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Alba

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Notte fonda

Notte fonda

Una sola speranza ci ha sostenuto nel mese di maggio, quando ormai il nostro impegno educativo era fiaccato dalle settimane di chiusura in casa: l’estate e, con essa, la possibilità di organizzare qualcosa che potesse assomigliare a una proposta educativa rivolta a bambini e ragazzi, a cui abbiamo dato il nome di Summerlife. Dopo la lunga notte, mesi di buio e di chiusura, vedevamo un po’ di luce in fondo al tunnel. L’alba che ci attendeva, era la possibilità di tornare a incontrare bambini, ragazzi e adolescenti. La possibilità, seppur limitata e vincolata alle linee guida del Ministero e delle Regioni, di riaprire i cancelli dell’oratorio. Sono state numerose le attenzioni che abbiamo messo in cam-

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po da un punto di vista organizzativo, che il più delle volte sov-

vertivano i nostri schemi tradizionali, che ci hanno richiesto di rivedere quello che per anni abbiamo fatto in un determinato modo e rimodularlo a seconda del tempo che stavamo vivendo. Una nuova sfida di adattamento e creatività. Dove il tema delle responsabilità è stato un elemento che ha bloccato molti oratori. E dove la fatica a trovare una comunità di adulti pronta a mettersi in gioco ne ha bloccati altri. Ma dove abbiamo anche potuto riscoprire la bellezza di fare oratorio, anche alla luce di una proposta educativa che si giocava con numeri molto più ristretti rispetto al solito.

Pur nel dispiacere di non poter aprire le porte a tutti, abbiamo scoperto la bellezza del lavoro a piccoli gruppi. L’attenzione al

singolo bambino e ragazzo, che non era più un numero all’interno delle grandi masse di bambini che solitamente frequentavano gli oratori estivi, è sicuramente lo spiraglio di luce più luminoso che l’estate 2020 ci ha lasciato negli occhi e nel cuore.

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Questo è valso certamente per i più piccoli, ma ancora di più per preadolescenti e adolescenti. Anche nell’estate della pandemia l’oratorio è stata l’unica realtà che ha deciso di investire nel lavoro con loro. Molti oratori, nella difficoltà di trovare volontari che garantissero in maniera continuativa una presenza su tutta la giornata, hanno preferito puntare a una proposta rivolta ai preadolescenti o agli adolescenti. Un secondo spiraglio di luce che Summerlife ci ha consegnato è

quanto sia importante anche per i nostri adolescenti avere una proposta solo per loro, che parta dal loro essere adolescenti e

non dal ruolo di animatori. Abbiamo visto come con una proposta dedicata sia stato più facile coinvolgerli e proporre esperienze di crescita alternative al servizio animativo. Perché non tutti gli adolescenti sono chiamati a essere animatori. Abbiamo visto che anche con loro si può fare in maniera diversa. Si può andare oltre l’equazione: adolescente = animatore. Ma oltre alla bellezza del potersi giocare con qualità nella proposta e nelle relazioni con bambini, ragazzi e adolescenti, l’estate 2020 ci ha consegnato altri elementi con cui l’oratorio può e deve confrontarsi. Piccoli spiragli di luce che illuminano la strada e in alcuni casi scaldano il cuore. Un secondo spiraglio di luce, che ha illuminato l’esperienza educativa proposta dagli oratori, è che non esiste un rischio zero quando si educa. Anche se questo è quello che vorrebbero molti adulti e, soprattutto, la maggior parte dei genitori. Pensiamo al rischio del contagio che nelle prime settimane ha abitato nel cuore di molti genitori, che rispecchia poi il tentativo di eliminare il rischio dalla vita dei bambini e dei ragazzi in ogni sua forma. Tuttavia, l’educazione ha il compito di aprire alla vita, non di creare bozzoli protettivi. Abbiamo provato a progettare un’estate a rischio zero, consapevoli che il rischio zero non esiste. Molti genitori hanno avuto paura e per questo motivo hanno preferito non iscrivere i loro figli alle varie proposte estive, fossero esse promosse dall’oratorio o da altre realtà. La pandemia ci ha mostrato, se mai ce ne fosse stato bisogno, che non possiamo non assumerci dei rischi, per quanto il più possibile previsti e prevedibili, per educare. Anzi l’estate 2020 ci

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ha mostrato che vale la pena assumersi dei rischi per educare. Perché, senza rischio, non si educa. Alcuni oratori hanno avuto paura di correre questo rischio con l’esperienza estiva e non ha fatto nulla. Educare rimane però una grande Avventura, in cui la dinamica del rischio è imprescindibile. Senza contare che vivere

in una società dove si fa sempre più strada una cultura di azzeramento del rischio provoca, nei bambini e nei ragazzi, l’incapacità di valutazione e di sapere quale rischio poter assumere nella vita. E alla fine conduce a esporsi a situazioni pericolose

per bisogno di adrenalina. Un terzo spiraglio che ha illuminato l’estate 2020 è che la capacità di fare rete e di aprirsi a ciò che sta fuori dall’oratorio appare oggi irrinunciabile: in molte realtà è stata una condizione che ha reso possibile la realizzazione della proposta estiva Summerlife, in altre ne ha arricchito la proposta. Con tutte le fatiche e le resistenze che questo ha comportato (interne all’oratorio, ma anche esterne: nelle amministrazioni comunali, nelle associazioni e nelle altre agenzie educative del territorio, segno che la rete non si può sempre improvvisare da un giorno con l’altro).

La capacità di fare rete non può essere legata solo alla convenienza di fare insieme proposte che solitamente come oratorio avrei fatto da solo (magari per ottenere un finanziamento), ma deve essere una scelta di campo, che caratterizza lo stile edu-

cativo dell’oratorio. Al proprio interno come all’esterno. Concretamente questo è stato molto difficile da vivere, anche perché le nostre comunità vivono spesso un campanilismo e un’autoreferenzialità molto accentuata. C’è gelosia per quello che viene proposto dall’oratorio a fianco al mio, viviamo nella paura che un oratorio porti via i miei ragazzi, o anche solo nella diffidenza verso le proposte della Comunità Pastorale o del Decanato perché ritenute non all’altezza. Critiche, soprattutto le seconde, che possono anche avere un fondo di verità, ma che tuttavia sono lo specchio di una visione davvero autoreferenziale e limitante dell’oratorio che alla lunga porta più danni che benefici, perché fa credere ai ragazzi che esista un solo tipo di proposta oratoriana possibile, che è quella che ti propongo io come educatore, che è l’unica e la migliore.

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L’estate 2020 ci ha detto che è finita l’epoca in cui rappresentiamo l’oratorio solo come un cortile, dove rinchiudiamo i ragazzi perché fuori il mondo è cattivo.

Un’immagine che ancora oggi influenza molto la visione che la comunità ha dell’oratorio: un luogo chiuso, sicuro, protetto, che non ama mostrare quello che succede dentro per paure di interferenze da parte del mondo esterno, correndo poi il rischio che al proprio interno si verifichino situazioni di abuso. Dobbiamo pas-

sare da un’idea di oratorio che basta a sé stesso a un oratorio che annunci con forza che “nessuno si salva da solo”. Provando a tradurre nella concretezza delle proprie pratiche quel Pat-

to Educativo Globale lanciato da Papa Francesco.4 Un ultimo piccolo spiraglio di luce dell’estate 2020 è stata poi

l’occasione per avvicinare le famiglie alle responsabilità educative dell’oratorio. Responsabilità troppo spesso delegate

in bianco a chi riveste un ruolo di guida in oratorio (siano essi sacerdoti, religiose, educatori professionali) salvo poi lamentarsene quando le cose non vanno come desiderato. E da questo punto di vista il patto educativo è stato il segno più visibile. Non tanto come “escamotage burocratico” (necessario e sacrosanto) per far fronte alle responsabilità sanitarie che chi organizzava la proposta estiva si andava ad assumere. Ma come elemento utile a costruire alleanze con le famiglie dei ragazzi, o almeno per conoscerle un po’ meglio. Per creare dei ponti, sempre un po’ instabili, ma almeno possibili. Il Patto Educativo, se utilizza-

to con sapienza, apre a questa possibilità più di una semplice iscrizione, che risponde invece a logiche prestazionali e organizzative. Però per essere sfruttata in tutte le sue potenzialità

richiede tempo e cura. Dove la firma e la consegna del Patto Educativo diventa l’occasione per conoscere ogni estate tutti i genitori che decidono di iscrivere i loro figli all’oratorio estivo. Genitori che troppo spesso sono solo un nome sull’elenco delle iscrizioni, con un numero di telefono a fianco che speriamo di non dover mai digitare, perché solitamente lo facciamo per dare notizie negative.

4 Papa Francesco, Messaggio del Santo Padre per il lancio del Patto Educativo

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Chi ha tenuto aperto un canale comunicativo con le famiglie nei mesi di lockdown e durante l’estate, offrendo aiuto e chiedendone anche la collaborazione dove possibile, a settembre ha potuto raccogliere i frutti di quanto seminato nei mesi precedenti. Se allora quei numeri di telefono venissero digitati non solo nell’emergenza, per informare quando le cose non vanno bene o c’è qualcosa che non va, ma anche per chiedere una mano e interessarsi all’altro, potremmo davvero provare a percorre insieme nuove strade.

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