The in-famous zeroissue

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EDITORIALE Agli studenti in primis, ma anche ai docenti, al personale amministrativo, a chiunque voglia leggere le prossime pagine. Il giorno 19 febbraio 2007 esce il primo numero di PASS, periodico di informazione nato all’interno dell’ateneo di Verona. Si tratta come per tutte le imprese di una scommessa e come tale contiene una certa quantità di aspettative, quesiti, paure e desideri. Molte persone hanno collaborato alla compilazione di queste venti pagine, chi in misura maggiore, chi in misura minore, ma tutti hanno dimostrato, attraverso il loro impegno ed il loro entusiasmo, che l’idea è vincente e che PASS può avere un futuro, al contrario della pubblicazione iraniana “Tahmeh Azadi”. Non a caso abbiamo voluto aprire questo primo numero con l’articolo di Stefania, che parla di libertà negate e, di riflesso di libertà rese inutili, se non applicate. Se l’editoriale del primo numero di un periodico deve dare delle indicazioni sulle intenzioni che hanno portato alla sua creazione e sulla linea editoriale che la redazione intende condurre, noi crediamo che le crude parole di Stefania siano di tutto ciò altamente rappresentative. Non vi resta che leggere. Questo numero ZERO contiene molte altre parole: le parole dei rappresentanti degli studenti; i resoconti degli avvenimenti del giorno di inaugurazione dell’anno accademico; i risultati di una indagine sullo stato della ricerca nel nostro paese, dalla quale figura che la nostra facoltà di Medicina e chirurgia è la migliore d’Italia; le parole infine delle esperienze dirette che alcuni studenti hanno semplicemente voluto raccontare. Ma si parlerà anche di spettacoli, libri, cinema, musica. L’intento di questo giornale, che è poi anche quello che gli ha dato un nome, è quello di dare voce, attraverso il semplice strumento della carta stampata, a chiunque voglia dare la propria opinione, esporre una lamentela, una critica o domandare chiarimenti in merito a temi di interesse studentesco. Ma anche, e perchè no, a chi abbia voglia di raccontare, di far ridere oppure di scrivere per il puro piacere della scrittura. Per questi motivi PASS è a disposizione di tutti i 21 mila iscritti dell’ateneo. La redazione di PASS. pass@libero.it Mi si permettano però ora due parole - e in questo momento chi scrive non è più la redazione, ma il singolo - rivolte a tutte le persone che hanno reso possibile il concretizzarsi della fantastica idea da cui tutto è partito: grazie di cuore. Non si tratta, voglio assicurare, di parole vuote, nè di retorica, ma di un dovuto riconoscimento alla passione dimostrata da molti, anche da chi ha solo mostrato interesse per l’opera nel suo svolgimento, contribuendo in tal modo ad accrescere la motivazione del gruppo. Tommaso Boscaini

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STUDENTI: CHI TACE E CHI RISCHIA GRIDANDO. Cosa ci farebbero se fossimo a Teheran? ............................... 3

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FACOLTÀ DI GIURISPRUDENZA Parlano i rappresentanti. ............................................................... 4 L’ANGOLO DELLE BANANE E se l’avessi tu il coltello dalla parte giusta?. ........................... 4 SCIENZE MM.FF.NN. Parlano i rappresentanti. ............................................................... 5 ANNO ACCADEMICO/1 La cerimonia ufficiale. .................................................................... 6 ANNO ACCADEMICO/2 La cerimonia, vista da fuori. ......................................................... 7 RICERCA MEDICA IN ITALIA Verona miglior facoltà. ................................................................... 8 FACOLTÀ DI MEDICINA Parlano i rappresentanti. ............................................................... 9 SCUSI, DOV’È BORGO ROMA Lo studente del centro fa un giretto a B.go Roma. ............ 10 LA REDAZIONE ADORA COLETTE L’ateneo di Verona visto da una studentessa erasmus. .... 11 FACCIAMOCI LE DOMANDE Cos’è importante? domande o risposte?. ............................ 11 ALLOGGI Avere una casa è importante. Io ce l’ho. ............................... 12 PASS E ASSOCIAZIONI Pass propone un dialogo con le associazioni. .................... 12 LABIRINTO UNO, LABIRINTO DUE Se laurearsi è un’odissea. ......................................................... 13

PASSATEMPO

MUSICA Brian Jonestown Massacre; i Mu.. ......................................... 14 LIBRI Ray Bradbury - Farenheit 451.................................................. 15 IL TEATRO DELL’OPPRESSO Ovvero: un altro modo di fare teatro. ......................................16 CENTRO MAZZIANO Calendario delle proiezioni. ........................................................17 TEATRO NUOVO Ovvero: il solito modo di fare teatro. Oppure no? ................18 UNA POESIA Parole sul presente e sul futuro. ...............................................19 CARTA STRACCIA PASS invita I lettori a scrivere. ...................................................20

Inviate i vostri testi a PASS - pass.vr@libero.it - oppure consegnateli direttamente alla redazione. Gli scritti devono essere inediti e autografi, ogni manoscritto a noi pervenuto non verrà restituito. La redazione si riserva il diritto di apporre qualsiasi correzione o modifica, nonchè la decisione finale in merito alla pubblicazione

Articolo 21, comma primo della costituzione italiana: “Ognuno è libero di manifestare il proprio pensiero attraverso la parola, lo scritto e qualsiasi altro mezzo di espressione.” L’immagine è frutto di invenzione. come tale è puramente indicativa

STUDENTI:

Chi tace e chi rischia gridando. S

PER i TESTI SI RINGRAZIANO: “Stefania”, Silvia Zattoni, i rapresentanti di scienze FF.MM.NN, Fabrizio De Vincenzi, Marika Damaggio, i rappresentanti di Medicina, Antonio Furfari, “Colette”, Fortuna Ekutsu Mumbulu, “Anita”, Pietro Firrincieli, Juliette Ferdinand, Paolo Perantoni, Irène Bissuel, Federico Martinelli, Enrico Maggioli Majoli, Giorgio Maria Bellini, Tommaso Boscaini. Si ricorda che il contenuto del singolo articolo non definisce il pensiero della redazione. PER LE FOTOGRAFIE: Mirko Taverani PER IL PROGETTO GRAFICO: Tommaso Boscaini Stampato dala tipografia CIERRE - Sommacampagna, VR Il presente periodico è “in attesa di registrazione”. Non potendo evidentemente citare tutti i nomi, la redazione intende ringraziare sentitamente tutti coloro che hanno in qualsiasi modo dato un apporto alla creazione di PASS. La redazione.

tudenti in silenzio. Niente più scuote. Nulla sembra darci emozioni forti. Positive o negative che siano. Un grup“Il sapore della libertà” po di universitari, in Iran, sta venendo schiacciato dal pugno del potere governativo. I loro diritti svaniscono nel era il nome della pubnulla. La motivazione? Hanno dato voce alle loro idee. Censurati. Puniti. Sospesi ma non solo. Hanno perso il diritto blicazione studentesca allo studio, al lavoro, a molti è stato tolto il diritto alla libertà e ad alcuni negato addirittura quello alla vita. Sono iraniana chiusa dalle studenti come noi. Frequentano i corsi, sostengono gli esami. Una “Piccola” differenza però c’è: non possono più autorità governative.

ritornare a casa vivendo tranquillamente la loro quotidianità. È bastata una protesta, contro il governo in carica, a cambiare il loro futuro. Ma chi si sta interessando di ciò? Che ruolo hanno o dovrebbero avere in questa vicenda i centri di sapere sparsi in tutto il resto del mondo?A poche ore di volo l’Italia. I nostri atenei. Docenti, ricercatori e studenti. Libri, parole, discorsi. Tutto scorre veloce davanti ai nostri occhi. Tutto sembra acquisire legittimità di fronte ai nostri silenzi. Giustizie e ingiustizie, ormai niente sembra impressionarci. Troppo abituati a vedere e poco allenati a guardare. Capacita che non si può pensare di apprendere sui banchi di scuola. Le autorità iraniane hanno chiuso la pubblicazione studentesca Tahmeh Azadi “Il sapore della libertà”, curata dagli studenti del politecnico di Teheran; contemporaneamente, a Verona, ne viene aperta una, proprio per dar spazio alle voci di noi universitari. Questo fa la differenza tra una democrazia e una non democrazia. Questo dovrebbe essere preso in esame da chi invece si preoccupa solo di creare psicosi da terrorismo. Questo dovrebbe scuotere noi studenti. Se si parla di ideali sembra di fare un tuffo nel passato. Ai giorni nostri chi ne discorre? E soprattutto: siamo certi che esistano ancora? È stata negata la libertà di opinione. Nel ’68 tutto il mondo sarebbe insorto. Forse allora si esagerava ma oggi non ci si batte nemmeno per ciò che è essenziale. Troppo scomodo muoversi dalla poltrona se il fatto non ci tocca. Televisioni, giornali, radio possono creare una sorta di assuefazione al male e all’ingiustizia. Sta a noi scegliere. Non è necessario girare pagina o cambiare canale. Basta saper essere critici e analizzare quanto ci viene proposto. Le cose non ci possono scivolare sotto al naso mentre mangiamo o comodamente riposiamo. Altrimenti mi chiedo: a cosa ci servono anni di studio se non riusciamo nemmeno ad osservare e sentire cosa accade vicino a noi? Stefania

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SCIENZE MM. FF. NN.

GIURISPRIDENZA

Obiezione, vostro onore!

MA SIAMO MATTI?

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ssere un rappresentante degli studenti significa essere un elemento di mediazione tra la massa degli studenti e il corpo docenti e questo ho potuto verificarlo attraverso le attività che pratichiamo,e una di queste è stata proprio a pochi giorni dall’insediamento attraverso l’open day, giornata di accoglienza delle matricole. Da quel giorno ho visto quanto noi rappresentanti diventiamo punti di riferimento per gli studenti indipendentemente dall’anno di corso. Il primo giorno abbiamo dovuto affrontare, se mi è concesso di usare questo termine, il folto numero di matricole spaurite che ti cercavano per ogni minima cosa: sapere dove sono le aule in cui si tengono le lezioni, informazioni sui docenti, quali materie seguire e quali lasciare, domande sugli esami, chiarimenti sul funzionamento dell’università ... Abbiamo cercato di porci il più possibile vicino agli studenti: quando ero una matricola né io né i miei colleghi abbiamo trovato qualcuno che ci accogliesse e introducesse nel sistema della facoltà,per questo abbiamo cercato di sopperire a questo dando i nostro appoggio incondizionato. E ha funzionato: gli studenti ci cercano sia in università nei corridoi, che nel nostro ufficio che addirittura via telefono e ci espongono i loro problemi o iniziative. E quando ci troviamo davanti a problemi rilevanti li portiamo in consiglio. Una volta al mese infatti veniamo convocati per il consiglio di facoltà con tutti i professori. In merito alle riunioni a cui ho preso parte ho notato che il rapporto tra rappresentanti e professori è un rapporto molto più collaborativo e cordiale; siamo stati invitati ad incontri di presentazione di nuovi insegnanti nel corpo docenti, di scambio di auguri per varie festività, abbiamo un rapporto privilegiato con il nostro preside che ci riceve sempre volentieri nel suo studio ed è sempre attento alle nostre esigenze. Se un anno fa qualcuno mi avesse detto che di lì a poco sarei diventata una rappresentante degli studenti al consiglio di facoltà di giurisprudenza, non gli avrei mai creduto, e invece... L’idea di candidarmi mi ha stuzzicato più di una volta, ma è sempre mancato il coraggio fino a quando ho fatto la conoscenza di alcuni ragazzi di Dialogo e Partecipazione; loro mi hanno incoraggiato a presentarmi, hanno appoggiato la mia candidatura, mi hanno dato una mano, abbiamo formato un gruppo e alle elezioni che si sono svolte in primavera una sorpresa molto inaspettata: ho trovato studenti che hanno creduto in me, mi hanno votata e sono stata eletta quale rappresentante degli studenti al consiglio di facoltà di giurisprudenza. E da ottobre ho cominciato a svolgere i compiti del mio mandato. Di per sé il ruolo di rappresentante non si può definire complesso, necessita solo di una grande volontà, spirito di collaborazione e, soprattutto, disponibilità; non deve mancare poi una buona dose “del saper rompere le scatole alla gente“ indifferentemente che si tratti di professori o studenti. Per ora l’esperienza è sicuramente positiva, si impara tanto e soprattutto aiuta a maturare; mi auguro di poter sempre dare una mano ai miei compagni, di riuscire ad affrontare e risolvere i loro problemi, a migliorare i rapporti tra studenti e professore e i sevizi e le attività promosse dalla nostra università. Silvia Zattoni

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Ma prima di tutto: cosa vuol dire?

Per rimanere in tema di legge. Un paio di cosine prese dallo statuto dell’ateneo.

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ito dallo statuto dell’Università di Verona, sezione riguardante Formazione e didattica, art. 8, comma 3: “Il calendario degli esami di profitto per i corsi di studio deve prevedere almeno sei appelli, distribuiti in almeno tre sessioni nel corso dell’anno accademico, rispettando il principio della non sovrapposizione degli esami e delle lezioni. L’intervallo tra due appelli deve essere di almeno due settimane.”, e ancora, Art.10, comma 4: “Lo studente che si sia ritirato dall’esame o sia stato riprovato, può ripresentarsi a ciascuno degli appelli successivi.” Ho chiesto di persona al preside di una delle facoltà del polo umanistico, il quale mi ha confermato che la norma prevede DUE appelli per sessione, mi ha inoltre invitato a fare presente eventuali anomalie o disfunzioni. Questo perchè non succedano altri avvenimenti spiacevoli, come quello che descriverò ora. Alcuni studenti regolarmente iscritti per la sessione invernale al secondo appello di uno dei corsi della facoltà di Scienze della Formazione, si sono presentati il giorno cinque febbraio per sostenere la prova. Cosa che però non hanno potuto fare, sentendosi dire dal docente che l’appello in questione non esisteva e che la presenza dello stesso, per i trenta giorni precedenti l’esame nella pagina web contenente lista appelli e relative iscrizioni, era un errore della segreteria. Non è questo uno spazio per fare della sterile polemica, per questo motivo in questo articolo non è citato il protagonista della vicenda, ne quelli degli studenti che hanno presentato la loro protesta. Non voglio assolutamente sostenere che si tratti di una tendenza generale, che tutti i docenti si comportino in questa maniera. Considero invece corretto informarne i lettori-studenti. Lettori-studenti che devono conoscere i propri diritti, perlomeno per non essere presi per le banane. www.univr.it/regolamenti/statuto.pdf - questo il link per lo satuto. Date una letta alla sezione sulla didattica. E ricordiamoci che copiare è illegale. Un tale una volta ha detto: «chi non ha peccato scagli la prima pietra». Tommaso Boscaini pass.vr@libero.it

Parlano i rappresentanti della facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali

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ome rappresentanti degli studenti della Facoltà di Scienze MM. FF. NN. Non abbiamo ancora combinato molto, anche perché il tempo a nostra disposizione non è stato granché. Non è facile, inoltre, cercare di risolvere contemporaneamente tutti i problemi in quanto occorre tempo (più che altro burocratico, purtroppo) e soprattutto disponibilità. Da quel che abbiamo finora potuto notare il preside della nostra facoltà in primis e i professori poi, sono molto aperti al dialogo con gli studenti e questo ci fa sentire abbastanza importanti. Perché sono gli studenti che fanno andare avanti le università e non soltanto la ricerca, come invece qualcuno afferma (vista la ricerca in Italia poi…). A borgo Roma si sta mettendo sempre più in luce il problema della mensa: il cibo è ancora portato dall’esterno ed è alquanto scadente. Dopo mille rassicurazioni da parte dell’ESU, non sono stati ancora presi dei provvedimenti… Inoltre, insieme ai rappresentanti di Medicina, stiamo cercando di sondare il campo per quanto riguarda la possibile apertura di un locale in questa zona di Verona per quanti vogliono studiare anche la sera (tutti bravi ragazzi questi. Bravi!!!). La raccolta firme sta procedendo un po’ a rilento e cogliamo questa opportunità per dire a tutti i lettori che chiunque sia interessato a que-

sta iniziativa, ci può contattare. Più sono a farsi sentire e più certezza di ottenere un risultato si avrà. Tra i progetti portati avanti dai rappresentanti degli studenti, uno dei più importanti per gli studenti di biotecnologie, riguarda la continuazione delle attività del gruppo studentesco CoScienze, costituito il 30 gennaio 2003, da un gruppo di studenti di biotecnologie. CoScienze oggi, come allora, intende offrire agli studenti di questo corso di laurea, occasioni di confronto e approfondimento su tematiche riguardanti le scienze della vita, coinvolgendo l’Ateneo veronese, gli enti studenteschi nazionali ed europei che operano in quest’area, esperti esterni ed aziende. Il gruppo inoltre si pone come ulteriore obiettivo l’alfabetizzazione biotecnologia dell’opinione pubblica, spesso disinformata ma anche incapace di giudicare con cognizione di causa, le problematiche che le biotecnologie aprono. Tra le attività più importanti che si intendono realizzare nel primo semestre di quest’anno vi sono i “Research Days”, giorni nei quali professori e ricercatori che operano nel campo delle biotecnologie esporranno ad una platea composta principalmente da studenti, i loro progetti di ricerca. Questa occasione sarà utile innanzitutto agli studenti per comprendere cosa significa fare

ricerca e come orientarsi nel momento della scelta della tesi di laurea. Sarà utile inoltre utile come momento di rispettivo scambio di informazioni tra i diversi gruppi di ricerca. Un’altra importante attività che si intende svolgere è la partecipazione a Bionova, la fiera biennale sulle biotecnologie, che si svolgerà a Padova dal 18 al 20 Aprile 2007 ed è una occasione importante per incontrare aziende e istituti di ricerca oltre che per avere un’idea sullo stato delle biotecnologie in Italia. Non tutti gli obiettivi perseguiti dal gruppo sono di facile attuazione e di immediata portata, ma pensiamo che sia necessaria una presa di “CoScienza” che siamo noi studenti in biotecnologie una parte della classe dirigente di domani ed è nostro compito far capire all’opinione pubblica l’importanza delle biotecnologie per lo sviluppo e il futuro dell’Italia. I rappresentanti degli studenti inoltre informano tutti coloro che sono interessati a dare una mano a svolgere o anche a proporre nuove attività, che il gruppo è sempre aperto ad accogliere nuove persone che hanno voglia di dedicare un po’ del proprio tempo per perseguire i nostri obiettivi. I rappresentanti di Scienze matematiche, fisiche e naturali

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INAUGURAZIONE DELL’ANNO ONNA’LLED ENOIZARUGUANI ACCADEMICO OCIMEDACCA Due resoconti della stessa giornata atanroig assets alled itnocoser euD

STOP AGLI “ESAMIFICI”.

POLIZIA, LACRIMOGENI E SIRENE

Richieste al ministro in un’ateneo che cresce.

No, magari.

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Lunedì mattina. Di solito la gente ha ancora per la testa il weekend, sono tutti addormentati e magari anche di malumore. O magari sono io così e vedo gli altri di conseguenza. Quel particolare lunedì mattina è il 29 gennaio, giorno dell’inaugurazione dell’anno accademico. Presente alla cerimonia al polo Zanotto il ministro dell’economia Tommaso Padoa Schioppa.

ome ogni anno, a partire dal 1982, si è aperto un nuovo Anno Accademico per il nostro ateneo. La cerimonia, per questo 2006/2007, ha avuto luogo lunedì 29 gennaio nell’aula magna del Polo Zanotto alla presenza di professori, studenti e autorità. Significativa la presenza del Ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa che, accettando l’invito rivoltogli dal rettore dell’Ateneo scaligero, Alessandro Mazzucco, ha reso nota la sua consapevolezza “delle difficoltà che la Finanziaria ha creato al mondo universitario”. Difficoltà evidenziate negli interventi del rettore e del rappresentante degli studenti Damiano Fermo. Mazzucco, dopo aver accennato alle idee che avevano favorito in pieno medioevo la nascità dell’Università di Bologna, la madre di tutte, ha ribadito la primaria importanza che l’università riveste tuttora nella diffusione del sapere. In epoca contemporanea, a partire dal governo Fanfani e fino alla riforma Berlinguer, attualmente in vigore, si è quindi sentito costantemente il bisogno di riformare il sistema universitario. Venedo alle esigenze finanziarie e alla messa in cantiere di importanti opere edilizie (l’area delle caserme Santa Marta e Passalacqua e di palazzo Verità-Montanari) il rettore, che ringraziato i tanti privati che sostengono l’Università, ha sostenuto che serviranno 71 milioni di euro, dei quali solo 26 sono già disponibili, mentre i restanti 45 milioni di euro sono da reperire attraverso “finanziamenti ministeriali o di privati”. In questo senso, con una battuta provocatoria, ha detto di “sperare” che l’Ateneo giungesse al suo 25° anno di autonomia. Venticinque anni che ne fanno sì “un ateneo giovane, ma già inserito nei circuiti internazionali della ricerca e dell’insegnamento”, come ha voluto sottolineare anche Padoa-Schioppa. E le statistiche parlano chiaro: in continuo aumento le immatricolazioni, un più sette per cento quest’ultimo anno. Forte l’impegno sul territorio; nel Triveneto è riuscito ad assumere un ruolo primario nei rapporti con gli altri atenei, in particolare con quello di Trento. Sul territorio veronese attualmente punta alla realizzazione del nuovo “Campus Aperto” fortemente voluto anche dall’attuale amministrazione comunale e dagli studenti. E proprio il rappresentante di questi ultimi ritiene “prioritaria la realizzazione del progetto d’espansione nelle zone dell’ex area militare, da troppo tempo in fase di stallo, nella prospettiva di ampliare la capacità di offerta formativa e valorizzare un quartiere, come quello di Veronetta, da tempo in difficoltà”. Poi, a nome di tutti gli universitari italiani, ha proseguito criticando i “corsi di laurea triennali con 45 esami che non hanno permesso all’ultima generazione un percorso di approfondimento e di riflessione personale e critica dei propri studi”, creando “esamifici” che non preparano adeguatamente al mondo del lavoro. Fabrizio De Vincenzi

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Arrivo in università alle ore 09.00 AM, comincio la giornata sbrigando le solite formalità: caffè, e-mails e cose così. Alle 10.00 AM esco dalla facoltà e davanti a me si dispiega massiccia la contromanifesazione. Dissidenti dappertutto, polizia, lacrimogeni, sirene e grida. No, magari. Invece uno sparuto gruppo di persone raggrupate davanti il palazzo di economia, un gruppo di quà e un gruppo di la dalla strada. Naturalmente i cori: «con i rasta sulla testa i finocchi fanno festa». Ancora mi domando cosa c’entrasse, ma c’è dell’altro.Chiedo a dei ragazzi con delle bandiere nere con scritte rosse, chiedo chi sono e perchè sono li. «Forza nuova.» «Cos’è?» A quel punto si, temo per la mia incolumità. Invece i ragazzi di estrema destra si rivelano disponibili e mi dicono i loro motivi con garbo. Di là dalla strada invece vedo Forza Italia, Fiamma tricolore, Azione giovani, Lega nord e Blocco studentesco. Tra tutti i gruppi con cui parlo trovo anche chi mi manda le foto della giornata, di meglio non chiedo: tutti molto gentili. Manuel, di Forza nuova, è iscritto a Scienze della comunicazione, al terzo anno. «ei, ma siamo compagni di corso!» «Ma dai, pensa te...» Mi dice che sono lì per protestare contro i tagli alla ricerca, che non è giusto che un ricercatore debba sopravvivere con seicento euro al mese (l’ultimo rapporto NIDIL CGIL-IRES segnala uno stipendio medio di mille euro mensili per 45 ore a settimana, NdA) e che la cosa è causa principale della fuga di cervelli all’estero. Manuel mi dice anche che sono li per protesta contro il disegno di legge - ora decreto - Mastella, con il quale si prevede di rendere illegale la negazione dei fatti dell’olocausto. Insomma una moda idiota com’è oramai negare lo sterminio finisce per farci fare delle cose ancora più stupide, penso io. Poi ci sono i tagli alle spese intermedie, a quelle edilizie e agli scatti di anzianità per i professori, causa sostengono loro di probabili cali di rendimento degli stessi insegnanti. Dunque, se non avete tanta voglia di farci lezione non preoccupatevi, siete compresi; Io di persona sono pronto ad abbracciare calorosamente chiunque ne abbia bisogno. Faccio presente a Manuel che sono proprio in pochi: una trentina al massimo in tutta la manifestazione. Pochi e pacati, che a prescindere dai credi politici è proprio strano. Mi domando se va davvero tutto così bene da non creare dissensi, e penso che la mia ignoranza dei fatti politici mi fa proprio vivere sereno. Chissà se così va bene. Un’ora dopo mi trovo in chiostro San Francesco, e me li vedo passare davanti. «Ciao ragazzi.» «Ciao.» Hanno resistito due ore tra l’indifferenza più completa. Almeno per questo, da ammirare. Tommaso Boscaini

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LA REALTÀ DELLA RICERCA MEDICA ITALIANA: VERONA AL TOP Premiata dal civr la facoltà di medicina e chirurgia di verona; la migliore d’italia.

FACOLTÀ DI MEDICINA

Notizie dai rappresentanti

a direzione universitaria, il Polo Riabilitativo di Valeggio sul Mincio, quelle dell’ospedale Sacro Cuore di Negrar e degli Ospedali di Vicenza Trento e Bolzano, nonché 23 istituzioni ospedaliere e scientifiche accreditate (veneto, Lombardia ed Emilia Romagna) su cui vertono dei programmi formativi delle Scuole di Specialità.

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l Civr; Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca per conto del Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca (MIUR), ha stilato una classifica degli atenei nazionali maggiormente produttivi nelle attività di ricerca e sulla capacità di attirare fondi privati. Per quanto riguarda l’area della ricerca medica la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Verona è balzata al primo posto con un punteggio di 0,83 su una scala da 0 a 1. La migliore struttura dell’intera nazione è quella di Verona. Questa classifica conferma in ogni settore di ricerca la netta crescita degli atenei del nord est del Paese rispetto a mezzogiorno e meridione; ad eccezione di Potenza e Benevento emerge una carenza organizzativa sintomo di una mancanza di fondi e sostegni economici necessari per l’affermarsi di un buon livello di ricerca. Coerentemente con la normativa di riferimento e in accordo con in Programma nazionale della ricerca i soggetti destinatari della valutazione del Civr sono stati: gli enti di ricerca; i programmi varati dal Miur sul fondo per gli investimenti di base (FIRB); la ricerca industriale. Il centro ha utilizzato un sistema valutativo omogeneo e indifferenziato per ogni soggetto attraverso un panel valutativo. Il sistema nazionale della ricerca si articola su quattro grandi aree: Risorse umane; risorse finanziarie; produzione scientifica e impatto sul paese. I risultati della ricerca promuovono a pieni voti la facoltà scaligera meritevole di formare i migliori dottori del paese.(buon per noi). Il testo del prof. Giuseppe Tridente delinea le attività e le prospettive della Facoltà di Medicina e Chirurgia, a trent’anni dalla sua istituzione. La facoltà Medica veronese prende il via nel 1969/70 quale secondo triennio sdoppiato della facoltà di Padova; nel 1982 l’ateneo diviene autonomo approvando il relativo statuto con il D.P.R. 766/83. Dallo stesso anno la facoltà ha un unico Corso di Laurea e ventotto scuole di Specialità che operano all’interno del Policlinico Borgo Roma, solo un reparto è attivo nell’ospedale civile Bordo Trento. Attualmente il complesso strutturale della facoltà include il Policlinico G:B: Rossi, la Chiocciola Odontoiatrica, gli istituti Biotecnologici con le relative aree logistiche, la Lente Didattica, il Polo AIDS e le aree operative di Borgo Trento dove hanno sede 15 strutture clinicizzate o affidate

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La dimensione complessiva delle strutture universitarie è considerevole con un rapporto a regime di 60 mq a studente e di 630 mq a docente. Nella struttura centrale sino ad ora hanno operato 31 istituti Clinici, 9 servizi e 6 Istituti scientifici tutti confluiti a partire dall’anno accademico 1998/99 in 9 Dipartimenti. Per quanto riguarda le sedi periferiche di non trascurabile rilevanza, operano 4 unità riabilitative collocate nella struttura ospedaliera di Vialeggio sul Mincio, tre reparti, undici corsi paralleli di Diploma universitario e 32 Scuole di Specialità quali supporto integrante all’attività centrale. Dunque il fiore all’occhiello dell’ateneo veronese, che nella sistematica organizzazione trova il suo punto di forza, confermando la tendenza emersa dalla ricerca del Civr: sono gli atenei di medie dimensioni, tipici dell’area Nord-Est che riescono maggiormente a gestire nel modo più efficiente ed efficace le risorse. Tutto a beneficio della ricerca che come è ribadito dal ministero dell’istruzione vive una fase rinascimentale nella penisola. L’ateneo veronese capeggiato dalla Facoltà di Medicina sembra rispondere perfettamente alle esortazioni del Ministro dell’università e della ricerca Fabio Mussi il quale pone l’attenzione alla realtà universitaria:”Vogliamo-dobbiamo invertire il lungo percorso di declino del nostro Paese e passare da un modello non più sostenibile a quello dello sviluppo fondato sulla ricerca. Vogliamo-dobbiamo riportare l’Italia in Europa, i giovai nelle università e nei laboratori, la ricerca nei luoghi di produzione”. Solo continuando a perseguire tre grandi obiettivi quali: qualità, equità ed efficienza l’Italia potrà considerarsi protagonista a livello internazionale della conoscenza. Dal canto nostro speriamo che questo sia l’inizio di una svolta nel sistema universitario sperando di vedere davvero realizzati i propositi in campo universitario delineati nel programma di governo che “per il bene dell’Italia” al capitolo “conoscere è crescere” sottolinea l’intenzione di “dare spazio ai giovani nell’università e nella ricerca perché l’Italia ha bisogno di giovani che insegnino e facciano ricerca con stabilità e libertà invece che penare in posizioni incerte e subalterne che finiscono anche col limare la loro originalità e indipendenza d’azione”. Marika Damaggio

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uone nuove da medicina. La macchina di/della rappresentanza degli studenti ha iniziato a muovere i primi passi, con un nuovo gruppo di rappresentanti. Gli addetti ai lavori sono 11: Francesco, Viviana, Silvio, Andrea, Anna, Beppe, Giulio, Chiara, Efrem, Matteo e Andrea. Con una media di 10 Km al giorno percorsi tra i corridoi di facoltà e ospedale – alla ricerca di introvabili persone!- e una lista di contatti telefonici pari solo a quella del presidente del consiglio, questo è il lavoro svolto fino ad ora: COMUNICAZIONE Innanzitutto le forze sono state impiegate per cercare di facilitare la comunicazione con gli studenti. Grazie al rinnovo di alcune strutture in biblioteca, abbiamo una nuova grandissima bacheca, dove possiamo esporre gli avvisi: ora è proprio difficile non vederli! Per essere sicuri di far arrivare a tutti le comunicazioni è stata creata una mailing list che recapita direttamente nella posta elettronica dello studente tutto quello che c’è da sapere di nuovo. Inoltre per raccogliere dubbi, lamentele e curiosità sono partiti 2 servizi: la mail dei rappresentanti (studenti.medicina@univr.it) e il ricevimento giornaliero, già collaudato dai colleghi del biennio passato. Infine, dato che i rappresentanti che siedono in consiglio di facoltà sono soltanto del corso di laurea in Medicina e Chirurgia, abbiamo contattato i rappresentanti dei corsi triennali e di Odontoiatria. In tal modo sarà possibile portare in sede consigliare eventuali problemi, in caso di bisogno. SPAZI In collaborazione con la Biblioteca “Egidio Meneghetti” e i colleghi della vicina facoltà di scienze, è stata avviata una raccolta firme per quantificare la popolazione studentesca interessata ad avere a disposizione un’aula per studiare la sera. E’ noto infatti che il polo didattico di “Borgo Roma” non offre agli studenti l’opportunità di studiare anche la sera in una biblioteca, possibilità riservata solo ai pochi (fortunati) dotati di macchina, e che quindi possono raggiungere più

facilmente la sede di Veronetta. Con questo non pensateci come degli stakanovisti –anche noi ci rilassiamo…-, ma frequentando i reparti in ospedale tutta la mattina e avendo lezioni pomeridiane che, se sei fortunato finiscono alle 16.30, altrimenti stai in aula fino alle 18.15, quando cavolo studiamo?? Allora a molti sembra fondamentale avere un piccolo spazio per raccogliere le energie, concentrarsi e cercare di uscire vivo tra una malattia e l’altra (lo sapevate che i medici sono particolarmente ipocondriaci??). Per ora abbiamo raccolto più di 130 firme, non ci resta che aspettare! INTERNET Vista la chiusura del servizio di posta elettronica ai terminali presenti in biblioteca, si è vista necessaria la richiesta dell’apertura costante dell’aula internet presente agli “Istituti Biologici”. In tale aula si svolgono alcune lezioni mediante l’uso dei PC. La proposta degli studenti è quella di poter effettuare tali lezioni in un’altra aula presente nel polo odontoiatrico, più difficilmente accessibile ad uno studente cha ha pochi minuti a disposizione per contattare il mondo al di fuori della facoltà. Il consiglio di facoltà ha per ora approvato il reclutamento dal prossimo anno di 8 studenti in più che, svolgendo il servizio delle “150 ore” possano prolungare l’orario di una delle due aule. Aspettiamo per il futuro aule funzionanti come quelle nelle sedi centrali. CINEMA Infine, ma non ultimo tra gli interessi, abbiamo contattato l’associazione “Unicinema” per poter creare una rassegna cinematografica coordinata tra le varie facoltà, e quindi dare la possibilità anche a studenti che non si trovano nelle sedi centrali di poter avere un piccolo svago. Per ora è tutto. Appuntamento al prossimo numero con le novità.

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SCUSA; DOV’È BORGO ROMA?

Gli studenti del centro non lo sanno. D

a tempo avevo intenzione di visitare le facoltà dell’Università di Verona distanti dal centro e oggi mi sono finalmente deciso a visitare Medicina e chirurgia. Chiamo “Penicillina” studentessa di medicina e provo a organizzarmi, siamo “sotto sessione”, il tempo è poco e va sfruttato tutto per studiare. Siamo d’accordo, ci troviamo mercoledì e lei mi farà da guida in questo posto a me sconosciuto. Da studente di Economia non ho mai avuto la possibilità di andare nella sede di Medicina e sinceramente non so nemmeno dove si trova di preciso. Sono abituato a scendere alla stazione di Porta Vescovo, a farmi il mio quarto d’ora a piedi in Via Cantarane e dopo aver schivato sporcizie e immondizie varie sono a Economia, e da qui al massimo vado a farmi un giro in Via Mazzini. Non ho bisogno di muovermi ulteriormente, perché di fatto ho tutti i servizi a due passi, ESU, Ufficio Stage, Segreterie. Quindi, la domanda è: dov’è Borgo Roma? Mi spiegano che devo prendere il Bus n 21 dalla stazione, ma questo significa che da Veronetta tra cambi e attese sono 45 minuti buoni. Allora decido di partire in macchina da casa e in un oretta seguendo le indicazioni sono a Borgo Roma. Inaspettatamente trovo subito parcheggio e alle 13 sono nel Parchetto di Medicina ad aspettare la mia amica. Sono esattamente vicino al ponte che collega la Facoltà all’ospedale passando sopra un canale. Ci incontriamo e iniziamo il giro esplorativo dentro questi edifici che mi appaiono come uno stabilimento industriale. In compenso i palazzi e gli appartamenti vicini alla facoltà sono nuovi e il quartiere sembra una bella zona. E’ tardi e decidiamo di andare subito in una mensa che sembra l’interno di un capannone. Non è bella ma spaziosa e la prima cosa che mi viene in mente è che potrebbe avere anche altri utilizzi. “Sarebbe un ottimo posto per organizzare una festa.” Qui mi rivolgo agli studenti di Medicina, perché non organizzate una festa? Potrebbe riguardare i soli studenti dell’Università e avrebbe buone possibilità di successo. Proposte a parte, mangio tutto sommato discretamente, peccato solo per i coltelli di plastica che non mi permettono di sbucciare la mela con facilità. In mensa conosco alcuni studenti di Medicina e la mia amica mi presenta definendomi in un modo che mi accompagnerà per tutta la giornata:”uno studente del centro”. Chiedendo spiegazioni riguardo questo appellativo scopro che loro non hanno molti contatti con gli studenti di Veronetta e che ci vedono come un mondo a parte. Tutto sommato do loro ragione: in 5 anni di università non ho praticamente mai avuto modo di conoscere studenti di medicina, nemmeno alle feste universitarie del Campus o dell’Alter Ego. Finito il pranzo inizio il giro per la facoltà e per le aule studio, che vedo situate nei corridoi e nei punti di passaggio tra uno stabile e l’altro. E’ strano ma almeno li si può parlare e fare lavori di gruppo. Chiedo alla mia amica ”Penicillina” di vedere l’aula di informatica e mi spiega che è chiusa perché fanno lezione e che se voglio collegarmi a Internet devo andare ai computer della biblioteca oppure nell’aula di

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informatica che si trova nello stabile dell’ospedale. Mi reco più tardi e osservo che non tutti i computer della biblioteca consentono l’accesso alla propria mail e che hanno anche altre limitazioni nella navigazione, mentre l’aula di informatica dell’ospedale non è aperta con orario continuato, infatti passo alle 2:40 e la trovo chiusa. Comunque loro hanno almeno 4 aule della dimensione della nostra Aula B di Economia e questo mi fa dedurre che hanno pochi problemi di posti a sedere. Vedo la scritta istituto biologico e mi faccio spiegare che cos’è. Così ho la possibilità di vedere che buona parte della facoltà è occupata da laboratori e da uffici di Ricerca. E vengo a conoscenza del fatto che la facoltà di Medicina di Verona è importante per gli studi di Patologia generale. Concluso il giro a Medicina mi faccio accompagnare alle aule universitarie dello stabile ospedaliero. Attraverso il ponte che passa su un canale, chiamato “Rio Merda”. Il tragico nome viene dal fatto che prima che iniziassero i lavori di pulizia, il canale era sporco e puzzolente. N.B. Attraversando il ponte bisogna assolutamente evitare di passare in mezzo a 2 colonnine di ferro; “dicono porti sfortuna.” Entro nell’ospedale e visito le aule di Odontoiatria e dei corsi triennali . oltre che la lente didattica e la segreteria. Devo dire che trovo strano che cosi tanti studenti, per usufruire di questi servizi, debbano girare e muoversi dentro l’ospedale. In ogni caso girando dentro l’ospedale sono incuriosito dalla vista di tanti giovani col camice: chiedo spiegazione alla mia amica. Sono i tirocinanti e gli specializzandi: “quasi tutti gli studenti di medicina sono tenuti a fare questo tipo di esperienza nell’ospedale di Borgo Roma.” E vista la grande quantità di studenti, spesso un medico si trova a disposizione 8-9 specializzandi. Alcuni medici spesso ne approfittano e affidano loro buona parte del proprio lavoro. Secondo ”Penicillina” sarebbe una buona idea dare la possibilità agli specializzandi di svolgere questo periodo in un altro ospedale. Il mio giro si conclude in Biblioteca Meneghetti che non prevede una apertura serale. ”Penicillina” mi spiega che è divisa in 3 piani: Paradiso, Purgatorio, Inferno. Mi viene da ridere pensando che anche noi “studenti del centro” ci siamo divertiti a dare un nome all’ultimo piano, la famosa Piccionaia. Una volta in Biblioteca improvvisamente mi ricordo che anch’io devo studiare per l’esame di Venerdi. Saluto la mia amica, la ringrazio e scendo al secondo piano per studiare un po’ in purgatorio. Verso sera la mia giornata a medicina può ritenersi conclusa e uscendo noto due cose che mi lasciano un po’ perplesso. Incrocio un signore strano, vestito con la divisa della Protezione civile, che gira per la facoltà. Poi mi imbatto anche in una ragazza vestita in modo semplice, con una maglietta con la faccia di topolino stampata. Forse per i ragazzi che studiano Medicina tutto ciò risulta del tutto normale ma io, studiando Economia, sono in fondo uno Studente del Centro. Antonio Furfari

ERASMUS A VERONA

Un’esperienza per sempre. G

li studenti erasmus sono di solito nel terzo o quarto anno dello studio, (di lingue, storia oppure economia) e vogliono avere un semestre straordinario. Vogliono fare nuove esperienze, imparare la lingua e trovare nuovi amici. Non siamo qui solo a causa delle feste e per essere sempre ubriachi : ) Non è così facile lasciare tutto a casa. Hai già la tua vita, gli amici, la famiglia, le abitudini, magari un lavoro…Ma un mezz’ anno o 10 mesi sono alla fine non troppi è magari puoi ritornare di tanto in tanto. Da quando si fa la decisione di fare uno scambio con un’altra università, fino al punto in cui si comincia veramente di studiare la passa di solito un anno, un anno con moltissimi moduli da riempire e tantissime trafile burocratiche. I moduli e pratiche per: la propria candidatura dell’università a casa, dell’università all’estero, moduli per Erasmus, cercare le lezioni, il Learning Agreement, cercare un appartamento… I primi giorni a Verona erano un po’ confusi. Che cosa devo fare prima? Dov’è Paolo Zanotto, Via Artigliere? Chi può prestarmi una password? Che cosa posso scegliere per pranzo? È la cosa più importante: Chi parla inglese? La gente parlava spesso d’ESU, ASE, ISU – devi chiedere al ESU questo, ASE può darti quello…Alla fine non sapevo ASU, ISE, ESA – cosa? Un casino nella testa… Anche gli orari delle lezioni non erano ancora disponibili, ma l’università a casa ha voluto presto i moduli con le indicazioni delle materie da frequentare. Ma dopo qualche giorno, dopo che abbiamo visto tutte le cose diverse volte, tutto diventava abbastanza familiare. Abbiamo trovato degli amici, che avevano gli stessi problemi, e che anche sapevano niente. Ma insieme tutto era un po’più facile. ISU era un grande aiuto per i primi passi – sempre, quando c’era un problema, loro avevano una risposta oppure una soluzione – ci hanno aiutato di cercare un appartamento, ci hanno regolato con la questura, facendo il permesso di soggiorno ecc. Con ASE abbiamo imparato come si fanno le feste a Verona e dove ci sono gli ostelli economici e buoni – molto importante per sopravvivere. Con il mail-system siamo stati sempre informati – per quanto riguarda la prossima festa, che appuntamento è necessario e dove possiamo prendere sconti con la tessera di ASE. L’ aula informatica d’ESU era sempre un buon posto per trovare gli amici erasmus, perché all’ inizio questo era l’ unico posto che conoscevamo che permette di stampare qualcosa anche senza i fogli… quasi come un sogno – ma adesso è finito l’offerta di 5 fogli gratis – il sogno è svanito. Loro hanno fatto anche le cose per le residenze – il modo più facile di cercare un appartamento, ma anche il modo più burocratico : ) Alla fine quasi tutti abbiamo trovato qualche lezione per cui possiamo prendere i crediti per i nostri studi a casa, sebbene un po’ tardi, ma meglio che mai. Purtroppo erano poche le lezioni in inglese - siamo qui per imparare italiano, ma all’ inizio era più facile di capire e anche un punto che mostrava l’internazionalità e apertura dell’ università. Il modulo degli esami sembrava un po’ strano per quasi tutti – all’estero gli esami sono di solito scritti e il periodo degli esami è più corto. Anche il modo di tre appelli era nuovo per tanti. Per fortuna, quando non superi uno – dopo hai ancora due prove. Ma anche queste informazioni ci sono arrivate un po’ in ritardo e in modo disordinato – prima di natale sapevamo quasi niente, e dopo quando, avevamo scoperto le date giuste, c’era sempre qualche cambiamento. Tutto questo era un po’irritante, perché non si possono organizzare i tuoi viaggi per natale, quando scopri tutto nell’ultimo momento. Ma insomma possiamo dire che qui abbiamo vissuto un bel periodo della vita che mai possiamo dimenticare. Colette

FACCIAMOCI LE DOMANDE!

D

ue anni fa, durante una lezione alla facoltà di economia, il professore ci fecce una domanda: secondo voi qual’è la cosa più importante? Le domande oppure le risposte?

??? Questa domanda, che sembra inutile in prima impressione, si rivelò poi di grande interesse per alcuni studenti presenti in aula; molti erano che sostenevano la preminenza delle risposte rispetto alle domande, argomentando anche bene il loro punto di vista. Ci sono caduto pure io! Ora non più: ritengo che, per qualsiasi persona, ancor più per lo studente universitario, farsi delle domande (non solo giuste come si sente dire, anche stupide!) ovvero essere curioso di conoscere il perché delle cose sia un atteggiamento molto importante. Vado lontano affermando che la “curiosità intellettuale” sia uno dei doveri dello studente universitario, almeno nell’ambito della disciplina oggetto dei propri studi. Le domande portano lo studente alla comprensione, se non alla via di comprensione e, l’università, tramite la didattica e la ricerca, ha il compito di aiutarlo in questo senso; ma nella maggior parte dei casi, le cose non avvengono proprio così: le lezioni assomigliano sempre più a dei concerti dove il docente entra, si esibisce ed esce senza che gli venga fatta una sola domanda, per quanto stupida sia; è sempre più diffusa - durante gli esami - la cultura del “memorizzare” il libro, anche se non si è capito bene quanto studiato. Alcune volte, dopo un esame, non si è più in grado di spiegare quello che è stato, per lo studente, fonte di una riga in più nel libretto universitario. Perché tutto questo? Questa è la mia domanda. Riflettiamoci!!! Fortuna - Ekutsu Mambulu.

Rappresentante degli studenti (facoltà di economia)

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A.A.A.

ALLOGGI

Come, dove, quando, perchè. Ma sopratutto: in regola?

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iao a tutti, sono Anita, iscritta al terzo anno di Scienze della Formazione. Sono una “giornalista” di Pass ed è mia intenzione occuparmi della materia alloggi e di scrivere sulle relative problematiche. Penso di essere una delle persone più indicate per parlare delle problematiche relative agli alloggi, in quanto in questi tre anni ho cambiato tre appartamenti, e quindi tra agenzie e uffici un po’ me la cavo. Solitamente al primo anno di Università si è portati ad adattarsi a quel che si ha fortuna di trovare, coinquilini compresi. Qualcuno è più fortunato di altri, in quanto ha la conoscenza di qualche amico più anziano e vissuto nella vita universitaria che lo sa consigliare: però non è il nostro caso. Chi si avventura alla ricerca di un alloggio che rispecchi un po’ le proprie aspettative si trova davanti a molte difficoltà. Anche Verona, come molte altre città universitarie, si trova nella situazione in cui i proprietari degli appartamenti e le agenzie immobiliari si travestono da abili approfittatori pronti a spremere le non abbondanti finanze di noi studenti, e delle nostre famiglie: pagare 250 euro per un posto letto in un appartamento da dividere con altre 2 o 3 persone, per quanto simpatiche siano queste, è pur sempre un’esagerazione. E la maggior parte delle volte tali affitti risultano essere in nero o comunque con contratti non regolamentari; se dovesse accadere qualcosa, come l’essere sottoposto a qualche controllo a campione che verifica la legalità del contratto, le colpe saranno scaricate sull’inquilino, meno al proprietario. A tutto ciò si devono aggiungere anche le noie burocratiche del caso, con tasse rifiuti e bollette acqua luce e gas che dovrebbero essere sempre aggiornate con le anagrafiche degli inquilini, ma che o per l’inefficienza e le lungaggini degli uffici addetti, o per la negligenza dei soggetti su cui pesa tale onere, non sempre avviene. Quindi, mi sentirei di consigliare a tutti gli studenti interessati di fare attenzione ai contratti. E’ il caso di non scendere a troppi compromessi con agenzie e proprietari, in quanto loro sanno che il trovar alloggio è una nostra principale necessità, e sono sempre molto propensi a prelevarci qualche decina di euro più del dovuto. Nei prossimi articoli cercherò di trattare più nello specifico le varie difficoltà e se possibile cercherò di esservi di aiuto. Noi di Pass aspettiamo le vostre domande e se vorrete raccontarci le vostre esperienze saremo felici di dare loro ascolto in questo spazio dedicato agli alloggi universitari. a presto, Anita

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PASS propone un dialogo con associazioni e

servizi universitari.

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n grosso saluto a tutte le studentesse e a tutti gli studenti dell’Università di Verona, io sono Antonio e studio Economia nel nostro caro Ateneo. Perché uso le parole “nostro caro” Ateneo? Per due Motivi. In primis perché dopo poco più di 5 anni che frequento l’università di Verona permettetemi di dirvi che ci sono un po’ affezionato. Mi piace venire a Verona ed incontrarmi con i miei colleghi dell’università, e posso dire di aver fatto anche buone amicizie con cui mi sento fortemente legato.Mi piace partecipare alla vita universitaria al punto che sono iscritto ad una associazione. So quanto è importante e piacevole l’attività delle associazioni universitarie perciò, attraverso questa rubrica ho intenzione, fra l’altro, di dar loro spazio e voce attraverso gli articoli che perverranno in redazione. Tornando alla spiegazione dei termini, il secondo motivo, ma non per importanza inferiore al primo, riguarda la spesa che sosteniamo per usufruire dell’Università. L’Università costa, anche se abbiamo la fortuna di avere un buon servizio di Borsa di studio che grazie agli stanziamenti regionali è riuscito a coprire tutti gli idonei nel 2005. Infatti, le rette universitarie, non sono le uniche spese che gli studenti devono sostenere, essere Universitario significa spendere per libri, copisterie, trasporti, parcheggi, alloggi e quant’altro. Noi paghiamo e facciamo sacrifici perché siamo consapevoli di ricevere in cambio un servizio, giusto? Ecco che veniamo al dunque. Questa rubrica di Pass nasce con l’intento di confrontare le esperienze di servizio vissute dagli studenti e di comunicarle al mondo universitario veronese. Tutto questo con lo scopo di mettere in condizione di discutere assieme agli organi dell’Ateneo e quindi, ai rappresentanti degli studenti, al personale docente e al personale amministrativo dell’Università di Verona. Cos’è il servizio universitario? Una prima risposta potrebbe essere che si tratta di insegnamenti, esami e valutazioni, ma è anche definibile come aule studio, biblioteche, segreterie studenti, relazioni internazionali, offerta stage, borse di studio, parcheggi, mensa e cosa assai importante anche il servizio di rappresentanza studenti negli organi dell’Ateneo. Come potete vedere, il concetto di servizio universitario è molto ampio. E potrebbe esserlo ancora di più se ci si riferisse a tutto ciò che significa per noi, la parola Apprendimento. Quindi, dipende molto da come lo studente vive l’università e dove egli risiede. Infatti è influente anche la condizione di pendolare o “stanziale”. Il tema può essere molto complesso quindi, mi rivolgo a voi chiedendovi di raccontare come vivete l’università e di espirimere le vostre opinioni: ritengo che questo possa concorrere a migliorare la nostra università. Perciò ogni vostro intervento sarà bene accetto. Antonio Furfari pass.vr@libero.it

LABIRINTO UNO, LABIRINTO DUE

Chi ha letto “il processo” di Kafka? Teseo non può neppure immaginare cosa significhi laurearsi.

C

inque anni fa iniziai la mia avventura universitaria a Verona. No, non faccio parte del vecchio ordinamento ma del nuovo ordinamento, il sospirato “corso di laurea triennale” che ha invogliato tante persone ad iscriversi agli atenei, cadendo nel sogno di potere concluderlo dopo solo tre anni. Io scelsi il corso di laurea in lingue dato che amo ed ho sempre amato imparare le lingue e trovo che conoscerle sia una perfetta chiave di accesso al mondo del lavoro. Ricordo ancora il mio primo giorno in facoltà. Un immenso andirivieni di persone che camminano a passo svelto uscendo ot entrando dall’università, altre che purtroppo per loro fumano la sigaretta o che studiano nel chiostro di Via S. Francesco, una parte di Verona che mai avevo conosciuto da vicino. Ammetto che il primo anno mi sembrava di essere in un labirinto e di sentirmi come un pesce fuor d’acqua. Quante ore passate davanti alla segreteria studenti o alla segreteria situata all’ingresso della facoltà tante erano le mie richieste di chiarimenti, quante persone a cui chiedevo dove si trovava l’ufficio di un professore o semplicemente per chiedere dove si trovava l’aula. Il primo corso che ho frequentato era letteratura inglese il cui corso si teneva tre volte a settimana. Eravamo in tantissimi a seguire le lezioni, le sedie erano tutte occupate e molte volte ero costretta a sedermi per terra o addirittura fuori dall’aula nel corridoio. Dopo il primo mese di lezione di quel corso, potevo trovare tranquillamente posto a sedere perché gli studenti credo si fossero stancati di stare seduta a terra e di arrivare in aula mezz’ora prima dell’inizio della lezione. Lezione ad ottobre, novembre e dicembre dal lunedì al venerdì ogni mattina e quasi ogni pomeriggio fino a tardi e quante corse dovevo fare per arrivare in tempo a prendere il treno che poi invece era in ritardo come spesso accade ancora. Il tempo mi sembrava trascorreva velocissimo quando frequentavo i corsi. Gennaio arrivava senza che me ne accorgessi e il panico per gli

esami cresceva sempre di più. Appena ho cominciato a trovare la via d’uscita del labirinto uno, mi perdevo nel secondo e più complesso labirinto che chiamerò labirinto due, il CLA che sta per centro linguistico ateneo. Tre livelli di lingua, uno per ogni anno accademico e ad ogni livello veniva chiesto il superamento di tre prove: prova informatizzata, prova scritta ed orale. Le lezioni del CLA si accavallavano con le lezioni dei corsi il cui voto viene riportati nel libretto e gli esami del CLA a volte coincidono con gli esa-

mi del piano di studi. Se lo studente non completava le tre prove del livello entro l’anno, doveva rifare quello del livello una seconda volta anche se precedentemente le aveva già superate magari con voti più alti. Alcune prove del CLA erano molto difficili da superare e non era consolatorio sapere che a volte non erano tenute lezioni preparatorie a quella specifica prova. Il risultato di questo complesso meccanismo è che alcuni studenti preferivano rivolgersi ad istituti esterni alla facoltà per sostenere le prove di lingua mentre altri, caparbi come me o

che non avevano una situazione finanziaria da permettersi di pagare altri soldi ad enti esterni, provavano e riprovavano a ripetere la prova fino al raggiungimento di un risultato positivo. Nell’era dei lettori MP3, per avere il certificato di superamento delle tre prove, bisognava aspettare l’apertura di un ufficio quando invece bastava mettere a disposizione degli studenti dei computer per la stampa di tale certificato. Questo avrebbe evitato lunghissime code fuori dall’ufficio. La descrizione del CLA può essere scritta o letta anche con i verbi al presente perché le cose non sono ancora cambiate. Ciò che è cambiato è che la votazione del CLA finalmente fa media con il voto del corso monografico, questo per me è un importantissimo momento di svolta. Durante questi anni ho conosciuto molti compagni di corso simpatici a cui tutt’oggi sono molto affezionata e che porto nel cuore. Sicuramente questo è un aspetto più che positivo della carriera universitaria, penso che l’università sia poi soprattutto una palestra di vita perché si imparano a gestire i propri impegni e ad arrangiarsi in tutto e per tutto. Bacheca non letta, occasione persa: l’università senza ombra di dubbio allena a tenersi sempre aggiornati sulle attività universitarie e sulla piccola società universitaria. I laureati e chi tra poco si laurea sarà d’accordo con me: ottenere la laurea è e sarà una soddisfazione enorme perché dopo tanti anni le fatiche vengono premiate e si trova l’uscita al labirinto uno e due. Si può dire “io ce l’ho fatta, nonostante tutto”. La mente si alleggerisce per lasciare spazio ai problemi del mondo lavorativo e perché sicuramente ci saranno altri mondi da scoprire e tante altre cose da capire. Questo è il bello della vita, non si smette mai di imparare. In bocca al lupo a tutti... Sunflower

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RAY BRADBURY

Basta con le cose serie e attuali, finalmente la sezione culturale di PASS. Concerti, spettacoli, recensioni , feste e roba del genere. Solo due cose: la prima è che ci aspettiamo un sacco di e-mails con i vostri consigli, che saranno attentamente vagliate dal nostro responsabile culturale e, solo in seguito, cestinate. La seconda: fidatevi del consiglio di Juliette, ha stile.

EVENTI

Ciao, siamo i MU

M

utsumi Kanamori, in arte «Mu» è la donna della mia vita, ha palesi origini asiatiche, vive nel piovoso Regno Unito e fa musica arrogate e violenta, sulla cover del cd brandisce un’enorme coltello da cucina, mantenendo un’aria da lolita e non mi stupirei se vomitasse sul pubblico. Sono eccitato (guardate il video, il link è in fondo alla pagina. In ogni caso vanno curati entrambi, l’autore dell’articolo e Mu, NdR). Domenica ore 22.30, arrivo al posto, in ritardo, fa freddo. Non c’è praticamente nessuno. Mi chiedono se ho la tessera: «si, ce l’ho. Levati, voglio andare da Mu.» La ragazza insiste, vuole 5 euro: dice che ci sono 2 concerti... «Tieniti i tuoi 5 euro, ora togliti, voglio andare da Mu!» Mi guardo attorno, le 4 persone presenti sono più da Ligabue che da Mu... Il posto comincia a riempirsi, di Mu ancora nessuna traccia. Sale uno sul palco. Uno con una chitarra grossa, acustica, vestito malissimo. «Ciao, siamo i MU.» Ma mi prendi in giro? Cos’è, uno scherzo? Chitarra acustica e basso, la batteria si aggiunge solo per un paio di pezzi, lui con voce triste ci canta i suoi problemi. Ne ha un casino. Quasi mi viene voglia di abbracciarlo e dirgli che andrà tutto bene, ma torno lucido per un attimo e mi ricordo che sono venuto per farmi vomitare addosso dalla donna della mia vita, in un’orgia di suoni elettronici e un contesto da carnevale di Rio, mi faccio forza e gli sparo, penso. Così smette di soffrire. Decido di non macchiare la mia fedina penale, che l’ho messa pulita stamattina. I MU lasciano il palco ai Canadians. Bravi, mi ricordano i Jimmy Eat World, una nota di merito poi va al tastierista che suona col collare. Faccio un po’ di foto a loro. Fa freddo, torno a casa. Qui i link se volete qualche info http://myspace.com/canadianstheband http://www.myspace.com/mutsumiakamu http://vids.myspace.com/index. cfm?fuseaction=vids.individual&videoID=572203 764 Pietro Firrincieli

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MUSICA

The brian jonestown massacre I

L GRUPPO che dovete conoscere THE BRIAN JONESTOWN MASSACRE. Un gruppo incredibile, pazzo e sconosciuto dal gran pubblico, ma che raggiunge le cime della gran musica Rock. Prima di tutto devo dire che di solito il Rock non è il mio genere musicale preferito. Okay, ovviamente i più grandi mi piacciono ma sono in pochi. Quando un’amica mi ha proposto di vedere un documentario su 2 gruppi Rock, ho accettato poco convinta... « Ma è un film unico, devi assolutamente conoscerlo ! ! » Va bene, dico, vado con te. Questo doc si chiama DIG, ed è stato in qualche sale ma poche poche (l’ho visto a Parigi, e credo sia uscito solo a Roma e Milano, ma potete trovarlo su internet ). Questo film è una pazzia : DIG ! è la storia di due gruppi della scena indipendente americana : i BRIAN JONESTOWN MASSACRE di San Francisco e i Dandy Warhols di Portland. Uniti all’inizio dallo stesso spirito di ribellione e di creazione , un’ammirazione reciproca, ciascuno gestirà a suo modo le contraddizioni tra i propri desideri artistici e la sua sete di notorietà. La regista Ondi Timoner ha filmato 1500 ore, per 7 anni, la loro evoluzione e le loro strade incrociate, in concerto, in backstage, in studio, nel quotidiano. Ha filmato anche la frattura : l’amicizia che non resiste alla pressione dell’industria della musica. Quando i Dandy moderano i loro discorsi e si adattano per toccare un pubblico più largo, i BJM si radicalizzano e si perdono in conflitti interni, pero guadagnano uno statuto di gruppo « Maudit » e cult. DIG ! è un Road Movie, un Rock Movie che ci permette di vedere il Rock dall’interno, con il destino di 2 gruppi gemelli. Ma è soprattutto l’occasione per noi europei di scoprire questo cantante-compositore pazzo geniale che è Anton Newcombe, capace di chiudersi per giorni con un centinaio di strumenti (e un bel po’ di cose strane da fumare) per comporre una nuova melodia ... Beh, non mi resta più che dirvi di correre sul sito del gruppo (www.brianjonestownmassacre.com)o di DIG ! ( HYPERLINK http://www.dig.fr www.dig.fr) per farvi un’idea e poi di correre alla Fnac di Verona o sull’internet per comprarlo ! Juliette

Recensione e riflessioni su: Fahrenheit 451. F

ahrenheit 451 è identificabile come libro di fantascienza, quindi è ambientato nel futuro, ma il futuro quivi descritto è drammaticamente molto simile al nostro presente. Il protagonista del libro si chiama Montag e di professione fa il pompiere, ma nella società distopica in cui vive, i pompieri non spengono le fiamme, altresì le appiccano. I militi, dai lunghi lanciafiamme, sono specializzati nel trovare e distruggere un oggetto particolarmente pericoloso per la loro società: il libro (a 451° Fahrenheit brucia la carta). I libri in questo futuro infatti sono banditi, le informazioni e il sapere passano attraverso il megaschermo della televisione chiamata “la famiglia”. Ma Montag è diverso dai propri compagni indottrinati dai reggenti sociali, egli cova nel profondo un sentimento, non di ribellione ma di insofferenza verso la propria esistenza piatta, costituita da un lavoro di routine e da una moglie indifferente e fortemente condizionata dalla “famiglia”. L’esistenza di Montag è destinata a cambiare; grazie all’incontro fortuito con una ragazza egli inizia a scoprire un mondo parallelo diverso da quello che aveva imparato a conoscere. Un episodio cruciale all’interno dell’intreccio narrativo avviene nel momento in cui la squadra di Montag scova all’interno di un’abitazione di un’aziana signora un’enorme biblioteca zeppa di libri. I militi però non si limitano ad incenerire i soli libri ma mandano sul rogo anche la vecchia signora perché si rifiuta di abbandonare la sua casa ed i suoi volumi; tornano alla mente le parole di Heine “chi inizia bruciando i libri prima o poi brucerà le persone”. Il libro si concluderà poi con la denuncia da parte della moglie di Montag alle autorità e la successiva fuga di quest’ultimo dalla città “civile” verso le zone selvagge dove dimorano gli “uomini libro”, fuorilegge colpevoli di voler leggere libri, di scambiarsi le opinioni e le idee in una società dove il pensiero individuale è subordinato a quello collettivo. Per far sopravvivere la cultura, il ricordo, il passato, imparano a memoria i libri che trovano, diventando essi stessi libri. Ma tralasciando la trama del romanzo si può aprire una seria riflessione sul pericolo messo alla luce da Bradbury ovverso la massificazione e il progressivo annientamento della cultura ad opera dei mass media. A questo proposito è alquanto significativo che l’autore nel lontano 1953 veda nella televisione lo strumento principe per appiattire le vite degli uomini, per relegarli ad una condizione di schiavitù inconsapevole all’interno di quella gabbia dorata che è la società dove tutto funziona e nessuno si lamenta. Grazie all’utilizzo dei mass-media il potere centrale controlla e crea consenso all’interno di quello che un tempo poteva definirsi come popolo ma che ora è solo una massa di automi irrazionali. Questa minaccia non è purtroppo così lontana come siamo portati a credere. Gli indici d’ascolto e di gradimento di trasmissioni spazzatura come i Reality (che si propongono di svelare la realtà, ma che sono solo finzione), è un indicatore preoccupante dell’andamento della nostra società. Si leggono pochissimi quotidiani e ancor meno libri nonostante essi siano accessibili al lettore, a bassissimo costo se non a titolo completamente gratuito. Non stupisce quindi il fatto che l’Italia si ponga agli ultimi posti nel mondo riguardo al livello di conoscenza. Certamente le eccezioni esistono ma sta a noi tentare in tutti i modi di incrementare il sapere e lo spirito critico nei confronti della società che ci circonda e per far ciò bisogna essere avidi di conoscenza. Non ci si deve accontentare del poco che si conosce attraverso i normali canali d’informazione e di sapere ma bisogna continuare a cercare, accrescendo così il proprio bagaglio culturale, la sola arma a nostra disposizione per poter leggere con capacità critica il quotidiano ed allontare così il futuro di Fahrenheit 451. Paolo Perantoni

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Effetto EURO5

difficile astrarsi un solo secondo per mostrare come questa società ci omologhi in tutto e per tutto. Tipo: la tv presenta un carnét di programmi che spazia dal reality show al reality show, per finire - le déssert madame - al reality show. E questo mi sodomizza. Un altro esempio adeguato è lo sport: schiere di ragazzini che sognano di diventare come Pelè, piuttosto che Pelù, per restare in scena. Un eroe con la “E” maiuscola, della saga di campioni del cuore.

Aberrante. La verità è, o meglio una di esse, che non esiste a livello globale un’informazione adeguata, di base, una varietà di proposte che consenta al soggetto di scegliere assecondando i propri gusti, le proprie pulsioni, le proprie qualità. E per lo meno sono pochi gli E-gregi. Qualcuno disse: “pecore siete e pecore diventerete”. Pace e bene a tutti. ginger Press pass.vr@libero.it

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IL TEATRO DELL’OPPRESSO Nato come denuncia popolare, il Teatro dell’Oppresso mette in scena problemi sociali per sensibilizzare direttamente le persone, chiamandole direttamente in causa e letteralmente sulla scena.

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apete cos’è il Teatro dell’Oppresso? Ne avete già sentito parlare? Forse si, forse no... Il fatto è che esiste anche nella nostra Università. Il Teatro dell’Oppresso (TdO) nasce negli anni ‘60 in Brasile, ad opera di Augusto Boal, direttore del Teatro Arena di Saõ Paulo. Si basa su una precisa presa di posizione, a favore degli “oppressi” e, parallelamente su un lavoro di “coscientizzazione” iniziato da Paulo Freire. Per raggiungere tale scopo, Boal elaborò varie tecniche (Teatro-Giornale, Teatro-Forum, Teatro-Immagine, Teatro-Invisibile, “Flic-dans-la-tête” (Poliziotto nella testa)...) in grado di valorizzare la cultura dei contadini. Tutte, a vari livelli, cercano di de-professionalizzare il teatro, rompendo la barriera attore-spettatore. Sviluppato prima in Brasile e poi in Europa, il TdO usa il teatro come mezzo di conoscenza e come linguaggio, come modo di trasformare le realtà interiore, relazionale e sociale. È un teatro che rende attivo il pubblico e serve ai gruppi di “spett-attori” per esplorare, mettere in scena, analizzare e trasformare la realtà che essi stessi vivono. Ha tra le finalità quella di far riscoprire alla gente la propria teatralità, vista come mezzo di conoscenza del reale, e di rendere gli spettatori protagonisti dell’azione scenica, affinché lo siano anche nella vita. Si basa sull’ipotesi che “tutto il corpo pensa”, in altre parole su una concezione “globale” dell’uomo visto come interazione reciproca di corpo, mente, ed emozioni. Il metodo fornisce strumenti d’analisi, liberazione e “coscientizzazione” attraverso un approccio non direttivo e ad una relazione dialogica, che annulli gli aspetti di violenza. Si tenta di sviluppare le capacità intuitive e sensoriali, oltre che razionali. Il TdO si muove ai confini tra teatro, educazione, terapia, intervento sociale e politica. Usa come strumenti una serie di esercizi e giochi che mirano a sciogliere le “meccanizzazioni” del nostro corpo, della nostra mente, delle nostre emozioni, che sono cristallizzate nella cosiddetta “maschera sociale”. L’ultima tappa del TdO è attualmente il Teatro-Legislativo, esperienza inizialmente svolta a Rio de Janeiro dal 1993 al 1996 dove Boal, eletto deputato della Camera dei Vereadores, ha coordinato un progetto tramite cui gruppi sociali organizzati (donne, senza terra, disoccupati, etc.) potevano esprimere i loro bisogni col teatro, traducendoli poi in proposte di legge discusse alla Camera e viceversa; inoltre, leggi già presenti ma non rispettate venivano rafforzate tramite azioni di Teatro-Invisibile che mettevano in luce le inadempienze; è un’esperienza che Boal chiama di “demo-

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crazia transitiva”, né diretta né delegata, che connette maggiormente il legiferare e le Istituzioni coi bisogni chiave dei cittadini organizzati; esperienza che si stà proponendo ora anche in diverse città d’Europa. Oggi il TdO è diffuso in tutto il mondo, con un centro storico a Rio (Centro do Teatro do Oprimido) e a Parigi (Centre du Théâtre de l’Opprimé); più svariati gruppi e centri che hanno elaborato visioni particolari del metodo in diversi altri paesi. Nella nostra Università, un gruppo di Teatro dell’Oppresso si riunisce ogni Mercoledì sera alle 17.30 in Aula S11. Margherita Brondino è la “professoressa” che si occupa di questo “Laboratorio di Teatro Sociale”. Sono andata a chiederle alcune cose: Margherita, come hai conosciuto il Teatro dell’Oppresso? L’ho conosciuto nel ‘97, tramite un amico del Movimento non violento di Brescia, del quale faccio parte anch’io. Durante l’estate, ho seguito un corso di teatro organizzato dall’Associazione “Giolli di Reggio Emilia”, che è stata l’associazione designata da Boal per rappresentare il TdO in Italia. Dopo, ho fatto una scuola specifica in tre anni, ed ho potuto ricevere un diploma del TdO. Quella scuola è di Brescia, ma è anche itinerante; s’appoggia a varie associazioni in tutta Italia. Da quanto tempo lo insegni? Dal 2000. Sono andata prima nelle scuole, poi, col sindacato del quale faccio parte, abbiamo creato un gruppo di TdO per abbordare i problemi al lavoro. È facile “insegnarlo”? Non userei la parola “insegnare”. Lo scopo è di condividere un metodo, di costruire insieme. È anche una filosofia... È proprio un apprendistato sperimentale. L’esperienza del TdO ti ha fatto cambiare personalmente? Direi che è un grande aiuto per la consapevolezza di sé. Hai un’altra professione? Come fai a combinare i due (o tre...)? Infatti ne ho altre due. Per me il TdO è sopratutto un’esperienza benevola. In generale non mi faccio pagare... È il mio contributo per migliorare la società! Ho anche un part-time in un sindacato. Mi occupo di ricerca e di formazione. Intervengo nelle scuole per parlare dei diritti umani, delle regole del lavoro... Faccio anche parte di un’associazione per il bilancio partecipativo, che sarebbe un modo diverso di governare la cosa pubblica, coinvolgendo cittadini dal basso.

Conoscete il Centro Mazziano? A

metà strada tra Veronetta e Valdonega, in una stradina in salita, una delle più carine di Verona, si trova un cinema che sceglie di mostrare film più belli gli uni degli altri, non per attirare il massimo di persone, ma per dare una programmazione di qualità, non commerciale, per puro amore del cinema. Noi vogliamo farlo conoscere agli studenti di Verona, perché è l’occasione unica di vedere film recenti, ma soprattutto grandi classici, in una vera sala di cinema, cosa ormai impossibile nelle multisale, più supermercati che cinema. Il miglior modo per invogliarvi è darvi il programma! A Febbraio e Marzo potete andare a vedere: FEBBRAIO Mercoledì 21, ore 21: LULU – IL VASO DI PANDORA di Georg Wilhelm Pabst - Introduce il film Paola Palma, dottoranda di ricerca presso l’Università di Verona. Venerdì 23 IL SILENZIO di Ingmar Bergman - Introduce il film Alberto Scandola, docente di Storia e Critica del cinema presso l’Università di Verona. Sabato e domenica 24-25 PASOLINI PROSSIMO NOSTRO di Giuseppe Bertolucci Mercoledì 28 OMBRE NEL PARADISO di Aki Kaurismaki MARZO Venerdì 2 ZEDER di Pupi Avati Sabato e Domenica 3-4 MARIE ANTOINETTE di Sofia Coppola Mercoledì 7 AMLETO SI METTE IN AFFARI di Aki Kaurismaki Venerdì 9 ENRICO DE ANGELIS presenta: Serata Gainsbourg/Birkin Sabato e domenica 10-11 IL MIO MIGLIORE AMICO di Patrice Leconte Mercoledì 14 ARIEL di Aki Kaurismaki Venerdì 16 TUTTI DEFUNTI...TRANNE I MORTI di Pupi Avati Sabato e domenica 17-18 CUORI di Alain Resnais Mercoledì 21 IL TESTAMENTO DI ORFEO di Jean Cocteau - Introduce il film Paola Palma, dottoranda di ricerca presso l’Università di Verona. Venerdì 23 IL SILENZIO di Ingmar Bergman - Introduce il film Alberto Scandola, docente di Storia e Critica del Cinema presso l’Università di Verona. Venerdì 23 WHO KILLED WALTER BENJAMIN... (di David Mauas, Spagna, 2004, 73) per Cinema&letteratura Sabato e domenica 24-25 DOPO IL MATRIMONIO di Susanne Bier Mercoledì 28 LENINGRAD COWBOYS MEET MOSES di Aki Kaurismaki Venerdì 30 ENRICO DE ANGELIS presenta: Serata Leo Ferré Sabato e domenica 31-1 Film da definire DOVE: Sala cinema: via Madonna del Terraglio 10 - 37129 Verona (zona S. Stefano) www.centromazziano.it Juliette

Irène Bissuel

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TEATRO

“La tempesta... perfetta” T

ato Russo ripropone a distanza di quindici anni “La Tempesta” (andata in scena al teatro Nuovo, settimana del 30 gennaio, NdR), ultima opera di Shakespeare, sintesi ed espressione massima della maturità artistica del demiurgo di Stratford. Prospero, duca di Milano, per una congiura organizzata dal fratello Antonio e da Alonso, re di Napoli, viene detronizzato ed abbandonato, assieme alla figlia su una barca in balia delle onde. Finito su un’isola deserta decide di dedicarsi alle arti magiche ed incoronarsi re dell’isola sottomettendo a schiavo il precedente padrone: il mostruoso Calibano. Dodici anni più tardi, grazie ad Ariel, spirito dell’aria, riesce a far naufragare sulla “sua” isola Antonio ed Alonso assieme ad altri personaggi artefici del tradimento. Con l’aiuto della sua potente magia riesce a sventare una congiura, nel frattempo Calibano giura fedeltà a due napoletani ubriachi nel tentativo di liberarsi da Prospero che con la sua magia fa diventare folli i naufraghi. Nel frattempo la figlia di Prospero e il figlio di Alonso si innamorano e Prospero vedendo in questo un evento pacificatorio libera i naufraghi dalla pazzia, perdona i traditori e si mostra a tutti nelle vesti di duca di Milano. Decide quindi di abbandonare le sue arti magiche svincolando per sempre Ariel e Calibano. La sua sorte la affida alla volontà del pubblico. È proprio nel prologo che emergono tematiche nuove dell’opera shakesperiana, un prologo che sembra essere una riflessione sulla vita ed un addio al teatro. “Ora ho infranto i miei incantesimi ... Oh ma voi non costringetemi, giacchè tutto ho perdonato al mio stesso usurpatore, a restare qui, incantato, in quest’isola inamena... date adesso a me licenza di partir libero e assolto dalla vostra clemenza”. Nelle scene che concludono la commedia il tema del perdono sembra farsi sempre più strada, tema ottimamente e liricamente simboleggiato dalla sapiente regia di Tato Russo che cala sul palcoscenico un organo da chiesa; una regia attenta che ben esalta il testo con allegorie, suoni, musiche ed effetti speciali. Fluttuanti

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e violenti movimenti del palcoscenico simboleggiano, in apertura, la tempesta che porta sull’isola gli artefici del destino infame che strappa Prospero e la figlia dalla loro terra. Una scena, quella iniziale, tra il padre e la figlia che nella sua semplicità tratteggia con delicatezza l’amore di Prospero per Miranda. La regia di Tato Russo dona alla suggestività del testo la suggestività degli effetti sonori e musicali che accentuano la spiritualità e l’attualità di quest’opera. Elementi questi che coinvolgono il pubblico in un’osmosi emotiva che solo poche regie sanno creare. Eccellenti in scena tutti gli attori, dal mostruoso ma umano Calibano all’azzeccata e caricaturale macchietta dei due napoletani. Una nota di merito ai due Ariel e agli spiriti che con le coreografie di Aurelio Gatti hanno ancor più accentuato la magia di questo testo, sintesi ed espressione della maturità artistica shakesperiana e conferma della magistrale bravura e competenza di Tato Russo regista ed attore, un umano ed indimenticabile Prospero. Federico Martinelli

FUORIAULANETWORK Studenti al microfono U

na radio, una redazione con più di quaranta studenti, quattordici ore di trasmissioni al giorno, una compilation all’attivo. Sono i numeri di FuoriAulaNetwork, la webradio dell’Università di Verona. Il 26 febbraio riprenderanno le trasmissioni con tante novità sia nel campo dei programmi che in quello musicale. Spazio, sulle frequenze di www.fuoriaula.it, all’informazione con le edizioni settimanali dell’UniGr, all’intrattenimento con programmi dedicati alla letteratura, al fumetto, alla fotografia e anche alla musica, cifra stilistica della radio, da sempre attenta alle produzioni indipendenti e di qualità. Con quasi due anni di attività alle spalle (il compleanno si festeggia il 9 marzo) nasce il desiderio di vedere quanto si è fatto. Tutto nasce nell’aprile del 2002 quando, per iniziativa dell’Ufficio Comunicazione, viene proposto a un gruppo di studenti la realizzazione di un programma radiofonico sulle frequenze di una radio locale. Da quella prima riunione molti risultati sono stati raggiunti. Lo sviluppo del portale web www.fuoriaula.it che, oltre ad ospitare la radio, è diventato un magazine di approfondimento gestito dagli studenti; la creazione della web-radio, un laboratorio di comunicazione pratica aperto a tutti gli iscritti all’Ateneo; la produzione di “FuoriAulaNetwork – In Cantina” compilation di musica emergente in distribuzione gratuita, nata dall’omonimo programma radio, che presenta dodici brani di altrettante band emergenti del Triveneto. Per averne una copia basta scrivere a fuoriaula.radio@univr.it.

Sapete che cos’è una poesia? Si, è un po’ fuori moda, comunque piacevole... a volte. La accompagnamo da una breve prsentazione.

L’effervescenza. partire da qui per raccontare. Questa parola come associaPotrei zione libera all’immagine di Giorgio M. Bellini .

Sto imparando a conoscerlo e ogni giorno mi regala una sorpresa: una poesia, un incoraggiamento, una provocazione intellettuale, una parola, appunto, “effervescenza”. Ricordo che mi colpì il senso di incompletezza di alcune sue poesie, incompletezza non del testo ma dell’appagamento di un bisogno o di un desiderio. Senso di inappagatezza conscio, dichiarato, che “riempie”. Ricordo che mi disse “sono in effervescenza”. “L’effervescenza”. Il momento in cui decide che l’immagine ha trovato forma, parola, colore. “L’effervescenza”, la passeggiata nel chiostro, quasi fosse un modo per contare fino a 10 prima di parlare, prima di dare il colpo di bisturi o il colpo di cuore che ancora attende “seduzione, la tua venuta”* “L’effervescenza”, che da voce ad un’indignazione che ruggisce prepotente e sarcastica dietro baffi sornioni, dietro un sorriso a metà. “L’effervescenza”, e lui ripesca la storia, ce la ripropone, e noi, figli del nostro tempo, ci stupiamo e diciamo: “come è vero”. Ciò che mi colpisce e mi illumina, è forse la sua spinta letteraria, culturale e politica. L’invito a scrivere. Il senso profondo di questa domanda. “Tu scrivi?” La grande prova del non giudizio, il dono al lettore dell’interpretazione (che io ancora non capisco pienamente), la fiducia nel buon senso altrui. La scelta di non pubblicare, di regalare i suoi versi agli occhi più attenti, di donare gentilmente i suoi versi delicati anche a persone che nella loro vita hanno scritto solamente messaggini con il cellulare. Dicevo: “l’invito a scrivere” Ci ho riflettuto e se parto dal presupposto che la poesia può essere “autocomprensione e autoterapia” allora debbo quasi necessariamente concludere che Giorgio ci sta invitando a prendere coscienza di noi stessi, ci sta sollecitando a svegliarci dal nostro torpore di persone normali, con vite normali, con problemi normali. Ci sta invitando ad aprirci a noi stessi e poi forse ad aprirci al mondo che ci vive intorno. Lui, poeta, chiede a noi la “parola”. Chissà se lo sta facendo nel modo giusto.t Io, per me, ho provato a cogliere l’invito. *dalla poesia ”ATTENDONO”

PENSIERO ERUDITO DACCI OGGI Manca l’intensità dell’incenso in questo luogo del “volemose ben” le menti circoscritte non devono volare per alte mete nella parrocchiale università le anime liberate non si possono esprimere. non si favorisce che il nulla. sequenza acritica di subalternità emancipata setaccio rassegnato dell’olimpo aziendale buoni buoni per un lavoro che non c’è e quando lo troverete ve lo faranno odiare nel più fitto silenzio amen. Giorgio Maria Bellini.

Enrico Maggioli Majoli, un amico del poeta.

La vignetta di PASS

Riccardo Poli SCEMEGGIATURA: Federico Vacca - DISEGNI: Giorgio Zanetti

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