ANNO 2 - N° 1 - Febbraio 2015 - Magazine di cultura, informazione e tempo libero - Poste Italiane - Spedizione in abbon. postale - D.l. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 N°46) art.1 comma 1 D.C.B. - GENOVA - nr. 594 anno 2006
FEBBRAIO 2015
LIGURIA NEL CUORE, amore e “volontà”
Quando la Liguria chiama le passioni si svegliano!
Giovani conquistano il Tigullio: Carlo Bagnasco sindaco di Rapallo
FEstival della paRola, Chiavari diventa la capitale della “cultura comune”
Il Museo Marinaro di Camogli
La storia della Marina Velica Camogliese
Antenna blu. La Liguria da guardare. ANTENNABLU
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Sommario
numerodifebbraio2015 LevanteMagazine Liguria nel cuore, amore e “volonta”” Pag. 2 Carlo Bagnasco, 6 sindaco di Rapallo Pag. Portofino, 8 capitale dell’arte Pag. Mulini di Liguria Pag. 14 Levante Ligure “In-Let City Store” Pag. 18 Festival della Parola, Chiavari Diventa la capitale della “Cultura Comune” pag. 26 Massimo Corradi, bis di Vittorie a Zoagli Pag. 30 Portofino impazzita per Claudio Pozzani e Giovanni Ricciardi Pag. 38 La poesia di Dario G. Martini Pag. 40
FEBBRAIO 2015 ANNO 2 - N° 1 - Febbraio 2015 - Magazine di cultura, informazione e tempo libero - Poste Italiane - Spedizione in abbon. postale - D.l. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 N°46) art.1 comma 1 D.C.B. - GENOVA - nr. 594 anno 2006
Rivista realizzata con l a c o l l a b o r a z i o n e d i :
BOGLIASCO FA VINCERE L’ITALIA
ANTONELLO
VENDITTI
«È venuto il tempo in cui la mia storia RIDIVENTA SPERANZA»
internazionale.
il fascino antico delle frazioni e dei paesi che punteggiano i crinali
VAL D’AVETO vivono in mezzo a una natura incontaminata
magazine
LIGURIA NEL CUORE, AmORE E “v “vOL OLONt OLON tA A”’ A” Quando la liguria chiama le p passioni si svegliano!
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Foto di gruppo dei partecipanti alla mostra
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i è conclusa da poco la mostra di “LIGURIA NEL CUORE”, prima ospitata nell’atrio di Palazzo Ducale e poi nel salone al piano terra della Regione Liguria. Ha avuto un notevole successo, ed ha mostrato ai numerosissimi visitatori cosa si possa fare quando centinaia di persone partecipano volontariamente al raggiungimento di un risultato importante. L’organizzazione, modesta per i numeri dei coinvolti, ma molto efficace nel tessere il “tappeto” da mostrare al pubblico, ha avuto in una giovane immigrata, ormai completamente “rapita” e affascinata dalla Liguria, la “scintilla” che ha messo in moto la macchina... Bravi tutti i partecipanti, di una bravura non esclusivamente tecnica, ma più che esemplare nel leggere col “cuore” i particolari della ns/ terra. La mostra proseguirà nei prossimi mesi in viaggio da ponente a levante!
Liguria nel cuore
Portovenere, foto di Michela Catoni foto di Lorenzo Callerio Sestri Levante... Baia del Silenzio
Boccadasse, foto di Mauro Lauri
Castello Doria di Vernazza, foto di Davide Biggi
Massimo Andreani, Lago del Brugneto
Davide Fregosi, Levanto.. & sunset.
Laghetti di Rocchetta Nervina, di Andrea Sciarrone
Gianni Vai, Piazza Matteotti, Monterosso Carlotta Fortina, Case di Pegli
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Sabrina Musante, Manarola
Albissola Marina., di Lorenzo Becce Lèvanto, foto di Davide Biggi
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Arciglione Francesco, San Rocco di Camogli
La casa di Cristoforo Colombo, foto di Simona Bianchera
Andrea Giana, Varazze
Michela Timperi, Dolceacqua
Liguria nel cuore
Vittorio Garatti, Golfo
Manarla, foto di Davide Biggi Bussana Vecchia, foto di Margherita Francesca Ficara
Franca Centonze - Camogli sotto la pioggia
Franca Centonze, Camogli
Manarola, foto di Michela Catoni
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I GIOVANI CONQUISTANO IL TIGULLIO:
CARLO BAGNASCO
SINDACO DI RAPALLO
PUNTANO A UN NUOVO “BRAND TIGULLIO” I GIOVANI SINDACI DELLE TRE PERLE DEL GOLFO di Diana Bacchiaz
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arlo Bagnasco è nato il 15 maggio 1977 a Genova. Sposato, due figli, laureato in Farmacia, ha iniziato ad interessarsi alla politica a 16 anni, distribuendo volantini per la campagna elettorale di suo padre, e dal 1995 è iscritto a Forza Italia. È infatti figlio d’arte: suo padre Roberto è stato con successo sindaco di Rapallo per due mandati dal 1995 al 2004, attualmente è Consigliere in Regione Liguria e punta alla presidenza della Regione nelle prossime elezioni. In ambito cittadino, gli esordi di Carlo Bagnasco nel panorama politico e amministrativo risalgono al 2006, come presidente dell’associazione Rea Palus. L’anno successivo si
è candidato per la prima volta alle elezioni amministrative, risultando eletto. Per cinque anni ha assunto l’incarico di consigliere comunale con delega alle Politiche animali. Alle elezioni amministrative 2012 è stato nuovamente eletto e ha svolto il ruolo di consigliere tra i banchi dell’opposizione fino al gennaio 2014. Il 25 maggio è sceso in campo in veste di candidato sindaco di Rapallo, con il sostegno di cinque liste civiche. È stato eletto sindaco l’8 giugno 2014 dopo il turno di ballottaggio che lo ha visto avere la meglio sull’antagonista Armando Ezio Capurro con ampia vittoria. Il primo gesto del nuovo sindaco è stato di aprire la porta del suo ufficio a tutti: chi ha bisogno e vuole parlare con lui lo trova pronto a dialogare e ascoltare. Tra i punti del suo programma Bagnasco intende occuparsi del decoro urbano, spiagge, servizi, parchi cittadini. Una bellissima spiaggia di San Michele è diventata spiaggia ripulita e spiaggia libera ben attrezzata, dove si va a fare il bagno senza pagare costosi stabilimenti balneari. Con orgoglio, Bagnasco ricorda che «abbiamo rinunciato a manifestazioni del calibro di Miss Italia per investire nella riqualificazione delle spiagge». Ma il cuore della sua proposta riguarda il turismo, per la creazione di un vero “brand Tigullio”: l’obiettivo è lavorare soprattutto sul comprensorio, in sinergia con Santa Margherita e Portofino. Sui siti di queste belle località del golfo compaiono molti eventi culturali in contemporanea delle tre cittadine. Basta competizione, le misure sono da prendere coralmente con gli altri due sindaci, con Paolo Donadoni, sindaco di Santa Margherita, e con Giorgio D’Alia, sindaco di Portofino, entrambi giovani ed entrambi profondamente convinti di questa intelligente collaborazione. Serve inoltre una strategia unitaria su rifiuti, infrastrutture e sanità.
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Il personaggio
Un grande obiettivo di Bagnasco sono i parchi, ripuliti e riordinati, a misura di bambino. I più piccoli possono giocare in ambienti puliti e non più degradati con panchine o cestini per la spazzatura ordinati e in perfette condizioni. Inoltre verrà ripristinato il servizio di accompagnamento dei bambini a scuola. Il nuovo sindaco ben sostenuto a livello europeo dall’eurodeputata Lara Comi, che si vede spesso a Rapallo, e collabora intelligentemente con l’ex sindaco Mentore Campodonico, che a tutt’oggi ha un largo seguito, e pare punti ad un ruolo nazionale dentro Forza italia. Oltre alle capacità organizzative dal padre Roberto, Carlo Bagnasco ha ereditato l’amore per l’arte dal nonno Franco, ottimo pittore informale e scultore.
nella pagina accanto a destra Carlo Bagnasco con il padre Roberto. Qui accanto e con l’eul’eu rodeputata Lara Comi
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PORTOFINO,
CAPITALE DELL’ARTE
DA SEMPRE PORTOFINO È CAPITALE D’ARTE. LA STORIA DELL’INTUIZIONE DI DANIELE CRIPPA E DEL MUSEO DEL PARCO PARTE DA LONTANO E ARRIVA FINO ALLE NUOVE ESPOSIZIONI-EVENTO, CON LA CRACKING ART DI ANGI E VERONESE E WE=WALL DI DANIELE BASSO
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a perla del mondo, come è chiamato il borgo più famoso in assoluto, deve la sua notorietà alla fine anni Cinquanta quando i grandi personaggi internazionali cominciarono a frequentare quel magico teatrino affacciato sul Tirreno. Chi voleva apparire e dare al mondo sue notizie doveva essere presente nella piazzetta di Portofino. Irrinunciabile scendere dai primi grandi velieri privati ed essere fotografati in quella che ormai era la più celebre delle mete; ecco che così i rotocalchi davano l’annuncio della presenza di Liz Taylor con il marito Richard Burton o della visita dei Principi di Monaco: qui la magica Grace Kelly fu consacrata icona di un mondo di sogni. Rex Harrison acquistò una villa sul monte (è il gergo con cui gli habituèes chiamano la collina retrostante il borgo, ove si raggiungono le abitazioni rigorosamente a piedi). Erano i primi passi di una ecologia allora all’attenzione di pochi e molto, molto snob. Il Cristina di Onassis sempre più spesso ancorava in rada, sottolineando che pure il personaggio maggiormente invidiato si inchinava al fascino ormai indiscusso di questa inimitabile perla. Il chiaccheiriccio notturno, discreto ed ovattato era lo status di chi apparteneva a quel mondo. Nacque la parola american bar, la cui regina incontrastata era La Gritta. In quei bassi e scomodi tavolini allungavano le loro flessuose gambe le prime mannequin (altra nuova parola di un vocabolario che si costruiva man mano esempre più internazionale ) ed apparvero, per esserci pure loro, i commendatori del nord. Grandi industriali quali Mondadori, Pirelli, Falck, Camerana, Zucchi ed i costruttori della grande Milano del dopoguerra - Crippa, Bonomi Bolchini, Recchi -. insieme ai Moratti ed ai primi politici che si affacciavano alle pagine dei rotocalchi come Amintore Fanfani, con casa in piazzetta, ne decretarono ed incoronarono definitivamente
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Liguria artistica Portofino nel mito. I luoghi dove si doveva essere erano in inverno Cortina d’Ampezzo o St. Moritz, d’estate Capri, St.Tropez e Portofino. Il Principato di Monaco era solo un luogo per giocatori d’azzardo. Il sole ed il mare di giorno, le cene in villa e poi due chiacchiere in piazzetta. Tutto cominciava ad essere perfetto, ma con il benessere la borghesia aveva scoperto pure che l’esigenza alla cultura non poteva essere solo per eletti. Nacque così, grazie ad un Sindaco imprenditore, Roberto D’Alessandro, la Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Portofino con sede nel prestigioso Castello Brown. Un comitato promotore di maggior prestigio era impossibile: era composto da Giulio Carlo Argan, Filiberto Menna, Claudio Martelli, Giorgio Strehler e Pierre Restany, tutti già allora giganti di cultura. La rete era stata tessuta con caparbietà da un giovane imprenditore dell’arte che per questa sua nuova avventura era disposto ad abbandonare una delle prime catene di Gallerie d’Arte commerciali con sedi a Milano, Cortina e Santa Margherita Ligure: Daniele Crippa. Legato a questi magici luoghi fin da piccolo, si dedicò anima e corpo più per affetto e per il gusto alla sfida e nella figura di direttore della neonata istituzione contattò gli artisti più interessanti nel panorama italiano ed internazionale. La Galleria Civica di Portofino inaugurò con una personale di Concetto Pozzati. Ogni esposizione era un evento al quale l’intellighenzia dell’epoca partecipava insieme a quel curioso mondo delle avanguardie culturali, sempre così attento agli eventi di qualità. Oggi quei momenti, quelle scelte così coraggiose, quelle mostre di artisti sì interessanti e di qualità ma spesso non ancora consacrati sono nei libri di storia dell’arte contemporanea per mostrare come la sfida fu vinta. Il cartellone delle esposizioni non sbagliò un colpo. Emilio Vedova, Mimmo Rotella, Vincenzo Agnetti, Claudio Parmiggiani, Mario Schifano, Fernandez Arman, Bernard Venet, Piero Manzoni, Igor Mitoray e tanti altri oggi grandi maestri debbono le loro fortune pure alla attività della Galleria Civica di Portofino. Ogni mostra era un evento che da nazionale si trasformava ben presto in internazionale. Cominciò ad essere tappa obbligata per il mondo dell’arte questo luogo che prima era solo meta della jet society per il ludico. In verità, la Galleria Civica, pur avendo vinto la sfida, era diventata sì un importante fucina culturale, ma una delle tante: come trasformarsi nel numero uno? Impossibile combattere con i giganti storici dell’arte contemporanea, ma il gusto per la sfida continuava ad essere nel sangue di Daniele Crippa. Uno dei più affascinanti giardini al mondo, creato dal Barone Mumm, il quale oltre a dedicarsi allo champagne di famiglia rincorreva il mondo per arricchire di piante esotiche il suo magico mondo, era una collina affacciata sul porto di Portofino: un sogno. Daniele ama raggiungere i sogni: ed ecco nascere in quel luogo il Museo Del Parco - Centro Internazionale di Scultura All’Aperto di Portofino. Altra sfida, questa ben più ardua ma che avrebbe potuto portare ad un sogno ben più grande: essere tra i numeri uno. Forte del proprio prestigio ed ormai della propria storia: i laboratori di scultura, la polvere di marmo, le fonderie ed colore del bronzo incandescente cominciarono ad essere il suo quotidiano. Grandi camion, gru tecnologicamente d’avanguardia (parola per Crippa sempre carica di fascino) cominciarono, per gli habituèe di Portofino, a far parte non di una novità ma di un certo quotidiano. Sculture monumentali trovarono tra le piante esotiche il loro nuovo habitat, tra le grandi palme ed i pitosfori odorosi, flessuosi corpi in bronzo insieme a rigorosi segnali geometrici in acciaio: una moltitudine di importanti ed affascinanti sculture
divennero i nuovi personaggi che con la propria presenza arricchivano ulteriormente di cultura questa perla. Opere di Fontana, Man Ray, dei due fratelli Pomodoro, di Spagnulo, di Munari, Beuys, Kosice, Ferrari, Iommi, Cucchi ed altri centotrenta, fanno oggi del Museo Del Parco – Centro Internazionale di Scultura All’Aperto di Portofino uno dei più importanti spazi culturali di scultura contemporanea del mondo. Intellettuali del calibro di Arturo Schwarz, Lucrezia De Domizio Durini e Jorge Luis Borges - il Museo del Parco si fregia di esssere l’unico museo al mondo che può vantarsi
Dniele Basso We Wall.
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uno scheletro, simbolo di offesa al mondo e di morte: la terra non ha più i suoi colori ma solo il nero della morte… ecco cosa l’uomo ha fatto del suo pianeta: la terra fatta di bubboni di silicone è putrescente e pronta ad esplodere. La distruzione è in atto e l’uomo ha operato il suo estremo disastro. Questo è il tema di uno dei più interessanti autori della Cracking Art Group, Veronese, che in questa mostra itinerante si propone ed auspica un nuovo Rinascimento. Sa che ormai i tempi sono quelli delle scelte finali, sta ora all’uomo decidere come si realizzerà il futuro. Forse si è ancora in tempo ma occorre un Risveglio collettivo, un ritorno alla spiritualità; il mondo della materia ci ha solo portato sul baratro. L’opera di Veronese risveglia le coscienze a scelte che coinvolgono il futuro dell’Umanità. Questa estate Portofino ospita due eventi straordinari. Uno con due esponenti a livello internazionale della Cracking Art Group, Marco Veronese e Alex Angi, e l’altro con un giovane artista di Biella, Daniele Basso, giovane che ha già esposto alla Biennale di Venezia. Cristina Grasso Codirettice Marlborough Monaco, con Marco Veronese
di avere il proprio prologo scritto da questo grande- ne decretarono l’incoronazione. Oggi i nuovi protagonisti della movida del borgo - i russi, gli indiani ed i grandi magnati delle materie prime, o i protagonisti del nuovo mondo della tecnologia - quando arrivano a Portofino attraccando con il tender (ormai le grandi barche non possono materialmente entrare in porto a causa delle dimensioni) o scendendo dall’elicottero, prima visitano il Museo del Parco e poi si dedicano a tutto quello che il borgo offre. Portofino ci accoglie in radiose giornate di sole; tra i suoi grandi yacht e velieri ecco apparire a chi attracca il Museo delle Sculture. Padrone di casa il Direttore Daniele Crippa che ci accoglie ad ammirare le nuove opere e i giovani artisti della Cracking Art Group. Il primo incontro avviene con l’opera di Marco Veronese “F…the World”: una mano ridotta a scheletro regge in un gesto inconfondibile e provocatorio il mondo; ormai l’equilibrio si regge su un asse terrestre, un dito medio di
La Cracking Art Group furoreggia da Parigi a Miami a Tel Aviv ed è una corrente nata dal manifesto di giovani artisti nel 1993. La derivazione del termine “Cracking Art Group” è chiaramente inglese: crack = schioccare, scricchiolare, spaccarsi, spezzarsi, incrinarsi, cedere, crollare... “Cracking è il divario dell’uomo contemporaneo, dibattuto tra naturalità originaria e un futuro sempre più artificiale.” “Cracking è il processo che serve a trasformare il petrolio in virgin nafta, base per migliaia di prodotti di sintesi, quali la plastica.” Cracking Art Group è un movimento fondato da Omar Ronda nel 1993. Nel corso dello stesso anno la filosofia del Cracking Art Group Group (Renzo Nucara, Marco Veronese, Alex Angi, Carlo Rizzetti e Kicco) è teorizzata in un manifesto programmatico presentato ufficialmente dallo storico e critico d’arte Tommaso Trini. Per gli artisti appartenenti a questa corrente, “Cracking è quel processo che trasforma il naturale in artificiale, l’organico in sintentico. Un procedimento drammatico, se
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Liguria artistica non è controllato, una scissione che ci mette tutti di fronte a realtà nuove”. Si evidenzia l’intenzione del gruppo di cambiare radicalmente la storia dell’arte attraverso un forte impegno sociale ed ambientale e l’uso rivoluzionario ed innovativo di materie plastiche diverse ed evocative di un rapporto sempre più stretto tra vita naturale e realtà artificiale. Seguono centinaia di mostre Renzo Nucara, Marco Veronese, Alex Angi, Carlo Rizzetti e Kicco, ecco il gruppo. Uno dei simboli è la chiocciola. “Perché delle chiocciole di color fucsia, di grandi dimensioni, a spasso per la città? Perché abbiamo bisogno di giocare con la città per costruirla idealmente, mentalmente, per rompere l’ovvietà del nostro quotidiano urbano e per riscoprire l’esperienza dell’attraversamento urbano, del suo paesaggio. Abbiamo scelto le chiocciole perché rappresentano con il linguaggio dell’arte contemporanea tre metafore: la prima riguarda l’ascolto, per via della “forma” delle chiocciole che ricorda l’orecchio umano; la seconda l’abitare, perché questo simpatico animale si porta con sé la propria casa; il terzo concerne l’attualità tecnologica del segno grafico che rimanda alle comunicazioni in Rete. Infine, il progetto Re-generation di Cracking Art Group Group racchiude un ulteriore importante valore: le chiocciole sono fatte di plastica riciclabile. E questo vuol dire lasciare una traccia artistica sul territorio metropolitano in favore di un approccio all’ambiente eticamente responsabile”. La presidente di Amarte, Serena Mormino, che si occupa del progetto e del “Naturale Rinascimento” di Vercelli, racconta, a proposito di Angi e Veronese: “Due artisti, un unico filone per far soffermare a riflettere sulla profonda necessità di un nuovo Rinascimento. L’Arte e la Cultura assumono la responsabilità di trattare un tema tanto delicato quanto quotidiano: la natura e l’ambiente in cui viviamo. Con chiavi di lettura e concettualità in antitesi, Angi e Veronese obbligano lo spettatore a prendere coscienza ecologica. Secondo Veronese, l’equilibrio della Terra è estremamente precario e, purtroppo, gli avvenimenti e le catastrofi degli ultimi mesi lo dimostrano. L’asse terrestre sta subendo una variazione nella sua inclinazione; i mari sono bui, ricoperti di punti di silicone nero, quasi a sembrare una mina pronta ad esplodere. I continenti sono “anonimi”, tutti espressi con la stessa tonalità cromatica, perché ogni essere vivente sta condividendo la stessa natura. Angi, invece, fa della plastica materia di vita, dandole un nuovo significato, una nuova utilità, segnale di speranza. Le giungle di plastica di Angi si sviluppano nello spazio, esplodendo in esso come un virus; la contaminazione ambientale è fondamentale nella sua Arte. Dove cammina nascono i fiori, perché è rimasto uno dei pochi a difendere la natura e perché ha capito che deve utilizzare le nuove tecnologie per farlo. L’uomo deve e può tornare, anche grazie al progresso della scienza e della chimica, a essere protagonista assoluto della scena, utilizzando materiali e tecniche del suo tempo”. Materie plastiche industriali e scarti della lavorazione seriale compongono le strutture di Alex Angi: nuovi virus che irrompono nel panorama dell’arte contemporanea come un contagio al quale l’uomo non può porre rimedio. La materia è vita, la materia è forma e in Alex Angi è soprattutto speranza. Speranza che le tecnologie di oggi possano salvare l’esistenza umana. La sua materia è poesia, gemme di plastica che fuoriescono dalla crosta terrestre in un tripudio di colori e filamenti contaminando di ottimismo questo Mondo. Angi usa la materia per dare una seconda possibilità all’uomo; fargli capire che deve ritornare ad
A fianco: fondatori di Craking Art Group con al centro in alto MARCO VERONESE ed al centro in basso ALEX ANGI.
essere assoluto protagonista della scena utilizzando materiali Un’opera esposta di Alex Angi “TURBO e tecniche del suo tempo. JUNGLE”. Il Direttore All’uomo non è più permesso di specchiarsi nelle sue opere Daniele Crippa e la di distruzione, deve capire che la strada del baratro è già stata curatrice Serena intrapresa molto tempo fa. Le giungle di plastica di Angi si Mormino sviluppano nello spazio, esplodendo in esso come un virus,
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Sotto: Dalla Battigia.
la contaminazione ambientale è fondamentale in Angi. Dove cammina nascono i fiori, perché è rimasto uno dei pochi a difendere la natura e perché ha capito che deve utilizzare le nuove tecnologie per farlo. Angi è una sorta di scienziato pazzo che sperimenta la materia per un fine molto nobile: riportare l’uomo in sintonia con sé stesso, fargli capire che non può pretendere di prevaricare la natura, perché questa si ribella, si camuffa e si trasforma invadendo il mondo umano attraverso mutazioni genetiche. Diventa docile per entrare nelle case degli uomini per poi esplodere in mille forme e colori creano quindi un corto-circuito, determinante per la sua sopravvivenza. La settimana successiva ecco un altro evento proprio davanti al museo di Portofino. Sul molo appare uno specchio gigante. Daniele Basso approda a Portofino, e all’ingresso del Museo Internazionale del Parco, sul celebre molo, l’opera specchiante “We=Wall” riflette l’orizzonte e fa riflettere sui nuovi e vecchi confini dell’animo umano. In una soirèe speciale, il prestigioso Museo del Parco di Portofino si
è arricchito di una nuova opera d’arte realizzata dal giovane artista/designer Daniele Basso. Nato nella moda con Gianni Versace, laureato in economia in Italia e in USA, tra marketing e comunicazione, nel 2006 fonda lo studio GlocalDesign (think Global, act Local) e dopo aver collaborato con alcuni tra migliori marchi di design del Made in Italy (Versace, Krizia, Zegna, Molteni&C, Lumen Center Italia, Swarovski, Gruppo Fiat…), oggi si avvicina all’Arte quale linguaggio universale per condividere al meglio le proprie riflessioni e stimolarne delle nuove, nell’imprevedibile e ipertrofico villaggio globale che è diventato il mondo. Serena Mormino, curatrice ed artefice della serata, tra i primi a credere nelle potenzialità del lavoro di Basso, lo ritiene “un designer eclettico, dalla profonda concettualità che lo distingue dalla maggior parte dei colleghi. Il suo progetto di tesi è stato esposto al Carrousel du Louvre di Parigi nel 2001 e quest’anno è stato invitato alla 54° Biennale di Venezia. Alla base dei suoi lavori è visibile un percorso logico emozionale proprio dell’Arte. Con l’opera WE=WALL (Acciao Ni/ Cr a specchio e CorTen, 120x80 – h320) entra a far parte della collezione permanente di uno dei Musei di Scultura più prestigiosi al mondo - accanto a grandi nomi quali Pomodoro, Arman, Rotella, Fontana, Mondino, Atchugarry, De Pero, Fiume, per citarne alcuni – esprimendo a pieno la sua vocazione all’Arte, nata tra gli oggetti di design, ma per trovare maggiore consapevolezza del suo cammino artistico di altissimo livello”. “Le storie – ci spiega Basso – hanno un grande potere. Ci aiutano a conquistare simpatia e fiducia, a conoscere il passato e le società, ma soprattutto a riflettere e comprendere il mondo che ci circonda. WE=WALL è una storia che ha inizio con un viaggio a Berlino, virtuale nel 1989, reale nel 2004 ma non ancora concluso. E’ la storia di tutti noi che sappiamo stupirci, commuoverci e indignarci. Un viaggio attraverso i nostri limiti e le nostre paure, nel continuo cambiamento attraverso i nostri limiti e le nostre paure, nel continuo cambiamento che la vita ci impone, tra sogno e realtà, bene e male, giusto e sbagliato”. “Da piccolo - prosegue Basso – immaginavo il mondo attraverso informazioni semplici, come: “a Berlino c’è il Muro!”. Ma
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Daniele Basso alla biennale di VeneziA 2011
Due opere di Daniele Basso : “L’italia Splendente di Swaroswky Ma In Croce”. nel 2004 sono rimasto attonito dalla velocità, determinazione e meticolosità con cui è stato cancellato il passato recente. Nuove architetture ottimiste hanno sgretolato anni di dolore. Allora mi chiedo se dimenticare significhi superare? Come possiamo migliorare, se cancelliamo la memoria? In quest’opera ho fatto mio il profilo del muro, metafora di ogni confine, trasformandolo in specchio che ci cattura fino a diventare attori protagonisti costretti a dialogare con la propria coscienza. Un confine invisibile ma concreto, in cui noi diventiamo il limite di noi stessi, riflettendo su pregiudizi, regole e convinzioni che erigono continui muri attorno a noi: appunto muri di specchi! Confini oltre i quali ci sono i nostri sogni e la libertà! Perché l’umanità siamo noi: il muro siamo noi. Poi mi giro e vedo un altro muro nascere…”
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MULINI DI LIGURIA
Il Mulino vicino al Sassello, forniva energia alle macchine di una falegnameria
Testo e foto di Mauro Ricchetti
L’ ENERGIA PULITA DERIVATA DALLA FORZA DELL’ACQUA. E A VALBREVENNA, IN LOCALITÀ PORCILE, CE N’È UNO ANCORA PERFETTAMENTE FUNZIONANTE
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ella Liguria dell’entroterra, da Rocchetta Nervina e Molini di Triora a ponente e fino a Sarzana a levante, lungo i torrenti provenienti dalla montagna, erano numerosi i mulini ad acqua che consentivano agli abitanti di ottenere una forza motrice naturale per macinare il grano, produrre olio ed azionare macchinari per falegnamerie e piccole industrie locali. L’uso del mulino è antichissimo: i primi documenti si trovano nel trattato di Vitruvio del 25 a.C., il De Architectura, dove appunto si descrive il funzionamento di un mulino a ruota
verticale. In Italia, nelle zone soggette ad una economia feudale, l’uso privato dell’acqua come fonte di energia e strumento libero di lavoro fu impedito per secoli dal “signore padrone“ di tutti gli uomini, animali e risorse naturali. Fu solo nel periodo comunale e nel tardo medioevo che l’uso pubblico delle risorse divenne accessibile alle attività artigianali. Il mugnaio per eccellenza iniziò a svolgere un lavoro da libero professionista, svincolato dalla proprietà del feudo; la sua opera era al servizio della comunità. Specialmente in Liguria, dove il concetto
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Architettura da salvare Il Mulino di Porcile: la ruota e il proprietario, il Sig Gianni Firpo.
di “comunità operante nell’interesse comune“ che dal medioevo caratterizzò sempre i borghi del nostro entroterra, da Triora, a Varese Ligure, da Pieve di Teco a Sarzana, l’uso dell’acqua come bene pubblico diventò l’elemento base di una economia industriale-agricola al servizio degli abitanti dell’interno. Ogni paese, anche il più piccolo, è sempre stato costruito vicino ad un corso d’acqua e possibilmente lungo le strade di comunicazione tra il mare e la montagna. L’acqua era importante – oltre che per le esigenze degli abitanti – anche per dissetare le lunghe carovane dei muli che attraversavano il territorio; spesso il corso del torrente
fu utilizzato come baluardo difensivo, come a Zuccarello, e infine forza motrice imbrigliata per fornire energia. Oltre ai mulini, fino ai primi anni del ‘900 anche cartiere, industrie del legno e segherie furono sempre ubicate lungo i torrenti. Moltissimi sono ancora i mulini ad acqua che si possono vedere nella parte interna della Liguria; alcuni erano ancora funzionanti fino a una ventina di anni fa, con la grande ruota verticale in legno dal diametro di sei, sette metri. Un ingranaggio costruito in legno, detto “ruota dentata” o anche “lanterna” che determinava una moltiplicazione dei giri e trasformava il movimento di rotazione da verticale in
Nella foto a sinistra il mulino di Ponti di Pomassio, in provincia di Imperia in una foto del 1960. Qua sotto in una foto odierna.
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Il mulino di Villacella, frazione del comune di Rezzoaglio, sarebbe tuttora in grado di funzione
Mulino di Porcile (Comune di Valbrevenna): interni ingranaggi lignei e nella foto qui a fiancogli interni con le due macchine originarie orizzontale nella grande mola in pietra. Uno dei mulini più pittoreschi si trova a Ponti di Pornassio, a pochi chilometri da Pieve di Teco, con la ruota ancora fissata con un perno ai muri della palizzata in pietra, direttamente costruita sul fiume. Un canale partiva dal torrente e l’acqua riempiva le “scatole rotanti“, un tempo in legno ed in seguito realizzate in metallo. Un altro edificio quasi intatto con la ruota verticale in buone condizioni si trova a Villacella, paese situato poco prima di Santo Stefano d’Aveto, d’estate avvolto da cespugli di rose rampicanti. Un altro è nei pressi del Sassello, ma se ne trovano a Pietrabruna, nell’imperiese e a Castelvittorio. A Molini di Triora un tempo esistevano sedici frantoi funzionanti lungo il torrente Argentina. Alcuni sono stati rimessi in funzione a scopo turistico come a Rocchetta Nervina, nei pressi del ponte medioevale, all’inizio del borgo. Ricordo di aver visto circa dieci anni fa a Casale, in provincia di La Spezia, un mulino a ruota ancora attivo a cui stavano sostituendo il perno della ruota. Un mulino ora fermo ma tuttora in grado di funzionare si trova in provincia di Genova nel comune di Valbrevenna, località Porcile. E’ di proprietà di Gianni Firpo che cortesemente ci accompagna. Sorge nel territorio del Parco
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Architettura da salvare
L’esterno del Mulino di Porcile: e la adiacente fonte energetica.
naturale regionale dell’Antola ed è stata restaurato, come afferma il proprietario, alcuni anni or sono, per mezzo dei contributi della Comunità Montana. La ruota venne sostituita nel 1911, come raccontava il nonno del signor Firpo e ricostruita esattamente come era stata impostata, nei primi anni del 1800 o forse anche prima. Le macine erano due e potevano funzionare anche contemporaneamente, utilizzando sia l’acqua direttamente proveniente da una cascata sia quella raccolta in un piccolo lago di riserva, previsto per i periodi di piogge scarse. Purtroppo il restauro dell’esterno troppo spinto ha ricoperto l’antica struttura muraria originaria in pietra faccia a vista. Interessante è l’interno dove sono visibili ancora gli ingranaggi lignei orizzontali e verticali. La grande ruota esterna sistemata dal lato opposto all’ingresso è del tipo a “cassetta” e sfrutta il peso dell’acqua e non la sua velocità o spinta. Questo sistema aveva un rendimento maggiore, perché non erano necessari grandi volumi d’acqua, ma bastava solo un dislivello di poco superiore al diametro della ruota. «Il mulino di Porcile serviva molte frazioni della Valbrevenna», racconta il signor Firpo, «e attorno vi erano anche altri mulini. La zona era ricca d’acqua e di coltivazioni di grano. Il mulino funziona perfettamente: l’abbiamo provato di recente e nonostante gli anni gira ancora bene». Il mulino vale davvero una visita, soprattutto per i macchinari interni ben conservati. Si raggiunge in circa dieci minuti di mulattiera dalla strada poco prima del paese di Porcile e può essere visitabile contattando direttamente il proprietario, residente nel paese.
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Daniela Colombo, una delle organizzatrici dell’evento.
FRUTTO DI UN’IDEA AMBIZIOSA, DI UN’EQUIPE TUTTA AL FEMMINILE ENTUSIASTA ED INSTANCABILE E DI UNA FAME ATAVICA DI CULTURA A MISURA D’UOMO COMUNE, È NATA A CHIAVARI LA PRIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL DELLA PAROLA.
FESTIVAL DELLA PAROLA, CHIAVARI DIVENTA LA CAPITALE DELLA “CULTURA COMUNE”
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al 29 maggio al 1° giugno la cittadina del Tigullio si è animata nelle piazze, per le vie del centro storico, nelle sale della Società Economica, all’Auditorium San Francesco, sulla passeggiata a mare di ben 65 eventi spalmati lungo le quattro giornate, dove il sostantivo parola è stato analizzato attraverso le più disparate accezioni. Si è passati dalla parola nel corso della storia quando, attraverso una modernissima pièce a cura del Prof. Luigi Spina dell’Università di Napoli e del suo attore Francesco Puccio, si è inaugurata la manifestazione, presentando una escursione sulla filologia della parola da Aristotele a Quintiliano, da Woody Allen a Report. Si è transitati – con un successo di pubblico e di partecipazione – dallo studio della parola nella spiritualità, con incontri con le meditazioni buddiste, islamiche e francescane ad approfondimenti scientifici e filosofici. Ci si è soffermati sulla parola nello sport, con un intervento del patron della nuova squadra ligure in Serie B, la Virtus Entella di Antonio Gozzi, arrivando alla riflessione sulla
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parola nel giornalismo, dalla più classica comunicazione scritta alla tecnologia web. L’ha fatta da padrona la strada, con flash mob letterari, presentazioni di libri, letture a cielo aperto, performance teatrali, oltre ad un’imponente sezione dedicata al cinema di Pablo Neruda e alla conclusione delle serate dando voce alla parola nella musica. Non sono mancati i grandi nomi come Piergiorgio Odifreddi, Max Manfredi, Massimo Bernardini, Alessandro Meluzzi, Davide Van De Sfroos, Giampiero Mughini, Samuele Bersani, Roberto Vecchioni, Enrico De Angelis, Zibba e molti altri. Si è deciso di dedicare questa prima edizione ad Elena Bono, poetessa, scrittrice, una tra le più grandi del Novecento, cittadina chiavarese mancata lo scorso febbraio. Proprio per celebrarla, si è aperto il Festival con una mostra a Lei dedicata e lo si è chiuso con una lettura delle opere più celebri a cura di Claudia Koll e Salvatore Ciulla. Indiscutibile il successo della manifestazione riconosciuto dalle moltissime persone, cittadini e turisti, che vi hanno partecipato, ma anche dallo spazio riconosciutogli dai mezzi di comunicazione di massa. Una ventata d’aria fresca in una città che è bella e affascinante già di suo, ricca di cultura, che traspare dalla sua architettura, dallo splendore dei suoi palazzi, da una vivacità intellettuale solo apparentemente sopita. Ma la parola che più si è distinta in questi giorni è stata “collaborazione”.
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Collaborazione da parte della giunta chiavarese del Sindaco Roberto Levaggi, dimostrando grande coraggio nell’investire in cultura, quando spesso si sente la necessità di spendere prima per i marciapiedi, ma soprattutto collaborazione con le associazioni del territorio, jam session tra pubblico e privato in una sinergia che fortemente è desiderata dalle grandi istituzioni. E allora, quattro ragazze che hanno deciso, testa bassa ma spirito di squadra, di sognare in grande, anche se non abbastanza perchè “the best is yet to come”, hanno messo anima e corpo in un progetto che aspettava solo di essere cavalcato. Grandi aspettative si stanno già formando sulla prossima edizione che si terrà sempre in primavera avanzata, in un’ottica di destagionalizzazione di un turismo che sempre più ha bisogno di emozioni esperienziali.
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MASSIMO CORRADI,
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BIS DI VITTORIE A ZOAGLI IL SAVONESE VINCE IL TROFEO COMUNE DI ZOAGLI E IL TROFEO MARES. A PAOLO BATTIATO IL TROFEO MADONNINA DEL MARE di Ilva Mazzocchi
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i sono conclusi felicemente il 5 agosto a Zoagli, con un grande successo tecnico e di pubblico, i festeggiamenti per la Madonnina del Mare. La manifestazione è entrata nel vivo alle 18 in Piazza XXVII con le premiazioni dei due concorsi internazionali di fotografia subacquea più longevi ed interessanti d’Italia, organizzati dal Comitato Madonnina del Mare e dal Comune di Zoagli. Per il Trofeo “Madonnina del Mare”, giunto alla XVIII edizione ha colto una chiara vittoria Paolo Battiato di Genova con un suggestivo primo piano della statua della Madonnina del Mare che è posta sul fondale antistante la cittadina del Golfo del Tigullio alla profondità di 9 metri.
Alessandro Marcenaro, Murena
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Ottimo secondo posto per il sub padovano Gianfranco Aponte. Per il tema “Ambiente” alla XI edizione ha vinto meritatamente il Trofeo Comune di Zoagli e Trofeo Mares Massimo Corradi, pluricampione italiano di safari fotosub e team leader del CI.CA.SUB Seatram – Diveross di Bogliasco. Corradi ha presentato una bellissima ravvicinata con un gambero pulitore sul muso di una murena. Alle spalle del campione si sono classificati Paolo Scalfo di Massa Carrara e Aldo Boglia di Novate Milanese. Nella scia dei primi si
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sono piazzati altri 30 concorrenti, tutti con ottime immagini realizzate nei fondali del Mar Tirreno e in particolare nei pressi della Statua di Zoagli e dell’AMP di Portofino. Fra gli stranieri prima assoluta Gabri Muller (Svizzera) e secondo Giovanni Pezzi (Croazia). Vincitori delle Menzioni speciali: “Comportamento” la spigola di Pierluigi Colangelo; “Emozione” il relitto della Haven di Rino Sgorbani; “Carpe Diem” l’eccezionale istantanea di Flavio Vailati di Milano che ha colto al… volo un cormorano sott’acqua e “Umorismo e creatività” di Ruggero Caravita di Milano con la sua opera “Alla scoperta di un nuovo percorso”. Hanno fatto parte della qualificata giuria Mario Calabresi, direttore del quotidiano La Stampa, Veronica Frassinetti, Sub Comm. Prefettizio a Zoagli, Sandro Galli, Pres. Comitato
Madonnina del Mare, Remo Sallo, fotografo freelance, e Gianni Risso, giornalista e fotografo subacqueo. Hanno collaborato al montepremi il Comune di Zoagli, Comitato Madonnina del Mare, Mares, Foto Leone, Europhoto, Sun Line strumenti sub, IRECO, Edit. La Mandragora, Grand Hotel Bristol Resort & SPA e Hotel Zoagli, Seterie Cordani e Seterie Gaggioli, MareSport Rapallo, www.apneaworld.com, FIPSAS, Banco di Chiavari, CARIGE, DIVEROSS, NIMAR, European DC By Scubaser, Style Diving e Tortuga Diving Portofino. Da ricordare che nella mattinata del 5 agosto il Comitato Madonnina ha consentito a quasi duecento persone di ammirare la statua dalla superficie con l’utilizzo del batiscopio e con la preziosa assistenza del Tortuga Diving Portofino.
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E A FINE OTTOBRE TUTTI A MARSIGLIA Si avvicina per tutti gli appassionati di fotografia e video sub e per tanti amanti del mare l’appuntamento più atteso dell’anno: il Festival Mondial de l’Image Sous Marine, in programma per il terzo anno nella grande città di Marsiglia. L’evento, di portata mondiale, festeggerà la sua 41ª edizione dal 30 ottobre al 2 novembre prossimi nel Centro Esposizioni e Congressi del Parc Chanot. Un montepremi di oltre 30.000 euro è a disposizione delle centinaia di partecipanti ai concorsi che hanno la bellezza di 30 diverse tematiche. I temi più importanti di quest’anno sono fotosub, videosub sub, editoria, siti web, pubblicità e per la prima volta ci sarà anche la categoria per film realizzati con smartphone, fuori e sotto’acqua. Possono partecipare amatori e professionisti e persino i ragazzi. Per tutte le info vedere su www.underwater-festival.com; per info in italiano scrivere a info@ apneaworld.com. Come sempre anche quest’anno www. apneaworld.com e il nostro giornale In Genova e Liguria Magazine avranno uno stand per incontrare i tanti amici italiani e stranieri. Gianni Risso
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PORTOFINO IMPAZZITA
CLAUDIO POZZANI E GIOVANNI RICCIARDI PER
IL POETA E IL VIOLONCELLISTA HANNO DATO VITA A UN’APPREZZATISSIMA KERMESSE NEL MUSEO INTERNAZIONALE ALL’APERTO DELLE SCULTURE DI DANIELE CRIPPA
eventi in Francia, Belgio, Giappone, Germania, Finlandia. Nel 2009 ha vinto il premio del Ministero dei Beni e Attività Culturali per la migliore manifestazione di poesia in Italia (Festival Internazionale di Poesia di Genova) e il Premio Catullo nel 2012 per la sua opera di diffusione della poesia in Italia e all’estero.Nel 2014 ha ricevuto il “Genovino” da parte del Comune di Genova per le sue attività culturali.Per le
Qui sopra Claudio Pozzani e Giovanni Ricciardi durante la kermesse. A fianco in basso, il sindaco di Portofino Giorgio D’Alia. Sopra: l’architetto Bruna Amirfiz e Franco Sumberaz
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ell’incanto del Museo internazionale all’aperto delle sculture di Daniele Crippa, il bel mondo si è ritrovato per un evento d’eccezione, la chiusura del 20° anno del Festival internazionale della Poesia diretto da Claudio Pozzani, con poesie inedite e l’accompagnamento del violoncello di Giovanni Ricciardi. La giornata di splendido sole ed un eccellente rinfresco offerto dal Marchese di Tagliolo Luca Pinelli Gentile hanno rallegrato questo incontro della mondanità internazionale. Intellettuali, poeti, musicisti, giornalisti, architetti pittori, industriali, tutti presenti a questa kermesse tra poesia e musica presentata dalla presidente di Liguria Cultura, la giornalista Diana Bacchiaz. Claudio Pozzani, poeta e romanziere (tradotto e pubblicato in oltre 10 lingue) nato a Genova nel 1961, ha creato e organizzato, oltre al Festival Internazionale di Poesia di Genova, la Stanza della Poesia di Palazzo Ducale, e numerosi
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Liguria poesia Il celebre pittore Franco Sumberaz, Daniele Crippa e Diana Bacchiaz. A fianco la scrittrice e poetessa Barbara Garassino.
Cristina Grasso famosa critica d’arte e gallerista con Cristina Crippa. sue attività culturali e le sue performance artistiche, il grande poeta e drammaturgo Fernando Arrabal lo ha definito “maestro dell’invisibile, aizzatore di sogni, ladro di fuoco: il suo cuore danza nell’alcova festante. Giovanni Ricciardi suona dall’età di sei anni e si è diplomato al Conservatorio Niccolò Paganini della sua città natale. La carriera solistica lo ha portato a suonare con prestigiose orchestre sinfoniche in molti teatri di tutto il mondo, fra cui quelli di Berlino, alle Canarie, a Madrid, a San Paolo e Campinas in Brasile, in Russia, Spagna, Portogallo e Bolivia. Ha inciso diversi CD su un repertorio molto vasto che va da Bach a Vivaldi, Pergolesi, Debussy, Fauré, Schumann, Brahms. La forza dei versi di Claudio Pozzani, la sua splendida recitazione e la sua voce inconfondibile, sono state ben sottolinate dalle vibrazioni del violoncello, con brani inediti di Ricciardi, sonate di Bach e Shostakovich. L’esuberante giovane sindaco di Portofino, Giorgio d’Alia, ha partecipato all’evento con la sua ben nota simpatia e allegria.
Giovanni Ricciardi con la console di Gran Bretagna, l’avvocato Denise Dardani.
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Poesia
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Dario G. Martini Due recenti testi inediti del celebre poeta, drammaturgo e critico genovese, già vincitore del Premio Riccione e del Premio Pirandello
Ti aspetto Non è giusto pensare che non c’è
Essere e tempo
neanche una parvenza di ragione nel mio insistere ad aspettare te.
Finalmente hai trovato
Non so chi sei, né quando e dove e come
il libro di Heidegger che cercavi
mi sarà dato di incontrarti. Forse mai.
non hai trovato però le risposte
E mi dà pena il pensare che non sai
che da quel celebre testo ti aspettavi.
che c’è qualcuno che ti ama tanto
D’accordo, dice molto, ma in sostanza
da vivere soltanto nell’attesa
è un molto che per te poco ha giovato.
di averti accanto ed esistere per te.
Pretendevi di più. Forse speravi in un essere più solido, in salute, un essere più duro, più determinato, meno sconvolto dal fluire del tempo. E invece l’hai trovato come fosse già disposto ad essere annientato. D’accordo, il tempo è una maledizione (o forse no, per chi è appena nato) ma dargli troppa corda è soluzione propizia solo a chi vuol essere impiccato. Conclusione? Tenetevi le corde e non datele a chi potrebbe usarle a vostro danno. Non capite il perché? L’occasione può far l’uomo omicida e dunque non offritela, pur se siete convinti che nessun rischio c’è.
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