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Concorso 50&Più, aperte le iscrizioni Anna Costalunga
from Marzo 2022
by pay50epiu
40aedizione
Aperte, fino al 3 giugno, le iscrizioni alla 40ª edizione del Concorso artistico di 50&Più dedicato a Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia
di Anna Costalunga
L’Associazione 50&Più è pronta ad accogliere quanti - passata la boa dei 50 anni - vogliano mettere alla prova la loro creatività. Non è vero che col trascorrere del tempo corpo e cervello entrano in una fase di inesorabile, lenta, decadenza. Il segreto per un’anzianità attiva - lo conferma anche la scienza - risiede nel mantenere vive le passioni coltivando i propri interessi. Magari sperimentando nuovi spazi espressivi. Non si tratta di essere giovani, adulti o vecchi, ma di esprimere la propria umanità attraverso il dono dell’intelletto, perché la fantasia non ha età. Piuttosto i capelli bianchi sanno donare spessore alla vena creativa. Lo dimostrano gli esempi di pittori, scrittori, poeti e artisti della fotografia che hanno lasciato le loro testimonianze più compiute proprio nella cosiddetta silver age. Picasso e Fattori, D’Annunzio e Ungaretti, Salgado e Koudelka, per citarne alcuni, hanno saputo realizzare e trasmettere il meglio di sé proprio nell’età più matura. E allora: libera la fantasia e dai spazio al tuo talento. L’Associazione 50&Più ti aspetta!
Il Concorso 50&Più, giunto alla sua 40ª edizione, è dedicato alla composizione di opere di Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia. Possono partecipare coloro che hanno compiuto 50 anni di età purché non abbiano mai tratto profitto dalle attività artistiche e non siano scrittori, poeti, pittori o fotografi professionisti. Il tema delle opere è libero e le stesse devono essere inedite.
CATEGORIE
PROSA: l’opera deve essere in lingua italiana per un massimo di 11.000 battute, spazi inclusi. POESIA: l’opera deve essere in lingua italiana e avere una lunghezza massima di 35 versi. PITTURA: l’opera, realizzata in olio/ acrilico/acquerello/grafica/collage, dovrà avere una dimensione massima di 60×80 cm, comprensiva di eventuale cornice. FOTOGRAFIA: l’opera può essere in banco e nero o a colori nei formati 18×24, 20×25 o 20×30.
SELEZIONE E VALUTAZIONE OPERE
Una commissione istituita dall’Associazione 50&Più selezionerà le opere che saranno ammesse alla fase finale. Una Giuria qualificata valuterà le opere che hanno superato la prima selezione e assegnerà le Farfalle e le Libellule d’Oro.
PREMI
Per ogni categoria: • ricevono la Farfalla d’Argento tutti i partecipanti che hanno superato la prima selezione e non hanno mai ricevuto una Farfalla d’Oro in una delle edizioni precedenti; • vengono assegnate dalla Giuria cinque Farfalle d’Oro tra coloro che hanno superato la prima selezione e non hanno mai ricevuto una Farfalla d’Oro in una delle edizioni precedenti; • ricevono la Libellula d’Argento tutti i partecipanti che hanno superato la prima selezione e che hanno vinto una Farfalla d’Oro in una delle edizioni precedenti; • viene assegnata dalla Giuria una Libellula d’Oro tra coloro che hanno superato la prima selezione e hanno ricevuto una Farfalla d’Oro in una delle edizioni precedenti; • viene assegnata una Superfarfalla mediante votazione dei lettori di Spazio50.org e della rivista 50&Più.
Sarà data ampia visibilità al Concorso e alle opere vincitrici sui canali dell’Associazione 50&Più.
ISCRIZIONI
È possibile partecipare al Concorso con massimo un’opera per ogni categoria. L’iscrizione può essere effettuata online o in formato cartaceo, entro il 3 giugno 2022.
ISCRIZIONE ONLINE
Compilare la scheda di iscrizione presente sul sito www.spazio50.org allegando l’opera con cui si intende concorrere.
ISCRIZIONE CARTACEA
Compilare la scheda pubblicata sul numero di marzo della rivista 50&Più e inviarla, unitamente a una copia dell’opera con cui si intende concorrere, a: Concorso 50&Più, Via del Melangolo n. 26, 00186 Roma.
L’iscrizione al Concorso 50&Più comporta l’accettazione e l’osservanza di tutto quanto presente nel bando.
INVIO DELLE OPERE CATEGORIA PROSA E POESIA
ONLINE: allegare una copia digitale dell’opera scritta al computer (formati ammessi .doc, .docx, .pdf) POSTA TRADIZIONALE: spedire l’opera su chiavetta usb (formati ammessi .doc, .docx, .pdf) e la scheda di iscrizione cartacea.
CATEGORIA PITTURA
ONLINE: allegare una fotografia digitale dell’opera pittorica con cui si intende partecipare (formato 10×15). POSTA TRADIZIONALE: spedire una fotografia dell’opera, stampata in formato 10×15 e la scheda di iscrizione cartacea. Successivamente, le opere pittoriche dovranno essere spedite alla sede espositiva della mostra nei termini e nel luogo che saranno comunicati in seguito. NON inviare le opere alla Segreteria del Concorso.
CATEGORIA FOTOGRAFIA
ONLINE: allegare il file dell’opera con cui si intende partecipare in formato .jpg. POSTA TRADIZIONALE: spedire la fotografia stampata in duplice copia con l’indicazione del titolo dell’opera, dell’apparecchio usato e delle tecniche adottate e la scheda di iscrizione cartacea.
QUOTA DI PARTECIPAZIONE
La partecipazione al Concorso prevede il versamento di un contributo pari a: • 40,00 € per concorrere con un’opera; • 70,00 € per concorrere con due opere; • 95,00 € per concorrere con tre opere; • 120,00 € per concorrere con quattro opere.
Il versamento può essere effettuato tramite: 1. c/c postale n. 19898006 (al momento dell’iscrizione allegare copia della ricevuta); 2.bonifico bancario - IBAN IT33H0832703247000000047010 (al momento dell’iscrizione allegare copia della ricevuta); 3. Carta di credito o Paypal disponibile al momento dell’iscrizione online sul sito www.spazio50.org.
Ai non ammessi alla selezione finale sarà restituita la quota versata per la partecipazione.
SEGRETERIA CONCORSO
Concorso 50&Più Via del Melangolo n. 26 - 00186 Roma Tel. 06-68883297 Cell. 334-6252880 Email infoeventi@50epiu.it
Scheda di iscrizione da inviare entro il 3 giugno 2022
Il sottoscritto:
Cognome
Nato/a
Via
Codice fiscale
Tel. il
n° Nome
Residente a
Cap
Cell. Email
PER I PARTECIPANTI AL PREMIO LIBELLULA
Prov.
Vincitore della “Farfalla d’Oro” nel nella Sezione
chiede di partecipare alla 40a edizione del Concorso Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia con:
un’opera di Prosa dal titolo:
allegare 1 copia, come da regolamento, in formato digitale su chiavetta usb .doc, .docx o .pdf - (max 11.000 battute spazi inclusi)
un’opera di Poesia dal titolo:
allegare 1 copia, come da regolamento, in formato digitale su chiavetta usb .doc, .docx o .pdf - (lunghezza massima 35 versi)
un’opera di Pittura dal titolo:
allegare 1 foto stampata dell’opera come da regolamento formato 10x15 - (misure quadro massimo 60x80 cm) un’opera di Fotografia dal titolo:
allegare la fotografia stampata in duplice copia con l’indicazione del titolo dell’opera, dell’apparecchio usato e delle tecniche adottate - (18x24 - 20x25 - 20x30 cm)
A tal fine provvede al versamento di: € 40,00 per un’opera € 70,00 per due opere € 95,00 per tre opere € 120,00 per quattro opere
mediante: versamento c/c postale n. 19898006 intestato a 50&Più causale: Partecipazione Concorso ed. 2022 (allegare ricevuta) bonifico bancario intestato a 50&Più - codice IBAN IT33H0832703247000000047010 causale: Partecipazione Concorso ed. 2022 (allegare ricevuta) carta di credito o Paypal disponibile al momento dell’iscrizione online sul sito www.spazio50.org (allegare ricevuta)
CURRICULUM:
COME PREVISTO DAL REGOLAMENTO DEL CONCORSO 50&PIÙ, IL SOTTOSCRITTO DICHIARA DI ESSERE L’AUTORE DELL’OPERA PRESENTATA, DI NON ESSERE UN PROFESSIONISTA, DI NON AVER MAI TRATTO PROFITTO DALL’ATTIVITÀ LETTERARIA, PITTORICA O FOTOGRAFICA E NE AUTORIZZA LA PUBBLICAZIONE SENZA RICHIESTA DEI DIRITTI D’AUTORE.
Firma I dati personali contenuti nella presente scheda, dei quali consento il trattamento, verranno utilizzati esclusivamente ai soli fini e scopi dell’evento anche per quanto concerne la pubblicazione sulla rivista 50&Più e su Internet di immagini e video relativi al predetto Concorso (art. 96 Legge 633/41). Tali dati potranno, su mia richiesta, essere aggiornati o eliminati in qualsiasi momento, come previsto dal Decreto Legislativo 30.06.2003, n. 196, come modificato dal D.Lgs n. 101 del 10/08/2018, recante disposizioni per l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del Regolamento UE 2016/679.
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COL SORRISO, ANCHE DI FRONTE A QUEL CROMOSOMA IN PIÙ
Un figlio con la Sindrome di Down può significare sofferenza e paura per il domani. Ma le testimonianze di Guido e Carla raccontano che i bambini, poi ragazzi e ragazze, possono emanciparsi e vivere la loro vita in autonomia
di Giada Valdannini
«L a Sindrome di Down è una brutta notizia. È inutile che la indoriamo dicendo che è un dono. Io rispondo sempre: “Se è un dono, tienitelo pure”». Guido Marangoni gioca in contropiede. Ingegnere, padre di tre ragazze e marito di Daniela, conosce il senso dell’ironia e la usa per affrontare la vita come per toccare i temi più delicati. Delle sue tre figlie, Anna - la più piccola, che ha sette anni - è nata con un cromosoma in più e di lei dice: «Se la Sindrome di Down è una brutta notizia, la persona che si nasconde dietro è sempre ma sempre una buona notizia». Lo abbiamo raggiunto per parlare della loro famiglia. La stessa famiglia che ha raccontato in libri come Anna che sorride alla pioggia (Premio Selezione Bancarella 2018) e che è al centro dei suoi spettacoli che porta in giro per tutto il Paese. «Quando ci è stato detto della Sindrome di Down, ho preso una paura pazzesca». Ma, anche lì, la reazione dei Marangoni è stata incredibile. «Premetto - dice Guido - che volevo tanto un maschietto. Dopo due figlie femmine, due cani femmine, circondato da donne, mi sono detto: è il momento di un bambino». Così, alla notizia che il nascituro avrebbe avuto la Sindrome di Down, la moglie ha chiesto alla dottoressa: «Scusi, ma è un maschio o una femmina? Il medico, con sguardo pietoso, ha detto: “Guardi, forse non ha capito che è la Sindrome di Down”. E mia moglie (che di professione è psicologa clinica, ndr) ha risposto: “Ho capito
benissimo. So cosa sia la Sindrome di Down, ma volevo sapere se è maschio o è femmina”. A quel punto - ricorda Marangoni - io sono sbottato: “Porca miseria, neanche stavolta siamo riusciti a fare il maschio!”». E oggi continua, armato di ironia: «Desideravo tanto il maschietto che devo aver fatto confusione coi cromosomi ed è arrivata Anna, con questo cromosoma in più che tanto ci spaventa». Una paura con la quale sicuramente fanno i conti le famiglie che hanno una persona con Trisomia 21 tra i loro cari. La stessa paura che immaginiamo possa aver affrontato Carla Agosti, mamma di Romina, 35 anni e quel cromosoma in più. Carla lavora e, come Guido, ha una bella famiglia numerosa. «Diciannove mesi dopo Romina è infatti nato Daniele e quindi Francesco - che oggi ha 17 anni -, entrambi estremamente legati alla sorella». Per Carla, la notizia della Sindrome di Down di Romina non arrivò che alla nascita: all’epoca il ricorso alle indagini prenatali non era così frequente. E poi, racconta: «Ero davvero molto giovane». Una giovane età - quella sua e del marito - che deve averli fatti sentire smarriti di fronte a una simile notizia, tanto che dice: «Fu una vera doccia fredda». Ecco perché difficilmente dimenticherà le parole di quel medico che, una volta nata Romina, disse loro: «Sarà un percorso molto difficile: vedrete, passerete più tempo in ospedale che a casa. «Ma non fu così e, mentre te lo dico, mi vengono ancora i brividi. Romina in ospedale ha fatto solo le tonsille e poi niente più», confessa Carla. Di fronte a questo tema, all’indelicatezza di taluni specialisti, anche Guido Marangoni si fa serio: «Non c’è un modo giusto per comunicare la Sindrome di Down, ma ce ne sono tanti sbagliati. Viene data in maniera ruvida, arida, in una stanzetta o in fretta e furia in mezzo a un corridoio». È ciò che gli scrivono anche i tanti genitori che lo contattano attraverso il sito guidomarangoni.it, via social o nei tanti incontri che organizza nelle città o per le scuole. «Io parto dal racconto di Anna, che con la Sindrome di Down ha una disabilità che Anna non può nascondere; ma, in realtà, ritengo che il tema della disabilità ci riguardi tutti. Esistono disabilità del cuore, dell’anima, disabilità sociali. E non è un modo per ammorbidire il tutto ma per ampliare lo sguardo». Uno sguardo che, forse, anche Carla Agosti avrebbe voluto più ampio, specie quando, trent’anni fa, alle elementari, ci racconta come Romina fosse isolata: «I bambini con Sindrome di Down venivano portati fuori dalle classi. Staccati dai loro compagni». In salita, dunque, la vita di una mamma che ha sicuramente dovuto occuparsi anche degli altri due figli, uno dei quali appunto poco più piccolo della grande. «Daniele - ci dice - è molto attaccato a Romina e avendo lei fatto un anno in più di asilo, si sono trovati a frequentare la prima elementare tutti e due lo stesso anno». Per scelta e per preservare la loro autonomia, Carla sceglie di iscriverli in classi diverse ma il legame che c’è tra i due fratelli è evidente, anche se seguono percorsi differenti. «Daniele, nonostante avesse imparato a leggere e scrivere, mostrava di non saperlo fare perché non gli sembrava possibile che la sorella ancora non riuscisse. Non voleva farla sentire indietro. Era come se la volesse aspettare». Una fratellanza che, a casa Marangoni, è sorellanza, visto che le sorelle maggiori di Anna - Marta, 22 anni, e Francesca, 19 - sono legatissime a lei. Ognuna col proprio percorso - Marta è avanti con l’università, mentre
Francesca ha appena iniziato ostetricia -, ma sono uno dei punti saldi tra gli affetti, tanti, di Anna. «Il giorno in cui è nata - racconta il suo papà - le mie figlie ed io arrivammo in ospedale carichi di fiori e palloncini per fare festa a mia moglie e ad Anna. Accanto a mia moglie c’era una donna che aveva messo al mondo una splendida bambina ma si lamentava perché, per via del parto, sembrava in volto più sofferente e meno bella del fratello più grande. Quando qualche giorno dopo venne il medico e parlò con mia moglie di associazioni per persone con Sindrome di Down, la vicina disse disorientata: “Ma perché?”. Nei giorni della nascita e in tutta quella gioia, non aveva potuto accorgersi che mia figlia fosse nata con la Trisomia 21». Il che - come ci ripete più volte - non significa negare l’evidenza, sorvolare sugli sforzi che fanno famiglie come le loro, ignorare la fatica stessa che fanno a crescere questi ragazzi con la loro Sindrome, ma la posta in gioco è alta e in palio c’è la serenità di questi bambini che un giorno saranno uomini e donne. Esattamente come sta capitando a Romina - la figlia di Carla Agosti -, che oggi è un’impiegata del Comune di Roma, dopo un concorso superato affrontando prove di computer e di inglese. «Una bella soddisfazione - ci dice Carla -. È stata assunta nel 2013, dopo aver lavorato in una mensa, nelle scuole, già diplomata come segretaria di azienda. Oggi si occupa delle carte di identità». Eppure entrambi - sia Carla sia Guido - ci fanno notare quanto la famiglia non sia abbastanza e che serva tutto un sistema intorno di cure e protezione che permettano a questi ragazzi di lavorare sodo verso la loro autonomia. Guido, che ha una figlia piccola, sottolinea come la differenza la facciano anche le associazioni che si hanno intorno, indicando come - per chi vive magari in contesti dislocati e isolati - crescere un figlio con Sindrome di Down possa essere ancora più complicato. La vede alla stessa maniera Carla, che avendo una figlia adulta pensa necessariamente alla sua autonomia, già nell’immediato futuro. «Romina si sta preparando per andare a vivere da sola. Io non mi sento tanto pronta ma lei, invece, sì». Romina, dunque, è assolutamente in grado di farlo. È Carla che deve vincere le proprie paure. «Il Comune di Roma, come altri Comuni - ci racconta Carla -, ha stanziato fondi per il “Dopo di noi” e ora, ogni tre settimane, va ad abitare vicino casa. Vive con quattro ragazzi con Sindrome di Down: fanno la spesa, vivono assieme, affiancati da operatori. Il menù viene stabilito con cadenza settimanale e così acquistano il necessario. Si prendono cura della casa e cucinano per conto loro». È un traguardo importante: oggi, per Romina; domani, per Anna. Un messaggio di superamento dei propri limiti perché, sì, ognuno di noi ne ha.
a cura di Fondazione Umberto Veronesi
SMETTERE: UN REGALO CHE CI MERITIAMO
In Italia si calcola che siano circa 43.000 ogni anno le vittime di tumori causati dal fumo e anche il Codice europeo contro il cancro ricorda che il fumo di tabacco è la prima causa di tumore. Ed è un fattore che si può evitare. Come? Non fumando e, se si fuma, smettendo di farlo. Non è un’impresa semplice, come molti sanno. Nel tempo, infatti, chi fuma sviluppa una dipendenza che intreccia componenti fisiche, sociali, psicologiche. Ogni fumatore deve esserne consapevole, per prepararsi alle difficoltà che può incontrare una volta spenta l’ultima sigaretta.
COSA ACCADE QUANDO SI SMETTE
Cosa succede quando si smette di fumare? Bastano 48 ore di non fumo per sperimentare i primi benefici e, per alcuni, anche i primi sintomi di astinen-
SIGARETTA ELETTRONICA?
Ci sono ancora molti aspetti da chiarire sugli effetti per la salute delle sigarette elettroniche e sulla loro utilità per smettere di fumare. Per ora le evidenze mostrano che nei due terzi dei casi chi usa e-cig continua ad usare anche sigarette normali. Chi decide di provare a utilizzarle farebbe bene a parlarne con il medico, pianificare una riduzione graduale della nicotina fino a rimuoverla del tutto e porsi come obiettivo l’abbandono anche dello svapo. za da nicotina, come irritabilità, voglia irrefrenabile di fumare, aumento dell’appetito e difficoltà a dormire. In genere, questi disturbi raggiungono il picco dopo 4 giorni di astinenza e scompaiono entro un mese. A questi sintomi, del tutto normali, vanno aggiunti gli stimoli sociali e le abitudini quotidiane. Ecco qualche consiglio utile per fronteggiare questi ostacoli.
SMETTERE DA SOLI O CHIEDERE AIUTO?
Molti raccontano di avere smesso da soli, ma non tutti pagano uno stesso prezzo alla dipendenza. Si stima che più di un quarto dei fumatori abbia provato a smettere almeno una volta: tra coloro che hanno fallito, il 75% ha provato da solo e appena il 5% si era rivolto a un centro antifumo. Secondo l’OMS, la consulenza di un medico aumenta dell’84% le possibilità di fare a
meno del tabacco una volta per tutte. Alcuni strumenti possono supportare nel percorso. Vediamo i principali.
LA TERAPIA NICOTINICA
L’obiettivo è rendere meno difficile l’abbandono delle sigarette alleviando i sintomi dell’astinenza. Per chi ha una dipendenza medio-alta o chi ha già provato ed è ricaduto, ad esempio, gomme, inalatori, confetti o cerotti alla nicotina danno più tempo per abituarsi ai cambiamenti e consolidare motivazione e autostima. Sono medicinali da banco, acquistabili senza ricetta medica, ma è indispensabile leggere attentamente i foglietti illustrativi, meglio se con il consiglio del medico o del farmacista.
I FARMACI
Il primo farmaco antifumo è il bupropione, un antidepressivo che agisce sul circuito della dipendenza, aiuta ad attenuare i sintomi dell’astinenza e riduce l’urgenza di fumare. Tra gli effetti collaterali possono comparire agitazione, insonnia, nausea e stipsi. Deve essere prescritto da un medico ed è spesso consigliato a chi ha già provato a smettere senza riuscirci o a chi deve smettere in tempi brevi. Poi c’è la vareniclina, che ha un’azione simile al precedente e contemporaneamente favorisce il rilascio di dopamina. Può causare disturbi gastrointestinali, del sonno e del tono dell’umore. È essenziale avere smesso di fumare prima di assumerla. L’arrivo più recente in Italia è la citisina, disponibile in farmacia come preparato galenico derivato dal maggiociondolo (Cytisus laburnum), interessante per l’elevata tollerabilità e il costo ridotto. Quale scegliere? Un medico esperto saprà consigliare al meglio.
I CENTRI ANTIFUMO
Ignoti ancora a troppe persone, sono il luogo in cui trovare informazioni sulla dipendenza da tabacco, ottenere una valutazione attendibile e personalizzata delle condizioni di salute, nonché supporto psicologico e medico. Dove andare? L’Istituto Superiore di Sanità pubblica un elenco completo dei Servizi Territoriali per la Cessazione dal Fumo di Tabacco consultabile sul sito www.iss.it, e si può chiamare il numero verde 800 554 088.
SPENTA L’ULTIMA…
• Dopo 20’: la pressione arteriosa e il battito cardiaco tornano a livello normale. • Dopo 8-12 h: il livello di monossido di carbonio nel sangue si normalizza. • Dopo 24 h: il rischio di infarto del miocardio acuto comincia a diminuire. • Dopo 48 h: la percezione di odori-sapori inizia a migliorare. • Da 2 settimane a 3 mesi dopo: migliorano respirazione e circolazione sanguigna. • Da 1 a 9 mesi dopo: tosse, mancanza di fiato e stanchezza diminuiscono molto, cala il rischio di bronchiti e altre infezioni. • Dopo 1 anno: il rischio di insorgenza di malattie coronariche dimezza. • Dopo 2-5 anni: il rischio di infarto equivale a quello di un non fumatore. • Dopo 5 anni: il rischio di tumore al polmone, al cavo orale, all’esofago e alla vescica si riduce del 50%. Quello di tumore del collo dell’utero diventa come quello delle non fumatrici. • Dopo 15 anni: i rischi di malattie legate al fumo tornano pari a quelli dei non fumatori.
di Alessandro Mascia
L’EQUILIBRIO TRA I 7 DIAFRAMMI: GARANZIA DI LUNGA VITA
La loro armonia è fondamentale per sostenere il benessere generale del corpo e la funzionalità di tutti gli organi, del sistema vascolare e di quello linfatico
Il diaframma toracico è il più importante tra tutti i muscoli respiratori. Separa il torace dall’addome, è il più conosciuto, ma non è l’unico ad influenzare l’assetto posturale e la vascolarizzazione del corpo umano. Sono infatti presenti nel corpo altri diaframmi, tutti fondamentali. Uno, importante quanto il diaframma toracico, è il “pavimento pelvico” o “perineo”. È un piano muscolare che contiene e sostiene dal basso la cavità addominale. Invece, nella porzione superiore del torace, a mo’ di coperchio, un altro diaframma chiude lo spazio compreso tra clavicole, prime costole e scapole, e prende il nome di “stretto toracico”. Da un punto di vista funzionale sono considerati diaframmi anche il “tentorio del cervelletto” (una membrana che si trova nel cranio), il “palato”, le “ginocchia” e le “fasce plantari”. Sotto il profilo anatomico i sette diaframmi costituiscono piani paralleli tra loro e dividono il corpo in ambienti comunicanti ma ben differenziati. Il muscolo diaframma riveste un ruolo fondamentale per la salute degli esseri umani ed il suo stato di tensione comporta sempre degli adattamenti dell’apparato muscolo-scheletrico, del sistema vascolare, del sistema linfatico e del sistema neuro-vegetativo. Inoltre, se il diaframma è rigido e contratto, si abbassa ed aumenta il diametro del torace. Per di più la sua rigidità si trasmette direttamente alle vertebre del passaggio dorso-lombare e più in generale a tutta la colonna vertebrale. Un diaframma contratto è in sintesi un muscolo meno mobile che ha come effetto la diminuzione degli scambi vascolari, del drenaggio venoso e della circolazione linfatica. È quindi una delle condizioni che possono contribuire alla fastidiosa stasi dei liquidi. Riduce inoltre la fisiologica mobilità degli organi interni e comporta quindi un’ulteriore tensione nella meccanica e funzionalità degli organi del torace e dei visceri addominali. Ne soffrono il fegato, l’incrocio esofago-gastrico, il colon, il duodeno e tutta la motricità dell’intestino tenue. È questo il motivo che obbliga qualsiasi trattamento di terapia manuale a bilanciare sempre la tensione delle fibre muscolari del diaframma e dei muscoli respiratori disseminati in tut-
to il torace e sulla colonna cervicale. L’importanza di una “armonica accordatura” tra i diaframmi sta nel fatto che la tensione di ognuno di loro trasmette un’azione diretta su tutti gli altri. La tensione dei diaframmi modifica la pressione dei volumi che li dividono. Possono quindi variare le pressioni dei sistemi fasciali interni al cranio, la pressione interna del torace, quella dell’addome, del bacino e del pavimento pelvico, ma anche quella dei sistemi fasciali degli arti inferiori. A livello di ognuno di questi diaframmi si trovano dei passaggi vascolari importanti, che possono risentire direttamente della variazione della tensione di questi tessuti. Tra i più importanti troviamo il passaggio dell’aorta e della vena cava attraverso dei fori di passaggio del diaframma; arterie e vene iliache e femorali in prossimità del pavimento pelvico; il passaggio dei vasi epiaortici nello spazio anatomico dello stretto toracico. Lo squilibrio della tensione fisiologica tra i vari diaframmi può inoltre contribuire all’aumento di tossine e rifiuti del metabolismo cellulare, oltre che alla stasi del sistema linfatico. Si possono creare le basi per una condizione di acidosi metabolica ed una diminuzione della forza combattiva del sistema immunitario. L’obiettivo della terapia manuale è quello di migliorare la circolazione dei liquidi e diminuire progressivamente tutte le tensioni del sistema connettivale e fasciale dell’addome, del torace e, non ultime, quelle delle membrane intracraniche rappresentate principalmente dal tentorio e dalla falce del cervello. È utile tenere sempre presente che la tensione dei tessuti, e quindi l’equilibrio tra tensione e pressioni dei diaframmi, può essere negativamente condizionato da patologie degli organi interni, da interventi chirurgici, da aderenze e cicatrici. IL RUOLO DELLE VERTEBRE
In un concetto biomeccanico globale è fondamentale sapere che alcune vertebre sono più importanti di altre, perché racchiudono nella loro specificità delle strette relazioni tra i vari sistemi. Hanno un ruolo fondamentale la quarta e la dodicesima vertebra dorsale, ma anche la terza vertebra lombare: D4 (vasomotricità), D12 (centro emorragico), L3 (visceromotricità). La D4 è una delle vertebre più importanti di tutta la colonna: è il punto di incontro di linee di forza antigravitarie e riveste un ruolo primario nel controllo dell’equilibrio statico e dinamico della colonna vertebrale; è in relazione con il diaframma dello stretto toracico ed è il centro vertebrale primario della “vasomotricità”, perché a questo livello esiste un collegamento (anastomosi) tra il plesso cardiaco, il nervo vago ed il nervo frenico. La D12 è definita come vertebra del “centro emorragico” per le sue importanti relazioni vascolari di tutto il pacchetto viscerale, come quella con il “tripode celiaco”, formato da tre arterie responsabili dell’irrorazione di gran parte degli organi addominali. È il pilastro di ancoraggio del diaframma toracico. La L3 svolge anch’essa un ruolo meccanico fondamentale nella mobilità viscerale per il legame meccanico diretto con il punto di ancoraggio alla colonna vertebrale di tutto l’intestino tenue (la radice del mesentere). La terza vertebra lombare è in continuità meccanica ed anatomica con il pavimento pelvico.
Alcune vertebre in particolare racchiudono nella loro specificità delle strette relazioni tra i vari sistemi come, ad esempio, la quarta e la dodicesima dorsale, e la terza lombare.