Natura Viva magazine - Nov. Dic. '17

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NATURA VIVA ANIMALI E HABITAT A RISCHIO ESTINZIONE

Madagascar, a casa del più grande di tutti i lemuri Agli alpaca è rimasto solo il ciuffo | Non chiamatelo pericoloso!



NATURAVIVA NUMERO 11 MAGAZINE

NOV-DIC ‘17

ANIMALI E HABITAT A RISCHIO ESTINZIONE Periodico bimestrale edito da Parco Natura Viva srl Registrazione presso il Tribunale di Verona n° 1165 del 30 giugno 1995

Direttore responsabile Telmo Pievani Responsabile editoriale Elena Livia Pennacchioni press@parconaturaviva.it Hanno collaborato a questo numero Caterina Spiezio, Katia Dell’Aira, Marta Tezza, Barbara Regaiolli, Elena Livia Pennacchioni, Cristina Giacoma, Telmo Pievani, Valeria Torti, Marco Gamba, Maria Ordinario Comitato scientifico Cesare Avesani Zaborra, Katia Dell’Aira, Caterina Spiezio, Marta Tezza Progetto grafico Elena Livia Pennacchioni Contributo fotografico Archivio Parco Natura Viva, Cesare Avesani Zaborra, Giorgio Cortese, Giorgio Ottolini, Barbara Regaiolli, Bruna Zavattiero, Valeria Torti, Giovanna Bonadonna Immagine di copertina Indri Indri ©Rose Marie Randrianarison Stampa Mediaprint srl via Brenta, 7 37057 San Giovanni Lupatoto Verona, Italia Copyright © Parco Natura Viva loc. Figara 40 - 37012 Bussolengo (VR) Tutti i diritti riservati. La riproduzione anche parziale e con qualsiasi mezzo, non è consentita senza la previa autorizzazione scritta dell’Editore.

peR paRlaRe con la Redazione press@parconaturaviva.it

www.parconaturaviva.it

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Sommario

Ott-Nov 2017

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hARRY TI PRESENTO KAMILI!

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SALVARE LA FORESTA A CASA DEL PIÙ GRANDE DI TUTTI I LEMURI

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SULLA ROTTA DEGLI IBIS EREMITA

Pag.8

#FACCESTRANE

Agli alpaca è rimasto solo il ciuffo! Pag.24 #HOTOPIC Parco Natura Viva, capitale europea della ricerca scientifica Pag.30 #ANIMALI&PIANTE

Al fuoco! Al fuoco! Pag.32 #ANIMALIADI

Un trio da medaglia d’oro Pag.34 #AGENDAANIMALE

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INSETTI ChE PASSIONE!

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NON ChIAMATELO PERICOLOSO!


UN FILOSOFO DELLA SCIENZA PER DIRETTORE RESPONSABILE

significa quando diciamo che un nostro comportamento è “naturale”, “come si è sviluppata la meravigliosa biodiversità che ci circonda”. Come vedi, chi se non un filosofo dell’evoluzione può affrontare questi temi per il grande pubblico?

L’idea di Telmo Pievani per “Natura Viva” magazine? La filosofia della conservazione delle specie a rischio estinzione oggi sta cambiando e nuove sfide si annunciano: la crisi della biodiversità, le interazioni con gli animali urbanizzati, la conservazioni in situ ed ex situ, la collaborazione con le popolazioni locali, nuove modalità di coinvolgimento pubblico nella scienza, la citizen science, le banche genetiche per prevenire l’estinzione, idee visionarie come la de-estinzione. Sono tematiche che devono essere condivise con il grande pubblico. A me piace l’idea di costruire insieme una “ecologia dei nuovi media”, cioè nuovi media civili e pieni di contenuti innovativi e culturalmente centrali, come i nostri scientifici e naturalistici. Anche per far capire che alla fine la cultura è una sola, senza aggettivi.

Comunicare la scienza. Cosa non farebbe mai Telmo Pievani?

INTervIsTa a

TELMO PIEVANI

L’ecologia dei nuovi media: una cultura senza aggettivi.

P

erchè un filosofo della scienza alla direzione della testata giornalistica di un parco zoologico?

Per me la filosofia della scienza non è una disciplina chiusa tra quattro mura. Oggi, attraverso le lenti della scienza, possiamo contribuire a rispondere in modo inedito a domande come: “da dove veniamo”, “qual è il posto dell’uomo nella natura”, “che cosa

Non darei mai per scontato con i lettori una qualsiasi nozione tecnica. E poi non cederei mai alla comunicazione della scienza paternalistica e supponente. La scienza, la curiosità e l’amore per la natura sono tra le espressioni più belle dell’intelligenza di Homo sapiens. Vanno condivise con tutti e in qualsiasi contesto senza alcuno snobismo. In Italia c’è una fortissima domanda di democrazia della conoscenza, alla quale dobbiamo corrispondere con progetti all’altezza.

Il prossimo pezzo che vorrebbe scrivere? Un filosofo della biologia come me non vede l’ora di scrivere un pezzo sulla scoperta di una forma di vita batterica su un altro pianeta. Che splendido esperimento sarebbe capire se gli altri ci assomigliano o sono completamente diversi da noi!

Un viaggio nel regno dell’impossibile: un filosofo della scienza in politica. Cosa farebbe? Facile: darei un sacco di soldi per la ricerca scientifica e tecnologica in Italia, incluse la comunicazione e l’educazione scientifica precoce. Se i nostri ricercatori avessero gli stessi soldi dei loro omologhi tedeschi o inglesi, sarebbero i più produttivi al mondo, con ricadute anche economiche notevoli. Dai paesi emergenti verrebbero a studiare da noi i migliori e il circolo diventerebbe subito virtuoso. Ma non succederà: la nostra classe politica non è culturalmente all’altezza dei suoi alti compiti.


#FACCENUOVE

@parconaturaviva

Harry ti presento Kamili! di Elena Livia Pennacchioni

Di età e provenienze diverse, si sono conosciuti al Parco Natura Viva e sono la prima coppia di cercopiteco barbuto a sbarcare in Italia.

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Cosa c’è in foto In entrambe le pagine: Harry e Kamili appena arrivati nel loro nuovo reparto al Parco Natura Viva

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onostante la pioggia caduta nei giorni del loro arrivo, Harry avrebbe continuato volentieri ad esplorare l’esterno del nuovo reparto al Parco Natura Viva di Bussolengo. Ma Kamili, più timida e meno temeraria, lo ha tenuto all’interno con l’astuzia: una buona sessione di pulizia del pelo e il suo compagno ha ceduto alle lusinghe. Harry e Kamili sono la prima coppia di cercopiteco barbuto ad approdare in un parco zoologico italiano e prima di conoscersi qui, non si erano mai incontrati. Nato a Parigi lui e in Inghilterra lei, Harry e Kamili sono giunti al Parco Natura Viva perché inseriti nel programma europeo di conservazione ex situ: vulnerabili di estinzione, ai due cercopitechi barbuti è demandato il compito di costituire una riserva genetica che in natura va scomparendo. “Siamo la prima struttura ad ospitarli in Italia e la quattordicesima in Europa, che registra un totale di 59 individui”, spiega Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico del Parco Natura Viva. Nel frattempo però, nelle foreste della faglia albertina tra Congo, Rwanda, Uganda e Burundi, questa specie è vittima della perdita di habitat a causa dell’espansione agricola e della caccia illegale”.


#FACCENUOVE

Dalla fitta “barba” bianca intorno al collo e sotto il mento, dalla lunga coda e dal manto nero-marrone, i due primati sono una coppia solo da qualche giorno ma hanno dimostrato un feeling immediato. “Kamili si è fidata subito di Harry, più adulto e più esperto di lei”, continua Avesani Zaborra. “I 10 anni di differenza hanno descritto una dinamica sana nella coppia, secondo la quale è Harry a guidare gli spostamenti. A parte quando piove e lei lo dissuade”. Kamili non perde mai di vista il suo nuovo compagno, accetta ogni sua attenzione e in fatto di cibo, quello di Harry è di certo più appetibile. “Anche per loro, il nostro impegno giornaliero è concentrato nella necessità che essi sviluppino il proprio carattere individuale secondo le caratteristiche della specie e che abbiano sempre a disposizione stimoli manipolativi, olfattivi e cognitivi. Poi, “se son rose fioriranno”, conclude Avesani Zaborra.

NELLE AREE D’ORIGINE I cercopitechi barbuti sono originari dell’Africa centrale e vivono in Burundi, Congo, Rwanda e Uganda. Abitano le foreste pluviali montane ad un’altitudine compresa tra i 900 e i 2.500 metri, dove si nutrono principalmente di frutta, foglie e invertebrati. Sono dei primati che non disdegnano di vivere la parte terrestre della foresta, dove amano mangiare funghi, erbe e artropodi, come ragni e insetti. Negli strati superiori invece trovano golosità come piccoli frutti, boccioli, fiori, foglie giovani (che hanno più proteine rispetto alle foglie mature) e steli erbacei. 7

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#FACCESTRANE POST-TOSATURA

Cosa c’è in foto In entrambe le pagine: foto d’archivio di alpaca ospitati al Parco Natura Viva, prima e dopo le operazioni di tosatura.

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#FACCESTRANE

PRE-TOSATURA

Cambio look: agli alpaca è rimasto solo il ciuffo! @parconaturaviva

POST-TOSATURA

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ieci chili in meno e cambio look per i cinque alpaca che vivono al Parco Natura Viva di Bussolengo: le alte temperature dell’estate trascorsa hanno imposto una tosatura straordinaria dei caratteristici camelidi sudamericani, ai quali ora è rimasto solo un gran ciuffo lanoso che copre i loro occhi. Forme definite e un “restyling” notevole rispetto alla loro immagine tipicamente invernale, quando il folto e spesso vello riccioluto è necessario a proteggerli dal clima freddo: alleggeriti di molta lana, al maschio e alle quattro femmine è rimasto solo qualche centimetro di manto necessario a proteggersi dall’escursione notturna. A condurre le operazioni di tosatura il maggior esperto allevatore di alpaca d’Italia che, grazie alla proverbiale pacatezza degli esemplari di questa specie, ha impiegato circa un’ora ognuno. Miti e non proprio estroversi, dopo la tosatura i cinque sono tornati nel proprio reparto con un aspetto meno goffo e più simpatico di prima, inconsapevoli di portare sul dorso quella che gli Inca chiamavano la “fibra d’oro”: più fine e durevole del cachemere, la lana di alpaca è un tessuto di alto pregio, leggera e anallergica, utilizzata per realizzare molti prodotti. Ma ha un valore in più per la conservazione delle specie a rischio estinzione: l’alpaca è una specie domestica e allevarla, significa ridurre la pressione su altre specie selvatiche che indossano velli preziosissimi, come il guanaco e la vigogna.

NELLE AREE D’ORIGINE

POST-TOSATURA

Gli alpaca sono allevati in grandi greggi che pascolano ad una altitudine compresa fra i 3500 e i 5000 metri, sulle Ande del Perù meridionale, della Bolivia settentrionale e del nord del Cile. Al contrario dei lama, gli alpaca sono allevati non per farne animali da soma ma per la loro lana pregiata, utilizzata per tessere coperte e ponchos. Ed è la lana del cria, il piccolo di alpaca, ad essere quella più pregiata per brillantezza e leggerezza. 9

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#UNODINOI

Non chiamatelo pericoloso! È un maschio, appartenente a una specie originaria dell’Oceania: è considerato l’uccello più pericoloso al Mondo. Ma Pasquale è molto più di quello che sembra.

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#UNODINOI

Cosa c’è in foto Pasquale, il casuario che vive al Parco Natura VIva.

“Il casuario è un esempio di cure paterne: la femmina depone le uova e abbandona il nido, lasciando solo il maschio con la cova, l’allevamento e l’accudimento dei piccoli” @parconaturaviva

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ostruire il nido e covare le uova nel reparto dell’uccello più pericoloso al Mondo, per poi allevare in tutta tranquillità 3 bei pulcinotti e tenere alla giusta distanza l’inquilino legittimo. È stato il “piano strategico” dei due cigni neri del Parco Natura Viva di Bussolengo, che qualche mese fa hanno deciso di stabilire le attività del periodo riproduttivo nei pressi del laghetto di Pasquale, il maschio di casuario. Rispettosi della propria area di pertinenza in Oceania, i due però non hanno compiuto un gesto inconsulto, anzi. “ll casuario - spiega Camillo Sandri, veterinario direttore tecnico del Parco Natura Viva - è sì considerato l’uccello più pericoloso al mondo, ma è anche un grande esempio di cure paterne: la femmina di questa specie depone le uova e abbandona il nido, lasciando solo il maschio con la cova, l’allevamento e l’accudimento dei piccoli. Non possiamo far altro che identificare questo come il motivo che ha spinto mamma e papà cigno nero a scegliere il reparto di Pasquale come il luogo più adatto per i propri piccoli”. Molto indaffarati ad imparare a pescare sott’acqua con il becco in giù e la coda in su, uscire dal laghetto e beccare tra l’erba, i 3 pulcini dalle piume grigie sembrano effettivamente a proprio agio, anche quando il casuario si avvicina per dare un’occhiata intorno. “Pasquale non sembra aver mai avuto alcuna esitazione nell’ospitare la famigliola in casa propria, anzi”, continua Sandri.

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#UNODINOI Cosa c’è in foto A sinistra: Mamma cigno con i suoi piccoli nel reparto di Pasquale; In basso: Pasquale nel suo reparto.

IL PUNTO DI TELMO PIEVANI

“Soprattutto quando i piccoli sono fuori dall’acqua, i genitori tendono a non farlo avvicinare troppo e lui accetta di buon grado di starsene tranquillo sotto le fronde. È molto probabile che questo non sarebbe stato possibile se i cigni neri avessero scelto il reparto di Maribel, la femmina di casuario che vive lì accanto, per natura molto meno accondiscendente”. Casuari e cigni neri sono specie originarie dell’Australia, entrambe inserite nella Lista Rossa delle specie a rischio di estinzione. Per il momento condividono lo stesso “continente”, proprio come accade in natura.

UN CONGEDO DI PATERNITÀ... ANTE-LITTERAM! Il maschio di casuario è davvero molto “materno”. Come mai l’evoluzione ha consentito questa strana inversione dei ruoli, per cui è il maschio che cova le uova e si prende cura dei piccoli nei primi mesi di vita? Non è facile rispondere a questa domanda, anche se il fenomeno si ripete in altri animali. L’evoluzione delle cure parentali è difficile da ricostruire, ma di sicuro questo comportamento adattativo, ancorché costoso, non è prerogativa esclusiva delle femmine in natura. L’investimento parentale ha come ritorno la sopravvivenza dei piccoli e dunque la trasmissione dei propri geni alla generazione successiva, ma gli interessi di maschi e femmine possono essere conflittuali. La femmina produce uova nutrienti e preziose, mentre il maschio ha il problema di garantirsene la paternità. Lo schivo maschio di casuario ha un carattere decisamente migliore della femmina, che dirige il gioco riproduttivo e non gradisce vicinanze. Ed è così che nei casuari si è evoluto il congedo di paternità!

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PASQUALE,

IN UN DISEGNO DI BARBARA REGAIOLLI Casuarius casuarius, disegno a matita.

#UNODINOI


EDIZIONE ONLINE NATURA VIVA MAGAZINE aNImaLI e haBITaT a rIschIO esTINzIONe

magazine.parconaturaviva.it Puoi leggere le storie di Natura Viva magazine anche sulla pagina dedicata del sito di Parco Natura Viva. L’informazione sugli animali dei 5 continenti direttamente da pc, smartphone o tablet con videonotizie, fotogallery e contenuti extra. Una finestra sulla biodiversità , un modo per proteggerla.

SEGUICI!


IN CORSA CONTRO L’ESTINZIONE

di Elena Livia Pennacchioni

Sulla rotta degli ibis eremita


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uest’anno la migrazione è stata da primato: tutti i piccoli ibis eremita nati in primavera allo zoo di Rosegg hanno superato i 3 mesi di addestramento al volo e in 31, alla metà di agosto hanno dato il via alla 4° Migrazione Guidata dall’Uomo degli ibis eremita. Un viaggio che dalla Germania ha condotto uomini e uccelli lungo la rotta di svernamento, verso le temperature miti della Toscana. Più di 1000 chilometri percorsi in 23 giorni: a mostrar la via agli ibis eremita c’erano le due mamme adottive Anne-Gabriela e Corinne, che a bordo di un ultraleggero a motore guidavano il gruppo in volo. Il Parco Natura Viva di Bussolengo è l’unico partner italiano del progetto europeo LIFE+ Biodiversity 2014-2019 “Reason for Hope” per la reintroduzione in natura dell’ibis eremita, una specie migratoria estinta in Europa da 4 secoli a causa della pressione venatoria. “Padre” di questo progetto e direttore del Waldrappteam, il gruppo di ricercatori che lo conduce, è Johannes Fritz, biologo austriaco che per primo sperimentò l’ultraleggero. “Il 2017 è stato l’anno con il numero più alto di esemplari mai impegnato nella migrazione guidata, unito in un unico gruppo e affidato alle cure di Anne-Gabriela e Corinna che come sempre, a una manciata di ore dalla schiusa, hanno cominciato a prendersi cura dei piccoli in via esclusiva”, spiega Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico del Parco Natura Viva. “Dopo alcuni mesi di addestramento, anche quest’anno li hanno condotti a sud: in questo modo, in primavera, al momento di rientrare nei quartieri invernali di Germania e Austria, gli esemplari potranno essere in grado di percorrere la propria strada in senso inverso, autonomamente e senza più bisogno dell’aiuto dell’uomo. Quest’anno il Parco Natura Viva è stato parte dello staff a terra e ha seguito in diretta tutte le tappe della 4° Migrazione Guidata dall’Uomo: un viaggio emozionante, che ha reso tutti consapevoli di far parte della storia europea della salvaguardia delle specie a rischio estinzione.

CRONACA DI UNA REINTRODUZIONE IN NATURA Andelsbuch, 14 agosto Siamo partiti. Oggi lo stormo ha volato dal Lago di Costanza in Germania ad Andelsbuch, in Austria. Questa prima porzione di viaggio ha impegnato uomini e uccelli per 88 chilometri, percorsi in circa NATURA VIVA MAGAZINE

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IN CORSA CONTRO L’ESTINZIONE 2 ore di volo. Una sosta breve e la migrazione proseguirà per affrontare le Alpi a 2.200 m sul passo di Resia, punterà verso l’Alto Adige e continuerà in vista di Belluno. Da lì lo stormo scenderà a sud per sorvolare la valle del Po e farsi trovare pronto ad un altro grande appuntamento, quello con gli Appennini. C’è un entusiasmo palpabile tra lo staff e i giovani ibis sembrano davvero pronti per affrontare la loro prima grande migrazione. Ried im Oberintal, 18 agosto Il team della 4° Migrazione Guidata dall’Uomo 2017 è nel Tirolo austriaco, dopo aver concluso con successo la seconda tappa 4 giorni dopo la partenza. In due ore e mezza di volo, i due ultraleggeri e i 31 ibis eremita hanno volato per 125 chilometri, portando a termine la prima impegnativa porzione di viaggio sulle Alpi fino a 1800 metri. Siamo vicinissimi all’ingresso in Italia: la terza tappa è prevista nel giro di 3 giorni e porterà il team a Cavalese, in provincia di Trento, dopo aver condotto lo stormo a 2.200 metri. Ma a quel punto il primo grande ostacolo

delle Alpi sarà superato e il gruppo avrà il strada aperta verso Belluno, per poi raggiungere la valle del Delta del Po. Stanotte un gran temporale ha messo a dura prova le nostre tende, ma stamattina già splende il sole. Meltina (BZ), 23 agosto Ingresso in Italia con atterraggio di emergenza per i 31 ibis eremita: giunti all’altezza di Merano ieri pomeriggio, un’aquila li ha attaccati a 1.700 metri di quota, provocando momenti di disorientamento nella formazione di volo. A nulla è valso il tentativo dei piloti di ridurre l’altitudine per evitare il rapace: hanno optato per un atterraggio di emergenza a Meltina, 28 km a sud di Merano. Manovra perfettamente riuscita, tutti gli ibis eremita stanno bene e sono in attesa di riprendere la rotta di svernamento. In serata, sulle montagne che dominano Bolzano a 1.200 metri di quota, abbiamo allestito un campo imprevisto e davvero molto suggestivo. L’attacco dell’aquila però ha portato anche alcuni stravolgimenti alle soste in programma: salta la tappa di Cavalese (TN) e anche quella di Belluno,

“Un viaggio che dalla Germania ha condotto uomini e uccelli lungo la rotta di svernamento, verso le temperature miti della Toscana. Più di 1000 chilometri percorsi in 23 giorni: a mostrar la via agli ibis eremita c’erano le due mamme adottive Anna e Corinne, che a bordo di un ultraleggero a motore guidavano il gruppo in volo”. Cosa c’è in foto In pagina: ibis eremita durante le fasi della migrazione guidata dall’uomo;

Cosa c’è in foto Ibis eremita durante un momento di riposo con la sua mamma adottiva.

si riparte venerdì 25 agosto per andare dritti a sud e fermarsi nei pressi di Thiene (VI). Valle Gaffaro (FE), 2 settembre Dopo una veloce sosta a Thiene (VI), entriamo nel vivo della rotta verso sud. Lo stormo stamattina è giunto sul Delta del Po, a Valle Gaffaro (FE). Ora, tra gli ibis eremita e il sito di svernamento ci sono gli Appennini, alla volta dei quali non si è ancora deciso quando partire. Due gli assenti: dopo alcuni controlli veterinari di rito, due dei 31 uccelli partiti dalla Germania hanno dovuto abbandonare lo stormo. Scende dunque a 29 il numero di ibis eremita che seguono gli ultraleggeri a motore con a bordo le due mamme adottive. Grosseto, 7 settembre Missione compiuta, siamo arrivati: si è conclusa 30 chilometri prima dell’obiettivo la 4° Migrazione Guidata dall’Uomo del progetto LIFE+ “Reason for Hope” 2014-2019, per la reintroduzione dell’ibis eremita. Ieri pomeriggio lo stormo di uomini e uccelli non è potuto arrivare fino ad Orbetello a causa del vento forte ed è atterrato a est di Grosseto. Da lì, gli ibis eremita sono stati condotti all’oasi di svernamento in automobile. La missione delle due mamme adottive Anne-Gabriela e Corinna per quest’anno è compiuta e gli esemplari giunti fino in Toscana dovranno riprendere la rotta verso nord in primavera, autonomamente. Il loro compito d’ora in poi, sarà quello di insegnarla ai pulcini che verranno. 17

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#MADAGASCAR

Salvare la foresta a casa del più grande di tutti i lemuri Indri, il lemure che canta, è a rischio estinzione. A raccontarci la vita nella foresta pluviale è Cristina Giacoma, professoressa e ricercatrice dell’Università di Torino.


#ZAMPEDAPRIMAPAGINA


#ZAMPEDAPRIMAPAGINA

@parconaturaviva

#ILCANTO DELL’INDRI: LO STUDIO ITALIANO IN MADAGASCAR di Marco Gamba Ricercatore Università di Torino

NOME SCIENTIFICO: INDRI INDRI

Cosa c’è in foto Un esemplare di Indri, il più grande di tutti i lemuri, in foresta. NATURA VIVA MAGAZINE

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Indri è l’unico lemure a produrre lunghe serie di emissioni sonore denominate “canti”. Queste serie di vocalizzazioni sono prodotte in forma di coro, solitamente da tutti gli individui adulti e subadulti di un gruppo. I gruppi sono costituiti da una coppia riproduttiva e dalla propria prole, fino a un massimo di sei individui. Durante il canto, la femmina riproduttiva emette il maggior numero di note. Sulle sue emissioni si inseriscono, talvolta sovrapponendosi, gli altri individui del gruppo. Le unità sonore sono organizzate in frasi e mostrano un chiaro dimorfismo sessuale: i maschi emettono unità di durata maggiore rispetto a quelle emesse dalle femmine, ma in numero solitamente minore. Il canto di indri gioca un ruolo importante nel mantenimento della posizione spaziale dei gruppi nella foresta, regolando in modo straordinariamente puntuale l’occupazione esclusiva di un territorio per ognuno dei gruppi sociali. Nella rara occasione in cui due gruppi si incontrano ai confini del proprio range, la disputa si effettua principalmente attraverso emissioni sonore e solo in rare occasioni arrivano alle aggressioni fisiche. Si pensa inoltre che il canto possa avere un ruolo nella formazione di nuove coppie e quindi di nuovi gruppi sociali.


#ZAMPEDAPRIMAPAGINA

di Cristina Giacoma Professore ordinario e Direttore del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi Università di Torino e di Valeria Torti Ricercatrice Università di Torino

L

a Nuova Area Protetta di Maromizaha è un affascinante serbatoio di biodiversità nel Madagascar centro-orientale. Con i suoi 1880 ha di estensione, Maromizaha vanta un livello di endemicità che raggiunge il 77% e ospita 87 specie di uccelli tropicali, 59 specie di anfibi e 20 specie di rettili, 6 diverse specie di mammiferi predatori, 28 specie di micro-mammiferi e 433 specie vegetali appartenenti a più di 80 diverse famiglie. Si possono osservare 13 specie di lemuri, tra cui l’indri bianco e nero, i lemuri del bambù e una grotta sacra dove vengono celebrati riti tradizionali. Un primo importantissimo risultato dell’impegno del Parco Natura Viva in Madagascar è stato raggiunto a dicembre 2015, quando il ministero dell’ambiente malgascio ha dichiarato la foresta di Maromizaha area protetta di rilevanza nazionale. È stata una tappa importantissima che ha consentito di estendere le regole di tutela previste in Madagascar per le aree protette, a questa foresta. Il successo ottenuto comporta per il Parco Natura Viva, l’assunzione di maggiori impegni nei confronti delle autorità nazionali e della popolazione locale. Maromizaha è una delle rarissime foreste primarie, ambienti dove gli specialisti non colgono segni di alterazione degli equilibri naturali determinati da attività umane. Una prima richiesta è dunque quella di fornire maggiori informazioni su tutta la biodiversità presente, conoscenze necessarie per consentire il mantenimento nel tempo della sua unicità unitamente a uno sviluppo sostenibile delle popolazioni locali. La missione 2017 ha consentito di verificare il funzionamento delle 100 camera trap messe a dimora insieme alla collega Chia Tan di LVDI International e incominciare

Cosa c’è in foto In alto: Indri in foresta con il suo piccolo; A destra: Indri addormentato su un ramo 21

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#ZAMPEDAPRIMAPAGINA

Cosa c’è in foto Pag. 22, dall’alto: Un esemplare di aye aye; Un esempalre di fossa; La stazione di ricerca italiana in Madagascar; Pag.23, dall’alto: Gruppo di alunni impegnati in attività educative in foresta; Coltivazione di piante autoctone al fine di ripristinare le specie vegetali originarie della foresta.

a scorrere le immagini. Le camera trap sono trappole fotografiche che scattano al passare di un animale e possono fare foto o filmati a seconda di come sono state impostate. Quelle che abbiamo utilizzato sono sensibili ai raggi infrarossi emanati da un animale quindi possono scattare immagini 24 ore al giorno. Gli animali non le notano perchè non scatta il lampo del flash e non si spaventano, quindi è possibile registrare anche animali molto schivi come l’aye-aye e i predatori notturni. Grande è stata l’emozione di vedere le immagini dell’aye-aye con questo suo lunghissimo dito e l’aria di essere uscito da una centrifuga. Avevamo trovato i segni che lascia sui vecchi tronchi quando cerca le larve di cui si nutre, ma non sapevamo se si aggirava ancora vivo in foresta. Il suo aspetto così strano fa sì che molti pensino che il vederlo porti sventura, per cui può essere perseguitato e persino ucciso. Ancora maggiore la sorpresa di vedere un fossa, il più grosso predatore ancora vivente in Madagascar. Certo avevamo immaginato che potesse esserci perchè i gruppi di indri che seguivamo a volte emettevano un suono molto simile ad un clakson: “honk-honkhonk”. Si tratta di un allarme emesso per avvertire della presenza di un predatore terrestre, ma avrebbe potuto essere stato scatenato da un bracconiere o da un cane. Continuando a scorrere foto, abbiamo scoperto la presenza di ben 6 specie di carnivori. Un patrimonio davvero unico in Maromizaha che deve diventare una fonte


“Il centro di ricerca di Maromizaha, in foresta, ha un impatto economico importante sul villaggio di Anevoka grazie al fatto che dà lavoro a guide, a cuoche, a guardiani e a portatori. È l’unica stazione di ricerca italiana in Madagascar”.

di reddito per i locali diversa dal bracconaggio e dal tavy, ovvero la coltivazione delle aree di foresta disboscate con gli incendi. Il Parco Natura Viva insieme al Dipartimento di Scienze della vita e biologia dei sistemi dell’Università di Torino si è impegnato a promuovere la presenza di ricercatori e studenti presso il Centro di ricerca in foresta. Il centro ha un impatto economico importante sul villaggio di Anevoka grazie al fatto che dà lavoro a guide, a cuoche, a guardiani e a portatori. Quest’anno poi è stato necessario fare importanti restauri al centro perchè il ciclone Enawo si è portato via il tetto. Una inchiesta che abbiamo fatto ha evidenziato che molti abitanti dei villaggi intorno alla foresta conoscono solo il mitico indri tra i tredici lemuri esistenti a Maromizaha. Per promuovere la conoscenza delle risorse presenti a Maromizaha, il Parco Natura Viva insieme all’associazione Green Teen Team si è impegnato nel sostenere la frequenza della scuola elementare fornendo loro il pasto di mezzogiorno e avviando attività di maggiore conoscenza della foresta durante il doposcuola. 23

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VIII CONVEGNO NAZIONALE DELLA RICERCA NEI PARChI Cosa c’è in foto Sotto: Il programma della VIII edizione del “Convegno Nazionale della Ricerca nei Parchi: conoscere per proteggere”; A destra: La foto conclusiva dei partecipanti al Convegno.

Parco Natura Viva, capitale europea della ricerca scientifica @parconaturaviva

Scimpanzé, ibis eremita, bisonte europeo, lemure indri e non solo: l’ottava edizione dell’annuale “Convegno Nazionale della Ricerca nei Parchi: conoscere per proteggere” ha fatto il punto sui 20 progetti di conservazione che il Parco Natura Viva porta avanti e ha ospitato professionalità da ogni angolo d’Europa. NATURA VIVA MAGAZINE

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VIII CONVEGNO NAZIONALE DELLA RICERCA NEI PARChI

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i è svolta anche quest’anno la quattro-giorni scientifica che ha reso il Parco Natura Viva di Bussolengo la capitale europea della conservazione delle specie a rischio estinzione, con un focus finale sugli scimpanzé: la proiezione dei dati relativi allo stato di conservazione di questa specie non cessa di essere allarmante. Il “Convegno Nazionale della Ricerca nei Parchi: conoscere per proteggere” ha concluso il suo VIII anno con il record di 188 partecipanti, tra studenti e ricercatori provenienti da 10 Università italiane e straniere (Padova, Milano, Bologna, Torino, Firenze, Pisa, Teramo, Chester (UK), Manchester (UK), Swedish University of Agricultural Sciences) accademici

e conservazionisti internazionali riuniti per confrontare gli ultimi risultati conseguiti nel campo della salvaguardia degli ecosistemi naturali, in Italia e nelle zone più critiche del Pianeta per il mantenimento della biodiversità. Tra i partecipanti, ben 14 sono stati gli invited speaker, ovvero gli esperti di numerosi ambiti dei progetti di conservazione che hanno aperto le sessioni di cui si è composto il Convegno. Molte anche le professionalità provenienti da altri parchi zoologici, italiani ed europei, che hanno presentato i propri lavori scientifici. Una grande partecipazione che testimonia l’importanza e l’interesse crescente nel fare ricerca scientifica per la conservazione delle specie a rischio estinzione.

In quattro giorni, si sono riunite al Parco Natura Viva le più importanti personalità del mondo della ricerca e della conservazione delle specie a rischio estinzione. Nella foto, da sinistra: Mauro Odolini, Ivan Norscia, Edoardo Puglisi, Marco Zuffi, Tom de Jongh, Mauro Delogu, Caterina Spiezio, Elisabetta Palagi, Cristina Giacoma, Cesare Avesani Zaborra, Camillo Sandri, Sonya Hill, Frands Carlsen, Paola Mattarelli, Miguel Quevedo, Johannes Fritz, Fulvio Genero, Kevin Mc Farlane.


VIII CONVEGNO NAZIONALE DELLA RICERCA NEI PARChI

#NEWSDALCONVEGNO

Scimpanzé, l’Europa si prepara all’estinzione totale di Elena Livia Pennacchioni

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ra le specie che più di tutte soffrono la distruzione dell’habitat naturale ad opera dell’uomo ce n’è una che condivide con il genere umano il 98% del proprio patrimonio genetico: lo scimpanzé, “minacciato” d’estinzione secondo l’Unione Internazionale della Conservazione della Natura. Una volta diffuso in tutto il continente africano, le ultime proiezioni indicano la perdita del 50% degli individui entro il 2030, stime che vanno di pari passo con il ritmo incessante della deforestazione: in un secolo, la pressione delle attività umane ha ridotto le foreste tropicali al 5% della copertura originaria. Di

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VIII Convegno Nazionale della Ricerca nei Parchi

Cosa c’è in foto In entrambe le pagine: esemplari di scimpanzè della colonia ospitata al Parco Natura Viva; A destra: infografica a cura dell’Associazione Europea Zoo e Acquari sugli investimenti profusi in conservazione delle specie a rischio.

fronte allo spettro di un’estinzione totale, l’Europa chiede aiuto alla genetica e prepara il contingente di individui ospitati nei parchi zoologici a tornare nelle aree d’origine: ad affermarlo chiaramente è Frands Carlsen, a margine dell’VIII Convegno Nazionale della Ricerca nei Parchi svolto al Parco Natura Viva di Bussolengo. “L’imperativo è lavorare sull’identificazione del patrimonio genetico di ogni esemplare e allevare le popolazioni presenti in Europa con lo scopo di garantire loro la massima diversità genetica possibile, in linea con le 4 sottospecie presenti negli ecosistemi africani”, spiega Carlsen, coordinatore del Programma Europeo per le Specie Minacciate. “Fino a qualche anno fa potevamo risalire al patrimonio genetico seguendo la sola linea materna, mentre le tecnologie di cui disponiamo oggi ci consentono di identificare interamente il DNA di ogni individuo e mapparne le sequenze. Con queste informazioni, siamo in grado di ricollocare gli esemplari nei parchi zoologici secondo l’appartenenza alla sottospecie e preparare i gruppi sociali a tornare in Africa, se sarà necessario”. Nulla di visionario: un caso che fa scuola è già presente nella storia degli uomini e cominciò a prendere forma nel 1996, quando la IUCN dichiarò estinto in natura l’ultimo cavallo selvatico. Fu a opera degli zoo europei che i cavalli di Przewalski vennero riportati nelle steppe della Mongolia e dal 2008, la specie ha finalmente cambiato status nella Lista Rossa: prima “criticamente minacciata” e tuttora “minacciata”, ma “viva”. Per i 730 scimpanzè che vivono nei parchi zoologici dell’Associazione Europea degli Zoo e degli Acquari la strada è ancora lunga, ma alcuni uomini stanno lavorando per il loro futuro. 27

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#ANIMALI&PIANTE Sequoiadendron giganteum, Yosemite National Park, California

@parconaturaviva

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pesso, durante periodi di particolare siccità, sentiamo parlare di incendi e della forza devastatrice del fuoco che distrugge la vegetazione di ampie zone. Ma non tutto è perduto, anzi. Nel periodo che segue quelli particolamente caldi, le piante iniziano a mettere in atto processi di ricrescita che portano, nel giro di pochi anni, alla ripresa della vegetazione. Le formazioni chiamate “macchie”, come la macchia mediterranea che troviamo lungo le coste italiane, sono un esempio di un tipo di vegetazione che ha una grande capacità di ripresa. Condizioni climatiche simili a quelle del bacino del Mar Mediterraneo si hanno anche in altre parti del mondo e la vegetazione che si trova in quelle aree ha

di Marta Tezza

Al fuoco! Al fuoco! Le piante ci mostrano che esistono meccanismi per far fronte a episodi potenzialmente devastanti come gli incendi, che invece per alcuni tipi di vegetazione sono fondamentali per il loro naturale mantenimento. NATURA VIVA MAGAZINE

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#ANIMALI&PIANTE

“La storia di alcune particolari vegetazioni racconta che esse sono il risultato di una serie di incendi avvenuti nel corso del tempo, ai quali sono seguiti processi di rinnovamento”.

Protea compacta, Sudafrica

caratteristiche strutturali e morfologiche simili a quelle della macchia mediterranea. Tali formazioni assumono localmente nomi diversi, come matorral in Spagna e Cile o chaparral in California. In Sudafrica un tipo di vegetazione della zona con clima mediterraneo è il fynbos, particolarmente ricco di specie di piante (più di 7.000). La storia di queste vegetazioni racconta che esse sono il risultato di una serie di incendi avvenuti nel corso del tempo, ai quali sono seguiti processi di rinnovamento. È importante, affinché la devastazione non comprometta queste capacità, che gli incendi non siano troppo frequenti e violenti. A seguito degli incendi, vaste zone rimangono spoglie e sono colonizzate da specie che diffondono i semi con il vento o da quelle che riescono a vivere in suoli poveri di azoto, come sono quelli che subiscono l’azione del fuoco. Ma come fanno le piante che vivevano in quelle aree a riprendersi dopo un evento che sembra annientarle? Non tutte adottano la stessa tecnica. Alcune, come certi alberi, mettono in atto una resistenza grazie a una spessa corteccia che difende le parti vive del tronco sopportando incendi non troppo violenti. Spesso inoltre le chiome sono portate molto in alto per sottrarle al fuoco e hanno foglie poco infiammabili.

Pinus halepensis, Sicilia

Altre si vedono distrutta tutta la parte aerea ma hanno grandi capacità di riprendersi grazie a gemme protette sotto il suolo e la produzione di polloni. Ci sono specie poi che contano su quanto hanno “accantonato” sotto forma di semi mantenuti nella banca del suolo. Tali semi normalmente sono inibiti a germinare sia dal tegumento che li protegge, sia dalla grande quantità di terpenoidi, sostanze che, quando le foglie cadono, arricchiscono il terreno e inibiscono la germinazione dei semi. Il fuoco distrugge queste sostanze inibitorie e provoca la rottura del tegumento, dando modo così ai semi di germinare. In alcune specie che producono pigne, le squame sono chiuse con della resina e si aprono, lasciando cadere i semi, quando il fuoco scioglie la resina. Le piante quindi ci mostrano che esistono meccanismi per far fronte a episodi potenzialmente devastanti come gli incendi, che invece per alcuni tipi di vegetazione sono fondamentali per il loro naturale mantenimento. Se venissero a mancare eventi quali gli incendi il loro destino sarebbe di evolvere in altri tipi di vegetazione fino a dare, con il tempo un bosco. 29

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Insetto foglia, Filippine

INSETTI, CHE PASSIONE! Intervista a Francesco Barbieri, entomologo “di al Parco Natura Viva

casa”

di Katia Dell’Aira Francesco Barbieri con uno scarabeo elefante, Costa Rica

Morpho blu, foto di Francesco Barbieri

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l Parco Natura Viva si avvale di numerose collaborazioni con “esperti” delle diverse discipline scientifiche-naturalistiche e spesso questi personaggi rientrano come protagonisti in numerose giornate-evento proposte al pubblico in visita. Negli ultimi anni la collaborazione con l’entomologo Francesco Barbieri ha portato al Parco non solo un progetto di conservazione in situ (il progetto Corcovado) finalizzato all’allevamento di farfalle tropicali autoctone del Costa Rica e alla riqualificazione di un’ampia zona protetta di questo straordinario paese tropicale, ma anche alla realizzazione di una serie di incontri di approfondimento sugli invertebrati, insetti in particolare. Questi animali hanno una notevole importanza per comunicare al pubblico diversi concetti scientifici come l’adattamento all’ambiente, il mimetismo, la comunicazione. Ma come? Risponde Francesco Barbieri! Solo trent’anni fa era pressoché impossibile, nel nostro paese, ammirare un insetto tropicale vivo. La difficoltà era dovuta al fatto che gli insetti vivono poco, a volte meno di una settimana. Non era facile procurarsi questi piccoli animali che ancora nessuno aveva tentato di allevare. Dunque il pubblico non se conosceva l’esistenza, ma adesso li può ammirare. Ritieni che gli insetti siano un buon mezzo per comunicare la scienza? L’aspetto minaccioso di un innocuo scarabeo rinoceronte sulla mia mano o le livree iridescenti di farfalle giganti che mi si posano addosso attirano senza dubbio l’attenzione. Ed è proprio di quell’attenzione che gli educatori hanno bisogno per conseguire il loro nobile obiettivo: far comprendere il significato della natura.

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Osmoderma, foto di Francesco Barbieri

PER LA STAGIONE FREDDA

Un hotel per tutti!

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on l’arrivo della stagione fredda, al Parco natura Viva verrà rinnovata una tradizione annuale: l’allestimento dell’hotel per gli insetti. Con mattoni, canne di bambù, paglia, legno e rami secchi, sarà possibile offrire un vero e proprio rifugio a una grande varietà di questi piccoli animali. Qui, tutti troveranno le condizioni adatte per creare una base stabile in cui svernare e riprodursi.

Ci puoi fare un esempio? Mentre presento uno splendido scarabeo africano che profuma di albicocca, lo faccio odorare ai visitatori più audaci e mi sento tutti gli occhi addosso. A questo punto so che ciò che dirò avrà un posto speciale nella memoria dei visitatori e per questo sento la responsabilità di dire qualcosa di importante, qualcosa di utile, che possa fare la differenza. In questo caso, sopra i vari commenti (“troppo forte!”, “non ci credo!”, “ma è pericoloso?”) decido di raccontare la sua storia, quella di uno scarabeo maschio che utilizza la comunicazione chimica per attirare la femmina: un feromone che profuma di albicocca. Dopo averlo presentato al pubblico, parlo del rischio di estinzione dovuto alla scomparsa del suo ambiente naturale e delle norme che lo tutelano. E per finire racconto la storia di “osmodog”, un cane che è stato addestrato a fiutare i rari scarabei all’albicocca che vivono in Italia (chiamati Osmoderma). Lo scopo è quello di monitorare gli scarabei per conoscerne meglio la distribuzione e valutare azioni di conservazione del loro ambiente. La storia ha in effetti dell’incredibile. Già è curioso uno scarabeo profumato, ma un cane fiutascarabei, ancora di più! Cosa pensi rimanga al pubblico di questa esperienza? Non pretendo che i visitatori ricordino il nome dello scarabeo Osmoderma, ma sono certo che buona parte si ricorderà della sua esistenza, del fatto che il suo ambiente sia minacciato, di quanto sia importante e di cosa si sta facendo per tutelarlo e, cosa più importante, per tutelare il suo ambiente. E credo che sia un buon risultato, per un curioso scarabeo profumato che per un attimo ha passeggiato sul mio braccio.

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#ANIMALIADI

Cosa c’è in foto Da sinistra: ghepardi, leopardo delle nevi, cammello della Battriana: tutti ospiti del Parco Natura Viva

Un trio da medaglia d’oro! di Caterina Spiezio

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ono tante le discipline in cui gli animali eccellono, senza allenamento, ma per necessità e il Parco Natura Viva ospita incredibilmente tra i sui animali delle importanti medaglie d’oro. Il singolo individuo non si deve allenare per ottenere una medaglia d’oro; tuttavia la specie si è “allenata” molto nel corso dell’evoluzione portando avanti caratteristiche sempre più adeguate per la sopravvivenza. L’eccellenza serve per riuscire a gestire al meglio l’ambiente in cui gli animali vivono, in cui gli animali cercano di sopravvivere, per riuscire a primeggiare in quel particolare ambiente su altre specie che a loro volta avranno caratteristiche per primeggiare su specie diverse e così via in un equilibrio importante che viene messo in pericolo dalla presenza dell’uomo. La medaglia più importante sarebbe da attribuire a quella disciplina che consente agli animali di vincere la competizione con l’uomo, specie che NATURA VIVA MAGAZINE

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prende le caratteristiche di diverse specie su di sé, che costruisce e usa strumenti per raggiungere l’eccellenza del mondo naturale e per superarla, ma che per fare tutto ciò, purtroppo, distrugge. Tuttavia, l’uomo non è in grado di superare, né tanto meno di raggiungere l’eccellenza del mondo naturale, se non grazie a strumenti e macchinari! Il leopardo delle nevi, un felino degli ambienti estremi, riesce a fare il salto più lungo mai osservato superando i 15 metri di distanza con un solo balzo. L’uomo, come l’olimpico Mike Powell con il suo salto in lungo copre la distanza massima di soli 8.95 metri. Al leopardo delle nevi serve poter fare balzi così lunghi per questo è il solo modo per raggiungere la preda e coglierla di sorpresa, senza che lei si accorga della presenza del proprio predatore. Il ghepardo è un felino africano che può superare i 100 km/h e che raggiunge il record di 112 km/h, mentre il noto Usain Bolt, l’uomo più veloce al mondo, ha raggiunto la velocità massima di 43.99


#ANIMALIADI

“Il singolo individuo non si deve allenare per ottenere una medaglia d’oro; tuttavia la specie si è “allenata” molto nel corso dell’evoluzione portando avanti caratteristiche sempre più adeguate per la sopravvivenza” km/h, solo la metà della velocità raggiunta dal ghepardo. Ma il ghepardo deve raggiungere quella velocità altrimenti non riesce a predare le antilopi che possono raggiungere velocità di oltre 80 km/h, sempre più della velocità raggiunta da Bolt. Il cammello, non solo è l’animale in grado di adattarsi agli ambienti più difficili che presentano condizioni molto diverse tra loro da -40°C a + 40°C, come il deserto del Gobi, ma è anche un grande maratoneta e riesce, mantenendo una

velocità di 16 chilometri orari per oltre 18 ore, coprendo una distanza di 347,62 Km, primato difficilmente superabile dall’uomo che è riuscito a raggiungere il proprio record di soli 303,52 Km in periodo di tempo più lungo, ben 24 ore. Il cammello deve poter percorrere lunghe distanze senza fermarsi per poter raggiungere una possibile fonte di acqua o di cibo in un ambiente molto difficile come le grandi aride estensioni del deserto del Gobi. Fermarsi ed essere sopraffatti dalla stanchezza potrebbe

voler dire non sopravvivere. Gli animali, quindi, continuano a conquistare medaglie d’oro necessarie per la propria sopravvivenza. L’uomo, invece, continua ad allenarsi per superare i propri limiti semplicemente per “primeggiare”, ma è necessario comprendere che la necessità di sviluppare velocità, forza e competenze devono servire per la sopravvivenza della nostra specie che può essere garantita solo se in equilibrio con le altre specie, siano esse animali o vegetali. 33

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ON TOP! a cura di Maria Ordinario

IL PARCO VESTE GLI AUTOBUS ATM!

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ogli l’occasione per ammirare gli autobus “caramellati” con i nostri splendidi animali in vedetta, a mo’ di ambasciatori che scorrazzano lungo il lago di Garda, a Verona, Brescia, Ferrara e Mantova! La scelta del mezzo in movimento è stata fatta per l’alto impatto visivo che questi mezzi hanno e per la grande densità di abitanti e turisti che popolano la nostra regione, ma anche, sicuramente, per la grande soddisfazione che la nostra immagine ci dà.

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GO GREEN NON SI FERMA!

l Parco Natura Viva ha compiuto un ulteriore passo nel suo impegno per la salvaguardia dell’ambiente: la raccolta differenziata è stata potenziata, con la consulenza di AMIA - Azienda Multiservizi di Igiene Ambientale, i bidoni si specializzano e si moltiplicano, con una nuova grafica più intuitiva e la raccolta differenziata diventa una ulteriore leva di sensibilizzazione alla salvaguardia dell’ambiente, dando la possibilità ai più curiosi e sensibili di approfondire il ciclo della plastica nella sua rigenerazione e comprendere l’uso degli altri materiali raccolti. Nascono anche le aree fumatori, 6 zone dedicate, fuori dai percorsi dei visitatori, altrove un invito ad astenersi dal fumare per rispettare tutti.

NAVIGA IN FREE WI FI!

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onnessione gratuita alla rete del Parco per i nostri visitatori. Un accesso possibile con un log intuitivo e semplice, segnalato da indicazioni nelle aree coperte, per rimanere connessi anche quando si visita il Parco, per condividere, taggare e likare! Sempre più social e sempre più connessi.

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AGENDA ANIMALE

3 DICEMBRE GIORNATA INTERNAZIONALE DEL GHEPARDO Conosceremo la situazione in natura del mammifero più veloce al mondo e il lavoro del Cheetah Conservation Fund.

8 DICEMBRE PREPARIAMOCI ALL’INVERNO!

Arriva l’inverno e tutti si preparano a superare la stagione fredda: fino al

10 dicembre,

andiamo insieme alla scoperta di alcune delle strategie più interessanti degli animali in vista della stagione fredda.

Speciali giochi-merenda per i kea, i coati e i panda rossi. E tu, quale preferisci?

23 DICEMBRE Festeggiamo insieme! Dal 23 dicembre al 7 gennaio 2018 festeggiamo insieme ascoltando delle storie nella yurta e preparando la merenda per una delle specie del parco!

30 DICEMBRE Passeggiata invernale Una giornata intera dedicata ai cammelli e una passeggiata speciale per sostenere il progetto di conservazione del cammello della battriana in

Asia.

Quelli qui riportati sono solo alcuni degli eventi in programma. Per maggiori info visita il sito parconaturaviva.it 35

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Il giro del mondo in 250 specie.

TUTTO IL MONDO IN UN PARCO 42 ettari di verde e Collina Morenica, oltre 1.500 animali di 250 specie selvatiche provenienti da ogni parte del mondo, una serra tropicale, uno zoo safari e un percorso dedicato ai Dinosauri. Tutto in un Parco, per conoscere il passato, incontrare il presente e capire come proteggere il futuro della nostra meravigliosa Natura.

Parco Natura Viva. Ricerca, tutela, divertimento. Perché ogni specie è speciale.

BUSSOLENGO · VERONA

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