Dott claudio puppo

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Presenta



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PER UNO SPORT SENZA OSTACOLI di Claudio Puppo Segretario Consulta Regionale Handicap - Regione Liguria Vice Presidente Nazionale ANGLAT Prima di entrare nel vivo della relazione, voglio presentarmi, non tanto per elogiare la mia persona (cosa che non è nel mio stile) ma solo per meglio far comprendere il punto di vista di una persona che sta ‘tranquillamente seduta’. Chi è Claudio Puppo? Classe 1963, dall’11 febbraio 1992, vivo tranquillamente sulla mia sedia a ruote (paraplegia) a causa di un incidente sportivo (salto dal trampolino con gli sci). Padre di Jacopo (un bel ragazzo di 12 anni), Segretario dal 1997 della Consulta Regionale per l’Handicap, attualmente Vice Presidente Nazionale dell’ANGLAT – Associazione Nazionale Guida Legislazione Andicappati Trasporti (sono stato Presidente Nazionale dal 2000 al 2011), tra il 2008 e il 2011 ho ricoperto la carica di Vice Presidente del FID – Forum Italiano sulla Disabilità (unico organismo che rappresenta l’associazionismo delle persone disabili nella U.E.), ho fondato nel 1997 assieme a due amici l’unica squadra ligure di basket in carrozzina (sono ancora uno degli atleti che la compongono) e …. SONO UNA PERSONA. E ora le ragioni del perché scrivo che sono UNA PERSONA e non un disabile – handicappato – diversamente abile – ecc: se, davvero, vogliamo che lo sport non abbia nessun ostacolo, dobbiamo iniziare a rivedere la nostra cultura, in quanto l’inclusione dell’”ALTRO” è alla base di ogni rapporto/confronto umano. Per questa ragione, sottolineiamo sempre che prima di essere …diversi …. siamo delle persone. IN QUESTO MONDO DI …. così recitava una canzone di Antonello Venditti…. ma realmente in quale mondo viviamo ? (alcune foto chiariscono meglio il mio concetto)

Viviamo in un mondo che contrappone uno sperpero di ricchezza (tecnologia gettata al macero) alla povertà che non viene “vista” dal cittadino medio. Basta pensare ad oggi, 16 novembre 2013, molti adolescenti “supplicano” i genitori di acquistare l’ultimo modello dello smartphone (e i genitori troppo spesso acconsentono giustificando che non vogliono farli sentire diversi) quando ci sono PERSONE che vivono ai margini delle nostre città, senza avere nemmeno un “tozzo di pane”.


Il nostro sport è malato, perché va contro il pensiero di “De Coubertin”, e troppo spesso sentiamo parlare dai midia di discriminazione e razzismo. Ma discriminazione e razzismo non è solo quello di alcuni “stupidi” che gridano slogan che dovrebbero essere decisamente censurati, ma è anche quello messo in atto da alcune società sportive che ESCLUDONO persone “diverse” dai propri atleti.

Rammento con dolore un caso dello scorso anno: la Società Sportiva LOANO BASKET ha chiesto alla madre di un ragazzo disabile di incentivare all’attività sportiva il fratello sano e di ritirare il figlio disabile perché … faceva perdere tempo! Anche se abbiamo precisato che a questo ragazzo sarebbe bastato mettersi in un angolo e fare passaggi con la palla, abbiamo evidenziato alla Commissione del Consiglio regionale che ha seguito il caso, che nello statuto della Società Loanese, era precisato che mai avrebbero discriminato ed allontanato persone “diverse”, come i ragazzi disabili, immigrati ecc. Quello che più ci ha addolorato è che, ENTI SPORTIVI IMPORTANTI; abbiano accolto la tesi della Società sportiva, discriminando un proprio tesserato. Ma qual’è lo sport vero?

Sicuramente questo dimostrato dal grande Didi Pelè,…. ma anche questo….

… quello che ogni ragazzo, con o senza scarpe, gioca in tutto il mondo. Lo SPORT UNISCE, AGGREGA, INSEGNA A METTERSI IN CONFRONTO, PRIMA CON SE STESSI E DOPO CON GLI ALTRI. Chi è più capace emerge e chi è meno dotato … si diverte e si mette in “gioco” comunque. Lo sport vero prevede e promuove il rispetto del compagno o dell’avversario in ogni sua fase! Ma non dobbiamo dimenticare che i veri CAMPIONI non sono i vari Ronaldo, Maradona &C., ma persone come questa ragazzina … che, con il suo sorriso disarmante, esprime immensa gioia e volontà di vivere.

Troppo spesso, quando vedo dei ragazzini poveri, extracomunitari, di etnia rom, ai semafori delle nostre città a chiedere l’elemosina o a lavare i vetri delle auto, mi chiedo…. DOV’E’ LO SPORT, anzi, il MONDO SPORTIVO? IL CONI, IL CIP, LE SOCIETA’ SPORTIVE, CHI SI OCCUPA DI INCLUSIONE, LE ISTITUZIONI, IL MONDO DELLA SCUOLA …. TUTTI NOI, INIZIANDO DA ME, non dovremmo


intervenire e coinvolgere questi giovani nati per caso in altri luoghi o in situazione di degrado sociale? Nessuno di noi saprà mai se quel ragazzino al semaforo, avrebbe potuto diventare o, ancora, potrebbe diventare un nuovo PELE’ (cito sempre Pelé perché è l’ultimo campione che non abbia mai avuto problemi diversi). E invece, anzichè chiederci come mai si trova all’angolo della strada, lo ignoriamo, cosi come la nostra “SOCIETA’ MODERNA” tramite pubblicità subdole e stupide, ci insegna a ignorare il diverso e ad apprezzare esclusivamente la bellezza e la ricchezza. Ma quali sono gli stereotipi che anche il mondo dello sport lascia passare? “Se vuoi giocare bene ti servono delle scarpette molto speciali e costose, se non le hai ti sei escluso già da solo, se non paghi …. non giochi …. guarda i grandi campioni quanto guadagnano …. imita in tutto il tuo campione, vesti come lui, taglia i capelli come lui …. annulla te stesso per essere sempre di più come lui” SCUSATE, MA CON QUESTA KULTURA (con la K come una condizione oncologica) IO … NON CI STO!!! Ritengo che la scuola e il mondo che gira intorno allo sport debbano essere i veri motori della “giusta cultura”, dove non si sminuisce la propria personalità, dove si insegna a fare squadra, dove si esalta la diversità come ricchezza, dove l’inclusione dell’altro è la forza del gruppo, dove si insegna che i grandi Maradona, Ronaldo & C, non sarebbero stati nessuno se non ci fosse stato un team a supportarli. Bisogna educare “il cittadino medio” all’inclusione e sostenere soprattutto le famiglie dove vivono bambini/ragazzi disabili, in quanto, molte volte, la prima “discriminazione” nasce INVOLONTARIAMENTE all’interno delle famiglie stesse (leggi ragazzi non stimolati a socializzare, famiglie che accolgono le richieste dei docenti non preparati, che richiedono l’esonero del ragazzo disabile da attività scolastico – sportive – culturali, ecc) Ma cosa ci dicono le Istituzioni? Non tanto i nostri politici che ci tormentano da anni su un ballo a luci rosse o sulla decadenza dal Senato di un condannato ultrasessantacinquenne (definizione usata per le certificazioni di invalidità di chi ha più di 65 anni), parlo delle vere istituzioni, quelle mondiali! Ebbene, di seguito Illustro alcune parti salienti di due convenzioni dell’ONU. In questi articoli si parla di disabilità, ma il criterio di inclusione, riguarda tutta l’infanzia e/o il “diverso”. ************************


La Convenzione ONU sui Diritti dell'Infanzia Art. 23 Gli Stati parti riconoscono che i fanciulli mentalmente o fisicamente handicappati devono condurre una vita piena e decente, in condizioni che garantiscano la loro dignità, favoriscano la loro autonomia e agevolino una loro attiva partecipazione alla vita della comunità. Gli Stati parti riconoscono il diritto dei fanciulli handicappati di beneficiare di cure speciali e incoraggiano e garantiscono, in considerazione delle risorse disponibili, la concessione, dietro richiesta, ai fanciulli handicappati in possesso dei requisiti richiesti, e a coloro i quali ne hanno la custodia, di un aiuto adeguato alle condizioni del fanciullo e alla situazione dei suoi genitori o di coloro ai quali egli è affidato. In considerazione delle particolari esigenze dei minori handicappati, l'aiuto fornito in conformità con il paragrafo 2 del presente articolo è gratuito ogni qualvolta ciò sia possibile, tenendo conto delle risorse finanziarie dei loro genitori o di coloro ai quali il minore è affidato. Tale aiuto è concepito in modo tale che i minori handicappati abbiano effettivamente accesso alla educazione, alla formazione, alle cure sanitarie, alla riabilitazione, alla preparazione al lavoro e alle attività ricreative e possano beneficiare di questi servizi in maniera atta a concretizzare la più completa integrazione sociale e il loro sviluppo personale, anche nell'ambito culturale e spirituale. Art. 31 Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica. Gli Stati parti rispettano e favoriscono il diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla vita culturale e artistica e incoraggiano l'organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati di divertimento e di attività ricreative, artistiche e culturali.

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La Convenzione ONU sui diritti delle persone disabili Articolo 30 Partecipazione alla vita culturale e ricreativa, agli svaghi ed allo sport 1. Gli Stati Parti riconoscono il diritto delle persone con disabilità a prendere parte su base di uguaglianza con gli altri alla vita culturale e adottano tutte le misure adeguate


a garantire che le persone con disabilità: abbiano accesso ai prodotti culturali in formati accessibili; abbiano accesso a programmi televisivi, film, spettacoli teatrali e altre attività culturali, in formati accessibili; abbiano accesso a luoghi di attività culturali, come teatri, musei, cinema, biblioteche e servizi turistici, e, per quanto possibile, abbiano accesso a monumenti e siti importanti per la cultura nazionale. 2. Gli Stati Parti adottano misure adeguate a consentire alle persone con disabilità di sviluppare e realizzare il loro potenziale creativo, artistico e intellettuale, non solo a proprio vantaggio, ma anche per l’arricchimento della società. 3. Gli Stati Parti adottano tutte le misure adeguate, in conformità al diritto internazionale, a garantire che le norme che tutelano i diritti di proprietà intellettuale non costituiscano un ostacolo irragionevole e discriminatorio all’accesso da parte delle persone con disabilità ai prodotti culturali. 4. Le persone con disabilità hanno il diritto, su base di uguaglianza con gli altri, al riconoscimento ed al sostegno della loro specifica identità culturale e linguistica, ivi comprese la lingua dei segni e la cultura dei sordi. 5. Al fine di consentire alle persone con disabilità di partecipare su base di uguaglianza con gli altri alle attività ricreative, agli svaghi e allo sport, gli Stati Parti adottano misure adeguate a:

incoraggiare e promuovere la partecipazione più estesa possibile delle persone con disabilità alle attività sportive ordinarie a tutti i livelli; garantire che le persone con disabilità abbiano la possibilità di organizzare, sviluppare e partecipare ad attività sportive e ricreative specifiche per le persone con disabilità e, a tal fine, incoraggiare la messa a disposizione, su base di uguaglianza con gli altri, di adeguati mezzi di istruzione, formazione e risorse; garantire che le persone con disabilità abbiano accesso a luoghi che ospitano attività sportive, ricreative e turistiche; garantire che i minori con disabilità possano partecipare, su base di uguaglianza con gli altri minori, alle attività ludiche, ricreative, agli svaghi ed allo sport, incluse le attività previste dal sistema scolastico; garantire che le persone con disabilità abbiano accesso ai servizi forniti da coloro che sono impegnati nell’organizzazione di attività ricreative, turistiche, di tempo libero e sportive.

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E cosa dice l’Unione Europea?


Condivido molto la relazione di Jacques Blanc (Sindaco di La Canourgue) da cui estrapolo alcuni spunti molto interessanti.

Lo sport, attività ricreativa per le persone con disabilità Definizione del contesto richiama l'attenzione sul fatto che nell'Unione europea il numero di persone con disabilità è stimato a 80 milioni, pari a circa il 15 % della popolazione. Le persone a mobilità ridotta rappresentano, secondo le stime, oltre il 40 % della popolazione; sottolinea che, di fronte all'acuirsi del rischio handicap tra gli anziani e a causa del generale incremento delle malattie croniche, il numero di persone portatrici di handicap potrebbe aumentare. Le regioni europee dovranno di conseguenza affrontare in futuro a nuove sfide; richiama l'attenzione sul fatto che non esiste una definizione comune di handicap valida in tutta l'Unione europea e che le definizioni giuridiche di questa nozione sono state oggetto di numerosi dibattiti e di interpretazioni semantiche diverse. L'handicap è un fenomeno complesso e un'esperienza dalle molteplici dimensioni, frutto dell'interazione tra le caratteristiche fisiche, mentali e psichiche del soggetto, nonché delle condizioni sociali in cui vive; ritiene che i portatori di disabilità, pur non essendo di per sé penalizzati, possano comunque ritrovarsi esclusi in quanto molte persone non sanno come accoglierli ed inserirli nelle attività e nelle strutture sportive rileva una mancanza di conoscenze e la presenza di idee errate riguardo ai reali effetti degli handicap, e sottolinea la necessità di porre l'accento sulle "capacità" da poter considerare nel contesto delle prestazioni sportive; riconosce il valore e l'importanza dello sport per persone con disabilità e il suo effettivo contributo alla realizzazione degli obiettivi strategici dell'UE, soprattutto nell'ambito della strategia Europa 2020; pone in rilievo il fatto che lo "sport per persone con disabilità" copre un'ampia gamma di attività, che vanno dallo sport d'élite allo sport come attività ricreativa, e dall'educazione fisica adattata ai processi di rieducazione tramite lo sport, e l'ampiezza di tale gamma è pari, se non addirittura superiore, alla complessità di definire il termine "sport". Ed è questa una delle ragioni per cui nelle varie regioni d'Europa ne esistono definizioni diverse; riconosce che le autorità nazionali e gli enti regionali e locali possono, nell'ambito delle competenze e delle possibilità finanziarie proprie a ciascuno di questi livelli, svolgere un ruolo importante nello sviluppo dello sport per le persone con disabilità, per quanto concerne in particolare la promozione e gli investimenti nelle infrastrutture sportive e nelle attività sportive a lungo termine; sottolinea inoltre la necessità di garantire fondi da destinare a progetti per quelle regioni in cui le infrastrutture scolastiche e le altre infrastrutture del settore educativo sono scarsamente sviluppate e per i bambini con disabilità non vi sono possibilità di praticare sport;


ribadisce il ruolo specifico svolto dagli operatori del settore dello sport per persone con disabilità al fine di sfruttare la capacità dello sport di favorire l'inclusione sociale, l'integrazione e le pari opportunità; sottolinea che, in molti casi, lo sport per persone con disabilità sembra menzionato in modo specifico solo nel contesto dell'inclusione sociale. Chiede che si operi per quanto possibile una distinzione tra le diverse dimensioni dello sport per persone con disabilità, che può riguardare lo sport d'élite o come attività ricreativa, l'educazione fisica, le possibilità di educare e formare attraverso lo sport, l'attività fisica adattata, la rieducazione tramite lo sport o attività sportive con finalità terapeutiche specifiche; sottolinea che può risultare necessario rivolgersi ai singoli gruppi di destinatari tenendo conto delle loro capacità, delle loro categorie di età e delle loro condizioni sociali; risulta in particolare necessario avvicinarsi ai giovani e sostenerli. A tale riguardo, l'accessibilità dei trasporti costituisce un problema importante da risolvere a livello locale e regionale. Sarebbe opportuno sostenere l'offerta di un'informazione di qualità, accessibile e aggiornata periodicamente affinché i diversi gruppi di destinatari possano essere informati in permanenza riguardo all'offerta sportiva a cui possono accedere; sottolinea che i genitori svolgono un ruolo primario nell'incoraggiare i giovani a partecipare ad attività sportive e che i volontari costituiscono la colonna portante di questo settore. Pertanto è necessario fare opera di sensibilizzazione riguardo all'importanza del volontariato e di creare piattaforme per reclutare e formare i volontari, nonché di introdurre misure volte a riconoscere e compensare il loro contributo; richiama l'attenzione sul fatto che alcuni gruppi della popolazione sono oggetto di una doppia o tripla discriminazione se sono portatori non di uno, ma di più handicap, oppure provengono anche da un contesto migratorio o da una minoranza, o sono vittime di esclusione sociale legata all'omofobia o al sesso. È opportuno garantire a tutti un sostegno e pari opportunità di accesso alle attività sportive; sulla base di alcuni esempi raccolti, constata che l'approccio che coniuga il turismo allo sport come attività ricreativa per tutti costituisce un buon modo per stabilire un primo contatto con lo sport per le persone con disabilità nella prospettiva di incrementare il tasso di pratica sportiva e di sensibilizzare il grande pubblico alle capacità dei portatori di handicap. sottolinea che tutti gli studenti dovrebbero aver accesso all'educazione fisica e sportiva, e che un handicap non dovrebbe rappresentare un ostacolo all'inserimento nei programmi sportivi scolastici. Spesso è proprio a scuola, durante le lezioni di educazione fisica, che si cominciano ad apprezzare le attività sportive e ci si appassiona a una disciplina; lo stesso vale per un portatore di disabilità. Inoltre, l'ambiente sportivo a scuola consente di educare gli studenti privi di disabilità e di sensibilizzarli alle capacità dei loro compagni. In questo contesto sarà opportuno promuovere in special modo l'introduzione di "programmi sportivi accessibili a tutti". L'idea di un'integrazione al contrario, che consiste nell'inserire atleti privi di disabilità nella pratica sportiva destinata ai portatori di disabilità è un buon esempio che consente di cambiare atteggiamento nei confronti delle capacità degli altri atleti. Vanno al contempo sostenute e intensificate le iniziative in cui la pratica sportiva è condivisa. A tal fine è essenziale fornire un'educazione e una formazione specifiche agli insegnanti di


educazione fisica e offrire ai genitori che abbiano figli con disabilità un accesso all'informazione sulle diverse attività sportive disponibili;

***************** Va da sé che la prima azione forte che dobbiamo fare è cambiare la nostra cultura andando in controtendenza agli stereotipi proposti dalla pubblicità e dai mass media. Solo con l’inclusione di tutti, si potrà parlare di società civile. Molti progetti, proposte, disegni di legge, che seguono questo “pensiero” stanno stimolando, attraverso lo sport, l’inclusione, si parla di aprire le palestre delle scuole ai ragazzi del quartiere, di andare dove vivono ragazzi emarginati (campi rom, baracche, ecc) invitandoli a “giocare” con gli altri ragazzi, stimolare la frequenza scolastica, utilizzare e stimolare il volontariato per garantire continuità ai progetti ludico-sportivi; stimolare le società sportive all’inclusione di soggetti socialmente deboli, in definitiva far diventare lo sport come primo momento di inclusione reale. Ma è triste essere consapevoli che, molte persone, difficilmente riescono ad abbinare la parola handicap ad una disciplina sportiva. Ritengo che, nel prossimo futuro, gli eventi mondiali come le olimpiadi dovrebbero includere anche le discipline praticate dalle persone disabili, in modo tale che si tratti di un UNICO GRANDE EVENTO. Ora, con alcune foto, presenterò diverse discipline sportive, molte delle quali sono paralimpiche. TIRO CON L’ARCO (si tratta del mio amico di Reggio Emilia, Fabio Azzolini) HOCKEY SU GHIACCIO HOCKEY IN CARROZZINA RUGBY IN CARROZZINA ATLETICA (corsa in carrozzina) ATLETICA (corsa non vedenti) ATLETICA (corsa per disabilità motorie diverse) ATLETICA (salto in lungo) ATLETICA (salto in alto)


MOTOCICLISMO SUBACQUEA (per non vedenti) SUBACQUEA (disabili motori) BASKET (disabilità psichiche) FREE STYLE PARACADUTISMO E PARAPENDIO PALLAVOLO CALCIO (non vedenti) TORBALL (non vedenti) TENNIS (disabili motori e psichici) TENNIS TAVOLO (non vedenti) TENNIS TAVOLO (disabili motori) SCHERMA (disabili motori e sensoriali) ARRAMPICATA (disabili motori, psichici e sensoriali) SPORT INVERNALI (discesa – disabili motori) SPORT INVERNALI (fondo – disabili motori) SPORT INVERNALI (discesa – non vedenti) CANOTTAGGIO (non vedenti) CANOTTAGGIO (disabili motori) ARTI MARZIALI (non vedenti – disabili psichici) CICLISMO (non vedenti – disabili motori e psichici) CICLISMO (non vedenti – psichici) NUOTO (disabili motori - psichici – non vedenti)


NUOTO (disabili motori - psichici – non vedenti PILOTAGGIO DI AEREI (disabili motori) BASKET (disabili motori) Questi, sono SOLO ALCUNI DEGLI SPORT PRATICATI dalle persone disabili. Ora permettetemi di presentare alcuni AMICI e VERI CAMPIONI LIGURI CLAY CLAUDIO REGAZZONI (campione di Formula 1 – scomparso il 15 dicembre del 2006) È stato uno tra i primi sportivi a dare visibilità allo sport per disabili

ANDREA CASTAGNETO (Disabile motorio – Campione Italiano di nuoto e atleta di basket in carrozzina) ANDREA CADILI (non vedente – Campione Italiano di nuoto) MASSIMO GUATELLI (disabile motorio - atleta della nazionale di rugby in carrozzina) SIMONE CAPELLI (disabile motorio – campione italiano di sollevamento pesi) CARBONE MARCO & MANRICO GIANNELLI (allenatore e vice allenatore della squadra ligure di basket in carrozzina) FILIPPO CARROSSINO (atleta della squadra ligure di basket in carrozzina e componente della Nazionale maggiore)


BASKET – Genova quella “sporca dozzina”: Roberto Scagnoli, Antonio Serio (Cap), Andrea Stefan, Daniele Pedemonte, Manrico Gianelli, Claudio Puppo, Alessio Marchelli, Mattia Sala, Matteo Fiorino, Andrea Castagneto, Nicolò Arena, Andrea Giaretti, Filippo Carossino, Aluis Salà, Marco Barbagelata, Maurizio Scicchitano. e poi … c’è LUI

VITTORIO PODESTA’ & la moglie BARBARA CAMPIONE DEL MONDO DI HANDY BYKE ANNO 2013 (oltre a mote altre vittorie, e medaglie olimpiche) TUTTI QUESTI MIEI AMICI, COME GLI ATLETI DEGLI SPORT CHE HO SOPRA PRESENTATO, PRIMA DI ESSERE DEI CAMPIONI SPORTIVI SONO

CAMPIONI DI VITA


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