La Pieve
ComunitĂ Pastorale Santa Maria Madre di Dio
Notiziario delle parrocchie di Cadorago, Caslino al Piano e Bulgorello www.sanmartinocadorago.it - www.parrocchiacaslinoalpiano.it
S. PASQUA 2018
FESTA DI GIOIA E SPERANZA Mi è capitato di leggere queste parole di Papa Francesco sul senso della Pasqua (festa di gioia e speranza) paragonata al tanto male e dolore che vediamo scorrere nella vita. Come avere pace quando, a volte, tutto sembra crollare? Il Papa risponde proprio a questa domanda e augurando a tutti una Buona Pasqua vi propongo questa lettura che a me ha fatto tanto bene. don Alfredo
“Oggi la Chiesa ripete, canta, grida: “Gesù è risorto!”. Ma come mai? Pietro, Giovanni, le donne sono andate al Sepolcro ed era vuoto, Lui non c’era. Sono andati col cuore chiuso dalla tristezza, la tristezza di una sconfitta: il Maestro, il loro Maestro, quello che amavano tanto è stato giustiziato, è morto. E dalla morte non si torna. Questa è la sconfitta, questa è la strada della sconfitta, la strada verso il sepolcro. Ma l’Angelo dice loro: “Non è qui, è risorto”. E’ il primo annuncio: “E’ risorto”. Ma i discepoli restano chiusi tutta la giornata nel Cenacolo, perché avevano paura che accadesse a loro lo stesso che accadde a Gesù. E la Chiesa non cessa di dire alle nostre sconfitte, ai nostri cuori chiusi e timorosi: “Fermati, il Signore è risorto”. Ma se il Signore è risorto, come mai succedono tante disgrazie, malattie, traffico di persone, tratte di persone, guerre, distruzioni, mutilazioni, vendette, odio? Ma dov’è il Signore? Ieri ho telefonato a un ragazzo con una malattia grave, un ragazzo colto, un ingegnere e parlando, per dare un segno di fede, gli ho detto: “Non ci sono spiegazioni per quello che succede a te. Guarda Gesù in Croce, Dio ha fatto questo col suo Figlio, e non c’è un’altra spiegazione”. E lui mi ha risposto: “Sì, ma ha domandato al Figlio e il Figlio ha detto di sì. A me non è stato chiesto se volevo questo”. Questo ci commuove, a nessuno di noi viene chiesto: “Ma sei contento con quello che accade nel mondo? Sei disposto a portare avanti questa croce?”. E la croce va avanti, e la fede in Gesù viene giù. Oggi la Chiesa continua a dire: “Fermati, Gesù è risorto”. E questa non è una fantasia, la Risurrezione di Cristo non è una festa con tanti fiori. Questo è bello, ma non è questo è di più; è il mistero della pietra scartata che finisce per essere il fondamento della nostra esistenza. Cristo è risorto, questo significa. In questa cultura dello scarto dove quello che non serve prende la strada dell’u-
sa e getta, dove quello che non serve viene scartato, quella pietra – Gesù - è scartata ed è fonte di vita. E anche noi, sassolini per terra, in questa terra di dolore, di tragedie, con la fede nel Cristo Risorto abbiamo un senso, in mezzo a tante calamità. Il senso di guardare oltre, il senso di dire: “Guarda non c’è un muro; c’è un orizzonte, c’è la vita, c’è la gioia, c’è la croce con questa ambivalenza. Guarda avanti, non chiuderti. Tu sassolino, hai un senso nella vita perché sei un sassolino presso quel sasso, quella pietra che la malvagità del peccato ha scartato”. Cosa ci dice la Chiesa oggi davanti a tante tragedie? Questo, semplicemente. La pietra scartata non risulta veramente scartata. I sassolini che credono e si attaccano a quella pietra non sono scartati, hanno un senso e con questo sentimento la Chiesa ripete dal profondo del cuore: “Cristo è risorto”. Pensiamo un po’, ognuno di noi pensi, ai problemi quotidiani, alle malattie che abbiamo vissuto o che qualcuno dei nostri parenti ha; pensiamo alle guerre, alle tragedie umane e, semplicemente, con voce umile, senza fiori, soli, davanti a Dio, diciamo “Non so come va questo, ma sono sicuro che Cristo è risorto e io ho scommesso su questo”. Papa Francesco
CALENDARIO LITURGICO CADORAGO Giovedì 29 marzo ore 21:00 GIOVEDI’ SANTO
S. Messa in Coena Domini a seguire veglia comunitaria fino alle ore 6 del mattino
Venerdì 30 marzo ore 15:00 VENERDI’ SANTO ore 20:30
Solenne liturgia della Passione Via Crucis per le vie del paese.
Sabato 31 marzo ore 21:00 SABATO SANTO
Veglia Pasquale e S. Messa di Resurrezione
Domenica 1 aprile ore 8:00 SANTA PASQUA ore 11:00
S. Messa S. Messa
Lunedì 2 aprile
S. Messa
ore 10:00
CASLINO AL PIANO Giovedì 29 marzo ore 21:00
S. Messa in Coena Domini e adorazione
GIOVEDI’ SANTO
Venerdì 30 marzo ore 15:00 VENERDI’ SANTO ore 20:30
Solenne liturgia della Passione Via Crucis con partenza dalle scuole elementari fino al Lazzaretto
Sabato 31 marzo ore 21:00 SABATO SANTO
Veglia Pasquale e S. Messa di Resurrezione
Domenica 1 aprile ore 8:30 S. Messa SANTA PASQUA ore 11:00 S. Messa ore 18:00 S. Messa Lunedì 2 aprile
ore 10:00
S. Messa
BULGORELLO Giovedì 29 marzo ore 20:30 S. Messa in Coena Domini e adorazione GIOVEDI’ SANTO Venerdì 30 marzo ore 15:00 Solenne liturgia della Passione VENERDI’ SANTO ore 20:30 Via Crucis per le vie del paese, partenza dalla chiesa Sabato 31 marzo ore 21:00 SABATO SANTO
Veglia Pasquale e S. Messa di Resurrezione
Domenica 1 aprile ore 9:45
S. Messa
SANTA PASQUA
Lunedì 2 aprile
ore 10:00
S. Messa
CONFESSIONI Venerdì 30 marzo dalle ore 16:00 (dopo la Liturgia della Croce) Cadorago, Caslino e Bulgorello Sabato 31 marzo dalle ore 9:30 alle 12:00 Cadorago, Caslino e Bulgorello dalle ore 14:30 alle 17:00 Bulgorello dalle ore 15:00 alle 17:30 Cadorago e Caslino
CONFESSIONI COMUNITARIE
CON LA PRESENZA DEI SACERDOTI DEL VICARIATO
Lunedì 26 marzo
ore 20:45
a Caslino
Martedì 27 marzo
ore 20:45
a Lomazzo S. Siro
Mercoledì 28 marzo
ore 20:45
a Rovellasca
CELEBRAZIONE DELLA PRIMA CONFESSIONE Domenica 8 aprile a Cadorago
CELEBRAZIONE DELLA PRIMA COMUNIONE E CONFERMAZIONE Domenica 13 maggio ore 15 presso il Santuario di S. Anna a Caslino
ANNIVERSARI DI MATRIMONIO
Domenica 6 maggio
Bulgorello
ore 9:45
Domenica 20 maggio
Cadorago
ore 11:00
Domenica 23 settembre
Caslino
ore 11:00
GESU’ E’ VIVO Il titolo di questa riflessione è volutamente una domanda: Gesù è vivo? Una domanda che in occasione della Pasqua deve interrogarci profondamente sulla nostra fede e sul nostro stile di vita. Se apro il Vangelo la risposta è chiara: Gesù è vivo, Egli è il Risorto. Se lo chiedo ai cristiani, anche qui la risposta è piuttosto univoca, sì, Gesù è vivo. Se, però, entro nelle case, nei posti di lavoro, a scuola qualche dubbio comincia a venirmi. Tutti parlano del Risorto, pochi vivono come se questo fosse successo davvero… A noi cristiani è stata donata la notizia più straordinaria della storia: Gesù, il crocifisso, quello che è stato per tre giorni sotto terra in una tomba, è vivo! È risorto e non morirà mai più! Ma c’è di più, perché ha promesso che anche noi risorgeremo! Noi cristiani abbiamo in mano una bomba atomica capace di sconvolgere in maniera radicale la vita di qualunque uomo e la abbiamo ridotta a un gattino da salotto. Questo è lo scandalo. Ci siamo abituati alla Pasqua e così le parole più rivoluzionarie al mondo sono divenute per noi una frase fatta. Nella nostra testa sappiamo che Gesù è risorto, è vivo, che è presente in ogni momento della nostra vita, che un giorno dovremo presentarci davanti a Lui per essere giudicati, ce lo hanno insegnato a catechismo, ma sembra che questa conoscenza non riesca a passare dalla nostra mente al nostro
cuore. Dovremmo avere nel cuore un incendio che divampa di passione e zelo per il Signore e, invece, se va bene, abbiamo le candeline dell’Ikea dentro una bella lanterna di vetro, non sia mai che il fuoco si propaghi. Per venti secoli i discepoli del Signore hanno fatto di tutto perché la salvezza di Cristo raggiungesse ogni uomo, erano disposti a morire piuttosto che rinunciare alla loro fede. Ancora oggi, migliaia di nostri fratelli vivono guidati dalla fede nel Signore risorto, pensiamo alla gioia delle Chiese africane, all’impetuosa crescita delle Chiese asiatiche o alla fortezza dei nostri fratelli del medio oriente. In questi uomini e donne davvero la fede si è incarnata, si è fatta vita, e in noi? La fede nella Pasqua del Signore dovrebbe illuminare ogni aspetto della nostra vita, è così? Siamo capaci di
avere un rapporto costante, quotidiano, vitale con il Signore? «Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5).
Oppure ci accontentiamo di andare a Messa per senso del dovere e di pregarlo perché non sappiamo a chi altro rivolgerci per i nostri bisogni? Posso sinceramente dire che il Signore è il mio “tutto” o c’è la mia vita e in essa Gesù deve ritagliarsi il suo spazio? Gesù è il Vivente ed è sempre con me, questa è la buona notizia del Vangelo. Ogni volta che dono tempo ed energie per gli altri, Lui è con me e mi assicura che il bene che io faccio non andrà perduto, ma viene accumulato come un tesoro nei forzieri del Cielo. Ogni volta che soffro, Lui è con me e mi conforta facendomi capire che il mio dolore non è senza senso, ma mi offre la possibilità di collaborare con Lui alla redenzione del mondo e ogni mia lacrima viene raccolta dal Padre. Ogni volta che mi sento solo e inutile, Lui è con me e mi ricorda che io sono prezioso hai suoi occhi, che per me vale la pena morire. Ogni volta che il mio peccato mi schiaccia e il senso di colpa mi divora, Lui è con me e guarisce le mie ferite con il balsamo della sua misericordia sostenendomi con la sua fiducia. Ogni volta che sono nella gioia, Lui è con me promettendomi che verrà un giorno in cui la gioia sarà piena e senza fine. Ogni volta che prego, Lui è con me e mi ascolta guidandomi verso la volontà del Padre. Ogni volta che mi sacrifico amando, Lui è con me e si rallegra per il mio desiderio di assomigliare a Lui. Gesù è con noi ogni giorno, ogni istante della nostra vita. Gesù vive e
così il suo amore per noi. La morte non è la più grande forza dell’universo, essa è stata sconfitta dall’amore che il Figlio di Dio ha per noi. Questa è la grande certezza che deve illuminare le nostre giornate riempiendole di gioiosa speranza, ferma volontà nel bene e passione per le cose di Dio. Gesù è il Vivente e io sono chiamato ad entrare in relazione, in comunione con Lui. Devo imparare vivere secondo questa fede e per farlo ho bisogno di mantenere sempre aperto il canale della grazia attraverso cui l’amore di Gesù mi raggiunge: l’eucarestia da ricevere e adorare quanto più spesso possibile, la confessione almeno mensile, la preghiera quotidiana, l’ascolto della Parola, le opere di carità fraterna. Nella nostra comunità molti si impegnano per il bene, diversi hanno una buona frequenza ai sacramenti, ma dobbiamo ancora crescere, dobbiamo innamorarci nuovamente del Signore Gesù, solo così la nostra gioia sarà piena. Gesù è vivo? Sì! Gridiamo a tutti questa nostra fede nel Risorto, apriamoci alla sua azione nella nostra vita e niente sarà più come prima perché Lui fa nuove tutte le cose. Gesù non solo è vivo, Egli è la Vita! Buona Santa Pasqua!
Don Remo
CAMPO INVERNALE A VETTO Il giorno 28 dicembre 2017, noi dell’oratorio CABUCA, ci siamo recati a Vetto, una piccola frazione di Lanzada in provincia di Sondrio, per trascorrere una bellissima esperienza tutti insieme. Oltre ai piccoli problemi logistici dovuti alla quantità elevatissima di cibo, siamo arrivati sani e salvi, anche se molto affamati e infreddolititi. Grazie al nostro abbigliamento “consono”, il freddo non ci ha intimoriti a tal punto che subito dopo aver pranzato ci siamo “lanciati” a capofitto nella fresca e soffice neve. Nei giorni successivi, non sono mancati momenti di riflessione e preghiera… in cui abbiamo conosciuto la figura di San Filippo Neri, uomo in cui ardeva il fuoco della fede. Oltre alla preghiera, abbiamo ovviamente dedicato parecchio tempo allo svago e al puro divertimento, con discese mozzafiato sulla neve, pattinate intense, fantastici giochi di società e con esilaranti e buffe faccende domestiche. È finalmente arrivato il momento tanto atteso, ovvero quello di festeggiare tutti insieme il CAPODANNO! Durante la notte che dà il via all’anno nuovo, abbiamo ballato, giocato, festeggiato tutti insieme e come ogni tradizione che si rispetti non potevano mancare le lenticchie con il cotechino. L’ultimo giorno, lo abbiamo dedicato alle pulizie generali dato che il pomeriggio del giorno stesso dovevamo lasciare la casa.
Una volta saliti in pullman ha preso il sopravvento un senso di tristezza, per aver abbandonato un posto così bello dove noi dell’oratorio CABUCA abbiamo trascorso una bellissima esperienza tutti insieme. La tristezza è ormai passata, adesso non vediamo l’ora che arrivi l’anno prossimo, per provare emozioni così belle tutti insieme. Riccardo G. e Riccardo B.
FESTA DI SAN GIOVANNI BOSCO Il 31 gennaio la Chiesa commemora San Giovanni Bosco patrono dell’oratorio e dei giovani. Questo importante evento si è deciso di ricordarlo dedicando in ciascuna delle tre parrocchie un intero giorno di festeggiamenti. Si è partiti il venerdì sera a Bulgorello con la santa Messa conclusa col bacio della reliquia (in ciascuna parrocchia è stata presente una reliquia del santo: ossa, carne o veste). I festeggiamenti per san Giovanni Bosco si sono tenuti in concomitanza con la ricorrenza di una tradizione locale: il rogo della giubiana. Si è soliti costruire (preparare) un fantoccio che rappresenta una strega per poi bruciarlo sopra una catasta di legna. Lo stesso rogo è stato ripetuto il sabato sera anche a Cadorago preceduto dal corteo che ha visto la giubiana sfilare per le vie del paese seguita dai cittadini che
in svariati modi hanno fatto più rumore possibile: chi con campanacci, chi con pentole, ecc. I roghi sono momenti molto suggestivi che, grazie all’aiuto della protezione civile di Cadorago, risultano essere altrettanto sicuri. Domenica, invece, a Caslino c’è stato il pranzo in oratorio seguita dalla festa con i giochi per i bambini. È stato un bel momento di raccoglimento per ricordare San Giovanni bosco a cui si deve l’oratorio. Nonostante oggi l’oratorio sia diverso da come egli lo aveva istituito, è comunque partito tutto da questo santo che ha dedicato la vita intera all’educazione alla fede, al lavoro, alla scuola dei suoi ragazzi per i quali, fra le altre cose, passava sveglio intere notti a rammendarne i calzini. Sofia, Chiara, Davide
LA GIUBIANA Inserito nelle numerose manifestazione organizzata per ricordare Don Bosco, anche quest’anno l’oratorio di Cadorago ha bruciato la Giubiana. In una brumosa serata di questo mite inverno i Cadoraghesi si sono ritrovati col naso in su a osservare affascinati le lingue di fuoco che violente e distruttive hanno devastato il simbolo dell’inverno. Il fuoco ha sempre avuto un effetto ipnotico sull’uomo e nel mondo contadino i roghi hanno segnato la fine dei lunghi inverni. Bruciare il simulacro di una vecchia cattiva e mangiatrice di bambini, o di personaggi similari, significava quindi simboleggiare il desiderio di allontanare la brutta stagione, che nei tempi andati e non molto lontani da noi, vedeva soffrire e spesso soccombere i più deboli, proprio i bambini, ai malanni del freddo. Oggi ci avviciniamo ancora a questo rito antico, con la stessa allegria e senso di comunità, ma siamo ben consci che non bastano le fascine di legna ad allontanare i mali dal mondo! Ciò non toglie la bellezza dello stare assieme, di sorriderci guardando negli occhi dei nostri vicini il riverbero delle fiamme e di osservare salire le “monachelle” verso il cielo.... Allora : Viva la Giubiana ( e chi l’ha preparata!) R. R.
CARNEVALE CA.BU.CA
LEGHIAMOCI - RICICLIAMO
L’11 febbraio, domenica di Carnevale, si è tenuta la consueta sfilata in maschera per le vie del paese organizzata dalla Pro Loco. Alla partenza, fissata sul piazzale del santuario di Caslino, si sono presentati in molti, anche se c’erano solo i due carri degli asili; sembra ci fosse più gente dell’anno passato. Tra i diversi gruppi in maschera non poteva mancare il gruppo dell’oratorio. Quest’anno abbiamo scelto il tema dei LEGO, i mattoncini colorati che piacciono a tutti e davvero si è dimostrato così: eravamo il gruppo più numeroso con partecipanti di tutte le età. La preparazione alla sfilata è cominciata diverse domeniche prima quando, nei nostri tre oratori di Caslino, Bulgorello e Cadorago bambini e ragazzi, aiutati dai genitori e dagli animatori, si è cominciato a dar forma agli scatoloni per trasformarli nei mattoncini lego. Chi ha partecipato assicura che il bello non sta soltanto nella sfilata, ma nel trovarsi a lavorare insieme in allegria. Dopo due pomeriggi di lavoro
i costumi erano pronti e così, il giorno di Carnevale, ci siamo ritrovati tutti insieme. È stato bello vedere come i tre gruppi, che avevano lavorato separatamente, si sono mescolati e confusi in una rapsodia di colori. Il nome scelto per il gruppo è stato proprio azzeccato: “Leghiamoci”. Come i mattoncini lego veri ci siamo uniti tra noi, formando un solo gruppo attraverso il paese fino all’oratorio di Cadorago, dove ci aspettava la merenda. Questo il breve resoconto di una giornata di festa insieme, che, l’anno prossimo, speriamo di poter condividere con ancora più amici. Dierre
ASILO SANTA MARIA All’Asilo Santa Maria di Cadorago l’anno scolastico è iniziato con alcune importanti novità, che riguardano soprattutto cambiamenti all’interno del Consiglio di Amministrazione. Il saluto più rilevante è quello dovuto al Presidente Sig. Paolo Iacchia, che tutti i bambini, il Personale e le famiglie ricorderanno per la sua operosa presenza quotidiana a scuola. Resterà nella memoria di un’istituzione per la quale ha perseguito la linea educativa con profondo affetto e carica umana. A seguito dell’Assemblea dei Soci è subentrata la neoeletta Sig.ra Margherita Verga, che si è proposta subito come abile Presidente nel condividere l’ispirazione cristiana, educativa e didattica che contraddistingue la nostra scuola paritaria, che vanta un’offerta formativa ricca nella progettazione nonché nelle attività extracurricolari e nei servizi offerti all’utenza. I bambini che frequentano la scuola dell’infanzia sono inseriti in tre se-
zioni eterogenee, ciascuna con un’insegnante di riferimento; una grande risorsa è l’educatrice, dipendente dell’Asilo a tempo pieno, che gestisce i servizi di pre e post-scuola, il momento della nanna per i più piccoli e la compresenza nelle tre classi. La scuola è intesa come ambiente di vita, perché cura l’accoglienza, il benessere emotivo, l’autonomia, la socializzazione, il “fare” del bambino, lo sguardo interculturale. Garantisce l’inclusione, valorizzando il potenziale di ciascun alunno e favorendo la partecipazione scolastica di tutti. Oltre alla progettazione educativo-didattica, l’offerta formativa è integrata dal Progetto di Religione Cattolica, quello della biblioteca con prestito settimanale, dai corsi di educazione psicomotoria, educazione al ritmo e di sensibilizzazione alla lingua inglese per tutte le fasce di età. Ogni settimana sono previste attività di intersezione in cui i bambini sono raggruppati per fascia di età.
Il rapporto scuola-famiglia è valorizzato da momenti formali ma anche da quelli di festa, per gustare la gioia dello stare insieme, attraverso la Festa dei Nonni, la recita di Natale e quella di fine anno scolastico, la Domenica Insieme nel mese di giugno… e da ogni proposta del gruppo genitori nei periodi a tema ( Carnevale, papà, mamma …). Quest’anno i bambini sono impegnati in esperienze sul tema del riciclo e del rispetto dell’ambiente. Questa tematica è definita dal Collegio Docenti con la supervisione della Coordinatrice, che opera anche all’Asilo S. Anna di Caslino al Piano. L’argomento delle attività è comune ad entrambe le scuole e concretizzato in ogni struttura in base alle risorse presenti nel rispetto di ciascuna realtà.
All’Asilo Santa Maria è appena stato rinnovato il salone, anche grazie all’impegno dell’Associazione Volontari di Cadorago, ai quali va tanto riconoscimento per un risultato davvero soddisfacente. Inoltre a Settembre 2018 sarà inaugurata l’apertura della Sezione Primavera, che accoglierà bambini in età dai 24 ai 36 mesi, in linea con il desiderio di offrire alle famiglie un’ulteriore opportunità educativa. Si è appena concluso positivamente il periodo riservato alle iscrizioni… fra poco ci conteremo, certi di aver incrementato il numero degli iscritti che hanno creduto in un’offerta formativa di valore per i loro piccoli, condivisa nel quotidiano da tutta la comunità educante del nostro asilo. Asilo S. Maria
1898-2018 BULGORELLO
FESTEGGIA I 120 ANNI DELLA PARROCCHIA Era quello di una semplice cappella il luogo dove sorge l’attuale chiesa parrocchiale di Bulgorello. La vide in costruzione nel 1578 il visitatore apostolico mons. Bonomi che la disse dedicata a S. Giustina. La citano poi, nelle successive visite pastorali, i Vescovi Volpi e Ninguarda. Costui, nel 1592, nel menzionare che il borgo aveva “18 fuochi e 130 anime” dà conto dell’esistenza nell’edificio di un dipinto che, riscoperto nel 1995, si rivelerà la pregevole composizione a fresco della Crocifissione, oggi restaurata nell’andito di accesso alla sacrestìa. Che il borgo, nominato nei primi documenti Bulgaro o Bulgariburgallo, avesse radici antiche, dislocate un po’ più verso oriente, lo hanno attestato le scoperte archeologiche recenti risalenti ad età romana nell’area prossima alla cappella campestre detta Gesiö dedicata ai Santi Giacomo e Filippo e, poco più
oltre, la chiesa romanica (sec. XI) dedicata a S. Eusebio nella Cascina S. Angelo, i cui preziosi affreschi
sono ora esposti, restaurati, nella sede del Parco del Lura.
Risale alla meta’ del ‘600 il trasferimento alla nuova chiesa, in luogo di quello di S. Giustina, del titolo dei Santi Giacomo e Filippo, probabilmente derivato dalla cappella di campagna di cui si è detto. Fu ancora verso la metà del secolo che la chiesa, rientrante nella Pieve di Fino, fu affidata alle cure di un Cappellano: è del 6 maggio 1659 il primo battesimo registrato. Con nomina dell’autorità civile ratificata dal Vescovo fu promossa Vicarìa nel 1784 con l’obbligo per il titolare di risiedere in loco, di celebrare la Messa nei giorni festivi, di insegnare ai fanciulli a leggere e scrivere, di amministrare i Sacramenti, di visitare gli infermi, di assistere i moribondi. Fra i Vicari è particolarmente ricordato, con la dedica di una via pubblica e dell’asilo, don Francesco Aluigi (1806 -1856) che inaugurò il nuovo cimitero e lasciò i suoi averi per la distribuzione del pane bianco la vigilia di Natale e per la dote alle “zitelle povere che si maritano”.
Non poco travagliato fu il passaggio da Vicarìa a Parrocchia soprattutto a causa della burocrazia governativa in buona parte anticlericale. Spettò a don Alessandro Bianchi la soddisfazione di vedere, nel 1898, esaudita l’aspettativa dei fedeli e sua. Era Vicario da pochi anni e Parroco rimase fino al 1946 vivendo da padre amoroso, pur nel forte temperamento, le tragiche vicende delle due guerre mondiali con doloroso tributo anche di giovani del paese di cui è memoria il Parco delle Rimembranze. Fu, per altro verso, nel corso del suo ministero che il paese perse la propria autonomia venendo, nel 1928, aggregato, unitamente a Caslino al Piano, al Comune di Cadorago. Gli succedette don Alberto Mangiacavalli, che a Bulgorello rimase per ben 47 anni ed è ricordato per aver costruito la nuova casa parrocchiale ma soprattutto per la sua grande devozione alla Vergine di Lourdes, meta di cui, con i pellegrinaggi dell’Unitalsi, fu instancabile frequentatore inducendo a seguirlo, negli anni, centinaia di parrocchiani ed amici. L’assegnazione congiunta delle parrocchie di Bulgorello e di Socco vide alle prese, dal 1993 l’intraprendente e cordiale valtellinese don Giuseppe Scherini che seppe, in poco tempo, amalgamare le due comunità dando
anche vita a significative opere di riadattamento di vecchi ambienti per fini specifici. Lo stesso ruolo toccò al suo successore don Mario Fiorani che si assunse anche il non lieve compito di proseguire e concludere gli imponenti restauri della chiesa bulgorellese riportandone alla luce dipinti e antiche sembianze. Prematuramente ed inaspettatamente scomparso nel 2010 e smembrate, per volontà superiore, le due parrocchie, aggregando quella di Bulgorello a quella di Caslino, è stato don Alfredo Nicolardi il nuovo attivo parroco di entrambe prima di assumere la titolarità anche della parrocchia di Cadorago, così come attualmente, nel quadro della Comunità Pastorale di S. Maria. Collaboratore gli è il Vicario don Remo Bracelli. Non va sottaciuto che trattandosi di una parrocchia di modeste dimensioni (dai 300 abitanti di fine Settecento ai 600 di metà Ottocento ai 950 della fine del secolo scorso ai
circa 1200 di oggi) gli eventi della vita parrocchiale per lo più hanno coinciso con l’evoluzione della vita civile, con gli inevitabili reciproci riflessi. Così balzano alla memoria, tramandata o vissuta, boschi curati, campi e prati coltivati con laboriosa fatica da una comunità agricola con i prodotti ricoverati nelle vecchie corti con cascinali, fienili e portici, luoghi d’incontro delle famiglie. Il rosario serale era recitato nelle case o, d’inverno, nelle stalle. Era la vecchia “Costa” la “strada comunale” acciottolata che (prima dell’apertura nel secolo scorso della “Strada nuova” per la Stazione) scendendo ripida la valle dal sagrato della chiesa, conduceva a Cadorago, non priva alle spalle del monito murale che all’interno dell’abitato era “severamente vietato”, oltre alla questua, ”il galoppo e il trotto serrato”. Sono da ricordare le migrazioni ottocentesche dal paese in Francia o in America e quelle qui sopravvenute più tardi dal Veneto, dal Meridione ed ora da lontani siti extraeuropei; le numerose vocazioni religiose; il dolore del campanone requisito per farne cannoni; la “Rungia”, il lavatoio,ora interrato, luogo di impegnativi bucati e di infiniti pettegolezzi; la Cooperativa di Consumo, laico crocevia dello spirito dove gli uomini convenivano all’uscita dalla Messa grande; l’allevamento dei bachi da seta sostituito, nell’età industriale, da ca-
salinghi telai per i pochi opifici del paese; le poche ma laboriose botteghe artigiane; gli allegri incontri serali di gruppi di giovani nella casa parrocchiale; le Filodrammatiche; il richiamo nei bar delle prime TV; le sagre di S. Rocco; la Messa in italiano; i passati e recenti corsi di catechismo; le affollate giornate lourdiane; i ripetuti vivaci Grest estivi; il nuovo Asilo con le Suore Giuseppine; il Centro Civico (già Scuola elementare); la nascita dell’Associazione Sportiva Bulgorello e del campo sportivo; la Corale parrocchiale; la Farmacia e la Posta (poi soppressa); il parco pubblico; i grandi presepi nell’oratorio di S. Luigi; il restauro del Santuario di S. Rocco, dell’organo ottocentesco e del dipinto di S. Giustina e Agata. Nel tempo quello che era il vecchio centro urbano è andato man mano estendendosi a raggiera con un susseguirsi di villette singole o a schiera, segno di progressivo benessere ed anche di un sensibile incremento demografico. Non mancano tuttavia anche a Bulgorello, come altrove, segni di degrado purtroppo oggi diffusi (droga, furti, vandalismi) ma la Chiesa, fulcro della comunità parrocchiale, rimane pur sempre un riferimento sicuro per tutti coloro che intendono rimanere all’ombra del suo campanile. Ombra lunga che potrà preservare da improvvide insolazioni. Cesare Piovan
RICORDO DI DON LEO Dopo la scomparsa di don Leonardo, annunciata con un breve scritto sul Bollettino di Natale,mi sembra opportuno condividere con tutti quelli che gli hanno voluto bene,il ricordo letto da don Giorgio, ex parroco di S. Agata, al suo funerale. Ha riassunto in modo egregio la vita di don Leonardo pastore, padre e amico, sempre pronto a far tornare la serenità nel cuore e il sorriso sul volto in chi si rivolgeva a lui! a cura di Piercarla Monti
Classe 1931, don Leonardo è stato ordinato sacerdote da Mons. Felice Bonomini il 22 giugno del 1958, ha iniziato la sua missione sacerdotale a Lomazzo dove si è fermato quasi un anno dal ‘58 al ‘59, poi vicario a Fino per 10 anni fino al ‘69, quindi parroco a Caslino al Piano per 8 anni fino al ‘77, di nuovo a Fino, ma questa volta nelle vesti di parroco per 11 anni fino all’ ’88, poi nella parrocchia di S. Agata in Como parroco per 20 anni fino al 2008, infine nove anni, sempre in S. Agata, come collaboratore fino alla morte. Don Leonardo era innanzitutto una persona contenta e gioiosa, con un carattere solare e dentro una grande carica di entusiasmo, gli piaceva stare in mezzo alla gente e partecipare alla vita di tutti, delle famiglie, nei momenti di gioia e ancor più in quelli dolorosi. Legatissimo alle sue origini moltrasine di cui era orgoglioso, amante del “suo lago” che definiva carezzevole, ci parlava spesso del suo mitico parroco don Luigi Bianchi, del suo amico vescovo Plotti e di tanti altri compagni di vita: non ha mai smesso di pensare al suo paese nativo. Don Leo era una persona contenta della vita e soprattutto felice di essere sacerdote del Signore, vedeva la sua vocazione come un grande e immeritato dono. Quando ha celebrato i 50 anni del suo sacerdozio e contemporaneamente i 20 del suo essere parroco in S. Agata ha riassunto in queste parole, durante l’omelia, il suo pensiero: “MISERERE MEI, DEUS: per le mie leggerezze, fragilità, peccati.
TE DEUM LAUDAMUS: per la pazienza che mi hai elargito nella mia esistenza, per l’attesa che mi hai concesso nel cammino della conversione non ancora raggiunta, per le tue consolazioni puntuali ai miei scoraggiamenti, per le soddisfazioni che mi hai donato in gioia indicibile ed immeritata. Chiedo a voi tutti preghiera e vicinanza perché possa essere vero sacerdote di Cristo Signore.” E poi ha aggiunto: “Se qualche volta mi sono arrabbiato e vi ho sgridato, voi capite: la responsabilità!” Quella della responsabilità e della serietà nello svolgere il suo ministero è stata una caratteristica costante nella pastorale di don Leonardo educatore. Don Leonardo aveva una bella umanità, ascoltava e capiva le esigenze della gente. Da giovane prete ha creato tantissime iniziative per i giovani, andando incontro ai loro desideri: ricordo che a Fino Mornasco per sua iniziativa fu realizzato un bellissimo campo di calcio per l’oratorio, il campo Laurenti; a Caslino, mi hanno detto, mise in piedi il gruppo teatrale, la corale, ridiede vita al G.S. Grisoni, sistemò il teatro cinema ecc.; qui in S. Agata con alcuni collaboratori, fece nascere la Polisportiva e voleva che gli allenatori fossero chiamati “alleducatori”, diede anche vita al cosiddetto gruppo storico delle famiglie, dove a partecipare erano un centinaio di persone, una risorsa enorme per la parrocchia. Giovane prete molto intraprendente, non gli bastavano l’oratorio e la parrocchia, perciò decise di uscire dai confini della Chiesa, come direbbe papa Francesco, per fare l’esperienza del cappellano dell’Inter, dove qualche volta portava anche me come chierichetto e spesso ci raccontava tutto quello che vedeva quando accompagnava la squadra. Noi eravamo curiosi di sentir parlare di questi campioni. Qui emerge un’altra sua caratteristica: sapeva cogliere al volo le occasioni, veloce di pensiero e con un occhio di falco: “l’Inter è ad Appiano Gentile, qui a due passi, e io ci tento”. Era furbo don Leonardo, sapeva osare. La sua umanità lo avvicinava ai problemi della gente, portandolo, ad esempio, a condividere le umiliazioni di alcuni esercenti di Fino che subivano estorsioni da parte di alcune cosche mafiose. Andava a trovare queste persone che si erano confidate con lui e dava il suo sostegno e il suo consiglio, quello di non pagare il pizzo. Ma più volte lui stesso fu intimorito e minacciato dai malviventi, una dura prova per lui. Don Leo ha sempre mostrato una particolare sensibilità per il mondo della sofferenza, per gli ammalati, che andava spesso a trovare a casa e negli ospedali, per sostenerli con la luce della fede e per trasmettere loro forza e coraggio. Una bellissima testimonianza, specialmente per noi preti. Quando qui in S. Agata ha smesso di fare il parroco e ha ceduto il posto al sottoscritto, ha deciso ancora una volta di uscire dai confini parrocchiali per fare il cappellano presso l’Hospice di S. Martino, dove saliva tre volte alla settimana
per essere vicino ai ricoverati, ma anche come amico di tutti gli operatori che ivi lavoravano e dei volontari dell’Associazione Accanto. In questi ultimi anni aveva una gran voglia di comunicare il suo pensiero, di esprimersi, di dire la sua e nell’ottica del voler dare frutti nuovi nell’ultima stagione della sua vita, ha scoperto in sé una frizzante vena poetica e si è dato alla scrittura. Dalla sua penna sono uscite di getto poesie e commenti ai Vangeli della domenica. Leggendoli ci si accorge come don Leonardo fosse profondo nel pensiero, fotografico nelle espressioni e conciso: “Basta ciciarà!”. Poesie che venivano dal cuore, animate da un pensiero teologico bello, fondato sulla misericordia e sulla bontà di Dio, simile a quello di Papa Francesco, di cui era entusiasta. In questi ultimi scritti si coglie la sua apertura mentale, vengono a galla le sue indignazioni per le ingiustizie, la sua grande sofferenza per la Chiesa cristiana che amava intensamente. Ma la cosa più bella è stata per me la sua testimonianza di fede. Ha scritto una mamma che l’ha conosciuto bene: “Nel suo affetto e nella sua attenzione per tutti e per ciascuno di noi traspariva l’amore per Cristo e il suo desiderio di condividerlo. Ci ha portato Te, Signore, nei sacramenti che ci ha amministrato, nel Pane e nella Parola che ha spezzato per noi tutti i giorni per tanti anni, con la misericordia che ci ha fatto incontrare nella Riconciliazione, negli incontri personali e comunitari che si svolgevano sempre in un clima dialogante e rispettoso della libertà e della personalità di ciascuno”. Poi l’ultima sofferenza, quella di questa estate che l’ha portato alla morte, da lui sentita e concepita come un incontro. Pregava tantissimo, la corona sempre in mano. Ha avuto il conforto anche di un badante pachistano Gill e nelle notti in cui era agitato chiedeva tenerezza e gridava: “Vieni Gill, sta qui con me, tu che sei tanto buono”. Anche questa, nel momento della sua debolezza, è una bellissima testimonianza! Caro don Leo, grazie di tutto e ti chiediamo perdono, io in primis, se non abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare per te. Ciao, don Leo. don Giorgio
ANAGRAFICA PARROCCHIALE CADORAGO
CASLINO AL PIANO
BULGORELLO
Battesimi
Battesimi
Battesimi
Cairoli Pietro Vinci Eva Olgiati Viola Anna Oria Sebastian Introzzi Giorgia Biscardi Giulia Martucci Irene Patrevita Valentino
Pontiggia Tommaso Pontiggia Martino Piacentino Elia Piacentino Nicolas
Ferrato Enea Verga Tommaso Leonardo
Defunti Gussago Alessandrina Quadrio Mario Rumi Marco Chiappini Dorina Vanossi Luciano Biagiotti Rufino Tarenzi Giuseppe Riccardi Guerrino Mainardi Alessandrina
Defunti Feltrin Maria Gervasoni Emilio Ferrari Piera Turconi Giuseppe Sonvico Giuseppe De Marchi Pietro Mancuso Pierina
Defunti Arici Battista Melchiorre Fabio
Numero 16 - Autorizzazione Tribunale di Como n. 2/2011 - Direttore responsabile: Antonella Sala Redazione: don Alfredo, don Remo, Piercarla Monti, Renata Romano - Impaginazione: Mauro Montanelli - Sampa: Presscolor Milano