LA TRAGEDIA DEL PROFETISMO E IL SUO SIGNIFICATO DURATURO Conferenza
Barcellona, 13 novembre 19281
Sono due semplici motivi che mi hanno indotto a invitarvi a una serie di conferenze, e che, certamente, hanno spinto anche voi ad accogliere gentilmente questo invito: in primo luogo il fatto che la questione in gioco sia incomparabilmente seria; in secondo luogo, che sentiamo gravare su di noi una responsabilità: quella di poter prendere posizione, giudicare, impegnarsi e contribuire nella lotta e nella crisi dei movimenti di pensiero moderni. Le domande che vogliamo trattare sono questioni profondamente contemporanee, anche se il loro aspetto esteriore ha un’aria antiquata, arcaica. Ogni parola dovrebbe essere detta dal presente per il presente, se non sempre in modo esplicito, ma abbastanza comprensibile per l’osservatore dei nostri giorni. Siamo persone del ventesimo secolo e dovremmo adattarci a questo, che ci piaccia o no. Anzi: dovremmo avere così tanto amore per questo nostro presente, per questa nostra generazione, da dichiararci solidali con esso, nella miseria come nella speranza. Attraverso gli eventi degli ultimi decenni ci siamo ritrovati in una crisi senza pari che si manifesta in una non chiara ideologia politica così come nel totale disorientamento su questioni pedagogiche, etiche e religiose. È così: ci è stata brutalmente strappata la 1
DBW 10, 285-302.
terra sotto i piedi – diciamo meglio: il parquet borghese, – e ora si tratta di cercarsi il pezzo di terra su cui si vuole stare. Abbiamo fatto un naufragio della massima entità e ora è scioccante vedere quanto la maggior parte di noi sia priva di ogni fondamento. Disperati, alcuni si aggrappano alle assi della nave che affonda, altri lasciano andare ogni speranza, si arrendono al gioco delle onde e affondano; altri ancora – e questi sono i più – non appena si mettono al riparo su una scialuppa di salvataggio, alzano un grido di trionfo come se tutto fosse già finito. Soltanto pochi sono quelli che si sono fatti strada lottando per un pezzetto di terra solida sul quale radicarsi e dal quale fare un’opera di salvataggio. Prima di entrare affrettatamente in uno di questi gruppi, tutti noi dobbiamo riconoscere che siamo ancora oggi in un bisogno molto grande e assai critico e che non abbiamo nessuna ragione per guardare dall’alto in basso, come dei salvati. Tutti noi, che in qualche modo ci sentiamo ancora legati alla Chiesa, che ci riconosciamo responsabili per le questioni sulla morale – noi siamo ancora nel mezzo dell’angoscia, della ricerca, dell’impotenza. Chi di noi oserebbe dare una risposta chiara sul senso del destino attuale dell’Europa? Chi direbbe di aver trovato la via, l’una e unica? Chi oserebbe prendere una posizione universale sui problemi scottanti dell’etica, sul diritto della guerra, sulla concorrenza economica, sul nuovo ordinamento sociale, sull’educazione sessuale dei giovani, sul mistero della sessualità?
Nessuno troverà da solo una risposta – un enorme processo umano generale asiatico-europeo-americano deve portare la risposta a queste domande qui – eppure tutti cercheranno una risposta per sé e per gli altri. Eppure, io dico: cercheremo una risposta là dove crediamo di trovare le tracce di Dio sulla terra, sia nel passato sia nel presente –perché le tracce di Dio rimangono eterne, sempre valide e senza tempo nel mezzo della transitorietà storica. In altre parole, noi speriamo di ottenere una risposta se prendiamo
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ancora una volta sul serio per noi la questione del cristianesimo, apparentemente così obsoleta; se ad essa poniamo domande serie che nascono dall’angoscia. Il Dio che ha creato il nostro futuro non negherà la sua risposta, renderà ragione del cristianesimo in modo molto potente e chiaro alla gente che realmente arde dal desiderio. Non che noi crediamo di poter indicare la via, l’unica via –Dio solo può questo –, ma che ci riesca forse di indicare la direzione verso cui la marcia deve andare, la strada che deve essere presa e percorsa da ciascuno, nel proprio sforzo e nel proprio lavoro. Il nostro ministero dovrebbe solo allestire qua e là un cartello che indichi almeno verso la direzione desiderata. In questo senso vogliamo procedere nel lavoro. Se noi oggi, in questa prima conferenza, guardiamo molto indietro nel tempo, lo facciamo per due motivi: il primo è personale. La storia dei profeti col passare del tempo è cresciuta nel mio cuore, è diventata un così caro oggetto di studio, che non potevo lasciarlo per riparare la diffusa ignoranza proprio su quest’argomento e quindi proverò almeno a introdurre, attraverso singole immagini, il senso generale e renderlo gradito e suggestivo per noi. Con ciò vengo, però, al motivo principale: un mondo è affondato a cavallo tra l’ottavo e il sesto secolo avanti Cristo, dietro gli eventi burrascosi dello sviluppo della storia universale, un mondo che è intessuto nei colori accesi dell’Oriente, in cui la passione e lo zelo per Dio guidano il potere, in cui si sente martellare e percuotere violentemente con mille battiti – un mondo simile al nostro eppure diverso, in cui viveva tutto ciò che dovrebbe vivere oggi, ma dal quale, però, l’eco di ogni voce ci raggiunge oggi più distinta che mai: il mondo dei profeti di Israele. Non tirerò fuori i parallelismi che emergono nel ritratto di quei giorni – potrebbero essere percepiti come offensivi – eppure ciascuno vedrà e sentirà sottinteso dove le cose diventeranno critiche anche per noi. Uomini che lottarono con Dio e con il loro tempo, un tempo in cui tutto andava smarrito, in cui l’orgoglio nazio-
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nale e popolare era accoppiato con l’ateismo e l’immoralità; uomini che, riconoscendosi chiamati dal loro Dio, andavano in mezzo al loro popolo e per i quali questa loro alleanza con Dio era fatale – questi vogliamo considerare in un certo modo come preludio a ciò che succede oggi, vogliamo rivivere e comprendere la loro tragedia. Che cos’è un profeta? Qui dobbiamo innanzitutto rifiutare qualsiasi definizione che porti a intendere un profeta come un indovino o uno che predice il futuro. Spesso si sente dire questo, ma è fondamentalmente sbagliato. Un profeta è un uomo che sa di essere chiamato da Dio in un momento determinato, toccato in un certo momento sconvolgente della sua vita, e non può più fare altro che andare in mezzo agli uomini e annunciare la volontà di Dio. La vocazione è diventata il punto di svolta della sua vita, e c’è solo una cosa per lui: seguire questa vocazione che può portarlo alla sciagura, alla morte. Come dice Amos: « Ruggisce forse il leone nella foresta, se non ha una preda? Il leoncello fa forse udire la sua voce dalla tana, se non ha preso nulla? Cade forse l’uccello nella rete a terra, se non gli è tesa una trappola? Scatta forse la tagliola dal suolo, se non ha preso qualcosa? Squilla forse la tromba in una città, senza che il popolo tremi? Piomba forse una sciagura sopra una città, senza che il Signore ne sia l’autore? Poiché il Signore, Dio, non fa nulla senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti. Il leone ruggisce, chi non temerà? Il Signore, Dio, parla, chi non profetizzerà? » a .
Attraverso tutto questo palpita lo spavento, trema l’esperienza: ho sentito parlare Dio Yahweh, devo predicare, devo andare in mezzo al popolo, una terribile costrizione giace su di me, incomprensibile a chiunque non abbia mai sperimentato cosa significa quando Yahweh si rivolge a uno. Una chiamata a cui rispondo, a cui devo rispondere. Là fuori, nella steppa, il giovane Amos è rimasto a lungo,
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a
3,4-8.
Am
è venuto a conoscenza dell’ateismo, dell’ingiustizia oppressiva della vita cittadina. Là un giorno, mentre fissava nel sole incandescente di mezzogiorno sopra la steppa sterminata, Dio Yahweh lo ha spaventato con una visione: vide avvicinarsi una nuvola terribilmente minacciosa e quando gli fu vicino, la riconobbe come una nuvola di cavallette che si posa in modo distruttivo sul campo. Amos cade a terra con il grido: “Signore Dio, perdona ancora questa volta, Israele è così piccolo”b. Ancora due volte Amos è sorpreso dalla visione; una volta vede un uomo che cammina con un vortice di fuoco tra campi di grano rigogliosi e di nuovo si abbassa con il grido: “Signore...”. La volta successiva, vede su un muro in rovina uno con un filo a piombo che misura i punti non livellati e sente Yahweh che gli dice che, come questo muro in rovina, sarà distrutto il popolo di Israele c. Questa è la sua vocazione. Da qui si precipita verso la città per agire come profeta di Yahweh e si rivela – questo è importante – come un vero profeta per il fatto che porta un messaggio di sventura, una minaccia di giudizio. Non è un vero profeta colui che grida sempre pace, pace e vittoria, ma colui che ha il coraggio di annunciare sventura, ha detto una volta Geremia d. Ciò emerge in modo più terribile nella visione della vocazione di Isaia. Egli vede il tre volte santo sul trono nel Tempio e lieto si precipita a ricevere la sua missione, quando ascolta le tremende parole: « Va’, e di’ a questo popolo: “Ascoltate, sì, ma senza capire; guardate, sì, ma senza discernere!” » e . All’angosciante domanda: « Per quanto tempo, Signore? » f , Dio risponde: « Finché le città siano devastate, senza abitanti, non vi sia più nessuno nelle case, e il paese sia ridotto in desolazione » g .
Un peso quasi insostenibile fu quindi imposto a Isaia: dover predicare al suo amato popolo – i profeti erano i
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b Cfr. Am 7,1-5. c Cfr. Am 7,4-9. d Cfr. Ger 23,16-19. e Is 6,9. f Is 6,11. g Is 6,11.
patrioti più ardenti che si possono pensare – e il sapere che parla a vuoto, o addirittura, che attraverso la predicazione spinge sempre più verso il peccato, lo rende più chiaro, e così si avvicina sempre più il giorno del giudizio. Così già con la chiamata profetica, il filo della vita di quell’uomo è stato tirato fino alla fine, la via ora era chiaramente tracciata: uomini, nei cui occhi cupi, nella cui fronte dolorosa la parola di sofferenza era profondamente incisa; ma uomini per i quali si applicava nel senso più alto la parola del Tasso:
« ... e se il mortale nelle angosce ammuta, di cantar com’io soffro un dio mi dona! » 2 .
Tutto ciò che è rimasto di loro è, in un certo modo, un grande lamento dalla sofferenza dei profeti, dalla sofferenza di coloro che sono fedeli a Dio. Soffrivano fuori per le strade, durante gli splendidi festeggiamenti, durante le solennità agli dei, quando, sopraffatti dallo zelo e spinti con passione selvaggia e con una sconsideratezza senza precedenti contro ciò che li poteva minacciare, soffrivano quando vedevano la folla scappare con grida di paura o quando li evitavano con uno sguardo pieno di timore, timido, se li guardavano; soffrivano in casa quando si prostravano davanti a Dio in lacrime di sofferenza, in preghiera per il popolo amato, soffrivano odiando il loro popolo perché lo amavano.
Spesso considerati dalle loro città come malati, derisi ed evitati, molti dei profeti soffrivano di strane ossessioni psichiche: all’improvviso si sentirono invadere da una forza che li costringeva a parlare anche se in mezzo alla gente con le parole più misteriose e più incomprensibili, poi altre volte iniziare a piangere in mezzo alle manifestazioni di gioia della folla. « Distogliete da me lo sguardo, io
La
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2 J.W. von Goethe, Torquato Tasso, atto V, scena 5. La traduzione è tratta da J.W. von Goethe, Teatro scelto di Volfango Goethe. Recato in versi italiani da Giuseppe Rota, Gnocchi Editore-Libraio, Milano 1860, 110.
voglio piangere amaramente; non insistete a volermi consolare del disastro della figlia del mio popolo! »h, si lamentò una volta Isaia e quando la folla curiosa accorre intorno, il profeta, con rabbia furiosa, urla il messaggio di sventura del giudizio di Yahweh sulla gente inorridita, che si era radunata per la solennità. Queste situazioni spesso finiscono con pietre sollevate e scagliate sul profeta. Quando il profeta parla, va in estasi; il suo linguaggio assume spesso le forme dell’antica poesia ebraica e si percepisce sempre un’eccitazione che stranamente arde in lui, qualcosa di demoniaco, e quindi, per l’orientale di tutti i tempi, qualcosa di sacro, di tremendo, come un tabù. Non si osa toccarlo, si sospetta qualcosa del mysterium tremendum della divinità – e non si desidera altro che liberarsi di questi strani spiriti. A casa questi uomini soffrono terribili tormenti, per giorni si trovano in stati catalettici, cioè immobili, fino a quando la parola di Dio non scende su di essi, li terrorizza con una visione, li strappa dal giaciglio e li manda fuori per predicare nella piazza del mercato. Oppure si sentono come un bruciore e un’arsura che attraversano le loro membra, come una sete per l’incontro con Dio. Se poi, spinti dalla parola di Dio fuori, nelle strade, sono spesso riconosciuti dal loro strano modo di vestirsi. Per mezzo anno Isaia attraversò Gerusalemme con la parte superiore del corpo nuda per mostrare che era necessario fare penitenza i; si vide Geremia passare attraverso la piazza del mercato con un giogo di legno sulle spalle: Israele dovrebbe sottomettersi alla volontà di Yahweh, cioè piegarsi alla potenza degli Assirij. Succede quindi che i profeti fossero chiamati pazzi ai loro tempi, e anche oggi ci sono scienziati che stanno dando un giudizio così superficiale.
Il punto centrale da cui si acquista la comprensione dell’anima profetica è il fatto che il profeta sa che è in al-
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h Is 22,4. i Cfr. Is 20,2-3. j Cfr. Ger 27.
leanza con Dio, e questa alleanza rende la sua vita una tragedia, e poiché è un’alleanza con Dio, la tragedia ha una serietà incomparabile. Il fatto che il profeta sia in alleanza con Dio fa venire sulle sue labbra parole molto strane, che lo rendono così implacabile, così terribile, che lo mettono al di sopra di tutto ciò che è umanamente e psicologicamente comprensibile, lo priva della comprensione dello psichiatra e dello psicologo. Con una piccola modifica alla famosa definizione di Lutero si può dire: « Il suo spirito è il campo di battaglia di due mondi, non sono sorpreso che veda i demoni! » 3 .
Dio ha scelto un vaso della sua volontà, ma spezza il vaso umano, perché egli è troppo potente; Dio fa a pezzi, frantuma, distrugge la figura psicologicamente armonica dell’uomo, attraverso cui egli si lascia annunciare, lasciandolo collassare sotto il peso che egli gli impone e che nessun mortale può sopportare, vale a dire essere il portatore del Dio vivente: Dio stesso opera la tragedia della vita dei profeti, così che in questa sconfitta dell’umano si rivelino chiaramente la forza, la pretesa, il peso della richiesta divina. L’alleanza con Dio è terribile: questa è la nuova conoscenza che si ottiene nel profetismo, e i profeti hanno saputo che la loro alleanza era fatale per loro; tuttavia, spesso, gemevano sotto il peso, invocavano Dio; essi, che per natura erano spesso così timorosi, erano stati gettati nel mezzo del vortice, nel tumulto della storia nazionale e mondiale, avrebbero dovuto decidere, operare, condannare e pronunciare il giudizio.
In una tale sensazione di essere teso al di sopra delle proprie forze, Geremia una volta cadde davanti a Dio in una disperazione sconvolgente, con le parole indescrivibilmente commoventi, che appartengono alle cose più belle conosciute nella letteratura mondiale: « Tu mi hai persuaso, 3 C.F. Meyer, Huttens
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duraturo
letzte Tage. Eine Dichtung, Haessel, Leipzig 1906, 76.
Signore, e io mi sono lasciato persuadere, tu mi hai fatto forza e mi hai vinto; io sono diventato, ogni giorno, un oggetto di scherno, ognuno si fa beffe di me. Infatti ogni volta che io parlo, grido, grido: “Violenza e saccheggio!” Sì, la Parola del Signore è per me un obbrobrio, uno scherno di ogni giorno. Se dico: “Io non lo menzionerò più, non parlerò più nel suo nome”, c’è nel mio cuore come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzo di contenerlo, ma non posso. Poiché odo le diffamazioni di molti, lo spavento mi viene da ogni lato » k .
Stefan Zweig, in un passo della sua opera, lascia pronunciare a Geremia le seguenti parole: « Oh, non lo conosci il terribile, che ha tormenti e torture che nessun terrestre conosce. L’anima vivente è caduta nella tortura di Dio, non mi fa più paura il dolore del corpo. Ho conosciuto la tortura di Dio, e la tortura della morte è beatitudine rispetto al supplizio della vita, un piacere il tormento dell’uomo rispetto al tormento di Dio »4.
L’anima di Geremia è qui aperta davanti a noi. Una volta ha sbagliato nella sua vita: quando ha iniziato a seguire Dio. E qualcosa lo ha attirato, accecato, sedotto, non poteva fare altro. Si è lasciato attrarre, si è buttato alla cieca nella rovina causata da Dio e ora ecco la miseria: non può più essere sciolto da Dio e non può neppure sopportare più il tormento, la sua anima è dilaniata dal fatto di dover ora affrontare il suo amato popolo sempre e solo come accusatore; ma Dio è diventato troppo forte, ha vinto. La via di Dio va oltre l’anima lacerata dei suoi fedeli.
Ma ancora una volta tutto il dolore selvaggio in questo uomo dalla forza sovrumana infuria nel grido: « Maledetto sia il giorno che io nacqui! Il giorno che mia madre mi par-
k Ger 20,7-10.
4 S. Zweig, Jeremias. Eine dramatische Dichtung in neun Bildern, InselVerlag, Leipzig 1920, 180.
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torì non sia benedetto! Maledetto sia l’uomo che portò a mio padre la notizia: “Ti è nato un maschio”, e lo colmò di gioia! Perché sono uscito dal grembo materno per vedere tormento e dolore, per finire i miei giorni nella vergogna? » l. E ai piedi di sua madre, il figlio adulto sprofonda con le parole: « Me infelice! O madre mia, perché mi hai fatto nascere uomo di lite e di contesa per tutto il paese! Io non do né prendo in prestito, eppure tutti mi maledicono » m .
Queste sono testimonianze sconvolgenti del segreto solitario dei grandi combattenti per la causa di Dio, testimonianze che acquistano quindi verità e serietà eterna, perché in esse è chiaro che il peso di Dio è schiacciante per ogni persona, in ogni tempo, e che Dio trionfa dove l’uomo crolla. Chiunque sia stato attratto da Dio non sarà più così felice con il suo stile di vita, così completamente spensierato, così completamente libero; la vicinanza a Dio è nemica dell’armonia, della felicità, esteriore e interiore, la chiamata di Dio è distruttrice della letizia, della pace dell’anima.
Per il profeta non coincidono più religione e felicità5, ma religione e forza umana, vigore e sentimento, volontà e intelligenza si richiedono l’un l’altro.
Due notevoli gruppi di pensiero rendono impossibile anche all’osservatore critico di fermarsi all’anormalità psicologica dei profeti, lo obbligano a riconoscere qualcosa che va al di là di qualsiasi cosa sia usuale. Questi sono i pensieri che la storia mondiale, la filosofia di tutta l’Europa fino a Kant e a Hegel, e persino Spengler 6, ha riportato come eredità dei profeti e su cui Gesù Cristo ha costruito.
La prima idea è connessa con l’enorme sconvolgimento politico avvenuto nell’VIII secolo a.C. Questo VIII secolo è
l Ger 20,14b.18. m Ger 15,10.
5 Cfr. anche D. Bonhoeffer, Predigt zu II Korinther 12,9 (Barcelona, 14 Sonntag nach Trinitatis, 9.9.1928), in DBW 10, 505-511.
6 Cfr. O. Spengler, Il tramonto dell’Occidente. Lineamenti di una morfologia della storia mondiale, Guanda, Parma 1991, 951-984.
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l’ora della nascita della storia del mondo. Fino ad allora i popoli avevano vissuto fianco a fianco senza troppa attenzione l’uno dell’altro, e ora, all’improvviso, in un popolo potente, si risvegliò la terribile idea di creare la storia del mondo, ovvero conquistare il mondo attraverso omicidi, incendi e guerre. Per la prima volta ci fu questo ribollire e gli Assiri decisero di dominare l’Asia e il mondo cominciò a tremare. Questo accadde al tempo in cui il regno di Salomone fu diviso in due parti e tuttavia egli visse con un’indistruttibile certezza, nella convinzione di essere particolarmente amato da Dio, di essere particolarmente favorito e quindi risparmiato, coccolato e viziato da Dio. Avevano la legge, la volontà di Dio, unico popolo in tutto il mondo. C’è da stupirsi che abbia sviluppato da questo uno sfacciato senso del poter disporre di Dio, del possesso di Dio? C’è da stupirsi se, sulla base di questa sicurezza religiosa ingenuamente oltraggiosa, l’empietà e l’arroganza crebbero? Che le condizioni sociali e morali assumessero forme scandalose, nella certezza che Dio non ci avrebbe biasimato per questo? Noi siamo i figli prediletti di Dio. C’è da stupirsi se, infine, in caso di guerra, il successo fosse ovviamente cercato per sé e la guerra fosse fatta passare come una guerra santa contro il mondo senza Dio. Dio era un Dio legato a interessi nazionali, in altre parole, la religione era legata in senso puramente nazionalista. Ora, con la presenza potente di altri popoli, il problema era diventato acuto: continuerà Yahweh a risparmiare e coccolare il suo popolo? E che dire del fatto che ci sono altri popoli nel mondo? Forse – ma il pensiero era quasi eretico – forse non erano neppure demoniaci. E che posizione ha Dio nei confronti di questi altri popoli? Conosce e ama davvero solo Israele, anche questo audace e sfacciato Israele? Il mondo ha cominciato a muoversi, dovrebbe Israele essere il centro attorno al quale ruota? Qual è il significato di questa svolta del mondo? L’Assiro si avvicinava sempre di più, e si trattava di prendere posizione ed è stato il profeta Amos che,
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La tragedia del profetismo e il suo significato duraturo 121 per primo, ha osato dirlo: l’Assiro sarà vincitore, invaderà Israele, il paese sarà ridotto in macerie e cenere, e tutto questo – una maledizione per chi ha rinnegato: solo gli ebrei lo sentono così! – tutto questo è fatto da nessun altro che da Dio: Dio è il Signore dei popoli, ha chiamato l’Assiria contro Israele per punizione, come giudizio. Allora la situazione si era capovolta: Israele aveva avuto un’alleanza speciale con Dio, aveva i suoi doni e le sue grazie particolari, ma ne aveva abusato, non ne aveva avuto rispetto, diventando religiosamente sicuro di sé. Voi soli ho conosciuto fra tutte le famiglie della terra; perciò vi castigherò per tutte le vostre trasgressioni n .
La religione quasi si ritorce contro colui che ne abusa, contro colui che crede di disporne come di una proprietà personale o nazionale e di poter essere tranquillo per tale possesso. La religione racchiude in sé un pungiglione mortale per colui che la tradisce, la profana, e quel pungiglione ha colpito Israele nel cuore, al punto da farlo sanguinare. Disonorare la religione significa credere di esserne in possesso, ma non possediamo Dio, Dio ci possiede, non l’uomo dispone di Dio, ma Dio dispone dell’uomo. Essere religiosi significa rendersi conto che non si potrà mai diventarlo, avere Dio significa vedere che l’uomo non può mai averlo.
Così ora il popolo di Israele deve sperimentare che la religione conduce o alla salvezza o alla rovina, che non c’è neutralità in essa, in altre parole che là, dove Dio ha dato la conoscenza della verità, pone le sue più grandi esigenze, che dove c’è molto, o dove un popolo crede di avere molto, è richiesto molto, moltissimo. E che, se questa richiesta non è soddisfatta, il giudizio sarà tanto più severo e inesorabile.
Dio è la guida dei popoli, il Signore della storia. Rivolge la sua grazia verso chi vuole. La religione non è legata alla frontiera nazionale, di fronte all’occhio di Dio i colori
n Am 3,2.
dei confini e dei popoli cadono: qui non ci sono privilegi dello Stato né della nazione. Non siete forse per me come i figli degli Etiopi, o figli d’Israele? o .
Dio ha creato il mondo, è un Dio lontano, che opera le svolte del mondo, che tesse il tappeto colorato della storia del mondo, che fa crescere e morire i popoli, secondo le parole del salmo: le frantumerai come un vaso d’argilla p .
Così l’idea di Dio è una volta per sempre spogliata della veste nazionale, Dio sta al di sopra delle nazioni, persegue certamente il suo piano definito con ogni popolo, e ciò che accade nella storia del mondo viene dalla mano di Dio. Se Israele sarà distrutto dall’Assiria, Dio avrà il suo motivo e il suo scopo determinato; gli eventi della storia del mondo devono essere presi dalla mano di Dio e in tal modo compresi e giudicati. Qui non ci sono coincidenze, qui non ci sono scappatoie. Questo approfondimento dell’idea di Dio attraverso i profeti può essere compreso solo in connessione con l’altra tremenda idea che Dio sia il sacro, l’inesorabilmente giusto, il Dio della coscienza. È così che Isaia lo ha sperimentato nella visione della sua vocazioneq, così gli altri profeti. Egli ha il suo popolo in tutto il mondo, presso i pagani non è diverso che presso gli ebrei, là dove la sua volontà è compiuta e lui è obbedito. Nulla, Dio non esige nulla dall’uomo se non questo: voi dovete essere santi, perché io sono santo r . O uomo, egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; che altro richiede da te il Signore, se non che tu pratichi la giustizia, che tu ami la misericordia e cammini umilmente con il tuo Dio? s .
I profeti hanno preso questo pensiero radicalmente sul serio. Basta con il culto, basta con il sacrificio – che senso ha portare vittime a Dio, a cui appartiene il mondo interot?
Invece: scorra piuttosto il diritto come acqua e la giustizia come un torrente perenne u. Il disastro minaccia, poiché il Signore
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o Am 9,7. p Sal 2,9. q Cfr. Is 6. r Lv 19,2; cfr. 1Pt 1,15. s Mi 6,8. t Cfr. Sal 50. u Am 5,24.
è il santo e il giusto, ora rimane solo una via: fate penitenza, praticate la giustizia. Orribili sono le descrizioni della depravazione sociale e morale nel paese. Come dice Amos, il disastro si avvicina perché vendono il giusto per denaro e il povero a causa di un paio di sandali; perché desiderano veder la polvere della terra sulla testa degli indifesi, violano il diritto degli umili, e figlio e padre vanno dalla stessa ragazza, per profanare il mio santo nome. Si stendono accanto a ogni altare su vestiti presi in pegno, e nella casa del loro Dio bevono il vino di chi viene multato v . Si stendono su letti d’avorio, si sdraiano sui loro divani, mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli presi dalla stalla. Improvvisano al suono della cetra, si inventano strumenti musicali come Davide; bevono il vino in ampie coppe e si ungono con gli oli più pregiati w .
O Isaia: Il Signore, Dio degli eserciti, vi chiama in questo giorno a piangere, a fare lamento, a radervi il capo, a indossare il sacco, ed ecco che tutto è gioia, tutto è festa! Si ammazzano buoi, si scannano pecore, si mangia carne, si beve vino. “Mangiamo e beviamo, poiché domani morremo!” x .
Ma verrà il giorno in cui il Signore farà sul serio, il giorno terribile del Signore. Infatti il Signore degli eserciti ha un giorno contro tutto ciò che è orgoglioso e altero, e contro chiunque s’innalza, per abbassarlo... contro tutti i monti alti, e contro tutti i colli elevati; contro ogni torre eccelsa, e contro ogni muro fortificato; contro tutte le navi di Tarsis, e contro tutto ciò che piace allo sguardo. L’alterigia dell’uomo sarà umiliata, e l’orgoglio di ognuno sarà abbassato; il Signore solo sarà esaltato in quel giorno y .
Un forte poema, indimenticabile per chiunque guardi alla storia del mondo fino a oggi con occhi aperti. Con tali discorsi, i profeti si trovavano di fronte alla sciagura devastante nella piazza del mercato, di fronte al Tempio. Nella polvere davanti a Yahweh, in ginocchio davanti a lui! Ma non hanno ascoltato. Allora ci fu la notizia che il regno del
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v Am 2,6-8. w Am 6,4-6. x Is 22,12-13. y Is 2,12.14-17.
Nord di Israele era stato invaso e distrutto dagli Assiri 7, e si trattava del problema se Giuda o Gerusalemme dovessero aderire ai poteri che si opponevano agli Assiri o aspettare finché gli Assiri attaccassero. E così iniziò il momento più difficile della sofferenza dei profeti. Essi si schierarono sempre contro il partito della guerra, per aspettare, per affidarsi completamente alla guida del Signore, per non fare affidamento sul potere umano, nemmeno sui più forti alleati; « gli Egiziani sono uomini, e non Dio », dice significativamente Isaia 31,3: se voi non avete fede, certo, non potrete sussistere z. Qui per la prima volta nel silenzio è preannunciata la parola “credere”, che per duemila anni doveva diventare la parola guida della storia.
Israele non ascoltò, entrò nel conflitto; fu invaso dagli Assiri, solo Gerusalemme ancora una volta miracolosamente si salvò a. La conseguenza fu solo che la superbia nazionale crebbe. Siamo nell’anno 701 a.C. Dopo questi eventi, Isaia potrebbe essersi ritirato in solitudine, certo che questo popolo sia perduto, ma nella speranza della bontà eterna di Dio e del regno eterno di Dio. Sono passati così ancora 100 anni, quando la tragedia del più grande sofferente – Geremia – ha trovato la sua fine inconsolabile con la rovina di Gerusalemme.
Nel frattempo, l’Assiria fu sottomessa dai Babilonesi e Gerusalemme ora pagava il suo tributo a loro. A Gerusalemme è rimasta la stessa mentalità. Alcuni esempi delle poesie di Geremia sono sufficienti per immedesimarsi nel clima. « Può un Cusita cambiare la sua pelle o un leopardo le sue macchie? Solo allora anche voi, abituati come siete a fare il male, potrete fare il bene. “Io li disperderò, come stoppia portata via dal vento del deserto. Questa è la tua sorte, la parte che io ti misuro”, dice il Signore » b. E quando vede che
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7 Episodio avvenuto nel 722 a.C.; cfr. 2Re 17. z Is 31,3. a Cfr. Is 7,9; 28,16. b Ger 13,23-25.
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per la seconda volta Israele si ribella contro Babilonia di sua iniziativa, entra nel mercato carico del giogo: Io voglio prorompere in pianto e in gemito, per i monti; voglio spandere un lamento per i pascoli del deserto, perché sono bruciati, al punto che nessuno più vi passa, non vi si ode più muggito di mandrie; gli uccelli del cielo e le bestie sono fuggite, sono scomparse c. O un’altra volta: Donne, ascoltate la parola del Signore, e le vostre orecchie ricevano la parola dalla sua bocca! Insegnate alle vostre figlie dei lamenti, ognuna insegni alla sua compagna dei canti funebri! Poiché la morte è salita alle nostre finestre, è entrata nei nostri palazzi per far sparire i bambini dalle strade e i giovani dalle piazze. Di’: « Così parla il Signore: “I cadaveri degli uomini cadranno come letame sull’aperta campagna, come un mannello che il mietitore si lascia indietro, e che nessuno raccoglie” »d .
Queste ultime due poesie sono probabilmente le più belle poeticamente, ma anche le più profondamente tristi che la letteratura profetica abbia prodotto. Colui che era legato al suo popolo con ardente amore, ha dovuto sperimentare di essere stato messo in prigione come un vigliacco e disertore, poi gettato in una profonda cisterna per essere eliminato completamentee, finché non accadde come aveva profetizzato: Gerusalemme cadde, fu presa in un attimo, il Tempio distrutto, la famiglia reale giustiziata e il popolo condotto in schiavitù, lontano dalla terra promessa, lontano dal Tempio, lontano dalla patria che Yahweh aveva loro dato. L’ultima parola di Yahweh che Geremia riceve è triste: Ecco, ciò che ho costruito, io lo distruggerò; ciò che ho piantato, io lo sradicherò... Tu cercheresti grandi cose per te? f. « Dio stesso soffre, come può un uomo lamentarsi della sofferenza! Un toccante elogio funebre di tutte le speranze che il profeta aveva nutrito » 8 .
8 B. Duhm, Israels Propheten, J.C.B. Mohr, Tübingen 1922, 282. La traduzione è nostra.
c Ger 9,9. d Ger 9,19-21. e Cfr. Ger 38. f Ger 45,4-5.
Sigle pag. 5 INTRODuzIONE I. uN’ESISTENzA RIVOLuzIONATA DALLA BIBBIA » 11 II. RIFLETTERE A PARTIRE DALLA SCRITTuRA » 15 III. OBBEDIRE ALLA PAROLA » 27 IV. PREDICARE LA PAROLA CON AuTORITà » 49 V. IN ASCOLTO ORANTE DELLA PAROLA » 74 Bibliografia » 93 TESTI Lettera a Elisabeth Zinn » 107 La tragedia del profetismo e il suo significato duraturo » 110 Significato e scelta di un testo biblico per la predicazione nel servizio in comunità » 128 Sermone su 2 Cronache 20,12 » 134 Che cos’è la Chiesa? » 141 Sermone su Giudici 6,15-16; 7,2; 8,23 » 147 Sermone su Esodo 32,1-8.15-16.18-20.30-35 » 156 Introduzione a Creazione e caduta » 163 Cristo come Parola » 165 Sermone su 2 Corinzi 5,20 » 169 Lettera a Erwin Sutz » 177
INDICE GENERALE
Conferenza sull’attualizzazione dei testi neotestamentari pag. 181 La ricostruzione di Gerusalemme secondo Esdra e Neemia » 206 Esercizio di omiletica su Atti degli Apostoli 1,1-11 » 224 Sulla via dei giovani teologi illegali della Chiesa Confessante » 228 Guida alla meditazione quotidiana » 257 Lettera circolare di Bonhoeffer ai fratelli di Finkenwalde » 264 Dal diario americano » 268 Proposta per il raccoglimento su Geremia 16,21 ed Efesini 1,22-23 » 280 Meditazioni del Losungen » 282 Lettera a Eberhard Bethge » 288 Indice scritturistico » 297 Indice onomastico » 302 Indice analitico » 305
1. San Francesco di Sales, Lettere di amicizia spirituale, a cura di André Ravier
3. San Carlo Borromeo, Omelie sull’eucaristia e sul sacerdozio, a cura di Felice Carnaghi (presentazione del cardinale Carlo Maria Martini; vita e note storiche di M. Parabiaghi)
4. Santa Caterina da Siena, Le lettere, a cura di D. Umberto Meattini (premessa di Oscar Luigi Scalfaro)
5. Santa Teresa d’Avila, Libro della mia vita, a cura di Giovanna della Croce (trad. di L. Falzone)
6. San Francesco di Sales, Trattato dell’amor di Dio, a cura di Ruggero Balboni
7. San Bernardo di Chiaravalle, Il dovere di amare Dio, a cura di Ambrogio M. Piazzoni (trad. di E. Paratore)
8. San Bernardo di Chiaravalle, Sermoni per le feste della Madonna, a cura di Giorgio Picasso (trad. di L. Scanu; rev. di L. Magnabosco)
9. San Giovanni della Croce, Cantico spirituale, a cura di Eulogio Pacho (trad. del Carmelo di Legnano; rev. di L. Magnabosco)
10. John Henry Newman, Gesù. Pagine scelte, a cura di Giovanni Velocci
11. Enrico Suso, Libretto dell’Eterna Sapienza, a cura di Giovanna della Croce (trad. di F. Belski)
12. Antonio Rosmini, Dio è amore. Pagine scelte, a cura di Umberto Muratore
13. Ian Ker, Newman. La fede
14. Jan van Ruusbroec, Lo specchio dell’eterna beatitudine, a cura di Giovanna della Croce (trad. di F. Paris)
15. Teresa d’Avila, Il castello interiore, a cura di Giovanna della Croce (intr. di C. Humphreys; trad. di L. Falzone)
16. Bernardino da Siena, Prediche della Settimana Santa, a cura di Marco Bartoli
17. Teresa d’Avila, Cristo Gesù Dio della mia vita, a cura di Giovanna della Croce (intr. di L. Borriello; trad. di Letizia Falzone)
18. Aelredo di Rievaulx, L’amicizia spirituale, a cura di Domenico Pezzini
19. Fénelon, L’amore disarmato. Antologia dalle Lettere, a cura di Benedetta Papasogli (trad. di S. Morra)
LETTuRE CRISTIANE DEL SECONDO MILLENNIO
20. Giovanni Taulero, I sermoni, a cura di Marco Vannini (trad. di F. Belski)
21. Girolamo Savonarola, Fede e speranza di un profeta, a cura di Adriana Valerio
22. Teresa d’Avila, Opere complete, a cura di Luigi Borriello e Giovanna della Croce (trad. di L. Falzone)
23. John Henry Newman, Lettera al Duca di Norfolk. Coscienza e libertà, a cura di Valentino Gambi
24. Aelredo di Rievaulx, Lo specchio della carità, a cura di Domenico Pezzini
25. John Henry Newman, Maria. Pagine scelte, a cura di Philip Boyce, vescovo di Raphoe (trad. di R. Fenoglio)
26. Francesco di Sales, Trattenimenti spirituali, a cura di Ezio Bolis (trad. di S. Morra; rev. di L. Magnabosco)
27. Tommaso Moro, Gesù al Getsemani. De Tristitia Christi, a cura di Domenico Pezzini (trad. di S. Erotoli)
28. John Henry Newman, Apologia pro vita sua, a cura di Fortunato Morrone (Trad. di E. ten Kortenaar, P. Canepari; rev. di L. Magnabosco)
29. Aelredo di Rievaulx, Gesù dodicenne. Preghiera pastorale, a cura di Domenico Pezzini
30. Charles de Foucauld, Solo con Dio, in compagnia dei fratelli. Itinerario spirituale dagli scritti, a cura di Ezio Bolis (trad. di L. Passerone)
31. Meister Eckhart, I sermoni, a cura di Marco Vannini
32. Aelredo di Rievaulx, Regola delle recluse, a cura di Domenico Pezzini
33. Teofane il Recluso, Lo Spirito e il cuore. Pagine scelte, a cura di Tomás Špidlík
34. Guglielmo di Saint-Thierry, Lettera d’oro. Lettera ai fratelli del Monte di Dio, a cura di Giuseppe Como (trad. di D. Coppini)
35. Erasmo da Rotterdam, Elogio della Follia. Corrispondenza Dorp –Erasmo – Moro, a cura di Stefano Cavallotto (trad. della Comunità di San Leolino)
36 Gregorio Palamas, L’uomo mistero di luce increata. Pagine scelte, a cura di Michelina Tenace
37. Isacco della Stella, I Sermoni. I. Dalla Settuagesima alla Pentecoste, a cura di Domenico Pezzini
38. Ignatij Brjanc ˇ aninov, Sulle tracce della Filocalia. Pagine sulla preghiera esicasta, a cura di Richard C ˇ emus SJ
39. I grandi monaci di Optina Pustyn’, Iconografia dell’anima. Voci dal grande eremo russo, a cura di Luciana Mirri (trad. di R. Zugan)
40. Isacco della Stella, Sermoni. II. Mariale - Santorale - Tempo ordinario, a cura di Domenico Pezzini
41. Guglielmo di Saint-Thierry, Commento al Cantico dei cantici, a cura di Antonio Montanari (trad. di I. Roi)
42. Bonaventura da Bagnoregio, Vita di san Francesco – Legenda maior, a cura di Pietro Messa
43. Antonio di Padova, Camminare nella luce. Sermoni scelti per l’anno liturgico, a cura di Mary Melone
44. Pietro il Venerabile, Un monaco nel cuore del mondo. Lettere scelte, a cura di Domenico Pezzini
45. Monachesimo e mondo. Testimonianze di santità laica nella tradizione spirituale russa, a cura di Adalberto Piovano
46. Jean-Joseph Surin, Un Dio da gustare. Pagine di mistica quotidiana dalle Lettere, a cura di Ezio Bolis
47. Martin Lutero, Il Cristo predicato. Sermoni domenicali e festivi. Antologia, a cura di Stefano Cavallotto (trad. di F. Belski)
48. Raimondo Lullo, Libro del Gentile e dei tre Savi, a cura di Sara Muzzi (trad. di A. Baggiani)
49. Riccardo di San Vittore, La preparazione dell’anima alla contemplazione. Beniamino minore, a cura di Mary Melone
50. Epifanio il Saggio, Vita di san Sergio di Radonež, a cura di Adalberto Piovano
51. Isabel de Villena, Vita di Cristo, a cura di Simone Sari
52. Columba Marmion, Questa è la mia via. Antologia dalle Lettere, a cura di Paolo Maria Gionta
53. Leggenda dei tre compagni, a cura di Felice Accrocca
54. Tommaso da Celano, Trattato dei miracoli, a cura di Alessandro Mastromatteo
55. Tommaso da Celano, Leggenda di santa Chiara vergine, a cura di Marco Guida
56. Beatrice di Nazareth, I sette modi di amare Dio - Anonimo, Vita di Beatrice, a cura di Franco Paris ed Elena Tealdi
57. Lutero - Erasmo, Varcare con Cristo l’ultima soglia. L’arte del “ben morire” tra Riforma e Umanesimo, a cura di Stefano Cavallotto
58. Raimondo Lullo, Libro di santa Maria, a cura di Simone Sari
59. Davide da Augusta, La composizione dell’uomo esteriore e interiore, a cura di Domenico Pezzini
60. Anscar Vonier, Il popolo di Dio, a cura di Paolo Maria Gionta
61. Scala del divino amore, a cura di Francesco Zambon e Claudia Di Fonzo
62. Taisija di Leušino - Elizaveta Feodorovna, Servire Dio e servire i fratelli. Volti di misericordia nella Russia del XX secolo, a cura di Adalberto Piovano, Valentina Culurgioni e Maksim Nikolaevic ˇ Kivelev
63. Dietrich Bonhoeffer, Con i piedi per terra. Un cristiano di fronte a Dio e allo Stato, a cura di Elvis Ragusa
64.Gabrielle Suchon, Della morale e della politica. Libertà, scienza e autorità attraverso gli occhi di una donna, a cura di Maria Pia Ghielmi
65.Jan Hus, « Figliola, ascolta ». Dalla Riforma suggestioni per donne e uomini di ieri e di oggi, a cura di di Stefano Cavallotto e Anežka Žáková (trad. di A. Žáková)
66.Ildegarda di Bingen, Ho visto e udito. Una lettura intima delle parabole evangeliche, a cura di Paola Müller (trad. di E. Tealdi)
67.Dietrich Bonhoeffer, « Poi è arrivato qualcos’altro ». Dalla riflessione biblica all’incontro con la Parola, a cura di Elvis Ragusa
In un contesto storico segnato da tragici sconvolgimenti sociali, culturali e politici, Dietrich Bonhoeffer ha affermato – attraverso la propria autentica testimonianza – la necessità per il cristiano di vivere nella fedeltà al presente.
Questa raccolta, articolata seguendo le diverse fasi dell’esistenza teologica di Dietrich Bonhoeffer, ci consegna un racconto concreto dell’uomo, del pastore, del teologo, del martire e del suo rapporto con lo Stato.
Letture cristiane del secondo millennio Collana diretta da Stefano De Feo
Comitato di redazione: Mary Melone, Adalberto Piovano, Elena Tealdi, Gianfranca Zancanaro.
Il secondo millennio dell’era cristiana costituisce un arco di tempo ampio e complesso, all’interno del quale la cristianità conosce sfide sempre nuove e in rapida evoluzione.
L’eredità dell’antichità e dell’alto medioevo, soprattutto proveniente dall’esperienza monastica, cresce e si sviluppa, attraverso il confronto con un mondo sempre più polifonico: la comparsa della filosofia nelle università, l’incontro con gli altri monoteismi, la divisione in diverse confessioni cristiane e il dialogo tra queste, e poi via via l’ampliamento degli orizzonti geografici, le sfide della modernità, il dialogo ecumenico.
La collana intende rendere accessibile una letteratura che attesti lo sviluppo ininterrotto di una riflessione eminentemente spirituale e cristiana, attraverso la voce di autori diversi per epoca, provenienza geografica e tradizione cristiana.
Opere e antologie sono accompagnate da un’ampia introduzione, volta ad approfondire la peculiarità, insieme a contesto e spiritualità dell’autore, e corredate da note, che permettono di chiarire e sviluppare i passi più importanti. Gli indici (scritturistico, onomastico e tematico) aiutano a cogliere gli aspetti specifici del testo, mentre la bibliografia, selezionata e aggiornata, con preferenza per i contributi in lingua italiana, suggerisce, con vari livelli di approfondimento, il proseguimento dello studio.
L’intento è mostrare lo sviluppo di quel filo rosso che raccoglie le opere più significative e attuali dei «pensatori cristiani» che sono stati punti di riferimento per gli uomini del secondo millennio, e continuano a esserlo per chiunque oggi avverta l’esigenza di attingere alla freschezza delle verità più profonde.
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Nella varietà dei suoi linguaggi – da quelli più scientifici dei corsi accademici, a quelli appassionati delle omelie, fino a quelli più intimi delle lettere e dei diari – questa antologia raccoglie le tracce del costante rapporto di Bonhoeffer con la parola di Dio, in un cammino continuo eppur sempre in evoluzione, dove alla riflessione del giovane teologo si aggiunge la ricerca del cristiano che, interpellato dalla tragica realtà della Germania nazista e della guerra, si interroga sul “Che fare?”.
Tale domanda, agli occhi di Bonhoeffer, trova risposta nella responsabilità di portare un annuncio in grado di illuminare le coscienze. La testimonianza e l’obbedienza alla Parola, vissute radicalmente in prima persona fino al martirio, avvalorano e connotano come cristiano questo annuncio.
ISBN 978-88-315-5591-3
229E 67