenone - Udine, Riviere Di Liguria, Sassari, Sicilia Orientale, Treviso-Belluno, Verona, Venezia Giulia, Unioncamere.
I PROSSIMI APPUNTAMENTI 16 e 17 novembre: 9^ Borsa del Turismo Culturale e 5^ Borsa Food&Drink, nella Reggia di Caserta
INFO E CONTATTI
Mirabilia Project Leader - ASSET Tel. +39 0835 338437 – 41 – 42 Email: asset.basilicata@legalmail.it Email: info@mirabilianetwork.eu
CHE ARIA TIRA (NEL FUTURO) TRA INNOVAZIONI, STARTUP E TENDENZE
UN FUTURO… SPAZIALE! La Virgin Galactic è pronta ai primi test di voli suborbitali con equipaggio che anticipano quelli rivolti a turisti: l’ennesima prova che quella spaziale è un’economia da tenere d’occhio per il prossimo futuro
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iete rientrati da poco dalle ferie e state già progettando la prossima vacanza? Se non vi fanno paura le grandi altezze e avete una disponibilità economica fuori dal comune potreste considerare una nuova meta: la spazio. L’esplorazione spaziale sta vivendo un nuovo periodo d’oro, grazie anche e soprattutto agli investimenti di persone e aziende private. Tra queste c’è anche la Virgin Galactic dal magnate Richard Branson, che da anni è impegnato per realizzare un'offerta di voli spaziali suborbitali per il mercato commerciale. Dopo tanto duro lavoro e importanti investimenti il traguardo è un po’ più vicino: il 2020 potrebbe passare alla storia come l’anno del primo volo con equipaggio del suo “spazio-plano” SpaceShipTwo, un ulteriore passo in avanti verso il turismo spaziale. IL RUOLO DELL’ESPLORAZIONE SPAZIALE NELL’INNOVAZIONE Una notizia che interesserà solo pochi fortunati, direte voi. Non proprio: perché se è vero che partire per lo spazio non sarà cosa da tutti (almeno inizialmente i prezzi dovrebbero aggirarsi attorno ai 250mila euro), è altrettanto vero che 36
l’esplorazione spaziale da sempre favorisce la nascita o l’evoluzione di tecnologie che oggi utilizziamo quotidianamente: sensori d’immagine, stabilizzatori per gli aerei, sistemi di aereazione e purificazione dell’aria, GPS, nuovi ingredienti e molecole per gli alimenti e sistemi per l’agricoltura, solo per citarne alcuni. Nuovi investimenti e un mercato in crescita potrebbero alimentare la ricerca tecnologica e portare a innovazioni in diversi campi, dalla medicina alla robotica, da nuovi tessuti e materiali a strumenti utili nella lotta all’emergenza climatica. E PER IL FUTURO? A poco più di 50 anni dallo sbarco dell’uomo sulla Luna il settore dell’esplorazione spaziale acquista sempre più valore sul fronte economico, attraendo grandi investimenti e favorendo la nascita di aziende, servizi e nuove occupazioni. Secondo uno studio del World Economic Forum, il 65% dei bambini che attualmente frequenta la scuola primaria svolgerà un lavoro che ancora non esiste: parte di questi potrebbero essere nell’industria spaziale. ■
LA BELLA VERONA DOVE SI FA DEL BENE
CORTECCIA 1 - COVID 0 Il nome dice tutto: anche quest’anno nello splendido scenario di Villa Cainer, a Mizzole, il centro estivo si è fatto grazie alla caparbietà di quattro “teste” con la “corteccia bella dura”: Claudia, Federica, Francesca e Zeno.
L’
estate 2020 non è stata, lo sappiamo bene, come tutte le altre. L’emergenza sanitaria ha comportato una necessaria riorganizzazione di tempi, spazi, modalità d’incontro. A giocare un ruolo importante per bambini e famiglie, quest’anno, sicuramente i centri estivi, che non solo hanno rappresentato una valvola di sfogo per i più piccoli, che hanno potuto incontrare e relazionarsi di nuovo, in sicurezza, con gli amici, ma anche un considerevole aiuto per i genitori nella gestione del binomio figli-lavoro. Tra i centri che sono riusciti a vincere la sfida contro il Covid, ripensando alle attività con cui coinvolgere i bambini nel rispetto delle regole, quello dell’Associazione Corteccia a Mizzole.
Perché avete scelto Villa Cainer come location in cui organizzare le attività? Siamo particolarmente affezionate al luogo dove il Centro Estivo si svolge e dove tutto è
Ora che l’estate si è conclusa, è tempo di bilanci. Come sono andate queste settimane? Siamo oneste nell'ammettere di aver vissuto le undici settimane di centro estivo dormendo qualche ora in meno la notte, facendo un bilancio pressoché giornaliero. Ora che è finita però, possiamo dire che è andato tutto molto bene e che siamo già proiettate all'estate 2021, sperando che ci lasci dormire sogni più sereni! Chiudiamo l’intervista guardando al futuro: avete già in mente qualche nuovo progetto? Già da quest'autunno partiranno dei progetti che coinvolgeranno bambini, adolescenti e famiglie. Se siete curiosi visitate la nostra pagina Facebook, così resterete sempre aggiornati sulle nostre attività! ■ 37
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Cosa vi ha spinto ad assumervi una responsabilità così importante, in un periodo come questo, pur di realizzare il centro? Durante il lockdown abbiamo sperimentato noi stesse una mancanza di socialità e di quotidianità, che ci ha spinto a ripartire con incontri online di formazione per gli animatori e riunioni con i genitori e unendo le energie di tutti abbiamo deciso che potevamo provare a dare la possibilità ai bambini di giocare e ritrovarsi pur mantenendosi in sicurezza. Creare servizi per le persone e le famiglie è uno dei primi obiettivi dell'Associazione e l'attività del Centro estivo è stato un'importante opportunità per i genitori che dovevano rientrare al lavoro e per i bambini che hanno vissuto una nuova normalità potendo vivere così a piccoli passi la ripresa della scuola.
nato, Villa Cainer. Questo luogo è per noi come casa, gli spazi infatti sono a misura di bambino e il parco esterno ci ha permesso di stare all'aria aperta e di vivere a contatto con la natura. Siamo però consapevoli che il luogo non sia fatto solo da mura, ma anche di persone e cerchiamo di trasmettere in ogni dettaglio la nostra passione e attenzione nel ricreare un clima familiare nel nostro modo di lavorare.
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Come è nata l’Associazione e quali sono gli obiettivi che persegue? L'Associazione Corteccia ETS, con sede a Montorio in Via Olmo 55, è nata recentemente dall'unione di Claudia Garofalo e Federica Canteri, due psicologhe, Francesca Gelio una mamma presente già in diverse realtà del territorio e Zeno Gaeta un giovane animatore con tanta voglia di mettersi in gioco. L'Associazione si propone di progettare interventi sociali, educativi e psicologici per promuovere il benessere della comunità e fare rete sul territorio.
DI SALMON LEBON
LA RIPRESA TRA DIDATTICA IBRIDA E SCAMBI INTERNAZIONALI
MADE IN ITALY, IL RINASCIMENTO CHE PARTE DALLE ACCADEMIE Esportare idee, forme, arti italiane, all'estero, per il presidente dell'Accademia di Belle Arti di Verona è l'unica via possibile per un nuovo rinascimento del Made in Italy. Una rinascita che è anche nelle mani degli studenti e dei docenti dell'Accademia.
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DI MARCO MENINI
iaprono le scuole, riaprono le Università, e così anche le Accademie, i centri che forse più degli altri permettono di “sporcarsi le mani” agli studenti. A Verona l'Accademia di Belle Arti tornerà a accogliere gli studenti a metà ottobre utilizzando una didattica diversificata in relazione al tipo di corso. È tutto pronto, dunque, le lezioni sono state pianificate tra on-line e in presenza. Alcuni corsi potranno essere erogati interamente in presenza, altri in modalità blended (didattica mista) con turnazione, e altri saranno interamente on-line. «Nonostante i timori diffusi a livello nazionale per l'ipotetico calo delle iscrizioni abbiamo avuto un incremento delle iscrizioni» spiega il direttore dell'Accademia Francesco Ronzon. «Questo perchè – sempre secondo il direttore – abbiamo lavorato bene e allargato la nostra presenza nell'ambito di attività di progettazione e restauro, il che ha portato alla diffusione della nomea dell'Accademia.» Il lockdown è stato tuttavia un periodo che ha messo alla prova tutti: la chiusura forzata dei luoghi in cui c'era rischio di contagio ha messo in pausa anche la formazione. Se però da una parte le scuole sono ripartite solo ora, l'Accademia è riuscita a rimettere in piedi i laboratori già a maggio, negli spazi dove era possibile. Come spiega il presidente Marco Giaracuni, «nel rispetto delle limitazioni e del distanziamento sociale, abbiamo proposto immediatamente le lezioni on-li38
ne e i laboratori, in modo da far finire il semestre agli studenti.» Perchè l'Accademia vive di questi luoghi dove gli studenti esprimono se stessi attraverso le mani e dove acquisiscono abilità spendibili direttamente nel mondo del lavoro. Nel laboratorio di restauro, per esempio, che sfocia in collaborazioni come quella con i Musei Civici di Verona, per i quali gli studenti hanno la grande fortuna, e la grossa responsabilità, di restaurarne le opere. Ogni anno l'Accademia rinnova collaborazioni importanti con il Mart (Museo di Rovereto), con la Diocesi di Verona, la Sovrintendenza, ma anche enti come Veronafiere, e partecipa a fiere come Marmomac e ArtVerona. L'Accademia del futuro varca sempre di più le frontiere nazionali. In cantiere, tra gli altri progetti, c'è la possibilità di scambio di studenti e docenti con la Arab American University, in Palestina. «Abbiamo in programma di mandare nel Paese un certo numero di docenti per tenere dei corsi di architettura degli interni, e portare in questo modo il Made in Italy all'estero.» Si vuole poi rafforzare il piano Erasmus, grazie al bando per la mobilità vinto quest'anno, e che permetterà agli studenti di esplorare il rapporto tra arte e tecnologia in tre diverse Università d'Europa. «Sarà proprio la capacità di esportare le nostre tecniche e conoscenze artistiche - spiega Giaracuni - a permettere all'Italia di distinguersi nel mondo, in futuro.» ■
SCUOLA
Speciale
La ripartenza più attesa Un primo bilancio del ritorno sui banchi
Scuola
un bene comune da preservare
Covid-19
Banchi con le rotelle
cosa cambierà in classe
successo o fallimento?
a cura di Camilla Faccini 39
Stress da rientro
lo psicologo può aiutare
La scuola è un bene comune
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ono passate solo poche settimane dalla riapertura della scuola, tra numerose incertezze e grandi aspettative. Mai come quest’anno la ripresa è stata al centro dell’opinione pubblica e la scuola ha attirato su di sé un rinnovato interesse, consapevoli, forse, del fatto che senza istruzione non può esserci crescita nel nostro paese. Con Laura Donà, Dirigente tecnico MIUR e coordinatrice dell’Ufficio Ispettivo all’interno dell’Ufficio Scolastico Regionale, abbiamo cercato di tracciare un bilancio di questi primi giorni. Come sta andando la ripartenza? C’è qualche aspetto della “nuova” scuola che sta generando polemica? La ripartenza in Veneto sta andando bene, le criticità ci sono ma per il momento sono sotto controllo. Siamo consapevoli che la ripartenza può dare luogo a un potenziale aumento di contagi e abbiamo messo in conto l’eventualità di chiudere qualche classe o qualche scuola. Le misure poste in essere – distanziamento, igienizzazione, mascherina in particolar modo – dovrebbero riuscire a tenere sotto controllo i contagi e non vengono segnalati grandi problemi. In alcuni casi, per la primaria e secondaria, abbiamo avuto qualche perplessità quando in caso di aule troppo piccole alcuni alunni, a rota-
zione, vengono organizzati in piccoli gruppi fuori dalla classe. Serviva però far capire che il distanziamento prevale sul mantenere tutti i ragazzi insieme, anche perché in questi gruppi vengono svolte attività di sviluppo, potenziamento o recupero di quanto si fa in classe.
State riscontrando una buona collaborazione da parte delle famiglie? In linea generale direi di sì, anche se c’è ancora qualche preoccupazione per i protocolli messi a punto dalle scuole. Il patto di corresponsabilità che le scuole fanno firmare non è affatto la volontà di deresponsabilizzarsi: è uno strumento che genera una co-responsabilità tra genitori che si impegnano a rispettare alcune regole, come ad esempio la misurazione della temperatura a casa. La pandemia ci ha fatto capire che per riprendere una vita di relazioni sociali sicure abbiamo bisogno di stare tutti alle regole, solo così ne guadagniamo come collettività. Fondamentale, in
LAURA DONÀ DIRIGENTE TECNICO MIUR
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questo caso, curare l’informazione con i genitori: solo così si capisce la finalità delle soluzioni organizzative, uscendo dalla visione individuale del bisogno del proprio figlio. I ragazzi invece come stanno vivendo questo rientro? Possiamo rispondere solo per questi primi giorni ma in generale tutti gli studenti, di ogni genere e grado, hanno visto la ripartenza come una gioia. Credo che questa festa della ripartenza sia anche commisurata ad una diversa sensibilità che l’opinione pubblica ha sviluppato verso la scuola in questi ultimi periodi. Finalmente abbiamo capito che la scuola è un servizio fondamentale non solo per il singolo cittadino, ma anche per la crescita collettiva di un paese. La sfida ora qual è? A parte l’impegno affinché la scuola rimanga aperta e le attività proseguano, dovremo vedere che tipo di apprendimenti si sono sedimentati in questi mesi di didattica a distanza. Serve sicuramente del tempo per
mettere a punto queste considerazioni, ma di una cosa siamo sicuri: più un bambino è piccolo più perde dal non essere in presenza, perchè l’apprendimento quando si è piccoli passa dal movimento, dal gioco, dalla relazione sociale in maniera preponderante. Questo non vuol dire che tutto è andato perso: possono esserci state anche delle maturazioni impensabili, ma saranno da scoprire. Si sta pensando a qualcosa di particolare per i più piccoli? C’è un gruppo nazionale che sta elaborando delle linee guida pedagogiche per dare delle indicazioni comuni su come seguire la crescita educativa, cognitiva e sociale dei bambini nella fascia 0-6 anni. Più un bambino è piccolo e accede ai servizi educativi più avrà capacità di avere successo scolastico e formativo. Più investiamo su questa fascia più avremo un incremento del PIL: avere una popolazione colta e capace di sviluppare pensiero critico permette di avere una comunità vitale e capace di stare sul mercato.
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CARLO PERUCCI
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articolo publiredazionale
Scuola Media Paritaria Cattolica di I grado CARLO PERUCCI Via Are Coltri n°3 - 37142, Marzana (Verona) Email: info@scuolaperucci.it Centralino 045.55.00.18 - Cell. 342.71.75.127
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SCUOLE MEDIE PERUCCI, UN BUON ESEMPIO DI RIPARTENZA
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della scuola ha iniziato a lavorare in vista della ripartenza, ripensando gli spazi alla luce del distanziamento e delle accortezze necessarie per la ripresa delle attività.
Nata nel 1978 come scuola diocesana e gestita dalla Cooperativa Sociale Cultura e Valori dal 1996, con sede presso l’Istituto Sorelle della Sacra Famiglia a Marzana, forma da molti anni generazioni di ragazzi della Valpantena, della Lessinia e delle zone ad est di Verona. Da quando lo scorso giugno sono state rese note le prime indicazioni per lo svolgimento dei centri estivi in sicurezza, lo staff
«I primi incontri con i genitori li abbiamo fatti già lo scorso giugno – racconta il dirigente scolastico Damiano Ceschi – sia per proporre le attività estive, ma anche per presentare il nostro piano di recupero anticipato a fine giugno. Questa è stata una scelta decisamente vincente che ci ha permesso di lavorare sul recupero dei ragazzi a caldo, non a distanza e soprattutto permettendoci di impostare un lavoro estivo ragionato. Abbiamo diviso le classi secondo le direttive dei centri estivi, con massimo dieci ragazzi per gruppo, con ogni classe divisa in tre gruppi. Questo ci ha
lla vigilia del rientro a scuola dello scorso 14 settembre erano tanti gli interrogativi e le incognite dal punto di vista della sicurezza e della gestione degli spazi per gli studenti. Tra gli esempi di efficienza e di organizzazione che, invece, hanno brillato c’è sicuramente quello della scuola media Carlo Perucci.
La palestra trasformata in aula
permesso di fare un lavoro di due giorni su ogni classe, una prima esperienza utile per docenti, ragazzi e famiglie dopo mesi di didattica a distanza». Un banco di prova importante, quello estivo, che ha permesso di affrontare con serenità e buona organizzazione la ripartenza di settembre per gli 81 alunni attualmente presenti nella scuola, divisi tra una classe prima, una seconda e una terza. La palestra della scuola è così diventata una nuova aula per accogliere la classe più numerosa delle tre attualmente attive, per la quale è stato anche individuato un ingresso autonomo in modo da evitare assembramenti all’entrata e all’uscita. L’attività fisica è stata trasferita negli spazi esterni e la scuola ha attivato la collaborazione con la vicina fondazione Zocca per avere ulteriori spazi a disposizione.
Punto di igienizzazione con porta gel realizzato dal personale della scuola
«La confusione era uno spauracchio, ma riorganizzarsi non è stato poi così difficile – commenta Ceschi –. Anche la tanto dibattuta questione dei banchi poteva essere di facile risoluzione: noi abbiamo deciso di utilizzare anche i banchi biposto, ma come monoposto, evitando spese inutili; l’importante è ricavarsi lo spazio. Avevamo una bozza di linee guida da fine luglio e su questo abbiamo cominciato subito a lavorare. Abbiamo considerato gli spazi e il distanziamento che ci veniva richiesto e ci siamo riorganizzati di conseguenza». La ripresa in presenza sarà sempre affiancata da un piano di emergenza per la didattica a distanza nel caso ci fossero casi di alunni costretti a casa. «L’insegnante sarà ripreso attraverso un tablet e un microfono nel momento in cui scatta l’emergenza – commenta il dirigente Ceschi – permettendo così a chi è casa di seguire le lezioni». Una scuola ben radicata nel territorio che tiene con le famiglie un rapporto attivo continuativo e che fa della comunicazione un nodo indispensabile. «È una cosa per cui mi batto sempre – conclude Ceschi –, anche con i miei insegnanti, è una cosa importane che molti sottovalutano. Se aspettiamo a dare un’informazione perché manca la certezza,
nel frattempo circolano un mare di informazioni imprecise e fuorvianti che complicano le cose. Per questo ci siamo mossi per tempo, tranquillizzando i genitori e facendo sapere loro come la scuola intendeva muoversi. La tempestività dell’informazione è stata fondamentale e ci ha permesso di arrivare a settembre in un clima tranquillo e sereno».
Segnaletica nei corridoi
Ripartenza scolastica ECCO COSA È CAMBIATO
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n anno scolastico, quello appena iniziato, che ha posto tutti davanti a nuovi interrogativi e sfide inedite. I dirigenti scolastici, seguendo le Linee guida per la ripartenza fornite dal MIUR, hanno riorganizzato gli spazi, gli orari e gli attori del sistema scolastico. Vediamo i principali cambiamenti. GLI INGRESSI E LE USCITE Al fine di differenziare e ridurre il carico e il rischio di assembramento, ogni scuola può attuare uno scaglionamento orario per gli ingressi e le uscite, a seconda delle caratteristiche dei singoli edifici e della disponibilità di punti di accesso.
più portare giochi da casa. A disposizione del personale e degli studenti saranno sempre presenti gel disinfettante e mascherine.
LE MISURE IGIENICHE Punto chiave da implementare ad ogni livello scolastico: la ripartenza delle scuole passa attraverso una corretta e frequente sanificazione degli ambienti, con una particolare attenzione alle scuole dell’infanzia dove, tra le altre cose, non si potranno
LA MASCHERINA La mascherina dovrà essere indossata ogni qual volta lo studente non si trovi in condizione di staticità seduto al banco, anche solo per andare a gettare qualcosa nel cestino. Allo stesso modo i docenti dovranno sempre indossare la mascherina salvo momen-
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ti di spiegazione frontale in cui siano seduti alla cattedra. Fa eccezione l’attività motoria, per la quale è però previsto un distanziamento di due metri tra ciascun alunno, e il momento della merenda o del pranzo. Esenti i bambini al di sotto dei sei anni o chi presenta forme di disabilità non compatibili con l’uso della mascherina.
necessari, si dovranno sempre seguire le indicazioni di direzione e mantenersi negli spazi previsti. Le linee guida invitano a predisporre iniziative di informazione sulle misure di prevenzione e protezione adottate: saranno quindi frequenti i richiami alle norme di igienizzazione e al rispetto delle distanze.
LA PERMANENZA IN AULA Se i banchi con le rotelle sono stati l’argomento più discusso degli ultimi mesi è perché ora in aula si dovrà mantenere una distanza di almeno un metro «da bocca a bocca». In realtà i nuovi banchi non sono l’unica soluzione e tanti istituti stanno mantenendo i vecchi banchi monoposto. Per la scuola dell’infanzia, dove il distanziamento non è praticabile, sarà fondamentale la separazione dei diversi gruppi.
LA DIDATTICA Forme di flessibilità didattica saranno proposte dai singoli istituti, in base alle esigenze. L’importante, sottolineano le indicazioni del MIUR, è garantire a ciascun alunno la medesima offerta formativa. Tra le proposte spuntano una riconfigurazione del gruppo classe in più gruppi di apprendimento, una frequenza scolastica in turni differenziati, una didattica digitale integrata per le scuole secondarie di II grado o una rimodulazione del tempo scuola.
SPOSTAMENTI Limitandosi agli spostamenti davvero
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ESU DI VERONA: IL PARTNER DELLO STUDENTE LUNGO IL PERCORSO UNIVERSITARIO Veronafiere organizza dal 25 al 27 Novembre 2020 Job & Orienta, l’evento di riferimento a livello nazionale per la scuola, l’università, l’orientamento, la formazione e il lavoro, che quest’anno, per l’emergenza Covid, si terrà in edizione digitale, reinventandosi e sperimentando così modalità nuove di incontri.
Francesca Zivelonghi
A Verona l’ESU, l’ente regionale che garantisce il diritto allo studio ai ragazzi dell’Università di Verona, dell’Accademia di Belle Arti e del Conservatorio di Musica E.F. Dall’Abaco, sostiene da sempre la qualità della vita degli studenti, offrendo loro servizi essenziali come alloggi, mense, aule studio, e borse di studio, ma anche interventi puntuali e accessori come l’orientamento al lavoro, grazie all’innovativo sportello di placement, sostegno psicologico, contributi per il trasporto pubblico, servizio di fisioterapia e molti altri progetti ma anche attività extra universitarie in ambito sportivo, cinematografico, culturale e teatrale. ESU quindi si pone, per lo studente, come partner ideale durante il percorso universitario, grazie ai molteplici servizi offerti e alle iniziative create su misura per gli studenti.
“Noi di ESU di Verona anche in quest’ultimo anno accademico così complesso e segnato dall’emergenza COVID abbiamo lavorato per far sentire a tutti gli studenti la nostra vicinanza ed il nostro sostegno: basti pensare che il nostro ufficio dedicato al placement, ESU 4job, ha organizzato ben 50 webinar online, di cui 42 a partire dal 24 Febbraio, in pieno regime lockdown, e oltre 145 ore di coaching individuale, CV check e simulazioni di carriera via Skype. Oggi siamo pronti a ripartire, garantendo a tutti i ragazzi sicurezza ed attenzione in ogni momento della loro vita universitaria.” Così Francesca Zivelonghi, presidente di ESU di Verona, ribadisce ancora una volta il sostegno che l’ente ogni giorno offre ai professionisti del domani, mettendo al centro dei servizi erogati la qualità della vita degli studenti stessi, nella consapevolezza di quanto la vita parauniversitaria sia importante, nel percorso di formazione dello studente, quanto il percorso didattico.
www.esu.vr.it
Banchi con le rotelle: successo o fallimento? D erisi oppure osannati, protagonisti di molte fake news e di svariati dibattiti politici: i banchi con le rotelle, al centro della ripartenza scolastica, dividono l’opinione pubblica. C’è chi li considera un inutile investimento, chi la chiave per la ripresa in sicurezza. Acquistabili aderendo a bandi nazionali e regionali (ne saranno forniti più di 400mila), non tutte le scuole hanno deciso di adottarli, scegliendo in alcuni casi di utilizzare i già presenti banchi monoposto o, a seconda della disponibilità di spazio, addirittura mantenendo i banchi biposto consegnandoli ad un solo alunno. Dopo alcune settimane dalla ripresa delle attività scolastiche abbiamo stilato una lista di pro e contro su questa nuova introduzione, raccogliendo le opinioni in rete. A FAVORE • Permettono di mantenere la distanza di sicurezza anche in aule molto piccole grazie alla dimensione ridotta; • sono l’ideale per un processo di innovazione della didattica: la disposizione dei banchi, che sono molto leggeri, può essere modificata facilmente secondo la necessità del docente e dell’attività proposta. Facilitano il venir meno di una lezione frontale a favore di maggiore interazione; • il piano d’appoggio, che può essere utilizzato in diverse posizioni, si rivela particolarmente adatto sia a destrosi che a mancini. 46
CONTRO • I nuovi banchi con le rotelle hanno dimensioni ridotte rispetto ai banchi tradizionali e la superficie di appoggio è sufficiente per un quaderno. Se in verifica, ad esempio, dovesse servire un dizionario, lo si dovrebbe appoggiare nello spazio sotto la seduta o direttamente per terra; • le dimensioni ridotte possono risultare scomode per alunni più alti o più robusti della media; • i nuovi banchi, più fragili rispetto ai vecchi banchi in legno, rischiano di rompersi più facilmente ma soprattutto non sono più un primo rifugio sicuro in caso di eventi sismici o altre calamità.
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email: cosp@cosp.verona.it www.cosp.verona.it tel: 045597108
Cosp Verona, orientamento fondamentale per fare la scelta giusta
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osp Verona, realtà veronese composta da 60 soci che rappresentano il tessuto economico e sociale della città, da 30 anni si occupa di attività e progetti inerenti la scelta scolastica e professionale, coinvolgendo ogni anno circa 9000 persone tra studenti, genitori e insegnanti. Processo fondamentale che sostiene e incoraggia i giovani nelle scelte scolastiche e professionali, l’orientamento aiuta ad individuare i propri interessi, motivazioni, abilità e risorse personali. Lisa Conforto, direttrice di Cosp Verona, ci racconta il lavoro che sta dietro una scelta consapevole. Cosa fa Cosp per aiutare i giovani nella scelta scolastica? Cosp progetta insieme alle scuole percorsi e attività volti all’orientamento degli studenti nei passaggi di scelta: dalle scuole di primo grado al secondo grado e nella scelta post diploma per gli studenti che si stanno orientando verso l’Università, gli ITS Academy, la ricerca attiva di lavoro o l’esperienza all’estero. A scuola proponiamo attività di gruppo (siano queste online o in presenza) mentre offriamo un supporto individuale e personalizzato agli studenti e le famiglie che si rivolgono a noi. Nei processi di scelta includiamo anche chi ha vissuto qualche insuccesso, svolgendo attività di riorientamento durante i primi due anni di scuola superiore. Il percorso di orientamento coinvolge solo i ragazzi? Assolutamente no, è un processo che va condiviso con la famiglia e la scuola. Per questo attiviamo per i genitori incontri su come sostenere i propri figli durante la scelta, su come è cambiato il mercato del lavoro e le competenze future. Quest’anno abbiamo in programma anche dei webinar sulla generazione Z (attualmente i giovani compresi tra i 10 e 25 anni), coloro che si stanno preparando a scegliere la scuola oppure hanno da poco concluso gli studi universitari. Come avete affrontato quest’anno l’orientamento a distanza? Dopo un primo momento di “disorientamento” abbiamo pensato di riprogettare alcune
attività a distanza, in particolare per le classi seconde delle Secondarie di Primo Grado. Il feedback da parte delle scuole è stato molto positivo: abbiamo raggiunto più di 1000 studenti e circa 500 genitori, ai quali abbiamo proposto dei webinar informativi su come supportare la scelta della scuola dei propri figli. Iniziare il percorso di orientamento già a partire dalla classe II è fondamentale per intraprendere in modo consapevole la scelta della scuola, avendo il tempo necessario per riflettere sulle proprie risorse. Cosa c’è nel futuro di Cosp per affiancare gli studenti sempre al meglio? Stiamo studiando una nuova comunicazione perché vorremo raggiungere in modo più efficace i giovani che incontriamo e che coinvolgiamo nelle nostre attività. Non si tratta solo di una comunicazione più “smart” ma cercare di creare dei contenuti, rispondere a delle curiosità o domande e dare informazioni su temi attuali legati al mondo della scuola, della formazione e del lavoro, soprattutto su quanto accadrà in futuro. I progetti che stiamo sviluppando sono rivolti anche a studenti universitari, con i quali sviluppiamo percorsi individuali di counselling, per coloro che si trovano a scegliere una laurea magistrale o orientarsi verso il mondo del lavoro, attività legate al time management, la concentrazione e la gestione dell’ansia da esami.
Attività di orientamento in gruppo nelle scuole
Stress da ripartenza L’IMPORTANZA DELLO PSICOLOGO A SCUOLA IN ERA COVID
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iaprono le scuole e quest’anno come non mai si torna a discutere dell’importanza dello psicologo scolastico. È il Ministero dell’Istruzione il primo a portare l’attenzione sull’argomento, inserendo il supporto psicologico all’interno del Protocollo d’intesa per la ripartenza delle attività scolastiche. Che la pandemia sia stata destabilizzante per tutti gli attori del sistema scolastico, ragazzi, docenti e genitori, ce lo conferma Giuliana Guadagnini, psicologa e responsabile del Punto Ascolto per le emergenze e il disagio scolastico di Verona. «Con l’inizio del lockdown – racconta la dottoressa Guadagnini – ho continuato il punto d’ascolto in modalità online e da parte dei ragazzi, ma anche dei genitori e degli insegnanti, ho percepito tantissima ansia e stess generalizzato. Una situazione che ancora non si è risolta, complice il futuro incerto in termini scolastici, i forti timori circa le misure di sicurezza, ma anche il fatto di essere stati costretti a casa per molto tempo senza poter uscire e di avere vissuto dinami48
GIULIANA GUDAGNINI PSICOLOGA
che diverse nel rapporto con la famiglia e con gli amici. Il post Covid – aggiunge la dottoressa Guadagnini – si conforma per alcuni come un disturbo da stress post traumatico, con attacchi di ansia che fanno vivere male le cose, e colpisce tutte le età. Per questo, soprattutto in un momento come questo, la figura dello psicologo a scuola è fondamentale. Ogni età ha i suoi problemi, tutti rispettabilissimi: una persona competente e più lucida può però farli vedere sotto una diversa prospettiva».
PER GLI STUDENTI La pandemia ha di fatto enfatizzato problematiche già esistenti e spesso sottovalutate, come la fobia scolare, la dipendenza da internet e da dispositivi elettronici, in mano anche ai più piccoli in maniera molto più deliberata, e la solitudine. «Ho assistito ad un aumento considerevole dei casi di dipendenza da internet, disturbi relativi all’acquisto compulsivo online, ad un incremento dei disturbi alimentari legati alla sedentarietà e alla ricerca in rete di rimedi alla solitudine – conferma la dottoressa Guadagnini –. Inoltre, si stanno verificando anche casi di ragazzi che dopo un primo momento di difficoltà, hanno trovato nello stare a casa una dimensione di pace e sicurezza che adesso faticano o rifiutano di abbandonare». PER I DOCENTI Psicologo a scuola significa aiuto anche per i docenti che quotidianamente si confrontano con una professione sempre più carica di responsabilità. A questo si aggiunge
il fattore età: il corpo docente delle nostre scuole è tra i più anziani in Europa e notevolmente a rischio per un eventuale contagio. «Senza dimenticare la grande difficoltà che i meno giovani hanno avuto con la didattica a distanza – commenta Guadagnini –, poco esperti di tecnologia e dell’uso del computer e vivendo con la paura costante della derisione da parte dei ragazzi, come è capitato in diversi casi». PER I GENITORI Uno sportello di ascolto porterebbe giovamento anche ai genitori, che vivono in primo luogo lo stress per la salute dei figli e il timore che le misure di sicurezza non siano adeguate. «Nuovo motivo di preoccupazione condiviso con i docenti – conclude Guadagnini – sta sorgendo ora per quella che definiamo “stanza covid”: c’è grande timore per le reazioni che questa possa generare nei ragazzi, soprattutto nei piccoli dell’infanzia e della primaria».
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VERONA ANTICA OGNI MESE UN’EPIGRAFE RACCONTATA
UN PRETORIANO IN GELATERIA Celata dai tavolini di una gelateria in via Diaz, si trova l’iscrizione del veronese Tenazio Primione, arruolato nel corpo dei pretoriani nel corso del I secolo d.C. come topografo e incisore.
L
eggere quest'iscrizione ha da sempre rappresentato un problema, non tanto per lo stato di conservazione che si presenta piuttosto buono, quanto per la collocazione, nascosta dai tavolini e dalle sedie di una gelateria, al civico 6 di via Diaz. Il blocco venne posizionato sul fianco sinistro, una volta spostato dalla sua collocazione originaria, la necropoli che sorgeva lungo la via Postumia e riutilizzato come semplice materiale da costruzione nelle antiche mura. Scovarla è un'operazione difficile oltre che fonte di imbarazzo per chi volesse chiedere, per esempio a qualche gentile signora, comodamente seduta, di alzarsi per ammirare ciò che si cela alle sue spalle, in basso, a livello del suolo. Quando finalmente la si osserva, incuranti dell'espressione stupita della signora che gentilmente si è nel frattempo alzata, si viene pervasi da una vera soddisfazione perché il tesoro, tanto agognato, è finalmente stato trovato. [-T]enatio / L(uci) f(ilio) / [P]rimioni / [mi]liti praetor(iano) / chort(is) IIII / [ch]orographiar(io) / [ite] m caelatori / [fil]io piissimo mater A Tenazio Primione, figlio di Lucio, soldato pretoriano della quarta coorte, topografo ed incisore, figlio affettuosissimo, la madre (dedicò). L'iscrizione ricorda Tenazio Primione che nel corso del I secolo d.C. militò nel corpo dei pretoriani e precisamente nella quarta coorte. Sotto l'imperatore Claudio, che regnò dal 41 al 54 d.C., si cominciò ad arruolare nel corpo anche soldati provenienti dalle regioni del Nord Italia, come la Venetia et Histria di cui Verona faceva parte. Come Tenazio Primione, anche Lucio Tenazio
Valente, pretoriano della undicesima coorte, originario di Verona, che morì invece a Roma, luogo di rinvenimento della sua iscrizione, all'età di trentuno anni dopo averne trascorsi tredici nell'esercito. La Guardia pretoriana, corpo militare a disposizione degli imperatori romani, di cui ne decretò spesso ascesa e declino, venne utilizzata per diversi compiti soprattutto come guardia del corpo, nella difesa della persona dell'imperatore. Era anche utilizzata in azioni di polizia e di spionaggio e come supporto ai vigiles, i soldati incaricati dello spegnimento degli incendi che frequentemente si verificavano nella città di Roma dove il corpo aveva sede, nei Castra Pretoria, tra il colle Viminale ed Esquilino, un'importante costruzione ancora oggi in gran parte visibile. Nell'ambito della quarta coorte pretoriana Tenazio Primione ricoprì un ruolo altamente specializzato, come racconta la sua epigrafe: si occupava di fare i rilievi topografici (chorographiarius) e di inciderli sul metallo (caelator). Si trattava dunque di colui che rilevava i dati topografici raccolti sul campo e poi li trasferiva sul bronzo per dare luogo a delle vere e proprie operazioni catastali i cui dati confluivano nelle formae, tavole di bronzo con l'indicazione di posizione ed estensione dei vari lotti di terreno con i nomi dei proprietari, esposte presso gli archivi della città. E da Verona, precisamente dagli scavi di Corte Sgarzerie, proviene un importante frammento, realizzato in bronzo, su cui sono incisi alcuni limiti della divisione agraria della campagna veronese in epoca romana, con l'indicazione dei nomi dei proprietari dei terreni e la loro estensione, espressa in unità di misura romane. ■ 51
DI MAREVA DE FRENZA
NON SOLO POLE DANCE
TUTTI PAZZI PER LA DANZA AEREA Tonifica il corpo, libera la mente e ti sembra di volare: è la danza aerea, meglio definita acrobatica aerea, una vera e propria disciplina acrobatica ispirata alle pratiche circensi. Per praticarla non ci sono limiti di età, ci confida Martina Turrini, atleta ed insegnante presso la palestra MOVE IT 360 di Verona. A lei ci siamo rivolti per saperne un po di più.
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na disciplina nata di recente e che ora sta spopolando tra le più giovani: è la danza area. Da alcuni definita una vera e propria arte, che attraverso l'utilizzo di attrezzi sospesi permette di tonificare il corpo e permette di trovare maggiore armonia e fluidità nei movimenti. A chi si rivolge? «Per quanto vista da fuori le abilità dei danzatori aerei appaiono soprannaturali, la danza aerea è una disciplina alla portata di tutti coloro che abbiano grinta, motivazione, costanza e passione. Non ci sono limiti di età..spesso insegno a mamma e figlia che si allenano insieme! Che attrezzi vengono utilizzati? «Solitamente vengono utilizzati cerchio, tessuti, corda e trapezio,ma anche cubo e esagono. Io mi sono perfezionata nel cerchio aereo e insegno da quasi tre anni ma da quattro anni pratico la disciplina. Che tipo di benefici porta praticare questa attività? «Oltre a vincere la paura del vuoto e ad acquistare fiducia in se stessi, praticarla è un modo sano e divertente per allenarsi e tenersi in forma. Si vanno inoltre a muovere tutti i muscoli del corpo rinforzando la muscolatura e la flessibilità, si impara ad avere il controllo del proprio corpo con l'attrezzo utilizzato e si lavora molto con gli equilibri. Non è da sottovalutare il lavoro sull’allungamento della colonna vertebrale e il tutto unendo diverse arti e discipline come danza, fitness, e acrobatica». Qualche consiglio a chi si vuole avvicinare a questa disciplina? «Prenotare una lezione prova!! A volte incontro chi è più timoroso o si è fatto un idea per "sentito dire" poi appena provano, si innamorano della danza aerea ed io li capisco perché è stato così anche per me».
Martina Turrini
Perché ti sei avvicinata a questa pratica? «Ho iniziato con la pole dance come sfida personale 5 anni fa, e nella palestra dove mi al52
DI GIORGIA CASTAGNA
lenavo era presente anche il corso di cerchio aereo. Come dicevo.. prima ho provato e poi da lì non sono più scesa. Mi ha appassionato talmente tanto da voler affrontare una gara, un
palcoscenico e qualche esibizione fino a fare della mia passione un lavoro e tutto proprio grazie alla fiducia che mi è stata riposta qualche anno fa». ■
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FORZA BELLEZZA RIFLESSIONI SUL TERRITORIO
TEMPO DI VENDEMMIA E DI MERCATINI A proteggerli, quali preziosa parte del patrimonio culturale di un territorio, oltre al Testo Unico del Vino, anche un decreto, firmato di recente dalla Ministra Bellanova. Sono i vigneti eroici e storici, che, come un diffuso mercatino dell'antiquariato, conservano e mettono in mostra memorie e usanze d'intere generazioni.
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iazza San Zeno, la prima domenica del mese. C’è quello che ha un sacco di rebongia non ben identificata, chi ha mobili in stile, chi ha pezzi unici, chi ti vuole vendere per storici mobili riciclati da una mano di vernice, chi giura e spergiura che quel pezzo è autentico, ce l’aveva suo nonno, e prima il nonno del nonno, ma ti chiedi come mai te lo vende a un prezzaccio, chi ha pezzi davvero belli con un sapore unico e inconfondibile e te ne innamori. Ma il problema dei mercatini sta nel fatto che, se non sei minimamente avvezzo all’antiquariato non riesci a riconoscere il valore “storico” originario di qualsiasi cosa, potrebbero venderti di tutto, sotto l’aurea di un valore difficile da definire. Così potrebbe essere per i territori del vino, eh si, un diffuso mercatino dell’antiquariato. La Ministra Bellanova ha firmato recentemente, di concerto con i Ministri Franceschini e Costa, un Decreto interamente dedicato ai vigneti eroici e ai vigneti storici facendo seguito al Testo Unico del Vino dove la vite e i territori viticoli vengono considerati patrimonio culturale, come nel caso di Verona e il suo territorio. Se abbastanza chiara è la definizione di “vigneto eroico”, quelli che "ricadono in aree soggette a rischio idrogeologico, o situati in aree dove le condizioni orografiche creano impedimenti alla meccanizzazione, in zone di particolare pregio paesaggistico e ambientale, nonché i vigneti situati nelle piccole isole”, più difficile è per il valore storico. Il testo recita: “Sono considerati storici quei vigneti la cui presenza, segnalata in una determinata superficie/particella, è antecedente il 1960". Vigneti la cui coltivazione è caratterizzata dall'impiego di pratiche e tecniche tradizionali legate agli ambienti fisici e climatici locali, che mostrano forti legami con i sistemi sociali ed economici”. Bah, un po’ poco. Come si verifica la storicità di un vigneto? E i legami? Ma soprattutto che cosa vuol dire “storico”, è il tempo il solo valore? Il vigneto storico fa storica l’impresa? Se quel vigneto è sempre appartenuto a quella famiglia nelle sue discendenze, o è sempre stato curato da persone dedicate all’arte dei
vigneti e del vino, ma se di storico c’è il nome è garanzia che quel vino sia davvero il frutto di quei vigneti storici o siccome è storico il brand le uve provengono da ovunque? Bah, appunto. Qualcosa di storico deve avere memoria, tradizione, continuità, capacità di cambiamento, essere modello: un’azienda storica deve essere memoria vivente della propria tradizione produttiva, del suo territorio, capace di ascoltare il contesto nel quale opera, tradizionalmente innovativa, vitale, in buono stato di salute nella dimensione contabile, imprenditoriale, sociale e “spirituale”; storico vuol dire imprimere valore attraverso il tempo, un’evoluzione, uno status acquisito di documento. O è sufficiente possedere una vigna di cento anni da esibire? Per la capacità di dare valore non necessariamente serve un tempo lungo, anche una storia recente, se segue gli stessi criteri di onestà culturale e d’impresa, può avere valore, e magari per il momento proporsi come “modernariato”, perché se coltivare i vigneti e fare il vino sono arte questa richiede verità, è l’unica differenza necessaria. ■ 54
DI DANIELA CAVALLO
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STORIE DI STORIA LIBERAMENTE ROMANZATE
SI PUÒ FARE. PERCHÉ NO? Tornare alla normalità significa anche riprendere da dove si era lasciato. Per Niki Leonetti, 28 anni, affetto da disabilità sin dalla nascita e attivo da molto tempo come animatore, nonché ideatore del progetto d’inclusione sociale “Si può fare. Perché no?”, riprendere significa tornare ai giovani, condividendo con loro sogni e idee. Lo sforzo di Niki, con la sua iniziativa, è quello di insegnare il significato di inclusione e, di conseguenza, trasmettere un insieme di valori, come per esempio il rispetto, l'accoglienza e il coraggio. Lo stesso coraggio con cui affronta il tema della disabilità, nella vita di tutti i giorni, anche come istruttore di minibasket.
L'
occasione per tornare a parlare del suo progetto Si può fare. Perché no? è stata il 12 settembre, in un evento organizzato dal Centro Basket Sommacampagna presso l'Agriturismo le Bianchette di Custoza. Un incontro dedicato agli atleti e alle loro famiglie, che ha posto al centro il basket, inteso anche come metafora di vita.
non solo coraggio ma tanta fermezza di seguire quello che si dice e quello che si fa. Importante è la condivisione e poterla fare con i miei amici mi da tanta forza per proseguire.
Niki, ti sei mai chiesto: perché proprio a me? Sì, me lo sono chiesto e penso che un Niki normodotato non ci poteva essere ma serviva un Niki con questa caratteristica speciale. Ognuno di noi ha le proprie caratteristiche. La disabilità è la mia caratteristica e so che devo usarla per vivere al massimo e per essere un punto fermo per la mia comunità.
Cosa che ti fa più arrabbiare? L'ignoranza della gente, la mancanza di conoscenza, la poca voglia di approfondire le cose. Non sopporto chi prende le cose alla leggera, chi non si impegna fino in fondo.
In quale momento hai deciso di far partire il tuo progetto? È un progetto che è frutto di un desiderio cresciuto mano a mano. Attraverso gli incontri e gli eventi che organizziamo sensibilizziamo sul tema dell'inclusione. Per portarlo avanti serve
A cosa la paragoni la tua passione per il basket? La paragono alla Nutella perché non ne posso fare a meno.
Siamo davvero tutti uguali? No, non siamo tutti uguali. Prendi una squadra di basket per esempio: non ci possono essere cinque playmaker, sarebbe un casino totale. In campo servono giocatori diversi per ruoli diversi. Dobbiamo cogliere la diversità perché è in fondo la caratteristica che ci accomuna: siamo tutti diversi. Siamo pezzi di un enorme mosaico chiamato vita. ■ 56
DI MARCO ZANONI
PILLOLE DI MAMMA CON UN PO’ DI AMOREVOLE IRONIA
Arriva il master per le mamme con specializzazione in Covid
Ormai da diversi anni è nato un progetto ambizioso e importante: Maam, che sta per Maternity as a master, la maternità è come un master, anzi meglio. «Rende più forti le donne. E anche gli uomini. Le arricchisce di competenze chiave per la crescita professionale». E’ Riccarda Zezza, la fondatrice a sostenerlo che prosegue: «Quando nasce un figlio, le donne sviluppano competenze tipiche del leader, come responsabilità, capacità di analisi, problem solving, empatia, gestione del tempo. Maam è il programma in grado di aiutare le mamme a essere solide e a far emergere e a valorizzare queste soft skills».
T
DI SARA AVESANI
raducendo tutto questo gran sapere nella nostra vita quotidiana, io rifletterei sulla possibilità di organizzare un nuovo Master, un “Macc”: sta per Master per mamme con Covid, ma funziona bene anche come “Mamma che c. sto Covid” o può essere utilizzato semplicemente per definirlo un master per “Mamme con tantissima voglia di andare al Mac(c)”, la doppia C è chiaramente un rafforzativo. Come alleati noi non sceglieremo grandi aziende multinazionali ma solo bar o pasticcerie della zona, in grado di tirarci su il morale quando siamo a terra e non ne possiamo più. Piccola parentesi: lungi da me, in questa sede, cercare di parlare dell’impegno politico e sociale che si dovrebbe avere a tutela del diritto delle donne sul lavoro, sulla parità dei salari, sulle posizioni apicali destinate a pochi, “meritevolissimi” maschietti, quando, purtroppo, ad oggi si assiste ancora alla pratica delle dimissioni in bianco e, ho detto tutto. Allora, ci state? Questo master sarà innovativo, all’avanguardia. Saremo le prime a farlo con un indirizzo di specializzazione in Covid. Come logo, ci potremmo mettere un bel supereroe (una donna, grazie), tipo Wonder Woman o 58
Elastic girl, con, in dotazione mascherina FFP2 e una pistola di Amuchina che ghiaccia all’istante i rompiscatole di turno, prendendo spunto da un filmetto che ho visto, giusto 50mila volte negli ultimi mesi: “Frozen2”! Per dare la possibilità a tutti di partecipare, si potrà fare online, con meet, zoom, winx, trix, chat noir, ladybug o nella casa virtuale dei Meka Gormiti. Poi, lo dividerei in tre moduli in base alle età. I Modulo (0-3) detto anche “il più difficile emotivamente”. Alla mattina focus sulla gestione esasperata dei capricci. Quali i rimedi all’inserimento fallito causa attaccamento alla gamba e pianti da togliere il cuore? Ne parleremo con le esperte, le nonne. Durata: lungo, molto lungo. Ci vuole tanta pazienza e un pochino di sonno non guasterebbe ma so che è un lusso di pochi: risolveremo con qualche spritz con le altre eroine per stemperare la tensione. II Modulo (dai 6 in su): la faccenda si complica per via della scuola. Qui, con il Covid, non si scherza per cui, l’intera giornata sarà accompagnata da una dirigente scolastica che legge il regolamento normativo in continuazione, un nam myoho renge kyo che però non ha nulla a che fare con la pace buddista. KPI su zaini e cartelle: con trolley o senza trolley e, un simpatico toto-nome per il prossimo poveretto che farà il tampone a causa del moccolo che la pediatra, incontrata casualmente al supermercato, ha immediatamente segnalato alle autorità. Anche qui un aperitivo può aiutare. III Modulo, generalmente soprannominato “adesso sono adolescenti e sono solo fatti tuoi”. Qui, metteremo a disposizione in aree ben distanti fra loro dei pungiball per sfogare la rabbia o altro, segnate il vostro turno in uno dei duecento file excel (praticamente tutti uguali) che vi ha inviato la segreteria stamattina. In seguito, ci concentreremo sulla capacità di limitare il girovagare senza fine di ormoni impazziti, di prevenire ad un trauma cranico dopo l’ennesima porta chiusa in faccia e, di trovare delle forze nascoste per non scappare a gambe levate. Che ve ne pare? ■
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BELLEZZA & BENESSERE
I consigli di Selene ottobre 2020
“VIETATO INVECCHIARE” “Ipse dixit”, lo ha detto lui: espressione usata per polemizzare o ironizzare sull’atteggiamento di chi ritiene indiscutibili le proprie opinioni o fonda i propri argomenti esclusivamente sull’autorità altrui. Ma siamo sicuri che ciò che pensiamo o ci viene imposto di pensare sia una verità assoluta?
Quando ci guardiamo allo specchio dobbiamo fare i conti con noi stessi, o meglio: con gli anni che passano. Rughettine ai lati degli occhi, codice a barre sopra le labbra, fronte corrugata. Ah, quant’è faticoso accettare tutto questo.
Siamo abituati a pensare che le vie più facili alla risoluzione del problema siano la chirurgia, magie che prevedono l’utilizzo di filler, acido jaluronico o botulino. Ma esistono trattamenti molto efficaci che rendono il viso più tonico, e compatto, rendendo migliore l’aspetto della pelle e attenuando le piccole rughe.
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ALTRO CHE TERZA ETÀ STORIE E RITRATTI DI RIVOLUZIONI ARGENTATE
LUIGI ALBRIGI, FUCINA INESAURIBILE DI IDEE Un imprenditore dal carattere gioviale, che ama la Valpantena, ha memorizzato le battaglie vissute dai Reduci (Seconda guerra mondiale), ricercato le origini della propria famiglia ed invogliato i figli alla grande responsabilità dell’azienda. Il suo moto «attenzione, innovazione e sensibilità umana».
L
uigi Albrigi, con l’entusiasmo che lo contraddistingue, ci ha raccontato: «sono stato favorevole e felice al nuovo portale www.inherba.it, sorprendendo i miei tecnici per questa apertura anche al digitale. L’innovazione è l’essenza della mia visione industriale». Nato il 9 ottobre 1932, a Moruri, è il sesto di otto figli di Maria Benini e di Paolo. Moruri, nota per i suoi “sgrembani”, ha formato il carattere del piccolo Luigi, grazie anche ad una mamma rigorosa e ad un padre dalla visione ottimistica e positiva della vita. Finite le elementari i genitori pensarono che Luigi dovesse proseguire gli studi e lo inserirono all’Istituto Don Mazza. Qui Luigi, mentre ascoltava, riparava penne stilografiche, mettendo all’opera la sua genialità e manualità. Terminato il ginnasio, Luigi decise che la sua strada sarebbe stata diversa. Aiutava papà Paolo nel lavoro dei campi della parrocchia. Dopo la guerra, la famiglia, si spostò a Romagnano. Luigi nel 1948, entrò nel negozio di Grazioli ferramenta a Grezzana. Un nuovo mondo si aprì a questo adolescente che si distinse subito per intraprendenza ed operosità. Ben presto diventò “maestro” nell’arte del commercio. Da militare assegnato al Corpo degli Alpini, Luigi scoprì altre passioni: l’aereonautica (attratto dal motore volante) e i fatti di Guerra. Per tutta la vita, con la sua Jepp Willy, ha accompagnato i reduci, stimolandoli a raccontare le loro storie. Divenne anche responsabile di zona dell’A.N.C.R. Nel 1955 Luigi acquistò il negozio di ferramenta. Nel 1956 sposò Celina Tommasi: hanno avuto sei figli (Stefano, Emanuela, Beatrice, Liliana, Matteo e Massimo) e oggi si godono anche 13 nipoti. Andando avanti, Luigi scoprì che non bastava vendere «bisognava costruire ciò che la clientela chiedeva». Nel 1960 fece costruire l’attuale abitazione ed ebbe la conferma «vincente sarebbe stato abbinare esigenze, innovazione e formazione». Nel 1962 allestì un’officina per costruire piccoli impianti di riscaldamento, che commercializzò in Italia e nei Paesi del bacino del mediterraneo. Nel 1970 costruì a Stallavena la seconda azienda per produrre serbatoi in ferro per combustibili e granaglie. A metà degli anni Settanta il commercio si arenò. Luigi coraggiosamente ne approfittò: ridimensionò l’azienda, riconvertì i macchinari e passò all’acciaio inossidabile, guadagnandosi il ruolo “di pioniere nella
lavorazione della nuova lega metallica”. Fine anni Ottanta. Nuova svolta nell’attività di Luigi. I figli stavano diventando grandi e ambivano ad una loro autonomia imprenditoriale che papà Luigi favorì, convinto che «un’azienda di medie dimensioni riesce a seguire meglio i clienti». Così gradualmente cedette ai figli interi rami di azienda. Nacquero così L’Albrigi Tecnologie di Stallavena, seguita dai figli Stefano e Beatrice, che oggi occupa una cinquantina di dipendenti; la Alinox srl, seguita dalla figlia Emanuela e famiglia, specializzata nella lavorazione dell'acciaio inox (occupa una trentina di dipendenti); Matteo e Massimo a San Martino Buon Albergo hanno aperto L’Alteco che produce impianti di microfiltrazione, dando lavoro a 35 dipendenti. Nel 1980 Luigi con Francesco Bombieri costituì Verona Inox (una decina i dipendenti) per la lavorazione di tubi di acciaio inossidabile: Bombieri amministratore lo è tuttora. La Luigi Albrigi (20 dipendenti) oggi è specializzata in attrezzature per oli essenziali che esporta in vari paesi del mondo. Luigi Albrigi un imprenditore che continua a guardare avanti, con l’orgoglio di avere i figli che, con tenacia e passione, portano avanti aziende complementari tra loro. ■ 60
DI ALESSANDRA SCOLARI
Luigi Albrigi in divisa da alpino
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IL GLOSSARIO DEL LAVORO UNA PAROLA PER VOLTA
IL NUOVO SMART WORKING Fino al 15 ottobre è stata concessa la possibilità di ricorrere allo smart working per ogni rapporto di lavoro dipendente con una modalità semplificata e in assenza di accordo individuale. Gli obblighi di informativa in tema di sicurezza sul lavoro sono assolti in via telematica anche ricorrendo alla documentazione resa disponibile sul sito dell’Inail.
È
stato concesso alle aziende del settore privato di comunicare al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in via telematica, i nominativi e la data di cessazione della prestazione di lavoro in modalità agile accedendo alla procedura telematica semplificata. Dalla metà di ottobre si cambia: le nuove attivazioni dello smart working nel settore privato dovranno seguire le regole ordinarie, cioè prevedere un accordo firmato dai singoli lavoratori che fissi le modalità di esecuzione della prestazione fuori dai locali dell’azienda, i tempi di riposo, le misure per assicurare il diritto alla disconnessione e gli strumenti da usare. In questo periodo le organizzazioni sindacali e le associazioni industriali si stanno incontrando per stilare le linee guida di nuovi accordi contrattuali. Il diritto allo smart working integrale è rimasto valido (senza possibi-
lità di deroghe) nel caso di lavoratori genitori con almeno un figlio minore di 14 anni, fino alla riapertura delle scuole avvenuta il 14 settembre. A condizione che nel nucleo familiare non vi sia altro genitore non lavoratore o beneficiario di strumenti di sostegno al reddito in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa. La normativa vigente ha poi prorogato fino al prossimo 31 dicembre il lavoro agile per il 50% dei dipendenti della Pubblica Amministrazione con mansioni che possono essere svolte da casa. In conclusione superata l’emergenza il lavoro agile non deve tornare ad essere l’eccezione, ma dovrà avere larga diffusione per il contributo importante che è in grado di fornire alla conciliazione vita-lavoro, alla produttività, al decongestionamento del traffico e all’ambiente. Ciò è realizzabile principalmente con la contrattazione aziendale. ■ 62
DI EMILIANO GALATI SEGRETARIO FELSA CISL VENETO
CONSIGLI E RIFLESSIONI TARGATI ADICONSUM
TITOLI DERIVATI IN PORTAFOGLIO? NON TUTTO È PERDUTO Quando l’investimento consigliato non rispetta il profilo finanziario del risparmiatore la banca può essere chiamata a risarcire parte delle perdite. È successo con i certificati Aletti.
N
on c’è pace per i risparmiatori. Dopo i fallimenti delle banche venete e il caso diamanti, un’altra sgradevole vicenda sta rovinando il sonno degli investitori veronesi. Questa volta si tratta dei certificati Aletti Autocallable ed Eurostock. Caldamente consigliati nel 2015 dai consulenti di alcune importanti banche sul territorio, alla scadenza quinquiennale hanno visto perdere il 60% del loro valore. Che gli investimenti possano andare male, non c’è dubbio, è una cosa possibile e ultimamente alquanto ricorrente. Tuttavia il problema vero risiede nell’adeguatezza dell’operazione finanziaria in relazione alla tipologia di investitore. La normativa di riferimento impone all’intermediario (quasi sempre una banca) alcuni precisi obblighi informativi verso il proprio cliente e un’attenta valutazione dello stesso al fine di comprenderne caratteristiche, intenzioni e possibilità. Quando l’investimento consigliato non rispetta il profilo dell’investitore in termini di istruzione e conoscenza finanziaria, propensione al rischio e
patrimonio, sulla banca grava una responsabilità che permette al cliente di chiedere un risarcimento per le perdite occorse. I certificati Aletti sono titoli derivati che si caratterizzano per essere investimenti molto rischiosi e adatti solo a risparmiatori esperti, disposti a perdere buona parte del proprio capitale pur di tentare un allettante guadagno. In molti casi, però, questi titoli sono stati proposti e venduti dai consulenti bancari in modo scorretto. Lungi dall’essere correttamente informati sulle caratteristiche e sui rischi connessi, alcuni risparmiatori sono stati indotti a sottoscrivere questi certificati per nulla in linea con il loro profilo finanziario e non coerenti con gli investimenti in precedenza effettuati. Come detto sopra, in simili vicende, non tutto è perduto. Infatti, con l’ausilio dell’Arbitro per le Controversie Finanziarie è possibile recuperare, almeno in parte, le somme perdute. ■ Per maggiori informazioni www.adiconsumverona.it 63
DI CARLO BATTISTELLA DI ADICONSUM VERONA
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IMPRONTE D’AMORE
Simone Pasetto cat sitter
Simone Pasetto, cat sitter professionista, ha raccolto gli aneddoti più curiosi, le avventure (e disavventure) dei mici di cui si è occupato nel corso del tempo. “Impronte”, questo il titolo del libro, ha riscontrato così tanto successo che il secondo volume di racconti è già in arrivo.
C'
è chi durante il lockdown ha riscoperto il piacere della cucina, chi la lettura, cogliendo l’occasione di riprendere in mano i libri lasciati sullo scaffale e mai sfogliati, e chi invece di libro ne ha scritto uno. Simone Pasetto, cat sitter professionista di Parona, ha deciso di seguire il suggerimento di sua figlia Lucrezia di 6 anni e raccogliere quarantaquattro storie di gatti “comuni” per raccontare, in un libro stampato in 180 copie, “fatti e misfatti” dei piccoli amici di cui si è preso cura. L’idea di “Impronte”, questo il titolo del libro, è piaciuta talmente tanto ai lettori che, verso la metà di ottobre, l’opera verrà ristampata e sarà acquistabile sia in libreria sia nelle piattaforme di vendita online. Una passione, quella di Simone per i gatti, che dura da oltre sei anni e che lo ha portato ad attivarsi, sin da subito, non solo come volontario per assistere e gestire le colonie feline del territorio, ma anche come collaboratore in numerosi progetti tematici avviati dal Comune e nei servizi di trasporto cuccioli dei gattili. Oltre a svolgere queste attività, Simone si occupa dei mici anche in qualità di cat sitter. «Dopo aver pubblicato su Facebook un annuncio in cui comunicavo l’idea di scrivere un libro sulle avventure dei miei piccoli amici, molti proprietari si sono resi disponibili a raccontare le loro storie; i feedback che ho ricevuto erano
talmente tanti che non sarei mai riuscito a raccoglierli in un solo volume». Tra le storie più divertenti, ce ne racconta una: «Un mio cliente possiede un gatto di nome Artemis. Un giorno, Artemis si accorse che la vicina di casa, al piano inferiore, aveva una femmina: Baffi. Per raggiungerla, il gatto si arrampicò sulla gru di un’impresa edile che in quei giorni stava svolgendo dei lavori sull’edificio, ma la sua missione non andò come previsto: la gru, risalendo, finì per condurlo al piano sbagliato. A restituire Artemis al proprietario fu un operaio, che suonò al campanello del mio cliente con il gatto in braccio. La vicina, intenerita dalla vicenda, scelse di affidare a lui anche Baffi, cosicché lei e Artemis potessero vivere nella stessa casa». Simone, invece, ha quattro gatti, tutti trovatelli: Poirot e Agatha, arrivati nel 2010, Minù, nel 2011 e Amelie Kee, l’ultima arrivata. A sottolineare il suo amore e l’impegno per gli animali anche la decisione di devolvere all’Enpa il ricavato di “Impronte” e a “Tribù animale” quello del secondo libro, presto in uscita. «Spero che le associazioni vengano sempre più conosciute ed aiutate» precisa. «Tra i progetti futuri, per l'anno prossimo - conclude Simone – vorrei creare, con una parte degli introiti del mio lavoro e la collaborazione del Comune di Verona, un'oasi vicino alla Diga da destinare ai gatti randagi».■ 64
DI INGRID SOMMACAMPAGNA
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UMBRIA, UN’ESPERIENZA DA VIVERE TRA MISTICISMO E NATURA! Una terra che nasce nel cuore dello Stivale e si estende sul medio bacino del Tevere, caratterizzata da paesaggi immersi nel verde e antichi borghi medievali, si potrebbe definire l’Umbria la regione incantata. Perugia, il capoluogo, e tutte le altre città umbre, offrono ai visitatori un ricco patrimonio artistico e culturale. Partendo proprio da Perugia, un piccolo gioiello adagiato su una collina a circa 500 metri sul livello del mare, scopriamo il suo centro storico circondato in parte da mura etrusche e in parte da mura medievali, testimonianze del suo ricco passato. Anche se conserva l’aspetto e il ritmo di vita di un piccolo borgo medievale fortificato, Perugia ha una vita molto intensa, legata soprattutto alla presenza di una delle più antiche Università degli Studi della penisola (fondata nel 1308), oltre che della maggiore Università per stranieri d’Italia. Assisi è una delle città più visitate dell’Umbria: qui vissero San Francesco e Santa Chiara, e proprio queste due figure fanno di Assisi il principale centro religioso della regione. La città moderna è sorta senza intaccare la struttura della
città antica: una serie di stradine collega le varie piazze disposte su livelli differenti e custodisce tutta la storia della città. Gubbio la “città grigia”: è il centro più antico della regione che ha conservato, sia negli edifici che nelle strade, il suo aspetto medievale. Todi, elegante città, meta tra le più affascinanti dell’Umbria, sorge sulla cima di una collina che sovrasta la bellissima valle del Tevere. Passeggiando per le sue stradine, potrete lasciarvi catturare dall’incanto di una città in cui si respira ancora un’atmosfera d’altri tempi, si potranno visitare i principali monumenti e alternare alla visita culturale, piacevoli soste in qualche caffetteria o in una delle botteghe tipiche per acquistare i tessuti lavorati a mano. Altro simbolo di questa incantevole regione è Spoleto: al centro della città sorge maestoso il Duomo, a poca distanza il Palazzo Arroni e la Chiesa di Santa Maria della Manna d’Oro. Non solo arte. Spoleto è promotrice di importanti eventi culturali, primo fra tutti il Festival dei Due Mondi: una rassegna di cinema, teatro, arte, musica e balletto.
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Come per Spoleto, anche a Spello tracce di epoca romana e medievale convivono in perfetta armonia! Camminando per le particolari stradine del centro, si possono ammirare molti antichi palazzi e castelli che riportano l’atmosfera indietro nei secoli. Una passeggiata immersi nella natura al Lago Trasimeno è d’obbligo, avrete il piacere di scoprire paesaggi bellissimi e affascinanti resti di insediamenti etruschi. Per ultima una visita alle Cascate delle Marmore nei pressi di Terni, considerate tra le più belle d’Europa. Questi sono alcuni spunti per visitare questa terra meravigliosa, che racchiude spiritualità, natura, una storia dal fascino immutato e paesaggi che riempiono gli occhi!
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CROSTONE DI ALTAMURA CON BACCALÀ MANTECATO E CIME DI CATALOGNA Nostalgia delle vacanze? Ecco come portare in tavola il mare in autunno Ingredienti (per 2 persone)
Consiglio nutrizionale
Non fatevi intimorire del nome ricercato di queste ricette, ho voluto giocare per mostrarvi quanto un piatto semplice, se ben presentato, possa fare bella figura e allo stesso tempo apportare con ingredienti di stagione ottime fonti proteiche, fibre e sali minerali. * per un sapore più delicato potete sostituire il baccalà con del merluzzo, anche surgelato. In caso di intolleranza al latte usate pure il latte di soia al naturale, senza zucchero o aromi.
• pane di altamura • 200g baccalà ammorbidito* • 200ml di latte • mezzo spicchio d’aglio, prezzemolo • olio extra vergine, sale Tagliate il pesce a pezzetti, scaldatelo in padella con un filo d’olio. Unite il latte e fate cuocere fino a che sarà assorbito. Aggiustate di sale e pepe, aggiungete aglio e prezzemolo. Frullate aggiungendo di tanto in tanto un goccio d’olio fino ad ottenere una consistenza cremosa. Tagliate le cime della catalogna e sbollentatele. Saltatele in padella con olio e sale. Farcite i crostoni di pane con il baccalà e la catalogna.
FILETTO DI ORATA IN COTTURA UNILATERALE E FANTASIA DI FUNGHI “Mare e monti” un abbinamento intramontabile Ingredienti: • 2 filetti di orata • funghi misti freschi: champignon, chiodini, porcini etc • due spicchi d’aglio • prezzemolo • olio extra vergine, sale, pepe Scaldate una padella antiaderente, ungetela con un filo d’olio ed adagiate i filetti sul lato della pelle. Non li girate, lasciateli cuocere soltanto su questo lato. Trascorsi 2-3 minuti mettete il coperchio e fate cuocere per altri 5 minuti, fino a che la polpa sarà ben cotta con una crosticina croccante. Saltate i funghi con olio, aglio e prezzemolo. Impiattate.
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Festa dell’olio, il legame tra Uomo e Natura Riscoprire i nostri territori, i suoi frutti e il contatto umano tra noi
Una giornata alla scoperta dell’olio extravergine di oliva attraverso visite guidate e degustazioni enogastronomiche. DOMENICA 8 NOVEMBRE 2020 DALLE ORE 10.00 ALLE ORE 19.00 PRESSO FRANTOIO BONAMINI - LOC. SANTA GIUSTINA, 9A ILLASI (VERONA)
Gli ingressi verranno contingentati. Per maggiori informazioni info@oliobonamini.com - Tel. 045 6520558 - www.oliobonamini.com
PA N T H E O N SPETTACOLI
&
EVENTI
OTTOBRE 2020
DiVin Ottobre VERONA SI RISCOPRE CAPITALE DEL VINO
in collaborazione con
11
a
GIORNATA MONDIALE DEL CIRCO
31 OTTOBRE
, GRAN GALA DEL CIRCO
SPETTACOLO CON ARTISTI DEL
CIRQUE DU SOLEIL,
CIRCO CONTEMPORANEO E COMICI DI ZELIG
ACCADEMIA D’ARTE CIRCENSE, ORE 21,00 VIA TIRSO 3 - VERONA
SPETTACOLO PER RACCOLTA FONDI - PREVENDITA BOX OFFICE
INFORMAZIONI: info@accademiadartecircense.it
340.6987149
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PANTHEON SPETTACOLI & EVENTI
ottobre 2020
GRAN GALA’ DEL CIRCO
all’Accademia d’Arte Circense
Ogni anno l’Accademia d’Arte Circense aderisce alla Giornata organizzando manifestazioni ed eventi: per il 2020 propone il Gran Galà del Circo, con artisti provenienti dal Cirque du Soleil e dai migliori spettacoli di circo contemporaneo. Una rappresentazione di alta qualità artistica, per donare alla città e al territorio uno spettacolo innovativo e di grande spessore, che esalti l’Arte Circense. A intrattenere il pubblico interverranno i comici “Lucchettino”, volti noti delle trasmissioni televisive Zelig Circus, Zelig Off e Maurizio Costanzo Show.
Freepik.com - master1305
Il ricavato dalle vendite dei biglietti sarà destinato a una raccolta fondi a favore della Fondazione Accademia d’Arte Circense, per garantire il proseguo delle attività.
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SPETTACOLI & EVENTI
ESTATE TEATRALE VERONESE
Nel segno di Shakespeare e Dante Carlo Mangolini, Direttore Artistico del settore spettacoli del Comune di Verona, traccia un bilancio sull’andamento dell’Estate Teatrale Veronese 2020 e presenta le linee guida dei piani per il futuro.
Il palco del Teatro Romano non ha visto quest’anno i tradizionali allestimenti dell’Estate Teatrale Veronese, i numerosi artisti in scena e le grandi compagnie internazionali di danza. «Abbiamo cercato di trasformare i limiti in un’occasione» dichiara Mangolini: quella di portare in scena per il teatro «quattro riscritture dei miti dell’immaginario shakesperiano», Romeo e Giulietta, con Ugo Pagliai e Paola Gassman per la regia di Babilonia Teatri, Amleto di Steven Berkoff, Macbeth di Sergio Rubini e Re Lear riscritto da Melania Mazzucco, per l’interpretazione di Vanessa Scalera, per la danza «i talenti locali», dalle scuole di danza alle coreografe Laura Corradi di Ersilia Danza, Chiara Frigo e Camilla Monga e, per la musica, «per Rumors, Alice con il repertorio di Battiato, Vasco Brondi e Vinicio Capossela, per il jazz Mauro Ottolini e lo swing americano, Paolo Fresu e il mito di Chet Baker, Enrico Pieranunzi e le colonne sonore di Fellini». Con un preciso scopo: «Mantenere forte la linea curatoriale ed identitaria del calendario». Lo sguardo del direttore è già rivolto al futuro: oltre alla riapertura dei teatri al chiuso e alla riprogrammazione entro dicembre degli appuntamenti cancellati, «il 2021 sarà poi un anno nel segno di Shakespeare e di Dante, in vista dell’imminente anniversario della morte, che vedrà Verona tra le protagoniste a livello nazionale».
CARLO MANGOLINI Direttore Artistico Comune di Verona
Alle previsioni sul futuro si accompagna un bilancio di questi mesi: «Il lockdown mi ha permesso di “sentire” la comunità degli artisti veronesi, che si è unita per riaffermare il proprio valore e la centralità della cultura, fondamentale – conclude Mangolini – soprattutto in una città come Verona, che vive di cultura in ogni pietra, in ogni palazzo e in ogni strada».
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SPETTACOLI & EVENTI
24 ore piacevolmente insieme
I PROGRAMMI DI RADIO ADIGE TV 640 PER TE CAFFĂˆ CON‌ L’OSPITE DEL GIORNO! Caffè con‌ è la rubrica quotidiana di Laura Avanzi, il buongiorno delle 10:15 a tutti i telespettatori di Radio ADIGE TV 640. Una pausa caffè e due chiacchiere tranquille, come al tavolino di un bar, ogni giorno con un ospite diverso e una storia diversa. Protagoniste ÂŤpersone normali che rendono la nostra Verona straordinariaÂť. Persone che raccontano di cuore e di pancia quello che hanno realizzato nel mondo dello sport, dello spettacolo, del volontariato e dell’imprenditoria. Racconta la tua storia ai microfoni di Caffè con‌ Info e contatti: team@veronanetwork.it 389 4924895
Caffè con... VERONA SIAMO NOI, LA VOCE DEI VERONESI PROTAGONISTI Verona Siamo Noi è il programma serale di RADIO ADIGE TV 640, condotto da Alain Marchetti e Valentina Corsini. Un programma che racconta a 360° la vita e le attività dei veronesi che fanno grande il territorio, con storie curiose e divertenti passioni. Un territorio che, in questo periodo particolare, ha voglia di ripartire ancora piÚ forte. Ogni giorno tante storie di Veronesi Protagonisti: RADIO ADIGE TV 640 vuole dare spazio proprio a queste storie e la prossima potrebbe essere la tua. Per raccontare anche tu la tua storia ai microfoni di Verona Siamo Noi, non esitare a contattarci. Info e contatti:
VERONA IN MUSICA, I PROTAGONISTI SU RADIO ADIGE TV 640 Verona In Musica, condotta da Annalisa Mazzolari, è la trasmissione di RADIO ADIGE TV 640 dĂ voce ai protagonisti del panorama musicale veronese e italiano. Ăˆ uno spazio in cui gli artisti possono far ascoltare la propria musica e raccontare i propri progetti. Se vuoi partecipare anche tu a Verona In Musica, in onda tutte le sere alle 22, scrivi a community@ veronanetwork.it, i microfoni di RADIO ADIGE TV 640 ti stanno aspettando!
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SPETTACOLI & EVENTI
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VAL POLIS CELLAE 2020 Un calice immersi nei vigneti L’11 ottobre torna Val Polis Cellae 2020, l’evento organizzato da Strada del Vino Valpolicella, alla scoperta di un territorio noto in tutto il mondo per i suoi vini rossi. Dalle 10 alle 18 nelle cantine della Valpolicella è possibile degustare un calice di Amarone o di Recioto, in abbinamento ai sapori del territorio. Una giornata tra cantine e vigneti, aziende agricole e dimore storiche, cultura e sapori, per scoprire i grandi vini rossi veronesi e i loro produttori. Tra i partecipanti 15 cantine, suddivise in 5 percorsi, uno per ciascuna delle cinque vallate della Valpolicella storica. In questo giorno le aziende tengono aperte le proprie porte: appassionati, curiosi e turisti possono scegliere uno o più percorsi, visitare le aziende e
assaggiarne i prodotti, godere di momenti d’arte e cultura tra cortili, bottaie e sale di degustazione. L’evento intende tenere vivo il connubio tra arte, gastronomia e vino, alla scoperta del territorio e delle sue eccellenze. Il biglietto per la manifestazione, comprensivo di calice e portabicchiere e acquistabile solamente online, ha un costo di 25 euro ed è valido per tutti i percorsi e le cantine aderenti. Al momento dell’acquisto occorre selezionare un Val Polis Cellae Point nel quale, domenica 11 ottobre, ritirare il calice e la sacca portabicchiere.
SCOPRI TUTTI I PERCORSI Percorso Sant’Ambrogio di Valpolicella. Cantine: TENUTE FASOLI LORENA (Val Polis Cellae Point), COALI, BOSCAINI CARLO. Percorso Fumane/San Pietro in Cariano. Cantine: TENUTE UGOLINI (Val Polis Cellae Point), FLATIO, SCRIANI. Percorso Marano di Valpolicella. Cantine: ALDRIGHETTI (Val Polis Cellae Point), LE MAROGNOLE, NOVAIA. Percorso Pedemonte. Cantine: TOMMASI (Val Polis Cellae Point), MIZZON, ACCORDINI IGINO.
DI CECILIA BAY
Percorso Negrar di Valpolicella. Cantine: LA DAMA (Val Polis Cellae Point), CORTE MARTINI, FRANCHINI.
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SPETTACOLI & EVENTI
RALLY DUE VALLI 2020
Tutte le novità La 38esima edizione del Rally Due Valli, la manifestazione dell’Automobile Club Verona, si terrà a porte chiuse dal 22 al 24 ottobre, nel rispetto delle norme anti Covid, per «dare continuità al campionato e alla manifestazione», dichiara il Presidente di Automobile Club Verona Adriano Baso.
Percorso accorciato ad una sola giornata, tre prove speciali da ripetere nella giornata di sabato 24 ottobre, pubblico non ammesso, nuove location per il Parco Assistenza e la Direzione di Gara: il Parco Assistenza è allestito nel Parcheggio C dello Stadio Bentegodi, la Direzione di Gara è invece ospitata al Payanini Center di Via San Marco. «Siamo consapevoli che sarà un Rally Due Valli molto diverso da quello che, come appassionati, siamo abituati a considerare – ha precisato il Presidente dell’Automobile Club Verona Adriano Baso. – La nostra volontà è stata da subito quella di voler disputare la gara anche in questa situazione, per dare continuità al campionato e alla nostra manifestazione. Tutto lo staff si sta impegnando come non mai per realizzare questo evento, e sono sicuro che nonostante tutto il contesto garantirà un conf ronto sportivo di grande livello sulle prove speciali». Il Rally Due Valli 2020 si svolgerà in assenza di pubblico, che potrà comunque seguire l’attesa gara grazie ad un piano di dirette streaming gratuite.
DI CECILIA BAY
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TOCATI’ 2020 Le dirette della redazione In Pantheon 113 vi abbiamo raccontato il Festival Tocatì 2020: un’edizione ibrida tra online e offline, diffusa su scala nazionale. Protagonisti quest’anno infatti i borghi italiani, che hanno coinvolto i partecipanti con i loro giochi tradizionali, dalla morra alla pilote, passando per il gioco delle noci fino ad arrivare al birillo parato. A qualche settimana dal termine di questa originale edizione, svoltasi nel rispetto di tutte le vigenti normative sanitarie, la redazione di Pantheon Verona Network, media partner ufficiale dell’evento, ne racconta i momenti salienti.
Julia Lezhneva © E. Matveev
VEN 9 OTTOBRE 2020 • 20.30 VENICE BAROQUE ORCHESTRA JULIA LEZHNEVA soprano ANDREA MARCON maestro di concerto al cembalo musiche di A. Corelli, A. Vivaldi, G.F. Handel, C.H. Graun
direttore artistico
VEN 16 OTTOBRE 2020 • 20.30 ACCADEMIA DELL’ANNUNCIATA GIULIANO CARMIGNOLA violino RICCARDO DONI maestro di concerto al cembalo pubblicita Ristori musiche di G.F. Handel, A. Vivaldi, G. Tartini, C.P.E. Bach MER 25 NOVEMBRE 2020 • 20.30 ENSEMBLE ODHECATON PAOLO DA COL direttore Claudio Monteverdi in San Marco musiche di G. de Macque, C. Monteverdi, G. Frescobaldi
Daniel Muller-Schott © C. Schneider
VEN 6 NOVEMBRE 2020 • 20.30 I CAMERISTI DEL TEATRO ALLA SCALA DI MILANO DANIEL MÜLLER-SCHOTT violoncello WILSON HERMANTO direttore musiche di R. Schumann, P.I. Tchaikovsky, E. Elgar
FEST 2020
Alberto Martini
BEETHOVEN FEST 2020 nel 250° anniversario della nascita SAB 7 NOVEMBRE 2020 • 20.30 IL FURIBONDO MER 11 NOVEMBRE 2020 • 20.30 QUARTETTO ADORNO GIO 12 NOVEMBRE 2020 • 20.30 JIN JU VEN 13 NOVEMBRE 2020 • 20.30 ARS TRIO ROMA SAB 14 NOVEMBRE 2020 • 20.30 HESPEROS TRIO DOM 15 NOVEMBRE 2020 • 20.30 QUARTETTO NOUS
VEN 30 OTTOBRE 2020 • 20.30 AMORE CHE VIENI AMORE CHE VAI le donne e le altre storie Cristina Donà voce / Rita Marcotulli pianoforte Enzo Pietropaoli basso / Fabrizio Bosso tromba Javier Girotto sax / Saverio Lanza chitarre Cristiano Calcagnile batteria, percussioni VEN 27 NOVEMBRE 2020 • 20.30 CRISTINA ZAVALLONI SPECIAL MOON Cristina Zavalloni voce Cristiano Arcelli sax alto Daniele Mencarelli basso elettrico Alessandro Paternesi batteria
foto del Teatro di Alberto Parise
VEN 20 NOVEMBRE 2020 • 20.30 NUOVA PRODUZIONE DEL TEATRO RISTORI 1^ RAPPRESENTAZIONE ASSOLUTA CALLING BACH SPIRITS FROM BWV coreografie Camilla Monga musiche di J.S. Bach, C. Picco eseguite dal vivo Cesare Picco piano & electronics Taketo Gohara sound design
TUTTI GLI APPUNTAMENTI SU WWW.TEATRORISTORI.ORG www.vivoteatro.it
@teatroristori
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ottobre 2020
SPETTACOLI & EVENTI
CALENDARIO DEL MESE Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì
01
Ottobre Effetti Acustici Bardolino con Gusto ORE: 20.30 Parco Carrara Bottagisio
05
06
Ottobre
Ottobre
Ottobre
07
08
Capre o Pecore Als Ob Verona ORE: 10.00 - 19.00 Biblioteca Civica VR
“Una romantica donna inglese” ORE: 21.15 Gran Guardia VR
“Messaggero d’amore”
Dante Connection Paradiso Mura Festival ORE: 19.00 Bastione di San Bernardino VR
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ORE: 21.15 Gran Guardia VR
Ottobre
15
Ottobre
Ottobre
13
14
Ottobre
Ottobre
Hostaria Verona
Mostra
“Il modo per fare un buon lavoro è amare ciò che fai”.
“Si muore solo da vivi”
“Un Rodari a Verona”
ORE: 09.00 - 19.00 Biblioteca Civica VR
– Steve Jobs
ORE: 21.00 Cinema Teatro Ca’ di David VR
19
20
21
22
Guida all’ascolto di L. V. Beethoven ORE: 19.00 Teatro Ristori VR
“Parasite”
“Il cinema è una penna, della carta e delle ore ad osservare il mondo e le persone.”
NY Acoustic Duo Live
ORE: 11.00 - 20.00 Verona VR
Ottobre
Ottobre
ORE: 21.00 Cinema Teatro Ca’ di David VR
Ottobre
Ottobre
ORE: 21.30 Dubliners Irish Pub Villafranca VR
Ottobre
27
– Jacques Tati
Ottobre
Ottobre
Ottobre
“12 Angry Lebanese” MediOrizzonti 2020
Pomeriggi di esplorazione del BOSCO
Corso Orientamento 2020
ORE: 20.30 - 23.00
ORE: 16.30 - 18.30 Fattoria Didattica La Valverde VR
“Sorprendersi, stupirsi, è iniziare a capire”.
26
Cinema Teatro Nuovo San Michele VR
28
– Josè Ortega y Gasset
29
ORE: 21.00 - 22.30 Sala Civica Palazzina VR
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SPETTACOLI & EVENTI
gli eventi di ottobre 2020, secondo noi Venerdì
Sabato
02
03 Ottobre
Ottobre
The Cherrypickers Bardolino con Gusto ORE: 20.30 Parco Carrara Bottagisio
Fiera del disco di Verona ORE: 11.00 - 19.00 Ex Arsenale VR
Storia di Bee Pungiglione Teatro ORE: 18.30 Lungadige San Giorgio VR
Ottobre
Domenica
04
Ottobre
Ottobre
10
11
Venice Baroque Orchestra, J. Lezhneva, A. Marcon
Hostaria Verona
Val Polis Cellae 2020
ORE: 20.30 Teatro Ristori VR
ORE: 11.00 - 21.00 Verona VR
ORE: 10.00 - 18.00 Valpolicella VR
16
17
Ottobre
Ottobre
Accademia dell’Annunciata, G. Carmignola, R. Doni ORE: 20.30 Teatro Ristori VR
Romeo Giulietta My heart is yours ORE: 21.00
La cinta orientale delle mura
09
Ottobre
23
Ottobre
18
Partenza dal Teatro Nuovo VR
ORE: 14.30 Bastione Maddalene VR
Ottobre
Ottobre
24
25
8° Concerto Bellini, Donizetti, Verdi ORE: 20.00 Teatro Filarmonico VR
Rally Due Valli
Storie di viaggi
@RallyDueValli Verona e Provincia VR
ORE: 11.00 - 17.30
30
31
Ottobre
Ottobre
Amore che vieni amore che vai
Gran Galà del Circo
ORE: 20.30 Teatro Ristori VR
ORE: 21.00 Accademia d'Arte Circense VR
Ottobre
Biblioteca Capitolare VR
ottobre 2020