Natura Viva magazine - Nov. Dic. '16

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NATURA VIVA

Animali e habitat a rischio estinzione

In Italia i gelada, le scimmie dal cuore sanguinante Speciale nuovi nati | Dentro il nido del panda rosso



NATURAVIVA NUMERO 7 MAGAZINE

NOV.DIC. ‘16

Animali e habitat a rischio estinzione Periodico bimestrale edito da Parco Natura Viva srl Registrazione presso il Tribunale di Verona n° 1165 del 30 giugno 1995

Direttore responsabile Macri Puricelli Responsabile editoriale Elena Livia Pennacchioni press@parconaturaviva.it Redattore Silvia Allegri Comitato scientifico Cesare Avesani Zaborra, Katia Dell’Aira, Giorgio Ottolini, Caterina Spiezio, Barbara Regaiolli, Marta Tezza Progetto grafico Elena Livia Pennacchioni Selezione foto Elena Zambelli Contributo fotografico Archivio Parco Natura Viva, Cesare Avesani Zaborra, Giorgio Cortese, Giorgio Ottolini, Elena Livia Pennacchioni, Barbara Regaiolli, Viviana Sorrentino, Elena Zambelli, Bruna Zavattiero, Rheine Zoo, Physical.org Immagine di copertina Theropithecus gelada Stampa Pixartprinting S.p.A, via 1° maggio, 8 30020 Quarto d’Altino Venezia, Italia Copyright © Parco Natura Viva loc. Figara 40 - 37012 Bussolengo (VR) Tutti i diritti riservati. La riproduzione anche parziale e con qualsiasi mezzo, non è consentita senza la previa autorizzazione scritta dell’Editore.

Per parlare con la redazione press@parconaturaviva.it

www.parconaturaviva.it


Sommario

Nov-Dic 2016

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Julo e gli altri,

#specialenuovinati

16 I I

n talia sbarcano i gelada, le scimmie dal cuore sanguinante

Pag.10 #tendenzedistagione Animali alla prova del freddo: letargo

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Pag.12 #unodinoi Dentro il nido del

ricerca italiana

e altre strategie

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Guarire con le piante: gli scimpanze’ lo sanno fare

#ricercascientifica Dal madagascar alla Mongolia, le rotte della

panda rosso

Pag.26 #controlestinzione Parchi zoologici: e’ italiano l’unico pulcino di avvoltoio reale indiano al Mondo

Pag.29 #musidasocial Pag.35 #agendanimale

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Giraffe, aumentano

le specie ma il declino in natura non si arresta


Editoriale

Specie a rischio estinzione: questa è l’era dello “human care” Cara visitatrice, caro visitatore, a partire da questo numero noterete importanti differenze nella distribuzione, nel numero delle copie, nella grafica e nella periodicità del nostro magazine. La necessità di informarvi sempre di più e sempre meglio nasce anche dall’esigenza di approfondire l’attività di sensibilizzazione sul tema scottante che potremmo riassumere utilizzando il titolo di un best seller americano: La sesta estinzione di massa degli animali. E’ ormai noto che la popolazione umana ha superato i 7 miliardi di persone sul nostro pianeta e il ritmo di crescita non conosce pause. Non solo gli spazi per gli animali si stanno riducendo, ma un altro fattore imprevisto sta minacciando di estinzione molte specie: il bracconaggio. La domanda illegale di animali o di parti del loro corpo cresce, mentre la disponibilità sempre più limitata ne rende il prezzo sempre più alto. In molti Paesi questo sta provocando dei conflitti sanguinosi, che mettono in pericolo la vita degli uomini impegnati sul campo per la conservazione delle specie “La popolazione umana a rischio estinzione. ha superato i 7 miliardi Alla fine di settembre a Johannesburg si è tenuta la di persone diciassettesima Conferenza delle Parti (CoP17) indetta dalla e il ritmo di crescita CITES (Convention on International Trade in Endangered non conosce pause” Species), che ha riunito 181 paesi, Italia compresa, per riclassificare le specie animali e vegetali in funzione del loro rischio di estinzione. Ne è emerso un dato drammatico: molte specie selvatiche passano a un livello di protezione sempre più alto. Anche le specie più simili a noi, che potremmo immaginare essere sottoposte a un elevato livello di protezione, stanno in realtà rischiando di scomparire: gorilla, oranghi, scimpanzé. L’uomo poi, non ha solo un effetto diretto sulla fauna selvatica, ma anche un effetto indiretto: il cambiamento climatico. Diventa allora sempre più importante che sempre più specie animali entrino sotto la diretta responsabilità dell’uomo, che se da un lato è causa di tanti effetti negativi, dall’altro ha il potenziale per salvare le specie dall’estinzione. Entriamo allora, finalmente, nell’era dello “human care”.


#specialenuovinati / Bisonte europeo

Julo, il bisonte “italiano” che partira’ per i

Carpazi meridionali Con un parto avvenuto in diretta video, mamma Lavinia ha dato alla luce Julo, che nel 2018 raggiungerà suo fratello Ulisse sui monti della Romania.

S

ui Carpazi meridionali, suo fratello Ulisse già domina la prima mandria libera di bisonti europei. Lui invece, nato in estate al Parco Natura Viva con un parto in diretta video di mamma Lavinia, è ancora ben lontano dal sembrare ciò che è: il più grande mammifero terrestre del nostro Continente, che in una manciata di anni può arrivare a raggiungere i 1.000 chili di peso. Julo, nato con un parto velocissimo e senza alcun problema, sarà allevato per seguire le orme dello stesso Ulisse e dei suoi fratelli, tutti nati a Bussolengo e predestinati ad intraprendere il viaggio verso la loro reintroduzione in natura: partirà per i Carpazi meridionali nel maggio del 2018, come previsto dal Parco Natura Viva e da Rewilding Europe, la Fondazione che si occupa di ristabilire gli ecosistemi naturali d’Europa danneggiati dall’azione dell’uomo. “Sui Carpazi meridionali, in Romania, i bisonti europei erano scomparsi da 200 anni, a causa del bracconaggio e della distruzione del loro habitat originario”, ricorda Camillo Sandri, veterinario e direttore tecnico del Parco Natura Viva. “Il piccolo sarà il quarto esemplare a rappresentare l’Italia in un progetto di ripopolamento in natura avviato nel 2014, quando partirono Enea ed Ulisse”. Nel giro di dieci anni infatti, l’obiettivo del piano “Bison Rewilding” è raggiungere una mandria libera di 500 bisonti europei. Più grande del meglio conosciuto bisonte americano, quello europeo sopravvive oggi nelle foreste decidue dell’est Europa con circa 1.000 esemplari maturi. Aveva varcato la soglia dell’estinzione nei primi decenni del secolo scorso ma poi i parchi zoologici hanno fatto fronte reintroducendo gli esemplari allevati. Il Parco Natura Viva è l’unico in Italia a partecipare con propri esemplari e a supportare economicamente il progetto.

Vulnerabile Iucn Red List

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Potamocero / #specialenuovinati

Da mamma Clara e papà Aldo, il primo piccolo potamocero d’Italia! Rischio minimo Iucn Red List

E

’ nato il primo piccolo di potamocero d’Italia. Dopo tre anni di convivenza nella pianura del Safari d’Africa al Parco Natura Viva, mamma Clara e papà Aldo hanno dato alla luce l’unico potamocerino nato in un parco zoologico italiano, già inserito nel programma di conservazione ex situ EEP (European Endangered Species Programme). Un chilo alla nascita, dopo qualche giorno dal parto già seguiva la mamma in tutti i suoi

Cosa c’è in foto

A sinistra: mamma Lavinia con il suo piccolo bisonte europeo Julo, nato nell’estate 2016; In alto: mamma Clara e il piccolo potamocero, che ama rifugiarsi sotto le sue zampe Scatti di Giorgio Ottolini

spostamenti. Seppure non ancora pronunciate come quelle dei genitori, le orecchie del nuovo nato rendono la sua specie inconfondibile: molto allungate alle estremità, ricadono in giù con un lungo ciuffo di peli bianchi. Bianca è anche la linea di peli che gli corre sulla schiena e che spicca sul resto del manto rossiccio, conferendo a questo suide africano un’aria simpatica e un po’ immaginaria. “Come spesso accade al costituirsi di una nuova famiglia, non sapevamo come Aldo avrebbe reagito alla presenza del piccolo, che assorbe molto le attenzioni della mamma”, commenta Camillo Sandri, veterinario e direttore tecnico del Parco Natura Viva. “Ma non c’è stato alcun problema: papà Aldo si sta dimostrando premuroso e molto paziente, disponibile anche al gioco. La neonata famiglia di potamoceri è molto affiatata, i tre esemplari stanno molto insieme.” Seppure il potamocero sia inserito nella Lista Rossa IUCN delle specie minacciate come “a rischio minimo”, il commercio illegale della sua carne sta facendo registrare un declino delle popolazioni: anche nelle aree protette dell’Africa, il “bush meat” (consumo di carne di animali selvatici) è una pratica ancora molto diffusa, che arriva a coinvolgere anche gli scimpanzé. 7

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#specialenuovinati / Clamidosauro

Rischio minimo Iucn Red List

Apre la “mantella” e corre su due zampe, ma non chiamatelo dinosauro! Per la prima volta, nell’estate di quest’anno, si sono schiuse con successo tre uova di clamidosauro, piccolo rettile australiano in grado di correre in posizione bipede con il clamide spiegato. Non sputa veleno e non è un dinosauro, ma è in grado di correre anche sull’acqua.

S

e allarmato, il clamide (una sorta di “mantella”) che solitamente ha ripiegato sul collo viene dispiegato a formare un collare che raggiunge i 25 centimetri di diametro. Il clamidosauro non sputa veleno ma apre la bocca e corre in posizione bipede, con la capacità di farlo anche sull’acqua: questo fa guadagnare ingiustamente al piccolo rettile australiano la fama di “dinosauro”. Si tratta di una specie non semplice da gestire in ambiente controllato ma per la prima volta, nell’estate di quest’anno, al Parco Natura Viva si sono schiuse con successo tre uova di questo rettile, appartenenti a due nidiate differenti. Ci sono voluti circa due mesi perché le uova schiudessero ma ora i tre piccoli stanno bene.

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In Australia il clamidosauro è un animale molto conosciuto, che vive nelle zone boscose dell’Australia nordoccidentale e della Nuova Guinea meridionale. Trascorre il 90% del proprio tempo sui tronchi degli alberi e sui rami, dove si nutre di piccoli rettili o invertebrati. E’ classificato “a rischio minimo” nella Lista Rossa della IUCN e presenta ancora un areale distributivo piuttosto esteso. Tuttavia, le principali minacce per questa lucertola sono rappresentate dagli incendi nella stagione secca nei territori del Nord, dall’impatto del rospo delle canne (Bufo marinus) in alcune aree e dalla predazione ad opera dei gatti domestici; infine, in alcune parti della Nuova Guinea la specie è molto ricercata in quanto commerciata frequentemente come animale domestico.


Ara ambigua / #specialenuovinati

Minacciato Iucn Red List

Cosa c’è in foto

Pagina precedente: due dei tre piccoli di clamidosauro; A sinistra: ara ambigua. Scatti di Elena Zambelli e Barbara Regaiolli

Si schiude un uovo di ara ambigua,

pappagallo a rischio estinzione in Sudamerica

Mamma e papà ara ambigua sono genitori per la seconda volta, di un piccolo che stanno allevando molto bene. Minacciato d’estinzione principalmente a causa della deforestazione, questo pappagallo sudamericano ha subito un rapido declino.

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appagallo dal corpo ricoperto di sgargianti penne verdi, che si interrompono nell’azzurro dell’estremità delle penne e nel rosso della fronte. Mamma e papà sono genitori per la seconda volta di un piccolo che stanno allevando molto bene, del quale non si conosce ancora il sesso: si potrà scoprirlo tramite l’analisi del DNA di una penna. Le uova si sono schiuse a giugno, e il piccolo vive attualmente in un reparto non esposto al pubblico per poter essere svezzato con tranquillità dai genitori. Deforestazione e catture illegali hanno ridotto del 50% gli esemplari allo stato selvatico nelle ultime 3 generazioni e il Parco Natura Viva è partner del progetto di conservazione in Costa Rica per la tutela di questa specie. Si tratta di una specie originaria del Centro e Sudamerica, diffuso in Nicaragua, Costa Rica, Panama, Colombia ed Ecuador. Da adulto l’ara ambigua raggiunge gli 85–90 cm di lunghezza e 1,3 kg di peso: si tratta del pappagallo di maggiori dimensioni che si incontra nelle zone in cui vive. Quasi completamente verde, ha la fronte rossastra e la parte inferiore del dorso, il groppone e le penne del lato superiore della coda color azzurro chiaro. La coda è rosso brunastra con l’estremità di un azzurro molto chiaro. La zona glabra della faccia è segnata da linee di piccole piume scure, le quali assumono un colore rossastro nelle femmine e negli esemplari più vecchi.

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#Tendenzedistagione/Animali alla prova del freddo: letargo e altre strategie

Animali alla prova del freddo: letargo e altre strategie Cosa c’è in foto In alto: due dei lupi ospitati al Parco Natura Viva, con il proprio manto folto tipico dell’inverno; A destra: cammello della Battriana, anch’egli dotato di una pelliccia invernale.

Scatti di Giorgio Ottolini NATURA VIVA MAGAZINE

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l volgere della stagione calda, gli animali mettono a punto le proprie strategie per affrontare le temperature difficili dei mesi più freddi dell’anno. Ad ogni latitudine, le specie si sono adattate nei millenni per superare la stagione invernale secondo i cambiamenti del proprio habitat.


Tra migrazione, muta e letargo, ecco tre fra le strategie di maggior successo che si ripetono all’alba di ogni stagione invernale.

è uno dei magnifici esempi di adattamenti che questa specie ha messo a punto nel proprio ambiente.

LA MUTA

Le migrazioni su rotte definite, tra luoghi dove riprodursi e altri dove trovare il cibo anche in periodi climatici avversi, hanno sempre affascinato gli uomini che hanno guardato a questi movimenti ciclici con sguardo curioso. Tanti animali migrano, dai pesci ai mammiferi, ma anche gli insetti ci sorprendono con spostamenti spettacolari. Gli uccelli sono sicuramente i primi che ricordiamo quando affrontiamo il tema delle migrazioni e, forse, le cicogne nel nostro immaginario ne sono il simbolo. Questi animali si spostano per svernare nelle aree sub-sahariane ricche di cibo per poi tornare nelle zone di nidificazione nel nord Europa. Migratore era anche l’ibis eremita, specie presente nell’Europa centrale fino al XVII secolo. Oggi, l’unico modo che l’uomo ha di poterlo riportare nei cieli del Vecchio Continente, è proprio metterlo nelle condizioni di memorizzare la rotta di migrazione.

“Il lupo perde il pelo”: tutti conosciamo il famoso proverbio che ci ricorda come questi predatori, al pari di altri mammiferi delle regioni temperate, adattino il proprio manto alle temperature ambientali: più corto e rado in estate, più folto e lungo in inverno. Questa muta però non è così evidente come in altre specie, quali ad esempio il cammello, che deve far fronte, nei paesi di origine, a temperature che vanno da 55 °C/60 °C in estate a -30 °C/-40 °C in inverno. Con l’avvicinarsi dei primi caldi, la pelliccia dei cammelli, come fosse un abito ormai inutile, si stacca formando dei brandelli che cadono dal corpo dell’animale. Questo evento, che si ripropone ogni primavera al Parco anche se il clima è decisamente diverso da quello del loro luogo d’origine,

LA MIGRAZIONE

I cammelli della Battriana devono far fronte ad un’escursione termica stagionale che va dai picchi estivi dei 60 °C a quelli invernali dei -40 °C. Per questo si “vestono” e si “spogliano” della propria pelliccia.

IL LETARGO L’inverno nelle regioni temperate è una stagione difficile a causa delle temperature che rendono spesso vane le possibilità di trovare cibo per molti animali. La soluzione per alcune specie è quindi “saltare” questo periodo andando in letargo. In questi mesi gli animali si nascondono in tane e rifugi e rimangono in uno stato in cui il loro metabolismo è ridotto al minimo per evitare di consumare energie e scongiurare danni ai tessuti. Per gli animali ectotermi, cioè la cui temperatura corporea dipende da quella ambientale, come le testuggini delle nostre latitudini, un clima troppo freddo potrebbe comportare danni alle cellule e causare la morte dell’animale. Per alcune specie endoterme, come l’orso bruno, il cui metabolismo fa in modo che la temperatura resti costante anche se quella ambientale cambia, la soluzione per passare l’inverno è andare in letargo evitando quindi un consumo di energia che non può essere supportato da una adeguata alimentazione.

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#UnodiNoi / Un occhio dentro il nido del Panda rosso

Minacciato Iucn Red List

Cosa c’è in foto In alto: panda rosso, scatto di Bruna Zavattiero; Foto in bianco e nero, fermimmagine dalla webcam: mamma Lin e il suo piccolo al sicuro nel nido. NATURA VIVA MAGAZINE

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Un occhio dentro il nido del panda rosso!

Si sa molto poco delle cure parentali e del comportamento dei piccoli di panda rosso nei primi mesi di vita, ma la webcam installata nel nido consente di raccogliere dei dati preziosi per la salvaguardia di questa specie minacciata d’estinzione, senza disturbare mamma e piccolo.

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l nuovo piccolo di panda rosso è un “sorvegliato speciale”: la webcam a raggi infrarossi installata nel nido riprende tutto quello che succede nel tronco cavo 24 ore su 24, di giorno e di notte: in questo modo, lo staff del Parco Natura Viva può monitorare costantemente i comportamenti di mamma e piccolo, senza recar loro alcun disturbo.

Lin, una mamma speciale: ecco perchè la webcam

Il piccolo di quest’anno è nato il 19 giugno da mamma Lin, una femmina nata al Parco nel luglio del 2010, e da papà Maituk, di origine parigine, arrivato al Parco l’anno successivo. Oggi Mamma Lin è alla sua terza esperienza e sta dimostrando tutta la sua serenità di genitore esperto. Eppure, per lei non sempre è filato tutto liscio. La prima esperienza di questa giovane panda rosso non fu molto positiva: a poco più di due mesi dalla nascita del suo primo figlio, smise di allattarlo e curarlo. Qualcosa doveva necessariamente essere capitato perché mamma Lin decidesse di comportarsi in quel modo ma non si riuscì mai a capirlo ed oggi, ancora ci si interroga sulle cause di quell’avvenimento. Tuttavia, poiché Lin era stata brava nei primi mesi, lo staff del Parco subentrò alle cure della mamma naturale e riuscì ad allevare un individuo sano, trasferito poi in uno zoo francese. Un’esperienza che ha fatto riflettere molto gli esperti sulla difficoltà nel seguire le prime fasi di sviluppo di un panda rosso, specie a rischio di estinzione per la quale è necessario fare tutto il possibile per garantirne la sopravvivenza sia in natura sia ex situ (lontano dall’habitat naturale). Da qui, la necessità di installare un “occhio elettronico” nel nido: riuscire ad 13

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Appena ne ha la possibilita’ il

piccolo prende il latte e cade poi addormentato sul ventre materno osservare il comportamento di mamma e piccolo nei primi delicatissimi mesi di vita senza recare loro alcun disturbo, garantisce ai due tutta la tranquillità necessaria perché nessun agente esterno possa condizionarne l’intimità. Dal 2014 dunque, mamma Lin e i suoi piccoli sono “sorvegliati speciali”: il loro comportamento e il loro stato vengono monitorati continuamente dallo staff del Parco senza che mamma Lin e il piccolo ne siano mai disturbati.

Allattamento, coccole e tenerezze

nel tronco cavo Mamma Lin è davvero molto brava e trascorre molto tempo con il piccolo, che alla nascita è totalmente dipendente da lei, accudendolo, allattandolo e tenendo pulito il nido. E il piccolo si lascia coccolare dalla mamma ben volentieri e non appena ha la possibilità si attacca ad uno dei capezzoli per prendere il latte cadendo poi addormentato sul ventre materno. È molto

bello vederli dormire insieme l’uno sdraiato sull’altra, senza che loro possano nemmeno accorgersene! Generalmente i piccoli trascorrono al sicuro del nido i primi quattro mesi di vita, per poi iniziare ad esplorare l’ambiente circostante. Tuttavia si sa molto poco delle cure parentali e del comportamento dei piccoli di panda rosso nei primi mesi di vita, ma la webcam installata nel nido consente di raccogliere importanti dati per incrementare la conoscenza della specie fornendo così utili informazioni per la tutela del panda rosso in natura; non solo, il monitoraggio del comportamento di mamma e piccolo è necessario anche per migliorare la gestione di questa specie nel programma di conservazione ex situ. #dove Il panda rosso è distribuito in Nepal, India, Birmania e Cina meridionale, con una popolazione disgiunta sull’altopiano del Meghalaya, nella parte settentrionale-orientale della Cina, dove occupa foreste di bambù fra i 1500 e i 4800 metri di altitudine. La sua popolazione è in costante declino e sembra contare meno di 10,000 individui maturi in natura.


Il giro del mondo in 250 specie.

TUTTO IL MONDO IN UN PARCO 42 ettari di verde e Collina Morenica, oltre 1.500 animali di 250 specie selvatiche provenienti da ogni parte del mondo, una serra tropicale, uno zoo safari e un percorso dedicato ai Dinosauri. Tutto in un Parco, per conoscere il passato, incontrare il presente e capire come proteggere il futuro della nostra meravigliosa Natura.

Parco Natura Viva. Ricerca, tutela, divertimento. Perché ogni specie è speciale.

BUSSOLENGO · VERONA

w w w. p a r c o n a t u r a v i v a . i t



Zampe da prima pagina

Ilenscimmie Italia i gelada, dal cuore sanguinante. Sbarcano i primi 6 esemplari mai ospitati nel nostro Paese.


Dalla copertina

Maschio adulto di gelada.

@parconaturaviva

#GELADA IN PILLOLE I gelada vengono anche etichettati come le “scimmie parlanti”. Infatti, in particolare i maschi adulti, emettono dei vocalizzi molto particolari quando cercano di attirare l’attenzione delle femmine o quando comunicano tra di loro, tanto particolari da suonare come un discorso umano. Questa scoperta pubblicata su Current Biology nell’aprile del 2013 ha gettato le basi per meglio identificare l’evoluzione del linguaggio umano a partire da vocalizzazioni di primati non umani. Altra caratteristica importante è che i gelada sono erbivori stretti e pascolano brucando erba: l’unica specie esistente del grande gruppo di primati erbivori un tempo molto diffuso.


Zampe da prima pagina

Dominick e i suoi 5 figli sono sbarcati sulla “prateria degli altipiani” nel Safari del Parco Natura Viva, unico parco zoologico ad ospitarli in Italia.

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nche in Italia sono sbarcati i gelada, le scimmie delle rocce che vivono sugli altipiani dell’Etiopia centrale, tra i 1.800 e i 4.400 metri di quota. Dominick e i suoi 5 figli maschi sono partiti dallo zoo tedesco di Rheine nell’agosto scorso e dopo un viaggio di mille chilometri, sono approdati sulla “prateria degli altipiani” del Safari africano al Parco Natura Viva, unico parco zoologico a ospitarli in Italia. “Scimmie dal cuore sanguinante” per le popolazioni etiopi, inconfondibili grazie ad una delle loro unicità: la macchia rossa e glabra che hanno al centro del petto, utile per indicare lo stato sociale e riproduttivo degli individui. I gelada sono l’ultima specie di

primate erbivoro brucatore, un tempo molto diffuso in Africa e anche al Parco, dopo qualche giorno di acclimatamento, i sei hanno preso possesso delle rocce che lo staff ha predisposto per loro e li si può ammirare seduti sulle zampe posteriori mentre strappano l’erba, di cui consumano parte verde, semi o rizomi a seconda della stagione. Hanno una grande abilità manipolativa, tale da riuscire a separare ciascun filo d’erba ed essere in grado di scegliere quello preferito. E’ Dominick, il padre quindicenne, ad avere una lunga chioma bruna su tutto il corpo e la macchia sul petto di un rosso più

acceso, mentre quella dei suoi giovani cinque figli mostra ancora un rosa sbiadito su una pelliccia più corta e più chiara. Un gruppo di soli maschi come quello di Dominick può ritrovarsi anche in natura, dove i giovani maschi, raggiunta la maturità sessuale, si uniscono per formare un gruppo sociale costituito da una gerarchia ben definita, dove il dominante riceve supporto e attenzione dai maschi di rango più basso.

Il declino in natura

Dimezzati rispetto all’ultimo rilievo aereo degli anni ’70, i gelada sono

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Zampe da prima pagina in declino soprattutto a causa dell’espansione agricola sugli altopiani etiopi, che li spinge in aree sempre più ristrette e impervie. La perdita di habitat è aggravata dalla competizione con il bestiame domestico e dalla erosione del suolo delle steppe d’alta quota: ecco perché è necessario che questa specie sia inserita nel programma europeo di conservazione ex situ (EEP – European Endangered species Program), oggi anche con il contributo anche del Parco Natura Viva.

Una socialità complessa I sei gelada approdati al Parco Natura Viva hanno dei nomi molto

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Cosa c’è in foto Sotto e a destra: tre degli esemplari di gelada quando ancora ospitati allo Zoo di Rheine, alle prese con degli arricchimenti naturali

particolari che iniziano tutti con la lettera “D” come il papà, che si chiama Dominick: altro non sono che i nomi del mese di nascita di ciascun individuo, in tedesco, preceduti da “D” o “De”. I suoi figli infatti sono Demay, Degust, Doctober, Dovem, Dember. Questa buffa strategia viene utilizzata per indicare la discendenza di Dominick e per conoscere immediatamente il mese di nascita degli individui, informazione importante per la possibile gerarchia di dominanza del gruppo. Mentre tutti i suoi figli sono nati a Rheine, Dominick è del Bronx, nato nel 2001 nel Bronx Zoo di New York. Ospitare un gruppo di soli maschi per il Parco Natura Viva è stata un’importante azione di supporto al progetto di conservazione ex situ perché consente di gestire al meglio la socialità di questa specie a livello di popolazione europea. In natura, raggiunta la maturità sessuale, per garantire una alta diversità genetica, gli individui si “disperdono” o meglio lasciano il gruppo natale per cercare nuovi partner. Nel caso dei gelada, i maschi giovani possono unirsi tra di loro a formare un gruppo di soli maschi con un leader al proprio interno. Il leader, viene supportato da tutti gli altri maschi nella ricerca e conquista di femmine per costituire un proprio harem. I gelada, infatti, vivono in gruppi, chiamate unità, costituiti da un maschio e molte


Zampe da prima pagina femmine con i diversi piccoli, una sorta di harem. Questo tipo di unità si chiama OMU, unità con un maschio (one male unit). Più OMU possono viaggiare insieme costituendo un livello di organizzazione più grande detta banda. Le unità al di fuori delle organizzazioni sociali costituite da gruppi di soli mashi vengono, invece, chiamate AMU (all male unit) con legami tra gli individui molto importanti.

Habitat naturale

La zona di distribuzione del gelada è ridottissima. Infatti, vive solo su alcune montagne dell’Etiopia, dove frequenta gli altopiani pietrosi. Vive sulle montagne del nord e del centro, specialmente intorno al lago Tana, a un’altitudine variante tra i 2000 e i 4000 m. I gelada sono scimmie terricole, perfettamente atte alla corsa e agli spostamenti sul terreno. I loro habitat preferiti sono le scarpate rocciose, vicino ai fiumi e ai torrenti. Sono a loro agio nelle falesie, a strapiombo su precipizi e gole di montagna. Raramente si allontanano da questi luoghi, che offrono loro riparo e sicurezza. Durante la notte i gelada vanno a dormire sui cornicioni rocciosi, quasi inaccessibili, dove sono al sicuro dai carnivori predatori. Queste scimmie sono diurne e all’alba si mettono in attività: attendono alla loro toletta, e poi partono alla ricerca di cibo.

Nel caso dei gelada, i giovani possono unirsi tra di loro a formare un gruppo di soli maschi con un leader al proprio interno. Il leader, viene supportato da tutti gli altri maschi nella ricerca e conquista di femmine perchè si costituisca un proprio harem. Gli esemplari di questa specie infatti, vivono in gruppi, chiamate unità, costituiti da un maschio e molte femmine con i diversi piccoli, una sorta di harem. 21

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Viaggio nella Biodiversità ourney into Biodiversity Parco Natura Viva, 42 ha of morainic hill, 1500 animals: follow the path on the map, find all the animals on the list and many other species.

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ASIA 24

Parco Natura Viva, 42 verdi ettari di collina morenica, 1500 animali: segui il percorso consigliato in mappa: scoprirai tutti gli animali segnalati e molte altre specie che ci accompagnano in quest’avventura sul pianeta Terra. Gli animali da non perdere lungo il percorso consigliato Find this species on the suggested path 31. Saki dalla faccia bianca / White-faced saki 32. Saimiri / Squirrel monkey 33. Meganeura 34. Camptosaurus 35. Spinosaurus 36. Parasaurolophus 37. Indricotherium 38. Megaloceros 39. Dodo 40. Bradipo didattilo / Two-toed sloth 41. Ocelot / Ocelot 42. Coati Rosso / South American coati 43. Ibis rosso / Scarlet ibis 44. Tamarini / Tamarins 45. Orso andino / Spectacled bear 4 6. Testuggine delle Seychelles /Aldabra giant tortoise 47. Ibis dal collo paglierino / Straw-necked ibis 48. Fenicottero rosa / Greater flamingo 49. Tapiro sudamericano / Lowland tapir 50. Crisocione / Maned wolf 51. Gatto selvatico / Wildcat 52. Lince eurasiatica / Eurasian lynx 53. Lupo grigio / Grey wolf 54. Muflone / Mouflon 55. Gufo delle nevi / Snowy owl 56. Renna / Reindeer 57. Bisonte europeo / European bison 58. Allocco degli Urali / Ural owl 59. Ibis eremita / Northern bald ibis 60. Grifone / Griffon vulture 61. Fenicottero cileno / Chilean flamingo

1 . Ippopotamo / Hippopotamus 2. Rinoceronte bianco / White rhinoceros 3. Ghepardo / Cheetah 4. Scimpanzé / Chimpanzee 5. Leone / Lion 6. Suricato / Meerkat 7. Bertuccia / Barbary macaque 8. Cercopiteco grigio-verde / Grivet monkey 9. Springbok 1 0 / 1 1 .Lemuri / Lemurs 12. Kea / Kea 13. Emù / Emu 14. Wallaby dal collo rosso / Red-necked wallaby 15. Gru antigone / Sarus crane 16. Casuario / Southern cassowary 17. Fossa 1 8.Vasa maggiore / Greater vasa parrot 19. Cammello della Battriana / Bactrian camel 20. Gru della Manciuria / Red-crowned crane 21. Panda rosso / Red panda 22. Cavallo di Przewalski / Przewalski’s horse 23. Tigre dell’Amur / Amur tiger 24. Leopardo delle nevi / Snow leopard 25. Cervo di Padre David / Père David’s deer 26. Cicogna nera / Black stork 27. Gipeto / Bearded vulture 28. Avvoltoio capovaccaio / Egyptian vulture 29. Pavone Specifero / traduzione 30. Rapaci / Birds of prey

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Animali e piante

Guarire con le piante: gli scimpanzè (e non solo) lo sanno fare! @parconaturaviva

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pesso abbiamo sotto gli occhi i nostri animali domestici, che inghiottono alcuni tipi di erba per favorire il rigurgito e liberarsi di disturbi intestinali o parassiti. Ma le forme più interessanti e studiate di automedicazione animale riguardano soprattutto i primati non umani, come gli scimpanzé: queste specie fanno uso delle risorse naturali che trovano nel proprio habitat d’origine per mantenersi in salute e alleviare fastidi o malesseri, in un comportamento noto alla scienza come zoofarmacognosia. Dall’utilizzo particolare di alcune piante, all’ingestione di suolo o insetti, questi animali sanno automedicarsi. Uno dei primi casi di questo comportamento da parte degli scimpanzé è stato documentato nel 1983, quando i ricercatori hanno osservato degli esemplari in Tanzania piegare accuratamente e deglutire delle foglie di Aspilia, senza che queste venissero preventivamente masticate. Altri scienziati hanno notato lo stesso comportamento in altre colonie di scimpanzé in Uganda e Nigeria. Si trattò di un fatto davvero insolito, poiché si escluse si da subito il beneficio nutrizionale che potessero

Cosa c’è in foto A sinistra: uno scimpanzé giovane e un adulto mentre ingeriscono delle foglie. A destra: uno degli scimpanzé del Parco Natura Viva mentre mangia un ciuffo d’erba. NATURA VIVA MAGAZINE

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Gli animali visti dalle piante

Criticamente Minacciato Iucn Red List

apportare quelle foglie, peraltro dotate di una superficie ruvida e ispida. Da allora si cominciò ad interrogarsi sullo scopo di questa attività ma la risposta non arrivò che in tempi recenti. Solo nel 1996 infatti gli scienziati suggerirono che si trattasse di una forma di automedicazione, quando nelle feci delle colonie di scimpanzé già osservate trovarono foglie non digerite e parassiti, evidentemente espulsi dal tratto intestinale. Allora fu chiaro che questi primati deglutissero foglie intere per approfittare della loro superficie ruvida, “agganciare” i parassiti interni ed espellerli. I tamarini, piccole scimmie del Sudamerica, svolgono lo stesso “lavoro” grazie al passaggio nel tubo digerente di semi grandi fino a 1,5 centimetri, mentre altri primati ingeriscono terra o argilla per ripulire l’organismo. Come in molti altri settori della ricerca scientifica, le indagini nel campo della “zoofarmacognosia” hanno una lunga strada davanti, anche se si tratta di un fenomeno che appare diffuso non solo tra i

primati non umani.

Uomini antichi, i primi osservatori Gli uomini antichi erano profondi osservatori dei meccanismi che regolano gli equilibri naturali. Già in epoche passate si sono riportati molti casi di animali che utilizzano le piante per automedicarsi e nonostante questi non abbiano validità scientifica, sembrano molto dettagliati e alcuni sono entrati di diritto nel mito. Eliano, nella sua opera “Storie varie”, già nel III secolo d.C. riportava: “I cinghiali non sono davvero sprovveduti in fatto di medicina e sanno come curarsi. Infatti, se mangiano inavvertitamente del giusquiamo (famiglia delle Solanaceae), restano paralizzati alle zampe posteriori e riescono soltanto a strascicarle; pur così menomati, sono in grado di raggiungere un corso d’acqua, dove catturano dei granchi e li mangiano voracemente: quei granchi sono infatti un antidoto al male e consentono ai cinghiali di recuperare la loro integrità fisica”. Plutarco invece, nella sua opera “L’intelligenza degli animali di terra e di mare”, scritta nel I secolo d.C., riportava: “Non è infatti soltanto all’arte farmaceutica che essi (gli animali) ricorrono: le tartarughe e le donnole mangiando rispettivamente origano e ruta, qualora abbiano divorato un serpente; i cani purgandosi con un’erba particolare, quando soffrono di colera; il serpente rendendo acuta e penetrante la propria vista col finocchio, quando essa è debole; l’orsa mangiando per prima cosa l’aro selvatico, quando esce dalla tana, poiché l’asprezza di quest’erba distende l’intestino dell’animale, che è diventato stitico”. 25

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In corsa contro l’estinzione

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Parchi zoologici: è italiano l’unico pulcino di avvoltoio reale indiano al Mondo

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l Sarcogyps calvus, l’avvoltoio reale indiano, un tempo era davvero molto diffuso in India e in Asia. Oggi, purtroppo, è una delle specie più minacciate di estinzione a causa del rapido declino della popolazione negli ultimi anni, che non si arresta. Alimentarsi di carcasse trattate con antidolorifici sembra essere la principale causa della riduzione importante del numero di individui in natura, associato all’impatto antropico e alla persecuzione proprio da parte dell’uomo. A tutto ciò si aggiunge il problema del difficile alle-

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vamento di questa specie e della sua riproduzione nei giardini zoologici: gli individui ospitati oggi nei giardini zoologici sono solo 15 in tutto il Mondo, di cui 7 in Europa. Proprio nel nostro Continente, le uniche due nascite degli ultimi 5 anni sono quelle avvenute al Parco Natura Viva.

Storia di un successo

Il Parco ospita oggi ben 5 dei 7 Sarcogyps calvus d’Europa, tra i quali la coppia riproduttiva costituita da due esemplari nati diversi anni fa proprio al


In corsa contro l’estinzione Parco. Oltre alla coppia, vi sono un maschio adulto, la giovane femmina nata nel 2013 e il piccolo nato questa primavera. Fu nel 2011 che la coppia di avvoltoi presente al Parco iniziò a deporre e covare uova fertili. Nonostante questo però, gli individui non riuscivano mai a completare la cova e le uova non si schiudevano. Che questo avvenisse a causa di condizioni atmosferiche inadeguate o per l’inesperienza dei due avvoltoi, nel 2013 lo staff del Parco decise di mettere l’uovo in incubatrice, per poterne controllare meglio temperatura e umidità. Intraprendenza premiata, quella dello staff del Parco Natura Viva: nello stesso anno si schiuse il primo prezioso uovo, che oltre a rappresentare un evento importante per la conservazione di questa specie, portò con sè anche un risultato scientifico che tuttora fa la differenza nel successo dell’allevamento di questa specie: si scoprì che la cova delle uova dell’avvoltoio reale indiano non dura 44-46 giorni come sostenuto dai ricercatori fino a quel momento, bensì 10 giorni in più. Ma lo sforzo di veterinari, esperti, etologi e keeper del Parco non finì qui: una volta schiuso l’uovo, c’era un piccolo da allevare. E la sfida era portarlo a diventare un adulto in grado di

manifestare comportamenti tipici della specie, con un minor imprinting possibile sull’uomo. Ecco che venne messo a punto un vero e proprio protocollo di allevamento, utilizzando una finta “mamma”, che nei primi mesi di vita desse da mangiare al piccolo con l’aiuto della mano dell’uomo. Il piccolo venne pesato giornalmente per monitorarne l’incremento di peso e presto divenne la giovane femmina che oggi vive al Parco.

Nel Vecchio Continente, le uniche due nascite degli ultimi 5 anni sono proprio quelle avvenute al Parco Natura Viva

Una nuova nascita Davvero un ottimo successo per questa specie, ma non può e non deve restare un evento isolato. Nella primavera di quest’anno nasce un secondo piccolo di avvoltoio reale indiano, allevato con le stesse modalità adottate in precedenza, portando così a 5 gli individui presenti al Parco Natura Viva, e incrementando, con queste due nascite, del 13% la popolazione dei giardini zoologici.

Cosa c’è in foto A sinistra e sotto: il piccolo avvoltoio reale indiano che vive al Parco Natura Viva. Scatti di Elena Livia Pennacchioni

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In corsa contro l’estinzione In foto

Avvoltoio reale indiano adulto, uno dei 5 ospitati al Parco Natura Viva.

#GIORNATAMONDIALEDEGLIAVVOLTOI Ogni anno, il primo sabato di settembre, si celebra la Giornata Mondiale degli Avvoltoi. Forse si tratta di animali non particolarmente amati, probabilmente a causa del loro aspetto fisico e delle loro abitudini alimentari. La maggior parte di essi infatti ha il capo quasi glabro e il grande rostro ricurvo, mentre tutti sono necrofagi e si nutrono di carcasse. Eppure questo gruppo di rapaci svolge un prezioso lavoro ecologico: gli avvoltoi sono ribattezzati gli “spazzini della natura” e cibandosi di carcasse, riducono la possibilità di diffusione di malattie e mantengono in equilibrio gli habitat. Purtroppo la maggior parte delle specie di avvoltoio è in pericolo e rischia di scomparire sotto la pressione di numerose minacce antropiche.


Musi da Social parconaturaviva

Parco Natura Viva (VR)

Tommaso Sandri

Sonnyjjphoto

Andrea Martini

Kevin Nogarotto

Carmela

Lara Monti

Kevin Nogarotto

Lisiane Detaille

Stefano Sanna

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Focus ricerca scientifica / VII Convegno della Ricerca nei Parchi

Conservazione delle specie a Dal Madagascar alla Mongolia:


In foto

Da sinistra: ibis eremita in volo durante la Migrazione Guidata dall’Uomo; un indri mentre dorme su un albero in Madagascar; Nudan, uno dei due leopardi delle nevi del Parco Natura Viva; un bisonte europeo fotografato sui Carpazi meridionali, in Romania.

rischio estinzione

le rotte della ricerca italiana @parconaturaviva

Il mondo della ricerca scientifica e della conservazione delle specie animali a rischio estinzione si è riunito durante la VII edizione del Convegno Nazionale della Ricerca nei Parchi, svolto al Parco Natura Viva dall’1 al 4 ottobre scorso. Centotrenta partecipanti tra studenti provenienti da 10 università italiane, tecnici, ricercatori, accademici e conservazionisti internazionali hanno confrontato gli ultimi risultati conseguiti nel campo della salvaguardia degli ecosistemi naturali, in Italia e nelle zone più critiche del Pianeta per il mantenimento della biodiversità.


Focus ricerca scientifica / VII Convegno della Ricerca nei Parchi

Contare i

leopardi delle nevi: l’Italia e’ pronta per la spedizione in Mongolia

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’Italia mette in agenda la seconda spedizione dei propri ricercatori in Mongolia, dove i Monti Altai raggiungono la vetta più alta a 4mila metri e toccano la Russia nel Parco Nazionale Tavan Bogd. Il Muse (Museo delle Scienze di Trento), con Francesco Rovero, curatore della sezione biodiversità, torna a contare quanti leopardi delle nevi sopravvivono nel proprio habitat naturale e il Parco Natura Viva è pronto a riconfermare il proprio sostegno. “Minacciati di estinzione a causa della perdita di habitat, il numero di leopardi delle nevi a sopravvivere in natura non è ancora stato individuato con certezza”, spiega Francesco Rovero. “Si stimano circa 4mila esemplari ma meno del 15% del loro areale distributivo è coperto da ricerca scientifica e se vogliamo salvarli dall’estinzione, è necessario conoscerne le condizioni”. Rovero guidò la prima spedizione di ricercatori italiani in Mongolia nella primavera del 2015, quando il suo team in tre settimane campionò 600 chilometri quadrati, posizionando 49 fototrappole e toccando i 3.200 metri di quota. “Ripresi in 17 scatti, siamo riusciti ad individuare gli spostamenti e le tracce di 3 esemplari, ognuno con un territorio ben preciso. Si tratta di una specie elusiva e solitaria, a bassa densità a causa del declino degli esemplari. Nel 2017 ci sposteremo ad est, aumentando la superficie da campionare a 1.000 chilometri quadrati e il numero delle foto trappole a 60, fino a raggiungere i 4mila metri di quota”, conclude Rovero.

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Cosa c’è in foto A sinistra: Nudan e Samira, i due leopardi delle nevi che vivono al Parco Natura Viva; A destra: un esemplare di indri nel proprio habitat naturale, in Madagascar.


Focus ricerca scientifica / VII Convegno della Ricerca nei Parchi

Madagascar, il canto dell’indri: studiarlo per salvarlo dall’estinzione

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n anno fa, l’unica stazione di ricerca italiana in Madagascar festeggiava l’istituzione della Foresta pluviale degli Alberi dragoni ad area protetta, offrendo una speranza di salvezza alle 13 specie di lemuri presenti nei 1.600 ettari. Oggi Parco Natura Viva e Università di Torino, protagonisti di quel successo grazie ad un decennio di attività sul campo, avanzano uno studio già pubblicato sulla rivista scientifica “Frontiers in human neuroscience” e portato all’attenzione dell’Italia durante il VII Convegno della Ricerca nei Parchi. “Nel mirino del nostro studio c’è l’indri, il più grande di tutti i lemuri e l’unico in grado di cantare, cioè di emettere una serie di note di tipo armonico che si ripetono con uno schema ben preciso”, spiega Cristina Giacoma, direttore del dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei sistemi dell’Università di Torino. Gravemente minacciato di estinzione, per l’indri è fallito ogni tentativo di essere allevato in ambiente controllato: per tentare di salvare questo lemure dall’estinzione, il team capitanato da Giacoma ha cominciato a studiarne le canzoni per conoscerne il comportamento e le necessità. “E’ un animale in grado di emettere dei canti udibili a 4 chilometri - sottolinea Cristina Giacoma - con una struttura grammaticale complessa ed esatta, che restituisce moltissime informazioni sulla diversità della sua organizzazione sociale”. Programma di analisi del suono alla mano, i ricercatori hanno iniziato a decodificare ogni canto, descrivendone la struttura delle frasi e isolandone ogni nota. “Siamo rimasti stupiti dalla diversità di note che gli indri organizzano in vere e proprie strutture di comunicazione, alla quali partecipano tutti gli individui e che servono non solo a regolare i rapporti tra gruppi, ma anche a compiere dei veri e propri duetti tra coppie, generalmente monogame”. Esiste infatti una reciprocità ben determinata soprattutto tra maschio e femmina dominante, che si sovrappongono in canti molto profondi. “L’obiettivo al quale continueremo a lavorare, è verificare la possibilità che le nuove coppie si scelgano in base al canto, ancora prima di incontrarsi fisicamente”.

L’indri è il più grande di tutti i lemuri, ma anche l’unico in grado di emettere vere e proprie note.

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#AnimalidalMondo

Giraffe: aumentano le specie ma il declino in natura non si arresta

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Cosa c’è in foto Filippetto, una delle quattro giraffe ospitate nella zona Safari del Parco Natura Viva. Oggi, con la nuova classificazione, il loro nome scientifico di specie resta invariato: Giraffa camelopardalis. NATURA VIVA MAGAZINE

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a giraffa, uno degli animali più affascinanti ed eleganti del continente africano, uno dei mammiferi più stranamente formato e il più alto del mondo, è al centro dell’attenzione di genetisti, scienziati, conservazionisti e opinione pubblica. Un tempo identificata come unica specie, la Giraffa camelopardalis comprendeva ben nove sottospecie, distinte grazie alle tipiche macchie che colorano il pelo e alla distribuzione geografica. Oggi invece non esiste più solo una specie di giraffa, ma sono state identificate dai ricercatori 4 diverse specie. E’ quanto emerge dallo studio pubblicato lo scorso settembre su Current Biology, che compone il nuovo quadro sull’appartenenza genetica del mammifero più alto del mondo: oggi esiste la Giraffa giraffa, specie dell’Africa meridionale, la Giraffa masai, la Giraffa reticulata e infine, la Giraffa camelopardalis, quella settentrionale. Questa riorganizzazione è stata realizzata utilizzando centinaia di campioni biologici di giraffa provenienti da ciascuna delle 9 sottospecie, recuperati nel corso degli anni da parte della Giraffe Conservation Foundation (GCF), che il Parco sostiene aderendo ogni anno al World Giraffe Day. Le implicazioni dei risultati di questo studio sono importanti per la conservazione delle giraffe sia in situ (nel loro habitat naturale) sia ex situ (lontano dall’habitat naturale). In particolare, bisognerà pensare ad un programma specifico per ciascuna specie a partire da quella più problematica. La popolazione delle giraffe in natura, infatti, è in continuo decremento e nelle ultime tre decadi il numero degli individui è diminuito del 30%: da 150.000 esemplari distribuiti nel continente africano, oggi ne sopravvivono 100.000. Il vantaggio dell’individuazione di 4 diverse specie è che la singola specie acquisisce una più alta diversità genetica, necessaria per garantire la sopravvivenza in natura.


Agenda animale Nov.Dic. ‘16

23 Novembre Quattro salti in Australia!

Australia e Oceania ospitano animali che non si trovano in nessun altro luogo del pianeta. Kea, emù, wallaby e casuario saranno tra i protagonisti dei giochi e delle attività della giornata!

20 Novembre Giornata Internazionale per i Diritti dei Bambini

vi aspettiamo per una fantastica Caccia al tesoro! Seguite gli indizi, risolvete indovinelli, e soprattutto esplorate ogni angolo del Faunistico alla ricerca dei meravigliosi ospiti del parco! I bambini (da 5 a 15 anni) iscritti e che partecipano all’attività riceveranno in omaggio come premio per la caccia al tesoro l’esclusivo Diario Parco Natura Viva Favini. Iscriviti online!

4 Dicembre Giornata Internazionale del Ghepardo

Il mammifero più veloce che calpesti il nostro pianeta è il protagonista della giornata. conosceremo questa specie e scopriremo il lavoro del Cheetah Conservation Fund.

23 Dic - 8 gen Festeggiamo insieme!

Fino al giorno di chiusura invernale festeggiamo insieme l’intenso periodo di festività ascoltando magiche storie nella yurta (zona Asia) e preparando la merenda per gli animali del parco!

Quelli qui riportati sono solo alcuni degli eventi in programma. Per maggiori info visita il sito parconaturaviva.it 35

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