Next Family N°2

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Editoriale DIREZIONE EDITORIALE Epica Edizioni S.r.l. info@epicaedizioni.it DIRETTORE RESPONSABILE Riccardo Palmieri SEGRETERIA DI REDAZIONE Angela Girardelli ART DIRECTOR Paola Pappalepore COORDINAMENTO Lorenzo La Valle IN REDAZIONE Ilaria Mollo Maria Nicoletta Tulli Fabio Passi (grafica e web) Elisabetta Martinelli HANNO COLLABORATO Giacomo Andreazzi - Ambra Blasi Giulia Coppa - Luigi Bonelli Vincenzo Prizzi - Roberto Borsa Enzo Giannelli - Luca Salvini Fedele Nonci - Laura Rosati Jolanda Spina - Letizia Terra FOTOGRAFIE Agenzia Sintesi Ufficio Stampa Cartoon Network Ufficio Stampa Rai FOTO DI COPERTINA Agenzia Sintesi ________________________________

STAMPA E FOTOLITO Global Print S.r.l. Via Fabrizia 21/23 00118 Roma Tel. +39 06 25 39 41 30

Responsabili in Rete na volta entrati nel mondo virtuale non si può uscire. Dimenticatevi la realtà vera, oggettiva. Tutto diventa soggettivo e tutti possono dire tutto di tutti. Nessuno escluso, forse un giorno neanche chi avrà deciso di non essere mai in un social network. Non stiamo parlando di grandi fratelli, piccole sorelle, parenti, amici e nemici invariabilmente connessi tra di loro e con la nostra vita privata ormai pubblicizzata come in uno spot. Pardon... banner. Stiamo parlando, semplicemente, del mondo della nuova comunicazione. Il quale, sempre più complesso, ma solo in apparenza, nasconde la verità anche a noi stessi. Tuttavia è bello sognare altrove, trasferire i nostri sogni in Rete, groviglio di informazioni e possibilità che inibiscono la comunicazione stessa. A patto di possederne le chiavi. Non del paradiso ma di noi stessi, utenti 2.0 o, semplicemente, naviganti senza fili. Non è infatti obbligatorio registrarsi e frequentare un social network e si vive benissimo senza. Ma la sfida e lo stimolo sono altrove. Probabilmente in quella che il presidente USA, Barack Obama, ha chiamato “nuova èra della responsabilità”. Lui si riferisce chiaramente alla sfera politica e sociale di esseri in carne ed ossa, eppure si percepisce come ulteriore richiamo tra le righe, che per noi di Next Family sono anche pixel, link, confronto multiplo e simultaneo, pratica che ha finito per modificare il nostro modo di pensare e di agire. Almeno in parte. Almeno quando siamo connessi. Il resto è silenzio. Oppure lettura di questo secondo numero di Next Family, in cui abbiamo cercato di ragionare su alleanze più o meno compatibili: quella tra Angelina Jolie e Brad Pitt, coppia talmente perfetta da sembrare virtuale; quella tra Avatar antichi e moderni come il prossimo film di James Cameron; quella tra Facebook e la privacy, questione ancora parecchio irrisolta; quella tra potere contrattuale femminile e sviluppo tecnologico.

U

Buon viaggio! Riccardo Palmieri

_ DISTRIBUZIONE e ABBONAMENTI Next Level Distribuzione Srl abbonamenti@nextleveldistribuzione.it CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ MEDIANET adv@medianetweb.com ________________________________ Reg. Tribunale di Roma Tutti i diritti di proprietà artistica e letteraria della rivista sono legalmente riservati. Ad eccezione di casi espressamente autorizzati dalla redazione, l’utilizzo da parte di terzi di materiale letterario o artistico contenuto nella rivista è severamente vietato e legalmente perseguibile. La redazione non assume responsabilità per prezzi, indirizzi e numeri telefonici pubblicati all’interno della rivista.

obiettivo: trovare le

CHIAVI DI RICERCA di

noi stessi


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Il mondo virtuale. Ora

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NEXT LIFE Spa Via T. Campanella 15/B 00195 Roma info@next-life.it www.next-life.it PRESIDENTE Paolo Fimiani DIRETTORE GENERALE Loredana Bruscia DIRETTORE FINANZIARIO Carlo Pinna RESP. AMMINISTRATIVO Giorgio Giuseppe Pucci ________________________________

INTERNATIONAL PRODUCTION ACTIVIRTUAL Corporation 500, Main Street North Little Rock AR 72114 United State of America DIRECTOR Matthew Charles Stokes MARKETING MANAGER Peter Grevs PRODUCT MANAGER Sally Abbruscato

e Paolo Fimiani, presidente di Next Life, parla di un nuovo mondo, parla della nostra società e di una connettività che è alla base dell’utilizzo di una rete oltre la... Rete. O meglio dentro. Ma senza confini. Sintetizzando la filosofia di Next Life, scopriamo che poggia sul fatto che “il nostro mondo continuamente in espansione viaggia verso il futuro, un futuro che fino a poco tempo fa non eravamo in grado di accogliere. Così la nostra immaginazione diventa praticamente sinonimo di fantasia ma anche di curiosità, dall’avvento di Internet. Cambiando la velocità di comunicazione cambia il tempo, ovviamente, ma anche lo spazio subisce modifiche. Ed è in questo spazio, il web, che si possono realizzare meglio i nostri desideri”. Premesso dunque che la nostra vita, almeno quella vissuta sul web, è sempre più un'esperienza parallela, quali sono i desideri, o meglio bisogni, nella Rete? “Il limite in realtà non c’è” afferma Fimiani, attento osservatore dell’utente italiano alle prese con Internet e i suoi punti di sviluppo. “L’utente comprende sempre meglio questa possibilità” spiega ancora il presidente di Next Life. “Viviamo esperienze che ci obbligano ad aggiornarci continuamente, davvero in tempo reale. E Next Life va proprio incontro ad ogni tipologia di esigenza in tal senso”. Cambia l’utente, cambia il tipo di clientela, on-line... “Ma non solo” prosegue Fimiani “basti pensare ai nostri Agenti o, meglio, Agenti Avatar, un mestiere assolutamente nuovo. Se consideriamo l’utente non solo un cliente consumatore, ma un consumatore produttore di informazioni. La figura ideale sarebbe un ‘prosumer’, con la sua presenza in Rete e nel mondo di Next Life. Ma l’ideale per noi adesso è reale”. Altrettanto importante, in Next Life, è lo spazio gioco, che il presidente Fimiani riassume così: “È vero, si può giocare, però significa anche indirizzare la fruibilità in ogni settore merceologico, migliorandola. Si partecipa, si gioca, si comunica, si guadagna e si rimette in circolazione la volontà di sperimentare nuovi canali comunicativi e commerciali. Come dicevo, il futuro è in real life (ologrammi e realtà virtuale). Integra e-mail, real life, business, advertising, tv, telefonia, chat, blog, scambi di documenti con un unico strumento: www.thenextworld.it”.


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14 MONDI PARALLELI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14 Se il tuo avatar fa l’alieno di Luigi Bonelli QUI FACEBOOK . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20 Diritto di privacy di Ilaria Mollo PROFESSIONI VIRTUALI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24 Manager senza confini di Maria Nicoletta Tulli ALTRE FAMIGLIE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30 Manson chi? di Ilaria Mollo

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WEB RELIGION . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36 Il nome della resa di Fedele Nonci CONTRASTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40 Senza parole di Riccardo Palmieri FUTURAMA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46 Inaspettate convergenze di Roberto Borsa CONSUMATORI CONSUMATI. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50 Quando ti tirano le pietre di Antonello Spadafora COVER STORY . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54 Una famiglia Jolie di Riccardo Palmieri DOSSIER . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62 Quel valore aggiunto di Luigi Bonelli

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sommario SOTTOTIRO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67 Vanessa Hudgens Ziyi Zhang Vincent Cassel Lillo&Greg

CRAZY NEWS . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73 Questo pazzo pazzo mondo PILLOLE PER LA FAMIGLIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79 Scuola Legge Web shopping Food Pelle Psiche Animali Moda uomo MENU . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85 Scienze Web vedo Web ascolto Web leggo Gioco Moda Est(etica) Tv poltrona Fenomeni ITINERARI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 106 Un fiume di film in tre cittĂ di Vincenzo Prizzi EVENTI FAMILY . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112 Da non perdere COLPO DI CODA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 114 Carlo non farlo di Enzo Giannelli

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MondiParalleli

Se il

TUO AVATAR


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Le ultime frontiere virtuali nel nuovo film di James Cameron, che fa naufragare noi e i suoi attori su un altro Pianeta Di Luigi Bonelli

FA L’ALIENO


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KRISHNA

Quando il corpo DECIDE DI VIVERE un’altra

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DREAMS

e una divinità prende corpo, questo processo viene chiamato ‘avatar’. Avatar, secondo la religione induista, è l’incarnazione fisica di un dio. Ma Avatar è anche il titolo di un film, udite udite, del lontanissimo 1915 diretto dal regista italiano Carmine Gallone. Raccontava di quel fenomeno, una manifestazione particolare di un’entità soprannaturale che l’Uomo indù proietta sulla Terra. A differenza del Cristianesimo o dello Shivaismo, i Vaishnava, leggiamo dalle enciclopedie “affermano che Dio si incarni ogni qualvolta avviene un declino dell’etica e della giustizia, unitamente all’insorgere delle forze demoniache che operano in senso opposto al Dharma”. Sempre presso la religione induista, apprendiamo che il termine ‘avatar’ deriva dal sanscrito e significa ‘disceso’ e, sempre nella tradizione induista, consiste nella “deliberata incarnazione di un Deva, o del Dio stesso, in un corpo fisico al fine di svolgere deter-

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vita

minati compiti. Questo termine viene usato principalmente per definire le diverse incarnazioni di Vishnu, tra cui possiamo annoverare Krishna e Rama”. E fin qui tutto bene, o meglio la storia del fenomeno in sé. Ma se prendiamo lo stesso principio e lo caliamo in un’altra avventura cinematografica, questa volta per la regia di quel visionario digitale che è James Cameron, l’artefice di Titanic che da quegli undici Oscar non ha fatto più nulla, allora il significato assume contorni e contenuti davvero singolari. E se l’avatar oggi, diciamo nel mondo parallelo del web, è, come recitano gli addetti ai lavori “un’immagine scelta per rappresentare la propria utenza in comunità virtuali, luoghi di aggregazione, discussione o gioco on-line”, ecco che il corto circuito si fa incandescente. Soprattutto se l’avatar di Cameron è un alieno. Può essere un alieno paragonato a Vishnu? A Dio? In Internet tutto è possibile, ma solo perché è possibile nella nostra mente, abituata


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LA REALTÀ POTREBBE ESSERE SOLO UNA METAFORA ormai a deduzioni logiche, prima ancora che scientifiche e dopo aver superato la soglia dell’irrazionale. Naturalmente è solo una metafora, ma non è forse il cinema una grande metafora della realtà? Una sua rilettura analitica e insieme spettacolare? Fatto suo questo assunto, Cameron sta lavorando da oltre dieci anni al progetto che finalmente vede la luce e sarà nelle sale americane a luglio, mentre in Italia arriverà come film di Natale della 20th Century Fox. In Internet, in Second Life, per esempio, abbiamo visto che una persona reale che scelga di mostrarsi agli altri lo fa attraverso una propria rappresentazione, un’incarnazione, un’avatar, appunto. Ma l’Uomo è o non è il Dio di se stesso? L’esperienza del web sembrerebbe mostrare, più che dimostrare, che è proprio così. Anche se la traslazione appare blasfema. D’altronde è solo una speculazione intellettuale. Che è piaciuta al regista che non ama le mezze misure, James Cameron, al punto di progettare un film

basato sul viaggio di un ex-marine spedito nello spazio, sul pianeta Pandora, mentre è in corso una guerra per la sopravvivenza. Si innamorerà di un’altissima e sofisticata aliena blu. Costato poco più di 200 milioni di dollari, Avatar rappresenta l’ultima frontiera del cinema in 3D, da vedere con quei famosi occhialetti rossi e blu che consentono la visione in tre dimensioni brevettati, per la verità, 150 anni fa già dai fratelli Lumière (ma le tecniche di proiezione non erano adeguate alla resa della fruizione del pubblico). Non che le attrezzature siano perfettamente sviluppate, ma oggi Cameron è certo che le adeguate tecniche di ripresa, combinate alle nuove generazioni di proiettori, rendano finalmente giustizia a quell’invenzione che, sempre i celebri fratelli di Lione, definirono “del futuro”. L’Avatar di James Cameron è in 3D e si presenta come un’ibridazione tra computer grafica e live action, inseguendo la migliore approssimazione del fotorealismo. Basterà la performance cap-

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Il nostro cervello

troppe discontinuità

non trova poi

VISIVE tra un attore reale e uno

virtuale

James Cameron ha parlato di nuove emozioni da trasmettere al pubblico e con il suo Avatar forse ci andrà più vicino di quanto si pensi. Il regista si è espresso in termini di “livello di incredulità ulteriore che sarà abbattuto, stavolta”. Lui e il suo staff ipertecnologico, che si è avvalso dei neozelandesi Weta Studios (gli stessi con cui Peter Jackson ha realizzato Il Signore degli Anelli e King Kong), hanno scoperto che “gli attori in CG e in 3D hanno un aspetto più realistico degli attori in 2D. Il nostro cervello pensa infatti che siano reali e che non ci siano discontinuità visive tra un attore virtuale e uno reale”. Premettendo che non garantisce, Cameron, un film avvincente dal punto di vista narrativo (sic!), sarà però un’esperienza completamente diversa da ogni altro film. Anche perché, aggiungiamo noi, sappiamo che sarà sottotitolato, in quanto gli alieni parlano una lingua a noi sconosciuta. L’abbiamo già sentito in Guerre Stellari e in molti altri film di fantascienza, speriamo che Cameron abbia pensato qualcosa di meno prevedibile almeno dal punto di vista… sonoro. Il regista ha iniziato a lavorare con Microsoft Research per studiare il modo in cui le persone vedono i film e si è trovato a studiare un contesto nuovo perfino per un appassionato dell’hi-tech come lui. “Abbiamo 1.600 shots per un film della durata complessiva di due ore e mezza. Non c’è un solo personaggio digitale, come nel King Kong di Jackson, ma abbiamo centinaia di personaggi fotorealistici” assicura Cameron, che con il suo nuovo film ci teletrasporterà avanti di duecento anni. Alla faccia di due vecchi esperti come George Lucas e Steven Spielberg, che pare siano andati a visitare il set di Avatar con lo stupore di due bambini.

SCI-FI è bello


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ture, ovvero l’ultimo stadio, potenziato, del motion capture impiegato finora nel cinema? Nell’attesa, accontentiamoci dell’uso che finora si è fatto degli avatar, variabile per tema o grandezza, personaggio principale o ‘attore’ dei forum, dei programmi di instant messaging, dei giochi di ruolo on-line dove la presenza o la ‘discesa’ di un alter ego è sostanziale. Perché è il senso di appartenenza ad una realtà virtuale che è, perdonate il gioco di parole, in gioco. Non vi sono cavalieri medievali come in un villaggio di Ofelon,

nell’Avatar di Cameron, e i vari nickname corrispondono ai personaggi ideati dal regista nei quali il pubblico, chi più chi meno, si identificherà. Così come sullo schermo il protagonista Jake Sully (l’attore Sam Worthington) tenterà di combinare la propria umana essenza con quella di un alieno, perché nella guerra interplanetaria al centro della storia gli alieni si possono manifestare attraverso i corpi umani, diventando in questo modo perfetti avatar .


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Qui Facebook

dirittodi PRIVACY


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Dovere di tutelarsi. E se le istituzioni sono ancora lente oppure ostacolate, l’unico vero “antivirus” dovremmo essere noi utenti di Ilaria Mollo

tutti

rivacy e sicurezza a rischio? “Uso consapevole e autotutela, fatti non in un'ottica contingente, ma proiettata verso il futuro”. Lo hanno consigliato Francesco Pizzetti e Mauro Paissan, rispettivamente presidente e componente del Garante per la Privacy, intervenendo a una tavola rotonda in occasione della Giornata europea della protezione dei dati personali. Nessuna demonizzazione dei social network ma attenzione, raccomandano gli esperti, a mettere in rete foto sexy, informazioni sui propri gusti sessuali, religiosi, politici. Perché dai social network è difficile cancellare i dati immessi e a distanza di pochi anni ciò che poteva sembrare semplice e puro divertimento può risultare svalutante, soprattutto in un colloquio di lavoro. I social network sono sicuramente straordinari strumenti di innovazione sociale, ma vengono spesso usati senza una precisa conoscenza di quello a cui si va incontro e senza considerare le giuste regole che permettano di far valere i propri diritti e, soprattutto, di proteggere la propria privacy. La diffusione dei social network è stata veloce a tal punto che un numero sempre crescente di utenti mette il suo profilo su queste “piazze virtuali”. Il solo Facebook, ad esempio, dichiara 150 milioni di aderenti nel mondo e, per quanto riguarda l'Italia, a gennaio 2009 risultano 6 milioni e mezzo di profili personali. Facebook. Tutti ne parlano ma pochi sanno effettivamente quello che nasconde, per cui attenzione ad un uso troppo disinvolto. É stato questo il punto centrale della Giornata Europea della protezione dei dati

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ne parlano ma pochi sanno cosa

NASCONDE

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personali, tenutasi il 29 gennaio. Facebook: un bel giocattolo, ma serve un "antivirus". Si fa sempre più urgente, infatti, la necessità di regole che garantiscano i diritti di chi fa uso della rete. Utenti, quindi, state attenti ai rischi che possono derivarne: basta vedere qualche fatto di cronaca per farsi un’idea: chi si ricorda il caso di alcuni infermieri dell'ospedale Molinette di Torino che hanno "postato" su Facebook foto di pazienti con tanto di commenti ironici sul loro stato? E la vicenda della donna americana che aveva pubblicato le sue immagini su Facebook ritrovandole, manipolate, su un sito pornografico? Per non parlare poi di furti di informazioni personali usati per commettere truffe o soltanto per danneggiare chi queste informazioni ha messo on line, o l'utiliz-

zo di identità altrui per creare "falsi profili". Come Facebook può cambiare la vita di una persona? È bastato scrivere “il mio lavoro è noioso” per essere licenziata con effetto immediato. È successo ad una ragazza inglese impiegata da soli tre mesi presso una società di logistica, ma ha fatto notizia anche la storia dell’uomo inglese che, attirato da due amici in una trappola, si è visto chiedere il divorzio. Leggende metropolitane? Tutt’altro. Si tratta delle conseguenze di un uso senza criterio del web. L’invito è quello di sapere conciliare la giusta libertà di navigare in rete con un occhio critico e vigile verso un mondo virtuale, divertente ma al tempo stesso complicato e pericoloso. Il cui prezzo da pagare è la propria privacy.

è sempre più

urgente

la necessità di

REGOLE

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Le regole per un uso non troppo disinvolto dei social network (a cominciare da Facebook).

Quattro

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1 Autogoverno: pensarci bene prima di pubblicare propri dati personali (soprattutto nome, indirizzo, numero di telefono) in un profilo-utente

2 Uso consapevole: tenere a mente che immagini e informazioni possono riemergere, complici i motori di ricerca, a distanza di anni

3 Rispettare i terzi: astenersi dal pubblicare informazioni personali e foto relative ad altri senza il loro consenso. Ci potrebbero essere ripercussioni penali- login e password: usare login e password diversi da quelli utilizzati su altri siti web (per esempio la posta elettronica e per la gestione del conto corrente bancario) 4 Essere informati: informarsi su chi gestisce il servizio e quali garanzie dà il fornitore del servizio rispetto al trattamento dei dati personali. Utilizzare impostazioni orientate alla privacy, limitando al massimo la disponibilità di informazioni, soprattutto rispetto alla reperibilità dei dati da parte dei motori di ricerca. Anche i fornitori - ha ribadito il garante della privacy - devono essere sottoposti a una serie di obblighi.

1 Favorire la privacy: i fornitori di social network devono prevedere configurazioni tecniche orientate a favorire la privacy

2 Informazione trasparente: devono informare gli utenti sulle conseguenze che potrebbero derivare dalla pubblicazione di dati personali in un profilo

3 Non rintracciabilità dei dati: devono garantire che i dati degli utenti non siano rintracciabili dai motori di ricerca se non con il loro previo consenso

4 Limitare la visibilità dell'intero profilo: agli utenti deve essere consentito di limitare la visibilità dell'intero profilo, così come il recedere facilmente dal servizio e di cancellare ogni informazione pubblicata sul social network.


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MANAGER senza confini di Maria Nicoletta Tulli


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Riduzione delle spese, elasticità di orario e gestione autonoma del lavoro. Una nuova realtà che si va affermando progressivamente anche in Italia. Proviamo a convincere gli ultimi incerti che si tratta di un nuovo modo di lavorare e non di un... killer

Saper fare e

ABILITÀ INFORMATICA

E

ssere Virtual Community Manager significa entrare a far parte di quella dimensione immateriale oggi comunemente chiamata cyberspazio. Il suo compito è quello di progettare la struttura delle comunità virtuali e di coordinarne le attività. L’avvento delle nuove tecnologie ha facilitato notevolmente la vita di ogni individuo, per molti aspetti, primo tra tutti la comunicazione, più veloce e assolutamente disinibita. Le comunità virtuali superano le distanze e accolgono individui che entrano in relazione tra loro per interessi professionali o obiettivi in comune, appartenenza a una determinata religione o ideologia politica, oppure ancora possono semplicemente condividere la frequenza di un particolare sito, o seguire un’attività formativa (in questo caso si parla di comunità virtuale di apprendimento) e così via. Due gli elementi portanti: una grande quantità di informazioni e servizi che vengono messi a disposizione dell’utente (notizie, programmi da scaricare, ecc.) e una serie di strumenti che permettono ai membri di comunicare fra loro (chat, messaggeria istantanea, newsgroup, forum). Lo scopo principale è quello di sostituire il paradigma “verticale” dei media broadcast (da uno a molti) con quello “orizzontale” (da molti a molti)

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della comunicazione via Internet. Per gestire questo nuovo mondo senza confini è indispensabile avere un’ottima cultura e competenza informatica, una buona padronanza della lingua inglese e un forte interesse per gli argomenti trattati nella Community. A livello caratteriale è invece necessario disporre di spiccate doti comunicative (predisposizione ai rapporti interpersonali e al lavoro di gruppo, sensibilità, leadership, curiosità e nozioni di psicologia della comunicazione) e ottime capacità organizzative (curiosità, capacità di sintesi, semplicità e immediatezza) che permettano di gestire il gruppo di lavoro, i rapporti interpersonali e analizzare i dati statistici per valutare l’andamento della comunità. Queste competenze permettono al Virtual Community Manager di svolgere al meglio la sua professione, che si svol-

ge in diverse fasi. Prima tra tutte valutare le esigenze del committente e creare una comunità virtuale ad hoc. Una volta analizzate le richieste degli utenti, dovrà stabilire gli strumenti tecnologici, i servizi di rete (chat, mailing list, newsgroup, ecc.), le modalità di aggregazione e le regole da rispettare. Il suo ruolo di animatore (in caso di comunità molto grandi può anche avvalersi, il manager, di un gruppo di tutor, oppure di moderatori o di altri supporti), consisterà nel coordinare gli utenti, impostando il funzionamento quotidiano delle attività, proponendo i temi da affrontare nei notiziari e nei dibattiti, creando eventi, risolvendo gli eventuali problemi di relazione fra i partecipanti (mediante la definizione di regole di comportamento). In ultima analisi dovrà promuovere contatti con i clienti interessati al prodotto e valutare il successo della Comunità analizzan-

Orari flessibili e

FONTI

GUADAGNI INTERESSANTI

http://orientaonline.isfol.it | www.impresalavoro.net www.lavoroeformazione.it/Guidaalleprofessioni4d.asp


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do i dati di accesso, somministrando sondaggi e indagini di mercato, per conoscere le esigenze e le aspettative dei fruitori del web. Il Virtual Community Manager può lavorare alle dipendenze di un’azienda, un ente, un’istituzione oppure essere un libero professionista, con guadagni che oscilano tra i 31.000 e 46.000 euro lordi annui. La sua attività si svolge a stretto contatto con i vari operatori che contribuiscono al funzionamento del sito web (Webmaster, Tutor on line, ecc.). Il suo strumento di lavoro è ovviamente il personal computer. I suoi orari sono flessibili e non necessariamente coincidono con quelli di ufficio. Diventata ormai una delle figure professionali più importanti nella società dell’informazione, si può ipotizzare per questa

nuova attività una forte crescita occupazionale in tempi brevi, che potrebbe aumentare maggiormente quando anche le grandi aziende creeranno comunità virtuali in grado di contribuire alla formazione del personale. Dove avviene la formazione di questo nuovo professionista della comunicazione? Non esistono scuole specifiche. Le capacità del Virtual Community Manager nascono dal saper fare e quindi da una lunga esperienza di navigazione e abilità informatica, integrate eventualmente da corsi di aggiornamento sulle tecniche di comunicazione in Internet. In ogni modo le sue basi di studio dovrebbero essere preferibilmente provenienti da una laurea in scienze psicologiche e sociali come Psicologia, Sociologia, Economia e Commercio, Informatica, Scienze della comunicazione.


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Tatuatori si nasce Tantissime le richieste per un tatuaggio in Second Life, il portale creato nel 2003 e diventato il caso più interessante tra tutti i mondi virtuali sul mercato. Sebbene sia possibile disegnare in prima persona un tatoo per il proprio avatar, la maggior parte dei residenti si rivolge a dei professionisti per ottenere un risultato ottimale. Gina F Designs è tra i nomi più noti in questo campo. Il suo negozio principale si trova nella città virtuale di Jernberg. Anche un ragazzo italiano ha aperto un negozietto di tatuaggi. La bottega è in un quartiere dove la gente ama il genere e la richiesta non manca. I suoi affari però ultimamente sembrano rallentare... forse c’è troppa concorrenza nel settore. Sembra assurdo parlare di professioni e tatuaggi in un gioco virtuale. Ma è proprio questa l’incredibile realtà di Second Life.

www.secondlife.it www.grandefardello.net


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Matt & Manson, un nuovo nucleo domestico acchiappathriller. Con una vicina un po’ inquietante


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MANSON chi? di Ilaria Mollo

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a famiglia ieri e oggi, cosa è cambiato? Attraverso un breve excursus di programmi televisivi (dalle fiction ai telefilm, ai cartoni animati) possiamo fare un’analisi per capire come è mutata l’immagine e il concetto stesso di famiglia. Chi non ricorda La casa nella prateria e La famiglia Bradford? Erano questi due straordinari esempi di famiglie unite, dai principi molto saldi, in cui l’unione rappresentava un vero punto di forza. Eppure, già nella Bradford family c’era un primo indizio che qualcosa stava cambiando, si trattava, infatti, di un iniziale abbozzo di “famiglia allargata”, in cui la mamma era la seconda moglie del papà, con tutti i problemi di accettazione che ne derivavano. Qualcosa sta cambiando ed è cambiato e questo fa venire in mente i due cartoni più

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Matt Average è un vivace ed intelligente ragazzino di 8 anni amante dei mostri. Cosa normalissima visto che è cresciuto con un piccolo mostro di nome Dink. Inoltre Matt è un ragazzo come tanti. Frequenta gli amici, gli piace andare in bicicletta e guardare la TV… ma sopratutto ama andare a caccia di mostri! Matt è uno specialista del fai-da-te. La sua specialità sono le trappole per 32

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mostri, i detector per mostri, i retini per mostri, insomma, tutto quello che comprende la parola “ mostro”! Il padre di Matt, Bruce è un uomo tranquillo e dal carattere dolce - deve pur esserci qualcuno in famiglia con un po’ di buon senso! Prende molto seriamente il suo lavoro, ma in lui c’è

dissacratori della famiglia degli ultimi anni: I Simpson, naturalmente, e I Griffin. Omer e Peter, due strepitosi esemplari di uomini-bambini assolutamente incapaci di essere padri. Marge e Lois, due donne sull’orlo di una crisi di nervi, casalinghe frustrate e madri pasticcione. I loro figli, poi, sono il risultato di tutto ciò. E come dimenticare la fortunata fiction I Cesaroni (in onda su Canale 5, ndr). È stata una delle prime ad affrontare il tema della famiglia allargata e della convivenza sotto lo stesso tetto con i fratellastri e i nuovi compagni dei rispettivi genitori. In questa serie televisiva sono raccontate, infatti, le vicende di una famiglia allargata composta da due ex fidanzati, Giulio (Claudio Amendola) e Lucia (interpretata da Elena Sofia Ricci), che si ritrovano, riscoprono il loro amore, si sposano

qualcosa di comico. Ama raccontare al figlio le barzellette per farlo ridere. È solo che a volte sarebbe meglio scappare invece di raccontare barzellette ai mostri! Una mamma iperattiva, ma non esattamente la Casalinga dell’anno, spesso Ellen brucia tutto ciò che cucina, ma in agenzia è lei che gestisce tutto! Raramente va a caccia di mostri, anche se rima-

ne sempre in contatto telefonicamente e a volte trova un’dea geniale per risolvere il mistero. Matt e Dink sono cresciuti insieme. Dink è un mostro gentile con un cervello che contiene una vasta conoscenza sui mostri. Parla una lingua tutta sua che solo Matt riesce ad interpretare.


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e vanno a vivere a casa di lui, a Roma, con i tre figli di lui e le due figlie di lei; circondati anche da parenti e amici. Una commedia brillante che propone, con uno stile leggero e vivace, le vicende di una famiglia “atipica” alle prese con la quotidianità descritta con realismo e ironia in una miscela scoppiettante di eventi. Se ci fermiamo a pensare, quante famiglie Simpson o Cesaroni conosciamo? Per gli amanti dei cartoni animati oggi c’è però una novità assoluta: Matt & Manson. Un classico schema familiare alle prese con avventure di vita quotidiana e una “stranezza”: si dilettano a catturare mostri. Dal 9 marzo con una accattivante grafica che evoca gli anni ‘50/’60, è arrivato su Raidue questo particolare, nuovo cartoon di Rai Fiction e Lan-

terna Magica. Preparatevi a seguire le peripezie di una famiglia che, per lavoro e per passione, cattura mostri apparentemente pericolosi. Azione, suspense e tanto umorismo sono gli ingredienti di questo cartoon da 52 episodi di 13 minuti ciascuno che garantisce divertimento per tutta la famiglia. Il marito ideale; mamma Ellen, dinamica, vivace, un vulcano di idee. Una vera calamità ai fornelli, ma una perfette organizzatrice e marketing manager. C’è poi Matt, il figlio di 9 anni, intelligente ed entusiasta, specialista del fai-da-te, e la neo gotica Manson, compagna di scuola e grande amica di Matt, indubbiamente una ragazzina un po’ speciale. Fanno parte della famiglia anche un mostriciattolo domestico di nome Dink e tre Mini-Mostri, adorabili e turbolenti bestiole di cui Matt ha la custodia. Ogni

Manson è la vicina di casa di Matt. A causa del suo look neo-gotico, Manson, spesso, deve ricordare a tutti di essere una ragazza! È figlia unica, ma è convinta di avere un fratello – e per di più, è un mostro! Alquanto riservata, Manson è incapace di esprimere emozione ed entusiasmo; ma improvvisamente e per vostra grande sorpresa, vi si butterà addosso per darvi un grande

ha rischiato di dare fuoco alla casa degli Average, tanto che Matt si preoccupa di avere sempre a portata di mano un estintore

abbraccio! La famiglia Average ha veramente un debole per la sua “unicità” alla quale si sono abituati. Zet è un minidrago che sputa fuoco e vola qua e là come un pollo. Scontroso, irritabile e sempre di cattivo umore. Più volte

Mika è veramente il ritratto della sgradevolezza: rutta, sputa e suda. In qualunque posto vada lascia una traccia puzzolente e nauseabonda. Ma piace a tutti perchè è molto affettuoso e sempre di buon umore.

Uxi è un polipo. Ha paura di tutto e passa la maggior parte del suo tempo con i tentacoli avvolti intorno alle gambe di Matt per proteggersi e tranquillizzarsi. NEXTFAMILY

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componente della casa ha una sua particolarità, ognuno di loro, ogni giorno rende la vita tra le quattro mura domestiche divertente e, soprattutto, sorprendente. Le comiche avventure dei nostri eroi si svolgono ai giorni nostri in una piccola città simile a molte altre, Joliville. Qui però i mostri sono di casa. Mostri di ogni genere, di ogni

tipo e misura: mostri bavosi, a forma di fetta di groviera, di tubo di scarico, di patata gigante; alcuni sono terrificanti, altri assurdi, altri ancora molto cattivi o incredibilmente buoni. Ogni abitante può incontrarne uno anche se spera che questo non accada mai! Ma, in ogni caso, c’è sempre la FAM (Famiglia Anti- Mostri) disponibile a risolvere il problema. Fantasmi, zombie, draghi, demoni ma niente armi di distruzione contro di loro. In Matt & Manson, infatti, i mostri non vengono sterminati o rimpiccioliti, ma solo ammansiti, spaventati, tutt’al più spinti alla fuga. Matt e soci hanno infatti sempre pronte soluzioni innovative, studiate su misura per ogni cliente. Le loro armi infallibili? Furbizia e intelligenza.

Fantasmi, zombie, draghi, demoni, ma nessun’ARMA

di DISTRUZIONE 34

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CONTRO DI LORO


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Religiolus. Un caso, non a caso, che fa discutere, anzi molto di piÚ. Un film che ha scatenato un vespaio e soffiato sul fuoco dell’eterno conflitto tra religione e ragione

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dellaresa di Fedele Nonci

erché ogni volta che si cerca di far intervenire la ragione, anzi la ragionevolezza e, per sdrammatizzare, magari anche l’ironia, in tema di religione c’è chi alza gli steccati e si fa intollerante? Un po’ di senso dell’umorismo e della misura non guasterebbe. Il problema è che buon senso, o giusto mezzo, e religione non sembrano andare d’accordo, di questi tempi così intransigenti. Perché? Il nostro spunto parte dal vespaio polemico che ha portato la Chiesa ad ostracizzare il film di Larry Charles, Religiolus, perché sarebbe infarcito di oscenità e intollerabili attacchi alla religione. Il fatto sta che il film non attacca una religione, ma le considera un po’ tutte, o meglio i principali grandi culti monoteisti (i tre scimpanzè che indossano i

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simboli delle tre principali dottrine diffuse nel mondo sintetizzano il concetto) e solo nelle loro frange o declinazioni più estreme. Nella pellicola troviamo una serie di situazioni provocatorie, non c’è dubbio, eppure tutto si gioca nel senso della misura, che ognuno di noi ha diverso, certo. Ma è anche vero che pochissimi si sforzano di tendersi una mano o provano a non schernire la fede di qualcun altro. Solo per poter sorridere degli aspetti più estremi di una religione e, come si diceva un tempo, bigotti. Neanche un sorriso, insomma. Perché sempre meno persone sono disposte a comunicare con i propri simili. Semplicemente a condividere una sana analisi. Siamo tutti grandi comunicatori: via Internet, via cavo, via cellulare, via satellite. Ma poi per strada basta un lieve motivo di disagio per innescare spesso spirali di irritazione se non proprio di violenza. Ora l’irriverenza, che è propria della satira, trasuda da Religiolus, ma fin dal manifesto pubblicitario l’intento è chiaro: porre la questione e sorriderne. È pur vero che un detto proverbiale recita ‘scherza coi fanti ma

solo pochissimi, purtroppo

cercano di DIALOGARE

lascia stare i santi’, però non si dovrebbe dimenticare che in nome dei santi l’Uomo ha saputo scatenare, nella sua lunga Storia, cruente guerre, persecuzioni e inquisizioni. E la libertà di pensiero dove la mettiamo? La libertà d’opinione, il diritto di satira oltre che di cronaca o, piuttosto, di critica. E quanti film hanno allora scherzato con il Natale senza che nessuno si offendesse, o raccontato alcuni passi del Vangelo semplicemente facendo sapere che esistono vangeli apocrifi. Il solo fatto sembra scandalizzare certa opinione pubblica osservante. Dipende se e quanto rispetto si mette in quello che facciamo. E Larry Charles, il regista della pellicola ‘incriminata’, ha avuto parole davvero moderate, tutt’altro che offensive, in materia. Nel film, come leggiamo ben sintetizzato per esempio da Dimitri Buffa su www.fainotizia.it, “c’è il rabbino ortodosso di Gerusalemme che ha inventato un metodo per fare chiamare ‘da solo’ all’apparecchio telefonico per non violare lo shabbat. C’è il satanista che spacciava droga e adesso salva i fedeli in una cappella allestita in un Tir, concepita apposta per camioni-


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sti americani cristiani rinati. C’è l’imbroglione che vende statuette a diecimila dollari e promette la salvezza. Ci sono tanti musulmani adirati (nell’articolo però viene usato un altro termine, ndr), tra cui un rapper che canta canzoni che esaltano l’11 settembre, e approfittano della stessa libertà che loro vorrebbero negare in occidente e altrove a chi non la pensa come

e la libertà

di pensiero, d’opinione,

DOVE la

mettiamo?

loro”. Un film giusto al momento giusto, definito dal critico “un esilarante e verissimo spaccato di quel sottomondo che vive intorno ai credi e e alle credenze mistico religiose. Un mondo fatto, specie in America, di veri imbroglioni e di false fedi. Dai Mormoni a Scientolgy, passando per gli evangelici, i rinati, i risorti, i cristiani di varie sotto chiese. Bill Maher, attore e ideatore del documentario-inchiesta, intervistato per Repubblica da Silvia Bizio, afferma: "Nel film mi premeva affrontare la demistificazione del tabù religioso. Parlare di un argomento delicato, per molti addirittura incendiario, facendo al tempo stesso ridere". Certo, voler "dimostrare che la religione è nociva alla società e potenzialmente in grado distruggere la nostra civiltà” può non risultare gradito a qualcuno, ma Maher sottolinea che spera solo “che questo film possa sortire un effetto pari se non maggiore di quanto abbia avuto sull'ambiente Una scomoda verità di Al Gore. Spero solo che possa stimolare un dibattito civile e ragionevole". Civile, ragionevole. Nient’altro. Sarà mai possibile un giorno?


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Contrasti

Chiamatele, se volete, emozioni. Scattano dall’obiettivo di Luciano Usai. L’unico ‘effetto speciale’ è lui, che prende la macchina e dipinge Di Riccardo Palmieri In questa pagina: Malika


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Senza parole


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Ibiscus

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n tempo qualcuno avrebbe detto “e luce fu”. Oggi con quella luce qualcun altro ci gioca, anzi, ci dipinge. E se la luce fa spesso scherzi che l’occhio non tollera, questo limite del corpo diventa un valore da scoprire e contiene tutte le possibilità del movimento. Un movimento che Luciano Usai fotografa quasi in preda, come lo definisce lui stesso, ad un “delirio di onnipotenza. Naturalmente artistica”. Guai a fargli i complimenti in termini di maestria nel fermare l’attimo. Uno stereotipo culturale antifotografico, specie per un’occhio e un’animo che non stanno mai fermi. Appare dunque contraddittorio o, perlomeno, ambiguo, parlare di ‘quadro’, ovvero di inquadratura o confine di ciò che lo scatto dovrebbe circoscrivere senza, tuttavia, trattenere. Le ‘impressioni’ di Luciano

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Sfiorando la terra

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Usai sono piuttosto quadri, pur restando intimamente fotografie. Ed è in termini di pittura che si svolge la nostra conversazione. “Una bella foto mossa è una cosa, un’opera d’arte è altro” riflette Usai. “Il trucco è totalmente a livello di composizione del quadro, che può seguire un’idea di centralità oppure una diagonale. E’ comunque un ragionamento pittorico”. E il movimento come si ri-prende? “Quando scatti” prosegue Usai “devi sapere da dove parte e dove si dirige il moto. Per esempio quando fotografo la danza, la difficoltà principale consiste nel portare fuori dal teatro un ‘oggetto’ che, altrimenti, sarebbe puramente realistico”. Una scommessa recente, questa di Usai, che qualcuno, in America, ha iniziato perfino a copiare. Lo dichiara con un misto di imbarazzo, orgoglio e disagio. “Tuttavia un equilibrio interiore, che ritengo sia la mia vera forza, non


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Flamenco - Sergio “El Javi”

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si inventa. Perché ogni quadro è diverso dall’altro, lo vediamo soprattutto in pittura”. A volte il lavoro è puramente fotografico, altrove si sconfina più propriamente nel dipinto. “Tutto dipende” spiega l’artista “dal ragionamento sul contesto generale oppure su specifici punti di forza interni ad esso, che rifuggano, naturalmente, il banale”. Quasi si stupisce, Luciano Usai, dell’effetto che producono le sue foto. “È esattamente quel che mi chiedo prima di ogni scatto ma, forse, a volte ragiono troppo per capire il meccanismo dell’emozione”. Per essere un uomo che lavora con le immagini, Usai ha una parlantina fluente, estuario del suo impeto teoricopratico. I risultati, in parte, possiamo mostrarveli, splendidi, in alcuni già celebri scatti legati ad una delle sue passioni profonde, la danza, che il fotografo ha esposto,

La Creazione

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per esempio, nella mostra Trasparenze , in formati (74 cm x 114 cm) che rendono al meglio l’esperienza visiva ed emotiva delle sue creazioni. “Senza neanche un ritocco di Photoshop” sottolinea “o sovrapposizioni di fotogrammi. E’ il mio occhio che si muove col movimento”. Certo, fotografare un corpo in movimento non è facile. Bisogna innanzitutto sapere cos’è il movimento di un corpo umano. “Sono arrivato ad una tale distorsione della realtà, nelle mie ricerche” racconta “che ormai vedo ‘mosso’! In realtà, immagino l’impasto che può creare il movimento, cerco di ragionarlo prima di scattare. Anche perché uno scatto dura così poco… anche un secondo è tanto! Quel che cerco di riprodurre è una sorta di visione continua. Non è facile esprimerlo”. La nostra sfida, infatti, è proprio quella di provare a scrivere di queste sensazioni, perché quando si è davanti


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agli scatti che vedete si capisce che qualsiasi tipo di parola non fa che richiamare metafore scontate. “L’arte contemporanea” riflette insieme a noi il fotografo “ci ha ormai abituati ad emozionarci più di un’arte scritta che di un’arte contemplata. Pagine e pagine di cataloghi critici, per esempio, ci convincono che questa o quella è un’opera d’arte, ma solo dopo ci confrontiamo con il quadro. Io faccio il contrario. L’effetto l’ho riscontrato ad esempio durante la mia mostra sulla danza. Qualcuno ‘impazzisce’ senza chiedersi il perché, si commuove e basta, altri analizzano e non credono all’assenza di elaborazione grafica, eppure è così. Io uso solo l’obiettivo e studio i ‘punti morti’, seguendo l’immagine del danzatore che si muove”. Usai è un artista che si immedesima talmente nel suo lavoro da sentirsi male, da lasciarsi trasportare altrove. Vive insomma il suo ‘deli-

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rio’ in maniera potremmo dire sciamanica. E in effetti molte delle sue opere sembrano prodotte in stato di trance. Per la genesi di Tango I, per esempio “ho provato malessere” ricorda lui “ero nervoso, poi ho scattato la foto, sono tornato a casa e avevo la febbre”. Ma quando un oggetto diventa soggetto, secondo il suo istinto? “Devo avercelo prima in testa. Un oggetto diventa soggetto quando viene nobilitato, ma trovo fuorviante chiamarlo oggetto. Se si tratta di un réportage, e guardo per esempio un albero in fiore, è il mio modo di vederlo che lo cambia. Nella danza, invece, penso a un concetto quasi platonico, si tratta di fare una copia artistica dell’arte stessa, ma dipende dal ballerino, dalla giornata. È una rilettura della realtà a cui non siamo abituati. I pittori ci hanno provato, ma credo sia raro vedere un fotografo prendere la macchina e dipingere”.


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Sempre in movimento Luciano Usai nasce 36 anni fa a La Maddalena. La sua formazione avviene a Roma, dove si appassiona ben presto alla fotografia, che lo porta a conoscere e creare nel campo infinito della luce, del colore. Collabora con diverse testate giornalistiche e tiene corsi e workshop su luce, composizione, moda, architettura e ritratto. Dopo ‘personali’ e ‘pubblicazioni’ nel nostro Paese, dal 2004 si affaccia sulla scena internazionale lavorando tra Chicago, New York e Parigi. Tra i suoi allestimenti menzioniamo Reperti urbani del 2006, Musica e danza, Il cuore della danza. Insegna Storia e posa della fotografia all’Accademia Internazionale di Alta Moda e Costume “Koefia” di Roma. È da sottolineare che, per poter seguire e cogliere il movimento dei danzatori che ritrare, dal 2001 inizia a studiare danza classica con Elisabeth McDowall. Due anni di studio che producono una riflessione sull’arte di Degas e seguono incontri trasfigurati con ballerini quali Vladimir Derevianko, Roberto Bolle e Alessandra Ferri. Usai ama sconfinare e oltre la danza esplora, tra l’altro, anche il territorio del sociale. Il 24 aprile prossimo, per esempio, partirà per la Cambogia per seguire un progetto

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di quattro anni legato all’attività del CIFA, una ONG con scopi umanitari che gli ha assegnato la missione di documentare la situazione nei Paesi in via di sviluppo insegnando fotografia nei villaggi più degradati. Un’idea nata e intesa, ovviamente, come strumento di apertura mentale, di conoscenza, di stimolo a comprendere l’altro da sé. Il percorso di Usai si distenderà successivamente nelle Filippine, in Brasile e in Etiopia. “Durante questi viaggi” spiega l’artista “abbino un altro progetto, Danze nel mondo, nel quale vorrei fotografare tutti gli stili di danza esistenti per trasmetterne il grande valore storico, culturale, etnico, come base di ogni forma di civiltà”. Tornato di recente dal Vietnam, Usai ci racconta che, relativamente a quest’ultimo progetto “sono stato accolto dall’Accademia Nazionale di Hanoi come un divo della danza! Nel mio primo viaggio in Cambogia, invece, ho trovato stuoli di bambini vestiti da Khmer pronti a mostrarmi le danze ‘apsara’, cerimoniali e benauguranti, che sono alla base della loro crescita e formazione culturale. Danze che il regime dittatoriale di Pol Pot, per la cronaca, aveva fatto sparire ai tempi del suo potere”.


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Come costruire un presente migliore. Senza demolire tutti i “mattoni” del passato di Roberto Borsa

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ell’attuale crisi globale viviamo spesso la nitida sensazione di trovarci in un periodo di eccezionale discontinuità: crisi finanziarie ed industriali, problematiche energetiche ed alimentari, emergenze idriche e sanitarie, impoverimento della struttura sociale e progressiva involuzione del quadro etico e della sicurezza civile. È sempre più condivisa, dalla gente, la necessità di guardare verso una evoluzione complessiva in grado di restituirci l’appartenenza e la centralità in una prospettiva civile. Ma è realistico e legittimo, oggi, puntare ad un obiettivo così ambizioso? Alcuni qualificati studi, come il Rapporto Unesco 2008, ci dicono che, grazie alle trasformazioni portate dalla diffusione della conoscenza (dovuta principalmente ai nuovi media), dalla scienza, dalla medicina e da una progressiva, nuova consapevolezza, il mondo dispone, ora, di alcuni importanti mattoni di base per costruire un avvenire migliore del passato . Ma, dove troveremo le forze intellettuali e le risorse culturali in grado di imprimere la necessaria accelerazione verso una nuova immagine del futuro? È personale convinzione che scienza, religione e politica, congiuntamente focalizzate, possano essere in grado di portare ad un nuovo risorgimento del pensiero e di contribuire, in modo decisivo al virtuoso processo evolutivo della società. L’elemento centrale e propulsivo è costituito proprio dalla possibilità di“focalizzazione congiunta”; infatti, per superare le grandi difficoltà del presente, sono necessari sia elementi di un rinnovato illuminismo (scienza ed innovazione hanno un ruolo determinante) sia aspetti di un nuovo umanesimo capaci di innescare una progressiva evoluzione del nostro modo di pensare, vivere e lavorare. Peraltro, contrariamente a quanto comunemente e tradizionalmente asserito, gli ultimi decenni hanno portato una radicale rivisitazione del rapporto tra scienza, religione e politica. La scienza, sviluppatasi inizialmente nella demolizione sistematica della fisica Aristotelica (rigettando qualsiasi assunto della metafisica), ha poi fatto passi da gigante sino ad ammettere, ai nostri giorni, la natura melioristica dei propri processi di conoscenza.

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Confutare precedenti risultati per accettarne, via via, altri scaturiti da una più avanzata indagine scientifica, è il prezzo e la chiave, per raggiungere nuovi confini della conoscenza. Più la scienza diventa raffinata più è consapevole della perfettibilità di ogni sua tappa. Essa, avvicinandosi sempre più alla complessità del reale, comincia ad essere consapevole che la ragione può aver bisogno anche dell’apporto (o anche della sola esistenza) della rivelazione. La stessa teoria del Big Bang, com’è noto, presuppone un nucleo iniziale di inimmaginabile densità e temperatura, senza di cui l’intero impianto teorico non riesce a svilupparsi. “C’era all’istante zero un nucleo (detto: singolarità gravitazionale), che è dato per presupposto, e che rappresenta, tutt’oggi, il vessillo del limite territoriale dell’orizzonte razionale”. Diventa, quindi, quasi naturale e palese la rottura dei confini del mero scientismo, inteso come rifiuto di qualsiasi altra forma di conoscenza al di fuori della scienza, e l’avvicinamento ad una concezione nuova dell’intelleggibilità del reale. Non è un’apertura improvvisa ma il risultato di secoli di una lunga e vivace dialettica che affonda le radici nella stessa accettazione del concetto fondamentale di “infinito“ nella storia delle discipline fisiche e matematiche (e nella relazione tra esse). Dall’altro versante, anche la chiesa cattolica oggi si è molto allontanata dai paradossi dell’intolleranza dell’epoca galileiana: di Giordano Bruno, di Spinoza, Cartesio e Copernico. Solo a titolo d’esempio, proprio alcuni recenti dibattiti all’interno del magistero ecclesiastico, in materia di deontologia medico-chirurgica costituiscono un’importantissima testimonianza della volontà di avvicinamento. Ad ulteriore conferma vi sono le recenti posizioni del Pontificio Consiglio per la Cultura, in merito alla sostanziale assoluzione dell’evoluzionismo darwiniano ed il recente annuncio, della Santa Sede, delle iniziative per la celebrazione dell’anno galileiano. Grazie a questa progressiva convergenza, la strada della conoscenza sta acquisendo progressivamente uno spessore più ampio del passato. Nel progressivo abbandono di briglie ideologiche essa sembra tendere davvero all’intelligibilità della realtà e della sua effettiva complessità.


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LA CENTRALITÀ DELLA PERSONA Con certezza possiamo affermare che l’intero impianto del nuovo pensiero politico non possa prescindere dal concetto di centralità della persona umana e dal rispetto, primario, per la sua dignità. Una scelta importante che determina un ottica che non indulge a fughe centrifughe verso prospettive politiche e sociali diverse (sociocentrismo, biocentrismo, etc). LA FAMIGLIA La scelta antropocentrica, per divenire significativa, deve essere fortemente legata all’identificazione di un nucleo di aggregazione idoneo alla tenuta della società; la famiglia, punto di equilibrio tra “le possibili derive individualiste e collettiviste, è l’entità in cui la persona è sempre al centro dell'azione in quanto fine e mai come mezzo”. Non si può prescindere dalla centralità e dalla responsabilità sociale della famiglia, e questo comporta diritti e obblighi per la famiglia stessa e per lo Stato. IL LAVORO La capacità progettuale della società deve essere misurata anche e soprattutto sulla base delle prospettive di lavoro che in essa vengono generate. Famiglia e lavoro, strettamente interdipendenti, meritano una considerazione più adeguata alla realtà; un'attenzione che li comprenda insieme, senza i limiti di una concezione privatistica della famiglia ed economicistica del lavoro. Non assistenzialismo, ma creazione di un contesto culturale e professionale che consenta di concepire il lavoro non solo come fonte dello “stipendio” ma come identificazione del ruolo e del proprio contributo attivo nella società. NEXTFAMILY

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Consumatori Consumati ulle offerte vacanza La crescente diffusione delle offerte di servizi turistici favorita da Internet, se, per un verso, garantisce talvolta al consumatore alcuni risparmi di spesa, determina, per altro verso, il proliferare di vere e proprie "trappole", nelle quali è piuttosto facile cadere. Si assiste infatti di frequente a fenomeni di notevole diversità tra quanto richiesto ed il servizio effettivamente fornito e, nei casi più gravi, si constata che un viaggio presentato in maniera allettante nasconde in realtà una truffa. Com'è noto, quest'ultima ipotesi tende ad incrementarsi nei momenti di maggior traffico turistico, vale a dire in concomitanza dei periodi di ferie. In proposito, il primo consiglio da dare agli aspiranti viaggiatori è quello di affidarsi al buon senso ed alla ragionevolezza, visto che un prezzo notevolmente più basso rispetto a quello praticato da catalogo è spesso già indice di una chiara anomalia. È bene poi affidarsi esclusivamente a soggetti dotati di autorizzazione. Se si prenota attraverso Internet, la notorietà e le dimensioni dell'organizzatore sono spesso la prima garanzia. In ogni caso va tenuto a mente che quando si acquista un servizio di questo tipo si stipula un vero e proprio contratto, che, specie quando si tratta di "pacchetto" turistico, obbliga l'organizzatore ed il venditore a comunicare per iscritto tutte le informazioni ad esso relative. Non bisogna dunque esitare a richiedere il documento scritto. Nell'eventualità che i soggetti indicati si rendano inadempienti rispetto alle obbligazioni assunte con la vendita del pacchetto, ma lo stesso dicasi per l'ipotesi di inesatto adempimento, essi saranno tenuti al risarcimento del danno secondo le proprie responsabilità.

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Sulle maghe e sulle veggenti Si tratta di soggetti definiti dalla legge stessa come "ciarlatani", i quali talora non esitano a speculare sulla condizione di difficoltà, di disagio o di debolezza in cui versano persone appartenenti ad ogni età e ad ogni fascia sociale. Non mancano casi in cui questi sedicenti esperti di "pratiche esoteriche" ingenerano direttamente il pericolo immaginario del verificarsi di gravi malattie o di gravi incidenti, e, per scongiurarne l'avveramento, si fanno elargire dalla vittima cospicue somme di denaro. Questa condotta integra gli estremi del reato di truffa aggravata ed è penalmente sanzionabile. Dal punto di vista del denaro che viene corrisposto, deve sottolinearsi che il carattere illecito dell'attività svolta da simili "operatori dell'occulto" fa sì che tutte le somme versate possano essere chieste in restituzione; a ciò può aggiungersi la condanna da parte del giudice al risarcimento dei danni subiti. Sugli elettrodomestici difettosi Può accadere che un oggetto ritenuto prezioso per lo svolgimento dei lavori domestici si trasformi da alleato in un infido nemico. Anche in questo caso il consumatore deve sapere di poter contare su una valida tutela prevista per legge. Ed infatti il codice del consumo contiene numerose disposizioni intese a garantire in modo efficace che i prodotti immessi sul mercato siano sicuri. A questo scopo, il produttore deve 50

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QUANDO ti TIRANO le PIETRE

Se l’utente è perdente, ecco cinque settori “caldi” da tenere d’occhio. La parola di uno degli esperti di Mi manda Raitre di Antonello Spadafora | foto Ufficio Stampa Rai


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fornire tutte le informazioni utili alla valutazione ed alla prevenzione dei rischi derivanti dall'uso normale o ragionevolmente prevedibile del prodotto. E' dunque opportuno che, prima di ogni acquisto, il consumatore raccolga tali informazioni, richiedendo anche le dovute certificazioni, onde compiere una scelta meditata. Comunque anche il distributore deve comportarsi diligentemente nell'esercizio della sua attività, contribuendo a garantire la sicurezza del bene. Dell'eventuale danno cagionato da difetti del prodotto è responsabile anzitutto il produttore: ma quando costui non sia individuato, la responsabilità ricade sul fornitore che abbia distribuito il bene nell'esercizio della propria attività commerciale, laddove ometta di comunicare al danneggiato, entro tre mesi dalla richiesta, l'identità ed il domicilio del produttore o della persona che gli ha fornito il prodotto. Sui beni di prima necessità È del tutto evidente che, specie in periodi di crisi economica, le offerte di prodotti a prezzo scontato rappresentino un rimedio

non solo per le martoriate tasche dei consumatori, ma anche per i commercianti. Al riguardo, ai soliti consigli di buon senso è necessario aggiungere che ogni vendita straordinaria, compresa la vendita promozionale, impone per legge all'esercente dettagliante di offrire condizioni favorevoli, che siano reali ed effettive, di acquisto dei propri prodotti. Il consumatore ha dunque il diritto di essere correttamente informato circa i benefici economici che gli vengono promessi e che gli devono essere garantiti. In caso di violazione, la conseguenza si tradurrà non solo nella verosimile perdita del cliente, ma anche in una sanzione di carattere amministrativo. Sulle tariffe telefoniche Bollette salate, a volte salatissime! Ma nel caso vengano addebitati dei costi ingiustificati, e dunque non dovuti, quel che si può fare è ricorrere al giudice. Si dirà: altri costi! Non è dunque da sottovalutare l'ulteriore strada offerta dal ricorso alle procedure di conciliazione.

LE BATTAGLIE DI MI MANDA RAITRE Mi Manda Raitre, condotto da Andrea Vianello (nella foto a destra), è stata la prima trasmissione a fare una battaglia per la portabilità dei mutui prevista dal decreto sulle liberalizzazione Bersani. Il programma ha denunciato i sistemi utilizzati dalle banche per evitare le migrazioni di clienti a caccia dei mutui più vantaggiosi, portando alla luce una serie di irregolarità. Un’altra vittoria del programma è stata quella dell’abolizione dei costi di ricarica per i telefoni cellulari. Ha denunciato anche un problema che gli italiani avevano con il Mossos d’Esquadra, la polizia municipale catalana. In seguito al racconto di alcuni cittadini che hanno raccontato di essere stati maltrattati dagli agenti, il Ministero dell’Interno spagnolo ha preso provvedimenti disciplinari. Grande importanza hanno avuto le battaglie per la sicurezza alimentare. La trasmissione ha scoperto per prima che l’Itx, la sostanza chimica utilizzata per gli involucri che avrebbe contaminato il latte dei neonati, era presente anche negli involucri di altri prodotti latteo-caseari. Grazie al programma è stato persino scoperto un “tesoretto” nelle casse dell’Inps: oltre 60 milioni di euro di accantonamento dell’Ina per i lavoratori impiegati del metalmeccanico, trasferito all’Inps da una legge dello Stato. Soldi che poi dovevano essere restituiti ai cittadini, ma le modalità per ottenere quei rimborsi non erano state né pubblicizzate né rese chiare, con l’evidente risultato che solo grazie a Mi Manda Raitre migliaia di cittadini hanno scoperto di aver diritto a quei soldi. Molte le battaglie per le vicende assurde vissute da alcuni cittadini. Marco Marchese, ad esempio, è stato vittima di un

prete pedofilo. Aveva denunciato l’accaduto ma per tutta risposta la Curia l’aveva citato per danni all’immagine. Dopo la trasmissione, la Curia ha deciso di ritirare la citazione. Anche la vicenda di Cinzia Bonatti di Roma ha avuto un esito felice. La giovane donna aveva perso il marito in un incidente con la moto. Lo stava aspettando per andare a fare insieme l’ecografia prima della nascita del loro primo figlio. Un dramma che ha sconvolto la vita di Cinzia, unita alla beffa di una citazione per danni avanzata dalla società dei trasporti Trambus che aveva chiesto a lei il risarcimento per l’interruzione di pubblico servizio in seguito all’incidente. Invitata in trasmissione, Trambus ha però ritirato la citazione e ha chiesto scusa alla giovane vedova. Una storia a lieto fine quella di Gennaro del Prete, un giovane uomo al quale la camorra ha portato via il padre. Ma oltre la perdita, Gennaro ha subito il dolore di vedersi negato il riconoscimento di vittima della camorra, esteso solo ai figli del secondo matrimonio del padre. Dopo il programma, Gennaro ha ottenuto quel riconoscimento e si è riavvicinato ai suoi fratelli acquisiti. Quest’anno in diretta decine e decine di malati del morbo di Parkinson hanno scoperto gli effetti collaterali di un farmaco da loro utilizzato, ovvero il rischio di un irrefrenabile desiderio di gioco d’azzardo o di shopping sfrenato. Nessuno, prima di Mi Manda Raitre, li aveva avvisati.

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Coverstory Mr Brad e Mrs Angelina

Una famiglia JO di Riccardo Palmieri | foto Sintesi


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JOLIE

Sono veri o quello che vediamo è solo un effetto speciale? Tra set, vita privata e impegno, la next family per eccellenza.


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stata Lara Croft, poi la madre altamente digitale del mostro Grendel in Beowulf. La madre Lupa degli Abissi interpretata da Angelina Jolie era generata con una tecnica di proiezione che alterna in maniera molto veloce le immagini create per l’occhio sinistro con quelle per l’occhio destro. Dal momento che ogni frame viene ‘switchato’ 6 volte e il proiettore è capace di visualizzare 144 frames al secondo, il cervello umano non è in grado di distinguerle. Stiamo parlando dell’effetto 3D, raggiunto però solo con l’utilizzo di speciali occhiali polarizzati che permettono alle diverse immagini (sx/dx) di arrivare al giusto occhio. Un occhio che lo spettatore sublima e che l’internauta raffina. Ma Angelina è anche tra le icone più scaricate e i suoi wallpapers sono tra i più applicati ai desktop da Los Angeles a Tokyo. Il suo fisico sembra adattarsi a ogni tipo di scena d’azione, anche se nell’ultimo film di Clint Eastwood, The

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Dal set del film Mr & Mrs Smith. Set galeotto

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Una coppia che non teme confronti, né sul web e neppure nell’INTIMITÀ

Changeling, celava il suo appeal ultrasexy con rigorosi tailleurs e cappellini anni Venti. È una delle donne e attrici più ‘ritoccate’ dai software, tanto che a volte sembra di non sapere più com’è fatta, nella realtà. Poi arrivano le copertine con le celebri foto da mamma che allatta i gemelli, suoi e di Brad, e la sua immagine si ri-normalizza. In parte, perché quella che è definita la coppia più bella del mondo, tanto bella e perfetta da non sembrare vera, con tutta la nidiata al seguito, in totale sei tra figli propri e adottati, è una ‘next family’ per eccellenza. Il padre di cotanta prole, al secolo Brad Pitt, mentre Angelina si riposa, è nelle sale con il fluviale The Curious Case of Benjamin Button, dove le meraviglie digitali e il make up di Rick Baker hanno trasformato l’adone biondo del cinema americano in un vecchietto decrepito. Che però ringiovanisce e si riscatta in una paziente love story con Cate Blanchett, ma era stato anche un umano tra i cartoons a inizio carriera (Fuga dal mondo dei sogni, ndr).

Una coppia tecnologicamente avanzata, insomma, moderna e allargata quanto basta, quintessenza della ‘famille jolie’. Derivata dai videogames o reinventata in CGI, non teme confronti sul web e neppure nell’intimità. La coppia d’oro di Hollywood appare più una holding che un’organizzazione non governativa. Tuttavia, si propone a se stessa e alla pubblica opinione come un nucleo sempre in prima linea nel sostegno delle cause umanitarie. Appare giusto quanto dichiarava Brad Pitt qualche tempo fa. “Meglio che un personaggio famoso impieghi parte delle sue quotazioni da capogiro in missioni di solidarietà piuttosto che in sperperi o follie da superstar viziata”. Appare dunque sensata la crociata intrapresa dalla coppia, impegnata da almeno tre anni in donazioni a favore di associazioni umanitarie. Da tempo Angelina è Goodwill Ambassador, cioè Ambasciatrice di buona volontà, per l’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Insieme al marito Brad l’attrice e produttrice ha donato un milione di dollari a favore di oltre 4 milioni

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ANGELINA JOLIE: “Vorrei altri figli”

La storia. Il 10 marzo 2002 Angelina Jolie adotta il suo primo figlio, Chivan Maddox Jolie-Pitt (originariamente Maddox Jolie Chivan Thornton). Il bambino è nato il 5 agosto 2001 a Rath Vibol in Cambogia, viveva in un orfanotrofio di Battambang. La Jolie decise per l’adozione dopo aver visitato due volte la Cambogia, durante le riprese di Lara Croft: Tomb Raider e durante un viaggio per l’UNHCR. Dopo il divorzio dal suo secondo marito, Billy Bob Thornton, l'attrice ha ricevuto l'affidamento di Maddox. Il 6 luglio 2005 ha adottato una bambina di sei mesi dell'Etiopia, Zahara Marley Jolie-Pitt (originariamente Zahara Marley Jolie), la bambina è nata l’8 gennaio 2005 e originariamente era stata chiamata dalla madre biologica Yemsrach. Zahara era ospitata al Wide Horizons for Children un orfanotrofio di Addis Abeba, la piccola al suo arrivo negli Stati Uniti è stata ricoverata in ospedale per disidratazione e la malnutrizione. Il 19 gennaio 2006 un giudice del California ha approvato la richiesta di Brad Pitt di adottare legalmente i due figli della Jolie. I loro cognomi sono stati formalmente cambiati in "Jolie-Pitt". Il 27 maggio 2006 Angelina Jolie da alla luce una bambina con taglio cesareo, la bambina nata a Swakopmund, Namibia è stata chiamata Shiloh Nouvel Jolie-Pitt. Il 15 marzo 2007 ha adottato Pax Thien Jolie-Pitt (originariamente Pax Thien Jolie), un bambino di tre anni e mezzo del Vietnam nato il 29 novembre 2003. Pax è stato adottato da un orfanotrofio di Ho Chi Minh. Dopo mesi di speculazioni, durante il Festival di Cannes 2008, Angelina Jolie ha annunciato di essere in attesa di due gemelli. L'attrice ha dato alla luce un bambino, Knox Léon Jolie-Pitt, e una bambina, Vivienne Marcheline Jolie-Pitt, con taglio cesareo al Lenval Hospital di Nizza, in Francia, il 12 luglio 2008. E Angelina ha recentemente affermato: “Ne vorrei altri...”.

di persone coinvolte nella crisi del Darfur. Forse una goccia dal loro conto bancario, visti i cachet che percepiscono i due, ma pur sempre una dimostrazione di autentica partecipazione alle giuste cause. In barba a chi li ‘accusa’ di farsi ulteriore, inutile pubblicità. Non ne hanno certo bisogno, come Bill Gates o altri facoltosi benefattori. L’impegno della Jolie-Pitt Foundation è un po’ lo specchio di quell’umanitarismo che le statistiche rilevano in crescita, nella forma meno clamorosa, naturalmente, meno mediatizzata di tante famiglie ‘normali’. Segno che l’esempio paga. E anche se milioni di persone sono coinvolte silenziosamente in analoghe missioni bancarie, ognuna con il contributo commisurato alle proprie disponibilità, è innegabile che il moltiplicarsi di questo comportamento produca circoli virtuosi. L’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), l’International Rescue Committee (IRC) e la Ong internazionale SOS Villaggi dei Bambini (SOS Children’s Villages), cui è stata destinata una delle ultime donazioni della coppia di attori, sono impegnate nel salvare vite garantendo assistenza umanitaria ai più di due milioni di profughi all’interno del Darfur e ai 240.000 rifugiati del Darfur che vivono nei campi allestiti nel Ciad orientale. “Queste generose donazioni” ha dichiarato Michel Gabaudan, Rappresentante UNHCR per gli Stati Uniti e i Caraibi “è giunta pochi mesi dopo la visita personale di Angelina ad un campo profughi in Ciad e ha dimostrato, ancora una volta, il suo impegno e quello di Brad Pitt nell’aiutare rifugiati e profughi. Il continuo supporto della signora Jolie all’UNHCR e a coloro che cerchiamo di aiutare è un potente aiuto nell’assicurare che costoro non saranno dimenticati”. In Oure-Cassoni, in un altro momento, Angelina ha incontrato lo staff di SOS Villaggi dei Bambini (SOS Children’s Villages), che fornisce assistenza psicologica ai bambini traumatizzati. “Bimbi che prima non parlavano, non mangiavano e vivevano isolati

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in un loro mondo ora giocano allegramente tra di loro e interagiscono con gli altri” ha affermato Yolanda van der Broek, leader Programma di Emergenza di SOS Villaggi dei Bambini in Ciad, dove la Jolie ha trascorso tre lunghi periodi di visita e assistenza. Altro che effetti speciali. Lontano dal set ma molto vicino al cuore. In fondo i bambini bisognosi d’aiuto sono proprio come quelli di Angelina e Brad. E sulla famiglia così numerosa Angelina ha sempre scherzato. “È il caos, ma ci organizziamo meglio ogni giorno che passa e siamo davvero molto felici tutti insieme”.

Secondo le stime ufficiali degli uffici tasse statunitensi, la coppia nel 2006 avrebbe stanziato in totale 8 milioni di dollari, saliti a oltre 10 alla fine del 2008. Certo, l’aver venduto i diritti delle foto dei gemelli alla rivista People per 14 milioni di dollari rimetterebbe in pari il pirotecnico bilancio familiare. Se poi non dovesse bastare, la famiglia moderna è prima di tutto una coppia collaudata, che ora si avvale anche di una democratica auto-regolamentazione, che negli Stati Uniti prende il nome di Equal Shared Parenting, cioè il dividersi equamente ogni aspetto della convivenza. Il buon vecchio e sempre valido ‘fifty-fifty’. Tanto, è quasi tutto detraibile.

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2008 The Changeling - Kung Fu Panda - Wanted 2007 La leggenda di Beowulf - A Mighty Heart Un cuore grande

2006 The Good Shepherd - L'ombra del potere 2005 Mr & Mrs Smith 2004 Alexander - IdentitĂ violate - Shark Tale Sky Captain and the World of Tomorrow

2003 Amore senza confini Lara Croft Tomb Raider - La culla della vita

2002 Una vita quasi perfetta

2001 Original Sin - Tomb Raider 2000 Fuori in 60 secondi 1999 Il collezionista di ossa - Falso tracciato Ragazze interrotte

1998 Gia, una donna oltre ogni limite (film per la tv) Scherzi del cuore

1996 Foxfire 1995 Hackers ? 1982 Lookin' to get out

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2008 Il curioso caso di Benjamin Button - Burn After Reading A prova di spia 2007 Ocean's Thirteen 2006 Babel - L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford 2005 Mr. & Mrs. Smith 2004 Ocean's Twelve 2004 Troy 2003 Sinbad: la leggenda dei sette mari 2002 Confessioni di una mente pericolosa Full Frontal 2001 Ocean's Eleven - Spy Game 2000 The Mexican - Amore senza sicura - Snatch 1999 Fight Club - Essere John Malkovich 1998 Vi presento Joe Black

1997 The dark side of the sun - Rick - Sette anni in Tibet L'ombra del diavolo

1996 Sleepers 1995 L'esercito delle 12 scimmie - Se7en 1994 Intervista con il vampiro - The favor - Vento di passioni 1993 Una vita al massimo - Kalifornia - Early Grayce 1992 In mezzo scorre il fiume - Fuga dal mondo dei sogni Contact (Film Tv)

1991 Thelma & Louise - Una pista per due Johnny Suede - Two-Fisted Tales (Film Tv)

1990 "Glory Days" (Serie Tv) - Vite dannate Verità nascoste (Film Tv)

1989 Il ritorno di Brian - Innamorati pazzi

In questa pagina, in senso orario, Brad Pitt sul set di Inglorious Basterds; con Geroge Clooney in Ocean’s Twelve e con Cate Blachett in Benjamin Button. Nell’altra pagina, in senso orario, Angelina Jolie in The Changeling, Lara Croft - Tomb Raider e Wonted

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QUEL VALORE

AGGIUNTO

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Donna è anche tecnologia, ma tecnologia non sempre è donna. Nel mondo del lavoro, inoltre, le donne che occupano posti dirigenziali sono ancora troppo poche. Due concetti, e temi, non sempre sinonimi, alla base di una differenza che è una ricchezza. O la chiave di volta di un sistema empre più spesso, nell’ambito del lavoro, ma anche delle nuove professioni e delle nuove tecnologie, la donna risulta un’entità altamente discriminata e penalizzata. Ancora e purtroppo, nonostante molto stia cambiando e anche grazie allo sviluppo di social network e delle best practices che, nei nostri campi di indagine, diventano quasi sinonimo di web practices. Considerata la situazione italiana, tuttavia, è necessario fare un passo indietro perché, purtroppo, di passi in avanti non se ne sono fatti molti, in fin dei conti. La premessa non ritrae un Paese ‘al femminile’. Basti pensare alla situazione lavorativa delle donne in Italia, facilmente riassumibile in tre dati statistici inquietanti: se il 45.2% è il tasso dell’occupazione femminile, soltanto un esiguo 0.8 % delle dipendenti arriva a diventare manager di questo o quel settore, mentre resta basso anche il tasso relativo a coloro che riescono ad assumere un ruolo di supervisione in un dato settore lavorativo, fermo al 4.9 %. Una condizione femminile che relega l’Italia agli ultimi posti in Europa, che non è passata inosservata anche durante l’anno europeo delle Pari Opportunità e che oggi si ripresenta arretrata. Donne e Tecnologia, un importante convegno sulla questione, non molto tempo fa aveva analizzato le testimonianze di alcune donne manager, rappresentanti istituzionali ed esperti, sulle opportunità che può offrire la tecnologia come strumento di valorizzazione del ruolo professionale delle donne. E si evinceva, tra l’altro, l’importanza dell’investimento, da parte delle istituzioni, nella formazione tecnico-scientifica come chiave per la crescita dell’intero Paese. Ma qual è l’identikit della donna manager italiana e quando il

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fattore D è una risorsa in ambito tecnologico? Una ricerca dell’Università Bicocca di Milano, commissionata da Manageritalia, ha cercato di tracciarne il profilo. Il primo dato emerso è una triste conferma: la parità tra uomo e donna, ancora oggi, è lungi dall’essere raggiunta. Un indicatore del divario tra i generi è il dato economico: a parità di qualifica, solo il 26% delle donne guadagna più di 100 mila euro l’anno, contro il 41% degli uomini. “Uomini e donne si concentrano in aree funzionali differenti: risorse umane, relazioni esterne, amministrazione, finanza e controllo gestione risultano aree tipicamente femminili; mentre l’area direzione generale, di divisione costituisce un ambito soprattutto maschile”. Sebbene i dirigenti, uomini e donne, concordino nel ritenere la determinazione e le competenze tecniche fattori importanti per favorire l’avanzamento di carriera, il 34% dei manager uomini considera importante la disponibilità a orari lunghi. Le donne incontrano maggiori difficoltà negli avanzamenti di carriera (67% delle manager contro il 59% dei colleghi) perché la maternità è incivilmente ancora un handicap. Donne e tecnologia, svoltosi all’interno della WCC - World Computer Conference, ci ha fornito lo stimolo a considerare l’argomento da un diverso punto di vista, al di là dei dati, per comprendere meglio gli stessi, ovvero in termini di diversità come ricchezza. La diversità, l’essere donna, rappresenta ‘il’ valore specifico aggiunto quando è inserito in un contesto professionale e, soprattutto, dirigenziale. Quando, cioè, in ambito di problemi connessi con la gestione ed il trattamento di dati sen-

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sibili in una complessità di relazioni produttive, diventa essenziale guardare i problemi con occhi nuovi, non soltanto ‘maschili’. All’interno del convegno il valore della diversità ha posto al centro del dibattito la figura del diversity leader, ruolo dirigenziale e insieme snodo decisionale che, in Italia, risulta affiancato da due strutture principali: il Women Leadership Council, che ha il compito di sponsorizzare le iniziative ‘al femminile’ cercando di identificare aree di miglioramento e guidare in un percorso di qualità colleghe con minore esperienza aziendale e il Women in Technology, un network con l’obiettivo di promuovere l’inserimento e la crescita professionale delle donne in carriere di tipo tecnologico, accrescendo anche l’interesse delle giovani donne per lo studio di materie scientifiche. Tra gli obiettivi-percorsi individuiamo tre cardini su cui la nostra società professionale non poggia affatto, o soltanto in casi eccezionali: la ricerca del talento, il valore della conoscenza condivisa e il superamento dei luoghi comuni, ovvero dello stereotipo culturale. La ricerca del talento da parte di un’azienda seria non dovrebbe avere, alla base dei criteri di scelta, un’aberrazione psico-sessuale, così come non ci si dovrebbe porre in termini di scarsa volontà di condivisione della conoscenza, una ‘logica’ ed una prassi individualista, poco collaborativa, tutta ‘maschile’. Ciò che nuoce davvero al sistema Italia anti-femminile, nonostante tentativi di incoraggiamento sotto forma di finanziamenti agli sviluppi d’impresa, è infine lo scoglio del famigerato luogo comune. Il più difficile a morire.


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DONNE MANAGER

la differenza

che conta

ra i pensieri emersi dalla World Computer Conference, evento e spunto che abbiamo scelto per questo servizio, dobbiamo soffermarci sugli stralci di alcuni interventi. Chiara Grosselli (Direttore Comunicazioni Ibm Italia) ha parlato per esempio della diversità nella sua azienda “quale parte integrante della strategia interna, fondata sulla convinzione che avere una forza lavoro diversificata porti maggior valore”. Così, sulla difficoltà delle donne di conciliare l’eterno doppio ruolo casa-lavoro, si è espressa Francesca Contardi (Managing Director di Page Personnel). “Sono molte le aziende che promuovono la cosiddetta work life balance come modello da seguire. Lo Stato dal canto suo può e deve controllare di più. Un elevato standard di promozione delle politiche per le pari opportunità si raggiunge anche mediante verifiche sull’applicazione delle norme di legge”. Si sa, la macchina legislativa è lenta e farraginosa… Roberta Cocco (Direttore Marketing Centrale di Microsoft) sottolinea invece il “livellamento delle competenze e il restringimento delle possibilità di carriera” delle donne. “Al contrario” ha proseguito “in quei Paesi dove la presenza delle donne nel mercato del lavoro è percepita come volano per la crescita dell’economia, l’emancipazione femminile, in particolare quella tecnologica, è ormai una realtà, come in Islanda, Svezia, Norvegia”.

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Completa e definisce il quadro la riflessione di Maria Laura Prislei (responsabile dell’informatica per la Ragioneria Generale dello Stato, organismo del Ministero dell’Economia che si occupa di dare certezza ed affidabilità ai conti dello Stato, nonché uno dei pochi CIO donna della Pubblica Amministrazione italiana). Ci aiuta a riflettere sulla questione quando annota: “Acuni lavori sono culturalmente percepiti solo maschili e altri solo femminili. E tra questi non c’è il mondo dell’information technology. Ciò che disturba ulteriormente, poi, è il fatto che l’equazione ‘tecnologia=maschile’ sia un concetto profondamente radicato proprio nella psiche femminile”. Maria Laura Prislei prosegue, in un’altra parte delle sue riflessioni, commentando alcuni dati significativi. “L’Italia occupa uno degli ultimi posti in Europa nell’uso delle tecnologie digitali e, soprattutto, per quanto riguarda la presenza femminile nell’ICT. Le donne rappresentano appena il 14% del totale delle persone impiegate in questo campo sul territorio nazionale. Anche nell’uso di Internet risultano all’ultimo posto, ma fortunatamente il gap tende a ridursi tra le donne più giovani (16-24 anni d’età)”. Appare dunque centrale invocare una maggiore presenza femminile nella tecnologia “nella sfera pubblica come in quella privata” aggiunge Maria Laura Prislei. “Non è solo una questione di pari opportunità, ma un’opportunità di innovazione e crescita per il nostro Paese nella sua accezione più positiva”. NEXTFAMILY

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Vanessa

Hudgens

l suo nome è Vanessa Anne Hudgens. Nasce a Salinas, in California, 21 anni fa. Il colore dorato della sua pelle proviene dal miscuglio di origini che può vantare: irlandesi e indiane d'America da parte di papà Greg e filippine, spagnole e cinesi da parte di mamma Gina. La bella attrice, nonostante la giovane età, ha già molto da raccontare. Dopo essersi trasferita a Los Angeles con la famiglia riesce ad entrare nel mondo del cinema con Thirteen – Tredici Anni e Thunderbirds. Vanessa si fa anche conoscere con le sue interpretazioni televisive in numerose serie americane come Quintuplets, Still Standing, Cover Me, Robbery Homicide Division, Brothers Garcia e The Suite Life Of Zack And Cody (trasmesso in Italia come Zack e Cody al Grand Hotel). Ma è nel 2006 che arriva il ruolo di Gabriella Montez, la timida matricola di High School Musical, che la rende un’eroina dei teenager. Nelle due fortunate serie emerge la sua splendida voce che la porta anche a pubblicare due album: nel 2006 V (non solo come Vanessa ma

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anche come Variety poiché si passa dal pop al rock, dall'elettronica all'r&b) e nel 2008 Identified. Nel giro di qualche mese il suo successo vola ancora più in alto: il grande fenomeno targato Disney, nato in televisione, diventa un film per il grande schermo, High School Musical 3: Senior Year. Con i suoi compagni di viaggio riscuote sempre più successo diventando una vera e propria star del cinema che attrae non solo i più giovani ma anche i più grandi. Tra le ultime notizie del momento sembra anche che l’affascinante Vanessa sia stata scelta per New Moon, l’attesissimo sequel del romantico Twilight, nella parte della licantropa Leah Clearwater, grintosa amica/nemica di Jacob Black, interpretato da Taylor Lautner. La splendida Vanessa vince ancora una volta. Una bella risposta, dunque, a tutte le malelingue che vedevano compromessa la sua carriera in seguito ad alcune foto sconvenienti scattate qualche anno fa e che, ritraendola in piccoli scandali, si pensava potessero farla risultare impresentabile per un pubblico di minori.

Quell’ultimo morso lontano dal Di Maria Nicoletta Tulli

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COLLEGE


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Ziyi fan la considerano “il più bel regalo della Cina a Hollywood”. A soli 30 anni Ziyi Zhang è già considerata una stella del grande schermo. I suoi seducenti occhi a mandorla raccontano emozioni che abbracciano ormai l’intero mondo occidentale. Dopo Gong Li, Zhang Ziyi è l’attrice cinese più importante che il cinema di quel paese abbia espresso. Il suo modo di recitare si distingue per la ricercatezza e la leggerezza che ogni volta rivela al pubblico. Laureata alla Central Drama Academy della Cina, ancora giovanissima, frequenta la Chinese Central Drama School, la scuola che insegna oltre alla recitazione anche danza e arti marziali. La strada cinematografica della nuova reginetta di Pechino si apre quando il grande regista cinese Zhang Yi-Mou la sceglie nel 1999 per il suo drammatico film La strada verso casa, nel quale la vediamo nei panni di una giovane capace di ribellarsi alle regole di una comunità rurale del nord della Cina. Fin dagli esordi della sua

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Zhang

carriera emerge la sua sensuale femminilità e la libertà che spesso la caratterizzeranno nei suoi futuri ruoli cinematografici. Nessuno ha avuto dubbi sul suo immediato talento. E così il pubblico ha continuato ad apprezzarla in grandi film come La tigre e il dragone, Colpo grosso al drago rosso e Hero. È pronta così nel 2005 per il suo ruolo più importante: la dolce Chiyo in Memorie di una geisha. Lo stesso regista, Rob Marshall, l’ha definita una vera e propria rivelazione: viene infatti nominata ai Golden Globe come miglior attrice drammatica. Suggestiva la sua ultima interpretazione in The Horsemen, il nuovo thriller americano diretto da Jonas Åkerlund. La leggerezza e il volto di porcellana che la contraddistinguono si scontreranno con il suo ruolo apparentemente da innocente. Una grande sfida che però non deluderà il pubblico in sala.

Seduzione a Est di

GIAVA

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Vincent a faccia da farabutto non gli viene difficile. E lo confermano film come La promessa dell’assassino, Irreversibile, Dobermann. Sarà per questo che Vincent Cassel ha accettato di recitare il ruolo di Jaques Mesrine nel film diviso in due parti intitolato Nemico pubblico numero 1 (L’istinto di morte e L’ora della fuga). “Mesrine amava le donne, le armi, le banche e la gloria. È stato dichiarato nemico pubblico numero uno sia in Francia che in Canada, è il gangster più famoso dei suoi tempi. Amava il cinema e visse la sua vita prendendo a modello i film. Inventò la sua personale epopea in bilico tra romanticismo e crudeltà, tra esuberanza e tragedia”. È tutta qui la vita di Jaques Mesrine, ed è tutto qui anche il fascino che una figura tanto controversa esercita ancora oggi su generazioni di adolescenti arrabbiati. Lui, Cassel, non si è fatto sfuggire l’occasione di calarsi nella vita dell’ “uomo dai mille

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volti”, come veniva definito Mesrine, per la capacità istrionica di cambiare identità e vita pur di fuggire alla giustizia. “Per un attore come me, che ama cambiare il proprio aspetto, sembra proprio l’ideale, ma rappresenta anche una trappola. Non vuoi perdere il personaggio camuffandolo per tutto il tempo”. E così Cassel ha accettato di ingrassare venti chili, di essere nove mesi sullo stesso set per un film (anzi due) a metà strada tra il biofic e il thriller, tra il film di genere e il film d’autore tratto dall’autobiografia che il criminale scrisse mentre era in prigione. Chi era Jaques Mesrine? Un sognatore, un donnaiolo, un rapinatore di banche, un padre amorevole, un artista della fuga, un uomo violento e spietato o un manipolatore mediatico? Tutto questo probabilmente, e tutto quello che Vincent Cassel saprà ancora mostrarci.

L’uomo dai mille Di Paola Guarnieri

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Lillo&Greg n realtà il caso non centra affatto nelle loro scelte professionali. Anche quando Lillo e Greg salgono sul palcoscenico di un teatro, lo fanno con grande consapevolezza e meditato impegno. Lo dimostrano i risultati e lo dimostra anche l’ultimo lavoro teatrale, Far West Story (andato in scena al teatro Brancaccio di Roma di recente) una commedia musicale ambientata nel Far West che prosegue la ricerca stilistica intrapresa anni fa e mescola gli schemi della commedia, del giallo, del musical e della parodia. “Ci sono i buoni, che siamo noi, i cattivi, lo sceriffo, gli indiani, il tesoro”spiegano i due inseparabili comici. E c’è la comicità surreale di sempre, quella che sfrutta tutte le potenzialità del linguaggio, partendo dal livello più superficiale del significante, per spiazzare e divertire anche l’interlocutore più scettico. Loro l’universo della risata lo conoscono da tanto, da quando si conobbero nella redazione di una piccola casa editri-

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ce romana dove entrambi scrivevano fumetti. Da lì è partita la loro ricerca espressiva, che li ha avvicinati alla musica demenziale, con la band Latte & i Suoi Derivati, alla tv, alla radio e, last ma non least, al teatro. Sono particelle impazzite Lillo e Greg, che vagano indisturbate nel limbo della comicità dove l’idiozia è la forma suprema di intelligenza. Dal 2003 Pasquale Lillo Petrolo e Claudio Greg Gregori hanno anche messo in piedi una compagnia stabile e si divertono a reinventare i generi classici della narrazione passando dall’horror, al musical all’epica del far west. Il tutto sempre con un unico obiettivo: far ridere. “Abbiamo intenzione di continuare la nostra ricerca sui generi, la prossima commedia sarà dedicata i pepli, con Maciste, Ercole e poi, proseguendo nella nostra sperimentazione, ci occuperemo anche dei Supereroi”. E noi saremo qui ad attenderli.

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Il mistero della stanza 311

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Se le festività e i compleanni non vi bastano e la lista dei desideri è lunga, eccovi un oggetto che saprà soddisfare perfino le più esigenti là… dove non batte il sole. Stiamo parlando di iCarta, un tecnologicissimo porta rotolo (di carta igienica, ovviamente) che sicuramente anche Steve Jobs ha nel suo bagno. Si tratta infatti di una suprema opera ingegneristica, che racchiude in sè, oltre alle analogiche funzioni di porta rotolo, anche quelle di dock, amplificatore e casse stereo per tutti i modelli di iPod e iPhone. Con iCarta potete fare i vostri bisognini ascoltando il vostro album preferito, e magari coprire qualche imbarazzante rumore mettendo al massimo il volume... L'aggancio a muro è comodissimo e potete staccare iCarta e portarvelo in giro per casa, per ascoltare la vostra musica preferita anche fuori dal bagno, grazie alla batteria incorporata. Le quattro casse sono a prova di umidità (per fortuna), e c'è anche l'appendino per un asciugamano. Ma la cosa sicuramente più interessante è che, mentre voi vi... scaricate, iCarta ricarica il vostro iPod!

(Realmente accaduto in un ospedale del Sudafrica) Per alcuni mesi, la stanza 311 del reparto terapie intensive dell'ospedale municipale di Johannesburg è stata oggetto di una terribile maledizione. Tutti i venerdì mattina, gli infermieri del primo turno constatavano l'avvenuto decesso di uno dei pazienti ricoverati in quella stanza. Seppure questi pazienti fossero a rischio, per la patologia che li portava in quel reparto e per la tipologia dei trattamenti, in realtà quelli in vero pericolo di vita erano molto rari, e i decessi non seguivano la logica del rischio. Lo staff medico era perplesso, si pensò ad una contaminazione batteriologica in quella stanza e si eseguì un trattamento di sterilizzazione, ma senza esito. Le morti sospette continuarono, al ritmo di uno alla settimana, sempre di venerdì. Allertato dai familiari delle vittime, il governo si interessò direttamente al caso. Dopo varie riunioni e consulte di esperti, si decise di installare una telecamera nella stanza, e questo finalmente permise di risolvere brillantemente il caso. Tutti i venerdì mattina, alle sei in punto, l'impiegata delle pulizie scollegava il respiratore artificiale per collegare l'aspirapolvere.

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Ragazzina al volante

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Una donna di 35 anni è stata arrestata a Longview, Texas, per aver lasciato guidare la macchina alla figlia dodicenne per farsi portare al bar. La polizia di Longview ha detto di aver visto la macchina girare senza segnale e andare a sbattere contro una casa a bassa velocità, la macchina era guidata dalla figlia di Jennifer Lynn Rosenberg. La ragazzina ha detto al poliziotto che aveva appena lasciato la madre davanti al bar. Infatti la madre è stata trovata al bar e presa in custodia. Deve pagare 2.500 dollari per uscire su cauzione.

Buon compleanno, Adolf. Forse

Mamma e papà, due membri di un'associazione negazionista americana, si sono recati nella pasticceria vicino a casa a Greenwich, nel New Jersey per comprargli il dolce, ma i dipendenti si sono rifiutati di scrivere sulla torta il nome del bimbo. Scrivere Adolf Hitler su una torta è veramente di cattivo gusto, hanno spiegato al negozio. Intanto i genitori hanno detto che "Un nome è un nome, il nostro Adolf Hitler non crescerà facendo le cose che ha fatto Hitler" aggiungendo che hanno scelto di dare al piccolo quel nome perché nessun altro al mondo lo avrebbe avuto simile. Una verità, certo, ma il bimbo, crescendo, non subirà il peso del suo terribile nome?

Mutande Samurai Il nuovo estesissimo fenomeno di moda in Giappone è così ovvio che ci siamo depressi per non averci mai pensato prima: si tratta delle mutande in stile samurai. Lo stilista Sido ha creato quattro modelli diversi per adulti chiamati "Underoos", basati sull'equipaggiamento dei famosi Samurai, come il militare, lo stratega e il guerriero Oda Nobunaga. Ma c'è anche un altro modello che si riferisce al famoso guerriero Spider-Man.

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{ Bimbi intraprendenti. Un po’ troppo

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C'è stato un tempo, alle elementari (d’accordo, anche dopo) in cui spendevamo un sacco di tempo e soldi senza successo per cercare di vincere qualcosa in una di quelle macchinette con il braccio meccanico. C'era qualcosa in quegli affari che ci attraeva con le sue insegne luminose che ci spingeva a cercare di vincere inutili pupazzetti di peluche. Ecco perché non ce la sentiamo di biasimare un ragazzino australiano che è rimasto incastrato in una di queste macchinette questa settimana dopo aver tentato di scalare lo scivolo da dove sbucano i premi. Il temerario ragazzino, che ha due anni, è stato messo in salvo da sei pompieri che hanno usato le tenaglie per scardinare la macchinetta e tirare fuori il monello. "Quando abbiamo ricevuto la chiamata abbiamo pensato che avesse un braccio incastrato nella macchinetta, perciò siamo rimasti davvero molto sorpresi arrivando e vedendolo dentro", ha detto uno dei vigili del fuoco. Il ragazzino non ha avuto bisogno di assistenza medica e alla fine è persino riuscito ad ottenere in regalo uno dei premi della macchinetta e anche un lecca lecca, provando così il vecchio detto che se davvero vuoi qualcosa con tutto te stesso puoi ottenerla con le sole tue forze.

La polizia lo ferma, ruba la volante

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Era stato fermato per un controllo, dopo che la polizia lo aveva sorpreso a correre un po' troppo. Ma, con estrema furbizia (e anche un po' di faccia tosta), è riuscito a scappare sulla macchina della polizia. Protagonista di quello che sembra uno sketch televisivo è l'inglese Robert Norris, di 28 anni. Dopo che la polizia britannica lo aveva fermato sulla sua Opel Corsa, il corridore dal piede pesante era stato invitato a sedersi sul sedile posteriore della macchina dell'agente. Ma Norris, sfacciato più che mai, una volta dentro, ha chiuso le portiere, impedendo al poliziotto di rientrare nell'auto. A quel punto si è seduto al posto del guidatore, e con tanto di sirene accese è fuggito via. Il poliziotto, che era rimasto a bocca aperta, si è fatto riferire le generalità del ladro dal passeggero che era con lui. La macchina, comunque, è stata recuperata non troppo distante: Norris, però, si era rubato il sistema di navigazione satellitare. Il ladro è stato, infine, arrestato: "Vi ho rubato il satellitare ha detto - perché dovevo andare a prendere il treno, e non conoscevo la strada per la stazione". L'uomo è stato condannato a 12 settimane di carcere.

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seicomesei di Virginia Di Marno

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Se cade porta sfortuna, se sta in tasca porta bene e, per non sbagliare, un pizzico dietro la spalla sinistra conviene sempre. È il sale: l’oro bianco che sta lì, tra il bene e il male. Tradizione popolare vuole che non venga mai versato o, forse, sarebbe meglio dire mai sprecato.

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Anche la superstizione può avere le sue spiegazioni. La motivazione storica è la più semplice. Il sale era un tempo sostanza preziosa, troppo preziosa per essere sperperata. È stato l'unico mezzo di conservazione degli alimenti fino a che la refrigerazione non fu inventata. E non solo, il “salario” dei soldati romani era corrisposto in sale, appunto.

Le nonne d’Italia, però, spiegherebbero diversamente il rispetto per questi finissimi cristalli. Versare il sale, infatti, porterebbe sfortuna per tutt’altre ragioni: in quell’Ultima cena, con Gesù tra i suoi, Giuda urtò accidentalmente una saliera con il gomito. Poi lo tradì.

Ma le credenze legata al sale percorrono anche le vie della leggenda. Si racconta che, in epoca romana, i re cospargessero di sale il terreno delle città conquistate. Anche Cartagine fu arata e cosparsa di sale. I granellini bianchi cadono sempre sui vinti.

Il sale è strano. Strano perché è anche l’antidoto di se stesso. La superstizione raccomanda che se per caso dovesse capitare di rovesciare del sale, è sufficiente buttarne un pizzico dietro la spalla sinistra. Perché? Per accecare il diavolo appollaiato che ci portiamo dietro, naturalmente.

La storia ha moltiplicato le chiacchiere, la superstizione le ha ricamate e la tradizione le ha portate fin qui, dentro le tasche di chi un po’ ci crede.

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CARO LIBRI La circolare sull'adozione dei testi scolastici emanata di recente dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini punta sulle nuove tecnologie e sugli e-book per contenere la spesa delle famiglie per i libri scolastici, un salasso che si presenta puntuale ogni anno a settembre. Un provvedimento che guarda anche ai ragazzi che così avranno, sottolinea il ministero, zainetti «meno pesanti». A fianco del tradizionale libro stampato, infatti, le scuole potranno scegliere testi scaricabili in tutto o in parte dalla Rete. I docenti, spiega una nota, dovranno mantenere i testi che hanno scelto per almeno cinque anni nella scuola primaria e sei in quella secondaria. Resta comunque la possibilità per gli editori, spiega il ministero, di integrare i testi con appendici di aggiornamento. Per limitare al massimo la spesa a carico delle famiglie le scuole potranno continuare a ricorrere al comodato d'uso gratuito e al noleggio dei testi scolastici. Le adozioni dei testi, che le scuole renderanno pubbliche, dovranno essere effettuate entro il 15 aprile 2009 per le classi di scuola secondaria di primo grado (scuole medie) ed entro la fine di maggio 2009 per tutte le classi di scuola primaria (scuola elementare) e secondaria di secondo grado (scuola superiore). Per tutte le classi in cui sono presenti alunni con disabilità visiva, invece, le adozioni dovranno essere effettuate entro il 31 marzo 2009. I libri di testo sono gratuiti per tutti gli alunni delle scuole elementari e vengono forniti attraverso la consegna di cedole librarie. Per gli studenti delle scuole medie e dei primi due anni delle scuole superiori appartenenti a famiglie meno abbienti è invece possibile richiedere borse di studio e rimborsi parziali della spesa sostenuta per l'acquisto dei libri.

scuola

legge

LA LEGITTIMA DIFESA La violenza in questo periodo è un argomento molto caldo. Un utente chiede on line ad un esperto un consiglio sulla legittima difesa. Ai sensi dell’articolo 52 c.p. “non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionale all’offesa”. Fondamento attualmente prevalente di questa causa di giustificazione è il principio dell’interesse prevalente: nel conflitto cioè fra chi offende e chi si difende, l’ordinamento concede tutela al secondo soggetto. Elementi della legittima difesa sono l’aggressione e la reazione. L’aggressione deve avere ad oggetto un diritto inteso in senso lato, non saranno considerati oggetto tutela cioè solamente diritti personali ma altresì i diritti patrimoniali e morali. L’offesa arrecata con l’aggressione inoltre deve essere ingiusta e tale da creare un pericolo attuale. Per pericolo si intenderà la probabilità del verificarsi di un danno. La reazione dell’aggredito invece dovrà essere dettata dalla costrizione: questi cioè si deve trovare davanti alla sola alternativa di subire o reagire. Tale situazione non ricorre ad esempio nel caso in cui l’agente abbia volontariamente provocato, accettato o non evitato il pericolo. Altro elemento caratterizzante la reazione, sarà la necessità di difendersi. La situazione configuratasi dunque dovrà essere tale che la reazione del soggetto sia inevitabile al fine di evitare i danni conseguenti una aggressione da parte di un altro soggetto. In ultimo, la reazione dovrà essere proporzionata all’offesa, nel rispetto del principio del bilanciamento degli interessi. www.curiosandoeditrice.it/avvocato.asp


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CLICK SI LEGGE Non solo vestiti, accessori e multimediali. Su bol.it si possono acquistare anche molti libri. Più di 300.000 titoli di oltre 7000 case editrici, grandi e piccole, suddivisi in due grandi categorie: i professionali e i remainders. Tra i professionali troviamo diverse materie tra cui Diritto, Economia e Management, Immobili, Edilizia Sicurezza Ambiente, Fisco e Contabilità. Tantissimi manuali, dizionari e codici per essere sempre informati e studiare correttamente. Tra i remainders ci sono libri di gastronomia, informatica, musica, arte, sport, salute, viaggi. E ancora tanti romanzi, libri per ragazzi, biografie e gialli. Accanto al titolo e alla copertina di ogni opera c’è un breve riassunto che aiuta l’utente a decidere quale testo comprare. Un motore di ricerca principale, inoltre, permetterà all’utente di fare una ricerca rapida e accuratamente selezionata. Testi anche in lingua originale, nella sezione Books, divisi per generi, con titoli che vanno dai classici ai contemporanei, fino alle ultimissime uscite. Con sede a Milano, Bol è il maggior mediastore italiano online, con oltre un milione di prodotti a catalogo. Oltre ai libri anche cd, dvd e gadget. Il sito è costantemente aggiornato con continue vantaggiose offerte: acquisti con la spedizione gratuita, omaggi, libri ad un centesimo. Inoltre si ha la garanzia di trovare sempre i prodotti più nuovi, spesso prenotabili ancora prima che siano in commercio.

web shopping

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L’ESTATE SI AVVICINA Consigli dietetici dal web. Cliccando sul portale calorie.it troviamo utili suggerimenti su come perdere qualche chilo senza fare grandi sforzi. Prima di iniziare qualsiasi dieta bisogna evitare delle trappole che ci inducono a mangiare più del dovuto. Ecco le più evidenti. Più la porzione è grande più si tende a mangiare, perché il senso di sazietà arriva quando il piatto è vuoto. Per i bicchieri vale lo stesso discorso: meglio preferire quelli alti e stretti, a quelli bassi e larghi perché i primi sembrano contenere più liquido (è invece vero il contrario) e ci daranno la sensazione di aver bevuto di più. È molto importante non avere a portata di mano e di occhio nessun tipo di snack o dolcetto: è provato che avendo la tentazione a vista è molto più difficile resistere. A proposito di snack, non bisogna fidarsi dei cibi light perché spesso e volentieri si tende ad abusarne senza che ce ne rendiamo conto: rischieremo di introdurre più calorie in questo modo che con un alimento normale. Anche la varietà è un’arma a doppio taglio: invoglia a mangiare di più perché si ha la tentazione di assaggiare tutto, ma può essere sfruttata a fin di bene se arricchiamo la nostra tavola di diversi tipi di frutta e verdura. Saremo così più invogliati a mangiarne al posto di altri alimenti più calorici. www.calorie.it


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PERDERE CAPELLI La perdita dei capelli, o alopecia, può presentarsi come disturbo cutaneo primario o a causa di sottostanti problemi di salute. La perdita dei capelli può avere un impatto psicologico negli adolescenti, per il particolare momento di transizione che stanno vivendo. Le più comuni forme di alopecia nell’adolescenza sono: telogen effluvium, alopecia androgenetica e alopecia areata. Il telogen effluvium si presenta improvvisamente o è secondario ad una varietà di trigger. Di norma non richiede trattamento. Nell’alopecia androgenetica i follicoli subiscono una miniaturizzazione che porta alla crescita di un vello anzichè dei capelli. È stato ipotizzato che la miniaturizzazione osservata durante la perdita di capelli può essere un risultato diretto della riduzione del numero delle cellule e delle dimensioni della papilla dermica. Questo tipo di alopecia può iniziare nell’adolescenza ed il Minoxidil (Regaine) 2% per uso topico può essere efficace nel ritardare la perdita dei capelli. L’alopecia androgenica è un segnale di sottostante eccesso di androgeni, particolarmente la sindrome dell’ovaio policistico nelle donne. La predisposizione genetica e la dipendenza dagli androgeni sono importanti caratteristiche dell’alopecia androgenetica. L’alopecia areata è meno comune, ma può avere gravi implicazioni psicologiche, soprattutto se la perdita dei capelli è estesa. Poiché i trattamenti per l’alopecia non sono curativi, è importante offrire un supporto psicologico agli adolescenti con perdita di capelli. www.calvizieonline.net

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ADDIO ANSIA Ansia e stress? Basta cliccare su nienteansia.it, un sito di psicologia interamente dedicato a questi temi. Nella società frenetica e problematica in cui viviamo oggi è difficile non provare queste spiacevoli sensazioni. “Quando lo stress e l’ansia condizionano il normale funzionamento dell’organismo il rilassamento può essere utile al fine di ristabilire l’equilibrio. In oriente le tecniche di rilassamento sono conosciute e seguite da secoli: i maestri di yoga le praticavano come un aspetto fondamentale della loro disciplina; in occidente invece l’interesse per queste tecniche è stato scarso fino agli ultimi decenni, quando si è iniziato a considerare l’organismo come un sistema complesso costituito dall’interazione tra mente e corpo. Un contributo fondamentale allo studio del rilassamento e alla sua pratica terapeutica fu apportato dal professor J. H. Schultz, il quale sviluppò un metodo chiamato training autogeno. Si tratta di uno stato di leggero trance autoindotto attraverso tecniche di autosuggestione, il quale porta ad uno stato di rilassamento fisico e mentale”. I rimedi contro questi 2 nemici, facce di una stessa medaglia, esistono e non sono necessariamente farmacologici. A questo proposito c’è un’interessante sezione sul sito dedicata alle tecniche di rilassamento per alleviare l’ansia. Rimedi semplici che richiedono uno sforzo limitato e che chiunque può praticare senza grandi difficoltà. Tra le proposte consigliate ci sono degli esercizi per la respirazione controllata, il rilassamento muscolare progressivo e la meditazione. Il sito è disponibile anche in inglese all’indirizzo. www.noanxiety.com


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CARDIOPATIE EREDITARIE La Fondazione Salute Animale è anche on-line. Argomento di grande interesse per molti cardiologi veterinari, biologi anatomo-patologi e genetisti è la cardiopatia congenita nei cani. I primi studi di carattere genetico, epidemiologico, anatomico e clinico sulle cardiopatie congenite del cane risalgono al 1976 (Patterson). Esaminando la letteratura scientifica in materia e gli archivi clinici di alcuni centri specialistici Italiani, Europei e Nordamericani, appare evidente una consistente incidenza di un numero piuttosto esiguo di cardiopatie congenite semplici spesso confinate in alcune razze. Questo primo riscontro ha indicato fin dall’inizio il carattere ereditario della maggior parte di queste malattie. Alcune cardiopatie congenite complesse, più frequentemente identificate nell’uomo e nel gatto, sono di rarissimo riscontro nel cane e non sembra abbiano una reale predisposizione di razza. Queste cardiopatie presenti alla nascita possono derivare da alterazioni cromosomiche occasionali, da infezioni virali intrauterine o sono conseguenti ad un effetto teratogeno da farmaci. Nell’ambito delle cardiopatie congenite solo quelle ereditate rivestono un interesse di studio per la nostra commissione. Oltre alle cardiopatie congenite ereditarie esistono altre malattie cardiovascolari con predisposizione di razza e sulle quali sono in corso studi clinici epidemiologici e genetici atti a dimostrarne l’ereditarietà; tali cardiopatie non sono congenite, e insorgono infatti nell’età adulta o anche in giovane età, ma sempre dopo la nascita. In alcune razze canine l’incidenza di tali cardiopatie ereditarie è nettamente superiore a quella che si riscontra nell’uomo o in qualsiasi altra specie di mammiferi.

animali

moda uomo

ACCORCIAMOCI Fuori caviglie e polsi per il prossimo inverno. La moda maschile si rinnova: gli stilisti seguono linee più giovanili. Stefano Gabbana e Domenico Dolce sono convinti che “c’è una generazione abituata al lusso (inteso come belle cose) e al virtuale, e per andare loro incontro occorre sperimentare, sempre e di più”. Sperimentare significa osare, azzardare, cercare nuove tendenze. Parola chiave: “slim”. I pantaloni si accorciano e le giacche si restringono. Più sottili anche le cravatte. Una moda molto giovanile, ma non per questo destinata solo agli adolescenti. Audaci saranno anche i lavaggi e le doppiature. Ma se si va avanti con lo stile si torna indietro con i tessuti che saranno tradizionali e materici: lane grosse, tweed grezzi, cardati e operati. Sicuramente un ritorno, ma perfezionato. I classici vengono rivisitati nei mimini dettagli: giacche, camicie e pantaloni vengono inondati da dettagli trompe l’oeil, per ingannare l’occhio. In particolar modo le giacche sembreranno dei veri e propri arazzi, colorate e di sicuro impatto visivo. Di gran moda anche il velluto e il gessato: le nuove generazioni li adorano. Spazio anche alla pelle di coccodrillo, sempre attuale. Grande ritorno anche per il color cammello che ritroveremo su ampie sciarpe, colli, cappotti e maglioni. Resta invece il grigio e si affacciano il blu acceso e il verde. Senza dubbio una moda molto eccentrica. Uno stile che ci riporta al dandy che sa rinunciare a tutto tranne che alle tentazioni.


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Scienze

Meglio biodiversi

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a traduzione più fedele del termine biodiversity è “varieta del vivente” ossia varietà degli organismi, microrganismi, piante ed animali presenti nella biosfera. Il termine biodiversità viene riferito a tre livelli: geni, specie ed ecosistemi. La biodiversità quindi non è solo determinata dal numero delle specie presenti, ma anche dalla varietà e dalla variabilità del patrimonio genetico (di ogni specie), dalle relazioni esistenti fra le specie e le comunità che esse costituiscono e dall'influenza che queste esercitano sull'intero ecosistema. La sopravvivenza di ciascuna specie dipende da quella di altre specie microbiche, vegetali e animali e dall'influenza che la comunità di specie esercita sull'ambiente. Dalla complessità delle relazioni (preda-predatore, simbiosi, parassitismo, mutualismo, etc) intercorrenti tra le specie che formano una comunità, dipende anche l'omeostasi dell'ecosistema. La biodiversità è il risultato di miliardi di anni di processi evolutivi (di cui essa è memoria) e costituisce il serbatoio da cui attinge l’evoluzione per attuare le modificazioni genetiche e morfologiche. Con estrema semplificazione possiamo affermare che al mutare delle condizioni ambientali (temperatura, composizione chimica dell’aria, nuovi agenti patogeni, etc) l’adattamento evolutivo è sempre avvenuto “attraverso” il successo biologico di alcune varietà che sono riuscite a vivere nella nuova condizione avversa diventando nucleo evolutivo della specie. La biodiversità quindi costituisce il fulcro della dinamica evolutiva. La biodiversità ha, inoltre, un ruolo primario nella biosfera. Le specie vegetali, ad esempio, oltre ad essere l'unica fonte di ossigeno del nostro pianeta, hanno anche un ruolo fondamentale negli equilibri idrici e gassosi. La flora e la fauna terrestre costituiscono la base della catena alimentare e la fonte primaria della medicina attuale e futura. Ma la mera esemplificazione può rappresentare solo una visione parziale del reale contributo della biodiversità. Oltre alla ricchezza di specie un’importante misura della biodiversità consiste nella stima della “distanza evolutiva” delle specie, cioè di quanto differenti siano stati i percorsi evolutivi. Nella classificazione tassonomica, specie simili sono raggruppate in generi, i generi simili in famiglie, le famiglie in ordini e così via, fino al livello superiore: il regno.

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di Luca Salvini

Quando le specie devono sopravvivere…

OCCORRE DISTINGUERSI


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Il ritorno della Forza

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eorge Lucas, papà di Guerre Stellari, ha parlato chiaro: “Sentivo che c’erano ancora molte storie di Star Wars che non erano state raccontate. Ero desideroso di iniziare a presentarne alcune tramite l’animazione e, allo stesso tempo, di spingere più avanti questa forma d’arte”. Ebbene, ora sono arrivati, e sono in onda su Cartoon Network da qualche settimana. Si tratta di Star Wars: The Clone Wars, ovvero la versione televisiva a cartoni di due anelli mancanti della catena della saga più memorabile della storia del cinema fantastico. “Niente di simile è mai stato prodotto per la televisione” ha aggiunto Stuart Snyder, presidente Turner animation, young, adults & kids media. “Per 30 anni, Guerre Stellari ha appassionato un numero incredibile di fan. Star Wars: The Clone Wars su Cartoon Network é pensato per essere un grande appuntamento tv per tutta la famiglia. Siamo entusiasti di lavorare nuovamente con Lucasfilm e siamo contenti di regalare agli spettatori una produzione così importante”. Una nuova era di intrattenimento ha avuto dunque inizio con questa prima serie animata prodotta della Lucasfilm Animation. Si tratta di un numero incredibile di nuove avventure, combinando famosi personaggi e ambientazioni della leggendaria saga con animazione all’avanguardia in computer grafica. Il look della “galassia molto, molto lontana” di Guerre Stellari che noi tutti conosciamo è integralmente nuovo. Ogni settimana, i venerdì alle 20.00, i telespettatori possono vedere in esclusiva su Cartoon Network emozionanti “mini-film” da 30 minuti ciascuno, creati dai talentuosi artisti della Lucasfilm Animation (in replica il sabato alle 14.25 e la domenica alle 9.30). All’ultimo sangue anche questa battaglia intergalattica tra il Bene e il Male, per la gioia dei fan di tutte le età che incontreranno di nuovo i loro personaggi preferiti come Anakin Skywalker, Obi-Wan Kenobi e Padmè Amidala, ai quali si aggiungono eroi del tutto nuovi, tra i quali Ahsoka Tano, padawan (allie-

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di Paola Guarnieri

ettamente da

\\\GEORGE LUCAS sul piccolo schermo. Anche se le emozioni della saga delle saghe sono sempre uguali


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Star Wars: The Clone Wars Davide Filoni Cartoon Network Now

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Ist va, per i neofiti della saga) di Anakin. Perfidi cattivi – tra cui Palpatine, il Conte Dooku e il Generale Grievous – aspirano a governare la galassia. La posta in gioco è alta e il destino dell’universo resta nelle mani dei valorosi Cavalieri Jedi. Lucasfilm Animation ha iniziato la pre-produzione di Star Wars: The Clone Wars nel 2005, poco tempo dopo il lancio del film Star Wars: Episode III La Vendetta dei Sith. Negli ultimi tre anni, cartoonist, artisti e autori nel Nord della California e team di produzione a Singapore e a Taipei hanno lavorato insieme per creare una delle serie d’animazione più esclusive nella storia della tv. Mescolando un incredibile talento artistico con le più avanzate tecnologie nel campo dell’animazione, Lucasfilm Animation ha prodotto 22 episodi di Star Wars: The Clone Wars per la prima stagione della serie. Dave Filoni (nella foto qui a fianco, sul set con Yoda) è il regista; Catherine Winder la produttrice; George Lucas il produttore esecutivo.

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Web ascolto

Tutte le sfumature del Blue

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uest’anno la Blue Note, memorabile label del Jazz (ora nel gruppo EMI, ndr) fondata nel 1939 da Alfred Lion e James Wolff, festeggia nel mondo i suoi 70 anni di storia. Per celebrarli degnamente sono previsti un bundle di 70 brani scaricabili da iTunes, eventi e festival tra Europa e Stati Uniti e anche un paio di libri. Negli anni la Blue Note ha sfornato leggende come Sidney Bechet, Thelonious Monk, Herbie Hancock fino al fenomeno Nora Jones. In Italia, lo scorso 2 febbraio, alla Feltrinellli di Milano il produttore Michael Cuscuna, artefice della rinascita dell'etichetta nel 1985, ha raccontato un po’ di storia, alternandosi con gli interventi musicali del trombettista Paolo Fresu e il trombonista Gianluca Petrella. Noi abbiamo incontrato la nuova gloria jazzistica italiana, uno dei talenti più precoci della storia del Jazz: il sassofonista Francesco Cafiso, unico italiano a suonare per la cerimonia d’insediamento del neopresidente Obama all’Eisenhower Theater di Washington il 19 gennaio scorso. Cafiso, che rapporti ha avuto con la Blue Note? A dire il vero non ho mai inciso con loro. Non è capitato, e un po’ mi dispiace. Registrare con la Blue Note credo sia il sogno di ogni jazzista. Però ha suonato al Blue Note di Milano… Sì, due volte. La prima nel 2004 con Wynton Marsalis (che di Cafiso è stato il talent scout, ndr) e Cassandra Wilson. La seconda un paio d’anni dopo, col mio quartetto. Com’è il clima Blue Note? Favoloso. Ricordo che la seconda volta che ci suonai, facemmo addirittura due concerti nella stessa sera. Pubblico entusiasta, tutti intenditori. Lei gira il mondo suonando. Com’è l’odierna situazione del Jazz? Dal punto di vista dell’esecuzione, credo sia sempre la stessa. È un genere elitario che però vanta una foltissima schiera di appassionati sempre pronti ad ascoltarti. Sia in Italia che all’estero. Le dolenti note riguardano le vendite dei dischi. La globalizzazione del web ha messo in ginocchio il mercato, si sa. Quindi Internet e Jazz fanno a pugni? 90

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di Carmelo Schininà

In termini di vendite sì. Però c’è anche il rovescio della medaglia: oggi, grazie al web, è molto più semplice studiare il Jazz. Anche da casa. YouTube ti permette di raggiungere le fonti molto più facilmente di prima e ti offre una miriade di lezioni in modo gratuito. È vero che lei è anche il più giovane direttore artistico d’Italia? Beh, forse (ride, ndr). Sto iniziando la seconda edizione del Vittoria Jazz Festival , dal prossimo 30 maggio al 22 giugno. Un’ottima occasione in Sicilia, la mia terra natia, per avvicinare i giovani alla musica Jazz. E chissà che non nasca una nuova Blue Note mediterranea…


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ettamente da \\\Un’etichetta storica. L’incontro con un giovane

SAX MAN italiano

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Web Leggo

Moccia Roversi&Co.

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a letteratura ha scoperto il web. Strano binomio, senza dubbio, ma la blogsfera è un territorio vasto e offre spazio anche alla letteratura. Numerosi sono gli esempi di autori che si sono avvicinati alla rete e al web publishing dopo esperienze, anche molto soddisfacenti, di pubblicazioni cartacee tradizionali. È un fenomeno affascinante, che investe tanto nomi seguiti da un piccolo pubblico di fedelissimi fan, quanto autori più affermati. Ad esempio il blog di Federico Moccia, (http://www.feltrinellieditore.it/BlogAutore) molto minimal, riporta frammenti e brandelli di racconti, o quello di Enrico Brizzi (http://archiviomagnetico.splinder.com/), on line nel 2004, dove lo scrittore segnala recensioni dei propri lavori, parla delle sue camminate e delle presentazioni, segnala libri e chiacchiera con i suoi fan. Anche Paolo Roversi, scrittore e giornalista, specializzato in romanzi gialli e noir, oltre che esperto di Charles Bukowski, mantiene sempre aggiornato il suo spazio (http://roversiplanet.com/wp/) ricco di segnalazioni sulla sua scrittura, di recensioni dei suoi libri e di appuntamenti ai quali l’autore presenzia, o ancora quello di Melissa P., autrice del caso letterario “Cento colpi di spazzola”, un blog (http://melissapanarello.wordpress.com/) personale e controverso, specchio di una ragazza tormentata. E questi sono solo alcuni dei moltissimi esempi. Esistono inoltre numerosi blog collettivi, scritti a più mani, come http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/, che conta circa trenta redattori e che offre recensioni dettagliate di opere e saggi letterari, inoltre si occupa anche del sociale. Nel blog http://sinestesie.splinder.com/ l’autore è unico, ma non per questo appare meno ricco. Si presenta come uno spazio dedicato alla poesia, ma anche un luogo virtuale e trasversale di discussione. Il web, insomma, sta diventando sempre più uno spazio provvisto di nuovi stimoli. E per chi è pigro e non ha voglia di leggere un libro, ma di ascoltarlo, presto verrà in aiuto il telefonino. Complici le intricate e dinamiche sinergie tra Internet, telefonia mobile e nuovi gadget tecnologici, la letteratura sta trovando una nuova vita multimediale: secondo un articolo recente del “Times”, pare che la Nokia abbia realizzato una nuova tecnologia, una minuscola card che permetterà archiviare fino a cinque romanzi di grande dimensione sul cellulare. E il bestseller britannico “Looking Good Dead” di Peter James sarà tra i primi titoli distribuiti. “Rivoluzionerà il modo di raccontare le storie”, commenta James. “Tu potrai camminare in un parco, sdraiarti e ascoltare un libro”. 92

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di Letizia Terra

Il grande

ritorno dell’

AUDIOLIBRO


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� Charles Bukowski

Patrizio Roversi

Federico Moccia

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Gioco

Un mondo fantastico

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initalia Leolandia Park riapre più grande, più nuovo, più bello, più istruttivo e più divertente che mai. Il parco più importante della Lombardia, a due passi da Bergamo e Milano, è un vero e proprio mondo fantastico per tutta la famiglia: 200.000 metri quadri, 34 attrazioni e tante novità. Ma non finisce qui. In questo parco ognuno potrà trovare la propria dimensione di divertimento all’aria aperta grazie a 2 grandi aree tematiche: i percorsi naturalistici e il museo multimediale dedicato a Leonardo da un lato e l’anima goliardica di Leolandia con le sue attrazioni per tutta la famiglia, per un perfetto mix di avventura, cultura, gioco e scoperta. È il luogo ideale per trascorrere una giornata all’insegna del divertimento e dello svago, grazie al vorticoso Electro Spin a Cannonball, la torre balistica adatta per i visitatori più temerari, fino alle Mine Train che faranno vivere l’entusiasmante corsa all’oro sorvolando il fiume impetuoso del Mississippi Boat. Strabiliante è anche Sgulavià, la fantastica riproduzione ispirata al bozzetto dell’elicottero inventato da Leonardo da Vinci e l’emozionante Surf’s Up, una gigantesca tavola da surf in cui si dovranno affrontare le onde più alte cercando di mantenersi in equilibrio. La nuova attrazione del 2009 è il meraviglioso Strabilia Kong, un giro impetuoso tra le mani del gorilla più famoso del mondo. Da scoprire è il museo multimediale di Leonardo da Vinci, in cui sono presenti gli schizzi dei suoi disegni, le riproduzioni delle sue più importanti invenzioni meccaniche, le animazioni in 3D, la “macchina di Leonardo”, l’acquario, la fattoria, le nuove attrazioni e gli spettacoli dal vivo. Il restyling del Parco è legato alla figura di Leonardo da Vinci: grazie alla sua fantasia, alla proverbiale genialità e all’utilizzo straordinario di carrucole, equilibri e ingranaggi, Leonardo può essere definito il primo costruttore di macchine dinamiche e ‘macchinari robotici’, cioè di ‘giostre’ e/o ‘macchine di divertimento’. Minitalia Leolandia ne rappresenta non solo la figura e le opere ma anche e soprattutto lo spirito che vuole trasmettere a ogni piccolo o grande visitatore. Per informazioni: www.minitalia.com

di Giulia Coppa

Leonardo

non è stato soltanto un

GENIO


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Modi di Moda

Terremoda

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a poco terminate le rassegne dedicate alla moda, tra Milano, Parigi, Londra, Barcellona e New York ci troviamo a dover analizzare come vive il settore della moda questo periodo di crisi economica che arriva da Oltreoceano e si espande in tutta l’Europa. L’impatto della recessione aleggia pesante sull’intero fashion system! Il mondo della moda è diviso in tre parti distinte. La prima, rappresentata dai grandi stilisti, è attenta soprattutto al mondo del lusso e ne sono testimoni le aperture di “megastores” nelle città più importanti nel mondo. Giorgio Armani ha appena inaugurato il suo ultimo “concept store” a New York, nella esclusiva Fifth Avenue ed è operativo un progetto per aprire prossimamente a Dubai addirittura un Hotel e Resort proprio lì dove il lusso è eccessivamente ostentato. In contrapposizione diretta si è verificato l’avvento di “megastores” quali Zara, H&M, Bershka, che danno la possibilità a tutte le persone appassionate di moda di poter avvicinarsi e vestirsi a prezzi contenuti. Senza considerare, poi, che la catena di H&M ha addirittura dato vita ad una seconda categoria del fashion, stipulando contratti con importanti stilisti per disegnare “mini-collezioni” da vendere ai prezzi tipici della catena. Una rivoluzione che determina nei prossimi anni un cambiamento radicale dei consumi, e il terremoto si sentirà. La terza parte, rappresentata dalla fascia media, si identifica con le aziende che propongono un prodotto di qualità “made in Italy” unito ad uno stile eccellente che pochi altri hanno, ma soprattutto un giusto rapporto qualità- prezzo. Si verificherà, dunque, nell’immediato futuro, una drastica selezione e sopravviveranno solo quei brand che sapranno produrre questo genere elevato di qualità. Ma l’input di base è la semplicità. Tutto appare meno eclatante ed eccessivo del solito, non solo a livello di immagine, soprattutto a livello di costi. Una presa di coscienza che si riflette in maniera forte e decisiva anche sulle scelte stilistiche, che virano verso una moda che punta sui concetti di praticità e semplicità, senza rinunciare ovviamente all’estetica. È così che il mondo, e il modo, della moda cerca di far fronte ad un’ansia generale dettata dalle grandi incertezze del futuro.

di Ambra Blasi | Foto Luciano Usai

Nella tana della recessione, i grandi calano e i piccoli

crescono. Con qualche

INTELLIGENTE ECCEZIONE


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Est(etica)

Esasperati

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l convegno svoltosi di recente a Roma intitolato Luci ed ombre della chirurgia estetica ha, letteralmente, illuminato una questione spinosa e talvolta controproducente alla stessa chirurgia estetica. Sempre più persone vi ricorrono e sempre più giovani, ma occorre comprendere le ragioni per cui lo fanno, che sono naturalmente le più disparate ma che hanno in comune un denominatore assolutamente psicologico. Il più delle volte consiste in una non accettazione di sé, di una parte del proprio corpo che inibisce parzialmente o totalmente la relazione sociale. Specie in età adolescenziale, un’età che si è allungata rispetto al passato. Ma, quando si decide di andare dal chirurgo plastico, spesso si esagera nella tipologia delle richieste. Si estremizzano i desideri e la ricaduta anche mediatica sul settore rischia di comprometterne, talvolta, l’etica. Il convegno di cui si parlava, tuttavia, ha avuto il merito di fare luce proprio su questi punti. “La chirurgia plastica è una chirurgia positiva” ha precisato per esempio il chirurgo estetico e docente professor Marco Gasparotti (Clinica Ars Medica). “Mandiamo via il 30% delle persone che ci chiedono di fare interventi, perché è gente insoddisfatta, che cerca nella chirurgia estetica la soluzione dei propri problemi”. Gasparotti ha sottolineato che “la chirurgia plastica è indicata per le trentacinquenni in carriera, oppure anche per le sessantenni che, dopo aver sistemato i figli che sono cresciuti, si riscoprono donne, ma siamo assolutamente contrari alle esasperazioni”. Sempre più adolescenti, dicevamo, ricorrono al bisturi e “l’errore” ha precisato Gasparotti “è delle madri. Il nostro lavoro è in primo luogo quello dello psicologo e poi quello del chirurgo, ma dobbiamo ricordare che la chirurgia estetica non è la chiave per la felicità". Parole sagge, confermate anche dalle posizioni in materia da Carlo D'Aniello, presidente della Società italiana di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, il quale ha parlato della “sovraesposizione di professionisti in televisione”. Certo, spettacolarizzare una prassi chirurgica inizia a presentare i suoi limiti e le sue esasperazioni, innescando comportamenti decisamente aberranti.

Il Prof. Marco Gasparotti Specialista in Chirurgia Plastica Estetica (Clinica Ars Medica Roma) 98

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di Jolanda Spina

Quando un intervento plastico è ‘veramente’ necessario?

MARCO GASPAROTTI

esplora la psicologia dei pazienti e mitiga gli eccessi

Cristina del GF9


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TV poltrona

Reality di ordinaria follia di Maria Nicoletta Tulli

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estito rosa confetto e sorriso smagliante. Si è presentata così Eva Mendes a Roma, lo scorso 26 febbraio, per la presentazione in anteprima assoluta del suo primo film da produttrice, di cui è anche protagonista. LIVE! Ascolti record al primo colpo, scritto e diretto dal premio Oscar Bill Guttentag, racconta la storia dell’ambiziosa dirigente televisiva Katy Courbet (Eva Mendes) che, ossessionata dagli indici di ascolto e dalla competizione con gli altri network, concepisce un reality spietato mai pensato prima: la roulette russa. Sei concorrenti in gioco che per denaro, fama o semplicemente per provare delle sensazioni forti sono disposti a rischiare la loro vita. Uno di loro morirà in diretta, gli altri vinceranno cinque milioni di dollari. Riflessivo, cinico e accattivante: questi i primi aggettivi pronunciati dalla bellissima attrice di origine cubana subito dopo la proiezione del film. “Spero di non essere giudicata male dalla Chiesa. Roma è la mia città preferita, ci vengo spesso in vacanza e vorrei poterci tornare” – ha accennato Eva con un sorriso. “Ho fatto questo film provocatorio - ha continuato l’attrice - per far riflettere su quello che sta succedendo nella televisione di oggi. Trovo disgustosi quei programmi che fingono di avere a cuore la sorte dei partecipanti, mentre in realtà ne sfruttano solo le disgrazie mettendo in piazza la loro angoscia emotiva. Questo significa manipolare le persone che diventano vittime del programma”. Forte e immediato, il film susciterà sicuramente tanti spunti di riflessione, come ha detto la Mendes, e tante domande: la colpa di questo show così estremo è del produttore, dei partecipanti o del pubblico che li segue? Probabilmente se oggi si pensa a questi programmi è perché non ci sono più confini tra possibile realtà e assurda irrealtà. Oggi è tutto permesso e il pubblico è pronto a vedere qualsiasi cosa, anche la morte in diretta.

Eva Mendes a Roma per la presentazione

di

LIVE.

A rischio ogni tipo di format


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Fenomeni

Tempo da

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ucio Anneo Seneca, nel suo De brevitate vitae, scrive che gli uomini sprecano il tempo a loro disposizione per poi lamentarsi della fugacità dell’esistenza. Qualche secolo dopo Benjamin Franklin, genio poliedrico e inventore del parafulmine, conia uno degli aforismi più citati: “ricordati che il tempo è denaro”. Dedicare il nostro tempo agli altri, magari a pagamento, sarebbe il modo migliore per rendere pienamente giustizia sia al pensiero del filosofo latino che a quello dello scienziato statunitense. Oggi qualcuno c’è riuscito, sul web. È una ragazza cinese di nome Chen Xiao, ha 26 anni e vive nella periferia est di Pechino. 8 renminbi (1 euro del nostro conio, ndr) per 8 minuti del suo tempo, 20 per un’ora e c’è anche l’offerta convenienza: 100 per l’intera giornata. Tutto è concesso, fuorché sesso o sconcerie. L’idea è arrivata dopo una latente depressione dovuta a diversi tentativi andati in fumo di trovare un lavoro stabile. Ha iniziato scrivendo un messaggino su uno dei più importanti forum cinesi e in brevissimo tempo è nata la sua nuova attività: stare dietro al pc mettendo il tempo a disposizione della rete per qualunque incombenza decida l'utente di turno. “Vendere tempo significa che faccio quello che mi chiedono –racconta la ragazza a corriere.it - uno mi ha chiesto di portargli in università un libro e un caffè: accontentato. Questo pomeriggio devo andare a ritirare un visto. Un tale di un’altra città mi ha domandato di portare un pasto a un barbone: non è stato facile trovarlo, il barbone vero, a Pechino non se ne vedono più, ma ce n’era uno e gli ho dato da mangiare, anticipando i soldi. Se poi mi pagano per leggere un libro o non fare nulla, leggo il libro o non faccio nulla”. L'impresa ha avuto un tale successo che sono già nati siti analoghi, qualcuno finge di essere Xiao, mentre altri abbassano addirittura i prezzi del servizio a tempo. “Mi basta questo ora – conclude la venditrice di tempo - non cerco pubblicità, non voglio fare l’attrice o chissà cosa. Finalmente sto bene. Internet è un mare dove le informazioni o si perdono e muoiono o diventano onde. Io sono un’onda”. Sembra che la postazione di Xiao sia un palazzo trasandato. Scale di cemento, arredamento spartano, pile di scatole e scatoloni. Così questa ragazza non perde il suo tempo, anzi lo vende. E sembra sia una risorsa importante, che difficilmente potrà esaurirsi in questo periodo di crisi perché in fondo, come canta Fossati “c’è tempo, c’è tempo, c’è tempo… per questo mare infinito di gente”.

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di Carmelo Schininà

VENDERE Chen Xiao, la ragazza pioniera di nuove professioni sul web


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Un fiume di film in tre citta’ di Vincenzo Prizzi

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di Vincenzo Prizzi

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La Parigi di French Kiss o Un americano a Parigi o Cenerentola a Parigi, il Portogallo di Lisbon Story e dei Madredeus, la Londra di Trainspotting, Full Monty, Notting Hill, Billy Eliot e Harrry Potter


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Un ciak in una piazza, una carrellata in un vicolo stretto stretto, un ‘si gira’ tra monumenti, parchi, ville. Persi tra le capitali europee... Quanti film celebri sono nati o sono ricordati anche solo perché ambientati in città altrimenti conosciute per lavoro o solo per fama? Si ricordano sicuramente meglio se pensiamo, per esempio, alla Meg Ryan che bacia Kevin Cline in French Kiss, oppure Hugh Grant che corre trafelato dalla sua piccola libreria al letto di casa dove gli appare la diva Julia Roberts in Notting Hill. E ancora, ma per i più cinefili, gli azulejos e i tram della Lisbona di Pessoa raccontata con gli occhi di Rudiger Vogler in Lisbon Story, di Wim Wenders (con la stupenda colonna sonora dei Madredeus). Quanti ricordi e suggestioni, che da viaggiatori però possiamo scoprire senza spendere neanche troppo e, magari, in maniera diversa dalle solite ‘rotte’. A proposito di rotte, c’è un tour operator, per esempio, Crocierando, che vanta un primato italiano: si è specializzato in ogni tipo di crociera e nel catalogo di Croisieurope, azienda lea-

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der in Europa nelle crociere fluviali, offre la possibilità di far scoprire a tutte le famiglie il cuore più antico ed affascinante del nostro continente, attraversando fiumi ricchi di paesaggi straordinari, capaci di stupire in ogni stagione dell'anno: i vigneti sul Reno, Parigi vista dalla Senna, le colline della Provenza e della Camargue, attraversate dolcemente da Rodano e Saona; ma anche Vienna ed il suo Danubio, l'Elba, le atmosfere rarefatte del Po, le valli boscose del Douro in Portogallo. Tutto ciò con una nutrita flotta di 21 navi, la cui capacità varia da 100 a 150 passeggeri e le cabine, tutte esterne, sono climatizzate e dotate di ampie finestre, per godere della bellezza dei panorami che vi scorrono davanti in ogni momento della crociera. Il catalogo degli itinerari fluviali è ricchissimo: crociere da 3 a 13 giorni alla scoperta di tesori monumentali e naturalistici, con un'animazione divertente e rilassante; vacanze da assaporare lentamente seguendo il lento fluire di un grande fiume europeo. Tra le crociere su cui abbiamo puntato la bussola, eccone alcune da tenere d’occhio. Da Parigi verso la Normandia. Cinque giorni. Imbarco a Parigi e

Gran Bretagna

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navigazione notturna della Senna, costeggiando i punti più belli di Parigi: la Torre Eiffel, il Grand Palais, l'Orangerie, il Louvre e Notre Dame. Al mattino sveglia a suon di musica e, per chi lo desidera, una seduta di ginnastica. Intanto la nave attraverserà le cittá di Conflans S.te Honorine e Vernon. Arrivo ad Andelys, dominata dalle imponenti rovine del Castello Gaillard (legato alla storia di Riccardo Cuor di Leone) e visita alle chiese di Notre Dame e di Saint Sauveur, con i loro affreschi e le splendide vetrate del XVf secolo. Proseguimento in direzione di Rouen e visita della vecchia cittá illuminata, con la sua Cattedrale e la piazza del mercato dove fu arsa Giovanna d'Arco. Arrivo nel porto di Honfleur, con le stradine pittoresche e la chiesa di Santa Caterina (XVf-XVIf secolo), la piú grande chiesa francese costruita in legno. Visita ad una distilleria che produce il Calvados. Tornati a bordo, grande serata "Pirata" (benvenuti abbigliamento e maschere da pirata); il mattino seguente Caccia al Tesoro con premi per i Pirati vincitori. Partenze da aprile a maggio e da settembre ad ottobre. Quote a partire da 477,00 Euro p.p. in cabina doppia clima-

tizzata, pensione completa, animazione, assistenza qualificata, welcome drink, serata di gala, assicurazione sanitaria, tasse portuali. In Portogallo la crociera è altrettanto allettante. Si tratta di quella intitolata "Nel regno del fiume d'Oro" con degustazioni di Porto (sei giorni). Imbarco a Porto, seconda cittá del Portogallo, dichiarata "patrimonio universale" dall'Unesco e visita con degustazione ad una delle cantine piú famose della cittá. Navigazione lungo la valle del Douro con le sue colline coperte di boschi e vigneti. Arrivo e visita alla cittá di Regua; proseguimento per Ferradosa; visita della cittá e sosta per degustazione di vino. Arrivo a Pinh"o ed escursione alla scoperta degli splendidi "azulejos" (tipiche piastrelle artistiche). Visita di Lamego e del Santuario di Nossa Senhora dos Remedios. Ritorno verso Porto, cena a bordo e serata di fado. Partenze da aprile ad ottobre. Quote a partire da 661,00 Euro p.p. in cabina doppia climatizzata, pensione completa animazione, assistenza qualificata, serata di gala, aperitivo di benvenuto, assicurazione sanitaria.

low cost Girando per il Paese, incontrerete castelli, strade, paesaggi e villaggi che vi sembreranno stranamente familiari. I più avveduti non tarderanno ad accorgersi che in realtà la Gran Bretagna è un gigantesco set cinematografico che ha fatto da sfondo a decine di film memorabili. Londra è la star di molti film. Oltre agli aspetti più noti e accattivanti mostrati in film come Notting Hill e Love Actually, altre pellicole, come Lock e Stock - Pazzi Scatenati o L'alba dei morti dementi rivelano aspetti meno conosciuti e anche un po' inquietanti delle periferie londinesi. Basta seguire gli itinerari cinematografici dell'East London con VisitBritain.it. Ma anche fuori Londra non mancano luoghi collegati a film famosi. Sheffield è stato il set di Full Monty, con le semi-comiche avventure degli operai disoccupati che, per sbarcare il lunario, decidono di mettere su uno spettacolo di spogliarello maschile. Alnwick Castle nel Northumberland è diventato Hogwarts Castle nei film di Harry Potter e in County Durham, sempre nell'Inghilterra nord-est, è stato girato Billy Eliot. Calendar Girls è ambientato a Kettlewell e in altre stupende locations delle Yorkshire Dales. Ma ecco le migliori gite per famiglie a meno di 10 sterline. Sappiamo che portare in gita la famiglia può risultare costoso,

tuttavia non sempre è così. Per esempio con il Dinosaur Farm Museum, Isle of Wight. Visitate il Museo-Fattoria dei Dinosauri, sull’isola di Wight: il miglior luogo in Europa per scoprire il mondo dei fossili (biglietto famiglia 8 sterline). Con Tall Ship, Glasgow Harbour portate invece la famiglia a Glasgow e salite a bordo della Glenlee, che venne usata come cargo tra il 1896 e il 1969, e circumnavigò il globo per ben quattro volte. Con un “biglietto famiglia” esplorerete gli alloggi a bordo della nave e potrete anche pranzare in compagnia del Capitano Scallywag (9.95 sterline). Il Wilderness Wood, East Susse è quindi un fantastico parco giochi adatto a tutta la famiglia. Questo parco, vincitore di numerosi premi, offre piste ciclabili e sentieri percorribili a piedi, ampie zone gioco e aree per pic-nic e barbecue, su una superficie di circa 25 ettari coperti di splendida vegetazione. Il bosco di Wilderness Wood ospita eventi stagionali come la Fairy Gardens (Giardini delle Fate), Moths by Moonlight (Lucciole al Chiaro di luna) and Chestnut Celebration (Festa delle Nocciole). I biglietto famiglia costa solo 9.25 sterline.

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TUTTI DICONO MAMMA MIA! Certo il successo è stato colossale, nonostante il film non sia propriamente un kolossal. Tutt’altro. Fatto sta che Mamma mia! Ha sbancato i botteghini di tutto il mondo superando perfino il primo Guerre Stellari, con i suoi quasi 600 milioni di dollari al box office. E il successo del film prosegue in DVD e, ancora, a teatro, dove peraltro è nato, a Broadway. Così da approdare, dopo l’inarrestabile successo dal 1999 ad oggi, anche in Italia. È infatti arrivato da un paio di settimane al Teatro Degli Arcimboldi di Milano. Naturalmente è solo una tappa del lungo tour che ha portato la variopinta compagnia sulle ali delle canzone degli Abba dal Sud Africa a Parigi, da Lisbona all’Australia, dal Messico all’Estonia, fino in Giappone e in Korea. Più di 24 milioni di persone hanno visto lo show in tutto il mondo. Con musiche e testi di Benny Anderson e Bjork Ulvaeus, il musical Mamma mia! È uno spettacolo scritto da Catherine Johnson e diretto da Phyllida Lloyd. La coreografia è di Anthony Van Laast, il design della produzione è di Mark Thompson, le luci sono di Howard Harrison, il suono di Bobby Aitken, mentre la supervisione musicale e gli arrangiamenti sono di Martin Koch. Le straordinarie canzoni e il record di oltre 350 milioni di copie vendute in tutto il mondo hanno assicurato agli Abba un successo solido e permanente. Il gruppo conta 9 singoli al primo posto in Inghilterra e nove album in vetta alle classifiche. È qualcosa di assolutamente unico, visto che il gruppo svedese dileggiato da molti critici musicali dell’epoca in cui si formò e operò, ovvero tra il 1976 e l’82, è anche tornato in testa alle classifiche con cofanetti e special editino delle loro invenzioni pop, dalla canzone che dà il titolo allo show a S.O.S., da Bang a boomerang a I do, I do, I do. E pensate che qualche tempo fa c’è anche chi ha offerto agli Abba la bellezza di quindici milioni di dollari per scrivere una nuova partitura e nuove canzoni per un ipotetico sequel di Mamma mia! Comprensibilmente si sono sentiti dire di no.

www.teatroarcimboldi.it

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PRINCIPESSE SUL GHIACCIO Sono il sogno di moltitudini di bambine e ragazze che non vorrebbero crescere. Sono le principesse delle favole, naturalmente, e già un film molto simpatico, Come d’incanto, ci ha dimostrato quanto questo sia vero, anche se non ci sono statistiche in merito. Così c’è ancora chi si lascia trasportare tra le nevi della Cina antica di Mulan, o chi vorrebbe fare un ballo sontuoso con la Bestia (forse meno), chi amerebbe perdersi tra le onde con Ariel o al posto suo e chi si preciterebbe a dare il fatidico bacio a Rosaspina (la Bella addormentata nel bosco, tanto per intenderci). E ora scivolando sul ghiaccio le principesse hanno messo i pattini. Ariel, Belle, Biancaneve, Cenerentola, Mulan e Rosaspina: sono proprio loro, le amatissime Principesse Disney, protagoniste dello show Disney Principesse On Ice. Uno straordinario spettacolo su ghiaccio pensato per i bambini ma adatto a tutta la famiglia. Al Palalottomatica di Roma dal 25 al 29 Marzo.

www.ticketone.it

FACCIA A FACCIA CON L’IGUANA Il Bioparco di Roma invita grandi e piccini alla scoperta del rettilario. Si va alla scoperta di un ambiente tropicale a cielo aperto, tra cascate e alberi, in cui si trovano iguane, uccelli di savana e varie specie di testuggini, tra cui quelle di Aldabra, le più grandi esistenti sul pianeta. Poi attraverso un tunnel sotterraneo si entra quindi in una grande foresta pluviale, dalla vegetazione lussureggiante, in mezzo a orchidee, bromelie, felci e grossi alberi. Nella foresta si possono osservare animali spettacolari come: coccodrilli, uccelli, testuggini di foresta, camaleonti, e uccelli variopinti. Ma non è finita qui: vi aspettano teche, ricche di diverse specie di rettili e di anfibi: affascinanti creature provenienti da tutto il mondo, molte delle quali rare e in via di estinzione. Fino al 31 marzo. Il BioParco è in viale del Giardino Zoologico 20 ed è aperto dalle ore 9.30 alle 19.

www.bioparco.it

EVOLUZIONE IN CORSO Senza di lui lo sviluppo delle teorie evoluzionistiche non sarebbe stato possibile. Senza i suoi viaggi alle Galapàgos. Senza la sua devozione assoluta nei confronti della scienza e della ragione. Charles Darwin rappresenta tutto questo e ora una mostra, probabilmente la più ampia e particolareggiata che sia mai stata organizzata, propone un viaggio accessibile a tutti. Charles Darwin 1809 - 2009 è il titolo dell’iniziativa che fino a 3 maggio viene ospitata al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Realizzata a 200 anni dalla nascita del naturalista inglese, la cui teoria è ancora al centro del dibattito culturale, la mostra si rivolge al grande pubblico con un ‘linguaggio’ espositivo di grande fascino a rigore.

www.palazzoesposizioni.it


6-03-2009

17:20

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Colpo di coda

106-114EventiColpo

> di Enzo Giannelli

CARLO NON FARLO L’

Eredità è una di quelle trasmissioni televisive preserali formato famiglia a base di domandine facili facili, attraverso le quali abbiamo appreso, da concorrenti buontemponi e spesso plurilaureati, che Maria Callas era un tenore, che la Cappella Sistina si trova a Firenze, che il vaso di Pandora veniva usato anticamente per tenere i dolci natalizi, che Jacopo Ortis tenne a suo tempo una fitta corrispondenza con Ugo Foscolo o che Erwin Rommel era detto la pantera di Goro in quanto, durante la seconda guerra mondiale, il feldmaresciallo tedesco guidava l’Afrikakorps cantando Il mare nel cassetto a passo di flamenco rock. Fin qui, niente di male. Del resto, qualche tempo addietro, Giovanna Botteri ci ha rivelato, durante il Tg3, l’esistenza dell’Incompiuta di Beethoven.

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uttavia, a impressionare il pubblico meno spiritoso, è soprattutto Carlo Conti, conduttore dalla loquacità ridanciana e inarrestabile, ma dal vocabolario limitato a una cinquantina di parole e a una decina di frasi fatte, ripetute ad libitum – sera dopo sera, anno dopo anno – come un ritornello stucchevole e un poco nauseabondo, da sconvolgere l’eterno riposo di un Ezra Pound, acerrimo nemico dichiarato del luogo comune. A ogni giovane, chiede immancabilmente cosa vuole fare da grande. Dalle fanciulle in fiore, pretende la descrizione del proprio modello di principe azzurro. Se in sala è presente una donna in stato interessan-

te, esulta come un noleggiatore di cicogne. E al momento del duello finale del gioco, sentenzia, implacabile, “che duello sia”, con la sua voce stentorea che, nella cuffia del concorrente, deve essere sempre “forte e chiara”.

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a la peculiarità che contraddistingue principalmente Carlo Conti è quella di combinare matrimoni via video, andando a rimpiazzare quel ruolo che un tempo veniva ricoperto da intriganti comari di paese. E non si capisce bene quale spirito sadico spinga questo scapolo impenitente a istigare il prossimo a sposarsi, spesso strappando promesse di nozze in diretta, se non addirittura fissando egli stesso la data degli sponsali al posto degli interessati. Eppure, non risulta che questo imbonitore catodico del fiore d’arancio possieda una fabbrica di bomboniere o una produzione di confetti; né che sia titolare di un’agenzia matrimoniale o di un’impresa di addobbi floreali; né che gestisca una sartoria per abiti da sposa o sia a capo di un servizio di catering. Forse, scendendo nelle caverne di Freud, si potrebbe azzardare che, per ogni matrimonio capitato agli altri, l’ameno conduttore gongoli in cuor suo per il pericolo scampato. Ma ogni processo alle intenzioni è cosa indecente e insana. Comunque stiano le cose, sarebbe bene che, prima di condurre una simile crociata ai danni di tanti poveri diavoli, Carlo facesse un poco i Conti con se stesso.




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