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Spalla, se il dolore toglie il sonno

I tendini della spalla, con il passare degli anni, vanno incontro ad usura e quello del muscolo “sovraspinoso”, implicato nella “sindrome da conflitto scapolo-omerale”, è il più soggetto a lesioni e rotture

QUANDO I DOLORI ALLE SPALLE TOLGONO IL SONNO

di Alessandro Mascia

SE IL TENDINE SI ROMPE GLI ESERCIZI UTILI

In caso di lesione parziale, il chirurgo valuta la necessità di ricorrere ad un atto chirurgico (tenoraffìa) o se ricorrere alle cure degli specialisti della riabilitazione, che potranno riarmonizzare l’equilibrio meccanico e funzionale del complesso articolare della spalla. In caso di lesione totale, si ricostruisce - in artroscopia - la continuità del tendine. Nei casi più gravi è necessario ricorrere all’impianto di una protesi. È utile praticare quotidianamente esercizi che permettano di mantenere un corretto equilibrio morfologico della colonna vertebrale. Per mantenere una buona escursione articolare delle spalle, si possono eseguire circonduzioni in avanti e indietro facendo attenzione al corretto posizionamento della colonna. Non si devono mai eseguire movimenti che facciano emergere dolori. In questo caso consultare uno specialista che possa impostare un piano di lavoro personalizzato. LA SPALLA È L’ARTICOLAZIONE CON LA PIÙ AMPIA ESCURSIONE MOTORIA DEL SISTEMA MUSCOLO-SCHELETRICO. L’armonia del movimento è affidata alla sinergia e coordinazione dei numerosi muscoli che la costituiscono. Come avviene in un’orchestra ben affiatata, dove l’armonia è garantita dal perfetto equilibrio tra tutti gli strumenti, anche per la spalla (ancor più che per le altre articolazioni) il corretto funzionamento è affidato al perfetto bilanciamento dei 19 muscoli che la costituiscono. Non si deve mai trascurare il fatto che tutti i muscoli possono funzionare in modo corretto e coordinato soltanto in presenza di salde fondamenta. Questi fulcri stabilizzanti della spalla sono rappresentati dalla colonna vertebrale, dal bacino e dagli arti inferiori. Questi ultimi permettono la stabilità grazie all’appoggio dei piedi sul terreno. Il corretto bilanciamento delle gambe consente il fisiologico angolo di inclinazione (antiversione) del bacino, dal quale partono muscoli e sistemi fasciali che arrivano direttamente alla scapola e all’omero. Questo vuol dire che un problema meccanico della spalla può nascere anche dal cattivo appoggio dei piedi o dalla scorretta posizione del bacino (particolarmente frequente nel sesso maschile). Con il passare degli anni e con la diminuzione della pratica sportiva o di attività che mantengano in allenamento i muscoli del corpo, si va incontro a perdita di forza (ipotono-trofia). Se i muscoli sono deboli, vengono sovraccaricati i tendini. Si creano quindi le condizioni ideali perché si inizi ad in-

staurare un processo che porta nel tempo all’usura precoce dei tendini, dei legamenti e delle superfici articolari. Non si deve neanche trascurare il ruolo delle alterazioni morfologiche della colonna vertebrale. È frequente in molti soggetti la presenza di un “dorso curvo”, oppure dell’adattamento posturale opposto chiamato “dorso piatto”. La fisiologica curvatura delle vertebre dorsali consente alle scapole un rapporto ottimale con le costole, da cui deriva un corretto orientamento con l’omero e con la clavicola. Le stesse regole meccaniche valgono se si hanno spalle troppo alte e contratte (per effetto dell’eccessiva tensione dei muscoli della colonna cervicale). Il muscolo che per primo garantisce il corretto posizionamento dell’omero nella meccanica articolare della spalla è proprio il “sovraspinoso”, che si trova lungo il margine superiore della scapola. La sua triste fama è dovuta al fatto che è sempre implicato nelle patologie (e quindi nei dolori) della spalla. È lo starter dei movimenti del braccio. Esercita un ruolo (tipo carrucola) indispensabile per far ruotare l’omero e per consentire al braccio di andare in alto a prendere un oggetto o per salutare qualcuno. Se esistono condizioni meccaniche sfavorevoli (come quelle sopra citate), il tendine del muscolo sovraspinoso andrà incontro ad una usura precoce che può andare dalla semplice infiammazione alla lesione parziale, fino alla rottura completa. Non si devono sottovalutare i segnali di allarme che arrivano dalle spalle. Il dolore della spalla è un processo difficilmente reversibile spontaneamente perché è spesso conseguente ad adattamenti posturali scorretti nati molto lontano nel tempo. Le prime difficoltà iniziano nel vestirsi (ad esempio, nell’indossare una giacca), ma anche nel guidare o nel prendere un bicchiere dallo scolapiatti. La patologia della spalla è sovente riconoscibile per il fatto che il dolore disturba il sonno e spesso costringe le persone a dormire sedute in poltrona o sul divano. Non si deve quindi trascurare alcun dolore ed è invece opportuno agire preventivamente chiedendo consiglio al fisiatra, all’ortopedico, al posturologo o all’osteopata nel caso in cui si sia consapevoli di non avere un corretto assetto posturale generale e, in particolare, della colonna vertebrale.

LE ALTERAZIONI MORFOLOGICHE DELLA COLONNA VERTEBRALE RAPPRESENTANO UN TERRENO FERTILE ALL’INSTAURARSI DI PATOLOGIE A CARICO DELLE ARTICOLAZIONI DELLE SPALLE

IL RECUPERO FUNZIONALE La riabilitazione rappresenta il fulcro centrale nel trattamento del dolore alla spalla

TRATTAMENTI MIRATI

La fisioterapia offre ad oggi una molteplicità di approcci utili per conseguire il perfetto recupero funzionale dell’articolazione della spalla, sia nel paziente operato sia nel paziente cui viene consigliato un percorso di recupero di tipo conservativo. I trattamenti vanno dalla riarmonizzazione posturale dell’intero schema corporeo al recupero del tono-trofismo del sistema muscolare della spalla e del controllo antigravitario della colonna vertebrale, fino alla riabilitazione in acqua. Sono tutti aspetti complementari atti a completare il recupero dell’articolazione, evitando la possibilità di andare incontro a spiacevoli recidive.

BUONO A SAPERSI

LE RACCOMANDAZIONI A ognuno il suo spazio

L’OMS raccomanda una disponibilità di almeno 9 mq di spazio verde urbano per ogni individuo, con un ideale di 50 mq pro capite. L’Ufficio Regionale Europeo, nelle sue linee guida sul tema, indica come regola generale che i residenti delle aree urbane accedano ad aree verdi di almeno 0,5-1 ettaro entro 300 metri da casa. E raccomanda periodici interventi di manutenzione per tutelare sicurezza e pulizia di parchi, viali e giardini, nonché di privilegiare specie vegetali locali e a basso potenziale allergenico. È ormai dimostrato che la presenza di aree verdi accessibili e di qualità ha un impatto benefico sulla salute fisica e su quella mentale

GLI INNUMEREVOLI VANTAGGI DEL VERDE

a cura di Fondazione Umberto Veronesi

CIRCA TRE CITTADINI EUROPEI SU QUATTRO VIVONO IN AREE URBANE. Le città, le loro strade, gli edifici, l’asfalto, il traffico, gli spazi, i rumori e l’aria che vi si respira sono l’ambiente in cui la gran parte delle persone vive per la maggior parte del tempo. Con quali effetti sulla salute? E in che modo gli spazi verdi possono invece impattare sullo stato fisico e psichico delle persone? A queste domande da tempo stanno cercando di rispondere non solo gli esperti di medicina della prevenzione, ma anche chi lavora sulla riqualificazione e sulla progettazione degli spazi urbani.

SALUTE: NON SOLO FARMACI L’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) lo spiega con grande semplicità e chiarezza: la salute è «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o infermità». Dunque, a segnare il solco fra malattia e salute non sono soltanto gli strumenti in mano al medico, come farmaci, chirurgia, diagnostica, vaccini. Ma anche, in senso più ampio, l’ambiente e gli elementi in cui viviamo ogni giorno.

I BENEFICI DEL VERDE La presenza e l’accessibilità di aree verdi, ricorda l’OMS, produce dei vantaggi piuttosto ben documentati: parchi, boschi e giardini favoriscono lo svolgimento dell’attività fisica e il relax, offrono un riparo dall’inquinamento acustico e contribuiscono a migliorare la qualità dell’aria, poiché gli alberi producono ossigeno e fanno la loro parte nel ridurre le concentrazioni degli inquinanti nell’aria. Gli spazi verdi, in epoca di crisi climatica e di riscaldamento importante di molte aree del pianeta, mitigano le temperature delle città. Inoltre, hanno ricadute indirette importanti, poiché offrono percorsi per camminare e pedalare, favorendo gli spostamenti, il movimen-

to e anche l’interazione sociale. Migliorano la salute mentale e aiutano a ridurre l’impatto delle diseguaglianze nella salute.

E GLI SVANTAGGI? Sugli spazi verdi i ricercatori si interrogano con interesse crescente (un’ampia metanalisi degli studi condotti esistenti è apparsa sulla rivista scientifica The Lancet nel 2019). Si rileva anche qualche aspetto negativo (come il rischio dato dall’esposizione ad allergeni come i pollini, a pesticidi ed erbicidi, a malattie trasmesse da artropodi, come la malattia di Lyme o in alcune aree la dengue; o ancora come il rischio di incidenti legati alle attività all’aperto o anche l’esposizione eccessiva alle radiazioni solari). Ci sono poi dei limiti metodologici nel giudicare gli effetti di fattori così complessi in cui si sommano fattori socioeconomici e culturali. Ciononostante, sommando tutto, le evidenze epidemiologiche indicano che i benefici dell’esposizione al verde superano i rischi per la salute.

MALATTIE CRONICHE La presenza di aree verdi, come detto, facilita l’attività fisica, vero cardine della salute cardiovascolare e della prevenzione delle grandi patologie croniche del nostro tempo, come l’obesità, le malattie del cuore e dei vasi, l’aterosclerosi, il diabete e con effetti importanti anche sul rischio di alcuni tumori. Ma ci sono differenza fra l’esercizio al tapis roulant o la camminata al parco? Sì, secondo diversi esperti, che hanno sottolineato come l’attività all’aria aperta produca effetti più significativi sul nostro benessere rispetto a quella indoor.

LA MENTE L’associazione fra natura, piante e verde, e uno stato di benessere psichico è intuitiva ed è esperienza comune a tutti noi. I dati scientifici più interessanti rilevano ad esempio una migliore risposta allo stress nelle persone dedite alle passeggiate nel verde rispetto a chi cammina in città. Un effetto positivo in parte persino misurabile: l’esposizione a spazi verdi è associata soprattutto nelle donne a una minor secrezione di cortisolo, noto anche come “ormone dello stress”.

DURANTE L’ESTATE Aree verdi contro le “isole di calore”

Come sa chi vive nelle città d’estate, le aree urbane sembrano particolarmente colpite dall’aumento delle temperature. Il fenomeno è reale e gli esperti lo chiamano “isola di calore” (Urban heat island-UHI). Avviene perché l’asfalto e i materiali con cui sono costruiti gli edifici, che insieme ricoprono la gran parte della superficie urbana, ostacolano la traspirazione e la dispersione notturna del calore accumulato durante il giorno. Anche la poca ventilazione riduce lo scambio termico, a cui si aggiunge una più alta concentrazione di polveri sottili e di ozono. La speranza? Può essere il verde. Come ricordano le linee guida del Ministero della Salute, infatti, una risposta al fenomeno delle isole di calore urbane è la presenza di aree verdi: “un solo albero può raffreddare per una potenza di 20-30KW; un’area verde urbana di 1.500 mq raffredda in media 1,5 °C e, a mezzogiorno, 3°C, e diffonde i suoi effetti a 100 metri di distanza”.

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