cammino di quaresima 2020
“Guarda, Gerusalemme, il tuo re viene a te. Egli è umile e viene seduto su un asino” (Mt 21,5)
cammino di quaresima 2020
VI° DOMENICA DI QUARESIMA 5 aprile 2020
Tra le righe All’inizio del rito del battesimo, prima il prete, poi i nostri genitori, il nostro padrino e la nostra madrina hanno tracciato un piccolo segno di croce sulla nostra fronte. Il segno della croce accompagna ogni giorno la preghiera di noi cristiani, ci ricorda fino a che punto si è spinto per noi l’amore di Gesù, fino a dare la vita per noi, perché anche noi
Gesù entra come Re a Gerusalemme, un re non seduto su un sontuoso cavallo, ma su un asino. Gesù vuole essere il re degli ultimi, di coloro che nessuno desidera, che nessuno vuole incontrare. Egli è il Re, il Messia atteso per liberare l’uomo da tutto ciò che lo rende schiavo, da tutto ciò che rende la vita dell’uomo un nulla. Gesù entra a Gerusalemme in semplicità, Gesù vuole entrare nella mia vita con umiltà; non pretende e non chiede nulla, o meglio, chiede solo una cosa: tutto. Chiede la mia disponibilità ad accoglierLo, a seguirLo in ogni mia scelta, in ogni mia parola, in ogni mio gesto. Gesù mi chiede di stare con Lui. Ecco perché come cristiani (amici e discepoli di Gesù) noi ogni giorno facciamo sul nostro corpo il segno della Croce: per dire a Gesù che noi siamo suoi, tutta la nostra vita, i nostri pensieri, le nostre mani, tutto il nostro corpo è per Lui. Entriamo allora nella nostra vita seduti con Gesù, sul suo asino... entreremo così nella settimana santa, nella vita di Gesù e saremo capaci di lasciarci trasformare dalla sua Passione, dal suo Amore per me, per noi, per tutti.
possiamo imparare a dare la vita per gli altri.
Perdona, Gesù, i mei piccoli tradimenti e le mie povertà. Tu che, dall’alto della croce, mi hai insegnato l’umiltà dell’amore che si fa dono per gli altri, fa’ che io mi senta sempre segnato dal tuo grande amore; aiutami a camminare nel tuo esempio.
cammino di quaresima 2020
LUNEDÌ DELLA SETTIMANA SANTA 6 aprile 2020
Tra le righe CASA: il profumo sparso riempie la casa di Maria. E’ la presenza del Risorto che non lascia soli i suoi dopo la morte. Come è la tua “casa interiore”? E’ pronta a ricevere il profumo del risorto? E’ aperta per accogliere lo Spirito e lasciarsi rinnovare?
Resta con noi, Signore. Il profumo del Nardo ci avvolga e ci parli di te. I tuoi occhi ci cerchino con amore e scuoti in noi la nostalgia di chinarci, di abbracciarti, di celebrare la fede in te. Non ti abbiamo a nostro piacimento, Signore. Amen.
Dal Vangelo(Gv12,1-11) Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
Gesù è a tavola, in casa di Lazzaro e delle sue sorelle. C’è un clima di gioia e di festa: un banchetto invece di un funerale! Sorrisi sereni invece delle lacrime e della veste da lutto! La famiglia esprime la propria riconoscenza a Gesù: Marta serve a tavola; Maria, attenta alla dimensione spirituale, unge i piedi di Gesù con olio profumato. E’ un gesto pieno di bellezza e di puro amore, compiuto da chi si sforza di fare la cosa più solenne, più grande per esprimere la fede e la riconoscenza che trabocca dal cuore. Giuda - e chi ragiona come lui, in maniera fredda, pragmatica - vede in questo un atto di fanatismo e richiama tutti a quella che pensa essere l’unica realtà razionale: il denaro, i ragionamenti umani, la logica, l’equilibrio che maschera l’indifferenza e l’incapacità di riferirsi a Dio. Gesù riconosce una profezia della sua passione; l’olio col quale si vorrà ungere il suo corpo, in attesa della gloria, nel sepolcro. L’olio della letizia, che cadrà in terra dalle mani delle donne stupite, dinanzi al sepolcro vuoto, la mattina di Pasqua.
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MARTEDÌ DELLA SETTIMANA SANTA 7 aprile 2020
Tra le righe INFEDELTA’: Pietro crede in Gesù, ma conoscerà il suo amore in verità solo nel pentimento, solo nella ferita bruciante del tradimento tre volte perpetrato. E nel perdono tre volte offerto dal Signore Risorto. Come consideri le tue incoerenze? Le giustifichi? Le ignori? Le patisci? In quale traditore ti riconosci: in Pietro o in Giuda?
Nei miei peccati, Signore Gesù, possa sperimentare l’esperienza di Pietro. Nei miei tradimenti non disperi mai della tua misericordia e sappia sempre trovare la via che conduce a te.
Dal Vangelo
(Gv13,21-33.36-38)
In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».
Quante volte nella nostra vita ci siamo trovati a pronunciare le stesse parole di Pietro e quante volte il Signore, ci avrà risposto nella stessa maniera, preannunciando quello che di lì a poco avremmo fatto. Seguire il Signore, come ogni atto d’amore che facciamo verso il nostro fidanzato, la nostra fidanzata, lo sposo, la sposa, un amico, comporta un “sacrificio”, una parola che alla maggior parte di noi oggi è diventata difficile e sgradita. Amore significa uscire da noi stessi, privarci di una parte del nostro io, per poi tornare “cambiati” nel profondo dall’esperienza. Fede è saper portare la croce insieme a Gesù, convinti che egli ci darà la forza e il coraggio per superarla, anzi per trasformarla in occasione di bene.
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MERCOLEDÌ DELLA SETTIMANA SANTA 8 aprile 2020
Tra le righe PREZZO: oggi sembra che tutti abbiano un prezzo, tutto è mercificabile, ogni persona e cosa sottostà al potere dei soldi. Può essere un mondo giusto un mondo in vendita? Lo scandalo di Giuda è anche il nostro? Quanti fratelli siamo disposti a tradire disinteressandoci delle loro condizioni lavorative pur di possedere ciò che vogliamo?
La tua Parola spesso entra in conflitto con la mia volontà e i miei desideri umani. Fa’ che io scelga te, come luce e direzione di ogni mia parola, gesto, scelta. La tua misericordia vinca il mio peccato e sgomberi la via per l’accoglienza completa e sincera del tuo Vangelo. Fa’ che io sperimenti la verità e che questa mi liberi da ogni tristezza. Amen.
Dal Vangelo
(Mt26,14-25)
[…] Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». “Da Dio sono uscito e vengo” (Gv 8,42). Con queste parole Gesù proclama la sua appartenenza a Dio e aggiunge di essere il Figlio che può donare, davvero, la libertà (d Gv 8,36). Ma questa verità non “trova posto” nel cuore di chi lo ascolta. E’ il destino che Gesù aveva descritto fin dall’inizio: “Un profeta non è disprezzato che nella sua patria” (Mc 6,4; cf Gv 4,44). Gli uomini pre- feriscono non dipendere da nulla e da nessuno o scelgono di seguire ciò che porta alla rovina, si illudono così di essere liberi.
Vale veramente così poco la vita di Gesù? Trenta denari, quello che all’epoca era il prezzo di uno schiavo. Poi, se ci fermiamo un attimo a pensare a ciò che ci accade tutti i giorni, magari iniziamo a vedere le cose diversamente e scopriamo di non essere neanche grandi affaristi, dal momento che vendiamo o barattiamo la figura e gli insegnamenti di Cristo per molto meno di quello che fece Giuda. La nostra fede, spesso, è muta e spaventata. In un discorso, al quale partecipiamo, si esprimono giudizi e si consigliano scelte che fanno “rabbrividire” i valori cristiani. Noi stiamo zitti, colpevolmente, o assentiamo. Ci conformiamo in molte cose alla mentalità comune. Gli aspetti più scomodi dell’etica cattolica, difficili e impegnativi da vivere, ci imbarazzano e decidiamo di accantonarli, di far finta che non esistano quando non ci diciamo d’accordo con quanti li denigrano, li accusano di reazione e oscurantismo, ne fanno strumento di aggressione della Chiesa. La mia fede è muta?
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GIOVEDÌ SANTO 9 aprile 2020
Tra le righe RECIPROCITA’: Gesù rimanda sempre ai fratelli il senso del suo agire. Quello che impariamo da lui è per una vita fraterna in comunione e nelle beatitudini. La tua fede trova modo di esprimersi, di diventare “carne” in gesti concreti e fraterni? Quali? Da soli è più facile o è meglio in gruppo?
Fa’ che nel clamore della giornata io riconosca sempre la tua voce per lasciarmi guidare in ogni scelta. Tu non gridi, ma parli piano al mio cuore; non sfondi la porta della mia vita, ma stai dinanzi ad essa, e bussi. Entra e porta con te la gioia, la misericordia e la speranza. Amen.
Dal Vangelo
(Gv4,16-21)
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
Il Maestro e Signore si presenta umile e servo nel lavare i piedi ai propri discepoli. Nel momento di massima fragilità si china in un gesto di misericordia e d’amore “perchè - dice - come ho fatto io, facciate anche voi”. Ecco che torna la stessa espressione, nella forma imperativa che ne denuncia l’importanza, che chiude le parole dell’istituzione eucaristica: “Fate questo in memoria di me”. Come a dire: celebrate il memoriale della mia Pasqua, nel mio corpo e sangue offerto per voi e, insieme, rendetelo vivo e concreto nella carità e nel servizio. La misericordia autentica si esprime nella carità. Cuore e centro della fede in Gesù è il comandamento dell’amore: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,34-35).
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VENERDÌ SANTO 10 aprile 2020
Tra le righe TESTIMONIANZA: la crocifissione di Gesù è il culmine e la sintesi della sua esistenza. Nella sua morte dona tutto e dà compimento all’incarnazione come puro dono di sé. La testimonianza del vangelo è donativa, è generosa, altrimenti non riflette, non ne esprime l’essenza. Come è la tua testimonianza? Ai piedi della croce quanto si dilata il tuo cuore?
Nell’uomo trafitto sulla croce Ti riconosciamo come dono del padre. Nel povero deriso e insultato Ti riconosciamo come dono del padre. Nello straniero messo ai margini Ti riconosciamo come dono del padre.
Dal Vangelo
(Gv19,25-30)
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
In questo giorno la Chiesa celebra l’evento più terribile della storia della salvezza: il Figlio di Dio e fratello nostro, il Cristo Signore, patisce e muore sulla croce. Egli condivide l’esito più spaventoso dell’esistenza umana: l’abisso dal quale nessuno è mai tornato. La morte è per lui conseguenza dell’annuncio evangelico e della predicazione di un volto di Dio misericordioso e ricco d’amore, così distante da quello degli scribi, dei farisei e dei dottori della legge. Tutti uomini di religione che avevano in comune con il rabbi di Nazaret la stessa fede nel Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. Che tristezza! Messo in croce da quanti avrebbero dovuto riconoscerlo per primi come Messia e Signore. C’è un monito in tutto ciò: tenersi alla larga da una religiosità formale, superficiale, tradizionalista, moralista. E’ più tremenda dell’irreligiosità e uccide la speranza nell’uomo invece di accenderla.
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SABATO SANTO 11 aprile 2020
Tra le righe
Dal Vangelo
(Gv19,38)
PASSAGGIO: è il significato letterale della parola “Pasqua”. Il passaggio dalla morte alla vita di Gesù è il varco offerto ad ogni uomo e donna di buona volontà. Hai trattenuto qualche parola buona di questo cammino quaresimale per la tua vita? Quale passaggio ti ha aperto?
Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di áloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.
Quale novità di fiducia e di speranza ti ha lasciato?
Signore Gesù, convertimi fino in fondo! Che io possa godere già il frutto della tua passione, morte e risurrezione e ringraziarti e lodarti per sempre!
Il Sabato Santo è un giorno sobrio che segna la fine della presenza terrena di Gesù e la gloria della sua risurrezione. Quando Gesù aveva accennato alla sua prossima partenza la tristezza aveva riempito il cuore dei suoi. Quanto più il loro sgomento davanti alla sepoltura! Tutto sembra finito: Gesù morto e sepolto come tutti gli altri uomini. Sembra che l'evento ‘Gesù' sia stato un momento straordinario ormai finito nel fallimento. E il mondo, la vita, le loro speranze si fermano ormai lì, davanti a quella tomba. Eppure, il sabato Santo è anche il giorno in cui Gesù svela, seppure in modo nascosto, ancora una volta il significato ultimo e la forza profonda della croce: va ad annunciare ai morti che attendono nell’aldilà, la salvezza, la vita nuova ed eterna (Pt 3,19). Nell'abisso Gesù annuncia già la Pasqua!