Giornalino Natura Viva nr 3

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Periodico trimestrale di informazione del Parco Natura Viva

Euro 1,50

2015

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Storia di Ulisse e degli uomini che vogliono salvarne la specie

Vita da veterinari... al Parco

Bentornato Acale, grifone vagabondo


Sommario N° 3 - 2015

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Difendere la fauna europea

Periodico trimestrale edito da Parco Natura Viva Srl Registrazione presso il Tribunale di Verona n.1165 del 30 giugno 1995

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Vita da veterinari... al Parco

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Caldo, tanto caldo!

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Bentornato Acale, grifone vagabondo

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Storia di un gatto, selvatico

10-11

Un alieno... in giardino

12-13 14-15

Storia di Ulisse e degli uomini che vogliono salvarne la specie

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Settembre, insegnanti a scuola di natura

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Nel nome della tigre, il Summer Camp del Green Teen Team

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VI Convegno nazionale, nel nome della conservazione International Red Panda Day Le bertucce a pranzo dai ragazzi del Masterchef Junior World Rhino Day Sere d’estate con biglietti ridotti e happy hour In bicicletta dal Parco Natura Viva al parco Giardino Sigurtà

20-21

Da Venezia alla Sierra Leone per proteggere gli scimpanzé

22-23

Al Tiergarten Schönbrunn di Vienna, il parco zoologico più antico d’Europa

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Voi e il Parco

REDAZIONE Macri Puricelli Direttore responsabile Silvia Allegri Coordinatore editoriale + 39 3407785136 magazine@parconaturaviva.it COMITATO SCIENTIFICO Cesare Avesani Zaborra, Katia Dell’Aira, Giorgio Ottolini, Caterina Spiezio, Marta Tezza PROGETTO GRAFICO Osiride - Rovereto www.osiride.it PROGETTO GRAFICO DEL LOGO Marco Marastoni per Gruppo Saldatori Srl - Reggio Emilia bzzbzz@grupposaldatori.com IMMAGINE DI COPERTINA Bisonte (foto di Cesare Avesani Zaborra) CONTRIBUTO FOTOGRAFICO N° 3 - 2015 Archivio Parco Natura Viva Archivio Tiergarten Schönbrunn Foto di pagina 22-23 | Daniel Zupanc HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Katia Dell’Aira, Dalila Frasson, Elena Pennacchioni, Barbara Regaiolli, Marta Tezza COPYRIGHT © 2015 Parco Natura Viva Per la presente edizione Copyright @ Parco Natura Viva loc. Figara, 40 - 37012 Bussolengo (VR) - Tutti i diritti riservati. La riproduzione anche parziale e con qualsiasi mezzo, non è consentita senza la previa autorizzazione scritta dell’Editore.

© 2015 Osiride - Rovereto

Stampato dalla Tipografia Esperia di Trento


Difendere la fauna europea Per molto tempo il Parco Natura Viva è stato quasi esclusivamente associato alla presenza della fauna esotica, rappresentata da animali iconici: la giraffa, il leone, la tigre, il leopardo, per citare i più popolari. Ma in realtà già dal 1999 è presente una sezione dedicata interamente alla fauna europea. L’idea è nata da una semplice osservazione: molti ragazzi conoscono bene la tigre, sanno perfettamente che il leone maschio si distingue dalle femmine per la sua criniera, ma non conoscono la lince, il gatto selvatico e tantomeno la tartaruga palustre o la lucertola ocellata. Animali che corrono lo stesso rischio di estinzione di tanti altri. Come il più grande mammifero del nostro continente, il bisonte europeo. Un animale imponente: basti pensare che un maschio adulto può superare i mille chili di peso. Il bisonte è ormai relegato a sopravvivere negli ultimi relitti delle grandi foreste europee. Dal 2004 il Parco ha un progetto di reintroduzione in natura che ha avuto un incredibile successo, e anche quest’anno molti esemplari sono stati avviati al programma di reintroduzione. Ma vi sono altri animali interessanti. Tra le specie a rischio presenti nel Parco c’è la tartaruga palustre europea (Emys orbicularis), la tartaruga italiana che colonizza gli stagni e le zone umide. Classificata dalla IUCN Red List, la lista rossa sullo stato di conservazione delle specie animali e vegetali di tutto il mondo, come specie in pericolo, deve il suo declino alla competizione ‘sleale’ fatta involontariamente da una specie esotica importata in Italia, la tartaruga dalle orecchie rosse (Trachemys scripta elegans) ma anche alla frammentazione del suo habitat e a un commercio illegale. A lei abbiamo riservato un’area appositamente dedicata, nell’ambito del progetto Chelonia. Nel panorama delle specie del no-

stro continente ospitate al Parco meritano attenzione particolare sia il branco dei lupi, che ci fa riflettere sul perenne conflitto uomo-animale in Europa e nel mondo; sia la coppia di linci, specie ridotta sull’orlo dell’estinzione. La lince è il più elusivo dei predatori europei, pressoché impossibile da incontrare in natura: ama particolarmente scalare gli alberi fino a quindici metri da terra, e nascondersi tra il fogliame, dove osservare senza essere osservata. Nell’area dedicata all’Europa è possibile anche osservare il gatto selvatico, l’antenato dei nostri gatti domestici, da cui si discosta per pochi

essenziali caratteri fisici; un animale davvero raro nel nostro paese e di cui esiste una scarsissima documentazione fotografica in natura. Il Parco partecipa anche al progetto europeo Life+ con l’allevamento ex situ e poi la reintroduzione dell’ibis eremita, che sta tornando a popolare i cieli del nostro paese. E come nel caso del progetto Life+ sull’ibis, per il quale il Parco come partner è responsabile di azioni divulgative e di sensibilizzazione, in passato lo è stato anche per altri progetti riguardanti la fauna europea come quello sulla Salamandra atra aurorae in Friuli. Cesare Avesani Zaborra Direttore Scientifico Parco Natura Viva 1

Una delle linci euroasiatiche (Lynx lynx) ospitate al Parco


PRIMO PIANO

Vita da veterinari... al Parco di Silvia Allegri

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Il keeper Henrique Dos Santos insieme al veterinario e direttore tecnico Camillo Sandri. Stanno visitando un avvoltoio, il grifone (Gyps fulvus), specie inserita nei progetti di conservazione europei del Parco


Prevenire piuttosto che curare È questo il nostro obiettivo

Disegno di Barbara Regaiolli

È mattina presto. Sugli alberi i parrocchetti cominciano a chiamarsi. Dietro gli uffici, la garzaia degli aironi si anima. I più dormiglioni si svegliano. E i veterinari del Parco iniziano il “giro” quotidiano: tutti gli animali devono essere controllati per essere sicuri che la notte è passata tranquilla. I veterinari sono sempre insieme ai keeper perché sono loro che seguono gli animali durante tutto il giorno e che ne conoscono le abitudini. Ogni fatto strano e anomalia viene segnalata all’istante per permettere ai veterinari di intervenire quanto prima. Perché al Parco può succedere davvero di tutto. Bisogna essere sempre pronti. Sono davvero tante le attività che impegnano Camillo Sandri, veterinario responsabile della direzione tecnica del Parco Natura Viva e curatore generale dell’intera collezione zoologica. La direzione tecnica, di cui fa parte anche il veterinario William Magnone, si occupa della gestione a 360 gradi degli animali: dai reparti al verde, dalle cure veterinarie al benessere animale, un ambito per il quale si confronta quotidianamente con il Settore ricerca e conservazione. La direzione tecnica coordina anche il lavoro dei 30 keeper nella gestione quotidiana degli animali e si occupa della movimentazione degli animali da un Parco all’altro, perché ogni trasporto garantisca il loro benessere e quello della specie, così come stabilito dai programmi europei ESB e EEP.

Nel gestire la collezione zoologica, Camillo Sandri segue il master plan deciso con la direzione generale: “Ho avuto la fortuna di gestire l’aspetto dell’arredo e della costruzione dei reparti, che ci ha permesso negli anni di fare grandi progressi. Tra i miei compiti più interessanti c’è di ideare e creare, insieme alla direzione generale, dei reparti dove gli animali possano stare bene. I reparti vengono progettati spesso con la consulenza dello zoodesigner tedesco Peter Rasbach: la nostra prima cura è quella di garantire agli animali degli spazi il più possibile estesi, mettendo insieme anche specie diverse, con ampie zone riparate rispetto allo sguardi del pubblico, dove possano interagire senza interferenze e trovare quiete e intimità per mantenere il più possibile le loro abitudini. Per questo, anche i reparti interni, che se non si vedono, sono curati per garantire il benessere degli individui”. “Prevenire piuttosto che curare. Questo è il concetto che sta alla base della gestione della fauna selvatica”, spiega Camillo Sandri. “Gli animali vengono allevati e gestiti in modo tale che si ammalino il meno possibile. Tuttavia, quando ciò accade, vengono adottate strategie che procurino meno disturbo e sofferenza possibile agli animali e con l’aiuto dei keeper, attraverso specifiche procedure (come il training con rinforzo positivo) si somministrano farmaci e si fanno catture, quando necessario, agendo sul singolo individuo e tutelando l’intero gruppo”. La direzione tecnica si occupa anche di formare i propri keeper cercando di migliorare sempre di più gli standard di gestione: ogni anno viene organizzato un corso di formazione interno invitando colleghi di altre realtà che possano trattare di diverse tematiche e aiutare a meglio gestire gli animali del Parco. In viaggio, con serenità Della pianificazione degli spostamenti si occupa William Magnone: è lui a prendere contatti con i parchi dai quali provengono gli animali o

nei quali sono destinati ed è lui a predisporre gli esami necessari per il trasferimento, curandone anche l’organizzazione pratica. Bisogna decidere, per esempio, se gli animali viaggeranno in compagnia dei loro keeper, la cui presenza spesso li rassicura, oppure no. Quando due anni fa un tamarino edipo maschio – all’interno del programma europeo di conservazione ex situ – è stato trasferito a Novosibirsk in Siberia, con un viaggio che è durato 36 ore, ha avuto l’assistenza continua di personale specializzato e nella tappa di Francoforte è stato visitato da esperti di gestione animali fra i migliori d’Europa. Moreno, invece, scimpanzè che la scorsa primavera è stato trasferito allo zoo di Valencia, ha viaggiato con il suo amato keeper. Come si diventa veterinari di fauna selvatica? “La formazione in questo settore resta problematica in Italia”, spiega William Magnone, che si occupa dell’aspetto medico veterinario e delle profilassi per gli animali ospitati. “A oggi nessuna facoltà di medicina veterinaria in Italia ha un indirizzo specializzato sugli animali selvatici ospitati nei giardini zoologici. Semmai si trova una specializzazione in animali esotici, ma mancano corsi di formazione ben precisi. Per imparare questo lavoro ho fatto pratica in strutture cliniche che curano animali esotici ma soprattutto mi sono formato all’estero, presso altri parchi europei. Le associazioni di riferimento, come l’EAZWV – European Association of Zoo and Wildlife Veterinarians, o l’AAZW – American Association of Zoo Veterinarians, ogni anno organizzano corsi di formazione, talvolta ospitati anche qui al Parco”. Gli animali vengono allevati e gestiti in modo tale che si ammalino il meno possibile. Tuttavia, quando ciò accade, vengono adottate strategie che procurino poco disturbo e sofferenza agli animali, con l’aiuto dei keeper e attraverso specifiche procedure.

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CALDO TANTO CALDO! di Barbara Regaiolli Settore Ricerca e Conservazione Gli elefanti sventolano le orecchie: in questo modo, l’aria fredda scorre sui vasi sanguigni sotto la pelle molto sottile della zona auricolare, raffreddando il sangue in circolo. E passano molto tempo a mollo in acqua. I rinoceronti, come pure i maiali, si rotolano nel fango e questo strato fangoso, oltre che da “refrigerante”, protegge contro le radiazioni solari, prevenendo le ustioni. Le giraffe restano di solito all’ombra nei momenti più caldi della giornata. Alcune antilopi cambiano la colorazione del mantello: più chiaro nei mesi estivi per riflettere maggiormente la luce del sole e trattenendo così meno calore. Gli ippopotami restano molte ore in acqua e secernono un muco spesso e rossastro, noto come “sudore di sangue”: questo secreto è costituito da pigmenti in grado di assorbire le radiazioni solari e proteggere così la pelle dalle ustioni. Insomma, nel complesso, gli animali sono in grado di sopravvivere anche in condizioni di temperature abbastanza estreme proprio grazie alle loro strategie di termoregolazione. Noi al Parco possiamo aiutarli a sopportare al meglio il caldo torrido di questa estate da un lato dando loro qualche ghiacciolo, sistemando qui e là girandole e realizzando reparti adeguati, quindi con zone ombreggiate e fonti d’acqua; dall’altro rispettando la loro “inattività” (in estate è adattativa!) e il loro desiderio di restare “nell’ombra”. In attesa che torni il fresco.

Toby, il rinoceronte bianco, è uno degli animali più anziani del Parco e sta facendo un bagno di fango: una delle attività che preferisce, specialmente durante le calde giornate estive

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I NOSTRI PROGETTI

Bentornato Acale, grifone vagabondo di Macri Puricelli In una calda giornata di luglio il grifone Acale ha fatto a tutti una bellissima sorpresa: è riapparso nello stesso luogo dove era stato rilasciato quasi un anno fa, la Riserva del Lago di Cornino. Acale ha deciso di farsi vivo mentre al Parco Natura Viva stavano iniziando i preparativi per un nuovo rilascio in natura, fissato per martedì 1 settembre: quello di suo fratello.

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Erano più di dieci mesi che i responsabili del progetto “Grifoni Osservati Speciali” cercavano notizie di Acale in giro per l’Europa. Ormai avevano perso ogni speranza di poterlo incontrare di nuovo. E vivo. E invece Acale ha fatto a tutti una bellissima sorpresa apparendo in

una calda mattina dello scorso luglio nello stesso posto dove era stato rilasciato quasi un anno fa, il 4 settembre 2014: la Riserva Regionale Naturale del Lago di Cornino, in Friuli Venezia Giulia. È lì, nella rinnovata colonia, che le webcam hanno immortalato il giovane grifone Acale, con il suo anello

verde a numero di identificazione F63, mentre scrutava l’ambiente circostante dallo stesso punto in cui fu restituito alla libertà. “Le speranze di rivedere F63 si erano affievolite nel corso dei mesi, durante i quali da nessun centro di conservazione d’Europa arrivavano buone notizie”, ha spiegato Fulvio


Genero, zoologo e responsabile scientifico del progetto di ripopolamento del grifone che interessa tutto l’arco alpino e che è promosso dalla riserva friulana gestita dalla Cooperativa Pavees con il sostegno del Parco Natura Viva. “Qui compaiono esemplari dalla Bulgaria, dalla Serbia e persino da Israele, ma l’ultimo avvistamento di Acale risaliva al 17 settembre 2014, sul litorale genovese. Per “Grifoni Osservati Speciali” e per la biodiversità sarebbe stata una sconfitta e un dispiacere, considerando che questa è una specie in pericolo critico di estinzione (IUCN) e che sta registrando dei lievi aumenti solo grazie a questo tipo di progetti di reintroduzione”. Non si sa dove sia stato né quale rotta abbia seguito, ma Acale ave-

va evidentemente ben memorizzato il luogo in cui è nato e in cui aveva vissuto i suoi primi giorni di libertà tanto da tornare sano e salvo. Solo un po’ cresciuto. Un bel regalo per tutti coloro che lavorano al progetto anche perché Acale ha deciso di farsi vivo proprio quando al Parco Natura Viva e al Lago di Cornino già fervono i preparativi per un nuovo rilascio in natura, fissato per il 1° settembre: quello di suo fratello, nato tre mesi fa dallo stesso padre Dodo. ll grifone Dodo, ora ventiduenne, fu donato dal Parco Natura Viva alla riserva friulana per riprodursi e svolgere il ruolo di capostipite di una rinnovata vitalità della specie Gyps Fulvus, meglio conosciuta come Grifone.

GRIFONE Gyps fulvus

CLASSIFICAZIONE: Classe Uccelli Ordine Accipitriformi, Famiglia Accipitridi DIETA: si nutre dei tessuti molli di carcasse di animali PESO: 6-11 kg APERTURA ALARE: 240-280 cm LONGEVITÀ: più di 35 anni in ambiente controllato

RISCHIO MINIMO LEAST CONCERN

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ANIMALI ATTORNO A NOI

Storia di un gatto, selvatico di Silvia Allegri

C’è un predatore nei nostri boschi che passa inosservato. Ma che in realtà può risultare familiare al primo impatto, ammesso che si abbia la fortuna di incontrarlo: è il gatto selvatico. Questo piccolo felino si trova in vaste aree del mondo, e naturalmente anche in Europa e in Italia. Ma la sua sopravvivenza è seriamente minacciata.

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Felis silvestris è il suo nome scientifico. Il gatto selvatico è un piccolo felino affascinante, schivo e silenzioso, che vive in vaste aree del mondo, anche in Italia con popolazioni in Friuli e in Liguria. È un animale che ha saputo adattarsi a climi e habitat più diversi, dalle foreste alle savane. Ma è anche un felino che rischia di estinguersi. A causa della progressiva riduzione dei suoi spazi e dell’habitat, perché rischia di morire investito sulle strade, ma soprattutto a causa dell’ibridazione con il gatto domestico. Succede infatti che a causa degli spazi sempre più ridotti in natura, gli animali selvatici siano spinti ad avvicinarsi a zone urbanizzate: qui incontrano i “nostri” gatti e danno vita a famigliole di incroci. Ma, visto che sono molto simili, come si fa a distinguere un gatto domestico da un gatto selvatico? La prima cosa la coda: il mantello compone anelli concentrici in tutta la sua lunghezza. Poi la mole: il gatto selvatico è più grande rispetto al suo ‘parente’ domestico. Perché è più vigile avendo preservato i comporta-

menti necessari alla vita selvatica in ambienti più o meno ospitali. Marca maggiormente il territorio, anche strofinando muso e zampe. Non ama farsi vedere e sa mimetizzarsi perfettamente per sfuggire a sguardi indiscreti. È decisamente meno socievole nei confronti degli altri suoi simili, a differenza dei felini abituati a vivere nelle nostre case spesso alla ricerca di un contatto con altri gatti. Al Parco Natura Viva, che ospita

Disegno di Umberto Catalano

sei esemplari di gatto selvatico, si è svolto un progetto che ha messo a confronto il comportamento del gatto selvatico in ambiente controllato e quello del gatto domestico. Per meglio comprendere le esigenze e le abitudini del primo. Per non interferire con le abitudini di questo ospite schivo e sospettoso, è stato ricostruito un habitat ricco di luoghi nascosti, fra cui tane scavate nei tronchi e numerosi cespugli.

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ANIMALI ATTORNO A NOI

Un alieno... in giardino di Marta Tezza Settore Educativo Dal gambero rosso della Louisiana al punteruolo rosso della palma, dalla zanzara tigre al pesce siluro, dalla testuggine americana al parrocchetto monaco. Fino alla nutria arrivata in Italia per essere allevata per la pelliccia (il “castorino”) e che poi ha trovato un ambiente ideale lungo le sponde di fiumi e canali. Sono alcune delle cosiddette “specie aliene invasive” arrivate nel nostro paese (quasi sempre per colpa nostra) e che oggi minacciano le specie autoctone e in alcuni casi anche la salute umana e l’ambiente.

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La presenza della tartaruga dalle orecchie rosse (Trachemys scripta elegans) minaccia direttamente la sopravvivenza della tartaruga palustre europea (Emys orbicularis)

Al Parco ci soffermiamo spesso a parlare delle minacce per la sopravvivenza delle specie in natura e poniamo l’attenzione soprattutto, correttamente, sulla perdita dell’habitat. Ma esiste un altro pericolo per la biodiversità: la presenza di specie aliene invasive. Le specie aliene sono quelle specie

di piante, animali e funghi che si stabiliscono al di fuori del loro areale originario. Questa è una situazione comune: la diffusione delle specie è parte della naturale evoluzione degli ecosistemi e la distribuzione delle specie è in continuo cambiamento. Molte specie aliene sono state introdotte dall’uomo fin dai tempi antichi e sono diventate parte della nostra

cultura, basti pensare alla patata e al pomodoro. Succede però che alcune specie introdotte trovano un ambiente ideale dove sopravvivere, proliferare e, in alcuni casi, creare seri danni alle altre specie e all’ambiente in generale. Quando si evidenziano dei problemi agli ecosistemi ma anche alla salute umana e all’economia, si


parla di specie aliene invasive (IAS). Spesso è l’uomo che, intenzionalmente, introduce nuove specie in un altro ambiente, come nel caso delle piante ornamentali o degli animali da compagnia, delle specie rilasciate per la caccia e la pesca o di quelle utilizzate per la coltivazione a fini alimentari. A volte invece una specie originaria di territori diversi arriva in modo accidentale: può essere trasportata con altre specie o merci o arrivare attraverso lo svuotamento delle acque di zavorra delle navi oppure essere trasferita da ignari viaggiatori. Un ulteriore fattore che può favorire la diffusione è il cambiamento cli-

matico che può agire non solo sulle entità introdotte recentemente, ma anche su quelle presenti da tempo e che possono avere giovamento dalle nuove condizioni ambientali. In tutta Europa sono presenti circa 12.000 specie aliene, di cui il 1015% è invasivo. In Italia sono state censite più di 2200 specie aliene, animali e vegetali, in ambiente marino e terrestre. Di esse, il 20% è considerato invasivo o potenzialmente tale. È stato calcolato che nell’Unione Europea, a causa delle IAS, vengono spesi almeno 12 miliardi all’anno per la salute umana, l’allevamento, l’agricoltura, i danni alle infra-

strutture, ecc. Dal novembre 2014 l’UE ha pubblicato un Regolamento (n.1143/2014) per prevenire e gestire le IAS. Nel 2013 l’Unione Italiana Zoo e Acquari (UIZA), sentendo l’urgenza di parlare ai visitatori delle diverse strutture anche di questo argomento, ha indetto una campagna denominata “Occhio all’alieno” per divulgare la necessità di fare attenzione, anche nelle azioni quotidiane, alle IAS. Oltre alle diverse iniziative nei parchi, per chi vuole approfondire, sui siti dei giardini zoologici aderenti è stato pubblicato un documento con alcuni esempi di specie aliene invasive presenti in Italia.

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REPORTAGE

Storia di Ulisse e degli uomini che vogliono salvarne la specie di Elena Pennacchioni Il bisonte europeo era scomparso dai Carpazi meridionali due secoli fa. Ulisse è partito lo scorso anno dal Parco Natura Viva alla volta dei Monti Tarcu, in Romania, per far parte della prima mandria libera di Bisonti europei che ripopola i Carpazi meridionali. Dopo aver trascorso dodici mesi in un grande recinto di acclimatazione, anche l’ultimo cancello è stato aperto. Ora, Ulisse è libero.


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Fu alla fine dell’ultima era glaciale, più di undicimila anni fa, che il bisonte europeo fece la sua comparsa in Europa. Guadagnò di certo i territori dalla Francia all’Ucraina, e oggi i paleontologi rilevano evidenze archeologiche fino in Siberia. Il più grande mammifero erbivoro europeo cominciò a scomparire dalle sue terre più occidentali intorno alla fine del XVIII secolo, iniziando la ritirata proprio da quella Francia ormai contagiata dalla rivoluzione industriale. L’estinzione proseguì da lì verso est sotto i colpi della degradazione dell’habitat, fin quando nel 1927 fu sterminata anche l’ultima popolazione selvaggia del Caucaso. Un lungo viaggio

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Armenis è un paese dei Carpazi meridionali fatto di case colorate che si ergono ai fianchi di una strada statale. Con meno di mille abitanti, accoglie il quartier generale del piano “Bison rewilding” per il ritorno in natura del bisonte europeo. L’obiettivo è ripopolare i Monti Tarcu a colpi di circa 20 esemplari l’anno, fino ad arrivare a una popolazione stabile di 300 bisonti nel 2024.

Catalyn, il nostro anfitrione in Romania, fa parte da tutta la vita del WWF romeno che, in sinergia con la Fondazione Rewilding Europe, traduce il progetto di reintroduzione in un’opportunità per la popolazione locale. Quella mattina del 12 giugno sotto il porticato del quartier generale, televisioni di mezza Europa aspettavano i camion che da sei zoo di Belgio, Svizzera, Germania e Francia dovevano trasportare 14 bisonti europei fin sui Monti Tarcu, dove era già pronto il grande recinto di acclimatazione di 160 ettari. Ma per noi, l’attesa sarebbe continuata fino al giorno dopo, quando avremmo rivisto Ulisse. Aveva ormai tre anni, era partito dal Parco Natura Viva l’anno prima ed era uno dei diciassette bisonti che nel maggio 2014 avevano dato avvio alla prima reintroduzione del piano “Bison Rewilding”. Ulisse aveva già attraversato la prima fase di acclimatazione, aveva superato l’inverno, e l’indomani sarebbe stato finalmente pronto per la libertà totale. Da dove eravamo, bastava alzare gli occhi per vedere stagliarsi la montagna sulla quale la mandria di Ulisse si trovava ancora.

BISONTE EUROPEO

Bison bonasus

CLASSIFICAZIONE: Classe Mammiferi Ordine Cetartiodattili Famiglia Bovidi DIETA: erbivora PESO: 600-1.000 kg LONGEVITÀ: 14-24 anni In cattività: 20-28 anni

VULNERABILE VULNERABILE


Un habitat ritrovato “Per cena è prevista una festa organizzata dagli abitanti di Armenis. Ma l’anno scorso i bisonti ci hanno fatto aspettare fino a sera inoltrata prima di convincersi tutti a scendere dai camion!” L’esperienza di Caterina Spiezio, biologa e responsabile del settore ricerca e conservazione del Parco Natura Viva, non ha tradito. Alla presenza di più di cento persone, è servito tutto il giorno e molti chili di ramaglie fresche per convincere ogni esemplare a scendere dal camion nel quale aveva percorso oltre 5.000 chilometri. Uno alla volta però, i bisonti si sono sgranchiti le zampe, si sono assestati qualche colpo di corna e si sono defilati verso il bosco con l’andamento di chi svolge un’azione del tutto abituale. Poi, raggiunta un’altura ancora più in su, si sono girati e hanno guardato in basso verso la gente, per andar via di nuovo. All’ultimo lembo di foresta La mandria 2015 di bisonte europeo aveva trascorso la notte senza intoppi. Noi andavamo ad aprire l’ultimo cancello alla mandria 2014, quella

di Ulisse, che aveva trascorso già un anno laggiù. Sul sentiero in salita di tracce ce n’erano, sia nella terra smossa che fra gli alberi spezzati. Ma di Ulisse, neanche l’ombra. Abbiamo fatto silenzio e usato i binocoli, senza riuscire a scorgerli. E alla fine, abbiamo dovuto tagliare il nastro dell’ultimo recinto che se-

parava la mandria dalla libertà, in assenza dei grandi invitati. Non si sa quando Ulisse e la sua mandria abbiano deciso di uscire, ma lo hanno fatto. E ora, ripopolano le terre selvagge dei Carpazi meridionali, in attesa che i nuovi arrivati e poi ancora tanti e tanti esemplari, li raggiungano per salvare la specie.

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IL PARCO PER LA SCUOLA

Settembre, insegnanti a scuola di natura di Katia Dell’Aira Responsabile Settore Educativo

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Un lemure catta (Lemur catta), specie endemica del Madagascar. Il Parco Natura Viva, nella figura di Caterina Spezio, è coordinatore del programma europeo di conservazione ex situ ESB (European Studbook) di questa specie

Sabato 12 e domenica 13 settembre il settore educativo del Parco presenta i percorsi didattici 2015-2016, ricchi di laboratori e proposte che abbinano visite guidate al parco, interventi a scuola, uscite in natura. Dalla lotta al bracconaggio e al traffico illegale di specie protette, ai progetti di conservazione in natura, alla reintroduzione di animali nati al Parco. Gli insegnanti potranno ascoltare le storie vere del viaggio di Ulisse e del primo volo di Acale, appassionarsi ai temi della lotta al bracconaggio, del lavoro dei Ranger d’Africa e degli agenti della dogana. Simulando i laboratori proposti agli studenti, apriranno valigie sospette, costruiranno lo zoo di carta, studieranno tracce lasciate da animali selvatici, visiteranno il Parco accompagnati da guide-educatori professionisti. Un approfondimento sarà dedicato al percorso “Animali e piante nella

Bibbia”, per comprendere come il mondo naturale sia interpretato in un testo che fa parte della cultura europea. E poiché per il Parco Natura Viva la scuola è al centro, ogni insegnante che partecipa all’educational riceve la tessera di Custode dell’Arca, per tornare al Parco gratuitamente per un intero anno solare. Chi si iscrive alla newsletter come insegnante, riceverà aggiornamenti e offerte per le attività del Parco. Custodi dell’Arca è anche il nome del progetto che da oltre 5 anni entra nelle scuole con lo scopo di creare una generazione attenta ai temi della conservazione della Natura, una sensibilità e un senso di responsabilità che può nascere e concretizzarsi solo dalla conoscenza diretta con gli animali a rischio d’estinzione. Il Progetto prevede due incontri a scuola della durata di due ore e una

uscita al Parco Natura Viva. Al termine del progetto è prevista, per ogni studente e insegnante partecipante, una tessera omaggio nominativa per tornare a rivedere i propri animali preferiti. Il progetto Custodi dell’Arca è adattabile alle esigenze delle docenti per il numero di incontri proposti. Per informazioni e definire i dettagli, si prega di contattare il settore educativo del Parco. (tel. 0457170113) Il Progetto Custodi dell’Arca potrà essere svolto anche in lingua inglese o francese. Novità di quest’anno saranno le attività condotte nel Parco con approccio IBSE (Inquire Based Science Education), un approccio pedagogico basato sull’investigazione, della durata minima di 3 ore. Il settore educativo è disponibile a incontri tematici presso le scuole, da tenersi da ottobre a marzo.


NEL PARCO

Nel nome della tigre, il Summer Camp del Green Teen Team “Solo un centinaio di anni fa le persone non credevano che i cambiamenti che vediamo oggi sarebbero davvero accaduti. Eppure sta succedendo e la progressiva scomparsa della tigre ne è un esempio”. Parola di Theodora von Liechtenstein, dieci anni, che nel 2014 ha fondato la Green Teen Team Foundation. Lo scorso luglio Theodora ha orga-

nizzato con i suoi coetanei il primo Summer Camp ospitato al Parco Natura Viva. Nella cornice di un vero e proprio campo tendato attorniato da scimpanzé, cercopitechi, bertucce, iene e antilopi africane, oltre trenta ragazzi fra gli 8 e i 16 anni provenienti da Inghilterra, Germania, Italia, Svezia, Francia, Argentina e Austria, si sono dedicati per cinque giorni alla cono-

scenza della tigre, alle cause che la minacciano e alle possibilità di salvaguardia. Fra molti workshop e un “pigiama - safari” notturno, con la supervisione di grandi artisti nazionali e internazionali e degli educatori del Parco, dopo aver posizionato gli adulti in platea, i ragazzi hanno anche interpretato uno spettacolo e spiegato loro come il contributo di tutti possa salvare il Pianeta.

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Brevi dal Parco CONVEGNO NAZIONALE DELLA RICERCA NEI PARCHI Il Parco Natura Viva organizza e ospita dal 2 al 4 ottobre il VI Convegno Nazionale della Ricerca nei Parchi. Il convegno è dedicato alle indagini scientifiche condotte nei giardini zoologici e negli acquari e alle attività di ricerca e conservazione degli animali in natura. Tre giorni intensi per riflettere sulla socialità degli animali, le loro capacità cognitive, il loro comportamento e il loro stato di benessere. In discussione anche problematiche veterinarie, studi sui visitatori e soprattutto il tema della conservazione a cui sarà dedicato un intero simposio. Ospiti internazionali presenteranno i propri lavori di conservazione e ricerca.

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WORLD RHINO DAY Il 22 settembre tutto il mondo festeggia i rinoceronti. Al Parco Natura Viva sarà l’occasione per scoprire insieme quali sono le cinque specie di rinoceronte che esistono sul nostro pianeta e capire qualcosa in più di questo animale che sembra arrivare... dal passato. LE BERTUCCE A PRANZO DAI RAGAZZI DEL MASTERCHEF JUNIOR Pasta, uva, zucchine, carote e paprika: ecco il pranzo speciale che i ragazzi della prima edizione di Masterchef Junior hanno preparato qualche giorno fa per le bertucce ospitate al Parco. Emanuela, la vincitrice di Masterchef Junior 2014 e il resto della squadra quasi al completo, si sono cimentati in una prova mai tentata prima. Chi ha tagliato le zucchine, chi ha condito la pasta con la paprika e chi ha riempito e chiuso i bicchieri da offrire come arricchimento ambientale per le 13 bertucce che vivono al Parco. “Ora abbiamo capito

meglio cosa mangia una bertuccia e perché è importante un’arricchimento ambientale”, dice Carlotta: “Chiudendo i bicchieri pieni con lo scotch, gli animali sono obbligati a impegnarsi per aprirlo”. E così è stato: non appena il keeper ha distribuito la prelibatezza, tutti hanno scartato la propria gustandone il contenuto. I 4 maschi e le 9 femmine di bertuccia che vivono al Parco sono gli ambasciatori di una condizione che in natura si sta facendo drammatica per la specie: considerata in via d’estinzione dalla Lista Rossa IUCN, la bertuccia è solita scortecciare gli alberi di cedri del Marocco per ricercarne la linfa nei periodi di siccità. Negli ultimi 20 anni le popolazioni si sono ridotte drasticamente a causa dell’intolleranza degli abitanti che le cacciano con i cani, le catturano per venderle ai turisti o le uccidono. SERE D’ESTATE CON BIGLIETTI RIDOTTI E HAPPY HOUR Passeggiare per il parco sul far della sera offre emozioni impagabili. E farlo con un biglietto a prezzo ridotto è ancor più invitante. Continua fino al 29 agosto l’apertura serale del parco, giovedì, venerdì, sabato

(escluso il 15 agosto) dalle 17 alle 21 con un biglietto d’entrata a 10 euro e gratuito per i bambini fino a 5 anni. E al Gombe Bar, di fronte agli scimpanzé, dalle 19 alle 20 Happy Hour: con 5 euro una bibita e tanti snack. IN BICICLETTA, DAL PARCO NATURA VIVA AL PARCO GIARDINO SIGURTÀ Un tour imperdibile accompagnati da una guida naturalistica. L’appuntamento è per il 5 settembre alle 9.15 all’ingresso del Parco Natura Viva. Alle 9.30 inizia la visita guidata al Parco e alle 10.45 partirà il ciclotour con la guida. L’arrivo al Parco Giardino Sigurtà è previsto per mezzogiorno: si avrà tutto il tempo per scoprire il giardino e per pranzare. Alle 14.30 si riparte. Il rientro è previsto, al Parco Natura Viva per le 18. QUOTA INDIVIDUALE (escluso il noleggio della bicicletta) 65,00 adulti e 55,00 ragazzi (12-17 anni) solo se accompagnati INFO E ISCRIZIONI Serena (340 7661116) o Paola (347 1090277), oppure serena@cooperativabiosphaera.it

Emma, una bertuccia del Parco, assaggia l’arricchimento preparato dai ragazzi della 1a edizione di Junior MasterChef Italia


International Red Panda Day Si rinnova anche nel 2015 l’appuntamento con il Red Panda Day, promosso dal Red Panda Network. Sabato 18 e domenica 19 settembre saranno due giorni ricchi di iniziative al Parco Natura Viva per festeggiare insieme il simpatico animale. Sabato pomeriggio, durante l’attività “Keeper per un giorno”, prepareremo insieme la sua merenda e alla sera una speciale passeggiata insieme dopo la chiusura del Parco per ammirarlo e conoscerlo meglio (evento su prenotazione). Alla domenica le iniziative dedicate ai piccoli avranno come protagonista proprio lui!

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Il gruppo di Joko in una elaborata sessione di grooming

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INCONTRI

Da Venezia alla Sierra Leone per proteggere gli scimpanzé di Dalila Frasson Conservation Manager del Tacugama Chimpanzee Sanctuary di Freetown (Sierra Leone) La mia storia inizia nella terraferma veneziana, prosegue all’università di Firenze (dove nel 2009 mi sono laureata in biologia del comportamento), approda al Parco Natura Viva come keeper della colonia di scimpanzé. Ma volevo di più. Volevo essere coinvolta da vicino nella conservazione delle specie animali. Dopo un’esperienza in Malesia, nel febbraio 2014 sono arrivata in Sierra Leone. Perché qui? Perché volevo lavorare con gli scimpanzé.


Due giovani impegnati a giocare

La Sierra Leone si trova nel cuore della foresta equatoriale dell’Africa occidentale, è considerata uno dei 25 hotspot di biodiversità mondiale e una delle due zone più importanti per la conservazione di primati (come il colobo rosso) e antropomorfe come scimpanzé e gorilla. Non è facile lavorare in un paese con un bassissimo indice di sviluppo, poverissimo e con un basso tasso di alfabetizzazione (si trova al 183° posto su 187° paesi – UN Human Development Index, 2013 –). Un paese uscito da poco da dieci anni di devastante guerra civile, ma un paese ricco di risorse minerarie e di massivi sfruttamenti, al più illegali, che stanno causando frammentazione e perdita dell’habitat per molte specie animali. In più c’è l’epidemia di Ebola che sta minando da più di un anno un fragile equilibrio. UN SANTUARIO PER GLI ORFANI SOPRAVVISSUTI AL BUSH MEAT TRADE In collaborazione con il MAFFS, il Ministero per l’agricoltura, le foreste e l’alimentazione, il santuario ha aperto le porte nel 1995 con 8 scimpanzé e grazie a Bala Amarakasa, un ex uomo d’affari che ha deciso di dedicare la sua vita a questo luogo e che oggi ne è il direttore. L’obiettivo era quello di riabilitare scimpanzé orfani – sopravvissuti all’uccisione delle loro madri, vittime del bush meat trade (il commercio della carne di animali selvatici) e dell’industria degli animali da com-

pagnia – per poi reintrodurli in natura. Oggi la struttura ospita circa 70 scimpanzé in riabilitazione. Dovranno tornare a essere veri scimpanzé, ma a causa della massiva perdita dell’habitat non potranno essere reintrodotti nel loro ambiente naturale. La riabilitazione degli scimpanzé è stato uno dei miei compiti principali. Ho seguito da vicino diversi soggetti tra cui Joko, un subadulto di circa 15 anni, aggressivo e dal difficile passato, e Tom, un adulto di trent’anni, tutti trascorsi in una gabbietta nel salotto di Homo sapiens. Oggi Tom, come tanti suoi compagni, deve fare i conti con dieci suoi simili con cui presto dovrà vivere assieme. Il processo prevede una duplice riabilitazione: in primis fisica e al contempo, psicologica. Ad animali come Tom occorre insegnar tutto: dall’arrampicarsi sugli alberi ad avere comportamenti tipici della specie quali il grooming, la sottomissione, la costruzione di un nido dove dormire. Una grossa sfida, ma vedere uno di questi soggetti agire alla fine come un vero scimpanzé riempie di gioia e ripaga di tutta la fatica.

Qui ho capito quali sono gli aspetti essenziali di ogni progetto di conservazione delle specie: educazione, sensibilizzazione e coinvolgimento della popolazione

Fuori dal santuario il mio lavoro è stato principalmente quello di coor-

dinare l’attività di educazione e sensibilizzazione nei villaggi. Grazie al censimento del 2010 sappiamo che il 50% della popolazione di scimpanzé del paese vive al di fuori della aree protette: è qui che entra in gioco l’importanza delle relazioni con le popolazioni. Bisogna educare le persone e renderle consapevoli dell’importanza della specie. Bisogna sostenerle nello sviluppo e aiutarle per diminuire il conflitto uomo-animale e lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali. Abbiamo lavorato in diverse aree del paese con progetti legati alla deforestazione, al ruolo biologico degli scimpanzé, alle malattie connesse al consumo di bush meat (tema preponderante a causa dell’attuale epidemia di Ebola), all’igiene e alla gestione dei rifiuti. Con il nostro sostegno, alcune comunità oggi si fanno carico di proteggere pezzi di foresta e iniziano ad allevare polli per diminuire il consumo di bush meat. Ci siamo impegnati anche nell’addestramento della guardie forestali del ministero contro attività di sfruttamento illegali e stiamo monitorando la popolazione di scimpanzé tramite transetti e telecamere a sensore. In questo anno ho lavorato duro per garantire la conservazione della specie. È stato un periodo difficile a causa dell’epidemia di Ebola e il divario culturale non aiuta. Ma ho capito fino in fondo quali sono gli aspetti essenziali di ogni progetto di conservazione delle specie: educazione, sensibilizzazione e coinvolgimento della popolazione.

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NEL MONDO

Al Tiergarten Schönbrunn di Vienna, il parco zoologico più antico d’Europa di Silvia Allegri ‘Tiere sehen. Arten schützen’: vedere gli animali, proteggere le specie: è questo il motto del parco zoologico di Vienna, Tiergarten Schönbrunn. Nato come Menagerie (serraglio) per desiderio dell’imperatore Francesco Stefano di Lorena nel 1752, oggi occupa 17 ettari del parco di Schönbrunn, la residenza di campagna della famiglia imperiale. Ospita oltre 700 specie e richiama ogni anno 2 milioni e 200 mila visitatori.


Fu nel 1770 che arrivò a Schönbrunn il primo elefante e nel 1778 la Menagerie aprì le sue porte prima ai nobili e poi a tutti i cittadini. Dal piccolo nucleo di animali esotici, è nato un parco dove si mescolano storia austriaca, un elegante ambiente imperiale e scienza. In compagnia delle pecora degli occhiali L’attenzione dei visitatori non è catturata soltanto dagli animali esotici. Nella parte alta del parco, a pochi metri dalla Gloriette, la fontana che domina il parco reale, si trova la Haidachhof, tipica costruzione tirolese, proveniente da Kufstein: una costruzione, paradossalmente, più antica del parco stesso. Letteralmente smontata e ricostruita, pezzo per pezzo, ospita una Stube e un Biergarten dove si possono mangiare specialità tirolesi. Intorno all’edificio vivono specie domestiche tipiche delle Alpi, ora a rischio estinzione: dalla pecora dagli occhiali della Carinzia al manzo Tuxer. Nel cuore del parco, un percorso all’ombra della foresta permette di ammirare il lavoro delle api (c’è addirittura un distributore automatico di miele prodotto dalle api del parco!), e lo splendido branco di lupi artici, che si è allargato: la scorsa primavera sono nati sei piccoli lupetti.

La felicità di nuotare Nel 2014 è stato inaugurato il “Franz Josef Land”, modernissimo reparto dedicato agli orsi polari, dove si trova anche un ampio spazio informativo che ospita una mostra multimediale dedicata all’ambiente artico e ai grandi plantigradi, una delle specie più a rischio di estinzione a causa dei cambiamenti climatici e del bracconaggio. Ma l’esperienza più emozionante viene offerta dalle enormi vetrate dalle quali si possono ammirare gli orsi mentre giocano e nuotano in una vasca profonda 5 metri.

Riflettere sul passato e migliorare il futuro All’ingresso del Tiergarten si trova una gabbia, usata nel passato per esibire i leoni, come avveniva in tutti i vecchi giardini zoologici. Ora la gabbia è vuota. Le persone possono entrare e osservare da dietro le sbarre gli animali, nei loro reparti dove non ci sono più grate e cemento, ma ambienti ricchi di vegetazione e spazi per nascondersi agli occhi dei visitatori. Ci si sente strani dietro le sbarre, si avverte un senso di soffocamento e tristezza, ma è proprio questo l’obiettivo: stimolare nei visitatori riflessioni e consapevolezza, conservando il ricordo di un passato in cui mancava l’attenzione al benessere animale, e spronarli a contribuire alla creazione di un mondo migliore, per la natura, gli animali, noi stessi. Ricerca, modernità, progresso Oggi il Tiergarten Schönbrunn è un parco zoologico noto in tutto il mondo non solo per i progetti di ricerca e la stretta collaborazione con associazioni, istituzioni, scuole, ma anche per lo straordinario numero di nascite di animali davvero speciali. Come la nascita, nel 2007, di Fu Long, cucciolo di panda gigante nato dalla coppia giunta nel 2003 a Vienna da un centro cinese di al-

levamento e tutela. Un altro animale che si è riprodotto e ambientato con successo è la tartaruga del Nord Batagur. Grazie a un progetto che il parco ha ideato in collaborazione con i governi di India e Bangladesh, le tartarughe, che erano ridotte a soli 20 esemplari sparsi nei parchi di tutto il mondo, sono state comprate nei paesi di origine – dove venivano vendute e poi uccise per la loro carne prelibata e per le uova – e portate in luoghi sicuri. Adesso le tartarughe sono 132. Vienna e il Parco Natura Viva Il Parco Natura Viva e lo zoo di Vienna appartengono allo stesso network, e hanno stretti rapporti di collaborazione. Molti animali nati o vissuti per un certo periodo a Vienna sono arrivati al Parco Natura Viva e viceversa. A legare i due parchi sono anche idee progetti di formazione e sensibilizzazione sulla biodiversità e tutela ambiente, e la partecipazione al progetto Life+, con gli ibis eremita. www.zoovienna.at

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DALLA PARTE DEGLI ANIMALI

Voi e il parco Durante la vostra visita al Parco avete scattato foto, scritto poesie, fatto disegni? Inviateli a magazine@parconaturaviva.it

“Stiamo crescendo con voi�: parola di Claudia, Fabio e del piccolo Pietro, 5 anni, abbonato da 4! 24

Due dei bellissimi scatti inviati da Riccardo Vischioni con Erika, durante le loro visite al Parco



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