ANNO 2 - N° 1 - Febbraio 2015 - Magazine di cultura, informazione e tempo libero - Poste Italiane - Spedizione in abbon. postale - D.l. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 N°46) art.1 comma 1 D.C.B. - GENOVA - nr. 594 anno 2006
FEBBRAIO 2015
LIGURIA NEL CUORE, amore e “volontà”
Quando la Liguria chiama le passioni si svegliano!
CHARLES GARNIER A BORDIGHERA
celebra la sua patria d’adozione
Avogadro
Incontro con il Sindaco di Alassio
la cultura al femminile a Ventimiglia Da Apronia Marcella a Rita Levi Montalcini, le ventimigliesi raccontano storie di donne del passato e del presente
Rivista realizzata con l a c o l l a b o r a z i o n e d i :
Sommario
numerodifebbraio2015 PonenteMagazine L
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a Bordighera
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la cultura al femminile
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come Alassio, A come Avogadro
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evante Ligure “In-Let City Store”
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dell’arte Ligure
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da Philadelphia a Monaco
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il ventennale del re porcino
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Sapori dimenticati: l Bugiandu
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del Presepe e Pinacoteca Civica
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Charles Garnier
Ventimiglia celebra A L
Presepi, meraviglia Grace Kelly Calizzano,
i Imperia: uno strano Museo Febbraio 2015
ANTENNABLU
Studio di registrazione Via Giardini Rodari 6a Tel. 0106509232
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FEBBRAIO 2015 ANNO 2 - N° 1 - Febbraio 2015 - Magazine di cultura, informazione e tempo libero - Poste Italiane - Spedizione in abbon. postale - D.l. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 N°46) art.1 comma 1 D.C.B. - GENOVA - nr. 594 anno 2006
La Liguria da guardare.
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iguria nel Cuore, amore e “volonta””.
LIGURIA NEL CUORE, AMORE E “VOLONTÀ”
Quando la Liguria chiama le passioni si svegliano!
CHARLES GARNIER A BORDIGHERA
celebra la sua patria d’adozione
AVOGADRO
Incontro con il Sindaco di Alassio
LA CULTURA AL FEMMINILE A VENTIMIGLIA Da Apronia Marcella a Rita Levi Montalcini, le ventimigliesi raccontano storie di donne del passato e del presente
e Liguria magazine
LIGURIA NEL CUORE, amore e “volonta”’ Quando la Liguria chiama le passioni si svegliano!
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Foto di gruppo dei partecipanti alla mostra
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i è conclusa da poco la mostra di “LIGURIA NEL CUORE”, prima ospitata nell’atrio di Palazzo Ducale e poi nel salone al piano terra della Regione Liguria. Ha avuto un notevole successo, ed ha mostrato ai numerosissimi visitatori cosa si possa fare quando centinaia di persone partecipano volontariamente al raggiungimento di un risultato importante. L’organizzazione, modesta per i numeri dei coinvolti, ma molto efficace nel tessere il “tappeto” da mostrare al pubblico, ha avuto in una giovane immigrata, ormai completamente “rapita” e affascinata dalla Liguria, la “scintilla” che ha messo in moto la macchina... Bravi tutti i partecipanti, di una bravura non esclusivamente tecnica, ma più che esemplare nel leggere col “cuore” i particolari della ns/ terra. La mostra proseguirà nei prossimi mesi in viaggio da ponente a levante!
Liguria nel cuore
Portovenere, foto di Michela Catoni foto di Lorenzo Callerio Sestri Levante... Baia del Silenzio
Boccadasse, foto di Mauro Lauri
Castello Doria di Vernazza, foto di Davide Biggi
Massimo Andreani, Lago del Brugneto
Davide Fregosi, Levanto.. & sunset.
Laghetti di Rocchetta Nervina, di Andrea Sciarrone
Gianni Vai, Piazza Matteotti, Monterosso Carlotta Fortina, Case di Pegli
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e Liguria magazine
Sabrina Musante, Manarola
Albissola Marina., di Lorenzo Becce Lèvanto, foto di Davide Biggi
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Arciglione Francesco, San Rocco di Camogli
La casa di Cristoforo Colombo, foto di Simona Bianchera
Andrea Giana, Varazze
Michela Timperi, Dolceacqua
Liguria nel cuore
Vittorio Garatti, Golfo
Manarla, foto di Davide Biggi Bussana Vecchia, foto di Margherita Francesca Ficara
Franca Centonze - Camogli sotto la pioggia
Franca Centonze, Camogli
Manarola, foto di Michela Catoni
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Liguria magazine
CHARLES GARNIER A BORDIGHERA Busto di Charles Garnier.
L’ATTIVITA’ DEL CELEBRE PROGETTISTA DELL’OPERA DI PARIGI E DELLA SALA DEI CONCERTI DEL CASINO’ DI MONTE CARLO, NELLA LOCALITA’ LIGURE 6 INGENOVA Magazine
Liguria artistica di Angela Valenti Durazzo
«L
a simpatia per la mia cara Italia non si affievolisce, e ogni anno vado a cercarvi qualche ora di fede e coraggio per mettermi nel cuore e negli occhi qualche caldo raggio di colore». Così il celebre architetto francese Charles Garnier, progettista fra le altre cose de l’Opéra di Parigi «il progetto francese più ambizioso e costoso della seconda metà dell’Ottocento», della sala dei concerti del Casinò di Monte Carlo (chiamata appunto Salle Garnier), dell’osservatorio astronomico di Nizza (insieme a Gustave Eiffel) celebra la sua patria d’elezione, l’Italia, e implicitamente Bordighera, località nella quale risiederà per lunghi periodi regalando alla pittoresaca cittadina un’impronta personale, sotto il profilo intellettuale ed architettonico, che ancora oggi sopravvive. Nella località del ponente ligure, infatti, l’architetto parigino visse a lungo, realizzando fra le altre cose Villa Bischoffsheim, in seguito ribattezzata Villa Etelinda, l’odierno Municipio (da lui concepito come edifico scolatico), la Chiesa di Terrasanta con la bellissima facciata policroma ed il portale con lo stemma francescano (in parte eseguito dallo stesso Garnier), Villa Studio e, non ultima, la propria residenza, Villa Garnier, oggi proprietà delle Suore di San Giuseppe di Aosta. Garnier acquistò nel 1871 il terreno a picco sul mare su cui edificare la villa nella zona dell’Arziglia. In seguito per mantenere la vista che si godeva dal promontorio comprò gli
appezzamenti e le quattro ville confinanti. Realizzò inoltre un parco a terrazzo ricco di palme ed aranci che il De Amicis definì «la reggia delle palme». Una creatività, quella di Garnier in «Riviera», messa in mostra di recente anche nel Principato, nel corso dell’esposizione su Architettura, Urbanismo ed Urbanizzazione a Monaco Monacopolis realizzata dal Nouveau Musée National Monaco a Villa Sauber e Villa Paloma. Dai fasti dell’Opera di Parigi, e dalla profusione d’oro zecchino della vicina Salle Garnier del Casinò di Monte Carlo, alle ville di Bordighera il passo dunque è breve. La cosmopolita località, infatti, conserva un patrimonio edilizio, più personale forse, ma altrettanto straordinario dell’architetto che secondo la descrizione di uno stretto collaboratore si distingueva anche nell’aspetto fisico: «il cappello che s’intestardiva a indossare al contrario, la cravatta svolazzante annodata malamente, il colletto ripiegato che aveva una vaga rassomiglianza con una camicia da notte, gli stivaletti impolverati, la giubba da lavoro abbottonata sotto al collo, i lunghi capelli folti e rabbiosi, lo spregio dell’eleganza e delle pretese mondane, davano a Charles Garnier una fisionomia propria». Fisionomia e genialità che diedero vita a Villa Garnier che, con la sagoma bianca e le linee eleganti ma non sfarzose, sembra ricalcare l’anima pittoresca e poco artefatta della cittadina ligure percorsa nei secoli scorsi da molti illustri visitatori stranieri. «In questa Villa potrebbe essere girato un film su Garnier
Villa Garnier, particolare del giardino.
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– commentano Andrea Folli, architetto, e Gisella Merello, autori della monografia Charles Garnier e la Riviera – . Pare infatti che qui il tempo si sia fermato: la vegetazione lussureggiante del parco, i disegni dei collaboratori di Garnier nel vestibolo, le terrazze che dominano il promontorio, l’atmosfera ottocentesca, tutto è segno della presenza così importante per Bordighera di Garnier e della sua famiglia». Ed è proprio la famiglia uno dei motivi principali per cui Charles e la moglie Louise scelgono la località rivierasca per trascorrere lunghi periodi. Il figlio Christian, soprannominato Nino (che si spegnerà un mese solo dopo la morte del padre) è infatti cagionevole di salute e affetto da una forma di tubercolosi seguita ad un’influenza. I genitori, che già in precedenza avevano perso un figlio di meno di un anno, cercano quindi «con il dolce clima ligure, di contrastare l’inasprimento del male». E la scelta
Villa Garnier particolare dell’affresco del salone.
Qui sotto: Ritratto del figlio di Garnier. Nella foto a fianco: Georges Clairin (1872) Caricature di Garnier, vestibolo della Villa Garnier di Bordighera.
di Bordighera rende felice il giovane e talentuoso Nino che confessa in uno scritto «Devo benedire la mia malattia, che mi ha fatto allontanare da quell’odiosa Ecole centrale e mi ha mandato nella nostra villa di Bordighera che amo tanto e dove posso dedicarmi agli studi di mia scelta». Ma anche in quella zona, sebbene lontano dalla ribalta parigina, Garnier non smise mai di progettare. Nel periodo, infatti, in cui assunse la direzione dei lavori del teatro di Monte Carlo, raggiungeva il cantiere partendo ogni mattina da Bordighera, oppure soggiornando con la famiglia qualche giorno all’Hôtel de Paris. E la Liguria diventa luogo di frequentazione anche dei collaboratori ed amici pittori parigini. Gli affreschi e le caricature (tra cui quella di Garnier con pipa e corpo realizzato da un compasso, di Georges Clairin, e il ritratto del figlio Nino di Jules-Eugène Lenepveu) realizzati nel
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Liguria artistica
Qui a fianco: Paul Baudry - Ovale a soffitto del vestibolo (particolare). A fianco: il campanile di Villa Garnier; Andrea Folli e Gisella Merello, studiosi di Garnier. vestibolo della Villa di Bordighera, sono un prezioso «sigillo» del loro passaggio e dello spirito giocoso e cosmopolita degli ospiti di casa Garnier. «Dall’epoca in cui Garnier si stabilì a Bordighera, la cittadina subì notevoli trasformazioni per attrezzarsi a stazione invernale - spiegano ancora Andrea Folli e Gisella Merello che snaturarono, per certi versi il piccolo borgo che egli aveva originariamente conosciuto e del quale si era innamorato». Infatti la consorte Louise riporta preoccupata in uno scritto «giungemmo la prima volta a vivere nella nostra villa, nel gennaio 1875. Dopo l’inaugurazione dell’Opéra Bordighera contava quattordici stranieri, compresa la nostra famiglia. Ora ce ne sono almeno 1800. Non c’era che un albergo, ora se ne contano una quindicina». L’architetto dell’Opéra temeva infatti che «Bordighera divenisse una stazione mondana come stava accadendo nella vicina Monte Carlo» e, in considerazione dei flussi turistici che giungevano raccomandava «che la piana verso est diventi pure una città moderna; ma che a partire dal Capo, la natura pittoresca sia sempre rispettata». Ma l’amore per la località rivierasca e per l’Italia, che aveva frequentato in precedenza per lunghi periodi anche di formazione professionale, darà vita anche a Les motifs artistiques de Bordighera, opera contenuta all’interno della guida di Hamilton Bordighera in gennaio. Vademecum del Forestiere, pubblicata nel 1877. Gli verrà inoltre affidata la progettazione di una chiesa protestante nella vicina Ospedaletti per conto della Société Française Ligurienne, che però non sarà mai eseguita. Poco meno di vent’anni dopo, nel 1898, Garnier si spegne. La vedova, che oltre a lui perderà l’amato figlio Nino, riporta nelle proprie volontà «desidero che la villa resti il più possibile nelle medesime condizioni come se Charles, Nino ed io dovessimo ritornarci, un giorno, uniti tutti e tre...». Bordighera regala a questo principe dell’architettura ed al suo indiscusso talento, il monumento visibile nei giardini del Capo. Un altro busto dell’architetto dell’Opéra si trova ancora oggi accanto all’ingresso di Villa Garnier. Ce lo mostra con lo sguardo acuto e penetrante che lo contraddistingueva
e la capigliatura scarmigliata che sembra resa inquieta dal vento di mare di questo angolo di Liguria dove l’orizzonte si confonde con quello della vicina Monaco e della Costa Azzurra.
Paul Baudry - Ovale a soffitto del vestibolo.
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VENTIMIGLIA CELEBRA
LA CULTURA di Angela Valenti Durazzo
AL FEMMINILE
DA APRONIA MARCELLA A RITA LEVI MONTALCINI, LE VENTIMIGLIESI RACCONTANO STORIE DI DONNE DEL PASSATO E DEL PRESENTE
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Qui sotto la locandina voci di “Donne che leggono donne”. A destra in alto Alda Merini e sotto Edith Durham.
onne viaggiatrici, poetesse, scienziate, artiste vissute a Ventimiglia e nelle zone circostanti o celebrità di passaggio dalla “porta occidentale d’Italia”. Testimoni attente e colte del presente o del passato, che le ha viste spesso impegnate nel Grand tour, il viaggio che molti stranieri aristocratici ed artisti, fino agli inizi del ventesimo secolo, compivano in Italia lungo la direttrice Nizza-Genova. Voci di donne unite e legate da una città, Ventimiglia, intesa come località di “confine” e snodo tra diverse genti e nazioni, che anche attraverso i racconti al femminile sta riscoprendo la sua storia e la sua poesia. Così personaggi di epoche differenti come Beatrice di Tenda, nata nel castello di Tenda nel 1372, Edith Durham, Grace di Monaco, la scrittrice ventimigliese Marise Ferro o il premio nobel Rita Levi di Montalcini diventano protagoniste nel corso degli anni delle diverse edizioni di «Apronia Marcella e le altre. Voci e storie di donne per Ventimiglia», manifestazione giunta alla quinta edizione ed ideata da Daniela Gandolfi, conservatore del museo civico archeologico Girolamo Rossi, che si è svolta quest’anno il 14 marzo nella sala Emilio Azzaretti al Forte dell’Annunziata. «L’idea di celebrare l’universo rosa con un incontro di voci al femminile che evocassero altre voci femminili “intemelie” del passato più o meno recente mi ha colto improvvisamente – spiega Daniela Gandolfi nel catalogo della prima edizione dell’evento – poco dopo aver dato spazio all’Amore in Museo, in occasione della festa di San Valentino».
Julia Margheret Cameron, The Rosebaud ritrovo delle muse, 1865
Museo Civico Archeologico “Girolamo Sala “Emilio Azaretti”
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Apronia Marcella e le alt Voci e storie di donne per Vent V edizione
Donne che leggono D Ventimiglia, Forte dell'Annunziata venerdì 14 marzo 2014, ore 16.00
InGenova cultura Tutte le donne celebrate nella rassegna - italiane o straniere, solo di passaggio o trattenutesi per lunghi periodi a Ventimiglia e nelle rinomate località della riviera di ponente - concorrono a tratteggiare il profilo della città capoluogo dei Liguri intemeli e di una terra suggestiva cantata da poeti come Foscolo e Quasimodo. «Mi premeva anche far
conoscere – spiega ancora Daniela Gandolfi – attraverso figure femminili, il cui destino si era incrociato con quello di questa città, la potenza della sua storia e l’intensa, e per certi versi particolare, stratificazione di uomini, fatti, monumenti che ne costituiscono il suo pulsante passato. Fin dll’homo sapiens che trovò riparo nelle caverne dei Balzi Rossi, uno dei siti paleolitici più importanti d’Europa». Apronia Marcella, la donna che ha dato il titolo alla manifestazione, è vissuta nel centro romano di Albintimilium nel II secolo d.C. Moglie di Decimo Apronio Carico, di lei resta solo l’iscrizione tombale, conservata al museo civico archeologico Girolamo Rossi di Ventimiglia, che il consorte fece realizzare in suo ricordo. L’esistenza di Apronia Marcella simbolicamente ci apre verso quella di altre figure emblematiche, tratteggiate, attraverso la lettura dei brani delle loro opere, da docenti e personalità del ponente ligure. A leggere storie di donne nell’edizione appena conclusa, sono state, oltre alla stessa Gandolfi, Simona Alborno, Olimpia Gargano, Lorella Gavazzi, Viviana Pettirossi, Petra Possidoni, Paola Tiezzi, Emanuela Viale, tratteggiando fra gli altri i profili della scrittrice ventimigliese Denise Ferro; di Jane Eyre, personaggio creato da Charlotte Bronte; di Edith Durham, viaggiatrice inglese del diciannovesimo secolo affetta dalla depressione ma capace di descrivere e capire a fondo popoli e terre impenetrabili come l’Albania e i balcani; del premio nobel Rita Levi Montalcini e della poetessa del ‘900 Alda Merini. Ma sono moltissime le figure femminili descritte anche nelle precedenti edizioni. Tra queste non poteva mancare Grace Kelly con le sue celebri passeggiate oltre confine in occasione del mercato del venerdi, mecca dello shopping frontaliero che attira a Ventimiglia frotte di turisti da Italia e Francia. «La Principessa Grace non era insolita passare la frontiera anche negli anni sessanta col consorte e i figli – racconta Lilia de Apollonia nel catalo della prima edizione di Apronia Marcella e le altre – per acquistare in un negozio di Ventimiglia che oggi non esiste più, o vi mandava il segretario in cerca di un tipo di magliette che a Monaco non si trovavano. Poi, con i Principi diventati ragazzi, passavano la frontiera ed arrivavano fino a San Remo per pranzare o fare shopping, in locali che sono ormai solo il ricordo di una eleganza e di un lusso scomparsi».
Nella colonna di sinistra, dall’alto al basso: Rita Levi Montalcini, Grace Kelly e Marise Ferro.
Beatrice di Tenda
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INCONTRO CON IL SINDACO DELLA CITTÀ DEL SAVONESE. DALLA DESTAGIONALIZZAZIONE A UNA CITTÀ PIÙ VIVIBILE di Diana Bacchiaz
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n sindaco giovane e dinamico, a capo di una lista civica sostenuta dalla sinistra ma non solo. Il primo cittadino di Alassio ha viso sorridente e modi cordiali: parla con i cittadini, tutti lo fermano e lui non si nega. Questo sembra il segreto di Roberto Avogadro, che ha inaspettatamente sbaragliato tutta la destra. A maggio “A come Alassio” ha vinto ad Alassio. Com’è la sua lista? La mia è una lista molto eterogenea ma unita: un membro del Pd, un assessore della passata amministrazione Pdl, un altro consigliere uscente del Pdl, ora assessore al turismo, io che fino a qualche mese fa ero nella Lega Nord e molte persone prese dalla società civile. Una lista eterogenea e combattiva che ha messo ko Pdl e Lega Nord. Quali sono i suoi programmi per Alassio? Occorre rendere la città più vivibile per i nostri cittadini e di conseguenza per i nostri numerosi turisti. Quando dico “vivibile” intendo contrastare l’invadenza delle automobili e parlare di nuovi parcheggi, con l’obbiettivo di eliminare dalle nostre belle strade tutte queste auto incrementando l’uso delle biciclette. Urge una pista ciclabile, un sistema di bike sharing e di biciclette elettriche. Il secondo obbiettivo è la destagionalizzazione della città e la valorizzazione del comprensorio, cioè Garlenda col suo famoso golf, Albenga con il centro storico, Villanova borgo medievale con l’aeroporto e l’ippodromo: farli partecipi di un programma comprensoriale e farli vivere tutto l’anno. Abbiamo anche qui attorno tre belle frazioni sulla collina – Solva, Moglio, Caso –che devono poter usufruire del richiamo turistico della costa e diversificare la proposta. Il comprensorio è assolutamente una priorità. Cosa propone per tutto l’anno? Abbiamo studiato un programma per ogni mese dell’anno. Per esempio marzo mese dello sport, della vela, della bicicletta; april mese del turismo congressuale; maggio
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I protagonisti della politica mese della donna; giugno mese del turismo dedicato all’Inghilterra, che ha da sempre un grande rapporto con Alassio, vedasi la Library e la chiesa anglicana: l’obiettivo è far rivivere la cultura inglese con manifestazioni e rivisitazione di tradizioni e costumi, dal tè al whisky, un club inglese, film e autori inglesi e così via. Luglio sarà dedicato a un grande vento estivo balneare con una mostra di livello nazionale o internazionale; agosto mese della bellezza con il nostro concorso Miss Muretto, il concorso di bellezza più longevo e blasonato in Italia dopo Miss Italia. Nel 2012 poi abbineremo il concorso di bellezza con le celebrazioni per il suo ideatore, l’artista Mario Berrino, ad un anno dalla scomparsa. Settembre sarà il mese della cultura: con il nostro premio letterario “Un autore per L’Europa”, nato nel 1997. Quest’anno la vincitrice è stata Marta Morazzoni con La nota segreta. La particolarità di questo premio è che la giuria è composta da italianisti giunti da tutta Europa, il meglio che si possa avere proveniente dalle Accademie ed Università. Vi è anche un premio dedicato agli editori che si sono distinti sul mercato europeo. Quest’anno ha vinto Hoepli. C’è infine un altro premio per la diffusione culturale che quest’anno è andato a Giovanni Minoli. E la musica? Abbiamo un’importante collaborazione con l’orchestra sinfonica di Sanremo: d’estate concerti all’aperto, e d’inverno al palazzetto dello Sport con il nostro tradizionale concerto di Natale. Con loro collaboriamo anche per la diffusione della musica nelle scuole e per la conoscenza degli strumenti musicali, a cominciare dalla loro realizzazione. Proseguendo, ottobre sarà il mese della gastronomia, perché al buon cibo nessuno rinuncia, con le belle cene nei tanti ottimi ristoranti locali e poi i prodotti tipici, olio, pesto, baci di Alassio nei mercatini e le degustazioni. Nella collina retrostante si può arrivare a 1400 metri sul livello del mare in breve tempo. Come pensate di sfruttare queste alture? La collina è una nostra grande risorsa, la cornice ideale del nostro mare, una palestra all’aperto per 365 giorni all’anno dove praticare running, mountain bike, soft air, parapendio, escursionismo... e poi a meno di un’ora c’è Monesi con le sue piste innevate: sciare guardando il mare non ha prezzo!
CHI È ROBERTO AVOGADRO Roberto Avogadro nato ad Alassio il 14 Settembre 1954, politico e amministratore. Laureato in lettere con una tesi sui monaci benedettini dell’isola Gallinara. Sposato e con una figlia. Insegnante di Italiano, Storia e Geografia nelle Medie. Ha aderito alla Lega Nord nel 1991. Nel 1993 è stato eletto sindaco di Alassio e riconfermato nel 1997, mandato terminato nel 2001. Senatore della Repubblica dal 1996 al 2001 eletto con la Lega Nord. Giornalista sportivo nel settore motociclistico. Nel maggio 2011 è stato rieletto sindaco di Alassio alla guida di una lista civica appoggiata dal PD.
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TRE SECOLI DI STORIA ED ATTUALITA’ DI UNA
MERAVIGLIA DELL’ARTE LIGURE
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Liguria Artistica
di Leo Cotugno
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opo oltre cinque anni di laboriose ricostruzioni, ricerche minuziose ed estenuanti giornate vissute con supporti tecnici a tutto campo, una delle maggiori creazioni dell’arte presepiale genovese sarà visibile al pubblico in tutto il suo splendore. Già visitabile durante ogni stagione dell’anno, il Presepe di Imperia, all’interno della Pinacoteca Civica di Piazza del Duomo, vivrà una seconda giovinezza nel tradizionale periodo natalizio, al termine di due lunghissimi periodi di restauro durati rispettivamente cinque e due anni: il primo dal 2002 al 2007, il più recente tre, dal 2012 al settembre 2014.
UN CAPOLAVORO DEL MARAGLIANO
La straordinaria opera di intervento si deve all’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro di Roma, massima istituzione nazionale in materia, facente capo al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, fondato nel
IL PRESEPE DI IMPERIA FINALMENTE RIVIVE IN TUTTO IL SUO SPLENDORE DOPO OTTO ANNI DI RESTAURI
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e Liguria magazine
Il presepe si compone attualmente e si componeva da un precedente inventario datato circa 80 anni fa, 1934, di 113 pezzi, di cui 32 animali ed 81 soggetti umani. Le statuine dei personaggi sono quasi tutte strutturate in forma di manichini snodabili, sia negli arti superiori che in quelli inferiori, con parti a vista in legno scolpito o dipinto; rivestiti di con abiti in stoffa completati con inserti in tulle, paillettes, ricami e filati in argento. Particolare eccezionale sono le calzature in cuoio e le parti collegate tra loro con snodi a disco che consentono articolazioni».
IL RESTAURO
Il primo intervento “pilota”, come riferito poco sopra, su cinque statuine, oggetto anche di attività didattica volta agli allievi di vari settori, nella primavera del 2002. «Privilegiando il lavoro sui diversi materiali di cui le statuine si sostanziano. Il legno innanzi tutto, poi i tessuti, le paillettes, i ricami, il corredame in cuoio. Sorprendenti sono stati soprattutto i dati delle analisi, svolte in campo biologico, chimico e fisico, e rese ancora più difficili dalla complessa polimatericità delle statuine stesse: troppi per la competenza di un singolo operatore», continua la Bortolini . Ecco allora intervenire in aiuto i tecnici del Laboratorio Arakhne di Roma, capitanati personalmente da Claudia Kusch. Il completamento delle analisi e la prima parte dei lavori, svolti soprattutto sui tessuti, richiede un altro anno, la collaborazione più stretta è quella che si svolge a cura dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, con la presenza di ben sei laboratori, pronti anche ad analizzare ed intervenire sui manufatti ceramici e vitrei, su quelli in metallo ed infine sui completamenti in lega metallica.
LA SISTEMAZIONE
Al fine di riproporre il meraviglioso complesso presepiale in tutta la bellezza originaria, permettendo anche ai visitatori di Un suonatore.
1939 da Cesare Brandi. «Il primo intervento pilota è stato compiuto nel 2002 – spiega Fabiola Bortolini, della Soprintendenza per il Patrimonio Artistico ed Etno-antropologico della Liguria - su cinque delle statuine del Presepe di Imperia, tutte opera del genio di Anton Maria Maragliano, che nell’ultima parte della sua vita (17241739) soggiornò a Porto Maurizio, ospite del pittore genovese Francesco Bruno. Uno scorcio del presepe di Imperia con le statuine vestite secondo la moda genovese del ‘700.
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Liguria Artistica
ORARI DI VISITA
In concomitanza con le festività natalizie la Pinacoteca Civica ed il Museo del Presepe di Imperia modificheranno il loro orario di visita, ampliandolo: l’attuale orario invernale (da Settembre a Giugno) che prevede l’entrata il mercoledì, il sabato e la domenica dalle ore 16 alle 19, sarà esteso all’intera settimana, sempre nell’arco delle appena citate ore. Il 24 dicembre, vigilia di Natale, apertura dalle 21 alle 24. Per informazioni più dettagliate e prezzi dei biglietti di ingresso scrivere a cultura@comune.imperia.it o consultare il sito www.comune.imperia.it.
Un primo piano di un uomo con cappello a larga tesa. In alto a sinistra un simpatico paggio
osservare le statuine da distanza ravvicinata ed ambientarle con rimandi alla tradizione più tipicamente presepiale, sono stati destinati al Museo del Presepe di Imperia i locali del Salone degli Stucchi e del corridoio antistante, costituendo il nuovo nucleo della Pinacoteca Civica di Piazza del Duomo. La nuova bacheca che ospita il Presepe ha una forma asimmetrica, a pannelli vetrati e poggia su una base in tubolari meccanici: grazie a questo sofisticato meccanismo, è possibile mantenere l’umidità non superiore al 50 per cento e la temperatura a 20-24 gradi, evitando che il legno possa subire gonfiori o comunque danneggiamenti. La rivoluzionaria teca è stata ideata dall’architetto Paolo Redaelli di Milano e realizzata dalla ditta Permasteelisa Interiors di Treviso. «Nell’allestimento sono state anche inserite, dopo un accurato intervento di restauro a cura del Consorzio Recro di Roma, due tele settecentesche del pittore Francesco Bruno: la Natività e l’Adorazione dei Magi, tematicamente e stilisticamente affini al Presepe. L’apparato didattico comprende due grandi schermi posizionati nel corridoio che documentano ed approfondiscono, attraverso due filmati appositamente realizzati dalla Wodan Produzioni di Imperia, cosa significhi il recupero di un’opera d’arte e quale sia la storia del presepe».
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GRACE KELLY
DA PHILADELPHIA A MONACO SUCCESSO PER L’ESPOSIZIONE FROM PHILADELPHIA TO MONACO: GRACE KELLY KELLY, BEYOND THE ICON, INAUGURATA LO SCORSO OTTOBRE ALLA PRESENZA DI ALBERTO E CHARLENE DI MONACO AL MICHENER ART MUSEUM DI PHILADELPHIA, CITTÀ NATALE DI GRACE, E DA POCO CONCLUSA di Angela Valenti Durazzo foto © Palais Princier de Monaco
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l mito di Grace Kelly, celebrato nella città dove la grande favola della star hollywoodiana – musa di Hitchcock e poi principessa di Monaco – ebbe inizio, ha rappresentato una tappa particolarmente significativa ed attesa dell’esposizione itinerante inaugurata nell’estate del 2007 al Grimaldi Forum di Monaco e visitata in sei anni ed in molte capitali internazionali (tra cui Roma, ospite della Fondazione Memmo di Palazzo Ruspoli) da più di 800mila persone. Presenti all’inaugurazione Alberto e Charlene di Monaco. La principessa, che indossava un abito lungo bordeaux di Ralph Lauren, a sottolineare la continuità e la classe che unisce passato e presente, ha attirato le luci dei riflettori con il proprio stile e l’immancabile sorriso. Dopo l’inaugurazione Charlene si è recata a New York per assistere alla serata della Fondazione Princesse Grace-USA, con la proiezione del film di Alfred Hitchcock To Catch A Thief del 1955. E certamente la mostra di Philadelphia, realizzata in collaborazione con il Palais Princier e con il Grimaldi Forum, attraverso un viaggio tra vita pubblica e privata consacra il mito dell’eterea star americana, nata nel 1929 e scomparsa tragicamente nel 1982, che sposando Ranieri III seppe conquistare il cuore dei monegaschi fin dalla sua prima apparizione sulla Rocca nel 1956, diventando un’icona di stile mondiale. Con lei Cary Grant, Jackie Kennedy, Alfred Hitchcock, Maria Callas e altri scambiarono corrispondenze oggi divenute preziose. A lei Hermes dedica la celebre Kelly, borsa che porta il suo nome. La mostra ha sollevato il velo su oggetti e materiale d’archivio fino al 2007, data della «prima» monegasca, totalmente inediti, mostrando una storia ricostruita attraverso le immagini: le fotografie dei più grandi artisti del tempo, il favoloso guardaroba,
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Grandi eventi
gli abiti disegnati per lei da stilisti come Chanel, Dior, Yves Saint Laurent, i gioielli, le lettere, gli accessori, la sua carriera cinematografica, i momenti di semplicità familiare e le immagini simbolo della sua regale bellezza. Con queste parole, ben sintetizzando la figura di Grace principessa e attrice ma anche donna, il Principe Alberto ha concluso un breve tributo filmato «Mi auguro che attraverso l’esperienza di questa mostra - ha detto il sovrano di Monaco - si potrà intravedere la vera Kelly. La donna oltre l’icona. Mia madre».
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CALIZZANO,
IL VENTENNALE DEL RE PORCINO IL 12 OTTOBRE LA MANIFESTAZIONE “FUNGHINPIAZZA” TAGLIA IL PRESTIGIOSO TRAGUARDO ALLA PRESENZA DI INNUMEREVOLI ESPOSITORI PROVENIENTI DA LIGURIA, PIEMONTE E TOSCANA. PREVISTA L’ESIBIZIONE DI SERGIO CANOBBIO, VIRTUOSO DEL TRIAL
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di Leo Cotugno
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ici Calizzano e immancabilmente tutti associano il vivace comune della Val Bormida alla celebrità del suo fungo. Il porcino, vero re delle tavole liguri d’autunno, è di stanza qui, sia nella più celebre varietà “Boleto edule”, ricercatissimo sin dalla fine di agosto, ed il “Boletus aereus”, familiarmente in dialetto savonese “Funzi moi”, il porcino nero o bronzino, comunque non meno ambito e stimato del suo noto parente. Dici Calizzano e non si può che finire a parlare di “Funghinpiazza”, la manifestazione fieristico-gastronomica che celebra il Re porcino: il 12 ottobre 2014 per tutta la Valle amante della grande cucina sarà un gran giorno, il ventennale
In Liguria di un evento che attira espositori da tutta l’Italia limitrofa. Piemonte, Emilia Romagna, Toscana ed ovviamente Liguria, con oltre una ventina di nomi indigeni.
AMENITA’ E TRADIZIONE
A Calizzano, circa 650 metri di altezza nel cuore di una folta vegetazione composta da conifere e castagni (habitat ideale dunque per la proliferazione dei funghi) ci si arriva per due vie di comunicazione conosciutissime dai liguri e non solo. Ne abbiamo parlato con Stefano Martino, infaticabile curatore di “Funghinpiazza” a regia della Pro Loco del comune valbormidese. «Si arriva comodamente raggiungendo in autostrada Finale Ligure, quindi risalendo per circa 25 chilometri la statale n.490 del Colle del Melogno. L’altro itinerario, più breve e forse suggestivo, è quello di giungere in autostrada a Millesimo e quindi risalire la Statale del Lago di Osiglia attraverso i comuni di Acquafredda, Murialdo (frazioni Piano e Valle), Mereta». Da innumerevoli anni Calizzano è sinonimo di amenità e tradizione. «Il nostro Comune –ribadiscono alla Pro Loco – è inserito in circuiti turistici e commerciali e fa parte della Comunità montana Alta Val Bormida. La popolazione si rivolge soprattutto al capoluogo provinciale ed a Finale Ligure per il lavoro, i servizi e le strutture burocraticoamministrative non presenti sul posto». LA FESTA – Stazione di villeggiatura estiva, per il suo clima particolarmente salubre e mai soggetto a sbalzi significativi, Calizzano vive principalmente sulla piccola e media attività di manodopera, nella quale i funghi (lavorati sott’olio) hanno assunto un ruolo predominante. «Tanto è vero che ormai sono un’istituzione per il calendario delle nostre festività ed appuntamenti – spiega Stefano Martino – fittissimo di date da marzo ad ottobre. L’evento più importante, dopo la festa della Santa Patrono, Santa Maria delle Grazie, il 2 luglio, è proprio Funghinpiazza: celebriamo un ventennale ricco di storia, di gusto e perché no! anche di fascino, accorreranno moltissime persone anche dalle vicine province piemontesi di Cuneo, Alessandria e Torino, attratte dalla bontà del prodotto ma anche dalla bellezza della valle. Correlata a Funghinpiazza l’esibizione di un autentico virtuoso, il campione di trial Sergio Canobbio, presente a Calizzano con il suo team già lo scorso anno e per il ventennale mattatore dello spettacolo Firpo Trial Accademico: assolutamente da seguire con interesse».
IL PORCINO SI PRESENTA
dei pini, o Berten, è quello dalle dimensioni maggiori, essendo di cappello largo sino a 20 centimetri, con carne soda immutabile al taglio. E’ bruno ambrato e cresce prevalentemente sotto faggi e castagni. E’ ottimo come tutti i porcini, ma tuttavia un po’ meno stimato per il minor aroma della sua carne; nell’essiccamento assume una colorazione bruno-rossiccia che lo declassa rispetto agli altri. Infine il Boleto reticolato, che inizia a fare la sua comparsa già nei mesi caldi di maggio-giugno, protraendosi, in condizioni favorevoli, sino ai primi freddi autunnali. E’ una varietà particolarmente indicata per l’essiccazione». Non resta che partire. Tutti assieme appassionatamente, per l’incontro con Re Porcino.
Eccoci dunque a fare conoscenza con il vero protagonista della manifestazione. Bruno, panciuto, inconfondibile nelle fattezze. E dal sapore eccellente: signore e signori, il fungo porcino si presenta. «Il più noto è il Boleto edule, in dialetto “Funzo neigro” o “Funzo de castagna” o “servaelo”. Ha cappello di diametro compreso tra gli 8 ed i 16 centimetri, superficie glabra, un po’ viscida a tempo umido, di colore bruno-marrone, beige o fulvo-rossastro. Il gambo è pieno, breve e panciuto, un po’ più slanciato, clindrico o simile ad una clava. Commestibilità eccellente, può essere impiegato in cucina in tutte le maniere, conservato sott’olio o più opportunamente essiccato». Ancora Stefano Martino. «Varietà di porcini sono il Boletus aereus, il Bronzino, dal cappello leggermente più piccolo per dimensioni, da 8 a 12 centimetri, e tinta più scura, di forma convessa e regolare e superficie vellutata. Il gambo pieno e robusto, è bianco-bruniccio. Questo fungo cresce a fine estate-autunno, esclusivamente sotto latifoglie (castagni o querce), anche a breve distanza dal mare. Il Boleto
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di Virgilio Pronzati
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pesso le realtà più vicine non si conoscono. Succede a tutti di non sapere o conoscere una via della città in cui viviamo. Lo stesso per recenti o antichi “mangiari”. Ma il cibo si esprime come un linguaggio universale. Le “parole” sono sostituite dai colori, aromi, profumi e sapori di un piatto. Profumi e sapori fanno parte di tradizioni e saperi. Nel recente passato, i cibi sono nati da basi alimentari che traggono origine e diffusione, da condizionamenti economici e ambientali. Restando per così dire in casa, c’è il piacere di conoscere ed assaggiare il Bugiandu, sorta di polenta con patate nata oltre un secolo fa a Fiorino, minuscolo borgo montano dell’ampio entroterra di Voltri. Se Ceranesi è il più grande comune del Genovesato, la delegazione di Voltri (riconosciuta città nel 1903 con Regio Decreto) è la più ampia di Genova, comprendendo numerose frazioni. Voltri, Utri o Vutri in dialetto, capitale della tribù dei Veituri, era già nota in epoca romana e pre-romana come scalo per
lo sbarco del sale proveniente da Sardegna, Corsica e Spagna. Nel passato più recente (dal 1600) Voltri, con le sue cartiere, assume un’importante ruolo commerciale, divenendo il maggiore produttore regionale e non solo di carta pregiata e per altri usi. La sua carta era esportata in molti Paesi europei, in particolare l’Inghilterra, dove il Parlamento inglese la utilizzò per i propri registri d’archivio. Oggi delle oltre cento cartiere ne è rimasta una. Tornando a parlare di cibi, Voltri ha proprie golosità: l’antica farinata di zucca (oggi desueta), la focaccia con l’olio e con la salvia (diverse da quelle genovesi) e la primogenitura della farinata “co-i gianchetti”, irrinunciabile ghiottoneria nata nel secolo scorso dopo un abbondante pesca di novellame di acciughe e sardine. A queste preparazioni va doverosamente aggiunto il Bugiandu. Se nelle botteghe (e a volte in ristoranti e trattorie) del centro di Voltri potrete acquistare e assaporare farinata e focacce, per assaggiare o meglio mangiare il Bugiandu le cose cambiano. Da oltre un secolo, il Bugiandu è stato il mangiare delle genti più umili delle numerose e piccole località collinari dell’entroterra Voltrese, solcato dai torrenti Cerusa e
SAPORI DIMENTICATI:
IL BUGIANDU A FABBRICHE, NELL’ENTROTERRA DI VOLTRI, ANCORA SI PUÒ GUSTARE DURANTE LA SAGRA AGOSTANA IL CARATTERISTICO PIATTO SIMILE A UNA POLENTA CON PATATE
Leira. Oggi si può trovare forse ancora sulle tavole di qualche famiglia di Fiorino e Sambugo (noto per i suoi deliziosi cobelletti), ma soprattutto a Fabbriche (borgo sviluppatosi nel 17° secolo per l’insediamento di iutifici, filande e cartiere) durante i quattro giorni della Festa dedicata a San Bartolomeo Apostolo, nell’annessa Sagra della polenta “Bugiandu”, giunta quest’anno alla 21a edizione. Nell’ultima decade di agosto, dal 22 al 25, centinaia di persone di tutte le età, provenienti dalle vicine località, Voltri e Genova, salgono a Fabbriche per gustarsi il Bugiandu. Una tradizione gastronomica che vanta oltre un quinto di secolo, ideata e realizzata dai fratelli Giampietro e Riccardo Parodi e Dino Ginogi, con la collaborazione di un gruppo di amici locali. Nella sagra, il Bugiandu è condito non solo con la tradizionale salsa d’aglio (saporita ma non piccante e ricca anche di pinoli), ma col tocco, con sugo di salsicce, col sugo di funghi, di noci e, interessante, col pesto. Quest’ultimo è sicuramente tra i condimenti più congeniali, in quanto il Bugiandu è simile alla pasta delle trofie (gnocchi in genovese). Per i ghiottoni e guormand, ci sono anche focaccine, tagliatelle al sugo, succulente salsicce alla griglia, braciole di vitello e manzo, trippe accomodate, formaggi e dolci casalinghi. Tutti (o quasi) rigorosamente fatti e serviti dai volontari dello staff della Sagra del Bugiandu, riconoscibili dalla classica maglia gialla. Una piacevole scampagnata fuori porta gradita da grandi e piccini, che vuol essere un motivo di cristianità per funzioni religiose di messe e rosari, vespri dedicati al Santo Patrono e, di socialità, con musica, canti, balli e gastronomia locale.
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Enogastronomia LA RICETTA DEL BUGIANDU (circa 7 chili e mezzo)
Bugiandu con salsa d’aglio.
4 kg di patate a pasta bianca possibilmente delle montagne genovesi; 2 kg di farina di grano tenero; 4 litri d’acqua; 150 g di sale grosso marino; 120 gr di olio extravergine di oliva ligure. In un grande pentolone cilindrico e alto, fare bollire le patate nell’acqua col sale. Togliere metà dell’acqua, aggiungere la farina, e continuare a far cuocere a lungo pestando al centro, con un bastone (simile a una mazza da baseball più piccola e con testa piatta) per eliminare i grumi e amalgamarle gli ingredienti. Aggiungere l’olio e continuare al far cuocere pestando e mescolando. Se il composto è poco morbido, aggiungere una parte dell’acqua rimasta. Raggiunta la cottura ottimale, senza più pestare e mescolare, lasciare ancora 5-6 minuti sul fuoco per farlo asciugare. Togliere dal fuoco e, ancor caldo, versarlo su una madia. Con le mani bagnate d’acqua fresca, tornire subito il Bugiandu, dandogli la forma del formaggio Grana Padano. Tagliarlo col filo a fette spesse un centimetro, porle nel piatto e condirle col sugo preferito. Se con salsa all’aglio e il pesto, abbinarci il Riviera Ligure di Ponente Pigato 2012 servito a 11°C in calici con stelo alto. Con salsa di noci abbinare il Golfo del Tigullio-Portofino Vermentino della medesima annata e servito alle stesse modalità. Con sugo di funghi (in rosso) sposarci il Golfo del Tigullio-Portofino Ciliegiolo e il Valpolcevera Rosso 2011, serviti entrambi a 16°C in calici con stelo medio. Con salsicce al sugo accompagnarlo con Pornassio 2010-2011 servito a 16-17°C nei calici prima citati.
SALSA ALL’AGLIO (per 5 preparazioni di Bugiandu) 2 kg di Grana Padano grattugiato; 1 kg di pinoli di Pisa o nazionali; una testa d’aglio di Vessalico, dell’Astigiano o del Piacentino; 15 centilitri di olio extravergine di oliva ligure; un po’ d’acqua di cottura delle patate.
I tre fondatori Giampiero e Riccardo Parodi e Dino Ginogi con tutto lo staff.
Per piccole quantità si può usare al meglio il mortaio, mentre nel cutter si sminuzza finemente l’aglio con pinoli e olio. Sempre rimestando, aggiungere il formaggio e di seguito, un po’d’acqua di cottura delle patate. La salsa dovrà risultare giustamente densa e cremosa.
Ancor caldo è tornito... Viene tagliato a fette col filo.
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ALBISOLA,
CAPITALE DELLA CERAMICA IN VISITA AD ALBISOLA AD UNA DELLE FABBRICHE STORICHE DELLA CITTADINA, LA SANGIORGIO. TUTTI I PIÙ GRANDI ARTISTI SONO PASSATI DA QUI
L In alto s sinistra Giovanni Poggi mostra un vaso di Walter di Giusto; foto a destra con un vaso di Antonio Recalcati. Qui a fianco Giovanni Poggi è fotografato con una grande sfera di Nes Lerpa.
a storia delle Ceramiche San Giorgio sembra essere il copione di un film, o meglio la realizzazione del sogno di un ragazzo, Giovanni Poggi, che fin dall’adolescenza voleva fare ceramica e aprire una importante fornace. I presupposti ci sono tutti: Albisola è la capitale della ceramica e vanta una secolare tradizione artigianale, l’argilla è facilmente reperibile nelle località limitrofe, il clima ventilato si presta perfettamente per fare asciugare i manufatti che, in passato, venivano esposti “en plein air”. Alla determinazione del maestro vasaio Poggi ben presto si aggiunge la fantasia e l’estro dello scultore Eliseo Salino e la volontà di Mario Pastorino (quest’ultimo perseguirà poi altri obiettivi). La triade è fatta. La manifattura San Giorgio, così chiamata perché inaugurata proprio il giorno dedicato al Santo, apre nel mese di aprile 1958. Sono anni di grandi cambiamenti e di rilevanti novità sperimentali. “La piccola Atene in riva al mare”, come è stata affettuosamente definita dalla scrittrice-ceramista Milena Milani, vive un periodo ricco e vivace e diventa la protagonista assoluta nel mondo dell’arte. Nella fornace di Poggi approdano numerosi artisti di fama internazionale da Lucio Fontana, a Farfa (Vittorio Osvaldo Tommasini), Pinot Gallizio, Milena Milani, Aligi Sassu, Sandro Cherchi, Gianni Dova, Giannetto Fieschi, Emilio Scanavino, Gigi Caldanzano, Mario Rossello,
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Liguria artistica A sinistra piatto di Luiso Sturla. Qui a fianco un piatto di Peter Casagrande.
Emilio Tadini, Walter di Giusto. Soprattutto vanno ricordati, per l’importanza del sodalizio che si viene a creare all’interno della manifattura, il danese Asger Jorn che, nel 1959, realizzerà, con l’aiuto di tutti i collaboratori della fabbrica, un grande pannello ad altorilievo per lo Staadtgymnasium di Aahrus e il cubano Wifredo Lam, portatore delle correnti surrealiste attraverso il suo incontaminato universo figurativo. L’artista instaurerà con Poggi un vero rapporto di amicizia, rifiutandosi addirittura di lavorare in sua assenza. A breve tre grandi mostre commemoreranno tra Savona e Albissola il grande artista danese Jorn.
Qui a fianco scultura di Sandro Cherchi. Sotto un grande vaso di Aurelio Caminati. A sinistra in alto alcune opere esposte in negozio e sotto una sfera di Nes Lerpa.
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Giovanni Poggi con un grande vaso di Paolo Valle.
Oggi nell’atelier si può respirare un’aria stimolante che ha le sue radici nel passato, nella tradizione e nella continuità. Artisti che hanno già da tempo frequentato la fabbrica ritornano anche a distanza di molti anni. Ne costituisce un esempio particolarmente significativo il belga Serge Vandercam, che dopo un lungo periodo di assenza, frequenta assiduamente la fornace di Poggi per lavorare la creta. Tra gli artisti che ultimamente lavorano nel laboratorio citiamo: Giancarlo Bargoni, Pietro Bulloni, Luciano Fiannacca, Enzo L’Acqua, Giorgio Laveri, Marco Lodola, Vincenzo Marsiglia, Ugo Nespolo e Luiso Sturla. L’esperienza della creta affascina tutti, una forma espressiva che tutti i grandi artisti hanno amato. Il nostro caro Aurelio Caminati soggiornava interi periodi ad Albissola – famose erano le sue “litigate” con vari artisti – scatenando la sua potenza creativa. Esperienze analoghe si facevano con Picasso a Vallauris, in Francia, ma in Italia Albisola è la capitale e meta di grandi artisti, che dai paesi nordici vengono a lavorare per lunghi periodi come Serge Vandercam o Wilfredo Lam.
Alcune opere esposte in negozio.
Qui a fianco: Giovanni Poggi nello spazio espositivo. Nella colonna di destra: Piatto di Timour Lam. Sotto: Un piatto di Giorgio Moiso. Ultima foto in basso: alcune opere esposte in negozio.
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In alto vaso di Franz Hitzler con accanto la grande sfera di Nes Lerpa. Qui a fianco a sinistra un piatto di Eliseo Salino e il piatto di Sandro Cherchi.
Nelle foto a fondo pagina: piatto di Aurelio Caminati. Piatto di Franz Hitzler. Piatti di Asger Jorn.
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Qui sopra: Giovanni Poggi nello spazio espositivo. A destra in alto un piatto di Alfredo Sosabravo. Sotto: Alcune opere in esposizione.
Silvana Priametto con un vaso di Milena Milani.
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In alto veduta del negozio . Qui sopra grande piatto di Serge Vandercam.
A sinistra, dall’alto al basso: alcune opere esposte nello spazio espositivo. Una sfera di Alfredo Sosabravo. In primo piano sfera di Nes Lerpa e sfera di Kcho Qui a fianco piatto di Stefano D’Amico .
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alter Boj è un artista poliedrico nelle idee e nei suoi lavori. Spazia dalla ceramica a opere di natura tecnologica e monumentale come le installazioni artistiche luminose. Se vogliamo dare un riscontro a questo capolavoro, potrei dire che la sua natura nasce da una ricerca profonda del colore, nei giochi di ombre e luce delineati da diverse scale cromatiche dell’azzurro, dettando così una tecnica originale che nella realizzazione produce effetti di profondità e trasparenze con effetti di riflessi di luce che danno l’aspetto di acqua che fluisce nella parete. La tecnica è ben delineata sia nel progetto stilistico della realizzazione che nella ricerca e nello studio nel suo complesso. In definitiva quest’opera
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non è jazz istintivo, ma un progetto creativo ben studiato e ben definito dall’artista che percorre la sua caratteristica del suo stile inconfondibile e molto apprezzato. Grande grande opera contemporanea!”
L’ARTE DI VALTER BOJ
In questa pagina: in alto, “Opportunyt Ceramica” cm 80x8O. A fianco: “Stella”. A pagina 9: “Restaura Cielo”
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Il consulente museale
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di Matteo Sicios
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agabondare per Imperia significa scegliere: Oneglia o Porto Maurizio. Prima era due comuni diversi, ora è Imperia, semplicemente. A separarle c’è un torrente, l’Impero. Io ne arrivo dalla zona “della marina”, lato ovest, e quindi l’istinto è quello di arrampicarmi sul colle di Porto Maurizio, il centro storico, dove le strade, in salita, prima sono larghe e ospitano negozi ed uffici, poi diventano vicoli che si infilano nei rioni, non senti più le auto e vedi la vita di “cortile”, si aprono le piazze, piccole, ma anche grandi, come la nobile Piazza Duomo. Questo è il colle del Parasio a Porto Maurizio, almeno per me. Ti perdi quasi sicuramente se non ci sei mai stato, ma poi la strada la ritrovi, anche se spesso la regola del “sali sempre” non vale, perchè devi anche fare scalette e passaggi sotto i voltini in discesa, ma meglio così perchè potresti trovarti davanti a Palazzo Pagliari; un’architettura storica che anche agli occhi dei meno esperti si mostra come una stratificazione di architetture, dal Medioevo all’Età Moderna. A Piazza Duomo c’è la Pinacoteca Civica - Museo del Presepe e decido di dare un’occhiata. Quattro sale molto grandi. Nella prima c’è l’accoglienza e due salottini per la visione dei documentari. Uno sul restauro del presepe, l’altro sulla sua storia. La grande sala centrale ospita le statue del Presepe. Dico subito che di “Presepe” in senso stretto non si tratta, ma direi che è più una sorprendente riproduzione, senza
PROGRAMMARE UNA VISITA:
nessuna censura, dell’umanità urbana genovese del 1700. Merita quindi di essere visitato in tutti i mesi dell’anno, visto che con il Natale ha un’attinenza solo nominale, ma con la nostra società ha molti punti di contatto. Le due sale laterali della Pinacoteca accolgono dipinti che portano il visitatore in un viaggio virtuale per tutta la Liguria di ponente. Sono cartoline storiche di luoghi delle valli dell’entroterra che esistono ancora, nascosti da qualche parte, e che sono prosieguo naturale, non fosse altro per trovare una vecchia osteria dove bere e mangiare bene, della visita ad Imperia.
PER SAPERNE DI PIÙÙU’Ù La Pinacoteca Civica di Imperia, nata per accogliere la donazione di dipinti del medico Stefano Rebaudi (nativo di Castel Vittorio nell’ Imperiese, ma operante a Genova), consta di due sale e accoglie opere che vanno dalla metà del ‘700 ai primi del ‘900, provenienti in prevalenza dall’ambito di studi dell’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova; l’ esposizione è stata successivamente incrementata con opere di autori locali contemporanei, donate dagli stessi o dai loro familiari: fra gli altri spiccano i nomi di Asplanato, Saglietto, Nomellini, Barli, Rambaldi. Ad essa nel 2008 va ad aggiungersi la collezione di 113 statue del Presepe, realizzate dalla bottega di Anton Maria Maragliano, considerato dagli storici dell’ arte il più importante scultore del Barocco Ligure. Per scriverci: info@matteosicios.com
Pinacoteca Civica-Museo del Presepe di Imperia Palazzo del Collegio - Piazza Duomo 11 - Imperia-Porto Maurizio Orario invernale: mercoledì, sabato, domenica 16:00-19:00 (da settembre a giugno); Orario estivo: mercoledì, sabato, domenica 21:00-24:00 (luglio e agosto); Apertura estesa durante le festività natalizie: 24 dicembre, 21:00-24:00; dal 25 dic. al 6 gen. 16:00-19:00. Contatti: 0183-61136 (negli orari d’apertura del Museo); “mailto:museopresepe@tiscali.it”museopresepe@tiscali.it 0183-701559 (Ufficio Cultura del Comune di Imperia); “mailto:cultura@comune.imperia.it”cultura@comune.imperia.it Il personale del Museo è disponibile ad effettuare visite guidate per gruppi e scuole (con possibilità di svolgere laboratori didattici), in giorni e orari diversi dai consueti, previo accordo telefonico.
UNA SORPRENDENTE RIPRODUZIONE DELL’UMANITÀ URBANA GENOVESE DEL 1700, DALLA BOTTEGA DEL MARAGLIANO
IMPERIA: UNO STRANO MUSEO DEL PRESEPE E PINACOTECA CIVICA 40 INGENOVA Magazine
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