Natale17

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ComunitĂ Pastorale Santa Maria Madre di Dio

La Pieve

Notiziario delle parrocchie di Cadorago, Caslino al Piano, Bulgorello www.sanmartinocadorago.it

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www.parrocchiacaslinoalpiano.it

NATALE 2017


“RICORDARE” O “RIVIVERE” IL NATALE? Carissimi, come spesso diciamo nel parlare comune: è già Natale! Vorrei riflettere con voi non tanto sul significato del Natale: la differenza con il ricordo di Babbo Natale, tanto caro al nostro cuore, spero sia evidente per tutti, almeno per chi si dice cristiano: a volte forse facciamo un po’ di confusione anche noi, così presi dal valore “commerciale” che ha assunto questa festa.Ma la mia riflessione vuole invece puntarsi più, proprio come dice il titolo di questa pagina, sulla differenza tra il “ricordare” e il “rivivere”. Noi “ricordiamo” eventi lieti e tristi che hanno caratterizzato la nostra vita, cerchiamo di imprimerli nel cuore perché possiamo goderne degli effetti: una bella vacanza, un evento che ci ha segnato profondamente, una persona che ci è rimasta nel cuore... Ma, fondamentalmente, il ricordo è qualcosa di “passato”, più o meno lontano nel tempo e, pur appassionandoci ancora, rimane chiuso in un momento che non fa più parte della nostra vita di oggi. Diciamoci subito che il Natale non può e non deve essere così! Se fosse solo il ricordo nostalgico di qualcosa di passato, relegato oltre a tutto non nella sfera dei nostri ricordi diretti, ma di quegli avvenimenti successi oltre 2.000 anni fa, a cui logicamente non eravamo presenti, perderebbe il suo significato vero, che è invece il “rivivere” quei momenti e celebrarli come fossero reali per noi oggi. Tutte queste feste che viviamo nella nostra fede, dobbiamo riviverle proprio perché non possono essere relegate nella “memoria storica” di un passato non nostro! O ci convinciamo che il Natale è la festa di Gesù che viene davvero nel nostro cuore oggi, o rischiamo, come spesso accade, di farlo diventare la bella festa del “vogliamoci bene”, “andiamo un po’ più d’accordo”... Qualche bel regalo reciproco con il rischio che il regalo più bello, Gesù nel nostro cuore, rimanga “nascosto” in qualche cassetto. Quindi riviviamolo nella celebrazione, ma anche nella nostra vita. Come? Cercando di avere quel Bambino come Luce della nostra vita. Cercando di attuare la sua Parola, soprattutto nella Carità verso il prossimo che Lui per primo ha vissuto. L’augurio è di rivivere questo Natale come Luce e Speranza per la nostra vita. Don Alfredo.


CALENDARIO LITURGICO Novena di Natale

da lunedì 18 a venerdì 22 dicembre Cadorago

ore ore ore

6:30 Novena 8:30 S. Messa 16:45 Novena per Bambini e Ragazzi

Caslino

ore

17:00 S. Messa con Novena

Bulgorello ore

20:30 S. Messa con Novena

Confessioni serali

Presenti i sacerdoti del Vicariato Mercoledì 20 dicembre Lomazzo S. Vito

ore 20:45

Giovedì 21 dicembre

ore 20:45

Cadorago S. Martino

Confessioni nelle parrocchie Sabato 23 dicembre

Cadorago Caslino Bulgorello

9:30 – 11:30 9:30 – 11:30 9:30 – 11:30

Domenica 17

nelle S. Messe con i bambini, ci sarà la Benedizione delle statuette di Gesù Bambino

15:00 – 17:30 15:00 – 17:30 14:30 – 16:30


domenica 24 Vigilia di Natale

la S. Messa delle 18:00 è sospesa. ore 24:00 S. Messa a CADORAGO ore 24:00 S. Messa a CASLINO ore 24:00 S. Messa a BULGORELLO

Lunedì 25

SS. Messe secondo l’orario festivo

S. Natale del Signore

Martedì 26 ore 10:30 S. Messa a CADORAGO S. Stefano ore 10:00 S. Messa a CASLINO e BULGORELLO Domenica 31 SS. Messe secondo l’orario festivo ore 18:00 S. Messa e canto del “Te Deum” a CADORAGO e CASLINO ore 17:00 S. Messa e canto del “Te Deum” a BULGORELLO Lunedi 1 gennaio SS. Messe secondo l’orario festivo Venerdì 5

SS. Messe secondo l’orario prefestivo

Sabato 6 Epifania

SS. Messe secondo l’orario festivo ore 17:00 S. Messa prefestiva a Bulgorello ore 18:00 S. Messa prefestiva a Cadorago ore 20:30 S. Messa prefestiva a Caslino

Domenica 7

SS.Messe secondo orario festivo

Benedizione dei bambini, recita e tombolate

Sabato 6 a BULGORELLO ore ore a CADORAGO ore Domenica 7 a CASLINO ore

9:45 S.Messa e Benedizione dei Bambini 20:30 Tombolata in oratorio 15:00 Benedizione dei Bambini in Chiesa al termine “Tombolata per tutti in oratorio” 15:00 Benedizione dei Bambini in Santuario al termine “Recita di Natale” nel salone teatro


PENSIERI DI UNA SERA D’INVERNO Eccoci qua! Ancora una volta si avvicina il Natale e ancora una volta viene stampato il bollettino della nostra comunità pastorale. E, ovviamente, sul bollettino non può mancare una parola dei don… questa volta, lo confesso, non so cosa scrivervi, non ho nulla da dirvi o, forse, ci sarebbero troppe cose per rinchiuderle tutte in un’angusta paginetta cartacea, ma qualcosa inventerò… Guardando al Natale, fra l’altro, mi viene in mente che è già più di un anno che sono qui in mezzo a voi, il tempo passa, e questo è il secondo Natale insieme. Pensandoci, forse, la cosa più utile su cui dire qualcosa è proprio questo tempo trascorso con voi lungo il quale ho avuto modo entrare in questa piccola fetta di mondo tagliata dal Lura imparando lentamente a conoscerne pregi e difetti. Non voglio proporvi grandi riflessioni o un’analisi sistematica delle nostre parrocchie tipo Istat, non ne sarei in grado e credo che neppure servirebbe a un gran che. Più semplicemente vorrei raccontarvi quello che ho visto in questi mesi passati fra l’entusiasmante baraonda dei ragazzi del Grest e il consolante silenzio delle Quarant’ore, nella speranza che questi pensieri sparsi possano aiutarci a crescere insieme. A chi, come me, si affaccia per la prima volta alla nostra comunità saltano subito all’occhio le differenze fra le tre parrocchie, per quanto non manchino le similitudini. Tanti anni di storia, passati vivendo per conto proprio, hanno prodotto sotto i tre campanili una singolare ordinarietà di bellezze e imperfezioni quali si possono riscontrare soltanto passando in una qualsiasi

parrocchia o arcipretura del nostro Bel Paese. Abbiamo la fiera Bulgorello tanto legata alle sue tradizioni quanto arroccata nel suo desiderio di indipendenza. Come spesso accade la figlia più piccola della famiglia cerca di non far dimenticare la sua presenza sbuffando e pestando i piedi (molti parrocchiani sembrano professionisti nell’arte della lamentela) ma, sempre come la bimba più piccola della casa, sa sempre sorprendere con la sua vitalità e il suo desiderio di non essere seconda in nulla alle sorelle maggiori (spesso riuscendoci). Caslino e Cadorago hanno da imparare da Bulgorello soprattutto circa il modo della partecipazione all’assemblea liturgica, mi riferisco in particolare al canto, segno di quel “actuosa partecipatio” tanto cara al Concilio: a Bulgorello tutti cantano, ahimè, non è così altrove… Segue la grande Cadorago che vanta la sede prepositurale, oltre che il comune (ingiustamente sottratto! Direbbe qualcuno...). La parrocchia più grossa che spesso dà l’idea di essere la più sparsa, facendo fatica a fare comunità e dove capita non ci si conosca gli uni con gli altri (sic!). Accanto a questo sta però


un grande desiderio di ripartire come di chi si risvegliasse da un letargo e cominciasse, pur fra gli ultimi strascichi dell’inverno, a veder spuntare i primi germogli di una nuova primavera. Sicuramente c’è molta voglia di fare e tornare a fare. Non disperdiamo la freschezza di quest’aurora e cerchiamo di stringerci tutti, non solo i soliti volti, intorno non alle salamelle delle feste, ma all’altare perché da questa inesauribile sorgente di grazia la nostra parrocchia rifiorisca. Da ultima la bella Caslino, tutta raccolta attorno al santuario e alla sua patrona perché, in fondo, dire Caslino è dire sant’Anna. Una storia breve, cent’anni appena compiuti, ma ricca di fede quella di questa parrocchia contrassegnata dalla presenza di santi parroci e dalla rivalità con Cadorago, “perché noi al mercato andiamo a Lomazzo…” ed è detto tutto. Una parrocchia densa di attività, spesso legate all’oratorio e al salone (ripitturato di fresco): come direbbe don Ezio “a Caslino gli avvisi mangerecci non possono mancare…”. Attività che muovono molte persone (anche se qualcuno dice che “qui chi végnien sempar quili”), ma alle quali non corrisponde un maggiore, e forse neanche pari, fervore reli-

gioso. Tutti presenti nello straordinario, ma nell’ordinario? Anche qui, però, si nota un desiderio, il desiderio forse di tornare a quella passione che animò i nostri avi quando sotto la guida del Munsciur costruirono dal nulla il superbo santuario. La recente pubblicazione del pregevole libro di don Francesco sia per tutti occasione di riscoprire la freschezza degli inizi e monito per far si che chi verrà dopo di noi possa guardare con ammirazione alla nostra fedeltà al Signore, così come oggi noi facciamo con i nostri avi. Una realtà semplice e bella in cui mi sono trovato immerso, ricca di gente animata di molta buona volontà e che, io credo, davvero cerca di amare sinceramente il Signore, fra gli alti e bassi della vita, facendolo così come ne è capace. Molte le ricchezze che si trovano in tutte e tre le parrocchie; ne voglio ricordare solo due. La prima sono gli adolescenti e i giovani fra i quali e per i quali, per grazia, spendo una buona parte del mio ministero. In loro trovo sempre una grande sete di vita e di significato, accompagnata dalla fatica a vivere con coerenza e perseveranza gli ideali che vengono intuiti. Sentiamoci tutti responsabili di aiutarli a scoprire che quella pienezza di senso e di vita la troveranno solo nell’incontro con la persona di Cristo e soprattutto impariamo noi adulti ad essere coerenti con la nostra fede (come potremo trasmettere ai ragazzi l’amore per il Signore se alla Messa andiamo sempre con l’orologio in mano?!). La seconda sono i nostri anziani e malati e coloro che, con un prezioso servizio d’amore che mai va dimenticato, li assistono e restano con coraggio al loro fianco. Quanti grandi esempi di fede vissuta nel nascondimento e spesso nella fatica ho potuto incontrare. Quanti episodi e


fatti che forse non finiranno mai su un giornale, perché non fanno notizia, ma che mi hanno profondamente edificato. Grazie a voi per l’esempio silenzioso e la preghiera che fa andare avanti la nostra comunità. Forse qualcuno in più dovrebbe prendersi la briga di passare a visitarli. In questa nostra piccola realtà ho anche trovato una grande fatica che accomuna molti: la difficoltà di mettere Cristo al centro. Certo gli vogliamo bene, ma quanti possono sinceramente dire che Lui occupa il primo posto nella nostra vita? Posso dire che farei a meno di tutto tranne che di Lui? Molti hanno costruito un planning perfetto della loro giornata, settato al millesimo di secondo, nel quale si incastrano, come neanche nel Tetris, il lavoro, lo sport dei figli, il supermercato, la cena da preparare e anche il cane che deve uscire, ma, quando finalmente scocca l’ora di andare a letto, si accorgono di aver corso tutto il giorno, senza essere arrivati da nessuna parte. Avendovi osservati e ascoltati per più di un anno, mi permetto di darvi un consiglio: ogni mattina, alzandovi, fate memoria di quel bambino che tutti abbiamo messo nel presepe, ogni volta che vi sedete a tavola ricordatevi di Colui che vi ha donato tutto se stesso morendo sulla croce, ogni volta che, a sera, vi infilate sotto le coperte chiedete perdono dei vostri peccati e elevate il cuore a colui che ha infranto il sonno senza ritorno risorgendo da morte. Ricordatevi del Signore ogni giorno, ogni momento, in ogni attività, allora e solo allora, quando a sera chiuderete dietro di voi la porta sul giorno che si spegne, saprete che non avrete corso invano perché, breve o lungo che sia il tratto di strada che avrete fatto, sarete, di un poco, più vicini alla meta: al Paradiso. Frequen-

tate i sacramenti, la Messa quanto più spesso possibile (si celebra anche in settimana, non solo la domenica), la confessione, almeno una volta al mese, e la preghiera! Da soli o in famiglia, in chiesa o per strada, recitando il Rosario o lanciando una rapida giaculatoria verso il Cielo. Gesù prenderà possesso del nostro cuore soltanto se glielo permetteremo, soltanto se, fra i nostri limiti e le fatiche quotidiane, ci impegneremo a cercarlo in ogni nostra azione, anche la più piccola, allora e solo allora Cristo sarà davvero al centro della nostra vita e tutto sarà diverso. La vita che ci è data non la possiamo cambiare, ma sta a noi scegliere se affrontarla da soli, vivendo alla giornata, o viverla con Cristo in cammino verso il Paradiso. Se hai avuto la pazienza di leggermi fin qui (si sa la sintesi è un dono del prevosto) voglio ora lasciarti come regalo, siamo pur sempre sotto Natale, questa bella meditazione natalizia: “Quello che mi è successo è l’opposto di quello che sembra essere l’esperienza della maggior parte dei miei amici. Invece di rimpicciolire fino ad un puntino, Babbo Natale è divenuto sempre più grande nella mia vita fino a riempire la quasi totalità di essa. E’ successo in questo modo. “Da bambino mi trovai


di fronte ad un fenomeno che richiedeva una spiegazione. Avevo appeso alla sponda del mio letto una calza vuota, che al mattino si trasformò in una calza piena. Non avevo fatto nulla per produrre le cose che la riempivano. Non avevo lavorato per loro, né le avevo fatte o aiutato a farle. Non ero nemmeno stato buono - lungi da me! “E la spiegazione era che un certo essere che tutti chiamavano ‘Santa Claus’ era benevolmente disposto verso di me... Ciò che credevamo era che una determinata agenzia benevola ci avesse davvero dato quei giocattoli per niente. E, come affermo, io ci credo ancora. Ho semplicemente esteso l’idea. “Allora chiedevo solo chi metteva i giocattoli nella calza, ora mi chiedo Chi mette la calza accanto al letto, e il letto nella stanza, e la stanza della casa, e la casa nel pianeta, e il grande pianeta nel vuoto.

“Una volta mi limitavo a ringraziare Babbo Natale per pochi dollari e qualche biscotto. Ora, lo ringrazio per le stelle e le facce in strada, e il vino e il grande mare. Una volta pensavo fosse piacevole e sorprendente trovare un regalo così grande da entrare solo per metà nella calza. Ora sono felice e stupito ogni mattina di trovare un regalo così grande che ci vogliono due calze per tenerlo, e poi buona parte ne rimane fuori; è il grande e assurdo regalo di me stesso, perché all’origine di esso io non posso offrire alcun suggerimento tranne che Babbo Natale me l’ha dato in un particolare fantastico momento di buona volontà”. Che il Dio fatto Bambino possa sempre regnare nei vostri cuori! Buon Natale! don Remo

DON ALFREDO 25 ANNI DI SACERDOZIO La comunità pastorale di Caslino, Cadorago e Bulgorello ha festeggiato, nel mese di giugno, il 25° anniversario di consacrazione sacerdotale del proprio parroco don Alfredo il quale, prima di arrivare tra noi, ha condiviso la sua missione pastorale con i fedeli di Rebbio e di Garzeno. Fin dal primo incontro si è presentato come un prete amorevole, sorridente, forse un po’ riservato; abbiamo aprezzato subito le sue omelie brevi, semplici ma profonde, legate al Vangelo e alla quotidianità. La cordialità e la disponibilità verso tutti, lo hanno aiutato a svolgere al meglio la sua missione.


Sempre pronto ad ascoltare, a consigliare con fraternità, a far riprendere il giusto cammino nei momenti di difficoltà che la vita riserva. In questi anni ha potuto realizzare importanti opere parrocchiali a Caslino: il magnifico portale in bronzo all’ingresso del Santuario di S. Anna, il rifacimento del sagrato dedicato a Mons. Angioletto Cattaneo, già parroco di Caslino e la stupenda ristrutturazione dell’oratorio. A Bulgorello ha concluso i lavori di restauro della chiesa iniziati da don Mario. Grazie don Alfredo di essere sia padre spirituale che amico fraterno per la tua gente! Don Primo Mazzolari diceva “guai se il prete si

dimentica di essere UOMO”. Noi abbiamo la fortuna di avere un parroco che esprime appieno questa caratteristica. Che il Signore, con la luce della sua grazia, illumini il cammino di don Alfredo, per tanti anni ancora, in mezzo a noi! Piercarla Monti


IL SEMINARISTA JACOPO Dopo alcuni mesi trascorsi in mezzo a voi mi è stato chiesto di scrivere qualche riga di presentazione. Il mio nome è Jacopo, nato nel 1996, sono cresciuto in un piccolo paese sparso sulle montagne della Valfurva, in alta Valtellina, chiamato Madonna dei Monti. Dall’alto dei suoi 1700 metri domina la valle, non ci sono né negozi né altre attività commerciali poiché trovandosi sul versante solivo della valle non conserva nemmeno la neve adatta per le piste da sci. È un paese “povero” ma posso dirlo con sicurezza: davvero ricco di fede. Se infatti oggi mi trovo qui a Cadorago, Caslino e Bulgorello come seminarista è proprio grazie alla mia famiglia che insieme alla gente della mia parrocchia fin da bambino mi ha trasmesso l’importanza della fede e la bellezza di stare fra le braccia del buon Dio. Devo ringraziare il Signore perché fin dalle scuole elementari ha posto nel mio cuore il desiderio di seguirlo da vicino come prete e in tutti questi anni, fra le diverse vicende, ho sperimentato come solo Lui sia il senso e la sorgente della Vita. Dove c’è il Signore, infatti, non c’è nulla da temere fosse anche il più grande dei problemi. Dopo le scuole medie sono sceso a Bormio per studiare al Liceo delle Scienze Umane. Ricordo con gioia gli anni delle superiori, non tanto per la scuola quanto per i doni che ho ricevuto in quel periodo. A partire dal Sicomoro, un esperienza di discernimento vocazionale della nostra Diocesi che, nel 2011, ha mosso i primi passi proprio a Bormio in via sperimentale. Così per cinque anni una settimana al mese ho vissuto a Bormio con altri ragazzi, un prete e una coppia di sposi imparando a pregare, a vivere la S. Messa, a stare insieme tra noi e a crescere nell’amicizia con Gesù interrogandomi su quale fosse la strada migliore per seguirLo e per essere veramente felice. Oltre al Sicomoro ho avuto la grazia di spendere molto tempo in oratorio a Bormio e in Valfurva vivendo i diversi servizi nelle parrocchie: suonando con il coro giovani, aiutando nella catechesi e nelle attività estive. Dopo la maturità sono sceso a Como per iniziare l’anno di propedeutica in Seminario: un tempo prezioso di preparazione per verificare se entrare o meno nella comunità del Seminario. L’anno passato, il primo di


seminario ufficiale, sono stato affidato alla parrocchia di Gironico dove sono rimasto fino a Giugno quando mi hanno comunicato di cambiare zona passando dalle Prealpi alla Bassa Comasca, ed eccoci qui. Posso solo dire un grande grazie al Signore per questi mesi che mi ha donato di vivere in mezzo a voi: dal grest di Giugno con i numerosissimi bambini e ragazzi ai campi estivi in Valmalenco con adolescenti e giovani, fino a questi primi mesi in cui abbiamo avuto modo di incontrarci in chiesa, in piazza, in oratorio o per strada. Davvero un grazie sincero a ciascuno. In particolare ringrazio don Alfredo e don Remo per essermi vicino nel cammino in mezzo alla nostra comunità. Vi ricordo tutti nella mia preghiera, vi chiedo di accompagnarmi con la vostra. Teniamoci sempre ben aggrappati al manto di Maria che con la sua potente protezione ci guida a Gesù, la nostra vera gioia. Jacopo

PAPA FRANCESCO A MONZA Sono trascorsi ormai alcuni mesi dal 25 marzo 2017, ma quel giorno è impresso indelebilmente nella mia memoria. Quando, durante la Santa Messa, dissero che anche la nostra parrocchia si stava organizzando per l’arrivo del Papa a Milano ne sono stata subito entusiasta: quando, nel 1996, Papa Giovanni Paolo II venne in visita a Como, purtroppo, non avevo potuto partecipare, e, quindi, non vedevo l’ora di essere anch’io tra la folla festante in un giorno così gioioso per il nostro territorio. Il giorno della partenza ci trovammo alla stazione di Cadorago con Don Remo; io e mio marito, trasferiti a Bulgorello da sette anni, non conoscevamo tutti i partecipanti. Il viaggio fu lungo: Milano era bloccata per i controlli della sicurezza, e i mezzi di trasporto messi a disposizione per l’occasione non erano sufficienti per l’enorme quantità di persone che si stava riversando nel Parco di Monza, causando, pertanto, notevoli ritardi. Il treno ci lasciò a tre chilometri dal Parco. Quella bella passeggiata fu l’inizio di un crescere di emozioni: ad ogni passo si incontravano persone sorridenti di tutte le età, gli esercenti fuori dai loro negozi salutavano i pellegrini con gioia ed entusiasmo. C’erano immagini di Papa Francesco affisse ovunque con decorazioni che ricordavano i colori della


bandiera Vaticana... Sembravamo tutti in viaggio verso una grande festa! Entrare nel Parco di Monza è stato incredibile: una splendida giornata primaverile con un bel sole, musica ad alto volume e un milione di persone festanti sotto al palco che intonava canti sacri, un gigantesco concerto della fede. All’ingresso venivano donati ad ogni partecipante il libretto della Santa Messa e una sciarpa commemorativa. L’attesa sotto il sole é durata per ore: c’era chi si abbronzava, chi chiacchierava e chi ne approfittava per farsi confessare dal Don.. Quando l’orario della Santa Messa era ormai vicino, ecco da lontano intravedersi la “Papa Mobile”. Lo avevamo tanto sperato, ma mai avremmo immaginato di avere la fortuna di vedere il Papa a pochi metri da noi. Ho scattato qualche foto per immortalare l’evento, cercando di dominare l’emozione (per non scattare tutte foto mosse!). Poi la Santa Messa, il Papa col fiatone, i canti... Ricordo la pelle d’oca nel sentire il coro di così tante persone, l’incredibile organizzazione: dal nulla sono apparsi decine di ombrelli bianchi che mostravano chi avrebbe distribuito l’Eucarestia. Non avrei mai immaginato che si potesse dare la comunione ad un milione di persone in così breve tempo! È stato un grande giorno, un giorno di pace e fratellanza, un giorno di gioia, di fede e di grandi emozioni. Come sarebbe bello se riuscissimo tutti a vivere il nostro quotidiano con così tanta pace e fratellanza, anche senza nessun evento particolare. Questa giornata mi ha lasciato nel cuore una grande serenità: la fatica dei chilometri percorsi, delle ore di attesa prima per i ritardi e poi per riuscire a riprendere il treno sono svaniti, cancellati dalla felicità di aver potuto vivere in prima persona questa incredibile festa della fede e di poter, poi, condividere qui con voi le mie emozioni di quel giorno. Francesca


CAMPI ESTIVI Quest’anno Don Remo ha proposto una novità per l’oratorio: i campi estivi per elementari, medie e superiori. Io ho avuto la fortuna di partecipare a quello delle elementari come animatrice. Si è trattato di cinque giorni trascorsi a Lanzada, paese del nostro Don nonché luogo perfetto per fare lunghe passeggiate nel mezzo della natura.…e di passeggiate ne abbiamo fatte tante! Ma cominciamo dall’inizio. Siamo partiti la mattina del 5 Luglio dalla piazza della chiesa ed eravamo un bel gruppetto: quattro animatori, tre cuoche, il Don e ovviamente i bambini che oltre alle valigie e al sacco a pelo hanno portato anche tanta voglia di divertirsi. Le giornate si svolgevano in modo semplice: sveglia la mattina presto (anche con le pentole se necessario!) , una buona colazione e dopo la preghiera del mattino zaino in spalla e partenza. Si tornava alla casa per il pranzo, preparato dalle cuoche e sempre squisito, per poi riprendere il nostro cammino nei sentieri di montagna fino a sera, momento dedicato alla Messa celebrata nella chiesetta del paese. Dopo cena ci si riuniva tutti per giocare e passare ancora un momento insieme prima

di andare a dormire. Le giornate però non consistevano solo in passeggiate e gioco, ognuno infatti aveva il proprio turno per apparecchiare, servire, sparecchiare, lavare i piatti e, compito meno ambito, pulire i bagni. Mantenere l’ordine non era un problema anche grazie ai metodi particolari del Don: ogni mattina infatti passava per le stanze lanciando dalla finestra tutto ciò che era buttato per terra o fuori posto, mentre da sotto il davanzale i piccoli proprietari cercavano di prendere al volo una ciabatta, un pettine o il loro sacco a pelo! Credo che questa vacanza sia stata una bellissima esperienza per i bambini, che hanno potuto scoprire piaceri semplici come una passeggiata di montagna, il giocare insieme all’aria aperta o fare un bagno nel fiume (l’acqua gelida non li ha fermati!) lontani dalle comodità delle loro case ed immersi nella tranquillità della natura. I giorni sono passati velocemente e prima che potessimo accorgercene era già ora di partire. salendo sul pullman per il ritorno erano tutti soddisfatti e contenti di aver vissuto quell’avventura.

Sofia




CHIERICHETTI IN VATICANO Quest’estate ho vissuto un’esperienza davvero UNICA: sono stato a Roma, presso il seminario del Vaticano, don Folci, per un periodo di ben tre settimane. A dirla così sembra una cosa semplice, ma all’inizio non era così. Delle parrocchie di Cadorago e Caslino eravamo in quattro, ma una volta raggiunta la meta, abbiamo incontrato altri 24 ragazzi provenienti da diverse parrocchie d’Italia. Incontrare così tanti ragazzi, accomunati tutti dalla stessa esperienza di “servire la messa” nelle nostre parrocchie, è stato emozionante e forse ha contribuito a colmare la lontananza dalle nostre famiglie. E’ stato naturale entrare subito in contatto con ognuno di loro e, altrettanto naturale, è stato conoscere tutte le persone che, per tutto quel periodo, si sarebbero prese cura di noi. La nostra giornata tipo era abbastanza impegnativa: ci alzavamo tutti i giorni alle 6, andavamo in cappella a pregare e poi ci andavamo a vestire e a prepararci per servire messa. Dopo messa andavamo a fare colazione, poi avevamo qualche minuto libero per aspettare chi tornava dal secondo turno e poi andavamo a visitare i monumenti e le chiese più belle e importanti di Roma. Durante i servizi si imparavano molte tecniche nuove per servire messa e ,se andavi a servire messa con un sacerdote straniero, anche qualche parola nella lingua con cui celebrava (anche il latino!!!!). La domenica alcuni di noi, me compreso, servivano la Messa Capitolare dove anche qui si imparavano tecniche nuove per il servizio. Successivamente andavamo ad assistere all’Angelus del Papa. E per ben due domeniche, abbiamo avuto la fortuna


di incontrarlo. E’ stata una cosa unica che mi ha riempito di gioia. L’abbiamo incontrato 3 volte e tutte e 3 le volte ho provato la stessa emozione. Un’ altra cosa bella che ricordo con piacere, è il gesto di accoglienza e quel senso di appartenenza che Don Angelo Magistrelli, i seminaristi e gli animatori ci hanno dedicato e rivolto: si rivolgevano a noi come se ci conoscessero da tempo e ci facevano sentire la loro casa, come la nostra casa. Io mi sentivo parte del gruppo. Vivere in quei luoghi così “santi” mi ha fatto provare tanta completezza e serenità e mi ha fatto provare il desiderio di condividere queste emozioni con le persone a cui voglio bene e la visita da parte dei nostri genitori ha reso possibile questa condivisione. E’ stata proprio una bella esperienza, così importante da farmi valutare la possibilità di rifarla la prossima estate e sicuramente da consigliarla anche ai ragazzi più piccoli di me e che nelle nostre parrocchie sono impegnati nel servire la messa.

Alessandro Bianchi

Quest’anno ho avuto una grande e bellissima occasione, davvero unica, quella di prestare il servizio liturgico presso la Basilica più grande e importante del mondo, quella di S.Pietro in Roma. Questa breve ma intensa esperienza è stata indimenticabile, soprattutto gli incontri con il Papa (che abitava circa 50 m di distanza dal nostro alloggio) che mi hanno suscitato una grande emozione. La giornata iniziava alle sei con la sveglia, a seguire, dalle ore 7 alle 8, la messa in Basilica. Si trovavano sacerdoti italiani ma anche stranieri. Io ho avuto la possibilità di servire ogni giorno la celebrazione con il cardinale Sardi. Dalle 10 sino alle 12.45 e dalle 16 alle 19 si visitava Roma: le quattro basiliche maggiori ( San Giovanni Laterano, San Paolo fuori le mura, Santa Maria Maggiore), i musei ( Cappella Sistina ), le piazze e i monumenti più importanti della città. Abbiamo avuto anche il permesso di visitare i giardini Vaticani. Inoltre si aveva qualche pomeriggio di svago, andando in piscina, poco distante, oppure con uscite di tutto il giorno, a Castel Gandolfo, all’Acquapark e al lido di Ostia. Di domenica ho avuto l’onore di servire la S. Messa Capitolare delle 10.30 all’altare della Cattedra preceduta dalle lodi mattutine e in seguito all’Angelus del Papa; di pomeriggio i vespri cantati. E’ stata un’esperienza molto intensa,particolare e spirituale. Gioele


Mi chiamo Vittorio, ho 11 anni, da quando ne avevo 6 svolgo servizio come chierichetto nella mia parrocchia a Caslino e mi piace molto. L’estate scorsa don Remo mi ha proposto una vacanza speciale a Roma. Ero un po’ titubante perché non ero mai stato lontano da casa senza i miei genitori, ma l’entusiasmo di fare questa esperienza era tanta e così ho accettato. Insieme ad altri ragazzi del mio paese siamo partiti in treno il 19 luglio con destinazione Città del Vaticano. Siamo stati ospitati nel Preseminario San Pio X, adiacente alla Basilica di San Pietro, un posto molto accogliente e tranquillo, insieme ad altri ragazzi provenienti da tutta Italia. Ogni giorno svolgevamo servizio come chierichetti nelle varie Cappelle e altari della Basilica e un giorno indimenticabile ho conosciuto Papa Francesco. Avevo il cuore in gola per l’emozione. Papa Francesco, dopo l’Angelus, si è fermato un po’ con noi ragazzi, ha pregato con noi, abbiamo scattato foto insieme e da Cadorago abbiamo portato un piccolo dono per Lui, fatto dalla mia nonna che gli ho consegnato di persona. E’ stato bellissimo condividere le mie giornate con tanti amici nella preghiera e sentire Gesù così vicino a me. E’ stata un’esperienza unica che mi ha dato tanto. Nel tempo libero ci hanno portati a visitare i posti più belli di Roma, dal Colosseo a Fontana di Trevi, dai Giardini Vaticani alla Cappella Sistina, accompagnati dai Seminaristi simpaticissimi. Sono rimasto incantato dalla grandezza e dalla bellezza di Roma. Il 4 agosto è stato il giorno più triste del rientro a casa, ma non vedevo l’ora di riabbracciare i miei familiari e raccontare loro tutto. Da Roma sono tornato con il cuore pieno di gioia, amore e tanta amicizia e ho capito che con la preghiera mi sento molto più vicino a Dio. Consiglio a tutti i chierichetti di fare questa esperienza, a me è piaciuta tantissimo. Vittorio


LA MIA ESPERIENZA IN INDIA Ripenso all’India, sembra così lontana. Eppure solo tre mesi fa , atterravo all’aeroporto di Udaipur, nel Rajastan , per raggiungere la missione di Rishabdeo, dove sarei stata ospitata per un mese,

(insieme alle mie compagne di missione) dalle suore dell’Immacolata del PIME. Un desiderio di incontro, servizio e scoperta che si concretizzava nell’umida, calda e popolata India. Prima di partire per la missione ci si immagina di cambiare il mondo. Dopo un percorso missionario le aspettative e le tue capacitàsi ridimensionano. Tuttavia è solo con l’esperienza che si vive la missione e si intuisce appena il dono grande che questo tempo ti fa : essere testimone di vita. Una vita fatta di ritmi, di preghiera, di semplicità, fatta di sussistenza.

Una grande casa su due piani , un piccolo dispensario / pronto soccorso per i villaggi vicini, un capannone trasformato in Chiesa e una scuola bianca e blu grande abbastanza per circa 500 bambini cristiani e non, dai 4 anni fino ai 15 circa. Questa è la missione in cui sono stata. Il tutto gestito da 5 suore e 1 prete e una grande disciplina. Tutti in divisa, ordinati, puntuali alle 6:30 del mattino , disposti davanti alla Chiesa in attesa del prete. Così inizia la giornata. Maschi e femmine divise, negli alloggi , nella mensa e anche in Chiesa, formando, in quel capannone rude, due navate, che animano la messa con canti e strumenti musicali vari. Ci si riunisce a scuola alle 8.00 dopo la colazione, divisi per età. Non tutti hanno la fortuna di avere banchi, ma non servono. Seduti sul pavimento, una lavagna e l’insegnante la lezione c’è, ed è l’unica cosa che conta. L’impatto con la realtà indiana è molto forte. Dal clima, ai luoghi, alle persone che incontricon la loro normalità così diversa dalla nostra e le disparità evidenti. La missione livella le disparità ma non le elimina. Si vedono nei vestiti , nella condivisione di un unico piatto con le compagne per mangiare, nelle camerate senza letti, nell’alzarsi presto per andare


a scuola a piedi per chilometri ( non tutti rimangono a dormire in missione ), nel modo di giocare con tutto ciò che capita sotto mano, abituati ad avere davvero poco. Una delle esperienze più belle della missione è stata proprio giocare con i bambini. La loro genuinità, giocare a calcio con i sassi, con i bastoni , con tutto ciò che capitava, ballare mille volte la stessa canzone, partecipare a qualsiasi gioco proponessimo loro, incuriositi e contenti di averci lì, che stessimo con loro. Il tempo riservato al gioco si intervallava a momenti comuni di preghiera e di studio , in cui le ragazze/ i ragazzi più grandi assistevano i più piccoli, mantenendo l’ordine e il silenzio. Dalla missione siamo uscite solo per due motivi: per visitare le città e per andare nei villaggi a portare il Vangelo. Così nei giorni dedicati ai villaggi , ci mettevamo in viaggio insieme guidati da Sister Ilda, senza sapere bene dove saremmo andati, ma trovando sempre in queste piccole avventure un sentimento di gratificazione e umanità. L’accoglienza è una delle prime cose che ti insegna l’India, andando nei villaggi a incontrare le persone e a pregare con loro. Quando entri in casa di qualcuno( poco più che una stanza), ci si toglie le scarpe, così come nei luoghi sacri. «Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!» dice Dio a Mosè nell’Esodo.

Il valore della terra, il rispetto dell’altro, l’umiltà di entrare facendosi ospite grato di ciò che l’altro ti offre. L’altra cosa che si impara è proprio questa: il dono della condivisione. Non solo del cibo, ma anche delle loro storie, delle loro sofferenze, della loro casa. In una vita fatta principalmente si sussistenza, con le capre, le mucche, la terra da lavorare e niente più, tutto ciò che hanno te lo donano, facendoti sentire importante, un fratello. Mi ricordo uno dei primi giorni: una suora ci ha raccontato di questa famiglia in cui il papà disperato ha buttato fuori di casa moglie e figli per poi dargli fuoco. La mamma si è gettata sul marito per salvare i figli. Così le due ragazze e un bimbo piccolo, sono rimasti soli con la zia che non poteva mantenerli tutti e tre. Le due ragazze sono state accolte dalle suore e per mesi non hanno parlato. Ricordo quanto piansi per loro, pensando a come fosse possibile essere nata qui, a non dover affrontare questa sofferenza giorno dopo giorno. Lasciarsi colpire da tutto ciò che si vede, senza avere paura di piangere e di vivere tutte le parole di cui fai esperienza. Questo è l’insegnamento più grande che la missione ti fa, che non si può raccontare nè vivere attraverso le esperienze degli altri. Il coraggio di conoscere e non chiudere gli occhi, sapendo che, in quella diversità , disparità e povertà, c’è una bellezza grandissima, c’è calore e umanità, c’è Dio. Valeria


IL CAMMINO DI SANTIAGO Santiago è il “luogo”, il percorso per arrivarci si chiama “motivazione”. Molti vanno a Santiago per superare una difficoltà, altri per dimenticare qualcosa ma tutti partono “cercando” qualcosa: è questa la motivazione. Quando siamo partite da Porto non avevamo ben chiaro il motivo della scelta, sapevamo solo che volevamo fare questa esperienza e così ci siamo incamminate. Strada facendo abbiamo conosciuto tante persone che provenivano dai posti più disparati: una donna sudafricana che voleva dimostrare a se stessa di sapercela fare solo con le sue forze, un avventuroso sudcoreano al suo 5° cammino, una coppia di simpatici signori polacchi con cui abbiamo condiviso molte tappe, pranzi e pensieri, una famiglia toscana ed una ragazza inglese che nonostante il terreno impervio non hanno mai abbandonato le loro due ruote. Tutti erano alla ricerca di qualcosa, ciascuno con la propria motivazione ma tutti con un’unica destinazione. Durante il cammino abbiamo avuto modo di osservare come è semplice creare solidarietà quando si ha un obiettivo comune e come diventa spontaneo condividere cibo, creme contro le ustioni solari, balsami per le articolazioni, spille da balia per stendere il bucato, nonché spazi, pensieri, preghiere, preoccupazioni, canti. Paesaggi bellissimi si sono susseguiti attraverso spiagge, vigneti, boschi, campagne e paesini portoghesi, molti dei quali composti da pochissime abitazioni. In questi luoghi, lontani dalle distrazioni del mondo, dove una melodia proveniente da una casa fa eco per chilometri nel silenzio della natura, la presenza di Dio è davvero tangibile. Uno dei gesti che ci ha colpito di più è stato lo scambio della pace durante la messa domenicale, che consisteva in un abbraccio a volte seguito da baci fraterni. Nessuno si preoccupava di chi avesse di fianco, nessuno rifiutava nessuno e in generale nessuno rifiutava la Comunione. In Spagna l’ambiente cambia, più rumoroso, più mondano.


I paesi attraversati sono più fitti di case, gli Albergues dei pellegrini ospitano più persone e sono più organizzati. I tre Cammini Portoghesi diventano uno solo e si procede tutti insieme: qui si ritrovano persone perse di vista nelle tappe precedenti. Eravamo ormai nella seconda parte del Cammino, la stanchezza si faceva sentire un po’ di più ma per contro la motivazione continuava a crescere in tutte le persone come anche ildesiderio di regalarsi spazi di riflessione personale, durante i quali reinterpretare le proprie emozioni, guardare in modo critico la propria vita e definire il vero motivo del Cammino. La tappa più mondana, a Vigo, ci ha regalato un momento di forte emozione: eravamo quasi giunte a meta quando una pellegrina africana,con evidente bisogno di compagnia, ci ha guidato lungo una deviazione che si è rivelata essere chilometrica e caotica. Mano a mano che proseguivamo le indicazioni andavano diminuendo, sia in qualità che in frequenza, e giunte sopra una collina ci siamo affidate ad un signore spagnolo che, vedendoci in difficoltà, ha abbandonato quello che stava facendo ed ha camminato con noi per un paio di chilometri fino a condurci fino in città. E finalmente, dopo undici giorni di cammino, eccola lì, la Cattedrale di Santiago de Compostela: al vederla quasi ci si commuove! La motivazione che ti ha spinto ad arrivare lascia spazio all’emozione di vivere il “luogo”. Nel nostro caso, dopo una visita alla Cattedrale, abbiamo partecipato ad un momento di meditazione guidato da don Fabio, che con la sua simpatia e la sua franchezza ha aiutato i presenti a focalizzare l’esperienza vissuta dal punto di vista cristiano fornendo una serie di spunti di riflessione molto profondi. Questa meditazione è stata fondamentale per vivere in modo completo la S. Messa e la Confessione che ne sono seguite. Difficile spiegare a parole quanto ci si sente in pace, forti e minuscoli nello stesso momento. Per noi è partita come una vacanza diversa dal solito, ma alla fine abbiamo capito di essere andate dove dovevamo andare, che si è trattato di un’esperienza da vivere che indubbiamente ci ha reso più ricche e non rimpiangi che sia finita perché la porti a casa con te. C. e S.


FESTA DI SAN MARTINO Preceduta da un triduo e da una messa Solenne, anche quest’anno all’oratorio di Cadorago si è tenuta la tradizionale Festa del santo patrono del nostro Comune: San Martino. Il santo rievoca nella memoria di tutti noi le nostre radici di popolazione agricola: fare San Martino ha significato per decenni il trasloco dei mezzadri al termine della stagione agricola, quando il mosto fermentava nelle botti, il granoturco era immagazzinato , i maiali erano sacrificati alla gastronomia, le castagne erano state raccolte, la natura era in attesa dei lunghi e gelidi inverni e i campi aspettavano le nevicate che da qualche anno sembra vogliano disertare le nostre latitudini. Ma la tradizione resta, anzi si irrobustisce nutrita dal diffuso desiderio di riavvicinarsi alle cose genuine di un tempo, al profumo delle caldarroste e della porchetta, al sapore dei formaggi nostrani e della polenta. Quest’anno in verità la tradizione della famosa “estate di san Martino”, non è stata rispettata e una leggera coltre di nubi, peraltro non minacciose ha accompagnato la giornata di festa. Ciò non ha impedito ai nostri bambini di cimentarsi nel percorso organizzato dal Gruppo della Protezione civile della Croce Azzurra di Cadorago, di provare l’ebrezza di cavalcare un purosangue e di osservare con tenerezza le pecorelle e gli asinelli. Non ha certamente impedito alle colorate bandiere degli sbandieratori di Fenegrò di librarsi nel cielo in evoluzioni spettacolari. Anzi, il clima un po’ fresco ha acceso il desiderio di tenere fra le mani un sacchetto delle calde e gustose castagne. Dietro a tutte queste offerte hanno lavorato i nostri volontari dell’oratorio, ai quali va il ringraziamento di grandi e piccini e ovviamente... alla prossima! Renata


PELLEGRINAGGIO A SONDRIO E IN VALMALENCO La scorsa primavera, il 24 di aprile, un folto gruppo di parrocchiani, accompagnati da don Alfredo e don Remo, ha potuto far un bel viaggio in Valtellina. Di prima mattina i due pullman con diverse macchine al seguito si sono messi in viaggio alla volta di Sondrio. Prima tappa il santuario della Madonna della Sassella, situato su uno sperone roccio-

solo i più importanti. Dopo questo momento di spiritualità mariana siamo saliti in Valmalenco per giungere a Lanzada, paese natale di don Remo. Qui, in oratorio, abbiamo trovato ad attenderci i compaesani del don che ci hanno preparato un ottimo pranzo a base di pizzoccheri. Finito il pranzo, che ha lasciato tutti molto soddisfatti, ci siamo trasferiti nella seicentesca chiesa parrocchiale di san Giovanni Battista per una rapida visita in cui abbiamo potuto ammirare gli splendidi affreschi e i quadri della Via Crucis dei Ligari e gli altri tesori nascosti in questa chie-

so alle porte del capoluogo Valtellinese. Qui insieme abbiamo celebrato la santa Messa dopo che don Michele Parolini, allora vicario di Sondrio (ora è parroco a Santa Maria Rezzonico) compaesano di don Remo, ci ha raccontato la storia del santuario. La storia di questa chiesa è molto antica e affonda le sue radici in epoca medievale. Uno dei vanti della Madonna della Sassella, oltre agli splendidi affreschi quattrocenteschi, è dato dal fatto di essere la più antica chiesa dedicata a Maria in tutta la Valtellina che, come sappiamo, non manca di santuari mariani da Grossotto a Gallivaggio passando per Tirano e Valpozzo, per citare

sa di montagna. Il tempo rimanente lo abbiamo trascorso passeggiando per le vie del paese ammirandone la bellezza anche se, purtroppo, la giornata era un po’ velata. A sera, risaliti sul pullman, eravamo tutti stanchi ma molto contenti per i momenti passati insieme e tutte le bellezze che abbiamo potuto scoprire. DiErre


GRAZIE DON FRANCESCO! Un amico di Fino Mornasco ha scritto la storia del nostro piccolo paese, ma finora nessuno, anche perché l’argomento richiedeva certamente ricerche veramente non facili, si era preso la briga di scrivere la storia del nostro Santuario. Ci voleva la buona volontà e l’impegno di un nostro giovane sacerdote, don Francesco Marinoni, per arrivare a tanto. Il libro, che ci è stato recentemente presentato, è molto gradevole ed assai ben scritto ed ha richiesto l’impegno di questo nostro concittadino, che ha frugato negli archivi per alcuni anni, per arrivare a farci conoscere tutti i “passaggi” salienti che hanno portato alla costruzione del nostro Santuario. Per superare le difficoltà, non poche, ci sono state, nel tempo, la ferrea volontà e l’opera di monsignor Cattaneo che, con la benedizione di Sant’Anna, ha voluto che Caslino potesse onorare degnamente la sua Santa protettrice. La chiesina, piccola, che non tutti ricordano, sorgeva in fondo al paese e non era certamente adatta a divenire un

luogo di culto importante. E qui entra in gioco monsignor Cattaneo che con la sua dirompente volontà coinvolse l’intero paese: Caslino e la sua Patrona dovevano avere una bella chiesa e quindi anche grazie alla caparbietà dei caslinesi dell’epoca nacque il Santuario che noi tutti amiamo. Chi ha letto con attenzione la puntualissima ricerca condotta da don Francesco si sarà reso conto delle difficoltà, davvero non poche, che monsignor Cattaneo ha dovuto superare, anche nell’ambito ecclesiale, per ottenere ciò che con tutta l’anima voleva. E’ stata una “strada” lunga culminata con la consacrazione avvenuta il 16 luglio 1936 ad opera del vescovo di Como monsignor Macchi ed io ho un ricordo indiretto di questo evento grazie al racconto di mio marito che, chierichetto a quel tempo, assieme al cugino, divenuto poi un assai noto professore, assistette il vescovo durante questa importante cerimonia mentre attorno alla chiesa vi era veramente un mare di folla festante. Non dimentichiamoci mai di rivolgere un pensiero grato a monsignor Cattaneo, mentre un grazie va a don Francesco per il suo lavoro, certi che Sant’Anna veglierà su tutti noi…. E ce ne ha data più volte testimonianza! Paola Corbetta


IN RICORDO DI DON LEO Caro don Leonardo sei volato in cielo in una fredda notte di dicembre, nella struttura che si affaccia sul tuo amato lago. In un paio di mesi, giorno dopo giorno, ti sei lasciato andare....i tuoi occhi sempre vispi e sorridenti hanno smesso di comunicare allegria e gioia di vivere. Hai avuto una vita lunga, hai svolto la tua missione di parroco con una sensibilità non comune. Hai superato momenti difficili ma eri sempre pronto ad aiutare chi avesse bisogno di una parola di consolazione. Ora ti pensiamo felice in Paradiso tra i tuoi cari e gli amici che ti hanno voluto bene. I tuoi parrocchiani di Caslino ti ricorderanno sempre con riconoscente affetto. Riposa in pace! Piercarla Vogliamo ricordarti con questo sorriso inconfondibile,affacciato alla finestra della tua baita,dove abbiamo vissuto giornate indimenticabili!

S. COMUNIONE E S.24 CRESIMA MAGGIO 2017

Alloggio Sofia, Boiocchi Carlo, Borella Ilaria, Braga Alessia, Braga Marco, Bruschi Matteo, Butti Leonardo, Calendi Alessia, Cascone Carlotta, Cenedese Maddalena, Ceriani Benedetta, Cipolla Marcus, Cirillo Kristel, Clerici Mattia, De Cicco Arturo, De Fazio Nicolò, Della Monica Manuele, Dell’Acqua Lorenzo, Dell’Aia Alessandro, Di Caro Michael, Di Pietro Damiano, Dondi Sofia, Ehimhem Doris, Emeka Greg, Falzetti Massimo, Ferrario Asia, Franchetti Hilary Lucia, Fulco Cristian, Garibbo Matteo, Genova Victoria, Gravante Federico, Guzzo Matteo Elia, Hasi Fiorella, Hasi Rebecca, Lando Sara Aisha, Macor Elena, Manzi Martina, Meroni Luca, Michelizzi Daniele, Minato Giorgia, Montanelli Sofia, Monti Silvia, Mugione Sara, Nicolardi Micaela, Panozzo Francesco, Piazza Asia, Plite Giorgia, Pratissoli Eleonora, Rossi Arianna, Sanvittore Andrea, Scaccia Alessandro, Scali Sara, Schipani Emanuele, Taborelli Alice, Tonon Elisa, Trotta David, Urso Eva, Verga Leonardo, Verga Sofia.


10° ANNIVERSARIO FRA MARCO


ANAGRAFICA PARROCCHIALE CADORAGO BATTESIMI Leoni Ginevra Brenna Tommaso Diani Federico Murdace Sofia Del Pozzo Chiara Vitale Andrea Vitale Davide Ngatcha Leunkam Swahili Anumiri Chiduben Angelo Fontana Edoardo Triolo Celeste Dakkouni Emily Ciacco Nicole Aleotti Iris Colonna Sara Galli Verga Edoardo Valenzisi Francesco DEFUNTI Montesanti Elisabetta Clerici Ugo Montesanti Elisabetta Galbiati Giuseppe Garlanda Eusebio Luigi Gaudenti Mario Angelo Verga Augusta De Marchi Giulia Sonvico Jole Clerici Angelina Pagani Maria Bambina Di Vece Pasquale Campanaro Leoluca D’Ambrogio Paolo Introzzi Dino Cavagnoli Francesca Galli Caterina Franco Bartolomeo Diamante Egle Mancuso Salvatore Chiaron Leda Nonnato Lucio Formoso Michele Zavattoni Ennio

CASLINO BATTESIMI Minciotti Gabriele Capozza Asia Di Serio Joy Ehimhem Catherine Trombini Mattia De Zorzi Sara Manzi Ginevra Pillirone Christian Galli Federico Corbella Riccardo Billaut Simon Zichichi Melania Capurso Nicolas Pontiggia Tommaso Pontiggia Martino DEFUNTI Paja Dode Florian Elide Zanotti Marco Figini Luigi Baggi Alfredo Cortesi Giuseppe Frasso Lucia Libera Giustina Faverio Luigi Feltrin Maria Olbi Annamaria Ferrari Piera

BULGORELLO BATTESIMI Peverelli Achille Brun Riccardo Delsante Tommaso Fabrizio Stanco Ryan Vincenzo Pedraglio Zoe D’Orsi Matteo Mantovano Melissa Amabile Alessio

DEFUNTI Papa Giuseppe Sesana Angela Castelli Maria Bambina Introzzi Elda Figini Lino Roncoroni Maria Rosa Arlati Attilio Mandaglio Antonuzza Feltrin Gioachino Gradaschi Augusta

MATRIMONI Barzaghi Romeo con Bardelli Lara Largaiolli Luca con Pontiggia Manuela Pozzobon Daniele con Panza Marta Ranuio Valentino con Cavadini Michela

Numero 15 - Autorizzazione Tribunale di Como n. 2/2011 - Direttore responsabile: Antonella Sala Redazione: Don Alfredo, Don Remo, Piercarla Monti, Renata Romano - Impaginazione: Mauro Montanelli - Stampa: Presscolor Milano


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