Annuario csf 2017 2018 web

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Centro Studi Francescani per il Dialogo interreligioso e le Culture

Guida ai Laboratori

2017-2018


Centro Studi Francescani per il dialogo interreligioso e le culture Cod. fiscale: 93066850616 Chiesa S. Francesco d’Assisi Via San Francesco d’Assisi, 117 81024 Maddaloni (Ce) Telefax 0823434779; Cell 3472968637 E-mail: edosc@libero.it www.centrostudifrancescani.it In copertina: Immagine ripresa dal sito www.italianostra.org/?page_id=47 dell’Associazione Italia Nostra Onlus.


Celebrare la diversità e la ricchezza non solo del nostro patrimonio europeo…

Lo scorso 9 febbraio 2017, i rappresentanti del Consiglio e del Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio su una decisione che istituisce, per il 2018, un Anno europeo del patrimonio culturale che comprende le risorse del passato in una varietà di forme e aspetti. L’attenzione è posta anche ai monumenti, ai siti, alle tradizioni, alla conoscenza tramandata e alle espressioni della creatività umana, come pure alle collezioni conservate e gestite da musei, biblioteche e archivi. Lo scopo è sensibilizzare i cittadini europei all’importanza della storia e dei valori del nostro continente e di rafforzare il senso d’identità europea. Al tempo stesso, si punta a richiamare l’attenzione sulle opportunità offerte dal nostro patrimonio culturale, ma anche sulle sfide cui è confrontato, come l’impatto del passaggio al digitale, le pressioni a livello fisico e ambientale sui siti del patrimonio e il traffico illecito di beni culturali. Gli obiettivi principali di questo Anno europeo sono: promuovere la diversità culturale, il dialogo interculturale e la coesione sociale; evidenziare il contributo economico offerto dal patrimonio culturale ai settori culturale e creativo, compreso per le piccole e medie imprese, e allo sviluppo locale e regionale; sottolineare il ruolo del patrimonio culturale nelle relazioni esterne dell’Unione Europea, inclusa la prevenzione dei conflitti, la riconciliazione postbellica e la ricostruzione del patrimonio culturale distrutto. Il Centro Studi Francescani, a livello locale, può contribuire molto, con varie iniziative ed eventi, per promuovere il


dibattito, per sensibilizzare all’importanza e al valore del patrimonio culturale e a facilitare il coinvolgimento di cittadini e portatori d’interessi, come altresì favorire informazioni, esposizioni e campagne d’istruzione e sensibilizzazione per trasmettere valori quali la diversità e il dialogo interculturale e interreligioso. Quest’anno l’attenzione è posta a due Forum molto importanti. Il primo, a carattere bioetico e antropologico, riguarda il diritto delle persona ad essere tutelato, ad essere felice, a stare bene al mondo: ci muoviamo tra la vita e la morte, tra il “venire-dare alla luce” e il “chiudere gli occhi”. È la storia del nostro vissuto. Il secondo, invece, costituisce un osservatorio permanente sulla nostra città e tocca temi e problematiche di grande attualità: gli spazi pubblici, la politica, la crisi economica, le risorse, le sfide più urgenti che si presentano sul nostro territorio (criminalità, inquinamento, povertà). Ci siamo abituati alla bruttezza. Siamo stati sopraffatti dal “lasciar correre”, dal sentimento della rassegnazione, dimenticando il fascino del bello, lo splendore della bellezza che passa per l’accoglienza, i modi gentili, il senso civico, il decoro, l’arte, la creatività dell’ingegno artistico e del genio poetico. Gli spazi pubblici della città si possono attraversare e vivere in tanti modi… La professoressa Rosaria Rienzo, già responsabile del Museo civico di Maddaloni, ci aiuterà, in un percorso serale, a riscoprire i tesori nascosti dell’Urbe: chiesa, conventi, monasteri, ruderi, reperti archeologici… Il 2018 sarà anche l’Anno del cibo italiano nel mondo, da sempre fiore all’occhiello e patrimonio del nostro Paese. Sempre valido il detto: “dimmi come mangi e ti dirò chi sei”. Il cibo raccoglie una serie di valori, tante storie e tradizioni delle nostre città, e diventa qualcosa di sacro, che genera

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comunione, felicità, festa, cultura, profitto. Il cibo invita a riflettere sulla bio-diversità come un vero patrimonio da difendere, così pure sull’importanza degli spazi agricoli, dell’ambiente in genere, delle risorse a disposizione sul nostro territorio. Il cibo è anche indice della valorizzazione dei luoghi e delle tradizioni, anche di quelle religiose. Nel Forum dedicato alla città sarà posta attenzione anche alle risorse agricole locali e ai problemi concretissimi e seri di inquinamento ambientale. Nell’antica Terra di lavoro, oramai Terra dei fuochi, si muore molto spesso e, con facilità, di cancro: è necessario riscoprire la multifunzionalità che intercorre tra ambiente, società e salute. Il 2018 è, per volere di papa Francesco, l’Anno dedicato ai giovani: ci sarà, infatti, un Sinodo che la Chiesa celebrerà per loro in ottobre. L’attenzione al mondo giovanile, risorsa delle nostre città, colonna di ogni possibile futuro umano, è da noi richiamata attraverso i laboratori di formazione al Dialogo, all’Accoglienza, al Teatro, alla Musica, all’ascolto della Parola di Dio mediante la Lectio. Sono da segnalare i momenti di preghiera (il 27 di ogni mese) che celebrano e tengono acceso lo “Spirito di Assisi”, quello storico incontro del 27 ottobre 1986, quando san Giovanni Paolo II accolse i leader delle religioni mondiali nella città di san Francesco per invocare la pace e la fine di ogni guerra. Lo “Spirito di Assisi” è una grande profezia per gli uomini e le donne del nostro tempo che cercano, con tutto il cuore, di vivere assieme e di impegnarsi concretamente, ogni giorno, per la pace, l’unità, il dialogo tra i popoli e le nazioni, le religioni e le diverse confessioni cristiane. Nonostante la paura per nuovi attentati in Europa e nel mondo e i pregiudizi e le resistenze che toccano le nostre famiglie e le comunità per l’accoglienza dei migranti e dei rifugiati, la ricerca del dialogo e della fraternità universale,

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insieme alla buona pratica cristiana dell’accoglienza, rientrano tra le attese e le speranze di quanti hanno scelto di fare dell’amicizia fraterna, sull’esempio del Poverello d’Assisi, il loro stile di vita. La sfida che si pone dinanzi a noi è di celebrare non solo la diversità e la ricchezza del nostro patrimonio europeo, ma delle persone, delle comunità, delle fedi, delle culture, dei popoli in movimento, dell’Altro che ogni giorno incontriamo per strada e ha bisogno del nostro soccorso, di sostegno, di accoglienza, di perdono, di amore… Ci muoviamo nella prospettiva di una Chiesa in uscita, di un Centro aperto e disponibile a incontrare, a formare, a dialogare, a mettersi in discussione, a non avere paura dell’Altro che è sempre nostro fratello, nostra sorella, presenza e traccia di Dio in mezzo a noi.

8 settembre 2017 Natività della Beata Vergine Maria

Il Direttore Fra Edoardo Scognamiglio, Ofm Conv.

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Nota storica Sul luogo d’una antica chiesetta con monastero francescano, la cui fondazione è, dalla tradizione, attribuita al Santo d’Assisi, fu eretta la chiesa attuale e ampliato l’originario convento. Una disamina storica sulla fondazione del convento ci è fornita sia dagli storici De Sivo e Piscitelli che dagli storici Cirillo Caterino e Cristoforo Bove. Le varie citazioni fornite da quest’ultimi, confrontate con le notizie tramandateci dagli storici locali, unitamente ai fatti realmente accaduti nell’antico feudo maddalonese, creano non poche contraddizioni, come quella di Luca Wadding che riporta al 1222 la data di fondazione del convento da parte di Matalonis nobilis Comitatus gentis Caraffae. Il tutto ci sembra impossibile, in quanto, a quel tempo, Maddaloni era sotto il dominio Svevo e i Carafa presero possesso del feudo soltanto nel 1464. È chiaro che si suggerisce una più attenta lettura dei testi antichi, spesso riportati scorrettamente in tempi remoti per varie ragioni, sia tipografiche che di scientificità inesistente. Interpretando sia la tesi di Wadding che del Piscitelli, che riportano un antico documento conservato dal notaio Ovidio Quintavalle, ma già alla metà del XIX secolo disperso, possiamo dire che la presenza dei Francescani in Maddaloni si materializzò soltanto dopo l’avvento del dominio della famiglia Carafa e, quindi, nel XV secolo. La descrizione di un nobile della famiglia dell’Uva, allora Sindaco di Maddaloni, che offrì e dette in possesso al “Santo” una chiesetta da poco edificata, presso cui fu innalzato un piccolo edificio per i frati, è da intendersi possibile 7


negli ultimi anni del 1400, in quanto la famiglia dell’Uva appare nei documenti notarili proprio in quel periodo molto potente in Maddaloni, e per il “Santo” è da intendersi proprio il Santo e non il frate Francesco che nel 1222 non aveva ancora ricevute le stigmate (1224). La conferma di questa tesi è che le più antiche vestigia conservate nella chiesa e nel convento appartengono entrambe al secolo XV. Per il convento ci riferiamo al frammento di affresco (in ottime condizioni) del primitivo chiostro, rappresentante san Francesco che si spoglia dei suoi beni materiali in presenza dei suoi genitori e veste il saio francescano; per la chiesa, invece, all’antica tela della Madonna delle grazie tra san Francesco e san Giovanni, restaurata da Claudia Raffaelli di Roma sotto la direzione del Ministero dei Beni Culturali. Tale tela, per il Piscitelli, ha un significato simbolico: vuole cioè rappresentare il possesso del bene chiesa che i laici presenti conferiscono al “Santo” con le stigmate e la croce processionale seguito dai monaci. I signori con il cappello raffigurano gli eletti o giurati, rappresentanti il Municipio o Università; le dame vestite in varie fogge possono intendersi come il popolo accorso. Resta evidente che, sia per tecnica pittorica e iconografica che dall’analisi delle fogge del vestire, il tutto non può essere inteso estraneo alla collocazione storica citata. Il rinnovamento della chiesa primitiva, con relativo convento, non potè avvenire prima del 1548, (cioè dopo il Concilio di Trento) in quanto i Francescani di Maddaloni, divenuti da quel momento conventuali, ebbero la libera amministrazione dei beni loro offerti e, quindi, la possibilità di realizzare opere a loro avviso necessarie. Tutto il 8


complesso ebbe un arricchimento, ma subì seri danni con il terremoto del 1688. Con questa nostra ipotesi, già riportata in altra sede, i Francescani danno inizio a una ristrutturazione di tutto il complesso, i cui segni sono riconoscibili malgrado il grosso degrado che subì dopo l’eversione francese del 1807, che si protrasse per oltre un secolo. Gino Chierici, Architetto restauratore e Soprintendente ai Monumenti dell’epoca, scriveva su diversi quotidiani di Roma e di Napoli per descrivere lo stato precario delle strutture murarie, i gravi dissesti e l’abbandono, evidenziando fra tanta rovina il bellissimo altare marmoreo settecentesco. Sollecitato un comitato composto di illustri nomi quali Domenico Letizia dell’Università di Roma, il canonico Giuseppe Ventriglia, il canonico Michele Cerreto, il chirurgo Clemente Barletta, con altri noti industriali come Giuseppe Cortese, Gaetano Cibelli, Nicola Cotugno, si arrivò a reperire quei fondi necessari per il consolidamento e per la parte decorativa. Il progetto fu dell’ingegnere Carlo Pane di Napoli sotto la direzione della Soprintendenza ai Monumenti capeggiato dall’entusiasta Gino Chierici. Altra triste vicenda l’edificio sacro subì in tempi non lontani, quando il sisma del novembre 1980 e di poi un fulmine, dissestarono diverse strutture più fragili a tali eventi: la volta a botte lunettata che copre tutto il vano ecclesiale, gli archi di sostegno alla cupola e la stessa nel suo intradosso ed estradosso. Il progetto, realizzato dall’architetto Arturo Pozzi di Aversa, fu finanziato per la legge 219/81 dal Provveditorato alle Opere Pubbliche per la Campania e affidato per la sua esecuzione all’impresa di costruzione Giuseppe 9


D’Alessio di San Marcellino (NA). Le opere pittoriche restaurate fino a ora sono: la Madonna delle grazie con san Francesco e san Giovanni Battista, tela di ignoto del secolo XV; la Madonna col Bambino, san Sebastiano, san Rocco, san Nicola e sant’Antonio Abate, tela di ignoto del secolo XVIII; la Madonna di Loreto con santa Rosa da Viterbo e san Sebastiano, tavola di ignoto del XV secolo; L’Immacolata Concezione, tela di ignoto del secolo XVIII, tutte opere restaurate da Carla Raffaelli di Roma sotto la direzione della Soprintendenza dei Beni Culturali di Caserta e Benevento. Nell’anno Duemila, in seguito ad alcuni lavori eseguiti in una delle sale-deposito del Convento, è stata ritrovata, in condizioni precarie, e per questo restaurata, una tale raffigurante il serafico padre san Francesco che riceve le stigmate, ora esposta in una cappella laterale della chiesa. La chiesa, nel suo impianto architettonico, si presenta a navata unica con cinque cappelle per lato, intersecata da un transetto, tanto da formare la croce latina. Le profonde cappelle del transetto ospitano due altari marmorei eguali tra loro, al di sopra dei quali sono due tele di identiche dimensioni, che rappresentano a destra l’Apparizione di Gesù Bambino a sant’Antonio di Padova, di scuola giordanesca e a sinistra l’Assunzione della Vergine di Giovanni Balducci. Queste due opere sono state in parte danneggiate, nel 2001, in seguito a furti mal riusciti. Le opere pittoriche sono impreziosite da ricche cornici di stucco bianco che si ripetono in tutte le altre dieci cappelle del vano ccclesiale, ognuna con un piccolo e pregevole altare marmoreo e un dipinto. A partire dalla destra dell’entrata principale sono: nella 10


prima cappella, la tela del secolo XVIII (restaurata) della Madonna con san Sebastiano, san Rocco, san Nicola e sant’Antonio Abate; nella seconda, la tavola della fine del secolo XVI (restaurata), raffigurante la Madonna di Loreto (alla quale, nel 1773, furono aggiunti i due pannelli laterali con san Bonaventura e santa Rosa di Viterbo, firmati F.A. Ricco); nella terza, la tela della Deposizione che si presenta in condizioni di estremo degrado; nella quarta, la tela del Battesimo di Cristo firmata Paolo de Matteis; nella quinta, la tela che raffigura la Porziuncola, cioè Cristo, la Vergine, san Francesco e santa Chiara di Antonio Sarnelli. Di fronte a quest’ultima, la quinta cappella di sinistra conserva le vestigia dei privilegi antichi descritti nelle due lapidi a sinistra (1607) e a destra (1753); al di sopra di questa, in una nicchia, si conserva una pregevola statua settecentesca raffigurante la Madonna delle grazie con titoli pari a quello della tela antichissima descritta in precedenza. Segue, nella cappella successiva, quarta a sinistra, la tela dell’Immacolata Concezione (restaurata) con al fianco una nicchia che custodisce la statua lignea policroma (sec. XVI) di sant’Antonio; nella successiva cappella, terza a sinistra, una tela raffigura san Michele; ad essa segue la cappella, seconda a sinistra, del Crocifisso e poi, prima a sinistra, quella della Nascita di Gesù. L’Altare maggiore, di pregevolissima fattura, datato 1761, ci riporta alla scuola dei marmorari napoletani dove il Sammartino forniva le decorazioni conclusive, quali gli angeli capo altare (vedi, per confronto, l’altare maggiore della chiesa di S. Giovanni Evangelista a S. Felice a Cancello e il S. Michele di Anacapri di cui abbiamo trovato documentazioni di archivio). 11


Il coro, con 25 stalli superiori e 14 inferiori di tavole di noce, ha per chiusura due bassorilievi notevolissimi che raffigurano sant’Antonio di Padova e san Francesco. L’organo conclude la visione prospettica di chi entra nella chiesa nella sua magnificenza coloristica per la prevalenza di oro, che comunque disturba la visione unitaria settecentesca di tutto lo spazio barocco, dai cui cornicioni presbiteriali s’affacciano le quattro statue (di stucco) della Fede, della Speranza, della Carità e della Religione, custodi imperiture della presenza del Poverello a Maddaloni. Prof. Giovanna Sarnella Architetto

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Segreteria

Responsabile Iezzi Vienna - Boutros Naaman

Servizio di segreteria Ore 18 - 20 (ogni mercoledì)

Iscrizione ai Laboratori1 dal 25 settembre al 17 novembre 2017

1 I laboratori iniziano il 20 novembre 2017. Il calendario degli incontri è da richiedere in segreteria. I laboratori sono della durata di 60 ore e si concludono entro il 31 maggio 2018. È prevista un’erogazione liberale.

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Laboratori LFL1 Lingua e Letteratura Inglese I-II Staff Il presente laboratorio si prefigge l’obiettivo di introdurre i partecipanti, in modo diretto, al dialogo e alla conversazione. Senza trascurare la parte introduttiva (la conoscenza dell’alfabeto, dell’articolo, della pronuncia, etc…), nonché le nozioni fondamentali della grammatica della Lingua Inglese (i verbi, gli aggettivi, etc…), particolare attenzione sarà riservata alla lettura, alla traduzione di testi, di brani di poesie, alla conversazione, all’ascolto della musica, alla proiezione di films in lingua originale. Il laboratorio è diviso in due moduli: il primo, relativo ai fondamenti della Lingua Inglese; il secondo, previo test d’ammissione, prevede l’approfondimento della Lingua e l’esercizio pratico della conversazione. R. MURPHY, English Grammar in Use. A self-study reference and practice book for intermediate students, Cambridge University Press, Cambridge 2001; D. CRYSTAL, English as a Global Language, Cambridge University Press, Cambridge 1997; K. GIBRAN, The Prophet, A.A. Knopf Publisher, New York 2002. LFL2 Lingua e Letteratura Araba I-II Prof. Boutros Naaman La Lingua e la Letteratura Araba sono qui proposte in misura essenziale, con un semplice metodo d’apprendimento che prevede tre operazioni: gli esercizi scritti di copia, la conversazione elementare diretta, la lettura di brevi frasi. L’accesso al secondo livello avviene previo test 14


di verifica sia per la conoscenza della grammatica sia per la capacità di sostenere un dialogo. L.V. VAGLIERI, Grammatica teorico-pratica della Lingua Araba, I-II, Istituto per l’Oriente, Roma 1989-1993; I. CAMERA D’AFFLITTO, Letteratura Araba Contemporanea. Dalla nahdah a oggi, Carocci, Roma 2004. LFL3 Lingua e Cultura Araba Prof. Antonino Carillo Questo laboratorio sarà attivato presso il convento di S. Francesco in Benevento (Piazza Dogana). L.V. VAGLIERI, Grammatica teorico-pratica della Lingua Araba, I-II, Istituto per l’Oriente, Roma 1989-1993; I. CAMERA D’AFFLITTO, Letteratura Araba Contemporanea. Dalla nahdah a oggi, Carocci, Roma 2004. LFL4 Lingua e Letteratura Italiana I-II Prof. Francesca Di Santo Il laboratorio è stato pensato soprattutto per gli stranieri che vivono in Italia. Il metodo d’apprendimento, la verifica dello studio, la conoscenza della grammatica italiana, saranno elaborati in rapporto alle conoscenze dei singoli partecipanti. Il passaggio dal primo al secondo livello richiede la capacità di saper leggere e scrivere correttamente nella lingua italiana. LFL5 Lingua e Letteratura Spagnola I-II Prof. Marisa Farina La prima parte del Laboratorio ha per obiettivo la conoscenza base della grammatica e della Lingua Spagnola. 15


Particolare attenzione sarà data alla fonetica, alla morfologia e alle prime traduzioni. Il Laboratorio, per chi è già avanzato nella conoscenza della lingua, mirerà soprattutto al dialogo, alla lettura, alle traduzioni, con la scelta di opere letterarie. LFL6 Lingua e Letteratura Francese I-II Prof. Tommasina Coppola Il laboratorio è diviso in due parti: nella prima si pone come obiettivo la conoscenza basilare della grammatica francese e degli idiomi fondamentali; la seconda parte approfondisce la conversazione e gli stili linguistici. LFR1 Storia delle Religioni Prof. Boutros Naaman La conoscenza delle principali religioni mondiali è quanto mai indispensabile oggi che viviamo in un contesto pluralista. L’approccio sarà non solo storico ma pure sociologico e, in parte, teologico. Il laboratorio si prefigge d’indagare le risposte che le grandi religioni, i nuovi movimenti religiosi e le varie sette danno agli interrogativi dell’uomo circa la sua origine e il suo fine. Il laboratorio si svolgerà presso l’Istituto di Scienze Religiose “San Pietro” di Caserta. A.N. TERRIN, Introduzione allo studio comparato delle religioni, Morcelliana, Brescia 1998; M. INTROVIGNE, Il satanismo, Elle Di Ci, Torino 1997; E. SCOGNAMIGLIO, Il volto di Dio nelle religioni. Una indagine storica, filosofica e teologica, Paoline Editoriale Libri, Milano 2001. 16


LFR2 Introduzione all’Islam Prof. Edoardo Scognamiglio Il laboratorio intende introdurre i partecipanti alla conoscenza della storia, della cultura e delle principali dottrine coraniche e della tradizione islamica, con un interesse particolare per il sufismo. Saranno seguiti quattro approcci: storico-teologico, religioso, socio-culturale e spirituale. Ci saranno riferimenti comparati con la Bibbia. P. BRANCA, Introduzione all’islam, San Paolo, Cinisello Balsamo 1995; ID., Voci dell’islam moderno, San Paolo, Cinisello Balsamo 1995; G. MANDEL, Storia del sufismo, Rusconi, Milano 1995; G.E. FUSSER - I.O. LESSER, Geopolitica dell’islam. I paesi musulmani, il fondamentalismo, l’occidente, Donzelli, Roma 1996; E. SCOGNAMIGLIO, Il volto di Dio nelle religioni. Una indagine storica, filosofica e teologica, Paoline Editoriale Libri, Milano 2001. LFR3 Bibbia e Corano Prof. Edoardo Scognamiglio La comparazione tra il testo sacro della Bibbia e quello del Corano avverrà mediante la ricerca di eventi, fatti, parole e personaggi che ricorrono in entrambi i Libri. Seguirà una considerazione critica su alcune categorie teologiche: il concetto di Rivelazione, di Ispirazione, di Giustizia, di Verità... C.M. GUZZETTI, Bibbia e Corano. Confronto sinottico, San Paolo, Cinisello Balsamo 1995; U. BONANTE, Bibbia e Corano. I testi sacri confrontati, Bollati Boringhieri, Milano 2002. 17


LFR4 Introduzione al Cristianesimo Prof. Giuseppe Falanga A partire dalla Rivelazione di Dio compiutasi in Gesù Cristo, nonché dalla nascita delle prime comunità cristiane, il laboratorio intende illustrare – da un punto di vista storico, teologico e sociale – gli elementi fondamentali del cristianesimo. Il laboratorio sarà attivato a Portici (Na) nella sede del Covento di S. Antonio. K. RAHNER, Laboratorio fondamentale sulla fede. Introduzione al concetto di cristianesimo, San Paolo, Cinisello Balsamo 1990; E. SCOGNAMIGLIO, La Trinità nella passione del mondo. Approccio storico-critico, narrativo e simbolico, Paoline Editoriale Libri, Milano 2000. LFR5 Antropologia teologica Prof. Pietro De Lucia Il laboratorio considera i dati essenziali della rivelazione biblica e della tradizione cristiana a proposito del mistero dell’uomo quale volto di Dio. Sono presentati gli elementi fondamentali circa i valori della persona umana: libertà, coscienza, volontà, identità, etc... Il laboratorio si svolgerà presso la Pontificia Facoltà Teologica di Napoli, Sez. S. Tommaso d’Aquino. E. SCOGNAMIGLIO, Il volto dell’uomo. Saggio di antropologia trinitaria, I-II, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2006-2008.

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LFR6 Cristologia Prof. Edoardo Scognamiglio 1. Il volto di Cristo nelle Scritture. 2. Le origini della fede cristiana. 3. Dal kerygma al dogma. 4. Volti di Gesù nella storia: tradizione e letteratura. 5. I misteri della vita di Cristo. 6. Ricerca storica su Gesù. 7. Cristologia e religioni. Il laboratorio si svolgerà presso la Pontificia Facoltà Teologica di Napoli, Sez. S. Tommaso d’Aquino. B. FORTE, Gesù di Nazaret, storia di Dio, Dio della storia, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 1996; M. AMALADOSS, Il volto asiatico di Gesù, EDB, Bologna 2007. LFR7 Dialogo interreligioso Staff Il laboratorio vuole introdurre alla conoscenza dei principi base del dialogo interreligioso. Sono seguiti gli approcci storici, socio-culturali e teologici del dialogo interreligioso. Sono previste delle escursioni ai luoghi santi delle diverse religioni. E. SCOGNAMIGLIO, Dia-Logos. Verso una pedagogia del dialogo. I. Prospettive, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2009. LFP1 Psicologia e Teorie della Personalità Prof. Maria Rosaria di Crescenzo Con questo laboratorio si vuole introdurre alla conoscenza della psicologia in una prospettiva interdisciplinare. Si cerca di offrire gli elementi di fondo di una teoria della personalità che sia compatibile con l’antropologia cristiana, senza per altro tralasciare un dialogo critico e costruttivo con altre impostazioni. 19


A. CENCINI - A. MANENTI, Psicologia e formazione. Strutture e dinamismi, EDB, Bologna 1985; C.S. HALL - G. LINDZEY, Teorie della personalità, Bollati Boringhieri, Torino 1986; A.M. RAVAGNOLI, Psicologia, Piemme, Casale Monferrato 1992. LFP2 Pedagogia del dialogo Prof. Maria Rosaria di Crescenzo Il laboratorio ha un carattere trasversale: considera, infatti, l’aspetto socio-culturale e pedagogico della formazione umana e antropologica al dialogo. Seguono le prospettive religiose, psicologiche, culturali e sociali. Il materiale bibliografico sarà distribuito durante le singole lezioni. LFM1 Canto e Musica Sacra Prof. Boutros Naaman Il laboratorio si compone, essenzialmente, di due parti: studio della Teoria della Musica ed esercizi di Solfeggio; educazione al Canto corale liturgico. Le dispense del laboratorio saranno preparate dal docente e i rimandi bibliografici avverranno durante lo svolgimento delle lezioni. LFF1 Famiglia: istituzione e tutela Prof. Antonella Danese A partire da una visione cristiana della famiglia (il progetto di Dio, la vocazione, il dono della vita, la responsabilità), saranno presentati gli elementi fondamentali di tale istituto, nonché il significato teologico, giuridico e socio-culturale del matrimonio. Il laboratorio prevede delle lezioni frontali e momenti di ascolto per ogni singola coppia. 20


D. TETTAMANZI, Il matrimonio cristiano. Studio storico teologico, [pro manuscripto], Venegono 1980; R. GARCIA DE HARO, Matrimonio e famiglia nei documenti del magistero, Res, Milano 1989. LFT1 Teatro Prof. Rita Pisanti - Lucia Antinucci Dopo una breve introduzione alla storia del teatro nell’età moderna e contemporanea, si porrà attenzione al teatro come via pedagogica e culturale, nonché quale forma interattiva di linguaggi diversi: verbale, non verbale, mimico, gestuale, musicale, etc... L’esperienza di teatro non si riferisce solamente al momento finale della rappresentazione, ma anche e soprattutto all’iter dei processi che conducono alle forme rappresentative della realtà. L’apprendimento è incentrato sulle tecniche di Stanislavsky e la sua pedagogia teatrale: l’attore non imita, ma diventa il personaggio da rappresentare, in una sorta di immedesimazione, che lo libera dalla finzione, permettendogli di vivere il personaggio che gli è stato affidato. Gli incontri sono incentrati sulla dinamica del rapporto umano. Saranno analizzate: le tecniche di respirazione e rilassamento; l’espressione corporea; l’improvvisazione scenica; la concentrazione, l’osservazione, l’attenzione, etc... LFS1 Storia dell’arte Prof. Filippo Suppa L’arte e la bellezza costituiscono una via privilegiata per il dialogo con il mondo e le culture. L’estetica è un’espressione del Bello e del Vero. Attraverso l’ermeneutica del simbolo e del segno, si tenterà di avviare un percorso di riflessione su Vita e Morte nella Bibbia, nella Letteratura, nell’Arte cristiana. 21


SPORTELLO D’ASCOLTO Responsabile del Servizio Dott.ssa Maria Rosaria di Crescenzo Psicologa Psicoterapeuta Che cos’è lo “Sportello d’Ascolto” Lo “Sportello d’Ascolto” è uno spazio di accoglienza, di ascolto a cui è possibile rivolgersi per esprimere difficoltà e vissuti problematici esperiti sia a livello personale che interpersonale. La definizione “Sportello d’Ascolto” rende implicita la connotazione del tipo di servizio offerto: uno spazio volto alla sintonizzazione con situazioni di disagio psicologico e sociale ma non finalizzato alla relazione di cura, per cui non ha una valenza terapeutica. Qualora si presentassero problematiche che rimandano all’esigenza di una terapia specifica, verrà suggerito il percorso più opportuno tenuto conto anche dei servizi presenti sul territorio. Obiettivi Gli obiettivi che si intendono perseguire con lo “Sportello d’Ascolto” sono i seguenti: • condividere situazioni di disagio; • soffermarsi su difficoltà specifiche ed evidenziare eventuali problematiche rilevanti; • inviare, se necessario, verso un intervento più specialistico. 22


Finalità Il servizio si propone di conseguire le finalità di seguito riportate: • migliorare la qualità della vita; • educare alla tutela della salute mentale. A chi è rivolto lo “Sportello d’Ascolto” Lo “Sportello d’Ascolto” costituisce una risorsa rivolta a tutta la comunità, dunque, è rivolto a tutti i cittadini e a quanti vivono sul nostro territorio. Metodologia L’incontro con l’esperto rappresenta un’occasione per riflettere con metodo su questioni che si vivono con difficoltà. L’utente viene accolto, ascoltato con autentico interesse ed empaticamente compreso. Le consulenze sono erogate nell’assoluto rispetto delle persone che si rivolgono al servizio. Si garantisce la massima riservatezza; il contenuto del colloquio è tutelato dal segreto professionale. Si possono effettuare fino a quattro incontri individuali. La durata del singolo colloquio è di circa 50 minuti. Modalità d’accesso e durata Il servizio viene offerto a cadenza settimanale per due ore; le persone, in piena autonomia, possono prenotare il colloquio c/o la segreteria del “Centro Studi per il Dialogo Interreligioso e le Culture”. L’inizio dell’attività è previsto a novembre. Si concluderà a maggio. 23


“VENIRE-DARE ALLA LUCE” E “CHIUDERE GLI OCCHI” La persona tra mistero della vita ed esperienza della morte

Forum interdisciplinare di Bioetica Tra il “venire-dare alla luce” e il “chiudere gli occhi” scorre il nostro tempo e si realizza il vissuto di ciascuno di noi. È il grande mistero dell’esistenza che la scienza, la tecnica, il diritto, le filosofie, la medicina, le religioni, insieme a tutte le risorse del Pianeta e a qualsiasi altra disciplina, devono custodire e garantire per tutto il ciclo della vita. Se è vero che noi siamo il nostro stesso vissuto (corpo, anima, spirito, coscienza), allora abbiamo il diritto di stare bene al mondo e di cercare la felicità e la gioia della vita, di noi stessi. Stare bene al mondo vuol dire essere persone felici, che si sentono amate e che sanno amare, ossia donare agli altri il meglio di se stesse. Il Forum di Bioetica, a carattere interdisciplinare, ha come punto di partenza un principio basilare: il rispetto della dignità della persona umana e il suo diritto ad essere felice; ma, ancor di più,

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riconosce la vita come mistero, quale origine-provenienza che ci è donata e che ha bisogno d’essere custodita dal suo sorgere e accompagnata fino al suo compimento, anche quando l’esperienza del dolore e della sofferenza ci segnano nel corpo e nello spirito. In tal senso, la vita umana è dono e responsabilità, frutto dell’amore che va custodito, protetto, in ogni sua manifestazione e condizione. Il Forum è di 30 ore, prevede incontri frontali, approfondimenti personali e laboratori di ricerca in gruppo. Sarà allestita una mostra a cura dell’architetto Filippo Suppa intitolata “Venire-dare alla luce” e “chiudere gli occhi”: la bellezza della vita e il mistero della morte.

Sabato, 4 novembre 2017 «Che cos’è l’uomo perché te ne ricordi?» (Sal 8,5). La dignità della persona umana e i princìpi della Bioetica.

Sabato, 11 novembre 2017 «Come frecce in mano a un eroe sono i figli della giovinezza» (Sal 127,4). Fertilità, contraccezione e malattie sessualmente trasmesse.

Sabato, 18 novembre 2017 «Forte come la morte è l’amore» (Ct 8,6). Sessualità e disturbi della sfera sessuale: tra approccio clinico e visione antropologica cristiana.

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Sabato, 25 novembre 2017 «Mi hai tessuto nel seno di mia madre… come un prodigio» (Sal 139,13). La vita allo stato embrionale e le diagnosi prenatali. Sabato, 2 dicembre 2017 «Siate fecondi e moltiplicatevi» (Gen 2,28). Aborto e procreazione assistita: ai capi apposti dell’autodeterminazione.

Sabato, 16 dicembre 2017 «Tutto era scritto nel tuo libro» (Sal 139,16). Nuove frontiere dell’ingegneria genetica: genoma umano e bio-tecnologie.

Sabato, 13 gennaio 2018 «L’uomo è come un soffio, i suoi giorni come ombra che passa» (Sal 144,4). Il testamento biologico: la giurisprudenza ai confini della vita.

Sabato, 20 gennaio 2018 «Sorella nostra morte corporale» (san Francesco d’Assisi). Eutanasia e accanimento terapeutico: il fine vita.

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I tesori nascosti della nostra CittĂ Percorsi artistici e visite guidate a Maddaloni a cura di Dott.ssa Rosaria Rienzo giĂ direttrice del Museo Civico di Maddaloni Rosanna Di Stora Laureanda in Archeologia e Storia delle Arti Sono previsti due incontri per lezioni frontali che riguardano i conventi francescani e domenicani a Maddaloni (Ce). Seguiranno visite guidate nel mese di maggio presso alcune strutture religiose. Gli incontri si terranno il 12 e 19 maggio 2018, alle ore 17, presso la sala S. Francesco del Centro Studi. 27


Forum sulla Città

“Fuori è sempre dentro”

Gli spazi, le risorse e i problemi della nostra città Se è vero, come afferma Le Corbusier (Charles-Édouard Jeanneret) nel suo criterio di analisi, che “fuori è sempre dentro”, allora strade e piazze, slarghi e spazi aperti, aree di risulta e superfici non chiaramente delimitate, vuoti e persino elementi di rilevanza geografica inseriti nella città o contigui ad essa, non hanno altra possibilità di essere letti se non come facenti parte di un interno, il nostro vissuto, senza per questo ignorare la loro natura di esterni, ossia la loro piena identità. Oramai s’assiste a una netta separazione tra le forme degli spazi in cui viviamo e la “res publica” interessa sempre di meno i cittadini, troppo distratti dai luoghi anonimi e impersonali e dalla realtà virtuale e digitale. Infatti, capita di attraversare strade,

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piazze, vie e interi quartieri che custodiscono preziosissime opere d’arte e storie delle nostre famiglie (statue, fontane, capitelli e colonne, portoni e palazzi antichi, ville e monumenti d’ogni genere) senza neanche accorgercene. Siamo diventati indifferenti alla bellezza, all’arte, e ci siamo assuefatti alle bruttezze, soprattutto ad alcune forme urbanistiche invivibili e anonime delle nostre città: metropolitane, centri commerciali, periferie degradate, strade e rioni cementificati, zone agricole desertificate e inquinate, fiumi maleodoranti e laghi ridotti a veri e propri stagni, a pozzanghere… Quest’anno, il Forum sulla Città, a carattere interdisciplinare, guarda in profondità al malessere di Maddaloni che tocca la vita pubblica in diverse prospettive: gli spazi, la politica, l’economia, la giustizia, la salute… Il Forum è di 30 ore, prevede incontri frontali, approfondimenti personali e laboratori di ricerca in gruppo. Sarà allestita una mostra a cura dell’architetto Filippo Suppa intitolata “Fuori è sempre dentro”: gli spazi più belli della nostra città. Sabato, 17 febbraio 2018 Il sogno di una città vivibile, costruita a misura d’uomo. Sabato, 24 febbraio 2018 Una città che è in grado di proteggere i suoi cittadini: giustizia, sicurezza e criminalità a Maddaloni. Sabato, 3 marzo 2018 Voci fuori coro: i politici della nostra città al servizio del bene comune…

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Sabato, 10 marzo 2018 Integrare ogni persona: il fenomeno delle migrazioni a Maddaloni e nella provincia di Caserta. Sabato, 17 marzo 2018 L’arte e la bellezza come via della comunicazione e dell’incontro tra i cittadini: i tesori nascosti di Maddaloni. Sabato, 14 aprile 2018 Artigianato locale, mercato e risorse della Terra di lavoro. Sabato, 21 aprile 2018 Terra, cielo, aria e acqua: l’inquinamento e i problemi di salute a Maddaloni.

Sabato, 28 aprile 2018 Promuovere il bene comune: il volontariato e le associazioni onlus in Terra di Lavoro.

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Incontri di Lectio divina 2017-2018 «Tutti noi siamo opera delle tue mani» (Is 64,7) Venerdì, 1 dicembre 2017 «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri» (Mc 1,3) Giovedì, 7 dicembre 2017 «Pregate ininterrottamente» (1Ts 5,17) Venerdì, 15 dicembre 2017 «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1,28) Venerdì, 22 dicembre 2017 «Io stabilisco la mia alleanza con voi» (Gen 9,9) Giovedì, 15 febbraio 2018 «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!» (Mc 9,7) Giovedì, 22 febbraio 2018 «Gesù conosceva quello che c’è nell’uomo» (Gv 2,25) Giovedì, 1 marzo 2018 «La luce è venuta nel mondo» (Gv 3,19) Giovedì, 8 marzo 2018 «Attirerò tutti a me» (Gv 12,32) Giovedì, 15 marzo 2018 «Benedetto colui che viene nel nome del Signore!» (Mc 11,9) Giovedì, 22 marzo 2018 «Abbiamo visto il Signore!» (Gv 20,25) Giovedì, 5 aprile 2018 NB: Gli incontri si terrano presso la sala S. Francesco del Centro Studi a Maddaloni (Ce) alle ore 19.30. La Lectio sarà preparata da fra Edoardo Scognamiglio, Ofm Conv.

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LABORATORIO PRE-PARTO

Responsabile del Servizio Dott.ssa Angela Affinito Ostetrica 1 INCONTRO: Presentazione, scambio di conoscenze. Aspettative riguardo il corso. Vivendo la gravidanza tra emozioni e sensazioni. Comuni disturbi della gravidanza. Alimentazione, igiene, attivitĂ fisica e postura corretta in gravidanza. Respirazione, rilassamento e visualizzazione.

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2 INCONTRO: Presentazione dei papà. Cenni di anatomia e fisiologia della gravidanza. Cosa sa già fare il bambino. L’ascolto del bambino e l’interazione con il papà. Respirazione in coppia e rilassamento. Comunicazione con il bambino. 3 INCONTRO: Fase prodromica. Come riconoscere il travaglio e quando andare in ospedale. Come stimolare naturalmente il travaglio in gravidanza protratta. Induzione farmacologica. Che cosa accade durante il travaglio. Ruolo del dolore e come alleviarlo (acqua, massaggi, posizioni). Esercizi di stretching. Rilassamento e visualizzazione. 4 INCONTRO: Il parto. Come affrontare il periodo espulsivo. Sensazione del premito e respirazione. Prevenzione delle lacerazioni perineali. Procedure ospedaliere. Esercizi di Kegel per tonificare i muscoli pelvici. Rilassamento e visualizzazione. 5 INCONTRO: Cosa portare in ospedale. Valigia per mamma e neonato. Accenno a possibili patologie in gravidanza. Necessità del taglio cesareo. Cosa aspettarsi. 35


Recupero dall’intervento. Esercizi di stretching. Rilassamento e visualizzazione. 6 INCONTRO: La nascita. Bisogni del nuovo nato. Le sue capacità e competenze. Contatto pelle a pelle. Accenno sull’allattamento al seno: benefici e vantaggi. Abbattimento di tabù e pregiudizi. Rilassamento e visualizzazione. 7 INCONTRO: Attacco e posizioni corrette per l’allattamento. Lavoro e allattamento. Uso del ciuccio: vantaggi e svantaggi. Burocrazia: attestazione nascita e assistenza sanitaria. Esercizi di stretching. Rilassamento e visualizzazione. 8 INCONTRO: Il neonato a casa. Cure al neonato: cordone, coliche, contenimento. Pratica ai papà: cambio pannolino e bagnetto. Dubbi e domande dei genitori. Rilassamento e visualizzazione in coppia. Illustrazione delle manovre di disostruzione delle vie aeree nel lattante e nel bambino. 9 INCONTRO (DOPO IL PARTO): Rielaborazione delle esperienze del parto. I nuovi ritmi: la vita con il bambino, l’allattamento. Organizzazione della nuova famiglia. OBIETTIVO: 36


Informare le donne, aiutarle ad esprimere il loro potenziale e sostenerle nelle loro scelte. Far ri-conoscere la figura dell’ostetrica (un tempo chiamata levatrice) come professionista, il cui compito non è solo quello di far nascere i bambini. Ogni incontro è di circa 2 ore.

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CELEBRARE LO “SPIRITO DI ASSISI” Preghiera per la pace tra i popoli, il dialogo tra le comunità interreligiose e l’unità dei cristiani

Il 27 ottobre 1986, san Giovanni Paolo II volle incontrare ad Assisi tutti i leader delle religioni mondiali per invocare il dono della pace sui popoli ancora in guerra, in special modo per i Balcani. Così, fu convocata ufficialmente la Giornata mondiale di preghiera per la pace a cui presero parte i rappresentanti di tutte le grandi religioni mondiali. Vi parteciparono 50 rappresentanti delle Chiese cristiane (oltre ai cattolici) e 60 rappresentanti delle altre religioni mondiali. Per la prima volta, nella storia, si realizzò un incontro come questo. L’intuizione di san Giovanni Paolo II fu semplice e profonda: riunire i credenti di tutte le religioni mondiali nella città del Poverello, ponendo l’accento sulla preghiera per la pace, l’uno accanto all’altro, di fronte all’orrore della guerra. San Giovanni Paolo II affermò in quell’occasione: «È, in sé, un invito fatto al mondo per prendere coscienza che esiste un’altra dimensione della pace e un altro modo di promuoverla, che non sono il risultato di trattative, di compromessi 38


politici, economici». La convinzione fu che «la preghiera e la testimonianza dei credenti, a qualunque tradizione appartengano, può molto per la pace nel mondo». L’appello fu ascoltato, tra l’altro, anche dal “mondo”: per un giorno intero, infatti, tacquero le armi. L’espressione “spirito di Assisi” è propria di san Giovanni Paolo II. Fu sufficiente un breve incontro su una collina, qualche parola, qualche gesto, perché l’umanità straziata riscoprisse nella gioia l’unità delle sue origini. Quando, alla fine di una grigia mattinata, l’arcobaleno apparve nel cielo di Assisi, i capi religiosi – riuniti dall’audacia profetica di san Giovanni Paolo II – vi scorsero un richiamo pressante alla vita fraterna: nessuno poteva più dubitare che la preghiera avesse provocato quel segno manifesto dell’intesa tra Dio e i discendenti di Noè. Nella cattedrale di S. Rufino, quando i responsabili delle Chiese cristiane si scambiarono la pace, scesero le lacrime su tanti volti e non dei meno importanti. Davanti alla Basilica di S. Francesco, dove, intirizzito dal freddo, ognuno alla fine sembrò serrarsi strettamente all’altro (san Giovanni Paolo II fu vicino al Dalai Lama), quando giovani ebrei si precipitarono sulla tribuna per offrire rami di ulivo, in primo luogo ai musulmani, molti leader si commessero profondamente e piansero di gioia. L’angoscia della pace tra gli uomini e tra i popoli spinse i leader religiosi ad essere insieme per pregare ma non a pregare insieme secondo l’espressione di san Giovanni Paolo II, la cui iniziativa, malgrado la sua preoccupazione di evitare ogni parvenza di sincretismo, non fu allora compresa da taluni che temevano di vedere diluirsi la loro specificità cristiana. Assisi ha fatto fare alla Chiesa cattolica uno straordinario balzo in avanti verso le altre religioni che ci apparivano vivere fino a quel momento in un altro pianeta nonostante l’inse39


gnamento del beato Paolo VI (nella sua prima enciclica «Ecclesiam suam») e del Concilio Vaticano II (la dichiarazione «Nostra aetate»). L’incontro, se non addirittura lo scontro delle religioni, è senza dubbio una delle sfide più importanti della nostra epoca, ancora più grande di quella dell’ateismo. «Non ritorno mai da certi Paesi a prevalenza musulmana, buddista o induista, senza chiedermi con intensità: che cosa ha voluto fare Dio con Gesù Cristo quando vedo il cristianesimo così diminuito o anzi sempre più diminuire in proporzione, in un continente in piena esplosione demografica come l’Asia? Un tale interrogativo è salutare, poiché riguarda la questione fondamentale della salvezza; essa è la punta di diamante che santifica e fortifica le nostre ragioni di essere cristiani. Assisi è stato il simbolo, la realizzazione di ciò che deve essere il compito della Chiesa, per vocazione propria in un mondo in stato flagrante di pluralismo religioso: professare l’unità del mistero della salvezza in Gesù Cristo […]. Assisi ha permesso così a uomini e a donne di testimoniare un’esperienza autentica di Dio nel cuore delle loro religioni. “Ogni preghiera autentica – aggiungeva il Papa – è ispirata dallo Spirito Santo che è misteriosamente presente nel cuore di ogni uomo” […]. Oggi i credenti di tutte le religioni, delle comunità, sull’esempio di Eliseo, che riceve il mantello da Elia, si rivestono dello “Spirito Santo”. Lo “spirito di Assisi” plana al di sopra delle acque agitare delle religioni e crea già delle meraviglie di dialogo fraterno» (card. Roger Etchegaray). Per celebrare lo “Spirito di Assisi”, il 27 di ogni mese, il Centro Studi Francescani, attraverso i sussidi preparati dalla teologa Lucia Antinucci, offre dei temi e dei momenti di preghiera per la pace da promuovere nelle proprie comunità e famiglie, nel territorio in cui operiamo e viviamo. 40


27 settembre 2017 – La fraternità universale Dal Vangelo secondo Matteo 5,44-45 «Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti». Dal Libro del Tao (Libro della Vita e della Virtù LXVII) Le tre cose preziose Io ho tre cose preziose che mi tengo ben strette e custodisco: la prima è la misericordia, la seconda è la parsimonia, la terza è il non ardire d’esser primo nel mondo. Sono misericordioso e perciò posso essere intrepido, sono parsimonioso e perciò posso essere generoso, non ardisco d’esser primo nel mondo e perciò posso esser capo degli strumenti perfetti. Oggi si è intrepidi trascurando la misericordia, si è generosi trascurando la parsimonia, si è primi trascurando di posporsi. È la morte! Chi è misericordioso nel guerreggiare è vittorioso, nel difendere è saldo. Quei che il cielo vuol salvare facendolo misericordioso lo preserva. Dall’insegnamento di Rav Elia Benamozegh (Livorno 1823-1900, rabbino cabalista) «Tutti i popoli sono per Mosé figliuoli di Dio; solo che Israele è il suo primogenito; frase preziosa che ci dà l’idea di una grande famiglia, il cui padre è in cielo e i cui membri, sparsi sulla terra, sono i popoli, differenziati secondo la loro dignità». 41


Dall’insegnamento di Sathya Sai Baba (1926-2011, saggio indiano) «C’è una sola casta: la casta dell’umanità. / C’è una sola religione: la religione dell’Amore./ C’è un solo linguaggio: il linguaggio del cuore./ C’è un solo Dio: Egli è onnipresente./ […]. Come un filo attraversa una serie di brillanti, cosi il filo dell’Amore trapassa e lega insieme tutti gli esseri umani. Il Principio dell’Amore è la più grande forza di coesione che unisce tutte le pratiche spirituali, tutte le religioni, tutte le fedi, tutte le scritture, tutte le filosofie». Dall’insegnamento del Mahatma Gandhi (1869-1948) «Il genere umano può liberarsi della violenza soltanto ricorrendo alla non-violenza. L’odio può essere sconfitto soltanto con l’amore. Rispondendo all’odio con l’odio non si fa altro che accrescere la grandezza e la profondità dell’odio stesso. Se potessimo cancellare l’“Io” e il “Mio” dalla religione, dalla politica, dall’economia ecc., saremmo presto liberi e porteremmo il cielo in terra. Tu e io non siamo che una cosa sola. Non posso farti del male senza ferirmi».

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27 ottobre 2017 – Il dono della pace Dal Vangelo secondo Matteo 5,5-9 «Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio». Dall’insegnamento di Rav Giuseppe Laras (nato a Torino nel 1935) «La Berakhà dei sacerdoti inizia con la benedizione “ti benedica il Signore…” e finisce con lo Shalom “e ponga su di te la pace”. Questo sottolinea che – come affermano i Maestri – il Santo Benedetto non trova veicolo migliore per il trasporto della benedizione dello Shalom, la pace. Questo vuol dire che, se vogliamo attenderci abbondante misura di benedizione dall’alto, occorre che ci provvediamo di un contenitore di trasporto che è lo Shalom. Se non c’è lo Shalom, non può arrivare la benedizione. Posizione dinamica e non statica, quindi, pur lasciando alla Berakhà di Dio tutta la sua valenza di dono, la sua indipendenza e la sua imperscrutabilità. Sicuramente nella formazione e nell’avvento dello Shalom noi sentiamo di avere una parte molto importante. Se non costruiamo dentro di noi e in mezzo a noi lo Shalom, è 43


difficile attenderci la Berakhà. La Berakhà ha bisogno dello Shalom. Senza Shalom la Berakhà rischia di perdersi per strada e, quindi, di non arrivare fino a noi». Dall’invocazione Vedica per la Pace «Possano i cieli, il sole, la luna, le stelle, le galassie e tutti i segni zodiacali essere in pace e armonia. Possa l’interspazio tra terra e sole, luna e stelle, essere pacifico e senza inquinamenti. Possa la nostra madre terra essere felice e pacifica e libera da inquinamenti. Possano tutte le acque essere pacifiche e libere da inquinamenti oceani, fiumi, acque potabili e piogge. Non ci siano più piogge acide. Possano tutte le erbe e le piante medicinali conservare il loro stato naturale ed essere libere da inquinamenti. Possa tutto il regno vegetale, specialmente tutte le specie alimentari, a tutti gli alberi e le foreste conservare il loro stato naturale, essere in buona salute e libere da malattie causate da inquinamenti. Possano tutti gli elementi – terra acqua, fuoco aria ed etere – e tutte le forze cosmiche essere in pace e armonia e senza inquinamenti. Possa il nostro corpo, la nostra mente e la nostra anima e tutte le esistenze essere in pace e armonia e libere da inquinamenti. Possa ogni cosa interiore ed esteriore essere in pace e armonia, libera da inquinamenti. E la pace stessa sia vera pace e non sia una pace mantenuta artificialmente da forze politiche e militari. Ultimo e non meno importante: possano la pace naturale, l’armonia e l’unità di tutto manifestarsi e sbocciare attraverso di noi».

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27 novembre 2017 – L’impegno per la giustizia Dal Vangelo secondo Matteo 12,15-21 «Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti, ordinando loro di non divulgarlo, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia: Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti. Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce. La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le genti». Dall’insegnamento di Mosè Maimonide – Le regole sui doni ai poveri (cap. 7) (1135-1204 rabbino, filosofo, giurista, talmudista) «1. È un precetto positivo dare la Tzedakà ai poveri in ragione di quanto è dovuto al povero, se chi dà ne ha la facoltà, come è detto (Dt 15,8) “Aprirai la tua mano”, ed è detto (Lv 25,35) “Manterrai il forestiero, il residente e colui che vive con te”, ed è detto inoltre (Lv 25,36) “Vivrà con te il tuo fratello”. 2. Chiunque veda un povero che mendica e fa finta di niente e non gli dà la Tzedakà contravviene a un precetto negativo ed è detto (Dt 15,7) “Non indurire il tuo cuore e non chiudere la tua mano verso il tuo fratello povero”. 3. Si è obbligati a dare al povero secondo quanto gli manca: 45


se non ha vestiti, lo si veste; se non ha utensili per la casa gli si comprano; se non ha una moglie, lo si fa sposare; ugualmente se è una donna la si fa sposare ad un uomo. Perfino se questo povero aveva in precedenza l’abitudine di andare a cavallo con un servo che lo precedeva, e si è impoverito e ha perso i suoi beni, gli si compra un cavallo ed un servo che lo preceda, come è detto (Dt 15,15): “A seconda di quanto gli è venuto a mancare”. E tu sei obbligato a ricostituire ciò che gli manca, ma non sei obbligato ad arricchirlo. 4. A un orfano che si deve sposare gli si affitta una casa, gli si fa trovare un letto e tutto il corredo, dopodiché lo si fa sposare. 5. Se un povero viene a chiedere ciò che gli manca, e il donatore non ne ha la possibilità, gli dà a seconda delle sue facoltà; e quanto gli deve dare? Fino a un quinto dei suoi averi è l’optimum della mizvà; un decimo dei suoi averi è una quantità media; meno di questo significa dare di malavoglia. In ogni caso non si deve dare meno di un terzo di siclo all’anno. Chi dà meno di questa cifra non adempie al precetto. Perfino il povero che vive di Tzedakà deve dare Tzedakà a un altro. 6. Un povero che non si conosce e dice: “Ho fame! Datemi da mangiare”, non si controlla se è un truffatore, ma gli si dà immediatamente del cibo. Se, invece, è nudo e dice “rivestitemi!” si controlla che non sia un truffatore. Ma se lo si conosceva, lo si riveste a seconda del suo status, senza fare alcun controllo. 7. Si dà cibo e vestiti ai poveri non ebrei come agli ebrei, in segno di pace. Al povero che mendica di porta in porta non si dà un dono grande ma piccolo, ed è vietato mandarlo via a mani vuote, anche a costo di dargli solo l’equivalente di un fico secco come è detto (Sal 74,21): “il misero non tornerà rosso per la vergogna”». 46


Dal Corano (sura-l-maidah,8) «O voi che credete, siate pronti, per amore di Allàh, a render testimonianza con giustizia e l’odio contro di voi d’una gente non v’impedisca di essere giusti. Siate giusti, poiché l’esser giusti è assai vicino al timore di Allàh. In verità, Allàh è perfettamente informato di ciò che voi fate». 27 dicembre 2017 – Servire gli altri Dal Vangelo secondo Matteo 25,31-46 «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: 47


Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna». Dall’insegnamento del Venerabile Shravasti Dhammika (nato nel 1951, consigliere spirituale della Società Buddha Dhamma Mandala in Singapore) «Alcune religioni credono che la compassione o l’amore, i due termini sono molto simili, siano la caratteristica spirituale più importante, ma non danno importanza a sviluppare qualunque saggezza. Il risultato finale è quello di essere uno stupido di buon cuore, una persona molto gentile ma senza conoscenza. Altri sistemi di pensiero come la scienza credono che la saggezza possa essere meglio sviluppata come le emozioni, compresa la compassione. Il risultato di questo atteggiamento è che la scienza ha proteso ad essere più preoccupata dei risultati e ha dimenticato che il suo scopo è di servire l’uomo e non controllarlo o dominarlo. Così alcuni scienziati hanno prestato le loro conoscenze per costruire la bomba nucleare, le armi chimiche, etc., mentre la religione ha visto sempre la ragione e la saggezza come nemici di sentimenti come l’amore e la fede. La scienza ha visto come 48


nemiche della ragione e dell’obiettività alcune emozioni come l’amore e la fede. E, ovviamente, man mano che la scienza progredisce, la religione declina. Il buddhismo, d’altra parte, insegna che per essere un individuo equilibrato e giusto, si deve sviluppare sia la saggezza sia la compassione». 27 gennaio 2018 – La gioia Dal Vangelo secondo Giovanni 16,20-23 «In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia». Da un discorso di Rav Jonathan Sacks (nato a Londra nel 1948) «La felicità e la gioia sono molto diverse per tanti aspetti, la prima riguarda una vita intera mentre la gioia, invece, vive in singoli momenti. La felicità tende a essere un’emozione più fredda e razionale mentre la gioia ti spinge a ballare e a cantare. È difficile sentirsi felici in mezzo alle incertezze ma è possibile sentire la gioia. Re David nei Salmi parla di pericolo, paura, a volte anche disperazione ma queste sue poesie solitamente finiscono positivamente. “Perché la sua rabbia dura solo un momento mentre il suo favore, divino, dura una vita 49


intera. Puoi passare una notte piangendo e svegliarti gioiosamente la mattina. Trasformi il tuo pianto in una danza, hai rimosso il mio vestito di sacco e mi hai vestito di gioia, affinché il mio cuore possa cantare le tue lodi e non restare in silenzio. Signore mio Dio, ti loderò per sempre” (Sal 30,613). Nell’ebraismo, dunque, la gioia è la massima emozione religiosa e siamo qui in un mondo pieno di bellezza. Ogni respiro che respiriamo è lo spirito di Dio in mezzo a noi. Intorno a noi è l’amore che muove il sole e le stelle, siamo qui perché qualcuno ha voluto che fossimo qui. L’anima celebra questo e canta. Nonostante la vita sia piena di problemi, difficoltà, problemi e dispiaceri noi viviamo qualcosa di straordinario in un universo pieno di bellezza fra gente che portano su di se tracce sul volto di Dio. Lo scrittore Robert Louis Stevenson diceva “Cerca dove risiede la gioia e dalle una voce da dove possa cantare. Perché se manca la gioia manca tutto”. L’ebraismo, la fede, non è una rivale della scienza, è un tentativo di spiegare l’universo. C’è un senso di meraviglia, nato da un senso di gratitudine. L’ebraismo è prendere la vita da entrambe le mani e dare una benedizione su di essa. Se è come Dio ci ha detto: “Ho fatto tutto questo per voi, questo è il mio regalo, goditelo e aiuta il prossimo a fare lo stesso”». Dagli scritti di Daisaku Ikeda (“La saggezza del Sutra del Loto”) (nato nel 1928, maestro buddhista giapponese, presidente della Soka Gakkai Internazionale) «Riferendosi a un passo della Raccolta degli insegnamenti orali, il presidente Ikeda afferma che la vera gioia scaturisce dal diventare felici insieme agli altri. Egli indica che la fede 50


nella Legge mistica racchiude la saggezza e la compassione necessarie per raggiungere quello scopo e sottolinea che la nostra missione come praticanti del Buddismo di Nichiren è creare un’epoca in cui la felicità individuale e la prosperità sociale vadano di pari passo. Nichiren Daishonin afferma: “Gioia significa che se stessi e gli altri insieme provano gioia, […] sia se stessi che gli altri insieme troveranno gioia nel possesso della saggezza e della compassione” […]. Riguarda sia noi stessi che gli altri. Preoccuparsi solo della propria felicità è egoismo. Dichiarare di curarsi solo di quella degli altri è ipocrisia. La vera gioia consiste nel diventare felici insieme agli altri. Il secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda diceva: “Raggiungere la felicità personale non è una grande impresa; è piuttosto semplice. Ma l’essenza del buddismo sta nell’aiutare anche gli altri a diventare felici”. Il passo del Daishonin citato prima indica chiaramente che la vera felicità è fatta di saggezza e compassione, in altre parole è lo stato vitale della Buddità. Chi è saggio ma manca di compassione ha una vita chiusa e angusta: non si tratta quindi di saggezza autentica. Chi è compassionevole ma manca di saggezza o si comporta scioccamente non può essere d’aiuto a nessuno, neanche a se stesso; e una compassione che non mette in grado di portare aiuto non si può dire vera compassione. Solo la fede nella Legge mistica comprende sia la saggezza e che la compassione. Il Daishonin afferma chiaramente: “Ora, quando Nichiren e i suoi seguaci recitano Nammyoho-renge-kyo, stanno esprimendo la gioia per il fatto che essi inevitabilmente diventeranno Budda eternamente dotati dei tre corpi” […]. Il presidente Toda diceva che “la felicità individuale e la prosperità sociale devono andare di pari passo”. La felicità individuale a cui si riferisce non è egocentrica, ma significa raf51


forzare la propria umanità sviluppando saggezza e compassione e aiutare gli altri a fare lo stesso. Il Sutra del Loto (Nammyoho-renge-kyo) ha il potere di realizzare sia la felicità individuale che la prosperità sociale». 27 febbraio 2018 – Il cammino della conversione Dal Vangelo secondo Marco 1,14-15 «Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”». Dal Corano (Sura 2,183ss.) «O voi che credete! Vi è prescritto il digiuno, come fu prescritto a coloro che furono prima di voi, nella speranza che voi possiate divenire timorati di Dio». «Credenti! Vi è stato prescritto il digiuno come è stato prescritto a coloro che son venuti prima di voi e può esser che siate timorati per giorni contati, e chi di voi sia malato, o sia in viaggio, lo faccia per un numero corrispondente di altri giorni e per coloro che potevano farlo c’è un riscatto: il nutrimento di un povero; e chi fa di sua scelta di meglio, ciò è meglio per lui: che digiuniate è meglio per voi se sapeste! È il mese di Ramadan nel quale fu fatto scendere il Corano a guida per gli uomini e chiare evidenze della Guida e discriminante definitiva; chi di voi attesti direttamente il mese vi digiuni e per chi sia malato o in viaggio, vi sia un numero corrispondente di altri giorni Iddio vuole per voi quel che vi è 52


facile non vuole per voi quel che vi è duro, e ne completiate il numero e magnifichiate Iddio per avervi dato la Guida, e può darsi siate riconoscenti». «Quando arriva il Ramadan vengono aperte le porte del Paradiso, e chiuse quelle del Fuoco, e i demoni vengono legati». «Iddio Potente e Glorioso ha detto: “Ogni azione del figlio di Adamo gli appartiene, eccetto il digiuno, che appartiene a Me, ed Io ne dò ricompensa; il digiuno è un’armatura, e quando sia giorno di digiuno per uno di voi, non nutra propositi osceni né vociferi, e se qualcuno lo ingiuria o lo combatte, dica: “Sto digiunando”; e per colui nella cui mano è l’anima di Muhammad, l’alito cattivo che promana dalla bocca di colui che sta digiunando è migliore davanti a Dio del profumo del muschio. Chi digiuna ha due motivi di cui rallegrarsi: si rallegra quando lo rompe, e si rallegrerà del digiuno fatto quando incontrerà il suo Signore». «Non vi è servo che digiuni un giorno sulla via di Dio, senza che per quel giorno Iddio gli tenga lontano il volto dal Fuoco per settanta annate». Dall’insegnamento del Giainismo «La pratica delle regole dettate dal Jina – tra cui la più importante è il divieto di uccidere qualsiasi essere vivente, uomo o animale che sia (ahimsā) – è l’unico modo con cui l’anima può liberarsi dalla materia che l’ha compenetrata e ritrovare l’integrità originaria. Questa liberazione-purificazione avviene per gradi. Il canone giaina ne ha elaborati 14: nei primi tre gradi, l’anima è priva d’ogni conoscenza, donde deriva un comportamento ingiusto o karmico; il quarto grado è quello della conoscenza 53


e del comportamento adeguato: è anche il grado degli dèi che, però, per progredire verso la perfezione debbono rinascere come uomini; infatti, soltanto le rinunce umane (che cioè gli dei non possono praticare) conducono al quinto grado, che è quello del monaco; l’ascesi monastica conduce ai gradi successivi fino all’arresto del karman, ossia all’arresto della penetrazione della materia nell’anima (undicesimo grado); di qui comincia l’eliminazione del karman precedentemente accumulato, fino a che si raggiunge il tredicesimo grado e si diventa Tīrthakara (precursori) onniscienti e maestri di verità; il quattordicesimo grado lo raggiunge un Tīrthakara alla sua morte: libera dal corpo, la sua anima raggiunge le altre che si sono salvate, in un cielo superiore a quello in cui risiedono gli dèi». 27 marzo 2018 – Il perdono e la riconciliazione Dal Vangelo secondo Luca 7,36-50 «Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato. A quella vista il fariseo che l’aveva invitato pensò tra sé: “Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice”. Gesù allora gli disse: “Simone, ho una cosa da dirti”. Ed egli: “Maestro, dii pure”. “Un creditore aveva due debitori: l’uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquan54


ta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?”. Simone rispose: “Suppongo quello a cui ha condonato di più”. Gli disse Gesù: “Hai giudicato bene”. E volgendosi verso la donna, disse a Simone: “Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m’hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco”. Poi disse a lei: “Ti sono perdonati i tuoi peccati”. Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: “Chi è quest’uomo che perdona anche i peccati?”. Ma egli disse alla donna: “La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!”». Dall’insegnamento di Rav Yonah b. Avraham (morto nel 1264, rabbino catalano e moralista) «Il Santo Benedetto ci mandò a dire per mezzo dei Profeti Suoi servitori e per mezzo del Profeta Ezechiele (Ez 18,3031): “Dice il S. D.: pentitevi e fate pentire da tutti i vostri peccati e la colpa non sia per voi d’inciampo, gettate via da voi tutti i peccati che avete commesso e fatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo…”. Così disse il Maestro R. Avraham b. David, che era uno dei pii al mondo: “La siepe grande e meravigliosa è il trattenersi dai cibi”. Così spiegava le sue parole: “Non tralasci completamente di mangiare carne e di bere vino, poiché ti basti ciò che la Torah ha proibito. Però, nel momento del pasto quando ha ancora appetito, lasci del 55


cibo in onore del Creatore di quanto gli fa gola e non mangi a volontà”. Questo metodo lo tratterrà dal peccare e gli rammenterà l’amore del Creatore più di un digiuno alla settimana, poiché questo avviene continuamente, ogni giorno, quando mangia e quando beve; lasci un po’ di quanto desidererebbe in onore di Dio”». Dalle poesie di Tagore (1861-1941, poeta, drammaturgo, scrittore e filosofo bengalese) «Mentre incosciente ti ferivo scoprivo ch’eri accanto a me. Lottando inutilmente contro te sentivo ch’eri tu il mio Signore. Derubando del mio tributo il tuo onore vedevo crescere il mio debito con te. Nuotavo contro corrente di tua vita solo per sentire la forza del tuo amore. Per nascondermi da te ho spento la mia luce, ma tu m’hai sorpreso con le stelle».

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27 aprile 2018 – Il sentiero della speranza Dalla Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 5,3-5 «Noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato». Dall’insegnamento buddhista di Nichiren Daishonin «Una delle affermazioni più frequenti riguardanti la pratica del Buddismo di Nichiren e che ricordo molto chiaramente sin dai miei primi giorni di pratica ha a che vedere con l’emergere della speranza. In sostanza, essa sostiene che quando dobbiamo far fronte a una situazione particolarmente difficile o immensamente dolorosa e non abbiamo assolutamente idea di dove andare a parare o di come affrontarla, dal momento in cui iniziamo a recitarci sopra la speranza emerge dal nulla […]. Chiaramente, la speranza non emerge dal nulla, bensì da dentro di noi, ed è la scintilla iniziale che serve a sbloccare la situazione, a calmare il panico o la paura, e a innescare il processo di ripresa. Testi buddisti più formali a volte impiegano la parola “riconoscimento” per descrivere questo processo cruciale, quella sensazione che emerge da dentro e che ci dice che, per quanto la situazione possa sembrare impossibile, una soluzione è possibile, e che dentro di noi possiamo trovare il coraggio e la capacità di rialzarci per muoverci verso la soluzione. Chiaramente, non si tratta assolutamente di un processo fatto di una sola azione […]. Se davvero vogliamo possedere 57


un tale ottimismo duraturo, questo comporta impegnarsi per imparare a svilupparlo. Da qualche parte raccogliamo la determinazione per intraprendere un percorso di cambiamento, e la pratica quotidiana ci aiuta a sostenerlo nella vita di tutti i giorni. E negli inevitabili momenti di cedimento, la pratica ci offre il sostegno che ci consente di rialzarci e riprendere il percorso. E avanti. E avanti. E come il buddismo afferma, questa cosa ha praticamente lo stesso effetto del gettare un sasso in uno stagno. Man mano che cambiamo e viviamo la nostra vita sulla base di un diverso sistema di princìpi, le onde si propagano in cerchi sempre più grandi». 27 maggio 2018 – Essere luce del mondo Dal Vangelo secondo Matteo 5,14-16 «Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli». Dall’insegnamento buddhista dell’Istituto Soka Gakkai «Alla base del buddismo vi è il convincimento che ogni individuo possieda un potenziale positivo illimitato e il potere di cambiare in meglio la propria vita. Attraverso la pratica buddista le persone possono diventare più felici e realizzate e, di conseguenza, dare un contributo in tal senso alla società. Il buddismo insegna che c’è una Legge (il Dharma) che sottende 58


ogni cosa nell’universo, e che tutte le forme di vita sono interconnesse. Sostiene, inoltre, che noi siamo i soli responsabili della direzione che prendono le nostre vite: un cambiamento nel nostro cuore o nel nostro modo di pensare porta inevitabilmente a un cambiamento delle circostanze esterne, influenza il luogo in cui viviamo e le persone che ci circondano. La parola illuminazione può suggerire l’idea di un individuo impegnato in pratiche austere, alla ricerca di poteri straordinari ben oltre la portata delle persone comuni. Invece il Daishonin insegnò che l’illuminazione non è altro che la fusione della nostra saggezza soggettiva con la realtà oggettiva – la piena comprensione della realtà di questo mondo. L’illuminazione non è un traguardo prefissato che alla fine raggiungeremo. Illuminazione significa sfidarsi ogni giorno costantemente e rinnovare la propria determinazione per migliorarsi e influenzare positivamente l’ambiente circostante». 27 giugno 2018 – Amare tutte le creature Dal Vangelo secondo Matteo 6,26-30 «Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?». 59


Dall’insegnamento dei Maestri d’Israele «Il comando di Bal-Tashchit vietava di tagliare gli alberi, deviare i fiumi, sprecare l’acqua. Anche l’alimentazione Kasher ha origine nel rispetto degli animali che andavano macellati in un modo che ne limitasse al minimo le sofferenze. E i pulcini non andavano allontanati dalla chioccia per lo stesso motivo. L’anno sabbatico in cui l’uomo non doveva lavorare, serviva per far riposare i campi e non sfruttare troppo gli animali, così come il riposo del sabato per contemplare la bellezza del Creato e ricordarsi che la natura dà tutto ciò che serve per tutti». Dall’insegnamento di Sathya Sai Baba «Dato che il Cosmo è pervaso da Dio, non possiamo prendere l’uno e scartare l’ altro. Anche gli scienziati, che erano orgogliosi di saper spiegare l’Universo, sono diventati umili, rendendosi conto che a ogni passo davanti a loro si aprono orizzonti sempre più vasti. Il mondo stesso è un grande insegnante, una guida costante e un’ispirazione senza fine; questo è il motivo per cui l’uomo è circondato e sostenuto dal mondo. Ogni uccello, ogni animale, ogni albero, ogni montagna e ogni stella, persino il più piccolo verme, ha qualcosa da insegnare all’uomo, se solo questi ha la volontà e la sete di imparare: questo fa del mondo un’autentica università. Il mondo è una scuola (Gurukul) in cui l’uomo è un alunno dal giorno della sua nascita a quello della sua morte”.

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Dall’insegnamento di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada (dall’opera Srimad Bhagavatam, Terzo Canto, parte prima, cap. 10, v. 7, p. 388). (1896-1977, maestro spirituale e scrittore indiano, fondatore dell’Associazione internazionale per la Coscienza di Krishna – Movimento Hare Krishna) «Poi egli vide che il fiore di loto su cui si trovava si stendeva in tutto l’universo, e pensò al modo di creare tutti i pianeti, che in precedenza erano incorporati in quello stesso loto. SPIEGAZIONE – I semi di tutti i pianeti dell’universo erano stati introdotti nel fiore di loto su cui si trovava Brahma. Tutti i pianeti erano dunque stati generati dal Signore, e anche tutti gli esseri viventi esistevano in Brahma. L’universo materiale e tutti i suoi abitanti erano già stati creati sotto forma di seme da Signore Supremo, e Brahma doveva disseminarli in tutto l’universo. La vera creazione è, dunque, chiamata sarga, mentre la sua manifestazione ulteriore, operata da Brahma, è chiamata visarga». Dalle poesie di Tagore «Dove son già fatte le strade io smarrisco il cammino. Nell’oceano immenso, nel cielo azzurro non è traccia di sentiero. La viottola è nascosta dalle ali degli uccelli, dal fulgor delle stelle, dai giorni delle alterne stagioni. E io domando al cuore, se il suo sangue porti seco la conoscenza dell’invisibile via». 61


27 luglio 2018 – Contemplare il Mistero Dal Vangelo secondo Giovanni 14,8-11 «Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse”». Dall’insegnamento di Shaykh ‘Abudr-Rahmân al-Akhdarî (1512-1575, Maestro sufi algerino) «Alla preghiera (salàt) è legata una luce immensa per la quale s’illuminano i cuori degli oranti. In altri termini, è per la preghiera che è messa nel cuore una luce che ti dirige verso il Signore, e questo è, per il fedele, un benessere insondabile. Questa luce la ottengono solamente coloro che si umiliano nel loro cuore, nel loro corpo e in tutte le loro membra, impegnando questi agli atti leciti e compiendoli come si deve. Quando ti predisponi alla preghiera, svuota il tuo cuore di ogni preoccupazione di questo mondo (dunyâ) e di ciò che in esso si trova. Occupati di pensare solamente al tuo Signore per l’amore del quale tu stai pregando. Sii convinto nel tuo cuore che la preghiera sia un atto di umiltà e un tentativo di estinzione di tutto il tuo essere in Allah (Gloria a lui) attraverso le posizioni della preghiera (stazioni), retto in piedi (qiyâm), inclinate (rukù’) e prosternate (sujùd). Umiliarsi ad Allàh è proclama62


re la sua Maestà, la sua Immensità e la sua Grandezza attraverso il takbîr Allahu Akbar; la sua Gloria attraverso il tasbih Subhàna Allah, attraverso la lettura del Corano e la recitazione di altre formule di lode. Sii costante nella tua preghiera, perché è l’atto di adorazione (‘ibàdat) più importante di tutti. Durante la tua preghiera non lasciare che satana si prenda gioco del tuo cuore, non lasciare che ti distragga fino a installarti l’agitazione e privarti così del godimento della luce della preghiera. Sii costante nella tua umiltà nell’atto della preghiera affinché il piacere che procura questa dolce luce persista nel tuo cuore. Così facendo, anche dopo il saluto finale della preghiera (as-Salàmu ‘alaykum), questa luce continuerà a illuminare il tuo cuore. La preghiera impedisce ogni turpitudine e ogni atto biasimevole a causa dell’umiltà manifestata mentre ad essa ci si dona; umiltà del cuore (che si scioglie davanti alla Maestà divina) e delle membra del corpo (che esprimono questa attitudine del cuore). È così che la preghiera diventa continua, eterna. Sappi che solo Allah è il Soccorritore tramite il Quale ti può arrivare l’aiuto ad adorarlo e a chiedere il suo soccorso, perché Allàh è il Migliore degli aiuti. È lui che può insegnarti il modo di adorare e questo è perché nella Sùra al-Fâtiha, noi diciamo: “Te noi adoriamo e a Te noi chiediamo aiuto” (iyya-Ka na’budu wa iyyà-Ka nasta’in). Che la tua devozione per il tuo Signore non sia per te un mezzo di diventare un oggetto di culto [di inorgoglirti]. Fa’ in modo che l’atto di adorazione che compi verso Allàh sia il segno del tuo attaccamento al suo servizio e della tua condizione di servitore (‘abd), perché colui che guarda con compiacenza i suoi atti di devozione non adora in realtà che sé stesso (Abû Hafs)». 63


Dalle preghiere di Tagore «Ogni giorno, o Signore della vita, starò davanti a te. A mani giunte, o Dio della terra, starò davanti a te. Sotto il tuo cielo senza rive, in silenzio nascosto, con il cuore umile, con le lacrime agli occhi, starò davanti a te. In questo modo svariato, in riva al mare del lavoro, in mezzo agli uomini della terra, starò davanti a te. Quando in questo mondo finirò il mio lavoro, o Re dei Re, solo, in silenzio, starò davanti a te». Dall’insegnamento del Mahatma Gandhi «Per me Dio è Verità e Amore; Dio è etica e moralità; Dio è assenza di paura. Dio è la fonte della Luce e della Vita e tuttavia egli è al di sopra e al di là di queste. Dio è coscienza. È lo stesso ateismo degli atei. Perché, nel suo infinito amore, Dio permette all’ateo di esistere. Egli è il cercatore di cuori. È colui che trascende il discorso e la ragione. Egli conosce noi e i nostri cuori meglio di noi stessi. Non ci prende in 64


parola, perché sa che, spesso, non parliamo sul serio, alcuni consapevolmente, altri inconsapevolmente. È un Dio personale per quelli che hanno bisogno della sua personale presenza. È un Dio in carne e ossa per quelli che hanno bisogno della sua carezza. È la più pura essenza. Egli semplicemente è per quelli che hanno fede. È tutte le cose per tutti gli uomini. È in noi e, tuttavia, al di sopra e al di là di noi… Non può cessare di essere solo perché in suo nome vengono commesse orribili immoralità o brutalità inumane. È tollerante. È paziente, ma anche terribile. È l’essere più esigente del mondo e del mondo che verrà. Adotta con noi lo stesso metro che noi usiamo con il nostro prossimo, uomini e bestie. Per lui l’ignoranza non è una scusa. E, al tempo stesso, egli ci perdona sempre, perché ci dà sempre la possibilità di pentirci».

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STATUTO DELL’ASSOCIAZIONE

CENTRO STUDI FRANCESCANI PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO E LE CULTURE” Cod. fiscale: 93066850616

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STATUTO DELL’ASSOCIAZIONE “CENTRO STUDI FRANCESCANI PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO E LE CULTURE” – Cod. fiscale: 93066850616

I. DENOMINAZIONE – SEDE ART. 1 È costituita, ai sensi degli artt. 36 e seguenti del Codice Civile, della Legge quadro 266/1991 e come previsto dalla L.R. n°11/2007 e loro s.m.i., un’associazione di volontariato denominata “Centro studi Francescani per il dialogo interreligioso e le culture”. ART. 2 L’Associazione ha sede in Maddaloni, presso il Convento S. Francesco, via S. Francesco d’Assisi n. 117, 81024 Maddaloni (Ce) e potrà trasferire la sede, nonché istituire o chiudere sedi secondarie o sezioni in tutto il territorio nazionale e anche estero, mediante delibera del Consiglio d’Amministrazione.

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II. SCOPO – OGGETTO – DURATA ART. 3 L’Associazione è apolitica, apartitica, non confessionale e non ha assolutamente fini di lucro diretto o indiretto. Si ispira al messaggio di pace tra le nazioni e i popoli di Giovanni Paolo II, nonché allo “Spirito di Assisi”, e ai principi di trasparenza, solidarietà e democrazia. ART. 4 L’Associazione non ha scopo di lucro e si avvale del volontariato e dell’opera spontanea, volontaria e gratuita dei suoi soci che, a diverso titolo e competenza, ne fanno parte. ART. 5 L’Associazione ha come scopi: a) Promuovere, a livello locale, nazionale e internazionale, la ricerca, lo studio e il dialogo tra le religioni e le comunità multietniche secondo lo “Spirito di Assisi”; b) Educare le giovani generazioni e le comunità alla pace, alla giustizia, al rispetto della diversità, alla relazione; c) Valorizzare operativamente il messaggio francescano di pace e di giustizia attraverso lo svolgimento di attività di solidarietà sociale, quale la beneficienza a favore di soggetti svantaggiati, l’assistenza psicologica, sociale e sanitaria; d) Promuovere la cultura e la valorizzazione dei luoghi artistici e di culto legati alla tradizione francescana e non, 69


lo studio e il recupero degli stessi, in conformità alla legge del 1° giugno 1939 n. 1089 e successive modificazioni; e) Favorire la crescita delle persone attraverso attività di promozione culturale diffusa, operando tramite tutte le forme artistiche ed espressive, promuovendo luoghi e spazi per la creazione e la fruizione culturale; f) Favorire lo sviluppo di una cultura fondata sul rispetto della convivenza civile, delle pari opportunità, dei diritti, delle differenze culturali, etniche e di genere attraverso la progettazione di percorsi individuali e collettivi di crescita nel pieno rispetto del diritto di ogni singola persona alla propria autodeterminazione soprattutto ai soggetti che per condizioni sociali ne siano esclusi; g) Promuovere forme di prevenzione e di lotta all’esclusione, al razzismo, alla xenofobia, all’intolleranza, al disagio, all’emarginazione, alla solitudine, mediante servizi rivolti alla comunità e alle persone che rappresentino nuove opportunità di inserimento sociale, di affermazione di diritti, di risposta ai bisogni che si esprimono nel territorio; h) Offrire servizi che qualifichino e supportino l’iniziativa dei gruppi di volontariato, delle associazioni, degli altri enti e delle istituzioni nei confronti dei soggetti più deboli e svantaggiati, attraverso, in particolare, l’informazione, la consulenza e la formazione; i) Istituire un centro di documentazione storica e storiografica; j) Istituire una biblioteca, una banca dati e sala multimediale; k) Promuovere e realizzare pubblicazioni scientifiche, convegni, seminari, dibattiti, incontri, manifestazioni, favorendo in generale la realizzazione degli scopi sociali, e 70


in particolare l’incontro fra le comunità multietniche e interreligiose; l) Promuovere l’editoria, l’emittenza radiotelevisiva, le attività radioamatoriali, le nuove tecnologie e la comunicazione telematica su temi di interesse sociale e culturale. ART. 6 Per il perseguimento dei propri fini, l’Associazione potrà promuovere la raccolta di fondi mediante l’organizzazione di spettacoli, convegni e seminari, anche utilizzando luoghi di culto, la stampa di periodici e libri. L’Associazione potrà, infine, in via strettamente strumentale all’attività principale, effettuare tutte le operazioni mobiliari, immobiliari, commerciali e finanziarie ritenute necessarie o utili per il perseguimento dello scopo sociale. L’Associazione si avvale dell’impegno volontario, spontaneo e gratuito dei soci. Al volontario possono essere soltanto rimborsate le spese effettivamente sostenute per l’attività prestata, che siano certe e documentate ed entro limiti preventivamente fissati dall’Assemblea. ART. 7 L’Associazione ha durata illimitata. ART. 8 L’Associazione svolge la propria attività sia in Italia che all’Estero. 71


III. ASSOCIATI O SOCI ART. 9 Sono soci dell’Associazione le persone fisiche e/o le persone giuridiche, italiane e/o straniere, che hanno sottoscritto l’Atto costitutivo. Possono, inoltre, acquisire la qualifica di socio coloro che, interessati all’attività dell’Associazione e culturalmente qualificati, accetteranno la deliberazione di ammissione dell’Assemblea, previa presentazione di apposita domanda o su invito del Consiglio d’Amministrazione. Avverso le delibere del Consiglio di Amministrazione gli aspiranti soci non accolti potranno chiedere le motivazioni all’assemblea dei soci. Gli associati hanno uguali diritti e uguali obblighi nei confronti dell’Associazione. Tutte le cariche associative sono gratuite nel rispetto del principio della pari opportunità tra donne e uomini, salvo il rimborso delle spese documentate ed autorizzate dal Consiglio d’Amministrazione. ART. 10 I soci si distinguono in quattro categorie: - soci fondatori; - soci ordinari; - soci onorari; - soci corrispondenti. I soci fondatori sono i sottoscrittori dell’atto costitutivo. Soci ordinari sono coloro che hanno accettato tale qualifica su delibera dell’Assemblea. 72


I soci onorari sono nominati dall’Assemblea dei soci in considerazione dei loro particolari meriti. I soci corrispondenti sono nominati anche dall’Assemblea dei soci in considerazione dell’interesse manifestato verso gli scopi del Centro. IV. DIRITTI E OBBLIGHI DEI SOCI ART. 11 L’adesione all’Associazione comporta, per l’associato maggiore di età, il diritto di partecipare alla gestione dell’Associazione attraverso l’esercizio del diritto di voto nell’Assemblea per l’approvazione e le modifiche dello statuto e dei regolamenti nonché per la nomina degli organi direttivi. Tra i soci vige una disciplina uniforme del rapporto associativo e delle modalità associative e a tutti spetta l’elettorato attivo e passivo. È espressamente esclusa ogni limitazione in funzione della partecipazione alla vita associativa. La partecipazione avviene a tempo indeterminato ed è espressamente esclusa la temporaneità della vita associativa. I soci sono obbligati al versamento delle quote sociali eventualmente determinate dal Consiglio d’Amministrazione e secondo le modalità dallo stesso indicate e a osservare le norme dello statuto, dell’eventuale regolamento interno e le deliberazioni legalmente adottate dagli organi sociali. Gli aderenti che prestano attività di volontariato sono assicurati per malattie, infortunio e per la responsabilità civile verso terzi ai sensi dell’art. 4 della L. 266/91. 73


V. CESSAZIONE DEL RAPPORTO ASSOCIATIVO ART. 12 La qualità di socio si perde per decesso, dimissioni e per esclusione; l’esclusione verrà deliberata dall’Assemblea dei soci nei casi di legge e nei confronti di chi: a) non osserva le disposizioni dello Statuto, del regolamento interno, nonché le deliberazioni dell’Assemblea o del Consiglio d’Amministrazione legalmente assunte; b) in qualunque modo danneggia moralmente o materialmente l’Associazione o fomenta dissidi e disordini tra gli associati; c) senza giustificato motivo non adempie gli obblighi a qualsiasi titolo presi nei confronti dell’Associazione. Il socio che recede resta, tuttavia, responsabile per le obbligazioni da lui eventualmente assunte nei confronti dell’Associazione fino alla data del recesso. L’associato, che per qualunque motivo cessi d’appartenere all’Associazione, non può riprendere i contributi versati, né ha alcun diritto sul patrimonio dell’Associazione. VI. ORGANI SOCIALI ART. 13 Sono organi dell’Associazione: a) L’Assemblea dei soci; b) Il Consiglio d’Amministrazione; c) Il Presidente dell’Associazione; 74


d) Il Collegio dei Revisori dei conti; e) Il Collegio dei Probiviri. VII. L’ASSEMBLEA DEI SOCI ART. 14 L’Assemblea è composta dalla riunione di tutti i soci ordinari, onorari e corrispondenti. Le assemblee, ordinarie e straordinarie, sono tenute di regola presso la sede sociale, salvo diversa determinazione del Consiglio d’Amministrazione, che può fissare un luogo diverso purché sito nel territorio dello Stato. L’Assemblea deve essere convocata almeno una volta all’anno entro il 30 aprile di ciascun anno per l’approvazione del Bilancio. L’Assemblea, sia ordinaria che straordinaria, è convocata oltre che nei casi e per gli oggetti previsti dalla legge, ogniqualvolta il Consiglio d’Amministrazione lo ritenga opportuno. L’Assemblea può anche essere convocata su domanda firmata da almeno un decimo dei soci a norma dell’art. 20 del Codice Civile. ART. 15 I soci possono farsi rappresentare da altri soci mediante delega scritta. Ogni socio non può rappresentare più di due soci. La rappresentanza non può essere conferita agli amministratori. 75


ART. 16 L’Assemblea è convocata a cura dell’organo amministrativo o per esso dal suo Presidente non meno di tre giorni prima di quello fissato per l’adunanza mediante una delle seguenti modalità: a) comunicazione scritta o a mezzo posta elettronica da inviare a ciascun socio di apposito invito indicante data, ora, luogo, ordine del giorno della riunione; b) affissione nella sede sociale di apposito invito medesimo contenuto di cui al punto precedente. L’avviso deve contenere l’indicazione del giorno, dell’ora e del luogo della riunione, nonché l’elenco degli argomenti da trattare. Nell’avviso di convocazione può essere fissato il giorno e l’ora per la seconda convocazione. ART. 17 L’Assemblea è presieduta dal Presidente del Consiglio d’Amministrazione, in mancanza, dal Vice Presidente; in assenza di entrambi, l’Assemblea nomina il Presidente. Le funzioni di Segretario sono svolte dal Segretario dell’associazione o, in caso di suo impedimento, da persona nominata dal Presidente dell’assemblea. Spetta al Presidente constatare la regolarità delle deleghe e, in genere, del diritto d’intervento all’Assemblea. I verbali dell’assemblea saranno redatti dal Segretario e firmati dal Presidente e dal Segretario stesso e rimangono depositati nella sede dell’Associazione a disposizione degli Aderenti per la libera consultazione. 76


ART. 18 L’Assemblea ordinaria delibera: a) sul Bilancio consuntivo e preventivo; b) sugli indirizzi e sulle direttive generali dell’Associazione; c) sulla nomina del Presidente e dei membri del Consiglio d’Amministrazione, nonché di uno o più Revisori dei conti; d) su proposta del Consiglio d’Amministrazione, sull’ammissione di nuovi soci; e) su ogni altro argomento di carattere ordinario, sottoposto alle sue deliberazioni, dal Consiglio d’Amministrazione. L’Assemblea straordinaria delibera: a) sulle proposte della modifica dello Statuto; b) sullo scioglimento dell’Associazione e la devoluzione del Patrimonio; c) su ogni altro argomento di carattere straordinario sottoposto alla sua approvazione dal Consiglio d’Amministrazione. ART. 19 Le assemblee sono validamente costituite e deliberano con le maggioranze previste dall’art. 21 del Codice Civile. Per la modifica dell’Atto costitutivo e dello Statuto occorre sempre la partecipazione di almeno la metà dei soci.

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VIII. CONSIGLIO D’AMMINISTRAZIONE ART. 20 L’Associazione è amministrata da un Consiglio d’Amministrazione, composto dal Presidente e da un minimo di quattro a un massimo di otto membri che durano in carica tre anni e sono rieleggibili. ART. 21 Il Consiglio elegge, tra i suoi membri, il Vice Presidente, che sostituisce il Presidente in caso di assenza o impedimento, il Tesoriere e il Segretario. Il Consiglio d’Amministrazione può nominare un comitato scientifico che dura in carica non oltre il periodo di durata del Consiglio e che può essere rinnovato in tutto o in parte. ART. 22 Il Consiglio d’Amministrazione si riunisce tutte le volte che il Presidente lo ritenga necessario o che ne sia fatta richiesta da tre dei suoi membri e, comunque, una volta all’anno per deliberare in ordine al Consuntivo e al Preventivo; la sua convocazione avverrà nelle forme che il Consiglio d’Amministrazione riterrà opportuno rispettando nei casi ordinari un preavviso di almeno tre giorni; in caso di urgenza potrà essere convocato anche telefonicamente. Le sue riunioni sono presiedute dal Presidente; in sua 78


assenza, dal Vice Presidente; in mancanza di entrambi, dal Consigliere più anziano. Per la validità delle deliberazioni, occorre la presenza di almeno la metà più uno dei membri del Consiglio e il voto favorevole della maggioranza dei presenti. Delle deliberazioni del Consiglio verrà redatto, su apposito libro, il relativo verbale, che verrà sottoscritto dal Presidente e dal Segretario. ART. 23 Il Consiglio è investito dei necessari poteri per la gestione ordinaria e straordinaria dell’Associazione, senza limitazione, fatte salve le competenze espressamente attribuite all’assemblea. Il Consiglio d’Amministrazione può delegare le proprie attribuzioni, ad eccezione di quelle non delegabili per legge, a uno o più membri, determinando i limiti della delega. IX. IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE ART. 24 La rappresentanza legale e giudiziale dell’Associazione compete al Presidente dell’Associazione. ART. 25 Il Presidente dell’Associazione dirige l’attività dell’Associazione e ne assicura il coordinamento e l’unità d’indirizzo, nei limiti delle linee generali previste dall’Assemblea dei soci. 79


È conferita al Presidente dell’Associazione la firma e la rappresentanza politica, legale e amministrativa dell’Associazione di fronte a terzi e a qualsiasi autorità giudiziaria e amministrativa. ART. 26 Il Presidente dell’Associazione presiede l’Assemblea dei soci e il Consiglio. Dirige, coadiuvato dal Consiglio, tutte le attività necessarie e opportune per il raggiungimento degli scopi statutari e cura l’esecuzione dei deliberati dell’Assemblea dei soci e del Consiglio. Il Presidente, inoltre, convoca e presiede le riunioni del Consiglio determinandone, sentiti i consiglieri, l’ordine del giorno. ART. 27 Il Presidente è sostituito dal Vice Presidente designato per le ipotesi di suo temporaneo impedimento; in assenza di entrambi, soccorre il più anziano di età tra i consiglieri. ART. 28 Il Presidente, eletto dall’Assemblea dei soci, dura in carica tre anni e può essere rieletto.

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X. IL COLLEGIO DEI REVISORI ART. 29 I Revisori dei conti, se nominati, durano in carica per un periodo eguale a quello del Consiglio d’Amministrazione e sono rieleggibili; se unico, dovrà essere iscritto nell’apposito albo. L’Assemblea ordinaria dei soci nomina uno o più Revisori dei conti effettivi ed eventuali supplenti. I Revisori dei conti possono assistere, senza diritto di voto, alle riunioni del Consiglio. Inoltre, vigilano, con ampi poteri ispettivi – esercitabili disgiuntamente da ciascuno dei suoi componenti –, sulle entrate e uscite di cassa, riscontrano i documenti giustificativi, esaminano preventivamente i progetti di conto economico preventivo e i rendiconti economici e finanziari consuntivi e allegano ad essi la propria relazione. I Revisori dei conti sono nominati per un triennio e possono essere rieletti. XI. IL SEGRETARIO AMMINISTRATIVO ART. 30 Il Consiglio può nominare, tra i suoi componenti, il Segretario amministrativo. Questi coadiuva il Presidente nella gestione finanziaria, contabile e amministrativa dell’Associazione e può essere delegato dal medesimo alla predisposizione del rendiconto economico e finanziario. 81


XII. IL COLLEGIO DEI PROBIVIRI ART. 31 L’Assemblea può nominare ogni tre anni il Collegio dei Probiviri, formato da tre membri scelti anche tra i non soci. Il Collegio nomina al suo interno il Presidente. Non possono essere eletti nel Collegio coloro che ricoprono altre cariche sociali. Tutte le eventuali controversie che dovessero insorgere tra i soci e tra uno o più soci e l’Associazione e/o i suoi organi e, comunque, relative al rapporto associativo, saranno devolute a detti Probiviri, i quali decideranno, dopo aver sentito gli interessati, secondo equità e senza formalità di procedura. XIII. IL PATRIMONIO ART. 32 Il Patrimonio dell’Associazione è costituito: a) dai beni mobili e immobili che diverranno di sua proprietà; b) da eventuali fondi di riserva costituiti con eccedenze di Bilancio; c) da eventuali erogazioni, donazioni, lasciti e contributi pubblici, privati e internazionali; d) dalle quote sociali; e) da ogni altra entrata che concorra a incrementare l’attivo sociale. 82


ART. 33 L’esercizio finanziario si chiude il 31 dicembre d’ogni anno. Entro centoventi giorni dalla fine d’ogni esercizio verranno predisposti, dal Consiglio d’Amministrazione, il Bilancio consuntivo e quello preventivo del successivo esercizio. ART. 34 La gestione del patrimonio è curata dal Presidente dell’Associazione assistito dal Segretario amministrativo, con firma libera per le operazioni sui conti bancari e postali e per ogni altra operazione. Il Presidente, ovvero il Segretario amministrativo se delegato dalla tesoreria, nella prima riunione del Consiglio – convocata nel corso dell’anno solare –, da tenersi, comunque, entro il mese di febbraio, presenta il rendiconto economico e finanziario consuntivo dell’esercizio iniziato, entrambi corredati dalla relazione del Collegio dei Revisori dei conti. Gli utili o gli avanzi di gestione devono essere impiegati per la realizzazione delle attività istituzionali e di quelle ad esse connesse. È vietata la loro distribuzione in qualsiasi forma, nel rispetto dell’Art. 10 del D.lg. 460/97, a meno che la destinazione o la distribuzione non siano imposti per legge o siano effettuate a favore di altre Onlus che, per legge, statuto o regolamento, facciano parte della medesima e unitaria struttura.

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ART. 35 In caso di scioglimento, per qualunque causa, l’Associazione ha l’obbligo di devolvere il suo patrimonio ad altra organizzazione di volontariato operante in analogo o identico settore, sentito l’organismo di controllo di cui all’art. 3, comma 190, della L. 23.12.1996 n°662, salvo diversa destinazione imposta dalla legge. Lo scioglimento dell’Associazione è deliberato dall’Assemblea, con le maggioranze previste per l’Assemblea straordinaria, la quale provvederà alla nomina di uno o più liquidatori e delibererà in ordine alla devoluzione del patrimonio. ART. 36 Per tutto quanto non espressamente previsto dal presente Statuto, si deve far riferimento alle norme in materia di enti contenute nel libro I del Codice Civile e, in subordine, alle norme contenute nel libro V del Codice Civile e comunque alla normativa di cui al D.Lgs. 460/97, alla legge quadro del volontariato 266/91 alla L.R. della Campania n° 11 del 2007 e successive modificazioni. Maddaloni, 26 Marzo 2014

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Appunti

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Indice Presentazione

3

Nota storica

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Segreteria

13

Laboratori

14

Sportello d’Ascolto

22

Forum interdisciplinare di Bioetica

24

I tesori nascosti della nostra Città

27

Forum sulla Città

28

English School

31

Incontri di Lectio divina

33

Laboratorio Pre-parto

34

Celebrare lo “Spirito di Assisi”

38

Statuto dell’Associazione

67

Appunti

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Grafica a cura di Boutros Naaman. Finito di stampare nel mese di settembre 2017




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