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Generazionesilver
from Luglio Agosto 2021
by pay50epiu
In Europa, nel 2070, gli over 65 saranno il 51,2% del totale. Parliamo di persone attive che cercano soluzioni dedicate e su misura, gente che non si accontenta di essere relegata ad un ruolo marginale. Ma quali sono le caratteristiche di coloro che appartengono a questa generazione? Chi sono i silver? Siamo forse alle prese con una nuova fase dell’invecchiamento?
GIOVANI? ANZIANI? NO, SILVER
di Giada Valdannini
+«I SILVER SONO MOLTO APPETIBILI SUL MERCATO SIA COME CLIENTI SIA COME TESTIMONIAL, INFLUENCER, ADVISOR E COSÌ VIA. SILVER È ANCHE UN LAVORO» IINVECCHIARE NON È MAI STATO COSÌ SEMPLICE. SCIENZA, TECNOLOGIA, AUMENTATO BENESSERE: tutto concorre a consentirci una vita più lunga e in salute. Ecco perché, ormai da qualche tempo, si parla sempre più di invecchiamento attivo e di un fenomeno - tutto da indagare - che prende il nome di Silverization. Ne abbiamo parlato con Gian Paolo Lazzer, responsabile dell’Osservatorio Future Business Model Strategy Innovation, Spin-Off dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, che di recente ha analizzato il fenomeno. In Europa, nel 2070, gli over 65 saranno il 51,2% del totale. Stiamo parlando di persone attive e che cercano soluzioni dedicate e su misura. Non si acconten-
tano perché non accettano di essere relegate ad un ruolo marginale. Un mercato che, solo in Italia, vale 620 miliardi, con un trend di crescita su scala mondiale di 7.000 miliardi l’anno. Ci aiuta a capire esattamente quale cambiamento sia in atto? I numeri sono impressionanti, possono essere letti in maniera opposta: da un lato in modo negativo perché la popolazione sta invecchiando, dall’altro come un’opportunità per vivere di più. Ma i numeri, come spesso accade, non ci parlano che della superficie delle cose e non dell’origine dei cambiamenti strutturali e su come questi hanno preso forma. Infatti, serve una chiave interpretativa diversa, più qualitativa. Se ci limitiamo al “quanto”, possiamo dire senza ombra di dubbio che è possibile vivere di più grazie al contributo della scienza medica, della tecnologia o, più in generale, grazie a stili di lavoro meno usuranti dal punto di vista fisico. Ma la cosa che ci deve interessare, e i silver lo stanno facendo, è vivere “meglio”. È questa la parte più importante della questione, non solo la quantità, siamo di fronte ad un cambiamento epocale perché è nata una nuova forma sociale, una nuova generazione che sta a metà tra la maturità e l’anzianità. Non è vero che rimaniamo giovani più a lungo, non è vero che invecchiamo dopo. Non siamo di fronte ad un fenomeno misurabile solo con i numeri. In realtà, si è aggiunta una nuova fascia di popolazione, un ramo nuovo all’albero della vita. Prima i silver non c’erano. I numeri ci dicono che qualcosa è cresciuto e, invece, qualcosa è nato quasi all’improvviso. I silver, questa è la cosa più interessante, non hanno esempi da seguire, sono dei pionieri. Chi vive questo momento è l’artefice di una nuova forma sociale. Come tutte le cose nuove è un momento conflittuale perché i silver non hanno un’identità chiara ma la stanno definendo. Proviamo a definire i silver. Quelli che possiamo definire silver, ma qualsiasi etichetta è ben accetta, sono una novità, mettono in atto comportamenti nuovi, comprano prodotti che prima non c’erano, per assurdo come dicevo - non hanno un passato e quindi il mercato si è dovuto inventare prodotti e servizi nuovi. La questione economica è centrale. Possono accedere a questa nuova fase della vita se e solo se hanno »
entrate solide, parametrate ovviamente al Paese di appartenenza. Definire i silver in termini economici presuppone una capacità reddituale medio-alta. A differenza di altre generazioni, dove la “potenza” può stare nella forma fisica, nella capacità di apprendimento o altro ancora, i silver (quindi non tutti quelli che sono solamente in età per esserlo) possono permettersi dei servizi legati all’intrattenimento, alla cura della persona perché hanno un reddito che glielo consente. La cosa interessante che li contraddistingue non è solamente un reddito dovuto al risparmio o ad una rendita di fine carriera. I silver sono molto appetibili sul mercato sia come clienti ma anche come testimonial, influencer, advisor e così via. Silver è anche un lavoro. Quali generi di opportunità nascono, per tutti i settori merceologici e di servizi, dal fatto che i senior sono sempre più numerosi e sempre più disposti a spendere? La Silver Economy è un mercato fertile per chi vuole innovare. Non c’è storico, non ci sono falsi miti a cui ispirarsi. Direi che le aziende dovrebbero, qualsiasi prodotto o servizio offrano, provare a pensarlo in un ottica silver: i silver sono genitori, nonni, single, sportivi, appassionati; sono turisti e lettori, risparmiatori e investitori, i silver acquistano per altri, regalano. È difficile trovare un settore che non possa essergli vicino.
Gli over 65
- i silver non sono persone anziane, definizione che oggi calzerebbe più agli ultraottantenni. Una generazione, questa, in transizione.
La Silver
Economy si basa sui consumi degli over 65. Se fosse uno Stato sovrano, sarebbe la terza potenza economica mondiale, dopo Usa e Cina.
I consumi
degli over 60
sono maggiori degli under 30 in spese per alimentazione, casa e salute. Rispetto a 10 anni fa spendono di più per internet. Secondo il The Future of Aging, il nuovo rapporto di Havas che ha interpellato 12mila persone in 28 Paesi, i silver hanno richieste contraddittorie: il 56% del campione intervistato pensa che le marche si concentrino troppo sui giovani, emarginandoli. Ma il 72% vuole che smettano di fare stereotipi in base all’età. Cosa ne pensa e in che direzione va il gusto dei senior? È in formazione, qualsiasi proposta allo stato attuale rischia di cadere da una parte o dall’altra. Come dicevo, l’unica via possibile è la ricerca e aspettare che l’identità si assesti e si “normalizzi”. Un po’ come la percezione dei tatuaggi. A tal proposito, i silver si tatuano. Stando sempre all’indagine The Future of Aging,per la metà degli intervistati la crisi (anche quella pandemica) ha acuito l’antagonismo tra anziani e giovani, anche se 8 su 10 pensano che le generazioni potrebbero imparare molto dal confronto reciproco. Qual è il suo giudizio? E una convergenza è possibile? Una convergenza deve essere possibile e il terreno è quello della sostenibilità. Mi piacerebbe una Greta Tunberg silver, anche lei dovrebbe preoccuparsi del proprio futuro. Anche i social provano a dialogare con le fasce più mature di pubblico. Sono sempre di più i cosiddetti “granfluencer” - anche detti “Instagrans” - ossia influencer over 60, peraltro molto seguiti da giovani e meno. Cosa possiamo aspettarci da silver e nuove tecnologie nel futuro? Sulle nuove tecnologie ci sarebbe molto su cui riflettere. L’effetto “aiutami a impostare il cellulare” è pressoché finito, i silver non sono nativi digitali ma ben socializzati alla questione. Il fatto, forse, più che l’hardware riguarda il software, intendo su come ci si muove all’interno dei social per esempio. Sui rischi che si corrono e così via…
LA CITTÀ DI SAN PAOLO È UNA METROPOLI DI 12 MILIONI DI ABITANTI, ED È QUELLA CHE HA REGISTRATO PIÙ CASI PER MILIONE DI ABITANTI RISPETTO A TUTTO IL RESTO DEL PAESE
di romina Vinci
BRASILE: MEDICI IN PRIMA LINEA
L’effetto combinato del ritardo sulle vaccinazioni e della quasi totale assenza di misure di contenimento, salvo a livello locale, ha fatto sì che la situazione contagi da Covid-19 degenerasse in breve tempo in uno degli Stati più popolosi al mondo. Abbiamo chiesto di raccontarcela a chi ha vissuto in prima linea l’epidemia
Il BrasIle contInua ad essere uno deI PaesI PIù colPItI dalla PandemIa:nella prima settimana di giugno ha registrato 11.797 decessi, con una media giornaliera di 1.685 decessi. numeri che lo portano ad essere la seconda nazione con il maggior numero di decessi dovuti al covid-19, dopo gli stati uniti. ed ora si teme una terza ondata, a causa della maggiore flessibilità nelle recenti misure di restrizione da parte degli stati e dei comuni.
» UN ITALIANO IN CORSIA È arrivato in Brasile quando aveva appena un anno, eppure, se gli chiedi quali siano le sue origini, lui risponde senza esitare: «sono palombarese». nato nel 1948 a Palombara sabina, in provincia di roma, da una famiglia di medici, è approdato in questo lato dell’america latina con quella che è stata l’ultima immigrazione a richiesta del governo di Brasilia. suo papà era medico, suo zio un radiologo, sono venuti a portare delle competenze che, a quel tempo, faticavano a svilupparsi a livello autoctono. anche maurizio cerino non poteva che seguire le orme di famiglia. lui è specializzato in Ginecologia, combatte in prima fila la piaga della mortalità
materna post parto. e da più di un anno ormai, si interfaccia con la pandemia del coronavirus, che in questa porzione di mondo ha mostrato un volto più cruento che mai. secondo l’organizzazione mondiale della sanità, infatti, il Brasile è il terzo Paese con il maggior numero di infezioni da coronavirus, dopo stati uniti e India. Gli chiediamo qual è la situazione odierna. «Il popolo brasiliano non apprezza il valore della storia, è un popolo capace di buttare giù un palazzo o una statua solo perché collegato a personaggi incomodi. Il passato è passato, esso si concentra sul presente». un atteggiamento che si riflette anche nel modo di affrontare il coronavirus... «le persone sentono parlare in tv di percentuali molto basse (in relazione al numero degli abitanti), si convincono che il virus non sia poi un pericolo così grave, che il peggio sia passato. e così, malgrado ci troviamo ad attraversare una seconda ondata che ha numeri ben più alti della prima, la gente ha abbassato le difese. le persone si riversano in strada, i ristoranti sono pieni, così come le spiagge, ed ecco che il tasso dei contagi rimane elevato.
»LA SITUAZIONE san Paolo è una metropoli di 12 milioni di abitanti ed è quella che ha registrato più casi per milione di abitanti rispetto al resto del Paese. anche più morti. analizzare il numero dei ricoverati negli ospedali pubblici della città consente di avere un’idea di quello che sta succedendo in Brasile. ci aiuta a farlo il dottor daniel »
Habib, che lavora nel convenio Bradesco e, attraverso la telemedicina, è in grado di realizzare 40 consulti medici nell’arco di sei ore. così, tutti i giorni, da vari mesi. «Il 95% dei pazienti si rivolgono a noi per il covid o per patologie ad esso correlate afferma -. Il Paese è oggi alle prese con una seconda ondata che ha fatto registrare numeri molto più alti rispetto alla prima. nel maggio-giugno 2020, nel pieno dell’epidemia, a san Paolo ogni giorno venivano ospedalizzate 1.750 persone per covid. Poi la curva, piano piano, ha iniziato a scendere. a luglio contavamo 1.450 pazienti, ad agosto 1.150, e ha continuato ad abbassarsi fino a novembre, quando siamo arrivati a 700 ricoverati al giorno. È stato il dato più basso. Poi è arrivata la seconda ondata e i numeri sono aumentati di nuovo. «tra febbraio e marzo di quest’anno siamo arrivati a registrare 2.300 persone ricoverate al giorno, molto più rispetto al picco della prima ondata - prosegue Habib -. a differenza dell’europa, dove le curve sia nella prima che nella seconda ondata sono scese rapidamente, qui in Brasile i tempi sono molto più lunghi. l’anno scorso ci sono voluti cinque mesi per arrivare ad un terzo dei casi, e si sta ripetendo la stessa dinamica ora. ad aprile ne abbiamo registrati 1.950 e pian piano diminuiranno. ma ci vorrà tempo». ciò che preoccupa, in particolare, è il numero dei posti in terapia intensiva. lo spiega bene il dottor Habib: «Quando è iniziata la seconda ondata avevamo il 91% dei posti letto occupati. adesso siamo al 79%, ma è sempre un dato che ci pone in allarme: significa che non c’è spazio per curare chi ha infarti, incidenti stradali, altri tipi di malattie o emergenze».
IL TEST UN ESPERIMENTO SEGRETO NELLA CITTÀ DI SERRANA. IL VACCINO CINESE “CORONAVAC” È STATO SOMMINISTRATO A TUTTI GLI ABITANTI: IL NUMERO DEI MORTI È SCESO DEL 95% L’EPIDEMIA DEL 1975 Rio de Janeiro, Brasile: campagna di vaccinazione contro il Coronavirus.
Record di vaccini
Nel 1975, tra aprile e giugno, le autorità brasiliane riuscirono a vaccinare più di 80 milioni di persone minacciate da una terribile epidemia di meningite cerebrospinale. A San Paolo, dieci milioni di abitanti furono immunizzati in appena cinque giorni. È stato un record assoluto nella storia delle vaccinazioni.
Elezioni
Nel 2022, in Brasile, si terranno le elezioni presidenziali: manca ancora l’ufficialità, ma dovrebbe ricandidarsi l’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva. »LA VARIANTE non bisogna dimenticare che, tra il dicembre 2020 e i primi di gennaio 2021, in Brasile è emersa un’ulteriore variante del coronavirus, la P.1, meglio nota come variante brasiliana. È stata identificata per la prima volta in quattro viaggiatori durante uno screening di routine all’aeroporto di Haneda, fuori tokyo, in Giappone. È difficile dire se questa variante sia più aggressiva o se i casi gravi di covid-19 dipendano dall’impatto che la seconda ondata ha avuto su un sistema sanitario esausto e provato. Intanto l’11 aprile si è conclusa la vaccinazione di massa di tutta la popolazione adulta di serrana, una cittadina di circa 45mila abitanti dello stato di san Paolo, con l’eccezione delle donne incinte e delle persone che avevano avuto febbre nelle 72 ore precedenti all’iniezione. serrana è stata scelta dall’Istituto Butantan di san Paolo, che insieme al laboratorio cinese sinovac, ha sviluppato il vaccino coronaVac per uno studio inedito chiamato “Projeto s”. l’obiettivo è analizzare l’impatto e l’efficacia dei vaccini nella riduzione dei contagi e nel controllo della pandemia. secondo gli esperti, quello che succederà a serrana sarà una prova del fuoco per conoscere l’efficacia del vaccino contro la variante brasiliana P1.
»LA CAMPAGNA
VACCINALE Intanto nel Paese la campagna vaccinale prosegue, seppur a rilento. «nella città di san Pao-
San Paolo del Brasile: cittadini in piazza per chiedere una migliore assistenza sanitaria.
lo abbiamo già raggiunto un milione e mezzo di persone con le due dosi. È circa il 12% della popolazione. se consideriamo che a vaccinarsi saranno solo le persone over 18, ovvero più o meno 6 milioni, possiamo dire che un quarto della popolazione è vaccinata - spiega il dottor Habib -. abbiamo già somministrato più di 35 milioni di dosi di vaccino, è un buon numero, il problema però è che il nostro Paese è enorme».
» LOCKDOWN BLANDO In un paese enorme e densamente popolato come il Brasile, anche misure estreme come il lockdown non riescono a raggiungere un grado di efficacia tale come accade in europa o negli usa, ad esempio. «In Brasile c’è una disputa politica tra il presidente Bolsonaro e i governatori locali, perché questi ultimi vorrebbero misure restrittive, mentre il presidente è il primo a schierarsi apertamente contro il lockdown. lui vuole che si riapra tutto, per non far morire la gente di fame», spiega Habib. Inoltre, il tribunale superiore di Giustizia ha determinato che in materia di sicurezza sanitaria sono i governo locali a prendere le decisioni, non il governo federale. «ma questo cambia ben poco - continua Habib - perché quando un sindaco ti dice che non devi uscire di casa, ma poi vedi in tv il presidente che ti invita a farlo, il cittadino è confuso. la gente ascolta il presidente, perché il presidente è una figura importante. e Bolsonaro sin dall’inizio si è reso protagonista di gesti per dimostrare che il covid non è troppo pericoloso». lo scorso 9 aprile, mentre il numero di contagi e di vittime registravano un aumento in tutto il Paese, la corte suprema ha ordinato al senato di istituire una commissione d’inchiesta sulla gestione della crisi sanitaria da parte del governo di Jair Bolsonaro. resta però il problema reale: la povertà. lo sottolinea bene il dottor maurizio cerino: «le persone non possono permettersi di stare a casa per limitare i contagi. l’aiuto che arriva dallo stato è minimo, non sono neppure 30 dollari al mese, e con questa cifra non puoi vivere, non riesci neppure a comprare da mangiare». e poi c’è il grande nodo legato ai trasporti. «a san Paolo si stima che, ogni giorno, circolino dentro la metro tra i 4 e i 5 milioni di persone. soprattutto nelle ore di punta le stazioni sono affollate, non c’è distanziamento, ed ecco che il contagio continua. adesso hanno iniziato a vaccinare anche il personale che lavora nei trasporti pubblici, ma per vedere gli effettivi risultati di questa manovra ci vorranno mesi», afferma il medico di origini italiane. una delle grandi piaghe del Brasile è legata alla disoccupazione il cui tasso, tra i giovani, raggiunge il 50%. anche qui cerino punta il dito contro la politica, rea di non aver pensato al bene del Paese: «alcuni imprenditori, industriali brasiliani a inizio epidemia si sono offerti di produrre i respiratori e i caschi ventilatori, ma il Governo ha preferito importarli dalla cina. se avesse dato fiducia a queste persone avremmo mantenuto il lavoro e la maggior parte delle aziende non sarebbero state costrette a chiudere».
»MENO DISUGUAGLIANZE difficile parlare di distanziamento sociale, di isolamento, quando si vive in contesti precari come quelli delle favelas. a san Paolo ce ne sono due particolarmente grandi, Heliópolis, e Paraisópolis. In quest’ultima vivono oltre 400mila persone. a livello di numeri possono essere considerate delle vere e proprie città. «dal punto di vista medico - racconta il dottor cerino - posso dire che la pandemia ci ha aiutato per quanto riguarda le disuguaglianze, perché le persone hanno iniziato ad essere più sensibili anche alla sorte degli altri. c’è stato, ad esempio, un forte aumento degli aiuti alle ong che lavorano nelle favelas. Inoltre, l’ospedale albert einstein ha creato un vero e proprio presidio ospedaliero all’interno di Paraisópolis, un’unità all’avanguardia, con attrezzature e personale specializzato; questo ha consentito di avere uno screening aggiornato e costantemente monitorato del luogo». Il dottor cerino evidenzia anche l’emergere di interessanti risultati: «abbiamo notato che nelle favelas si è registrato un indice di mortalità più basso rispetto ad altri luoghi. È entrata in atto una sorta di immunizzazione di massa, incredibile se si pensa alle precarie condizioni in cui vivono la maggior parte delle persone di questo tipo di agglomerati. la comunità scientifica sta tuttora studiando il caso per trovare delle risposte».
»UNA VIA D’USCITA ma cosa riserveranno i prossimi mesi ad un paese come il Brasile? Basterà la campagna di vaccinazione a invertire la rotta e a permettere di tirare un sospiro di sollievo? «Qualcosa sta cambiando - afferma cerino - , la strada principale rimane quella di accelerare con la campagna di vaccinazione, ma non dimenti- »
chiamo che anche la prevenzione gioca un ruolo cruciale. e qui sono i proprietari delle industrie, delle aziende, delle catene commerciali a fare la differenza. Perché hanno dei medici di riferimento e iniziano a fare un’opera di prevenzione, a proprio costo, sui dipendenti, colmando così anche le mancanze dello stato». secondo il dottor Habib, ci vorrà almeno un anno prima di potersi considerare totalmente fuori. «la vaccinazione di tutti gli over 18 richiederà ancora vari mesi. In maniera ottimista possiamo dire ottobre, in maniera reale credo che ciò avverrà non prima della fine dell’anno. Poi, a gennaio 2022, anche i giovani inizieranno a vaccinarsi. Grazie a questo e alla maggiore disponibilità di vaccini, le sorti del Paese potranno cambiare. ma arriveremo a stare bene soltanto tra giugno e luglio 2022. Fino a quel momento continueremo a registrare casi e a guardare con un pizzico di invidia la vita che è ripresa normalmente negli stati uniti e in altre parti del mondo».
Paura, isolamento, nostalgia… La pandemia e le sue conseguenze nelle parole di due italiani che vivono e lavorano in Brasile da oltre mezzo secolo
LE VOCI DELLA LOCALE COMUNITÀ DI 50&PIÙ
di romina Vinci
«Vengo in ufficio ogni giorno. non c’è nessuno per strada, è desolante vedere la città così». a parlare è l’avvocato antonio laspro, coordinatore 50&Piùenasco Brasile. la sede del patronato si trova presso l’edificio Italia, un grattacielo nel centro cittadino di san Paolo che rappresenta un pilastro del tricolore all’estero. nell’ultimo anno, però, anche questo luogo ha smesso di essere un centro pulsante: «la maggior parte degli uffici sono chiusi, non c’è mai stato tutto questo silenzio nel grattacielo», spiega l’avvocato laspro. l’attività del patronato non si è mai fermata, hanno continuato a garantire assistenza alle persone durante tutto l’arco della pandemia. «Per alcuni mesi non sono venuto in ufficio, ma gli altri collaboratori sì, sono stati sempre presenti. adesso, pian piano, sono ripartiti gli appuntamenti e le persone stanno tornando a venire in ufficio». antonio laspro prova ad analizzare l’anno appena trascorso: «non ci aspettavamo che la situazione arrivasse a questo punto. seguivamo con apprensione quello che succedeva in lombardia. avevamo paura, sapevamo che sarebbe arrivata anche qui, considerando i contatti e il flusso di persone che si sposta tra Italia e Brasile, ma non a questi livelli. È stato un brutto colpo». li ricorda bene, lui, quegli infiniti mesi di isolamento. chiuso in casa per due mesi, senza vedere nessuno, neanche sua figlia luciana. «leggevo tanto, uscivo solo per andare a portare a spasso il cane», racconta. e per uno che ha passato un’intera vita sugli aerei non deve essere stato facile. «sono nato in Basilicata, a Balvano, in provincia di Potenza. Vivo in Brasile da 62 anni, ma sono sempre tornato in Italia con assiduità, anche grazie al mio lavoro. Il fatto di non poter viaggiare mi fa sentire imprigionato». anche il signor emilio Ferrara nutre la stessa saudade. «sono originario di esperia, in provincia di Frosinone, il posto più bello del mondo», afferma sorridendo. È arrivato in Brasile nel 1955, ma ha mantenuto saldi i legami con la terra d’origine, tanto che era solito tornare quasi ogni anno. Poi è arrivato il coronavirus a stravolgere le vite di tutti. «se qui in Brasile l’avessero presa più seriamente sin dall’inizio, anche in virtù di quello che era successo in Italia, non saremmo arrivati a questo punto. Io cerco di proteggermi, di non fare cose bizzarre. sono vaccinato, ma ho ancora paura di mettermi in viaggio. mi chiedo quando potrò tornare a visitare i luoghi della mia infanzia», confida. Il signor emilio è solo a san Paolo, perché le sue sorelle vivono in un’altra zona del Brasile. Il lockdown, da questo punto di vista, non ha fatto altro che aumentare quel senso di solitudine.
__le INTERVISTE di 50&Più__DARIO VERGASSOLA Spezzino d’eccezione, al cabaret e alla Tv, affianca da anni la scrittura anche come autore di opere comiche, fiabe e racconti sulla provincia ligure. Tra animali parlanti e creature leggendarie, con creatività e ironia, unendo intensità e leggerezza alla sua attitudine narrativa
Lo spezzino DaRio VeRgassoLa è un ComiCo DaLLa battuta immeDiata, scoperto nel 1988 da giorgio gaber. Ha partecipato a numerosi programmi televisivi, film e spettacoli teatrali, proponendosi sempre con uno stile pungente e autoironico. numerosi i suoi libri, tra cui il romanzo La ballata delle acciughe, la conversazione con moni ovadia Se vuoi dirmi qualcosa, taci e il recente Storie vere di un mondo immaginario. Cinque racconti delle Cinque Terre. «Le Cinque terre, rispetto ai tanti luoghi meravigliosi d’italia, non hanno una terribile periferia che contorna bellissime piazze. Da noi c’è solo il mare. Le piazze sono quelle semplici semplici dei disegni dei bambini, la chiesetta, lo slargo, un palazzotto. La cosa che lascia commossi è che interi paesi si possono riprendere in una foto, senza che ne. io avevo scritto la storia di un ragazzino di manarola - dove ho una casa, mio papà è nato lì vicino, la frequento spesso - che si innamora di una turista, ma non ha il coraggio di dirglielo perché diventa tutto rosso. pesca una triglia magica che gli promette di far avverare tutto quello che lui vuole. e la storia continua finché con un certo cinismo un po’ ligure, termina con un salto mortale un po’ all’indietro. succede anche negli altri racconti. Durante il lockdown, mi sono detto: «visto che ho fatto manarola, perché non continuare con Riomaggiore, monterosso e le altre?». mi sono messo lì e piano piano
all’interno dell’inqua- li ho finiti. Ho aggiunto dratura ci sia qualcosa un epilogo in cui vado che deturpa. La fortu- al mercato del pesce e na è stata quella di non parlo con il cappone, aver costruito nulla un pesce con gli occhi che potesse diventare all’infuori molto brutto qualcosa di fuori po- - glielo dico e lui mi risto, ma è stato un av- sponde giustamente: venimento un po’ for- “sarai bello te!” -, che tunoso. tra Riomag- mi narra tutte le schigiore e manarola c’è la fezze che stiamo facenVia dell’amore, non i do al mare. supermercati o le fab- Lei ha debuttato cobriche, è come in me scrittore “serio” posti tipo l’islan- alcuni anni fa con da o l’irlanda. il romanzo La balnon vedi vera- lata delle acciughe... mente nulla di in- Quel romanzo è nato quinante, come quando c’è stata la mopossono essere i da per i comici di scricavi, le antenne, vere libri, raddoppianquella roba lì... il do o triplicando quello paesaggio ti fa ri- che dicevano sul palco. tornare indietro di partendo dal nostro requalche secolo». pertorio abbiamo fatto Non tutti i racconti più libri che potevamo, di Storie vere di un facendo anche dei dimondo immagina- sastri, tanto che la genriosono stati scrit- te non ne poteva più.
ti durante la pandemia...
sì, uno è nato qualche anno fa, quando gino strada ha chiesto a dei collaboratori di emergency un racconto per un libro che servisse a finanziare l’associazio-
«IL “MAURIZIO COSTANZO SHOW” È STATO IL MIO BAGNO NELLA VASCA DI LOURDES, SONO STATO MIRACOLATO: ERO UNO STATALE SCONOSCIUTO, ABITAVO IN UN QUARTIERE SFIGATISSIMO, E IL MATTINO DOPO, PER STRADA, TUTTI MI SALUTAVANO»
La ballata delle acciughe è la storia di uno del bar che frequento, che lascia in eredità una serie di cose dal valore affettivo e non economico, dischi, libri, oggetti, a patto che un altro del bar, il »
più stanziale, il meno casinista, prenda una telecamera e vada, con viaggio già pagato, nel luogo di cui parlavamo sempre, Woodstock. Woodstock per noi era la quotidianità, il film lo avevamo visto 450 volte, passavamo i pomeriggi a parlarne, suonavamo in un gruppetto, e andarci per me è sempre stata una grande curiosità. Lui va e ovviamente non trova nulla, torna e ritrova la banalità del bar, che però oggi, a fronte del lockdown, di questo virus terribile, appare in tutta la sua “necessità” di routine che va ridisegnata e cui va dato più spolvero. io ho sempre letto tanto. mia mamma andava a servizio da gente che aveva librerie piene. Ricordo la figlia di un avvocato che possedeva una collezione di Topolino meravigliosa, oppure un altro ragazzo che aveva tutti i Linus. Quando andavo alle elementari e alle medie seguivo mia madre e mi mettevo a leggere. a casa nostra non c’era niente, figlio unico dormivo in sala in un letto a ribalta. La passione del leggere mi è rimasta anche dopo i 18 anni, quando di solito si comincia, perché non ti dicono più di farlo. trovo però nella mia scrittura, quando si va verso le cose serie e impersonali, di avere un limite: sento, per una mia timidezza che nessuno vede ma che c’è, di dovermi fermare quando si arriva a discorsi troppo impegnati. Così con un salto mortale, un carpiato e una battuta, riporto tutto su un terreno più scherzoso. è un po’ quello che si fa nella vita normalmente. Lei ama dire che “piuttosto che pagare un analista per
+parlare di me, ho pen-
sato che sarebbe stato
«DELLA MIA VITA CAMBIEREI meglio raccontare le
POCHISSIMO, PERCHÉ È STATO TUTTO ABBASTANZA FORTUNOSO: mie vicissitudini ed esAVREI PAURA DI MODIFICARE sere pure pagato per ANCHE UN DETTAGLIO farlo...”. PER PAURA CHE POI CAMBI TUTTO» andavo al cabaret zelig di milano, rientravo di notte a spezia in auto prendendo le mie 20 gocce di ansiolitico per fare la Cisa. La battuta era che 5 le davo anche alla mia Fiat 127, perché anche lei non era convinta che valesse la pena fare un viaggio così lungo per uno che non si muoveva mai di casa.
Tra le numerose esperienze televisive in Rai di Dario Vergassola, “Night Tabloid”, in alto, e “Parla con me”, sopra.
Lì raccontavo cose su di me, sui miei figli, quello che ci succedeva, gli strafalcioni che diceva mia mamma a casa, superando la paura non tanto di salire sul palco, ma di tenere l’attenzione. se, come è successo, quando dico la battuta: “ho baciato una ragazza di bolzano: era bilingue”, c’è il gelo, mi terrorizza. per questo mi sono messo a fare delle canzoncine: alla fine di una canzone si capisce che uno deve battere le mani. erano una formuletta a livello psichiatrico per superare l’angoscia che nessuno ridesse. Da lì è venuto fuori questo personaggio, che non è un personaggio, se Dio vuole, è una specie di perditempo che racconta quasi una quotidianità nel banale, con l’aggiunta - che abbiamo imparato nei bar ma che mi veniva bene già dalle elementari - di sparare battute in velocità. non pensavo pagasse, ma quando me ne sono accorto è stata una gioia immensa.
Non crede che i comici,
BIOGRAFIA
1957 LE ORIGINI Nasce a La Spezia il 3 maggio. Primo impiego all’Arsenale Militare: «Ero marinaio di coperta, il gradino più basso del mondo, prendevo 850.000 lire al mese e faticavo a pagare le bollette del gas». 1992 GLI INIZI Vince il “Festival della canzone demenziale Sanscemo” con Marta (Mario)e inizia a essere invitato al “Maurizio Costanzo Show”. «Dopo, in una serata mi davano più di quello che guadagnavo all’Arsenale in un mese».
Torino, Salone del libro 2015: Vergassola alla presentazione del suo romanzo “La ballata delle acciughe”. «Dobbiamo capire la nostra qualità, che spesso è nascosta. Non è facile, ma intuire cosa può farci realizzare ci fa conoscere qualcosa di cui poi non possiamo più fare a meno»
con il politically correct e il non poter più parlar male di nessuno siano una razza in via di estinzione?
i comici credo che si siano ormai estinti. perché c’è una sorta di omologazione generale, e in mediaset o Rai c’è sempre chi è più realista del re. e poi siamo stati sorpassati, non a causa del politically correct che non permette più nemmeno di dire quello che si diceva al bar magari per maleducazione, bensì da parte dei politici. è difficile eguagliarli in quello che dicono.
Rimane quasi solo l’autoironia, di cui lei peraltro è uno specialista...
io vengo da una periferia molto triste. La spezia prima del turismo era una città militare, dove non c’era nulla, nessuna donna in giro, solo dei bar. noi stavamo lì, davanti alle saracinesche abbassate alle nove e mezza di sera. e lì l’unica arma era l’autoironia: ci dicevamo le peggiori battute su noi stessi
IL LIBRO STORIE VERE DI UN MONDO IMMAGINARIO
Il nuovo libro del comico Dario Vergassola, l’unico “serio” dopo il romanzo La ballata delle acciughe, è una raccolta di “cinque racconti delle Cinque Terre”, come recita il sottotitolo, con l’aggiunta di un fulminante epilogo. Fiabe moderne scritte con una leggerezza e un’intensità narrativa rare e di cui sono protagonisti un girino albino, un polpo innamorato, una sirenetta muta, un totano avventuroso, un’acciuga sapientina e uno scorfano ecologista. Storie che hanno la purezza delle avventure per ragazzi - cui sono rivolte le numerose, belle illustrazioni di Mattia Simeoni - e la profondità della satira sociale, dei ricordi malinconici, della paura dell’esclusione, del disincanto affabulatorio, degli amori impossibili. a una velocità pazzesca, riuscendo a capire quanto eravamo in confidenza con gli altri. superavamo le nottate scherzando e perdendo tempo, secondo me una delle arti più fantastiche e anche nobili dell’uomo.
Dicono che spesso i comici nella vita quotidiana sono persone malinconiche. Lei com’è di carattere?
io sono tristissimo. sono un po’ come madame bovary. mi piacciono più le situazioni con i temporali che con il sole. più il mare è in tempesta e più mi affascina. Ho questo carattere che ho preso un po’ da mio padre, un uomo duro delle Cinque terre, questi portatori di corbe da 40 chili sulla testa, anche le donne, quando dicono che i liguri sono tirchi, non sanno che quando ti offrono un bicchiere di vino ci sono 18 chilometri a piedi lungo una scalinata, è difficile paragonarli ad altri contadini. io piango quando a masterchef eliminano uno, e racconta che la mamma lo ha mandato lì ed è contento anche se è eliminato. io cambio canale e mia moglie dice che sono scemo. anche se faccio delle cose ciniche, sotto c’è questa realtà, questa schizofrenia omeopatica, però abbastanza sana.
2004 IN TELEVISIONE Conduce con Serena Dandini “Parla con me”, in seconda serata su Rai Tre. In onda fino al 2011, è il suo programma Tv più noto e longevo, che parodizza durante il tour teatrale (2006/2011) di “Sparla con me”. 2021 TRA LIBRI E CINEMA Il Vergassola “serio” al top con Storie vere di un mondo immaginario. In precedenza l’interpretazione di Claudio Cecchetto nel film Il mattino ha l’oro in bocca (2008) e il romanzo La ballata delle acciughe (2014).
FOCUS
di giovanna Vecchiotti le cifre parlano chiaro: entro il 2050ilnumerodianzianisaràil22% della popolazione globale, circa 2 miliardi. e la maggioranza di essi vivrà nellegrandicittà.secondoidatidelWorldUrbanizationProspectsdell’onu,il55%dellapopolazione mondiale già oggi vive nelle grandi areeurbaneeil68%lofaràentroil2030. le città, seduttive come moderne sirene, da sempre richiamano persone mostrando loro la grande vetrina delle opportunità e minimizzandolecriticitàchenonriguardanosoltantoalloggi,trasporti,lavoro,inquinamento ma anche salute, protezione sociale e assistenzaalungotermine.ecosìipiccolicentri si svuotano e muoiono. unproblemachecoinvolgeancheilnostropaese, dove già oggi si vive per il 75% nei grandi centri urbani. il territorio è costellato da circa 8milacomuni,dicuipocopiùdi5milahanno una popolazione che raggiunge a malapena i 5milaabitanti.2.381comunisonoinavanzato statodiabbandono,anzi,moltisonogiàvuoti. ora la pandemia ci ha fatto ripensare modelli e stili di vita perché il virus ha colpito più duramentelìdovelavitaèpiùviva,dovecisiaccalca, ci si incontra, ci si muove con i mezzi pubblici,dovegliunisonoviciniaglialtri. edèproprioildesideriodispazio,sicurezza, naturaesvilupposostenibilechehaportato a rivalutare quei luoghi lasciati invecchiare e sgretolare. oggi si stanno moltiplicando progetti, disegni epianidirecuperoperripopolareiborghiedar loronuovolustro.amministratorilocali,architetti,associazionisistannomuovendoaffinché i piccoli centri, portavoce di identità e valori, (ri)diventinolaspinadorsaledell’italia. nelpnrrdelrecoveyplanèinseritoilpiano nazionaleborghi,finanziatocon1miliardodi euro.maperripopolareipiccolicentrinonbastanoslogannéprogettieffimeri.Ènecessario dotarli di attività commerciali e servizi, accessibilità,connessionidigitaliabandalargaaffinchéigiovanipossanolavorareancheadistanza, eun ’ assistenzasanitariaadeguataperipiùanziani. e servono soprattutto investimenti che garantiscanolavoroedianostabilitàeconomica ecertezzeachilivorrebbeabitare.Ènecessario un piano a lungo termine che vada al di là di mode passeggere, che sia un ’ opportunità per ognigenerazioneesoprattuttochenonriproduca glierroridelpassato,quellichehannocostretto migliaia di persone a fare le valigie, lasciando cheunpatrimoniodistoriaeculturadiventasse unmondopopolatodafantasmi.
Il desiderio diffuso di assicurarsi una migliore qualità della vita, tra tradizione e natura, ha trasformato i piccoli centri in una valida alternativa alle periferie cittadine. Oggi si punta a rigenerarli e ripopolarli
LE INCHIESTE DI 50&PIÙ
UNA NUOVA OPPORTUNITÀ PER IL PAESE
RIAPPROPRIARSI DEI BORGHI: SOGNO POSSIBILE?
Ipiccolicomuni,lontanidallemetropoli,immersi nellastoriaenellanatura,costituiscono unpatrimonioperilnostroPaese.Lasalvaguardia elariqualificadiquestiterritoripotrebbeoffrire nuoveopportunitàperl’Italiadelfuturo
diilariaromano
l’emergenza coVid ha riportato l’attenzione sui borghiesulleopportunitàdiunaVitadairitmipiù sostenibili, lontano dai grandi centri urbani e a contatto con la natura. neldibattitopubblicopiùrecente non sono mancati anche gli appelli al ripopolamento e alla valorizzazione dei piccoli comuni da parte di architetti di fama internazionalecomemassimiliano fuksas,cheloscorsoannoaveva dichiarato:«la provincia ha una capacità superiore rispetto alla città di fronteggiare le difficoltà economiche, e si può pensare di andare a rioccupare aree straordinarie dove magari vivremmo meglio». dello stesso avviso anchestefanoboeri,chedescriveva come «una straordinaria opportunità la vita nei piccoli centri e nelle aree interne, considerando cheoltre5milaborghistoricisono inviadiabbandonoe2.300sono quelli già abbandonati». l’italia, in effetti, è un territorio dove una larga fetta della popolazione - oltre dieci milioni di persone - nonostante il fenomeno di spopolamento avvenuto negli ultimidecenni,viveinrealtàconmenodicinquemilaabitanti.ipiccoli comuni rappresentano quasi due terzideltotale(69,7%)ecorrispondonoal54,1%dellasuperficieterritorialecomplessivadelpaese.nella grande maggioranza dei casi si trattadirealtàruraliabassaurbanizzazione,eperpiùdellametàdei casi,diareetotalmentemontane. secondoidatidelRapportoSymbola-Coldiretti stilato nel 2018, è il nord-ovest a concentrare la quotapiùrilevantediquestepiccole realtà, nelle quali sorge anche il 17,2% delle imprese. fraquesticomunicenesono307 che, dal 2001 al 2019, hanno ottenutoilriconoscimentodi“borgopiùbellod’italia ” ,unprogetto voluto dall’anci (associazione nazionale comuni italiani) per salvaguardareerivitalizzareiborghi che per le loro tendenze demografiche rischierebbero un completo abbandono. in totale contano poco più di un milione e trecentomila abitanti, con una perditadipopolazionesistemica di289milapersonedal1951,delle quali 185mila unità solo nel periodo 2001/2019. lo stanziamento di 600 milioni dieuroperinterventidirestauro eriqualificazionedell’ ediliziarurale e storica potrebbe rappresentareunsostegnoconcretoper coloroche,nonvivendoinqueste realtà,abbianocominciatoapensareauncambiodivitapiùsoddisfacente, complici anche lo smart working e una maggiore flessibilitàlavorativachepertanti, innegabilmente, la pandemia ha generato. secondo coldiretti, ilrilanciodeiborghipotrebbees-
Lo stanziamento di 600 milioni di euro per interventi di restauro e riqualificazione edilizia rurale e storica potrebbe rappresentare un sostegno concreto per coloro che, non vivendo in queste realtà, abbiano cominciato a pensare a un cambio di vita più soddisfacente
serel’iniziodiunariprogrammazionedell’italiapostcovid, con l’ opportunità di salvare un immenso patrimonio rurale fatto di malghe, cascine, fattorie e masserie disseminateintuttoilterritorio,oltre all’ occasione per alleggerire la pressione demografica sui grandi centri urbani, senza ulteriore consumo di suolo. anche legambiente, che dal 2004 promuove l’iniziativa “Volerbeneall’italia ” perraccontarelepotenzialitàdeipiccoli comuni, nell’ edizione 2021 - che si è svolta dal 28 maggioal5giugno-havoluto rilanciare un appello al governorispettoall’ utilizzoche sarà fatto del recovery plan, attraverso iniziative in dieci piazze di altrettanti comuni, da nord a sud. perché al fascino dei borghi e agliinnegabilivantaggidiuna vitaamisurad’ uomo,bisogna ancheaggiungereunarealisticariflessionesuqualisianole criticitàdiuncambioradicale, senonsicolmanoalcuniritardi dicuievidentementeilnostro paese, soprattutto nelle aree interne,soffre:soloil76%delle famigliedisponediunaccesso ainternetnellezonemontane, elapercentualescendeal68% sesiconsideranoicomunicon menodiduemilaabitanti(dati istat 2019). eppurel’italiaègiàdotatada quasiquattroannidiunostrumentoperlavalorizzazionedei piccoli comuni, la legge 158/2017, proposta e poi approvataquandoancoralapandemia era lontana e non tutti riuscivanoaimmaginarepercorsidivalorizzazionedelterritorio che partissero proprio daiborghi.laleggeindividua diversetipologiedicomuniche possono beneficiare di finanziamenti:quellicollocatinelle aree soggette a fenomeni di dissesto idrogeologico o interessatidamarcataarretratezza economica,incuisièverificato un significativo decremento dellapopolazione,echesiano caratterizzatidacondizionidi disagioinsediativo,sullabase di parametri come la percentuale di occupati rispetto alla popolazione residente, l’inadeguatezza dei servizi sociali essenziali, le difficoltà di comunicazione e la lontananza dai grandi centri urbani. ermete realacci, oggi presidentedellafondazionesymbola, è stato il promotore di questo documento da presidente della commissione ambienteallacamera,eriuscìaottenernel’ approvazione dopo diversitentativiinprecedenti legislature. «la legge provava a fare quellocheoggisembrascontatomacheèuntemaancora inpiedi,ecioèchelaquestionedeipiccolicomuninondeveesserevistacomeunpunto disofferenzaedeclino,madi scommessaperilpaese-hadichiarato realacci a 50&Più . l’idea era di difendere questi luoghicomeserbatoidiidentità, valorizzandoli come occasione di nuova economia, grazie anche alle nuove tecnologie. non dobbiamo dimenticarechepiùdellametà del territorio italiano è amministrato da piccoli comuni che,messiinsieme,sonoluoghi in cui vivono oltre »
dieci milioni di persone».
Quali sono le criticità dei piccoli borghi?
perfermarelospopolamento non serve distribuire risorse “ apioggia ” ,magarantireservizi essenziali dove spesso mancano o sono stati eliminati:scuole,presidisanitari, ufficipostali,parrocchie,piccoliesercizicommerciali,casermedeicarabinieri.perché dobbiamo pensare che se chiudereunodiquestiservizi in una città ha un impatto, immaginiamoci quale possa essere in una piccola realtà. oggi il tema è diventato di attualitàedevidenziatodalle sceltedell’europa.l’ altroelementoèquellodellaconnessione della rete, perché oggi per essere competitivi nel mondo,piùdiunaciminiera chefuma,servelabandalarga.cisonoesempidiattività collocateincomuniapparentemente marginali ma che esportano in tutto il mondo, quindidovesilavoraperimplementare le tecnologie, è possibile fare impresa anche daluoghiapparentementeperiferici. e poi c ’è l’ agricoltura diqualità,quellachesistariscoprendo e che oggi attira anche giovani laureati che scommettono sul territorio. non dobbiamo dimenticare che oltre il 90% delle produzioni doc e igp ha a che fare con i piccoli comuni. però il punto fondamentale è che se non c ’è una scuola di prossimità,legiovanicoppienonsi trasferirannomaiinunborgo, edunqueancheicircuitidell’ economiavirtuosanonhanno modo di crescere.
Cosaècambiatodopola Legge 158?
uno dei risultati della legge, cherimaneancoralargamente inapplicata, è stato bloccare lachiusuradegliufficipostali neipiccolicomuni:posteitaliane ha capito che il mondo stava cambiando e se è vero chesispedisconomenolettere, al contrario si spediscono piùpacchi,ec ’ eranounaserie diservizi,previstinellalegge, chelepostepotevanofornire allacomunità.adessocomincianoaessercilegiusterisorse economiche,anchesenonl’ho mai considerato un aspetto prioritario, perché se non c ’è una progettualità, le risorse dasolenonfannoladifferenza, e in alcuni casi sono state usate male. un input importanteciarrivaperòdall’europa,chestabiliscelerisorsein baseatrepriorità:coesionee inclusione,compresol’ aspetto sanitario,transizioneverdee digitale. Queste condizioni si sposano con le necessità dei piccoli comuni, possono rafforzarlielìtrovareunterreno diapplicazione.pensiamoalla sanità territoriale, alla telemedicina,chediventerebbero abilitanti per questi centri.
C’èilrischiochequestoinnamoramentodeiborghi sia una moda di passaggio, magari dovuta proprioallerestrizionivissutedurantelapandemia?
ilrischioc ’è,senonsiprogetta per fare in modo che il cambiamentosiaduraturo.fortunatamentestiamoosservando che in settori come l’ agricoltura,chepurerestanocontraddittorisepensiamochealcune fette di produzione sono ancora gestite tramite il caporalato,c ’èunaprogettualitànuovacheguardaallaqualità,alla sostenibilità,anuovistilidivita.lesfidetecnologichevanno accettate,masenzaperderela capacitàdifarelecose “ amano ” , nel senso che dobbiamo mantenerelaguidadellemacchine e non esserne guidati.
È possibile una sinergia frapiccoliborghiegrandi città?
certamente, anzi è auspicabile, perché se vuoi salvare firenze,Venezia,roma,devi salvareancheilresto.lacondizione per aprirsi al mondo èl’ apertura,invecesitendea costruiremuriquandol’identità è debole. scommettere suipiccoliborghièanchequesto: ripartire dalle cose miglioridell’italiainunanuova dimensione.
IMPRENDITORIALITÀ AFFETTIVA PER IL RILANCIO
Grazie a una grande opera di rinnovamento e investimenti, e promuovendo lo sviluppo locale, un piccolo borgo molisano rinasce trasformandosi in un luogo innovativo e sostenibile di ilaria romano
non lamentarsi di ciò chemanca,maValorizzare Quello che si ha. Èquestal’ideachehaguidato negliultimianniilrilanciodi castel del giudice, un paese di 320 abitanti nell’ alto molisecheoggièunesempiovirtuoso di riqualificazione urbana e sociale. «il nostro borgo rischiava di sparireacausadelprogressivo spopolamento che colpisce le aree interne - racconta il sindacolinogentile,cosìabbiamodecisodicreareprogettiin gradodicamminareconleproprie gambe, con il coinvolgimentodegliabitantiedegliimprenditorichevolevanoscommetteresuquestoterritorio.la primasfidaèstatalariconversione della scuola elementare, chiusadadiversiannipermancanzadiiscritti,inunastruttura socioassistenzialecheoggigarantisceaccoglienza,assistenza sanitaria, prestazioni di recupero a persone anziane e con disabilità,echeallostessotempo è diventata un ’ opportunità dilavoroperigiovanidelposto. il primo a crederci è stato un imprenditoredicapracotta,un paesevicino,chedaannilavoravaalnordechehadecisodi reinvestiresullaterradellesue origini,dopoaverportatoavanti molti progetti di sviluppo e istruzioneinafrica». insiemealcomuneeall’ amico imprenditore,altri25cittadini hanno partecipato alla riqualificazione dell’ edificio dando vita ad un micro-modello di sviluppo locale partecipativo. oggilarsaèparteintegrante delborgo,apochipassidalmunicipio e dalla stazione delle bicielettriche,edalduemilaè l’ unico esempio molisano di azionariato popolare per una strutturasocioassistenziale. maquestoèstatosolol’inizio: nel2003èarrivatal’ideadirecuperareiterreniabbandonati della zona per impiantare un meletobiologico,recuperarele varietà autoctone di mele e puntaresull’ agricolturadell’ eccellenza:40ettari di appezzamenti di diverse dimensioni, confilariordinatidialberiverdi, rigorosamente non trattati con sostanze chimiche. nella “ periferia ”delpaesec ’èlasede di melise, l’ azienda locale che convoglia il prodotto di quei campi:difronte c ’èilgiardino deimeliantichi,unmeletodove sonostatepiantateoltre70varietà di mele dell’alto sangro molisanoeabruzzese,ognuna con la sua targa che ne indica leoriginielastoria. «Èunlavorodelicatoilnostro - spiega simone gentile, giovaneresponsabiledelmeletoancheperchéilmelohaunciclo disviluppobiennale,equinon vengonousatitrattamentichimicisullepiante». l’ appezzamentopiùvisitatosi trovaaipiedidelsantuariodel paese.«Quicisono2.600piante-dicesimone-mafraivari terreniabbiamosuperatoi40 ettari, e continuiamo a fare a manolaselezionedeifrutti,ripulendolepiantedaquellipiù piccoli e permettendo a quelli robustidicresceredipiù». l’ altrograndeprogettochepartedalrecuperodell’ agricoltura diqualitàèilbirrificiodibirra agricolamaltolento.anchein questo caso, il responsabile è ungiovaneappassionato,emanuele scocchiera: «le piante che vedete qui fuori - spiega sonopiantediluppolochecoltiviamo noi, come pure l’ orzo. perquestolanostrabirraèagricola e non artigianale, perché anche le materie prime sono fruttodiquestoterritorio». a completare il percorso virtuosointrapresodaquesto “ piccolomondoapertoalmondo ” , come lo definisce il sindaco gentile, è nato - nel 2019 l’ apiario di comunità, al quale partecipanopiùdi30apicoltori e apicoltrici, per un totale di circa 300 arnie e oltre 20 milionidiapi.ognunocuralesue, mailmielesiproduceinsieme. il progetto è stato promosso, oltre che dal comune, da legambiente molise e dall’associazioneapisticaVolape. dopounannodifficile,castel delgiudicehariapertoanche al turismo e circa un mese fa hainauguratoaltrenuove »
casette che fanno parte del progetto dell’ albergo diffuso di borgotufi, nato dalle “ ceneri” delle vecchie stalle private, quasi tutte abbandonate,trasformateinmini appartamentiesuiteperivisitatori che vogliano trascorrere una vacanza in un piccolo borgo a 800 metri di altezza. «abbiamo lanciato l’idea fra i proprietari - ricordailprimocittadino-eabbiamo ricevuto una risposta quasi unanime anche da parte dei più anziani,cheusavanoqueglispazi solo parzialmente e che hanno avutolalungimiranzadiguardare alfuturofidandosidelprogetto». dellecinquantastalleadisposizione,trentatrésonogiàstaterigeneratementrealtre,ancorainfasedi ristrutturazione, presto accoglierannopiccolebotteghediprodotti tipici. l’ unica struttura costruita dazeroèquellacheospitailristorante,lahalleilcentrobenessere. nelfrattempo,l’ accoglienzaèpassata anche dai progetti per le famiglie di cittadini stranieri che in questiultimiannisonostatiinseriti neltessutosocialedelborgo.«Qui cerchiamo di valorizzare le competenze di tutti - dice il sindaco , attualmente abbiamo allargato la nostra comunità ad una famiglia pakistanaedunavenezuelana.pensochelavorareinsiemeadeiprogetti sia gratificante per tutti, si trattasolodivalorizzarelecompetenze. l’integrazione si costruisce con la conoscenza e l’inserimento attivoneltessutosociale». Quilachiamano “imprenditorialità affettiva ” , la visione di chi non ha pauradiaprirsialrestodelmondo escegliediinvestireinunterritorio piccolo ma ricco, sul quale fino a qualche anno fa nessuno avrebbe scommesso sulla sopravvivenza. sbagliandosicompletamente.
PICCOLI CENTRI NON SPRECHIAMO L’OCCASIONE DEL PIANO NAZIONALE
di ilaria romano
negli ultimi anni i borghiitalianihanno sentito l’esigenza di fareretepercontrastare lo spopolamento e creare occasioni dirilanciourbano,turistico, occupazionale e culturale.conquestoscopo,nel 2001 è nata l’ associazione i borghipiùbellid’italia,suimpulsodell’anci,l’associazione nazionaledeicomuniitaliani. «l’ obiettivo di allora era di dare voce ai piccoli comuni, perchévent’ annifailturismo eraproiettatosullegrandicittà d’ arte-raccontafiorelloprimi, presidente dell’associazione-;così,ioealtrisindaci abbiamo pensato che fosse giuntoilmomentodicrearci il nostro spazio. i borghi più bellid’italiaprendespuntoda “les plus beaux villages de france ” ,associazionenatain francianeiprimianniottanta per la valorizzazione dei picIlprogettoperiBorghiprevedeunrinnovamento culturaledipiccolicentrieunrilancioturistico, mavacoltal’ opportunitàancheperuna rigenerazioneurbana,economicaesociale
colicomuniruraliconunricco patrimonio storico, artistico onaturalistico.all’inizionon pensavamochepotesseavere questo sviluppo, e invece a oggi abbiamo ricevuto quasi 900 domande e valutato più di800borghi.Quelliaccettati sonostatifinora315,fraiquali una trentina di siti unesco chesonoammessididiritto.
Qualisonoglialtricriteridivalutazione?
abbiamounacartadiqualità che negli anni ha già subito due rivalutazioni, nel senso cheabbiamostrettolemaglie, eoggiabbiamoprodottouna schedadivalutazioneconcui siverificano72parametridivisiinquattrosezioni:labellezza estetica del borgo e il contestoincuièinserito,iserviziperiresidenticomeambulatori,banche,scuole,etutto ciò che può essere utile, i serviziperituristi,laqualità elacuraperlatuteladelpaesaggioedell’ ambiente.lanostraproceduradiselezioneè stataanchesottopostaallavalutazioneperlacertificazione iso9001.siamomoltoseveri nel dare le prescrizioni e poi controllare ciò che effettivamentevienerealizzato.
Qualirisultatisonostati raggiunti in questi vent’anni?
uno dei risultati più importantièdiaverrisvegliatol’ orgoglio degli abitanti, perché risiedereinunodeiborghipiù belli d’italia porta ad una maggioresensibilità.icomuni fannomoltissimiinvestimenti
permigliorarel’ arredourbano, la segnaletica stradale, i servizi, la raccolta dei rifiuti, c ’è un continuo sviluppo per la qualità della vita dei residentiedeituristi.eanchechi civivefalasuaparte.
Oggisiparladeiborghi comeopportunitàdivita alternativaalleareeurbane, complice anche il periododirestrizioniche abbiamovissutoacausa della pandemia; cosa serveaipiccolicentriper fare in modo che chi li sceglie oggi non debba pentirseneundomani?
abbiamovistocheilmodello di rilancio che punta solo al turismononfunzionasenon si offre ai residenti la possibilitàdirestare.Questaèuna battagliachenoiconduciamo daanni,ancheseconscarso successoperquantoriguarda l’ ascolto dei governi nazionali: abbiamo costituito un comitatoborghiconlegambiente,touringclub,unione nazionale delle pro loco e anci, e stilato insieme una sortadivademecumdiquello che dovrebbe essere fatto per la rigenerazione urbana dei piccoli centri. ora speriamocheilpianonazionale di ripresa e resilienza (pnrr)incuihannoinserito un piano nazionale borghi faccialadifferenza;lanostra preoccupazione è che sia orientato quasi esclusivamente su cultura e turismo, chevannobenediperséma non risolvono le criticità strutturali dei borghi, come l’ accessibilità,laconnessione veloce, i servizi di base per i residenti, il ripopolamento. Èfacileparlaredismartworkingediflessibilitàcomeabbiamo fatto durante la pandemia,masemancanoiserviziessenzialinessunodecideràditrasferirsiinunluogo per essere tagliato fuori da tutto.Èevidentecheseinun borgo si vive meglio che in una grande città, è anche perchéiritmisonodiversie magarianchel’ accessoaiservizipuòesserepiùsemplice, ma questi ci devono essere. se la scuola più vicina è a trentachilometri,nonc ’èun ufficiopostale,unabanca,il borgorestaunluogoisolato dalmondosoloperpochicoraggiosi decisi a intraprendere un percorso di questo tipo, ma non attirerà le famiglieconfigli.ilpianonazionale deve dunque prevederelarigenerazioneurbana complessivadiquestiluoghi.
Sipuòimmaginareunfiloconduttorefralegrandi realtà urbane e i piccolicentri?
È assolutamente necessario ricucire lo strappo che si è creato negli anni tra la città, leperiferieurbane,ilterritorio eiborghi,chenondialogano fraloro.ilprogettodovrebbe esserequellodirenderel’italia un paese omogeneo, in cui ciascuno può scegliere dove staresenzaperdereopportunità.farereteaquestopunto è indispensabile se si vuole recuperare una qualità della vitaincittà,edall’ altraparte evitare lo spopolamento dei borghichecausaunaperdita di umanità, arte e tradizioni che non si recuperano più. certo,faredegliinterventiin città è paradossalmente più semplice: se prendiamo, ad esempio,unquartierediroma dove abitano 200mila persone,conlamessaaregimediunoopiùservizisisoddisferebbero le esigenze di molti residenti contemporaneamente. i borghi, invece, sono dispersi sul territorio, meno raggiungibili, necessitanocomunquedigrandiinterventi che alla fine soddisfanopochecentinaiadipersone. ma non per questo bisognaabbandonarli.
Quali sono i rischi dell’abbandono delle aree interne?
pensiamoalleareemontane, doveabbandonovuoldiredissesto idrogeologico: in italia abbiamounacatenamontuosachepartedalfriuliearriva in sicilia e, oltre al dissesto, c ’èanchelaquestionesismica. sonotemicheandrebberoaffrontati in maniera organica eprogrammatadaquiaiprossimi vent’ anni, ma non con unmiliardocomeprevistoora dalpianonazionale,piuttosto dadecinedimiliardi;uninvestimento massiccio che però, oltre a mettere in sicurezza il patrimonio, potrebbe creare centinaia di migliaia di posti dilavoro.ciòchesperiamoper la programmazione degli interventi è di essere chiamati per ragionare insieme sulle priorità, insieme a professionistiedespertichesuggeriscano come risolvere le criticità chedaannisegnaliamo. Quali iniziative avete in programmaperiprossimimesi? il 26 giugno scorso abbiamo realizzatola “notteromantica dei borghi più belli d’italia ” , un evento che quest’ anno è giuntoallasestaedizione,che ha avuto come tema centrale l’ amoreperl’ arte,declinatodai vari comuni in diverse iniziative. il prossimo 10 agosto ci sarà“ilborgodeidesideri” ,legatoallanottedisanlorenzo dellestellecadenti,coneventi intuttaitalia,einfine,nellasecondasettimanadisettembre, siterràilfestivalnazionaledei borghisullagodigarda.Questi sono gli appuntamenti in comune fra tutti i borghi, ma ognisingolarealtàneorganizza tantialtrichesipossonoconsultaresulsitodell’associazione (https://borghipiubelliditalia.it/eventi-borghi).
RIPOPOLARE E VALORIZZARE
UnprogettoperrestituirealpaesediGuarcino varietàdigenerazioniattraversoladisponibilità diserviziescenarinaturalifavorevoli
di giada Valdannini
difronte,lemontagne - Verdi e ondulate - e, dentro,lapietra,piazzette, arte e gradoni. siamostatiaguarcino,belcomunedi1.300abitantiinprovinciadifrosinone,doveèpartito un interessante progetto chepuntaaripopolareilborgo digiovanieanziani. «aguarcino-cihadettoalessandroboccanelli,ideatoredel progetto “guarcino2025” nonchépresidentedellasocietàitalianadicardiologiageriatrica - stiamo cercando di portare avantiun ’ esperienzadiripopolamentoinmanierataledarestituirealpaeselavarietàdigenerazionichelohasemprecontraddistinto». È con lui che attraversiamo le viedelborgochesiestendesu una piccola rocca tra stradine checompongonoquasiunferro dicavallo,mentrecispiega:«il progettoèquellodifornireservizi per generazioni di tutti i tipi. Quindi, qui a guarcino, unapersonainpensionedovrà trovaremotiviperstareinpaese, perché ci sta bene, perché magarisisenteprotetto,euna persona giovane arriverà perchél’ ambienteènaturalisticamentefavorevolee,traunasessioneel’ altradismartworking, potrà fare delle passeggiate in montagna». ma “guarcino2025” nonèsolo un progetto su carta perché, complice la pandemia, i fatti hanno preso il sopravvento. camminandoperilcentrostorico,facciamolaconoscenzadi personechehannosceltoquesta meta come rifugio proprio neilunghissimigiornidellockdown, per poi decidere di stabilirvisi. traloroc ’èunacoppia-giulio mizzoni e sua moglie, teresa pollidori. «abbiamo deciso di venireaguarcinoloscorsoanno,spintipropriodallerestrizioni del covid e cercando un nuovomododiviverepiùtranquillo.Questasceltacihaconvinti ad applicarci in attività che potessero essere utili per ilpaese».giulio,peresempio, inquantoarchitetto,sistaoccupandodellamappaturadegli immobili nel centro storico, quelli che si possono recuperareequellichesonogiàusufruibili,conlafinalità-sempre parte del progetto - di realizzareappartamentidausarein cohousing. idea che - ci spiega lo stesso boccanelli - si basa sul fatto che«cisonomoltecasealpian terrenochepotrebberoessere destinate a persone con una minore abilità fisica, quindi piùanziani;invece,nellaparte piùinternadelpaese-fattodi scale e cunicoli - si potranno collocare più facilmente persone giovani». ma questo mix di passato e presente si respira ovunque a guarcino e lo scopriamo proprio passeggiando con teresa pollidori.conlei,espertad’ arte,entriamoalmac-guarcino, ilmuseocomunaled’artecontemporanea del piccolo formato che lei stessa ha fortemente voluto e realizzato. È una perla contemporanea incastonata in un contesto medievale: un luogo che merita davvero una visita e che è accessibilegratuitamente,suprenotazione.«aromaavevouna galleriad’ arte.mitrovavonella dimensionedipensionatache non è proprio nel mio stile di vitae,venendoaguarcino,mi sono inventata questa attività chemiharianimata:unpiccolo museo, però di qualità. in vent’ anni di galleria ho conosciuto i più grandi artisti professionisti, italiani e stranieri, equandohochiestoloroladonazione di un ’ opera al museo hannoaderitotutti». mailrichiamodiguarcinoevidentementenonarrivasoloai senior, tant’è che conosciamo alessandro russo, 43 anni. «sono qui da febbraio dello scorsoanno.eroinvacanzaprimadellockdownquando,con loscattaredellechiusure,ilmio ufficio ha disposto lo smart working.così,sonocorsoaroma,hopresoilcomputeremi sonotrasferito».alessandrolavora per un ’ azienda che ha il proprio business online e ha dunque potuto lavorare agevolmente da remoto. ma cosa
lo ha spinto a restare? «le passeggiatestraordinarie,ipaesaggi meravigliosi,ilsilenzioeuncontesto umano molto vivo e presente. diciamo che i guarcinesi unpo ’ mihannoadottato». un ’ adozione con tutti i confort dei quali può avere bisogno chiunquelavoriconilwebeabbia bisognodiconnessioniefficacie rapide. «sono molte le persone chesisonotrasferiteinepocadi pandemia - continua a raccontarci alessandro boccanelli , il bello è che sono rimaste. dal punto di vista infrastrutturale, ad esempio, il paese è stato dotatodifibrae,dunque,tuttoquello che è digitale può essere sviluppatoconmaggiorefacilità». lo sanno bene i giovani che, puravendofattoesperienzein altrecittà-qualcunoancheall’ estero - hanno deciso di continuare a puntare su guarcino come sede della loro attività. atalproposito,conosciamodue donne:entrambefannoimpresa,tutteeduenonhannolasciatoilborgodelfrusinate.«iosono nata e cresciuta a guarcino esordiscegioiacampetelli,alla guidadiunastoricatorrefazione dicaffè.lamiaèun ’ attivitàdi famigliadicuisièoccupatomio padredal1982,magiàprimadi lui,nel1948,suopadresioccupava di caffè. Quindi io sono la terza generazione». una generazionechenonhalasciatoiluoghidiorigineperlacittà,cheha scelto tradizioni e qualità della vita. «rimanere a guarcino è stataunasceltadicuoreeditesta. aver fatto gli studi a roma eavervissutolacittàmihafatto soppesareledifferenze.oggicomeoggi,misentobencollegata perchéabbiamolaconnessione, abbiamo internet. io ho clienti sparsiintuttoilmondo». elostessosipuòdireperpaola lenzini. «ho un ’ azienda agricolaadindirizzozootecnicoma abbiamovarieannessionicome l’ agriturismo,ilcaseificio,lafattoriadidattica,lafattoriasociale eglialloggi».Èleistessaasottolineare quanto sia «bella l’ unionetrapresenteepassato, soprattuttonellastoriachepossonoraccontaresololepersone anziane,chericordano cosedi cui magari noi giovani siamo all’ oscuro». ma valorizzare e ripopolare significaancheproteggereletipicitàdiunterritorio.«ilmiocontributo al progetto “guarcino 2025”èrelativoalsettoreagroalimentare-ciraccontaeleonora Quattrociocchi, docente di chimicaescienzedell’ alimentazione . abbiamo iniziato un percorso dedicato all’ amaretto di guarcino e stiamo cercando di ottenereunriconoscimentoigp per tutelare il consumatore e dareunsensodiappartenenza a questo prodotto tipico. ma a guarcinononc ’èsoloottimagastronomia.c’èarchitettura,c ’è cultura,comeneinumerosiborghichedovrebberoessererivalorizzatie,soprattutto,riacquistarel’ anticosplendore». splendore del quale gustiamo unassaggiocamminandoperle stradine del paese al fianco di massimiliano floridi, grande espertodistoriadell’arte.Èlui amostrarcioperesettecentesche all’internodichiesechesiapronosupiccolepiazzeincastonate traedificidipietra.«iocredodicefloridi-cheoggicisial’ opportunità di avere una qualità divitamigliore,neipaesipiuttostochenellecittà,soprattutto nell’appennino pedemontano. il covid ha pesantemente penalizzato chi vive in appartamentoincittà,malapandemia cihamessodifronteaunanuovaopportunità:quelladiragionare sui modelli di sviluppo. l’ideadiurbanizzazioneselvaggiavaripensata».
Il progetto è volto alla salvaguardia della tipicità del luogo: «A Guarcino non c ’ è solo ottima gastronomia: c ’ è architettura, c ’ è cultura, come in troppi borghi che dovrebbero essere rivalorizzati e, soprattutto, riacquistare l’ antico splendore»
ECOVILLAGGI COME ESPERIENZA DI CONDIVISIONE E ARRICCHIMENTO
Stanno diventando realtà sempre più diffuse, per necessità o esigenza di vivere secondo modelli sostenibili, in comunità, immersi nella natura, lontani dai meccanismi della società moderna, alimentati da energia rinnovabile e agricoltura biologica di fulvio de sanctis
gli ecoVillaggi sono ormai il manifesto in espansionediun’alternatiVa che si contrappone al metodico rituale della comodità istantanea, figlia di un mondosemprepiùglobalizzato. un ’idea affascinante che contempla una dedizione mentale e fisica nei confronti di una sinergiaruraleecomunitaria. unritornoalleoriginicheprevede,comunque,laconsapevolezza di rinunciare a qualsiasi interventoesternochepossa,in qualchemodo,alleggerircidalla responsabilitàdirappresentare appienoilprotagonismodiuna sceltaprivadicomoditàesicurezzeimmediate,afavorediun programmaalungotermineche abbiacomescopoilrisultatodi ristabilirel’ equilibriotranoiei ritmiatavicidellavita.
La comunità-famiglia il Crogiolo
Varcareilcancellodellacomunità ilcrogioloècomecatapultarsiversol’immaginariodiunadimensione parallela. circondati dalla bellezza dei monti simbruini, nella Valledell’aniene,adun ’ oradimacchina da roma. ad accoglierci è stefania di sisto, 60 anni, fondatriceecustodeattentadiunsogno che è diventato un progetto concreto, con due ettari di terreno in espansione. l’ amore di stefania neiconfrontidelmondoanimale l’haspintaadadottareunnumero importante di cani e gatti che vivono in perfetta simbiosi con il microcosmo corale di questa realtà agreste. stefaniaraccontalasuaideadiecologia,chenonriguardasolofauna e flora, ma un percorso spirituale checomprendelapuliziadianima e mente. «non mi piace definirlo Una scelta di vita importante, fatta di rinunce e condivisone degli spazi a favore di un ’ esperienza aggregativa all’insegna di un progetto di intenti e spiritualità comuni
ecovillaggio-dicestefaniacon una visione ben chiara di cosa vuoleraggiungere.Èqualcosa di più profondo, è una comunità-famiglia,un ’ espansionedi sinergiecondivise».l’ obiettivo di stefania è l’ armonia con il pianeta:curadellepiantecoltivando la terra con metodi naturali, e cura degli animali che leidefinisce “inostrifratelliminori” . alla domanda “Qual è per te il rovescio della medaglia?” ,risponde:«Èiltaglionetto, essere disposti a guardarsi dentro,arinunciareaiconfort… È un percorso affascinate, ma non per tutti». maya24anni,lafigliaadottiva di stefania, ci racconta invece la sua grande passione per la regia e la recitazione, il sogno di realizzare un circo di danza eteatro,equantoquelluogola stiaispirandoperlasuacrescita interiore. poi c ’è antonio, 58 anni, un tipo pittoresco, da un meseincomunità.«Quihotrovatolamiaindia»,affermacon soddisfazione. simona turiano, 48 anni, ex operatrice sanitaria, ha studiato chimica, naturopatia, botanicaedeco-colture:«cercodicondividereleesperien-
zeprofessionaliconlacomunità, mettendo al servizio le mie competenze affinché si possa arrivare a risultati eccellenti nel rispetto del linguaggioedell’ ordineprestabilito dalla natura». fiorellamammoliti,62anni, operava in una ditta di cosmetica, ma era alla ricerca di qualcosa che appagasse la suaesistenza.unaricercainteriore durata anni, fino all’ epilogodelsentimentodiappartenenza con il gruppo del crogiolo. l’intentodistefaniadisistoè un ’ estensione che le permetta di lavorare sul ripopolamento diun ’ areadallefortipotenzialitàagricolee,alcontempo,promuovereeventidiartigianato, musica e recitazione, con un serviziodiaccoglienzaealloggio perunturismosemprepiùattento agli aspetti di preservazionedelterritorio.
La Riserva Aurea e il dialogo con la Natura
al confine con l’abruzzo, nel comunedinespolo,immerso tra le morbide curvature dei montinevegnaecervia,troviamoilsurrealeecovillaggio dellariservaaureadishanti di lieto uchiyama. ad accoglierci è proprio shanti, con ilsuogruppodiamici,intenti acondividereilpranzosuuna terrazzacheciregalaunodei più incredibili panorami del lazio, un luogo sospeso tra cielo e terra. shanti,50anni,unmaritogiapponese,ciraccontailprogetto “riservaaurea ” ,natodallarete delle comunità resilienti in transizione,finalizzatoaripopolare i borghi e i territori in manierasostenibileeconsapevole. l’idea è di consolidare unarealtàcoscienteedispirata, capacedirinvigorire,connuova linfa, un patrimonio naturale altrimenti dimenticato. «coltiviamo orti di luce - ci spiega . si tratta della “filosofiadelnonfare ” ,delnonlavorare il terreno, perché è la stessanaturaarispondereautonomamenteconifruttidella suaricchezza». insieme a shanti c ’è l’ amica dayda, 60 anni, negli ecovillaggi dal 1977 come esperta erborista:unapersonaempatica con l’idea di sviluppare l’ armoniadellafamigliaallargata e condividerne intenti e struttura,uncasaleaduepiani ottenuto grazie ad un bando dove è risultata essere l’ unica partecipante.ancheleiciparla dell’ obiettivo di ripopolare la zona: «Qui è pieno di edifici abbandonati, posti praticamentevuoti-cidiceprimadi spiegarciilprogetto “famiglia dianima ” -;haachefarecon ilritornoall’ essereumano,con lefrequenzedellanatura,con levibrazioni».seistanze,venti letti, uno spazio pronto ad ospitare gli abitanti di questa rivelazione condivisa. tra gli obiettivi il progetto “homeschooling ” (insegnamento a casa): un aiuto concreto per i bambinipiùsfortunati,un ’ opportunitàdiistruzionecheesulidalprotocolloconvenzionale della didattica. la realtà degli ecovillaggi (o comunità)ètraducibilecome sinonimo di rifiuto per tutto ciò che la società moderna rappresenta. un viaggio nell’intima mutazione di noi stessi, fino alla perfetta armoniaconildisegnonaturale dellacreazione.unasceltaattraente, ma che racchiude in sélarinunciaaciòchesiamo stati fino ad oggi.
spiritualità. poi incontriamo artur, 51 anni, polacco; è un esperto di erbe e ci racconta ilsuosentirsiparteintegrante della natura. «È tornare alle origini, alla vera essenza, al dialogo solenne con gli elementi che governano il creato», spiega dopo averci mostrato fiero l’ orto. l’ atmosfera è carezzevole e sembra di trovarsi all’interno di una bolla felice. ma è proprioshantiasottolinearelerinunce di una scelta tanto importante, ad esempio, la condivisonedeglispazi,l’ addiodefinitivo a quell’intimità che, paradossalmente,lacittàriesce aconcederenellanicchiadelle proprieabitazioni.l’ ecovillaggioèunacomunitàdipersone spintedaunprogettounitario, un ’ esperienza fortemente aggregativa che racchiude in sé un ’ assoluta dedizione senza possibilità di appello.
Il progetto dell’Associazione Agartha
aibordidiunastradaprovinciale nel comune di nespolo veniamoaccoltidaemanuela bandini, 58 anni, di modena, unica abitante di una grande
Inunmagnificoambiente naturale,traboschi, corsid’ acquaepanorami mozzafiato,sorgeun agglomeratodicase, quelcherestadiunantico centrourbano.Rimesso apostoeportatoanuova vitadaungruppodiamici cheseneinnamora
LA BELLEZZA DEL BORGO, NELLA SERENITÀ DELLA NATURA di linda russo
sul Versante romagnolo del parco nazionaledelleforeste casentinesi, a 680 metri sul liVello del mare,sorgeilpiccolo borgodistrabatenza. settant’ anni fa contava 189 anime sparse in vari poderi enellecasecheformavanoil nucleo raccolto intorno alla chiesadisandonato,maogginonrimanequasipiùnessuno. È lì, poco distante dal fiume,chenel1990ungruppodiamicipocopiùchetrentenni si innamora di una di quellecaseormaidisabitate. «eravamotrefamiglieconil desiderio di trovare una secondacasaimmersanelverdechepotessimocondividere o di cui potessimo usufruire anche singolarmente -raccontagabriele.inquel periodo c ’ erano diversi poderi nell’appennino che la regione emilia-romagna voleva dismettere ai fini di unrecupero.ungiornosiamo andati a vedere quella chepoisarebbediventatala “ nostra casa ” . era completamentedaristrutturare,ma era grande abbastanza da contenerci tutti e aveva un giardinointeramentecosteggiatodalfiume.così,abbiamofattorichiestaallaregione e ce l’hanno assegnata. l’ abbiamo avuta in affitto per20annieinquelperiodo l’ abbiamosistemata.poi,nel 2010, è stata messa in venditacondirittodiprelazione perchil’ avevainaffitto.non aspettavamoaltro!» sono passati 31 anni da quando quei ragazzi hanno messo piede dentro “cà di topino ” per la prima volta. Quel nomignolo, inciso su una targa di legno sopra la portad’ingresso,èprobabilmentedovutoalsoprannome di chi la ha abitata fino agli anni ’50. i suoi abitanti odierni, invece, sono ormai over60che,conl’ avvicinarsi dellapensione,hannopreso aviverlasempredipiù. «disolito,organizziamodei turniperaverelapossibilità di vivere la casa anche singolarmente,mamoltospesso ciritroviamoquiinsieme.È un posto dove stare bene e dovegodersilapace.nonesiste internet, non prende il cellulare.abbiamosoloiltelefonofissoincasodiemergenza,mailnumerolodiamo soloachinehabisogno.così evitiamodiesseredisturbati daltrantranquotidiano»,ci dicefabiola. lei, a differenza di alcuni “ coinquilini” , non è ancora inpensione,manonesclude di poter passare lunghi periodiacàditopinoquando lo sarà. «certo, pensando a una situazione di non autosufficienzaèdifficilepotervivere qui. il bagno è esterno e per raggiungerlo c ’è una rampadiscaledafare,laspesavafattanelpaesepiùvicino(a15kmdidistanza,ndr) e,incasodiemergenza,nessunaambulanzapuòarrivare»,cidice.perraggiungere la casa, infatti, è necessario parcheggiare la macchina e proseguireapiediperalcuni metri,superandounpontea schiena d’ asino e un breve trattoinsalita.«masepenso di rimanere qui, con il solo rumore del fiume, a leggere libri immersa nel verde, mi sentoinpace». ilpostonegliultimiannisiè popolatosemprepiùeadesso conta 4 famiglie di vicini e un piccolo bed & breakfast. gabriele, in questa cornice, azzarda l’idea di un cohousing nella natura: «la compagnia ormai è collaudata e nonabbiamopreoccupazioni perché i nostri figli sono grandi.Quandosiamoquici dividiamo i compiti: c ’è chi cucina,chifapiccolilavoridi manutenzione, chi va a fare legnaetantoaltro.ladomenica spesso invitiamo amici a pranzo che partono anche la mattina presto pur di esserci. la bellezza di questo borgostanell’ opportunitàdi poterriscopriredeiritmiche lacittànonpuòdarti».