primopiano
“La frenesia dei tempi moderni e il fatto di non essere sempre sicuri di ma
Luca Falasconi:
“Se conoscessimo meglio il nostro cibo non ci permetteremmo di sprecarlo” Intervista al professore universitario co-fondatore della campagna ‘Spreco Zero’ e dell’impresa ‘Last Minute Market’, che ci illumina sulle cause e le conseguenze dello spreco alimentare domestico
Quanti di noi sanno che la
fragola non è un frutto, ma un fiore? La parte rossa più gustosa, infatti, non è altro che il ricettacolo, mentre il vero frutto sono gli acheni, quei semini gialli presenti sulla parte esterna. Le fragole, dunque, rientrano nel gruppo dei ‘falsi frutti’ insieme ai fichi, le pere e le mele. E parliamo di alcuni tra gli alimenti più consumati al mondo. Non fanno che ripeterci che “siamo quello che mangiamo”. Eppure, un elemento così fondamentale come il cibo, lo conosciamo ancora a malapena. È proprio nella diffusa ignoranza nei confronti dei quasi 200 alimenti consumati annualmente, che secondo il professor Luca Falasconi - docente di Politica agraria e sviluppo rurale all’Università di Bologna e fondatore, assieme al professor Andrea Segrè di ‘Last Minute Market’ e della campagna ‘Spreco Zero’ - annida una delle cause maggiori dello spreco alimentare in ambiente domestico. Nel 2013 nasce, nell’ambito del progetto di prevenzione dello spreco, il ‘Premio Vivere a Spreco Zero’, che ogni anno vanta il
sostegno di grandi testimonial come Susanna Tamaro, Paolo Rumiz, Moreno Cedroni, Francesco Tullio Altan, Giobbe Covatta, Veronica Pivetti e molti altri. Luca Falasconi: come nasce l’idea del Premio Vivere a #sprecozero? “L’idea nasce dal tentativo di dare visibilità alle buone pratiche efficaci ed efficienti di lotta allo spreco alimentare a tutti i livelli: da quello domestico a quello di impresa, passando per le scelte amministrative che dovrebbero esser fatte. L’intento è di diffondere modelli virtuosi, che possano essere copiati, al fine di ottenere dei risultati concreti nella lotta allo spreco”. Il fenomeno dello spreco alimentare sembrerebbe un problema tutto moderno: quali sono i fattori per i quali è esploso negli ultimi anni? “Il problema nasce già negli anni ’80 del secolo scorso in ambiente agrario: capitava spesso di produrre ortaggi in eccesso, che non trovavano sbocco sul mercato. Negli
anni seguenti, l’accesso al cibo si è allargato, diventando alla portata di tutti, ma facendo sì che lo spreco, dalla filiera produttiva, arrivasse fino a casa nostra. Oggi, possiamo acquistare cibo di qualità a prezzi contenuti. E nella cultura della maggior parte dei popoli, l’abbondanza di cibo è legata all’idea di benessere. Ma essendo una materia viva, va necessariamente incontro a deterioramento. La frenesia dei tempi moderni e il fatto di non essere sempre sicuri di
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mangiare a casa, sono alcune delle cause del deterioramento della quantità di cibo acquistato. Il problema dello spreco, inizialmente legato maggiormente alla fase produttiva, con il cambio delle abitudini delle persone è diventato un problema soprattutto domestico”. Stando ai dati raccolti dall’Osservatorio Waste Watcher International di ‘Spreco Zero’, tra i cibi maggiormente buttati vi