Kennedy

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« Se una libera società non può aiutare i molti che sono poveri, non dovrebbe salvare i pochi che sono ricchi. » Monterosi, Sala Consiliare, sabato 22 marzo 2014



PATRIZIO GRAVANO

BOZZA NON CORRETTA Aggiornamento al: 14 febbraio 2014

Appunto di base per la discussione sulla figura di John F. Kennedy da tenersi in ambito UNUCI (Sezione Monterosi – Tuscia Sud) il 22 marzo 2014 (dibattito con il Col. Pisano, US Army).

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“Tutte le madri desiderano che i propri figli crescano sino a diventare presidente, senza però volerli vedere diventare politici durante questo processo”. John F. Kennedy

Premessa Discutere in modo analitico della figura (“luci” e “ombre”) del Presidente Kennedy è impresa ardua anche per il più preparato degli storici. Chi non è storico di professione non può che incontrare asperità maggiori. Ciò nonostante ho deciso di raccogliere la sfida lanciata dal Generale Canu, Presidente della Sezione UNUCI di Monterosi – Tuscia Sud. Ho deciso di elaborare una breve sintesi delle vicende e degli aspetti della vita politica di John F. Kennedy, sperando che questa mia “ricognizione” (non “incursione”) nella politica americana del secolo scorso sia esaustiva e non viziata da imprecisioni e/o mancanze gravi. Ho deciso, per ragioni di chiarezza e di sequenzialità, di esporre gli elementi di interesse utilizzando il metodo della periodizzazione. Data poi la tipologia di intervento (un dibattito) reputo opportuno procedere sinteticamente, per punti. Molti di essi, con ogni probabilità data l’esiguità dei tempi a disposizione, saranno, nella migliore delle ipotesi, oggetto solo di qualche breve cenno. Credo che una tripartizione essenziale possa essere fatta tra il Kennedy giovane politico, il Kennedy che si avvia alla Presidenza e, infine, il Kennedy Presidente.

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Ho concluso questo breve excursus con l’elaborazione di un breve giudizio di sintesi della sua politica, specie durante il periodo (breve) in cui fu Presidente degli Stati Uniti. Ho quindi introdotto – su richiesta del mio presidente di Sezione, Gen. C.d.A. Luciano Canu – una scheda finale sull’attentato avvenuto in Dallas, riportando i dati salienti delle indagini (invero difficili, farraginose e per alcuni aspetti importanti pure contraddittorie, mai del tutto convincenti), unitamente ad una breve nota che riporta le mie personali impressioni su quel terribile attentato. Queste ultime, ovviamente, sono mie considerazioni personali, di chi certamente non e “addetto ai lavori”. È, in definitiva, la mia chiave di lettura delle logiche che possono aver favorito quel tragico evento. Infine, il lettore troverà, in allegato, l’articolo che scrissi nel dicembre 2013.

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Kennedy politico Quanto al primissimo periodo kennediano, quello degli esordi, ho individuato nei seguenti elementi quelli più utili a inquadralo storicamente.

1)

Laurea magna cum laude ad Harward con una tesi in materia internazionale

nella quale ricorda come gli accordi di MonacoI sono inevitabili (per la debolezza momentanea delle democrazie occidentali) e utili a consentire ai nemici della Germania di “riguadagnare un po’ di tempo perduto nel campo degli armamenti”. 2)

I proventi della vendita del libro Why England Slept nel Regno Unito

saranno donati alla città di Plymouth, pesantemente colpita dai bombardamenti nazisti.

I

Mi riferisco alla Conferenza di Monaco (29- 30 settembre 1938), fra i capi di governo di Regno

Unito, Francia, Germania e Italia. In tale ambito ci si occupò delle rivendicazioni tedesche su una parte del territorio cecoslovacco. Il conseguente accordo, detto di Monaco, portò all’annessione di vasti territori della Cecoslovacchia da parte dello stato tedesco. Si trattava della regione dei “Sudeti”, popolata da una minoranza tedesca che, secondo la propaganda nazista, subiva angherie varie da parte dello stato Cecoslovacco, sorto dalla dissoluzione dell’Impero austro-ungarico, dopo la rovinosa sconfitta degli Imperi Centrali nella Prima guerra mondiale. La Cecoslovacchia venne sacrificata. È ormai assodato che i disordini e i conseguenti morti che si ebbero, circa 300, furono provocati dal Sudeten Deuche Partei, che agiva secondo le direttive dei nazisti tedeschi, che desideravano il casus belli, che legittimasse un intervento tedesco in senso umanitario e protettivo della minoranza perseguitata. Una farsa, dunque! È bene infine ricordare che il 30 settembre Hitler e Chamberlain firmarono un ulteriore accordo, impegnandosi a risolvere le dispute future fra Germania e Regno Unito tramite mezzi pacifici. -4-


3)

Mentre il padre, dimessosi da Ambasciatore a Londra, si schiera

apertamente con gli isolazionisti, Egli non assume una posizione così radicaleII. In realtà non vi sono elementi obiettivi per dover riferire della posizione assunta dal figlio Jack (come in casa lo chiamavano) in relazione alle vicende della guerra europea contro i totalitarismi. Certo è che non era a favore del nazismo e del fascismo.

Dopo Pearl HarbourIII (7 dicembre 1941) chiede al potente padre di

consentirgli di servire il proprio Paese in guerra. Diverrà, ancorché dal punto di II

In realtà, come ricorda il Duroselle nella sua “Storia diplomatica” “l’isolazionismo perdeva

terreno”. In senso anti isolazionista si contraddistinse l’ex Segretario di Stato, Henry L. Stimson. Già nel novembre 1940 il Presidente americano comprese l’esigenza di una politica di fermezza. Non è possibile riferire in poche righe della evoluzione dei rapporti nippo-americani fino all’attacco giapponese. È bene però fare un cenno ai rapporti tra USA e Gran Bretagna. Il periodo che va dalla caduta della Francia all’entrata in guerra degli Stati Uniti è caratterizzato nettamente dal “rafforzamento dei legami anglo-americani”. Si giunse, come tutti sanno, ad esempio, alla entrata in vigore della legge “affitti e prestiti”, necessaria perché i britannici non potevano pagare in contanti. Tale legge consentiva al Presidente di “far fabbricare, acquistare e consegnare a qualsiasi paese la cui difesa egli ritenesse vitale per gli interessi degli Stati Uniti, armi, munizioni, navi, macchine e prodotti di ogni sorta e persino informazioni e brevetti” (Duroselle, op, cit.) avendo egli ampia discrezionalità poiché il pagamento poteva essere costituito da un “rimborso in natura o in beni o in qualsiasi altro vantaggio, diretto o indiretto, che il Presidente giudicherà soddisfacente”. Le scelte presidenziali potevano essere quindi altamente discrezionali. III

Gli eventi sono a tutti noi ben noti. Si tratta dell’attacco della Marina imperiale nipponica alla

base navale americana colà ubicata, ove stanziava la flotta americana del Pacifico. La parola tora (トラ), in giapponese, significa tigre. In questo caso si tratta di un acronimo tratto da totsugeki

raigeki, che significa attacco lampo. L’Amm. Nagamo comandava la squadra navale giapponese (partita dalle Isole Curili) ma il piano fu elaborato dall’Amm. Isoroky Yamamoto, ritenuto un “genio navale”. Gli USA, e in particolare i servizi segreti della Marina, gli dettero una caccia spietata e riuscirono ad abbatterlo in volo, qualche anno dopo. L’attacco giapponese determinò l’entrata in guerra degli Stati Uniti contro le potenze dell’Asse.

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vista medico inabile al servizioIV, ufficiale di Marina, riuscendo in un notissimo episodio bellico navale nel teatro del Pacifico a salvare la vita di doversi marinai. Gli venero conferite due medaglie al valore: la “Purple Heart” e la “Navy and Marine Corps”V. Egli ottenne, per le campagne militari in cui fu coinvolto, anche altre medaglie. 4)

Nel 1945 sostiene, nel saggio Let’s try on Experiment in Peace, l’esigenza

che i tre grandi attuino una politica di limitazione degli armamenti. 5)

Nell’immediato secondo dopoguerra egli avviò la sua carriera politica come

deputato dell’XI Distretto di Boston. Si contraddistinse da subito per una brillante campagna elettorale. Fu sempre diretto, informale e mai demagogico. Nel novembre 1946 entra al Congresso. 6)

Nel 1948 con la rielezione di Truman (pure lui democratico) cominciano gli

attacchi alla Casa Bianca, specie nel settore delle relazioni internazionali. Cina,

IV

Egli aveva infatti seri e conclamati problemi alla colonna vertebrale, dovuti anche alla pratica

sportiva, con note di osteoporosi. Soffriva di una patologia detta “morbo di Addison”. V

La Navy and Marine Corps Medal, gli venne, in particolare, concessa con la seguente

motivazione: « Per l’eroismo mostrato nel soccorso di tre uomini in seguito all’attacco ed all’affondamento della sua nave, mentre tentava di attaccare un bombardiere giapponese nell’area delle Isole Salomone la notte tra il 1º agosto e il 2 agosto 1943. Il luogotenente Kennedy, capitano della nave, ha diretto i soccorsi per l’equipaggio e salvato personalmente tre uomini, uno dei quali ferito seriamente. Nei sei giorni successivi è riuscito a portare tutto il suo equipaggio sulla terraferma e, dopo aver nuotato molte ore per assicurare loro aiuto e cibo, è riuscito a portare in salvo gli uomini. Il suo coraggio, la sua resistenza e l’eccellente comando hanno contribuito a salvare diverse vite e continuare la migliore tradizione della Marina degli Stati Uniti » -6-


Corea, difesa dell’Europa occidentale sono tra i principali motivi di frizione con il Presidente. Usa la sua “linea politica” come trampolino per approdare in Senato e ci riesce. 7)

Infatti, nella tornata elettorale del 1952 quello che appariva a tutta Boston

uno “scherzo” diviene una realtà. Con circa 70 mila voti di differenza sconfigge il potente Cabot Lodge e diviene Senatore degli USA per lo stato del Massachusetts. 8)

Questi sono anche, per gli USA, gli anni della “caccia alle streghe” avviata,

per ragioni squisitamente elettorali, dal potente senatore McCarthy. Una campagna sciagurata che nel nome della lotta al comunismo travolse anche molti innocenti. Per un certo periodo pure Bob Kennedy lavorò per questo gruppo di “cacciatori di streghe”. John Kennedy ammise successivamente che il fenomeno del maccartismo non fu contrastato dal Senato come sarebbe stato necessario. 9)

Sofferente per il riacutizzarsi di una patologia della colonna vertebrale si

ritira in Florida e scrive il libro “Profiles in courage” (“I profili del coraggio”VI) per

VI

Allego la descrizione che del libro fa l’Editore italiano di esso (Gaffi Editore, Roma).

“Pubblicato per la prima volta nel 1956, quando JFK era ancora un giovane ma promettente senatore a un passo dalla campagna elettorale che lo avrebbe portato alla Presidenza degli Stati Uniti, “Ritratti del coraggio” quell’anno si aggiudicò il Premio Pulitzer e ancora oggi, a cinquanta anni di distanza, è ancora letto avidamente nelle librerie americane come un intramontabile long-seller rivelandosi uno di quei libri che non muoiono mai, che riescono a sorprenderci per la loro attualità. Kennedy lo volle scrivere e pubblicare quasi in forma di monito, forse soprattutto per se stesso: un libro che avesse il compito di ricordare ai politici, come agli elettori, che la politica poteva essere diversa, che i politici potevano essere migliori e lo fece portando come esempio otto autorevoli personalità dimenticate dalla storia americana, otto uomini politici che si erano contraddistinti per il coraggio delle loro scelte, che avevano usato il proprio potere e il proprio peso politico per assumersi la responsabilità di scelte impopolari, che -7-


il quale ottiene, nel 1955, un discusso Premio Pulitzer. Questo saggio conteneva le biografie di otto senatori statunitensi di entrambi i partiti che misero a rischio le loro “carriere” pur di non rinnegare i loro ideali personali. Essi erano: John Quincy Adams, Daniel Webster, Thomas Hart Benton, Sam Houston, Edmund G. Ross, Lucius Lamar, George Norris, Robert A. Taft. 10)

Nel 1956 perde la nomination per la Vicepresidenza USAVII (con Stevenson

candidato alla Presidenza). La “sconfitta trionfale” è stata ritenuta imputabile ai suoi pregressi, invero marginali, rapporti con il maccartismo. Forse avrebbe fatto meglio a seguire il consiglio paterno a non candidarsi. Il vecchio Joe dava infatti Einsenhower per vincente (come in effetti sarà con Richard NixonVIII, futuro rivale di Jack nelle presidenziali del 1960, alla Vicepresidenza). Non tutti i mali vengono per nuocere! 11)

Fu particolarmente critico (1958/1959) nei confronti del Presidente

Einsenhower. Per Kennedy il Presidente in carica confidava troppo nelle armi avrebbero messo a rischio la propria carriera, pur di agire in difesa del bene comune, della giustizia e della democrazia”. VII

Il Partito democratico scelse infatti come candidato alla Vicepresidenza il delegato del

Tennessee Estes Kefauver.

VIII

Successivamente Richard Milhous Nixon sarà il 37º Presidente degli Stati Uniti d’America.

Egli infatti vinse le elezioni presidenziali nel 1968 e nel 1972, rimanendo in carica fino al 9 agosto 1974, quando preferì rassegnare le sue dimissioni onde evitare l’ impeachment, in relazione al cosiddetto Scandalo Watergate, episodio di spionaggio in danno del Partito democratico, cui sarebbero risultati coinvolti elementi legati alla Casa Bianca. Egli, per senso di responsabilità, lasciò la Presidenza a Gerald Ford.

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nucleari e ed era indifferente ai problemi del Terzo Mondo. Invero gli aiuti ai paesi sottosviluppati, a cominciare dalla Cina nazionalista, non erano mancati, ma questi erano destinati alle spese per il mantenimento delle forze armate. Praticamente nulla si faceva per ridurre il sottosviluppo di questi paesi. Per contro, già da allora Kennedy ebbe a comprendere quali strategie i sovietici avrebbero potuto impostare (e che in realtà pure realizzarono, sia negli anni Sessanta che negli anni Settanta): le guerre limitate; le aggressioni indirette; le rivoluzioni interneIX. 12)

Il successivo passo è costituito dalla lotta che i due Kennedy conducono

contro le infiltrazioni mafiose nei sindacati e in quello degli autotrasportatori (i camionisti, teamsters) capaci di condizionare tutta l’industria americana. Kennedy propone una legge contro le infiltrazioni mafiose nei sindacati e ingaggia la sua campagna contro il famigerato Jimmy Hoffa. Dopo lunghe traversie la legge Kennedy-Ives viene approvata, ma non è mancato chi (come, ad esempio, l’ex Sindaco di New York, O’Dwyer) abbia sostenuto che essa sia stata emendata per non punire i mafiosi di più alta caratura, come gesto di riconoscenza per alcuni servigi resi al governo americano della mafia durante il secondo conflitto mondiale. Questo codice di autoregolamentazione irritò anche la parte datoriale. John Kennedy venne anche accusato nel seno del suo stesso partito di usare questa sua iniziativa come trampolino di lancio per le elezioni presidenziali del 1960.

IX

Questa linea critica nei confronti dell’Amministrazione Einsenhower fu validata anche dal

Gen. Maxwell Taylor che, nel suo libro “La tromba incerta” (1959), criticava il Presidente in carica per l’eccessiva fiducia nelle armi nucleari e “per la riluttanza ad attrezzare le forze americane per le guerre “spicciole” e le controinsurrezioni”. -9-


13)

Jack Kennedy è ora tutto proiettato verso la nomination democraticaX.

Kennedy sulla via della Presidenza Gli elementi più significativi di questo particolare momento sono quelli di seguito elencati. 1)

Da subito capisce l’esigenza di essere un Presidente energico, come lo fu

uno dei suoi presidenti prediletti, F. D. Roosevelt, sempre attento ai contatti diretti e personali. Fece una campagna elettorale massacrante (100 mila km in aereo, tra l’altro) con ottimi consiglieri progressisti. È da subito ostile a CastroXI. La stessa CIA forse puntava su di Lui (Nixon, Vicepresidente in carica, accusò la CIA di aver messo Kennedy (che era ancora solo un candidato alla Presidenza) al corrente delle iniziative anticastriste). Jack Kennedy fece una ottima impressione al Direttore della CIA, DullesXII. Ciò risulta anche da atti desecretati del FBI. In effetti l’FBI X

In lizza c’erano anche Lyndon B. Johnson e Adlai Stevenson II. Quest’ultimo era stato il

candidato democratico nel 1952 e nel 1956. Kennedy vinse le elezioni primarie in Stati chiave come il Wisconsin e la Virginia e giunse da favorito alla Convention democratica nel 1960. XI

Si tratta, ovviamente, di Fidel Alejandro Castro Ruz, cubano, nato a Birán il 13 agosto 1926.

Egli è stato uno dei protagonisti della rivoluzione cubana contro il regime del dittatore Fulgencio Batista. Ben presto (in particolare dopo l’evento della Baia dei porci, di cui si parlerà più avanti), il suo regime si connotò come monopartitico di ideologia marxista-leninista. XII

Allen Welsh Dulles fu Direttore della Central Intelligence Agency (CIA) dal 1953 al 1961 e

membro della Commissione Warren, voluta dal Presidente Johnson dopo l’omicidio del presidente Kennedy. Risulta che per 16 anni, nell’età matura, svolse anche attività privata come avvocato, finanziere, intermediario nella compravendita di armi e banchiere. In gioventù prestò servizio quale diplomatico. Durante la II Guerra mondiale svolse attività di intelligence - 10 -


controllava la situazione avendo infiltrati nella CIAXIII. Dulles in effetti favorì Kennedy quando bloccò l’ordine di uccidere Raul Castro, fratello di Fidel. Nixon con un colpo del genere forse avrebbe vinto le Presidenziali. 2)

Kennedy continua ad essere oggetto delle attenzioni del FBI, e, dalla

documentazione raccolta, tra gli altri dall’agente federale Rosen, si evidenzia “l’oscillazione di Kennedy tra la lotta alla mafia e la frequentazione di alcuni boss mafiosi”, tra i quali Joseph Bonanno. 3)

Dai documenti dell’FBI traspare l’astio della Sig.ra Eleanor RooseveltXIV

(moglie del grande Delano) per Kennedy al quale non veniva perdonato un certo coinvolgimento nel maccartismo. riuscendo ad acquisire documenti segreti riguardanti l’attività delle spie tedesche e piani per il caccia a reazione Messerschmitt Me 262, che gli furono “passati” da Fritz Kolbe, un diplomatico tedesco ostile ai nazisti. In relazione al Dulles ho potuto apprendere che egli compì, in solido con altri funzionari, gravi deviazioni, consistenti nel “ritoccare” i fascicoli degli ex nazisti che potevano essere “cooptati” nei vari programmi federali in funzione anticomunista. Sia Truman che Eisenhower erano ignari di queste deviazioni. XIII

La CIA era in allora un’agenzia federale relativamente giovane. Infatti essa venne istituita nel

1947 durante la Presidenza Truman. In passato operava l’Office of Strategic Services (OSS), struttura snella e particolarmente efficiente e brillante nella seconda guerra mondiale. Già nel 1944 William J. Donovan, “padre” dell’OSS, propose al Presidente Franklin D. Roosevelt di riordinare il settore creando una nuova organizzazione che operasse “con la supervisione diretta da parte del presidente”. Tale proposta fu però molto avversata dai militari, dal Dipartimento di Stato e dell’FBI. Nel gennaio del 1946 Truman dette vita al Central Intelligence Group (CIG). È solo nel 1947, con l’approvazione del National Security Act, che verranno istituiti il National Security Council (NSC) e, appunto, la CIA. XIV

È opportuno ricordare che il senatore McCarthy era un amico di vecchia data della famiglia

Kennedy. Robert Kennedy aveva lavorato nel suo staff. Nel 1954, quando il Senato era ancora - 11 -


4)

Raccoglie gli scritti di politica estera nel volume Strategia di pace.

5)

Luglio 1960. Convention democratica. Il giovane Kennedy si trova a

gareggiare contro un texano di lunga esperienza politica, Lyndon Johnson. Egli vince di misura grazie ai voti del Wyoming. Il noto giornalista italiano Ugo Stille scrisse per il Corriere che la mossa di scegliere il rivale sconfitto per la Vicepresidenza era dettata dall’esigenza di ricompattare il partito. Ma a Kennedy non sfuggiva (lo avrebbe detto Lui!) poi che il Vicepresidente non conta niente. Opportunismo politico e presunzione di irrilevanza pratica, dunque…. Ma forse Johnson era utile in quanto Texano. Ho constatato che Kennedy, anche quando egli divenne Presidente, era molto interessato a questo Stato per lui molto “difficile” ... 6)

Il 15 luglio al Coliseum di Los Angeles annuncia la “Nuova frontiera”XV.

Egli comprendeva il divenire del suo tempo e l’inutilità dei vecchi metodi, ma indeciso se censurare McCarthy, John Kennedy aveva preparato un discorso a favore della censura, che non pronunciò. Il dicembre 1954 il Senato censurò il Sen. McCarthy ma Kennedy non poté votare perché ricoverato. Tale assenza fu strumentalizzata e nocque molto all’immagine di Kennedy, specie negli ambienti liberal. XV

La Nuova Frontiera (New Frontier) fu enunciata alla convenzione democratica di Los Angeles,

il 14 luglio 1960. Le frontiere erano quelle della scienza e dello spazio È bene ricordarla con le parole del Presidente Kennedy. Egli ebbe a dire: “Ci troviamo oggi alle soglie di una nuova frontiera, la frontiera degli anni sessanta. Non è una frontiera che assicuri promesse, ma soltanto sfide, ricca di sconosciute occasioni, ma anche di pericoli, di incompiute speranze e di minacce”. Da allora “Nuova frontiera” sintetizzò “l’azione politica rinnovatrice iniziata dall’amministrazione Kennedy, sia nella distensione e nel disarmo degli armamenti nucleari. La Nuova Frontiera aveva anche una dimensione interna. Infatti secondo Kennedy doveva essere dato adeguato impulso alla “guerra alla povertà”, avviando quelle opportune iniziative che favorissero la riduzione della - 12 -


anche i nuovi problemi, la rivoluzione tecnologica, l’urbanesimo, l’abolizione delle discriminazioni razziali. Uomini nuovi erano necessari per risolvere problemi nuoviXVI. 7)

Vinse alla grande i dibattiti televisivi contro un poco telegenico Nixon,

paladino del conservatorismo. Il dibattito di Chicago mise in evidenza il nervosismo e l’ansia di Nixon a fronte della “fredda compostezza” di Kennedy. 8)

Il dibattito del 26 ottobre 1960 è fondamentale. Le popolazioni latino

americane, africane, asiatiche guardino al Presidente USA e a quello che dice piuttosto che al leader sovietico. Questo è un punto a mio giudizio cruciale per comprendere la novità apportata dal giovane sfidante democratico. Kennedy è il, per poco tempo, misconosciuto vincitore del dibattito televisivo.XVII

disoccupazione, implementassero l’’istruzione. Non mancava in essa neppure la lotta contro la discriminazione razziale, particolarmente odiosa e diffusa negli Stati del Sud. XVI

Quanto alla questione dei diritti civili dei negri d’America è bene ripercorre brevemente le

tappe della vicenda ricordando che John F. Kennedy votò a favore della formulazione definitiva del Civil Rights Act del 1957, dopo aver votato per il “Jury Trial Amendment“, che però ostacolava il rinvio a giudizio per gli autori delle violazioni. Tra i primi sostenitori della campagna presidenziale di Kennedy si annoverarono, infatti, anche segregazionisti convinti come James Eastland, John McClellan e il Governatore del Mississippi James Coleman. Ma questi con ogni probabilità non erano in grado di influenzarlo più di tanto. XVII

È stato opportunamente ricordato che “Buona parte del merito del buon esito per Kennedy

del confronto televisivo andava comunque accreditata, come sarebbe accaduto poi in successive circostanze, all’apporto di uno dei suoi più stretti collaboratori, Arthur Schlesinger Jr., che scriveva i discorsi di Kennedy, detti della Nuova Frontiera,” - 13 -


9)

Egli riuscì a convincere l’ex Presidente Truman e Eleanor Roosevelt ad

appoggiarlo, ma dovette scontare l’ostilità di Stevenson e degli altri “liberal”. Ottenne l’appoggio di Martin Luther King, leader negro della non violenza che, in effetti, gli portò gran parte dell’elettorato afroamericano. Questa mossa lo sbilanciò e perse gli Stati “sudisti” ostili a ogni apertura in tema di diritti civili. 10)

Colpì l’opinione pubblica con il suo stile churchilliano di sacrifici e spirito

di abnegazione.

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Kennedy diviene Presidente. Questa è certamente la parte più breve, ma anche più densa e significativa, della sua breve esperienza di politico e statista. Una vita “cronologicamente breve” ma densa di eventi di straordinaria importanza e attualità. 1)

L’avvio della Presidenza avviene all’insegna della continuità. Sia HooverXVIII,

potente direttore dell’FBI, sia Dulles, capo indiscusso e autorevole della CIA, restano ai loro posti. Quasi immediatamente ebbe un incontro Nixon, candidato repubblicano sconfitto di misura. Questo fu ottimo gesto, un gesto “di buona XVIII

John Edgar Hoover, detto “The Director”, è stato alla guida del FBI (per un certo periodo

BOI) dal 1924 al 1972, per circa 48 anni. Nominato dal Presidente Coolidge fece della polizia federale uno strumento efficacissimo di lotta al crimine e questo grazie alle sue iniziative quali l’istituzione dell’’accademia nazionale per l’addestramento degli agenti, la creazione di un immenso archivio per le impronte digitali, l’implementazione dei laboratori scientifici. Fu un bravo direttore anche se non mancano le ombre sul suo operato, specie durante il maccartismo. Fu certo un acerrimo nemico del comunismo. A volte i suoi agenti esagerarono, specie in relazione agli afroamericani. Si era, è bene ricordarlo, nel periodo della guerra fredda. Quanto a sviluppi più recenti, l’House of Representatives Select Committee on Assassinations (HSCA), ossia la “Commissione scelta della Camera dei Deputati sui casi di assassinio”, istituito dal Congresso nel 1976 per investigare sulle circostanze della morte del Presidente John Fitzgerald Kennedy e su quello di Martin Luther King, nel 1979, attestò che Hoover «...non aveva indagato adeguatamente sulla possibile cospirazione tesa all’uccisione del presidente». In particolare, secondo la ricostruzione dei fatti risulta che il Direttore Hoover “fu restio nel comunicare le informazioni in suo possesso agli altri organismi e dipartimenti». Certo è che l’FBI non risultò in alcun modo responsabile della mancata adeguata protezione della persona del Presidente, che competeva ad una altra agenzia federale, il United States Secret Service.

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volontà”

(ben

percepito

dall’opinione

pubblica,

che

lo

valutò

molto

favorevolmente). Di lì a poco venne sventato il primo attentato in suo danno. 2)

Comprende dai primi giorni di permanenza alla Casa Bianca l’urgenza del

programma spaziale, rispetto al quale gli USA devono colmare il gap con l’Unione sovietica. L’orgoglio americano è ferito. Egli comprende che bisogna procedere speditamente. I risultati, come vedremo, non mancheranno! 3)

Rassicura i tradizionalisti mandando David Dean RuskXIX (meglio noto come

Dean Rusk) al Dipartimento di Stato. McNamara, ex manager dell’impresa automobilistica Ford, viene nominato Segretario alla Difesa. Da subito, questi prende in mano, con piglio “manageriale”, le sorti del Pentagono. Dulles, ancora alla guida della CIA, procede a Cuba in funzione anticastrista, peraltro senza apprezzabili risultati concreti. Le maggiori perplessità in relazione alle prime nomine presidenziali vennero per la designazione del fratello Bobby al Ministero della Giustizia (Ministro della giustizia, Attorney General). Egli gli offriva ampie garanzie di professionalità data l’esperienza pregressa, facilmente spendibile per continuare a combattere le principali “battaglie interne” a cominciare da quelle contro “Cosa Nostra”XX e quelle a favore dei diritti civili degli afroamericani.

XIX

David Dean Rusk, nominato da Kennedy mantenne la carica di Segretario di Stato degli Stati

Uniti fino al 1969, quindi anche durante la Presidenza Johnson. Venne definito un “falco” nella lotta, che a suo giudizio doveva essere anche militare, contro il comunismo. Non era comunque miope. Egli era infatti favorevole all’aiuto statunitense alle nazioni in via di sviluppo. Comprese l’importanza che venissero abbassati i dazi doganali, al fine di favorire il commercio internazionale. XX

Quanto alle sue aderenze con il maccartismo egli fu sicuramente una figura di secondo piano,

seppure fosse in rapporti cordiali con il Sen. McCarthy, amico di famiglia, come già detto. Egli però, cosa sicuramente più importante, si era fatto una certa esperienza di lotta alla criminalità - 16 -


4)

Egli giurò in Washington il 20 gennaio 1961.

5)

La nuova amministrazione è in potere da sabato 21 gennaio 1961. Il

successivo 30 gennaio Egli lesse il suo primo “Messaggio sullo stato dell’Unione”. In esso viene, tra l’altro, proposta una “energica azione di aiuti economici e culturali ai Paesi sottosviluppati per bloccare l’avanzata comunista nel mondo”. Vuole che un uomo, possibilmente un Americano, possa andare sulla luna. Si fa latore di una articolata linea progressista interna. Tutti questi saranno motivi conduttori della sua azione politica, nel corso della sua breve Presidenza. 6)

I giornalieri e top secret “Special Report n. #”, i “The President’s Intelligence

Checklist” della CIA, lo assillano in una stanca routine che gli fa perdere di vista gli sviluppi che intendeva imprimere, sia nella dimensione interna che in quella internazionale. È scoraggiato. Accantona il programma della “Nuova frontiera”. Da quanto risulta egli, comunque, voleva, in quello che riusciva a fare, essere sempre efficiente e pragmatico. 7)

Ben presto inviò un messaggio presidenziale al Senato per chiedere 600

milioni di dollari per spese per la difesa. Questa elargizione avvenne a ragion veduta. Essa si avrà, infatti, dopo che Robert McNamara, Segretario alla difesa, ebbe ben studiato il funzionamento e l’organizzazione del Pentagono. Tale studio si articolò, da parte del Segretario alla difesa, nella elaborazione delle famose “novantasei domande”. Anche grazie agli studi del Gen. Maxwel Taylor, il Presidente Kennedy comprese l’importanza delle nuove tecniche utilizzabili, quali organizzata. Infatti, Robert Kennedy divenne ben presto famoso come primo consulente giuridico della Commissione antiracket tra il 1957 e il 1959, presieduta da John L. McClellan. Di tale periodo è ben nota la durezza con cui incalzò Jimmy Hoffa, sindacalista degli autotrasportatori, alle proprie responsabilità. - 17 -


la guerriglia, che imponeva anche la creazione di nuove e più moderne unità impiegabiliXXI. Non fu comunque sottovalutato neppure il deterrente strategico all’uopo avvalendosi del potenziamento della missilistica, anche da sottomarino (missili Polaris). Gli USA già dai tempi di Einsenhower godevano di un missile gap, in termini di un vantaggio strategico, nei confronti del rivale sovietico. Ma la loro possibile risposta peccava di rigidità. Poco contemplata era l’ipotesi di condurre, specie per il teatro europeo, conflitti convenzionali. Ma il mondo cambiava nel senso che, entro il quadro della deterrenza strategica termonucleare, ben si potevano (e si dovevano) arginare ipotesi di conflittualità di teatro. Reputo che Kennedy abbia mutuato dal Gen. Taylor, autore di un celebre libro in materia, queste idee che consentivano di superare l’angustia della politica difensiva del suo predecessore repubblicano. Questa era anche l’opinione di McNamara che comprese la validità e la fattibilità concreta della “dissuasione graduale” che invece di utilizzare “rappresaglie massicce” consentiva di “graduare l’escalation”. Il punto critico di questa impostazione era che si doveva aumentare il budget della Difesa.

XXI

È bene ricordare che già dal 1961, il Presidente Kennedy, sostenitore dello Special Warfare, la

U.S. Navy propose l’istituzione di unità speciali di combattimento con competenze “sulle operazioni di incursione costiera, supporto agli sbarchi anfibi ed attività di controguerriglia in ambienti marittimi e/o fluviali”. Secondo gli esperti della Navy era necessario avere a disposizione piccole unità operative in grado di infiltrarsi ed esfiltrare nei diversi teatri operativi per “mare, aria e terra” (“Sea, Air, Land”), da cui derivò l’acronimo SEALs. È bene ricordare che già durante la II Guerra mondiale operavano unità speciali ante litteram. Si tratta degli UDTs, Underwater Demolition Teams, costituiti per l’esecuzione di azioni di demolizione subacquea e sminamento marittimo. Essi furono impiegati nei vari teatri della Seconda guerra mondiale. Essi furono impiegati durante lo sbarco in Normandia (Operazione Overlord – Operazione Neptune) il 6 giugno 1944.

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Giocoforza la spesa miliare crebbe anno dopo anno, specie con il successore L. Johnson. 8)

I passi e gli atti più importanti della sua breve e tragica presidenza furono fatti

nel settore della politica estera. Ricordo di aver ascoltato nel passato, su RaiStoria una celebre intervista al suo consigliere A. Schlesinger Jr, che lamentava la “lentezza” con cui Kennedy gestiva la questione dei diritti civili per i negri d’AmericaXXII. La politica estera lo monopolizzava. Avviò Food for Paece. Si trattava dell’invio di eccedenze agricole ai popoli più bisognosi. Avviò l’istituzione del Corpo dei volontari per la pace (costituito da esperti, tecnici e insegnanti da inviare nei Paesi sottosviluppati)XXIII. 9)

Il 13 marzo 1961 venne firmato il Protocollo della Alleanza per il Progresso

con il quale si realizzava un piano decennale di aiuti economici ai Paesi dell’America latina. L’idea kennediana di un nuovo modo di porsi (non posso usare l’espressione “new look”, perché usato in relazione a Foster Dulles, Segretario XXII

È bene ricordare che tra i primi sostenitori della campagna presidenziale di Kennedy si

annoverarono anche alcuni “segregazionisti” convinti come James Eastland, John McClellan e il Governatore del Mississippi James Coleman. D’altronde una parte importante del Partito democratico, ovviamente negli Stati del Sud, era segregazionista e lo stesso ex Presidente Truman era stato, da giovane, membro del Ku Kux Klan. Per l’idea che mi sono fatto, peraltro mutuata da quanto ho letto, del Presidente Kennedy ritengo che egli fece con costoro quello che fece con qualche mafioso, se ne servì e non si fece mai manipolare! XXIII

Giova ricordare che questo progetto traeva origine da un incontro di Kennedy con gli

studenti dell’Università del Michigan (durante la sua campagna elettorale). La finalità essenziale di questa iniziativa era quella di promuovere una migliore immagine degli Stati Uniti nei Paesi in cui essa era compromessa dalla diffidenza verso gli americani. Gli americani erano molto spesso, molte volte a ragione, visti come nuovi colonizzatori. Ulteriore finalità era quella di fornire un aiuto tecnico. - 19 -


di stato di Einsenhower) era già contenuto nella definizione della “Nuova frontiera” ma divenne di stringente attualità dopo il fallimento della baia dei Porci. Egli comprese, come J-B. Duroselle, ben stigmatizza che: “bisognava dapprima isolare Cuba e rinforzare i regimi anticomunisti degli altri paesi latino-americani”. Come è noto, si ebbero due conferenze interamericane. Investimenti pubblici (per un miliardo di dollari all’anno) e investimenti privati (di pari importo) avrebbero dovuto risollevare le sorti delle arretrate economie di questi paesi. I risultati saranno davvero deludenti. Il tentativo di isolare Cuba si realizzò, ma gli USA dovettero constatare che l’espulsione di Cuba dall’Organizzazione degli stati americani, nel 1962, si sarebbe realizzata a maggioranza (14 voti su 21) e con la contrarietà dei principali attori regionali, Brasile, Argentina, Cile.

10) Delicatissimo poi era il tema delle cosiddette covert actions, riservate alla competenza della CIA. La Commissione senatoriale presieduta dal Sen. ChurchXXIV, nel 1975, evidenziò come alcuni capi di stato esteri furono eliminati fisicamente “con la collaborazione della CIA e con l’assenso di Kennedy e dei suoi predecessori”XXV. Non riuscirono però a eliminare Castro. C’è però una

XXIV

La Commissione Church era una Commissione senatoriale incaricata di esaminare le

operazioni governative legate alle attività della CIA e dell’FBI. Dai suoi lavori emerse il sistematico spionaggio di cittadini americano operato da agenzie governative e militari, tra le quali il controllo della posta senza la preventiva autorizzazione giudiziaria. Emerse anche il fenomeno della corruzione internazionale organizzata da aziende militari per vendere armi in Europa, Asia e nel Medio Oriente. Per effetto dei suoi lavori scoppiò, nel 1976, anche in Italia, lo scandalo Lookeed.

XXV

Io non sarei così categorico. Che la CIA organizzasse operazioni segrete fuori dal territorio

nazionale è cosa assodata. Credo sia temerario però attribuire responsabilità dirette alle varie Presidenze omicidi all’estero. È arbitrario far desumere da condotte illecite della CIA - 20 -


testimonianza successiva per la quale Kennedy avrebbe detto ad un giornalista (Tad Szulc) di essere contrario agli omicidi politici ancorché dettati dalla “ragione di Stato”. La principale covert actionXXVI è sicuramente quella contro la Cuba castrista. Una brigata di esuli anticastristi, addestrata segretamente dalla CIAXXVII in responsabilità in capo a chi ha disegnato l’operazione politica del sovvertimento di un Capo di stato estero. In realtà nel back office della CIA venivano preparate ricette troppo piccanti per i palati della Casa Bianca. Le deviazioni certo, come si scoprirà successivamente, non mancarono e non furono marginali. XXVI

Le covert action sono le operazioni sotto copertura condotte in territorio estero per finalità

di sicurezza nazionale. Ho rinvenuto nello statement (testimonianza) di Cyrus Vance innanzi la Commissione presieduta dal Senatore Franck Church (di cui alla nota n. XX). Egli distingue le covert collection of intelligence dalle covert action. Per le prime egli ravvisa la necessità che ne sia permessa l’esplicazione, in quanto essenziali alla sicurezza nazionale. Per le covert actions egli è molto più cauto. Infatti, scrive “I belive it should be the policy of the United States to engage in covert actions only when they are absolutely essential to the national security”. Qualche riga più sopra Cyrus Vance fu ancora più esplicito. Non si può rimanere coinvolti in omicidi (“assasinations”) all’estero. Viene proposto un altro “paletto”: proibire interferenze con processi elettorali all’esteri (“prohibiting interference with the electoral processes in other countries”). Ma anche il decisore (che deve valutare se sussiste (e qui vance ribadisce chiaro il concetto) l’interesse per la sicurezza nazionale (“I think covered actions should be authorized only when they are essential to the national security)” ) deve essere qualificato. Per Vance competente deve essere il Consiglio per la sicurezza nazionale, e non livelli inferiori, subgovernastivi. La decisione è presidenziale. Nell’approvare per iscritto egli attesta la corrispondenza della proposta di azione coperta all’interesse nazionale. La “testimonianza” di Vance è contenuta negli atti della Commissione Church, Volume 7, ed è reperibile nel Web al seguente indirizzo: http://www.aarclibrary.org/publib/church/reports/vol7/pages/ChurchV7_0029b.gif

XXVII

Più precisamente l’operazione (“Operazione Zapata”) fu piananificata dal ‘NSC 5412/2,

spesso chiamato “Gruppo speciale”o 54/12 Group, che modificò il proprio nome nel giugno del 1964 in 303 Committee. Si trattava di un sottocomitato segreto istituito dal Consiglio per la - 21 -


Guatemala, dovrà sbarcare nella Baia dei Porci (Bahia de Cochinos), senza che si possa parlare di un coinvolgimento diretto del Governo americano. Ai ribelli fu falsamente fatto credere che il loro sbarco sarebbe stato “garantito” da un successivo invio di truppe americane. Allo sbarco non seguì la rivolta popolare contro Castro (El Lìder Maximo) e tutto finì miseramente, in sole 72 ore. È bene ricordare che quando si intravide il fallimento dell’operazione i ribelli chiesero un intervento diretto degli USA, ma il Presidente Kennedy declinòXXVIII. Tralascio i profili di trascuratezza che caratterizzò tutta questa infelice operazione a cominciare Sicurezza Nazionale, (United States National Security Council). Il piano, preparato il 16 marzo 1960, fu formalmente denominato “Programma per un’azione segreta contro il regime di Castro” (A Program of Covert Action against the Castro Regime). A Cuba tale operazione è nota come “La Batalla de Girón”, dal nome della omonima spiaggia ove si ebbe lo sbarco. XXVIII

Egli non poteva fare altrimenti. È bene ricordare che anche alla stregua dei fondamenti del

diritto internazionale il Governo degli Stati Uniti non avrebbe mai potuto inserirsi negli affari interni cubani, incidendo in un modo o nell’altro in tematiche, quali la forma di stato e di governo, che, come è noto, rientrano in ciò che è essenzialmente riconducibile a questione prettamente interna. Già in allora la comunità internazionale accordava un qualche favor ai movimenti di liberazione nazionale, ma certo gli esuli anticastristi agli occhi della comunità internazionale di allora ben difficilmente potevano assurgere a tale “status”. Improponibile ogni richiesta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che si sarebbe scontrata con il sicuro “veto” dell’Urss. Non potevano esserci i “numeri” neppure per una condanna della Cuba castrista da parte dell’Assemblea generale dell’ONU, ove cominciavano a entrare i paesi sorti dalla decolonizzazione. Kennedy fu sordo alle richieste degli anticastristi non potendo fare altrimenti. Era a ciò costretto dagli schemi anche giuridici entro i quali era costretto ad operare. Forse diverso sarebbe stato lo scenario operativo entro il quale agire se allo sbarco fosse succeduta una sollevazione popolare contro Casto. In questo caso forse gli americani avrebbero avuto qualche chance se avessero potuto far ritenere all’opinione pubblica internazionale che essi sarebbero intervenuti a Cuba con intenti umanitari e di ristabilimento della pace interna. Ma credo che anche in uno scenario del genere la diplomazia americana avrebbe incontrato molte difficoltà all’ONU, difficoltà forse paralizzanti … - 22 -


dal non indicare le condizioni del suolo (non sabbioso ma corallino) che ostacolò i ribelli anticastristi. Ma l’insuccesso aveva ben altre e più gravi ragioni. In particolare, la popolazione di Cuba non si sollevò. Il grande storico delle relazioni internazionali J- B. Duroselle, nella sua “Storia diplomatica” in relazione a questo evento ricorda che: “Il colpo era grave per il prestigio degli Stati Uniti, perché aveva dimostrato che Castro godeva di un forte appoggio popolare. Per gli stati latino-americani, sempre contrari agli interventi degli Stati Uniti nei loro affari, si trattava di una operazione inammissibile. Per Castro era l’occasione di rafforzare la sua posizione.” Il Presidente, particolarmente indebolito, si vergognò per questo insuccessoXXIX, ma non se la sentì di scaricare ogni responsabilità, come voleva fare il suo Vice, Lyndon Johnson, sulla CIA. Successivamente la Commissione presieduta dal Gen. Maxwell Taylor raccomandò che in futuro la CIA non avrebbe più dovuto “compiere operazioni che richiedono l’uso delle armi”. Tali indicazioni furono comunque disattese sia per Cuba che per il Vietnam. 11) Per Kennedy era in arrivo un altro duro colpo. Il 12 aprile 1961 il russo Yuri Gagarin fece il suo primo volo orbitale intorno alla Terra. Le tematiche spaziali non erano aliene al pensiero kennediano, già dai tempi della campagna elettorale per le presidenziali del 1960. Ora divenivano essenziali in termini di prestigio politico. La risposta non si fece attendere. Un americano dovrà andare sulla Luna

XXIX

Come risulta da una fonte sovietica che defezionò (Arkadj Sevcenko, Ministero degli esteri)

l’affaire della Baia dei Porci “intensificò le tendenze antiamericane” sia tra i militari che nel Presidium del Soviet Supremo dell’URSS, costringendo il Segretario del PCUS a parlare a favore di Cuba. I russi erano preoccupati perché temevano che Kennedy fosse impreparato. Queste paure erano rafforzate dalla condotta presidenziale dei primi momenti, oscillante “tra conciliazione e bellicosità”. Il leader sovietico era comunque ben disposto, e se lo era anche immaginato come un secondo Roosenvelt.

- 23 -


entro il 1970XXX. Una prima parziale risposta si ebbe il 5 maggio con l’importante volo suborbitale di Alain Shepard. Verranno disposti, a tempo di record, massicci finanziamenti per la ricerca spazialeXXXI. 12) Nello spazio non ci si va “per sport”, ma, e Kennedy lo ha ben chiaro, nella ricerca aerospaziale si deve investire per realizzare una necessaria “preminenza tecnologica”. McNamara gli fa comprendere quanto importante sarà nel futuro la cibernetica, rispetto alla quale i russi godevano di un vantaggio competitivo. 13) Il 30 maggio 1961 venne assassinato, da parte di una squadra di dominicani finanziati dalla CIA, il dittatore di Santo Domingo Trujillio. Dulles procedette con il placet di KennedyXXXII (come dagli esisti della Commissione Church, 1975). Con ogni probabilità l’iniziativa fu proposta per rifarsi l’immagine agli occhi del

XXX

Venne ridefinito il programma Apollo, peraltro già in fieri, in prosecuzione di altri

programmi per il volo suborbitale e orbitale. John F. Kennedy fece il suo annuncio durante una sessione speciale del Congresso il 25 maggio del 1961. Egli, tra l’altro, disse: “ I believe that this nation should commit itself to achieving the goal, before this decade is out, of landing a man on the Moon and returning him safely to the Earth. No single space project in this period will be more impressive to mankind, or more important in the long-range exploration of space; and none will be so difficult or expensive to accomplish” XXXI

Tali finanziamenti, per il solo programma Apollo, sono stati quantificati in oltre 22 miliardi

di dollari americani. XXXII

Il “placet” di Kennedy afferiva all’istruzione di un sovvertimento politico a Santo Domingo.

Non esiste alcun paper dal quale risulti che il Presidente Kennedy avesse cognizione del fatto che il dittatore locale sarebbe stato oggetto di un omicidio. - 24 -


Presidente KennedyXXXIII dopo il fiasco della Baia dei Porci. Formalmente il Governo americano condannò l’omicidio. 14) Il 3 giugno 1961 Kennedy incontra il leader sovietico Nikita Khruščёv a Vienna. Kennedy fece una ottima impressione al pittoresco leader comunista, il quale scriverà che “Kennedy aveva un’opinione precisamente formata su ogni problema”. 15) Nei successivi incontri di Londra e Parigi, di Key West e di Washington il Presidente Kennedy affrontò con i leader occidentali, McMillan e De Gaulle, ma anche con il Cancelliere tedesco Adenauer, il tema della “ristrutturazione” della NATO vieppiù necessaria dopo l’avvento delle nuove armi strategiche, contrapposte a quelle tattiche, o di teatro. Era necessario, secondo questo disegno, rinnovare la NATO, trasformandola in una comunità sopranazionale. Le forze nucleari indipendenti, come quella britannica e quella francese, sarebbero state “sostituite” da una forza nucleare multilaterale, sotto stringente controllo americanoXXXIV.

XXXIII

Non solo il Presidente non era a conoscenza del progetto di omicidio, ma sostanzialmente

quella della CIA era una operazione di immagine, finalizzata a ristabilire agli occhi del Presidente il prestigio perduto. XXXIV

In relazione agli sviluppi delle vicende della forza multilaterale strategica e al grado di

indipendenza della forza strategica britannica ci si può riferire a quanto scrive il Duroselle alle pagg. 627 e 628, op. cit., con riferimento ai missili Skybolt e alla loro sostituzione con missili Polaris. I francesi saranno sempre indisponibili a integrare la loro force de frappe e i loro dissidi con la NATO saranno anche acuti, salva comunque la loro appartenenza all’Alleanza seppure con una differenziazione evidente. - 25 -


16) La questione tedesca e Berlino sono ancora motivo di preoccupazione e di possibili irrigidimenti. Manca ancora un trattato di pace tra la Germania e le potenze vincitrici. L’URSS minaccia di voler sottoscrivere un trattato separato con la DDR. Berlino Ovest è a rischio. A un trattato URSS – DDR sarebbe dovuto seguire, nelle intenzioni sovietiche, un trattato tra i paesi occidentali e la DDR per l’accesso a Berlino Ovest. Kennedy non cedette. La libertà di Berlino ovest (e, ovviamente, la sua stessa esistenza) sarebbero state garantite “ad ogni costo”. 17) Kennedy fu lucido nel comprendere le ragioni del cambiamento politico in fieri in Italia. Non pose veti alla prima esperienza del Centro sinistra in Italia (senza i socialisti nella compagine governativa). Il 13 giugno 1961 incontrò Fanfani a Washington. 18) Germania e Berlino furono certamente, in quei momenti, la questione più problematica e delicata nel divenire dei rapporti con la dirigenza sovietica. Se non si veniva a capo della cosa si doveva procedere con l’opzione termonucleare (in questo senso McNamara a Kenedy). Kennedy propone a McNamara di elaborare un piano che consenta la difesa dell’Europa partendo da armi convenzionali. 19) Il Vicepresidente Johnson a Berlino ovest. Il Gen. Lucius Clay viene nominato nuovo rappresentante personale di Kennedy a Berlino. L’Ottavo fanteria dell’U.S. Army entra a Berlino ovest. La reazione sovietica è dura viene decisa la costruzione del famoso muro. I russi riprendono gli esperimenti nucleari, dopo che a Vienna dissero che avrebbero ripreso i test solo in risposta ad una ripresa degli esperimenti da parte degli USA. 20) È più che mai evidente la fondatezza della tesi kennediana di “un piano che associ al disarmo il potenziamento dell’O.N.U. e il progresso del mondo intero”, - 26 -


come

risulta

dall’intervento

di

Kennedy

all’O.N.U.

(XVI

sessione

dell’A.G.dell’O.N.U.). 21) Il 17 ottobre il leader sovietico al XXII Congresso del PCUS ricorda che le potenze occidentali, ma primariamente gli Stati Uniti, sono disponibili per una politica che consenta di ricercare “una soluzione della questione tedesca” oltre che, ovviamente di Berlino. 22) Viene confermata da Kennedy al Cancelliere tedesco Adenauer l’esistenza di vitali interessi americani su Belino: presenza di truppe alleate, libertà di accesso, libertà e democrazia a Berlino ovest, sono punti irrinunciabili per gli Stati Uniti. La conseguenza fu, come già detto, la rottura della moratoria nucleare stabilita a Vienna. 23) Al Presidente Kennedy va riconosciuta una grande abilità nel gestire la crisi di Berlino, anche ben intessendo il rapporto epistolare con Nikita Khruščёv. La sua fermezza portò alla distensioneXXXV. Come ricorderà lo stesso Kennedy i loro rapporti personali furono sempre improntati alla franchezza e alla schiettezza. 24) Il 29 novembre 1961 viene nominato, in sostituzione di Allen Dulles, ritenuto, seppure, come detto la linea ufficiale dell’Amministrazione Kennedy non fosse quella di addossare le responsabilità alla sola CIA, il massimo responsabile del fallimento dello sbarco a Cuba, il nuovo Direttore della CIA. Si trattava di un repubblicano: John McCone. Egli era legato agli interessi dell’industria petrolifera e nucleare e fu un Direttore particolarmente efficiente. Il perché di tale scelta è XXXV

I termini dell’accordo sono noti. Il Presidente Kennedy e il Segretario Generale del PCUS,

Nikita Khruščёv si accordarono prevedendo il rituro dei missili russi in cambio dell’impegno degli Stati Uniti di non invadere Cuba e di ritirare i propri missili nucleari dalla Turchia. - 27 -


spiegato da un altro Direttore della Cia, William Colby, che ricorda come McCone fosse molto interessato alle ricerche, alle analisi e al progresso tecnologico dell’attività di intelligence, “accrescendo l’importanza degli aspetti spaziali”XXXVI. Helms diventa capo dei Piani. Egli fu più incline, rispetto ai predecessori, alle azioni di spionaggio e di controspionaggio, con il rafforzamento dell’azione clandestina. La sua linea mi ha convinto poco, come dirò nella scheda relativa all’assassinio del Presidente Kennedy. La Commissione Church non fu tenera con il suo operatoXXXVII. 25) Il mondo che deve fronteggiare Kennedy non è solo quello delle sfide globali ma anche quello dei teatri locali, africani e asiatici, legati all’affermarsi dei movimenti di liberazione nazionale. Sente l’esigenza di forme nuove e più sofisticate di lotta militare, ma così facendo scontenta i sostenitori della politica forte e della guerra totale. Alla “stasi” in Europa si contrapponeva una elevata conflittualità locale nel Terzo Mondo.

XXXVI

Ancora oggi Egli è ben ricordato nel mondo dell’intelligence. Nel sito Internet della CIA

possiamo ancor oggi leggere quanto segue: “At the height of the Cold War, the Central Intelligence Agency realized that conventional methods of obtaining information from sources were no longer adequate to provide answers to policymakers’ questions. Director of Central Intelligence (DCI) John McCone believed that using science and technology could provide better intelligence. However, the science and technology offices were scattered across the Agency. McCone knew that he had to consolidate and coordinate all of these offices in order to provide policymakers with accurate information.” Comprese, insomma, che con la ricerca scientifica e con le conseguenti ricadute tecnologiche si poteva migliorare il modo di fare intelligence.

XXXVII

È bene ricordare che egli divenne successivamente pure Direttore dell’agenzia.

- 28 -


26) Nonostante una dichiarazione di principio, come ricorda Colby, Kennedy dette l’assenso per l’ “Operazione Mangoose”XXXVIII, che “includeva la liquidazione dei leader”, come si evince dalla pubblicazione, conseguente alla loro desecretazione, di documenti segreti fino alla metà degli anni Settanta (Commissione Church, voluta da Gerald Ford), avvalendosi di membri della criminalità organizzata (John RoselliXXXIX, in particolare). Kennedy, dopo la vicenda dei missili, era esacerbato da Castro e voleva “liberarsi di lui”. Fece anche uso delle leve del Dipartimento di Stato per favorire, sostanzialmente riuscendoci, l’ostracismo dei latino americani nei confronti di Castro. 27) Kennedy era comunque persona particolarmente equilibrata. Del suo selfcontrol ve ne è una ulteriore conferma in un altro grave momento. Sempre nel XXXVIII

Relativamente all’ “Operazione Mongoose“ (“Piano Mangusta”), è bene ricordare che

soggetti di diversa estrazione effettuarono in 14 mesi 5.780 azioni terroristiche e 716 sabotaggi ad infrastrutture economiche cubane. L’intento era di destabilizzare il regime castrista. XXXIX John Roselli, in realtà era Filippo Sacco, nato a Esperia (Frosinone) nel 1905. Si trattava di un gangster italiano, naturalizzato statunitense, membro di alto rango nella Chicago Outfit. Operava principalmente in Las Vegas e in Los Angeles. Era in rapporti con il Sinatra e con Merilyn Monroe. Nel 1975 Roselli fu chiamato a testimoniare dalla Commissione Church. Essendo scomparso il 28 luglio l’FBI avviò le indagini. Il successivo 9 agosto 1976, il corpo di Roselli fu ritrovato in decomposizione in un fusto di carburante di acciaio. L’esame autoptico rilevò che il Roselli era stato strangolato e colpito da un proiettile, mentre le sue gambe erano state segate. Quanto alla Chicago Outfit è bene ricordare che si tratta di un’organizzazione criminale di Chicago (Illinois), fondata negli anni dieci del Novecento da Giacomo Colosimo, di origini calabresi. La Outfit, come spesso viene chiamata, negli anni venti del XX secolo divenne una Famiglia della Cosa Nostra americana, con un seggio nella Commissione. Questa organizzazione era, per così dire, un caso unico in quanto risulta l’unica organizzazione criminale a vantare il pieno monopolio sul crimine organizzato tradizionale di Chicago. In altri contesti le famiglie operavano solitamente tramite alleanze.

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1962 gli alti gradi militari gli presentano, in funzione anticastrista, una opzione particolarmente grave. Dire grave, è, francamente, dire poco. Al Presidente fu sottoposta la cosiddetta “Operation Northwoods”. Venne infatti predisposto un documento che suggeriva come organizzare iniziative volte ad incolpare il regime castrista di azioni dirette contro gli Stati UnitiXL. Il Presidente Kennedy fu risoluto nel respingere un disegno del genere. Dal 1° ottobre 1962 il Gen. Lyman Lemnitzer fu sostituito dal Gen. Maxwell Taylor che venne richiamato in servizio attivo ancorché appartenesse già alla riserva.

XL

L’Operazione Northwoods fu elaborata negli Uffici del Pentagono e sottoscritta dal Gen.

Lyman Lemnitzer, capo degli Stati Maggiori Riuniti, Chairman of the Joint Chiefs of Staff (sarebbe l’equivalente del nostro Capo di Stato Maggiore della Difesa,) allo scopo di suggestionare l’opinione pubblica statunitense ed indurla così a sostenere un eventuale attacco militare contro Cuba. Il documento, “Justification for US Military Intervention in Cuba”, ovvero “Giustificazione per un intervento militare statunitense a Cuba)”, fu presentato al Segretario della difesa Robert McNamara il 13 marzo 1962. Si prevedevano diverse distinte opzioni per incolpare il governo cubano, quali, ad esempio, la pianificazione di incidenti a Guantanamo, apparentemente condotti da forze cubane nemiche, ma anche ipotesi di incidente per rendere credibile un attacco (facendo esplodere una nave americana a Guantanamo e incolpare Cuba oppure abbattendo un velivolo telecomandato (senza equipaggio) sulle acque territoriali cubane. Non si escludeva neppure l’ipotesi di avviare una campagna terroristica di matrice comunista cubana nella zona di Miami, in altre città della Florida o addirittura nella capitale federale, Washington. Tra le opzioni una risulta particolarmente raccapricciante. Si era pensato di provocare un incidente utile a dimostrare in modo convincente che un aereo cubano avesse attaccato e abbattuto un velivolo charter civile americano diretto verso la Giamaica, il Guatemala, Panama o il Venezuela, avendo cura di scegliere la destinazione in modo che il piano di volo incroci Cuba. Le vittime dovevano preferibilmente essere costituite da un gruppo di studenti universitari in vacanza o qualsiasi gruppo di persone con interessi comuni tali da giustificare un volo charter e non di linea.

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28) È bene ricordare che è lo stesso Direttore pro tempore della CIA (McCone) a precisare, in una nota confidenziale segreta indirizzata, in data 14 aprile 1967 (quindi molti anni dopo), al Direttore dell’FBI, l’inossidabile Hoover, il senso di affermazioni quali “togliere di mezzo Castro”. Egli precisava infatti che con frasi del genere ci si riferiva a “l’abbattimento del Governo Comunista a Cuba e la sua sostituzione con un regime democratico”. Insomma, ci si intendeva riferire ad un “cambiamento del Governo a Cuba”.

29) Il modus operandi kennediano è sostanzialmente ragionevole anche in relazione alla decolonizzazione dell’Africa. Buoni rapporti con i tunisini di Habib Bourghiba, con gli egiziani e con Sekou Touré in Guinea, dove si vota contro il tentativo gollista di creare una comunità francese. All’ira di De Gaulle gli USA reagiranno non aiutando più la Giunea, che passò nella sfera di influenza sovietica. 30) Kennedy rese rispettabile la politica. L’interesse per essa si rinvigorì in tutti gli States e in particolare nelle Università. Molti giovani si identificano in Lui. Si parlò, al riguardo, di “trasformazione della gioventù americana”. 31) Scoppia quindi la crisi di Cuba. Siamo nell’ottobre del 1962. La vicenda è notissima. I russi intendono installare missili nucleari sull’isola governata da Fidel Castro. USAF e CIA scoprono tuttoXLI. Il mondo va in fibrillazione. Era in gioco la sopravvivenza degli USA e non era certo questione di principio, quale quello, a suo

XLI

È bene ricordare che il merito della scoperta è sia della CIA che dell’USAF. In effetti furono

informazioni confidenziali della CIA che aprirono il caso. Il Presidente Kennedy chiese quindi una conferma della notizia, che venne dalla ricognizione aerea dell’isola, effettuata con l’impiego di un aereo U-2. Secondo altra fonte gli aerei U-2 impiegati furono due. Per il Duroselle fu impiegato un solo U-2. La sostanza delle cose, comunque, non cambia … - 31 -


tempo importante, della Dottrina di MonroeXLII, che, come noto, non ammetteva che gli europei potessero ingerirsi negli affari del continente americano. L’idea di dover bombardare e occupare militarmente Cuba era deprecata in privato dal Presidente Kennedy che la considerava “contraria” alle tradizioni e alla storia americanaXLIII. La lotta al comunismo “era molto di più di una forma di sopravvivenza fisica, era l’essenza del nostro retaggio e dei nostri ideali, che non dobbiamo distruggere”. 32) Si giunse alla decisione di effettuare il blocco navale dell’isola di Cuba, impedendo ai mezzi sovietici di portare il materiale per l’implementazione dei missili nucleari. I lavori sull’isola erano, come noto, già in stato particolarmente avanzato. Venne lanciato un vero e proprio un ultimatum ai sovietici. Il Duroselle, nella sua “Storia diplomatica”, ci ricorda che Egli informò preventivamente gli alleati europei, in primis il Premier inglese H. MacMillan e il Presidente francese De Gaulle, che lo appoggiarono incondizionatamente, quindi si rivolse alle

XLII

La cosiddetta “Dottrina Monroe”, fu elaborata dal Segretario di Stato John Quincy Adams e

definita da James Monroe (Presidente degli Stati Uniti) nel messaggio annuale al Congresso il 2 dicembre 1823. Essa postula la supremazia degli Stati Uniti nel continente Americano. Gli Stati Uniti non avrebbero tollerato intromissioni negli affari americani, salva la questione delle colonie americane di proprietà europea. Per contro, da tale impostazione si evinceva la volontà degli Stati Uniti di non intromettersi nelle dispute fra le potenze europee, e fra ciascuna potenza europea e le rispettive colonie d’oltremare. XLIII

I suoi consiglieri e lo stesso segretario alla Difesa, McNamara, erano molto più risoluti e

incauti! Secondo il Duroselle i più cauti furono il fratello Bobby e il Sottosegretario di stato George Ball, che ricordò che “un simile bombardamento di sorpresa avrebbe ricordato troppo spiacevolmente l’attacco giapponese su Pearl Harbor e che l’impressione prodotta nell’America latina sarebbe stata deprecabile”.

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Nazioni Unite e all’O.S.A. e infine lanciò l’ultimatum ai russi. Questo ultimatum consisteva, come tutti sanno, nel blocco navale dell’isola di Cuba. 33) Per Cuba la decisione fu tutta sua. Alla fine il leader sovietico decide di ritirare i missili in cambio della conservazione del castrismo a CubaXLIV. La rinunzia sovietica al dispiegamento nella regione cubana dei missili che agevolmente potevano colpire il territorio americano (la Florida in particolare) fu un grande successo personale per Kennedy (sostanzialmente ascrivibile ai due fratelli). Fu un successo anche per il nuovo Direttore, John McCone, e per tutta l’Agenzia (la CIA). Satelliti spia e apparecchiature elettroniche più sofisticate diventeranno, anche nel futuro, strumenti utilissimi per fornire prove documentali inconfutabili. 34) Lo stesso Nikita Khruščёv dovette annettere che Kennedy era un grande leaderXLV. Scrive il Duroselle: “gli Stati Uniti l’avevano avuta vinta sul punto essenziale ed il loro prestigio ne fu notevolmente rafforzato, soprattutto in America Latina”. Il grande storico delle relazioni internazionali ci ricorda che: “Kennedy

XLIV

In realtà gli accordi prevedevano anche il ritiro di missili americani dalla Turchia. Tali missili

furono riposizionati in Italia. XLV

Certamente giovò al favorevole corso degli eventi il loro rapporto diretto, sia epistolare, sia

per mezzo della Hot-line (una linea di comunicazione diretta telefonica tra i due leader). In quei giorni fece sentire la sua voce anche il Pontefice, Giovanni XXIII, che si rivolse pubblicamente ai due leader. Il grande sconfitto era Castro, la cui reazione diplomatica imbarazzò gli stessi russi. Per i dettagli delle richieste di Castro, imbarazzanti anche per Mosca, vedasi pag. 612 del testo di J.B.Duroselle, Storia diplomatica. Dal 1919 al 1970”, 1972, tradotta dalla V edizione in francese del 1970.

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aveva mostrato la sua forza di carattere e la sua abilità assieme al suo desiderio di pace”. Egli fu “energico e duttile”, insomma, aggiungo io, “intelligente”. 35) Di lì a poco Kennedy e Castro trovano anche una sorta di coesistenza cooperativa. Medicinali USA vennero inviati in cambio di esuli anticastristi fatti prigionieri. Segretamente però l’ “Operazione Mangoose” continuava. Lo stesso Kennedy nel 1963 dirà: “Così, con la mia sola persona, recito la parte di molti personaggi, ma nessuno contento della sua sorte …”. 36) Ho avuto modo di apprendere che, nonostante questo clima relativamente più disteso, la CIA continuò a interessarsi del modo per rovesciare Castro. Si è anche scritto che nessuno si preoccupò di modificare le istruzioni alla CIA. Una dimenticanza? È quasi certo che Kennedy non era a conoscenza dei dettagli dell’operazione e questo sembra confermato dalla già citata lettera del Direttore McCone a The Director (come veniva chiamato nell’ambiente delle agenzie federali il potente Direttore dell’FBI, Hoover). 37) Altro merito indiscusso di Jack Kennedy fu quello di non essere servile nei confronti dei vari gruppi di interesse, dei grandi finanzieri e degli uomini del big businnesXLVI, i cosiddetti “figli dei porci”, in particolare. I petrolieri texani non lo avevano osteggiato, sapendo chi era suo padre … Essi però si videro togliere l’esenzione delle tasse sul reddito del 27,5 per cento dei profitti, che costituiva una

XLVI

“Roosevelt dimostrò che la Presidenza può essere un mestiere da esercitarsi vita natural

durante. Truman ha dimostrato che chiunque può fare il Presidente. Eisenhower, che non v’è in realtà bisogno di un Presidente. Kennedy, che può essere pericoloso avere un Presidente…” In questi termini si esprimevano gli industriali americani dell’acciaio, tanto erano sofferenti della sua Presidenza! - 34 -


sorta di compensazione anticipata per il futuro esaurimento delle scorte. Un duro colpo! 38) Politicamente fu accusato di “criptocomunismo” dagli ambienti conservatori e di essere un “reazionario” e un imperialista” dagli ambienti più a sinistra. Erano certo giudizi interessati e faziosi. 39) L’avvio del 1963 vede Kennedy impegnato, con il fratello Bobby, nella presentazione del progetto di legge sulle “Libertà Civili”. Martin Luther King movimenta i negri e si avranno ampie manifestazioni. Gli Stati del Sud sono ancora intrisi di razzismo e per garantire a James Meredith di potersi iscrivere nell’Università dell’Alabama, fu necessario far uso delle Forze armate, in quanto le stesse autorità statali frapponevano ostacoli. 40) Non può essere sottaciuto uno dei più importanti atti internazionali dell’Amministrazione Kennedy. Sia Kennedy che Khruščёv, consapevoli di essersi trovati sull’orlo di una guerra atomica, cercarono, come già detto, di raffreddare i motivi di tensione attraverso un denso rapporto cartolare. La linea del dialogo con il regime sovietico ebbe il culmine nel 1963 con l’avvio ufficiale dei negoziati, cui prese parte pure la Gran Bretagna, altra potenza nucleare, che portarono alla firma del Partial Test Ban Treaty, il 5 agosto. Il trattato, per il quale si era battuto, già da molti anni il grande Premio Nobel per la Chimica, Linus Pauling, proibiva agli Stati aderenti qualsiasi esperimento nucleare nell’atmosfera, nello spazio e sott’acqua, lasciando possibili solo i test sotterranei. Tale trattato fu, come è noto, osteggiato dai francesi che, dopo il ritorno al potere del Generale de Gaulle, si dotarono di una forza di deterrenza, detta force de frappe, sotto il diretto controllo dell’Eliseo.

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41) Kennedy, contrariamente al suo predecessore Einsenhower, attribuiva centralità e importanza fondamentale all’Europa e all’Alleanza atlantica. Einsenhower aveva dovuto subire lo smacco del veto francese sulla Comunità europea di difesa, nel 1954, e i dissapori, nel 1956, con gli anglofrancesi per la questione di Suez. Kennedy intendeva l’Europa occidentale come uno dei “due solidi pilastri” riuniti da stretti legami di natura politica, economica, culturale e strategica, che avrebbero costituito – come ricorda il Duroselle – ciò che Jean Monnet e Kennedy chiamavano la “partnership atlantica”. Ma, entro questo quadro, l’esercizio dell’opzione nucleare doveva essere esclusivo appannaggio degli Stati Uniti. “Un solo dito sul grilletto” per dirla con McNamara. Per il resto completa eguaglianza. Kennedy parlava in effetti di una “leadership americana” che egli intendeva “come guida intellettuale, morale e spirituale del mondo atlantico”. 42) L’autunno 1963 è stato definito “il periodo in cui la presidenza di J. F. Kennedy raggiunge la piena maturità”. Sostiene l’eguaglianza razziale e la messa al bando degli esperimenti nucleari, come ho già ricordato. Il 59 per cento degli americani è ancora con Kennedy. Cresce però la sua impopolarità negli stati del Sud. Le proposte legislative dell’Amministrazione Kennedy languono in Parlamento. 43) Kennedy ereditò dal suo predecessore, Einsenhower, il caso VietnamXLVII. Non protesse Diem (al potere senza elezioni, che avrebbero avuto i “comunisti” di XLVII

Al di là della escalation militare che caratterizzerà l’evoluzione della crisi vietnamita è bene

ricordare che il Presidente Kennedy, come ho potuto appurare dall’ascolto di un documentario della serie Secrets of War non disdegnò l’attuazione di operazioni segrete sia nel territorio del Nord Vietnam, sotto il controllo formale e sostanziale dei guerriglieri comunisti, i cosiddetti vietcong, guidati da Ho Chi Min. Tali operazioni avevano evidenti intenti destabilizzanti. Durante l’Amministrazione Kennedy tali operazioni erano incardinate nel Piano Tiger. Esse furono implementare anche durante l’Amministrazione Johnson, e rientravano nel Piano 34α. - 36 -


Ho Chi Minh come sicuri vincitori) e il fratello e, seguendo la linea McNamara – Taylor, consentì che i militari sud-vietnamiti prendessero il potere, liquidando DiemXLVIII. Il Vietnam divenne un “impegno generale”XLIX L.

Deve sottolinearsi che le operazioni di che trattasi, in un primo tempo gestite dalla CIA (Il Colby, futuro Direttore della CIA, operava in loco) e successivamente assegnate alla competenza del U.S. Army ebbero poca consistenza concreta e i commandos che venivano infiltrati oltre le linee nemiche venivano prontamente annientati dai nordvietnamiti. Ciò era dovuto al doppio gioco operato da molti vietnamiti. Ad un certo punto il Comandante in capo americano, il Gen. Westmoreland, fu “costretto” al “triplo gioco” che consistette sotanzialmente nel far credere che i gruppi di infiltrati fossero molti di più di quelli che i nordvietnamiti riuscivano a individuare. Questa “voce” suscitò una certa preoccupazione ad Hanoi. Le infiltrazioni avvenivano sia via mare che per via terrestre lungo il cosiddetto “sentiero di Ho Chi Min”, una lingua di terra che partendo dal Nord Vietnam scendeva verso sud, anche in territorio laotiano e cambogiano, giungendo fino al territorio del Vietnam del Sud. Tale sentiero era usato dai vietcong per infiltrarsi nel Vietnam del Sud ave potevano attuare azioni di guerriglia. Vi furono anche covert action entro il territorio del Vietnam del Sud finalizzate a individuare i vietcong infiltrati. Anche tali operazioni furono fallimentari in quanto la corruzione dilagante consentiva di confondere facilmente poveretti vittime della cattiveria del vicino con vietcong e viceversa molti guerriglieri catturati riuscivano a eludere i controlli. La conclusione è ovvia ed immediata: le covert action nello scacchiere vietnamita non portarono contributi significativi nell’evoluzione del conflitto e negli esiti finali. XLVIII

Ngô Đình Diệm, ucciso in Saigon il 2 novembre 1963 è stato il primo Presidente (peraltro

autonominandosi tale) della Repubblica del Vietnam del Sud. Nel 1954 si era opposto alle decisioni della Conferenza di Ginevra sull’Indocina, che, tra l’altro, prevedeva l’indizione di un referendum in vista dell’unificazione del Paese. Diem e i cattolici avevano paura dei comunisti del Nord e costituirono un governo filo occidentale nel Vietnam meridionale. La base elettorale di Diem era costituita dai cattolici (circa un milione di persone) fuggiti dal Vietnam del Nord a causa della persecuzione operata da Ho Chi Minh.

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44) Dura fu la lotta intrapresa contro i vari gangster di Cosa Nostra. Il Presidente fu sempre fermo sostenitore del fratello e non pose mai ostacoli, neppure quando le indagini interessarono il noto cantante Frank SinatraLI. 45) Il quadro di riferimento dell’Amministrazione negli ultimi mesi del ‘63 è sostanzialmente positivo. Normalizzazione dei rapporti internazionali in un quadro di distensione con il competitor sovietico e un certo, seppur lento, sviluppo nella XLIX

La questione vietnamita è stata molto dibattuta in relazione alle presunte responsabilità del

Presidente Kennedy. Non è mancato chi ha sostenuto che nel non garantire Diem in pratica egli dette l’avvio ad una escalation che avrà il culmine con l’Amministrazione Johnson e che si concluderà solo negli anni Settanta con l’evacuazione di Saigon, capitale del Vietnam del sud. Vorrei ricordare le dichiarazioni rilasciate dall’ex segretario della difesa americano protempore, Robert McNamara, dalle quali ben si comprende che Kennedy non aveva nessuna intenzione di impegnarsi in una guerra in Vietnam. Esiste poi agli atti del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti un memorandum datato 11 ottobre 1963 che prevedeva il ritiro di 1.000 uomini dal Vietnam. Tale decisione fu però successivamente annullata da Johnson. L

Il Vietnam specie con l’Amministrazione Johnson – non senza che fossero mancati “distinguo”

al proprio interno (a un certo punto lo stesso McNamara si dimise … ) – divenne un impegno globale, assolutamente prioritario. Un modo per far capire al mondo comunista che gli Stati Uniti non avrebbero accettato facilmente la sconfitta del Vietnam del Sud. Non si poteva dar prova di debolezza. LI È bene ricordare che il Sinatra fu spesso accusato di essere connivente con la mafia, dalla quale avrebbe avuto favori legati alla sua attività professionale di cantante. Il Direttore dell’FBI, J. Edgar Hoover, lo fece “osservare” per anni dai suoi agenti, che raccolsero un fascicolo di 2.403 pagine. Sinatra non fu mai incriminato. L’unico elemento di una qualche consistenza era rappresentato da una foto che ritraeva il Sinatra con alcuni esponenti della criminalità organizzata. Tra i presunti sodali del Sinatra vi sarebbe stato tale Carlo Gambino, ritenuto il numero uno pro tempore della mafia italo-americana. A tutt’oggi non vi sono elementi sostanziali per poter ritenere che il Sinatra fosse affiliato o fiancheggiasse la mafia, o la criminalità organizzata, o organizzazioni similari. - 38 -


direzione dell’affermazione dei diritti civili dei negri d’America non sono certo elementi trascurabiliLII. 46) Energico fu l’interessamento sulla CIA affinché questa chiudesse i campi clandestini di addestramento degli esuli anticastristi. Tanto che The Director si lascerà scappare una battuta: “i più stretti collaboratori del presidente sono diventati tutti comunisti o simpatizzanti comunisti”. Dopo il tragico attentato di Dallas il successore di Kennedy, Lindon Johnson, non avvierà ulteriori contatti con i cubani. 47) Lo scenario degli ultimi mesi, francamente, non offre spunti per individuare ipotesi privilegiate. La malavita, i famosi gangster, dovrebbero essere in pol position, ma certo è che l’unico (?) attentatore era filocastrista e comunista, già vivente nell’Urss, dalla quale poté fuoriuscire in assoluta libertà di intenti. Una curiosità. Il fucile utilizzato dall’attentatore era dello stesso tipo di quello che la criminalità addestrata dalla CIA avrebbe dovuto usare contro Castro. Coincidenze? Ci vorrebbe forse un bravo esperto di intelligence per capire se quando si organizzano attività clandestine del genere si sia sempre in grado di controllare a dovere i vari “attori”. Secondo le ipotesi più recenti è possibile che vi fosse un secondo attentatoreLIII.

LII

Sarà comunque il suo successore, Lyndon Johnson, a portare a compimento il disegno

riformistico kennediano. Forse Johnson era più abile di lui a muoversi a Capitol Hill. LIII

In questo senso si è espresso l’House of Representatives Select Committee on Assassinations (HSCA),

ossia la “Commissione scelta della Camera dei Deputati sui casi di assassinio”, istituito dal Congresso degli USA (1976) per investigare sulle circostanze della morte del Presidente John Fitzgerald Kennedy e di Martin Luther King

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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Gianni Bisiach, Il Presidente. Lunga storia di una vita breve. Newton Compton, 1993

Saverio Tutino, Da Kennedy a Moro. La vera storia degli ultimi vent’anni. Edizioni Studio Tesi, 1979

Michael R. Beschloss, Guerra fredda, Kennedy e Kruscev. Cuba, la crisi dei missili, il muro di Berlino, Le scie, Mondadori, 1991

Colombo, Furio, L’America di Kennedy, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2004.

Per avere una visione complessiva delle relazioni internazionali del periodo considerato è consultabile il seguente manuale: Jaen-Baptiste Duroselle, Storia diplomatica. Dal 1919 al 1970, Edizioni dell’Ateneo, Roma, 1972

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Il mio giudizio su John F. Kennedy Egli seppe certamente interpretare le esigenze di rinnovamento che provenivano da ampi strati dell’elettorato americano. Vinse di misura ma una volta Presidente divenne straordianariamente popolare. Seppe comunicare in modo nuovo, come farà più tardi anche Ronald Reagan. Chi non ricorda il suo “Ich bin ein Berliner” pronunciato durante il proprio discorso tenuto a Rudolph Wilde Platz, di fronte al Rathaus Schöneberg il 26 giugno 1963 mentre era in visita ufficiale alla città di Berlino Ovest? Seppe lanciare e vincere nuove sfide. Lo spazio. La tecnologia. Egli comprese la strategicità di certe scelte, di certi investimenti. Capì l’urgenza di una politica più progressista in campo domestico. Fece fare molti passi in avanti all’America. Senza di Lui sviluppi successivi, come SDI, sarebbero forse impensabili. Fu più bravo dei suoi consiglieri politici e militari in molte vicende critiche e cruciali per gli interessi americani e per l’intera umanità (Cuba e Belino, per esempio). Seppe capire che la lotta al comunismo doveva passare per soluzioni più ampie di quelle del contrasto militare, della mera manu militari. Comprese che i paesi latino americani e del terzo mondo avrebbero guardato con altri occhi agli USA solo che questi avessero impostato nuove politiche. Le fragili strutture statali e la propaganda sovietica erano coalizzate contro il sogno kennediano di vedere l’affermarsi di forme di governo democratico laddove operavano regimi dittatoriali e dispostici. Era in anticipo sui tempi. Ma certo, se Dulles, da Direttore della CIA, fosse stato più plastico, forse la stessa involuzione marxista-leninista

di Castro non si sarebbe realizzata. La

radicalizzazione di certi interessi portò ad una escalation che solo Kennedy e il leader sovietico riuscirono a far rientrare.

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Tante luci e anche qualche ombra. Ma è mai esistita una perfezione da elogiare? Si è parlato molto dei suoi rapporti con la mafia. Nessun nega ciò. Forse della mafia pure si servì. Ma forse certe vicende erano esacerbate da qualche “federale” troppo zelante e troppo fantasioso. Una cosa è però certa. Egli non fu mai succube di Cosa Nostra che Egli, anche avvalendosi del fratello Bobby, si decise di contrastare con una certa risolutezza. Non intralciò mai indagini contro il crimine organizzato e le varie mafie, anzi … Fu accusato di una certa lentezza nel portare avanti le riforme interne, specie in relazione alla questione dei diritti civili degli afroamericani. Ma nel corso della sua Presidenza, per quanto direttamente dipendeva dalla Casa Bianca, fu fermo nel far rispettare la legalità. Non gli sono imputabili certo le resistenze che pure provenivano da certi settori “sudisti” del suo stesso partito, il Democratico, che negli Stati del Sud, poveri e agricoli, era ancora in mano ai segregazionisti. Kennedy doveva fare i conti anche con loro e molte accuse di inezia, almeno ad un osservatore esterno, sembrano davvero immeritate. Forse anche il potente presidente degli USA doveva tenere conto delle varie alchimie del Congresso. La sua fu una Presidenza breve ma intensa, tutta dominata dalle vicende internazionali. Si può dire che in quel settore fu davvero egregio. Per qual poco che ho letto mi sono fatto l’idea di un politico preparato (lo ammetterà anche il numero 1 del Cremino di allora), poco incline a farsi condizionare o influenzare (la linea adottata in occasione della Crisi di Cuba del ‘62 è tutta sua), abile nel capire le trasformazioni del suo tempo e a proporre le relative soluzioni. Un discorso a se stante meritano le “covert action” e le questioni delle Forze armate. Egli era stato un brillante ufficiale di Marina, pluridecorato, un vero e proprio eroe di guerra. Non ebbe difficoltà a comprendere le trasformazioni che si dovevano realizzare nel comparto della Difesa. Forse, anche grazie ai consigli del suo - 42 -


consulente militare, il gen. Maxwell Taylor, il dispositivo della difesa americana superò le rigidità della precedente Amministrazione. Sicuramente autorizzò diverse operazioni segrete della CIA, ma da nessun documento ufficiale, o ufficioso, traspare la volontà di procedere alla eliminazione fisica di avversari politici all’estero. Si trattava di sovvertire regimi sicuramente non democratici. Si viveva in un momento storico particolare, quello della cosiddetta “guerra fredda”, basata sull’equilibrio del terrore. Si trattava di seguire una equilibrata linea della fermezza contro le nuove forme di aggressione comunista. La fermezza portò sicuramente alla distensione e non all’inverno nucleare! È ormai assodato che la CIA esagerò, come risulta dagli atti della Commissione Church, voluta dal Presidente Ford. Ma questo è un problema della CIA, non della Presidenza che certo non poteva entrare in certi dettagli. Venne comunque fatta la necessaria pulizia.

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Un sintetico approfondimento sull’attentato subìto dal Presidente Kennedy in Dallas

Quella di John Kennedy fu una Presidenza breve finita tragicamente con l’epilogo dell’attentato in Dallas. Dal punto di vista legale e formale dobbiamo partire da un dato oggettivo. Le conclusioni cui pervennero le due inchieste effettuate, quella della Commissione Warren, voluta da Lyndon Johnson e quella successiva dell’United States House Select Committee on Assassinations (HSCA), voluta dal Presidente Gerald Ford, quando egli successe a Richard Nixon, furono simili, anche se non perfettamente identiche. In buona sostanza Oswald uccise Kennedy (per, a suo giudizio, compiere un gesto importante e “rivoluzionario”). Successivamente egli venne ucciso da Ruby che intendeva vendicare Kennedy sull’onda dell’irrazionale emozione che ne era scaturita. L’HSCA ammise comunque la possibilità che più persone avessero partecipato al delitto. Incertezza vi è tutt’ora sul numero complessivo dei colpi sparati dall’indirizzo del Presidente e del corteo presidenziale. È bene ricordare che a tutt’oggi vi sono ancora documenti coperti dal segreto. Gli ultimi documenti ancora segreti verranno pubblicati al più tardi nell’ottobre del 2017. Ci si è chiesti se Oswald fosse in grado di fare quel gesto. Dal punto di vista soggettivo la risposta è affermativa. Risulta infatti che nei Marines aveva la qualifica di tiratore sceltissimo, poi declassato a tiratore scelto, forse a causa anche dei suoi problemi disciplinari e comportamentali: riusciva a colpire 48 bersagli su 50, in movimento e ad una distanza doppia di quella tra il deposito e la limousine di Kennedy.

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Secondo la moglie si esercitava spesso a tirare e a caricare e ricaricare il Carcano in pochi secondi, e la sua passione per le armi non gli venne mai meno.” Profili di problematicità sono sorti in relazione al fucile utilizzato. È doveroso segnalare che i periti balistici si sono divisi nettamente. Nel senso della fattibilità si sono espressi gli esperti balistici americani. Due istruttori al tiro del Corpo dei Marines che hanno provato l’arma di Oswald, il maggiore Eugene D. Anderson e il sergente maggiore James A. Zahm, hanno dichiarato alla Commissione Warren che con quel fucile, dotato di telescopio, i colpi sparati a Dallas non erano particolarmente difficili. Analoghe opinioni, dopo un test in poligono, hanno espresso i periti balistici, Robert A. Frazier dell’FBI e Ronald Simmons del Laboratorio di Ricerche per le Armi di Fanteria dell’Esercito americano. Non mancherebbero però i punti deboli. In particolare, l’ottica di precisione era montata sul fucile in modo artigianale e non fu calibrata in poligono di tiro. Infine con quell’ottica montata ricaricare il fucile, tenendolo appoggiato alla guancia, mirare e sparare due colpi in due secondi non sarebbe possibile. Un ulteriore dato sembra confermare la tesi della fattibilità. Tre maestri tiratori dell’Associazione Nazionale Tiro degli U.S.A. hanno sparato ciascuno due serie di tre colpi su bersagli fissi posti a 53, 73 e 81 metri. Tranne in due casi, tutti sono stati in grado di esplodere i tre colpi, raggiungendo almeno due volte le sagome in sette secondi al massimo. In conclusione se è ragionevole ritenere che l’attentatore poi assassinato possa aver effettivamente aver sparato è stato aperto lo spiraglio della possibile presenza di altri tiratori. Tale ipotesi sarebbe ancor più verosimile se si potesse avere la sicurezza che i colpi furono più di tre. Tale ipotesi non è inverosimile. Non mancano comunque ulteriori elementi equivoci. Uno di essi sarebbe rappresenato dall’impossibilità per Oswald di essere al 6º piano alle ore 12:30 essendo stato visto

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dal poliziotto Baker al 2º piano alle ore 12:32. Ma è possibile che il suo orologio (quello dell’agente Baker, ovviamente) segnasse qualche minuto di differenza. È possibile che si trattasse di un complotto con mandanti istituzionali? Dai dati raccolti sembrerebbe proprio di no. Non mancarono le polemiche legate anche ai dissapori tra il Presidente e il Direttore del FBI, Hoover. Questi, peraltro post mortem, fu censurato. Giova infatti ricordare, come già detto nel testo, che l’House of Representatives Select Committee on Assassinations (HSCA), ossia “Commissione scelta della Camera dei Deputati sui casi di assassinio”, istituito dal Congresso nel 1976 per investigare sulle circostanze della morte del Presidente John Fitzgerald Kennedy e su quello del Dott. Martin Luther King nel 1979, ebbe ad evidenziare che Hoover «... non aveva indagato adeguatamente sulla possibile cospirazione tesa all’uccisione del presidente». In particolare, secondo la ricostruzione dei fatti risulta che il Direttore Hoover “fu restio nel comunicare le informazioni in suo possesso agli altri organismi e dipartimenti». Certo è che l’FBI non risultò in alcun modo responsabile della mancata adeguata protezione della persona del Presidente, che competeva ad una altra agenzia federale, il United States Secret Service. Relativamente alla dislocazione degli agenti della scorta è stato anche eccepito che essi non erano collocati in modo razionale. Una loro collocazione più razionale avrebbe coperto la visuale sul Presidente e avrebbe reso più difficile colpirlo direttamente. A parte ciò non si può parlare di un coinvolgimento doloso di agenzie federali. Vi furono anche depistaggi. Risulta che il mafioso James Files si autoaccusò del delitto, inventando una cospirazione cui avrebbero partecipato pure Charles Nicoletti, John Roselli, Jack Ruby e lo stesso Oswald. Files affermò di essere stato l’esecutore materiale del delitto con la complicità del Nicoletti. Ma l’FBI invalidò

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subito la testimonianza evidenziando, grazie ai tabulati telefonici che il Files il 22 novembre 1963 si trovava in Chicago. Secondo altri il complotto sarebbe stato organizzato da sicari al servizio di Giancana (Roselli e Salvatore Bonanno) come ritorsione contro le politiche antimafia di Robert Kennedy, il Ministro della giustizia. Tra l’altro, il nome del Roselli ricompare anche in questo filone. È possibile che la mafia organizzi un depistaggio, facendo in modo che l’FBI lo smascheri, per allontanare da se i sospetti. D’altronde l’House of Representatives Select Committee on Assassinations (HSCA) ha ammesso che Oswald possa non aver agito da solo. Ma sono tenui pure le ricostruzioni di questo Committee. In effetti, l’HSCA, basandosi su prove acustiche, arrivò alla conclusione che Oswald uccise Kennedy nell’ambito di un complotto. Non sarebbe stato il solo attentatore! Secondo la ricostruzione dell’HSCA Oswald sparò il primo, il secondo e il quarto colpo, mentre l’altro attentatore avrebbe sparato il terzo colpo. Tale colpo, secondo la ricostruzione fatta, mancò il bersaglio, poiché sarebbe stato sparato “da una postazione vicina all’angolo dello steccato che era sulla destra del Presidente Kennedy”. Queste conclusioni sono state molto criticate. Il loro limite grave è costituito dal fatto che tutta questa ricostruzione si basa sostanzialmente sulla presunta “prova acustica”, sulla cui fondatezza probatoria sono state sollevate obiezioni. In questo caso un colpo potrebbe essere in realtà l’eco di un colpo. È poi noto che altre presunte piste coinvolgono J. Edgar Hoover e l’FBI, Fidel Castro, il KGB, la CIA, gli anticastristi, i petrolieri, la lobby delle armi. Si tratta di piste che si basano, più o meno fondatamente, sul principio del “cui prodest”. Una ipotesi esterna, al pari di ogni tesi cospirativa domestica, fu esclusa già dalla

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Commissione Warren, ma quando si indaga si dovrebbe essere più aperti ad ogni ipotesi investigativa. Fatta salva, l’impossibilità di definire profili di dolo, e salvo quanto scriverà successivamente il Committee in relazione alla posizione del Dott. Hoover, Direttore pro tempore del FBI, riferendosi a certe sue presunte negligenze, peraltro puramente omissive e meramente colpose, certamente sono facilmente individuali condotte omissive colpose in capo a United States Secret Service, ovvero all’agenzia federale che in allora era responsabile della sicurezza personale del Presidente. Tali “negligenze” furono (indico quelle più rilevanti) ben precisate dalla Commissione Warren, nei termini seguenti: -

la mancata ispezione di tutti gli stabili, finestre e tetti che circondavano il percorso del corteo e il posizionamento degli agenti di polizia in base ai risultati;

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l’inadeguatezza dei controlli nel passato di tutti coloro che potevano entrare in contatto con Kennedy e di chi poteva essere una minaccia per il presidente, in particolare su Oswald, il cui rapporto dell’FBI avrebbe dovuto allertare i Servizi Segreti dei possibili rischi;

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la semplicistica assunzione che le misure di sicurezza approntate nel 1936 per la visita a Dallas di Roosevelt potessero essere usate come modello per la visita di Kennedy;

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l’utilizzo di un numero insufficiente di persone per pianificare e garantire lo svolgimento sicuro del corteo;

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il mancato utilizzo di un’auto con tettuccio a prova di proiettile.”

Il testo integrale dei documenti pubblici della Commissione Warren è consultabile on line al seguente indirizzo: http://www.archives.gov/research/jfk/warrencommission-report/index.html - 48 -


I documenti pubblici dell’HSCA sono reperibili al seguente indirizzo: http://www.history-atters.com/archive/contents/hsca/contents_hsca_report.htm Nell’elaborare questa breve ricostruzione dell’evento mi sono avvalso della voci “Commissione Warren” e “Assassinio di John F. Kennedy” di Wikipedia, alle quali, per ogni approfondimento, si rimanda.

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Una tesi cospirazionista rilevatasi “debole”

In effetti le indagini per la morte del Presidente Kennedy portarono anche ad un processo che si concluse però in un flop giudiziario. Ne voglio riferire a latere perché la figura del Procuratore che imbastì la fase dibattimentale non è marginale. Bisogna partire da un nome e da un cognome. Mi riferisco a Clay Laverne Shaw. Egli nacque nel 1913 e morì a New Orleans nel 1974. Si trattava di un imprenditore statunitense che venne rinviato a giudizio con l’accusa particolarmente grave di cospirazione finalizzata all’omicidio del Presidente Kennedy. L’accusa era sostenuta dal Procuratore distrettuale di New Orleans Jim Garrison. L’accusa sosteneva che questi aveva preso parte ad una cospirazione orchestrata per assassinare Kennedy, insieme a frange di estrema destra di cui facevano parte anche David Ferrie e Guy Banister, oltre che ad elementi deviati della CIA. Il Procuratore Garrison, inoltre, riteneva che Clay Shaw fosse la vera identità dell’individuo cui, nel rapporto della Commissione Warren, ci si riferiva come Clay Bertrand. Garrison sosteneva che Clay Shaw usasse tale pseudonimo negli ambienti omosessuali di New Orleans. Nel corso della fase dibattimentale il Procuratore Garrison chiamò l’assicuratore Perry Russo che testimoniò di aver partecipato ad un party a casa dell’attivista anticastrista David Ferrie, cui parteciparono, tra gli altri, anche Lee Harvey Oswald e Clay Bertrand che Russo, in aula, riconobbe nell’imputato Clay Shaw. Russo fu preciso. In quell’occasione – egli disse - i partecipanti al party discussero dell’idea di assassinare Kennedy.” - 50 -


Tale asserzione non era però stata fatta nel corso della fase istruttoria. Dagli atti istruttori risultava che il teste dell’accusa non aveva fatto alcun riferimento al party, e veniva inoltre riportato che Russo aveva incontrato Bertrand/Shaw in due occasioni, e nessuna delle due ebbe luogo ad un party. L’altro testimone dell’accusa risultò particolarmente disturbato dal punto di vista psichico. Costui, Charles Spiesel, dovette ammettere di aver intentato causa nel 1964 contro uno psichiatra e la città di New York, poiché sostenne di essere stato ipnotizzato dalla polizia e da altri personaggi non meglio identificati. Risultò che “prendeva regolarmente le impronte digitali ai suoi figli” Qualunque Giuria lo avrebbe dichiarato teste inattendibile. Il processo durò dal 21 gennaio al 1º marzo 1969 e, dopo una camera di consiglio che durò meno di un’ora, la Giuria popolare, alla unanimità, assolse l’imputato Shaw per non aver commesso il fatto. Le argomentazioni del procuratore Garrison non erano comunque frutto di mitomania o della smania di fare carriera pescando (si fa per dire …) nel torbido della vicenda Kennedy. C’è un dettaglio che porta alla CIA. Negli anni successivi al processo, Garrison scrisse il libro JFK. Sulle tracce degli assassini.(On the Trail of the Assassins), in cui sostenne che Clay Shaw era in realtà un agente della CIA. Shaw negò la circostanza. Chiarezza sul punto si ebbe solo nel 1979 quando Richard Helms, già direttore della CIA, testimoniò sotto giuramento che Clay Shaw era stato per un periodo di tempo al servizio di una sezione della CIA.

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Sempre nel 1979 la United States House Select Committee on Assassinations dovette “attestare” di dover essere “incline a credere che Oswald si trovasse a Clinton, in Louisiana, tra l’agosto e il settembre del 1963“. Il Commette evidenziò di aver inequivocabilmente “stabilito una connessione di non specificata natura tra Ferrie, Shaw e Oswald meno di tre mesi prima dell’omicidio di Kennedy”. È quel “di non specificata natura” che renderebbe ardua una condanna! Credo ragionevole ritenere che, anche alla luce di queste connections, non assodate e note quando fu celebrato il processo, l’esito processuale non sarebbe stato diverso. Forse da una assoluzione con formula piena si sarebbe passati a una assoluzione con formula più dubitativa. La sostanza delle cose non sarebbe cambiata, difettando la presenza di una prova certa e inconfutabile Ma certo il Procuratore distrettuale di New Orleans non era un mitomane o uno sprovveduto! La connection c’era!

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Le mie riflessioni sull’epilogo di Dallas

Mi ha certamente colpito il gran chiasso che è stato fatto sulla vicenda, caratterizzata da depistaggi e omissioni frutto di una negligenza e di un pressapochismo davvero gravi. Oswald fu certamente dato in pasto all’opinione pubblica. Per molto tempo fu l’unico e il solo attentatore. Poi qualche apertura, ma con prove non inconfutabili. Non vere prove, quindi … Si è parlato anche di un guanto di paraffina falsificato. Con ogni probabilità Oswald fu l’attentatore, o meglio un attentatore. Forse pure altri hanno sparato. Ci fu un depistaggio della mafia. Un mafioso si accusò, con ogni probabilità sapendo di essere scoperto come teste falso, cosa che avvenne. Forse l’intento era di depistare. Un mafioso ha mentito, quindi la mafia non c’entra … Questo forse era il teorema elaborato. E così l’FBI si sarebbe disinteressata alla mafia, almeno in relazione all’omicidio di JFK.. Lo stesso Oswald sarebbe stato utilizzato per depistare. Un comunista filo castrista. Quindi ... Certo è che la commistione tra servizi segreti, FBI, mafia, le interazioni opache tra elementi di esse, è stata, con ogni probabilità, il terreno su cui si è potuto sviluppare questo disegno criminoso. Non voglio minimamente attaccare le varie istituzioni coinvolte, e in particolare l’FBI, ma devo osservare che qualche singolo può aver almeno omesso di indagare e vigilare. Mi sono fatto anche un’altra idea, ovvero che la CIA come istituzione non abbia mai pensato di uccidere Castro, ma certo l’avviare iniziative quali l’Operazione Mangusta aveva dei rischi di coinvolgimento in eventi al di sopra del prevedibile e dell’ipotizzato.

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Mi sono posto una domanda. Cosa avrei fatto, fossi stato nei panni di Dulles prima e di McCone poi, e mi fosse stata impartita l’istruzione presidenziale (anche se dubito che avrei mai ricevuto una direttiva del genere ...) di assassinare Castro. Mai avrei diffuso in una community di mafiosi, gangster, spioni doppiogiochisti vari, agenti federali in cerca di fama e di promozioni facili, tale ipotesi. Credo ragionevole che se si ipotizza una linea del genere l’esecuzione deve essere rapida, non rinviabile, non frutto di molteplici infruttiferi tentativi. La mia sarà sicuramente teoria, ma nei panni di McCone, avessi dovuto eseguire un ordine del genere, che ha anche un fondamento politologico dato che nelle dittature il problema della successione al dittatore è uno dei più nevralgici, avrei sicuramente studiato un piano preciso circoscrivendo al massimo il numero degli attori coinvolti, con l’avvertenza di trovarne uno non riconducibile, neppure nell’immaginario collettivo, all’Agenzia. È per questo che reputo irrealistico un coinvolgimento istituzionale della CIA, o, ovviamente del Bureau o di altre agenzie federali. Che poi all’interno di essa qualcuno possa aver stonato e introdotto qualche pericolosa variante sul tema è sempre possibile. Certo è che in molti furono negligenti e sottovalutano il pericolo! Si è poco dibattuto circa un ipotetico coinvolgimento dei russi e del KGB, il loro servizio segreto. L’establishment americano, come noto, a tutti i livelli, a partire dallo stesso presidente Johnson, lo ha sempre escluso. Data la personalità di certi dirigenti sovietici io non sarei così categorico. È poi noto che compete al FBI l’attività di controspionaggio domestico. Al riguardo il Direttore Hoover, sicuramente anticomunista, fu solerte nel contrastare le spie sovietiche negli USA. Ma forse qualcuna gli può pure essere sfuggita. Di “The Director” non mi sono fatto una impressione negativa, anche se certi eccessi, più imputabili ai singoli che a lui, sono sempre condannabili. Temeva i “comunisti interni” – chiamiamoli così - ma forse non aveva l’esatta percezione di - 54 -


certi pericoli. Egli operava nel contesto della guerra fredda e non era certo un progressista, ma, come risulta dalla ricerca che ho condotto, ebbe meriti inestimabili.

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ALLEGATO (Articolo pubblicato su 6diSabadia di dicembre 2013) L’attualità di un Presidente di Patrizio Gravano Cinquanta anni fa in una ancora assolata giornata di novembre (era il 23 novembre 1963) nella città texana di Dallas si compiva una immane tragedia nazionale: l’omicidio del Presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy. Non voglio unirmi al coro di quanti ricordano con commozione (anche se ciò in effetti è scontato) o lo rimpiangono acriticamente o, ancora, di quanti (e non sono pochi) hanno elaborato la loro teoria del complotto in relazione a questa tristissima vicenda della vita nazionale americana, accusando di volta in volta i servizi segreti(la CIA in primis), la mafia, la polizia federale (FBI), ma anche (forse è l’ipotesi più verosimile) russi e cubani, da poco “scottati” dalla vicenda del blocco di Cuba. Non ho neppure l’intenzione di condurre una riflessione storiografica rigorosa della sua Presidenza (Egli, peraltro, non riuscì a condurre a termine neppure il suo primo mandato presidenziale) e questo per evidenti ragioni soggettive (non sono uno storico) e oggettive (prime fra tutte l’esiguità dello spazio a disposizione). Vorrei, in ogni caso, fare qualche riflessione sul significato e sulla attualità della sua Presidenza. Reputo doveroso, in particolare, e come prima riflessione, ricordare il suo determinato (e determinante) impegno nell’impostazione di una politica volta a riaffermare il prestigio internazionale del suo Paese nel campo spaziale. Quelle in allora assunte furono scelte che, come è ben noto, ebbero anche conseguenti importanti ricadute nel campo scientifico e tecnologico, certamente utili alla vita quotidiana di tutti noi. Gli Stati Uniti, che avevano inaugurato l’era atomica, in - 56 -


effetti, si trovano in evidente difficoltà e subalternità rispetto alla ricerca aerospaziale dell’Urss, che riuscì in tempi brevi a lanciare satelliti artificiali collocandoli in orbita e a portare, di lì a poco, il primo uomo nello spazio. Il Presidente Kennedy ebbe il merito di comprendere le potenzialità strategiche della competizione spaziale e già alla fine degli Anni Sessanta, con le missioni Apollo, gli USA poterono riaffermare la loro intrinseca superiorità in tale importantissimo settore (e non solo, come già ho avuto modo di ricordare, per ragioni meramente propagandistiche). L’URSS subì il duro colpo ed è ragionevole ritenere che senza tali scelte difficilmente gli USA nei decenni a seguire avrebbero potuto contribuire in modo determinante a rendere possibile (con la famosa “Iniziativa di difesa strategica” dell’Amministrazione Reagan, caldamente voluta dal Segretario alla Difesa, Caspar Weinberger) il collasso del sistema sovietico, del tutto incapace di autoriformarsi e di colmare il gap tecnologico (non sono nel campo strettamente militare) con gli USA. Al di là di queste riflessioni strategiche vale la pena di ribadire con forza che la ricerca aerospaziale e il potenziamento dell’Agenzia federale competente (la NASA) ebbero rilevantissime ricadute nella vita quotidiana di ognuno di noi. Voglio ora fare una seconda importante considerazione. È, infatti, certamente ascrivibile alla Presidenza di John F. Kennedy un nuovo modo di intendere le relazioni internazionali. Egli aveva ben chiaro che il rafforzamento della democrazia sarebbe stato un utile strumento di lotta contro il totalitarismo comunista, che, in allora, costituiva una minaccia terribile. A tutti è ben nota la sua famosa frase in occasione di un suo viaggio a Berlino ovest, circondata da un muro che impediva ogni passaggio tra le due Germanie. Il suo “Siamo tutti berlinesi” ebbe una eco mediatica inverosimile. Un duro colpo per l’establishment sovietico, che da poco si era sbarazzato dell’ingombrante Stalin (morto forse anche per un ritardo nei soccorsi, o peggio ...), ma che di lì a poco - 57 -


avrebbe conosciuto l’ottuso decadente immobilismo di Breznev (e della coorte dei leader del Patto di Varsavia). Ma quella di Kennedy non era solo una “predica formale”. Egli, infatti, intese impostare su nuove basi le relazioni con paesi tradizionalmente instabili, quali quelli latino-americani, comprendendo a fondo il significato e la rilevanza binomio democrazia e progresso economico. In effetti, i tempi erano quelli che erano e le resistenze anche negli USA erano forti. Il mondo era infatti “costretto” negli schemi del bipolarismo e delle sue crisi locali. Non si poteva fare di più. Ma certo le idee di Kennedy (forse in anticipo sui tempi) oggi trovano concreta applicazione, anche nel Sud America. Non casualmente la stessa Margaret Thatcher, grande e illuminato leader conservatore, mio idolo negli anni della gioventù (lo ammetto!) qualche decennio dopo, non esitò a combattere militarmente la Giunta argentina (che inconseguenza di ciò minò le proprie basi, dissolvendosi in poco tempo) che, velleitariamente, aveva deciso di invadere le Isole Falkands e giocò un ruolo non marginale in relazione all’evoluzione democratica del Cile, che aveva conosciuto gli anni terribili della dittatura militare, pressando il Generale Pinochet affinché non ostacolasse la transizione democratica nel suo Paese. Credo che queste sole riflessioni possano far comprendere l’attualità di un Presidente che forse ebbe l’unico torto di essere in anticipo sui tempi. Ma due sue scelte strategiche, che forse i suoi stessi collaboratori, consideravano avventate o comunque non fattive, risulteranno cruciali per definire gli assetti futuri! Non sono invero mancate critiche ai suoi tre anni alla Casa Bianca. Gli fu anche rimproverato poco interesse per la condizione dei negri d’America. Ma certo una valutazione equilibrata forse dovrebbe tenere conto che un giudizio articolato sarebbe possibile solo dopo il secondo mandato, che Egli si apprestava a chiedere e che, con ogni probabilità, avrebbe ottenuto se non si fosse realizzato un epilogo così drammatico in Dallas.

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pubblicazione a cura di Pascal McLee

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