CENTRO STUDI FRANCESCANI PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO E LE CULTURE

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Centro Studi Francescani per il Dialogo interreligioso e le Culture

ECDL

ANNO INTERNAZIONALE DELLE LINGUE INDIGENE

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2018-2019



Centro Studi Francescani per il Dialogo interreligioso e le Culture

Guida ai Laboratori

2018-2019


Centro Studi Francescani per il dialogo interreligioso e le culture Cod. fiscale: 93066850616 Chiesa S. Francesco d’Assisi Via San Francesco d’Assisi, 117 81024 Maddaloni (Ce) Telefax 0823434779; Cell 3472968637 E-mail: edosc@libero.it www.centrostudifrancescani.it In copertina: Immagine ripresa dal sito https://www.portalodia.com/noticias/piaui/piaui-eo-unico-estado-do-pais-que-nao-possui-distrito-sanitario-indigena-293076.html. (Foto: Folhapress)


NON PARLIAMO LA STESSA LINGUA “Accogliere, dialogare e integrare” è la sfida che ci attende... Il 2019 è l’Anno internazionale delle lingue indigene. L’ha proclamato l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in difesa di chi lotta per la propria identità. In gioco ci sono i diritti umani di oltre 370 milioni di persone indigene. Tali diritti sono stati enunciati nella Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni adottata nel 2007 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Questo documento richiama, tra le altre, la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, testo che è stato tradotto in 508 lingue diverse. Anche se non ce ne rendiamo conto, le lingue indigene svolgono un ruolo fondamentale nella quotidianità di tutte le persone, con conseguenze che riguardano l’identità, la diversità culturale, l’integrazione sociale, la comunicazione, l’educazione e lo sviluppo. Per l’Anno internazionale delle lingue indigene, un gruppo di esperti, individuati dall’Assemblea, preparerà un piano progettuale che farà da guida per un’azione congiunta al fine di ottenere un reale cambiamento sociale sui temi delle lingue indigene e dei diritti di coloro che le parlano. Proprio perché non parliamo la stessa lingua e apparteniamo a culture, tradizioni religiose e sociali differenti, avvertiamo sempre di più il bisogno di formarci all’accoglienza, al dialogo, al confronto sereno, nel rispetto delle nostre e altrui identità e diversità, per una possibile integrazione che tenga conto della dignità di ogni persona. Il Centro Studi Francescani per il Dialogo interreligioso e le Culture non può non interessarsi a queste tematiche: perché la sfida è la comunione, la fraternità universale, la capacità di vincere pregiudizi e paure, egoismi e chiusure, come pure di convincersi, ancora una volta, che la diversità è sem-


pre una risorsa e non un problema da risolvere. “Accogliere, dialogare e integrare” sono azioni concrete da compiere sul nostro territorio per la grande sfida che ci attende. Sono verbi che lasciano pensare a una comunicazione interpersonale che può produrre sempre dei frutti di comunione, eventi di fraternità e d’incontro. Anche se parliamo lingue diverse, siamo uniti dal linguaggio della carità e della fraternità che è universale e, dunque, non possiamo disattendere! Si pone in questa prospettiva il Forum dedicato alla comunicazione: perché sono i volti e le persone a dialogare, a incontrarsi, a confrontarsi, anche se parlano lingue diverse e appartengono a mondi differenti e a società complesse. Il Forum dedicato alla Città, relativo alla sicurezza e alle emergenze più urgenti del territorio, si propone di salvaguardare il benessere dei cittadini e la dignità di ogni persona che vive accanto a noi. Lo straniero non è necessariamente il nostro nemico, bensì un fratello d’accogliere, da sostenere nelle sue necessità. In gioco ci sono la sfida della prossimità e la dignità dei più deboli da salvaguardare. Dobbiamo imparare a parlare bene degli altri, a porre fiducia nel nostro prossimo, superando stereotipi e abbattendo il muro dei pregiudizi e della xenofobia. È profetico, in questa prospettiva, l’incontro tra Francesco d’Assisi e il Sultano d’Egitto che avvenne nel lontano 1219. L’ottavo centenario dello storico incontro avvenuto a Damietta sarà celebrato nel prossimo 2019. Al Sultano d’Egitto, al-Malik al-Kamil, il Poverello d’Assisi non portò dei dogmi, né si rivolse con toni minacciosi, ma gli aprì semplicemente il cuore nella speranza di donargli quel saluto di “pace e di bene” che è carico di profezia, di amore, di amicizia, di rispetto, di dignitoso riconoscimento e di benevola accoglienza. San Francesco d’Assisi inaugurò la terza via, quella del dialogo, del rispetto, dell’incontro fraterno, che è 4


più della tolleranza. Infatti, “tollerare” la presenza dell’altro è qualcosa di passivo, di negativo, e può sfociare solo nell’emarginazione o nel conflitto. È un’azione, un modo di pensare e di vivere, che non favorisce l’accoglienza, né si apre al dialogo, all’incontro, alla relazione. “Tollerare fino a un certo punto” determina isolamento e conflitti, e tende a relegare lo straniero in un angolo, ai confini delle città, nelle periferie del mondo e dei confini degli Stati. La prima via, quella delle crociate, si rivelò un percorso sbagliato, difficile, tragico. La guerra produce solo morti e sconfitte: perché non è mai chiara la distinzione tra vinti e vincitori. Lo stesso Francesco ne sperimentò il fallimento: rientrò ad Assisi senza più il sogno di essere cavaliere perché la guerra gli provocò ferite, sofferenze, crisi. La seconda via, quella dell’isolamento e dell’emarginazione, non avrebbe più senso nell’epoca della globalizzazione; e non sarebbe percorribile: l’altro c’è, vive accanto a me, e non è più il nostro nemico né un estraneo che posso mettere da parte con indifferenza. Non sarà la tolleranza a salvare il mondo. Non è sufficiente neppure il riconoscimento della multiculturalità dei popoli e delle nazioni e delle comunità. Perché non ci sono più mondi isolati né arcipelaghi felici dove abitare: siamo gli uni accanto agli altri. È necessario, perciò, seguire il principio dell’accoglienza e dell’incontro, dell’inculturazione e dell’integrazione. L’altro non può restare ai confini delle città, ai bordi delle periferie, come un rifiuto umano: il prossimo, se c’è, se vive accanto a noi, fa parte a pieno titolo della nostra città, di questo mondo, delle regioni e province e distretti da noi costruiti. La prossimità ci riguarda: siamo gli uni prossimi agli altri e degli altri. L’attenzione agli ultimi, ai poveri, ai migranti, a quanti non hanno più neanche un minimo di vita e di dignità, ci riguarda sempre più da vicino. È la globalizzazione nella carità, nel5


l’essere solidali, riconoscendoci tutti fratelli e sorelle e figli e figlie di un solo Padre che è nei cieli. Anche se parliamo lingue diverse, è l’amore fraterno a unirci! Ci auguriamo che, nel nostro piccolo, le attività formative del Centro Studi Francescani per il 2018-2019 aiutino ogni socio, collaboratore e volontario, ma anche tutti coloro che usufruiranno dei nostri percorsi e laboratori – soprattutto i giovani e le famiglie –, a fare del dialogo e dell’amicizia fraterna un concreto stile di vita da testimoniare ogni giorno, nelle parole (“dimmi come parli e ti dirò chi sei”) e nelle azioni (“prendiamoci per mano”) per camminare assieme e costruire la fratellanza universale che è il sogno di Dio sulla Terra. Si tratta di essere non “uomini e donne d’onore” ma “uomini e donne d’amore” (papa Francesco). In ultimo, ma non meno importante, come sempre, il Centro Studi Francescani si è impegnato molto per l’ecumenismo grazie agli stimoli ricevuti dal Consiglio Regionale delle Chiese cristiane della Campania, alla collaborazione con l’Amicizia ebraico-cristiana di Napoli, al sostegno del Segretariato delle attività ecumeniche di Napoli e la condivisione del progetto formativo I lunedì di Capodimonte con la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale Sez. San Tommaso d’Aquino. Il grande sogno dell’unità riguarda anzitutto i discepoli di Gesù Cristo ed è condiviso da ogni persona di buona volontà che crede nella fraternità universale e nella pace tra i popoli, le nazioni e le religioni. 4 ottobre 2018 Solennità di San Francesco d’Assisi - Patrono d’Italia Il Direttore Prof. Edoardo Scognamiglio 6


Nota storica Sul luogo d’una antica chiesetta con monastero francescano, la cui fondazione è, dalla tradizione, attribuita al Santo d’Assisi, fu eretta la chiesa attuale e ampliato l’originario convento. Una disamina storica sulla fondazione del convento ci è fornita sia dagli storici De Sivo e Piscitelli che dagli storici Cirillo Caterino e Cristoforo Bove. Le varie citazioni fornite da quest’ultimi, confrontate con le notizie tramandateci dagli storici locali, unitamente ai fatti realmente accaduti nell’antico feudo maddalonese, creano non poche contraddizioni, come quella di Luca Wadding che riporta al 1222 la data di fondazione del convento da parte di Matalonis nobilis Comitatus gentis Caraffae. Il tutto ci sembra impossibile, in quanto, a quel tempo, Maddaloni era sotto il dominio Svevo e i Carafa presero possesso del feudo soltanto nel 1464. È chiaro che si suggerisce una più attenta lettura dei testi antichi, spesso riportati scorrettamente in tempi remoti per varie ragioni, sia tipografiche che di scientificità inesistente. Interpretando sia la tesi di Wadding che del Piscitelli, che riportano un antico documento conservato dal notaio Ovidio Quintavalle, ma già alla metà del XIX secolo disperso, possiamo dire che la presenza dei francescani in Maddaloni si materializzò soltanto dopo l’avvento del dominio della famiglia Carafa e, quindi, nel XV secolo. La descrizione di un nobile della famiglia dell’Uva, allora sindaco di Maddaloni, che offrì e dette in possesso al “Santo” una chiesetta da poco edificata, presso cui fu innalzato un piccolo edificio per i frati, è da intendersi possibile negli ultimi anni del 1400, in quanto la famiglia dell’Uva 7


appare nei documenti notarili proprio in quel periodo molto potente in Maddaloni, e per il “Santo” è da intendersi proprio il Santo e non il frate Francesco che nel 1222 non aveva ancora ricevute le stigmate (1224). La conferma di questa tesi è che le più antiche vestigia conservate nella chiesa e nel convento appartengono entrambe al secolo XV. Per il convento ci riferiamo al frammento di affresco (in ottime condizioni) del primitivo chiostro, rappresentante san Francesco che si spoglia dei suoi beni materiali in presenza dei suoi genitori e veste il saio francescano; per la chiesa, invece, all’antica tela della Madonna delle grazie tra san Francesco e san Giovanni, restaurata da Claudia Raffaelli di Roma sotto la direzione del Ministero dei Beni Culturali. Tale tela, per il Piscitelli, ha un significato simbolico: vuole cioè rappresentare il possesso del bene chiesa che i laici presenti conferiscono al “Santo” con le stigmate e la croce processionale seguito dai monaci. I signori con il cappello raffigurano gli eletti o giurati, rappresentanti il Municipio o Università; le dame vestite in varie fogge possono intendersi come il popolo accorso. Resta evidente che, sia per tecnica pittorica e iconografica che dall’analisi delle fogge del vestire, il tutto non può essere inteso estraneo alla collocazione storica citata. Il rinnovamento della chiesa primitiva, con relativo convento, non potè avvenire prima del 1548, (cioè dopo il Concilio di Trento) in quanto i francescani di Maddaloni, divenuti da quel momento conventuali, ebbero la libera amministrazione dei beni loro offerti e, quindi, la possibilità di realizzare opere a loro avviso necessarie. Tutto il complesso ebbe un arricchimento, ma subì seri danni con il terremoto del 1688. Con questa nostra ipotesi, già ripor8


tata in altra sede, i Francescani danno inizio a una ristrutturazione di tutto il complesso, i cui segni sono riconoscibili malgrado il grosso degrado che subì dopo l’eversione francese del 1807, che si protrasse per oltre un secolo. Gino Chierici, architetto restauratore e soprintendente ai Monumenti dell’epoca, scriveva su diversi quotidiani di Roma e di Napoli per descrivere lo stato precario delle strutture murarie, i gravi dissesti e l’abbandono, evidenziando fra tanta rovina il bellissimo altare marmoreo settecentesco. Sollecitato un comitato composto di illustri nomi quali Domenico Letizia dell’Università di Roma, il canonico Giuseppe Ventriglia, il canonico Michele Cerreto, il chirurgo Clemente Barletta, con altri noti industriali come Giuseppe Cortese, Gaetano Cibelli, Nicola Cotugno, si arrivò a reperire quei fondi necessari per il consolidamento e per la parte decorativa. Il progetto fu dell’ingegnere Carlo Pane di Napoli sotto la direzione della Soprintendenza ai Monumenti capeggiato dall’entusiasta Gino Chierici. Altra triste vicenda l’edificio sacro subì in tempi non lontani, quando il sisma del novembre 1980 e di poi un fulmine, dissestarono diverse strutture più fragili a tali eventi: la volta a botte lunettata che copre tutto il vano ecclesiale, gli archi di sostegno alla cupola e la stessa nel suo intradosso ed estradosso. Il progetto, realizzato dall’architetto Arturo Pozzi di Aversa, fu finanziato per la legge 219/81 dal Provveditorato alle Opere Pubbliche per la Campania e affidato per la sua esecuzione all’impresa di costruzione Giuseppe D’Alessio di San Marcellino (Na). Le opere pittoriche restaurate fino a ora sono: la Madonna delle grazie con san Francesco e san Giovanni Battista, tela di ignoto del secolo XV; 9


la Madonna col Bambino, san Sebastiano, san Rocco, san Nicola e sant’Antonio Abate, tela di ignoto del secolo XVIII; la Madonna di Loreto con santa Rosa da Viterbo e san Sebastiano, tavola di ignoto del XV secolo; L’Immacolata Concezione, tela di ignoto del secolo XVIII, tutte opere restaurate da Carla Raffaelli di Roma sotto la direzione della Soprintendenza dei Beni Culturali di Caserta e Benevento. Nell’anno Duemila, in seguito ad alcuni lavori eseguiti in una delle sale-deposito del Convento, è stata ritrovata, in condizioni precarie, e per questo restaurata, una tale raffigurante il serafico padre san Francesco che riceve le stigmate, ora esposta in una cappella laterale della chiesa. La chiesa, nel suo impianto architettonico, si presenta a navata unica con cinque cappelle per lato, intersecata da un transetto, tanto da formare la croce latina. Le profonde cappelle del transetto ospitano due altari marmorei eguali tra loro, al di sopra dei quali sono due tele di identiche dimensioni, che rappresentano a destra l’Apparizione di Gesù Bambino a sant’Antonio di Padova, di scuola giordanesca e a sinistra l’Assunzione della Vergine di Giovanni Balducci. Queste due opere sono state in parte danneggiate, nel 2001, in seguito a furti mal riusciti. Le opere pittoriche sono impreziosite da ricche cornici di stucco bianco che si ripetono in tutte le altre dieci cappelle del vano ccclesiale, ognuna con un piccolo e pregevole altare marmoreo e un dipinto. A partire dalla destra dell’entrata principale sono: nella prima cappella, la tela del secolo XVIII (restaurata) della Madonna con san Sebastiano, san Rocco, san Nicola e sant’Antonio Abate; nella seconda, la tavola della fine del secolo XVI (restaurata), raffigurante la Madonna di Loreto 10


(alla quale, nel 1773, furono aggiunti i due pannelli laterali con san Bonaventura e santa Rosa di Viterbo, firmati F.A. Ricco); nella terza, la tela della Deposizione che si presenta in condizioni di estremo degrado; nella quarta, la tela del Battesimo di Cristo firmata Paolo de Matteis; nella quinta, la tela che raffigura la Porziuncola, cioè Cristo, la Vergine, san Francesco e santa Chiara di Antonio Sarnelli. Di fronte a quest’ultima, la quinta cappella di sinistra conserva le vestigia dei privilegi antichi descritti nelle due lapidi a sinistra (1607) e a destra (1753); al di sopra di questa, in una nicchia, si conserva una pregevola statua settecentesca raffigurante la Madonna delle grazie con titoli pari a quello della tela antichissima descritta in precedenza. Segue, nella cappella successiva, quarta a sinistra, la tela dell’Immacolata Concezione (restaurata) con al fianco una nicchia che custodisce la statua lignea policroma (sec. XVI) di sant’Antonio; nella successiva cappella, terza a sinistra, una tela raffigura san Michele; ad essa segue la cappella, seconda a sinistra, del Crocifisso e poi, prima a sinistra, quella della Nascita di Gesù. L’Altare maggiore, di pregevolissima fattura, datato 1761, ci riporta alla scuola dei marmorari napoletani dove il Sammartino forniva le decorazioni conclusive, quali gli angeli capo altare (vedi, per confronto, l’altare maggiore della chiesa di S. Giovanni Evangelista a S. Felice a Cancello e il S. Michele di Anacapri di cui abbiamo trovato documentazioni di archivio). Il coro, con 25 stalli superiori e 14 inferiori di tavole di noce, ha per chiusura due bassorilievi notevolissimi che raffigurano sant’Antonio di Padova e san Francesco. L’organo conclude la visione prospettica di chi entra nella chiesa nella sua magnificenza coloristica per la preva11


lenza di oro, che comunque disturba la visione unitaria settecentesca di tutto lo spazio barocco, dai cui cornicioni presbiteriali s’affacciano le quattro statue (di stucco) della Fede, della Speranza, della Carità e della Religione, custodi imperiture della presenza del Poverello a Maddaloni. Prof. Giovanna Sarnella Architetto

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Segreteria

Responsabile Iezzi Vienna - Boutros Naaman

Servizio di segreteria Ore 18 - 20 (ogni mercoledì)

Iscrizioni ai Laboratori1 dal 1° ottobre al 16 novembre 2018

1 I laboratori iniziano il 19 novembre 2018. Il calendario degli incontri è da richiedere in segreteria. I laboratori sono della durata di 60 ore e si concludono entro il 31 maggio 2019. È prevista un’erogazione liberale.

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Laboratori LFL1 Lingua e Letteratura Inglese I-II Staff Il presente laboratorio si prefigge l’obiettivo di introdurre i partecipanti, in modo diretto, al dialogo e alla conversazione. Senza trascurare la parte introduttiva (la conoscenza dell’alfabeto, dell’articolo, della pronuncia, etc…), nonché le nozioni fondamentali della grammatica della Lingua Inglese (i verbi, gli aggettivi, etc…), particolare attenzione sarà riservata alla lettura, alla traduzione di testi, di brani di poesie, alla conversazione, all’ascolto della musica, alla proiezione di films in lingua originale. Il laboratorio è diviso in due moduli: il primo, relativo ai fondamenti della Lingua Inglese; il secondo, previo test d’ammissione, prevede l’approfondimento della Lingua e l’esercizio pratico della conversazione. R. MURPHY, English Grammar in Use. A self-study reference and practice book for intermediate students, Cambridge University Press, Cambridge 2001; D. CRYSTAL, English as a Global Language, Cambridge University Press, Cambridge 1997; K. GIBRAN, The Prophet, A.A. Knopf Publisher, New York 2002. LFL2 Lingua e Letteratura Araba I-II Prof. Boutros Naaman La Lingua e la Letteratura Araba sono qui proposte in misura essenziale, con un semplice metodo d’apprendimento che prevede tre operazioni: gli esercizi scritti di 14


copia, la conversazione elementare diretta, la lettura di brevi frasi. L’accesso al secondo livello avviene previo test di verifica sia per la conoscenza della grammatica sia per la capacità di sostenere un dialogo. L.V. VAGLIERI, Grammatica teorico-pratica della Lingua Araba, I-II, Istituto per l’Oriente, Roma 1989-1993; I. CAMERA D’AFFLITTO, Letteratura Araba Contemporanea. Dalla nahdah a oggi, Carocci, Roma 2004. LFL3 Lingua e Cultura Araba Prof. Antonino Carillo Questo laboratorio sarà attivato presso il convento di S. Francesco in Benevento (Piazza Dogana). L.V. VAGLIERI, Grammatica teorico-pratica della Lingua Araba, I-II, Istituto per l’Oriente, Roma 1989-1993; I. CAMERA D’AFFLITTO, Letteratura Araba Contemporanea. Dalla nahdah a oggi, Carocci, Roma 2004. LFL4 Lingua e Letteratura Italiana I-II Proff. Francesca Di Santo - Tommasina Coppola Il laboratorio è stato pensato soprattutto per gli stranieri che vivono in Italia. Il metodo d’apprendimento, la verifica dello studio, la conoscenza della grammatica italiana, saranno elaborati in rapporto alle conoscenze dei singoli partecipanti. Il passaggio dal primo al secondo livello richiede la capacità di saper leggere e scrivere correttamente nella lingua italiana.

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LFL5 Lingua e Letteratura Francese I-II Prof. Tommasina Coppola Il laboratorio è diviso in due parti: nella prima si pone come obiettivo la conoscenza basilare della grammatica francese e degli idiomi fondamentali; la seconda parte approfondisce la conversazione e gli stili linguistici. LFR1 Storia delle Religioni Prof. Boutros Naaman La conoscenza delle principali religioni mondiali è quanto mai indispensabile oggi che viviamo in un contesto pluralista. L’approccio sarà non solo storico ma pure sociologico e, in parte, teologico. Il laboratorio si prefigge d’indagare le risposte che le grandi religioni, i nuovi movimenti religiosi e le varie sette danno agli interrogativi dell’uomo circa la sua origine e il suo fine. Il laboratorio si svolgerà presso l’Istituto di Scienze Religiose “San Pietro” di Caserta. A.N. TERRIN, Introduzione allo studio comparato delle religioni, Morcelliana, Brescia 1998; M. INTROVIGNE, Il satanismo, Elle Di Ci, Torino 1997; E. SCOGNAMIGLIO, Il volto di Dio nelle religioni. Una indagine storica, filosofica e teologica, Paoline Editoriale Libri, Milano 2001. LFR2 Introduzione all’Islam Prof. Edoardo Scognamiglio Il laboratorio intende introdurre i partecipanti alla conoscenza della storia, della cultura e delle principali dottrine 16


coraniche e della tradizione islamica, con un interesse particolare per il sufismo. Saranno seguiti quattro approcci: storico-teologico, religioso, socio-culturale e spirituale. Ci saranno riferimenti comparati con la Bibbia. P. BRANCA, Introduzione all’islam, San Paolo, Cinisello Balsamo 1995; ID., Voci dell’islam moderno, San Paolo, Cinisello Balsamo 1995; G. MANDEL, Storia del sufismo, Rusconi, Milano 1995; G.E. FUSSER - I.O. LESSER, Geopolitica dell’islam. I paesi musulmani, il fondamentalismo, l’occidente, Donzelli, Roma 1996; E. SCOGNAMIGLIO, Il volto di Dio nelle religioni. Una indagine storica, filosofica e teologica, Paoline Editoriale Libri, Milano 2001. LFR3 Bibbia e Corano Prof. Edoardo Scognamiglio La comparazione tra il testo sacro della Bibbia e quello del Corano avverrà mediante la ricerca di eventi, fatti, parole e personaggi che ricorrono in entrambi i Libri. Seguirà una considerazione critica su alcune categorie teologiche: il concetto di Rivelazione, di Ispirazione, di Giustizia, di Verità... C.M. GUZZETTI, Bibbia e Corano. Confronto sinottico, San Paolo, Cinisello Balsamo 1995; U. BONANTE, Bibbia e Corano. I testi sacri confrontati, Bollati Boringhieri, Milano 2002. LFR4 Introduzione al Cristianesimo Prof. Pietro De Lucia A partire dalla Rivelazione di Dio compiutasi in Gesù Cristo, nonché dalla nascita delle prime comunità cristiane, il labo17


ratorio intende illustrare – da un punto di vista storico, teologico e sociale – gli elementi fondamentali del cristianesimo. Il laboratorio sarà attivato a Portici (Na) nella sede del Covento di S. Antonio. K. RAHNER, Laboratorio fondamentale sulla fede. Introduzione al concetto di cristianesimo, San Paolo, Cinisello Balsamo 1990; E. SCOGNAMIGLIO, La Trinità nella passione del mondo. Approccio storico-critico, narrativo e simbolico, Paoline Editoriale Libri, Milano 2000. LFR5 Antropologia interreligiosa Prof. Pietro De Lucia Il laboratorio considera i dati essenziali della rivelazione biblica e delle altre religioni a proposito del mistero dell’uomo quale volto di Dio. Sono presentati gli elementi fondamentali circa i valori della persona umana: libertà, coscienza, volontà, identità, etc... Il laboratorio si svolgerà presso la Pontificia Facoltà Teologica di Napoli, Sez. S. Tommaso d’Aquino. E. SCOGNAMIGLIO, Il volto dell’uomo. Saggio di antropologia trinitaria, I-II, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2006-2008. LFR6 Cristologia Prof. Edoardo Scognamiglio 1. Il volto di Cristo nelle Scritture. 2. Le origini della fede cristiana. 3. Dal kerygma al dogma. 4. Volti di Gesù nella storia: tradizione e letteratura. 5. I misteri della vita di Cristo. 6. Ricerca storica su Gesù. 7. Cristologia e religioni. 18


Il laboratorio si svolgerà presso la Pontificia Facoltà Teologica di Napoli, Sez. S. Tommaso d’Aquino. B. FORTE, Gesù di Nazaret, storia di Dio, Dio della storia, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 1996; M. AMALADOSS, Il volto asiatico di Gesù, EDB, Bologna 2007. LFR7 Dialogo interreligioso Staff Il laboratorio vuole introdurre alla conoscenza dei principi base del dialogo interreligioso. Sono seguiti gli approcci storici, socio-culturali e teologici del dialogo interreligioso. Sono previste delle escursioni ai luoghi santi delle diverse religioni. E. SCOGNAMIGLIO, Dia-Logos. Verso una pedagogia del dialogo. I. Prospettive, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2009. LFR7 Ebraismo Prof. Lucia Antinucci Il laboratorio vuole introdurre alla conoscenza dei principi base dell’ebraismo. Dopo la conoscenza biblica della Torah e dei Profeti, saranno approfonditi le tradizioni dell’ebraismo e le principali feste. LFP1 Psicologia e Teorie della Personalità Prof. Maria Rosaria di Crescenzo Con questo laboratorio si vuole introdurre alla conoscenza della psicologia in una prospettiva interdisciplinare. Si cerca di offrire gli elementi di fondo di una teoria della personalità 19


che sia compatibile con l’antropologia cristiana, senza per altro tralasciare un dialogo critico e costruttivo con altre impostazioni. A. CENCINI - A. MANENTI, Psicologia e formazione. Strutture e dinamismi, EDB, Bologna 1985; C.S. HALL - G. LINDZEY, Teorie della personalità, Bollati Boringhieri, Torino 1986; A.M. RAVAGNOLI, Psicologia, Piemme, Casale Monferrato 1992. LFP2 Pedagogia del dialogo Prof. Maria Rosaria di Crescenzo Il laboratorio ha un carattere trasversale: considera, infatti, l’aspetto socio-culturale e pedagogico della formazione umana e antropologica al dialogo. Seguono le prospettive religiose, psicologiche, culturali e sociali. Il materiale bibliografico sarà distribuito durante le singole lezioni. LFM1 Canto e Musica Sacra Prof. Boutros Naaman Il laboratorio si compone, essenzialmente, di due parti: studio della Teoria della Musica ed esercizi di Solfeggio; educazione al Canto corale liturgico. Le dispense del laboratorio saranno preparate dal docente e i rimandi bibliografici avverranno durante lo svolgimento delle lezioni. LFF1 Famiglia: istituzione e tutela Prof. Antonella Danese A partire da una visione cristiana della famiglia (il progetto di Dio, la vocazione, il dono della vita, la responsabilità), 20


saranno presentati gli elementi fondamentali di tale istituto, nonché il significato teologico, giuridico e socio-culturale del matrimonio. Il laboratorio prevede delle lezioni frontali e momenti di ascolto per ogni singola coppia. D. TETTAMANZI, Il matrimonio cristiano. Studio storico teologico, [pro manuscripto], Venegono 1980; R. GARCIA DE HARO, Matrimonio e famiglia nei documenti del magistero, Res, Milano 1989. LFT1 Teatro Prof. Rita Pisanti - Lucia Antinucci Dopo una breve introduzione alla storia del teatro nell’età moderna e contemporanea, si porrà attenzione al teatro come via pedagogica e culturale, nonché quale forma interattiva di linguaggi diversi: verbale, non verbale, mimico, gestuale, musicale, etc... L’esperienza di teatro non si riferisce solamente al momento finale della rappresentazione, ma anche e soprattutto all’iter dei processi che conducono alle forme rappresentative della realtà. L’apprendimento è incentrato sulle tecniche di Stanislavsky e la sua pedagogia teatrale: l’attore non imita, ma diventa il personaggio da rappresentare, in una sorta di immedesimazione, che lo libera dalla finzione, permettendogli di vivere il personaggio che gli è stato affidato. Gli incontri sono incentrati sulla dinamica del rapporto umano. Saranno analizzate: le tecniche di respirazione e rilassamento; l’espressione corporea; l’improvvisazione scenica; la concentrazione, l’osservazione, l’attenzione, etc...

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SPORTELLO D’ASCOLTO Responsabile del Servizio Dott.ssa Maria Rosaria di Crescenzo Psicologa Psicoterapeuta Che cos’è lo “Sportello d’Ascolto” Lo “Sportello d’Ascolto” è uno spazio di accoglienza, di ascolto a cui è possibile rivolgersi per esprimere difficoltà e vissuti problematici esperiti sia a livello personale che interpersonale. La definizione “Sportello d’Ascolto” rende implicita la connotazione del tipo di servizio offerto: uno spazio volto alla sintonizzazione con situazioni di disagio psicologico e sociale ma non finalizzato alla relazione di cura, per cui non ha una valenza terapeutica. Qualora si presentassero problematiche che rimandano all’esigenza di una terapia specifica, verrà suggerito il percorso più opportuno tenuto conto anche dei servizi presenti sul territorio. Obiettivi Gli obiettivi che si intendono perseguire con lo “Sportello d’Ascolto” sono i seguenti: • condividere situazioni di disagio; • soffermarsi su difficoltà specifiche ed evidenziare eventuali problematiche rilevanti; • inviare, se necessario, verso un intervento più specialistico. 22


Finalità Il servizio si propone di conseguire le finalità di seguito riportate: • migliorare la qualità della vita; • educare alla tutela della salute mentale. A chi è rivolto lo “Sportello d’Ascolto” Lo “Sportello d’Ascolto” costituisce una risorsa rivolta a tutta la comunità, dunque, è rivolto a tutti i cittadini e a quanti vivono sul nostro territorio. Metodologia L’incontro con l’esperto rappresenta un’occasione per riflettere con metodo su questioni che si vivono con difficoltà. L’utente viene accolto, ascoltato con autentico interesse ed empaticamente compreso. Le consulenze sono erogate nell’assoluto rispetto delle persone che si rivolgono al servizio. Si garantisce la massima riservatezza; il contenuto del colloquio è tutelato dal segreto professionale. Si possono effettuare fino a quattro incontri individuali. La durata del singolo colloquio è di circa 50 minuti. Modalità d’accesso e durata Il servizio viene offerto a cadenza settimanale per due ore; le persone, in piena autonomia, possono prenotare il colloquio c/o la segreteria del “Centro Studi per il Dialogo Interreligioso e le Culture”. L’inizio dell’attività è previsto a novembre. Si concluderà a maggio. 23


«EFFATÀ!» (Mc 7,34) APRIRSI AGLI ALTRI La comunicazione come incontro, dialogo e relazione

Forum interdisciplinare sulla comunicazione La comunicazione è sempre un evento interpersonale che può generare comunione, dialogo, fraternità, quando avviene in un contesto di fiducia e di amicizia. Il linguaggio del nostro corpo, insieme all’uso delle parole, ci determina e rivela quello che siamo concretamente. Famosa, infatti, è l’espressione: “Dimmi come parli e ti dirò chi sei!”. Oramai, viviamo su autostrade d’informazioni: “chattiamo”, “linkiamo”, “taggiamo”, “wappiamo”, ecc. I linguaggi della comunicazione virtuale si sono evoluti e, in alcuni casi, mettono in serio pericolo la comunicazione interpersonale, ossia quella reale. C’è bisogno di ritornare a guardarsi negli occhi, come anche di riscoprire il linguaggio del nostro corpo, dei volti che si mirano. Diversamente, resteremo chiusi nelle nostre tane, soverchiati da frasi, parole, slogan e tasti digitali che non emozionano più. Il Forum sulla comunicazione, a carattere interdisciplinare, ha come principio basilare la necessità di recuperare la dimensione antropologica, relazionale ed esistenziale del linguaggio digitale.

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Il Forum è di 30 ore: prevede incontri frontali, approfondimenti personali e laboratori di ricerca in gruppo. Sarà allestita una mostra d’arte a cura dell’architetto Filippo Suppa intitolata: “Guardiamoci negli occhi”: la bellezza dei volti che s’incontrano. Sabato, 10 novembre 2018 Dialogo e comunicazione: una questione di cuore e di volti Sabato, 17 novembre 2018 Alle radici del dialogo e della relazione Sabato, 24 novembre 2018 Il dialogo interreligioso come comunicazione tra popoli e culture Sabato, 1 dicembre 2018 L’efficacia della comunicazione: aspetti psicologici Sabato, 15 dicembre 2018 Comunicazione e disabilità: superare le barriere Sabato, 19 gennaio 2019 La comunicazione medico-paziente: diagnosi e informazione Sabato, 26 gennaio 2019 L’arte come via del dialogo e dell’incontro

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I tesori nascosti della nostra CittĂ Percorsi artistici e visite guidate a Maddaloni a cura di Dott.ssa Rosaria Rienzo giĂ direttrice del Museo Civico di Maddaloni Rosanna Di Stora Laureanda in Archeologia e Storia delle Arti Sono previsti due incontri per lezioni frontali che riguardano i conventi francescani e domenicani a Maddaloni (Ce). Seguiranno visite guidate nel mese di maggio presso alcune strutture religiose. Gli incontri si terranno il 17 e 24 maggio 2019, alle ore 17, presso la sala S. Francesco del Centro Studi. 27


Forum sulla Città Le nuove emergenze sul territorio

Educazione, salute, benessere e sicurezza Conosciamo il nostro territorio? Quali sono le risorse e le sfide più urgenti della città? Nel Forum precedente si è preso atto che esiste a una netta separazione tra le forme degli spazi in cui viviamo e che la “res publica” interessa sempre di meno i cittadini, troppo distratti dai luoghi anonimi e impersonali e dalla realtà virtuale e digitale. In continuità con i Forum precedenti dedicati alla città, con questo nuovo progetto interdisciplinare s’intende offrire un percorso di formazione e di analisi circa le emergenze locali. L’attenzione sarà posta alla sfida educativa dei giovani, alla salute, al benessere sociale, alla sicurezza. Il Forum si pone l’obiettivo di elaborare delle risposte concrete ai disagi legati al territorio e alla sicurezza sociale.

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Il Forum è di 30 ore, prevede incontri frontali, approfondimenti personali e laboratori di ricerca in gruppo. Sarà allestita una mostra d’arte a cura dell’architetto Filippo Suppa intitolata: “Prendiamoci per mano”: la solidarietà tra i cittadini. Sabato, 16 febbraio 2019 Dispersione scolastica e crisi delle istituzioni educative Sabato, 23 febbraio 2019 Sanità e assistenza medica: problemi e risorse locali Sabato, 2 marzo 2019 Accogliere lo straniero: la sfida dell’integrazione Sabato, 10 marzo 2019 Globalizzazione nella carità: il divario tra ricchi e poveri in città Sabato, 16 marzo 2019 Sicurezza e viabilità nella nostra città: a che punto siamo? Sabato, 23 marzo 2019 Violenza di genere: origine-cause, profilo della vittima e dell’aggressore

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Incontri di Lectio divina 2018-2019 «Vegliate in ogni momento» (Lc 21,36) Giovedì, 29 novembre 2018 «Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio» (Lc 3,6) Giovedì, 6 dicembre 2018 «Vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco» (Lc 3,16) Venerdì, 14 dicembre 2018 «Beata colei che ha creduto» (Lc 1,45) Venerdì, 21 dicembre 2018 «Non di solo pane vivrà l’uomo» (Lc 4,4) Giovedì, 7 marzo 2019 «Questi è il Figlio mio, l’eletto: ascoltatelo!» (Lc 9,35) Giovedì, 14 marzo 2019 «Se non vi convertite, perirete tutti» (Lc 13,5) Giovedì, 21 marzo 2019 «Era perduto ed è stato ritrovato» (Lc 15,32) Giovedì, 28 marzo 2019 «Neanch’io ti condanno» (Gv 8,11) Giovedì, 4 aprile 2019 «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46) Giovedì, 11 aprile 2019

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«Pace a voi!» (Gv 20,19) Giovedì, 25 aprile 2019 «Seguimi» (Gv 21,19) Giovedì, 2 maggio 2019 «Le mie pecore ascoltano la mia voce» (Gv 10,27) Giovedì, 9 maggio 2019 «Come io ho amato voi» (Gv 13,34) Giovedì, 16 maggio 2019 «Vi do la mia pace» (Gv 14,27) Giovedì, 24 maggio 2019

NB: Gli incontri si terrano presso la sala S. Francesco del Centro Studi a Maddaloni (Ce) alle ore 19.30. La Lectio sarà preparata dal teologo Edoardo Scognamiglio.

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CELEBRARE LO “SPIRITO DI ASSISI” Testimonianze e incontri per la pace, il dialogo tra le comunità interreligiose e l’unità dei cristiani

Il 27 ottobre 1986, san Giovanni Paolo II volle incontrare ad Assisi tutti i leader delle religioni mondiali per invocare il dono della pace sui popoli ancora in guerra, in special modo per i Balcani. Così, fu convocata ufficialmente la Giornata mondiale di preghiera per la pace a cui presero parte i rappresentanti di tutte le grandi religioni mondiali. Vi parteciparono 50 rappresentanti delle Chiese cristiane (oltre ai cattolici) e 60 rappresentanti delle altre religioni mondiali. Per la prima volta, nella storia, si realizzò un incontro come questo. L’intuizione di san Giovanni Paolo II fu semplice e profonda: riunire i credenti di tutte le religioni mondiali nella città del Poverello, ponendo l’accento sulla preghiera per la pace, l’uno accanto all’altro, di fronte all’orrore della guerra. San Giovanni Paolo II affermò in quell’occasione: «È, in sé, un invito fatto al mondo per prendere coscienza che esiste un’altra dimensione della pace e un altro modo di promuoverla, che non sono il risultato di trattative, di compromessi 36


politici, economici». La convinzione fu che «la preghiera e la testimonianza dei credenti, a qualunque tradizione appartengano, può molto per la pace nel mondo». L’appello fu ascoltato, tra l’altro, anche dal “mondo”: per un giorno intero, infatti, tacquero le armi. L’espressione “spirito di Assisi” è propria di san Giovanni Paolo II. Fu sufficiente un breve incontro su una collina, qualche parola, qualche gesto, perché l’umanità straziata riscoprisse nella gioia l’unità delle sue origini. Quando, alla fine di una grigia mattinata, l’arcobaleno apparve nel cielo di Assisi, i capi religiosi – riuniti dall’audacia profetica di san Giovanni Paolo II – vi scorsero un richiamo pressante alla vita fraterna: nessuno poteva più dubitare che la preghiera avesse provocato quel segno manifesto dell’intesa tra Dio e i discendenti di Noè. Nella cattedrale di S. Rufino, quando i responsabili delle Chiese cristiane si scambiarono la pace, scesero le lacrime su tanti volti e non dei meno importanti. Davanti alla Basilica di S. Francesco, dove, intirizzito dal freddo, ognuno alla fine sembrò serrarsi strettamente all’altro (san Giovanni Paolo II fu vicino al Dalai Lama), quando giovani ebrei si precipitarono sulla tribuna per offrire rami di ulivo, in primo luogo ai musulmani, molti leader si commessero profondamente e piansero di gioia. L’angoscia della pace tra gli uomini e tra i popoli spinse i leader religiosi ad essere insieme per pregare ma non a pregare insieme secondo l’espressione di san Giovanni Paolo II, la cui iniziativa, malgrado la sua preoccupazione di evitare ogni parvenza di sincretismo, non fu allora compresa da taluni che temevano di vedere diluirsi la loro specificità cristiana. Assisi ha fatto fare alla Chiesa cattolica uno straordinario balzo in avanti verso le altre religioni che ci apparivano vivere fino a quel momento in un altro pianeta nonostante l’inse37


gnamento del beato Paolo VI (nella sua prima enciclica «Ecclesiam suam») e del Concilio Vaticano II (la dichiarazione «Nostra aetate»). L’incontro, se non addirittura lo scontro delle religioni, è senza dubbio una delle sfide più importanti della nostra epoca, ancora più grande di quella dell’ateismo. «Non ritorno mai da certi Paesi a prevalenza musulmana, buddista o induista, senza chiedermi con intensità: che cosa ha voluto fare Dio con Gesù Cristo quando vedo il cristianesimo così diminuito o anzi sempre più diminuire in proporzione, in un continente in piena esplosione demografica come l’Asia? Un tale interrogativo è salutare, poiché riguarda la questione fondamentale della salvezza; essa è la punta di diamante che santifica e fortifica le nostre ragioni di essere cristiani. Assisi è stato il simbolo, la realizzazione di ciò che deve essere il compito della Chiesa, per vocazione propria in un mondo in stato flagrante di pluralismo religioso: professare l’unità del mistero della salvezza in Gesù Cristo […]. Assisi ha permesso così a uomini e a donne di testimoniare un’esperienza autentica di Dio nel cuore delle loro religioni. “Ogni preghiera autentica – aggiungeva il Papa – è ispirata dallo Spirito Santo che è misteriosamente presente nel cuore di ogni uomo” […]. Oggi i credenti di tutte le religioni, delle comunità, sull’esempio di Eliseo, che riceve il mantello da Elia, si rivestono dello “Spirito Santo”. Lo “spirito di Assisi” plana al di sopra delle acque agitare delle religioni e crea già delle meraviglie di dialogo fraterno» (card. Roger Etchegaray). Per celebrare lo “Spirito di Assisi”, orientativamente il 27 di ogni mese, il Centro Studi Francescani, attraverso i sussidi preparati dalla teologa Lucia Antinucci, offre dei temi e dei momenti d’incontro per la pace da promuovere nelle proprie comunità e famiglie, nel territorio in cui operiamo e viviamo. 38


27 settembre 2018 Origini e fondatori delle varie religioni Centro Studi Francescani, Maddaloni (Ce) – ore 19 EBRAISMO (Riflessione di Rav. Shlomo Bekhor editore della rivista Shabbat Shalom) «La storia del popolo ebraico inizia con Abramo. Il primo patriarca nacque circa nel 1813 a.e.v. nella città di Ur Kassdim in Caldea. Conscio che l’idolatria fosse frutto della mente e della fantasia umana, fin dalla più tenera età partì alla ricerca di un dio vero. Secondo la tradizione, Abramo scoprì l’esistenza di Dio, cioè di una divinità ultraterrena unica e inscindibile, all’età di tre anni. Per ordine del Creatore, all’età di settantacinque anni Abramo lascia la casa paterna per trasferirsi in una terra lontana, la Terra Promessa. Questo evento segna una svolta decisiva nella vita del patriarca e nella storia della religione ebraica: mentre prima egli era solamente una persona che si distingueva dalle altre per la sua visione del mondo e della divinità, ora, con questa prima rivelazione, Abramo inizia ad avere un contatto con Dio, non solo perché è ovvio e logico secondo il suo ragionamento, ma perché Dio ha voluto che Abramo diventasse il suo rappresentante in questo mondo, per combattere l’idolatria». CRISTIANESIMO (Da un discorso di papa Francesco del 3-4-2013) «Fin dai primi passi della Chiesa è ben salda e chiara la fede nel mistero di morte e risurrezione di Gesù […]. Anzitutto notiamo che le prime testimoni di questo evento furono le donne. 39


All’alba esse sono andate al sepolcro e l’hanno trovato vuoto, quindi hanno incontrato l’angelo che annunciava la resurrezione. Le donne sono spinte dall’amore e sanno accogliere questo annuncio con fede: credono, e subito lo trasmettono, non lo tengono per sé, lo trasmettono. Nelle professioni di fede del Nuovo Testamento, come testimoni della risurrezione vengono ricordati solamente uomini, gli apostoli, ma non le donne. Questo perché, secondo la legge giudaica di quel tempo, le donne e i bambini non potevano rendere una testimonianza affidabile, credibile. Nei Vangeli, invece, le donne hanno un ruolo primario, fondamentale. Qui possiamo cogliere un elemento a favore della storicità della risurrezione: se fosse un fatto inventato, nel contesto di quel tempo non sarebbe stato legato alla testimonianza delle donne. Gli evangelisti invece narrano semplicemente ciò che è avvenuto: sono le donne le prime testimoni. Questo dice che Dio non sceglie secondo i criteri umani: i primi testimoni della nascita di Gesù sono i pastori, gente semplice e umile; le prime testimoni della risurrezione sono le donne. E questo è bello». ISLAM (www.debate.org.uk/gesu-corano/argomenti/storia2.htm) «Il fondatore della religione è Maometto, che secondo i musulmani, è stato il più grande di tutti i profeti. Maometto nacque nel 570 d.C. a Mecca (Arabia saudita). Un giorno, in una grotta sul monte Hira, dove spesso vi si recava a pregare, è detto che egli vide l’arcangelo Gabriele sotto forma umana che gli disse: “Oh Maometto, tu sei il messaggero di Allah, e io sono Gabriele”. La missione affidatagli era quella di proclamare al suo popolo idolatra un puro monoteismo (religio40


ne fondata sull’esistenza di un solo Dio). Questo uomo affermò di aver ricevuto altre rivelazioni da Allah, che lo dichiaravano successore dei profeti, incluso Noè, Abraamo, Mosè e Gesù. Maometto si impose con arroganza al popolo come l’ultimo messaggero che Allah mandava al mondo, proclamandosi da sé “il Profeta”. L’opposizione dei pagani, ebrei e cristiani rese molta resistenza contro le sue affermazioni audaci; così dopo alcuni anni di persecuzioni da questi, il profeta cominciò a marciare in guerra contro questi “infedeli”. Da lì a poco Maometto costituì la sua giovane comunità avente uno stato teocratico e il popolo lo consacrò come successore di Mosè. Quando Maometto morì nel 632, dopo dieci anni fra lotte, guerre condotte con la predicazione o con armi alla mano, la maggior parte dell’Arabia centrale era stata già sottomessa all’islam, la nuova religione». TAOISMO (www.dao.italy.org/storia.html) «Le sue origini sciamaniche ed ascetiche si perdono nella notte dei tempi e nell’immensità dell’Asia per cui nessuno può datarne l’inizio, mentre la sua storia inizia circa 2500 anni fa che per comodità si può dividere in quattro periodi, senza che questo voglia dire che un momento sia migliore o più vero di un altro […]. Va dalla remota antichità al secondo secolo della nostra era. Alla fine di questo periodo vengono redatti i due testi più importanti e che hanno influenzato i successivi millenni: il Dàodé jīng, il “Classico della Via e della Virtù”, oggi il secondo testo più tradotto al mondo dopo la Bibbia, attribuito al Grande Padre di tutti i daoisti, Lao Zi, e lo “Zhuang Zi” che riporta gli insegnamenti dell’omonimo maestro. Il secondo periodo viene 41


fatto iniziare nel 142 della nostra era quando sorge la prima, vera e propria organizzazione religiosa Daoista, fondata da Zhang Daoling e conosciuta come la Via dei Maestri Celesti ma anche come la Via dell’Unità Ortodossa. Esso termina nel 906 con la fine della dinastia Tang. Furono secoli straordinari in cui sorsero altre due importanti scuole daoiste: la Via della Suprema Chiarezza, Shangqing e la Via del Tesoro Luminoso, Lingbao. In questo periodo cominciarono a prendere corpo molti dei rituali e delle tecniche ancora oggi praticate dai daoisti. In questi secoli arriva in Cina il Buddismo con il quale il Daoismo instaura un rapporto bivalente: se da una parte ne assorbe molte idee, dall’altra fu inevitabile il conflitto dottrinale. Comunque, durante l’epoca Tang, che segna l’apice della raffinatezza e dello sviluppo culturale della Cina, il Daoismo divenne la religione ufficiale, in particolare con il patrocinio dell’imperatore Xuan Zong (713-756)». BUDDHISMO (www.buddhismo.it/buddhismo/breve-storia-del-buddhismo/) «Il Buddha, il cui nome era Siddharta Gautama, visse nell’India del Nord nel VI sec. a.C. Il Buddha nacque durante il viaggio che doveva portare la regina Maya, moglie del capo del clan degli Sakya, il nobile guerriero Suddhodana, a partorire il primo figlio nella casa paterna, secondo la tradizione del tempo. Ma la tradizione vuole che la giovane non raggiungesse mai la casa e partorisse in un boschetto, mettendo al mondo colui che diventerà il Buddha. Prima di intraprendere la sua ricerca spirituale, il Buddha viveva nell’agio presso il palazzo del padre, seguendo l’educazione necessaria a divenire, un giorno, re di una regione che corri42


sponde all’incirca all’attuale Nepal. Poco prima di compiere trent’anni, il principe Siddharta incontrò delle persone che stavano vivendo l’esperienza della malattia, della vecchiaia e della morte, rimanendone molto impressionato e turbato. Allo stesso modo rimase profondamente ammirato dalla serenità mostrata da un saggio eremita. Maturando tali esperienze, il principe Siddharta realizzò la precarietà e la temporaneità del suo stato di agio ed abbandonò la sua casa e la sua famiglia, in cerca di una soluzione definitiva alle grandi sofferenze del mondo. Intraprese in tale ricerca diverse pratiche spirituali e incontrò molti maestri, finché, insoddisfatto di quanto sperimentato, ricercò la sua via: una via di mezzo tra l’estremo ascetismo e una vita legata ai piaceri dei sensi. Fu come risultato di questa ricerca che una sera, all’età di trentacinque anni, meditando sotto un albero, poi conosciuto come l’albero della Bodhi o del Risveglio presso Bodhgaya (nell’attuale regione del Bihar, in India), il principe Siddharta raggiunse lo stato dell’Illuminazione, lo stato di completa e profonda saggezza, al di là di ogni sofferenza. Da quel giorno fu noto come il Buddha, il Risvegliato». RELIGIONE BAHA’I (https://www.bahai.it/pages/origini-fede-bahai) «“Dio non lascia mai i suoi figliuoli senza conforto; ma quando l’oscurità dell’inverno li avviluppa, ancora una volta egli manda il suo messaggero, il Profeta, perché ritorni la Primavera Divina” (‘Abdu’l-Bahá). La fede Bahá’í è iniziata con la missione affidata da Dio a due Messaggeri: il Báb e Bahá’u’lláh. Oggi, la guida per la realizzazione dell’unità distintiva della fede che fu da loro fondata deriva da istruzioni esplicitamente date da Bahá’u’lláh che hanno 43


assicurato la continuità della guida dopo la Sua scomparsa. Questa linea di successione, chiamata Patto, è passata da Bahá’u’lláh a suo Figlio ‘Abdu’l-Bahá, e poi da ‘Abdu’lBahá a suo nipote, Shoghi Effendi e, infine, alla Casa Universale di Giustizia stabilità da Bahá’u’lláh. Un bahá’i accetta l’autorità divina del Báb e Bahá’u’lláh e di questi i successori designati». 25 ottobre 2018 I luoghi sacri e di culto delle diverse religioni Chiesa di Sant’Antonio, Afragola (Na) – ore 19 EBRAISMO (www.ebraismo in pillole.it/la-preghiera-e-il-suo-luogo/) «Il luogo della preghiera per l’ebreo è ovunque, la sinagoga è la sede d’incontro di più persone che condividono un’etica, una fede, una Tradizione. La sinagoga rappresenta, per questo, il fulcro della vita di ciascuna comunità ebraica. Essa è sì luogo di preghiera, ma è anche – e non secondariamente – luogo di studio della Torah e luogo d’incontro e di scambio. Il termine che in ebraico sta a significare sinagoga, bet kenéset, significa infatti letteralmente “casa di riunione”. Gli elementi fondamentali perché esista una sinagoga sono limitati […]. Ai tempi biblici, il solo Santuario di Gerusalemme era riconosciuto come luogo di culto ma, dopo l’esilio babilonese, fu necessario creare nuovi luoghi in cui pregare e riunirsi».

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CRISTIANESIMO (www.jerusalem-lospazioltre.it/introduzione.allarchitettura-dei-luoghi-culto/) «La chiesa non è tempio nel senso di luogo chiuso, anche se nella tradizione dell’edificio per il culto cristiano si mantiene la distinzione del luogo riservato alle persone consacrate: il presbiterio, il luogo in cui si trova l’altare, l’elemento su cui si celebra il sacrificio. Il presbiterio si chiamava così perché vi accedevano solo i “presbiteri”, ovvero le persone più anziane (da questo termine deriva l’italiano “prete”) che, in quanto tali sono preposte allo svolgimento del rito. Ma la chiesa è “ecclesia”, ovvero comunità. Luogo ove si trovano tutte le persone che si riconoscono nella fede. Ecco che il tempio cristiano è per eccellenza comunitario: il che deriva dalla tradizione ebraica di raccogliere la comunità nella “sinagoga”, termine che vuol dire proprio “venire assieme”, “riunirsi”». ISLAM (www.succedeoggi.it/2015/03/casa-dellislam/) «La moschea è lo spazio della preghiera per i musulmani; arena di riflessione, protesta o di esercizio della giustizia. Ma in Europa ha finito per rappresentare un luogo che produce grandi conflitti. La moschea è il luogo in cui si svolgono le pratiche religiose dell’islam […]. Questa parola (moschea), che compare quasi trenta volte nel Corano e, precisamente, nelle sure medinesi, significa in quel contesto semplicemente “luogo consacrato al culto” e si riferisce perciò a svariati luoghi santi. Indica il “luogo del prostrarsi”, dunque, il “luogo della preghiera”. In quanto 45


luogo di preghiera, la moschea non ha elementi indispensabili. È possibile pregare anche all’aperto, o dentro una casa qualsiasi, purché il terreno sia delimitato da qualche oggetto e sia puro». TAOISMO (https://it-wikipedia.org/wiki/tempio-taoista) «Il tempio taoista è il luogo di culto della religione del taoismo. Inizialmente, il culto si svolgeva all’aperto. Con il tempo si sono costruiti dei templi, chiamati guàn, nei quali si svolgono non solo riti religiosi, ma anche fiere, manifestazioni teatrali e spettacoli. Il tempio moderno è formato da un cortile e da una stanza principale, dove alloggia la statua della divinità. Sono gestiti perlopiù da sacerdoti sotto la direzione di un consiglio di laici e costruiti tramite donazioni». BUDDHISMO (https://it.wikipedia.org/wiki/tempio_buddhista) «Il tempio buddhista è un luogo sacro solitamente composto da uno o più edifici, ed è formato dai seguenti elementi: la sala principale di culto, che nelle antiche lingue pali e sanscrito viene chiamata vihara, ma che nei vari paesi in cui si è diffuso il buddhismo ha assunto anche altri nomi / l’albero della Bodhi, un ficus religioso, che secondo la tradizione buddhista è la pianta sotto la quale Buddha praticò la forma di meditazione chiamata “anapana sathi bhavana” e raggiunse il nirvana / l’altare con la statua di Buddha, che spesso è situato all’interno del vihara, su cui vengono posti fiori, incensi e altri doni / 46


l’edificio adibito a reliquiario […] che contiene resti od oggetti legati a Buddha. È presente nei templi maggiori e anch’esso cambia il nome a seconda del paese in cui si trova / gli alloggi e i refettori dei monaci». RELIGIONE BAHA’I (https://it.wikipedia.org/wiki/Tempio_bahai) «Il tempio bahai, indicato anche con il nome arabo di Mashriqu’l-Adhkár, o casa di adorazione, come è comunemente chiamato dai Bahai, è l’edificio dedicato, secondo le indicazioni di Bahá’u’lláh, il fondatore della religione bahai, alla elevazione delle lodi a Dio, alla meditazione e alla preghiera, sia in forma comunitaria che individuale. Sono stati costruiti finora in tutto il mondo otto templi bahai […]. I templi bahai non sono destinati all’uso esclusivo dei bahai ma sono aperti a tutti, indipendentemente dal credo professato e senza distinzione di sesso, etnia o nazionalità […]. I templi, nei quali sono vietati sermoni o prediche di qualsiasi natura o fede, sono riservati alla preghiera, alla meditazione e alla lettura di testi sacri anche di altre fedi […]. Al di là dei templi, i Bahai si incontrano per le attività devozionali o per altre attività comunitarie presso abitazioni private o presso locali affittati per l’occasione».

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22 novembre 2018 La pace e i diritti civili secondo le varie religioni Chiesa Battista di via Foria, Napoli – ore 18.30 EBRAISMO (moked.it/blog/2009/02/20/ebraismo-diritti-umani-emodernità/) «Qual è il ruolo dell’ebraismo nella promozione dei diritti umani? Jonathan Sacks, Rabbino Capo delle Congregazioni ebraiche unite del Commonwealth, dice che il linguaggio dei diritti umani è universale, ma parla con un accento ebraico; dobbiamo tener presente che rispetto a tutti i testi che ci sono stati nella storia dell’umanità dalla dichiarazione d’indipendenza americana alla dichiarazione dei diritti umani della rivoluzione francese, dove troviamo un elencazione di diritti, nei testi ebraici non si parla quasi mai di diritti, bensì di doveri. Nella Torah troviamo il comandamento di non uccidere, come affermazione del diritto alla vita, di non rubare come affermazione del diritto alla proprietà, quindi nell’ebraismo il sistema giuridicoculturale impone il tema dei diritti umani , partendo non dai diritti, ma dai doveri dell’uomo e da quello che gli è proibito fare. L’intero sistema di valori a protezione dell’uomo e dei suoi diritti deriva non da una convenzione sociale, ma da ciò che ha stabilito il Creatore. La prima volta che compare il divieto di omicidio nella genesi, viene detto: “Chi versa il sangue dell’uomo, per mano di uomo il suo sangue sarà versato perché Dio ha fatto l’uomo a sua immagine” quindi l’uomo è creato ad immagine di Dio e in quanto tale deve essere tutelato, l’offesa all’uomo e offesa a Dio e tutte le leggi della Torah discendono da questo principio». 48


CRISTIANESIMO (https://it.blastingnews.com>Politica>2018>04) «Martin Luther King, nel 28 agosto del 1963 guidò la marcia della libertà a Washington, al termine della quale, davanti al Lincoln Memorial, tenne uno dei suoi più noti discorsi, dal titolo: I have a dream, ho un sogno. “Ho un sogno, che i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione in cui non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per l’essenza della loro personalità. Oggi ho un sogno!”. Ad ascoltarlo una folla immensa di 250.000 persone, che marciarono con lui, suoi sostenitori, uomini e donne che credevano fortemente nelle sue parole. In lui avevano riposto le loro speranze, era il portavoce di afroamericani trattati non come esseri umani, ma come una “categoria” separata da quella dei bianchi, i quali erano più tutelati, possessori di diritti, liberi di vivere la propria vita senza essere perseguitati, incarcerati, giudicati e molte volte uccisi». ISLAM (https://www.islam-guide.com/it/ch3-12.htm) «L’islam attribuisce all’individuo molti diritti. I seguenti sono alcuni di essi che l’islam protegge.La vita e la proprietà di tutti i cittadini in uno stato islamico sono considerati sacri, sia la persona un musulmano o meno. L’islam protegge anche l’onore. Quindi, nell’islam, insultare gli altri o prendersi gioco di un’altra persona non è concesso. Il profeta Mohammed disse: “Veramente il tuo sangue, la tua proprietà e il tuo onore sono inviolabili”. Nell’islam il razzismo non è consentito, il Corano parla di uguaglianza umana nei seguenti termini: “O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e da 49


una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù, affinché vi conosceste a vicenda. Presso Dio, il più nobile di voi è colui che più lo teme. In verità Dio è sapiente, ben informato” (Corano 49,13)». TAOISMO (www.lastampa.it/2011/11/25/blogs/la-bussola-d-oro-taoismoe.../pagina.html) «Ogni volta che la mia azione è volontaria, ogni volta che cerca di “imporre il mio io” andando controcorrente rispetto al corso naturale delle cose, essa rappresenta ciò che i taoisti chiamano wei, l’agire che forza la natura. Quando invece l’azione va nel senso delle cose, quando si lascia portare dalla corrente, come il nuotatore che segue il Tao dell’acqua senza cercare di imporvi il suo io, essa dipende da ciò che è naturale ed è quello che i taoisti chiamano wu wei [letteralmente “non-agire”, ma meglio “l’agire che aderisce alla natura”]. Tutto ciò che nell’uomo è volizione, costruzione, istituzione di distinzioni, non rappresenta che la parte periferica del suo essere: soltanto quando la lascia cadere, l’uomo ritrova il suo proprio centro. Ma cerchiamo di capire meglio cosa si intenda davvero per “nonagire”. Il Lao Zi parte dalla constatazione assai semplice, che la forza finisce sempre per ritorcersi contro se stessa: “Non cercare di primeggiare con le armi, perché primeggiare con le armi chiama risposta” (Lao Zi, 30). Così, dunque, il non-agire cerca di spezzare il cerchio della violenza, assorbendo l’aggressione, astenendosi dall’aggredire di rimando. Quindi, il “nonagire” non consiste nel “non far nulla” nel senso d’incrociare passivamente le braccia, ma nell’astenersi da ogni azione aggressiva, diretta, intenzionale, interventista, al fine di lasciare agire l’efficacia assoluta, la potenza invisibile del Tao». 50


BUDDHISMO (https://www.informatica-libera.net/content/empatia-chiave-dirittiumani) «È sempre più urgente riconoscere che ogni singola violazione dei diritti umani è un segnale di allarme, e che occorre adottare misure di tutela prima che quegli abusi isolati si trasformino in gravi violazioni su larga scala. Le attuali sfide rappresentate dall'estensione dei conflitti e dall’esasperazione dei sentimenti xenofobici convergono nella crisi dei rifugiati. È fondamentale considerare coloro che sono diventati rifugiati non in termini di etnia o religione, ma come nostri simili, esseri umani che portano carichi dolorosi e che hanno bisogno del nostro sostegno. Anche se i profughi in cerca di salvezza spesso incontrano una serie di reazioni negative nei ¬paesi che li accolgono, allo stesso tempo sono numerose le persone che seguono il naturale impulso dell’essere umano a offrire aiuto. In questo sono mossi dal desiderio innato di empatia che esiste indipendentemente dalle norme codificate sui diritti umani. Tale empatia è quella luce di umanità che ciascuno di noi può far brillare, illuminando il percorso per coloro che lottano e soffrono». RELIGIONE BAHA’I (www.bahai.com/bahai/pag59.htm) «Durante il secolo scorso, i bahá’i in Iran furono perseguitati. Con il trionfo della rivoluzione islamica del 1979 la persecuzione è assurta a sistema. Più di 200 bahá’i sono stati giustiziati o uccisi, altre centinaia imprigionati e decine di migliaia sono stati privati di lavoro, pensioni, commerci e opportuni51


tà di studio. Tutte le strutture amministrative nazionali bahá’i sono state messe al bando dal Governo e i luoghi sacri, mausolei e cimiteri sono stati confiscati, sottoposti a vandalismo o distrutti […]. La protesta internazionale per le persecuzioni è stata generalizzata […]. A seguito di queste critiche internazionali, gli aspetti più violenti delle persecuzioni sono cessati all’inizio degli anni ’90 del secolo scorso, anche se un uomo d’affari di Teheran di 50 anni è stato dal Governo nel 1992. I bahá’i delliIran rimangono comunque privi di qualsiasi garanzia fondamentale del loro diritto di praticare liberamente la propria religione, e gli sforzi internazionali per giungere alla loro completa emancipazione continuano». 19 dicembre 2018 La preghiera nelle diverse religioni Parrocchia dell’Immacolata, Cercola (Na) – ore 18.30 EBRAISMO (https://it.chabad.org>Ebraismo>Mitzvòt>Tefillà Preghiera) «Secondo la legge ebraica abbiamo il dovere di pregare tre volte al giorno, la mattina, il pomeriggio e la sera. Tali preghiere sono denominate shachrìt, preghiera del mattino), minchà, preghiera del pomeriggio, e arvìt o ma’arìv, preghiera della sera. I nostri saggi spiegano che l’usanza di pregare tre volte al giorno fu originariamente istituita dai nostri patriarchi: Abramo, Isacco e Giacobbe. Abramo introdusse la preghiera del mattino, Isacco del pomeriggio e Giacobbe ne aggiunse una la sera. Nello Zohar e negli insegnamenti chassidici Chabad, viene spiegato che ognuno dei tre Patriarchi rappresentò una qualità particolare nel servizio di 52


Dio. Abramo servì Dio con amore, Isacco con timore, Giacobbe con misericordia. Pur avendo uno le qualità dell’altro, ognuno di essi ne aveva una particolare posta più in evidenza. Abramo si distinse nella qualità della gentilezza o bontà, chessed, e amore, ahavà. Isacco eccelse specialmente nella qualità della giustizia stretta, mentre Giacobbe le ereditò entrambe, facendo risultare la combinazione in una nuova qualità, l’equilibrata e durevole virtù della verità emet e misericordia, rachamìm. Noi, figli di Abramo, Isacco e Giacobbe, abbiamo ereditato tutte le tre qualità dei nostri patriarchi, e queste ci abilitano nel servire Dio con amore, timore, misericordia. La qualità della misericordia ci pervade quando realizziamo che la nostra anima è parte della Divinità e proviamo per essa pietà, così spesso distratta da Dio, a causa degli aspetti materiali della vita quotidiana». CRISTIANESIMO (https://it.zenit.org/articles/la-preghiera-cristiana) «Il battezzato non può pregare come vuole, ma deve conoscere e rispettare i caratteri della preghiera cristiana, che è innanzitutto soprannaturale. Egli, infatti, prega sotto l’impulso dello Spirito Santo che lo “muove” e lo guida alla ricerca della volontà di Dio. Il secondo carattere è quello trinitario. Pregando, il credente entra in comunione con la Trinità, ha “accesso” al Padre per mezzo del Figlio Gesù Cristo nello Spirito Santo. Nel colloquio interiore incontra la Trinità presente in lui. Questo carattere trinitario va strettamente congiunto a quello cristologico, non solo in quanto preghiera di Cristo, ma anche perché preghiera a Cristo e per mezzo di Lui. Il quarto carattere è l’ecclesialità. Sia che preghi da solo, nel silenzio della propria stanza, 53


sia che lo faccia insieme con altri, il cristiano prega sempre nella Chiesa, in quanto è vitalmente inserito in essa. Il battezzato, quando prega, prega nella Chiesa e per la Chiesa. Il cristiano non deve smettere di pregare neanche quando, scosso e sconcertato da tante contraddizioni e resistenze in sé e intorno a sé, ha l’impressione di non farcela più a credere. Infatti, la forma prima ed originale della preghiera del credente è la seguente: “Credo, Signore, aiutami nella mia incredulità”. ISLAM (https://www.al-islam.org/node/25623) «L’essere umano, nei momenti di crisi, nelle difficoltà, nelle disgrazie, ha bisogno di un sicuro sostegno sul quale appoggiarsi e placare il suo tormentato animo. Noi siamo convinti che questo sostegno non può essere altro che il ricordo di Allah: “Sappiate che i cuori si placano solo al ricordo di Allah” (Corano 13,28). Allah non ha bisogno della nostra preghiera, siamo noi piuttosto che abbiamo bisogno di Allah, siamo noi che non possiamo fare a meno di un mezzo che ci permetta di entrare in comunicazione con lui. La preghiera conforta i cuori stanchi, illumina e rasserena le anime e collega l’uomo ad Allah, aiutandolo così ad affrontare i problemi della vita. La preghiera ci permette di rivolgere il cuore al Creatore. L’uomo traviato e confuso può trovare pace e sicurezza solo ricorrendo ad Allah e la preghiera è il miglior modo per rivolgersi a lui […]. Come la bussola che, tra le onde del mare, guida la nave alla meta, la preghiera guida il credente al fine ultimo e lo protegge dal traviamento». 54


TAOISMO (www.daoitaly.org/files/Guida-alla-pratica-laica-taoista.pdf) «Il modo migliore per evidenziare, creare e rafforzare uno spazio sacro è un altare. Nel taoismo è il punto focale sia della liturgia sia della pratica. Esso è la rappresentazione esteriore della cosmologia così come dell’alchimia interiore taoista. Allestire un altare taoista in un tempio è qualcosa di molto complesso poiché oggetti, simboli e liturgie devono corrispondere analogicamente a modelli cosmologici molto precisi per consentire alle divinità di potervi risiedere. Un altare domestico ha gli stessi presupposti e svolge le stesse funzioni, anche se può apparire molto semplice se non addirittura spoglio. È vitale per un taoista avere un altare domestico in quanto, simbolicamente e fisicamente, ci ricorda la presenza del divino nella materia, nella nostra esistenza di ogni giorno. In realtà, con l’uso quotidiano, lentamente, l’energia divina s’addenserà in quel piccolo spazio, costituendo una vera e propria “pila spirituale” cui potremo attingere a piene mani, l’energia necessaria a sostenerci nelle nostre difficoltà quotidiane». BUDDHISMO (buddismo-e.blogspot.com/2011/08/la-preghiera-nel-buddismo-dinichiren.html) «Lo scopo fondamentale della preghiera buddhista è quello di risvegliare le innate capacità interiori di forza, coraggio e saggezza e non invocare forze o divinità esterne. Inoltre, come in molte pratiche spirituali orientali, è anche importante un’espressione “fisica” della preghiera che, per i praticanti 55


del buddhismo di Nichiren, si concretizza nella lettura – mattina e sera – di due parti del Sutra del Loto e nella recitazione di Nam-myoho-renge-kyo, il nome della Legge mistica che sta alla base della vita stessa e che Nichiren ha preso dal titolo del Sutra del Loto. Il fatto che la recitazione sia intonata sonoramente esprime il concetto che nel buddhismo di Nichiren Daishonin la preghiera non è puramente una meditazione rivolta all’interno della propria vita, ma un atto che rende manifeste delle qualità interiori potenziali, facendole apparire nel mondo reale». RELIGIONE BAHA’I (https://www.bahai.it/pages/preghiera-meditazione-digiuno) «Per prendersi cura del proprio sviluppo spirituale e avvicinarsi a Dio, ogni bahá’i prega quotidianamente e si dedica allo studio dei testi sacri. Come il corpo, anche l’anima ha bisogno di nutrimento. La preghiera, la lettura dei testi sacri e la meditazione sono pratiche quotidiane che nutrono lo spirito umano […]. Bahá’u’lláh e il Báb, il suo precursore, hanno rivelato numerose preghiere per una grande varietà di situazioni della vita, come ad esempio la guarigione, la crescita spirituale, il servizio, il matrimonio, la protezione, l’educazione dei bambini, l’unità, o l’assistenza durante le prove della vita. Alcune di queste preghiere vengono recitate in occasioni speciali come funerali o commemorazioni, altre sono state dotate dal loro Rivelatore di una speciale potenza, come la Tavola di Ahmad e la Tavola del Fuoco. Altre infine sono preghiere obbligatorie da recitare quotidianamente [...]. I bahá’i, oltre a pregare quando lo desiderano e a meditare sui Testi sacri mattina e sera, recitano una preghiera obbligatoria quotidiana scegliendo una delle tre preghiere rivelate a 56


tale scopo che si differenziano fra loro per la diversa lunghezza. La preghiera obbligatoria breve descrive la relazione tra Dio e l’essere umano». 16 gennaio 2019 Le feste delle varie religioni Chiesa taoista, Caserta – ore 18 EBRAISMO (www.ebraismoinpllole.it/ricorrenze-celebrazioni-festività/) «Il calendario ebraico delle feste innesta la vita del popolo in una vera e propria “architettura del tempo”. Le feste ebraiche non sono un mero ricordo di eventi succeduti nella storia di Israele, ma l’occasione per ogni ebreo di rivivere, ogni anno, mese dopo mese, questi eventi e di sperimentarli nella propria vita. Per questa ragione, le feste sono scandite durante l’anno in modo tale da suscitare un processo di risveglio spirituale. Questo risveglio viene alimentato settimanalmente dal riposo e dalla gioia dello Shabbath, anticipo della vita eterna. Le feste sono il momento e il luogo d’incontro del popolo con la storia della sua salvezza, operata da Dio. Le feste d’Israele sono, quindi, “celebrazioni-evento” che, attraverso segni sacramentali e tradizioni, rafforzano il rapporto dell’ebreo con il suo Dio, con il suo popolo, con la sua terra e con la sua storia. Ogni festa ebraica è memoriale del passato, che, celebrando, si fa presente e diventa il nostro ‘oggi’ ed è anche il nostro legame con l’avvenire, visto che riviviamo e attualizziamo il passato, trasmettendolo ai nostri figli». 57


CRISTIANESIMO (dalla Didachè o Dottrina dei dodici apostoli, cap. 14) «1. Nel giorno del Signore, riuniti, spezzate il pane e rendete grazie dopo aver confessato i vostri peccati, affinché il vostro sacrificio sia puro. 2. Ma tutti quelli che hanno qualche discordia con il loro compagno, non si uniscano a voi prima di essersi riconciliati, affinché il vostro sacrificio non sia profanato. 3. Questo è, infatti, il sacrificio di cui il Signore ha detto: “In ogni luogo e in ogni tempo offritemi un sacrificio puro, perché un re grande sono io – dice il Signore – e mirabile è il mio nome fra le genti». ISLAM (www.civiltaislamica.it/la-khutba-del-venerdì/le-feste-del-musulmano) «Noi abbiamo, come disse il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, solamente due feste: la festa della rottura del digiuno e la festa del sacrificio! Altre feste non ci appartengono e il parteciparvi è l’inizio di un percorso di allontanamento dalla consapevolezza del significato della nostra identità islamica, checché ne pensino coloro che aderiscono al diverso dall’islàm. Ricordiamo, infine, che il Profeta disse: “Chi si assimila a un popolo, entra a farne parte e con quel popolo si presenterà nel Giorno del Giudizio” o come disse, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria».

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TAOISMO (www.icsedegliano.it/sezioni/studenti/0506/religioni/7taoismo.html) «Il capodanno cinese è la festa più importante in cui le famiglie si riuniscono per distribuire regali ai bambini. La festa di metà autunno è la festa di ringraziamento della luna brillante, si svolge il 15 agosto del mese lunare e viene celebrata con tante lanterne. La festa della barca drago si svolge il 5 giugno del quinto mese lunare, e commemora il suicidio per annegamento di un onesto funzionario che cercava di convincere l’imperatore ha essere più buono con i poveri. La festa dei fantasmi affamati si celebra durante luglio. Secondo la tradizione, le porte dell’inferno si aprono per lasciar vagare i fantasmi». BUDDHISMO (www.buddhismo.it/buddhismo/festivita-buddiste/) «Le festività buddhiste sono numerose e si differenziano tra le varie scuole e tradizioni. Tutti i centri aderenti all’UBI (insieme anche ad altri centri buddhisti italiani) celebrano però insieme la festa del Vesak, che ricorda 3 momenti fondamentali della vita del Buddha: nascita, illuminazione e morte. Tale festa è convenzionalmente festeggiata l’ultimo fine settimana di maggio, ed è l’unica festività buddhista ufficialmente riconosciuta anche dallo Stato italiano nel testo dell’Intesa. Il calendario buddhista è lunare, quindi i giorni delle festività cambiano ogni anno, rispetto al nostro calendario solare, secondo le fasi dei pleniluni e noviluni. In generale, i giorni della luna piena e della luna nuova sono giorni “sacri”, nella pratica intensiva». 59


RELIGIONE BAHA’I (www.bahai.com/ibahai/pag12.htm) «Il centro della vita comunitaria dei bahá’i è la festa del diciannovesimo giorno. Tenuta ogni diciannove giorni, è la regolare riunione di culto della comunità locale, e anche di più. Aperta ad adulti e bambini, è la riunione fissa che promuove e sostiene l’unità della comunità locale bahá’i. Sebbene il suo programma sia accettabile a un’ampia gamma di specificità culturali e sociali, la festa ha sempre tre elementi: parte devozionale o spirituale, consultazione amministrativa e socializzazione. In tal modo la festa fonde momento religioso, espressione amministrativa di base e vita sociale. L’utilizzo della parola “festa” potrebbe sottintendere che vi si serva cibo in abbondanza ma non necessariamente è così. Sebbene vengano normalmente serviti rinfreschi e bevande, il termine vuol suggerire che la comunità deve condividere una “festa spirituale” di devozione, cameratismo e unità. Bahá’u’lláh dette molto risalto alla necessità di riunirsi ogni diciannove giorni, “per legare insieme i cuori”, anche se non si offre altro che acqua. Durante la parte devozionale si leggono, ad alta voce, alcuni passi degli scritti sacri bahá’i e, non di rado, estratti dagli scritti di altre religioni. Segue una discussione collettiva che offre a ognuno la possibilità di pronunciarsi sugli affari della comunità rendendo la festa “un’arena di democrazia alle radici della società”. La festa si conclude con un momento di socializzazione».

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27 febbraio 2019 La religioni a servizio della giustizia e del bene comune Chiesa valdese in via dei Cimbri, Napoli – ore 18 EBRAISMO (www.filosofico.net/filosofiaebraica.htm) «L’etica ebraica nasce dai dieci comandamenti che la tradizione vuole siano stati assegnati da Dio a Mosè sul Sinai. Dio desidera fare d’Israele la nazione santa. Israele è stato scelto per rivelare l’amore che Dio porta a tutta l’umanità. L’aggettivo riferito specificamente a Dio, kadosh, santo, (gli ebrei dicono sovente Ha Kadosh, Baruch Hu cioè “il Santo, benedetto egli sia”) indica, nei confronti dell’uomo, una separazione da tutto ciò che contrasta col volere di Dio e nello stesso tempo una consacrazione al suo servizio. Per quanto riguarda la morale, la santità richiede negativamente che si resista a tutti quegli impulsi che fanno dell’egoismo l’essenza della natura umana, e positivamente che si obbedisca ad un’etica incentrata sul servizio del prossimo. Mentre i precetti positivi servono a coltivare la virtù e a sviluppare le più elevate qualità umane, i precetti negativi sono intesi a combattere il vizio e a reprimere tendenze ed istinti malvagi che ostacolano gli sforzi dell’uomo per conquistare la santità. In questo senso le prescrizioni hanno una carica di dinamismo morale capace di trasformare l’individuo e, per suo tramite, la società di cui egli è parte».

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CRISTIANESIMO (www.scienze-ricerche.it?p=4801) «L’etica che Lutero proclama si delinea come risposta alla grazia immeritatamente ricevuta ma l’approvazione vera e propria non può essere fondata mediante un procedimento logico: essa rimane propria di un ambito intraducibile in etica e riservato alla dimensione speciale chiamata teologia o fede. L’etica protestante, a partire dalle premesse teologiche poste dal pensiero di Lutero, si costruisce nella direzione di una radicale messa in discussione dell’etica teleologica e dell’idea che l’uomo possa, attraverso le opere, garantirsi in qualche modo la salvezza. Solo liberandosi dell’ossessione della perfezione morale da raggiungere attraverso le opere di giustizia e accettando il dono della grazia divina si apre per l’umanità un orizzonte di vera libertà e grazia. L’intero impianto teorico-dottrinale dell’etica cristiana – nell’orizzonte protestante – è fondato esclusivamente su un principio, quello dell’“agàpe”, l’amore del prossimo». ISLAM (harunyahya.it/it/Articoli/3638/i-veri-principi-morali-islamici) «L’islam è una religione che incoraggia la libertà di vita, di idee e di pensiero. Proibisce la tensione e il conflitto tra gli uomini, la calunnia, il sospetto e perfino l’avere pensieri negativi su un altro individuo. L’islam proibisce non solo il terrore e la violenza, ma perfino la minima imposizione di qualunque idea su un altro essere umano. Non c’è costrizione nella religione. La retta via ben si distingue dall’errore. Chi, dunque, rifiuta l’idolo e crede in Allah, si aggrappa all’impugnatura più salda senza rischio di cedimenti. Allah è 62


audiente, sapiente. E non hai autorità alcuna su di loro. Forzare una persona a credere in una religione o a praticarla è contro lo spirito e l’essenza dell’islam. Perché è necessario che la fede sia accettata con libera volontà e coscienza. Naturalmente, i musulmani possono sollecitarsi l’uno con l’altro a osservare i precetti morali insegnati nel Corano, ma non possono usare la costrizione. In ogni caso, un individuo non può essere portato alla pratica di una religione né con la minaccia, né offrendogli privilegi terreni». TAOISMO (www.daoitaly.org/principi-fondamentali.html) «Spontaneità - Il taoismo non ama il comportamento regolato da rigide norme. Ritiene l’agire spontaneo, che fluisce dal cuore, come quello di un bambino, l’unico vero, perché naturale. La spontaneità è la via da seguire. Ognuno è qualcuno e ciascuno si sviluppa secondo proprie vie. Ogni taoista ha il dovere verso se stesso dell’auto-coltivazione seguendo le trasformazioni nel suo essere. I taoisti non si preoccupano del karma, del dover agire secondo norme. Ad esempio, un buddhista o un confuciano possono giocare a scacchi perché le regole determinano la loro condotta; un taoista no. Non-conformismo. L’anti-conformismo è un corollario della spontaneità. No, dunque, ai codici morali che trovano la loro ragione nella storia, nelle necessità sociali. Nessun codice comportamentale statico e inamovibile. Per questa ragione il taoismo non ha una morale come la intendiamo noi, ma certamente ha un’etica. Ovviamente il pensiero taoista, sebbene tendenzialmente autarchico con leggere connotazioni anarchiche, rigetta tutti quei comportamenti che possono inficiare la 63


dignità della persona umana dal punto vista sia soggettivo sia sociale. Siamo esseri sociali e la società deve fondarsi sul rispetto di sé e dell’altro e non sulla sopraffazione, la violenza o sulla forzatura di bisogni etero-indotti che procurano il vantaggio di pochi a scapito di tutti gli altri. Il rispetto di sé e dell’altro è il meccanismo regolatore che, se lasciato funzionare, consente una vera pace sociale». BUDDHISMO (www.la cooltura.com>Filosofie orientali>Buddhismo) «L’etica buddhista mira, da generazioni, a consolidare una condotta di vita per eccellenza: retta, pura e priva di corruzione spirituale. In modo particolare si parla di veri e propri precetti morali, valori umani assoluti appresi e messi in atto per il buon senso comune in quanto fondamentali per vivere una vita (“sila”) consona che conduce alla liberazione dalla sofferenza e all’illuminazione. Circa 2500 anni fa, tali valori furono proposti dal Buddha Shakyamuni con la consapevolezza che ogni cosa, indipendentemente dalla propria natura fisica, fosse interconnessa con tutte le altre e per questo qualunque comportamento umano aveva effetti differenti o, per di più, devastanti sulla vita di tutti gli esseri senzienti che ne condividevano l’esistenza in questo mondo. Si possono così suddividere in tre gruppi: cinque divieti, otto comandamenti e dieci condotte morali». RELIGIONE BAHA’I (www.bahai.com/bahai/pag26.htm) «Gli insegnamenti di Bahá’u’lláh sulla moralità individuale partono dal presupposto che vi è un solo Dio. 64


Sebbene gli insegnamenti religiosi in campo sociale debbano cambiare per rispondere alle necessità dei tempi, vi sono insegnamenti morali ed etici fondamentali comuni a tutte le fedi. I bahá’i credono che questi insegnamenti siano essenziali per la felicità ed il benessere della specie umana e che non cambino. Il codice morale dei dieci comandamenti, con la sua condanna dell’omicidio, dell’adulterio, del furto, della menzogna, della bramosia e della mancanza di rispetto per i genitori, si trova in tutte le religioni. Allo stesso modo, sono costantemente emersi nella successione delle rivelazioni divine comandamenti che definiscono la relazione fra l’individuo e Dio. Bahá’u’lláh riaffermò ed elaborò queste leggi. Non solo condannò l’omicidio e la menzogna, ma censurò particolarmente la maldicenza. Sono anche proibiti il gioco d’azzardo, aggressioni e abusi, così come le bevande alcoliche e le droghe, salvo quando prescritte da un medico. Negli scritti bahá’í sono esaltate l’onestà e la fidatezza […]. Sebbene il mutevole clima morale del mondo abbia portato alcuni modernisti a respingere o a modificare elementi del codice morale e storico di Dio, i bahá’i credono che un esame imparziale delle condizioni contemporanee porti inevitabilmente alla conclusione che la società non potrà che soffrire se la moralità non verrà rivitalizzata. La corruzione diffusa nel mondo degli affari e della politica, le epidemie da malattie sessuali e la dissoluzione della vita familiare forniscono esempi concreti della necessità di ritornare a più alte forme di condotta individuale».

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20 marzo 2019 Il Divino nelle religioni Chiesa luterana, Napoli – ore 18 EBRAISMO (http://spazioinwind.libero.it/popoli_antichi/Religioni/introduzione-ebraismo.html) «La fede monoteistica si incentra nella definizione che Dio medesimo offre di sé, nel testo biblico, questa affermazione Ehyèh ashèr èhyèh è, di fatto, intraducibile, poiché si dovrebbe disporre di un tempo verbale in grado di rendere, contemporaneamente, il presente, il passato ed il futuro. Infatti, Dio è colui che, pur non mutando nella sua essenza, accompagna il popolo ebraico in tutte le vicissitudini storiche. In questo senso, Dio è legato all’uomo nel passato, nel presente e nel futuro. La principale conseguenza di questa consapevolezza monoteistica è, in primo luogo, l’idea della signoria di Dio sul mondo e sulla storia, anche se ciò non significa che la realtà terrena non goda di una sua autonomia espressa dal libero arbitrio». CRISTIANESIMO (dal Catechismo della Chiesa cattolica, nn. 232-234) «I cristiani vengono battezzati “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19). Prima rispondono: “Credo” alla triplice domanda con cui ad essi si chiede di confessare la loro fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito. La fede di tutti i cristiani si fonda sulla Trinità . I cristiani sono battezzati “nel nome” – e non “nei nomi” – del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; infatti non vi è che un solo Dio, il Padre 66


onnipotente e il Figlio suo unigenito e lo Spirito Santo: la Santissima Trinità. Il mistero della Santissima Trinità è il mistero centrale della fede e della vita cristiana. È il mistero di Dio in se stesso. È quindi la sorgente di tutti gli altri misteri della fede; è la luce che li illumina. È l’insegnamento fondamentale ed essenziale nella “gerarchia delle verità” di fede. “Tutta la storia della salvezza è la storia del rivelarsi del Dio vero e unico: Padre, Figlio e Spirito Santo, il quale riconcilia e unisce a sé coloro che sono separati dal peccato”». ISLAM (https://www.islamreligion.com/it/articles/232/il-concetto-di-dionellislam-parte-1-2/) «Allah è il nome personale del Solo vero Dio. Nient’altro può essere chiamato Allah. Il termine non ha plurale o genere. Questo dimostra la sua unicità comparata con la parola “dio”, che può essere messa in plurale, come “dèi”, o messa in femminile, come “dea”. È interessante notare che Allah è il nome personale di Dio in aramaico la lingua di Gesù, e una lingua sorella dell’arabo. L’unico vero Dio è un riflesso del concetto unico che associa l’islam con Allah. Per un musulmano, Allah è il Creatore Onnipotente e Sostenitore dell’universo, e non c’è nulla di simile a lui, e nulla è paragonabile a lui». TAOISMO (www.daoitaly.org/il-taoismo.html) «Il taoismo non vede la divinità o per meglio dire, il Principio Creatore, al di fuori dello spazio-tempo, proprio per questo irraggiungibile e quindi concettualmente improponibile. L’atto creativo, sebbene resti comunque un “Mistero”, non è 67


visto come un unico punto iniziale bensì come un processo continuo nello spazio-tempo. Per questa ragione, il taoismo parte e concentra la sua dottrina sulla diretta esperienza della realtà e del suo continuo divenire. Chiunque sa che tutto muta continuamente, dai nostri corpi, alla nostra mente; dalle stagioni alle costellazioni; dalla percezione di sé alla roccia. Potremmo dire che l’unica legge fissa e costante nell’universo è il Mutamento. Niente è fisso. Tutto si muove. Tutto muta di stato o di funzione». BUDDHISMO (https://italiabuddista.org/domande-risposte/2017/3/.../rapportotra-buddismo-e-dio) «Secondo il buddhismo, l’uomo deve far emergere il divino che ha in sé, attraverso un percorso di crescita interiore che prevede anche pratiche devozionali legate a divinità, le quali, pur avendo un’esistenza temporale dal punto di vista umano incalcolabile, in un certo momento, per la legge del karma cui non sono immuni, perderanno la loro condizione fortunata e saranno nuovamente proiettate nel ciclo delle rinascite. Avendo incorporato nel proprio Pantheon molte divinità dei Paesi in cui si andava inserendo e sviluppando, il buddhismo Mahayana ha un ventaglio di divinità molto ampio: ci sono, infatti, Buddha, Bodhisattva, Numi tutelari, Geni, Protettori, Guardiani, Divinità personali,eccetera. Nel corso del tempo, anche la figura del Buddha è stata a poco a poco divinizzata ma si tratta di una attribuzione simbolica».

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RELIGIONE BAHA’I (www.bahai.com/bahai/pag33.htm) «Il messaggio essenziale di Bahá’u’lláh è quello dell’unità. Insegnò che c’è un solo Dio, che c’è un solo genere umano, e che tutte le religioni sono state stadi nella rivelazione della volontà e degli scopi di Dio per l’umanità. In questo giorno, disse, l’umanità è giunta collettivamente alla maturità. Come predetto in tutte le Scritture nel mondo, è arrivato il momento di unire tutti i popoli in una società globale pacifica e integrata. “La terra è un solo paese e l’umanità i suoi cittadini”». 30 aprile 2019 Natura, ambiente ed ecologia secondo le varie religioni Chiesa metodista, Portici (Na) – ore 19 EBRAISMO (www.ucei.net/.../default.asp?cat=2...ebraismo_e...pag=22...ebraiche...) «Migliaia di anni fa, prima che l’ecologia divenisse una preoccupazione generalizzata dell’umanità, l’ebraismo si occupò a lungo e in maniera estremamente sofisticata di questi specifici dilemmi e di altre questioni concernenti l’ambiente. La prima indicazione di atteggiamento verso tali argomenti si verifica nel primo capitolo della Torah, nel quale Dio ordina all’uomo “empite la terra e rendetevela soggetta”. Nel suo commento a questo versetto, il Nachmanide spiega che il mondo è dato agli uomini per i loro bisogni “per fare come desiderano” e include tra gli esempi lo scavare nel terreno per estrarne rame. Essendo una miniera di rame a cielo aper69


to un’eccellente immagine di distruzione ambientale, sembra che la Torah permetta all’uomo di usare il mondo a piacere, senza preoccupazioni o sensibilità verso l’ambiente. Tuttavia, pochi versetti dopo, la Torah mitiga questo concetto dicendoci che Dio pose l’uomo nel Giardino (simboleggiante il mondo intero) “perché lo coltivasse e lo custodisse”. Dal momento che custodire qualcosa significa preservarlo, essenzialmente Dio desidera che l’uomo utilizzi il mondo per le proprie necessità (come in Genesi 1,28) ma, allo stesso tempo, che lo salvaguardi e non lo distrugga». CRISTIANESIMO (Dal Messaggio del Patriarca Bartolomeo I per la Giornata del creato dell’1-9-2018) «La Chiesa è un atto di comunione, vittoria sul peccato e sulla morte, sull’autoreferenza e sull’individualismo, dai quali ne deriva la distruzione dell’ambiente. Il fedele ortodosso non può rimanere impassibile davanti alla crisi ecologica. La cura e la premura per il creato sono una conseguenza e una manifestazione della fede e del suo ethos eucaristico […]. Particolare sollecitudine deve esser mostrata per l’organizzazione dell’educazione in Cristo della nuova generazione, perché si coltivi in essa l’ethos ecologico». ISLAM (www.ferraraitalia.it/ecologicamente-islam-e-ambiente-sguardo-ai-principi-52397.html) «Nella visione dell’Islam, il termine ambiente non si riferisce solo alla definizione “popolare” del termine, come insieme di organismi viventi e fenomeni naturali, ma comprende 70


anche gli esseri umani. Non vi è, infatti, alcuna ragione per escludere questi ultimi, essendo essi non solo parte integrante dell’ambiente ma anche uno dei suoi elementi principali. Il benessere dell’ambiente dipende dal benessere spirituale dell’essere umano e la sua degradazione costituisce la diretta conseguenza dell’incapacità dell’uomo di coltivare la propria componente spirituale, intellettuale e fisica. Dio ha conferito piena fiducia all’essere umano assegnandogli la missione di prendersi cura, in sua vece, dell’umanità stessa oltre che delle sue creature. Se l’uomo ha, quindi, il diritto di godere della terra e delle sue risorse (Corano 45,13 e 6,142), natura e animali, in quanto dono di Dio, vanno tuttavia rispettati e preservati, senza sfruttare gli altri o le generazioni future. L’universo è un bellissimo, variopinto e ricco libro aperto da rispettare nel leggerlo e sfogliarlo. Dio ha nominato e indicato all’umanità di agire come suo rappresentante e guardiano dei diritti universali (“E quando disse il tuo Signore: Io porrò sulla terra un mio vicario”, Corano 2,30). La dimensione spirituale dell’ambiente è davvero forte». TAOISMO (www.taiji-del-cuore/radici-tao-risonanza-con-la-natura/) «Osservando la natura, gli antichi taoisti compresero che il corpo umano e il cosmo sono intimamente collegati, seguono gli stessi principi e le stesse leggi. Il microcosmo e il macrocosmo echeggiano e rispecchiano l’un l’altro (si pensi al DNA che contiene in sé tutte le informazioni per lo sviluppo dell’intero organismo). Tra loro vi è “risonanza”. Entrare in risonanza con l’energia della natura vuole dire connettersi con il suo equilibrio, il suo potere di guarigione, la sua forza. Due “Qi” uguali si cercano e si attraggono reciprocamente». 71


BUDDHISMO (www.unlapescia.it/infea2005_06/cristiana/buddismo_e_ambiente.htm) «Il modo di concepire gli esseri umani, gli altri esseri viventi e quelli di non viventi ha importanti implicazioni sull’etica ambientale. Nel buddhismo gli esseri umani, gli altri esseri viventi e il mondo inanimato sono fondamentalmente uguali dal punto di vista della vita. Con “punto di vista della vita” non si intende qui l’uso comune che si fa della parola “vita”, ma ci si riferisce all’energia fondamentale che sta alla base di tutti gli esseri viventi. Il buddhismo spiega come questa energia fondamentale, che può essere chiamata “vita”, esiste potenzialmente anche in ciò che non è comunemente riconosciuto come vivente». RELIGIONE BAHA’I (https://trentobahai.wordpress.com/2012/05/10/i-bahai-e-la-natura/) «Il mondo riflette le qualità e gli attributi di Dio, e dovrebbe quindi essere molto rispettato e amato. Le Scritture Baha’i descrivono la natura come emanazione della volontà divina. Tutte le cose sono interconnesse secondo la legge della reciprocità. Il mondo e l’umanità fanno parte di un unico sistema. Questo principio è alla base della comprensione Baha’i del modo in cui funziona l’universo e le responsabilità dell’umanità. La scienza e la tecnologia dovrebbero aiutare l’umanità a vivere in armonia con la natura. La scienza dovrebbe essere guidata da principi spirituali, per preservare per quanto possibile la bio-diversità della terra e il suo ordine naturale, in modo tale da garantire una sostenibilità di lungo termine». 72


23 maggio 2019 Corpo e religioni Chiesa libera, Volla (Na) – ore 19 EBRAISMO (https://alzogliocchiversoilcielo.blogspot.com/.../la-corporeita-nel-pensiero-e-nellarte.ht...) «Di estrema importanza per l’ebraismo era il concetto monista della creatura umana, per cui l’anima e il corpo furono creati come una unità. Il termine ebraico per anima, Nefesh, è quasi sinonimo di uomo e di vita. Essendo una cosa sola, l’uomo porta il proprio corpo nella sua relazione con Dio. Dall’altra parte, Dio conferma questa corporeità, includendo il corpo nella sua alleanza attraverso la circoncisione». ISLAM (www.ilgiudiziocattolico.com/1/186/il-corpo-nelle-culture-non-cristiane.html) «Se nell’islam si trova un’attenzione al corpo, che diviene concezione materialistica della vita ultraterrena, è pur vero che nella dottrina islamica della salvezza la corporeità non rientra nella sfera morale. L’inferno eterno – perché nell’islam vi è anche un inferno temporaneo – è solo per i miscredenti, cioè per coloro che non credono che Allah è l’unico Dio e Maometto il suo più grande profeta. “Poi libereremo quelli che ci temono e lasceremo gli iniqui, (nell’inferno), genuflessi! (Corano 19,73). Certo, per l’islam le opere corporali hanno pure la loro importanza – per esempio l’elemosina rituale, ultimo dei cosiddetti cinque pilastri – ma queste non concorrono direttamente alla conquista del paradiso». 73


CRISTIANESIMO (https://www.avvenire/it/agora/pagine/anima e-corpo-paolo-batte-igreci) «L’apostolo Paolo si è scarsamente interessato alla questione della psyché, l’“anima” in senso greco classico, un termine secondario nel suo epistolario. La sua vera originalità è, invece, nell’aver puntato l’attenzione su un altro contrasto, quello tra spirito e carne, in greco pneuma e sarx, contrasto che si sostituisce a quello classico greco tra psyché e sôma, anima e corpo. A quella coppia di vocaboli egli, però, attribuisce un nuovo significato. La sarx, infatti, non è la “carnalità” in senso sessuale, né la “carne” fragile, finita e caduca della creatura umana. È, invece, per Paolo, un principio negativo efficace e deleterio che si annida nella coscienza dell’uomo, divenendo terreno per il peccato. Al contrario, lo pneuma non è tanto il principio della vita psicofisica, ma è lo spirito divino che si effonde nella persona rendendola figlia adottiva di Dio (Rm 8,16) […]. Il “corpo psichico” è la persona chiusa nella sua creaturalità di essere vivente limitato, finito e colpevole. D’altro lato, il “corpo spirituale” è la persona aperta all’irruzione dello Spirito di Dio, che trasfigura la povertà della nostra condizione umana e ci introduce nella gloria e nell’eternità». TAOISMO (www-naturali.t/medicina-tradizionale-cinese/964/il-corpo-nel-taoismo/7647/a) «Nella logica taoista non vi è distinzione tra esterno e interno. I rituali interiori servono per fortificare e mantenere l’energia vitale. Si tratta di una religione quotidiana e individuale. Custodendo se stessi si custodisce l’Uno. Nutrendosi nel 74


migliore dei modi rispetto alle proprie caratteristiche ecco che si va a nutrire il principio vitale in generale. Nei testi conosciuti come Tao Te Ching e Chuang Tzu, che sono fondamentali del taoismo si fa riferimento all’alchimia interna di cui una donna e un uomo possono diventare maestri con applicazione, dedizione e cura. Prende proprio il nome di “paese interiore” tutto quello che abita il corpo umano. Ogni essere è concepito come il sovrano del proprio regno, che è la mente/corpo. Ne è responsabile a tutti gli effetti. La coltivazione del sé è giornaliera e passa per la pratica individuale e per l'osservazione empirica di corpo, energie degli elementi e animali». BUDDHISMO (pantareinova.blogspot.com/2017/08/cenni-sul-buddismo-corpo-emente.html) «Da diversi anni ormai si va affermando una concezione psicosomatica (mente e corpo) della medicina e non solo. Corpo e mente sono inseparabili, legati fra loro. Da duemilacinquecento anni il Buddismo afferma che gli aspetti fisici e spirituali hanno un’origine comune, sono due manifestazioni della stessa entità. È la vita stessa: l’energia vitale che scorre dentro e alimenta le funzioni fisiche e spirituali. Anche la scienza conferma questa inseparabilità. Uno stress psicologico può provocare una malattia fisica. Una disfunzione corporale può avere effetti sull’umore, sui pensieri. La concezione tradizionale separava il sistema nervoso […] dal sistema endocrino […] e dal sistema immunitario […]. Nella filosofia/pratica Buddista esiste la teoria dei dieci mondi […] che molto in generale dice: lo stato vitale profondo ha un’influenza concreta sul corpo e la mente. Attivando la tonalità giusta, tutto si modifica positivamente, si armonizza. Naturalmente, ciò 75


non significa assolutamente che praticando il buddhismo si può fare a meno di curare una malattia con le medicine. È certo, però, come dimostrerebbero studi recenti, che un’elevata condizione vitale – fatta di energia positiva, gioia, speranza – può accelerare un processo di guarigione». RELIGIONE BAHA’I (https://www.bahai.it/pages/vita-anima) «Fin dall’antichità l’anima razionale e immortale è stata considerata l’essenza di ogni essere umano. Bahá’u’lláh usa una metafora per descrivere il rapporto che intercorre tra lo spirito e il corpo. “L’anima dell’uomo è il sole da cui il corpo è illuminato e da cui trae la sua vitalità e tale dev’essere considerata” […]. L’essere umano può progredire attraverso l’esercizio delle facoltà dell’anima. ‘Abdu’l-Bahá afferma che “grazie al potere dell’anima razionale, l’uomo può scoprire le realtà delle cose, capire le loro proprietà e penetrare i misteri dell’esistenza. Tutte le scienze, i rami del sapere, le arti, le invenzioni, le istituzioni, le imprese e le scoperte provengono dalla comprensione dell’anima razionale”». 20 giugno 2019 Famiglia e religioni: le sfide del nostro tempo Portici (Na), la Comunità Bahai – ore 19 EBRAISMO (www.morasha.it/tesi/brvs01.html) «L’armonia domestica era un ideale a cui la famiglia ebraica mirava non solo attraverso la cura delle interazioni quotidia76


ne e delle relazioni interpersonali, ma anche attraverso particolari ritualità e feste. L’ordine e la serenità domestica risultano essere valori centrali nella famiglia borghese del ventesimo secolo […]. I ruoli dei membri della famiglia ebraica del nostro secolo subirono modifiche in conseguenza della sua integrazione all’interno della borghesia locale e della più ampia società. Essa era incentrata, fin dai tempi più antichi, sulla differenziazione del ruolo maschile e femminile in modo da creare tipologie ideali tramandate attraverso le generazioni. Con l’epoca moderna questi generi cominciarono a subire l’influenza dei cambiamenti socioeconomici e culturali che investirono l’Europa. Innanzitutto, è il ruolo della donna a proiettarsi al di fuori delle mura domestiche in modo da divenire una presenza attiva nel sociale e nel mondo del lavoro. Cambiò l’immagine culturale del ruolo femminile. Essa era stata, nei secoli, considerata il baluardo della tradizione domestica e responsabile dell’educazione dei figli soprattutto durante l’infanzia». CRISTIANESIMO (dal Messaggio di papa Francesco sulla famiglia del 27-10-2013) «La famiglia è il luogo dove si impara ad amare, il centro naturale della vita umana. È fatta di volti, di persone che amano, dialogano, si sacrificano per gli altri e difendono la vita, soprattutto quella più fragile, più debole. Si potrebbe dire, senza esagerare, che la famiglia è il motore del mondo e della storia. Ciascuno di noi costruisce la propria personalità in famiglia, crescendo con la mamma e il papà, i fratelli e le sorelle, respirando il calore della casa. La famiglia è il luogo dove riceviamo il nome, è il luogo degli affetti, lo spazio dell’intimità, dove si apprende l’arte del dialogo e della comunicazione interpersonale». 77


ISLAM (https://www.islam-guide.com/it/frm-ch3-14.htm) «La famiglia, che è l’unità fondamentale della civiltà, è ora disintegrata. Il sistema della famiglia islamica pone i diritti di marito, moglie, bambini e parenti in un buon equilibrio. Esso alimenta comportamento altruistico, generosità e amore in una struttura familiare ben organizzata. La pace e la sicurezza offerti da una famiglia stabile è di molto valore ed è considerato essenziale per la crescita spirituale dei suoi membri. Un ordine sociale armonioso è creato dall’esistenza di famiglie estese e dalla custodia gelosa dei bambini». TAOISMO (www.daoitaly.org/principi-fondamentali.html) «L’incertezza è sorella del Caos, uno stato che la nostra cultura deterministica e puritana valuta negativo ed aberrante, tanto da indurre l’idea che tutto, invece, deve essere certo, bello ed allineato. Niente di male in questo modello culturale ma esso viene contraddetto dalla realtà. Gli unici che vogliono che le cose non cambino mai sono coloro che, grazie all’ordine statico, possono controllare meglio il territorio e le persone. Invece la vita vuole il cambiamento sebbene, non esiste cambiamento senza conflitto. Ad esempio, tutti si sforzano di costruire una famiglia secondo un modello di felicità ed armonia. Ditemi allora in quale famiglia non esistono conflitti? Dunque, o siamo incapaci, tutti, di costruire una siffatta famiglia o il modello proposto deve essere, quanto meno, riveduto. Quanto dico per la famiglia vale anche per la società. Possiamo superare facilmente l’incertezza se cambiamo il 78


valore dato al concetto di Caos. È il Caos che mette in crisi lo stato di fatto delle cose, che distrugge il presente e fa venire meno le certezze. Ma, senza di esso, non ci sarebbe futuro né una vera crescita». BUDDHISMO (www.mammapretaporter.it/educazione/.../5-cose-che-il-buddismoinsegna-a-noi-genit...) «La famiglia, lo sappiamo, è un insieme di persone che contribuiscono per un ambiente felice. Per il BuddHismo le relazioni sono fondamentali, e uno dei concetti che spiega meglio la filosofia adattata a questo ambito è l’“origine dipendente”: secondo l’“origine dipendente” tutta la vita è una costante e reciproca relazione tra ambiente e persone, e soprattutto nulla è mai davvero indipendente. Se applicato alla famiglia, questo concetto prende un significato profondo, in quanto anche la famiglia è composta da un insieme di persone e relazioni che costruiscono un ambiente. Ogni singola vita, sia quella dei genitori o dei bambini, contribuisce a questa costruzione! È importantissimo essere consapevoli di queste relazioni, e capire che sono le persone che scelgono come costituire una famiglia, portando avanti ognuno il proprio ruolo e la propria missione. Capire tutto questo, interiorizzarlo e farlo proprio significa immergersi davvero nell’“origine dipendente”: quando ognuno sa di fare parte di un tutto dinamico, allora i conflitti e le guerre passano in secondo piano, così come quel senso di solitudine che può diventare deleterio per i rapporti. Dall’origine dipendente il passo verso l’altro concetto buddista fondamentale per essere una famiglia serena è breve: si tratta della gratitudine. Se ognuno ha un ruolo e una missione, all’interno della famiglia 79


si creerà un senso di consapevolezza di ciò che gli altri fanno per il gruppo. Ognuno è importante, nessuno è isolato! Ma, soprattutto, genitori e figli devono rendersi conto della fortuna di cui godono». RELIGIONE BAHA’I (https://www.bahai.it/pages/rafforzare-unita-familiare) «La famiglia è il primo nucleo della società. Se le famiglie sono sane è più facile che lo sia anche la società. La comunità bahá’i, nella sua missione di promuovere la pace e l’unità, dedica quindi molta attenzione al valore della vita familiare e all’educazione e in Italia è ancora più impegnata in questo, data la peculiare caratteristica della cultura italiana che riconosce alla famiglia un ruolo centrale. La comunità bahá’i concepisce la famiglia come la realtà che può meglio di altre aiutare i suoi membri a sviluppare le proprie capacità e qualità, forgiando le nuove generazioni ai valori nei quali essa crede. I comportamenti, le abitudini, la struttura del pensiero e l’impostazione dei rapporti interpersonali si formano nella famiglia per poi essere applicati nell’ambiente lavorativo, nella comunità, nella vita politica del paese e nel grande sistema delle relazioni internazionali».

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Attività culturali e formative del Centro Studi Francescani per il Dialogo interreligioso e le Culture

Anno 2018-2019 Settembre 2018 15 – Sabato Giornata del Creato a cura della CEC. 17 – Lunedì Incontro interreligioso a Gaeta presso la Parrocchia di San Nilo (ore 18): Insieme per la pace. 21 – Venerdì Pellegrinaggio Assisi – Cascia – Spoleto. 22 – Sabato Pellegrinaggio Assisi – Cascia – Spoleto. 27 – Giovedì Incontro interreligioso a Maddaloni (ore 19): Alle origini di ogni tradizione religiosa. 29 – Sabato Giornata del Creato a cura del CRCCC presso l’Oasi di Grassano (Bn): Fuori è sempre dentro (ore 10-16). Ottobre 2018 4 – Giovedì 5 – Venerdì

Solennità di san Francesco d’Assisi. Incontro interreligioso a Benevento presso il Convento di San Francesco (ore 18): Francesco e il Sultano. 25 – Giovedì Incontro interreligioso ad Afragola presso la Basilica di S. Antonio (ore 19): I luoghi sacri e di culto delle diverse religioni. 28 – Domenica Incontro ecumenico a Salerno per anniversario della Chiesa metodista. 81


Novembre 2018 10 – Sabato Forum sulla comunicazione (ore 16.30) presso il Centro Studi: Dialogo e comunicazione: una questione di cuore e di volti. 17 – Sabato Forum sulla comunicazione (ore 16.30) presso il Centro Studi: Alle radici del dialogo e della comunicazione. 19 – Lunedì Incontro ecumenico a Capodimonte (ore 16.30): Il Battesimo nella prassi sacramentale delle Chiese. 24 – Sabato Forum sulla comunicazione (ore 16.30) presso il Centro Studi: Il dialogo interreligioso come comunicazione tra popoli e culture. 26 – Lunedì Incontro ecumenico (a cura del SAE), presso il Convento S. Lorenzo Maggiore in Napoli (ore 18.30) su La figura di Pietro nei Vangeli. Una lettura interconfessionale a partire da Mt 16,18. 22 – Giovedì Incontro interreligioso a Napoli presso la Chiesa Battista in via Foria (ore 18.30): La pace e i diritti civili secondo le varie religioni. 29 – Giovedì Lectio divina per il Tempo di Avvento (Maddaloni, ore 19): «Vegliate in ogni momento» (Lc 21,36). Dicembre 2018 1 – Sabato Forum sulla comunicazione (ore 16.30) presso il Centro Studi: L’efficacia della comunicazione: aspetti psicologici. 82


6 – Giovedì

Lectio divina per il Tempo di Avvento (Maddaloni, ore 19): «Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio» (Lc 3,6). 10 – Lunedì Incontro ecumenico a Capodimonte (ore 16.30): L’Eucaristia, memoriale della nuova alleanza, dono di Cristo per le Chiese. 14 – Venerdì Lectio divina per il Tempo di Avvento (Maddaloni, ore 19): «Vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco» (Lc 3,16). 15 – Sabato Forum sulla comunicazione (ore 16.30) presso il Centro Studi: Comunicazione e disabilità: superare le barriere. 19 – Mercoledì Incontro interreligioso a Cercola, presso la Parrocchia dell’Immacolata (ore 18.30): La preghiera nelle diverse religioni. 21 – Venerdì Lectio divina per il Tempo di Avvento (Maddaloni, ore 19): «Beata colei che ha creduto» (Lc 1,45). Gennaio 2019 16 – Mercoledì Incontro interreligioso a Caserta, presso la Chiesa taoista (ore 18): Le feste nelle diverse religioni. 19 – Sabato Forum sulla comunicazione (ore 16.30) presso il Centro Studi: La comunicazione medico-paziente: diagnosi e informazione. 22 – Martedì Incontro ecumenico nella Cattedrale di Caserta (ore 18). 26 – Sabato Forum sulla comunicazione (ore 16.30) presso il Centro Studi: L’arte come via del dialogo e dell’incontro. 83


Febbraio 2019 11 – Lunedì Incontro ecumenico a Capodimonte (16.30): Il sacerdozio di Cristo e i Ministeri nelle Chiese. Un confronto ecumenico. 16 – Sabato Forum sulla Città (ore 16.30) presso il Centro Studi: Dispersione scolastica e crisi delle istituzioni educative. 23 – Sabato Forum sulla Città (ore 16.30) presso il Centro Studi: Sanità e assistenza medica: problemi e risorse locali. 27 – Mercoledì Incontro interreligioso presso la Chiesa valdese di Napoli in Via dei Cimbri (ore 18): Le religioni a servizio della giustizia e del bene comune. Marzo 2019 2 – Sabato 7 – Giovedì 9 – Sabato 14 – Giovedì 16 – Sabato

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Forum sulla Città (ore 16.30) presso il Centro Studi: Accogliere lo straniero: la sfida dell’integrazione. Lectio divina per il Tempo di Quaresima (Maddaloni, ore 19.30): «Non di solo pane vivrà l’uomo» (Lc 4,4). Forum sulla Città (ore 16.30) presso il Centro Studi: Globalizzazione nella carità: il divario tra ricchi e poveri in città. Lectio divina per il Tempo di Quaresima (Maddaloni, ore 19.30): «Questi è il Figlio mio, l’eletto: ascoltatelo!» (Lc 9,35). Forum sulla Città (ore 16.30) presso il Centro Studi: Sicurezza e viabilità nella nostra città: a che punto siamo?


18 – Lunedì

Incontro ecumenico a Capodimonte (ore 16.30): Il Matrimonio come segno dell’amore di Cristo per la Chiesa. Una lettura interconfessionale. 20 – Mercoledì Incontro interreligioso presso la Chiesa luterana di Napoli (ore 18): Il Divino nelle religioni. 21 – Giovedì Lectio divina per il Tempo di Quaresima (Maddaloni, ore 19.30): «Se non vi convertite, perirete tutti» (Lc 13,5). 23 – Sabato Forum sulla Città (ore 16.30) presso il Centro Studi: Violenza di genere: origine, profilo della vittima e dell’aggressore. 28 – Giovedì Lectio divina per il Tempo di Quaresima (Maddaloni, ore 19.30): «Era perduto ed è stato ritrovato» (Lc 15,32). Aprile 2019 4 – Giovedì 8 – Lunedì 11 – Giovedì 13 – Sabato

Lectio divina per il Tempo di Quaresima (Maddaloni, ore 19.30): «Neanch’io ti condanno» (Gv 8,11). Incontro ecumenico a Capodimonte (16.30): La risurrezione di Cristo, cuore della fede cristiana. Lectio divina per il Tempo di Quaresima (Maddaloni, ore 19.30): «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46). Incontro di formazione presso la PFTIM di Napoli, Sez. San Luigi (ore 10.30), su L’estetica dell’ambiente: il paesaggio come risorsa spirituale. L’ambiente come bene culturale. 85


25 – Giovedì 30 – Martedì

Maggio 2019 2 – Giovedì 9 – Giovedì 13 – Lunedì 16 – Giovedì 23 – Giovedì 24 – Venerdì

Giugno 2019 20 – Giovedì

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Lectio divina per il Tempo di Pasqua (Maddaloni, ore 19.30): «Pace a voi!» (Gv 20,19). Incontro interreligioso presso la Chiesa metodista di Portici (ore 19): Natura, ambiente ed ecologia secondo le varie religioni.

Lectio divina per il Tempo di Pasqua (Maddaloni, ore 19.30): «Seguimi» (Gv 21,19). Lectio divina per il Tempo di Pasqua (Maddaloni, ore 19.30): «Le mie pecore ascoltano la mia voce» (Gv 10,27). Incontro ecumenico a Capodimonte (16.30): I frutti della comunione nella vita delle Chiese: giustizia, carità, solidarietà fraterna. Lectio divina per il Tempo di Pasqua (Maddaloni, ore 19.30): «Come io ho amato voi» (Gv 13,34). Incontro interreligioso presso la Chiesa libera di Volla (ore 19): Corpo e religioni. Lectio divina per il Tempo di Pasqua (Maddaloni, ore 19.30): «Vi do la mia pace» (Gv 14,27).

Incontro interreligioso presso la Comunità Bahai di Portici (ore 19): Famiglia e religioni: le sfide del nostro tempo.


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STATUTO DELL’ASSOCIAZIONE

CENTRO STUDI FRANCESCANI PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO E LE CULTURE” Cod. fiscale: 93066850616

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STATUTO DELL’ASSOCIAZIONE “CENTRO STUDI FRANCESCANI PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO E LE CULTURE” – Cod. fiscale: 93066850616

I. DENOMINAZIONE – SEDE ART. 1 È costituita, ai sensi degli artt. 36 e seguenti del Codice Civile, della Legge quadro 266/1991 e come previsto dalla L.R. n°11/2007 e loro s.m.i., un’associazione di volontariato denominata “Centro studi Francescani per il dialogo interreligioso e le culture”. ART. 2 L’Associazione ha sede in Maddaloni, presso il Convento S. Francesco, via S. Francesco d’Assisi n. 117, 81024 Maddaloni (Ce) e potrà trasferire la sede, nonché istituire o chiudere sedi secondarie o sezioni in tutto il territorio nazionale e anche estero, mediante delibera del Consiglio d’Amministrazione.

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II. SCOPO – OGGETTO – DURATA ART. 3 L’Associazione è apolitica, apartitica, non confessionale e non ha assolutamente fini di lucro diretto o indiretto. Si ispira al messaggio di pace tra le nazioni e i popoli di Giovanni Paolo II, nonché allo “Spirito di Assisi”, e ai principi di trasparenza, solidarietà e democrazia. ART. 4 L’Associazione non ha scopo di lucro e si avvale del volontariato e dell’opera spontanea, volontaria e gratuita dei suoi soci che, a diverso titolo e competenza, ne fanno parte. ART. 5 L’Associazione ha come scopi: a) Promuovere, a livello locale, nazionale e internazionale, la ricerca, lo studio e il dialogo tra le religioni e le comunità multietniche secondo lo “Spirito di Assisi”; b) Educare le giovani generazioni e le comunità alla pace, alla giustizia, al rispetto della diversità, alla relazione; c) Valorizzare operativamente il messaggio francescano di pace e di giustizia attraverso lo svolgimento di attività di solidarietà sociale, quale la beneficienza a favore di soggetti svantaggiati, l’assistenza psicologica, sociale e sanitaria; d) Promuovere la cultura e la valorizzazione dei luoghi artistici e di culto legati alla tradizione francescana e non, 92


lo studio e il recupero degli stessi, in conformità alla legge del 1° giugno 1939 n. 1089 e successive modificazioni; e) Favorire la crescita delle persone attraverso attività di promozione culturale diffusa, operando tramite tutte le forme artistiche ed espressive, promuovendo luoghi e spazi per la creazione e la fruizione culturale; f) Favorire lo sviluppo di una cultura fondata sul rispetto della convivenza civile, delle pari opportunità, dei diritti, delle differenze culturali, etniche e di genere attraverso la progettazione di percorsi individuali e collettivi di crescita nel pieno rispetto del diritto di ogni singola persona alla propria autodeterminazione soprattutto ai soggetti che per condizioni sociali ne siano esclusi; g) Promuovere forme di prevenzione e di lotta all’esclusione, al razzismo, alla xenofobia, all’intolleranza, al disagio, all’emarginazione, alla solitudine, mediante servizi rivolti alla comunità e alle persone che rappresentino nuove opportunità di inserimento sociale, di affermazione di diritti, di risposta ai bisogni che si esprimono nel territorio; h) Offrire servizi che qualifichino e supportino l’iniziativa dei gruppi di volontariato, delle associazioni, degli altri enti e delle istituzioni nei confronti dei soggetti più deboli e svantaggiati, attraverso, in particolare, l’informazione, la consulenza e la formazione; i) Istituire un centro di documentazione storica e storiografica; j) Istituire una biblioteca, una banca dati e sala multimediale; k) Promuovere e realizzare pubblicazioni scientifiche, convegni, seminari, dibattiti, incontri, manifestazioni, favorendo in generale la realizzazione degli scopi sociali, e 93


in particolare l’incontro fra le comunità multietniche e interreligiose; l) Promuovere l’editoria, l’emittenza radiotelevisiva, le attività radioamatoriali, le nuove tecnologie e la comunicazione telematica su temi di interesse sociale e culturale. ART. 6 Per il perseguimento dei propri fini, l’Associazione potrà promuovere la raccolta di fondi mediante l’organizzazione di spettacoli, convegni e seminari, anche utilizzando luoghi di culto, la stampa di periodici e libri. L’Associazione potrà, infine, in via strettamente strumentale all’attività principale, effettuare tutte le operazioni mobiliari, immobiliari, commerciali e finanziarie ritenute necessarie o utili per il perseguimento dello scopo sociale. L’Associazione si avvale dell’impegno volontario, spontaneo e gratuito dei soci. Al volontario possono essere soltanto rimborsate le spese effettivamente sostenute per l’attività prestata, che siano certe e documentate ed entro limiti preventivamente fissati dall’Assemblea. ART. 7 L’Associazione ha durata illimitata. ART. 8 L’Associazione svolge la propria attività sia in Italia che all’Estero. 94


III. ASSOCIATI O SOCI ART. 9 Sono soci dell’Associazione le persone fisiche e/o le persone giuridiche, italiane e/o straniere, che hanno sottoscritto l’Atto costitutivo. Possono, inoltre, acquisire la qualifica di socio coloro che, interessati all’attività dell’Associazione e culturalmente qualificati, accetteranno la deliberazione di ammissione dell’Assemblea, previa presentazione di apposita domanda o su invito del Consiglio d’Amministrazione. Avverso le delibere del Consiglio di Amministrazione gli aspiranti soci non accolti potranno chiedere le motivazioni all’assemblea dei soci. Gli associati hanno uguali diritti e uguali obblighi nei confronti dell’Associazione. Tutte le cariche associative sono gratuite nel rispetto del principio della pari opportunità tra donne e uomini, salvo il rimborso delle spese documentate ed autorizzate dal Consiglio d’Amministrazione. ART. 10 I soci si distinguono in quattro categorie: - soci fondatori; - soci ordinari; - soci onorari; - soci corrispondenti. I soci fondatori sono i sottoscrittori dell’atto costitutivo. Soci ordinari sono coloro che hanno accettato tale qualifica su delibera dell’Assemblea. 95


I soci onorari sono nominati dall’Assemblea dei soci in considerazione dei loro particolari meriti. I soci corrispondenti sono nominati anche dall’Assemblea dei soci in considerazione dell’interesse manifestato verso gli scopi del Centro. IV. DIRITTI E OBBLIGHI DEI SOCI ART. 11 L’adesione all’Associazione comporta, per l’associato maggiore di età, il diritto di partecipare alla gestione dell’Associazione attraverso l’esercizio del diritto di voto nell’Assemblea per l’approvazione e le modifiche dello statuto e dei regolamenti nonché per la nomina degli organi direttivi. Tra i soci vige una disciplina uniforme del rapporto associativo e delle modalità associative e a tutti spetta l’elettorato attivo e passivo. È espressamente esclusa ogni limitazione in funzione della partecipazione alla vita associativa. La partecipazione avviene a tempo indeterminato ed è espressamente esclusa la temporaneità della vita associativa. I soci sono obbligati al versamento delle quote sociali eventualmente determinate dal Consiglio d’Amministrazione e secondo le modalità dallo stesso indicate e a osservare le norme dello statuto, dell’eventuale regolamento interno e le deliberazioni legalmente adottate dagli organi sociali. Gli aderenti che prestano attività di volontariato sono assicurati per malattie, infortunio e per la responsabilità civile verso terzi ai sensi dell’art. 4 della L. 266/91. 96


V. CESSAZIONE DEL RAPPORTO ASSOCIATIVO ART. 12 La qualità di socio si perde per decesso, dimissioni e per esclusione; l’esclusione verrà deliberata dall’Assemblea dei soci nei casi di legge e nei confronti di chi: a) non osserva le disposizioni dello Statuto, del regolamento interno, nonché le deliberazioni dell’Assemblea o del Consiglio d’Amministrazione legalmente assunte; b) in qualunque modo danneggia moralmente o materialmente l’Associazione o fomenta dissidi e disordini tra gli associati; c) senza giustificato motivo non adempie gli obblighi a qualsiasi titolo presi nei confronti dell’Associazione. Il socio che recede resta, tuttavia, responsabile per le obbligazioni da lui eventualmente assunte nei confronti dell’Associazione fino alla data del recesso. L’associato, che per qualunque motivo cessi d’appartenere all’Associazione, non può riprendere i contributi versati, né ha alcun diritto sul patrimonio dell’Associazione. VI. ORGANI SOCIALI ART. 13 Sono organi dell’Associazione: a) L’Assemblea dei soci; b) Il Consiglio d’Amministrazione; c) Il Presidente dell’Associazione; 97


d) Il Collegio dei Revisori dei conti; e) Il Collegio dei Probiviri. VII. L’ASSEMBLEA DEI SOCI ART. 14 L’Assemblea è composta dalla riunione di tutti i soci ordinari, onorari e corrispondenti. Le assemblee, ordinarie e straordinarie, sono tenute di regola presso la sede sociale, salvo diversa determinazione del Consiglio d’Amministrazione, che può fissare un luogo diverso purché sito nel territorio dello Stato. L’Assemblea deve essere convocata almeno una volta all’anno entro il 30 aprile di ciascun anno per l’approvazione del Bilancio. L’Assemblea, sia ordinaria che straordinaria, è convocata oltre che nei casi e per gli oggetti previsti dalla legge, ogniqualvolta il Consiglio d’Amministrazione lo ritenga opportuno. L’Assemblea può anche essere convocata su domanda firmata da almeno un decimo dei soci a norma dell’art. 20 del Codice Civile. ART. 15 I soci possono farsi rappresentare da altri soci mediante delega scritta. Ogni socio non può rappresentare più di due soci. La rappresentanza non può essere conferita agli amministratori. 98


ART. 16 L’Assemblea è convocata a cura dell’organo amministrativo o per esso dal suo Presidente non meno di tre giorni prima di quello fissato per l’adunanza mediante una delle seguenti modalità: a) comunicazione scritta o a mezzo posta elettronica da inviare a ciascun socio di apposito invito indicante data, ora, luogo, ordine del giorno della riunione; b) affissione nella sede sociale di apposito invito medesimo contenuto di cui al punto precedente. L’avviso deve contenere l’indicazione del giorno, dell’ora e del luogo della riunione, nonché l’elenco degli argomenti da trattare. Nell’avviso di convocazione può essere fissato il giorno e l’ora per la seconda convocazione. ART. 17 L’Assemblea è presieduta dal Presidente del Consiglio d’Amministrazione, in mancanza, dal Vice Presidente; in assenza di entrambi, l’Assemblea nomina il Presidente. Le funzioni di Segretario sono svolte dal Segretario dell’associazione o, in caso di suo impedimento, da persona nominata dal Presidente dell’assemblea. Spetta al Presidente constatare la regolarità delle deleghe e, in genere, del diritto d’intervento all’Assemblea. I verbali dell’assemblea saranno redatti dal Segretario e firmati dal Presidente e dal Segretario stesso e rimangono depositati nella sede dell’Associazione a disposizione degli Aderenti per la libera consultazione. 99


ART. 18 L’Assemblea ordinaria delibera: a) sul Bilancio consuntivo e preventivo; b) sugli indirizzi e sulle direttive generali dell’Associazione; c) sulla nomina del Presidente e dei membri del Consiglio d’Amministrazione, nonché di uno o più Revisori dei conti; d) su proposta del Consiglio d’Amministrazione, sull’ammissione di nuovi soci; e) su ogni altro argomento di carattere ordinario, sottoposto alle sue deliberazioni, dal Consiglio d’Amministrazione. L’Assemblea straordinaria delibera: a) sulle proposte della modifica dello Statuto; b) sullo scioglimento dell’Associazione e la devoluzione del Patrimonio; c) su ogni altro argomento di carattere straordinario sottoposto alla sua approvazione dal Consiglio d’Amministrazione. ART. 19 Le assemblee sono validamente costituite e deliberano con le maggioranze previste dall’art. 21 del Codice Civile. Per la modifica dell’Atto costitutivo e dello Statuto occorre sempre la partecipazione di almeno la metà dei soci.

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VIII. CONSIGLIO D’AMMINISTRAZIONE ART. 20 L’Associazione è amministrata da un Consiglio d’Amministrazione, composto dal Presidente e da un minimo di quattro a un massimo di otto membri che durano in carica tre anni e sono rieleggibili. ART. 21 Il Consiglio elegge, tra i suoi membri, il Vice Presidente, che sostituisce il Presidente in caso di assenza o impedimento, il Tesoriere e il Segretario. Il Consiglio d’Amministrazione può nominare un comitato scientifico che dura in carica non oltre il periodo di durata del Consiglio e che può essere rinnovato in tutto o in parte. ART. 22 Il Consiglio d’Amministrazione si riunisce tutte le volte che il Presidente lo ritenga necessario o che ne sia fatta richiesta da tre dei suoi membri e, comunque, una volta all’anno per deliberare in ordine al Consuntivo e al Preventivo; la sua convocazione avverrà nelle forme che il Consiglio d’Amministrazione riterrà opportuno rispettando nei casi ordinari un preavviso di almeno tre giorni; in caso di urgenza potrà essere convocato anche telefonicamente. Le sue riunioni sono presiedute dal Presidente; in sua 101


assenza, dal Vice Presidente; in mancanza di entrambi, dal Consigliere più anziano. Per la validità delle deliberazioni, occorre la presenza di almeno la metà più uno dei membri del Consiglio e il voto favorevole della maggioranza dei presenti. Delle deliberazioni del Consiglio verrà redatto, su apposito libro, il relativo verbale, che verrà sottoscritto dal Presidente e dal Segretario. ART. 23 Il Consiglio è investito dei necessari poteri per la gestione ordinaria e straordinaria dell’Associazione, senza limitazione, fatte salve le competenze espressamente attribuite all’assemblea. Il Consiglio d’Amministrazione può delegare le proprie attribuzioni, ad eccezione di quelle non delegabili per legge, a uno o più membri, determinando i limiti della delega. IX. IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE ART. 24 La rappresentanza legale e giudiziale dell’Associazione compete al Presidente dell’Associazione. ART. 25 Il Presidente dell’Associazione dirige l’attività dell’Associazione e ne assicura il coordinamento e l’unità d’indirizzo, nei limiti delle linee generali previste dall’Assemblea dei soci. 102


È conferita al Presidente dell’Associazione la firma e la rappresentanza politica, legale e amministrativa dell’Associazione di fronte a terzi e a qualsiasi autorità giudiziaria e amministrativa. ART. 26 Il Presidente dell’Associazione presiede l’Assemblea dei soci e il Consiglio. Dirige, coadiuvato dal Consiglio, tutte le attività necessarie e opportune per il raggiungimento degli scopi statutari e cura l’esecuzione dei deliberati dell’Assemblea dei soci e del Consiglio. Il Presidente, inoltre, convoca e presiede le riunioni del Consiglio determinandone, sentiti i consiglieri, l’ordine del giorno. ART. 27 Il Presidente è sostituito dal Vice Presidente designato per le ipotesi di suo temporaneo impedimento; in assenza di entrambi, soccorre il più anziano di età tra i consiglieri. ART. 28 Il Presidente, eletto dall’Assemblea dei soci, dura in carica tre anni e può essere rieletto.

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X. IL COLLEGIO DEI REVISORI ART. 29 I Revisori dei conti, se nominati, durano in carica per un periodo eguale a quello del Consiglio d’Amministrazione e sono rieleggibili; se unico, dovrà essere iscritto nell’apposito albo. L’Assemblea ordinaria dei soci nomina uno o più Revisori dei conti effettivi ed eventuali supplenti. I Revisori dei conti possono assistere, senza diritto di voto, alle riunioni del Consiglio. Inoltre, vigilano, con ampi poteri ispettivi – esercitabili disgiuntamente da ciascuno dei suoi componenti –, sulle entrate e uscite di cassa, riscontrano i documenti giustificativi, esaminano preventivamente i progetti di conto economico preventivo e i rendiconti economici e finanziari consuntivi e allegano ad essi la propria relazione. I Revisori dei conti sono nominati per un triennio e possono essere rieletti. XI. IL SEGRETARIO AMMINISTRATIVO ART. 30 Il Consiglio può nominare, tra i suoi componenti, il Segretario amministrativo. Questi coadiuva il Presidente nella gestione finanziaria, contabile e amministrativa dell’Associazione e può essere delegato dal medesimo alla predisposizione del rendiconto economico e finanziario. 104


XII. IL COLLEGIO DEI PROBIVIRI ART. 31 L’Assemblea può nominare ogni tre anni il Collegio dei Probiviri, formato da tre membri scelti anche tra i non soci. Il Collegio nomina al suo interno il Presidente. Non possono essere eletti nel Collegio coloro che ricoprono altre cariche sociali. Tutte le eventuali controversie che dovessero insorgere tra i soci e tra uno o più soci e l’Associazione e/o i suoi organi e, comunque, relative al rapporto associativo, saranno devolute a detti Probiviri, i quali decideranno, dopo aver sentito gli interessati, secondo equità e senza formalità di procedura. XIII. IL PATRIMONIO ART. 32 Il Patrimonio dell’Associazione è costituito: a) dai beni mobili e immobili che diverranno di sua proprietà; b) da eventuali fondi di riserva costituiti con eccedenze di Bilancio; c) da eventuali erogazioni, donazioni, lasciti e contributi pubblici, privati e internazionali; d) dalle quote sociali; e) da ogni altra entrata che concorra a incrementare l’attivo sociale. 105


ART. 33 L’esercizio finanziario si chiude il 31 dicembre d’ogni anno. Entro centoventi giorni dalla fine d’ogni esercizio verranno predisposti, dal Consiglio d’Amministrazione, il Bilancio consuntivo e quello preventivo del successivo esercizio. ART. 34 La gestione del patrimonio è curata dal Presidente dell’Associazione assistito dal Segretario amministrativo, con firma libera per le operazioni sui conti bancari e postali e per ogni altra operazione. Il Presidente, ovvero il Segretario amministrativo se delegato dalla tesoreria, nella prima riunione del Consiglio – convocata nel corso dell’anno solare –, da tenersi, comunque, entro il mese di febbraio, presenta il rendiconto economico e finanziario consuntivo dell’esercizio iniziato, entrambi corredati dalla relazione del Collegio dei Revisori dei conti. Gli utili o gli avanzi di gestione devono essere impiegati per la realizzazione delle attività istituzionali e di quelle ad esse connesse. È vietata la loro distribuzione in qualsiasi forma, nel rispetto dell’Art. 10 del D.lg. 460/97, a meno che la destinazione o la distribuzione non siano imposti per legge o siano effettuate a favore di altre Onlus che, per legge, statuto o regolamento, facciano parte della medesima e unitaria struttura.

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ART. 35 In caso di scioglimento, per qualunque causa, l’Associazione ha l’obbligo di devolvere il suo patrimonio ad altra organizzazione di volontariato operante in analogo o identico settore, sentito l’organismo di controllo di cui all’art. 3, comma 190, della L. 23.12.1996 n°662, salvo diversa destinazione imposta dalla legge. Lo scioglimento dell’Associazione è deliberato dall’Assemblea, con le maggioranze previste per l’Assemblea straordinaria, la quale provvederà alla nomina di uno o più liquidatori e delibererà in ordine alla devoluzione del patrimonio. ART. 36 Per tutto quanto non espressamente previsto dal presente Statuto, si deve far riferimento alle norme in materia di enti contenute nel libro I del Codice Civile e, in subordine, alle norme contenute nel libro V del Codice Civile e comunque alla normativa di cui al D.Lgs. 460/97, alla legge quadro del volontariato 266/91 alla L.R. della Campania n° 11 del 2007 e successive modificazioni. Maddaloni, 26 Marzo 2014

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Appunti

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Indice Presentazione

3

Nota storica

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Segreteria

13

Laboratori

14

Sportello d’Ascolto

22

Forum interdisciplinare sulla Comunicazione

24

I lunedì di Capodimonte

26

I tesori nascosti della nostra Città

27

Forum sulla Città

28

English School

30

Incontri di Lectio divina

33

Celebrare lo “Spirito di Assisi”

36

Attività culturali e formative

81

Statuto dell’Associazione

89

Appunti

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Grafica a cura di Boutros Naaman. Finito di stampare nel mese di settembre 2018.




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