PassaParola Mensile italiano in Lussemburgo dal 2004
DIVORZIARE IN LUSSEMBURGO
È DI NUOVO FESTIVAL Vi aspettiamo per l’appuntamento più bello dell’anno I FRATELLI SERVILLO IN LORENA
QUANDO LA MODA E "SOCIAL"
DUE CONCERTI FIRMATI PASSAPAROLA
[EDITORIALE]
MARZO: un mese impegnativo per tutti
EDITORE PassaParola a.s.b.l. - 32, rue Demy Schlechter L-2521 Luxembourg DIREZIONE Paola Cairo - p aola@passaparola.info tel. 691 72 04 96 Maria Grazia Galati - mgg@passaparola.info tel. 621 75 80 50 REDAZIONE Remo Ceccarelli - remo@passaparola.info Amelia Conte - a melia@passaparola.info Elisa Cutullè - e lisa@passaparola.info Mariagrazia Peresi - chikka@passaparola.info Paolo Travelli - p aolo@passaparola.info COLLABORATORI Emira Boasi / Eleonora Cianfrini / Maurizio Cieri Gloria Donati / Alessia D’Ippoliti / Daniela Fusillo Rossana Gatti / Federica Matalone / Matto Matto Fabio Ossich / Ornella Piccirillo / Elisa Pizzi Claudio Rinaldi / Oswald-Santillo VERSIONE FRANCESE Ornella Piccirillo / Alphonse Romano GRAFICA E LAYOUT TESTATA Eleonora Costa - eleonora@passaparola.info ABBONAMENTI abbonamenti@passaparola.info Aderente a FUSIE e ClubMediaItalie www.passaparola.info info@passaparola.info
Anno XII - Numero 3 Marzo 2015
CHIUSO IN REDAZIONE 2 marzo 2015
Il mese della primavera, del Festival des Migrations e di tante iniziative musicali a cura della nostra a.s.b.l. Un mese importante per tantissime associazioni del Granducato e della Grande Regione, che si incontrano nell’agorà più bella dell’anno, proposta per il 32° anno consecutivo dal Clae, la piattaforma delle associazioni che militano per fare società insieme. Il Festival fonda le sue radici nell’incontro culturale, nello scambio, nella convivialità e nel dialogo. Ispirandosi ai principi di uguaglianza e giustizia sociale, le associazioni aderenti sono chiamate a mobilitarsi per sostenere il principio di uguaglianza e di cittadinanza di residenza. Tematiche che verranno discusse al Festival durante i vari dibattiti per e con la cittadinanza e che sono previsti nelle tre giornate di incontri (per il programma consultare il sito www.clae.lu). In questo numero abbiamo il piacere di ospitare l’intervista al collega Gabriele Del Grande, che con il suo docu-film Io sto con la sposa (informazioni a pagina 5 e pagina 24) ha sollevato uno dei temi più caldi di politica estera: la guerra in Siria e l’esodo dei siriani che, transitando nella stazione ferroviaria di Milano, sognano di arrivare in un Paese migliore. Noi di PassaParola Magazine vi diamo appuntamento al nostro stand con tante soprese per grandi e piccini. Senza dimenticare i concerti di Maria Antonietta e Gasparazzo (pagine 17 e 18) che rientrano nella nostra missione di far scoprire la buona musica italiana anche fuori dai confini del Bel Paese. Un modo per stare vicino ai nostri lettori e incontrarne di nuovi grazie alla musica che unisce. Maria Grazia Galati e Paola Cairo
[OBIETTIVO SU...]
32°Festival des Migrations,
des cultures et de la citoyenneté
TESTO Elisa Pizzi
IL MONDO SI RIUNISCE A LUXEXPO
Fra il 13 e il 15 marzo il Festival des migrations, des cultures et de la citoyenneté avrà luogo per il trentaduesimo anno a LuxExpo. Organizzato dal Clae, il Festival è un’occasione per trasmettere le proprie culture e per conoscere le tradizioni dei cinque continenti
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al 1985 il Clae, Comité de liaison des associations d’étrangers, si propone come obiettivi la promozione e la valorizzazione delle culture che provengono/nascono dall’immigrazione straniera; e si schiera per una politica migratoria aperta e solidale sia in Lussemburgo che in Europa. Al fine di incoraggiare l’integrazione nella società lussemburghese di migranti e di associazioni di residenti stranieri e per favorire un nuovo approccio alla cittadinanza basato su una moltitudine di identità e sulla diversità culturale, il CLAE organizza e caldeggia eventi, azioni e progetti tra cui si annovera l’annuale Festival des migrations, des cultures et de la citoyenneté. La 32° edizione del Festival si svolge quest’anno, come da diversi anni, a LuxExpo (Kirchberg) il 13, 14 e 15 marzo in concomitanza con la 15° edizione del Salon du Livre et des Cultures e della 3° edizione dell’ArtManif. Un incrocio di eventi accomunati dal proposito di favorire lo scambio culturale, letterario ed artistico. L’apertura ufficiale è prevista per sabato 14 marzo (ore 15), momento in cui saranno presenti le autorità, i rappresentanti del Clae, del governo e delle associazioni partecipanti. Durante un intero fine settimana colori, profumi, sapori, musiche
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www.clae.lu e danze dal mondo si concentrano sul plateau di Kirchberg. In cifre, il Festival accoglie ogni anno 30.000 visitatori che si fanno largo fra 400 stand associativi presso i quali si ha l’occasione di degustare, leggere, giocare, conoscere. Il Festival è, dunque, una ricorrenza annuale che permette di stabilire un forte collegamento tra il Paese d’origine e quello di destinazione dei migranti e che rappresenta, quindi, un’opportunità di ricordare, di trasmettere e di comunicare il fascino di un’infinità di valori e tradizioni. Nel cuore del Festival il dibattito proposto dal Clae si concentra sulle nuove sfide per il Lussemburgo riguardanti le politiche migratorie e il diritto di voto per i residenti stranieri. PP
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[GRANDE SCHERMO]
All’alba del 14 novembre 2013, davanti alla stazione centrale di Milano si forma un capannello di ventitré persone fra italiani, palestinesi e siriani. Sono tutti vestiti eleganti come se stessero davvero andando a un matrimonio. Ragazzi e ragazze delle due rive del Mediterraneo, pronti a rischiare tutto, insieme, per dimostrare che questo può essere ancora il mare che ci unisce. Comincia così un viaggio emozionante che dall’Italia attraverso l’Europa, passando per il Lussemburgo, porterà i protagonisti in Svezia. IO STO CON LA SPOSA, il film documentario del 2014 diretto da Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande e Khaled Soliman Al Nassiry, prodotto con una delle più vaste campagne di crowdfunding lanciata in Italia e in Europa, presentato in anteprima fuori concorso nella sezione “Orizzonti” della 71ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia,
sarà proiettato domenica 15 marzo al Festival des migrations, des cultures et de la citoyenneté Evento organizzato da Libreria Italiana, Time for Equality e CLAE, con il sostegno dell’Associazione Marchigiani Lussemburgo, in collaborazione con il Circolo E. Curiel e il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia. Media Partner: PassaParola Magazine.
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[EUROPARLIAMONE]
RIMPATRIO: SI, NO
La legge europea nei confronti dei cittadini irregolari
DOGANA
TESTO Gloria Donati (ha collaborato Claudio Rinaldi)
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a programmazione dell’immigrazione è saldamente ancorata alla sovranità dei singoli Stati, tradizionalmente restii a rinunciare al proprio potere di controllo a favore di politiche comunitarie, nonostante queste rappresentino una priorità nell’agenda dell’Unione. Nell’ambito di un mercato comune caratterizzato dalla libera circolazione delle persone, il superamento di 28 legislazioni differenti in materia d’immigrazione è, infatti, reso necessario da esigenze di semplificazione e di maggior trasparenza e chiarezza. Avendo bene in mente quest’obiettivo il Parlamento europeo ed il Consiglio hanno adottato nel 2008 la Direttiva 2008/115/CE, più nota come “direttiva rimpatri”, che fissa disposizioni comuni in materia di controllo dell’immigrazione illegale, uniformando, quindi, le normative dei singoli Stati membri. La direttiva obbliga le competenti autorità nazionali ad emettere nei confronti del cittadino di un Paese terzo la cui presenza sul territorio sia irregolare - tale è il caso di mancato rinnovo del permesso di soggiorno - una decisione di rimpatrio. Attraverso questa misura si attesta l’assenza in capo al migrante dei requisiti imposti dalla legge per poter accedere, soggiornare o risiedere nello Stato
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DOUANE
La gestione dei flussi migratori rappresenta uno dei fenomeni più complessi che l’Unione europea sia chiamata ad affrontare. E che si scontra da un lato con esigenze di controllo e di limitazione degli accessi, dall’altro con la tutela dei diritti fondamentali che una società civile e democratica deve garantire e proteggere indipendentemente dalla cittadinanza
membro. E al contempo, gli si impone il ritorno nel Paese d’origine oppure nel Paese di transito, ovvero in un altro Stato terzo che si dichiari disponibile ad accoglierlo e presso cui l’individuo voglia recarsi. Molteplici sono le modalità di esecuzione di tale provvedimento. Le autorità potranno pronunciare una decisone di rimpatrio volontario con la quale si invita il soggiornante irregolare ad abbandonare il territorio volontariamente entro un determinato periodo di tempo, normalmente compreso tra i 7 ed i 30 giorni. Nell’ipotesi in cui il migrante, alla scadenza del termine, non abbia ottemperato al provvedimento o qualora tale periodo di partenza non venga concesso perché, ad esempio, sussiste rischio di fuga, lo Stato ne ordinerà l’allontanamento. Dovrà cioè eseguire materialmente il ripatrio anche a mezzo di strumenti coercitivi tra i quali, seppur come soluzione estrema, il trattenimento presso centri di permanenza temporanea o, se non dispone di apposite strutture ad hoc, presso un istituto penitenziario, separando i destinatari dei provvedimenti di allontanamento dagli altri detenuti. Questa misura privativa della libertà personale può avere una durata massima di 6 mesi, prorogabile fino a 12 mesi se l’operazione di rimpatriato rischia
di durare più a lungo a causa della mancanza di cooperazione del cittadino del Paese terzo o per difficoltà nell’ottenimento della documentazione necessaria da Stati terzi. La decisione di rimpatrio potrà, inoltre, essere corredata dal divieto d’ingresso nel territorio degli Stati membri per una durata massima di 5 anni. La direttiva, fortemente criticata al momento della sua adozione da organizzazioni non governative e dal mondo accademico, al punto tale da essere rinominata “direttiva della vergogna”, è stata oggetto di numerosi contenziosi davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione europea. Se in un primo momento la Corte era chiamata a pronunciarsi principalmente sulle disposizioni relative al trattenimento presso centri di permanenza temporanea (a questo proposito si ricordi la sentenza Hassan El Dridi, che ha dichiarato incompatibile con il diritto dell’Unione il reato di clandestinità poiché prevedeva la reclusione dello straniero irregolare anziché il suo rimpatrio volontario), la giurisprudenza più recente si focalizza maggiormente sulla portata dei diritti del migrante in stato di irregolarità. In particolare, nelle sentenze Mukarubega e Boujlia, la Corte ha riconosciuto il diritto del cittadino di un Paese terzo ad
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essere ascoltato dalle autorità in merito all’irregolarità del proprio soggiorno, prima che la decisione di rimpatrio sia pronunciata. Benché la Direttiva non ne faccia espressa menzione, i giudici constatano l’importanza di questo diritto (salvo poi limitarne sostanzialmente la portata). Nella sentenza Abdida la Corte ha concluso che la direttiva, letta in combinato disposto con la Carta Europea dei diritti fondamentali, impone agli Stati membri di attribuire effetto sospensivo al ricorso presentato contro la decisione di rimpatrio da un cittadino di un Paese terzo, se l’esecuzione di tale provvedimento rischia di esporre il ricorrente ad un peggioramento delle condizioni di salute. Si riconosce, inoltre, la sussistenza di diritti sociali dello straniero in attesa di rimpatrio,
LA DIRETTIVA E STATA FORTEMENTE CRITICATA AL MOMENTO DELLA SUA ADOZIONE DA ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE E DAL MONDO ACCADEMICO, AL PUNTO TALE DA ESSERE RINOMINATA "DIRETTIVA DELLA VERGOGNA" stabilendo che lo Stato debba prevedere la presa in carico, per quanto possibile, delle necessità primarie di detto cittadino di Paese terzo, al fine di garantire che le prestazioni sanitarie d’urgenza e il trattamento essenziale delle malattie possano effettivamente essere forniti nelle more del corso. Nei casi Bero & Bouzalmate e Pham i giudici si sono pronunciati per la prima volta sulle condizioni di detenzione, limitando i casi in cui il migrante possa essere trattenuto in istituti penitenziari comuni in luogo di appositi centri di permanenza temporanea. La Corte di Giustizia, attraverso un’interpretazione relativamente liberale della direttiva rimpatri, individua, quindi, una serie di diritti a beneficio del migrante. Ad altre importanti questioni dovrà dare risposta nel corso del 2015. PP
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[FINANZA]
IL TRAMONTO DEL SEGRETO BANCARIO IN LUSSEMBURGO Dopo anni di mormorii circa la fine del segreto bancario eccoci pronti ad indagare sullo stato di questa importante svolta per un Paese pronto ad adeguare la sua legislazione
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utti i Paesi che ancora garantiscono la segretezza ai loro clienti stanno, in tempi e in modi diversi, adeguando la propria legislazione: una scelta divenuta quasi obbligatoria a seguito dell’ultimatum del Gafi (Gruppo azione finanziaria internazionale) che minaccia l’inserimento nella lista nera per quei Paesi che non intendono rinunciare all’anonimato della clientela. La fine del segreto bancario implicherebbe lo scambio automatico dei dati fra amministrazioni fiscali e costituirebbe, in realtà, un dibattito non del tutto nuovo. Infatti, l’inviolabilità di quest’ultimo era stata già messa in discussione nel 2005 prima e nel 2008 successivamente. Nel 2005 l’UE introdusse una direttiva che permetteva ad ogni Paese di ricevere automaticamente i dati sugli averi e i redditi da capitale dei propri cittadini residenti negli altri Stati membri. In quell’occasione, lo scambio automatico d’informazioni bancarie fu respinto solo da Austria e Lussemburgo, che però prelevavano un’imposta del 35% sui redditi da capitale dei cittadini degli altri Paesi. Gli importi potevano poi essere versati agli altri Stati senza fornire i nomi dei clienti delle banche. Nel 2008, invece, si è lavorato per avere una versione rafforzata della nuova trasparenza, estendendo i controlli anche ai fondi pensione e ai fondi di investimento, ritenuti fortemente responsabili della grande crisi finanziaria di quell’anno. Anche in quel caso, Lussemburgo ed Austria si sono ritagliati una certa autonomia. I due Paesi hanno continuato a mantenere il loro parziale segreto bancario, accettando di imporre ancora una ritenuta alla fonte del 35% (per nulla bassa) sui rendimenti dei non
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TESTO Emira Boasi e Federica Matalone
residenti, i quali, in tal modo, potevano rinunciare ad un terzo della remunerazione in cambio dell’anonimato. Infine, nel 2013 il sistema legislativo si è rimesso in moto per via dello scandalo Offshoreleakes, alimentato dalle rivelazioni giornalistiche a proposito di 130 mila conti correnti nascosti in giro per il pianeta. Pressati dall’opinione pubblica, molti governi europei hanno cominciato a spingere davvero per un sistema unificato di scambio d’informazioni. L’obiettivo, tuttavia, richiedeva che anche Lussemburgo e Austria partecipassero, ma i due Paesi hanno continuato a legare il loro assenso all’adesione dei paradisi terzi, Svizzera, Andorra, Liechtenstein, Monaco e San Marino. Solo al termine del 2014 sono cadute in via definitiva le resistenze di Austria e Lussemburgo. A tale decisione dovranno adeguarsi in futuro anche gli altri piccoli paradisi fiscali che hanno già accettato di mettersi in linea con la nuova normativa europea. La decisione è entrata in vigore a partire da gennaio di quest’anno, ma di fatto i software di scambio automatico di informazioni saranno operativi solo entro il 2017 ed entro il 2018 per l’Austria, la quale ha ottenuto 12 mesi di proroga per motivi tecnici; e per chi non dovesse adeguarsi potrebbero scattare le sanzioni. Dal 2017/2018 tutti i Paesi UE dovranno scambiarsi le informazioni in materia fiscale su interessi, dividendi, altre entrate e conti bancari d’individui, fondi ed entità. In particolare, l’UE ha deciso di estendere, a partire da questo’anno, lo scambio automatico di informazioni a cinque categorie di redditi e capitali: redditi professionali, gettoni di presenza, prodotti di assicurazione vita, pensioni, proprietà e rendite immobiliari. Non bisogna dimenticare, inoltre, l’introduzione nel 2010 della legge statunitense Foreign Account Tax Compliance Act (FATCA), che mira a prevenire l’evasione fiscale da parte di cittadini degli Stati Uniti e che prevede di ottenere sistematicamente, da tutti gli enti finanziari esteri, i dati bancari dei cittadini americani residenti in Europa. In pratica il segreto bancario non esiste più nei confronti della potenza americana a meno di voler rischiare pesanti misure di ritorsione e di rinunciare al più grande mercato finanziario del mondo. E così né il Lussemburgo né l’Austria e neppure la Svizzera hanno potuto rifiutare all’UE quanto concesso agli Stati Uniti. Nell’attesa di una vera unione e armonizzazione fiscale europea, quali conseguenze possiamo aspettarci fra cinque o dieci anni quando il segreto sparirà quasi ovunque nel mondo? E quali potranno essere i motivi che spingeranno un cittadino italiano a spostare i propri soldi in Paesi come Austria, Svizzera o Lussemburgo? Il tramonto del segreto bancario non implica necessariamente la fine dei depositi bancari oltre i propri confini: non sarà più possibile esportare denaro per nascondersi al fisco, è vero, ma questo non vuol dire che i cittadini rinunceranno a portare i loro soldi all’estero. PP
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[FEMMINILE PLURALE]
TESTO Eleonora Cianfrini
C’è moda e moda:
STELLA JEAN
ci racconta quella etica
C
i sono marchi che fanno fair trade all’estero, che impiantano cioè una parte o la totalità della produzione in Paesi svantaggiati, offrendo così la possibilità di sviluppare competenze e creare lavoro attraverso la formazione delle popolazioni locali. Il disegno più importante in questo campo è Ethical Fashion Initiative, progetto di cooperazione allo sviluppo rivolto al comparto moda, nato dalla partnership fra ALTAROMA, Ambiente e Territorio (azienda appartenente alla Camera di Commercio di Roma che si occupa della sostenibilità dell’impresa) e ITC (International Trade Center, l’agenzia operativa di cooperazione dell’UNCTAD - United Nations Conference on Trade and Development - e dell’WTO/ World Trade Organization, ndr), che rappresenta un ponte fra le artigianalità emarginate originarie dell’Africa e di Haiti e l’eccellenza dell’industria della moda. Il progetto, che coinvolge maggiormente la popolazione delle baraccopoli e delle aree rurali, assume in quest’ottica un ruolo fondamentale nella riduzione della povertà (aumentando il tasso di occupazione femminile) e nella creazione di prodotti sostenibili sicuri per l’ambiente. Al tempo stesso promuove il talento locale, ampliando le opportunità per i giovani e incrementando la capacità esportativa del Paese. Uno dei primi partner di Ethical Fashion è stata Stella Jean, con cui abbiamo fatto luce sull’argomento.
Eco fashion vuol dire fare moda nel rispetto della natura, con materiali certificati e seguendo processi eco-friendly, ma vuol dire anche impegnarsi per qualcosa di più profondo. Leggete il primo dei due reportage dedicati alla moda Paese e con sé portano tutto un background culturale che internazionalizza le loro culture di origine. Così si creano i miei look: sono abiti che vanno bene su persone che vivono la dimensione del nostro tempo in maniera aperta e interessata a tutto ciò che si muove sulla scena internazionale, definendo una moda che è un dialogo e un confronto tra persone. Grazie alla mia mentore, Simonetta Gianfelici, sono entrata in contatto con Simone Cipriani, responsabile dell’International Trade Centre (agenzia dell’ONU e dell’OMC per i progetti di moda etica) e mi sono unita al programma. Sono approdata in Burkina Faso e qui ho trovato un tesoro raro, racchiuso nelle mani operose di donne straordinarie che raccontano, con dignità e con il duro lavoro,
Stella, ci parli del tuo impegno per Ethical Fashion Initiative? Ho capito sul campo che la moda può veramente essere innovativa quando si pone come ponte fra culture diverse. Oggi viviamo in un mondo che è globalizzato, ma ciò non vuol dire che le specificità culturali siano scomparse. Secondo me si sono spostate su orizzonti più ampi: le persone viaggiano, si spostano, cambiano
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[FEMMINILE PLURALE]
un mosaico creativo e culturale senza mistificazioni. Mani svelte e sapienti tessono al telaio a mano, mentre i corpi, avvolti in tessuti dai colori vibranti, sprigionano energia, stupiscono, insegnano e suscitano un incontenibile sentimento di profondo rispetto. Oggi comprendo quanto la mia presenza lì sia stata casualmente necessaria, per loro e soprattutto per me. Sei metà italiana e metà haitiana; quanto le tue origini hanno influenzato la scelta di entrare a far parte di questo progetto? Le mie origini, legate a entrambi i Paesi che mi identificano in quanto essere, hanno sempre determinato il percorso che ho fino ad oggi intrapreso. Le mie radici culturali sono alla base del lavoro. I capi nascono dalla mia storia personale, riflettono il mio métissage di italo-haitiana ed il sincretismo socio-culturale insito nella cultura creola. Tutto parte dal concetto di multicultura applicata alla moda. Ho finito di “litigare” da poco con le mie due anime così profondamente diverse. Sono italo-haitiana e non è stato né rapido né semplice trovare l’equilibrio e la piena coscienza di due culture così prepotentemente radicate. La moda mi ha dato la completa libertà di movimento in un ambito delicato e fragile che è quello dell’appartenenza: mi ha dato la possibilità di smettere di dover scegliere una o l’altra, ma di farle respirare entrambe, finalmente fiere e consapevoli. Non esistono limiti o impossibili abbinamenti culturali o sociali; tutto sta nel conoscere questi importanti mezzi di comunicazione e calibrarli, anche con l’aiuto di una certa dose d’ironia, che non sfoci mai in parodia, vista la velata inclinazione caricaturale che si ha nel trattare le civilità a Sud dell’Equatore. Ed il rispetto unito al buon gusto non può essere una questione di latitudine.
I CAPI NASCONO DALLA MIA STORIA PERSONALE, RIFLETTONO IL MIO "METISSAGE" DI ITALO-HAITIANA ED IL SINCRETISMO SOCIO-CULTURALE INSITO NELLA CULTURA CREOLA In che modo, secondo te, l’industria della moda può aiutare le popolazioni dei Paesi più svantaggiati? Dobbiamo informarci sulle stoffe che vediamo e con le quali entriamo in contatto. Il wax mi ha insegnato come nessun’altra stoffa prima quanto non ci si debba mai fermare alle apparenze. È oggi l’emblema di un continente nonostante rappresenti uno dei più tenaci strascichi del colonialismo olandese. Grazie al mio percorso con l’ITC ho invece avuto la possibilità di conoscere e utilizzare le vere stoffe africane. Credo inoltre che ciascuno, seppur lentamente, stia diventando sempre più consapevole del fatto che un cambiamento nell’approccio etico sia oggi appropriato, inevitabile, necessario. Come ha detto Arancha Gonzalez, direttore dell’International Trade Centre, in occasione dell’evento
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The Power of Empowered Women 2014 presso le Nazioni Unite a Ginevra: “non si può cambiare ciò che non si conosce, ma una volta che lo si conosce, non ci si può astenere dal cambiarlo”. Durante l’ultimo viaggio ad Haiti avete creato dei gioielli particolarissimi. Ci racconti come si svolge il lavoro lì e il clima che c’è? come rispondono le donne coinvolte? Durante il mio viaggio di ricerca ad Haiti con l’ITC Ethical Fashion Initiative ho avuto l’opportunità di progettare questi pezzi direttamente con gli artigiani locali. I frutti di cartapesta sono prodotti a Jacmel, capitale culturale di Haiti e sede del più grande Carnevale del Paese, in occasione del quale gli artigiani locali creano coloratissime maschere e decorazioni in cartapesta. I bracciali in osso di bue, prodotti in un atelier di Port-au-Prince da una cinquantina di artigiani specializzati nella lavorazione di corna e ossa, sono un sottoprodotto animale che viene lavato, tagliato, sagomato e lucidato alla perfezione per ottenere una superficie liscia e lucida. Invece la collezione di gioielli in ferro battuto di Stella Jean è stata realizzata in diversi atelier che fanno parte di una vasta comunità di artigiani specializzati nella lavorazione del metallo, localizzata in Croixdes-Bouquets, nei sobborghi di Port-au-Prince. Qui i fabbri del luogo hanno forgiato ciondoli e bracciali usando fusti di olio riciclato e un martello e la sola forza fisica per la realizzazione di ciascun pezzo. Il prodotto finale è stato successivamente dipinto a mano, rendendo in tal modo unico ogni esemplare. Burkina Faso, Haiti, Kenya, Mali e Cisgiordania. Qual è il risultato più importante che avete ottenuto? L’opportunità di mostrare una nuova visione “colta” delle tradizioni tessili del Sud del Mondo; a partire dai Caraibi e dall’Africa, per poi fare ulteriori escursioni stilistiche. La moda non può e non deve essere una questione di latitudine. E deve dimostrare, attraverso un dialogo paritario di stili e un’efficace miscela fatta di esplorazione e sperimentazione, come non ci siano limiti agli abbinamenti e ai confronti culturali, in virtù di un punto di equilibrio e di sintesi fra realtà antipodali. Giorgio Armani nel 2013 ti ha invitato a presentare la tua collezione al Teatro Armani di Milano. Cosa lo ha colpito del tuo stile? Non so dire esattamente cosa del mio stile lo abbia colpito. Posso però affermare con certezza ciò che ha colpito me... l’enorme gesto di generosità da parte di uno dei giganti della moda. PP
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[PERSONAGGIO]
RENATO
FONTANA TESTO Paola Cairo
ci aiuta a scoprire il clown che c’è in noi
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ricordi si traducono in emozioni e fanno venire gli occhi lucidi. Lui è Renato Fontana, nato in Francia da una famiglia calabrese della provincia di Cosenza. «I miei genitori si trasferirono a Mondelange nel 1957 - racconta - e ci misero un bel po’ a farsi degli amici. Dai francesi venivano chiamati maccaroni e ritals e la famosa integrazione, di cui si parla molto oggi, fu lunga e dolorosa. Anche perché quando tornavamo in Calabria, d’estate, ci dicevano: Sono tornati i francesi! «Certi corregionali - ricorda ancora Fontana - dovettero cambiare i loro nomi per farsi accettare e resistettero solo perché tornare in Calabria significava la morte». Con le sue quattro sorelle e i due fratelli Renato cerca di sentirsi francese. Frequenta le scuole e si laurea in informatica a Parigi. Lo sviluppo di siti internet, l’ottimizzazione e la sicurezza dei sistemi informatici diventano il suo mestiere. E lo fa talmente bene che nel 2002 ottiene il Clearstream People Award, il riconoscimento che ogni anno la celebre banca tedesca fa agli impiegati che si sono distinti nel proprio lavoro. Dopo aver lavorato per varie banche e società in Francia e nel Granducato, da impiegato diventa indipendente. Nel 2008 decide di creare l’art2com, una società di consigli in tecnologie web. Ma Fontana ha una passione nelle
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Il ricordo delle domeniche in famiglia, tutti intorno al tavolo a mangiare e chiacchierare. La pasta fatta a mano dalla mamma e noi bambini che, prima di pranzo, avevamo il permesso di assaggiare il sugo dalla pentola... L’infanzia di un emigrante italiano in Lorena, informatico di successo e che da tempo si dedica agli altri vene: il teatro. Comincia a 21 anni e da allora non si ferma più. Studia improvvisazione, realizza documentari e frequenta corsi di scrittura; è inoltre regista per una commedia musicale creata a L’Opéra Théatre di Metz (nella vicina Lorena) che totalizza più di 25.000 spettatori. Nel 2010 incontra Dimitri Madenoglu (di professione thérapeute énergétique e osteopata) e fonda la Clown Factory. «Il nostro obiettivo - dice ancora Renato - è quello di sviluppare la sensibilità di ognuno per mostrare i propri sentimenti, i bisogni, le emozioni e farli vivere in noi. Bisogna riscoprire gradualmente il clown che c’è in noi per portare alla luce le cose belle
IL FORMATORE AIUTA I PARTECIPANTI A LIBERARE LA MENTE E IL CORPO DAL SUPERFLUO E A FAR EMERGERE IL CLOWN CHE E IN OGNUNI DI NOI
della nostra vita. Si lavora - continua Renato - come quando si pulisce una cipolla: strato dopo strato, passando in rassegna le paure, le gioie, la rabbia, la delusione, per riscoprire e lavorare sulle nostre emozioni». La Clown Factory (http://clownfactory.lu/) organizza stage di formazione e spettacoli, ma Fontana precisa: «Aiutiamo soprattutto a sviluppare l’ascolto e la sensibilità per imparare a riconoscere voi stessi attraverso esercizi preparatori sulla base di differenti approcci: fisico, vocale, gestuale, musicale, mimico, respirazione». Il formatore aiuta i partecipanti a “scoprirsi”, a liberare la mente e il corpo dal superfluo, a far scorrere le proprie emozioni e far emergere il clown che c’è in ognuno di noi. Ritrovandolo, si recupera il bambino che è in noi, in una sorta di autoterapia che accresce il benessere personale e aiuta nei rapporti con gli altri. Se il mondo non si può cambiare almeno rendiamolo migliore, diceva qualcuno. PP
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[TANTI ITALIANI FA] TESTO Remo Ceccarelli
I CUSTODI della
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MAGLIA
Il vecchio, storico quartiere dei minatori italiani era unito per solidarietà, amicizie, origini, stenti. E solo talvolta diviso: davanti a un pallone!
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osa unisce Schalke04, RC Lens, Standard de Liège, Sunderland AFC, Shakhtar Donetsk? Semplice: da generazioni, intere famiglie di minatori si sono indentificate con questi club calcistici. Lo stesso discorso vale - o valeva, ahimé ! - anche per la Jeunesse di Esch. Fino agli Anni ‘70 il calcio lussemburghese era ancora un gioco. Al massimo si otteneva qualche rimborso spese; l’ambiente non era “contaminato“ dai soldi. Erano giorni fatti di valori basati sul lavoro, ulteriormente cementati attraverso l’attività sportiva, soprattutto calcistica. Tutti i club del Sud minerario, come i Red Boys ed il Niederkorn di Differdange o l’Alliance di Dudelange, rivestivano questa funzione socio-educativa. Tuttavia nel Granducato la simbiosi “miniera-calcio-quartiere“ trovò la sua massima espressione nel sodalizio Arbed-Jeunesse-Hoehl. La componente italiana fu a lungo uno dei collanti di quest’unione felice quanto vincente, grazie anche allo stadio op der Grenz (stadio della frontiera), costruito in mezzo al quartiere dei nostri connazionali emigrati. Da qui il nomignolo tutt’oggi italiano della Jeunesse, legato ai colori sociali: i Bianconeri. Molti giocatori storici della Jeunesse erano italiani, a partire dal leggendario capitano René Pascucci, che nel 1959 sfidò senza demerito il Real Madrid di Puskas e Di Stefano. Per tradizione, poteva vestire a lungo la maglia bianconera solo chi era nato nel quartiere Hoehl o nelle immediate vicinanze. Famoso il detto che circolava a Esch fino a pochi anni fa: “chi gioca nella Jeunesse trova da lavorare presso l’Arbed, chi invece gioca nella Fola ha un posto garantito
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in comune“. A differenza di oggi negli anni d’oro delle acciaierie la Jeunesse era senza rivali a livello nazionale. Seppe persino farsi rispettare nelle competizioni continentali. Oltre ad aver superato alcune volte il primo turno nelle Coppe Europee, nel 1973 la squadra fece scalpore nel mondo “pallonaro“ pareggiando 1-1 contro il Liverpool; era la gara d’andata del primo turno di Coppa Campioni, giocata in casa. Dopo il ritorno ad Anfield Road e nonostante una sconfitta per 2-0 maturata solo nel secondo tempo, la stampa sportiva inglese elogiò lo spirito di sacrificio dei “little steelworkers of Esch“, ossia dei piccoli operai metallurgici di Esch. Naturalmente, tutti gli episodi del glorioso passato vivono ancora nella memoria collettiva dei sostenitori della squadra e dei vecchi abitanti della Hoehl. Tutti i valori che componevano quella maglia, a partire dalla solidarietà, venivano trasmessi alle nuove leve bianconere da allenatori che l’avevano vestita già prima come giocatori. Certi insegnamenti andavano ben oltre lo sport. Avevamo poco più di dieci anni, ma nessuno di noi ragazzini può aver dimenticato il discorso tenutoci dal Mister Allamano verso la fine degli Anni ‘70, quando rientrammo negli spogliatoi sotto di tre reti dopo il primo tempo; esordì dicendo a muso duro: «Ragazzi, potete perderle tutte, ma non contro questi qui!». Si giocava in casa dello Spora, squadra dei quartieri - bene di Lussemburgo. In queste parole Allamano mise tutta la grinta, tutto l’orgoglio ed il senso di rivalsa che covavano in un metallurgico nato ad Esch da genitori italiani… Come tutti gli abitanti della capitale, quelli lì erano implicitamente accusati di nutrire poca considerazione per il Sud operaio, anzi - diciamola tutta - straniero e proletario.
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[TANTI ITALIANI FA] LA COMPONENTE ITALIANA FU A LUNGO UNO DEI COLLANTI DI QUEST'UNIONE FELICE QUANTO VINCENTE, GRAZIE ANCHE ALLO STADIO "OP DER GRENZ" (STADIO DELLA FRONTIERA), COSTRUITO IN MEZZO AL QUARTIERE DEI NOSTRI CONNAZIONALI EMIGRATI Dall’alto dei nostri 10-11 anni ci sfuggì ovviamente il pieno senso delle parole del Mister, però l’istinto ci disse che quella partita proprio non andava persa. Infatti vincemmo 4-3 e ricordo ancora i nomi dei protagonisti della rimonta! Ma torniamo ad un’altra intensa rivalità, quella che separa le due squadre principali di Esch, la Jeunesse e la Fola. Da ragazzino disputai una decina di derby contro la Fola ed ogni volta venivano ad incoraggiarci 150-200 persone, spesso ex giocatori. Non mancava mai qualche calciatore della nostra prima squadra e questo ci spingeva a dare il meglio: avremmo potuto sfigurare proprio davanti a loro? Questo pubblico appare inusualmente elevato alla luce degli appena 500 tifosi che, oggi come allora, seguono le partite della
massima serie del campionato di calcio lussemburghese (Jeunesse esclusa, che conta sempre su 1.500 tifosi fedeli). Le consegne tattiche dell’allenatore prima dei derby si limitavano al classico: «Se passa la palla, non deve passare la gamba!». Alcuni nostri avversari erano amici di scuola, ma nella battaglia bianconeri contro biancorossi non c’era posto per l’amicizia. Rispettavamo alla lettera le consegne del Mister, quindi… gran botte in campo! Per la Jeunesse vincere era normale e, nel pieno rispetto di questa normalità, vinsi tre campionati su cinque disputati. L’onestà mi spinge a confessare l’estrema marginalità dei miei meriti. All’età di 15 anni presi finalmente atto di tutti i miei limiti e cessai l’attività agonistica. I miei compagni più portati proseguirono ed alcuni approdarono in prima squadra, continuando a vincere tutto nel Granducato anche da adulti. Qualcuno disputò persino qualche partita internazionale, fra le quali spicca lo scontro di Coppa Campioni con la Juventus nel 1985. Tuttavia, con la fine dell’era del ferro alle porte, il più grande onore della carriera di questi ragazzi sarebbe stato un altro: loro sono stati gli ultimi veri custodi dei valori cuciti sulla “nostra maglia“. PP
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, s n o i t a r g i M s Festival de e d t e s e r u t l u C des la Citoyenneté
13-14-15 MARZO 2015
VI ASPETTIAMO AL NOSTRO STAND LuxExpo-Kirchberg, hall 2, dove potrete conoscere il nostro staff e dove sono previsti regali e promozioni per tutti
PROGRAMMA
Aperitivo L’angolo del caffè espresso italiano Tombola a orario continuato Tombolissima con superpremi: due week-end in Italia (estrazione domenica 15 marzo al pomeriggio) Animazione e regali per i bambini Vendita delle nostre pubblicazioni a prezzo scontato
Durante tutto il weekend in fiera sarà possibile abbonarsi a PassaParola Magazine con lo sconto del 20%
[ONDE SONORE]
A tutta
MUSICA!
TESTO Paolo Travelli
In attesa dei concerti organizzati dalla nostra associazione rispettivamente il 19 e il 28 marzo, incontriamo i musicisti italiani che saranno i protagonisti al Rocas e che promettono tanta buona musica
GASPARAZZO GASPARAZZO e il combat folk. Guardando su internet, alla voce combat folk, si trovano, tra gli altri, Bandabardò, Modena City Ramblers, The Gang, Yo Yo Mundi. Chi più vi assomiglia di queste band? Nel progetto Gasparazzo il “combat” è più nel ragionare che nell’esprimersi musicalmente. Tra le band che citi, con cui abbiamo condiviso più volte i palchi, non trovo una somiglianza vera e propria, soprattutto nelle sonorità. La ricerca di Gasparazzo non attinge al folk irlandese o al rock americano. Definirei il nostro un suono “meridionale” ispirato al Sud del mondo, d’Italia e del corpo umano. Per la dimensione dei testi è molto interessante la poetica della Bandabardò, ma è chiaro che sono fondamentali i messaggi di queste band che definisco indispensabili. GASPARAZZO e la verve live. Che atmosfera si respira ai vostri concerti? È necessario “pogare”? Gasparazzo è verve live e se il pubblico risponde agli impulsi sarà la band per prima a pogare! Nonostante stiamo recuperando un atteggiamento più acustico, la forza ritmica è sempre primaria. Partecipare a un nostro concerto vuol dire addentrarsi in una giungla fatta di ska, raggamuffin, scorci gitani e reminiscenze abruzzesi che scuotono, in effetti, un pogo interiore, innanzitutto. Per l’occasione nel minitour che ci porterà al nostro primo concerto in Lussemburgo avremo un set da piccola orchestra folk/punk. GASPARAZZO e la discografia. Due dischi nello stesso anno sono un avvenimento da record in Italia. Anche decisamente differenti tra di loro: ESISTE CHI RESISTE è il primo uscito in ordine cronologico, mentre il secondo è MO’ MO’. Potete farci una brevissima descrizione dell’uno e dell’altro? Esiste chi resiste è un concept album ed allo stesso tempo una raccolta di tutti i brani che abbiamo scritto sulla Resistenza emiliana. È un disco fatto con chitarra, voci, percussioni, violoncello, violino, clarinetto e fisarmonica. Un disco minimale e politico che raccoglie dieci anni di scrittura da parte mia e di Alessandro e grazie all’incontro con NML Label era arrivato il momento di pubblicarlo. Mo’ Mo’ è il nostro ultimo album elettrico, un lavoro snello e variegato, direi elegantemente naif, con la band che suona ciò che ama ed una produzione
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attenta e curata da noi e da Massimo Tagliata, musicista e produttore di livello internazionale già con Antonella Ruggero e Biagio Antonacci, tanto per citarne alcuni. GASPARAZZO e il Lussemburgo. Cosa conoscete di questo Paese e perché vi ispira venirci a suonare? Conosciamo pochissimo questo Paese, ma la novità ed i viaggi sono il miglior carburante per i Gasparazzo. Questa band ha girato facendo concerti tra Albania, Belgio, Germania, Austria, Svizzera, Algeria e Costa D’Avorio. In ogni posto abbiamo vissuto intensamente la musica, i sapori, gli odori ed i racconti della gente del posto, alimentandoci di cultura differente che rappresenta l’ingrediente principale del nostro messaggio artistico. Vi tempesteremo, quindi, di domande e passeremo la notte ascoltando i vostri racconti sul Lussemburgo. Ci ispira venirci a suonare perché le attività e le scelte musicali di Esperienze Sonore (la trasmissione condotta da Paolo Travelli in collaborazione con Manu Skelters in onda il martedì su RGL, www.rgl.lu, ndr) sono molto interessanti. E anche perché vogliamo conquistare un nuovo pubblico e per respirare un’atmosfera che ancora non conosciamo e che ci incuriosisce.
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[ONDE SONORE]
MARIA ANTONIETTA In Italia hai affrontato una lunghissima turné con ottimi successi di pubblico che ti hanno reso una delle cantautrici di nuova generazione più acclamate. Cosa ti aspetti dalle date all’estero? Si tratta di un’esperienza nuova e, quindi, non ho grandi aspettative. Sono molto curiosa di vedere come le persone si relazionano con il concerto. Si tratta di un terreno di sfida. Spero che ci siano anche spettatori stranieri e, quindi, mi auguro che sia anche una prova di comunicazione.
IL MONDO DEGLI ANNI '50 E '60 HA SEMPRE ESERCITATO SU DI ME UN GRANDE FASCINO. UN MONDO DI PUREZZA IN UN CERTO SENSO DIVERSO DAL MONDO CHE SI RESPIRA OGGI
I titoli dei tuoi brani e il titolo stesso del tuo ultimo album SASSI sono costituiti quasi sempre da un’unica parola. Questo significa che ami i messaggi diretti? Sono molto amante del minimalismo e molto spesso per comunicare con le persone occorre eliminare tutto ciò che è superfluo per non indebolire il messaggio. Aggiungere parole non necessariamente aggiunge valore a un concetto. A volte si rischia di perdere il significato. Il video di ABBRACCI ti mostra in riva al mare e poi all’interno del mare stesso. Lo scenario cambia e si presenta in bianco e nero per la parte in superficie e a colori per la parte in cui sei immersa. Qual è il significato di questo video? Questa dicotomia rappresenta il mio mondo interiore che si trova spesso distante dalle apparenze e a volte è difficile trovare l’equilibrio tra questi due aspetti. Sia nel disco d’esordio che in quest’ultimo si parla di religione. Qual è il tuo rapporto con essa? Ho un rapporto diretto con Dio, dialogare con Dio e averlo come interlocutore è importante per aver qualcuno che ha una posizione superiore e, quindi, può dare consigli. Qualche tempo fa hai interpretato una cover leggendaria come Non ho l’età di Gigliola Cinquetti. Qual è stato il motivo che ti ha spinto a reinterpretare questo brano? Il mondo degli Anni ’50 e ’60 ha sempre esercitato su di me un grande fascino. Un mondo di purezza in un certo senso diverso dal mondo che si respira oggi. Credo che tu tenga molto al fatto di essere presa assolutamente per quello che sei e lo dimostri in tutto quello che scrivi. Quanto conta ancora oggi essere se stessi in un’epoca di assoluta finzione? Essere se stessi affascina ancora molto il pubblico e anche a me è capitato da spettatrice di essere affascinata da personaggi dello spettacolo capaci di mostrare la loro reale essenza. In Italia c’è una sorta di super-produzione cantautoriale maschile mentre nell’universo femminile sono poche le musiciste che si sono messe davvero in luce. Tu sei una di queste. Da cosa dipende questo successo? In Italia è molto difficile esprimere se stesse nella musica al femminile. C’è ancora il rischio della censura e dell’incomprensione da parte del pubblico. PP
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UN MONOLOGUE LES SAUVERA !
LES FRÈRES SERVILLO “en passant par la Lorraine” Le Théâtre Nest de Thionville accueille le 17 et 18 mars le spectacle Le Voci di dentro d’Eduardo De Filippo, mis en scène et interprété par Toni Servillo et son frère Peppe avec une troupe d’acteurs tous napolitains. Toni et Peppe jouent deux frères : Alberto e Carlo Saporito qui dans Naples de l’après-guerre sont les protagonistes d’une comédie grinçante, suspendue entre le rêve et la réalité. Horaires : mardi 17 à 20h00, mercredi 18 à 19h00
[PASSAPAROLA POUR TOUS]
Toni et Peppe, deux frères, deux artistes, et de multiples collaborations. Combien estce important pour vous de travailler ensemble ? Toni : Peppe et moi avons déjà fait des expériences communes de théâtre musical, avec quelques orchestres symphoniques importants. Et il nous est arrivé quelquefois de chanter ensemble. Il y a un code familial qui nous lie, un lien fraternel qui s’est consolidé avec nos choix réciproques. Lorsque j’ai décidé après avoir joué Goldoni, que je me tournerais vers Eduardo (De Filippo) avec Le voci di dentro, j’ai tout de suite pensé à Peppe. On se ressemble, on se comprend, on partage la même culture. Avoir mon frère à mes côtés pour ce spectacle qui, à la fin de la saison à Budapest en avril, se conclura après 350 représentations, multiplie l’aspect séduisant que le mélange de réalité et de fiction opère sur le public, en proposant une invitation à démêler la relation scénique entre (un) naturel étudié et spontanéité calculé.
Peppe : Toni et moi sommes unis, interactifs, nous le sommes depuis toujours non seulement parce que nous sommes frères. Je suis heureux de prendre part avec lui dans cette aventure de Le voci di dentro di Eduardo qui, pour ma part, a été un départ absolu dans la prose. Dans ce cas, nous ne cherchions pas un prétexte pour travailler ensemble, mais un projet qui puisse
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Les Monologues du vagin, l’œuvre théâtrale d’Eve Ensler, à l’origine de la naissance du mouvement V-Day, - dont les participants organisent les représentations de bienfaisance pour soutenir les associations et programmes qui assistent les femmes victimes de violence domestique - sera à l’affiche du Théâtre Sang à Klang, les 6 –14 et 21 mars prochain à 19 heures. Le profit sera versé à l’association Femmes en détresse asbl. Cette année, les Monologues seront lus et récités dans plusieurs langues. Elena Trabucchi en sera la lectrice en langue italienne.
Réservations : president.lgvi@gmail.com Billets à 25 euro, 20 euro (prévente); 15 euro mettre notre rapport de frères au service de la pièce et, Eduardo, avec les frères Saporito nous a offert cette occasion. Toni Servillo, vous avez dit en présentant Le voci di dentro : ”Le profond espace silencieux qu’il y a entre le texte, les interprètes et le public, se remplit d’émotions, soir après soir, sur la scène, réplique après réplique”. Avez-vous trouvé des différences de perception entre le public italien et celui non italien ? Toni : Des différences dans ce sens sont aussi relevées entre le public de différentes villes italiennes. Mais je peux témoigner assurément du fait qu’Eduardo suscite l’intérêt et l’enthousiasme du public étranger. Je ne saurais dire ce qui le touche, mais je sais qu’Eduardo est très populaire aussi dans des pays lointains et immenses comme la Russie. Au cours de la dernière représentation à Saint Petersbourg, par exemple, un maestro tel que Dodin, est monté sur scène pour raconter combien les textes d’Eduardo de Filippo lui étaient familiers et combien il les avait fréquentés depuis son enfance. Je crois que transporter Eduardo dans le monde signifie transmettre une idée noble de Naples, donner de la voix à un des courants de la littérature méridionale hautement spéculative, la renouvelant sans folklore. PP
SOUVENIR D’ITALIE !
Combien de fois auriez-vous voulu faire un cadeau spécial, mais vous avez dû vous contenter des sites de l’e-commerce, parce que vous n’avez pas eu le temps et le moyen de vous rendre en Italie pour l’acquérir. Made in Italy for me est la solution pour tous les cadeaux spéciaux que vous souhaiteriez acquérir dans ce pays car vous connaissez parfaitement la qualité de notre artisanat local. Né d’un tissage entre la passion pour l’artisanat, l’informatique et la mise en valeur du terroir italien, le site offre la possibilité d’acheter des objets artisanaux 100 % made in Italy, de discuter d’artisanat et technologies nouvelles, de foires, expositions et évènements. De plus, le site offre aux artisans italiens un service complet de grande visibilité, racontant à travers ses pages web, les habitudes, l’histoire, la culture, le travail, les traditions et les techniques, dont les artisans se transmettent les secrets, depuis des siècles. En donnant la possibilité à celui qui ne réside pas en Italie, de comprendre réellement notre culture, de découvrir des endroits merveilleux de notre territoire et d’avoir des voies commerciales faciles et directes avec des artisans italiens d’excellence.
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www.madeinitalyfor.m
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© Hamster28
[DESTINAZIONE ITALIA]
Viaggio nell’Italia che affascinò celebri turisti del passato
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l lago di Como non sembra aver perso il suo fascino dai tempi di Alessandro Manzoni. Cadenabbia, ridente frazione del Comune di Griante, si trova sulle rive occidentali del famoso lago. Già nel secolo scorso affascinò importanti personaggi di origine germanica. Arthur Schnitzler, scrittore austriaco (conosciuto dal grande pubblico per la sua opera Traumnovelle, trasposta cinematograficamente da Stanley Kubrick in Eyes Wide Shut con Nicole Kidman e Tom Cruise), cita il cimitero di Cadenabbia nel suo romanzo del 1908 Verso la libertà: … e mentre… si trastullava… vide delle croci brillanti su minuscole collinette… improvvisamente questa immagine divenne il cimitero di Cadenabbia. Ma personaggio più importante, e affettuosamente ricordato nel paese è Konrad Adenauer, cancelliere tedesco dal 1949 al 1963, che qui trascorse le sue vacanze dal 1957 al 1966, dopo che il ministro degli esteri Heinrich von Brentano gli suggerì di fare una capatina al Nord Italia per scoprire questa “perla”. Percy Shelley, poeta e filosofo inglese, nonché uno dei più grandi lirici romantici, accompagnato da moglie, figli, cognata e nipoti, nel 1818 si spostò in Italia per 4 anni.
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TESTO Elisa Cutullè
Nel corso dei secoli scorsi personaggi illustri come scrittori, attori e politici hanno visitato il Bel Paese, privilegiando alcune regioni. PassaParola vi ripropone alcuni luoghi che hanno affascinato le “grandi” menti e che possono essere lo spunto per una vacanza fuori dal comune
Si recò in diverse città come Venezia, Livorno, Lucca, Este, Roma, Napoli, Firenze, Pisa e infine in Lunigiana, a San Terenzo, frazione di Lerici, un piccolo comune nella provincia di La Spezia. Ospite dei Marchesi Ollandini, visse nella Villa Magni, la “bianca case del mare”, che
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[DESTINAZIONE ITALIA]
In Lunigiana non dimenticarsi di assaggiare la classica mortadella dalla caratteristica forma ad U (con al centro una foglia di alloro) e la caciotta, dal sapore leggermente salato e dall’odore molto intenso.
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DOVE DORMIRE
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SPECIALITA
© www.terredilunigiana.com
CADENABBIA - Villa la Collina La storica villa e la moderna accademia appartengono oggi alla Fondazione Konrad Adenauer. Dotata di un parco di 27.000 mq, la struttura si presta come luogo di villeggiatura, congressi, seminari, ma anche come location di matrimoni ed eventi. Tel. +39.0344.44111 - www.kas.de/villacollina/it
LERICI - Hotel Shelley e delle Palme L’hotel accoglie da decenni ospiti internazionali offrendo, oltre alla gradevole permanenza, anche un programma di mostre d’arte contemporanee allestite nell’ambito del progetto Arte x Arte de La Città dell’Arte onlus. Tel. +39.0187.968204 - www.hotelshelley.it si affacciava col caratteristico porticato ad archi sul Golfo dei Poeti. Lo stile di vita del poeta, che invitava continuamente amici e conoscenti, era antitetico rispetto a quello del posato borgo, se non altro per la sua promiscuità... La villa oggi è privata, ma è possibile visitarla in occasione delle manifestazioni “FAI di Primavera”. Marie Henry Beyle, più noto come Stendhal, scrittore francese, si recò per la prima volta in Italia dal 1800 al 1802, quando era appena diciottenne. Dopo un soggiorno a Milano si trasferì a Bergamo, dove alloggiò nel palazzo della famiglia Terzi, uscendo spesso per cavalcate sui colli e per godere degli splendidi paesaggi. Lasciamo a lui la parola: …I dintorni di Bergamo sono veramente di una bellezza indescrivibile; amenissimi boschi coprono le colline dietro la città. Sono quasi tutti riservati alla caccia, con le capanne per i cacciatori. PP
LIBRO
DOVE MANGIARE
OUD i ii
BERGAMO Taverna Colleoni & Dell’Angelo Si affaccia sulla splendida Piazza Vecchia, a lato della famosissima Fontana Contarini, simbolo di Bergamo Alta. È aperta dal 1744 ed ha affascinato perfino il grande Le Corbusier. Tel .+39.035.231991 - www.colleonidellangelo.com
MICHEL DE MONTAIGNE, Viaggio in Italia, BUR,13 euro. Il primo diario di viaggio compiuto da un intellettuale a scopo formativo, che servì da ispirazione a Goethe, Heine, Mommsen, De Sade, Montesquieu e Stendhal.
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LA SPOSA
arriva in Lussemburgo! TESTO Paola Cairo
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er Infinito Edizioni ha pubblicato i libri Mamadou va a morire (2007, premio Santa Marinella), tradotto in spagnolo e tedesco; Il mare di mezzo (2010, premi Colomba d’oro, Pro Asyl Hand, Uisp Mandela e Ivan Bonfanti), tradotto in tedesco e spagnolo; e Roma senza fissa dimora (2009). Ha collaborato alla redazione del libro Come un uomo sulla terra (2009), diventato poi un film con la regia di Andrea Segre. Gabriele è conosciuto perché prepara reportage e inchieste che la maggior parte delle volte vende all’estero. Dopo aver viaggiato in lungo e in largo per il Mediterraneo “alla ricerca delle storie che fanno la storia” ci racconta come un film documentario sia destinato ad essere anche un’azione politica. Da anni, con il tuo blog http://fortresseurope.blogspot. com/, raccogli numeri e nomi per dare un volto ai migranti che muoiono nel Mediterraneo. Com’è nato e perché è diventato così importante nel tempo? Il blog nacque senza grandi ambizioni. Era l’inverno del 2005 e stavo facendo la gavetta in un’agenzia stampa a Roma. Proposi in redazione un pezzo di approfondimento sui precedenti dei naufragi nel Canale di Sicilia. E pochi giorni dopo decisi di condividere il materiale del mio archivio su un blog. Mi sembrava il modo più immediato per far circolare quei dati. Col tempo ai numeri ho affiancato le storie, viaggiando in lungo e in largo Appuntamento con per il Mediterraneo, da ormai dieci GABRIELE DEL GRANDE anni. Il blog è diventato presto un domenica 15 marzo punto di riferimento perché era alle ore 15.30 l’unica fonte disponibile online che al Festival des migrations, tenesse conto delle stragi lungo des cultures et de la le rotte dell’immigrazione nel citoyenneté Mediterraneo.
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Non è iscritto all’Ordine dei giornalisti, ma il giornalismo ce l’ha nel sangue. Intervista a Gabriele Del Grande, giornalista, autore, sceneggiatore e regista (con Antonio Augugliaro e Khaled Soliman Al Nassiry) di Io sto con la sposa, il finto corteo nuziale che ha beffato la “Fortezza Europa”, divenuto un film documentario grazie a una raccolta fondi da record
Io sto con la sposa, una sfida vinta e un viaggio reale per aiutare siriani alla ricerca di una vita migliore. Quale è stata l’emozione più bella che ti ha dato questo film? Troppo difficile fare la classifica. Il viaggio è stato una “lavatrice di emozioni”. La paura prima di ogni frontiera e il sollievo subito dopo, il dolore per i racconti della guerra e del mare e la gioia liberatoria di ogni sera dai nostri ospiti. Forse la sola parola che tiene tutto insieme è: «sogno». Abbiamo avuto un sogno: quello di unire le genti delle due rive con il velo bianco della sposa. Ci abbiamo creduto. E da allora non abbiamo ancora riaperto gli occhi... Voglio dire che non soltanto il viaggio è andato bene, ma anche tutta la storia di come siamo riusciti a produrre il film dal basso con il crowdfunding (raccolta fondi, ndr) e di come siamo riusciti a portarlo alla Mostra del Cinema di Venezia e da lì nelle sale di tutta Italia e adesso di tutto il mondo... è semplicemente straordinario! Sei un “cane sciolto”, hai imparato l’arabo, parti spesso per i teatri di guerra, sei stato 5 volte in Siria. Perché il giornalismo italiano è così poco riconoscente verso il lavoro dei freelance? Forse sono la persona meno indicata per rispondere. Forse dovresti chiedere ai canuti caporedattori che in questi anni mi hanno sempre detto di no, che la gente non era interessata alla Siria, né tantomeno alle migrazioni. Forse dovresti chiedere ai film commissioner che ci dicevano che Io sto con la sposa non poteva funzionare e che sarebbe stato un fiasco. E magari chiederglielo adesso, che il film è ancora in sala, da 20 settimane, con 100 mila spettatori in 250 città italiane e dieci Paesi esteri. Fra l’altro proprio con una storia che parla di Siria e di immigrazione. Io posso solo dirti che l’Italia non è un Paese per giovani e più in generale per idee fresche e brillanti. Questo è un Paese vecchio e conservatore, che preferisce riscaldare il brodo anziché sperimentare. Ma per fortuna non è tutto così. E la dimostrazione più bella è la risposta del pubblico. Lo abbiamo visto per l’ennesima volta con i risultati straordinari di pubblico che ha avuto il film. PP
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GLI ITALIANI DEL
Salon du Livre 2015 Dal vincitore del Premio Strega Giovani 2014 a poeti e fotografi. Gli italiani al Festival des migrations, des cultures et de la citoyenneté si fanno notare
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on dirmi che hai paura (Feltrinelli, 2014) di Giuseppe Catozzella vince il Premio Strega Giovani 2014. La protagonista è Samia, una ragazzina di Mogadiscio con la passione della corsa. Samia vive in una Somalia sempre più preda dell’irrigidimento politico e religioso. A soli diciassette anni si qualifica alle Olimpiadi di Pechino e anche se arriva ultima diventa un simbolo per le donne musulmane in tutto il mondo. Il suo vero sogno, però, è vincere. L’appuntamento è con le Olimpiadi di Londra del 2012. Ma tutto diventa difficile. Gli integralisti prendono ancora più potere, Samia corre chiusa dentro un burqa ed è costretta a fronteggiare una perdita lacerante... Una notte parte, a piedi. Rincorrendo la libertà e il sogno di vincere le Olimpiadi. Sola, intraprende un viaggio di ottomila chilometri, l’odissea dei migranti dall’Etiopia al Sudan e,
attraverso il Sahara, passando Andrea Scagnetti, già noto in per la Libia e arrivare via mare in Lussemburgo per aver presentato Italia. Un finale amaro e la storia di il suo libro di poesie Spremuta questa ragazza, che nella vita vera di arancia, pubblicato nel si chiamava Samia Yusuf Omar, fa il 2012 da Atramenta, presenta giro del mondo. Il libro è in corso di sabato 14 marzo alle ore 15.30 traduzione dai più grandi editori in la traduzione francese delle più di venti Paesi. poesie per Edizioni Convivium Giuseppe Catozzella, invitato dalla (Lussemburgo, 2015). Per Libreria italiana, Time for equality Atramenta ha appena pubblicato in collaborazione con la sua prima opera teatrale l’Ass. Marchigiani, il Circolo E. Curiel Gita ad Alberobello. e il patrocinio dell’Ambasciata Evento organizzato da d’Italia. Il nostro mensile assicura Convivium asbl la promozione. Media partner: Giuseppe Catozella e Mattia Inso PassaParola lera saranno ospiti in diretta a Voicesby Magazine. PP PassaParola
(Radio Ara - 103.3/103.4) sabato 14 marzo alle 10. Anche in streaming www.ara.lu
Catozzella presenta il suo libro al Salon du Livre 2015 all’interno del Festival des Migrations domenica 15 marzo alle ore 15.30
UN PREMIO AI SENTIMENTI Il Premio Letterario Internazionale Marguerite Yourcenar conta ogni anno la partecipazione di centinaia di autori internazionali in due sezioni: Narrativa e Poesia. Quest’anno il premio nella sezione narrativa è andato a Chiara Giacobelli, scrittrice e giornalista 31enne, per il suo racconto Causa di forza maggiore. Ecco cosa ci ha detto del suo lavoro. Mare, gatti e inerzia: cosa significano per te? Non potrei vivere lontana dal mare per un periodo di tempo troppo lungo, perché spostandosi in un luogo senza acqua è come se, a un certo punto, ti venisse rubata la libertà. Anche i gatti sono un elemento della vita di cui difficilmente riesco a fare a meno; e nel racconto sono comunque la metafora della tenerezza, quella che probabilmente manca al barbone. L’inerzia invece è - in apparenza l’assenza di vita pur restando vivi, il continuare ad esserci, ma in modalità standby, spenti. (Elisa Cutullè)
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Sabato 14 marzo ore 18.30 incontro con Mattia Insolera, fotografo bolognese che per sette anni ha viaggiato per il Mediterraneo, per raccontarlo al di là dello stereotipo del turismo. Il fotografo presenta Il sesto continente di Mattia Insolera. Con le immagini Mattia ha cercato di raccontare il suo viaggio. Adesso quelle immagini sono un libro: Vorrei che diventasse una guida di viaggio ispirata a tanti altri libri sulla cultura mediterranea. Vorrei fosse un po’ un omaggio al concetto di libro, che sembrasse un vecchio atlante, un vecchio libro di storia o un vecchio trattato di cartografia. Evento organizzato dal Centre de Documentation sur les Migrations Humaines.
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Non è mai troppo tardi per imparare l’ITALIANO È ciò che pensa Maria Sartori Plebani, insegnante di italiano per stranieri a Lussemburgo. Che ha pubblicato un secondo libro e che vi invita tutti alla sua presentazione TESTO Maria Grazia Galati
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rentina, simpatica e piena di voglia di fare. Maria Sartori Plebani ha appena dato alle stampe il suo secondo libro, a metà fra un romanzo d’evasione e un testo didattico. In attesa di incontrarla per l’evento di fine mese le abbiamo fatto qualche domanda. Come è nata l’idea di questo tuo secondo libro? Mi è piaciuto scrivere Tutto cominciò con una telefonata, il mio primo libro. Si vende bene e così ho deciso di farne un altro nello stesso stile, che già da tempo aspettava di essere pubblicato. Secondo me si tratta di una novità in assoluto. Che io sappia nessuno hai mai “sezionato” un proprio romanzo come ho fatto io con questi due libri. Dove per “sezionare” intendo il fatto di aggiungere la traduzione (o la spiegazione in italiano) delle parole più difficili, con tanto di spiegazioni ed esercizi. Che differenze ci sono rispetto al tuo primo libro? La storia: in Tutto cominciò con una telefonata la protagonista, Silvia Benarrivo, ha 25 anni e finisce gli
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CHI E MARIA SARTORI PLEBANI? Nata a Bolzano, ha frequentato fino alla maturità le scuole di lingua tedesca nella sua città natale. Dopo la laurea in lingue moderne all’Università Cattolica di Milano torna a Bolzano per insegnare lingue nei licei. Nel 1987 si trasferisce all’Università di Pittsburgh (USA) e lavora come assistente didattica. Nel 1989 consegue un Master of Arts in italianistica e rientra in Italia. Sposata e madre di tre figli, dal 1993 vive con la famiglia in Lussemburgo, dove insegna tedesco e italiano agli stranieri (adulti e bambini). CONTATTI: info@icomeitaliano.eu Tel. 311263 oppure 621 690216 studi universitari; in Mai dire mai ha 16 anni di più, è sposata e madre di tre figli. Nel primo libro c’è la traduzione in tedesco e in francese delle parole e delle espressioni più difficili. Nel secondo c’è la spiegazione in italiano. Ed ancora, nel primo testo alla fine di ognuno dei ventisei capitoli ci sono gli esercizi relativi al capitolo, mentre nel mio secondo lavoro c’è la prima parte con il romanzo vero e proprio, alla quale segue una seconda parte con numerose note al testo, domande dettagliate sul contenuto e numerosi esercizi molto diversificati, sempre riferiti al testo. Perché questo titolo? Perché alla protagonista succede un fatto che immaginava non le sarebbe mai accaduto. E poi anche perché non si dovrebbe mai dire che è troppo tardi per imparare una lingua, in questo caso l’italiano. Lo presenterai a breve con un evento pubblico. Il precedente era stato organizzato in maniera molto originale e divertente. Questa volta cosa ci dobbiamo aspettare? Per questa presentazione ho pensato di offrire tre copie del libro a tre persone estratte fra i presenti e inoltre si potrà vincere qualcosa che non è stato mai messo in palio (che io sappia); giusto per rimanere in tema col titolo. Hai altri progetti per il futuro? Quest’anno dovrebbe uscire un mio romanzo, che è quasi finito. Si intitola Lucia e racconta la vita di due donne unite da uno strano destino. PP
Il libro sarà presentato al Circolo Eugenio Curiel
venerdì 27 marzo 2015 alle ore 19.
Seguirà vin d’honneur. PassaParola Magazine
[ITALIA A TAVOLA]
Insetti in cucina: moda passeggera o svolta alimentare? Chi si mostra curioso e chi riluttante. Intanto parliamone
TESTO Daniela Fusillo
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el maggio 2013 la Fao pubblica il rapporto Edible insects: future prospects for food and feed security, col quale spiega il mondo degli insetti in tutte le sue sfaccettature, con l’obiettivo di includerli nel sistema alimentare sostenibile. La proposta, oltre ad essere stata accolta con ribrezzo dagli occidentali, ha sollevato obiezioni anche da parte di culture come quella cinese, il cui popolo è uno dei maggiori consumatori. Secondo l’entomologo Gao Xiwu, infatti, sembra che la Cina non sia pronta per il loro consumo di massa. Com’è noto, nel mondo da sempre esiste un appetito insettivoro diffuso (compreso l’occidente) e a tal proposito si ricorda la tradizione alimentare in alcune zone d’Italia del formaggio coi vermi, Casu Marzu o Casu Fraiccicu, attualmente non riconosciuto come prodotto alimentare ufficiale. Romani e greci
QUANDO LA MOSCA NON È AL NASO, MA... A FIOR DI LABBRA!
li mangiavano, Aristotele era ghiotto di cicale. Nel corso del tempo escono dalla dieta ottimale degli occidentali e in Europa i tentativi di reintrodurne il consumo alimentare
SE LA SEMPLICE ASSOCIAZIONE CON LO SPORCO FOSSE SUFFICIENTE AD ATTRIBUIRE AD UN CIBO LA REPUTAZIONE DEL MALSANO, IL GENERE UMANO SAREBBE MORTO DI FAME DA UN BEL PEZZO (MARVIN HARRIS, ANTROPOLOGO)
risalgono al XIX secolo: vani come ancora oggi. Come si spiega tale rifiuto? L’antropologo Marvin Harris ne propone una spiegazione singolare, come del resto fa con i diversi tabù alimentari. In un sistema globale di produzione di cibo, nonostante gli insetti - e nello specifico quelli edibili - siano numerosissimi (più di 1.900 specie, FAO), essi fanno parte del tipo di fonti svantaggiose in termini di costi di tempo ed energie per approvvigionarsene. Gli animali che si foraggiano, inoltre, aggiungono alla loro dieta solo quelle derrate che incrementano, o non diminuiscono, il livello di redditività delle attività di foraggiamento. In altre parole, in tutte le epoche passate e future la variazione in termini di abbondanza di una derrata di livello elevato di redditività ha determinato (e lo
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[ITALIA A TAVOLA]
IL CIBO DEL FUTURO Sono considerati dalla FAO il cibo del futuro, essendo un’alternativa più sostenibile in termini ecologici ed economici rispetto al regime alimentare mainstream. Eppure gli insetti rientrano ancora nella categoria dei “nuovi prodotti e nuovi ingredienti alimentari”, soggetti al Regolamento (CE) n. 258/97, che impone una specifica autorizzazione dell’Unione Europea ai fini della vendita. L’EFSA (European Food Safety Authority) si esprimerà a luglio circa i potenziali rischi microbiologici, chimici e ambientali della produzione e del consumo di insetti per l’alimentazione e un regolamento europeo in materia è atteso per il 2015. Olanda e Belgio, intanto, hanno accettato favorevolmente la novità: hamburger realizzati con farina di vermi e snack di cavallette dell’azienda belga Damhert sono già in vendita presso i vari Carrefour e Delhaize. Stessa storia per la vendita nei Jumbo olandesi. La Francia lancia il marchio Micronutris, che alleva e vende snack salati, biscotti e cioccolatini con copertura croccante di insetti. Il Granducato, invece, si è espresso con un secco no, adottando un’interpretazione restrittiva del regolamento, almeno fino a specifica autorizzazione della Commissione europea. (Eleonora Cianfrini)
farà ancora) la variazione della dieta ottimale nel mondo animale e nelle diverse culture umane, perché vantaggiosa o meno nel sistema di produzione di cibo. Ad esempio, gli insetti che gli uomini consumano sono soprattutto quelli di grossa taglia e/o che si muovono in sciami. Questi ultimi spesso sono veri e propri flagelli per pascoli e messi in alcuni Paesi: ecco che mangiare i mangiatori diventa utile e gli insetti compaiono nelle diete degli uomini. Forse abbiamo una risposta alla domanda iniziale. Anche se il sistema attuale di produzione di cibo è diventato svantaggioso
in termini di salute del pianeta, degli animali e degli uomini (una delle motivazioni della FAO), perché gli occidentali, che hanno abbandonato da tempo la dieta insettivora dovrebbero tornarvi, se l’industrializzazione consente abbondanza di carne e di qualunque altra cosa si desideri? Harris osserva anche come il disgusto occidentale verso gli insetti abbia contribuito alla diminuzione del loro consumo nelle culture abituate a cibarsene e a scoraggiare gli esperti alimentari dei Paesi in via di sviluppo ad introdurlo ufficialmente nella dieta nazionale.
INFORMAZIONI FONTI Buono da mangiare, Enigmi del gusto e consuetudini alimentari, 1990-1992 Einaudi, Torino www.fao.org/docrep/018/i3253e/i3253e00.htm RICETTE www.manger-insectes.fr PRODUTTORI E PRODOTTI IN VENDITA ON-LINE www.delibugs.nl/Webwinkel-Category-3794829/Snacks-withInsects.html CORSI DI CUCINA ON-LINE www.dailymotion.com/video/x16opcb_pays-bas-des-cours-decuisine-a-base-d-insectes_news GUIDA AI RISTORANTI www.restaurantdinsectes.fr/restaurantsinsectes.php
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LIBRO CONSIGLIATO CREEPY CRAWLY CUISINE The Gourmet Guide to Edible Insects 1998 di Julieta Ramos-Elorduy Quanto appena detto forse si ricollega alla reazione della Cina rispetto alla proposta della FAO? Lo stesso antropologo, facendo riferimento a ragioni storiche e culturali, ci aiuta a capire perché una specie venga esaltata a divinità o abominata, come gli insetti. Esclusi dal sistema alimentare occidentale nel corso della storia, se lasciati in vita divorano le messi, mangiano il nostro cibo, scorazzano nei nostri cocktail, ci mordicchiano e si nascondono ovunque. La loro vasta utilità in molti campi (FAO) non è alla portata della vita quotidiana della popolazione: al nostro immaginario non resta che etichettarli negativamente, non buoni: né da pensare né da mangiare; un nemico sporco e insidioso da tenere lontano, anche dallo stomaco! Tutto ciò prova che il cibo è cultura, storia, sistema di valori e identità di un popolo, dai quali non si può prescindere. PP
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[ITALIA GIOVANE]
JOMBOLO DANCE KIDS Il nuovo ballo per i giovani a Lussemburgo ve lo insegna un italiano Jombolo è il titolo di una canzone dell’artista nigeriano Iyanya del 2013. Ispirato dai movimenti del video, Jacomo Belluti ha creato il programma Jombolo Fitness, un programma senza tecniche o capacità particolari che è indirizzato a chi vuole ballare o semplicemente muoversi al ritmo di musiche afro-jamaicane. JOMBOLO vuole dire “vivi qui e adesso” (EC)
www.jombolo.com Vi segnialiamo un’opportunità di lavoro: Jombolo è alla ricerca di istruttori dinamici e motivati, con basi di danza afro-giamaicana.Trovate il formulario online sul sito (vedi sopra il box). Jombolo Fitness 90, rue Joseph Philippart - L- 4845 - Rodange Tel. +352 691 965603 Per i nostri lettori frontalieri belgi forniamo due indirizzi: 3A, rue de Longwy - 6790 Aubange 307, Av. de Longwy - 6700 Arlon Il recapito di riferimento è quello lussemburghese. Jacomo tiene inoltre corsi di: Zumba, hiphop e hiphop open level, afrika kids, jazz funk.
TESTO Mariagrazia Ciliberto e Elisa Cutullè
Con padre di origini riminesi, ma originario del Congo del Senegal, il 36nne Jacomo Belluti ha da sempre vissuto per la danza, lavorando anche con Britney Spears. Da poco ha lanciato il suo nuovo progetto Jombolo Dance con una variazione ad hoc per i giovanissimi. Lo abbiamo incontrato per saperne di più
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l tuo focus principale è stato finora su Hip Hop e su attività di ballo fitness come la Zumba. Come è nata l’idea di Jombolo? Da più di 15 anni insegno danza insieme a mia moglie Alba nella AJ Belluti Dance Academy, vivendo in diversi paesi, per ultimo il Lussemburgo. La danza è la mia mia vita e adoro insegnare e condividere la mia passione con gli adulti e soprattutto con i bambini e i ragazzi. Ho un amore incondizionato per la vita e le cose nuove e affronto tutto con passione. Vedere i progressi che fanno i miei allievi mi rende orgoglioso. L’Hip Hop è completamente diverso dal Jombolo perché è un ballo che ha una propria cultura, la quale può essere o meno condivisa, mentre Jombolo è un concetto che esiste dalla notte dei tempi, ossia dai primi movimenti del popolo africano. Non parlerei di Jombolo come di una danza: secondo me è piuttosto un mix di movimenti afro-giamaicani accompagnati da musiche della stessa regione, che rendono il tutto un momento unico e utile per rimettersi in forma con esercizi cardiomuscolari mirati, divertendosi allo stesso tempo. In che cosa differisce la versione per bambini da quella classica? Jombolo Kids è una variazione del programma di base che permette ai bambini di familiarizzare con i movimenti a tempo di musica, divertendosi e facendo anche un po’ di esercizio fisico. Non c’è una fascia d’età prestabilita per iniziare Jombolo, ma direi che i bambini devono avere almeno 4 anni ed avere la voglia di lasciarsi andare al ritmo della musica, ballare, divertirsi, sorridere, imparando a danzare in maniera piuttosto naturale. PP
Visitate la pagina Jombolo Fitness sulla piattaforma Facebook, sempre aggiornata in video e commenti. Le informazioni pratiche le trovate sui siti www.jacomo-belluti.com - www.jombolofitness.com E-mail: info@jombolo.com
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Basta una PIANTA TESTO Rossana Gatti
Sembra banale, ma le piante aiutano tantissimo a bonificare l’aria non solo fuori, ma anche in casa e in ufficio. Vediamo come
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on tutti sanno che l’aria che respiriamo fra le mura domestiche o in ufficio può essere tre volte più nociva di quella che inaliamo per strada. Lo dicono molti studi fatti da università prestigiose, lo recita il feng-shui (filosofia orientale basata su un principio arredo/ benessere, ndr), ma lo dice per primo il nostro corpo, costretto a inalare molecole tossiche derivanti da resine e formaldeide, usate nella produzione di manufatti, schiume isolanti, adesivi, carta igienica, tovaglioli di carta e tanti altri oggetti che fanno parte della nostra vita quotidiana. Per fortuna ci vengono in aiuto le piante, vera ”scoperta dell’acqua calda”, ma che spesso dimentichiamo. A svelare le proprietà disinquinanti delle piante furono gli scienziati della Nasa oltre vent’anni fa mentre stavano studiando come ricreare un ambiente ideale per gli astronauti sui mezzi spaziali. Dopo questa scoperta quasi casuale sono intervenuti gli studi degli specialisti del settore, botanici e agrari, che hanno individuato le specie maggiormente in grado di filtrare l’aria a seconda delle sostanze tossiche presenti nell’ambiente. Inoltre anche il feng shui prevede, come rimedio per riequilibrare le energie negli ambienti chiusi, l’utilizzo delle piante. Secondo l’antica filosofia orientale l’influenza delle piante va oltre il loro profumo perché è in grado di stimolare i
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VERDE IN CITTA - IL BOSCO VERTICALE Nasce a Milano un nuovo concetto di abitazione. Si chiama “Bosco verticale” ed è un grandioso progetto di riforestazione urbana di Boeri Studio, il quale si inserisce a sua volta in una più ampia operazione di riqualificazione ecosostenibile denominata PORTA NUOVA A tutti gli effetti è un bosco verticale: due torri residenziali completamente rivestite di piante uniche per dimensioni e ricchezza di biodiversità che, su una torre in particolare, raggiungono la quota di 111 metri di altezza. In tutto 120 piante di grandi dimensioni, 544 di taglia media e 4 mila piccoli arbusti: tutte scelte tra quelle che più si adattano alle condizioni atmosferiche delle diverse quote e adatte alla tutela della salute dei residenti per ridurre al minimo la diffusione di allergie. Una “Milano che cresce”: questo è il messaggio che si è voluto trasmettere con la non casuale distribuzione delle piante nelle due palazzine. Seguendo una filosofia che vuole “Il centro con L’uomo al Centro” per avere più verde, più natura e tranquillità che, se non si può avere in orizzontale, viene creata appositamente in verticale. Senza tralasciare la sostenibilità. Ubicato nel quartiere di Porta Nuova, il Bosco verticale, dove tecnologia e ambiente convivono in modo virtuoso grazie ad un progetto studiato in base alle moderne soluzioni eco-sostenibili, ha vinto un premio prestigioso: l’International Highrise Award di Francoforte. (RG)
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[ARCHITETTURA]
nostri sensi grazie alle energie sprigionate dalle diverse tipologie botaniche. Per questo è ancora più importante circondarci di piante vive in ufficio così come a casa, perché ci aiutano ad aumentare la calma e la serenità oltre a prevenire problemi fisici come sindromi respiratorie o allergie dovute alle esalazioni nocive di colle o vernici provenienti soprattutto dai mobili o dai pavimenti. Ed è importante sfatare il mito che le piante non si devono mettere in camera da letto. Si possono inserire, a patto che siano tra quelle che emanano ossigeno durante la notte. La scelta tutto sommato è anche abbastanza ampia: Sanseveria, Orchidea Phalenopsis, Begonia, Aloe Vera tra
FICUS BENJAMINA Ha ottime doti depurative.
le più usate. Così come una pianta sulla scrivania può essere preziosa al fine di aumentare la produttività e ridurre lo stress. Diverse ricerche confermano come lavoratori circondati da piante e fiori siano più sereni e, per questo, più concentrati. Non solo: coltivare delle piantine in ufficio ci ricorda l’importanza che il rispetto della natura e dell’ambiente deve sempre avere nelle nostre vite, anche quando ci troviamo impegnati a svolgere i nostri compiti lavorativi. Innaffiare le piantine presenti in ufficio o sulla scrivania aiuta a rilassare la mente e favorisce la focalizzazione su ciò che nella vita conta davvero. Prendendoci cura di una pianta mettiamo l’ambiente al primo posto e ci amiamo pure di più! PP
E ADESSO... PIANTALA! Le proprietà verdi per ogni occorrenza
ARECA Assorbe 20 microgrammi all’ora di Xilene e Toluene. SPATIFILLO Elimina varie sostanze nocive presenti nell’aria che respiriamo. POTHOS Vive anche in semplice coltura d’acqua e con poca luce; è utile per assorbire formaldeide. DRACENE Come il tronchetto della felicità, combatte i gas derivati da lacche e vernici, usate anche nella produzione di mobili e di pavimenti. EDERA Ideale contro la formaldeide, ma soprattutto è utile a chi ha animali domestici, in quanto funge da filtro per eventuali parassiti delle feci. (RG)
LE TRE P IN UFFICIO: PENNA, PC E PIANTA Al lavoro sani e tranquilli FALANGIO Il Falangio (Chlorophytum comosum) è una pianta originaria dell’Africa Meridionale. È adatta ad essere coltivata negli spazi interni. Migliora la qualità dell’aria dell’ufficio e riduce lo stress da lavoro. Non richiede annaffiature frequenti e si accontenta anche di stanze non molto illuminate. MELISSA La Melissa (Melissa officinalis) è una pianta erbacea che può essere coltivata senza problemi sulla scrivania e che può anche essere posizionata accanto ad una finestra. Migliora l’umore e il benessere al lavoro, al pari dell’aromaterapia. SANSEVERIA La Sanseveria è perfetta per chi non ha il “pollice verde” perché è estremamente facile da coltivare. Teme il freddo, ma può essere collocata all’esterno in primavera, anche all’ombra. Depura l’aria e combatte i disagi degli ambienti riscaldati troppo secchi. (RG)
[IL LEGALE RISPONDE]
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el Granducato esistono due tipi di divorzio: il primo è la forma del divorzio per causa determinata (o per colpa), il secondo per mutuo consenso. In realtà ne esiste anche un terzo che, seppure non si basi su una colpa specifica, è comunque caratterizzata, da una causa determinata: divorzio per interruzione della vita comune. La prima tipologia è prevista dall’articolo 229 del codice civile lussemburghese: il divorzio potrà essere
LA GIURISPRUDENZA LUSSEMBURGHESE HA SANCITO IL PRINCIPIO SECONDO IL QUALE PER POTER VALUTARE IL CARATTERE DI GRAVITA DELLE OFFESE CHE UN CONIUGE INDIRIZZA ALL'ALTRO I TRIBUNALI DOVRANNO PRENDERE IN CONSIDERAZIONE LA POSIZIONE SOCIALE DELLE PARTI richiesto per causa d’eccesso, sevizie o ingiurie gravi di uno dei coniugi verso l’altro, allorquando questi fatti costituiscano una violazione grave o continuata dei doveri e degli obblighi risultanti dal matrimonio e rendano intollerabile il proseguimento della vita coniugale. Questa definizione, che ha il dono della completezza, contiene in sé buona parte della disciplina del divorzio. Se ne evince infatti che, al di là della condotta disdicevole di uno dei coniugi verso l’altro, l’intenzione di porre fine al vincolo matrimoniale dovrà comunque essere formulata da uno dei due. Una procedura giudiziaria di divorzio non prende le mosse se non con la richiesta di uno dei coniugi. In ordine alla tipologia dei comportamenti che potrebbero costituire causa di divorzio, non è possibile stilare un elenco di ipotesi tipiche. La giurisprudenza lussemburghese ha infatti sancito il principio secondo il quale per poter valutare il carattere di gravità delle offese che un coniuge indirizza all’altro i tribunali dovranno prendere in considerazione la posizione sociale delle parti. Questo significa che una stessa condotta che per una coppia potrà essere considerata come gravemente ingiuriosa, non lo sarà necessariamente per un’altra coppia. Tutto questo in virtù di una serie di fattori analizzati in sede di giudizio, come ad esempio il rispettivo grado di istruzione dei coniugi. Quanto alla violazione degli obblighi matrimoniali, anche qui l’analisi della gravità dei comportamenti deve essere condotta caso per caso, non essendo possibile alcuna generalizzazione. In effetti, l’articolo di legge
COME FUNZIONA IL DIVORZIO IN LUSSEMBURGO?
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TESTO Fabio Ossich
Il matrimonio è un contratto e, come ogni altro contratto, può essere sciolto: per forza di legge o per volontà dalle parti contraenti. In questo caso per volontà dei coniugi tramite l’istituto giuridico del divorzio. Vediamo nel dettaglio tipologie e procedure ci ricorda che queste violazioni devono essere gravi o continuate. Ciò significa che anche un singolo episodio della vita di coppia, ovvero un singolo comportamento di uno dei due coniugi, se giudicato come estremamente grave, potrà condurre alla pronuncia del divorzio. Di fronte ad una particolare gravità non sarà, così,
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[IL LEGALE RISPONDE]
CONTRARIAMENTE A CIO CHE E PREVISTO IN ITALIA, LA LEGGE LUSSEMBURGHESE NON OBBLIGA I CONIUGI A TRASCORRERE UN PERIODO DI SEPARAZIONE PRIMA DEL DIVORZIO
necessario dimostrare la continuazione di tale comportamento; in altre parole la sua ripetizione nel tempo. Ma anche in questo caso l’analisi della coppia sarà indispensabile per poterne valutare la gravità. Un ultimo elemento essenziale è l’impossibilità di proseguire la vita coniugale. Al pari di quanto sopra descritto anche questa impossibilità dovrà essere valutata alla luce di elementi concreti. Cioè in considerazione delle attitudini di vita dei singoli coniugi, come ad esempio i loro trascorsi di coppia, in modo da valutare se i comportamenti addotti come causa di divorzio costituiscano delle anomalie rispetto alla vita matrimoniale o se invece facciano parte di colorite consuetudini della coppia. La seconda tipologia di divorzio è quella per mutuo consenso. È il caso in cui non vi è una causa determinata e la scelta dello scioglimento del vincolo matrimoniale è presa congiuntamente da moglie e marito. Due sono le condizioni necessarie: che il matrimonio sia durato almeno 2 anni e che i coniugi abbiano entrambi compiuto il 23esimo anno di età. Per poter introdurre la domanda di divorzio i coniugi devono obbligatoriamente stilare e firmare una convenzione che disciplini i loro rapporti durante la procedura e per il periodo successivo alla pronuncia del divorzio. Questa convenzione deve fissare: la residenza dei coniugi prima e dopo il divorzio, la residenza dei figli per lo stesso periodo, il diritto d’affidamento dei figli stessi, data e ammontare dell’assegno di mantenimento, i diritti di visita per il genitore a cui non è stato riconosciuto l’affidamento dei figli e la separazione dei beni mobili ed immobili. La convenzione, così compilata e corredata da tutti i documenti richiesti, deve essere presentata presso il presidente del tribunale
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d’arrondissement. Il cancelliere del tribunale convocherà in seguito i coniugi per interrogarli sulle loro intenzioni di sciogliere il vincolo matrimoniale. Sei mesi dopo i coniugi saranno nuovamente convocati dal presidente del tribunale, che vaglierà nuovamente la sussistenza della loro volontà. A quel punto la pronuncia del tribunale in merito all’avvenuto divorzio sarà definitiva. Questa procedura è tuttavia tanto delicata quanto la procedura di divorzio per causa determinata, in quanto il contenuto della convenzione non copre facilmente tutte le esigenze future del coniuge creditore dell’assegno di mantenimento. Una nota di interesse: contrariamente a ciò che è previsto in Italia, la legge lussemburghese non obbliga i coniugi a trascorrere un periodo di separazione prima del divorzio. In un Paese come il Lussemburgo, dove la mescolanza delle nazionalità è all’ordine del giorno, un capitolo non trascurabile è riservato alla legge che sarà applicata per celebrare una causa di divorzio. Il diritto europeo prevede un regolamento a questo scopo (reg. 1259/2010). Secondo questa disposizione, in mancanza di scelta da parte dei coniugi, il divorzio sarà disciplinato dalla legge dello Stato: a) della residenza abituale dei coniugi nel momento in cui è adita l’autorità giurisdizionale o, in mancanza, b) dell’ultima residenza abituale dei coniugi sempre che tale periodo non si sia concluso più di un anno prima che fosse adita l’autorità giurisdizionale, se uno di essi vi risiede ancora nel momento in cui è adita l’autorità giurisdizionale o, in mancanza, c) di cui i due coniugi sono cittadini nel momento in cui è adita l’autorità giurisdizionale o, in mancanza, d) in cui è adita l’autorità giurisdizionale. PP
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[ARTE]
ABBANDONO TESTO Paolo Travelli (ha collaborato Maria Grazia Galati)
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ome è cominciata la tua passione per i luoghi abbandonati? Sono cresciuta in un casolare che mi “dirupava” addosso, nel Cilento montuoso, là dove la contiguità fra il passato e il presente quasi si tocca, specie nelle zone non “addomesticate”. Negli anni ho raccolto storie di case e casolari non più abitati, ma lasciati con le porte chiuse, le piantine sui davanzali, come se i proprietari dovessero tornare da un momento all’altro, pur sapendoli morti. Io entravo in queste case e immaginavo il ritorno di quelli che le avevano abitate, le cui vite - tutte le vite e tutti i parti e le morti - erano ormai nei muri, lì rimasti per sempre. Quasi sempre cambiavo loro i destini, facendoli più lievi. Qual è stato a oggi il luogo più particolare che ti è capitato di visitare?
Carmen Pellegrino ha trasformato una passione (cominciata quando scorgeva dei ruderi lungo la strada da Postiglione (SA) - il paese in cui è nata - verso il mare) in una professione molto particolare e suggestiva: quella dell’abbandonologa. L’abbiamo intervistata
Ogni luogo nasconde una particolarità, a volte più di una. Per esempio a Monterano (Lazio) non ci sono i tetti delle case e non ci sono le finestre perché gli abitanti, quando sul finire del ‘700 se ne andarono, si portarono via tutto. Toiano (Toscana) nasconde uno splendido altare nella sua chiesetta, oltre che il ricordo della bella Elvira, la giovane uccisa nel 1947 in circostanze mai più chiarite. A Gessopalena Vecchia (Abruzzo) sembra che le rocce e il cielo si tocchino. Nel messinese ho scoperto la villa, ormai abbandonata, dell’inventore dell’aliscafo, Rodriguez: è maestosa, ben conservata. E poi ci sono i villaggi minerari della Sardegna, il villaggio Asproni, per esempio, oppure il Villaggio di Monte Narba, che ci permettono fra l’altro di vedere come era strutturato il segno del comando, anche nella disposizione delle case: in alto e imperiose quelle
CADE LA TERRA Un romanzo al quale fa da cornice Alento, un borgo abbandonano. Ed è così che lo scenario spettrale e feroce è la metafora di stati d’animo, pensieri, emozioni. Il giornalista e critico letterario Andrea Di Consoli lo descrive così. Cade la terra è un romanzo che acceca con la sua limpida luce gli occhi assonnati dei morti: sembra la luce del tribunale della storia, ma è soltanto il pietoso tentativo di curare le ferite di un mondo di “vinti”, anime solitarie a cui non si riesce a dire addio perché la letteratura, per Carmen Pellegrino, coincide con la loro stessa lingua nutrita di “cibi grossolani”. Seppellirli per sempre significherebbe rimanere muti. Ma c’è orgoglio e dignità in queste voci, soprattutto femminili.
dei padroni - le miniere all’epoca erano ancora private - e in basso e dimesse quelle dei minatori. Ora però l’abbandono ha livellato i destini e non c’è più differenza fra le une e le altre, infestate tutte dalla natura, tutte abitate da pecore, capre, cagnolini che vi stazionano senza preferenze. Quali sono le emozioni che vivi quando ti trovi in questi luoghi? Ne ho tratto un modo personale della resistenza. Se questi luoghi hanno resistito al tempo, alle guerre, alle furie della natura, se questi luoghi che portano esposti tutti i segni delle lacerazioni resistono e di fatto lo fanno, posso resistere anche io nonostante le mie ferite.
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Io non ti
CADE LA TERRA, Carmen Pellegrino GIUNTI EDITORE, 2015 14 euro
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[ARTE]
SE QUESTI LUOGHI CHE PORTANO ESPOSTI TUTTI I SEGNI DELLE LACERAZIONI RESISTONO E DI FATTO LO FANNO, POSSO RESISTERE ANCHE IO NONOSTANTE LE MIE FERITE
Hai la sensazione che un giorno alcuni luoghi oggi “vivi” saranno prima o poi dei luoghi abbandonati? e se si, per quale ragione? È enorme il numero dei paesi in via di abbandono. L’Italia interna, petrosa e appenninica, è piena di paesini che entro qualche decennio rischiano di essere abbandonati, soprattutto quelli isolati. La dismissione delle stazioni ferroviarie è senz’altro collegata all’abbandono dei paesi.
Una volta, a Craco (Matera). Sapevo di storie su certi spiriti tornati a occupare il paese. Mentre camminavo fra le case, ecco che qualcosa che aveva la consistenza di una mano mi sfiora una spalla. Credo di aver gridato, ma non mi sono voltata. Perché avrei dovuto? Finalmente mi era capitato: di sicuro dietro di me c’era qualcuno con gli occhi cavati, le bende attorcigliate al corpo, cose grosse insomma!
Ti piacerebbe dare nuova vita a questi luoghi o credi che sia meglio lasciarli così come sono? Cerco di ridargli vita visitandoli, invitando a visitarli, parlandone, scrivendone. Dal mio punto di vista un recupero di questi luoghi ha senso sempre in una dimensione collettiva: dovrebbero restare luoghi di tutti, una dimora provvisoria per tutti.
Vai sempre da sola in questi posti o hai qualcuno che viene con te? Prima ci andavo da sola; ora, ogni tanto, mi affianca un fotografo. Qualche volta trovo gente ad aspettarmi. È successo ad Alianello, in Basilicata.
Hai mai avuto paura durante queste “visite”?
Le tue prossime mete? Vorrei tornare fra le chiese campestri sarde, abbandonate. E fra quelle rupestri della murgia materana. E poi vedere i relitti del Lago d’Aral. PP
[OLTRE FRONTIERA]
I fratelli
SERVILLO sbarcano in Lorena TESTO Ornella Piccirillo
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ai detto del teatro: è il luogo in cui la parola trova la sua necessità, la sua purezza, un po’ come la poesia. La tua interpretazione cinematografica ti ha regalato e ci ha regalato un Oscar per “La Grande bellezza”. Quali differenze tra i due generi e cosa ami della finzione cinematografica e di quella teatrale? Toni: Il teatro è concretezza. Costringe chi lo pratica a mettersi a nudo davanti a se stesso, a confrontarsi con i desideri e le frustrazioni, le ambizioni e le sconfitte. Un esercizio che ogni giorno porta la sua pena e la sua gioia. Recitare al cinema è un’attività parallela che svolgo proficuamente e con piacere, spesso d’estate, scegliendo con cura sia le sceneggiature che gli autori che me le propongono. Quale è stata, finora, la tua maggiore sfida da attore? Toni: Non saprei. Certo è che dodici anni fa, ai tempi de “L’uomo in più”, non avrei mai immaginato di essere protagonista di un film che avrebbe vinto l’Oscar. Non mi immaginavo come attore di cinema, mi sentivo tutt’al più membro di una esperienza che, attraverso il teatro, faceva passi ponderati in un universo legato a doppio filo alla nostra poetica di allora. Quando ho cominciato nella seconda metà degli Anni ‘70, ancora da studente, insieme ad altri coetanei, in una piccola città come Caserta, speravo che mi accadesse tutto quello che sta accadendo a teatro. Il cinema invece è arrivato più tardi, come una gradita sorpresa, dopo i quarant’anni. E l’Oscar, che rappresenta una novità, inaspettata ed imprevedibile, è per me soprattutto un modo di ridurre la distanza con i sogni.
IL TEATRO E CONCRETEZZA. UN ESERCIZIO CHE OGNI GIORNO PORTA LA SUA PENA E LA SUA GIOIA PassaParola Magazine
Il protagonista del film premio Oscar 2014 e il frontman degli Avion Travel. Due fratelli con la F maiuscola. Da ammirare in teatro a Thionville al NEST il 17 e il 18 marzo. PassaParola Magazine li ha intervistati per voi in anteprima Il 30 aprile 2014 sei diventato cittadino onorario di Napoli ; qual è il tuo rapporto con la citta partenopea? Toni: Mi sento in debito con questa città che mi ha arricchito. Una ricchezza che cerco di trasmettere in giro per il mondo nei suoi aspetti più nobili, riflessivi, tragici. In generale il mio lavoro si alimenta della complessità di Napoli, che ha ancora la dimensione ideale di una città comunque viva rispetto a tante altre. Spesso ho paragonato Napoli a una Comédie-Française en plein air. Un antropologo aveva coniato la felice definizione di comportamento sociale recitato. Tale comportamento si nutre della grande risorsa di una lingua che è teatrale per eccellenza. Tanti prima di te dopo il successo hanno lasciato Napoli. Tu invece sei rimasto e vivi ancora a Caserta. Perché? Toni: Ho sempre pensato che ci si potesse avventurare in questo mestiere anche restando qui. Non ho mai abbandonato la mia terra, spesso a costo di grandi sacrifici, comunque ampiamente ripagati. Lavori spesso anche con gli amici e i colleghi dei tuoi esordi: semplici coincidenze o scelta voluta? Toni: Direi che è una scelta naturale. Con Mario Martone e con il compianto Antonio Neiwiller fondammo Teatri Uniti a Napoli nel 1987, unendo le esperienze di Falso Movimento, Teatro dei Mutamenti e Teatro Studio di Caserta: tre formazioni che avevano profondamente
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[OLTRE FRONTIERA]
caratterizzato il panorama teatrale italiano ed internazionale degli Anni ‘70. Da oltre venticinque anni con la mia compagnia mi confronto con drammaturgie classiche e contemporanee, andando in scena per diversi mesi all’anno in Italia e nel mondo. Dieci anni dopo Sabato domenica e lunedì hai riportato sulle scene ancora una commedia di Eduardo De Filippo: cosa rappresenta Eduardo per te? Toni: Eduardo è il più straordinario e forse l’ultimo rappresentante di una drammaturgia contemporanea popolare. Dopo di lui il prevalere dell’aspetto formale ha allontanato sempre più il teatro da una dimensione autenticamente popolare. Mi sento profondamente legato a lui, che non è stato solo il più grande attore italiano del suo tempo, ma anche uno straordinario esempio di moralità e dedizione. Toni e Peppe, due fratelli, due artisti e già molte collaborazioni. Quanto è importante per voi lavorare insieme? Toni: Io e Peppe abbiamo già fatto insieme esperienze di teatro musicale con alcune importanti orchestre sinfoniche. E ci è capitato anche qualche volta di cantare insieme. C’è un codice familiare che ci lega, un legame fraterno che si è consolidato con le nostre reciproche scelte. Quando ho deciso che, dopo Goldoni, sarei tornato a Eduardo con Le voci di dentro, ho subito pensato a Peppe. Ci somigliamo, ci capiamo, condividiamo la stessa cultura. Avere mio fratello al mio fianco in questo spettacolo, che alla fine della stagione, con l’ultima recita a Budapest in aprile, arriverà a 350 repliche, moltiplica l’aspetto seduttivo che la commistione di realtà e finzione opera sul pubblico, proponendo un invito a sciogliere la relazione scenica fra studiata naturalezza e calcolata immediatezza. Peppe: Io e Toni siamo affiatati, lo siamo da sempre e non solo in quanto fratelli. Sono stato felice di essere con lui nell’impresa de Le voci di dentro di Eduardo, che per me è stato un debutto assoluto nella prosa. In questo
caso non cercavamo un pretesto per lavorare insieme, ma un progetto che mettesse il nostro ruolo al servizio della pièce. E Eduardo con i fratelli Saporito ci ha offerto questa occasione. Toni, hai detto presentando Le voci di dentro: Il profondo spazio silenzioso che c’è fra il testo, gli interpreti ed il pubblico va riempito di senso sera per sera sul palcoscenico, replica dopo replica. Avete trovato differenze di senso tra il pubblico italiano e non? Differenze in tal senso sono rilevanti anche solo tra il pubblico delle diverse città del nostro Paese. Ma posso testimoniare certamente il fatto che Eduardo suscita interesse ed entusiasmo tra il pubblico straniero. Non saprei dire cosa particolarmente li colpisca, ma so che Eduardo è popolarissimo anche in Paesi lontani e sterminati come la Russia. Nell’ultima replica a San Pietroburgo, ad esempio, un maestro qual è Dodin è salito sul palco per raccontare quanto i testi di De Filippo gli fossero familiari e quanto li avesse “frequentati“ fin da bambino. Credo che portare Eduardo nel mondo significhi portare in giro un’idea nobile di Napoli, dare voce ad un filone della letteratura meridionale altamente speculativa, rinnovandola senza folklore. I vostri progetti futuri: ancora insieme? Toni e Peppe: Nell’immediato futuro, fino ad aprile, saremo ancora insieme, affiancati in scena dal Solis String Quartet, in turné con un nuovo spettacolo, La Parola Canta, un moderno varietà, tra letteratura, teatro e musica, in omaggio ad alcune grandi anime della cultura scenica partenopea. Peppe, ci sarà un seguito della fortunata turné degli Avion Travel ReTour? Al momento gli Avion Travel hanno in cantiere la colonna sonora per un film musicale di cui ancora non possiamo rivelare i dettagli. Per il gruppo è un’esperienza per certi versi nuova e per questo molto affascinante. PP
INFORMAZIONI Il teatro Nest di Thionville ospita il 17 e 18 marzo la commedia di E. De Filippo Le Voci di dentro, messa in scena ed interpretata da Toni Servillo, affiancato in scena dal fratello Peppe e da una folta compagnia di attori napoletani. Toni e Peppe interpretano i fratelli Alberto e Carlo Saporito, che nella Napoli del Dopoguerra sono i protagonisti di una commedia dai toni amari sospesa tra sogno e realtà. ORARI SPETTACOLI: martedì 17 alle ore 20, mercoledì 18 alle ore 19. Théâtre de Thionville, Grande salle.
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Tonio COIFFURE
L’Art d’être unique 106, Avenue du X Septembre - L-2550 - Lussemburgo - Tel. 26 97 65 24 Da martedì a sabato - Domenica mattina su appuntamento
[INVIATO SPECIALE]
Un fine settimana a Tolosa per conoscere italiani di prima e seconda generazione e le loro splendide storie di emigranti. Fra musica, VIP e commozione
TESTO Maria Grazia Galati
SIAMO TUTTI….RITALS
I
l messaggio è tutto lì, racchiuso in quella valigia dalla quale esce una famigliola avvolta in abiti modesti, ma eleganti; dal portamento umile, ma decoroso. In quella splendida illustrazione di Umberto Grati spicca il senso e il principio intorno al quale si è consumato un intero fine settimana dedicato alla storia dell’emigrazione italiana in Francia. Dagli inizi drammatici ed umilianti fino al riscatto, costellato di successi, stima e rispetto. Il titolo del grande evento culturale organizzato a Tolosa ai primi di febbraio dalla rivista italo-francese Radici è stato RITALS, ironico e provocatorio al tempo stesso, ispirato proprio al soprannome che veniva affibbiato molto tempo fa ai nostri connazionali giunti a vivere Oltralpe per sfuggire alla miseria. Ideatore, organizzatore nonché
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mattatore di questa splendida kermesse è stato Rocco Femia, calabrese trapiantato in Francia da circa 20 anni e fondatore/ direttore della rivista sopra citata. La “duegiorni” nella bella città delle violette (che per molti versi somiglia alla nostra Bologna, con la quale peraltro è gemellata) ha incluso un sabato di conferenze e tavole rotonde con ospiti di rilievo. Dai registi Giuliano Montaldo e Giuseppe Tornatore al sindaco di Lampedusa Giusy Nicolini, passando per storici ed anziani emigrati. Tutti insieme per parlare di emigrazione, di ieri e di oggi. La domenica è stato il turno del grande spettacolo musicale dedicato alla nostra storia di emigranti, scandita
da celebri canzoni in tema, foto e filmati di repertorio oltre a letture di autentiche corrispondenze d’epoca: fragile, commovente legame virtuale fra chi partiva e chi restava. Grande partecipazione da parte di un pubblico non solo italiano e l’occasione di confrontarsi con una nuova realtà di italiani all’estero, dalla storia e dalla consapevolezza che in parte ci accomuna. PP
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A CURA DI Oswald-Santillo
[RADIO]
(Medico veterinario)
VETOPOLIS@gmail.com Tel. 661 123 100
[QUA LA ZAMPA!]
Il mio gatto (10 anni) soffre il freddo e starnutisce. Che fare? I gatti anziani sono molto sensibili agli sbalzi termici. Ecco qualche accorgimento per i mesi ancora freddi.
[AGENDA]
Per un’azione immunostimolante e antiinfiammatoria è ideale il macerato idroalcolico di sambuco, (in erboristeria: 10 gocce nella sua acqua, 2 volte al giorno). La liquirizia agisce come un cortisone naturale, libera le vie respiratorie dal catarro e dal muco (in tintura non alcolica, 2 gocce nel cibo). Lo Zenzero è consigliato contro le infiammazioni respiratorie, grattugiato fresco sul cibo o anche qualche goccia di decotto nella sua acqua (sobbollire per 10 minuti un po’ d’acqua con 2 cm di radice fresca). Lo zinco ha un’azione antivirale. In forma oligoterapica (in farmacia): una fiala al giorno lontano dai pasti, direttamente in bocca (con l’aiuto di una siringa senza ago) per 30 giorni. Calcarea phosphorica, Hepar sulphuris e Ferrum phosphoricum (9 CH), 2 globuli al mattino e 2 alla sera (sciolti nell’acqua). 4 mosse vincenti se il gatto è raffreddato 1) Togliere l’eventuale muco con un panno morbido bagnato con acqua tiepida. 2) Tenere un umidificatore d’aria in casa (basta anche una ciotola sul termosifone con qualche goccia di essenza di eucalipto o timo) o fargli un aerosol “forzato”(gatto dentro il trasportino e fuori un tegamino d’acqua calda con qualche goccia di essenza di camomilla). Funziona anche tenerlo 10 minuti in bagno con voi, mentre vi fate la doccia. 3) Riscaldare leggermente il cibo per rendere l’odore più forte; in questa fase meglio il cibo umido (ottimi anche gli omogeneizzati). 4) Visita dal vostro veterinario di fiducia in presenza di febbre, inappetenza prolungata, muco denso o con sangue.
UNA DOMANDA AL DIRETTORE D’ORCHESTRA 2015 Gianandrea Noseda è direttore musicale del Teatro Regio di Torino con un curriculum di tutto rispetto. Il Musical America lo ha da poco eletto Direttore Musicale del 2015. Questo mese Noseda condurrà sia un concerto al Teatro Regio di Torino che l’Orchestra Nazionale Santa Cecilia all’Auditorium della musica a Roma. Quali sono le sfide di un direttore d’orchestra? La sfida principale è quella di entrare in contatto con il compositore attraverso quello che il compositore ci ha lasciato, ovvero la sua musica, senza avere, nella maggioranza dei casi, la possibilità di parlare o confrontarsi con lo stesso.
www.passaparola.info
14 MARZO
32° Festival des Migrations, des cultures et de la citoyenneté Ospiti in studio: Giuseppe Catozzella e Mattia Insolera In studio: Paola Cairo Regia: Paolo Travelli
21 MARZO
Aspettando Morricone Ospite telefonico: Luca Bagagli In studio: Amelia Conte Regia: Paolo Travelli
28 MARZO
Puntata monografica su Sergio Endrigo Ospite telefonico: Claudia Endrigo In studio: Maria Grazia Galati Regia: Paolo Travelli
04 APRILE
L’Italia nella costruzione europea 7° puntata di Folktrip Ospite telefonico: Prof. Antonio Varsori In studio: Amelia Conte Regia: Paolo Travelli In alcuni casi la programmazione potrebbe subire dei cambiamenti Tante altre notizie disponibili ogni giorno sul nostro sito ed ogni sabato mattina in diretta a VoicesbyPassaParola (Radio Ara - 103.4/105.2)
(Elisa Cutullè)
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I Monologhi della vagina, l’opera teatrale di Eve Ensler, diventata base di partenza per la nascita del movimento del V-Day (i cui partecipanti organizzano rappresentazioni per beneficenza per sostenere associazioni e programmi che assistono le donne vittime di violenza domestica), sarà rappresentata i prossimi 6, 14 e 21 marzo alle ore 19 al Théâtre Sang a Klang. Il ricavato andrà all’ass. Femmes en detresse asbl. Quest’anno i monologhi saranno letti e recitati in tante lingue. Partecipa per l’italiano Elena Trabucchi. Per prenotazioni: president.lgvi@gmail.com Biglietti: 25 euro, 20 euro (prevendita); 15 euro
[AGENDA]
UN MONOLOGO LE AIUTERÀ
UNO SGUARDO SULLA GRANDE GUERRA Venerdì 20 marzo, alle 19 al Circolo Curiel, proiezione del film La grande guerra di M. Monicelli; a seguire, incontro con lo storico Enzo Fimiani, che presenterà il suo “Dizionario della Grande guerra”, un’opera che svela tutta l’importanza della Prima Guerra Mondiale e le sue implicazioni storiche e culturali. (Maurizio Cieri)
DA ESCH ALL’ITALIA… DIRETTAMENTE E CON LO SCONTO
[CHIOCCIOLINA] TESTO Alessia D’Ippoliti
Lo shopping in Italia si fa sul web Quante volte avreste voluto fare un regalo speciale, ma vi siete dovuti accontentare dei siti di e-commerce perché non avevate tempo e modo di recarvi in Italia per comprarlo? Made in Italy for me è la soluzione a tutti i regali speciali che avreste voluto acquistare in patria perché conoscete bene la qualità del nostro artigianato locale. Nato da un intreccio fra la passione per l’artigianato, l’informatica e la valorizzazione del territorio italiano, il sito offre la possibilità di acquistare oggetti artigianali 100% made in Italy, di discutere di artigianato e di nuove tecniche, di fiere ed eventi. In più offre un servizio web completo per artigiani italiani, dalla grande visibilità, raccontando, tramite il web, le abitudini, la storia, la cultura, il lavoro, le tradizioni e le tecniche di cui gli artigiani si tramandano da secoli i segreti. Dando la possibilità a chi non vive in Italia di capire realmente la nostra cultura, scoprire i posti bellissimi del nostro territorio ed avere dei canali commerciali facili e diretti con artigiani italiani d’eccellenza.
e
www.madeinitalyfor.m
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L’agenzia Sales Lents di Esch-Sur-Alzette vi aspetta dal 23 al 29 marzo 2015 per proporvi tante belle (e anche nuove) destinazioni LUXAIR e LUXAIR TOURS in Italia, offrendovi uno sconto speciale di 25 euro sul volo o il pacchetto-viaggio prenotato. Previsti regali e cocktail. Per informazioni più dettagliate su orari d’apertura chiamate direttamente in agenzia. Quasi tutti parlano italiano: tel. 54 71 11.
A ME GLI OCCHI, please! La dottoressa Nada Kotlajic (più semplicemente dott.ssa NADA) a dispetto del cognome è italianissima. Specialista in oftalmologia, ha aperto il suo studio nel dicembre 2014 in pieno centro a Lussemburgo. È convenzionata con la CNS e riceve dal lunedì al sabato su appuntamento. Una dritta, neanche a dirlo, da…”tenere d’occhio”! 14, rue Beck, terzo piano nada.kotlajic@pt.lu Tel. 26 20 38 14 / 621 - 398411.
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[SOLLETICO] TESTO Matto Matto
MA VOI ! E N E B E T A T S N NO
Commenti satirici a notizie vere o fantastiche
IL BUON GUSTO: MI CONSENTA!
PUGNI E CONIGLI CATTOLICI
Papa Francesco, dopo aver dichiarato, riferendosi alla presa in giro di una religione, che «chi insulta tua madre merita un pugno», ha anche affermato che «i buoni cattolici devono fare figli, ma non devono comportarsi come conigli». Sul Web naturalmente si sono scatenati in molti. Dal ma non dovevamo porgere l’altra guancia?! al ma non potevate dirlo prima. Ho 5 figli! e così via. Il migliore commento per me è stato questo: Se non la smetti di dire stupidaggini ti do un pugno sul naso! Firmato: Il coniglio Tyson.
MODA E PROTOCOLLO
Il nuovo ministro greco dell’Economia Yanis Varoufakis si è presentato agli ultimi incontri ufficiali in moto, senza cravatta, con lo zaino in spalla e la camicia fuori dai pantaloni. Questo suo modo “poco ortodosso” di vestirsi secondo i canoni sartoriali dei potenti (vestito, cravatta e dossier sporchi nei cassetti) ha suscitato molte polemiche. Interpellato, sembra abbia commentato: “dopo aver discusso con loro, mi sa che dovrò togliermi ben presto anche le mutande”.
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Un mafioso viene fermato dalla polizia che gli chiede cosa nasconda nel bagagliaio. Una calcolatrice, risponde lui. E quando gli trovano una lupara, si giustifica: «Noi i conti in Sicilia li facciamo così». Solo Berlusconi, con il suo innato talento comico, avrebbe potuto raccontare una barzelletta sulla mafia al ricevimento del nuovo Presidente della Repubblica, che ha avuto tra l’altro il fratello ammazzato da Cosa Nostra. Se questo è l’uomo con cui Renzi (altro talento comico in prospettiva) vuole cambiare l’Italia...
MICA MALE LA BUFALA AMERICANA!
Standard & Poor’s ha patteggiato con il Dipartimento di Giustizia centrale e una decina di stati americani il pagamento di 1,5 miliardi di dollari pur di evitare il processo per aver “gonfiato” i rating sui titoli legati ai mutui prima della crisi. In poche parole si è sbagliata, facendolo forse apposta, mettendo sul lastrico migliaia di persone. E i nostri “esperti” in Europa che stanno ancora attenti alle loro “valutazioni di giudizio” per non andare da AAA a BBB o CCC?! Lo so io dove dovrebbero andare tutti... e di corsa!
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