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di Carlo Sangalli Presidente Nazionale 50&Più

EDITORIALE editoriale

MAGGIO 2021 LA CURA DELLA NORMALITÀ

LA NORMALITÀ IN TEMPO DI PANDEMIA HA STRAVOLTO LA QUO-

TIDIANITÀ DELLE NOSTRE AZIONI, MA ANCHE IL MONDO DELLE

NOSTRE INFORMAZIONI E CONVERSAZIONI. E, se un anno fa non si parlava altro che di tamponi e test, in questi ultimi mesi si sta discutendo senza sosta di vaccini, nei numeri, nel metodo e nel merito. Nei numeri. La campagna italiana di vacA FINE MARZO cinazione per settimane è proceduta a ri-

LA PERCENTUALE lento: a fine marzo meno di nove milioni

DI VACCINATI OVER 80 di persone avevano ricevuto almeno una SI AGGIRAVA INTORNO AL dose di vaccino e, a livello nazionale, la 60% CON UNA NOTEVOLE percentuale di vaccinati over 80 si aggirava VARIABILITÀ REGIONALE ancora intorno al 60% con una notevole variabilità regionale.

Nel metodo. Vaccinare un Paese è organizzazione che richiede rigore e precisione militare, non per niente l’incarico di Commissario Straordinario è stato affidato al Generale Francesco Paolo Figliuolo.

Confcommercio ha cercato di dare il proprio contributo, sottoscrivendo un Protocollo per la realizzazione dei piani vaccinali nei luoghi di lavoro, coinvolgendo le associazioni datoriali e le esperienze della bilateralità.

Un passo importante, che rischia nondimeno di rimanere su carta senza reperibilità e diffusione dei vaccini. Se quella contro il virus è una guerra, è evidente che le battaglie sono più complicate del previsto: assestarsi sul ritmo di 500mila somministrazioni al giorno non appare cosa banale.

E le differenze tra Regioni, gli intoppi e le incertezze rivelano tutta la difficoltà che la questione comporta.

D’altra parte, molto si è parlato anche di merito: da chi vaccinare a quale vaccino utilizzare sono temi di ordinaria conversazione privata e discussione pubblica. Il Piano strategico nazionale per la vaccinazione anti Covid-19 ha individuato come categorie prioritarie della prima fase della campagna vaccinale - oltre agli operatori di professioni a stretto contatto con il pubblico a rischio, come quelle sanitarie - le persone più anziane e, in generale, quelle più fragili. Il criterio anagrafico, quindi, ha avuto certamente una priorità rilevante nel cominciare a somministrare i vaccini. E, certamente, questo è accaduto per una questione umanitaria: è infatti acclarato che l’età costituisca fattore direttamente proporzionale alla letalità del virus, dal momento che l’età DI VACCINI SI PARLA TANTO, MA UN FATTO RIMANE: VACCINARE GLI ANZIANI È UN DOVERE SOCIALE, MA ANCHE UN’OPPORTUNITÀ PER IL PAESE media dei morti positivi a SARS-CoV-2 è di 81 anni. Tornare ad essere liberi di uscire, consumare, viaggiare è infatti un tema individuale per la terza età, ma ha un impatto non trascurabile sulle famiglie e sulle comunità. Di vaccini, insomma, si parla tanto, ma un fatto rimane: vaccinare gli anziani è un dovere sociale, ma è anche un’opportunità per il Paese.

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