Giu. Lug. 2017 - Natura Viva Magazine

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NATURA VIVA

Animali e habitat a rischio estinzione

In Mongolia, sulle tracce del fantasma delle montagne Record in rosa: piĂš di 40 uova per i fenicotteri |

una forza da primato



NATURAVIVA NUMERO 10 MAGAZINE

GIU - LUG ‘17

Animali e habitat a rischio estinzione Periodico bimestrale edito da Parco Natura Viva srl Registrazione presso il Tribunale di Verona n° 1165 del 30 giugno 1995

Direttore responsabile Telmo Pievani Responsabile editoriale Elena Livia Pennacchioni press@parconaturaviva.it Hanno collaborato a questo numero Cesare Avesani Zaborra, Caterina Spiezio, Katia Dell’Aira, Marta Tezza, Barbara Regaiolli, Giorgio Ottolini, Elisa Bertoncelli Comitato scientifico Cesare Avesani Zaborra, Katia Dell’Aira, Caterina Spiezio, Marta Tezza Progetto grafico Elena Livia Pennacchioni Archivio foto Elena Zambelli Contributo fotografico Archivio Parco Natura Viva, Cesare Avesani Zaborra, Giorgio Cortese, Giorgio Ottolini, Barbara Regaiolli, Bruna Zavattiero. Singoli autori citati. Immagine di copertina L’auto della spedizione italiana in Mongolia ©Francesco Rovero Stampa Mediaprint srl via Brenta, 7 37057 San Giovanni Lupatoto Verona, Italia Copyright © Parco Natura Viva loc. Figara 40 - 37012 Bussolengo (VR) Tutti i diritti riservati. La riproduzione anche parziale e con qualsiasi mezzo, non è consentita senza la previa autorizzazione scritta dell’Editore.

Per parlare con la redazione press@parconaturaviva.it

www.parconaturaviva.it


Sommario

Giu-Lug 2017

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Silver e Gerald, destini incrociati tra un lemure e uno zoologo

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In Mongolia, sulle tracce

Avvoltoio reale indiano a

del fantasma delle montagne

rischio estinzione

Pag.8 #Faccestrane L’unica cosa che va secondo i piani? L’ascensore! Retroscena di un

esperimento scientifico

Pag.24 #Hotopic Salvare gli animali, aiutare gli uomini

Pag.30 Speciale didattica Una settimana tra gli animali del Parco Pag.32 #animaliadi Una forza da primato Pag.34 Consigli bestiali

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Record in rosa: più di 40 uova sull’isola dei fenicotteri

Tutti i numeri delle piante


UN FILOSOFO DELLA SCIENZA PER DIRETTORE RESPONSABILE

Editoriale

Anche se i lombrichi non apprezzano la musica. Il grande medico Umberto Veronesi ripeteva che la curiosità dovrebbe essere considerata un diritto umano fondamentale, come la libertà. Lui pensava alla curiosità dello scienziato, che non smette mai di chiedersi il perché dei fenomeni e sa che in ogni dettaglio apparentemente insignificante della natura si può nascondere una scoperta. Gli inglesi hanno il motto “la curiosità uccise il gatto” (lo citava già Shakespeare), ma non devono averci mai creduto molto, visto che per secoli hanno spedito in giro per il mondo i propri esploratori. Tra questi, il più curioso di tutti fu un giovanotto di nome Charles Darwin che in cinque anni circumnavigò il globo a bordo dello scomodo brigantino Beagle raccogliendo ogni sorta di reperti naturalistici (che poi, per la curiosità dei suoi colleghi, spediva a Londra dentro grandi casse; non se “Era così curioso che n’è persa una: la rivoluzione darwiniana non ci sarebbe stata assaggiava coleotteri, senza il perfetto funzionamento delle poste inglesi). Era così infastidiva le iguane e curioso che assaggiava coleotteri, infastidiva le iguane sulle faceva sentire la musica spiagge delle Galápagos, faceva sentire la musica ai lombrichi ai lombrichi per vedere per vedere come reagivano. Darwin sulla mensola della cabina come reagivano” aveva i libri di un altro campione di curiosità, il prussiano illuminista e scienziato viaggiatore Alexander von Humboldt, che trent’anni prima aveva perlustrato la foresta pluviale, percorso fiumi e scalato vulcani in Sudamerica, riempiendo al ritorno i gabinetti reali europei di meraviglie zoologiche e botaniche (scoprì più di 2000 piante soltanto lui!). Per onorare la curiosità umana (e quella degli altri animali), nell’articolo centrale di questo numero vi raccontiamo di uno scienziato molto curioso in missione speciale in Mongolia, Francesco Rovero, il cui obiettivo è censire quel concentrato di agilità e di eleganza che risponde al nome di leopardo delle nevi. Come molti felidi, questo splendido animale è curioso di natura, ma anche necessariamente schivo, per evitare il suo peggior nemico, noi. Dimenticavo: i lombrichi non sembrano apprezzare la musica. Hanno una curiosità più terra terra.

TELMO PIEVANI


#FACCENUOVE

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Record in rosa: sull’isola dei fenicotteri più di 40 uova di Elena Livia Pennacchioni

Un gran vociare di genitori indaffarati nella colonia di fenicotteri rosa più popolosa d’Italia, che quest’anno ha raggiunto il record di deposizioni: alla metà di aprile si è schiuso il primo uovo e a stretto giro sono seguiti tutti gli altri. I pulcini sono tutti ricoperti dall’inconfondibile piumino grigio, costantemente sotto il controllo attento di mamma e papà fenicottero.

Cosa c’è in foto Pag. 6: i piccoli pulcini coperti dal piumino grigio sono costantemente nutriti e seguiti da mamma fenicottero. NATURA VIVA MAGAZINE

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#FACCENUOVE

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Cosa c’è in foto In alto: la colonia di fenicotteri rosa indaffarata nella cova e nella cura delle uova; Sotto: fenicottero adulto che riposa su una zampa accanto al nido.

a sua mamma si è alzata all’improvviso dalla cova e ha mostrato a tutti l’uovo ormai rotto, dal quale è spuntata subito un’inerme testa grigia dal becco rosa: così è nato alla metà di aprile il primo pulcino della colonia di fenicotteri rosa più popolosa d’Italia. Quest’anno al Parco Natura VIva si è registrato il record di deposizioni con più di 40 uova in cova, costantemente curate e smosse dalle mamme e dai papà fenicottero. Al primo piccolo sono seguiti a stretto giro tutti gli altri, poiché le coppie di questa primavera hanno lavorato alle deposizioni con un sincronismo da manuale: sono trascorsi ormai per tutti i 28 giorni necessari alla schiusa e oggi, l’isola dei fenicotteri è un tripudio di suoni vivaci e genitori indaffarati. “I nuovi nati non abbandonano il nido per i primi 7 giorni di vita - spiega Camillo Sandri, veterinario e direttore tecnico del Parco Natura Viva - finché non si reggono abbastanza sulle zampe per cominciare a girovagare nelle vicinanze, sempre attentamente seguiti da mamma e papà. Infatti, entrambi i genitori, che si sono alternati nella cura delle uova, ora si alternano anche nella cura del pulcino, seguendolo, guidandolo e nutrendolo”. Alti fino a 40 centimetri, i nidi dei fenicotteri rosa sono costruiti dalla maestria del becco degli adulti con fango e terra smossa, resi abbastanza compatti da difendere dall’acqua i suoi abitanti. I pulcini, coperti da un inconfondibile piumino grigio, dopo la prima settimana di vita si raggruppano con i coetanei per formare una vera e propria “nursery” collettiva. Lì i genitori li raggiungono a turno per dar loro da mangiare, riconoscendoli inequivocabilmente dal vocalizzo individuale di ognuno. Con il passare del tempo, i piccoli perderanno il tipico colore grigiastro delle penne che li distingue dal rosa degli adulti, e potranno essere individuati solo grazie all’anello identificativo che viene loro applicato. Poi, nel giro di 3 anni, diventeranno completamente adulti.

I FENICOTTERI ROSA TORNANO SULLE COSTE ITALIANE Seppure i fenicotteri rosa possano ricordare alcune specie esotiche, il loro habitat d’origine comprende anche le coste del Mediterraneo insulare e continentale. In Italia le nidificazioni di questo uccello sono ricominciate a partire dal 1993 e oggi si attestano due siti stabili, in Sardegna e alle foci del Po. “Si tratta di circa 15mila coppie, che tuttavia devono fare i conti con un problema di difficile gestione”, precisa Sandri. “I cani randagi predano i nidi indisturbati, senza che gli adulti possano fare nulla per proteggere i propri piccoli”. La trasformazione dell’habitat naturale poi rischia di incrinare un equilibrio fragile, minacciato anche dai problemi di inquinamento delle acque. Da una manciata di anni è stato ritrovato un buon rapporto tra i fenicotteri rosa e le coste italiane, ma molta strada c’è ancora da fare. 7

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#FACCESTRANE Cosa c’è in foto Lemuri catta impegnati nelle loro attività quotidiane al Parco Natura Viva

L’unica cosa che va secondo i piani? L’ascensore! di Barbara Regaiolli I RETROSCENA DI UNO STUDIO SCIENTIFICO Dura vita per i ricercatori alle prese con gli studi scientifici in cui è richiesta la collaborazione “costruttiva” degli animali. Questa volta è toccato ai lemuri catta, coinvolti in un’attività che doveva durare 48 giorni.

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egli ultimi mesi la nostra colonia di lemuri catta è stata coinvolta in uno studio volto a indagare se questi primati percepiscono o meno le illusioni ottiche, realizzato in collaborazione con l’Università di Padova. Volevamo sapere se anche Grace, Monique, Fulvia, Sally, Kalia, Ettore, Teide, Johnny e Zeno, fossero tratti in inganno dall’illusione di Delboeuf: in pratica, i nostri lemuri si trovavano di fronte due dischetti bianchi di dimensioni diverse e al centro di ognuno, una rondella della loro squisita gelatina per primati. Il diametro delle due rondelle era identico. Avrebbero scelto il dischetto più piccolo, che a noi rende illusoriamente più grande la ricompensa? Per farla breve, l’intero studio sarebbe dovuto durare 48 giorni. Ma con gli animali selvatici le cose non vanno mai secondo i piani e le sessioni sono durate almeno sei mesi. Senza dubbio per i nostri lemuri è stato un periodo stimolante e, perdonatemi la scarsa scientificità del termine, divertente. NATURA VIVA MAGAZINE

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Ci sono volute settimane perché i lemuri imparassero a entrare uno alla volta nello stanzino e accettassero la fine delle attività, senza rimanere per minuti interminabili a fissarci per avere altre gelatine. Poi, la studentessa dell’università di Padova e io, ci siamo accorte che trovavano terrificante, al punto da schizzare in alto e abbandonare la prova, il fatto che il vassoio con gli stimoli si allontanasse da loro e venisse sostituito con un altro, scivolando sul metallo della piattaforma. Inoltre, al termine della fase di abituazione, i lemuri si fiondavano sul cibo arrivando da tutte le direzioni, con talmente tanta foga che non guardavano nemmeno le due ricompense. E quindi in definitiva non sceglievano. Come si può concludere che degli individui non percepiscano le illusioni ottiche se non scelgono nemmeno fra le due opzioni? Allora, si è resa necessaria una modifica: abbiamo dovuto fare in modo che il lemure arrivasse da una comoda rampa, vedesse il vassoio dietro a una lastra di plexiglass e infilasse la mano in una fessura per raggiungere il cibo. In questo modo, ognuno sarebbe stato costretto ad


#FACCESTRANE

“Dopo una settimana di balletti ridicoli, gomitate e manate sul plexiglass, i lemuri imparano come raggiungere le gelatine di frutta” osservare prima di scegliere. Arrivano i fabbri, sistemano la piattaforma e noi siamo pronte per ricominciare da capo, piene di ottimismo. Peccato che i lemuri abbiano qualche problema con il plexiglass, della serie “se non lo vedo, non c’è”. Dopo circa una settimana di balletti ridicoli, con gomitate e manate sul plexiglass, tutti i lemuri imparano a infilare la mano nella fessura per recuperare le gelatine. Per un po’ va tutto liscio come l’olio, i soggetti più timorosi sono a loro agio e tutti svolgono le attività quando richiesto. Poi, nel mezzo di una sessione, una

volpe grande come un cane lupo esce dai cespugli nella campagna limitrofa al Parco, fuori dalla serra dietro di noi. Attimi di soprpresa ma poi tutto torna sotto controllo. Nemmeno il tempo di riprendere il ritmo e succede un patatrac: passandoci un vassoio, questo ci scivola di mano e ne fa cadere anche un secondo. Poco male se in quel momento non ci fosse stata Grace, la femmina dominante del gruppo che ci ha messo due settimane più degli altri a prendere confidenza con noi e con l’apparato dello studio. E questo episodio, a poche sessioni dalla fine, l’ha segnata. È rimasta

mesi senza partecipare più e solo quando ormai avevamo deciso di escluderla dallo studio, ha deciso di collaborare di nuovo. Finalmente un imprevisto positivo e la fine dell’esperimento. Abbiamo abbastanza dati e sappiamo finalmente cosa guida i lemuri nelle scelte: l’apprendimento individuale. Ma quindi la percepiscono o no questa illusione di Delboeuf? Non lo sappiamo per certo. Senz’altro abbiamo accertato che i lemuri, una volta compreso che otterranno comunque del buon cibo in quantità tutto sommato soddisfacenti a prescindere dal dischetto scelto, prediligono sempre lo stesso dischetto o scelgono a caso. Questo studio ci dice che gli animali hanno dei criteri diversi che guidano le proprie scelte e oltre ad ampliare le nostre conoscenze sulle loro capacità cognitive, ci tornerà utile per pianificare gli studi futuri, individuando il numero di prove e sessioni corretto, che tenga conto dell’apprendimento individuale. Se non altro ci farà stare più attente quando ci passiamo i vassoi. 9

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#UNODINOI

Silver e Gerald: destini incrociati tra un lemure e uno zoologo di Giorgio Ottolini

Silver vive nella piana del Safari d’Africa, insieme agli altri individui della colonia. Con i suoi 29 anni è uno dei lemuri vari più longevi d’Europa ed è il testimone di un’antica amicizia tra il Parco Natura Viva e uno dei più grandi zoologi al Mondo: Gerald Durrell.

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#UNODINOI

Cosa c’è in foto Silver, lemure vari bianco e nero tra i più longevi d’Europa. SCATTO DI Giorgio Ottolini

@parconaturaviva

“Non è difficile riconoscere Silver dagli altri 3 lemuri vari della colonia: è il più vecchietto, il più snello e ha il pelo un pò arruffato”.

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a molti anni al Parco si può ammirare una colonia di lemuri vari bianchi e neri (Varecia variegata), composta da quattro individui. Tra di loro tuttavia, ce n’è uno davvero speciale: si chiama Silver ed è uno dei lemuri più longevi d’Europa. Sebbene in natura i maschi di lemure vari bianco e nero in media non superino i diciannove anni d’età, il nostro Silver il due maggio di quest’anno ha compiuto ben ventinove anni! Effettivamente, a ben guardare, non è affatto difficile riconoscerlo tra gli altri lemuri: è più snello e ha il pelo un po’ più chiaro e arruffato. Grazie al suo aspetto un po’ da “vecchietto” quindi, lo si distingue a colpo d’occhio dagli altri esemplari, che hanno tutti meno di tredici anni e sono di costituzione visibilmente più massiccia.

DONATO DA GERALD DURRELL IN PERSONA Nato allo Zoo di Jersey nel 1988, Silver è stato donato al Parco Natura Viva da Gerald Durrell in persona, fondatore della Durrell Wildlife Conservation Trust. A tutt’oggi, si tratta di una delle organizzazioni più importanti al Mondo che lavora con lo scopo di salvaguardare le specie animali in via di estinzione. Una volta arrivato al Parco nel 1992, Silver è diventato padre di diversi piccoli nel corso degli anni: due di loro, ormai adulti, vivono con lui ancora oggi, mentre gli altri sono ospitati in diversi giardini zoologici d’Europa, dove sono stati trasferiti per formare dei nuovi gruppi riproduttivi nell’ambito del programma europeo di conservazione ex situ denominato

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#UNODINOI

Il suo segreto? Frutta fresca di stagione, arricchimenti ambientali e un grande reparto ricco di vegetazione. EEP (Programma Europeo per le Specie Minacciate). Il lemure vari bianco e nero, infatti, è una specie a forte rischio di estinzione ed è classificato come “criticamente minacciato” nella Lista Rossa della IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) principalmente a causa della perdita dell’habitat legata alle attività umane, dall’agricoltura al taglio del legname. Pur con qualche acciacco dovuto all’età, Silver si muove ancora con invidiabile agilità tra i rami dei grandi alberi che dominano le due isole in cui vive ed è sempre pronto per scattare a interagire con gli arricchimenti ambientali preparati dai keeper. A differenza dei suoi compagni di reparto, Silver è tranquillo e riservato: raramente prende parte ai litigi o ai conflitti ma è sempre pronto a ristabilire l’equilibrio del gruppo con il grooming o dando inizio ai forti vocalizzi caratteristici di questa specie. Di tutti i lemuri, i vari bianchi e neri sono tra i più arboricoli, per cui è molto frequente vederli saltare tra un ramo e l’altro o riposare tra le foglie. Silver, in particolare, ama fare dei lunghi “bagni di sole” stendendosi sui rami degli alberi.

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Infatti, sebbene i vari bianchi e neri siano diurni, possono trascorrere una gran parte del loro tempo a riposare nella chioma degli alberi durante le ore centrali della giornata e diventare più attivi al mattino e alla sera. Vedere un animale così in forma in relazione alla sua età è sempre incoraggiante e certamente Silver è un ottimo esempio di come si può invecchiare bene mantenendosi in forma! Il suo segreto? Frutta fresca di stagione in quantità, arricchimenti ambientali in abbondanza per un corretto utilizzo delle capacità cognitive e la possibilità di manifestare i comportamenti tipici della specie in un grande reparto ricco di vegetazione.

CRITICAMENTE MINACCIATO D’ESTINZIONE Cosa c’è in foto In alto:Silver In basso: un esemplare di lemure vari bianco e nero della colonia di Silver

Secondo IUCN, questa specie è a rischio a causa della distruzione della foresta primaria in Madagascar.


SILVER,

IN UN DISEGNO DI BARBARA REGAIOLLI Parco Natura Viva, 20 aprile 2017. Disegno a matita. Varecia variegata.

#UNODINOI


EDIZIONE ONLINE Natura Viva magazine Animali e habitat a rischio estinzione

magazine.parconaturaviva.it Puoi leggere le storie di Natura Viva magazine anche sulla pagina dedicata del sito di Parco Natura Viva. L’informazione sugli animali dei 5 continenti direttamente da pc, smartphone o tablet con videonotizie, fotogallery e contenuti extra. Una finestra sulla biodiversità , un modo per proteggerla.

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IN CORSA CONTRO L’ESTINZIONE

@parconaturaviva

Avvoltoio reale indiano sull’orlo della scomparsa Da specie comune a “gravemente minacciata” d’estinzione: nel Sud-est Asiatico sta avvenendo una vera e propria ecatombe di questi avvoltoi.


Cosa c’è in foto In alto: adulto di Sarcogyps calvus al Parco Natura Viva; In basso: piccolo di Sarcogyps calvus nato nel 2015;

I

l Sarcogyps calvus, l’avvoltoio reale indiano, un tempo era davvero molto diffuso in India e in Asia. Oggi, purtroppo, è una delle specie più minacciate di estinzione a causa del rapido declino della popolazione negli ultimi anni, che non si arresta: è classificato come “gravemente minacciato” dalla Lista Rossa IUCN, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura. Alimentarsi di carcasse trattate con antidolorifici sembra essere la principale causa della riduzione importante del numero di individui in natura, associato all’impatto antropico e alla persecuzione proprio da parte dell’uomo. A tutto ciò si aggiunge il problema del difficile allevamento di questa specie e della sua riproduzione nei giardini zoologici: gli individui ospitati oggi nei giardini zoologici sono solo 15 in tutto il Mondo, di cui 7 in Europa. Proprio nel nostro Continente, le uniche tre nascite degli ultimi 6 anni sono quelle avvenute al Parco Natura Viva.

Storia di un successo Il Parco ospita oggi ben 5 dei 7 Sarcogyps calvus d’Europa, tra i quali la coppia riproduttiva costituita da due esemplari nati diversi anni fa proprio al Parco. Oltre alla coppia, vi sono un maschio adulto, la giovane femmina nata nel 2013 e un giovane maschio nato la primavera scorsa. Fu nel 2011 che la coppia di avvoltoi presente al Parco iniziò a deporre e covare uova fertili. Nonostante questo però, gli individui non riuscivano mai a completare la cova e le uova non si schiudevano. Che questo avvenisse a causa di condizioni atmosferiche inadeguate o per l’inesperienza dei due avvoltoi, nel 2013 lo staff del Parco decise di mettere l’uovo in incubatrice, per poterne controllare meglio temperatura e umidità. Intraprendenza premiata, quella dello staff del Parco Natura Viva: nello stesso anno si schiuse il primo prezioso uovo, che oltre a rappresentare un evento importante per la conservazione di questa specie, portò con sè anche un risultato scientifico che tuttora fa la differenza nel successo dell’allevamento di questa specie: si scoprì che la cova delle

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In corsa contro l’estinzione uova dell’avvoltoio reale indiano non dura 44-46 giorni come sostenuto dai ricercatori fino a quel momento, bensì 10 giorni in più. Ma lo sforzo di veterinari, esperti, etologi e keeper del Parco non finì qui: una volta schiuso l’uovo, c’era un piccolo da allevare. E la sfida era portarlo a diventare un adulto in grado di manifestare comportamenti tipici della specie, con un minor imprinting possibile sull’uomo. Ecco che venne messo a punto un vero e proprio protocollo di allevamento, utilizzando una finta “mamma”, che nei primi mesi di vita desse da mangiare al piccolo con l’aiuto della mano dell’uomo. Il piccolo venne pesato giornalmente per monitorarne l’incremento di peso e presto divenne la giovane femmina che oggi vive al Parco. A lei è seguito 3 anni dopo un nuovo pulcino, allevato con le stesse modalità.

Le minacce Da 10.000 individui presenti nel Sud-est asiatico, zona di massima diffusione dell’areale, si suppone oggi vi siano solo poche centinaia di

individui adulti. La popolazione dell’avvoltoio reale indiano ha subito un declino estremamente rapido in tempi recenti, che sembra destinato a continuare nel prossimo futuro. In particolare, la drammatica riduzione di questo e di altri avvoltoi in Asia sembra sia da attribuire al trattamento del bestiame domestico con farmaci tossici per queste specie, come pure all’uso di esche avvelenate destinate ad altri animali. La scomparsa degli ungulati selvatici poi, l’intensificazione dell’agricoltura, la persecuzione diretta da parte dell’uomo e la diffusione di malattie stanno facendo il resto.

COSA POSSIAMO FARE Quando per una specie diventa così difficile sopravvivere in natura resta la sola possibilità di attuare un importante programma di conservazione, sostenendo la necessità di preservare le specie nel luogo di origine e di gestire la popolazione nei giardini zoologici in modo tale che si possano poi attuare programmi di reintroduzione.

“La sfida era portare il piccolo avvoltoio reale indiano a diventare un adulto in grado di riprodursi e manifestare comportamenti tipici della specie, facendo attenzione a ridurre al minimo possibile il rischio di imprinting sull’uomo”.

#GLIULTIMIAVVOLTOI

94%

La percentuale di declino degli esemplari in India allo stato selvatico, tra il 1992 e il 2003;

7

Il numero di esemplari che vive nei parchi zoologici di tutta Europa;

5

Il numero di esemplari che vive al Parco Natura Viva, unico parco zoologico d’Italia ad ospitarli. Tra di loro, anche il giovane nato lo scorso anno;

2013

L’anno in cui per la prima volta, l’uovo della coppia storica fu posto in incubatrice: ne nacque una femmina, tuttora ospitata al Parco. 17

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di Elena Livia Pennacchioni

In Mongolia, sulle tracce del fantasma delle montagne E’ partita la seconda spedizione italiana in Mongolia. Il Parco Natura Viva e il Museo delle Scienze di Trento insieme per studiare sul campo la presenza di uno dei felini piÚ minacciati al Mondo: il leopardo delle nevi.


#ZAMPEDAPRIMAPAGINA


#ZAMPEDAPRIMAPAGINA

Dalla copertina

@parconaturaviva

L’auto utilizzata da Francesco Rovero durante la spedizione italiana in Mongolia.

#LEOPARDI DELLE NEVI IN PILLOLE Nome scientifico: Panthera uncia

I leopardi delle nevi sono più piccoli degli altri grandi felini e le loro dimensioni variano molto da un esemplare all’altro: i maschi eccezionalmente sviluppati possono raggiungere i 75 kg mentre al contrario, le femmine particolarmente piccole possono pesare meno di 25 kg.

Il mantello e la coda

Il mantello di questi animali è folto e grigiastro, con macchie più scure e irregolari: non solo risulta perfettamente mimetico sia sulle rocce che sulle neve ma gli consente di sopportare temperature rigidissime. Anche la lunga coda ha una funzione protettiva: nei freddi inverni himalayani il leopardo delle nevi la arrotola attorno al muso usandola come se fosse una sciarpa.

I piccoli

La femmina dà alla luce i piccoli in una tana tra le rocce o in un crepaccio, foderata di pelo che essa stessa si strappa dalla regione ventrale. Il numero dei piccoli varia da uno a cinque, ma generalmente è di due. Alla nascita essi sono ciechi e inermi, sebbene siano già ricoperti da un fitto manto di pelliccia e non apriranno gli occhi prima dei sette giorni. I piccoli rimangono con la madre fino a quando non sono pienamente indipendenti, tra i 18 e i 22 mesi. Una volta raggiunta l’indipendenza, si disperdono su considerevoli distanze, attraversando perfino vallate pianeggianti in cerca di nuovi terreni di caccia. NATURA VIVA MAGAZINE

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#ZAMPEDAPRIMAPAGINA

I Cosa c’è in foto In pagina: A sinistra: un componente della spedizione mentre segue le impronte di un leopardo delle nevi; Francesco Rovero mentre assicura una fototrappola; Sotto: Nudan, uno dei due leopardi delle nevi ospitati al Parco Natura VIva

l team di ricerca è partito il 1° aprile alle ore 11:30 dall’aeroporto di Bologna. Via Mosca, è arrivato il giorno dopo a Ulan Bator. Da lì, dalla capitale della Mongolia, Francesco Rovero e i suoi hanno impiegato altri 2 giorni per raggiungere il Parco Nazionale Tavan Bogd, dove i Monti Altai toccano i 4.300 metri e ospitano alcuni degli ultimi 4mila leopardi delle nevi stimati che sopravvivono alla scomparsa. Da quel momento, la spedizione italiana in Mongolia ha avuto a disposizione 18 giorni per posizionare 60 fototrappole nei punti in cui si sono rinvenute le tracce del passaggio di uno dei felini più minacciati al Mondo, ribattezzato “il fantasma delle montagne”. Il loro obiettivo? Aumentare le conoscenze su questa specie e censire il numero di esemplari presenti nei 1000 chilometri quadrati campionati. I risultati verranno reistituiti dalle foto-trappole non prima dell’estate, poi analizzati prima di trarre le dovute conclusioni.

IL PARCO NATURA VIVA IN DIRETTA La spedizione guidata da Rovero, curatore della sezione biodiversità del Museo delle Scienze Naturali di Trento (Muse) è sostenuta in Italia dal Parco Natura Viva di Bussolengo che con Nudan e Samira, due degli 8 leopardi delle nevi a vivere in Italia, ha lanciato l’hastagh #fantasmadellemontagne e ha seguito la diretta della spedizione, in contatto via internet o via satellite al rientro avvenuto il 22 aprile. “Una delle grandi minacce alla sopravvivenza del fantasma delle montagne è la perdita di habitat a causa dell’espansione delle attività pastorali e la conseguente scomparsa delle prede naturali”, spiega Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico del Parco Natura Viva. “Nella prima spedizione del 2015 i ricercatori hanno registrato un’estensione drammatica degli allevamenti di capre cachemere, che devono soddisfare la domanda del pregiato tessuto anche da parte dell’Occidente”. Si

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#ZAMPEDAPRIMAPAGINA tratta di una specie elusiva e solitaria, poco conosciuta, che sta a guardare mentre il proprio habitat viene compromesso. “Mentre in campo si cerca di ottenere il maggior numero di dati possibile, Nudan e Samira sono inseriti nello European Endangered species Programme - continua Avesani Zaborra - che consente di preservare un patrimonio genetico che in natura va scomparendo. L’allevamento nei parchi zoologici significa per molte specie a rischio avere la possibilità di contare su una diversità genetica preziosa per scongiurarne l’estinzione e offrire un’alternativa alla scomparsa”.

SULLA CIMA DEL MONDO

Cosa c’è in foto A destra: Samira, femmina di leopardo delle nevi al Parco Natura VIva Sotto: Nudan e Samira in atteggiamento affettuoso al Parco Natura VIva.

Il Parco Tavan Bogd, in provincia di BayanÖlgii nella Mongolia nord-occidentale, è uno dei parchi più grandi e importanti del paese. Con un’estensione di 6,362 km quadrati, il parco protegge una porzione significativa dei Monti Altai mongoli, inclusi i picchi più alti con il Monte Khüiten che tocca i 4374 metri di quota. L’area confina con la Russia a nord e con la Cina a ovest, ed è caratterizzata da un massiccio glaciale con oltre 200 km² di ghiacciai perenni. Poi, una varietà di ambienti tra la steppa, il deserto montano, le foreste di larice e la tundra. In quest’area, i ricercatori hanno posizionato ogni giorno 2 o 3 foto-trappole, secondo una griglia predeterminata e scegliendo i siti di settaggio delle macchine in base alla presenza di segni di presenza del leopardo.


Mentre sulle vette della Mongolia si cerca di ottenere il maggior numero possibile di dati sulla vitalità di questa specie, al Parco Nudan e Samira rappresentano la speranza di conservare un patrimonio genetico che in natura va scomparendo. TUTELARE I LEOPARDI, NON DIMENTICARE LE PERSONE Il Parco partecipa alla conservazione del leopardo delle nevi anche sostenendo la Snow Leopard Trust, attiva da oltre 30 anni, che si occupa di costruire delle partnership con le comunità locali per stabilire le priorità necessarie per la conservazione del leopardo delle nevi in natura. Per raggiungere questo obiettivo, oltre a dover conoscere il comportamento e l’habitat degli animali, è necessario anche ascoltare le comunità locali, per comprendere le loro necessità e cercare risorse finanziarie per sostenere programmi di conservazione a lungo termine. Molte delle famiglie che vivono nell’habitat dei leopardi delle nevi sono costituite da pastori che dipendono fortemente dal loro bestiame come fonte di cibo e di risorse economiche. In questa situazione non possono permettersi di perdere neanche un capo di bestiame a causa dei predatori. Quando questo si verifica, talvolta

ricorrono all’uccisione dei leopardi delle nevi per proteggere il bestiame o guadagnare del denaro in più. E così, non si fa del bene né agli uomini né agli animali. Per aiutare la convivenza tra uomini e fauna selvatica, il Parco sostiene la Snow Leopard Trust in diversi modi: contribuendo al finanziamento per la costruzione di 17 recinti a prova di leopardo a Tarchit, in India, con lo scopo di ridurre la perdita di bestiame durante la notte. In cambio la popolazione locale ha firmato degli accordi per proteggere i predatori. Poi contribuisce alla realizzazione di 10 campi estivi per oltre 300 bambini a Ladakh e Spiti, che si sono divertiti imparando a conoscere e proteggere il leopardo delle nevi. Non ultimo, l’importante attività che si svolge tra i sentieri del Parco Natura Viva stesso, che organizza eventi di raccolta fondi volti a far conoscere al pubblico i leopardi delle nevi e il loro habitat.

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HOT TOPIC

Cosa c’è in foto In entrambe le pagine: Bambini e una donna nello svolgimento delle attività quotidiane tra i capi di bestiame domestico nel Berenty Reserve, in Madagascar. SCATTI DI Cesare Avesani Zaborra

Salvare gli animali, aiutare gli uomini di Cesare Avesani Zaborra Parla il Presidente di Fondazione A.R.C.A., già direttore scientifico del Parco Natura Viva. E stavolta non solo di animali: “Quando si elabora un progetto di conservazione, è necessario prestare un’attenzione particolare ai bisogni della popolazione locale, dalla quale non possiamo disgiungere la sopravvivenza degli animali.” NATURA VIVA MAGAZINE

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HOT TOPIC

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a Fondazione ARCA, acronimo di Animal Reasearch and Conservation in Action, nasce dall’idea di affidare a un ente no profit tutte le attività di pubblico interesse che il Parco Natura Viva svolge per salvaguardare gli habitat e gli animali dal rischio di estinzione. Tra queste annoveriamo la conservazione in situ, con la quale intendiamo la tutela delle specie animali nel loro ambiente naturale, alla quale però dobbiamo necessariamente combinare un interesse economico ed educativo da offrire alle popolazioni locali. In altre parole, siamo chiamati a creare i presupposti perché le popolazioni locali diventino delle sentinelle della biodiversità, dei custodi del patrimonio ambientale in cui abitano:

si tratta di un principio che deve pervadere tutti i progetti che svolgiamo, siano essi in Italia, in Europa o nei paesi tropicali. E per lavorare a questo tipo di progetti in molte zone del Mondo, spesso ci appoggiamo a istituti prestigiosi, come università o altre fondazioni che già operano in quel settore.

PROGETTI IN CORSO Un esempio emblematico è rappresentato da quanto avvenuto con il bisonte europeo, il più grande mammifero terrestre europeo, quasi scomparso dai suoli del nostro Continente: l’Università coinvolta nel progetto di reintroduzione in natura è stata quella di Udine, mentre la Fondazione con cui abbiamo cooperato

CESARE AVESANI ZABORRA Biologo specializzato in conservazione della fauna selvatica, con oltre 20 anni di esperienza in progetti nazionali e internazionali, è il Presidente e il fondatore di Fondazione ARCA. Docente e partner con l’Università di Padova nel master di alta formazione sulla gestione della fauna selvatica, è coautore di pubblicazioni scientifiche.


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anche in campo è stata Rewilding Europe. Il progetto non è ancora terminato ma oggi vive una mandria libera di bisonti europei sui Carpazi meridionali, che ogni anno viene alimentata con esemplari allevati negli zoo. Se rimaniamo in Europa poi, ancor più vicino casa, troviamo un’altra specie che la dice altrettanto lunga su quanto la biodiversità del nostro Continente sia a rischio: il grifone. Si tratta di un progetto che ci vede coinvolti come partner in Friuli insieme alla Riserva Regionale Naturale del Lago di Cornino dove, grazie a un’esperienza nata dall’ornitologo Fabio Perco, si è potuta ricostituire una colonia alpina di grifoni che conta oggi i 200 esemplari. Anche in questo caso la cooperazione tra Parco Natura Viva che svolge l’allevamento e la conservazione ex situ (fuori dall’habitat naturale ndr) e la Fondazione ARCA che si interfaccia con gli ornitologi responsabili del progetto sul campo, diventa un alleanza importante per lo sviluppo dei progetti in corso. Ma non solo Europa: altri progetti riguardano aree più lontane nel Mondo come il Madagascar in combinazione con l’Università di Torino, o l’Ecuador con Armando Castellanos, il maggior esperto di orso andino. La Fondazione ARCA è dunque in grado di integrare il progetto di conservazione sviluppato tra i sentieri del Parco Natura Viva, grazie ad un bagaglio di esperienze di prim’ordine di tutto lo staff che ha lavorato in questi anni.

Madagascar, foresta pluviale

Con il termine “conservazione in situ” si intendono tutte quelle attività di tutela delle specie selvatiche a rischio estinzione che si sostengono nell’habitat naturale degli animali.

Accanto a queste però, non è

possibile dimenticare le popolazioni umane che vivono precariamente in

Madagascar, Berenty Reserve

ecosistemi fragili e poveri.

Parco Natura Viva, Cesare Avesani Zaborra con il rinoceronte Benno sullo sfondo NATURA VIVA MAGAZINE

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Cosa c’è in foto A destra: reintroduzioni in natura del grifone Acale e dei bisonti europei Ulisse ed Enea avvenute grazie al Parco Natura Viva.

L’ANTROPOCENE Sappiamo che viviamo in quello che è stato definito il periodo dell’antropocene, ovvero l’era in cui l’uomo è la specie che, direttamente o indirettamente, ha pervaso tutti gli ecosistemi: esistono luoghi nel Mondo, come la fascia tropicale, in cui le popolazioni crescono tra i 70 e i 90 milioni di persone l’anno. Si tratta di intere popolazioni che hanno l’esigenza di guadagnarsi spazi per l’agricoltura e di cibarsi, utilizzando il proprio territorio spesso in maniera non sostenibile. Allora ci rendiamo conto che quando si elabora un progetto di conservazione, è necessario prestare un’attenzione particolare ai bisogni della popolazione locale, dalla quale non possiamo disgiungere la sopravvivenza degli animali. Si tratta certo di una difficile sfida, ma ci sono dei casi in cui questa sfida è stata vinta: uno dei primi fu quello della Mata Atlantica, la foresta pluviale della costa brasiliana. In quel caso EAZA, l’Associazione Europea degli Zoo e degli Acquari di cui il Parco Natura Viva fa parte, riuscì a far passare una norma che rese obbligatorio per i contadini brasiliani di istituire dei corridoi forestali attraverso le coltivazioni, in modo da scongiurare l’isolamento degli animali che abitavano quei territori. Con quella norma, i contadini anziché frammentare la foresta, capirono che salvaguardarla prevedeva un incentivo economico un miglioramento anche della propria condizione di vita: fu uno dei primi progetti che vide la combinazione dell’interesse locale con la tutela della biodiversità. Continuare a sfruttare in maniera non sostenibile gli ecosistemi naturali ci ha condotto in quella che gli scienziati hanno definito “la sesta estinzione di massa delle specie animali” e bisogna agire ora, per non mettere un’ipoteca di sopravvivenza irreversibile sulle generazioni future.

Friuli Venezia Giulia, grifone Acale

Romania, bisonti europei Ulisse ed Enea

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#ANIMALI&PIANTE Cosa c’è in foto In pagina: piante del genere Allium.SCATTO di Zoe Popper. Tutte le foto in queste pagine sono messe a disposizione da Plant Fascination Day e appartengono ai singoli autori.

Tutti i numeri delle piante di Marta Tezza Si calcola che della flora mondiale, 1 specie su 5 sia in pericolo di estinzione. Nella pratica poi, ottenere maggiori informazioni è molto difficoltoso: alcune piante vivono in luoghi inospitali, altre sono rionoscibili solo in alcuni periodi, altre ancora sono molto piccole.

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#ANIMALI&PIANTE Zoe Popper, Armeria maritima,

L

e piante sono alla base della vita, grazie a loro abbiamo l’ossigeno, ma anche molti materiali e oggetti che fanno parte della nostra quotidianità come il cibo, il legname, i principi attivi dei medicinali o le fibre tessili e non possiamo dimenticare quanto le piante ci offrono per il nostro benessere. Da qualche anno viene promossa la giornata internazionale del fascino delle piante, “per avvicinare quante più persone possibili al mondo delle piante e far conoscere quanto è importante la ricerca in questo settore”. Nel 2017 la giornata è stata fissata in maggio, ma ogni giorno possiamo scoprire nuove cose del meraviglioso mondo vegetale.

CONTIAMOLE! Ma quante sono le piante nel mondo? Secondo un rapporto sullo stato delle piante a livello mondiale, redatto nel 2016 da una delle istituzioni botaniche storiche, i Kew Gardens, le piante vascolari (non si considerano quindi alghe, muschi ed epatiche) finora scoperte sono 391.000 e ogni anno si trovano nuove specie. Si calcola però che circa 1 specie su 5 sia in Petr Juracka, Gladiolus imbricatus

Zoe Popper, Dipsacus fullonum

pericolo di estinzione. Nella pratica è difficoltoso provare che una pianta sia estinta: una specie che si ritiene estinta può invece essere ancora presente con pochi e piccoli individui. Oltre a questo va considerata la difficoltà di raggiungere specie che vivono in luoghi difficilmente accessibili all’uomo. Alcune specie poi, sono riconoscibili solo in alcuni precisi periodi, come per esempio durante la fioritura. Ci sono specie, come rare orchidee, che fioriscono solo ogni dieci anni! Per questi motivi, nella lista rossa delle specie minacciate redatta dalla IUCN, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, viene stimata la probabilità di estinzione delle specie. Da un’analisi della lista rossa emerge che la minaccia principale per le piante è determinata dalla conversione del territorio per l’utilizzo agricolo. Molto c’è ancora da fare: le specie vegetali inserite nella lista rossa rappresentano solo il 5% di tutte le piante conosciute. Per la tutela delle specie vegetali, oltre alla protezione degli habitat e alla coltivazione nei giardini botanici, da tempo si è affiancata la conservazione dei semi in “banche”. I

Kew Gardens partecipano al “Millennium Seed Bank Partnership”, il più grande progetto di conservazione ex situ sulle piante a livello mondiale. Lo scopo è di raccogliere, entro il 2020, i semi del 25% delle specie vegetali.

IN ITALIA L’Italia, che si trova al centro del bacino del Mediterraneo, è uno degli hotspot di biodiversità vegetale a livello mondiale e possiede una flora molto ricca in specie, in larga parte endemiche. Tuttavia, questa ricchezza è fortemente minacciata da cambiamenti ambientali provocati dalle attuali dinamiche socioeconomiche e di utilizzo del suolo ad esse associate. Purtroppo le conoscenze sulle piante che popolano il nostro Paese sono ancora lontane dall’essere complete ma il censimento in base al rischio di scomparsa è iniziato nel 2010 con la pubblicazione della Lista Rossa della Flora Italiana da parte di IUCN Italia (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura).

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SPECIALE DIDATTICA di Katia Dell’Aira ed Elisa Bertoncelli

Centri

estivi e altre attività immersi nella natura

L

e vacanze estive sono arrivate e il settore educativo del Parco Natura Viva ha già progettato i prossimi centri estivi: 12 turni, 12 temi diversi per bambini e ragazzi dai 6 ai 13 anni con guide esperte, biologhe o naturaliste laureate o laureande. Si tratta di un scelta consapevole: è fondamentale che alla base della formazione delle educatrici sia presente una formazione scientifica specifica, oltre che un trasporto e un interesse profondo verso tutti gli altri esseri viventi che condividono il pianeta con la nostra specie. Molti bambini arrivano al centro estivo semplicemente perché abitano vicino, altri invece arrivano da lontano per fare un’esperienza unica. Un bambino di Ravenna “convince” ogni anno i propri genitori a passare una settimana sul lago di Garda per poter partecipare a un turno di centro estivo del PNV, vedere come sta Amka la tigre o conoscere il piccolo di Wendy il bradipo.

Una settimana tra gli animali del Parco @parconaturaviva

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H 8:30

La giornata dei piccoli naturalisti “in erba” comincia alle 8.30: i bambini arrivano alla spicciolata, il ritrovo è all’ingresso del parco faunistico, vicino alla statua di Pippo, nostro angelo custode, nonché primo esemplare di ippopotamo donato al Parco nel 1969.

H 9:00

Finalmente il parco apre i cancelli: i fenicotteri chiacchierano, i parrocchetti e gli scoiattoli osservano l’entrata dei ragazzi in ordinata fila indiana dietro alla guida, una ogni 10 giovani apprendisti zoologi. I primi giorni si imparano i nomi dei compagni di avventura con giochi di conoscenza, la mattina i bambini scrivono le regole di comportamento su un grande foglio da appendere in base. La prima regola è: rispettare gli animali e gli altri amici di viaggio. Poi comincia l’esplorazione del parco e delle sue numerose specie animali, la maggior parte minacciate in natura da diverse cause spesso legate


Weekend della scienza

A

rriva un nuovo “Weekend della Scienza al PNV”: nell’ambito della campagna EAZA “Let it Grow”, dedicata alla biodiversità locale, i visitatori del Parco potranno conoscere il lavoro dei “professionisti della natura” grazie all’intervento di ricercatori, conservatori museali, divulgatori, e altri scienziati impegnati in varie discipline scientifiche. Ogni appuntamento sarà dedicato a una di esse: ecco il terzo appuntamento, quello del mese di giugno, al quale seguirà il quarto l’1 e il 2 luglio, tutto dedicato agli uccelli

all’attività dell’uomo moderno, spesso oggetto di progetti di salvaguardia e a volte reintroduzione sostenuti dal Parco Natura Viva.

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dalle ore 14:00

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alle ore 16.30

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dalle ore 14:00

GIUGNO

H 12:00

Finalmente con una “fame da lupo” i bimbi sono pronti per il pranzo, un menù diverso tutti i giorni, da scegliere al momento dell’iscrizione.

H 14:00

Nel pomeriggio, dopo la pausa dedicata al gioco libero in una delle nostre aree gioco, liberiamo la creatività con laboratori a tema e poi di nuovo esplorazione e scoperta della diversità del mondo naturale. Un momento importantissimo della giornata è la lettura ad alta voce di storie sulla Natura: dagli albi illustrati alle storie di uomini e donne che hanno dedicato la loro vita agli animali. Ogni settimana è previsto un incontro con l’esperto, dall’entomologo al disegnatore naturalistico, dal keeper al veterinario, un giorno è dedicato alla preparazione di speciali merende-gioco per le specie allevate al Parco. Le esperte guide naturaliste che seguono i ragazzi e conducono tutte le attività previste sono sempre in grado di rispondere ad ogni curiosità scaturisca dalle menti dei nostri giovani ospiti. Quest’anno poi, fa parte dell’offerta un’intera giornata in piscina a Peschiera del Garda!

H 18:00

Verso sera un suono profondo che ricorda un tuono lontano annuncia che l’ora del ritorno a casa si avvicina: è il richiamo di Blanco, il leone, che chiama a raccolta il suo branco, prima del rientro in tana. Le guide chiamano i bambini, si fa ordine alla base, la giornata al parco è finita con un bagaglio di emozioni ed esperienze da raccontare. Quale proposta migliore per i vostri bambini che stanno facendo i primi passi per diventare scienziati e futuri custodi della nostra madre Terra!

GIUGNO

GIUGNO

Alla scoperta degli animali del passato Insieme realizzeremo dei laboratori per conoscere meglio il mondo dei dinosauri e degli altri animali vissuti nel passato.

Incontro con l’esperto. Un dialogo con Cristiano Dal Sasso, paleontologo di fama internazionale che ci parlerà di come si studiano i fossili e come le informazioni che si ottengono siano fondamentali per la scienza. Avremo inoltre l’occasione di sentire le scoperte che Cristiano e il suo gruppo hanno fatto su Ciro, il prezioso fossile di dinosauro.

Chi erano i dinosauri? Siamo sicuri di conoscerli veramente? Come sono stati scoperti? Trasformiamoci in paleontologi e cerchiamo le risposte a queste e altre curiosità sugli animali vissuti nel passato.

Registrazione obbligatoria su parconaturaviva.it 31

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#ANIMALIADI Cosa c’è in foto Da sinistra: tigre siberiana al Parco Natura Viva; aquila reale e anaconda, licenza d’uso common creative.

LE ANIMALIADI

Una forza da primato di Caterina Spiezio La Tigre, l’anaconda, l’aquila. Tre specie che vivono al Parco Natura Viva, tra le 10 più forti al Mondo. Tra potenti mascelle, forti ali e impareggiabili muscoli, le straordinarietà di questi animali assicurano l’equilibrio tra preda e predatore e mantengono in salute interi ecosistemi.

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olto spesso si sente parlare di record nello sport tanto da dedicargli una manifestazione mondiale, le Olimpiadi, dove atleti di tutto il mondo si confrontano per eccellere in una o nell’altra disciplina, per superare i record raggiunti nelle precedenti edizioni, dopo avere intrapreso ore e ore di allenamento. Tra gli animali, troviamo specie che superano le capacità dell’uomo in diverse discipline, senza alcun allenamento, ma per necessità, per poter svolgere quelle attività quotidiane necessarie alla sopravvivenza. Tra gli animali ospitati al Parco vi sono alcune tra le prime 10 specie di animali più forti al mondo. NATURA VIVA MAGAZINE

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LA TIGRE In particolare la tigre si trova al 6° posto, dopo elefanti e gorilla, ed è il più forte e il più grande della famiglia dei felidi. È distribuita nel Sudest dell’Asia. Ed è proprio la tigre siberiana ad essere la più grande tra le diverse sottospecie, lunga oltre i 2 metri e può superare i 300 kg di peso. La tigre ha potenti mascelle e forti zampe. È un abile predatore che non teme alcuno e può trasportare fino al doppio del proprio peso. I maschi si confrontano per le femmine, ma anche il territorio è un elemento di contesa.

L’ANACONDA L’anaconda è il solo rettile inserito nella lista dei 10 più forti animali del mondo e la ritroviamo al 9° posto, dopo il bue muschiato e l’orso grizzly. Questo serpente non è velenoso, ma è davvero molto forte grazie al suo corpo muscoloso. Ci sono 4 diverse specie di anaconda al mondo e


#ANIMALIADI

“Forza, velocità, sensi, strategie, intelligenza sono elementi necessari al mondo animale affinché sia garantita la sopravvivenza delle stesse specie”. l’anaconda verde è la più grande e può raggiungere i 10 m di lunghezza e poco più di 200 kg di peso. Può stritolare anche maiali, caimani e persino giaguari.

L’AQUILA Al 10° posto troviamo invece l’unico uccello tra le 10 specie di animali più forti al mondo ed è l’aquila. Riesce a sollevare e trasportare in volo una preda 4 volte più pesante del proprio

peso corporeo. Può predare, volpi, cervi e gatti selvatici. L’aquila è spesso considerata un simbolo di forza, libertà e vittoria. Grazie alle forti e grandi ali l’aquila vola fino a 5000 m di altezza e può restare in volo per ore senza doversi riposare sfruttando le correnti dei venti. Ha inoltre una vista molto acuta che associata a un’elevata velocità di volo le consente di vedere prede anche a grande distanza e di sorprenderle “precipitando”

su di esse. L’aquila, pur essendo molto forte, usa tuttavia altre capacità nella sua quotidianità. Forza, velocità, sensi, strategie, intelligenza e molto altro ancora sono elementi necessari al mondo animale affinché l’equilibrio tra preda e predatore, vita e morte, possano garantire la sopravvivenza degli individui e l’esistenza delle specie. 33

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CONSIGLI “BESTIALI” @parconaturaviva

LA LUNA E’ DEI LUPI di Giuseppe Festa. Salani editore, 2016, 256 pp

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iuseppe Festa in questo suo terzo libro porta i giovani lettori a ripercorrere i sentieri che lo hanno visto camminare sulle tracce dei lupi, cercando di capire e confrontarsi con i ricercatori che studiano questo animale, che da sempre fa parte del nostro immaginario. Il libro è quindi il risultato di una esperienza appassionante sulle tracce dei lupi in compagnia di esperti. Il racconto ha come scenario il paesaggio dei Monti Sibillini, terra meravigliosa di lupi e uomini che da sempre condividono il territorio. Protagonista del libro è il branco della Sibilla a cui l’autore ha scelto di dare voce. Sono gli stessi lupi infatti a descrivere il loro mondo, le loro abitudini, la loro vita e i loro spostamenti per trovare un territorio dove vivere. E sono sempre i lupi a dire la loro sul mondo degli umani. Ad accompagnare le vicende dei lupi, troviamo Lorenzo, studente impegnato nelle ricerche per la sua tesi e Greta, volontaria che decide di fare un’esperienza sul campo per combattere le sue paure. Pagina dopo pagina si legge il mondo dei lupi con altri occhi, imparando ad ascoltare la voce di emozioni ancestrali e capendo che il lupo cattivo è solo nelle favole.

a cura di Marta Tezza

IL SALE DELLA TERRA Film-documentario, regia di Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado anno di uscita: 2014

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l regista Wim Wenders racconta la vita di Sebastião Salgado, uno dei più grandi fotografi contemporanei attraverso gli scatti che lo hanno reso famoso: dal reportage sulla siccità del Sahel, alla vita delle campagne nell’America Latina, fino a popolazioni indigene in varie parti del mondo. Salgado ha però raccontato anche alcuni degli episodi più drammatici della storia recente come il genocidio del Rwanda che lo ha segnato profondamente tanto da decidere di smettere di fotografare e tornare nella terra in cui è nato, il Brasile. E lì parte un’altra storia, con la decisione, folle, di ricostruire la foresta pluviale nella fattoria di famiglia dove, quando lui era bambino, costituiva il 50% dell’ambiente e che in una sessantina di anni si era ridotta allo 0,5%. Poco alla volta riprende anche la sua attività di fotografo con un progetto che lo ha visto girare il mondo per descrivere le meraviglie della natura. Ora il suo impegno ambientalista continua: a distanza di anni, la foresta in Brasile sta crescendo, sono stati piantati circa 2 milioni di alberi e ora la tenuta dei Salgado è diventata parco nazionale. Negli incontri con le persone dice “Cari amici, è una cosa facile da fare. Noi l’abbiamo fatta, no?”

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AGENDA ANIMALE

24 - 25 GIUGNO UN FINESETTIMANA PER LA GIRAFFA! Poi Il sabato una speciale visita al tramonto ci porterà a scoprire il mondo delle altissime regine della savana.

30 LUGLIO GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA TIGRE

Un proverbio Muria (popolazione indigena indiana), dice che la tigre è più bella del sole. Infatti questo animale è tra quelli che abbiamo più nella mente fin da bambini. E allora parliamo di tigri nei giorni in cui nel mondo si festeggia la Giornata Internazionale della Tigre. Noi naturalmente abbiamo la nostra regina della taiga, la tigre siberiana.

16 LUGLIO Snake day

Un brivido corre lungo la schiena di molte persone solo a sentirne il nome. i serpenti sono però importanti anelli della biodiversità. Oggi avremo la possibilità di capire il loro ruolo, come vivono e percepiscono il mondo!

23 LUGLIO Criso..che?

Il crisocione è un animale poco conosciuto e il suo nome ci sembra strano. Chi l’aveva sentito nominare prima di venire al Parco? Oggi scopriremo questo meraviglioso animale!

Quelli qui riportati sono solo alcuni degli eventi in programma. Per maggiori info visita il sito parconaturaviva.it 35

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Il giro del mondo in 250 specie.

TUTTO IL MONDO IN UN PARCO 42 ettari di verde e Collina Morenica, oltre 1.500 animali di 250 specie selvatiche provenienti da ogni parte del mondo, una serra tropicale, uno zoo safari e un percorso dedicato ai Dinosauri. Tutto in un Parco, per conoscere il passato, incontrare il presente e capire come proteggere il futuro della nostra meravigliosa Natura.

Parco Natura Viva. Ricerca, tutela, divertimento. Perché ogni specie è speciale.

BUSSOLENGO · VERONA

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