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A tu per tu con il Signore
indice
… DON ETTORE CANNAVERA A tu per tu con…
Barbara Corsano ............................................ 3
CHI SONO IO? Io - Tu - Noi
Franca Feliziani Kannheiser ................... 4
RAGAZZI IN CERCA DI SÉ Bibbia nella vita
Tonino Lasconi .................................................. 6
#ECCOMISONOIO! Musica e fede
Matteo Zambuto .............................................. 8
CORNICI IDENTITARIE Infosfera e Vangelo
Marco Sanavio ................................................. 10
<<DOVE SEI?>> : TROVARE DIO E TROVARSI IN DIO Bibbia nell’arte
Barbara Aniello ................................................ 12
UNA STORIA DA SCRIVERE Test
Maria Teresa Panico .................................... 14
IL DONO DI DIO Celebrazione
Francesca Langella ...................................... 15
UNA DONNA SPECIALE CHIARA CORBELLA Testimone
Fernanda Di Monte ....................................... 16
Alla ricerca di me. Può cercare
«Chi sono io?» un ragazzino che vive una fase di fluidità, cambiamento, incertezza? Per gli adulti non è facile sintonizzarsi con i nuovi ritmi, ma proprio ora è più necessario offrire contenimento e rispetto verso «la parola nuova» che ciascun ragazzo rappresenta (Io - Tu - Noi). Si orientano i ragazzi, alla luce di alcuni personaggi biblici, ad aprirsi alla vita e a Dio, per scoprire il progetto, che il Signore ha su di lui/ lei, e le proprie competenze, qualità, attitudini, per svilupparle (Bibbia nella vita). Al ritmo di tre canzoni colgono che la ricerca di sé nasce da un profondo desiderio di verità, di bellezza e di libertà: la vita è una sfida da affrontare, credendo in se stessi e andando alle radici dell’«io»! (Musica e fede). Sulla scia di Maria possono aderire al progetto di Dio su di loro per realizzarsi (Bibbia nell’arte). Con i laboratori sul digitale acquisiscono consapevolezza di come si presentano agli altri, dei loro punti di forza e di fragilità; e comunicano aspetti della loro identità percepita (Infosfera e Vangelo). Illuminante è la scelta di don Ettore, che condivide la vita con i ragazzi del carcere in una comunità, certo delle grandi potenzialità di bene, donate da Dio a ogni persona, da far crescere, dando fiducia (A tu per tu con…). Segno di piena dedizione è la scelta di Chiara Corbella che dona la vita per far nascere il figlio (Testimone). «E tu cresci ogni giorno attraverso le tue decisioni di vita? Verificati con il Test. Nella Celebrazione lasciati incontrare da Gesù, per dissetarti alla fonte della vera vita e della gioia».
Attenti ai ragazzi (12-16 anni), che soffrono un senso di solitudine e di abbandono delle famiglie, si intende orientarli a costruirsi un’identità equilibrata e sociale, nella libertà e responsabilità, sulla scia di Gesù e dei suoi amici/testimoni (influencer). L’utilizzo dei diversi linguaggi, che li coinvolge da protagonisti, rende il percorso fruibile nella catechesi, nei ritiri, nei campiscuola, e a scuola.
TEMA: #dameaTe 1. Solo?! Brrr 2. Alla ricerca di me 3. Mi voglio bene 4. Mi specchio 5. Io nel mondo 6. Libertà cercasi 7. Io più gli altri 8. Mi fido di te
… DON ETTORE CANNAVERA
A tu per tu con…
Barbara Corsano barbara.corsano@gmail.com
Ciao don Ettore, scegli 3 parole per presentarti.
R. Accoglienza, crescita culturale, mettere a frutto le proprie capacità, rispetto.
Conoscersi e capire il proprio progetto di vita è un’avventura difficile: anche per te è stato così?
R. Ho capito il mio progetto di vita gradualmente, grazie anche alla presenza di persone che mi hanno aiutato a scoprirlo. All’età di 1314 anni sono entrato in seminario con l’idea di diventare prete, ma era un progetto generico: voleva dire «fare la Messa», amministrare i sacramenti… Diventato sacerdote a 23 anni, sono andato a Roma e lì ho scoperto il Vaticano con le sue incongruenze… Ritornato in Sardegna, sono stato chiamato a fare il cappellano in carcere. Lì la mia vita è cambiata e ho pensato di accogliere i ragazzi del carcere. Essi, dalla prima infanzia, non hanno maturato un progetto di vita; hanno frequentato la scuola, crescendo anche culturalmente. Ma a nessuno di loro è stato chiesto: «Che progetto hai per la tua vita? Come vuoi spendere le tue capacità professionali, affettive, relazionali, artistiche…?». Il mondo spinge a guadagnare per arricchirsi. Non è questa la strada migliore, perché mette in contrapposizione con gli altri. Ho fondato, dunque, 30 anni fa la comunità «La Collina», con l’aiuto delle Istituzioni, della Regione, degli amici.
Con la comunità «La Collina» intendi offrire un’alternativa ai giovani condannati da un Tribunale: che rapporto hai con loro?
R. Un rapporto di grande accoglienza: li accolgo nella loro umanità, quasi prescindendo dai reati commessi. Vivo con loro ed essi dormono accanto alla mia camera; mangiamo insieme, decidiamo insieme come in una famiglia; facciamo le pulizie insieme, il lavoro nell’orto… Ecco la diversità dal carcere, che è una struttura di controllo! A volte passo notti in bianco con i ragazzi in crisi. Per questo preferiamo chiamarci non educatori, ma operatori di accoglienza e di condivisione. Nel condividere la vita i ragazzi entrano in relazione profonda e autentica con noi.
Incontri il disagio giovanile sotto diverse forme: quali cause lo genera e cosa/chi lo può guarire?
R. «Devianti non si nasce ma si diventa». Dio fa nascere tutti con forti potenzialità. Tutto dipende dai primissimi giorni di vita: se la mamma ci stringe a sé o ci rifiuta, e se dalla prima infanzia si stabiliscono relazioni – con i genitori, gli insegnanti, il parroco, i catechisti, l’allenatore sportivo – che fanno emergere le nostre risorse creative. Io parto da un’antropologia positiva, biblica che vede l’essere umano orientato al bene e alla giustizia. Se questo manca, non è lui del tutto responsabile. Lo è quando diventa grande. I primi responsabili siamo noi adulti! Occorre aiutare gli adolescenti a far emergere il positivo, altrimenti cercheranno la realizzazione nel negativo, per sentirsi apprezzati.
Quale consiglio daresti ai ragazzi per scoprire chi sono chiamati ad essere?
R. Controllare ciò che arriva dal mondo esterno e dai media. L’incidenza educativa è della famiglia per il 10%, della scuola (se ci vanno) per un altro 10%, del mondo esterno e della strada per il restante 80%. Soprattutto occorre vivere il silenzio, liberandosi dal frastuono. Orientarli ad ascoltare la musica che è dentro di loro, per scoprire che la ricchezza maggiore è in loro.