35
www.forward.recentiprogressi.it — forward #23
Una lingua
PIÙ INCLUSIVA:
di che “genere” di lingua parliamo? Dagli stereotipi al sessismo linguistico, alla “convivenza delle differenze”. La lingua può e deve rappresentare la complessità della società
P
arlare potrebbe sembrare un po’ come respirare: una funzione vitale, scontata, automatica e sulla quale
raramente portiamo attenzione e consapevolezza. Ma a cosa serve una lingua? Due sono le funzioni principali: definirsi, e descrivere il mondo esterno, le cose. “Ogni parola che scegliamo e non scegliamo di usare racconta qualcosa cui si mira è di stabilire un vero rapporto tra Attraverso la parola, dunque, sia il sindi ciò che siamo e non siamo. Abbastanza letteralmente, valori simbolici nella lingua e valori concreti golo sia la collettività si autodefiniscono, si nella vita. L’uso di un termine anziché di un autorappresentano, si identificano con un le parole sono atti di identità”, scrive Vera Gheno, altro comporta una modificazione nel pensiegruppo e non con un altro, sono in grado di ro e nell’atteggiamento di chi lo pronuncia e riconoscere i confini del loro “appartenere a”. sociolinguista, specializzata in comunicazione digitale quindi di chi lo ascolta”. E il primo di questi confini è quello del geL’indagine di Sabatini ricevette numerose nere: posso individuare (ed esprimere) nella critiche e stroncature (noto il commento di e questioni legate a lingua e genere, e inclusività linguistica1. lingua che uso la mia identità di genere? Ci Pietro Citati che definì il lavoro “uno dei gransono categorie per le quali risulta difficile, se dissimi capolavori comici della letteratura itanon impossibile, autodefinirsi linguisticaliana”), ma ebbe il merito di avviare il dibattito sulla necessità di rinnomente? E sempre più non si tratta solo dei generi tradizionali di mavare la lingua italiana adeguandola ai profondi cambiamenti sociali in schile e femminile, ma anche dei generi non binari, fino al cosiddetto atto allora (e ancora più oggi). genderfluid. Le questioni sociali e politiche relative al genere, spesso, Ma per riportare la discussione nel solco di una serena e proficua hanno suscitato e suscitano reazioni di notevole fastidio e nervosismo riflessione non basterebbe tornare alla grammatica italiana? In essa, (e i social ne sono quotidianamente la conferma). Quando poi il tema considerati i quattro tipi di relazione tra maschile e femminile, è quasi del genere vira sulla lingua e sui suoi usi, la resistenza, anche solo a consempre possibile ricavare il femminile: maschio-femmina, bue-mucca (getemplare un cambiamento delle proprie abitudini linguistiche, si amplinere fisso); il/la docente (genere comune); l’antilope per entrambi i gefica perché, al dunque, si vuole continuare a parlare e scrivere come si neri (genere promiscuo); gatto-gatta, professore-professoressa, lettore-lettrice è sempre fatto, negando però in questo modo l’importanza proprio del (genere mobile). In altri termini, il dibattito intorno alla questione di valore identitario della lingua. genere nella lingua dovrebbe essere meno acceso e controverso. Infatti, “le lingue di grande cultura, quelle in cui si possono scrivere testi di massima complessità sia in ambito scientifico che in ambito umaniStereotipi e sessismo linguistici Quello che stico, contengono al loro interno tutti gli strumenti per venire usate in maniera non sessista” ci racconta Gheno, “quello che spesso è sessista Quasi venticinque anni fa, nel 1987, usciva “Il sessismo nella lingua spesso è sessista è l’uso, non è la lingua in sé, non è la struttura linguistica ma la sua reitaliana” di Alma Sabatini, pubblicazione voluta dalla Commissione naè l’uso, non è alizzazione quotidiana in bocca e in mano alle persone”. Ora, se nella zionale per la parità e le pari opportunità tra donna e uomo, istituita nostra lingua abbiamo quasi tutto ciò che serve per essere parlanti/scripresso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Al suo interno “Le rac- la lingua in sé, venti inclusivi e non sessisti, dando voce – per esempio – anche alla pocomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana” scaturite da non è la struttura polazione femminile, perché questo non avviene o avviene ancora così un’analisi dei libri di testo e dei mass media che metteva impietosamenpoco diffusamente? “Perché noi esseri umani siamo animali fortemente te in risalto la netta prevalenza del genere maschile sul femminile, vi- linguistica ma la abitudinari, siamo abituati a sentire il maschile in certe situazioni e il sto anche l’uso del cosiddetto maschile neutro, o maschile sovraesteso, femminile in altre, e quindi dobbiamo agire su una nostra abitudine e utilizzato con doppia valenza, in assenza nella grammatica italiana di sua realizzazione questo è sempre molto difficile”. una forma neutra. “Lo scopo di queste raccomandazioni è di suggerire quotidiana in Nel 2016, Tullio De Mauro – linguista, accademico e saggista italiano, alternative compatibili con il sistema della lingua per evitare alcune forministro della pubblica istruzione dal 2000 al 2001– affidava a Linkieme sessiste della lingua italiana, almeno quelle più suscettibili di cam- bocca e in mano sta una riflessione sull’importanza dei classici, sulla scuola e la politica, biamento. Il fine minimo che ci si propone è di dare visibilità linguistica alle persone. e sul “linguisticamente corretto”, dichiarando che “quando abbiamo alle donne e pari valore linguistico a termini riferiti al sesso femminile” iniziato a dire ministra e sindaca molti hanno sobbalzato. Ma le si legge nella premessa alle raccomandazioni. E ancora “l’operazione a — Vera Gheno t