PROCESSIONE DEL VENERDÌ SANTO PASSIONE DEL SIGNORE
Meditazioni
Chiesa San Francesco d’Assisi Maddaloni (Ce)
PROCESSIONE DEL VENERDÌ SANTO PASSIONE DEL SIGNORE
Meditazioni
Chiesa San Francesco d’Assisi Maddaloni (Ce)
A cura del Centro Liturgico Francescano Supplemento a La nostra Pasqua domenicale, autorizzazione del Tribunale di Napoli n. 2312 del 25-03-1972. Con approvazione ecclesiastica. Le meditazioni I-VII, XI sono di fra Edoardo Scognamiglio. Le preghiere e le altre meditazioni sono di Anne-Marie Pelletier: http://www.vatican.va/news_services/liturgy/2017/documents/ns_lit_doc_20170414_viacrucis-meditazioni_it.html.
Chiesa San Francesco d’Assisi Via S. Francesco d’Assisi, 117 – 81024 Maddaloni (Ce) Telefax 0823434779; email. edosc@libero.it www.centrostudifrancescani.it In copertina: Crocifissione, Giotto. Cappella degli Scrovegni, Padova. In IV di copertina: L’inizio della processione con l’uscita dell’Addolorata dalla Chiesa di San Francesco.
INTRODUZIONE
Nel Santo e Grande Venerdì, si commemora la crocifissione, morte e sepoltura di Cristo, il Figlio di Dio. Così recita un antichissimo Inno della tradizione bizantina del XIV secolo: Oggi è appeso al legno colui che ha appeso la terra sulle acque; oggi il Re degli angeli è cinto di una corona di spine; oggi è avvolto di una finta porpora colui che avvolge il cielo di nubi; riceve uno schiaffo colui che nel Giordano ha liberato Adamo; è inchiodato con chiodi lo Sposo della Chiesa; è trafitto da una lancia il figlio della Vergine. Adoriamo, o Cristo, i tuoi patimenti! Mostraci anche la tua gloriosa resurrezione. È alla luce del mistero della Pasqua che, per antichissima tradizione, la Comunità dei frati di S. Francesco in Maddaloni (Ce) celebra la processione del Cristo morto e dell’Addolorata.
Per le strade e le piazze della città regna sovrano il silenzio: perché il Re della Gloria – Gesù Cristo – è morto e ha dato la sua vita per noi! Il raccoglimento, il sentimento della compassione, la partecipazione alle attese e alle speranze di Maria, la Madre del Signore, insieme alla preghiera devota, sono il modo più autentico e sincero per vivere il grande mistero della morte del Figlio di Dio in croce e prepararsi alla sublimità della Pasqua, del Cristo che risorge dai morti. Diversamente, questo atto di pietà popolare non avrebbe senso1. A tal proposito, ci ricorda la CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI, Direttorio su Pietà popolare e Liturgia. Principi e orientamenti (Città del Vaticano 2002), n. 142, che, «tra le manifestazioni di pietà popolare del Venerdì Santo, oltre la Via Crucis, spicca la processione del “Cristo morto”. Essa ripropone, nei moduli propri della pietà popolare, il piccolo corteo di amici e discepoli che, dopo aver deposto dalla Croce il corpo di Gesù, lo portarono al luogo in cui era la “tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto” (Lc 23,53). La processione del “Cristo morto” si svolge generalmente in un clima di austerità, di silenzio e di preghiera e con la partecipazione di numerosi fedeli, i quali percepiscono non pochi significati del mistero della sepoltura di Gesù». Lo stesso documento della CONFERENZA EPISCOPALE CAMPANA, Evangelizzare la pietà popolare. Norme per le feste religiose (Pompei, 2013) ribadisce che «la processione è un’espressione pubblica di fede» e che il corteo deve essere «organizzato in modo da favorire il raccoglimento e la preghiera» (p. 7). 4 1
Nel silenzio “buono”, che si fa preghiera, invocazione, richiesta di perdono e di aiuto, contemplazione dei misteri di Cristo, vicinanza al cuore di Maria, l’Addolorata, partecipazione alla vita della Chiesa locale, carità per i poveri, ricordo degli ultimi, consegna degli ammalati, sostegno dei peccatori, ricerca della giustizia e del bene comune, c’è la vera fede di chi si mette in cammino dietro a Gesù! Il cuore contrito di chi partecipa alla processione del Cristo morto e dell’Addolorata è il miglior atto di devozione che possiamo compiere per l’approssimarsi del nuovo giorno, l’alba della risurrezione.
Il Rettore Fra Edoardo Scognamiglio, Ofm Conv.
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Prima Meditazione La morte di Gesù Gesù ha dato almeno tre significati alla sua morte: come compimento della vita, nel senso che amare è donare la vita fino all’estremo, sino alla fine, ossia completamente (cf. Mc 10,45ss; Gv 13,1-11); come transitus o passaggio da questo mondo (il bìos, la vita fisica, biologica) al Padre (cf. Gv 20,17), perché morire è entrare definitivamente nel regno della vita eterna (zoé); come consegna fiduciosa dello spirito – o abbandono filiale – per vivere la propria morte attivamente, con libertà filiale, senza lasciarsi morire (cf. Sal 31,5; Lc 23,46; Gv 19,30). Il significato che Gesù dà alla propria morte è quello dell’amore, ossia di donazione dell’esistenza, di servizio senza riserve. Dal punto di vista cristiano, è chiaro che la vita, così come il nostro morire, è segnata dall’esperienza della pasqua di Gesù Cristo, dalla sua passione, morte e risurrezione. Ogni nostro legame è attraversato dalla pasqua: «Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore. Per questo, 6
infatti, Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi» (Rm 14,7-9). Nella morte di croce, Gesù, il Figlio di Dio, è entrato nella fine dell’uomo, nell’abisso della sua povertà, della sua tristezza, della sua solitudine. La morte, per Gesù, è il frutto del suo amore per il Padre e un atto di libertà piena, estrema, completa, totale, nei confronti del Regno e dei poteri umani.
Preghiera
Signore Gesù, Figlio prediletto, che sei venuto a visitarci, passando in mezzo a noi e facendo il bene, riportando alla vita quanti abitano l’ombra della morte, tu conosci i nostri cuori tortuosi. Noi affermiamo di essere amici del bene e di volere la vita. Ma siamo peccatori e complici della morte. Noi ci proclamiamo tuoi discepoli, ma prendiamo strade che si perdono lontano dai tuoi pensieri, lontano dalla tua giustizia e dalla tua misericordia. Non abbandonarci alle nostre violenze. La tua pazienza per noi non si esaurisca. Liberaci dal male!
Pater noster Segue canto, canone o invocazione: 7
Ti seguirò Ti seguirò, ti seguirò, o Signore, e nella tua strada camminerò. Ti seguirò nella via dell’amore e donerò al mondo la vita. Ti seguirò nella via del dolore e la tua croce ci salverà. Ti seguirò nella via della gioia e la tua luce ci guiderà. Seconda Meditazione L’abbandono di Gesù Nel Getsemani, Gesù prega il Padre con amore filiale e fiducioso, quasi infantile, dall’altro lato, però, egli lotta con Dio. Infatti, quando egli parla del “calice” che deve essere allontanato da lui, adopera un linguaggio biblico. Si tratta del calice della desolazione, in questo caso del calice della morte. È pertanto chiaro: Gesù chiede di non dover morire. Nel grido di Gesù abbandonato si può dire che in lui Dio viene nella sua propria assenza, come se tutte le nostre agonie, tutte le nostre morti, s’interponessero per un istante tra il Padre e il suo Figlio incarnato, solidale con la nostra condizione mortale. 8
È come se l’abbraccio tra il Padre e il Figlio nello Spirito si lacerasse e tra le persone divine si creasse tutta la distanza che separa il cielo dall’inferno, l’inferno del Verbo crocifisso e del suo gemito «ho sete» (Gv 19,28). Si fa esperienza dell’abbandono di Dio non quando si pensa che Dio è lontano, bensì quando si sa che è vicino! Gesù, nel suo consegnarsi al Padre, ha avuto la piena coscienza di trovarsi nella vicinanza misericordiosa di Dio pur sapendo di essere da lui abbandonato e condotto alla morte dei reietti.
Preghiera
C’è buio in me, in te invece c’è luce; sono solo, ma tu non m’abbandoni; non ho coraggio, ma tu mi sei d’aiuto; sono inquieto, ma in te c’è la pace; c’è amarezza in me, in te pazienza; non capisco le tue vie, ma tu sai qual è la mia strada. Tu conosci tutta l’infelicità degli uomini; tu rimani accanto a me, quando nessun uomo mi rimane accanto, tu non mi dimentichi e mi cerchi, tu vuoi che io ti riconosca e mi volga a te. 9
Signore, odo il tuo richiamo e lo seguo, aiutami! Signore, qualunque cosa rechi questo giorno, il tuo nome sia lodato! Amen. (Dietrich Bonhoeffer).
Pater noster Cristo morto per i nostri peccati, Cristo risorto per la nostra vita, ti preghiamo, abbi pietà di noi. Terza Meditazione La libertà di Dio Lo svuotamento-abbassamento di Cristo Gesù (cf. Fil 2,6-11) ha come premessa la libertà del Figlio di Dio che non si tira indietro dinanzi alla possibilità della croce e della morte infame e, ancor prima, dell’incarnazione. Commenta a tal proposito sant’Agostino: «La Parola ha sopportato che la sua carne fosse appesa al legno, la Parola ha sopportato che i chiodi fossero piantati nella sua carne, la Parola ha sopportato che la sua carne fosse trafitta dalla lancia, la Parola ha sopportato che 10
la sua carne fosse deposta nella tomba, la Parola ha risuscitato la sua carne, l’ha offerta allo sguardo dei suoi discepoli, s’è prestata a essere toccata dalle loro mani. Essi toccano e gridano: “Mio Signore e mio Dio”. Ecco il giorno che ha fatto il Signore» (AGOSTINO D’IPPONA, Discorso 258,3). Dio è “fuori uscito” da se stesso nel Verbo senza alcun rimpianto o paura, né riserve o pregiudizi, facendo proprio la condizione di chi è nel tempo, sotto la legge, ossia appartenente al mondo, secondo la realtà fattuale di ognuno di noi. La Lettera agli Ebrei è cosciente di questa fragilità di Gesù quando afferma che «non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato» (4,15).
Preghiera
Signore, nostro Dio, davanti a Gesù consegnato e condannato, noi non sappiamo fare altro che discolparci e accusare gli altri. Per tanto tempo noi cristiani abbiamo addossato al tuo popolo Israele il peso della tua condanna a morte. Per tanto tempo abbiamo ignorato che dovevamo riconoscerci tutti complici nel peccato, per essere tutti salvati dal sangue di Gesù crocifisso. 11
Donaci di riconoscere nel tuo Figlio l’Innocente, l’unico di tutta la storia. Lui che ha accettato di essere “fatto peccato per noi” (cf. 2Cor 5,21), affinché per mezzo di lui tu potessi ritrovarci, umanità ricreata nell’innocenza nella quale ci hai creato, e nella quale ci rendi tuoi figli.
Pater noster Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato? Quarta Meditazione La solidarietà di Gesù Il Cristo che muore per noi non è soltanto il nostro compagno di viaggio, ma il Figlio di Dio che muore in croce. Il suo essere per gli altri ha radici nel suo essere Figlio. La divinità di Dio si svela nel paradosso della croce. Dio ha tanto amato il mondo da sacrificare il Figlio unigenito (cf. Gv 3,16). Il Crocifisso si è reso fratello delle persone abbandonate, disprezzate, emarginate, oppresse. La croce, allora, è il segno della solidarietà di Dio con gli ultimi. Il dolore di Cristo è il dolore di Dio e porta anche i dolori del mondo. La croce di 12
Gesù ci dice che Dio si rivela nel suo contrario: non a partire dalla gloria, ma dal dolore del Figlio, dalla kenosis. Il dolore di Gesù in croce ci dice che la sua forza non sta nell’amore amicale per il simile e il bello, bensì nell’amore che si dona per l’altro (agape). Il dolore di Gesù ci dice che è esistito soltanto un cristiano: il Figlio di Dio sulla croce. La nostra fede prende inizio dalla croce del Figlio, dalla nuda realtà di quel legno. La nostra fede incomincia proprio colà dove gli atei ritengono che essa sia giunta alla fine. La croce di Gesù bandisce ogni immagine di giustizia umana e ogni nostra raffigurazione di Dio. La fede nella croce è il segno della contraddizione di Dio. Ogni fede che pretenda di essere cristiana dovrà fare i conti con il grido di Gesù lanciato dalla croce. Anche Maria si è interrogata sulle parole del Figlio: Perché mi hai abbandonato? Maria apprende, un po’ alla volta, che la morte di Gesù è una delle auto-affermazione di Dio. Al centro della nostra fede vi è la risurrezione del Crocifisso che qualifica la sua morte come morte avvenuta per noi, e la croce del Risorto che rivela e rende accessibile ai morenti la sua risurrezione dai morti. L’incarnazione del Figlio di Dio si orienta alla croce e si completa con la risurrezione. 13
Preghiera
Signore, nostro Dio, ti preghiamo: in questo giorno santo che porta a compimento la rivelazione, abbatti in noi e nel nostro mondo gli idoli. Tu conosci il loro potere sulle nostre menti e sui nostri cuori. Abbatti in noi le figure menzognere del successo e della gloria. Abbatti in noi le immagini che sempre riemergono di un Dio secondo i nostri pensieri, un Dio distante, così lontano dal volto rivelato nell’alleanza e che si manifesta oggi in Gesù, al di là di ogni previsione, al di sopra di ogni speranza.
Pater noster Alzate, o porte, la vostra fronte, alzatevi, soglie antiche, ed entri il re della gloria. Quinta Meditazione Il cuore trafitto di Gesù La trafittura del costato di Gesù da ferita diventa feritoia, porta aperta sul cuore di Dio. Qui il suo infinito amore per noi si lascia attingere 14
come acqua che vivifica e bevanda che invisibilmente sazia e fa rinascere. Anche noi ci avviciniamo al corpo di Gesù calato dalla Croce e sostenuto dalle braccia della Madre. Ci avviciniamo non camminando, ma credendo, non con i passi del corpo, ma con la libera decisione del cuore. In questo Corpo esanime ci riconosciamo come sue membra ferite e sofferenti, ma custodite dall’abbraccio amoroso della Madre Addolorata. Ma ci riconosciamo anche in queste braccia materne, forti e tenere insieme. Le braccia aperte della Chiesa-Madre sono come l’altare che ci offre il Corpo di Cristo e là, noi, diveniamo Corpo mistico di Cristo.
Preghiera
Signore, nostro Dio, tu scendi nel profondo della nostra notte, senza porre limiti alla tua umiliazione, perché è in essa che raggiungi la terra spesso ingrata, a volte devastata, delle nostre vite. Noi ti supplichiamo: fa’ che la tua Chiesa possa testimoniare che l’Altissimo e il più Umile sono in te un solo volto. Concedile di portare a tutti coloro che cadono la buona novella del Vangelo: non c’è caduta che possa sottrarci alla tua misericordia; non c’è perdita, non c’è abisso tanto profondo che tu non possa ritrovare chi si è smarrito. 15
Pater noster Ecco, io vengo, o Dio, a fare la tua volontà. Sesta Meditazione La compassione di Dio La nostra fede deve riflettere con serietà sul fatto che Dio stesso, nel Figlio, entra realmente nella sfera della sofferenza, pur essendo e rimanendo Dio. La morte di Gesù non può essere compresa come morte di Dio, ma soltanto come morte in Dio. Nell’avvenimento della croce diventano manifeste le relazioni che stringono Gesù, il Figlio, al Padre. Dalla croce comprendiamo anche l’azione dello Spirito su Gesù. Il dolore di Gesù ci dice, allora, che Dio può patire e morire per amore nostro. Il dolore di Gesù sulla croce rivela che il nostro è un Dio crocifisso. Il grido di Gesù rivela che Dio non è incapace di soffrire per amore, per suo stesso dono. Se Dio fosse incapace di soffrire, sarebbe anche incapace di amare. Chi è capace di amare è anche capace di soffrire per amore, per il dono di sé. La natura umana di Gesù, nella sua persona divina, diventa esistenza 16
concreta del Crocifisso. Cristo, il Figlio di Dio, patì e morì e le qualità umane del soffrire e del morire vanno predicate dell’intera persona di Gesù Cristo che è il Verbo. Cristo e il Verbo coincidono non soltanto nella rivelazione, ma anche nell’essere. Maria riconosce il suo figlio Gesù come colui che è consegnato dal Padre alla morte. Gesù soffre l’agonia dell’abbandono e Maria partecipa di questo dolore. Consegnando il Figlio si consegna anche il Padre. Il Padre che l’abbandona e lo consegna soffre la morte del Figlio nel dolore senza fine dell’amore. Il Figlio soffre l’agonia, il Padre soffre la morte del Figlio. Il dolore del Padre è della stessa intensità della sofferenza sperimentata dal Figlio morente. La mancanza del Padre, che il Figlio prova, risponde alla mancanza del Figlio che il Padre sente.
Preghiera
Signore, nostro Dio, tu ci hai rivelato che in ogni povero che è nudo, prigioniero, assetato, sei tu che ti presenti a noi, e sei tu che noi accogliamo, visitiamo, rivestiamo, dissetiamo: «Ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi» (Mt 25, 35-36). Mistero del tuo incontro 17
con la nostra umanità! Così tu raggiungi ogni uomo! Nessuno è escluso da questo incontro, se accetta di essere uomo di compassione. Noi ti presentiamo, come un’offerta santa, tutti i gesti di bontà, di accoglienza, di dedizione che vengono compiuti ogni giorno in questo mondo. Degnati di riconoscerli come la verità della nostra umanità, che parla più forte di tutti i gesti di rifiuto e di odio. Degnati di benedire gli uomini e le donne di compassione che ti rendono gloria, anche se non sanno ancora pronunciare il tuo nome.
Pater noster Cristo morto per i nostri peccati, Cristo risorto per la nostra vita, ti preghiamo, abbi pietà di noi. Settima Meditazione L’amore di Dio per noi Sulla croce, il Padre e il Figlio sono separati nel modo più profondo nell’abbandono e, nel medesimo tempo, uniti nel modo più intimo nella consegna. Lo Spirito è questo spazio-relazione – abbandono nella comunione – che lega Padre e Figlio. 18
La forma del Crocifisso è la Trinità. Dio è amore incondizionato perché assume su di sé il dolore del mondo nel dolore del Figlio. Maria, guardando al figlio suo crocifisso, comprende che Dio non vive solo nell’aldilà, ma è anche nell’aldiquà. Non è soltanto Dio, ma anche uomo. Maria comprende che la morte del Figlio è rivelazione del Padre. Ella comprende anche che la persona che non sa amare non è neanche capace di soffrire. Chi non ama è insensibile al dolore altrui, alle sofferenze del mondo. L’apatia è il morbo del nostro tempo, una malattia che colpisce individui e sistemi. Quanto più si ama tanto più ci si apre alla felicità e al dolore. Chi ama si rende, dunque, vulnerabile, si espone alle lesioni e ai disinganni. Un Dio che non soffre e non ama è un Dio povero perché non può né amare né soffrire!
Preghiera
Signore, nostro Dio, Dio di tenerezza e di pietà, Dio pieno d’amore e di fedeltà, insegnaci, nei giorni felici, a non disprezzare le lacrime dei poveri che gridano a te e che ci chiedono aiuto. Insegnaci a non passare indifferenti accanto a loro. Insegnaci ad avere il coraggio di piangere con loro. Insegnaci anche, nella notte delle nostre sofferenze, delle 19
nostre solitudini e delle nostre delusioni, ad ascoltare la parola di grazia che tu ci rivelasti sul monte: «Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati» (Mt 5,4).
Pater noster Cristo morto per i nostri peccati, Cristo risorto per la nostra vita, ti preghiamo, abbi pietà di noi. Ottava Meditazione L’umiliazione di Gesù Il corpo umiliato di Gesù viene spogliato. Esposto agli sguardi di derisione e di disprezzo. Il corpo di Gesù solcato di piaghe e destinato all’estremo supplizio della crocifissione. Umanamente, cos’altro ci sarebbe da fare che abbassare gli occhi per non accrescere il suo disonore? Ma lo Spirito viene in aiuto al nostro smarrimento. Ci insegna a capire la lingua di Dio, lingua della kenosis, questo svuotamento-abbassamento di Dio per raggiungerci là dove siamo. Lingua della kenosis: Gesù bambino nudo nella man20
giatoia; spogliato nel fiume mentre riceve il battesimo come un servo; sospeso all’albero della croce, nudo, come un malfattore. Attraverso tutto questo egli ha manifestato il suo amore per noi. Entrando in questo mistero di grazia, possiamo riaprire gli occhi sul corpo martoriato di Gesù. Allora incominciamo a scorgere ciò che il nostro occhio non può vedere: la sua nudità risplende di quella stessa luce che irradiava la sua veste al momento della Trasfigurazione. Luce che scaccia ogni tenebra. Luce irresistibile dell’amore fino alla fine.
Preghiera
Signore, nostro Dio, poniamo davanti ai tuoi occhi la folla immensa degli uomini che subiscono la tortura, la spaventosa schiera dei corpi maltrattati, tremanti d’angoscia all’avvicinarsi dei colpi, agonizzanti in sordidi bassifondi. Ti supplichiamo, raccogli il loro gemito. Il male ci lascia senza voce e senza aiuto. Ma tu sai ciò che noi non sappiamo. Sai trovare un passaggio nel caos e nel buio del male. Sai far brillare, già nella Passione del tuo Figlio prediletto, la vita della risurrezione. Aumenta in noi la fede! 21
Ti presentiamo anche la follia dei torturatori e di chi li comanda. Essa pure ci lascia senza parole… Se non per pregarti e implorarti tra le lacrime con le parole della preghiera che tu ci hai insegnato: «Liberaci dal male»!
Pater noster Cristo morto per i nostri peccati, Cristo risorto per la nostra vita, ti preghiamo, abbi pietà di noi. Nona Meditazione La sofferenza di Dio Veramente Dio è là dove non dovrebbe essere! Il Figlio prediletto, il Santo di Dio, è quel corpo esposto su una croce d’infamia, abbandonato al disonore, in mezzo a due malfattori. Uomo dei dolori da cui ci si discosta; a dire il vero, come ci si discosta da tanti esseri umani sfigurati che incrociano le nostre strade. Il Verbo di Dio, nel quale tutto è stato creato, non è più che una carne muta e sofferente. 22
La crudeltà della nostra umanità si è accanita contro di lui, e ha vinto. Sì, Dio è là dove non dovrebbe essere e dove, tuttavia, noi abbiamo tanto bisogno che sia! Era venuto per condividere con noi la sua vita. «Prendete!», ha detto senza sosta mentre offriva la sua guarigione ai malati, il suo perdono ai cuori traviati, il suo corpo nella cena pasquale. Ma si è ritrovato in mano nostra, in territorio di morte e di violenza: quella che ci lascia attoniti nell’attualità del mondo; e quella che serpeggia in ognuno. Era necessario che la dolcezza di Dio visitasse il nostro inferno, era l’unico modo per liberarci dal male. Era necessario che Gesù Cristo portasse l’infinita tenerezza di Dio nel cuore del peccato del mondo. Era necessario questo, perché, posta dinanzi alla vita di Dio, la morte indietreggiasse e cadesse, come un nemico che ha trovato uno più forte di lui e si dilegua nel nulla.
Preghiera
Signore, nostro Dio, accogli la nostra lode silenziosa. Come i re che restano senza parole davanti all’opera del Servo rivelata dalla profezia di Isaia (cf. 52,15), rimaniamo stupefatti dinanzi all’Agnel23
lo immolato per la vita nostra e del mondo; e confessiamo che dalle tue piaghe siamo stati guariti.
Pater noster Cristo morto per i nostri peccati, Cristo risorto per la nostra vita, ti preghiamo, abbi pietà di noi. Decima Meditazione La tentazione di Gesù Gesù non sarebbe potuto scendere dalla croce? A stento osiamo porci questa domanda: il Vangelo non la mette forse sulla bocca degli empi? Eppure, essa ci perseguita, nella misura in cui facciamo ancora parte del mondo della tentazione, che Gesù ha affrontato durante i quaranta giorni nel deserto, preludio e inizio del suo ministero: “Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane, gettati giù dall’alto del tempio, perché Dio veglia su chi è suo amico”. Ma nella misura in cui, battezzati nella morte e nella risurrezione di Gesù Cristo, lo seguiamo sulla sua via, le sfide del Maligno non hanno più presa su di noi, sono ridotte a nulla, la loro menzogna è 24
svelata. Allora si scopre l’imperiosa necessità di quel «bisognava» (Lc 24,26) che Gesù insegna con pazienza e ardore a coloro che erano in cammino sulla via di Emmaus. «Bisognava» che il Cristo entrasse in questa obbedienza e in questa impotenza, per raggiungerci nell’impotenza in cui ci ha posti la nostra disobbedienza.
Preghiera
Signore, nostro Dio, chi ci libererà dalle insidie del potere secondo il mondo? Chi ci libererà dalla tirannia delle menzogne, che ci fanno esaltare i potenti e rincorrere a nostra volta le false glorie? Tu solo puoi convertire i nostri cuori. Tu solo puoi farci amare i sentieri dell’umiltà. Noi ti preghiamo, Signore, dissipa le menzogne che ambiscono a regnare sui nostri cuori e sul mondo. Facci vivere secondo le tue vie, perché il mondo riconosca la potenza della Croce.
Pater noster Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
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Undicesima Meditazione La povertà di Maria Maria, addolorata, è rimasta ciò che era fin dal principio: povertà del grembo espropriato; povera nelle repulse del Figlio e nell’attuale solitudine della morte; povera e solidale con i peccatori, con noi. L’Addolorata è colei che, per la sua povertàverginità, è collocata all’ultimo posto, dopo anche le grandi donne dell’AT. Maria è alla fine, dietro la morte del Figlio, sotto la croce, dopo la repulsione per i peccati del mondo che la croce sembra richiamare e denunciare. Maria è povera e addolorata perché espropriata: le è tolto il figlio ed è consegnata a un altro figlio, a Giovanni, il discepolo che più si sentiva amato. Maria è assegnata a un altro figlio. Tutte le teorie che vorrebbero associare il dolore della madre in immediatezza (anche se non così subordinata) a quello del Figlio, qui crollano completamente. Maria diviene grembo fecondo della Chiesa perché è assegnata a un altro figlio. È questo il suo più atroce dolore. È questo il “sì” definitivo di Maria al progetto del Padre; “sì” che sotto la croce diventa l’intesa più dolorosa con il sacrificio del Figlio suo. 26
Se è vero che l’intera fede d’Israele si riassume in Maria, nel “sì” di questa fanciulla è già presente la premessa dell’incarnazione (il proto-vangelo) e l’accompagnamento dell’Incarnato fino alla croce e alla glorificazione, trasformandosi poi così nella fede della Chiesa. Maria raccoglie in sé tutta la storia d’Israele, il destino del popolo eletto che si allontana dal suo Signore ma che mai è abbandonato. Ella dovrà dare un senso, mettere assieme, i fatti che le stavano capitando. Nella sua vita, nel suo cuore, inizia un vero e proprio concilio, ragionamento, circa i misteri della vita del bambino Gesù… La devozione all’Addolorata rivela e celebra, dunque, la superiorità del sacerdozio mariano su quello ministeriale: l’intimissima comunione spirituale-corporale tra Maria e il bambino che ella porta in grembo è il punto di partenza di tutte le sue susseguenti rinunce oblative fino alla croce. Maria continuamente restituisce e offre Gesù. In questa restituzione e offerta, l’offerta della Madre s’incontra con quella ministeriale del sacerdote celebrante, che sull’altare sintetizza l’atteggiamento della Chiesa, dei credenti che si sono di volta in volta concretamente raccolti. Ma qui è da ricordare ancora una volta la superiorità dell’elemento mariano rispetto a quello liturgico: perché nell’in27
carnazione e nascita del Verbo fattosi uomo c’era da sempre, consegnata, la cura della madre, prima ancora di trasferirsi nella cura della Chiesa in quanto ministeriale e comunitaria
Preghiera
Maria, madre di Dio e donna della nostra stirpe, tu che ci generi maternamente in colui che hai generato, sostieni in noi la fede nelle ore di tenebra, insegnaci la speranza contro ogni speranza. Custodisci tutta la Chiesa in una vigilanza fedele, come fu la tua fedeltà, umilmente docile ai pensieri di Dio, che ci attirano là dove non penseremmo di andare; che ci associano, al di là di ogni previsione, all’opera della salvezza.
Pater noster Salve, Regina, mater misericordiae; vita, dulcedo et spes nostra, salve.
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LITANIE DELL’ADDOLORATA Santa Maria, Santa Madre di Dio, Santa Vergine delle Vergini, Madre del Crocifisso, Madre dolorosa, Madre lacrimosa, Madre afflitta, Madre derelitta, Madre desolata, Madre del figlio privata, Madre dalla spada trafitta, Madre nei travagli immersa, Madre di angustie ripiena, Madre col cuore alla croce confitta, Madre mestissima, Fonte di lacrime, Cumulo di patimenti, Specchio di pazienza, Rupe di costanza, Ancora di confidenza, Rifugio dei derelitti, Difesa degli oppressi, Rifugio degli increduli, Sollievo dei miseri, Medicina dei languenti, 29
prega per noi prega per noi prega per noi prega per noi prega per noi prega per noi prega per noi prega per noi prega per noi prega per noi prega per noi prega per noi prega per noi prega per noi prega per noi prega per noi prega per noi prega per noi prega per noi prega per noi prega per noi prega per noi prega per noi prega per noi prega per noi
Forza dei deboli, prega per noi Porto dei naufraghi, prega per noi Quiete nelle procelle, prega per noi Ricorso dei piangenti, prega per noi Terrore dei demoni, prega per noi Tesoro dei fedeli, prega per noi Luce dei profeti, prega per noi Guida degli apostoli, prega per noi Corona dei martiri, prega per noi Sostegno dei confessori, prega per noi Perla delle vergini, prega per noi Consolazione delle vedove, prega per noi Madre degli orfani, prega per noi Letizia di tutti i santi, prega per noi Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, perdonaci, Signore Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, ascoltaci, Signore Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietĂ di noi Preghiamo. O Dio, tu hai voluto che la vita della Vergine fosse segnata dal mistero del dolore, concedici, ti preghiamo, di camminare con lei sulla via della fede e di unire le nostre sofferenze alla passione di Cristo perchĂŠ diventino occasione di grazia e strumento di salvezza. Per Cristo nostro Signore. Amen. 30
LITANIE DELLA PASSIONE DI GESÙ Signore, pietà. Signore, pietà Cristo, pietà. Cristo, pietà Signore, pietà. Signore, pietà O Gesù, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di noi O Gesù, Sacerdote e Redentore, ” O Gesù, Uomo dei dolori, ” O Gesù, rifiutato dal tuo popolo, ” O Gesù, venduto per trenta denari, ” O Gesù, agonizzante nel Getsemani, ” O Gesù, triste fino alla morte, ” O Gesù, coperto di sudore di sangue, ” O Gesù, tradito da Giuda con un bacio, ” O Gesù, preso e legato come un malfattore, ” O Gesù, abbandonato dai tuoi discepoli, ” O Gesù, accusato da falsi testimoni, ” O Gesù, rinnegato per tre volte da Pietro, ” O Gesù, proclamato reo di morte, ” O Gesù, oltraggiato e coperto di sputi, ” O Gesù, colpito con i pugni, ” O Gesù, condotto in catene da Pilato, ” O Gesù, schernito da Erode, ” O Gesù, posposto all’assassino Barabba, ” O Gesù, coperto di piaghe nella flagellazione, ” O Gesù, coronato di spine, ” O Gesù, presentato al popolo come re di burla, ” 31
O Gesù, condannato a morte, O Gesù, caricato del peso della croce, O Gesù, condotto al supplizio come un agnello, O Gesù, schernito e bestemmiato sulla croce, O Gesù, amareggiato con fiele ed aceto, O Gesù, che ci hai donato Maria come Madre, O Gesù, spogliato delle vesti, O Gesù, inchiodato alla croce, O Gesù, innalzato in croce tra due malfattori, O Gesù, obbediente fino alla morte di croce, O Gesù, morto d’amore per noi, O Gesù, trafitto da una lancia, O Gesù, deposto dalla croce, O Gesù, dato in grembo alla Madre, O Gesù, chiuso nel sepolcro, abbi pietà di noi O Gesù, vittima di riconciliazione per i peccati, O Gesù, olocausto d’amore divino, O Gesù, ostia di pace per il mondo intero, O Gesù, risorto da morte il terzo giorno, O Gesù, che hai conservato le piaghe gloriose per mostrarle al Padre, Da ogni male, Liberaci, o Signore, Dall’ira, dall’odio e da ogni cattiva volontà, Dalla superbia della vita, Dalla concupiscenza degli occhi e della carne, Dalla durezza di cuore, Dalla morte improvvisa, 32
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Dalla dannazione eterna, Per il tuo sudore di sangue, Per la tua dolorosa flagellazione, Per la tua coronazione di spine, Per il tuo faticoso cammino col peso della croce, Per la tua crudele crocifissione, Per le tue sacre piaghe, Per la tua morte, Nell’ora della nostra morte, Nel giorno del giudizio,
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Preghiamo. O Dio, nostro Padre, che ci hai riconciliati con Te, per mezzo del Sangue del tuo Figlio, agnello innocente, fa’ che nulla ci strappi dalla tua amicizia e dal tuo amore. Tu che hai associato la Vergine Maria alla Passione del tuo Figlio, concedici, per sua intercessione, il frutto di ogni bene per la salvezza. Tu che hai risuscitato Gesù da morte per mezzo del tuo Spirito, dono anche ai nostri corpi mortali la vita nel tuo Spirito. Per Cristo nostro Signore. Amen.
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LITANIE DEL CROCIFISSO Signore, pietà, Signore, pietà Cristo, esaudiscici Cristo, esaudiscici Padre Celeste, Dio, abbi pietà di noi Figlio Redentore del mondo, Dio abbi pietà di noi Spirito Santo, Dio abbi pietà di noi Santa Trinità, unico Dio, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che hai voluto essere inchiodato alla croce, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che sei andato liberamente incontro a tante sofferenze come agnello innocente, abbi pietà di noi. Gesù Cristo, che tanto hai sofferto nell’innalzamento della croce, abbi pietà di noi. Gesù Cristo, che esaltato da terra attiri tutto a te, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che dalla tua croce domini tutti i tempi, abbi pietà di noi. Gesù Cristo, che nella croce hai il primo e l’ultimo pensiero al Padre, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che preghi per i tuoi crocifissori, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che hai trovato nell’ignoranza l’attenuante al peccato dell’uomo, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che sei diventato l’obbrobrio degli uomini e l’abiezione della plebe, abbi pietà di noi 34
Gesù Cristo, che anche sulla croce sei dichiarato re dei Giudei, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che dalla croce hai visto i soldati dividersi le tue vesti, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che sei insultato pur tra i tuoi tanti dolori, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che doni il paradiso al buon ladrone, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che hai voluto la tua madre partecipe della tua redenzione, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che ci hai dato per madre la tua stessa Madre, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che soffri l’abbandono del Padre ed egualmente lo preghi, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che hai manifestato la sete materiale per esprimere la più intensa sete di anime, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che hai compiuto in tutto la volontà del Padre, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che hai mandato un alto grido perché tutti guardassero a te e trovassero la salvezza, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che hai chinato il capo come atto di suprema obbedienza al Padre, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che ci hai insegnato a morire invocando il Padre, abbi pietà di noi 35
Gesù Cristo, che hai consegnato lo spirito nelle mani del Padre, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che nella tua morte ci hai rivelato il tuo immenso amore per noi, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che tutto hai sofferto liberamente in obbedienza al Padre, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che nella tua morte sei stato pianto da tutta la natura, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che sei stato riconosciuto Figlio di Dio dal centurione, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che hai voluto avere il cuore aperto dalla lancia del soldato, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che mostrando le tue piaghe a Tommaso, anche a noi volevi dire di non essere increduli ma fedeli, abbi pietà di noi. Gesù Cristo, che fosti prefigurato dal serpente di bronzo, unica salvezza degli Ebrei, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che sei divenuto uomo dei dolori, capace di comprendere le nostre sofferenze, abbi pietà di noi Gesù Cristo, che in cielo hai voluto conservare le stimmate come prova perenne del tuo amore per noi, abbi pietà di noi Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, perdonaci, o Signore Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, ascoltaci, o Signore 36
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietĂ di noi Per gli acerbissimi spasimi della tua crocifissione, o Signore, risana le ferite delle anime nostre. Amen Preghiamo. O Padre, che tanto hai amato il mondo da dare il tuo unigenito Figlio ad una passione e morte atrocissima, per il suo sacrificio e per il suo amore infinito, concedici di conseguire il frutto di cosĂŹ dolorosa e abbondante redenzione. Per Cristo nostro Signore. Amen.
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CANONI E CANTI Laudate omnes gentes Laudate omnes gentes laudate Dominum. Laudate omnes gentes laudate Dominum. Niente ti turbi Niente ti turbi, niente ti spaventi: chi ha Dio niente gli manca. Niente ti turbi, niente ti spaventi: solo Dio basta. Ubi caritas Ubi caritas et amor Ubi caritas Deus ibi est. Adoramus te domine Oh, oh, oh, adoramus te Domine. Oh, oh, oh, adoramus te Domine. Ti seguirò Ti seguirò, ti seguirò, o Signore, e nella tua strada camminerò. Ti seguirò nella via dell’amore e donerò al mondo la vita. Ti seguirò nella via del dolore e la tua croce ci salverà. Ti seguirò nella via della gioia e la tua luce ci guiderà. 38
Ti saluto, o Croce santa Ti saluto, o Croce santa, che portasti il Redentor; gloria, lode, onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor Sei vessillo glorioso di Cristo, sei salvezza del popol fedel. Grondi sangue innocente sul tristo che ti volle martirio crudel. Tu nascesti fra le braccia amorose d’una Vergine Madre, o Gesù. Tu moristi fra braccia pietose d’una croce che data ti fu. O Agnello divino immolato sull’altar della croce, pietà! Tu che togli dal mondo il peccato, salva l’uomo che pace non ha. Del giudizio nel giorno tremendo sulle nubi del cielo verrai: piangeranno le genti vedendo qual trofeo di gloria sarai.
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Tu sei la mia vita Tu sei la mia vita, altro io non ho; Tu sei la mia strada, la mia verità. Nella tua parola io camminerò finché avrò respiro, fino a quando Tu vorrai. Non avrò paura sai, se Tu sei con me; io ti prego: resta con me. Credo in te, Signore, nato da Maria. Figlio eterno e santo, uomo come noi. Morto per amore, vivo in mezzo a noi: una cosa sola con il Padre e con i tuoi, fino a quando - io lo so - Tu ritornerai per aprirci il Regno di Dio. Tu sei la mia forza, altro io non ho; Tu sei la mia pace, la mia libertà. Niente nella vita ci separerà: so che la tua mano forte non mi lascerà. So che da ogni male Tu mi libererai; e nel tuo perdono vivrò. Padre della vita, noi crediamo in Te; Figlio salvatore, noi speriamo in Te; Spirito d’amore, vieni in mezzo a noi: Tu da mille strade ci raduni in unità. E per mille strade poi dove Tu vorrai, noi saremo il seme di Dio. 40
Madre io vorrei Io vorrei tanto parlare con te di quel Figlio che amavi; io vorrei tanto ascoltare da te quello che pensavi: quando hai udito che tu non saresti più stata tua e questo Figlio che non aspettavi non era per te… Ave Maria, Ave Maria, Ave Maria, Ave Maria. Io vorrei tanto sapere da te se quand’era bambino tu gli hai spiegato che cosa sarebbe successo di Lui e quante volte anche tu, di nascosto, piangevi, Madre, quando sentivi che presto l’avrebbero ucciso, per noi. Ave Maria, Ave Maria, Ave Maria, Ave Maria. Io ti ringrazio per questo silenzio che resta tra noi io benedico il coraggio di vivere sola con Lui ora capisco che fin da quei giorni pensavi a noi per ogni Figlio dell’uomo che muore ti prego così… Ave Maria, Ave Maria, Ave Maria, Ave Maria, Ave Maria. Signore ascolta Signore ascolta, Padre perdona: fa’ che vediamo il tuo amore. 41
A Te guardiamo, redentore nostro, da Te speriamo gioia di salvezza, fa’ che troviamo grazia di perdono. Ti confessiamo ogni nostra colpa, riconosciamo ogni nostro errore e Ti preghiamo: dona il tuo perdono. O buon pastore, Tu che dai la vita, parola certa, roccia che non muta, perdona ancora con pietà infinita. Vi darò un cuore nuovo Vi darò un cuore nuovo metterò dentro di voi uno spirito nuovo. Vi prenderò dalle genti vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura: e io vi purificherò e voi sarete purificati. Io vi libererò da tutti i vostri peccati da tutti i vostri idoli. 42
Porrò il mio spirito dentro di voi voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio. Purificami, o Signore Purificami, o Signore: sarò più bianco della neve Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nel tuo affetto cancella il mio peccato e lavami da ogni mia colpa, purificami da ogni mio errore. Il mio peccato, io lo riconosco; il mio errore, mi è sempre dinanzi; contro te, contro te solo ho peccato; quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto. Così sei giusto nel parlare e limpido nel tuo giudicare; ecco, malvagio sono nato, peccatore mi ha concepito mia madre. Fammi udire gioia e allegrezza: esulteranno le ossa umiliate; dai miei errori nascondi il tuo volto, non mi togliere il tuo spirito di santità.
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Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito fermo; non cacciarmi lontano dal tuo volto, non mi togliere il tuo spirito di santità. Ecco, ti piace verità nell’infinito, e nel profondo mi insegni sapienza. Se mi purifichi con issopo, sono limpido; se mi lavi, sono più bianco della neve. Le vittime non ti son gradite: se ti offro un olocausto, non lo vuoi; la mia vittima è il mio spirito affranto: non disprezzi un cuore affranto o fiaccato. Ritorni in me la tua gioia di salvezza, sorreggi in me uno spirito risoluto. Insegnerò ai peccatori le tue vie e gli erranti ritorneranno a te. Liberami dal sangue, o Dio, mia salvezza, e la mia lingua griderà la tua giustizia. Signore, aprirai le mie labbra, la mia bocca annuncerà la tua lode. Sia gloria al Padre onnipotente, al Figlio, Gesù Cristo, Signore; allo Spirito Santo, Amore, nei secoli dei secoli. Amen. 44
Lamenti del Signore Popolo mio che male ti ho fatto Che dolore ti ho dato? Rispondimi! Io ti ho fatto uscire dall’Egitto Tu mi hai preparato una croce Io ti ho guidato nel deserto Tu mi hai condotto alla morte. Io ho colpito per te l’Egitto Tu mi hai colpito con flagelli Io ti ho liberato, eri schiavo Tu mi hai consegnato alle guardie. Ho aperto davanti a te il mare Tu mi hai aperto il petto Ti ho tracciato una strada con la nube Tu mi hai trascinato davanti a Pilato. Ti ho nutrito con la manna nel deserto Tu mi hai deriso e percosso Ti ho dissetato con acqua di roccia Tu mi hai dato fiele e aceto. Per te ho colpito i potenti Tu mi hai colpito il corpo Io ti ho dato lo scettro reale Tu mi hai dato una corona di spine. 45
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NOTA STORICA Sul luogo d’una antica chiesetta con monastero francescano, la cui fondazione è, dalla tradizione, attribuita al Santo d’Assisi, fu eretta la chiesa attuale e ampliato l’originario convento. Una disamina storica sulla fondazione del convento ci è fornita sia dagli storici De Sivo e Piscitelli che dagli storici Cirillo Caterino e Cristoforo Bove. Le varie citazioni fornite da quest’ultimi, confrontate con le notizie tramandateci dagli storici locali, unitamente ai fatti realmente accaduti nell’antico feudo maddalonese, creano non poche contraddizioni, come quella di Luca Wadding che riporta al 1222 la data di fondazione del convento da parte di Matalonis nobilis Comitatus gentis Caraffae. Il tutto ci sembra impossibile, in quanto, a quel tempo, Maddaloni era sotto il dominio Svevo e i Carafa presero possesso del feudo soltanto nel 1464. è chiaro che si suggerisce una più attenta lettura dei testi antichi, spesso riportati scorrettamente in tempi remoti per varie ragioni, sia tipografiche che di scientificità inesistente. Interpretando sia la tesi di Wadding che del Piscitelli, che riportano un antico documento conservato dal notaio Ovidio Quintavalle, ma già alla metà del XIX secolo disperso, possiamo dire 47
che la presenza dei Francescani in Maddaloni si materializzò soltanto dopo l’avvento del dominio della famiglia Carafa e, quindi, nel XV secolo. La descrizione di un nobile della famiglia dell’Uva, allora Sindaco di Maddaloni, che offrì e dette in possesso al “Santo” una chiesetta da poco edificata, presso cui fu innalzato un piccolo edificio per i frati, è da intendersi possibile negli ultimi anni del 1400, in quanto la famiglia dell’Uva appare nei documenti notarili proprio in quel periodo molto potente in Maddaloni, e per il “Santo” è da intendersi proprio il Santo e non il frate Francesco che, nel 1222, non aveva ancora ricevute le stigmate (1224). La conferma di questa tesi è che le più antiche vestigia conservate nella chiesa e nel convento appartengono entrambe al secolo XV. Per il convento, ci riferiamo al frammento di affresco (in ottime condizioni) del primitivo chiostro, rappresentante san Francesco che si spoglia dei suoi beni materiali in presenza dei suoi genitori e veste il saio francescano; per la chiesa, invece, all’antica tela della Madonna delle grazie tra san Francesco e san Giovanni, restaurata da Claudia Raffaelli di Roma sotto la direzione del Ministero dei Beni Culturali. Tale tela, per il Piscitelli, ha un significato simbolico: vuole cioè rappresentare il 48
possesso del bene chiesa che i laici presenti conferiscono al “Santo” con le stigmate e la croce processionale seguito dai monaci. I signori con il cappello raffigurano gli eletti o giurati, rappresentanti il Municipio o Università; le dame vestite in varie fogge possono intendersi come il popolo accorso. Resta evidente che, sia per tecnica pittorica e iconografica che dall’analisi delle fogge del vestire, il tutto non può essere inteso estraneo alla collocazione storica citata. Il rinnovamento della chiesa primitiva, con relativo convento, non poté avvenire prima del 1548, (cioè dopo il Concilio di Trento) in quanto i Francescani di Maddaloni, divenuti da quel momento conventuali, ebbero la libera amministrazione dei beni loro offerti e, quindi, la possibilità di realizzare opere a loro avviso necessarie. Tutto il complesso ebbe un arricchimento, ma subì seri danni con il terremoto del 1688. Con questa nostra ipotesi, già riportata in altra sede, i Francescani danno inizio a una ristrutturazione di tutto il complesso, i cui segni sono riconoscibili malgrado il grosso degrado che subì dopo l’eversione francese del 1807, che si protrasse per oltre un secolo. 49
Gino Chierici, Architetto restauratore e Soprintendente ai Monumenti dell’epoca, scriveva su diversi quotidiani di Roma e di Napoli per descrivere lo stato precario delle strutture murarie, i gravi dissesti e l’abbandono, evidenziando fra tanta rovina il bellissimo altare marmoreo settecentesco. Sollecitato un comitato composto di illustri nomi quali Domenico Letizia dell’Università di Roma, il canonico Giuseppe Ventriglia, il canonico Michele Cerreto, il chirurgo Clemente Barletta, con altri noti industriali come Giuseppe Cortese, Gaetano Cibelli, Nicola Cotugno, si arrivò a reperire quei fondi necessari per il consolidamento e per la parte decorativa. Il progetto fu dell’ingegnere Carlo Pane di Napoli sotto la direzione della Soprintendenza ai Monumenti capeggiato dall’entusiasta Gino Chierici. Altra triste vicenda l’edificio sacro subì in tempi non lontani, quando il sisma del novembre 1980 e di poi un fulmine, dissestarono diverse strutture più fragili a tali eventi: la volta a botte lunettata che copre tutto il vano ecclesiale, gli archi di sostegno alla cupola e la stessa nel suo intradosso ed estradosso. Il progetto, realizzato dall’architetto Arturo Pozzi di Aversa, fu finanziato per la legge 219/81 50
dal Provveditorato alle Opere Pubbliche per la Campania e affidato per la sua esecuzione all’impresa di costruzione Giuseppe D’Alessio di San Marcellino (NA). Le opere pittoriche restaurate fino a ora sono: la Madonna delle grazie con san Francesco e san Giovanni Battista, tela di ignoto del secolo XV; la Madonna col Bambino, san Sebastiano, san Rocco, san Nicola e sant’Antonio Abate, tela di ignoto del secolo XVIII; la Madonna di Loreto con santa Rosa da Viterbo e san Sebastiano, tavola di ignoto del XV secolo; l’Immacolata Concezione, tela di ignoto del secolo XVIII, tutte opere restaurate da Carla Raffaelli di Roma sotto la direzione della Soprintendenza dei Beni Culturali di Caserta e Benevento. Nell’anno Duemila, in seguito ad alcuni lavori eseguiti in una delle saledeposito del Convento, è stata ritrovata, in condizioni precarie, e per questo restaurata, una tale raffigurante il serafico padre san Francesco che riceve le stigmate, ora esposta in una cappella laterale della chiesa. La chiesa, nel suo impianto architettonico, si presenta a navata unica con cinque cappelle per lato, intersecata da un transetto, tanto da formare la croce latina. 51
Le profonde cappelle del transetto ospitano due altari marmorei eguali tra loro, al di sopra dei quali sono due tele di identiche dimensioni, che rappresentano a destra l’Apparizione di Gesù Bambino a sant’Antonio di Padova, di scuola giordanesca e a sinistra l’Assunzione della Vergine di Giovanni Balducci. Queste due opere sono state in parte danneggiate, nel 2001, in seguito a furti mal riusciti. Le opere pittoriche sono impreziosite da ricche cornici di stucco bianco che si ripetono in tutte le altre dieci cappelle del vano ecclesiale, ognuna con un piccolo e pregevole altare marmoreo e un dipinto. A partire dalla destra dell’entrata principale sono: nella prima cappella, la tela del secolo XVIII (restaurata) della Madonna con san Sebastiano, san Rocco, san Nicola e sant’Antonio Abate; nella seconda, la tavola della fine del secolo XVI (restaurata), raffigurante la Madonna di Loreto (alla quale, nel 1773, furono aggiunti i due pannelli laterali con san Bonaventura e santa Rosa di Viterbo, firmati F.A. Ricco); nella terza, la tela della Deposizione che si presenta in condizioni di estremo degrado; nella quarta, la tela del Battesimo di Cristo firmata Paolo de Matteis; nella quinta, la tela che raffigura la Porziuncola, cioè 52
Cristo, la Vergine, san Francesco e santa Chiara di Antonio Sarnelli. Di fronte a quest’ultima, la quinta cappella di sinistra conserva le vestigia dei privilegi antichi descritti nelle due lapidi a sinistra (1607) e a destra (1753); al di sopra di questa, in una nicchia, si conserva una pregevole statua settecentesca raffigurante la Madonna delle grazie con titoli pari a quello della tela antichissima descritta in precedenza. Segue, nella cappella successiva, quarta a sinistra, la tela dell’Immacolata Concezione (restaurata) con al fianco una nicchia che custodisce la statua lignea policroma (sec. XVI) di sant’Antonio; nella successiva cappella, terza a sinistra, una tela raffigura san Michele; ad essa segue la cappella, seconda a sinistra, del Crocifisso e poi, prima a sinistra, quella della Nascita di Gesù. L’Altare maggiore, di pregevolissima fattura, datato 1761, ci riporta alla scuola dei marmorari napoletani dove il Sammartino forniva le decorazioni conclusive, quali gli angeli capo altare (vedi, per confronto, l’altare maggiore della chiesa di S. Giovanni Evangelista a S. Felice a Cancello e il S. Michele di Anacapri di cui abbiamo trovato documentazioni di archivio). 53
Il coro, con 25 stalli superiori e 14 inferiori di tavole di noce, ha per chiusura due bassorilievi notevolissimi che raffigurano sant’Antonio di Padova e san Francesco. L’organo conclude la visione prospettica di chi entra nella chiesa nella sua magnificenza coloristica per la prevalenza di oro, che comunque disturba la visione unitaria settecentesca di tutto lo spazio barocco, dai cui cornicioni presbiteriali s’affacciano le quattro statue (di stucco) della Fede, della Speranza, della Carità e della Religione, custodi imperiture della presenza del Poverello a Maddaloni. Attualmente, il piccolo Convento è la sede del Centro Studi Francescani per il Dialogo interreligioso e le Culture, un luogo di formazione ad ampio respiro culturale, ecumenico e interconfessionale. Prof. Giovanna Sarnella Architetto
INDICE
Introduzione ------------------------------------------- 3 Meditazioni --------------------------------------------- 6 Litanie ------------------------------------------------- 29 Canoni e canti ---------------------------------------- 38 Nota storica ------------------------------------------ 47
Grafica a cura di Boutros Naaman. Finito di stampare nel mese di marzo 2018.