Natura Viva magazine - Mar. Apr. '17

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NATURA VIVA

Animali e habitat a rischio estinzione

Il Parco Natura Viva sbarca in National Geographic Photo Ark Specie a rischio: nuovo approdo alle Seychelles | “Attenti a quei due!”


Photo: A. Faccini

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dal 4 marzo riapre il Parco

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NATURAVIVA MAGAZINE

NUMERO 9

MAR.APR. ‘17

Animali e habitat a rischio estinzione Periodico bimestrale edito da Parco Natura Viva srl Registrazione presso il Tribunale di Verona n° 1165 del 30 giugno 1995

Direttore responsabile Macri Puricelli Responsabile editoriale Elena Livia Pennacchioni press@parconaturaviva.it Hanno collaborato a questo numero Silvia Allegri, Elena Livia Pennacchioni, Caterina Spiezio, Katia Dell’Aira, Marta Tezza, Macri Puricelli, Barbara Regaiolli Comitato scientifico Cesare Avesani Zaborra, Katia Dell’Aira, Caterina Spiezio, Marta Tezza Progetto grafico Elena Livia Pennacchioni Archivio foto Elena Zambelli Contributo fotografico Archivio Parco Natura Viva, Cesare Avesani Zaborra, Giorgio Cortese, Giorgio Ottolini, Barbara Regaiolli, Joel Sartore, Bruna Zavattiero, Seychelles National Parks Authority Immagine di copertina Testudo hermanni boettgeri (Testuggine di Hermann orientale) ©Joel Sartore Stampa Mediaprint srl via Brenta, 7 37057 San Giovanni Lupatoto Verona, Italia Copyright © Parco Natura Viva loc. Figara 40 - 37012 Bussolengo (VR) Tutti i diritti riservati. La riproduzione anche parziale e con qualsiasi mezzo, non è consentita senza la previa autorizzazione scritta dell’Editore.

Per parlare con la redazione press@parconaturaviva.it

www.parconaturaviva.it


Sommario

Mar-Apr 2017

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Dal marsupio fa capolino una testa bianca: é nato uno wallaby albino

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Il Parco Natura Viva sbarca in National Geographic Photo Ark Pag.8 #Faccestrane Basta una smorfia per conoscersi meglio

Pag.24 #Hotopic DNA, Telmo Pievani

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Lucky, storia di un papà speciale

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#Animali&Piante: il regno animale di fiore in fiore

sfoglia il libro della vita

Pag.28 #Ragazzi&natura Lupo o Pecora? “Attenti a quei due!” Pag.32 Letargo anomalo,

dentro e fuori dal Parco

Pag.33 Animali alla ribalta

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Approdo alle Seychelles: pipistrelli sull’orlo della scomparsa e testuggini giganti trafugate


Editoriale

Il Parco Natura Viva apre il 48esimo anno a difesa della biodiversità Cari Visitatori, la stagione 2017 ha in serbo importanti novità, per voi e per la natura. Le nostre competenze sono sempre più riconosciute a livello internazionale e siamo lieti di annunciare che il Governo delle Seychelles ha voluto stipulare con noi un accordo finalizzato allo studio di una specie simbolo presente nell’arcipelago: quella delle testuggini giganti, animali dalla sbalorditiva longevità ma oggi fortemente minacciati da un turismo sempre più fiorente. Nel frattempo il progetto europeo LIFE+, che ci vede da anni coinvolti nella tutela dell’Ibis eremita, è destinato ad allargarsi includendo in via sperimentale la reintroduzione in natura in alcune regioni della Spagna, con risultati finora molto incoraggianti. Il 2016 ha visto poi avviarsi la “Le testuggini giganti prima attività di cooperazione tra un museo di storia naturale e delle Seychelles un parco zoologico, e quest’anno il Parco Natura Viva ed il Muse di Trento lavoreranno insieme per sostenere la ricerca sul campo in sono animali dalla Mongolia sulla specie simbolo di un intero ecosistema: il leopardo sbalorditiva longevità, delle nevi. ma minacciate da un Nel Parco siamo intervenuti a migliorare l’area destinata ad un’altra turismo fiorente” specie di predatore a rischio di estinzione e assai poco conosciuto: lo straordinario crisocione, o lupo dalla criniera, canide del Sudamerica. E sempre in quest’area vedremo i tapiri condividere il loro reparto con i nandù, uccelli non volatori sudamericani. Infine è in programma una nuova voliera per gli ara ambigua, pappagalli simbolo del progetto Costarica attualmente in sviluppo e sul quale vi aggiorneremo nei prossimi numeri. Anche l’attività didattica è pronta ad affrontare la nuova stagione con iniziative volte a coinvolgere sempre di più i visitatori, grandi e piccoli, per renderli protagonisti dei progetti in corso, proseguendo la preziosa collaborazione col noto filosofo della scienza Telmo Pievani, che ci proporrà incontri, conferenze e altre attività speciali. Voglio infine ricordare il video realizzato dal regista Pierluigi Ferrandini, che ci permetterà di essere presenti sui maggiori canali di comunicazione raccontando in anteprima tutte le sorprese riservate ai nostri visitatori. Non mancate, la Natura Viva vi aspetta!


#FACCENUOVE

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Dal marsupio fa capolino una testa bianca: è nato uno wallaby albino di Elena Livia Pennacchioni

Occhi rossi, pelo candido e musetto roseo: l’albinismo del piccolo wallaby è un’anomalia congenita ereditaria che in natura non lascia molte speranze di sopravvivenza: nel folto verde delle foreste australiane di eucalipto infatti, il piccolo non avrebbe potuto sottrarsi alla vista dei predatori, ma al Parco Natura Viva può considerarsi al sicuro, ancora per molti mesi nel marsupio di mamma wallaby.

Cosa c’è in foto Pag. 6: foto d’archivio che ritraggono un piccolo albino che spunta dal marsupio di mamma wallaby; il piccolo, un pochino più cresciuto, tenta ancora di entrare nella tasca marsupiale. NATURA VIVA MAGAZINE

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#FACCENUOVE

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Cosa c’è in foto In alto: foto d’archivio che ritraggono un piccolo albino nel marsupio e un giovane albino ormai troppo grande per entrarvi; Sotto: foto d’archivio di mamma wallaby che mangia con il suo piccolo albino nel marsupio.

albino lo wallaby che ha fatto capolino nei primi giorni di febbraio dal marsupio della sua mamma, grigia come tutte le altre femmine della colonia ospitata al Parco Natura Viva di Bussolengo. Del piccolo si intravedono appena il musetto roseo e gli occhi rossi, che ancora si confondono tra il candore del pelo bianco-latte. Ma se generalmente l’albinismo è un fatto raro e straordinario, in questo caso le possibilità che si manifestasse c’erano: il maschio dominante della colonia di wallaby, in tutta evidenza padre del piccolo, è esso stesso albino. “L’albinismo è determinato da un’anomalia genetica che causa l’assenza di pigmentazione della pelle e del pelo, che in natura non è considerata una caratteristica vantaggiosa”, spiega Caterina Spiezio, responsabile del settore ricerca e conservazione del Parco Natura Viva di Bussolengo. “Nel caso degli wallaby, il verde intenso delle foreste australiane di eucalipto in cui vive questa specie, non potrebbe nasconderli dai predatori, rendendoli una preda sin troppo facile”. Ecco perché normalmente si distinguono per avere un folto pelo che varia dal grigio al marrone, più chiaro solo sulla pancia. Ma in un parco zoologico anche un wallaby dal candore inconfondibile può considerarsi al sicuro. “Il nostro wallaby rimarrà al sicuro della tasca marsupiale della mamma ancora per molti mesi, finchè non diventerà abbastanza grande da non entrarci più”, aggiunge Caterina Spiezio. “Nel frattempo, insieme agli altri sei esemplari della colonia, da lì continuerà il suo sviluppo, berrà il latte dalle mammelle, dormirà e continuerà a mettere la testa fuori per osservare il mondo”.

UN MARSUPIALE UN PO’ SPECIALE Marsupiale più piccolo di un canguro, lo wallaby ha una particolarità che lo rende una specie con un ottimo successo riproduttivo, come accade anche ai canguri: le femmine sono in grado di accoppiarsi e restare gravide anche se nel proprio marsupio è già ospitato un primo “inquilino”, accogliendo nello stesso tempo due diversi stadi di sviluppo dei piccoli. Il secondo embrione infatti è in grado di sospendere la crescita una volta raggiunte le dimensioni di un fascio di 100 cellule e “aspettare” che il proprio fratello sia abbastanza grande da lasciargli il posto nella tasca marsupiale della mamma. Un vantaggio niente male per questa specie, che in caso di mortalità del primo piccolo può contare sulla nascita del secondo in brevissimo tempo. Inserito nella Lista Rossa delle specie minacciate di estinzione come “a rischio minimo”, quella degli wallaby è una delle 140 specie di marsupiali a vivere nel continente oceanico, insieme a canguri e koala. Anche in questa parte del Mondo, l’avanzare delle colture agricole genera l’ormai onnipresente conflitto tra uomo e fauna selvatica, che mette gli animali selvatici in seria difficoltà. 7

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#FACCESTRANE Cosa c’è in foto Da sinistra: tigre siberiana, tapiro sudamericano e cammello della Battriana intenti nella “smorfia” del flehmen.

Basta una smorfia per conoscersi meglio di Barbara Regaiolli Quella che può sembrare una smorfia bizzarra, si rivela un’utilissima capacità messa in campo da alcuni animali per ottenere informazioni sulla presenza di altri esseri viventi nel proprio territorio. Anche l’uomo era in grado di utilizzare l’organo responsabile di questo comportamento che oggi sembra non funzionare più.

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oltissimi animali, dalla tigre al cammello, incurvano il labbro superiore mostrando l’intera arcata dentale, scoprendo le gengive in tutto il loro roseo splendore. Rimangono in questa posa per diversi secondi, con la bocca socchiusa e la testa sollevata, che sembra sondare l’aria. Per noi è una smorfia bizzarra, ma gli animali in questo modo riescono a comunicare tra di loro attraverso l’olfatto, pur senza incontrarsi, impiegando una capacità che noi abbiamo perso nel corso dell’evoluzione. Questo comportamento è noto come flehmen e serve agli animali per recepire alcune importanti molecole, i feromoni, e altri odori presenti nell’aria. I feromoni svolgono un ruolo essenziale nel regno animale, fornendo informazioni importanti sui chi li rilascia, NATURA VIVA MAGAZINE

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dalla paura allo stato riproduttivo. Sono sostanze secrete da un individuo e recepite da un altro generalmente della stessa specie, che suscitano in esso determinate reazioni e comportamenti. Per recepire queste molecole, rettili, anfibi e mammiferi utilizzano l’organo di Jacobson, o organo vomero-nasale, un organo di senso olfattorio ausiliario. Nell’uomo è solo vestigiale, non sembra funzionare ed essere utilizzato come negli altri mammiferi. L’organo di Jacobson è per lo più ubicato fra la cavità nasale e il palato e nei mammiferi viene attivato proprio attraverso il flehmen: con questa smorfia, gli animali fanno entrare l’aria nel palato, mandandola all’organo vomero-nasale, per captare eventuali messaggi dei conspecifici. L’urina di molti animali, vista la sua facile diffusione e produzione, è un importante veicolo dei feromoni. Soprattutto nel periodo riproduttivo, è facile vedere Rondel, il nostro


#FACCESTRANE

“Questo comportamento è noto come flehmen e serve agli animali per recepire feromoni e altri odori. Capacità che l’uomo ha perso nel corso dell’ l’evoluzione”. maschio di tapiro, girare per il reparto facendo flehmen, “annusando” quasi con gusto la pipì della sua compagna, Irene. Molti carnivori del Parco, fra cui tigri, leoni e leopardi, alla presenza di stimoli olfattivi (spezie, profumi, feci di erbivoro) utilizzano il flehmen per “esplorarli” meglio, sottolineando l’importanza dell’arricchimento ambientale nello stimolare comportamenti naturali in ambiente controllato. Fra i rettili,

i serpenti captano i feromoni e altri odori nell’aria estroflettendo la lingua e portando poi le molecole al palato, dove si apre l’organo di Jacobson. Insomma, gli animali non annusano solo con il naso, ma possono attraverso l’olfatto ottenere molte informazioni sui conspecifici e su individui di altre specie, uomo incluso. A loro non scappa niente! Attraverso l’organo di Jacobson, specie che occupano areali molto vasti

sono in grado di conoscersi, riconoscersi e soprattutto incontrarsi: nelle specie solitarie, in cui i conspecifici stanno assieme soltanto nella stagione degli amori, questo tipo di comunicazione è fondamentale nella ricerca del partner ideale. Nell’uomo questo tipo di comunicazione non sembra essersi evoluta. Sarà per questo che abbiamo inventato i social network e i siti di incontri? 9

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Lucky,

storia di un papà speciale di Caterina Spiezio

Tra i primati africani, le bertucce vantano degli ottimi papà: molto partecipi nelle cure alla prole, non si sottraggono nemmeno quando è l’ora di giocare. E Lucky ha sempre dimostrato una grande attenzione ai piccoli e un carattere premuroso.

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#UNODINOI

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el mondo animale le strategie dedicate alle cure parentali sono molteplici: a volte dei piccoli se ne occupa solo la mamma, altre volte solo il papà, oppure i genitori si distribuiscono i compiti al 50%, infine in alcune specie tutto il gruppo familiare si occupa dei piccoli. Ma un esempio di specie dove il papà è molto partecipe alla cura dei piccoli si ha nelle bertucce, dove il maschio dominante si occupa dei piccoli difendendoli e giocando con loro, anche aiutando di tanto in tanto le mamme con il trasporto dei piccoli. Lucky, il maschio dominante della colonia di bertucce del Parco, è papà di circa 10 individui. Nato al Parco nel maggio del 1999 da papà Dick e mamma Lory, cresce seguito da entrambi i genitori. Impara quindi da piccolo cosa voglia dire essere accudito da un papà forte e rispettato dagli altri, cosa voglia dire emettere anche solo un breve strillo affinché papà accorra in soccorso. Insomma, impara su sé stesso l’importanza di avere un buon papà. E così, arrivato il suo turno nel 2007, inizia a comportarsi sin da subito da premuroso papà che si prende cura dei propri piccoli. È consuetudine vederlo con i piccoli sul dorso, mentre si muove quadrupede nel reparto. Il suo comportamento tipico è di vigilanza: lascia interagire gli individui tra di loro controllando

“Lucky cresce seguito da entrambi i genitori: impara da piccolo l’importanza di essere accudito da un buon papà, forte e rispettato dagli altri”.

Cosa c’è in foto Pagina 10: primo piano di Lucky; Pagina 11, in alto: Lucky riceve grooming; in basso: con la sua famiglia.

continuamente la situazione ma non appena percepisce tensione e sente il richiamo del piccolo, accorre in suo soccorso velocemente. Spesso senza valutare dove sia il torto e la ragione, immediatamente soccorre il piccolo allontanando da lui il presunto pericolo, cioè il presunto aggressore. Non appena i piccoli si rendono conto di quanto sia utile vocalizzare per avere un supporto, sfruttano un po’ la situazione e se vogliono allontanare un altro individuo da un punto di interesse, iniziano a vocalizzare strillando, richiamano l’attenzione di Lucky e la dirigono verso l’individuo da scacciare. Ma Lucky non è solo un bravo papà, è anche molto bravo a gestire l’intera sua colonia. Infatti interviene non solo nelle baruffe tra femmine che si manifestano proprio per la competizione per il maschio dominante, ma anche quando deve “insegnare” ai giovani come comportarsi nei suoi confronti e l’importanza di rispettare la gerarchia, che nelle bertucce è lineare e ben definita. Per spiegare quanto sia importante un piccolo per Lucky ci sono due episodi particolari che necessitano di essere ricordati. Il primo si è verificato anni fa, quando ancora nel vecchio reparto del Parco Natura Viva oggi area delle testuggini delle Seychelles, muore un piccolo di 4 mesi. La mamma del piccolo non lo abbandona fino a quando non ha elaborato il lutto, portandolo con sé per giorni. Impossibile per lo staff intervenire, perché in questi casi è impossibile “togliere” un piccolo alla propria madre che non ne ha ancora compreso la 11

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#UNODINOI Cosa c’è in foto

morte. E quindi si aspetta fino a quando la mamma non lo adagia in un angolo del reparto e lo lascia lì. Ma Lucky non era ancora pronto e continuava a sorvegliare il piccolino esanime anche nei giorni successivi. Il recupero non è stato affatto facile perché Lucky ha continuato a difenderlo anche dopo diversi giorni, convinto che stesse solo dormendo e che da un momento all’altro si potesse risvegliare. Il secondo episodio è pittoresco ed è accaduto due anni fa nel nuovo reparto delle bertucce. Lime, oggi giovane aiutante pronto per creare una nuova colonia, non più così piccolo all’epoca dell’episodio, inizia a strillare richiamando l’attenzione di Lucky, che prontamente accorre in suo aiuto. Il papà, arrivato a 50 centimetri da Lime, non vede altra bertuccia attorno da scacciare. Segue quindi lo sguardo di Lime per capire verso quale “aggressore” doversi dirigere, ma non vede altro che la recinzione del reparto. Lime però continua a guardare Lucky, rivolgendo poi lo sguardo nuovamente verso la recinzione: in quell’occasione per la prima volta abbiamo visto Lucky disorientato, non sapeva davvero cosa fare. Si è quindi avvicinato alla recinzione verso il punto preciso indicato da Lime con lo sguardo, per cercare di capire quale fosse il problema, ma nulla. Quindi, Lucky, accertatosi che non vi fosse alcun pericolo per Lime, è ritornato sui suoi passi. Ma Lime si era davvero arrabbiato con la recinzione e non con un’altra bertuccia perché,

In alto: Lucky ispeziona un piccolo, suo figlio; In basso: Lucky si intrattiene su un ramo insieme ad un membro della sua colonia.

Lucky gestisce la sua colonia con saggezza e senza necessariamente usare la forza, oltre che occuparsi di proteggere femmine e piccoli. saltandoci sopra si era fatto male e chiedeva il supporto del papà affinché “sgridasse” la recinzione per avergli fatto male. Credo che tutti noi ci riconosciamo un po’ quando accorriamo in difesa di un figlio, un nipotino, un bimbo che vediamo cadere dalla bicicletta. La prima cosa che si fa mentre il bimbo è in lacrime, dopo essersi accertati che non si sia fatto male, si sgrida la bicicletta perché lo ha fatto cadere e, immediatamente il bimbo smette di piangere. Anche Lime sperava che il papà “sgridasse la recinzione”, ma dall’alto della sua saggezza Lucky ha ritenuto del tutto inutile farlo. Lucky è un ottimo e riflessivo maschio dominante in grado di gestire la sua colonia con saggezza e senza necessariamente usare la forza; è anche un bravo e premuroso papà e si occupa dei piccoli proteggendoli e supportando le femmine nell’allevamento; infine è in grado di gestire al meglio le “situazioni di pericolo” riuscendo a discernere quando affrontarle e quando restarne alla larga. NATURA VIVA MAGAZINE

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LUCKY,

IN UN DISEGNO DI BARBARA REGAIOLLI

#UNODINOI


EDIZIONE ONLINE Natura Viva magazine Animali e habitat a rischio estinzione

magazine.parconaturaviva.it Puoi leggere le storie di Natura Viva magazine anche sulla pagina dedicata del sito di Parco Natura Viva. L’informazione sugli animali dei 5 continenti direttamente da pc, smartphone o tablet con videonotizie, fotogallery e contenuti extra. Una finestra sulla biodiversità , un modo per proteggerla.

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Approdo alle Seychelles: pipistrelli sull’orlo della scomparsa e testuggini giganti trafugate di Elena Livia Pennacchioni

Cosa c’è in foto Una delle isole dell’Arcipelago delle Seychelles Scatti di Seychelles National Parks Authority


Cosa c’è in foto Pag. 16: esemplari di testuggine gigante delle Seychelles, Isola di Curieuse; Scatti di Seychelles National Parks Authority e Caterina Spiezio; Pag. 17: gli ultimi esemplari di pipistrelli delle Seychelles; scatti di Justin Gerlach.

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on raggiunge i 3 chilometri quadrati di estensione, è abitata da due ranger che la presidiano e fino alla metà del 20° secolo era impiegata come luogo di quarantena per i lebbrosi. Oggi l’isola di Curieuse, la quinta più grande delle Seychelles, ospita il centro di allevamento per le testuggini giganti endemiche dell’arcipelago e la settimana scorsa ha ricevuto 70 nano-microchip per il tracciamento degli esemplari via gps. Mittente il Parco Natura Viva di Bussolengo: è ufficiale la firma all’accordo con Seychelles National Parks Authority, che vede la collaborazione anche di Green Teen Team Foundation, guidata dalla Principessa Theodora Von Liechteinstein. La prima delle misure previste dall’accordo intercontinentale pone un freno ai furti dei piccoli di testuggine gigante destinati al commercio illegale di animali esotici. Ma oltre alla salvaguardia delle testuggini giganti, nelle azioni di tutela della biodiversità previste dall’accordo intercontinentale c’è anche l’ultima popolazione di meno di 50 individui di pipistrelli delle Seychelles.

PICCOLE “GIGANTI” RUBATE “Durante un viaggio di ricerca - spiega Caterina Spiezio, responsabile ricerca e conservazione del Parco Natura Viva di Bussolengo - abbiamo appreso che in una sola notte della scorsa estate, sparirono dall’isola di Curieuse 25 piccoli di testuggine gigante delle Seychelles, trafugati direttamente dai nidi allestiti nella nursery del centro. In una manciata di ore furono vanificati 4 anni di lavoro e perso il 20% degli esemplari allevati sull’Isola, su un totale di 128 individui”. Da qui, l’urgenza di inviare nano-microchip della grandezza giusta per essere applicati anche a piccole “giganti” appena nate, senza la necessità di dover continuare ad aspettare i cinque anni di vita. Longeva fino a poter superare il secolo di vita, la testuggine gigante delle Seychelles raggiunge i 150 chili di peso e il suo carapace supera il metro di lunghezza: per la sua carne fu letteralmente estirpata alla fine del 1700, quando i marinai europei scoprirono l’arcipelago. Nel secolo scorso poi

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In corsa contro l’estinzione la scoperta dell’unica popolazione sopravvissuta sull’atollo di Aldabra, inaccessibile alle scorribande: alcuni esemplari furono traslocati a Curieuse, per offrire loro una seconda possibilità di sopravvivenza. Oggi, la nuova minaccia porta il nome di commercio illegale.

GLI ULTIMI 50 PIPISTRELLI DELLE SEYCHELLES Grotte anguste con ampie fessure verticali, luce scarsa e insetti per cibo: è l’habitat naturale dell’ultima colonia di pipistrelli delle Seychelles, rimasti in meno di 50 a guardare la distruzione delle loro foreste sostituite dalle coltivazioni di cocco. Nel bel mezzo dell’oceano indiano, gli ultimi esemplari di questi microchirotteri sono distribuiti su due isole dell’arcipelago. Prima che sia troppo tardi, il Parco Natura Viva ha voluto garantire un sostegno alla ricerca e alla conoscenza di questa specie. “Sui pipistrelli delle Seychelles si sa davvero poco e questo non aiuta di certo le attività di salvaguardia”, spiega Caterina Spiezio. “Sono spariti in meno

di 50 anni: eliminare il sottobosco a causa della deforestazione per loro è significato non trovare più gli invertebrati di cui si nutrono e fare i conti con una piante infestante che chiude gli accessi alle grotte e ne altera la temperatura”. Si tratta infatti di una specie molto fragile, che esige condizioni di temperatura, umidità e stress molto restrittivi anche per i ricercatori. “Le prime fasi di progetto prevedranno di tamponare le emergenze e collaborando con una guida locale ci si recherà presso i siti per effettuare la conta degli individui attraverso attrezzature adeguate che garantiscono la minor invasività possibile grazie ad esempio, all’utilizzo del batdetector, strumento che trasforma gli ultrasuoni emessi dai microchirotteri, in suoni udibili dall’orecchio umano. Poi, per progettare azioni più concrete, sarà necessario conoscere almeno il sesso di tutti individui e le loro abitudini alimentari”. Per i pipistrelli delle Seyschelles si tratta comunque di un tentativo disperato: “La preoccupazione più grande è quella di essere arrivati troppo tardi”, conclude Spiezio.

E’ ufficiale la firma all’accordo con Seychelles National Parks Authority, che vede la collaborazione anche di Green Teen Team Foundation. La prima delle misure previste dall’accordo intercontinentale pone un freno ai furti dei piccoli di testuggine gigante destinati al commercio illegale di animali esotici.

#GLIULTIMIPIPISTRELLI

1980

L’anno in cui fu stabilita l’estinzione di tutti gli esemplari dalle due isole di La Digue e Praslin;

50

Il numero stimato per eccesso di individui a sopravvivere nelle ultime due colonie sulle isole di Silhouette e Mahè;

37,9

La frequenza espressa in kilohertz attraverso la quale i pipistrelli delle Seychelles emettono gli ultrasuoni, necessari per comunicare tra di loro;

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I membri della spedizione che partirà dal Parco Natura Viva per raccogliere i dati utili a comprendere le esatte condizioni della specie. 17

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#ZAMPEDAPRIMAPAGINA di Elena Livia Pennacchioni

Il Parco Natura Viva sbarca in National Geographic Photo Ark Ci sono anche Atena e Julo nell’arca fotografica della biodiversità globale targata National Geographic. Gli scatti di Joel Sartore aprono le porte ai primi animali d’Italia. @parconaturaviva


Cosa c’è in foto In questa pagina: Joel Sartore con la Principessa Theodora Von Liechtenstein sul set fotografico al Parco Natura Viva.

Joel Sartore, professione wildlife photographer E’ noto come uno dei più prestigiosi fotografi di fauna selvatica al Mondo. Nel corso della sua carriera, dalle pagine del National Geographic, ha raccontato più di 30 storie grazie alle migliaia di scatti guadagnati in giro per i cinque continenti. Poi, 10 anni fa, ha lanciato la sfida: scattare una foto ad ogni individuo presente in un parco zoologico per costruire la più grande arca fotografica della biodiversità globale. Al Parco Natura Viva la prima assoluta italiana. NATURA VIVA MAGAZINE

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#ZAMPEDAPRIMAPAGINA

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#ZAMPEDAPRIMAPAGINA

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ra i primi animali d’Italia ad entrare in “National Geographic Photo Ark” (natgeophotoark.org) ci sono anche Atena e Julo, i due bisonti europei nati al Parco Natura Viva di Bussolengo che verranno reintrodotti in natura nell’estate del 2018. Dopo 5 giorni di scatti, si è concluso il primo set fotografico di Joel Sartore in Italia grazie al quale “l’arca fotografica della biodiversità globale” targata National Geographic ha aggiunto 24 specie alle 6mila già presenti. Per “Photo Ark” questo è l’anno del decennale e l’obiettivo di Joel Sartore, fotografo di fama mondiale e fondatore del progetto, è smuovere la coscienza dello spettatore trascinandolo a diventare parte attiva del mondo della conservazione delle specie a rischio estinzione. Insieme ai bisonti europei, che resistono in Europa con sole due popolazioni selvatiche, nell’obiettivo di Joel Sartore sono entrati anche il capovaccaio, in pericolo critico di estinzione in Italia, l’avvoltoio reale indiano in pericolo critico di estinzione in Asia, i gelada, scimmie delle rocce che vivono solo in Etiopia e le bertucce, in pericolo di estinzione in Algeria e Marocco. Oltre a loro anche lo gnu, il cobo defassa, l’ammotrago, l’antilope roana, il muflone e alcuni rettili, come il tegu rosso e il varano. Ma in onore della Principessa Theodora Von Liechtestein, Sartore ha dedicato alcune ore speciali alle testuggini di Hermann, specie simbolo della Fondazione Green Teen Team e del progetto di conservazione “Chelonia”, nato e portato avanti in collaborazione con il Parco Natura Viva e i membri di Green Teen Team, tutti teenagers.

Cosa c’è in foto Pag.21, da sinistra : gatto selvatico, capovaccaio, ammotrago, gelada; Pag. 22, 23, da sinistra: ramarro occidentale, gnu, testuggine greca e testuggine marginata.

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In onore della Principessa Theodora Von Liechtenstein, Sartore ha dedicato alcune ore speciali alle testuggini di Hermann, specie simbolo della Fondazione Green Teen Team e del progetto di conservazione che conduce in collaborazione con il Parco Natura Viva. Già proiettati sugli schermi più spettacolari al Mondo, come la Basilica di San Pietro e l’Empire State Building, gli scatti di Joel Sartore impongono una riflessione a chi osserva: “Il colore di sfondo, rigorosamente bianco o nero, permette di eliminare ogni distrazione - ha spiegato Sartore - e consente di guardare ogni specie dritta negli occhi. Le dimensioni poi, che prescindono dalla grandezza reale dell’animale e risultano tutte uguali, permettono di trattare ogni specie con lo stesso rispetto”. Il lavoro per Sartore non finisce qui perchè, come lui stesso ha dichiarato, “Photo Ark” si trova solo alla metà del suo percorso: “Mi considererò soddisfatto quando avrò superato le 12mila specie fotografate. La biodiversità di tutto il Mondo sta scomparendo ad un ritmo allarmante e con le mie foto, vorrei che le

persone se ne accorgessero, si innamorassero degli occhi che osservano, e diventassero parte attiva della conservazione.

I RINGRAZIAMENTI DI JOEL La presenza di Joel Sartore al Parco Natura Viva ha acceso la miccia della vivacità proprio durante il periodo più calmo dell’anno, quello in cui i cancelli rimangono chiusi al pubblico. Per soddisfare le esigenze del set fotografico senza far mancare agli animali l’adeguata tranquillità, sono stati mobilitati keeper, veterinari, biologi e tutto lo staff di supporto che era necessario. Quando si sono spente le luci poi, Joel ha voluto ringraziare il Parco così: “In 10 anni ho fotografato più di 300 parchi zoologici, acquari, allevamenti privati e centri di reucpero e riabilitazione. Ricordo solo pochi viaggi, se non addirittura nessuno, dove tutto sia andato così bene come in questo. Il Parco Natura Viva è un’organizzazione eccellente, in cui ogni specie gode di un’attenzione particolare a seconda delle proprie esigenze di benessere. I miei più profondi ringraziamenti a tutti voi per aver reso possibile tutto questo.” Joel, Founder, The Photo Ark 23

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HOT TOPIC

DNA, Telmo Pievani sfoglia le pagine del libro della vita Al Palazzo delle Esposizioni di Roma va in scena “DNA. Il grande libro della vita da Mendel alla genomica”. Un viaggio attraverso un mondo microscopico e invisibile che corre sulle sequenze del codice genetico, per svelarci tutta la strada che ha percorso l’uomo verso la conoscenza. Roma, fino al 18 giugno.

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Cosa c’è in foto Da pag. 24 a pag. 27: immagini delle diverse sezioni della mostra “DNA. Il grande libro della vita da Mendel alla genomica”.

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endel, un genio incompreso nato “troppo presto” in Moravia, dopo la sua morte diventerà il padre della genetica, una scienza che ha trasformato per sempre il nostro modo di intendere la natura. Gregor Mendel è uno dei protagonisti del viaggio attraverso le pagine del libro della vita che vuole sfogliare la mostra “DNA. Il grande libro della vita da Mendel alla genomica”, in scena a Roma fino al 18 giugno. Tra i curatori della mostra Telmo Pievani, evoluzionista e filosofo della scienza che al Parco Natura Viva ha incontrato il pubblico proprio durante gli appuntamenti dei “Weekend della Scienza al PNV” In un mondo per lo più microscopico e invisibile, Telmo Pievani ci conduce alla scoperta delle leggi dell’ereditarietà, delle storie dei grandi scienziati che, come Watson e Crick, ci hanno permesso di comprendere la struttura e la funzione del DNA, delle nuove frontiere della genomica,

delle applicazioni pratiche di queste discipline e di come influenzano e influenzeranno sempre di più la nostra vita e il nostro ambiente, delle terapie geniche personalizzate, della vita sintetica, di caccia al colpevole tramite il DNA, di passato, presente e futuro, e di molto altro ancora.

TELMO PIEVANI RACCONTA LA MOSTRA

“La mostra DNA nasce da una sfida: raccontare l’invisibile”, spiega durante una presentazione Telmo Pievani, curatore della mostra insieme a Bernardino Fantini, Sergio Pimpinelli e Fabrizio Rufo. “Rendere visibile ciò che sta chiuso dentro i nuclei delle nostre cellule, cioè mostrare quelle letterine che compongono il filamento lungo più di due metri che chiamiamo DNA. E’ una storia di ricerca, un’avventura di esplorazione e di curiosità, che comincia alla metà dell’ottocento con un genio misconosciuto, che precorre i propri tempi, con uno sguardo botanico ma anche statistico e matematico. E’ Gregor Mendel, che comprende le leggi dell’ereditarietà, le trascrive, le pronuncia, cerca di spiegarle agli altri ma nessuno ne accoglie la validità. Allora la storia fa un grande balzo, perché bisognerà aspettare Attraverso testi, immagini, grafiche e reperti originali che rievocano storie fino al 1900 finchè molti studiosi in di scienziati e di scoperte – primo fra tutti il genio di Mendel –, la mostra diverse parti d’Europa, non riscoprano intende far emergere le caratteristiche dell’invenzione dell’evoluzione come le leggi di Mendel. Da quel momento “libro della vita”, “grande alfabeto del vivente”. in poi sarà una grande cavalcata di 25

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scoperte, perché si comprende l’esistenza dei geni sui cromosomi, delle mutazioni genetiche e si scopre la doppia elica del DNA. Ma da questa mostra si capisce anche un’altra cosa: mentre nella sala iniziale il DNA è rappresentato come matrix, come una matrice, come un codice lineare di letterine nascoste, la storia ci porterà a scoprire che in realtà il DNA è anche fatto di materia: i geni sono fatti di materia tridimensionale, che interagisce con il resto della cellula e con l’ambiente. Si tratta di una scoperta che ci permette di arrivare alla seconda parte della mostra nella quale raccontiamo le tecnologie più avveniristiche che sono e che saranno rese possibili dal sequenziamento del DNA. Prima tra tutti la clonazione, una tecnica che ormai ha quasi vent’anni ed è testimoniata da alcuni reperti della famosa pecora Dolly. La clonazione offre la possibilità di prelevare il genoma dal nucleo di una cellula somatica e impiantarlo dentro una cellula uovo, facendo venir fuori così un individuo che ha lo stesso genoma della cellula donatrice di partenza. La clonazione viene utilizzata con questo principio

La mostra affronta in modo

approfondito ma non tecnico, semplice ma non banale tutte le tematiche relative alla genetica e

alla genomica, e per fornire anche ai ragazzi gli strumenti per comprendere l’impatto che le scoperte in questi campi avranno sulla società del futuro.

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HOT TOPIC

Cosa c’è in foto Scatti dalle sezioni della mostra “DNA. Il grande libro della vita da Mendel alla genomica”.

anche in medicina rigenerativa ma l’utilizzo generale che si fa del DNA è davvero sfaccettato: lo si può impiegare per individuare un colpevole attraverso prove molecolari ottenute dalla scena del delitto, come fa la polizia scientifica che ha curato una speciale sezione della mostra; si può ricavare il DNA anche dai fossili, per gli studi sulle specie estinte; ma poi si arriva al futuro, che nel contempo è promettente e inquietante. Oggi, dopo decenni impiegati a leggere e mettere in sequenza queste letterine, siamo diventati capaci a riscrivere il codice genetico ovvero, prelevarlo, correggerlo e reimpiantarlo. Questo significa che tra poco tempo, con una spesa non onerosa e alla portata di molti laboratori di ricerca, potremo fare il copia e incolla del DNA, attività del futuro dell’ingegneria genetica. Si tratta di una branca scientifica che promette molto sul piano della medicina, ma anche della costruzione di organismi sintetici, ovvero cellule naturali che contengono un genoma sintetizzato a partire dal computer. Possibilità che fino a qualche anno fa sembravano fantascienza, oggi invece sono diventate realtà. La mostra si chiude però tornando nel tridimensionale con Liuba, una cucciola di mammuth. Lei rappresenta il futuro che ancora non è a portata di mano, quello in cui sarà possibile prelevare il DNA di una specie già estinta proprio come il mammuth, sequenziarlo tutto, impiantarlo nella cellula uovo di una specie simile (come potrebbe essere un’elefantessa indiana) e resuscitare il mammuth. Anche questo naturalmente suscita molte domande: sarà giusto farlo? La curiosità umana ci dice che se è possibile farlo probabilmente prima o poi ci si proverà. Tante domande aperte sul futuro, in una

mostra che non darà le risposte ma che lascerà liberamente al visitatore la possibilità di farsi un’opinione.”

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#RAGAZZI&NATURA

Lupo o pecora? “Attenti a quei due!” di Katia Dell’Aira

Cosa c’è in foto In alto: la plancia di gioco del progetto “Attenti a quei due”, sotto esemplare di lupo ed esemplare di pecora; A destra: lupo al Parco Natura Viva e pecora brogna.

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I

l settore educativo del Parco, per il Progetto “Custodi dell’Arca” della stagione scolastica 2016-17, ha pensato a una tematica d’attualità: il ritorno sul territorio veronese, in Lessinia, di un predatore che anima le storie della nostra infanzia e la cui presenza accende controversi dibattiti. Così è nato il progetto educativo “Attenti a quei due”, che ha ottenuto il patrocinio del Parco Naturale Regionale della Lessinia. Protagonisti il lupo e la pecora brogna, con lo scopo di far comprendere a ragazzi e bambini quanto sia difficile prendere una posizione chiara di fronte ad alcune situazioni di conflitto tra animali selvatici ed attività umana, riuscendo a distinguere il vero e il falso, tra le varie

notiziecomunicate dai media. Il progetto nasce dalla collaborazione con Slow Food Veneto, sezione dell’associazione internazionale no profit, impegnata a ridare il giusto valore al cibo, nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi. Proprio come il Parco Natura Viva, quest’associazione si occupa della salvaguardia della biodiversità, sostenendo i “presìdi” (piccole produzioni tradizionali che valorizzano territori, recuperano antichi mestieri, salvando dall’estinzione alcune razze allevate o varietà coltivate). La pecora brogna, razza autoctona della montagna veronese, produttrice di lana, latte e carne di pregio, è stata portata sull’orlo dell’estinzione ma ora potrebbe diventare


#RAGAZZI&NATURA

La storia della pecora brogna si intreccia con quella del lupo, ritornato in Lessinia in seguito ad un’espansione naturale avvenuta dopo 200 anni. a breve presidio ed essere salvata grazie alla rivalorizzazione dell’alta qualità dei prodotti ottenuti. La storia della pecora brogna si intreccia con quella del lupo, ritornato in Lessinia in seguito ad una espansione naturale, dove non era più presente dalla seconda metà del 1800.

I FATTI CHE HANNO ISPIRATO IL PROGETTO Il 17 luglio 2011, un lupo, Slavc, nato nel 2009 in un branco sloveno-croato, viene catturato dai ricercatori dell’Università di Lubiana e munito di radiocollare per seguirne gli spostamenti nell’ambito di un progetto europeo. Il 19 dicembre 2011 Slavc abbandona il suo branco nativo e dopo un breve periodo trascorso in Austria, il 7 febbraio 2012 attraversa il confine con l’Italia, stabilendosi in seguito nel territorio del Parco Naturale Regionale della Lessinia. In questi luoghi incontra una lupa di origine italiana, chiamata Giulietta, sua attuale compagna, con cui forma un branco nella primavera del 2013, con la nascita dei primi due cuccioli. Inizia quindi un conflitto tra questa importantissima specie, fondamentale per l’equilibrio ecologico degli ambienti naturali, e gli allevatori: nonostante il lupo cacci per il 90% animali selvatici, può attaccare anche animali domestici, soprattutto se non sono presenti misure di prevenzione. L’obiettivo del progetto è quello di far conoscere da un punto di vista scientifico il lupo e affrontare tutte le problematiche legate alla convivenza tra questa specie e l’uomo, facendo diventare gli studenti protagonisti attraverso un gioco. Per la scuola primaria è stato ideato un gioco da tavolo, che porterà i bambini a scontrarsi con lati positivi e negativi legati alla presenza del lupo in territori antropizzati. I ragazzi della scuola secondaria, invece, saranno coinvolti in un gioco di ruolo, in cui dovranno immedesimarsi in una determinata categoria (allevatori, albergatori, residenti, ricercatori, amici degli animali, escursionisti) guidati dalla lettura di alcuni articoli e discutere tra di loro cercando di trovare una possibile soluzione al problema della convivenza uomo/lupo. educativo@parconaturaviva.it

DIVENTA #CUSTODEDELL’ARCA! È un ciclo di incontri per le scuole, nato per avvicinare i ragazzi al mondo naturale e per offrire loro spunti e strumenti per diventare attivi nel mondo della conservazione. Il progetto prevede uno o due incontri presso la scuola e un’uscita guidata al Parco Natura Viva, in cui i giovani vengono coinvolti attraverso presentazioni multimediali e laboratori interattivi basati sul metodo scientifico, dando la precedenza alla collaborazione di gruppo. 29

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#ANIMALI&PIANTE

@parconaturaviva

Il regno animale di fiore in fiore All’arrivo della primavera cambia la temperatura e si affacciano le prime affascinanti fioriture. Sentiamo la natura rinascere anche dall’affaccendarsi intorno a noi di molti insetti impegnati nell’impollinazione, azione fondamentale per la vita del pianeta. di Marta Tezza

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sistono alcune piante che per trasportare il polline da un fiore all’altro utilizzano il vento o anche l’acqua, ma si tratta di “corrieri” non specializzati, che costringono le piante a produrre polline in grosse quantità per essere certe di ottenere un risultato. Affidarsi a un mezzo meno imprevedibile invece, dà maggiore certezza del risultato anche se può diventare dispendioso. Noi spesso siamo portati a pensare che le api e i loro colleghi impollinatori siano dei benefattori e che essi svolgano il loro compito coscienziosamente in nome di una missione. In realtà le piante, che traggono beneficio dall’impollinazione, offrono agli animali una ricompensa, sotto forma di una sostanza zuccherina, il nettare. L’insetto si appoggia sui fiori, a volte su vere e proprie piste di atterraggio segnalate da punti e striature, per raccogliere il nettare e nello stesso tempo, accidentalmente, raccoglie il polline. Le piante hanno raggiunto livelli di raffinatezza incredibili per convincere gli insetti: alcune orchidee, per esempio, hanno un petalo modificato che assomiglia al corpo di una femmina della specie impollinatrice. I maschi, attirati dalla forma, ma anche inebriati da odori che ricalcano i feromoni femminili, tentano un approccio con il petalo ingannatore e muovendosi raccolgono il polline. In seguito verranno attratti da un’altra “femmina” e lasceranno il prezioso bottino su un altro fiore, garantendo così l’impollinazione. I trucchi che le piante utilizzano si spingono anche oltre: alcune specie possono emettere sostanze simili

Cosa c’è in foto Al centro: Orchidee che attraggono insetti ai fini dell’impollinazione; A destra: Lemure macaco al Parco Natura Viva. NATURA VIVA MAGAZINE

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ai feromoni di allarme di alcuni insetti. In questo caso non intendono attrarre l’insetto di cui riproducono il feromone, ma il suo predatore, che diverrà ignaro impollinatore. La rafflesia, la pianta che ha il fiore più grande esistente invece, attira insetti che normalmente si aggirano intorno alle carogne. Per farlo emette odori nauseabondi. E cosa dire di quanto succede tra le specie di yucca, piante originarie del continente americano, e alcune tignole? Le femmine dell’insetto hanno un apparato boccale con una specie di tentacolo che viene utilizzato per raccogliere il polline, che viene conservato. Quando una femmina si posa su un fiore prima di ogni altra tignola, depone un uovo nell’ovario della pianta e poi va a depositare una piccola quantità di polline sullo stigma del fiore. In questo modo è la pianta a venire ricompensata: “concede” la possibilità che le larve si sviluppino rinunciando a una parte di semi, in cambio dell’impollinazione. Il rischio è alto e sono sempre in agguato tignole ingannatrici che depongono le uova anche se il fiore è già stato impollinato, causando una ulteriore perdita di semi! Oltre agli insetti, molte specie animali sono considerate impollinatrici: da pipistrelli a rettili, da uccelli come il famoso colibrì a varie specie di pappagallo. Tra i mammiferi, il lemure macaco per esempio visita i fiori della palma del viaggiatore, per raccogliere a piene mani o leccare il nettare. Così facendo contribuisce all’impollinazione. Negli ultimi decenni si assiste a una diminuzione degli impollinatori, che avrà serie ripercussioni sulla nostra vita, se consideriamo che molte piante che ci forniscono cibo si servono degli insetti. Intanto, gruppi di ricercatori cercano una via alternativa con l’utilizzo di piccoli droni studiati per l’impollinazione. Per porre un rimedio dovremmo sempre più rivedere il nostro stile di vita e rendere l’ambiente più adatto alla sopravvivenza delle specie che sono in declino. Da questo dipende anche la vita dell’uomo. 31

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#PERGLIANIMALI

Letargo anomalo per i roditori, dentro e fuori dal Parco

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di Silvia Allegri

rimavera, tempo di risveglio per la natura e i suoi abitanti. O almeno, così dovrebbe essere. Ma siamo sicuri che gli animali si siano davvero riposati, e siano pronti ad affrontare l’arrivo della bella stagione? Negli ultimi anni il cambiamento climatico ha portato a uno stravolgimento delle abitudini in molte specie, che durante questo inverno abbiamo potuto osservare anche nel nostro territorio: “Il fenomeno più eclatante riguarda il risveglio dal letargo di una colonia di marmotte”, racconta Paolo Parricelli, da anni appassionato guardiaparco nel Parco Naturale Regionale della Lessinia. “Ci erano state segnalate da un fotografo naturalista che frequenta abitualmente queste zone, nella prima metà di dicembre, e si trovavano dalle parti di Malga Derocchetto, a Erbezzo, a quota 1400 metri. Le abbiamo viste per settimane aggirarsi nei prati, oltretutto ancora verdi e punteggiati di fiori. Le

marmotte dunque hanno interrotto il loro letargo, che di solito va da ottobre a fine marzo: in trent’anni di servizio non ho mai visto una cosa del genere”. E il bizzarro tepore di dicembre si è fatto sentire anche per gli animali del Parco Natura Viva. I cani della prateria, roditori della stessa famiglia delle marmotte, non cadono in un vero e proprio letargo, e generalmente per fronteggiare le rigide temperature invernali si rintanano nei loro cunicoli sotterranei entrando in una fase detta “dormiente”, di riduzione dell’attività, una modalità di riposo continuato che porta a un minor consumo di energie. Ma quest’anno l’esigenza di trascorrere un lungo periodo di riposo sembra non esserci stata, e durante il periodo di chiusura del parco, nelle giornate assolate, si sono visti i cani della prateria aggirarsi fuori dai cunicoli, godendosi la temperatura mite e il sole invernale. Una vera stranezza, se si pensa che il comportamento della marmotta viene considerato un affidabile pronostico nel giorno della festa a lei dedicata, il Groundhog Day, che si celebra ogni anno il 2 febbraio negli Stati Uniti e in Canada: se uscendo dal proprio rifugio non vede la sua ombra a causa delle nuvole, ci si aspetta un inverno quasi agli sgoccioli, mentre se vede l’ombra corre di nuovo nella sua tana, e ciò significa che la stagione fredda è destinata a proseguire ancora a lungo. Saremo costretti quindi a mettere in dubbio anche l’utilità di questa tradizionale ricorrenza? Questa iperattività invernale in un periodo normalmente dedicato al sonno non può che far riflettere sui cambiamenti climatici del Pianeta, e sulle preoccupanti conseguenze che esso potrà provocare.

Cosa c’è in foto In alto: marmotte, Scatto di Parco Naturale Regionale della Lessinia; A sinistra: cani della prateria al Parco Natura Viva. NATURA VIVA MAGAZINE

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#ANIMALIALLARIBALTA di Macri Puricelli

Seabiscuit, il cuore oltre l’ostacolo

C

i vuole una creatura speciale per risollevare da una crisi. Ci vuole un animo che butta il cuore oltre l’ostacolo per liberarsi dei fantasmi. Ci vuole la forza e la debolezza in una stessa trama per permettere al futuro di palesarsi. Nel 1938 gli Stati Uniti erano alla fine di una decade segnata dalla spaventosa crisi economica del ‘29. E si era alla inconsapevole vigilia di una seconda guerra mondiale. In quell’anno di epilogo della Depressione a fare notizia sui giornali e alla radio non era certo il mitico presidente Roosevelt, né Hitler, ormai all’apice della follia e neppure Clark Gable, impenitente innamoratore di donne. Era un piccolo, sgraziato, talentuoso cavallo da corsa a tener banco. Il suo nome era Seabiscuit. I suoi ammiratori lo immortalavano in manifesti che dominavano New York. Lo riproducevano su giochi da tavola, cappellini, magliette e souvenir d’ogni sorta. Qualunque fosse la sua mossa, finiva nel mirino dei giornali. Da dove venisse quel cavallo color fango non lo sapeva nessuno. Di lui correva voce che avesse fatto due stagioni miserrime negli ippodromi minori del Paese. Che venisse deriso e maltrattato per essere incapace a vincere o quanto meno piazzarsi dignitosamente. Ma un giorno di chissà quando Seabiscuit incontrò altri derelitti come lui. Aveva fatto il pugile Red Pollard, giusto per riscattarsi da un passato di abbandoni. E poi, dopo averne prese troppe e visto il gracile fisico, diventò fantino. Tom Smith invece passava alla storia per un misterioso addestratore di Mustang, i cavalli del più remoto west. Si diceva che lui ancora conoscesse

il linguaggio perduto e pacificatore dei cavalli. Che sapeva capirli e amarli. E proprio per questo riusciva a domare i caratteri più irascibili. Nel 1936 i tre si incontrarono e diventarono il Mito. A onor del vero anche grazie a un quarto personaggio: quel Charles Howard, piccolo meccanico di biciclette, che prima di molti altri capì che stava arrivando l’era dell’automobile e che le portò sulla West Coast facendo un’incredibile fortuna. Che cosa Howard abbia visto in Seabiscuit, Smith e Pollard, non è chiaro. Ma il suo intuito non fallì e i soldi che investì nell’impresa di fare di un brocco uno dei più incredibili cavalli da corsa di tutti i tempi, gli tornarono indietro con gli interessi. Nel 1937 Seabiscuit fu il cavallo con vincite maggiori di tutto l’anno. Aveva 4 anni e correva come un fulmine: tutta l’America restava incollata alla radio quando lui scendeva in pista. E tutta l’America scommetteva. Il brocco pieno di difetti che nessuno voleva e che tutti deridevano era diventato il cavallo più pagato del continente. Ma soprattutto era diventato quella creatura in grado di risollevare l’animo cupo degli americani prostrati dalla crisi economica. Era il simbolo del riscatto. Fra incidenti e vittorie, Seabiscuit continuò a gareggiare fino al 1940. Il 10 aprile di quell’anno venne ritirato e pensionato in un grande ranch in California. Qui morì il 17 maggio 1947 all’età di 14 anni. A Seabiscuit la giornalista americana Laura Hillenbrand ha dedicato il libro “Seabiscuit, un mito senza tempo”. Nel 2003 il libro diventò un film con Tobey Maguire nel panni di Red Pollard, Jeff Bridges in quelli di Howard e Chris Cooper in quelli di Smith. 33

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CONSIGLI “BESTIALI” @parconaturaviva

LA MIA FAMIGLIA E ALTRI ANIMALI Romanzo autobiografico di Gerald Durrell. Ed. Adelphi 1990, 28° edizione.

Questa è la storia dei cinque anni che ho trascorso da ragazzo, con la mia famiglia, nell’isola greca di Corfù. In origine doveva essere un resoconto blandamente nostalgico della storia naturale dell’isola, ma ho commesso il grave errore di infilare la mia famiglia nel primo capitolo del libro. Non appena si sono trovati sulla pagina non ne hanno più voluto sapere di levarsi di torno, e hanno persino invitato i vari amici a dividere i capitoli con loro»: così Gerald Durrell presenta questo libro, uno dei più universalmente amati che siano apparsi in Inghilterra negli ultimi trent’anni. Ma il lettore avrà il piacere di scoprirvi anche qualcos’altro: la storia di un Paradiso Terrestre e di un ragazzo che vi scorrazza instancabile, curioso di scoprire la vita (che per lui, futuro illustre zoologo, è soprattutto la natura e gli animali), passando anche attraverso avventure, tensioni, turbamenti, tutti però stemperati in una atmosfera di tale felicità che il lettore ne viene fin dalle prime pagine contagiato.

a cura di Macri Puricelli

UNBRANDED, IN DIFESA DEI CAVALLI MUSTANG

M

ettete 4 cowboys e 16 Mustang. Fateli cavalcare, galoppare, attraversare ciò che resta del mitico Far West. Accompagnateli per tremila miglia assieme ad altre centinaia di cavalli liberi. Sognate con loro. Fuggite con loro dalla civiltà e dalle vostre pene. Denunciate con loro il massacro di una delle icone e dei simboli del Far West: il cavallo Mustang. Questo è Unbranded, un film drammatico ed emozionante che ha vinto molti premi, che in Italia non è neppure arrivato, ma che è disponibile in Dvd, copia digitale e a noleggio. E’ la storia di quattro amici che attraversano l’America più incontaminata per promuovere l’adozione dei cavalli selvaggi. Di quel che rimane di migliaia di Mustang che negli ultimi anni sono stati catturati per essere poi uccisi. Erano un milione all’inizio del secolo scorso. 270mila dagli anni Settanta si dice siano stati abbattuti dall’istituzione governativa che se ne occupa. Cinquantamila sono ora nei recinti in attesa di morire o di essere adottati. E altrettanti vivono bradi negli Stati estremi, la maggior parte in Nevada. Sono cavalli che danno fastidio all’espansione della potente lobby dell’industria della carne che dei loro territori ha bisogno. Il viaggio dei moderni cowboys dura cinque mesi, dal confine con il Messico fino al Canada. Attraversa cinque stati occidentali e alcuni grandi parchi nazionali, tra cui Glacier National Park e Yellowstone. Ma anche gli stretti e pericolosi sentieri del Grand Canyon. Nel nome di un cavallo che nel giro di pochi anni potrebbe rischiare l’estinzione. http://watch. unbrandedthefilm.com/

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AGENDA ANIMALE

12 MARZO FESTA DELLA DONNA

Un weekend nel segno del rosa: festeggiamo insieme le donne con incontri e attività didattiche per imparare a conoscere le donne che hanno fatto la Scienza.

19 Marzo

INTERNATIONAL MACAQUE DAY In Marzo cade l’International macaque day, ossia la giornata dedicata ai macachi, famiglia di scimmie tra cui la bertuccia. Festeggiamo la giornata e conosciamo la specie con laboratori e attività! Diciamo tutti no alla pratica in uso in molti paesi di far posare i turisti con alcuni animali selvatici. Non diventiamo complici inconsapevoli di azioni di bracconaggio ma turisti responsabili.

25 Marzo

Keeper per un giorno Prepariamo insieme gli

arricchimenti per i tamarini, speciali giochi-merenda pensati per stimolare gli animali a manifestare i loro comportamenti naturali e finalizzati a garantirne il benessere psico-fisico.

26 Marzo

Giornata Internazionale delle foreste

Un nuovo albero per il Parco: tutti insieme lo piantiamo e affidiamo alle sue fronde i nostri più dolci pensieri e festeggiamo la giornata internazionale delle foreste!

Quelli qui riportati sono solo alcuni degli eventi in programma. Per maggiori info visita il sito parconaturaviva.it 35

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Il giro del mondo in 250 specie.

TUTTO IL MONDO IN UN PARCO 42 ettari di verde e Collina Morenica, oltre 1.500 animali di 250 specie selvatiche provenienti da ogni parte del mondo, una serra tropicale, uno zoo safari e un percorso dedicato ai Dinosauri. Tutto in un Parco, per conoscere il passato, incontrare il presente e capire come proteggere il futuro della nostra meravigliosa Natura.

Parco Natura Viva. Ricerca, tutela, divertimento. Perché ogni specie è speciale.

BUSSOLENGO · VERONA

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